Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 1 APPUNTAMENTO CON DIO Come sentire ogni giorno la sua presenza Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 2 Segni dei tempi, anno XLVIII, n. 1/2001 Pubblicazione semestrale già registrata presso il tribunale di Firenze al n. 837 del 12/02/1954. In fase di registrazione presso il tribunale di Roma Direttore responsabile: Franco Evangelisti Redazione: Giuseppe Marrazzo Impaginazione: Enza Laterza Grafica di copertina: Valeria Cesarale ISBN 88-7659-117-6 Editore: Edizioni ADV dell’Ente Patrimoniale U.I.C.C.A. Falciani - Impruneta FI Tel. 55/2326291 - Fax 55/2326241 Stampatore: Legoprint spa - Lavis TN Abbonamento annuale 2001: L. 12.000 (E 6,19) Una copia (anche arretrata): L. 6.000 (E 3,09) Per informazioni sulle modalità di abbonamento: Numero verde 800/865167, da lunedì a giovedì (14.00-16.45). I versamenti per l’Italia vanno effettuati sul CCP n. 26724500 Intestato a Edizioni ADV - via Chiantigiana 30 - Falciani - Impruneta FI. A norma dell’art. 74 lett. C del DPR n. 633/1972 e successive modifiche, l’IVA pagata dall’editore sulle copie stampate è conglobata nel prezzo di vendita: il concessionario non è tenuto ad alcuna registrazione ai fini IVA (art. 25 DPR n. 633/1972) e non può quindi operare, sempre ai fini di tale imposta, alcuna detrazione. In considerazione di ciò l’editore non rilascia fatture. Titolo originale: Sensing His Presence Hearing His Voice Autrice: Carrol Johnson Shewmake Traduzione: Marilena De Dominicis Copyright originale 1994 by Review and Herald Publishing Association Hagerstown, MD 21740 U.S.A. Per l’edizione italiana © 2001 Edizioni ADV Tutti i diritti sono riservati all’editore. La riproduzione in qualsiasi forma, intera o parziale, è vietata in italiano e in ogni altra lingua. I diritti sono riservati in tutto il mondo. I testi biblici riportati, salvo diversa indicazione, sono tratti dalla versione Nuova Riveduta, 1994, Società Biblica di Ginevra, CH 1211 Ginevra (Svizzera). Questa versione traduce il tetragramma ebraico YHWH con SIGNORE in maiuscoletto per distinguerlo dalla parola Signore che traduce «’adhonai». Là dove ricorre «’adhonai YHWH», l’espressione è stata resa con «il Signore, DIO» per evitare la ripetizione. Prima edizione: 2001 - Tiratura: 7.000 copie Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 3 segni dei tempi APPUNTAMENTO CON DIO Come sentire ogni giorno la sua presenza Carrol Johnson Shewmake Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 4 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 5 Indice Prefazione La storia del nonno Abramo 7 Cap. 1 «Ascolta la mia voce...» 11 Cap. 2 Il luogo dell’appuntamento 21 Cap. 3 Di che cosa devo parlare? 32 Cap. 4 Parole nella nostra lingua 40 Cap. 5 Nascosto nel cuore 49 Cap. 6 Rendere reale la Parola di Dio 59 Cap. 7 La vita è una parabola 73 Cap. 8 Imparare a parlare la lingua materna 81 Cap. 9 Di che cosa parlerà Dio? 94 Cap. 10 Ubbidienza 105 Cap. 11 Archivi della mente 117 Cap. 12 Riconciliazione della memoria 128 Cap. 13 Che ne farò del mio orgoglio 137 Cap. 14 Pensieri positivi e influssi seducenti 146 Cap. 15 Dio utilizza la nostra voce 157 Cap. 16 Il mio rapporto con Dio 170 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 6 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 7 Prefazione La storia del nonno Abramo P er anni e anni la storia del mio bis-bis-bis nonno Abramo (credo per adozione, non per sangue) mi ha incuriosita e stupita. Non mi riferisco però ai primi episodi della sua vita, quando Dio lo aveva chiamato a lasciare il paese, la culla della sua famiglia per intere generazioni, e lo aveva fatto vagare insieme a servi e familiari alla ricerca di un ipotetico paese che un giorno gli avrebbe assegnato. Questa parte era abbastanza chiara per me; anch’io, infatti, ho uno spirito avventuroso e sensibile al richiamo di una voce interiore, mi piace esplorare sentieri sconosciuti e nuove città… amo le sfide, così come lavori e amici sempre diversi. La storia che più toccava il mio cuore era il racconto del figlio del miracolo che Dio aveva dato a nonno Abramo e a nonna Sara quando erano già in età avanzata. Mi incantava la storia di questa nascita e ho riso di gioia insieme a nonna Sara per il prezioso dono che le era stato 7 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 8 fatto. Ma non era nemmeno questa la storia che mi incuriosiva, bensì la parte che tralasciava Sara e si concentrava tutta su Abramo. Forse perché anch’io sono madre e so quanto siano preziosi i figli per i genitori. Come aveva potuto Abramo pensare che fosse la voce di Dio a chiedergli il sacrificio del suo unico figlio, il figlio del miracolo? Dio non chiede alle persone di uccidere: Dio è e dà la vita. L’unico problema che vedevo nel mio modo di ragionare era che una lettura attenta del racconto biblico (Genesi 22) rivelava che nonno Abramo aveva ragione e io avevo torto. Era proprio la voce di Dio che gli parlava. Nonostante Dio non possa chiedere di uccidere, voleva, però, mettere alla prova la fede di Abramo. Dio non aveva mai avuto l’intenzione di fargli uccidere il figlio ma voleva solo invitarlo a testimoniare di essere pronto a seguire Dio anche quando non ne capiva le intenzioni. Quello che personalmente mi preoccupava era la consapevolezza che io non avrei superato questa prova. Come può - mi dicevo - una persona essere sicura che quella che udiva era la voce del Signore? Come aveva fatto Abramo a capire che era il Signore a parlare e come aveva potuto trovare la forza di raccogliere la legna, chiamare il figlio e avviarsi verso il luogo del terribile sacrificio? Spesso durante l’infanzia e l’adolescenza dei miei figli ho riflettuto sulla fede di Abramo e sulla sua capacità di riconoscere la voce di Dio. I miei figli erano tutti in età adolescenziale quando un giorno ebbi la risposta ai miei dubbi. Abramo riconobbe chiaramente la voce di Dio 8 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 9 perché la sentiva ogni giorno, la voce di Dio gli era familiare quanto quella di Sara! Il patriarca aveva ricevuto Dio sotto sembianze umane (senza saperlo) nel suo accampamento. Gli aveva parlato a tu per tu chiedendogli di non distruggere la città di Sodoma. Le Scritture descrivono Abramo quale amico di Dio (2 Cronache 20:7; Isaia 41:8; Giacomo 2:23). Abramo non fece domande... perché sapeva che era Dio a chiedergli il sacrificio di suo figlio. Lo sapeva senza ombra di dubbio perché la voce di Dio gli era familiare. Ma sicuramente gli avrà chiesto una conferma. «Dio» immagino che gli abbia detto «sei veramente tu? Vuoi proprio che sacrifichi mio figlio come fanno i pagani? Perché mi chiedi questo?». Anche se non ne conosceva il motivo, Abramo sapeva che era stato Dio a parlargli, forse intuiva che aveva qualcosa a che fare con la fede vacillante del suo passato. Abramo aveva imparato una cosa durante gli anni di amicizia con Dio: per ogni cosa che Dio chiedeva c’era una ragione, ed era sempre in rapporto con la felicità futura. Avere completa fiducia in Dio: questo era quello di cui Abramo era convinto anche se sembrava contraddire la divina promessa di far nascere dalla discendenza di Isacco una nazione. Il patriarca credeva in un Dio sempre fedele. Dio in un modo o nell’altro avrebbe mantenuto la sua promessa e sarebbe stato glorificato dall’ubbidienza di Abramo. La lotta di Abramo non fu credere che fosse stato Dio a parlargli, ma piuttosto ubbidirgli contro i suoi stessi desideri: quanto a ubbidienza Abramo aveva imparato la lezione. Non voglio con questo dire che 9 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 10 era stato facile per lui scegliere di sacrificare il figlio: sarà stato un tormento ma era la sola cosa che poteva fare. Come Enoc, Abramo aveva camminato con Dio ogni giorno e aveva cercato sempre più la sua presenza. Ascoltare la voce di Dio, per Abramo significava ubbidirgli. Quando ho capito questo, la storia di Abramo è diventata la luce della mia vita. Ho cercato con tutte le forze di riconoscere la voce divina e ho cominciato il pellegrinaggio che mi avrebbe insegnato ad ascoltare. 10 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 11 Capitolo 1 «Ascolta la mia voce...» B isogna fare attenzione ad ascoltare le voci, specialmente oggi. Non sto parlando solo delle voci udibili da orecchio umano, ma di quelle interiori che il cuore sente. Dio ha scelto la mente come unica via di comunicazione con il genere umano. Ma non è il solo ad avere accesso. Nel cervello ci sono altre voci che spingono per entrare. Le voci che oggi ci circondano sono tantissime e si impongono con più prepotenza rispetto a ogni altro periodo storico. Se da un lato ciò ci permette di riconoscere più facilmente la loro provenienza, dall’altro dobbiamo essere molto più prudenti e intelligenti perché, se non possediamo un profondo spirito di discernimento, possiamo essere più facilmente ingannati. Altre persone, per evitare di lasciarsi impigliare nelle frange del New Age, decidono di non prestare ascolto nessuna voce interiore. Accettano solo la parola scritta di Dio ed evitano qualsiasi coinvolgimento emotivo. Ma anche questo atteggiamento può essere pericoloso, e per due motivi: 1. Se non crediamo con il cuore - risposta 11 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 12 emotiva - non crediamo veramente. La morte di Gesù sulla croce resta solo un evento storico fino a quando non capiamo che sono stati i nostri peccati che lo hanno inchiodato. La fede è la risposta emotiva alla verità dottrinale ed è impossibile credere solo intellettualmente. 2. Non possiamo capire la Bibbia se lo Spirito santo non illumina la mente. L’avversario si è impegnato a dimostrare l’errore della Scrittura perfino con Gesù Cristo ed è sempre attivo in quest’opera. Se non saremo in stretto rapporto con Gesù attraverso lo Spirito santo, ascolteremo la voce sbagliata credendo sinceramente che sia quella di Dio, perché inevitabilmente ogni uomo sente e segue una voce. Da quando ho pubblicato i miei due libri sulla preghiera (Practical Pointers to Personal Prayer, Review & Herald Publishing Association, 1990), ho avuto spesso l’occasione di parlare con molte persone del desiderio di Dio di avere un rapporto intimo e familiare con ogni essere umano. Ho visto questo disperato bisogno negli occhi delle persone, ho udito il dolore e lo scoraggiamento nelle voci e ho notato con grande tristezza che la maggior parte delle persone, anche cristiane, non sente nella propria vita la presenza di Dio. Il mio libro vuole essere una risposta a questo vuoto. Vorrei poter condividere con tutti la gioia della presenza quotidiana di Gesù nella mia vita e dare nello stesso tempo alcune indicazioni pratiche perché ognuno possa coltivare nel proprio cuore l’ascolto della voce di Dio sia quando prega, sia quando lavora o studia o gioca. Non 12 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 13 dobbiamo convincere per questo un Dio riluttante. È lui piuttosto che lo vuole. Lui ci parla, ma siamo noi che non lo ascoltiamo o che non riusciamo a capire che è proprio Dio a voler comunicare con noi personalmente. Non mi riesce sempre naturale percepire la presenza di Dio nella mia vita. Spesso mi sono sentita sola, convinta che Dio si fosse allontanato da me perché disgustato dalla mia mancanza di fede. Ma ogni volta Dio mi ha dimostrato che le sue promesse sono vere e che mai, mai, mai mi lascerà o mi abbandonerà (Giosuè 1:5). Questa certezza ha allontanato da me quel senso di panico che nel passato accompagnava sempre la mia solitudine e mi ha resa libera di percepire fino in fondo la presenza di Dio. Ora sono in grado di capire Dio per quanto enormi possano essere le situazioni in cui mi trovo. E da questa nuova angolazione tutto mi appare completamente diverso. La preghiera non è più una normale routine di richieste a Dio perché le esaudisca, ma un rapporto personale tra Dio e me. Vado da lui per comunicare con lui, per amarlo e per esserne amata. È sottinteso che è vero il contrario: Dio mi ha amata per primo, poi l’ho amato in risposta. E per questo il circolo continua... Dio ama me, io amo Dio ed è un amore senza fine che mi spinge a presentarmi a lui ogni giorno, perché l’amore, una volta nato, non ha più fine. Dio mi ama e s’interessa a ogni dettaglio della mia vita. Mi chiede di ricorrere a lui e di poter intervenire nella vita della mia famiglia, degli amici e del mondo intercedendo in loro favore. Mentre nel passato mi tormentavo cercando di 13 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 14 capire perché Dio non rispondesse come desideravo alle mie preghiere, ora sto imparando a dargli la mia più completa fiducia senza pormi domande. Ho capito che la mia conoscenza dei fatti e delle persone è molto limitata, mentre Dio può vedere chiaramente passato, presente e futuro. Perché dunque dovrei lamentarmi se non segue le mie raccomandazioni? Ora so che ascolta le mie richieste e se ne occuperà nel migliore dei modi. Questa certezza non diminuisce comunque le mie richieste in favore degli altri, consapevole come sono che Dio ha reso ognuno di noi parte di una umanità universale. Ognuno deve aiutare l’altro a sopportare le difficoltà. La preghiera, per ragioni che non possiamo spiegarci, permette al Signore di fare cose che non potrebbe fare senza di essa. Il potere di Dio non ha limiti, ma egli si è volutamente ridimensionato per permettere all’umanità di essere completamente libera. Con la preghiera chiedo a Dio la libertà di agire secondo i suoi piani e gli presento le mie richieste né in modo assoluto né esigendo risposte. Chi sono per dare ordini a Dio e per chiedergli di rispondere alle mie preghiere secondo i miei desideri? Sto imparando ad avere fiducia nella stabilità del rapporto con Dio. In questo modo la mia preghiera va al di là di una formale meditazione: coinvolge tutta me stessa, giorno e notte, mano nella mano e cuore a cuore. Gesù, parlando del suo rapporto con il Padre, disse: «il Padre è in me e io sono nel Padre» (Giovanni 10:38). Poiché sperava che tutti i credenti potessero unirsi a lui in una profonda relazione: «che siano tutti uno; e come tu, 14 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 15 o Padre, sei in me, e io sono in te, anch’essi siano in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato» (17:21). Come posso parlare con tanta certezza di questo argomento? Perché ho scoperto questo meraviglioso rapporto descritto dalla Scrittura! Una relazione personale Quando Dio dichiarò di aver creato l’umanità a sua immagine, ci dette un primo avviso di quanto dovesse essere intimo il rapporto che voleva instaurare tra lui e gli esseri umani. Dio creò i suoi figli per se stesso, come i bambini crescono a immagine e somiglianza dei genitori. Un giorno, dopo che il nostro figlio maggiore aveva avuto il suo primo lavoro a tempo pieno, mio marito andò a trovarlo nell’ufficio dove lavorava. Una delle segretarie sorpresissima spalancò la bocca per chiedergli: «Che impressione, lei è sicuramente il padre di John Shewmake, non è vero?». John era cresciuto e assomigliava al padre; tutti se ne accorgevano. Ed è questo che Dio aveva previsto per i suoi figli. Naturalmente non pensava a una somiglianza nel fisico ma soprattutto nei pensieri, nei desideri, nelle capacità e nei comportamenti. I suoi figli dovevano rassomigliargli, ma il peccato cambiò i piani originali di Dio. Nel giardino dell’Eden, prima dell’interruzione del rapporto di amicizia, Dio parlava faccia a faccia con i suoi figli ed essi udivano distintamente la sua voce (cfr. Genesi 3:8). Ma dopo la caduta di Adamo ed Eva Dio non fu più in grado di comunicare con loro in modo diretto, nono- 15 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 16 stante il loro pentimento. Essi non potevano più contemplare la sua perfezione e il suo splendore e continuare a vivere. L’episodio avvenuto al Sinai ne è la riprova (cfr. Esodo 19 e 20). Così Dio, che è amore e compassione, istituì la preghiera affinché l’umanità potesse, anche se indirettamente, udirlo nel cuore e rispondergli con il pensiero e le azioni. È questo l’unico modo per ascoltare e percepire la voce di Dio. La Bibbia ci offre numerose illustrazioni del forte desiderio che Dio ha di creare un profondo rapporto con i suoi figli. Quando scelse i discendenti di Abramo come popolo e li guidò fuori dall’Egitto, disse: «Camminerò tra di voi, sarò vostro Dio e voi sarete mio popolo» (Levitico 26:12). Come loro Dio, promise di amarli, proteggerli dai nemici, nutrirli e guarirne le malattie. I loro piedi non si gonfiarono durante i quarant’anni nel deserto (Deuteronomio 8:4). In cambio Dio chiedeva: «Mi sarete santi, poiché io, il SIGNORE, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli perché foste miei» (Levitico 20:26). Egli desiderava un rapporto personale e familiare con il suo popolo. Il Signore illustrò questo stretto rapporto in numerosi modi perché ne fosse chiaro per tutti il significato: Dio è il padre, noi siamo i figli (Geremia 3:19); Dio è il marito, noi la moglie (v. 20); Dio è il pastore, noi le pecore (Ezechiele 34:12,13). Attraverso tutto l’Antico Testamento egli formula e riformula il desiderio accorato di un rapporto amichevole con il suo popolo. È il tema centrale dell’intera Bibbia. Il cerchio del patto si restringe con la rivela- 16 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 17 zione di Gesù nel Nuovo Testamento: egli è Dio e uomo. Nella vita di Cristo vediamo all’opera il rapporto padre-figlio. Nei Vangeli troviamo Gesù che dedica le prime ore dell’alba per comunicare con il Padre e ricevere da lui le istruzioni per il giorno. Quale voce Gesù sentiva nell’appuntamento quotidiano con il Padre? Era una voce udibile? Il Vangelo dichiara che in tre occasioni Gesù udì la voce di Dio: al suo battesimo (Matteo 3:17), sul monte della trasfigurazione (17:5) e nel tempio poco prima della sua morte (Giovanni 12:28). In quest’ultima circostanza Gesù disse al popolo: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi» (v. 30). Evidentemente Gesù in quanto uomo trovò maggiore consolazione nella voce intima dello Spirito che non in quella udibile di Dio. È interessante esaminare i modi con cui Dio parlò al suo popolo ai tempi biblici. A volte comunicava in modo udibile. Parlò con Mosè come con un amico e chiamò Paolo sulla via di Damasco. Ma molto più frequentemente Dio comunicava con i suoi figli tramite sogni e pensieri. Sembra quasi che una voce udibile fosse troppo sconcertante e terrificante per rivelarsi utile. La piccola flebile voce dello Spirito santo sembrava più adatta a guidarli giorno dopo giorno. Davide, il cantore e poeta di Israele, trovava conforto nella voce interiore di Dio. «O SIGNORE, ascolta la mia voce quando t'invoco» egli dice nel Salmo 27:7,8 «abbi pietà di me, e rispondimi. Il mio cuore mi dice da parte tua: “Cercate il mio volto!” Io cerco il tuo volto, o SIGNORE». Nel suo cuore Davide aveva udito la chiamata e aveva risposto con tutto se stesso. 17 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 18 Gesù parlò spesso della voce interiore. Egli ripeté innumerevoli volte: «Chi ha orecchi per udire oda» (Matteo 11:15; 13:9,43; Marco 4:23; Luca 14:35; Apocalisse 2:7). Che stesse parlando della voce interiore e della risposta del cuore viene spiegato chiaramente in Matteo 13:14,15, dove viene citato il brano di Isaia 6:9,10: «E si adempie in loro la profezia d'Isaia che dice: “Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi, e di comprendere con il cuore e di convertirsi, perché io li guarisca”». Nella similitudine del buon pastore e del gregge Gesù spiega la varietà delle voci interiori. «In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Giovanni 10:1-5,27). Gli israeliti costruivano grandi ovili disseminandoli razionalmente tra le terre da pascolo in modo che il pastore durante la notte potesse 18 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 19 proteggere il gregge dall’assalto di leoni, lupi, orsi e altri predatori. Spesso più pastori con i loro greggi trascorrevano la notte in un unico ovile. Al mattino ogni pastore chiamava le proprie pecore per nome, ad una ad una. Le pecore rispondevano solo alla voce familiare del proprio pastore e ignoravano le altre. Ascoltare e identificare la voce di Dio nella nostra vita quotidiana è di vitale importanza per mantenere inalterato un rapporto di amicizia con Dio che ci dà la sicurezza della sua presenza. Conclusione Dio ha scelto la mente umana come la via di comunicazione con le sue creature. La voce interiore dello Spirito santo, percepita con il cuore o la mente, è il mezzo con cui Dio raggiunge e tocca i nostri cuori. Ma anche il nemico può utilizzare lo stesso canale servendosi perfino delle Scritture come ha fatto con Gesù (cfr. Matteo 4:5,6). Il modo sicuro per identificare la voce di Dio è avere una relazione, un appuntamento quotidiano con lui per ricordare che Dio ama ognuno di noi e di conseguenza anche noi l’amiamo. Dio ha gettato le basi per una relazione di fiducia con l’umanità già nel giardino dell’Eden dopo che Adamo ed Eva avevano chiesto perdono per aver agito in modo autonomo, dando ascolto alle lusinghe del seduttore. Malgrado non potessero più comunicare direttamente con Dio a causa della rottura di una relazione basata sulla fiducia, vennero però riabilitati nel ruolo di figli. Dio pose la legge nei loro cuori 19 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 20 perché potessero ascoltarlo anche se indirettamente. Dio non si è arreso davanti alla nostra ostinazione e continua a parlare come un pastore comunica con le sue pecore abituate a riconoscere la sua voce (Ezechiele 34:12,13). Gesù nella sua umanità ha mantenuto un’amicizia profonda con il Padre coltivando l’appuntamento quotidiano con lui. Anche noi possiamo riconoscere la voce di Dio se ci abituiamo a sentirla regolarmente. Nella similitudine del buon pastore il Salvatore spiega che le sue pecore distinguono la voce del pastore da quella di tutti gli altri: solo il pastore entra dalla porta dell’ovile. Tutti gli altri, ladri e mercenari, usano percorsi alternativi ma non legittimi. La pecora riconosce la voce del suo pastore e non presta alcuna attenzione alle altre. Il pastore chiama le sue pecore per nome ed esse lo seguono. 20 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 21 Capitolo 2 Il luogo dell’appuntamento I l modo migliore per ascoltare la voce di Dio è fissare ogni giorno un appuntamento fisso. Nel capitolo precedente abbiamo visto che Dio desidera stabilire una relazione personale, amichevole e familiare con ogni essere umano. Egli ci ha creati perché fossimo suoi figli. Il peccato ha interrotto questa amicizia, ma se l’uomo riconosce la sua colpevolezza e cambia vita può essere riabilitato nel ruolo di figlio amato da Dio. Egli comunica con noi come fece con i suoi figli ai tempi biblici e sta a noi creare un ambiente che favorisca l’ascolto della sua voce. Ogni persona è diversa dalle altre per stile di vita ed educazione, e Dio si avvicina a noi tenendo conto del contesto in cui viviamo. Quello che desidero condividere con voi sono varie esperienze che si sono dimostrate efficaci nella mia vita di ogni giorno. Forse alcune di queste vi saranno utili. Avevo diciannove anni quando decisi di dedicarmi completamente a Dio. Mi ero resa conto 21 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 22 che il Signore desiderava una relazione più personale. Malgrado fossi cresciuta in una famiglia di credenti, fu quella la prima volta che colsi un barlume della profondità del suo amore per me. L’esempio che i miei devoti genitori ogni giorno mi davano mi fece capire che sarebbe stato più facile camminare con Dio se avessi imparato a farlo gradualmente, passo dopo passo. Avevo trovato un libro che conteneva una guida giornaliera per la lettura della Parola di Dio. Lo comprai e seguii il piano di lettura previsto per ogni giorno: leggevo il testo e lo facevo seguire da una breve preghiera. Non dedicavo più di cinque minuti al giorno a questa meditazione ma essa dava una direzione ben precisa a tutta la giornata. Pensavo a Dio durante il giorno, scrivevo poesie su di lui e parlavo di lui con gli amici. Molto romanticamente divenne per me come un innamorato, e il nostro luogo di appuntamento era quel momento del mattino che gli dedicavo. Sapere di appartenergli mi dava una pace fino a quel momento sconosciuta. Mi sentivo in pace con Dio e con me stessa, ma più di ogni cosa sentivo che Dio dirigeva la mia vita. In quel periodo conobbi un giovane studente iscritto alla facoltà di teologia del collegio in cui studiavo: si preparava per essere un pastore evangelico. Ci sposammo una settimana dopo la laurea e una settimana dopo il matrimonio iniziammo il lavoro nella chiesa. Il primo incarico fu di collaborare con un gruppo di pastori che avevano organizzato un ciclo di incontri itineranti. La collaborazione che ci veniva richiesta era molto varia: doveva- 22 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 23 mo installare il tendone per le riunioni, ci occupavamo dei proiettori e visitavamo le persone che frequentavano le riunioni e chiedevano di approfondire alcuni temi della Parola di Dio a casa. Eravamo impegnati fino alla sera tardi e ci alzavamo presto la mattina, vivevamo nei camper o in piccoli appartamenti e ci spostavamo continuamente! In quel periodo trovai difficile mantenere l’abitudine del mio appuntamento quotidiano di preghiera perché non ero mai sola. Certamente continuavo a leggere la Bibbia e pregavo ma lo sentivo come parte del mio lavoro. In un certo senso il lavoro per Dio a tempo pieno sembrava aver ingoiato il rapporto personale che avevo con lui. Finalmente dopo due anni e mezzo di matrimonio cominciarono ad arrivare i bambini. Sia John sia io li aspettavamo con impazienza e fummo veramente felici. Ma i bambini misero fine alla mia partecipazione alle varie attività di chiesa e non fui più in grado di accompagnare John nelle visite. Avemmo quattro bambini nel giro di quattro anni e tre mesi e naturalmente non avevo mai avuto tanto lavoro da fare! In quel periodo mio marito si occupava della cura pastorale di una comunità e quindi oltre ai bambini avevo tutte le responsabilità di moglie di pastore. Non avevamo una lavatrice o un’asciugatrice, né altri elettrodomestici utili a farmi risparmiare tempo. Dovevo lavare, strizzare e asciugare pannolini continuamente; e ora, quando ci penso, mi sembra di averlo fatto ininterrottamente per sei lunghi anni! Oltre a questo dovevo rassettare la casa e sti- 23 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 24 rare. Quando eravamo più giovani tutti i pastori indossavano ogni giorno una camicia bianca pulita con un cambio la sera se avevano una riunione. Questo voleva dire che ogni settimana dovevo lavare e stirare almeno sette camicie, e alcune volte erano nove o dieci. Poi naturalmente c’erano gli indumenti dei bambini e i miei personali, più la biancheria e tutte quelle cose necessarie per mantenere pulita una casa: per anni ho stirato persino le lenzuola! Tutto questo oltre naturalmente alla cura dei bambini, alla cucina e alla pulizia della casa. Solo a ripensarci mi sento stanca. Dimenticavo... mi dovevo occupare della classe biblica dei bambini, avere ospiti per il pranzo del sabato, preparare torte per le varie vendite di beneficenza e rispondere sempre di sì a tutte le varie richieste! Che cosa era diventato il mio incontro giornaliero con il Signore? Svegliarmi da sola la mattina era sempre difficile, e quindi anche le mie meditazioni erano scomparse. Generalmente era l’urlo di un bambino a farmi saltare giù dal letto. Non mi sembrava di dormire mai abbastanza. Però il mio ruolo di madre e moglie di pastore mi piaceva. Credo che se non avessi sposato un pastore avrei deciso di esserlo io stessa, naturalmente se fossi stata un uomo perché al mio tempo c’erano ancora tanti pregiudizi, nel nostro ambiente ecclesiale, circa la figura della pastora. Gli anni in cui i bambini erano piccoli rappresentano per me il periodo più bello della mia vita. Ogni loro nuova conquista era motivo di gioia. Se fossimo stati più ricchi credo che ne 24 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 25 avremmo avuti una dozzina! Anche se sentivo una stanchezza terribile e dormivo poco. Ma ciò che veramente mi mancava era l’appuntamento con Dio. Dio intervenne e prese l’iniziativa. Incominciò a chiedermi di passare più tempo con lui. Mentre lavoravo sentivo una profonda nostalgia delle parole della Bibbia e del momento della preghiera... desideravo conoscere la volontà del Signore per ogni aspetto della mia vita, volevo sentire la sua presenza e adorarlo. Ma non avevo tempo. C’erano dei momenti in cui stranamente tutti i bambini erano tranquilli... allora aprivo la Bibbia per leggerla. Ma succedeva sempre la stessa cosa: mi addormentavo con le pagine aperte davanti a me. Le sole cose che facevo era leggere ogni sera la storia biblica ai bambini e dare uno sguardo frettoloso alla guida settimanale per lo studio biblico per argomenti. Non riuscivo mai ad ascoltare un sermone per intero. Oh sì, ero seduta al mio posto, ma dovevo tenere tranquilli i quattro bambini! Sapevo che Dio mi capiva. Ma la cosa incredibile è che lui riesce a mantenere viva una relazione con noi anche quando sembra umanamente impossibile. Una sera, erano circa le dieci, stavo stirando una camicia per mio marito quando sentii dentro di me la voce di Dio che prendeva l’iniziativa. «Padre mio» risposi silenziosamente «quanto vorrei avere più tempo da passare con te! Ma mi è impossibile trovare dei momenti da dedicarti. Non dormo mai abbastanza e non riesco ad alzarmi senza la sveglia. Se mettessi una sveglia mi sveglierei presto ma sarei troppo assonnata 25 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 26 per studiare o pregare: mi addormenterei come mi succede durante il giorno quando cerco di leggere. E in ogni caso, se facessi suonare una sveglia avrei subito almeno tre bambini che mi saltano nel letto. Vedi anche tu che è impossibile». Mi bilanciai prima su un piede e poi sull’altro, cercando di riposare alternativamente le gambe stanche mentre continuavo a stirare. «Padre» continuai «ho l’impressione che passeranno almeno altri dieci anni prima di poter di nuovo passare qualche momento con te!». Ma poi, guidata dallo Spirito santo, aggiunsi disperata: «Padre mio, non posso aspettare così tanto tempo! Chi mi insegnerà a essere una buona madre, che cosa insegnerò ai miei bambini e come farò a essere una buona moglie di pastore? Ho bisogno di te ora. Ho però in mente un piano, e per realizzarlo ti prego di svegliarmi almeno una mezz’ora prima dei miei passerotti e di darmi una mente sveglia e lucida per poter comunicare con te. Se farai questo saprò che hai ascoltato la mia preghiera e mi hai risposto». Con ansia parlai a mio marito della richiesta che avevo fatto a Dio. Gli chiesi se gli avessi dato troppo fastidio accendendo la luce la mattina presto a letto. Alzarmi per andare in un’altra stanza era fuori discussione: si sarebbero svegliati tutti i bambini che erano sensibili al più piccolo rumore. Mio marito mi rassicurò: avrebbe nascosto la testa sotto il cuscino. E così misi la Bibbia sul comodino e andai a letto. Dio rispose alla mia preghiera! Ogni mattina, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno. Mi svegliava in piena forma e 26 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 27 mi dava una mente serena e attenta per poter leggere e pregare prima che i bambini si svegliassero. Naturalmente con il passare degli anni fui in grado di lasciare la camera da letto e andare in salotto. Ma questo continuo miracolo quotidiano mi cambiò la vita e rallegrò il mio spirito. Mi dette una maggiore dose di vitalità per occuparmi dei bambini, dei lavori domestici e della chiesa. Molti anni dopo scoprii con stupore un versetto della Bibbia nel quale Dio prometteva di svegliare tutti i suoi figli come aveva fatto con me! «Il Signore, DIO, mi ha dato una lingua pronta, perché io sappia aiutare con la parola chi è stanco; egli risveglia, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come ascoltano i discepoli» (Isaia 50:4). È una profezia su quanto Dio Padre avrebbe fatto per Dio Figlio, quando quest’ultimo sarebbe venuto, rivestito della fragilità di ogni essere umano, per conservare inalterata un’intima relazione con lui. Ma qualunque cosa Dio intendesse fare per Gesù, ha promesso di farla anche in nostro favore. Il versetto è quindi una promessa per ogni figlio di Dio: mi ha aiutata a capire in che modo anche la mia volontà deve coincidere con quella di Dio, più ferma nel ricercare e mantenere una relazione personale con noi. Nonostante l’iniziativa di cercare l’uomo appartenga a Dio, dipende anche da noi renderla operativa. Avrei potuto scegliere di tornare a dormire dopo essermi svegliata: Dio ci lascia sempre liberi. Ma amavo questo tempo trascorso all’ascolto della sua Parola, e l’essere stata svegliata 27 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 28 da lui mi rendeva così felice che mai e poi mai avrei pensato di tornare a dormire. E così ebbe inizio l’abitudine di svegliarmi presto per parlare con Dio prima dell’inizio del giorno. Per tante ragioni le prime ore della giornata sono il momento migliore per comunicare con Dio. La notte ha dato riposo al corpo e alla mente. La casa è silenziosa, il telefono non squilla. Anche dall’esterno non entra rumore, il traffico è lento. Il mondo si prepara al risveglio e gli uccelli iniziano appena il canto mattutino... e il lavoro giornaliero è ancora fermo. Niente ci distrae, e nella pace e nella tranquillità possiamo discernere chiaramente la voce di Dio. «O SIGNORE, al mattino tu ascolti la mia voce; al mattino ti offro la mia preghiera e attendo un tuo cenno…» (Salmo 5:3). «È una grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà!» (Lamentazioni 3:22,23). «Il SIGNORE non commette ingiustizie; ogni mattina egli dispensa i suoi giudizi e non manca mai» (Sofonia 3:5). Anche dopo un giorno di lavoro in mezzo agli ammalati, Gesù si alzò prima dell’alba per cercare un posto solitario dove pregare (Marco 1:35). Per moltissime persone la mattina è il momento migliore per ascoltare la voce del Signore. Il lavoro, lo stile di vita e la personalità di ognuno possono creare delle varianti. Tuttavia, quando il giorno inizia è il momento giusto per rinnovare la vita con il Signore decidendo di servirlo per tutta la giornata. Il tenore della giornata dipenderà dalle decisioni e dalle 28 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 29 scelte del mattino. E vi assicuro che qualunque siano le circostanze o qualunque sia lo stile di vita di chi vi vive intorno o quanto siate occupati, Dio lavorerà insieme a voi per scoprire il momento migliore da dedicare alla comunione con lui. Egli sa come programmare la vostra vita e farvi trovare il tempo da passare con lui. Molti anni fa scoprii negli scritti di Ellen White una citazione adatta a questo argomento. A quel tempo ero bibliotecaria in un liceo e una mattina, proprio prima dell’inizio delle classi, uno dei professori venne in biblioteca a cercare un libro di E.G. White. Lo trovò e si mise a sfogliare velocemente le pagine. Mentre si avvicinava alla scrivania capii che aveva trovato quello che cercava perché incominciò a esclamare con voce esultante: «È ancora lì, è ancora lì a pagina novanta!». La sua eccitazione mi divertì. Presi anch’io in mano il volume dal titolo Messages to Young People, andai a p. 90 (in italiano è a p. 60) e gli chiesi che cosa ci fosse in quella pagina che lo rendeva così felice. «Leggi a pagina 90» mi disse mentre correva via per andare in classe. Appena potei ripresi in mano la copia del libro, aprii quella pagina e lessi: «Quando vi svegliate al mattino vi sentite deboli e avete bisogno di ricevere forza da Dio? Comunicate al Padre i vostri desideri più profondi? Se la risposta è affermativa, gli angeli prenderanno nota delle vostre preghiere sincere. Se rischierete, senza volerlo, di non agire correttamente e di portare qualcuno su una via senza uscita, il vostro angelo resterà al vostro fianco per suggerirvi cosa fare, sceglierà le parole adatte e guiderà le 29 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 30 vostre azioni. Se credete di non correre nessun pericolo, e non pregate per chiedere l’aiuto e la forza per resistere alle tentazioni, con molta probabilità perderete. La vostra negligenza sarà annotata nel libro di Dio e non sarete pronti per affrontare i tempi difficili» - E.G. White, Messaggi ai giovani, ed. ADV, Impruneta, 1998, p. 60. Non appena iniziai il mio rapporto con Gesù scoprii che per sentire chiaramente nel cuore la sua voce avevo bisogno di trovare un luogo d’appuntamento dove poter parlare con lui da sola. Credo che questa possa essere anche la vostra esperienza: ascoltare la voce di Dio nella quiete e nel silenzio vi preparerà a riconoscere la sua voce nel tumulto del giorno che avanza. Conclusione La cosa migliore per iniziare a sentire la presenza di Dio è programmare un momento particolare della giornata da dedicare alla preghiera. Per udire la voce di Dio che ci parla niente è meglio del silenzio mattutino. Dio promette di risvegliare ognuno di noi per ascoltare la sua voce (Isaia 50:4). Malgrado sia lui a fare il primo passo, è la nostra risposta che ne determina il successo. Siamo noi a decidere di alzarci e pregare. Se ignoriamo la voce di Dio, ben presto non saremo più in grado di udirla. Le ore del mattino sono un momento buono per parlare con Dio perché il corpo e la mente sono riposati, la casa è silenziosa, il mondo esterno è tranquillo e anche la natura tace, il lavoro giornaliero non è ancora iniziato e non ci distrae, 30 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 31 Gesù stesso dedicava un tempo al raccoglimento, la preghiera dà il giusto tono alla giornata. Imparare a udire la voce di Dio nella quiete ci prepara a riconoscere la sua voce nel tumulto della vita quotidiana. 31 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 32 Capitolo 3 Di che cosa devo parlare? Q uando Dio ogni mattina incominciò a svegliarmi per pregare e studiare la sua Parola, ne fui felicissima perché sentii di aver imboccato il percorso della santificazione. Anni prima, ero ancora ragazza, avevo preso la decisione di trascorrere ogni giorno un momento con il Signore. A quell’epoca il mio momento di meditazione si limitava solo alla lettura di un versetto biblico e a una breve preghiera. Con il passare del tempo e l’aumento delle responsabilità familiari mi resi conto di aver bisogno di un momento più lungo da passare con il Signore, per cui decisi di dedicargli almeno mezz’ora ogni mattina. Mi ci volle molto tempo per capire e accettare l’idea che in realtà ero lontana dalla perfezione1 e che forse non l’avrei mai raggiunta! Più tardi fu Dio a prendere di nuovo l’iniziativa. Mi fece capire che la comunione con lui deve essere continua e costante durante tutta la giornata. Non potevo relegare la preghiera a un breve periodo mattutino perché essa è un continuo camminare con Dio, come aveva fatto Enoc. 32 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 33 Dio parla, io rispondo... Dio parla di nuovo e guida ogni mio pensiero e azione. Naturalmente questo processo non avviene istantaneamente, ma è lo scopo che mi sono prefissa e a cui tutti dobbiamo mirare. Per coltivare l’ascolto della voce divina ho dato finora due suggerimenti: 1. capire e accettare il bisogno di un rapporto intimo e familiare come sola via di comunicazione con Dio e la nuova nascita è la porta d’ingresso di questo rapporto; 2. mettere da parte ogni mattina un momento in un luogo appartato per ascoltare il Signore. Dio ci ha creati intelligenti, e malgrado sia lui a prendere l’iniziativa di chiamarci, ci lascia però liberi di rispondere sì o no. Non sarà mai lui a decidere per noi. Se Dio suscita in noi lo struggente desiderio di conoscerlo, ma decidiamo di non svegliarci e di non trascorrere del tempo con lui, nostro amico, niente accadrà mai. I momenti di raccoglimento quotidiano, però, non sono magici. Non sono diventata perfetta perché per anni mi sono svegliata presto per pregare. Ognuno di noi ha sempre un passo avanti da fare. Quando cominciai a capire che anche la mezz’ora di studio in più era inadeguata alla crescita di cui avevo bisogno, chiesi a Dio di mostrarmi il passo successivo. Prolungai il tempo dedicato alla preghiera, ricorrendo alla sveglia come mi aveva suggerito di fare un giovane di mia conoscenza. Ma durante l’ora che volevo dedicare alla meditazione non avevo mai molte cose da dire al Signore. Incredibile! Io che non ero mai a corto di parole non riuscivo a trovare argomenti per 33 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 34 riempire un’ora da passare con Dio! A quel punto capii di avere bisogno d’aiuto. Dio cominciò ad aprire per me i segreti del piano della redenzione attraverso il santuario israelitico. Capii che il santuario, che aveva guidato Mosè nel deserto, non rivelava solo il futuro del popolo di Dio nel mondo, ma molto di più. Attraverso il santuario il Signore mi faceva capire quale fosse il suo intervento nella mia vita. I vari servizi cerimoniali dei sacerdoti nel santuario prefiguravano l’opera che Dio svolgeva per salvarmi dal peccato. Quando provai a cooperare con lui mi accorsi improvvisamente che molte erano le cose di cui potevo parlare. Un’ora non sarebbe bastata, perché Dio aveva assunto con me un impegno programmatico di ventiquattro ore giornaliere e dovevo essere pronta ad ascoltarlo e a parlargli giorno e notte. Ho già descritto dettagliatamente nel mio libro Sanctuary Secrets to Personal Prayer (I segreti del santuario per la preghiera personale) che cosa intendo per preghiera nel santuario. Qui mi limiterò a elencare solo i servizi giornalieri relativi alla preghiera personale contenuti nel santuario: lodare quando ci accostiamo ai sui cortili; pentirsi e confessare dinanzi all’altare del sacrificio; purificarsi giornalmente, abbandonando il proprio io e i peccati, e ribattezzarsi alla conca di rame; essere ripieni dello Spirito santo dinanzi al candelabro a sette braccia; nutrirsi del cibo spirituale per la crescita, l’ubbidienza e l’impegno al tavolo della presentazione dei pani; intercedere per gli altri di fronte all’altare dei profumi e affrontare il giu- 34 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 35 dizio del luogo santissimo che implica investigazione, disciplina e istruzione. Trasportare l’ordine seguito dal rituale del santuario nella mia preghiera quotidiana mi ha aiutata a focalizzare il problema, mettere ordine, stabilire una progressione e trovare maggiore completezza. Si riesce a conoscere meglio Dio e a mettere a nudo i vari temi che riguardano l’umanità intera: il peccato, il perdono, la realtà purificatrice, la pienezza dello Spirito e la crescita. Si riesce a pensare più razionalmente e a vedere Dio che agisce. A mano a mano che si procede, si capisce che è necessario andare sempre più avanti per evitare di rimanere impantanati nell’autocommiserazione o in un esame di sé ossessivo (anche se è importante per riconoscere la verità). Si deve progredire continuamente e avere lo sguardo sul futuro e sui piani di Dio per ognuno di noi. Alla fine di tutto questo percorso si coglie la realtà del sacrificio di Dio e siamo in grado di poter mettere la nostra mano nella sua per continuare la giornata, fiduciosi di udire la sua voce. La preghiera che tiene conto del simbolismo del santuario mi ha dato molto e consiglio di provare questa esperienza. Ma riconosco che non per tutti può essere valida o vincolante proprio perché il Signore non è costrittivo. Non tutti devono pregare nello stesso modo. Molti grandi uomini di fede non hanno mai sentito parlare della preghiera del santuario. Tuttavia ho il sospetto che le loro preghiere seguano press’a poco le stesse tappe del santuario. Forse capire la preghiera del santuario è uno di quei doni speciali fatti da Dio al popolo del rimanente. È 35 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 36 senz’altro il dono speciale che ha fatto a me! Una rilettura della storia del popolo d’Israele che il Signore trasse fuori dall’Egitto perché fosse il suo popolo eletto vi aiuterà a conoscere sempre meglio Dio e a capire di più voi stessi. Riflettete particolarmente sugli arredi del santuario nel deserto, incluso i sacrifici (Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Nel mio libro citato in precedenza, troverete inoltre alcune idee per seguire il percorso suggerito dal santuario nella vostra preghiera personale. Un altro libro utile sul santuario è The cross and its shadow di Stephen Haskell pubblicato nel 1914 ma ristampato nel 1970 dalla Southern Publishing Association e ancora disponibile in un opuscolo in stampa fotostatica. Stephen Haskell nella sua prefazione dice: «Non c’è altro argomento che unisca armoniosamente le varie parti della Parola ispirata come il tema del santuario. Ogni verità evangelica confluisce nel servizio del santuario, e da qui spande i suoi raggi solari. Ogni tipo usato nell’intero sistema sacrificale fu ideato da Dio per raffigurare una verità spirituale. Il valore di questi tipi sta nel fatto che era stato Dio stesso a sceglierli per illuminare le diverse fasi dell’intero piano redentivo, reso possibile dalla morte di Cristo. La somiglianza fra tipo e antitipo non è mai accidentale, ma è semplicemente un adempimento del grande piano di Dio». Un pomeriggio, durante una pausa del seminario dedicato alla preghiera incentrata sul messaggio del santuario ebraico, una donna mi raccontò una storia particolarmente toccante. Alcuni mesi prima aveva partecipato a un ritiro 36 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 37 per sole donne e un giorno il conduttore della riunione aveva invitato le donne presenti a raccontare qualche esperienza di vita spirituale. Fu la storia di Maria, una delle giovani donne presenti, che la colpì particolarmente. Maria era stata ricoverata in ospedale per una malattia incurabile. Fedele nella preghiera sapeva di avere buoni dottori ed era tranquilla e convinta che i risultati sarebbero stati buoni. Tuttavia un pomeriggio diversi medici entrarono nella sua stanza d’ospedale e le dissero che avevano fatto tutto quanto era umanamente possibile per la sua malattia ma che il suo corpo non rispondeva alle cure. Si doveva preparare a morire. Scioccata, Maria rimase silenziosa. Dopo l’uscita dei dottori Maria si mise a parlare con Dio. «Dio» disse Maria «ero sicura che volessi tenermi in vita. Sono giovane e ho ancora così tanto da fare... Ho appena incominciato a lavorare! Ma se il tuo desiderio è che io muoia, sono pronta. Ho solo una richiesta. Durante i giorni, le settimane o i mesi che mi restano da vivere voglio conoscerti per quanto è possibile a un essere vivente conoscere Dio. È la sola cosa che ti chiedo». Subito dopo i medici rimandarono Maria a casa. Un giorno sentì parlare della preghiera collegata al santuario e ne rimase colpita: era il modo di conoscere Dio che aveva chiesto in preghiera. E così giorno dopo giorno cominciò a pregare collegando il pensiero al piano della salvezza preannunciato dal santuario. La grazia di Cristo agì: in capo a poche settimane cominciò a sentirsi meglio e poco prima di partecipa- 37 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 38 re al ritiro aveva ripreso a lavorare. Stava di nuovo bene! «La preghiera è la mia salute» disse. Maria ricevette anche la guarigione fisica, ma ritengo che il punto centrale della sua esperienza sia non tanto la guarigione ma il fatto che ella abbia accettato la volontà di Dio e si sia sottomessa a lui senza riserve. Maria, non più preoccupata della sua salute, si era sottomessa a Dio e aveva accettato la sua volontà. La storia di questa giovane donna mi toccò così profondamente che da allora quasi ogni giorno, in preghiera, mi sottometto alla volontà del mio Signore e dico: «Mio caro Papà, aiutami a conoscerti, per quanto un essere umano limitato possa farlo». Seguire i vari momenti del santuario celeste nella preghiera giornaliera ci dà la sicurezza di parlare con Dio di temi vitali, quali la salvezza, e apre le nostre orecchie all’ascolto di Dio che comunica con noi. Conclusione Nonostante Dio ci inviti a iniziare il giorno con lui, l’appuntamento con lui non ha di per sé nulla di magico. Il semplice fatto di pregare ogni mattina non ci dà la garanzia di crescere. Dio ci invita a camminare costantemente con lui come fece Enoc. Nella preghiera apriamo il nostro cuore a Dio e Dio ci parla tramite la sua Parola e lo Spirito santo per mantenere una relazione continua e costante con i suoi figli. Attraverso la parabola vivente del santuario descritto nei libri di Esodo e Levitico, Dio ha illu- 38 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 39 strato il suo modo di operare per eliminare il senso di colpa del peccatore e offrire la salvezza. Durante la meditazione del mattino ho imparato a seguire i passi dei sacerdoti nel santuario terreno per capire che cosa Dio vuole realizzare nella mia vita. Lo studio dei simboli e dei servizi del tabernacolo ci aiuta a collaborare e a interagire intelligentemente con Dio. La preghiera giornaliera ci dà la sicurezza che stiamo parlando con Dio di questioni vitali per la salvezza e ci mette in grado di percepire il calore della presenza di Dio che non si stanca di comunicare con noi. Nota 1La perfezione secondo la Bibbia non indica uno stato di conpiutezza e di maturità, ma piuttosto l’obiettivo verso cui dovrebbe tendere ogni credente (cfr. J. Zurcher, La perfezione cristiana, ed. ADV, Impruneta, 1995). (n.d.r.) 39 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 40 Capitolo 4 Parole nella nostra lingua H o fin qui suggerito tre percorsi spirituali per coltivare l’ascolto della voce di Dio: riconoscere che Dio ci ha creati per essere la sua famiglia e per avere un rapporto intimo e familiare con lui; programmare giornalmente un determinato momento da passare soli con Dio; seguire le varie fasi del santuario che ci insegnano a passare da una condizione di peccatori a quella di santi. Questi tre metodi di ascolto sono fondamentali perché le nostre orecchie siano in grado di udire. La quarta tappa è altrettanto importante: accettare le parole delle Scritture come se fossero parole da parte di Dio rivolte a noi personalmente. A volte, a proposito di insegnamenti biblici non condivisi, ho sentito persone esprimersi in questi termini: «Quando il Signore mi parlerà personalmente, allora crederò». In realtà ogni parola della Bibbia ha un messaggio personale per noi. La funzione dello Spirito santo è aiutarci a capire la parola scritta o un problema specifico della nostra vita, non di sostituirsi allo studio della Bibbia. Anzi lo 40 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 41 Spirito santo spesso usa le parole della Scrittura per rivolgersi a noi. Per dirla in altri termini, Dio non verrà da me a dirmi «Carrol non voglio che rubi»: me lo ha già detto nella Scrittura. Ma udrò forse la voce dello Spirito santo che si rivolgerà a me personalmente e mi spiegherà che se arrivo sempre in ritardo agli appuntamenti, rubo tempo agli altri. O se faccio un pettegolezzo mi può dire che rubo la reputazione altrui. Con il titolo «Parole nella nostra lingua», non ho in mente l’inglese, il portoghese, l’italiano o altre lingue moderne che ci servono per leggere la Bibbia nella lingua che parliamo, ma mi riferisco piuttosto al linguaggio del cuore. Lo Spirito santo prende le parole della Bibbia e le applica alle mie necessità specifiche. Il mondo ha una tale influenza su di noi che spesso è difficile pensare spiritualmente. Così si esprime l’apostolo Paolo: «Ma l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente» (1 Co-rinzi 2:14). Dio ci chiede di coltivare una mente spirituale. Per molto tempo mi sono chiesta perché Dio ci inviti a cercarlo quando dai racconti biblici appare ovvio che è Dio stesso a cercarci. È sempre il Signore che prende l’iniziativa per allacciare un rapporto. Dio si mise alla ricerca dell’uomo, il quale si era nascosto nel giardino a causa del senso di colpa: Dio chiamava Adamo ed Eva: «Dove siete?». La stessa cosa fa con noi, e non perché non sappia in quale pasticcio ci siamo messi. Non troppo tempo fa ho capito che cercare 41 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 42 Dio è la nostra risposta alla sua iniziativa. Invece di stare comodamente seduti con le braccia conserte perché intanto ci ha trovati, Dio desidera che ci dedichiamo interamente a coltivare questa relazione, così come lui l’ha fatto. Dobbiamo rivolgerci a lui e cercarlo con tutto il cuore. Lo Spirito santo, parlando per bocca del profeta Geremia, dice: «Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore» (Geremia 29:13). Anche nel suo incontro iniziale con noi Dio tiene conto dell’individualità e della libera volontà. Egli ci cerca per primo e poi aspetta che siamo noi a cercare lui. La nostra ricerca è vitale per il rapporto. Ecco che cosa accade quando sviluppiamo una relazione di fiducia con Dio: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa» (Matteo 7:7,8). Il modo migliore per affinare una certa sensibilità spirituale è cercare Dio tramite la lettura della sua Parola. Questo non vuol dire semplicemente leggere ma chiedersi costantemente e continuamente che cosa Dio vuole dirci con quelle parole. È la nostra mente che si apre all’idea di Dio come il fiore si apre al sole e alla pioggia. La Bibbia diventerà per noi incredibilmente interessante; sarà come una lettera personale inviataci da un genitore o da un fidanzato. Dio ci parla attraverso le Scritture in due modi diversi. Il primo è un modo diretto: mentre leggo la Bibbia o ascolto un’altra persona che la legge, un brano mi colpisce e illumina la mia mente. Se sto leggendo per mia edificazio- 42 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 43 ne, è come se un evidenziatore avesse messo in risalto il testo, e mi capita di tanto in tanto di andare a rileggere il brano per vedere se lo avevo veramente sottolineato. Se è invece qualcun altro a leggere il versetto a voce alta, è come se udissi la voce di Dio. Il secondo modo in cui Dio mi parla attraverso la Scrittura è invece indiretto: egli mi fa tornare in mente qualche brano già letto. Questa voce interiore di Dio mi parla con autorità e potenza e crea in me lo stesso sentimento di gioia di quando leggo la Parola. Sia in un modo sia nell’altro Dio mi ammonisce, mi insegna, mi conforta. Anche la sua disciplina mi rallegra. La gioia ci permette di riconoscere la voce di Dio da quella di Satana. Satana si è servito della Scrittura per ingannare (Matteo 4:6). Ma c’è differenza tra la voce di Satana e quella di Dio: quando Satana ci presenta i nostri peccati, fa in modo che essi ci perseguitino e ci rendano miserabili e scoraggiati, mentre Dio anche nel peccato ci offre speranza e perdono dandoci la gioia della sua presenza. In una certa occasione mio marito e io ci accorgemmo di aver commesso un grave errore di valutazione in una questione finanziaria. Le conseguenze potevano essere molto serie e la vita in quel momento ci apparve veramente nera. Avevamo perso la consapevolezza della presenza di Dio, e mi chiedevo se non fosse rimasto disgustato dal nostro comportamento! Un pomeriggio mi inginocchiai e pregai: «O Signore, dovremo forse perdere tutto: reputazione, lavoro e tutto ciò che possediamo? Quali sono i tuoi piani per noi? Permetterai che ogni 43 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 44 cosa ci crolli addosso?» L’oscurità intorno a me era paragonabile a quella di mezzanotte. Era da molto che non sentivo quella voce dentro di me. La mia disperazione era tale che non riuscivo a sentire altro. Ma in quel momento Dio mi parlò: «Conosco i miei piani per te» disse. Riconobbi immediatamente la voce e fui sicura che le parole facevano parte di un verso della Scrittura. Ancora inginocchiata aprii la Bibbia e trovai subito il versetto: «Infatti io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza» (Geremia 29:11). Questa volta aveva citato solo una parte della meravigliosa promessa; stava a me cercare il resto sulla Bibbia e leggere la promessa di un meraviglioso futuro. La sofferenza svanì malgrado le circostanze rimanessero esattamente le stesse. Ci vollero degli anni prima che potessimo rimediare l’errore, ma camminammo da allora lungo un sentiero illuminato dalla presenza di Dio. Un’altra volta mi ero trovata in una situazione molto critica e quasi di rottura con una persona che amavo molto. Negli ultimi tempi avevo sentito questa rottura avvicinarsi ma non riuscivo a trovare il modo di evitarla. Un giorno questa persona mi prestò un libro: era una copia con dedica dell’autore, e se lo avessi perso non avrebbe potuto essere sostituito. Sapendolo, esitavo a prenderlo. E se fosse successo qualcosa? Non volevo fare niente che potesse affrettare la fine del rapporto. Però volevo leggere quel libro. Decisi che lo avrei letto velocemente e lo avrei restituito entro due o tre giorni. Lessi effettivamente il libro in due giorni, ma 44 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 45 poi successe qualcosa che mi tenne molto occupata e così passarono diverse settimane. Un pomeriggio mi ricordai improvvisamente del libro. Lo cercai immediatamente dove lo avevo lasciato con la ferma decisione di restituirlo il pomeriggio stesso. Il libro non era più al suo posto! Guardai in giro sicura di ritrovarlo, ma in casa abbiamo moltissimi libri e cercarne uno è come cercare un ago nel pagliaio. Guardai in tutti i posti possibili e immaginabili e poi iniziai una ricerca capillare libro per libro. Controllai minuziosamente le due librerie nel salotto, le altre due nello studio e quella in camera da letto. Fui assalita dal panico. Mentre cercavo pregavo. Forse mi dissi - devo rivolgermi a Dio in preghiera! Inginocchiata vicino al letto gli aprii il mio cuore: «O Signore, devo trovare questo libro. Dove l’ho messo? Non posso averlo perso. La mia amica non me lo perdonerebbe mai. Oh, ti prego, aiutami a ricordare dove posso averlo messo!». Fui colta dal panico. «O Padre, che genere di persona sono se perdo un oggetto così importante per la mia amica? Sono così inaffidabile! Nessuno mi vorrà avere come amica. Sono senza speranza». A quel punto le lacrime avevano spento ogni parola ma non c’era silenzio intorno a me. Guardando l’orologio attraverso le lacrime mi resi conto che mancavano solo due ore all’appuntamento serale che avevo preso. Mi dovevo preparare. Forse una doccia mi avrebbe calmata, ma non funzionò. In quel momento mi accorsi che la finestra del bagno era aperta e ebbi paura che i miei vicini avessero udito la mia 45 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 46 angoscia. Mio marito entrò per prepararsi a sua volta; guardandomi capì che avevo pianto e mi chiese come stessi. «Oh bene» replicai «mi sto preparando per andare all’appuntamento». «Sembra quasi che tu abbia pianto» continuò mio marito. Non risposi perché avevo paura di ricominciare a piangere se avessi cercato di spiegargli la situazione. Lungo la strada mi chiesi che cosa sarei stata in grado di capire della riunione alla quale stavo andando. Però parlava un’amica e non volevo farle mancare il mio sostegno. Se devo essere sincera non ricordo nemmeno il soggetto trattato. Ricordo solo il versetto biblico letto dall’oratore: «Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà» (Ebrei 5:7). Con alte grida e lacrime! «O Gesù» esclamai silenziosamente «vuoi forse dire che anche tu ti sei sentito come me? Lo sai come mi sento?». La presenza di Dio si manifestò e capii che il Signore era stato con me durante tutto il pomeriggio e aveva pianto con me. Il peso mi scivolò dalle spalle e lo depositai su di lui. Dopo la riunione, tornata a casa, mi stavo preparando per andare a letto quando squillò il telefono. Sedutami sulla sedia accanto al letto risposi. Mentre distrattamente toccavo un giornale appoggiato sul comodino accanto al telefono, lo sollevai e sotto c’era il libro che avevo cercato per tutto il pomeriggio disperatamente e affannosamente. «Perdonami Signore» lo pregai una volta di più «perdonami per il panico e per la mancanza 46 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 47 di fede. So che sei sempre vicino a me, ma grazie per avermi parlato attraverso la tua Parola. Quale grande conforto è sapere che conosci personalmente le lacrime e le grida. Questo versetto avrà sempre un particolare significato per me». Metà battaglia è vinta quando ci ricordiamo che le parole della Scrittura sono state scritte per noi personalmente, e che parlano al cuore nella nostra lingua. Conclusione Abbiamo visto come è possibile sentire la presenza di Dio: riconoscere che Dio ci ha creati per essere la sua famiglia e che desidera avere un rapporto personale e familiare con noi; programmare durante la giornata un momento per essere soli con il Signore; seguire le varie fasi del simbolismo dei servizi del santuario capiti alla luce del sacrificio di Cristo che toglie i peccati del mondo. Il quarto suggerimento è di accettare le Scritture come parola di Dio rivolta a noi personalmente. Non dobbiamo aspettarci che Dio ci dica individualmente di non rubare o non mentire, perché lo ha già detto chiaramente nella sua parola. La sua voce tuttavia renderà grandi questi concetti in rapporto alla nostra situazione individuale. Lo Spirito santo prende le parole che Dio ha detto nella Bibbia e le applica alle nostre specifiche circostanze e necessità. Dobbiamo coltivare il discernimento spirituale. Malgrado Dio prenda l’iniziativa di cercarci, chiede a noi di rispondergli cercandolo a nostra 47 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 48 volta con tutto il cuore. La nostra ricerca è vitale perché, per coltivare una relazione, occorre essere in due. Dio mi parla attraverso la Scrittura in due modi diversi: a. mentre leggo o ascolto la lettura sento che le parole sono rivolte a me personalmente. È come se un evidenziatore sottolineasse il brano; b. proprio nel momento in cui ne ho necessità Dio mi ricorda parole lette nel passato che mi ritornano in mente con grande forza e convinzione e che accolgo come parole di vita. 48 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 49 Capitolo 5 Nascosto nel cuore I l ragazzo stava per essere bocciato alla licenza media. Le speranze dei genitori e l’incoraggiamento dei professori non erano serviti a niente... stava deludendo tutti. «Sono uno stupido» si disse «hanno ragione i miei compagni di classe». Poi il ragazzo scoprì Gesù e decise di non essere più uno «stupido» o almeno non nella vita cristiana. Si prefisse di dedicare ogni giorno un’ora alla memorizzazione di versetti. Poiché amava la musica, spesso cantava i versetti accompagnandoli con la musica che egli stesso componeva. All’inizio impercettibilmente poi sempre più chiaramente il rendimento scolastico del ragazzo incominciò a migliorare. Alla fine del liceo ricevette una borsa di studio per andare all’università e continuò a dedicare un’ora al giorno allo studio della Bibbia. Divenne uno studioso della Bibbia conosciuto a livello nazionale e rese felice migliaia di persone rispondendo alle problematiche della vita quotidiana che gli venivano sottoposte. La testimonianza personale di quest’uomo che aveva iniziato imparando a 49 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 50 memoria la Scrittura ispirò mio marito e me. Alla fine del seminario al quale stavamo partecipando ci guardammo a vicenda e ci chiedemmo: «Che cosa possiamo fare?». Ci sembrò, inizialmente, che imparare a memoria capitoli interi sarebbe stato difficile, ma eravamo intenzionati a fare tutto il possibile e così decidemmo di provare. John ed io non eravamo più bambini, anzi eravamo adulti, e scoprimmo che a questa età imparare a memoria è molto difficile. Ma decidemmo di perseverare. Mi vedevo seduta davanti a un fuoco scoppiettante mentre recitavo a memoria un capitolo della Scrittura, sotto gli alberi e sotto un cielo stellato. Era una visione molto bella. Il primo capitolo che memorizzai fu il Salmo 139. Lo avevo inciso nella mente alla vigilia di partire per un campeggio itinerante dalle parti della Sierra Nevada. Però non mi sentivo pronta per recitarlo attorno al fuoco da campo. Nonostante conoscessi tutte le parole a memoria, già quando ero sola facevo fatica a pronunciarle. Con altre persone intorno sarebbe stato ancora più difficile. La pista che quell’anno avevamo deciso di seguire cominciava con una ripida salita lungo un sentiero cosparso di grossi macigni. Al mio meglio sono già una modesta camminatrice. In questo viaggio ero ancora più lenta del solito. Avevo stupidamente comprato nuovi scarponi poco prima di partire e mi ero accorta che mentre percorrevo questi sentieri montagnosi mi sfregavano proprio nei posti meno indicati. A causa della mia lentezza gli altri mi avevano 50 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 51 lasciata indietro. Non potevo sedermi, togliermi gli scarponi e ungere le ferite con un unguento apposito perché portavo sulle spalle un grosso e pesantissimo zaino e sapevo che se mi fossi seduta per togliermi le scarpe non mi sarei più potuta rialzare. E così continuai lamentandomi e compiangendomi. Si aggiunga al dolore dei piedi le vertigini di cui soffrivo. Avevo sempre paura del primo giorno di cammino perché era per me il più difficile. Anche quando mi fermai per riposarmi e appoggiai la schiena alla roccia non osai guardarmi indietro. Ogni volta che dovevo raggiungere un punto più in alto lungo il sentiero ero assalita dalla paura di inciampare e di rotolare giù fino ai piedi della montagna. Ma questa volta Dio mi aveva provvista di uno strumento perfetto per allontanare quel sentimento di autocommiserazione. Non avevo forse nascosto la sua parola nel mio cuore? Le parole che avevo memorizzato cominciarono a scorrermi davanti agli occhi: «O SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci. Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero. Tu mi scruti quando cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie. Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, SIGNORE, già la conosci appieno. Tu mi circondi, mi stai di fronte e alle spalle, e poni la tua mano su di me» (Salmo 139:1-5). Ero sola sul sentiero? Sicuramente no. Dio procedeva davanti a me, scegliendo le rocce presso le quali mi sarei fermata per riposarmi. Perché dovevo temere di rotolare giù dalla montagna? Come potevo cadere quando Dio era 51 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 52 davanti e dietro di me e posava la sua mano sulla mia testa? Improvvisamente dimenticai il sentiero ripido e le ferite ai piedi. Ero davanti al tempio dell’Altissimo: «La conoscenza che hai di me è meravigliosa, troppo alta perché io possa arrivarci. Dove potrei andarmene lontano dal tuo spirito, dove fuggirò dalla tua presenza?» (vv. 6,7). Quando raggiunsi il resto del gruppo che mi aspettava mi sentii quasi dispiaciuta. Sì, è vero, potevo liberarmi dello zaino e riposare i piedi doloranti, ma la camminata di quella mattina, sola con Dio, era stata di incomparabile bellezza. Avevo scoperto che se nascondevo nel mio cuore le parole di Dio, esse potevano al momento opportuno illuminare e rischiarare qualsiasi sentiero. Capii anche altre cose. Il valore di conoscere a memoria brani della Scrittura non sta nel fatto di poterli recitare davanti a un pubblico ma nel tenerli nascosti dentro di noi, nel nostro cuore. Non sono stata mai capace di recitare lunghi capitoli in pubblico: le parole mi escono sempre un po’ incerte, ma il loro valore personale fu e resta immenso. Mio marito e io abbiamo ormai preso l’abitudine di imparare a memoria interi capitoli che ci riempiono la mente di pensieri divini. Per entrambi la cosa è piuttosto difficile forse a causa dell’età. Ma le benedizioni che ne traiamo sono molte sia nel momento in cui memorizziamo i passi biblici sia più tardi quando li richiamiamo alla memoria. E spesso Dio ce li ricorda al momento giusto, quando più ne abbiamo bisogno. È vero che tendiamo a dimenticarli nel giro di poche settimane, ma sono convinta che la memoria di questi versetti non ci abbandone- 52 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 53 rà mai del tutto. Spesso recito tra me e me i Salmi 91, 51, 1 e 139 per non dimenticarli. Quali sono i momenti migliori per memorizzare? Mio marito lo fa molto spesso quando viaggia. Io ho scoperto che mi riesce più facile mentre cammino. L’esercizio del camminare mi serve da stimolo. Per diversi anni nelle mie passeggiate mattutine portavo con me un piccolo Nuovo Testamento con i Proverbi e i Salmi e spesso li consultavo. Ora che viviamo in montagna stiamo cercando il momento giusto per riprendere l’abitudine di imparare a memoria. John e io spesso al mattino facciamo a piedi il giro di un lago che è vicino a casa nostra ma, invece di memorizzare le Scritture, impariamo dal secondo grande libro di Dio: la natura. In passato ho memorizzato al mattino, nel tempo dedicato alla preghiera, con un breve ripasso la sera prima di andare a letto. Ho memorizzato mentre stiravo o pulivo la casa... ma penso si possa farlo in tante altre occasioni. I soli ingredienti necessari sono un cuore volenteroso, una piccola Bibbia o una parte delle Scritture scritta su fogli di carta. Dio sarà felice di aiutarci scolpendoci le sue parole nel cuore. Dio sa come distrarci dalle preoccupazioni terrene per ricondurci a lui e riconoscere la sua voce, ma questo non esclude la nostra collaborazione. E per arrivare a questo ci sono varie metodologie che ho scoperto e che desidero condividere con voi: a. accettare l’idea di far parte della famiglia di Dio e che egli aspira a parlare con noi b. dedicargli ogni giorno un momento per incontrarlo da soli 53 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 54 c. imparare a riconoscere quanto Dio ha fatto e sta facendo per la nostra salvezza sulla base delle varie fasi del santuario d. accettare personalmente le parole della Scrittura come voce di Dio. In questo capitolo e nei seguenti illustrerò vari modi insegnatimi da Dio per familiarizzare con le sue parole nella Bibbia. Più conosceremo le Scritture, più saremo in grado di udire e riconoscere senza esitazione la sua voce. Nelle mie classi di Bibbia alle medie, al liceo e all’università ho imparato testi e dottrine, ma non mi sembra di aver mai imparato a conoscere Gesù intimamente. A meno che la Bibbia non diventi personalmente per noi la parola di Dio, non saremo mai in grado di sentire dentro di noi la presenza di Dio. Solo conoscendolo in veste di Padre, di innamorato e di amico, potremo capirne le dottrine. Più conoscevo la Bibbia più mi piaceva. Mi ricordo di aver imparato a memoria Isaia 40. Non fu una cosa veloce perché mi esercitavo solo la mattina durante il tempo riservato alla preghiera e alla sera prima di coricarmi. Oggi non sono in grado di recitare il capitolo parola per parola ma so quello che contiene. Poi imparai a memoria il primo capitolo del libro di Giacomo. Arrivai al verso che parlava del fiore che appassisce e muore e mi accorsi che mi ricordava qualcosa... appunto Isaia 40. Sempre a proposito del capitolo 40 di Isaia trovai un’allusione simile nel primo capitolo di 1 Pietro. A quel tempo non leggevo la Bibbia servendomi delle referenze e tutte le scoperte che facevo erano personali. Più leggevo la Bibbia più sco- 54 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 55 privo i legami tra i vari scrittori biblici, e il tutto mi risultava molto ma molto interessante. Non sono sempre stata una studiosa della Bibbia. Nei primi anni di matrimonio, malgrado amassi il Signore e passassi con lui momenti preziosi della giornata, mi rilassavo leggendo libri di racconti. Mio marito non faceva commenti perché sapeva che amavo il Signore. Non trascuravo lo studio biblico per argomenti... e inoltre insegnavo e testimoniavo della mia fede. Ma una sera, lo ricordo vivamente, mio marito fece un’osservazione mentre ero presa dalla lettura di un racconto: «Che peccato» mi disse «che non metti questo interesse in letture più stimolanti». Se lo avesse detto in tono critico mi sarei ribellata, ma la sua voce era gentile e affettuosa e mi ricordo che alzando gli occhi dal libro rimasi perplessa: non dimenticherò mai il rimpianto che la sua voce e le sue parole esprimevano. Queste parole furono l’inizio di un cambiamento nelle mie abitudini letterarie. Ma prima dovevo imparare ad amare la lettura della Bibbia, ad amare la Parola di Dio. E questo avvenne per gradi e in risposta alle preghiere. Memorizzare parte della Scrittura mi aiutò ad accrescere l’interesse per lo studio della Bibbia. I miracoli di Dio non sono magici come quelli di Satana. Egli non vuole avere su di noi altro controllo che quello dell’amore ed è per amore che ci lascia liberi. Ecco perché l’amore per la lettura della Bibbia non avviene così, di colpo, ma solo in risposta alle preghiere e alla volontà di sentirsi coinvolti con la Parola. Memorizzare la Scrittura avvince il cuore e crea in noi un profondo amore per il Signore. 55 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 56 Dio ha ancora qualcosa da dirmi con Isaia 40. Spesso per incoraggiarmi e per riaccendere la speranza penso alle parole ispirate: «Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato. I giovani si affaticano e si stancano, i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano» (Isaia 40:29-31). Promesse preziose Ogni giorno che passa le sue promesse diventano per me più preziose. Una mattina, mentre parlavo con Dio sul lavoro di ripulitura che stava facendo nella mia vita, gli dissi che rimpiangevo profondamente gli anni sciupati e le cattive abitudini che in quel periodo erano diventate parte integrante della mia vita. Riconobbi che molti dei problemi con i quali dovevo lottare nel mio cammino cristiano derivavano da tendenze acquisite mentalmente in anni di pratica. Avevo innalzato barriere e scavato trincee che ora sembravano volermi ingoiare. La mia situazione mi appariva disperata. Ma poi Dio mi parlò con le parole di Isaia 40: «La voce di uno grida: “Preparate nel deserto la via del SIGNORE, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! Ogni valle sia colmata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; i luoghi scoscesi siano livellati, i luoghi accidentati diventino pianeggianti. Allora la gloria del SIGNORE sarà rivelata, e tutti, allo stesso tempo, la vedranno; perché la bocca del SIGNORE l’ha detto» (Isaia 40:3-5). «Se mi servirai riempirò le 56 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 57 trincee e le vallate che hai scavato», sembrava dirmi il Signore «e le montagne cadranno giù. Questo è quello che sto facendo alla fonte purificatrice del santuario. Accadrà a tempo dovuto se sarai fedele. E così la mia gloria sarà rivelata dalla tua vita. Questa è la mia promessa». Ogni mattina, nella mia preghiera, quando mi avvicino alla fonte purificatrice ricordo al Signore l’opera che sta compiendo nella mia vita. «Fa che io non fallisca» gli chiedo «rendimi fedele e diligente». Isaia 40 è la profezia del ruolo che avrebbe avuto Giovanni Battista nell’annunciare il futuro ministero di Gesù. È anche il lavoro dell’ultima generazione di persone che vivono sulla terra e che devono preparare la seconda venuta di Gesù e la fine del peccato. «Egli (l’anticristo) imiterà - dice Ellen White la verità così bene, che sarà quasi impossibile riconoscere il vero dal falso senza l’aiuto delle sacre Scritture… Solo coloro che hanno fortificato la loro mente con lo studio delle verità bibliche, potranno superare l’ultimo grande conflitto» - Il Gran Conflitto, ed. ADV, Impruneta, 1998, p. 464. Quale miglior modo di nascondere le verità di Dio nel nostro cuore se non memorizzandone alcuni punti chiave? Conclusione Davide disse al Signore: «Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te» (Salmo 119:11). Memorizzare brani delle Scritture è un buon 57 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 58 metodo per imparare ad ascoltare la voce di Dio. Imparare a memoria non per recitare pubblicamente ma per conservare nel cuore. Anche se s’impara a memoria lentamente e si dimentica velocemente, i testi rimangono dentro di noi e si rivelano una benedizione nei momenti più impensati. Possiamo dimenticare le parole esatte ma non i concetti. Suggerimenti per facilitare la memorizzazione: 1. Copiare una porzione del capitolo che si vuole imparare a memoria su un foglio di carta o portare sempre con sé un formato tascabile del Nuovo Testamento con i Salmi e i Proverbi e leggere ripetutamente il brano che si vuol imparare a memoria. 2. Memorizzare mentre si cammina, si guida, si fanno i lavori domestici o si lavora in giardino. Si può farlo anche durante la meditazione del mattino, ripetendo poi quanto appreso la sera prima di coricarsi. Più conosciamo le Scritture, più saremo in grado di riconoscere la voce di Dio ed essere certi che è proprio lui che parla e non la nostra mente. Memorizzare interi brani delle Scritture aumenta il mio interesse per lo studio della Bibbia, avvince il mio cuore con le parole di Dio e crea in me l’amore per Dio e la certezza della sua presenza nella mia vita. Ellen White dice: «Solo coloro che hanno fortificato la loro mente con lo studio delle verità bibliche, potranno superare l’ultimo grande conflitto» - Il Gran Conflitto, op. cit., p. 464. Quale strada migliore per nascondere le parole di Dio nei nostri cuori se non memorizzandone i passi più importanti? 58 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 59 Capitolo 6 Rendere reale la Parola di Dio L a presenza di Dio nella vita di ogni giorno è in diretto rapporto con la fede. Credere che momento dopo momento egli è nella mia vita mi dà la certezza della sua presenza. L’apostolo Paolo ci dice che la fede viene dall’udire - o sottinteso dal leggere - le parole di Cristo (Romani 10:17) per cui è naturale che più ci avviciniamo alla Scrittura maggiore sarà la consapevolezza di averlo vicino a noi e di poter udire la sua voce. A volte mantenere inalterato e reale l’interesse per la lettura della Bibbia è stato per me un problema. Ho chiesto spesso a Dio di insegnarmi ad amare la lettura della Bibbia, però i miei progressi mi sono sembrati piuttosto lenti finché non ho capito che Dio faceva la sua parte ma che anch’io dovevo fare la mia. Uno dei meravigliosi attributi di Dio è l’interesse e la stima nei confronti dell’umanità. Dio ha creato gli esseri umani perché voleva la loro amicizia. Ci ha dato la facoltà di scegliere, pensare, eser- 59 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 60 citare la nostra volontà. Ho infine capito che la scelta di rendere la Bibbia una componente attiva della mia vita era l’ingrediente che mi mancava: solo così potevo imparare a godere della Bibbia. Incominciai a memorizzare brani delle Scritture e fu allora che Dio fece nascere in me l’amore per la sua Parola. Da quel momento in poi egli mi ha mostrato altri modi di leggere attivamente la Bibbia. Questa non è un libro qualsiasi, è un messaggio che viene direttamente dal cielo, non è una storia per passare il tempo o un libro di scienze comprensibile solo a livello intellettuale. La Parola di Dio è vivente. Attraverso la Parola, Dio ha creato il cielo e la terra, e la sua Parola oggi è altrettanto creativa. Mediante la meditazione possiamo comprendere contemporaneamente: la Parola vivente, la Parola scritta di Dio e la nostra vita. Rendere attiva la lettura della Bibbia significa capire che quel brano è stato scritto per me. Invece di considerare le Scritture come un insieme di fatti avvenuti tanto tempo fa, m’inserisco nella storia. A.W. Tozer dice che dovremmo avvicinarci alla Bibbia «con l’idea che non sia solo un libro che una volta parlava, ma un libro che sta parlando ora... Possiamo usare correttamente il verbo al passato per indicare che in un certo momento una certa parola di Dio è stata detta, ma una parola di Dio una volta detta continua a essere detta, come un bambino che nasce continua a vivere» - The Pursuit of God, Christian Publications, Harrisburg, Usa, 1948, p. 82. Ellen White osserva: «I rapporti tra Dio e ogni individuo sono personali e intimi, come se sulla 60 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 61 terra non ci fosse nessun altro da aiutare, come se il Figlio diletto fosse morto solo per quella persona» - La via migliore, ed. ADV, Impruneta, 1982, p. 90. La consapevolezza che tutta la Bibbia, pur non essendo stata scritta inizialmente per me, si rivolga a me e continua a parlarmi, cambia il mio modo di vedere gli episodi e le profezie. Allora possiamo cantare un inno alla creazione di Dio, come se essa fosse rivolta a me personalmente, con le parole del poeta italiano: «Dovunque il guardo giro, immenso Dio, ti vedo; nell’opre tue t’ammiro, ti riconosco in me. La terra, il mar, le sfere, parlan del tuo potere; tu sei per tutto e noi, tutti, viviamo in te. Tu sei; nel giro immenso tutto per te si volve; quest’animata polve, gran Dio, respira in te. Se vo, se sto, se penso, mi leggi in cor, mi vedi; e dalle eterni sedi vegli, Signor, su me. (Metastasio) Dio ha fatto per me ogni cosa e cerco di immedesimarmi nelle vesti del protagonista dei molteplici racconti biblici. Come reagirei in tale o tal’altra situazione? Poi chiedo a Dio di mostrarmi che cosa ha fatto per me in quella particolare storia, e il procedimento è così nuovo che devo ancora imparare ad applicarlo 61 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 62 alla mia lettura della Bibbia. Ma riconosco che le possibilità sono elettrizzanti. La Bibbia ricorda molte preghiere pronunciate dai personaggi biblici. Se nelle mie letture m’imbatto in uno di essi, o li cerco per una particolare necessità, pronuncio le loro preghiere come se fossero mie. «Se la Bibbia diventa la nostra preghiera, la preghiera diventa un insieme di parole ispirate e rivela sentimenti molto più profondi di quelli che la nostra mente potrebbe elaborare. La Parola di Dio è “vivente ed efficace più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12). La Parola di Dio, quando viene usata come veicolo delle nostre preghiere, è capace di svelare desideri profondi e intimi, pensieri dell’anima e della mente» - J. Cornwall, Praying the Scripture, Creation House, Lake Mary, FLA, 1990, p. 11. La preghiera di Daniele (cap. 9) è diventata per la mia famiglia una preghiera d’intercessione così come il profeta la usava per intercedere per il suo popolo. Prego con Davide nei Salmi e nel Nuovo Testamento, mi unisco a Gesù, ai discepoli, a Paolo e agli altri scrittori nelle lodi e nelle preghiere. Ogni promessa di Dio può diventare una preghiera. Spesso ho l’impressione che il versetto che sto leggendo risponda esattamente alle mie esigenze, e chiedo a Dio di esaudire per me quella promessa. Leggendo la Bibbia trovo varie occasioni per lodare e ringraziare Dio per tutte le volte che è venuto in mio soccorso, modificando gli eventi e 62 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 63 trasformando i cuori delle persone. Gli israeliti non hanno mai dimenticato i miracoli che Dio ha compiuto per loro e come sono stati tratti fuori dall’Egitto. Quei miracoli ancora oggi sono degni di lode: sono lì per essere ricordati da voi e da me. Spesso riteniamo che siano storielle per bambini anche episodi come quelli di Daniele nella fossa dei leoni o di Davide contro Golia. Ma ringrazio il Signore anche per quegli episodi. Quando canteremo il canto di Mosè e dell’Agnello sul «mare di vetro» nella nuova Gerusalemme, loderemo Dio per i suoi interventi in favore dell’umanità attraverso i secoli. Desidero essere pronta e unirmi a quel coro e a quel concerto universale che ricorderà i fatti storici contenuti nei brani che oggi leggo nella Bibbia. Quegli eventi non sono storielle o speculazioni filosofiche ma autentici resoconti del rapporto intercorso tra Dio e il suo popolo. Personalmente accetto le ammonizioni e gli avvertimenti della Bibbia perché tramite loro scorgo meglio le mie fragilità, le mie debolezze e ho così la possibilità di chiedere il perdono e la guarigione. Leggendo la Bibbia colgo volentieri le occasioni favorevoli per consacrare nuovamente la mia vita a Dio! In questo modo la lettura e lo studio della Bibbia sono strettamente collegati al momento dedicato alla preghiera. Quando gli insegnamenti divini diventano parte attiva della nostra vita, produrranno un cambiamento radicale. Non potendo avere accesso alle lingue originali è bene leggere un brano nelle diverse versioni e traduzioni; questo è un modo per allar- 63 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 64 gare le nostre conoscenze e rendere la lettura più attuale e interessante. I giovani di oggi, sono particolarmente avvantaggiati grazie alle moderne versioni della Bibbia. Nonostante ami sempre il ritmo e la maestà della King James Version (in italiano corrisponderebbe alla versione del Diodati, n.d.r.), devo ammettere che il linguaggio usato nel 1611 (Diodati nel 1607) non è lo stesso linguaggio oggi in voga. Da bambina sono stata un’appassionata lettrice di libri di racconti e di fantasia, e spesso leggo la Bibbia con lo stesso criterio. Quei racconti però erano bellissimi ma non reali. Il linguaggio attuale delle nuove versioni mi hanno dato una visione più reale della Bibbia. Naturalmente anch’io, come tutti quelli della mia generazione, sono cresciuta con la King James Version (versione Diodati). I miei genitori spesso ci leggevano ad alta voce i passi delle Scritture ma apprezzavo soprattutto gli elementi estetici della Parola di Dio. Ci piaceva ascoltare le storie bibliche, cullati dalla voce di nostro padre. Mi ricordo che mi piacevano soprattutto i Salmi. Uno dei nostri favoriti, che tutti sapevamo a memoria, era il Salmo 23. Le immagini contenute in questo salmo stimolavano la mia fantasia di bambina, mi piaceva la sua maestosità e la bellezza delle immagini, ma non riuscivo a coglierne l’applicazione pratica per la vita di tutti i giorni. Per esempio, quando leggevo: «Egli mi conduce per i sentieri di giustizia ...» (v. 3 - Diodati), mi chiedevo: «Quali sono questi sentieri?». Da bambina immaginavo sentieri pieni di luce che guidavano a Dio. Sotto l’impressione delle mie letture infantili non avevo 64 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 65 mai avuto l’occasione di riconsiderare questi versi con uno sguardo adulto fino a che non scoprii una nuova edizione del salmo. Un giorno, non molto tempo dopo la pubblicazione della Living Bible (una traduzione parafrasata della Bibbia, n.d.r.), decisi di imparare a memoria la versione parafrasata del Salmo 23. Arrivata al punto in cui si parlava di sentieri di giustizia, lessi: «Egli mi aiuta a fare ciò che lo onora di più». Improvvisamente questo versetto trovò un’applicazione pratica nella mia vita. Udii la voce di Dio che mi parlava e mi chiesi: «Onoro veramente Dio con gli atti e le parole?». Per settimane questo interrogativo mi risuonò nella mente e prima di parlare o di agire spesso mi chiedevo: sto onorando il Signore? Il Salmo 23 aveva preso corpo ed era diventato vivo. Un’altra volta fui deliziata nel leggere le beatitudini (Matteo 5) nella versione Good News Bible (il testo in lingua corrente, n.d.r.). Mi piaceva enormemente l’espressione con cui iniziavano: «felici coloro» invece del tradizionale «beati coloro». La King James Version recita: «Beati (lett. ‘benedetti’) coloro che hanno fame e sete di giustizia: perché saranno saziati». La nuova versione dice: «Felici coloro il cui più grande desiderio è fare la volontà del Signore; Dio li soddisferà completamente». Ne fui spaventata. È veramente un mio grande desiderio fare ciò che il Signore chiede? Quali sono i miei veri sentimenti? Desidero fare la sua volontà con tutta me stessa? La traduzione mi aveva dato l’occasione di pensare in modo diverso. Pregai Dio di cambiarmi il cuore e di farmi desiderare ardente- 65 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 66 mente una più stretta aderenza alla sua volontà. Quando mi trovai in difficoltà di fronte a Ebrei 9, decisi di leggere ogni versione della Bibbia disponibile nella nostra biblioteca. La New English Bible (una versione in lingua corrente, n.d.r.) rispose perfettamente al mio bisogno in quanto traduceva il termine greco ta hagia con una sola parola inglese, cioè «santuario», ogni volta che appariva, contro tutta una serie di parole inglesi diverse che venivano usate dalla maggior parte delle versioni. Mi fu utile in quell’occasione leggere diverse versioni e anche la parafrasi della The Living Bible perché ognuno di noi è un essere a sé. Non arriviamo tutti alle stesse conclusioni. Parole diverse hanno diversi significati per noi, e leggere le varie versioni mi apre la mente e mi permette nuove esplorazioni. Un altro modo da me sperimentato, che mi ha aiutato e mi ha reso più sensibile alla voce di Dio, è imparare a memoria delle liste. Prima che mi diciate che non siete il tipo di persona che usa le liste, come ricette per vivere felici, vi dico subito che nemmeno io lo sono. Queste però non sono liste ma elenchi che ho trovato nella Bibbia o negli scritti di Ellen White. Imparandole a memoria ne ho una riserva nella mente e ovunque io sia posso meditare sull’insegnamento che Dio mi vuole dare per mezzo di queste sue enumerazioni. Le liste sono utili nei momenti in cui non ho niente da fare: per esempio nella sala d’attesa del medico, in macchina o altrove. Sono anche utili nelle notti insonni o quando sono troppo stanca per leggere. Mi siedo accanto al fuoco e medito (forse dopotutto 66 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 67 i miei anni di sogni a occhi aperti sono stati una buona pratica). Inoltre le enumerazioni sono una buona base per uno studio profondo della Bibbia. Per ogni punto della lista prendo in considerazione vari versetti e li metto a confronto. Il mio elenco favorito è quello dei frutti che lo Spirito santo ha promesso di produrre nella mia vita: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fedeltà, amabilità e autocontrollo (Galati 5:22,23). Ogni giorno chiedo al Signore di poter riflettere la sua immagine con uno di questi attributi. Spesso gli ricordo la sua promessa di farmi diventare un albero che sulle rive di un fiume cresce e produce frutto e le cui foglie non appassiscono mai (Salmo 1:3). La cosa bella di queste liste è che ci danno la doppia possibilità di investigare e di contemplare le Scritture. Un’altra lista è contenuta in Isaia 11:1-5, dove troviamo l’enumerazione dei vari modi con cui lo Spirito avrebbe potenziato Gesù, «il rampollo che uscirà del tronco d’Isai», quando sarebbe venuto sulla terra come uomo. Forse questo elenco non vi è familiare ma per me è una benedizione e chiedo a Dio di riempirmi di saggezza e di intelligenza, di spirito di consiglio e di forza, di conoscenza e di timore del Signore. Ho bisogno di questi attributi! Se glielo chiediamo Dio ha promesso di dare lo Spirito a ognuno di noi e la lista di Isaia 11 mi aiuta a capire che cosa lo Spirito farà per me e come opererà nella mia vita. L’armatura di Dio è una lista più nota. Ogni giorno esprimo al Signore il desiderio di rivestire la sua armatura (Efesini 6:10-18). Una mattina ero scontenta di me perché il giorno prima 67 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 68 avevo fatto qualcosa che non mi era piaciuta; parlando con il Signore dell’armatura, gli chiesi tra l’altro come poter diventare più forte per non cadere nelle tentazioni. Più tardi, nella stessa mattinata, mentre camminavo ripetevo tra me e me il Salmo 91; alle parole «La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza» la mia mente s’illuminò. «La sua fedeltà, non la mia!», esclamai. «Ma certo, perché non l’ho capito prima? La mia fedeltà non potrà mai essere uno scudo. È la fedeltà di Dio che mi protegge!». Ringraziai Dio per questa scoperta. Un altro giorno chiesi a Dio di rendere i miei piedi pronti al vangelo della pace. Mi venne in mente che Gesù aveva indossato il manto del vangelo della pace ogni giorno della sua vita terrena. I suoi sandali lo avevano portato in tutto il piccolo mondo ebraico per dare quella pace che poi avrebbe ricoperto l’intero universo. «O Padre» pregai «rivesti i miei piedi degli stessi sandali indossati da Gesù così che io possa, oggi, andare dove tu vorrai che io vada». Si potrebbe anche prendere in considerazione la lista di Paolo circa le virtù che devono essere oggetto dei nostri pensieri (Filippesi 4:8) o la scala di Pietro per poter arrivare a essere un cristiano efficiente (2 Pietro 1:5-7). Potreste anche trovare liste brevi, per esempio in Giacomo 1:27, dove si danno consigli sul modo di mantenersi puri dal mondo, e in Luca 11:28 che contiene la benedizione di Gesù per coloro che ascoltano e obbediscono alla Parola di Dio. Ho anche scoperto liste che comprendono interi libri della Bibbia: per esempio la lettera 68 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 69 agli Ebrei. Qualcuno mi ha fatto notare che il tema di questo libro è «qualcosa di meglio». Ogni capitolo svela come Dio ha dato con Gesù qualcosa di meglio di quanto il mondo possa mai offrire. Capitolo uno: qualcuno migliore da adorare. Capitolo due: l’umanità migliore. Capitolo tre: una figliolanza migliore. Capitolo quattro: un riposo migliore. Capitolo cinque: la consacrazione migliore. Capitolo sei: migliore speranza e impegno. Capitolo sette: il miglior sacerdozio. Capitolo otto: il miglior ministero e il nuovo patto. Capitolo nove: il miglior santuario e la mediazione eccellente. Capitolo dieci: il miglior sacrificio. Capitolo undici: il paese e la città migliori. Capitolo dodici: la migliore disciplina. Malgrado non abbia ancora memorizzato la lista, sulla mia Bibbia ho sottolineato i capitoli degli Ebrei, aggiungendo queste definizioni che mi aiutano molto. Una delle mie liste favorite non proviene dalla Bibbia e non ricordo dove l’ho trovata, ma vale la pena ricordarla. È costituita da due nozioni fondamentali: uno è la consapevolezza che il peccato conduce alla morte e l’altro la coscienza della presenza di Dio che offre la vita. Ricordare questi due elementi mi fa sentire spesso benedetta e privilegiata. Un’altra lista di grande benedizione per me l’ho trovata nel libro La via migliore (p. 65) dove Ellen G. White menziona i quattro elementi che Satana usa per separarci da Dio: i piaceri mondani; le preoccupazioni; le perplessità e i dolori della vita; le colpe degli altri; i propri difetti. Utilizzo spesso questa lista per controllarmi e 69 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 70 vedere se sto permettendo a una di queste cose di separarmi da Dio. Mio marito mi ha fatto notare una breve lista contenuta ne La speranza dell’uomo: «Gesù è venuto su questa terra per soffrire e morire, motivato dall’amore per il Signore, dallo zelo per la sua gloria e dall’amore per l’umanità decaduta. Questo fu il principio dominante della sua vita. E vuole che lo sia anche della nostra» (p. 243). L’amore per il Signore, lo zelo e l’amore per l’umanità sono state le tre cose che hanno spinto Gesù a venire sulla terra e a soffrire e morire; sono state la forza dominante della sua vita. Se questo è un principio importante che Dio vuole insegnarci vale la pena memorizzarlo e meditarlo. La mia preghiera in risposta è: «Signore, aiutami ad amarti infinitamente, rendimi zelante alla tua gloria e fa che io possa amare l’umanità come la ami tu. Se questo principio ha portato Gesù sulla terra a morire per me, può anche essere il motore principale della mia vita». Liste, enumerazioni, elenchi? Forse vi può sembrare un metodo alquanto strano per imparare ad ascoltare la voce di Dio ma per me ha funzionato. Voglio sperare che sia chiaro anche per voi; sono sicura che potete trovare molti altri elenchi utili. Forse, come me, siete ansiosi di utilizzare ogni mezzo possibile per memorizzare le verità spirituali di Dio e offrirgli la possibilità di parlarvi. Il solo modo che ho trovato per avere costantemente il senso della presenza di Dio nella mia 70 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 71 vita è di riempirla con pensieri celesti. Una lettura attiva della Bibbia, la memorizzazione e una riflessione sulle liste mi hanno aiutata a saper ascoltare. Conclusione Poiché la percezione della presenza di Dio è in stretto rapporto con la fede che scaturisce dall’ascolto della Parola di Dio, più ci dedichiamo allo studio personale delle Scritture, maggiormente sentiremo la sua presenza e aumenterà anche la nostra abilità a saper riconoscere la voce di Dio che ci parla. Ogni credente ha un ruolo di primo piano nel rendere reale la Parola di Dio. Occorre mettere la Bibbia al posto più importante della nostra vita e poi agire di conseguenza. Per attuare in concreto questa decisione, occorre: - memorizzare brani tratti dalle Scritture - studiare la Bibbia per argomenti e confrontare testo con testo - leggere attivamente la Bibbia, ricordando che la Parola di Dio è creativa oggi come alla creazione del mondo - chiedere a Dio di farci capire come attualizzare una parola non diretta proprio a noi - pregare con le parole della Bibbia - odare Dio per i suoi miracoli e per il suo amore - accettare le riprensioni e gli avvertimenti che Dio utilizza per mostrarci la nostra debolezza e fragilità - chiedere a Dio il perdono e la guarigione 71 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 72 - consacrarci nuovamente a Dio - leggere i brani della Bibbia confrontandoli con le diverse traduzioni - leggere la Bibbia con in mente una precisa domanda, per esempio: qual è l’immagine di Dio che troviamo in questo brano? - memorizzare e meditare le liste che troviamo nella Bibbia o negli scritti di Ellen G. White. Questo è il percorso che ho utilizzato per familiarizzarmi con la Parola. Mettendolo in pratica, ho sentito la presenza di Dio nella mia vita e ascolto la sua voce che guida la mia vita del continuo. 72 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 73 Capitolo 7 La vita è una parabola I mparare ad ascoltare la voce di Dio vuol dire anche creare un ambiente adatto all’ascolto. Ho dedicato diversi capitoli a illustrare i vari modi che Dio utilizza per rendere le Scritture reali e a illustrare il modo in cui egli parla attraverso la sua Parola e mi aiuta ad applicarla nella mia vita privata. Ma il Signore utilizza anche altri mezzi. Uno di essi è il lavoro manuale. Non è intenzione di Dio rendere l’uomo come dice un proverbio «un essere con la testa fra le nuvole che perde il contatto con la realtà». Gesù attraverso le parabole ha insegnato a integrare le lezioni spirituali con il lavoro quotidiano. Con i suoi continui richiami ai lavori dei campi, alla pesca, alla vita di famiglia, alla pulizia della casa, Gesù vuole assicurarsi che ricordiamo le sue lezioni. Egli ha parlato di coltivare le vigne e amministrare una proprietà; ha parlato di servi e padroni, di padri e figli. Le sue storie hanno toccato le classi sociali più disparate. Noi esseri umani dobbiamo ogni giorno espletare attività fisiche inderogabili. Se impariamo a introdurre 73 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 74 valori eterni nella banalità del lavoro quotidiano, la nostra capacità di udire la voce di Dio aumenterà. Dio mi ha insegnato questa lezione alcuni anni fa. Ero all’inizio dei miei studi teologici di livello superiore e mi sentivo frustrata per doverli sempre interrompere a causa dei lavori domestici. Desiderando passare ore e ore nello studio della Bibbia e nella preghiera, sentivo la mancanza di conversazioni e stimoli intellettuali. Ma come impiegavo il mio tempo? Pulivo la casa, cucinavo, lavavo, stiravo e mi occupavo di quattro bambini in età preadolescenziale. Oltre a ciò dovevo assumermi le responsabilità di moglie di pastore. Naturalmente questi obblighi mi davano un po’ di avvilimento. Dio però non smette mai di sorprendermi. Non mi disse di tirarmi su, tornare al lavoro e smettere di sognare. No, Dio poco a poco mi mostrò che uno dei suoi migliori libri di testo riguarda proprio il lavoro fisico. Le lezioni che mi insegnò cambiarono il mio atteggiamento verso le pulizie domestiche, i piatti, lo stirare e altri lavori ripetitivi di questo tipo. Non so spiegare esattamente come avvenne. Quello che so è che mentre lavavo i piatti capii che la mia vita era sporca come il piatto che avevo tra le mani, ma che Dio mi avrebbe pulito utilizzando l’acqua della vita che sgorga direttamente dal trono di Dio. Il tempo speso al lavandino della cucina diventò un periodo di comunione con Dio e la presenza di Dio riempiva in effetti tutta la mia casa! I pavimenti della cucina e del soggiorno erano fatti di mattoni che sembravano attirare 74 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 75 le impronte delle scarpe come la calamita attira il metallo. Ogni settimana passavo ore intere sulle ginocchia a pulire i pavimenti. Ma Dio s’inginocchiava con me e mentre io toglievo dal pavimento i segni neri delle pedate egli mi diceva che il suo perdono poteva cancellare dalla mia vita ogni segno nero. Stirare divenne una delle occupazioni preferite perché Dio mi assicurava che non solo avrebbe stirato le pieghe della mia vita ma anche quelle dei miei figli! Mentre stiravo pregavo specialmente per il figlio di cui stavo stirando gli indumenti e riponevo nelle tasche l’amore di Dio. Dio allontanò da me l’impazienza di raggiungere un servizio e uno studio superiori e fece in modo che mi accontentassi dell’occupazione che mi aveva dato. Non avevo capito che era proprio ciò di cui avevo necessità ma lui lo sapeva. Con la mia nuova mentalità «d’ora in poi felice» ingenuamente mi convinsi che in futuro avrei per sempre camminato e parlato con Dio. Invece il piacere di stare con Dio e godere dei suoi insegnamenti durò solo sei settimane. Dopo avrei spesso sentito accanto a me questa presenza ma non in modo costante. Tuttavia quelle settimane di pesante allenamento produssero risultati per un lungo periodo: non ho mai dimenticato la dura lezione e da allora ho sempre apprezzato i lavori domestici. In quelle poche settimane il Signore mi aveva insegnato qualcosa che non avevo né richiesto, né programmato. Ora so che è possibile coltivare una sensibilità spirituale anche negli impegni abitudinari della vita che acquistano un 75 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 76 significato particolare. Credo che Dio desideri farci provare piacere per le svariate manifestazioni della vita: lavori domestici, giardinaggio, falegnameria, meccanica, cucina ed educazione dei bambini. Le potremmo catalogare come occupazioni banali, ma con la presenza di Gesù possono diventare un’occasione per ascoltare la sua voce. Da allora Dio lo ha spesso reso possibile per me. Un venerdì mattina, diversi mesi dopo aver incominciato a considerare il lavoro domestico un momento di benedizione spirituale, parlai con Dio e gli dissi che ero entusiasta dei suoi insegnamenti. In quel periodo lavoravo fuori casa per quattro giorni a settimana e il venerdì era l’unico giorno che trascorrevo a casa. «Oggi Signore» dissi quel mattino «sto per pulire la casa, lavare i vestiti e preparare il cibo in vista del giorno di riposo. Vorrei che la mia mente pensasse a te in ogni momento di questa giornata. Vorrei imparare qualche lezione particolare mentre lavoro. Fa che questo giorno sia piacevole!». Ansiosa di iniziare un giorno pieno di scoperte, scesi le scale canticchiando un canto religioso. Mentre ero quasi arrivata alla fine udii la nostra gatta siamese, Samanta, che miagolava dietro la porta a vetri del salotto perché voleva entrare. Attraversai velocemente la stanza, aprii con la mano sinistra la porta a vetri e con la mano destra cercai di aprire la zanzariera. In genere mi muovo molto rapidamente e quella mattina lo feci in modo particolare perché volevo che la mia giornata fosse veramente diversa. Avevo però dimenticato che la porta a zanzarie- 76 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 77 ra ultimamente era un po’ dura ad aprirsi e nel forzarla la mano rimase incastrata. Ritirai la mano destra e la sollevai guardando con orrore le dita. L’unghia era spezzata fino a scoprire la carne viva. Samanta mi si strusciava addosso ma la ignorai. «Dio» esclamai a voce alta «come mai mi è successo questo, proprio oggi? Guarda il mio dito: mi farà male tutto il giorno. Come credi che potrò lavorare con un dolore così forte? Se lo fascerò la benda cadrà nell’acqua del lavandino o nella doccia. Ma se non lo fascerò sbatterò il dito contro ogni cosa e mi farà male!». A volte ho bisogno di più tempo per udire la risposta del Signore, ma quel giorno la udii immediatamente. «Carrol» sentii «ogni volta che durante questa giornata il dito ti farà male, ricordati che ti amo molto». Così cominciai il mio giorno particolare. Me la cavai con il dolore e con la fasciatura. All’inizio fasciai il dito, poi sostituii la fasciatura due volte e infine la tolsi completamente e lavorai senza. La mia unghia spezzata, come avevo previsto, sbatteva contro tutto, ma ogni volta che sussultavo dal dolore, e accadeva spesso, mi ricordavo che Dio mi amava moltissimo. Giunse il tramonto e tutta la famiglia era riunita attorno al tavolo per la meditazione e la cena. Mentre affettavo il pane ancora caldo, preparato per la circostanza, ripensai alla giornata appena trascorsa. Quante benedizioni avevo ricevuto! Avevo programmato un giorno piacevole colmo di insegnamenti meravigliosi da parte del Signore. Ma egli sapeva che avevo bisogno di imparare una lezione fondamentale: 77 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 78 Dio mi ama anche nelle prove. Durante la giornata avevo udito la sua voce che diceva «Ti amo, ti amo e ti amerò sempre». Era stata veramente una giornata piacevole, anche con il dito ferito che costantemente riconduceva la mia mente al Signore. Non solo Dio desidera insegnarci a integrare le lezioni spirituali con il lavoro ma desidera che adottiamo lo stesso metodo con i nostri figli. Non molto tempo dopo l’esperienza dell’unghia spezzata, un venerdì pomeriggio andai a fare spese con mia figlia in un negozio di alimentari. Mentre acquistavamo le provviste ci lasciammo tentare da un servizio di piatti in offerta. Tornate a casa, mentre sistemavamo la spesa cercavamo anche di trovare il posto per il nuovo servizio di piatti nella cristalliera già piena zeppa. Una delle cose che mi erano piaciute del servizio erano gli otto piatti fondi. Mentre li contemplavo e ne ammiravo la brillante lucentezza, di un bel colore verde, Julie, mia figlia, mi chiese: «Il vecchio servizio blu lo conserviamo lo stesso anche se abbiamo il nuovo, vero?». Distolsi lo sguardo dai nuovi e guardai i vecchi piatti nelle mani di Julie. Improvvisamente sembrarono incarnare il passato: i popcorn caldi del sabato sera, le calde minestre delle sere invernali, il porridge cremoso delle colazioni mattutine prima di andare a scuola, il gelato alla pesca fatto in casa nelle serate estive... Sorridevo pensando ai bei ricordi che i piatti blu rappresentavano ma di nuovo la voce di mia figlia ruppe il silenzio: «Mi ricordo che papà 78 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 79 m’insegnò una lezione proprio prendendo spunto da questi piatti blu». «Una lezione riguardo al Signore?» chiesi meravigliata. «Sì!» annuì mia figlia «non capivo come Dio poteva essere eterno, senza inizio né fine. Stavamo mangiando e papà m’indicò il bordo del piatto. “Dov’è l’inizio e dov’è la fine di questo piatto?” mi chiese. Così ogni volta che avevo qualche perplessità sull’esistenza di Dio mi ricordavo del piatto blu». Credo che Dio desideri ricondurre a sé ogni cosa che ci circonda. In questo modo i nostri figli potranno godere di raggi di verità ovunque guardino e qualsiasi cosa facciano. Sì, la vita è una parabola e il piano di Dio è che ogni cosa intorno a noi aumenti la conoscenza che abbiamo di lui. Se lo cerchiamo sinceramente egli illuminerà ogni più piccolo evento dandoci la possibilità di scorgere qualcosa di lui nella natura, nei rapporti umani e in tutte le circostanze della vita. Egli ci parlerà in modo chiaro e inequivocabile per capire chi è lui veramente. Non è sorprendente che Dio si manifesti soprattutto nel mondo del lavoro: aveva assegnato un lavoro ad Adamo ed Eva già prima del peccato. Il lavoro fisico è una benedizione che ci procura salute mentale, fisica e spirituale. La vita è una parabola. Chi ha l’orecchio attento udrà la voce di Dio e si rallegrerà. Conclusione Uno dei modi in cui Dio ci parla è attraverso il lavoro fisico. Gesù illustra i suoi insegnamenti 79 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 80 ricorrendo alla vita di ogni giorno. Se impariamo a integrare le lezioni spirituali con il lavoro quotidiano saremo in grado di migliorare l’ascolto della sua voce. Dio si serve dei lavori quotidiani per darci delle lezioni e desidera che anche noi lo facciamo con i nostri figli in modo che ovunque guardino e dovunque vadano si ricordino di lui. Se abbiamo orecchie per udire la voce dello Spirito santo, Dio illuminerà ogni più piccola e ordinaria occasione e scorgeremo qualcosa di lui nella natura, negli esseri umani e in ogni circostanza della vita. Dio dette un lavoro ad Adamo ed Eva ancora prima del peccato. Il lavoro fisico è una benedizione che ci procura salute mentale, fisica e spirituale. Sì, la vita è una parabola. 80 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 81 Capitolo 8 Imparare a parlare la lingua materna D io aveva per l’umanità un piano stupendo: dovevano essere tutti suoi figli e gioire di un rapporto intimo e familiare con lui. Questo era il piano prima dell’entrata del peccato e, grazie a Gesù, è ancora il suo piano. Se lo accettiamo come nostro Salvatore, riceviamo immediatamente il dono della figliolanza tramite lo Spirito santo. Camminare nello Spirito è la vita normale del cristiano. Udire l’intima voce di Dio è un diritto di nascita dei figli e delle figlie di Dio. A volte dimentichiamo l’eccezionale privilegio di sentire la voce di Dio che ci parla nell’intimo. Ogni desiderio che sentiamo o ricerca di lui che facciamo è un disegno dello Spirito santo. Spiritualmente non possiamo vivere senza la voce interiore di Dio. Dovremmo sempre aver cara questa voce, ascoltarne attentamente le parole e rispondere offrendo i nostri cuori a lui con amore, gratitudine e lode. Ascoltiamo la voce del re Davide in questi versi «struggenti»: 81 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 82 «O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba; di te è assetata l’anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz’acqua» (Salmo 63:1). «Come la cerva desidera i corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente; quando verrò e comparirò in presenza di Dio?» (42:1,2). «Oh, quanto sono amabili le tue dimore, SIGNORE degli eserciti! L’anima mia langue e vien meno, sospirando i cortili del SIGNORE, il mio cuore e la mia carne mandano gridi di gioia al Dio vivente» (84:1,2). «Una cosa ho chiesto al Signore, e quella ricerco: abitare nella casa del SIGNORE tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del SIGNORE, e meditare nel suo tempio» (27:4). «Oh, come sono dolci le tue parole al mio palato! Son più dolci del miele alla mia bocca» (119:103). «Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno» (73:25,26). Il profeta Isaia aggiunge: «Con l’anima mia ti desidero, durante la notte; con lo spirito che è dentro di me ti cerco» (Isaia 26:9). È questo l’atteggiamento che Dio vuole dai suoi figli: quando si avvicina a noi per amore, desidera una risposta d’amore e di lode che salga dal profondo del cuore. La sua presenza nella nostra vita sarebbe ancora più visibile se alle amorevoli richieste 82 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 83 del padre celeste potessimo dare simili risposte. Nel Salmo 103 Davide inizia: «Benedici, anima mia il SIGNORE; e tutto quello ch’è in me benedica il suo santo nome» (v. 1). Quando si rivolge a me il mio cuore dovrebbe esclamare: «Oh Signore ti desidero più di qualsiasi altra cosa nella vita. Non posso immaginare la vita senza di te. Voglio compiacerti in tutto quello che faccio perché ti amo con tutto il cuore». Nei rapporti umani, quando qualcuno dice di amarci, generalmente rispondiamo con un «anch’io ti amo». Quanto di più dovremmo rispondere così a Dio! Il nostro cammino con Dio è un percorso di fede, non visibile. Non dovremmo nemmeno aspettarci da Dio una chiamata emotiva, ma per fede dovremmo sapere che ci sta parlando del suo amore. Sapendo che questo amore è vero gli possiamo rispondere ripetutamente con amore. A volte la voce interiore di Dio ci avverte di un peccato o ci mette in guardia da azioni sbagliate, altre volte invece ci parla per stabilire un rapporto più stretto con lui. Una sera mio marito ed io stavamo giocando a uno dei nostri giochi preferiti, lo Scarabeo. Si usano pedine con lettere e vocali. Lo scopo del gioco è fare il punteggio più alto ricavando due parole da una parola che è già sul tavolo con l’aggiunta delle lettere in possesso dell’uno o dell’altro giocatore. Quella sera avevamo incominciato a giocare piuttosto tardi; ben presto mi sentii molto stanca e rimpiansi di aver detto di sì a mio marito. Non vedevo l’ora che il gioco finisse per andare a letto, ma non volevo ammetterlo con mio marito: mi dispiaceva perché lo vede- 83 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 84 vo, al contrario di me, molto preso dal gioco. Era il turno di mio marito e, finito di comporre le parole, disse: «Non farò un punteggio molto alto ma queste due parole sono molto belle». Guardai meglio e lessi «amorevole» e «Signore». La mia mente assopita dalla stanchezza si risvegliò come se Dio mi avesse toccata. «Dio amorevole» o «Dio d’amore». Sì, il Signore è veramente un Dio amorevole. Sollevando gli occhi vidi John sorridermi. Era ovvio che Dio ci aveva entrambi toccati con il suo amore anche durante un semplice gioco. Passai felicemente il resto della serata e ogni tanto mi ritornava in mente la stessa frase: «Il Signore è un Dio amorevole». Il mio cuore esultava! Nella preghiera quella sera ringraziai Dio per essere un Dio d’amore. E durante la notte, ogni volta che mi svegliavo pensavo a quella frase. Verso mattina mi alzai e andai in bagno sempre con la stessa frase in mente. Mentre nell’oscurità sorridevo tra me e me sentii una voce insinuarsi nella mia mente: «Quanto sei ridicola, come puoi pensare che Dio ti abbia parlato durante un gioco?! Dio non parla alle persone in modo così triviale. È stata solo una tua risposta emotiva a quelle parole. Non è stato Dio». Immediatamente fui presa dalla depressione, ma poi mi dissi: «Stai attenta, qualcuno vuole insinuare il dubbio. Non voglio distruggere la gioia della relazione con Gesù». Sussurrando una preghiera, dissi: «Signore, ti prego, nel nome di Gesù, non farmi dubitare della tua presenza nella mia vita». L’oscurità si diradò. «Oh, il Signore è veramente un Dio d’amore», esclamai di nuovo. 84 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 85 Il Padre che disse al mondo: «Questo è il mio diletto figlio nel quale mi sono compiaciuto» (Matteo 3:17) è lo stesso che ha cura di voi e di me. È difficile da credere ma è vero. Come Gesù ha compiaciuto il Signore, così anche noi possiamo compiacerlo. Possiamo farlo in ogni attività della vita: nel gioco, nel lavoro e nella preghiera. Egli vuole essere sempre presente perché è un Dio amorevole. Ogni volta che ricordo quella sera, quel gioco e quel momento, sorrido ed esclamo di nuovo: «Egli è il mio Signore amorevole». A volte non approfittiamo delle benedizioni che Dio vuole riversare su di noi e non le sappiamo riconoscere per timidezza e per timore. Un mercoledì sera non ero andata alla riunione di preghiera con mio marito perché non mi sentivo bene. Ero andata a letto presto e mi ero messa due cuscini sotto la testa per poter leggere prima di addormentarmi. Ero alquanto dispiaciuta per aver dovuto saltare la riunione di preghiera ma volevo lo stesso ricevere delle benedizioni. Il libro che stavo leggendo era il primo volume della biografia di Ellen G. White scritto da suo nipote Arthur. A pagina 181 White citava una lettera scritta dalla nonna nel 1850 dopo aver avuto una visione. Nella lettera diceva che le era stato rivelato che il canto di lode a Dio allontana le tentazioni. Ne fui sorpresa perché non avevo mai letto prima una tale citazione. Posai il libro e pensai: «Esprimere la lode a Dio a voce alta allontana il nemico?». «Ci voglio provare», dissi a me stessa, «in casa non c’è nessuno e se fossi stata alla riunone di preghiera sicuramente avrei lodato il Signore 85 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 86 ad alta voce. Lo farò da sola e nella mia camera da letto». Mi sentivo piuttosto sciocca ma lo feci ugualmente e dissi: «Lode sia al Signore!». Mi sentii meglio e percepii la presenza del Signore accanto a me. Di nuovo esclamai: «O Dio, ti amo e ti adoro. Lode sia al tuo nome!». E continuai lodando il Signore per la sua bontà, per le sue benedizioni e per il suo amore. Improvvisamente scesi dal letto e mi inginocchiai, sempre lodandolo. Ebbi così la mia piccola riunione di preghiera e di lode. Non avevo mai espresso la lode a Dio in questo modo durante una riunione e non intendo farlo. Ogni cosa che facciamo per il Signore deve provenire da un cuore sincero, da una fede e un amore che si esprimono in modo adeguati. Tuttavia forse abbiamo bisogno di imparare e disfarci della nostra timidezza e manifestare verbalmente la nostra lode personale. Potremmo scoprire che possiamo allontanare il nemico più facilmente di quanto abbiamo fatto nel passato. Nella citazione di prima Ellen G. White dice che cantare le lodi a Dio allontana il tentatore. La musica è uno dei doni più grandi che Dio abbia fatto all’umanità, e quando viene usata per lodare Dio porta l’atmosfera del cielo nei nostri cuori. La Bibbia ci parla dell’importanza del canto. Nell’Antico Testamento Dio disse ai capi d’Israele di formare un coro e una banda per guidare l’esercito in battaglia! Il canto fa parte del nostro culto al Signore al pari della preghiera. Gesù, quando si fece uomo sulla terra, ci dette il suo esempio: «Nella sua vita ter- 86 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 87 rena, Gesù affrontava la tentazione con un canto: spesso, quando venivano pronunciate parole dure e sferzanti, quando l’atmosfera si faceva pesante perché densa di tristezza, di insoddisfazione, di sfiducia e di opprimente timore, si poteva udire il suo canto di fede e di santa allegrezza» - Principi di educazione cristiana, ed. ADV, Impruneta, p. 136. «Nello svolgimento del suo lavoro, Gesù era amabile e pieno di tatto… Spesso esprimeva la sua gioia con il canto di salmi o di inni sacri. Gli abitanti di Nazaret lo udivano mentre innalzava a Dio espressioni di lode e di ringraziamento. Mediante il canto restava in comunione con il cielo, e quando i suoi compagni si lamentavano per la stanchezza del lavoro li confortava intonando dolci melodie. Sembrava che i suoi canti allontanassero i demoni e riempissero di profumo il luogo in cui si trovava. La mente degli uditori era trasportata da questo esilio terreno fino alla loro patria in cielo» - La Speranza dell’uomo, op. cit., p. 44. Come Gesù anche noi possiamo sempre ricordare che il canto «può essere sempre utilizzato per arginare lo scoraggiamento» - Sulle orme del gran Medico, op. cit., p. 139. Quali grandi benedizioni potremmo trarne se al momento opportuno ce lo ricordassimo! Anche prima che leggessi la citazione di cui ho parlato, Dio ha usato la musica per allontanare la depressione nella mia vita. Un caldo mattino d’estate mi ero svegliata tardi; in casa già rumoreggiavano le frenetiche attività ludiche dei miei quattro figli più due loro amichetti che dormivano da noi. Mi ero 87 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 88 vestita velocemente e avevo riunito nel salotto i ragazzi per una breve riflessione mattutina. Quella mattina il mio appuntamento con Dio era stato solo una frettolosa preghiera in mezzo al frastuono e al vocio del bambini. La colazione che avemmo subito dopo fu tutto un allegro parlare di piani e programmi in vista di un altro bel giorno estivo. Mio marito, pastore, era uscito di casa per andare al lavoro e i sei bambini, subito dopo la colazione, erano corsi in giardino per giocare. Sola in cucina pensavo al giorno che avevo davanti. La lavatrice stava già emettendo il suo monotono cigolio, il lavandino era pieno di piatti sporchi, i letti erano da rifare e avevo sei bambini da tenere felici e contenti durante tutta una lunga giornata estiva. Mi sentii afferrare dalla depressione! Mentre caricavo la lavastoviglie pensai: «Se solo avessi il tempo di studiare e pregare... potrei sentirmi meno depressa!». Due piccoli indiani che attraversarono correndo la cucina mi fecero subito capire che quel giorno nella mia casa non ci sarebbe stato tempo né per studiare né per pregare. Però piatto dopo piatto cercai ugualmente di scacciare da me l’ombra della depressione. «Mio caro Signore» pregai silenziosamente «aiutami a fare di questo giorno un giorno benedetto. Aiutami a essere dolce e gentile. Fa che il mio cuore si riempia di pace». I modi che Dio usa per risponderci sono infiniti: chi può dire come risponderà? Mi ritrovai a pensare alla mia infanzia, quando amavo la solitudine. I miei genitori, le mie 88 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 89 due sorelle e io vivevamo nella Carolina del nord in una fattoria con sterminati ettari di pace e tranquillità. Mi piaceva passare ore intere nella foresta di alti pini e ascoltare gli uccelli che cantavano le lodi al Signore. A volte mi univo al canto degli uccelli e tiravo fuori tutto l’amore per il Signore che c’era nel mio cuore. Non erano mai canti «scritti» ma solo l’espressione di un cuore infantile traboccante d’amore. Però dopo quei momenti mi sentivo sollevata. Con gli anni la bambina libera da condizionamenti era diventata una donna moderna. Mentre stendevo il bucato all’aria aperta sotto il bel sole di luglio, uno strano pensiero mi attraversò la mente: «E se osassi cantare?». Mi fermai e mi guardai intorno. C’era una pace incredibile per essere in città. Non si sentiva il frastuono delle radio, nessuno parlava... anche i bambini sembravano spariti. Per un momento riapparve la bambina di un tempo: «Sì, voglio osare!». E cominciai a cantare mentre continuavo a stendere il bucato. All’inizio cantai inni che parlavano della bontà e della grandezza di Dio e del suo amore per me, dapprima lo feci con voce esitante poi divenni più coraggiosa finché cantai a voce piena proprio come «io» piccola bambina avevo fatto in campagna tanti anni prima. Così lavaggio dopo lavaggio stesi al sole tutti i panni accompagnata da «un allegro rumore» in onore del Signore. Cantai la nuova Gerusalemme e la meravigliosa terra rinnovata. Mentre cantavo mi sentii trasportata in un regno di gloria. Più tardi, mentre preparavo il pranzo per i ragazzi affamati, mi ritrovai a sorridere serena- 89 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 90 mente, e scoprii che non avevo problemi a essere dolce con quei sei instancabili marmocchi che si erano fermati solo perché avevano bisogno di essere rifocillati. Il resto di quel giorno estivo passò serenamente tra una faccenda e l’altra. Di sera in camera da letto ripensai alla mattina. «È stato bello che Dio abbia allontanato tutti affinché potessi dare libero sfogo alle mie improvvisazioni». Sorrisi a me stessa. Uno dei miei figli intanto era entrato in camera e si era trattenuto per aiutarmi a piegare gli indumenti che avevo lavato. «Mamma», mi chiese, «che titolo aveva quell’inno che stavi cantando questa mattina?». «Oh» risposi sorpresa «beh, veramente, non era proprio un inno. Lo avevo composto lì per lì... solo per accompagnarmi mentre lavoravo». Rimanemmo un attimo in silenzio e poi chiesi: «Ma dove eri mentre cantavo?». «Stavamo tutti giocando dietro la casa, ma quando hai cominciato a cantare ci siamo fermati ad ascoltarti. Era molto bello, mamma». Inghiottii la saliva, ero sbigottita. «Sai, mamma» continuò il mio bambino «a che cosa mi ha fatto pensare sentirti cantare?» «A che cosa?» risposi. «Ho pensato di abitare in campagna e che una mamma molto ma molto felice stesse stendendo il bucato». Mi sorrise dolcemente; avevamo finito di ripiegare le lenzuola e uscì di nuovo per continuare a giocare. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Dio aveva trasformato un giorno infelice in uno indimenticabile. Ho scoperto che cantare inni di gioia cambia 90 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 91 l’atmosfera familiare. Quando i bambini erano piccoli non cantavamo solo durante il culto, sera e mattina, ma anche in macchina. Ma da quel giorno scoprii che anche quando sono sola posso sentire la presenza di Dio attraverso il canto. Canto quando ho il mio momento di preghiera personale, e credetemi: anche nei miei pensieri più ottimistici so di non essere una grande cantante. Ma non bisogna aver ricevuto questo dono per cantare in privato. Infatti agli occhi di Dio anche coloro che pensiamo abbiano ricevuto una bellissima voce non possono competere con quella degli angeli. E quindi Dio non giudica il nostro canto sulla base di criteri musicali ma sulla base dell’amore che abbiamo per lui. E dunque canto. Mi solleva l’animo e credo che anche Dio ne goda. Quando lavoravo nella biblioteca della scuola spesso, mentre guidavo per andare al lavoro, cantavo. Il mio inno favorito faceva pressappoco così: «Ho deciso di seguir Cristo, non torno indietro, no, no, no». Lo cantavo come una preghiera: era il mio impegno personale con Gesù. Il canto ha una freschezza e una giovinezza che sono sicura Dio apprezza. Davide dice che anche da anziani possiamo essere vigorosi e verdeggianti (Salmo 92:14). Mia madre che ha novantuno anni è un esempio di quella giovinezza che Dio elargisce a coloro che lo lodano. Vive sola, guida la macchina e non solo si prende cura di sé ma è anche molto attiva in seno alla comunità, si offre di fare da autista alle sue amiche che non guidano più e le accompagna a fare la spesa o altre commissioni. La mamma cura un piccolo orto e la sua più grande felicità 91 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 92 è lavorare nell’orto e in mezzo ai fiori. Viviamo centinaia di chilometri distanti l’una dall’altra e possiamo vederci di persona solo due volte all’anno, qualche volta anche una sola. Ma ogni venerdì mattina alle sette e mezzo la chiamo e parliamo fino alle otto quando il costo della telefonata aumenta. Un venerdì mattina sentii che la sua voce era un po’ roca. La mamma non è una che si lamenta e spesso, quando sta male, non mi dice niente, per cui fui io a chiederle se fosse raffreddata. «No» mi disse «non sono raffreddata». «Forse» insistetti «sei roca perché questa mattina non hai ancora parlato abbastanza?». «Ma» rispose «forse è perché ho cantato!». «Hai cantato?», le chiesi sorpresa. «Sì, mi disse la mamma esitante, ho un innario e durante il mio momento di meditazione spesso canto alcuni inni. Questa mattina per esempio ho cantato: «Son bambino, son piccino ma il Signore mi vuol ben». Mi vennero le lacrime agli occhi al pensiero della gioia che prova il Signore a sentire la mia anziana madre di novantuno anni ancora cantare. Le chiesi a quel punto se avrei potuto riportare questo episodio nel mio libro. Esitò per un attimo, ma poi disse: «Ma tutti quelli che mi conoscono sanno che non so cantare!». «Lo so, mamma» le spiegai «e tutti quelli che mi conoscono sanno che anch’io non so cantare. Ma la cosa meravigliosa è che il Signore sa che cantiamo con il cuore!». A quel punto acconsentì a patto che raccontassi questo episodio velocemente, infilandolo alla fine di un capitolo. Cosa che ho fatto. La risposta della preghiera e della lode a Dio 92 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 93 equivale all’apprendimento della lingua materna del credente. Alcuni di noi lo hanno quasi dimenticato. Coltivare questa risposta ci aiuterà a imparare ad ascoltare la piccola, quieta voce di Dio nei nostri cuori. Conclusione Ascoltare nell’intimo la voce di Dio è un diritto dei figli e delle figlie di Dio. Ricordiamoci che ogni volta che sentiamo una voce che ci guida verso Dio è proprio la sua voce. Dobbiamo accarezzare questa voce, ascoltare teneramente il Signore che ci parla e rispondergli con espressioni di amore, gratitudine e lode. Poiché camminiamo per fede e non per opere, possiamo capire per fede che egli ci chiama continuamente a sé e non dobbiamo attendere una manifestazione emotiva per rispondergli. Dio desidera che la risposta provenga dal profondo del nostro essere. Saremo benedetti da una risposta verbale, sia con le parole della Scrittura, quali quelle di Davide nei Salmi, sia manifestandogli con parole nostre l’amore che abbiamo per lui e il desiderio di compiacerlo. I Salmi ci danno molti esempi di questo tipo di risposta: Salmo 63:1; 42:1,2; 84:1,2; 27:4; 119:103; 73:25,26. La lode orale, espressa e cantata, ha l’enorme potere di respingere il seduttore. La risposta amorevole a Dio è la lingua materna del cristiano. 93 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 94 Capitolo 9 Di che cosa parlerà Dio? D i questi tempi si sentono fare tante previsioni soprannaturali. All’inizio di ogni anno le riviste scandalistiche dedicano pagine e pagine a predire che cosa accadrà a divi e dive del cinema o della TV e che cosa succederà nei mesi futuri a livello nazionale e internazionale. Anche se fossero di origine sovrannaturale queste previsioni non vengono certamente da Dio. Il solo interesse di Dio è completare il piano di redenzione e di salvezza degli esseri umani. Quando ci parla è per presentarci avvenimenti di portata eterna. È altamente improbabile che ci parli del futuro di qualcuno. Dopo che Gesù ebbe rivelato a Pietro di che morte sarebbe morto, il discepolo gli chiese: «Signore, e di lui che sarà?». Gesù gli rispose: «Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi» (Giovanni 21:21,22). Il Signore non parla ad alta voce ma parla ai nostri cuori solo attraverso l’intima voce dello Spirito santo, ed è per questo che è facile non sentire la sua voce in mezzo al clamore del mondo che ci circonda. Di che cosa parla il 94 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 95 Signore? Che cosa possiamo aspettarci da lui? La risposta a questa domanda può aiutarci a distinguere la sua voce da quella di un contraffattore. Sappiamo per certo che non ci rivelerà i segreti delle stelle del cinema o degli uomini politici. Ma quali sono i temi che lo interessano? S’interessa ai miei affari personali? I discepoli si ponevano le stesse domande. Quando Gesù disse loro che stava per lasciarli per andare al Padre, Filippo gli chiese di mostrare loro il Padre. Gesù rispose: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Giovanni 14:9). Leggendo le pagine dei Vangeli che ci parlano della vita di Gesù ci accorgiamo che la sua attenzione era sempre rivolta ai discepoli. Fece il miracolo del ritrovamento di una moneta per permettere a Pietro di pagare la tassa del tempio e procurò il cibo per cinquemila persone affamate. Da questo possiamo capire che Dio ci parlerà di cose che ci interessano personalmente e che tutto ciò che gli portiamo in preghiera avrà in un modo o nell’altro una risposta. Man mano che diventiamo meno egoisti e discutiamo con lui delle necessità altrui, il Signore dirà come poterli aiutare, ma non ci rivelerà mai gli affari personali di altri, violandone la privacy. Nell’episodio della donna adultera, Gesù non rivelò alla folla i peccati personali dell’uomo che aveva indotto la donna all’adulterio, ma scrisse per terra forse proprio quei i peccati che riguardavano tutti e in questo modo fece appello alla coscienza degli accusatori. Pastori, anziani o amici si devono a volte occupare di qualcuno per un peccato commes- 95 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 96 so. In questi casi lasciamo che sia Dio a dirigerci e ascoltiamo la voce dello Spirito che ci dice come trattare la persona. Ecco il consiglio di Ellen G. White: «Soltanto quando sentirete di essere pronti a sacrificare il vostro amor proprio e addirittura la vostra vita per salvare un fratello dal male, avrete tolto la trave che è nel vostro occhio e sarete pronti ad aiutarlo. Soltanto allora potrete avvicinarlo e colpire il suo cuore. Nessuno ha mai abbandonato i propri errori spinto dalla censura e dai rimproveri. Al contrario molti si sono allontanati dal Cristo e hanno definitivamente chiuso il proprio cuore alla possibilità di riconoscere i propri errori. Uno spirito gentile, affettuoso e amabile può salvare colui che è nell’errore per aiutarlo ad abbandonare il peccato» - E.G. White, Con Gesù sul monte delle beatitudini, ed. ADV, 1998, p. 149. L’apostolo Paolo ci ammonisce: «Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato. Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo» (Galati 6:1,2). Non dovremmo mai sottovalutare il lavoro di recupero. Solo le direttive dello Spirito santo e uno spirito di umiltà e di preghiera ci permetteranno di raggiungere e toccare il cuore di un peccatore. E per quanto riguarda le piccole cose che sono per me una tentazione? Dio me ne parlerà? Cose per esempio come la dieta, la casa, i vestiti, il lavoro, i bambini, i rapporti interpersonali? Ricordatevi sempre che Dio è nostro padre e qualsiasi cosa ci riguardi, qualsiasi cosa faccia 96 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 97 parte della nostra vita, lo interessa. Nei precedenti capitoli ho ricordato che Dio si era interessato anche al mio lavoro. Niente gli sfugge. Gesù ci dice che il Padre si accorge anche del passerotto che cade sul terreno. Tanto più si prenderà cura di noi e delle nostre preoccupazioni. Dio s’interessa anche ai vestiti che indossiamo. Ci ha dato buoni consigli in questo campo dicendoci che essi devono essere di buona qualità, modesti, semplici ma eleganti. E credo che possa guidarci anche oggi nella scelta dell’abbigliamento più adatto. Ho da tanto tempo un problema che riguarda le scarpe. I miei piedi sembrano perfettamente normali ma non riesco a trovare calzature comode. Per quarantacinque anni ho sprecato centinaia e centinaia di dollari per l’acquisto di scarpe che non potevo indossare. Sapevo di poter portare solo calzature di buona qualità e così cercavo scarpe che fossero non solo belle esteticamente ma anche comode. Molto spesso nel negozio risultavano tali e inevitabilmente erano costose. Purtroppo, dopo qualche ora che le indossavo sapevo già che i miei piedi non le avrebbero più sopportate. Avevo già parlato di questo mio problema con il Signore, ma un giorno toccai proprio il fondo. «Signore» gli dissi «è ora che utilizzi i miei soldi per qualcosa di più valido. E inoltre ho bisogno di scarpe comode. Come posso camminare e parlare di te con i piedi che mi fanno male? Non so come ma è arrivato per me il momento di trovare il modo di comprare scarpe comode». Ero un po’ preoccupata perché l’unico paio che usavo generalmente in classe e nelle occa- 97 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 98 sioni più eleganti erano piuttosto malandate. A essere sinceri non erano nemmeno comodissime, comunque erano le migliori che avevo. Come avrei fatto a trovarne un altro paio? Chiedendo a Dio di aiutarmi e guidarmi gli ricordai che le scarpe mi servivano anche per lavorare per lui. Il problema delle scarpe continuò a preoccuparmi. Alcuni giorni dopo, mentre parlavo con un’amica al telefono, menzionai casualmente la difficoltà che avevo in questo campo. «Sono stanca» le dissi «di continuare a spendere soldi per scarpe che non posso indossare. Ho chiesto a Dio di darmi scarpe comode». La mia amica sospirò: «Ti capisco, anch’io ho lo stesso problema ma ho trovato un negozio che vende proprio scarpe per piedi difficili». «Dammi l’indirizzo» le chiesi, «è lontano da qui?». Il giorno successivo guidai fino al piccolo negozio. Le vetrine erano piene di saldi. Speranzosa, detti un’occhiata alla merce e vidi vari modelli che mi piacevano, sia scarpe eleganti sia sportive. I saldi erano eccezionali. Provai alcune paia di scarpe e le trovai comodissime. Ero al settimo cielo, anche se, dissi a me stessa, spesso le stesse scarpe che nel negozio mi andavano benissimo mi facevano male a casa. «Come va» mi chiese la commessa «quale ha deciso di prendere?». Le volevo rispondere di allontanarsi perché volevo fare una preghiera ma le dissi semplicemente che ci dovevo pensare ancora un momento. Mettendomi di nuovo a sedere guardai e riguardai le scarpe. «Signore» pregai silenziosamente «è questa la tua risposta alla mia preghiera? O sto nuovamente buttando 98 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 99 via i soldi?». Mi sarebbe piaciuto che Dio mi avesse risposto direttamente proprio là nel bel mezzo del negozio, ma a volte Dio parla per bocca della provvidenza, per edificare la nostra fede. Dopotutto avevo pregato e un’amica mi aveva dato l’indirizzo di quel negozio. Sicuramente era la risposta del Signore. Decisi di agire per fede e comprai quattro paia di scarpe: due eleganti e due sportive. Quando arrivai a casa con i pacchi mio marito mi guardò interrogativamente. Sapeva bene quale fosse il mio problema con le scarpe e non era stupito: a casa cammino quasi sempre a piedi nudi. Ma la cosa meravigliosa fu che ogni paio di scarpe acquistato quel giorno si rivelò comodissimo e ancora adesso calzo quelle scarpe. Dopo di allora ho acquistato nello stesso negozio altre due paia di scarpe e sono tutte comodissime. Sono molto grata al Signore per essersi interessato alle mie scarpe. Nello stesso modo Dio ci aiuterà a scegliere la carriera, le macchine, le case, ecc. Egli vuole essere coinvolto nei nostri affari e nella nostra vita di ogni giorno. Dio vuole che ci consigliamo con lui per il matrimonio e per i figli. Dio ci chiede soprattutto di tener presente una cosa: «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più» (Matteo 6:33). Gesù ha fatto questo commento subito dopo aver parlato delle necessità materiali della vita: è quindi ovvio che le considerava secondarie rispetto al suo regno. L’apostolo Paolo consigliava ai corinzi: «Ma questo dichiaro, fratelli: che il tempo è ormai 99 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 100 abbreviato; da ora in poi, anche quelli che hanno moglie, siano come se non l’avessero; quelli che piangono come se non piangessero; quelli che si rallegrano, come se non si rallegrassero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché la figura di questo mondo passa. Dico questo nel vostro interesse; non per tendervi un tranello, ma in vista di ciò che è decoroso e affinché possiate consacrarvi al Signore senza distrazioni» (1 Corinzi 7:29-35). Quanto più vicini al tempo della fine siamo noi rispetto ai corinzi! Sì, Dio vuole parlarci della nostra vita personale e delle necessità pratiche ma ancora di più vuole condividere con noi i segreti del suo regno. Ci possiamo aspettare che gli stessi temi di cui discuteva Gesù quando era sulla terra come essere umano, siano quelli di cui Dio oggi vuole parlare con noi. Le Scritture non ci presentano un Dio che svela grandi verità scientifiche o parla solo all’intelletto. «Non disse nulla per soddisfare la curiosità o l’ambizione egoistica; non si soffermò su teorie astratte, ma si occupò di quello che è essenziale per lo sviluppo del carattere, di quello che accresce nell’uomo la capacità di conoscere Dio e aumenta in lui la forza di fare del bene» - E.G. White, Principi di educazione cristiana, p. 67. Molti discorsi di Cristo puntavano sui contrasti tra i principi del regno celeste e quelli dei regni di questo mondo. Quando i suoi discepoli gli chiesero perché parlasse in parabole Gesù rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i 100 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 101 misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato» (Matteo 13:11). Gesù poteva parlare esplicitamente del regno dei cieli con i suoi discepoli ma per gli altri parlava in parabole, perché la maggior parte non era in grado di capire le cose spirituali. E in realtà anche oggi capiamo meglio le parabole. In esse la verità cresce, si espande e cambia con il maturare della nostra spiritualità. Dio ha rivelato i segreti del suo regno a coloro che sono maturi spiritualmente. Proprio poco prima di morire Gesù cercò di preparare i discepoli, abituati ad ascoltare la sua voce familiare, ad ascoltare la stessa voce ma internamente: «e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò da voi. Ancora un po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Giovanni 14:16-21). Gesù ha espresso questo pensiero ancora più chiaramente: «ma il Consolatore, lo Spirito santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (v. 26). Più tardi nello stesso discorso Gesù disse ai discepoli che lo Spirito santo ha tre importanti messaggi da imprimere nei cuori di coloro che 101 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 102 ascoltano le cose spirituali. Lo Spirito convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (Giovanni 16:8-11). Ci aspettiamo che Dio discuta queste cose anche con noi. E in realtà la prima evidenza che lo Spirito santo ci sta parlando è la profonda convinzione di essere peccatori. Vedendo la giustizia di Cristo e accettando il suo perdono, rivelatoci dallo Spirito santo, possiamo credere nella sua salvezza e dare inizio a quel rapporto intimo e familiare di cui abbiamo appena parlato. Capire che il Signore ci parla delle cose pratiche della vita è una salvaguardia contro le tentazioni dell’avversario. Dal 1844, secondo la profezia di Daniele, il popolo di Dio vive il giorno del giudizio (yom Kippur). Oggi è il tempo opportuno per approfondire le profezie bibliche e l’insegnamento di Gesù. Oggi è il tempo propizio per glorificare il carattere del Signore nel mondo e per scoprire il modo migliore per santificare il giorno di riposo e di osservare i comandamenti di Dio e conservare la fede in Gesù. Questo è il momento opportuno per testimoniare che Gesù trasforma il nostro carattere ogni giorno e che desideriamo rassomigliargli. Il Signore vorrà certamente parlarci dei doveri e dei privilegi che caratterizzano i credenti dei tempi della fine. È un nostro privilegio camminare con Dio come fece Enoc. Dio ci parlerà di tutte quelle cose di cui parla un padre, un innamorato, un amico. Ma ricordatevi che Dio ci guida verso pensieri sempre più profondi per fare di noi quel popolo che grazie alla sua forza possiamo diventare. Parlare con Dio ci cambierà sempre. 102 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 103 «Benedetto l’uomo che confida nel SIGNORE, e la cui fiducia è il SIGNORE! Egli è come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume; non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno e non cessa di portar frutto» (Geremia 17:7,8). Anche noi porteremo frutto se ascolteremo la voce del Signore. Conclusione Di che cosa mi parlerà Dio? Non farà certamente pettegolezzi sulle stelle del cinema o sugli uomini politici, ma ci parlerà di ogni cosa che riguarda la nostra pace. Egli vuole partecipare a tutti gli aspetti della nostra vita: anche i dettagli della vita quotidiana sono importanti per lui. Gesù ha detto ai suoi discepoli di cercare prima il regno di Dio e ogni cosa sarebbe stata data in più. Anche se sa che dobbiamo vivere in questo mondo, ci consiglia di non tormentarci troppo per le cose terrene ma di sperimentare una relazione personale con Dio. Egli ci parlerà del genere di cose di cui Gesù si è occupato sulla terra: - cose essenziali allo sviluppo del carattere - cose capaci di aumentare la capacità di conoscere Dio - cose che possono accrescere la possibilità di fare il bene - cose che riguardano la gestione della vita e che ci collegano all’eternità. Gesù ha anche promesso ai suoi discepoli che, dopo averli lasciati, il Padre avrebbe invia- 103 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 104 to un consolatore, lo Spirito santo, che sarebbe stato sempre con loro. Lo Spirito santo li avrebbe istruiti e avrebbe ricordato loro quanto Gesù aveva insegnato. Gesù disse ai discepoli che lo Spirito avrebbe avuto tre importanti compiti: - convincere di peccato - rivelare la giustizia di Cristo - mettere in guardia circa il giudizio futuro (Giovanni 16:8-11). Dio desidera guidarci verso una saggezza sempre più profonda e verso la conoscenza del suo regno: adorazione, osservanza dei comandamenti, testimonianza, dottrina e profezia. Imparando ad ascoltare la voce di Dio avremo la possibilità di essere cambiati. 104 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 105 Capitolo 10 Ubbidienza C ome ogni rapporto anche quello con Dio dipende dal modo in cui rispondiamo quando ci parla, e comunque è importante rispondergli ogni volta che ci parla. La risposta può essere di lode, come ho ampiamente mostrato nel capitolo otto, di pentimento o d’azione. Non rispondere diminuisce quasi sicuramente la nostra futura capacità di sentire la voce di Dio e di percepire la sua presenza. Per continuare a sentire la voce di Dio devo ubbidire spontaneamente, quando mi parla e m’invita a modificare un aspetto del mio carattere o a realizzare qualcosa. Ma se non ubbidisco, per paura, ribellione o interesse entro in depressione e divento indifferente e pessimista. Spesso passa molto tempo prima di essere di nuovo in grado di sentire la presenza di Dio e sentire la sua voce. È triste notare che non sempre ci accorgiamo della sua assenza. La disubbidienza addormenta la coscienza e può renderci aspri e disillusi. Fortunatamente Dio è paziente e indulgente. Per aiutarci a risolvere un problema o sempli- 105 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 106 cemente a prenderne consapevolezza, il Signore lo affronta da varie angolazioni. Alcuni episodi della mia vita possono illustrare il metodo che Dio usa per ognuno di noi. Sono innanzitutto felice perché la Bibbia parla di vittorie e di sconfitte: le sconfitte mi danno la speranza di poter superare le mie debolezze e i successi mi rivelano la potenza di Dio. Nella mia esperienza ho provato entrambe le situazioni. Ricordate che nel capitolo due ho parlato di come Dio mi svegliasse ogni mattina per parlare con lui. Camminavo con gioia insieme al Signore e il Signore rinnovava ogni giorno il miracolo dentro di me e mi parlava durante le mie occupazioni quotidiane. Per introdurvi alla seconda parte di questa storia è utile che vi dica qualcosa di me. Sono sempre stata una sognatrice. Fin da piccola avevo scoperto che per rendere la vita più piacevole potevo ricorrere all’immaginazione. Raramente mi annoiavo appunto perché avevo l’immaginazione come compagna. Credo che la fantasia ci venga da Dio e sono riconoscente per la gioia che mi dà nel mio cammino di cristiana. Tuttavia anche le cose positive si possono rovinare per puro egoismo, e qualche volta il tutto ha l’apparenza dell’innocenza. Da bambina, quando la vita diventava noiosa o sgradevole mi rifugiavo nelle fantasticherie e la mia vita di bambina era felice. Anche se spesso stavo male non mi lamentavo. La mia fantasia mi portava a immaginare storie fantastiche di cui erano protagoniste le mie bambole, e con le mie storie divertivo anche le mie sorelle. Avevo l’abitudine di raccontare queste storie la sera a 106 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 107 letto e ogni storia durava circa una settimana o più. Io stessa non sapevo all’inizio quali sarebbero stati gli sviluppi e la fine delle mie storie, ma suppongo che questo sia normale per ogni bambino. Man mano che crescevo questa mia fantasia divenne un meccanismo che m’impediva di fare le cose che dovevo fare e spesso creavo storie che esaltavano me stessa. Quando, da giovane madre, Dio incominciò a svegliarmi ogni mattina per parlare con lui, piano piano mi fece vedere i pericoli di questo mio sognare a occhi aperti. Ero così occupata che non mi restava molto tempo per leggere, ma anche mentre lavoravo continuavo a sognare a occhi aperti. I soldi che avevamo bastavano appena per sopravvivere, e spesso mi sorprendevo a sognare sul come avrei speso un milione di dollari se l’avessi avuto. Sognavo per esempio una grande e bellissima villa con una camera per ognuno dei nostri quattro figli mentre in realtà vivevamo in una casa piccolissima, praticamente l’uno sull’altro. Programmavo mentalmente il giardino dove avrei piantato fiori e cespugli. M’immaginavo di avere in garage una macchina nuova e bella e tanti vestiti per tutti. Questi sogni sembravano innocui e mi rendevano felice e contenta. Ma Dio disse no: voleva che la mia mente fosse libera di udire la sua voce e pensare i suoi pensieri. Fu duro da accettare. Malgrado la sua presenza fosse reale e mi soddisfacesse pienamente, avevo paura di abbandonare la possibilità di una vita irreale. Ritardai nel dire sì a Dio. Ben presto fummo trasferiti in un’altra città e in un’altra chiesa, e nella confusione del momento 107 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 108 ripresi l’abitudine di sognare a occhi aperti. La cosa straordinaria fu che dimenticai che Dio mi aveva precedentemente parlato di questa situazione. Continuai a sognare per molti anni duri e infelici. Fu solo nel momento in cui il più grande dolore della mia vita mi piombò addosso, che Dio, attraverso la preghiera del santuario, mi parlò di nuovo di questo argomento e mi ricordò di averlo già fatto nel passato. Questa volta presi la ferma risoluzione di ubbidire a Dio e di dirgli: «Sì, mio Signore, ho felicemente abbandonato l’abitudine di sognare a occhi aperti». Ma quello che più mi ha rattristato è stato riconsiderare il mio passato e realizzare che Dio mi aveva dato l’opportunità di camminare con lui più di trent’anni addietro e non ne avevo colto l’occasione. Se avessi accettato la sua offerta di aiuto la mia vita sarebbe stata sicuramente diversa, e così anche quella dei miei figli, di mio marito e delle comunità dove avevamo lavorato: avrei potuto essere una testimone di Dio molto più efficace. Ma Dio, nella sua bontà, non mi aveva abbandonata, aveva solo seguito un piano diverso. Sì, mi parlava, mi guidava e mi istruiva, ma si era persa quella particolare intimità, e dovevano passare trentacinque anni prima che potessi di nuovo operare la scelta. La sola consolazione per il mio passato rifiuto era il grande conforto che Dio mi dava. La sua promessa era per me «un manto di lode» in luogo di uno «spirito abbattuto» (Isaia 61:3). Ringrazio Dio per la sua pazienza, per il suo amore, per la sua volontà di accettarmi completamente e per l’opportunità che oggi mi dà di servirlo. 108 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 109 Altri hanno fatto la mia stessa esperienza. Un giovane con il quale avevo parlato durante un seminario me ne aveva raccontata una simile: Dio gli aveva fatto notare che qualcosa della sua vita doveva cambiare. Improvvisamente si era ricordato che Dio gli aveva parlato di questa stessa cosa dieci anni prima. Ma avendo deciso in quel momento di non ubbidire, aveva dimenticato tutto. Anche voi non dovete disperare se avete avuto una simile esperienza. Dio non vi abbandonerà. Mi viene in mente la storia di Abramo che non aveva avuto fiducia nella capacità di Dio di salvare la sua vita e aveva mentito facendo passare Sara per sua sorella. Lo aveva fatto due volte. Non ci viene detto quanti anni passassero tra i due episodi, ma infine Dio mise Abramo davanti alla prova più grande: offrire il figlio in sacrificio a Dio. Grazie a Dio Abramo superò la prova! Ma forse se non avesse fallito le altre due volte, Dio non lo avrebbe messo di fronte a quest’ultima esperienza. Comunque sono grata per la storia di Abramo. E sono anche contenta per la prova finale che ha dovuto affrontare. Mi ha confortato il cuore e mi ha aiutato a capire l’amore di Dio per me. E così anch’io racconto la mia storia. Non dite mai no a Dio: perdereste molto. Rispondete sempre a Dio che vi parla. Nel corso degli anni Dio mi ha fatto conoscere molte persone. Spesso ho capito che me le aveva fatte incontrare perché le amassi, pregassi e mi interessassi a loro, almeno per un certo periodo di tempo. Lavoravo come bibliotecaria 109 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 110 in uno dei nostri licei e per quattro estati avevo frequentato uno dei nostri collegi per ottenere un diploma di bibliotecaria. In quei quattro anni feci molte esperienze e nuove amicizie. Durante la prima estate frequentai per due settimane un corso di approfondimento e la mia compagna di camera era una suora cattolica. Suor Anna aveva dieci anni più di me ed era bibliotecaria in un liceo cattolico. Sin dal primo momento del nostro incontro avevo sentito che la presenza di Dio costituiva un legame molto forte nel nostro rapporto. Era la prima volta, dall’età di sedici anni, che suor Anna indossava abiti laici. Qualcun altro li aveva comprati per lei e non le si addicevano molto. Ricordo che in una caldissima mattina si era allontanata dopo l’inizio della lezione perché non si sentiva a suo agio con le braccia nude. Era la prima volta che le capitava di vivere questa circostanza in quasi cinquant’anni. Era rientrata subito in camera e aveva indossato un golf. Suor Anna mi osservava in tutto quello che facevo. Preparavo la colazione nel cucinino dell’appartamento che condividevamo e facevo la preghiera prima dei pasti. Per le meditazioni del mattino e della sera leggevo dei brani in una moderna versione del Nuovo Testamento, poi insieme ci inginocchiavamo e mentre io pregavo lei generalmente sgranava il rosario. Mi parlò di lei e della sua vita, del perché era entrata in convento all’età di sedici anni, delle sue ansie per ogni nuova suora che entrava in convento e di tutte le cose strane che succedevano da quando alle suore era stato permesso di indossare abiti laici: alcune portavano gioielli e 110 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 111 altre persino fumavano. Sentii che c’era in lei un sincero attaccamento a Dio e alla verità. Spesso passavamo insieme il sabato. Suor Anna veniva in chiesa con me perché il suo sacerdote le aveva suggerito che «mentre era a Roma doveva fare quello che fanno i romani». S’interessava moltissimo allo studio collettivo della Parola di Dio (la scuola del sabato) e al culto d’adorazione. Per lei era la prima volta che frequentava una chiesa protestante. Un annuncio fatto in chiesa ci informò che nel pomeriggio Arthur White avrebbe presentato un programma di diapositive e avrebbe parlato della nonna. Mi ripromisi di essere presente. Nel frattempo alcuni amici mi avevano invitato ad un picnic... invitai a mia volta suor Anna a partecipare ma mi disse che doveva studiare e che preferiva rimanere in camera. Avvicinandosi l’ora del programma mi sentii un po’ ansiosa. Dovevo tornare in camera per cambiarmi il vestito ma non volevo chiedere ad Anna di venire con me. Come potevo far comprendere il ministero di Ellen G. White a suor Anna? E comunque - mi dissi - lei stava studiando e sicuramente non sarebbe voluta venire. Ma mentre mi cambiavo mi sentii fortemente spinta a invitarla, e così feci con molta titubanza. Subito si alzò e disse: «Speravo proprio che tu mi invitassi!». Mentre ci recavamo alla riunione spiegai brevemente l’opera profetica di Ellen G. White e la sua collocazione nella chiesa. Suor Anna rimase fino alla fine del programma dimostrando un grande interesse. Pochi giorni prima della sua partenza, alla fine del seminario, suor Anna visi- 111 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 112 tò la libreria della facoltà. Al suo ritorno mi mostrò i libri che aveva acquistato: un Nuovo Testamento identico al mio e due libri di Ellen G. White. Per diversi anni suor Anna ed io ci scambiammo gli auguri di Natale ma poi fu trasferita a un altro convento e persi il suo indirizzo. Mi sono spesso chiesta che cosa ne fosse stato di quella dolce donna che Dio aveva fatto entrare nella mia vita per due settimane. Penso di aver ubbidito alla voce di Dio nell’amicizia con suor Anna ma spesso ho avuto dei dubbi: e se fossi stata più invadente? Se una timidezza eccessiva mi avesse impedito di udire la voce di Dio? L’estate successiva passai otto settimane nella stessa facoltà. La mia compagna di camera era la bibliotecaria di un collegio di una federazione vicina. Ci eravamo già conosciute a un incontro organizzato dalle nostre due federazioni, per cui avevamo deciso di condividere la stessa camera. Condividevamo la stessa fede e studiammo e pregammo insieme per i nostri figli. Fu un’estate piacevole e da allora Martha è stata per me sempre un’amica. La terza estate occupai una stanza singola. Ma il Signore fece sì che incontrassi Elsa, la bibliotecaria di una scuola elementare. Al momento dell’iscrizione Elsa non pensava minimamente che il corso si svolgesse in un’istituzione avventista o forse non aveva nemmeno idea di che cosa fosse la chiesa avventista. La sua stanza si trovava tre camere dopo la mia, al pianoterra del convitto femminile. Avevamo molti corsi in comune e quindi ci incontravamo spesso negli stessi luoghi, mangiavamo insieme 112 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 113 e studiavamo insieme. Ogni pomeriggio la invitavo nella mia camera a bere un succo di frutta freddo. Un giorno mi disse che quello era proprio il momento della giornata in cui era abituata a bere una birra. Dio mi aveva guidata a soddisfare un suo bisogno. Studiammo insieme per gli esami e spesso pregavo con lei, chiedendo a Dio di aiutarci nello studio e naturalmente negli esami. Superammo entrambe l’esame finale con successo. Generalmente Elsa tornava a casa per i week end perché abitava nella città vicina. Ma un week end rimase a scuola per poter studiare di più. Le spiegai che di sabato non studiavo per cui lo fece da sola. Quel sabato sera al tramonto sentii chiaramente che Dio mi chiedeva di andare nella stanza di Elsa per pregare con lei. All’inizio mi sentivo frenata e mi chiedevo che cosa avrebbe pensato Elsa. Dopotutto era rimasta per studiare. Poi mi ricordai che durante un seminario un professore ci aveva detto che nei casi in cui eravamo esitanti a ubbidire alla voce di Dio dovevamo porci questa domanda: qual è la cosa peggiore che potrebbe succedermi? Per cui mi chiesi: «Che cosa potrebbe succedermi di brutto se vado nella camera di Elsa e le chiedo di pregare con me?». «Beh» mi dissi «mi potrà dire che non vuole farlo perché è occupata». Decisi che avrei potuto sopportare questo rifiuto. Risi fra me e me e dissi: «Bene, Signore, andrò». Bussai alla porta e lei mi rispose, apparentemente felice di interrompere per qualche minuto lo studio. «Elsa» le dissi «generalmente quan- 113 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 114 do sono in famiglia al tramonto del sabato ringrazio il Signore e prego per i miei figli. Ti dispiace se prego con te per i miei figli?». Elsa mi aveva confidato che il figlio di sedici anni aveva dei problemi e che non le piacevano le compagnie che frequentava. Sospettava anche che facessero uso di droghe. Il figlio era diventato estremamente scortese con lei ed Elsa ne soffriva molto. Così io e lei pregammo per i nostri figli. La mattina dopo il telefono della mia camera squillò alle sette e mezzo. Era la voce eccitatissima di Elsa. «Carrol!» esclamò «Dio ha ascoltato le tue preghiere. Ieri sera alle undici e mezzo ha chiamato mio figlio e ha detto di essere molto dispiaciuto per tutti i problemi che mi ha causato. Ha deciso di comportarsi meglio e di non fare più uso di droghe. E mi ha detto che mi vuole bene». Elsa era così commossa che anch’io mi sono lasciata coinvolgere. Insieme ringraziammo il Signore per la risposta immediata. Poi pensai: «Se non fossi andata nella camera di Elsa per pregare?». Fui estremamente felice di aver prestato ascolto alla voce di Dio. La quarta estate Dio mi mandò un’altra compagna di camera: Julie, mia figlia. Fui sorpresa di sapere che aveva accettato di dividere la stanza con me. Poiché ero molto presa dagli studi e lei lavorava nel dipartimento di biologia, non ci ritrovavamo quasi mai insieme in camera. Alla fine dell’estate mi disse: «Sai, mamma, avevo molti dubbi sulla nostra convivenza nella stessa camera». Risi fra me perché avevo avuto anch’io gli stessi dubbi. «Ma sei stata la migliore compagna di camera che abbia mai avuto» pro- 114 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 115 seguì. «Sì» aggiunsi «sicuramente la sola che ti abbia lavato la biancheria e rifatto il letto!». Però fui molto riconoscente a Dio per i momenti vissuti con Julie durante le due settimane estive, qualunque siano state le sue motivazioni. È importante mettere subito in pratica qualsiasi cosa Dio ci spinga a fare. Man mano che procediamo sul cammino dell’ubbidienza egli illumina la strada per proseguire il percorso. Mi fa venire in mente la lampada che un minatore indossa sul casco: mentre avanza la luce prosegue con lui, ma se si ferma la luce si arresta. Possiamo vedere il cammino spirituale davanti a noi solo se avanziamo sulla strada dell’ubbidienza. Dio vuole essere per noi una presenza viva e quotidiana. Sarà possibile solo se risponderemo alla sua voce. Conclusione La maniera con cui rispondiamo oggi agli appelli di Dio condiziona il proseguimento di una relazione futura con Dio ancora più feconda. Le nostre risposte possono essere di lode, di pentimento o d’azione. Più sono disposta a mettere in pratica gli insegnamenti di Dio più aumenta la mia capacità di ascoltare la sua voce. Al contrario se rifiuto diventa ancora più difficile riconoscere le parole di Dio e percepire la sua presenza. Infatti il non ascolto attenua la convinzione, porta il credente allo sconforto e alla depressione, indebolisce la coscienza, arreca la delusione e l’asprezza d’animo. Una parola, un consiglio di Dio non ascoltati al momento opportuno possono ripresentarsi dopo anni e 115 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 116 accorgersi di aver perso un tempo prezioso. Infatti Dio non ci abbandona a causa della nostra disubbidienza ma rinnova i suoi appelli, come fece con Abramo. È importante mettere in pratica immediatamente qualsiasi cosa Dio ci chieda di fare. Ci accorgeremo che non vale la pena correre il rischio del rifiuto. Seguire la voce di Dio ci porterà sempre più lontano nel cammino della fede. Dio desidera essere nella nostra vita una presenza vivente e quotidiana. Questo è possibile se gli ubbidiamo. 116 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 117 Capitolo 11 Archivi della mente U n giorno Tami, la mia nipotina di nove anni, dopo essersi lungamente guardata e riguardata allo specchio disse alla madre: «È incredibile: la nostra testa è molto più grande all’interno che all’esterno!». L’intuizione di Tami mi sorprese. Non era meraviglioso che anche una bambina riuscisse a capire le infinite possibilità della mente umana? Imparare ad ascoltare la voce di Dio è possibile solo con la mente umana. Dio l’ha progettata in modo meraviglioso. Il re Davide dice: «Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene» (Salmo 139:14). È solo attraverso la mente che Dio raggiunge l’animo umano. La preghiera, la comunicazione a doppia corsia tra terra e cielo, opera attraverso la mente. I cinque sensi: gusto, tatto, odorato, udito e vista sono i viali di accesso sia del bene sia del male. Le risposte che daremo renderanno più acuto l’udito spirituale o lo affievoliranno. Se la mente fosse veramente piccola come la testa sarebbe facilissimo controllarla. Ma, come 117 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 118 Tami ha detto, l’interno è molto ma molto più ampio dell’esterno! La nostra mente conserva in archivio i fatti di una intera vita, la maggior parte dei quali riposa nell’inconscio e non ne viene quasi mai rimossa. Eppure ci viene detto che l’inconscio controlla quasi l’80 per cento del nostro modo di agire durante la vita. Spesso senza nemmeno rendercene conto reagiamo in un certo modo a causa di quello che abbiamo vissuto nel passato. Quando ho accettato Gesù come mio Salvatore e ho chiesto a Dio di guidare anche la mia mente, non avevo idea di quanta immondizia fosse stivata nel mio inconscio: una parte ereditata e una parte coltivata da me. E non mi rendevo conto che Satana avesse intelligentemente imparato a circoscrivere i centri nervosi della nostra mente per tentare perfino i credenti. Ma, grazie al Signore, l’opera più importante dello Spirito santo è rivelare passo per passo che cosa nascondiamo nel subcosciente. Chiedendo perdono per i peccati del passato e presentandoli a Dio perché vengano rimossi, potremo fronteggiare le accuse dell’avversario che mirano a colpire la mente. A quel punto potremo udire la voce di Dio che dice: «Questa è la via, camminate per essa!» (Isaia 30:21). Perché Dio non spazza via una volta per tutte il sudiciume dalla nostra «cantina»? È una domanda che nel passato spesso mi sono posta. La risposta è che Dio ci ha creati liberi. Egli desidera che ogni persona prenda consapevolezza di quanto sia profondo il bisogno di lui, che ognuno capisca le proprie debolezze, resistenze e ribellioni, e che ogni individuo possa coopera- 118 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 119 re con lui nel processo di purificazione e di guarigione. Dopotutto l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, il quale desidera che camminiamo al suo fianco per ricostruire la nostra vita. Ogni modifica deve essere realizzata in accordo con Gesù e con lo Spirito santo. Solo in questo modo il nostro carattere si fortificherà. Ricordiamoci sempre che Dio non è un mago. Oggi siamo abituati a una spiritualità sacromagica: non mi riferisco ai trucchi da circo, ma a come viene presentato il soprannaturale attraverso i mezzi di comunicazione di massa: televisione, stampa, letteratura ecc. La magia attrae la natura umana. Anche i cristiani spesso scelgono inconsciamente il lato magico dei miracoli perché nella magia non c’è sforzo di comprensione mentre il miracolo ci mette a disagio. La magia non ci chiede niente, non dobbiamo sacrificare niente. Infatti non comprendiamo che i miracoli provenienti da Dio sono autentici mentre la magia porta solo alla delusione. Ma in Dio non c’è magia anche se i suoi miracoli vengono spesso contraffatti da potenze occulte. Parlo in prima persona di questo argomento perché Dio mi ha mostrato quanto sia stato non proficuo per la mia vita spirituale credere in una spiritualità magica: aspettarsi molto senza fare niente, ottenere un maggior profitto senza sofferenza alcuna. Mi sono sempre piaciute le storie di avventura, coraggio, amore e magia. Naturalmente sapevo che la magia non era reale. Ma quando lessi i miracoli di Gesù inconsciamente mesco- 119 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 120 lai la menzogna con la verità. I cristiani devono fare attenzione a non assorbire le teorie del mondo applicandole a Dio. Il Signore opera in modo completamente diverso. La magia è finta, il miracolo è reale. Mosè fece dei miracoli davanti al faraone d’Egitto. I maghi del Faraone operarono fenomeni simili ai miracoli di Mosè, ma le magie svanirono mentre i miracoli durarono per sempre. Il miracolo che Dio opera nella nostra vita è la formazione del carattere. La magia non porta felicità duratura a nessuno, mentre il miracolo di un carattere rigenerato ci darà eterna felicità. I miracoli autentici sono da Dio, non sono nostri. Un miracolo ci cambierà per sempre e le nostre vite non saranno più le stesse. Un miracolo non fallirà mai. Dieci anni dopo il miracolo che Dio ha fatto nella mia vita sento che era proprio quello di cui avevo bisogno. La Bibbia chiama questi miracoli quotidiani un processo di santificazione, la crescita giorno per giorno, ed è così che Dio ci prepara a vivere nel cielo con gli angeli. La crescita graduale della mente e della vita è un miracolo così reale quanto la trasformazione immediata della nuova nascita. Quando Gesù alle nozze di Cana tramutò l’acqua in vino, realizzò più in fretta i processi di trasformazione degli alimenti. Fu lo stesso miracolo della vita che ogni giorno si rinnova. Ogni alimento è un miracolo di Dio che utilizza il sole, la pioggia, gli elementi del suolo e naturalmente il lavoro dell’uomo per la produzione del cibo. Il miracolo è un’accelerazione di questo procedimento, ma Dio lo ha rallentato per permetterci di cooperare intelligentemente 120 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 121 con lui. Egli vuole che ci sentiamo a nostro agio con gli altri abitanti del cielo. Poiché Dio ci ha creati a sua immagine, sa anche che la nostra mente può crescere e capire idee che al momento ci sembrano incomprensibili. Gli strumenti che Dio utilizza per scavare nel profondo della mente umana sono le difficoltà, il dolore, la sofferenza. Certo non ci piacciono, ma vi posso assicurare che la gioia che ne deriva è superiore al dolore. E alla fine con l’aiuto di Dio si trova la vera felicità. Ecco un altro modo per imparare a sentire la voce di Dio: scegli oggi di cooperare con Dio per rinnovare la mente. Permettigli di rimuovere dal subcosciente la sporcizia per poter vivere non più nel passato ma nel presente. Quando feci questa scelta non avevo idea di cosa mi aspettasse. Ma non l’ho mai rimpianta, nemmeno per un istante. È come decidere di partecipare a un’escursione in montagna: se la prima volta avessi immaginato la fatica che mi aspettava non sarei partita; ma poi la gioia e la bellezza delle montagne, i fiori selvatici, i fiumi, il cielo azzurro, le notti stellate mi fecero dimenticare ogni cosa. Lo stesso avviene quando decidiamo di prepararci a una spedizione con Dio: se ti soffermi solo sulla sofferenza non vale la pena incominciare; ma quando poi provi la gioia e l’amicizia di Gesù la sofferenza scompare. Non arriveresti mai a pensare che la mente, che coabita con il cervello, che a sua volta confina con le ossa e la pelle di una piccola testa possa contenere spazio sufficiente per esplorare tutta la vita. Ma è così. Ed è un viaggio entusiasmante. 121 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 122 Ho iniziato coscientemente questo viaggio quando ho incominciato a praticare la preghiera del santuario. Man mano che salivo i gradini del santuario (capitolo 3) scoprivo che Dio aveva piani radicali per la mia riconversione. Era eccitante ma anche spaventoso. Ma so che la mia spedizione con Dio non finirà fino al ritorno di Gesù e che in cielo inizieremo un viaggio spirituale eterno. Per molto tempo mi sono preoccupata perché non sapevo quali peccati Dio avesse annotato sui libri del cielo. Come potevo essere sicura di averli confessati uno ad uno? Studiando il santuario ho provato un grande sollievo nel realizzare che Gesù, il mio sacerdote, ha riservato un posto speciale - il luogo santissimo del santuario in cielo - e un momento particolare - il giorno del giudizio investigativo - per rivelarmi quello che i libri del cielo dicono di me. Egli non nasconde niente. Ci vuole tempo per capire la serietà delle rivelazioni divine ma Dio ci concede tutto il tempo di cui abbiamo bisogno. Non molto tempo fa Dio mi sorprese con tutta una serie di piccoli incidenti. Il primo ebbe luogo proprio il primo giorno in cui accendemmo il condizionatore d’aria. Avevamo l’abitudine di spegnere il condizionatore verso le sei o le sette di sera, non appena la temperatura esterna incominciava a rinfrescarsi. Durante la notte spalancavamo le finestre e le chiudevamo di nuovo al mattino, in attesa di riaccendere il condizionatore verso mezzogiorno. Quella notte avevamo spento il condizionatore e le finestre erano spalancate. Faceva caldo e mi misi a dormire sopra le coperte. Ben presto però 122 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 123 mi svegliai con addosso una sensazione di freddo: mi misi sotto le coperte e mi riaddormentai. Ma non passò molto che ero di nuovo sveglia, questa volta coperta di sudore. Gettai via le coperte e tornai a dormire. Questo coprirmi e scoprirmi durò tutta la notte. Caldo, freddo, caldo, freddo: passai una notte estremamente irrequieta. Al mattino mi svegliai e andai in bagno. Passando davanti alla caldaia mi accorsi che era accesa! Ecco perché non ero riuscita a dormire bene! Essendo l’apparecchio in funzione, l’aria fredda che entrava dalla finestra non solo raffreddava me ma faceva scattare anche il termostato della caldaia e la metteva in funzione, e di conseguenza sudavo. Successivamente la casa si riscaldava e il termostato si spegneva... ed ecco di nuovo la brezza che mi gelava. E così per tutta la notte. Immediatamente spensi la caldaia e tornai a letto. Era evidente che chiunque avesse spento l’aria condizionata aveva inavvertitamente acceso il riscaldamento. Più tardi affrontai mio marito: «Lo sai che cosa hai fatto ieri sera? Quando hai spento il condizionatore hai acceso il riscaldamento!». E gli raccontai della mia notte insonne. Mio marito, che ha un sonno di piombo, non si era accorto di niente. «Mia cara» mi disse «non ricordo proprio di averlo fatto!». «Naturalmente» risposi «non lo ricordi perché non lo hai fatto apposta». Lasciammo cadere l’argomento e nessuno di noi ci ritornò sopra. Quello stesso giorno però, più tardi, mentre stavamo parlando di tutt’altra 123 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 124 cosa, udii mio marito mormorare qualcosa tra i denti. Lì per lì non riuscii a capire, ma quella frase sussurrata rimase evidentemente in un angolino del mio cervello e mi si ripresentò più tardi. Aveva detto: «Mi si rimprovera sempre per cose che non faccio». Non so perché ma la sua frase mi colpì e sentii che Dio la stava imprimendo nella mia memoria. Molti giorni dopo entrai in bagno e notai che il mio asciugamano non era stato appeso per il verso giusto. Sono una perfezionista, mi piace la casa pulita e ordinata e ho passato molti anni della mia vita a educare tutti i membri della famiglia ad appendere per il verso giusto gli asciugamani. La mia reazione a quella vista fu quindi immediata: «Che cosa ha fatto John con il mio asciugamano?». Ma immediatamente dopo mi resi conto di quanto fossi ridicola. Era chiaro che ero stata io a metterlo inavvertitamente in quel modo. E in quel momento Dio s’infilò nei miei pensieri e mi disse: «Sei stata tu ad accendere il riscaldamento!». Quella verità mi colpì profondamente. Deve essere andata così perché sono io che spengo il condizionatore e apro le finestre di notte e non c’era alcun dubbio che ero stata io a farlo anche quella notte. E allora perché avevo dato immediatamente la colpa a mio marito? Il suo borbottio di qualche giorno prima mi ritornò in mente: «Mi si rimprovera sempre per cose che non faccio». Umilmente riconobbi il mio sbaglio davanti a Dio. Qualcosa di importante stava succedendo dentro di me. «Signore» gli chiesi «che cosa stai cercando di 124 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 125 dirmi?». Dio rispose che la mia abitudine di condannare sempre gli altri per le mie disattenzioni durava da una vita ed era un mio meccanismo di autodifesa. Così facendo evitavo di sentirmi nell’errore! Mi chiesi quanto male avessi fatto a mio marito e senza dubbio anche ai miei figli! «Signore» pregai «ti chiedo perdono. Ho bisogno di cambiare. Cancella i miei peccati e rendimi simile a te. Voglio liberamente e umilmente prendermi la colpa per i miei sbagli». Più tardi nello stesso giorno Dio rafforzò questo bisogno di cambiamento.Verso mezzogiorno, mentre uscivo dal soggiorno, trovai la porta scorrevole aperta benché l’aria condizionata fosse in funzione. Il mio primo pensiero fu: «Perché John l’ha lasciata aperta?». Immediatamente però mi misi a ridere perché mio marito era uscito di casa presto al mattino e quindi la responsabilità poteva essere solo mia. «Signore» confessai «sono senza speranza, ti prego cambiami». Naturalmente sapevo che oltre a Dio dovevo confessare la mia scoperta anche a mio marito. E quella sera lo feci raccontandogli quello che ero riuscita a capire con l’aiuto di Dio. Gli chiesi anche di perdonarmi per la tristezza che sicuramente gli avevo causato nel corso degli anni. John mi si avvicinò, mi abbracciò e mi disse: «Non hai bisogno di chiedermi perdono. Non c’è niente da perdonare. Sei sempre stata una buona moglie». Dio desidera che lo sviluppo positivo del carattere inizi nell’ambito della famiglia. E non importa l’età: egli può sempre cambiare il 125 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 126 carattere e le abitudini. Fa parte del processo della crescita spirituale tramite il quale Dio prepara un popolo a incontrarlo. Il Signore ha grandi piani per l’uomo già qui su questa terra. Egli vuole purificarlo dal peccato, svuotarlo delle cose effimere e riempirlo con i suoi pensieri e i suoi progetti. Tami, la mia nipotina, aveva ragione quando diceva che l’interno della testa è molto più grande dell’esterno. Dandoci i suoi meravigliosi pensieri, Dio desidera ampliare la nostra mente per poterlo ricevere in misura sempre maggiore. Conclusione Dio può influire sulla vita delle persone solo passando attraverso i neuroni del nostro cervello. La preghiera è la strada a due corsie che unisce il cielo e la terra, si serve della mente per operare. I cinque sensi: gusto, tatto, odorato, udito e vista permettono sia al bene sia al male di entrare. La nostra risposta affinerà o smorzerà l’udito spirituale. La mente umana conserva la memoria di tutta una vita, spesso registrata nel subcosciente. Uno dei compiti importanti dello Spirito santo è di rivelarci punto per punto tutto ciò che è conservato nel subconscio in modo che possiamo chiedere perdono e andare da lui per essere purificati. Dio non è un mago: non cancella con una spugna tutti i segreti del passato. La magia è una falsificazione di Satana. I miracoli durano nel tempo, mentre la magia è illusoria. Il Signore opera due miracoli nella vita del credente: quello immediato della giustificazio- 126 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 127 ne (o conversione), con il quale diamo a Dio il controllo centrale della nostra mente, e quello della santificazione che si sviluppa giorno dopo giorno e con il quale Dio rinnova anche il subcosciente. Ogni cambiamento nella nostra vita deve essere il risultato di una scelta personale concertata con Gesù, lo Spirito santo. Poiché Dio ci ha creati a sua immagine ci chiede di interagire nella trasformazione già su questa terra. Scegli oggi di cooperare con Dio rinnovando la tua mente. 127 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 128 Capitolo 12 Riconciliazione della memoria L a mente conserva i ricordi riponendoli in vari classificatori e chiudendoli a chiave nel subcosciente. Di tanto in tanto qualche avvenimento presente fa risalire dal subcosciente una serie di questi ricordi. Poiché fu Dio a creare la mente è lecito pensare che l’abbia fatta così con uno scopo ben preciso. Dio sta preparando un popolo la cui memoria non può riservare sorprese o timori; ma mentre lui usa solo la verità per governare la mente, Satana è libero di usare la menzogna. È importante dunque che la mente sia sempre sotto il controllo divino. Geremia descrive la mente umana: «Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? Io, il SIGNORE, che investigo il cuore... per retribuire ciascuno secondo le sue vie» (Geremia 17:9,10). Ma il profeta manifestò la sua fiducia nella capacità di Dio di guarire la mente ammalata: 128 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 129 «Guariscimi, o SIGNORE, e sarò guarito; salvami, e sarò salvo; tu sei la mia lode» (v. 14). Se il popolo di Dio coopera con lui e confessa i peccati del passato, non potrà più essere tentato da Satana. Il passato è passato, quello che resta da fare è capire la propria debolezza e imparare ad affrontare Satana che cerca di controllare la mente... Dio desidera un popolo intelligente, libero dai bagagli del passato: reali o immaginari. Imparare a riconoscere il lavoro che Dio fa dentro di noi ci aiuta a capire quanto sia importante cooperare e mantenere aperte le vie di comunicazioni tra cielo e terra. Il Signore prende le nostre menti, deboli e colpevoli, le guarisce e rivela i segreti del suo regno. Avevo quattordici anni quando a Natale una delle mie sorelle, la più piccola, per la prima volta era andata in giro per negozi a comprare regali con i soldi che aveva guadagnato. Il regalo per me fu un delizioso asinello di ceramica di colore beige con gli zoccoli marroni, la coda ritta, la criniera, gli occhi, le orecchie e le narici rosa. Sin dal primo momento in cui lo vidi me ne innamorai e lo chiamai Bimbo. Il regalo per la nostra sorella maggiore fu invece un cervo di colore blu che Ardith chiamò Bambi. Mettemmo le due statuine sul tavolo, una accanto all’altra, e le rimirammo tutta la sera. Poiché amavamo teneramente la nostra sorellina, considerammo questi suoi primi regali oggetti preziosi. Li aveva scelti personalmente e li aveva pagati con i primi soldi che aveva guadagnato. Bimbo e Bambi furono quel Natale i nostri regali preferiti. 129 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 130 Bimbo mi accompagnò in collegio e, non solo servì a rallegrare e a rendermi familiare la camera che mi era stata assegnata, ma venne anche utilizzato per rallegrare il mio diario scolastico. Disegnai Bimbo sulla prima pagina di copertina e la sua coda sull’ultima. Dopo sposata Bimbo mi seguì nella nuova casa e mi aiutò a farmi sentire meno sola. John, mio marito, trovò subito il posto giusto per sistemarlo in bella vista: il ripiano di una complicata libreria Chippendale che lui stesso aveva fatto in un corso di intaglio. Sia il mio oggetto sia il suo facevano parte del nostro passato e ora erano uniti nel nostro presente. Mio marito era un giovane pastore e spesso venivamo trasferiti. Ogni volta che questo succedeva impacchettavo con tutta la cura possibile Bimbo e, nella nuova casa, lo rimettevo sempre allo stesso posto: sul ripiano dello scaffale Chippendale. Nacque il nostro secondo figlio e, finita la degenza ospedaliera, mio marito mi riportò subito a casa. Non vedeva l’ora di farmi una sorpresa. Infatti in mia assenza aveva ritappezzato la sala da pranzo e rinnovato le due finestre e le tende. Aveva anche comprato dei cuscini nuovi per il divano: tutti miglioramenti che avevo a lungo desiderato. Era bello essere di nuovo a casa insieme al nuovo arrivato e al mio primo figlio che a quell’epoca aveva diciotto mesi. Mi sentivo molto amata. Passarono alcuni giorni e una mattina, mentro ero seduta nel soggiorno e ammiravo la bellezza della mia nuova casa, lo sguardo mi cadde sulla libreria Chippendale. Spalancai gli occhi e 130 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 131 guardai di nuovo: Bimbo non c’era. Guardai per tutta la stanza sperando che John avesse messo altrove la statuina, ma non c’era da nessuna parte. Dire che ero turbata è dire poco. «John» lo chiamai tutta agitata «dov’è Bimbo?». Il suo sguardo imbarazzato e colpevole mi angosciò. «Non lo hai rotto, vero?» esclamai con orrore. John attraversò la stanza, si avvicinò allo scaffale Chippendale e aprì il cassettino che c’era in basso. E lì vidi il mio piccolo asinello ridotto in pezzi. Il mio sguardo s’indurì. «Buttalo via» gli dissi con un tono di voce freddo. «Credo di poterlo incollare... e vedrai, non te ne accorgerai nemmeno» mi rispose mio marito. «No» gli dissi «sarebbe comunque un oggetto rotto. Non lo voglio più. Buttalo via». «Mi dispiace così tanto, mia cara» mi disse John. «Lo so che per te aveva una grande importanza». Prese i pezzi di ceramica, trovò una colla speciale, ricostruì l’asinello e lo risistemò sullo scaffale Chippendale. Ma era rotto e per me non era più il mio piccolo dolce asinello. Guardandolo non sorrisi più e da allora in poi lo tollerai solo perché sapevo che John voleva disperatamente rimediare al suo errore. Bimbo traslocò insieme a noi molte altre volte. Dallo scaffale lo spostammo sul pianoforte che rallegrava con la sua musica la nostra casa. E da lì guardava i nostri quattro musicisti che si esercitavano al piano, alla tromba e al clarinetto. Mio marito scrisse anche una piccola poesia che poi musicò per tenere allegri i bambini. E 131 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 132 per molti anni ancora il piccolo asinello fece parte della nostra vita. Ma non del mio cuore. Lo maneggiavo senza troppa attenzione, volevo romperlo di nuovo per avere la scusa di buttarlo via definitivamente. E un bel giorno questo avvenne. Durante un ennesimo trasloco, disfacendo i pacchi, lo trovai ridotto in pezzi. Questa volta non c’erano più scuse e lo buttai via senza rimpianti. Non amavo le cose rotte! Durante il mio viaggio spirituale e subito dopo aver imparato la preghiera del santuario, iniziai a sentire dentro di me un certo disagio per questo mio rifiuto delle cose rotte. Ma solo recentemente Dio mi ha fatto capire che il mio è un grosso difetto di carattere, un segnale esterno del mio rigore interno: l’impazienza che provo di fronte a cose e persone al di sotto della perfezione. La Bibbia in realtà ci dice che Dio ama le cose rotte con un amore del tutto speciale; più di quelle sane e perfette. Anche lui fu spezzato per poter salvare chi era spezzato. Si potrebbe dire che la colla che Dio usa per riparare le persone è migliore di quella usata da John per riparare il mio Bimbo, anche se la riparazione rimane visibile in ognuno di noi. Di fronte al mondo presentiamo delle superfici incrinate, e così sarà fino all’eternità. Amiamo gli altri nonostante queste incrinature? Siamo in grado di amare anche le cose che non sono perfette? La settimana scorsa, mentre camminavo nei reparti di un centro commerciale, improvvisamente in una vetrina ho visto un piccolo asinello di ceramica con le macchie marroni e le orec- 132 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 133 chie rosa: un perfetto gemello del mio Bimbo. «Quanto costa?» chiesi al commesso del negozio. «Un dollaro e mezzo» mi rispose l’uomo, aggiungendo che era un oggetto piuttosto vecchio. Pagai il prezzo richiesto e uscii con il mio caro asinello dal negozio. Avevo la tentazione di dire a quel commesso che l’oggetto non era poi così vecchio. Era nuovo quando avevo quattordici anni e costava allora solo venticinque centesimi. Il mio Bimbo è di nuovo al suo posto nel soggiorno ma ora è in compagnia di tanti libri e di una bambola. Ogni volta che lo guardo mi ricordo che di fronte a Dio anch’io sono piena di incrinature che lui però sa riparare e che anche così mi ama. Il mio motto «felice per sempre» dovrebbe sottintendere che ho imparato la lezione e che ora amo le cose e le persone incrinate, ma naturalmente non è così. I più grandi miracoli della mia vita avvengono per crescita e non per cambiamento istantaneo. Il Signore ha ancora molte cose da insegnarmi a questo proposito. E mi viene subito in mente un’altra esperienza. Le ultime settimane precedenti la nascita del nostro primo bambino mi recavo a una visita medica ogni giovedì pomeriggio. Carrie, una ragazza che avevo conosciuto a scuola, aveva anche lei un appuntamento settimanale ogni giovedì pomeriggio dal mio stesso dottore e per lo stesso motivo. Settimana dopo settimana, incontrandoci all’ambulatorio, parlavamo dei nostri futuri bambini ripromettendoci di farli conoscere dopo la nascita. Un giovedì, alcuni giorni prima della nascita prevista, mi accorsi che Carrie non stava bene. 133 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 134 «Penso» mi disse «di avere già cominciato il travaglio». «Che fortunata» pensai «vorrei essere al posto suo!». Il dottore disse che Carrie aveva ragione: era veramente arrivato il momento, e la fece ricoverare in ospedale. Io invece tornai a casa. Il giorno successivo chiamai a casa di Carrie per avere notizie e mi dissero che il bambino era nato morto. La notizia mi sconvolse. Cominciai a immaginare anche il mio bambino nato morto... ma tre settimane dopo nacque un bel bambino, sano e robusto. Mentre ammiravo il mio bel bambino mi ricordai di Carrie e del nostro desiderio di far crescere insieme i nostri figli. Non so come, ma mi persuasi che Carrie sarebbe stata contenta di vedere il mio bambino anche se aveva perduto il suo. Nella mia immaturità non m’immedesimai minimamente in lei ma pensai solo a me stessa e al mio orgoglio di mamma! Carrie fu molto gentile con me, nonostante mi accorgessi che le mancava un certo calore, e ammirò molto il bambino. Con un indefinibile senso di disagio la lasciai e non pensai più a questo episodio fino alla settimana scorsa. Mentre stavo pulendo casa mi ritornò in mente l’intera storia con tutti i suoi tristi particolari. Come avevo potuto essere così egoista? Ma ora ero sicura di essere più matura. E dimenticai di nuovo l’incidente. La mattina successiva mentre ero in preghiera, mi rividi di nuovo nell’atto di presentare il mio bambino alla povera madre il cui bambino era morto. In quel momento capii che il Signore mi stava facendo ripensare a quell’incidente per uno scopo ben preciso. Confessai immedia- 134 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 135 tamente il mio peccato di egoismo e chiesi a Dio di perdonarmi. Di nuovo rimisi tutto l’episodio nel dimenticatoio. Parecchi giorni dopo ero seduta sul divano del soggiorno e stavo rivedendo le bozze di questo capitolo. Avevo appena letto i primi due paragrafi quando l’intera scena di me con il bambino e di Carrie con il suo dispiacere mi ritornò di nuovo in mente con un grande senso di dolore, come se fossi stata io a perdere il bambino. Questa volta rimasi perplessa. «Dio» dissi «ti ho chiesto di perdonare il mio peccato. Perché ora mi torna di nuovo in mente? Appartiene al passato». «No» mi disse chiaramente «non è tutto passato, è ancora presente». Questa volta rimasi veramente male. Mi alzai dal divano e andai in cucina, come se volessi fuggire lontano dalla voce di Dio. E mentre ero in mezzo alla cucina, chiesi: «Che cosa significa che è ancora presente, che cosa vuoi dire? Non capisco». «Tu» mi disse il Signore «sei ancora la stessa. Sei sempre pronta a condividere con gli altri tutte le cose meravigliose che ti accadono non tenendo conto delle persone che spesso hanno dovuto seppellire le speranze e i sogni. Questo ti accade ancora oggi, non appartiene al passato». E poi Dio mi fece ricordare una donna che avevo incontrato recentemente e che aveva perduto ogni speranza. Poiché non sapevo come affrontare il suo dolore, le parlai di me. Sì, era vero. Continuavo a mostrare il mio bambino vivo e perfetto a persone che avevano perduto il loro. Oh Signore, perdonami! Crea in me la capa- 135 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 136 cità di vivere attraverso gli occhi e il cuore degli altri. Insegnami a dare coraggio a coloro che hanno perso i loro sogni! Sono così felice che Dio ami gli oggetti rotti perché anch’io ho bisogno di essere riparata e so che il Signore possiede ancora tanta colla per farlo. Conclusione Dio ogni giorno riporta alla mente vecchie memorie che ci aiutano a rinnovarci. Il ricordo di tanti episodi del passato ci permette di pentirci... e Dio può cancellare dagli archivi i nostri peccati e purificarci il cuore. È così che Satana viene annientato nel suo tentativo di controllare i pensieri e le azioni agendo direttamente sul subcosciente senza tener conto del controllo centrale della mente dove avvengono le scelte. Dio desidera un popolo intelligente, libero da bagagli emotivi del passato e completamente in grado di prendere decisioni immediate in ogni situazione. Il Signore ama le cose rotte, ma ripara gli esseri umani e li mette accanto a sé nel cielo per l’eternità. Anche noi dobbiamo fare così nei confronti degli altri. 136 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 137 Capitolo 13 Che ne farò del mio orgoglio? C ’era una volta una donna (non voglio ammettere di essere io) che sperava e sognava la grande opera che voleva fare! I libri che avrebbe scritto, che tutti avrebbero apprezzato, le sue meravigliose conferenze, che tutti le avrebbero chiesto di tenere. Da nord e da sud, da est e da ovest. Praticamente tutti, sempre e ovunque, avrebbero conosciuto il suo nome. Naturalmente questo sogno era dedicato al Signore. Sì, voleva essere un testimone vivente, ma per Dio. Solo per Dio, sì, solo per Dio, diceva al suo cuore. Voglio essere un suo strumento! Un giorno mentre sognava lesse dal libro le parole di Dio: «Tu cercheresti grandi cose per te? 137 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 138 Non le cercare!» (Geremia 45:5). Si fermò, senza parole. Sì, il Signore aveva parlato e i suoi sogni di gloria erano svaniti. «Entrate per la porta stretta, diceva Gesù poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano» (Matteo 7:13,14). Ogni volta che questa donna (ancora non voglio ammettere di essere io) viene tentata di sognare e di illudersi c’è una voce che le ricorda: «Tu cercheresti grandi cose per te? Non le cercare!». E s’incammina sulla strada stretta, la percorre allegramente perché ha Gesù al suo fianco e la meta brilla davanti a lei in tutto il suo splendore. (Oh sì, questa donna naturalmente sono io!). Ora lo sapete, Dio ha dovuto combattere una dura lotta con me e sono felice di poter dire che dispone di una grande quantità di tempo per ognuno di noi... Tutti dobbiamo combattere contro l’orgoglio. E per me personalmente è stata una delle battaglie più dure contro l’orgoglio e tutto ciò che ne consegue: risentimento, autocommiserazione, gelosia, lamentele, indolenza, ansia, rabbia e disistima. Scoprii i versi di apertura di questo capitolo in un mio vecchio taccuino. Li avevo scritti nel 138 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 139 1983, e a quel tempo naturalmente non immaginavo nemmeno lontanamente che un giorno avrei scritto libri e fatto conferenze. Ma Dio mi stava preparando... dovevo imparare a mettere da parte l’orgoglio. Che cosa ne farò del mio orgoglio? La voce dello Spirito santo mi dava una sola soluzione: confessarlo e metterlo ai piedi del Salvatore chiedendogli di liberarmi da questo peccato che tra tutti è il più grave. Spesso mi sono detta che se fossi stata orgogliosa di qualcosa di veramente valido forse sarei stata scusata. Ma poi ho sempre visto che l’orgoglio come la paura è completamente irrazionale. Anche nei momenti di maggiore orgoglio riconosco di non aver niente di cui vantarmi e sento che Satana se la ride sotto i baffi mentre studia mille piccoli trucchi per farmi cadere. Ma il Signore mi dà la vittoria e lo ringrazio per questo. Egli lavora ogni giorno con me per scoprire le radici del peccato e metterle a nudo, e io sono pronta a collaborare con lui in questo compito doloroso. Ero ancora alle elementari quando per la prima volta mi resi conto dell’irrazionalità del mio orgoglio. Mi ricordo che mentre cantavamo tutti insieme l’inno d’apertura, cercai di cantare più forte degli altri sperando che tutti i bambini imparassero da me. Ero orgogliosa di come cantavo, ma contemporaneamente mi rendevo conto di non essere dotata musicalmente e di non avere una buona voce. Il paradosso mi turbava. Quel giorno mentre tornavo a casa mi saltò agli occhi l’irrazionalità del mio orgoglio. Non tutti i lettori avranno i miei stessi problemi ma ognuno ne avrà uno personale. L’orgoglio 139 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 140 ha molti aspetti. Non mi permette di essere calda e amichevole con coloro che sono freddi con me o mi impedisce il contatto con altri per paura di essere rifiutata. L’orgoglio non mi lascia vedere le necessità di chi mi vive attorno perché sono troppo concentrata su me stessa. Mi rende più disponibile verso chi è socialmente importante e mi fa ignorare chi è solo e nel bisogno. L’orgoglio attrae sempre inevitabilmente il cuore umano. La preghiera e la decisione di praticare quotidianamente il raccoglimento nel simbolismo del santuario in Israele, cioè confessando i peccati e le debolezze, con la consapevolezza di voler cooperare con Gesù, mi convinsero che avrei per sempre eliminato l’orgoglio dalla mia vita. Ero consapevole di quanto Dio lo disprezzasse. Ricordavo perfettamente la sua denuncia contro i sacerdoti e i farisei del tempo di Gesù; nello stesso modo considera gli orgogliosi odierni. L’orgoglio purtroppo non è il primo peccato a scomparire bensì l’ultimo. Il peccato di Satana è nascosto in ogni piega profonda del nostro io. Dobbiamo imparare a scoprire ogni più piccola manifestazione di orgoglio e confessarla immediatamente a Gesù. Non sto parlando qui del lato positivo di chi si impegna a fare bene il proprio lavoro, ad avere rapporti interpersonali piacevoli, a essere felice e creativo. Queste sono ricompense e doni della vita. Nel denunciare l’orgoglio mi riferisco solo al sentimento irrazionale che diventa ossessione e che ci rende schiavi e inutili per il regno di Dio. Due giovani, membri della comunità di cui era pastore mio marito, avevano avuto un collo- 140 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 141 quio con un dirigente di un’altra istituzione. Quando tornarono in sede fecero un resoconto dell’incontro e dissero: «Il direttore dell’istituzione è un uomo consacrato a Dio, ma siamo stati colpiti particolarmente dalla moglie. È una donna piuttosto singolare, si occupa di varie organizzazioni cittadine ed è una donna di preghiera. Ci ricorda la moglie del nostro pastore». Queste furono le loro parole, almeno quelle che avevo udito. Sentii l’orgoglio invadermi. Così quella donna mi somigliava? Ma riconobbi l’orgoglio e lo allontanai. Dopodiché dimenticai l’incidente, ma lo dimenticai veramente? Alcuni mesi più tardi ospitammo una giovane coppia che conosceva quel dirigente e la sua moglie. In una riunione che si tenne il sabato pomeriggio ci mostrarono le diapositive e parlarono dei progressi dei due giovani della nostra chiesa. Il marito parlò dello studio sistematico della Parola di Dio e il discorso cadde sulla moglie del direttore e quanto ella fosse spirituale. Sentii un sussulto dentro di me e mi dissi: «È di nuovo la moglie che mi rassomiglia così tanto». Ma cercai di allontanare questo sentimento. Qualche ora dopo, mentre mi dirigevo verso l’auto mi trovai faccia a faccia con la moglie della giovane coppia che era stata a pranzo da noi. Mi disse: «Lo sa, lei mi ricorda moltissimo la moglie del nostro direttore di cui abbiamo parlato. Ha lo stesso modo gentile, affabile e caloroso di salutare le persone e di chiedere se hanno bisogno di particolari preghiere... avete lo stesso modo di avvicinare le persone». La ringraziai e salii in macchina. L’orgoglio mi stava vera- 141 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 142 mente dando alla testa. I tentativi per allontanarlo si rivelavano inutili. Combattei contro questo sentimento tutto il sabato pomeriggio, la domenica e il lunedì ma il lunedì sera mi arresi e parlai di questo problema con mio marito. «Ero sicura» gli dissi «di poterne uscire con la preghiera e ho cercato di resistere ma non c’è stato niente da fare. Questo sentimento d’orgoglio non vuole abbandonarmi. Sono stanca; prega tu per me, puoi farlo?». Ci inginocchiammo nel salone e mio marito chiese al Signore di allontanare queste tentazioni nel nome di Gesù. Mi sentii molto meglio e ringraziai il Signore! Non so perché le mie preghiere da sole non erano state sufficienti, ma mi ricordo delle parole che Gesù un giorno disse ai discepoli: «E in verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Matteo 18:19,20). Pregare insieme ad altri accresce il potere della preghiera? Sicuramente esiste una preghiera che coinvolge anche gli altri e così ho imparato ad accogliere la richiesta di pregare per me. A volte l’orgoglio si manifesta sotto altri aspetti. Un pomeriggio ero seduta nel mio salotto e ripensavo al sermone che aveva fatto una giovane donna: era stata piuttosto brava. Aveva trasmesso un bel messaggio ma qua e là aveva detto cose piuttosto imbarazzanti che avevano un po’ rovinato la sua presentazione. Mentre 142 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 143 ripensavo a questo sentii il Signore che mi diceva: «È proprio come te». «Vuoi dire, Signore, che anch’io dico cose imbarazzanti quando parlo in pubblico?». «Sì, lo fai» mi rispose. «Bene Signore» dissi «se è così non parlerò più. Ho chiuso. Da ora in poi mi limiterò a scrivere. Non voglio disonorarti con la mia stravaganza». «No» rintuzzò il Signore «ora è il tuo orgoglio che sta parlando. Voglio che tu continui a parlare in pubblico ma che contemporaneamente cerchi di controllarti. La tua forza nel parlare ti viene solo da me. Senza di me non puoi fare niente». Da quel momento ho cercato di capire cosa Dio volesse dirmi e ho notato una cosa: la maggior parte dei più autorevoli conferenzieri cristiani non sono esperti nell’arte oratoria però la loro onestà e la loro sincerità tocca il cuore degli ascoltatori. Hanno una grande comunicativa e gli ascoltatori si identificano nelle loro parole. Naturalmente non mi sognerei mai di non voler migliorare le mie capacità di oratrice: sono convinta che Dio ci spinge a migliorarci per essere dei testimoni sempre più efficaci, ma tengo sempre presente che senza Dio non posso fare niente e questo serve a proteggermi dall’orgoglio. Qualche giorno dopo la festa del ringraziamento (nel mese di novembre, negli Stati Uniti, si festeggia il giorno del ringraziamento - ndr) stavo riflettendo su tutte le benedizioni che avevo ricevuto e sul modo in cui Dio mi stesse utilizzando per rivolgere un messaggio diretto a chi mi leggeva e mi ascoltava. Avevo appena 143 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 144 terminato due seminari che erano stati particolarmente benedetti e nei quali mi ero espressa con molta scioltezza: mi aveva fatto piacere constatare che il Signore aveva ancora bisogno dime, uno strumento così limitato. La voce di Dio a un certo punto interruppe il mio fantasticare: «Potrei usare anche una pietra». Mi ricordai subito la storia dell’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme prima della sua morte. Mentre il popolo gridava e osannava Gesù, i farisei gli chiesero di rimproverare i discepoli: «Ma egli rispose: “Vi dico che se costoro tacciono, le pietre grideranno» (Luca 19:40). In umiltà ringraziai il Signore per avermi mostrato il lato umano del mio orgoglio. C’è solo una cosa che attraverso lo Spirito santo posso fare con l’orgoglio: confessare il peccato e permettere a Dio di purificarmi. Ringrazio Gesù, il mio sacerdote, perché è la sua opera di purificazione che può liberarmi completamente dall’orgoglio. Conclusione L’orgoglio è il nemico più grande che dobbiamo affrontare nel nostro viaggio. Da esso derivano il risentimento, l’autocommiserazione, le lamentele, l’indolenza, le preoccupazioni, la rabbia e la disistima. La natura di questa belva è irrazionale. La mente può anche riconoscere l’illogicità dell’orgoglio, ma le emozioni ne subiscono ugualmente la tentazione. L’orgoglio rende difficile il mio cammino di credente e m’impedisce di essere amico con chi apparentemente non lo è e di 144 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 145 avvicinarmi agli altri per paura di essere rifiutato. Preso dai miei bisogni non mi accorgo di quelli degli altri, e sempre l’orgoglio mi spinge a occuparmi delle persone socialmente importanti ignorando i deboli e i soli. Che cosa ne farò del mio orgoglio? Lo confesserò e permetterò a Dio di purificarmi. Questo è il messaggio della grazia nel Signore Gesù Cristo. 145 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 146 Capitolo 14 Pensieri positivi e influssi seducenti È nei piani di Dio che l’intelligenza e l’autocontrollo si sviluppino proporzionalmente al rapporto che riusciamo ad allacciare con lui. Per poter fronteggiare una situazione dobbiamo tenere lontano per quanto possibile le voci che ci provengono dal mondo esterno e dalla natura carnale. Se le elimineremo potremo sostituirle con la voce di Dio. In uno dei miei libri Practical Pointers to Personal Prayer racconto una storia che ripeterò qui in breve. Una sera mentre lavavo i piatti mi compiangevo perché ero lì a lavorare e il resto della famiglia era nel salotto a divertirsi. A un certo punto sentii la voce di Dio che mi diceva: «Perché hai questi pensieri?». Rimasi turbata e balbettai: «Che cosa?». «Non devi avere simili pensieri» ripeté. E improvvisamente mi resi conto che aveva ragione. Stavo compiangendomi. Deliberatamente e progressivamente stavo coltivando pensieri di autocommiserazione. Ma Dio mi aveva scossa e voleva che riuscissi a 146 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 147 dominare la mente. Non dovevo soffermarmi su queste cose. Potevo decidere di escluderle e di introdurre al loro posto pensieri piacevoli. Abbandonai quel sentimento di autocommiserazione e mi misi invece a lodare Dio. Quell’incontro con il Signore ha cambiato la mia vita. Spesso quando sono tentata di compiangermi, com’è spesso avvenuto nel passato, sento la voce di Dio che mi dice: «Non accarezzare questi pensieri». Immediatamente uso l’autocontrollo e invece di autocommiserarmi, di provare risentimento, rabbia e orgoglio mi sforzo di pensare in modo più costruttivo. Riesco a controllare meglio i miei pensieri se faccio tacere i mille frastuoni che mi circondano. Se dessi ascolto in modo preponderante ai mezzi di comunicazione di massa potrei essere facilmente travolta da pensieri collegati alla violenza, sensualità e prevaricazione. Molti programmi televisivi sono contenitori pubblicitari vuoti e leggeri. Personalmente non riesco ad ascoltare tutto il giorno la radio e la televisione o a leggere riviste e libri per poi passare alla meditazione della Parola e cambiare totalmente il registro dei miei pensieri. In generale i personaggi che invadono le pagine dei giornali e appaiono in televisione non pensano minimamente a Dio ma ammirano la saggezza umana e soprattutto hanno uno smodato amore per loro stessi. Coloro che trascorrono molte ore davanti al video e leggono prevalentemente riviste di informazione o di pettegolezzo rischiano di lasciarsi coinvolgere in pensieri e idee che non favoriscono lo studio della Bibbia anche se i programmi sono apparentemente innocui. 147 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 148 Per quanto mi riguarda preferisco sempre concludere la mia giornata con lo studio della Bibbia, la riflessione e la preghiera. Se la vita del credente deve essere simile a quella del Maestro occorre essere vigilanti. Siamo circondati da miriadi di voci eccessivamente sovrastanti, ma sono anche affascinanti e seducenti. Queste voci invadono anche i centri commerciali delle città tramite musica rock, giornali a sfondo sessuale e materialismo; queste cose esaltano i sentimenti mondani e accarezzano l’amor proprio. Spesso, quando rientro dopo aver fatto degli acquisti, non mi sento attratta dalle cose spirituali e, per recuperare me stessa cerco un luogo tranquillo dove posso leggere un passo biblico e mi sento meglio: rinfrescata, ringiovanita e di nuovo in grado di sentire la voce di Dio. Per sintonizzare la mente con quella di Gesù, occorre escludere i frastuoni che vengono dal mondo, cioè un sistema che ha eliminato Dio dal proprio orizzonte. Molti credenti trascorrono una buona parte della giornata in ambienti mondani. In quel caso Dio può aiutarvi a trovare un angolo per comunicare con lui anche in mezzo alla confusione e alla futilità. Chi si trova in queste situazioni ha condiviso con me una tecnica molto valida per spegnere le voci del mondo e sintonizzarsi con Dio: legge al mattino e nella pausa del pranzo un brano delle Scritture e coglie ogni occasione per testimoniare della propria fede. Lo stesso Dio che ci sveglia ogni mattina e ci invita a studiare e a pregare sa anche come aiutarci a comunicare con lui durante la giornata. E se al mattino, prima di andare al lavoro, abbiamo tra- 148 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 149 scorso un tempo qualitativamente intenso con Dio, possiamo essere sicuri che egli sarà con noi durante l’intera giornata. «In mezzo alla gente che ha fretta e fra le tensioni delle attività quotidiane, coloro che si ritemprano in questo modo saranno circondati da un’atmosfera di luce e pace. Riceveranno nuova forza fisica e spirituale. La loro vita emanerà una specie di profumo e manifesterà una potenza divina che raggiungerà il cuore degli uomini» - Sulle orme del gran medico, op. cit., p. 26. Leggiamo il consiglio di Davide, il grande re d’Israele. Con le sue parole egli dice come escludere le voci del mondo e ascoltare quelle di Dio: «Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà» (Salmo 1:1-3). Davide dice di non ascoltare il consiglio dei malvagi, di non fermarsi con i peccatori o gli schernitori ma di dilettarsi alla luce della rivelazione divina meditando sulla sua parola. Se il desiderio più grande è quello di essere come Gesù, non sceglieremo di passare il tempo con chi non ha interessi spirituali, a meno che non sia per aiutarlo o per parlargli di Dio. Cercheremo gli amici tra quelli che amano Gesù come noi lo amiamo. «Allora quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l'un l'altro; il SIGNORE è stato atten- 149 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 150 to e ha ascoltato; un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il SIGNORE e rispettano il suo nome. Essi saranno, nel giorno che io preparo, saranno la mia proprietà particolare, dice il SIGNORE degli eserciti; io li risparmierò, come uno risparmia il figlio che lo serve» (Malachia 3:16,17). L’autore della lettera agli Ebrei si dilunga sugli effetti dell’amicizia cristiana: «Facciamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci all'amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno» (10:24,25). Spesso sento la voce di Dio che mi parla per bocca di un amico. A volte incontro qualcuno il cui cuore sembra battere insieme al mio, come fu per Davide e Gionatan. Con questa persona posso condividere i pensieri più intimi e parlare di quello che Dio sta facendo nella mia vita. I suoi commenti, suggerimenti e storie mi aiutano a chiarire alcuni punti della mia vita e a vederli nella giusta prospettiva. Nessuno può considerarsi infallibile. A volte possiamo deviare e allontanarci dalla verità ma un vero amico ci aiuterà a capirlo. Il consiglio di un amico cristiano ci dà sicurezza ed equilibrio. Abbiamo tutti bisogno di un amico che preghi con noi. Amo quelli che lo fanno con semplicità e spontaneità. Con loro mi sento a mio agio perché sentono come me la voce di Dio e insieme possiamo dedicarci completamente a Gesù. Mio marito ed io abbiamo trovato nella natura un altro modo per non ascoltare altra voce che quella di Dio. Quel Dio che ci ha creati per 150 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 151 essere suoi figli e che quotidianamente ci sostiene è lo stesso che si occupa minuto dopo minuto del mondo naturale. Nonostante il peccato abbia rovinato l’opera perfetta di Dio, rimane in essa ancora molto di lui. La vita misteriosa che pervade gli animali e le piante proviene dalla stessa fonte che ci ha dato la vita. Il cuore che cerca Dio lo troverà nelle cose da lui create. John ed io siamo cresciuti in campagna e in mezzo alla natura troviamo quel riposo spirituale che cerchiamo. Nonostante la maggior parte della nostra vita matrimoniale sia trascorsa nelle città, abbiamo però sempre cercato di riposarci e ricrearci in mezzo alla natura. Quando i bambini erano piccoli passavamo le vacanze in campeggio. Quando hanno avuto l’età per far parte del club degli scout li accompagnavamo durante i fine settimana a fare escursioni insieme agli altri bambini. Durante l’adolescenza prolungammo le escursioni e ogni estate, per due settimane, ci univamo a un gruppo di amici per scalare le montagne della Sierra. Durante i giorni trascorsi fra boschi e sentieri solitari, lontani dai frastuoni delle città, ci sentivamo in un mondo diverso. Percorrevamo i sentieri di montagna e bevevamo direttamente l’acqua dei ruscelli. La preoccupazione più grande era trovare un posto adatto per piantare la tenda: uno spazio pianeggiante, l’acqua vicina, un anfratto di roccia per collocare la cucina da campo e un bel fuoco caldo di sera. I suoni e i silenzi della natura azzeravano le preoccupazioni e la stanchezza della vita cittadina. Trovavamo quella pace che spesso è impossibile avere nella confusione 151 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 152 della vita quotidiana e dopo due settimane tornavamo a casa rinnovati e pronti ad affrontare un nuovo anno. Quando, dopo quarantatre anni di servizio, John è andato in pensione, per la prima volta siamo stati in grado di scegliere dove vivere. Ci siamo costruiti una casa su un terreno di montagna che avevamo comprato trent’anni prima. Durante quei trent’anni ogni tanto andavamo sul nostro terreno per osservare la vallata ai nostri piedi e sognare il giorno in cui avremmo potuto vivere definitivamente in mezzo ai monti. Ora i nostri sogni si sono realizzati. Il richiamo piagnucoloso di un piccolo passerotto di montagna è il primo suono che ci sveglia al mattino. È come se quel passerotto dicesse: «Dove sei, dove sei?» e il mio cuore risponde: «Sono qua, sono qua, non sono di passaggio ma vivo qui». Ogni giorno John ed io ringraziamo il Signore per il privilegio che abbiamo di vivere in mezzo ai silenzi e alle melodie della creazione di Dio. Ci aiuta ad avere un’idea, anche se limitata, di quello che significhi vivere in cielo. Molto tempo fa John e io decidemmo di conoscere meglio la natura per poter apprezzare di più le escursioni che facevamo. E una primavera incominciai uno studio approfondito sui fiori selvatici, imparai a fotografare la natura, a fare schizzi, a tenere un diario e imparai i nomi delle famiglie e delle specie della flora e della fauna. È stata una delle più belle primavere della mia vita! Le escursioni divennero incredibilmente interessanti. Passeggiavamo lungo le spiagge, studiavamo i fiori della costa, visitavamo il deserto imparando a riconoscerne i fiori e poi 152 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 153 andavamo tra le montagne dove i colori ricoprivano intere colline. Sceglievamo i luoghi da visitare seguendo il calendario di fioritura dei vari fiori. Di ogni zona feci un collage che abbiamo tuttora e che decorano i muri della nostra casa. Ho poi un enorme album di ritagli: è il mio tesoro e mi sarà sempre caro. Due anni fa siamo andati a vivere in montagna e abbiamo deciso non solo di studiare gli alberi, gli arbusti e i fiori ma anche gli animali. La prima notte nella nuova casa abbiamo sentito due procioni che bussavano delicatamente alla porta per cercare qualcosa da mangiare. I giorni successivi ricevemmo la visita di scoiattoli e coyote. Ma gli ospiti più numerosi furono gli uccelli. A causa della miopia non ero mai stata attratta dagli uccelli, non riesco a vederli da vicino come faccio con i fiori e spesso mi passano davanti come in un flash. Ma ce n’erano così tanti che poco a poco imparammo a riconoscere le varie specie. Il primo inverno in montagna eravamo preoccupati per gli uccelli. Come avrebbero fatto a trovare il cibo nel terreno coperto di neve? Poi scoprimmo che i nostri vicini gettavano i semi sul terreno davanti casa e John pensò di fare una piccola mangiatoia da attaccare all’esterno, sopra la porta scorrevole della sala da pranzo, e la riempì di semi. Fu una festa per gli uccelli e per noi. Finalmente anch’io potevo vederli da vicino e imparai a riconoscerli uno a uno. Comprammo un libro, un binocolo e piano piano diventammo esperti. Ora, dovunque andiamo, il binocolo ci segue ed è diventato il mio secondo occhio. 153 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 154 In primavera una coppia di ghiandaie decise di costruire il nido nel sottotetto. Evidentemente non aveva letto il libro degli uccelli che diceva chiaramente che le ghiandaie nidificano sulle conifere! E in effetti incontrarono molte difficoltà. Nel canyon durante il pomeriggio spira un forte vento e ogni volta che le due ghiandaie avevano radunato un bel mucchietto di ramoscelli pronti per fabbricare il nido, arrivava una folata di vento che portava via tutto. Mio marito non faceva altro che spazzare via ramoscelli e mamma ghiandaia era veramente arrabbiata. Si vedeva che aveva fretta di finire per poter deporre le uova. Si aggirava come una chioccia che cerca il suo nido. «Dobbiamo aiutare questi uccelli prima che abbiano un crollo nervoso», disse un giorno mio marito. Trovammo una tavoletta che andava bene per il sottotetto, radunammo i ramoscelli che erano caduti dal posto che le ghiandaie avevano scelto per fare il nido, John prese colla e pennello e costruì un nido che non sarebbe stato spazzato via dal vento. Con l’aiuto di alcuni fili ricoprii l’interno. John prese la scala e inchiodò la tavola con il nido proprio nel posto scelto dalle ghiandaie. A quel punto eravamo curiosi di vedere cosa sarebbe successo. Mamma ghiandaia sembrò molto stupita di scoprire il nido. Gli girò intorno due giorni accomodando qua e là i ramoscelli e poi finalmente si fermò e si dette alle pulizie domestiche. Mamma e papà allevarono una famiglia di cinque piccole ghiandaie proprio nel nido che John e io avevamo costruito e forse non avranno mai 154 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 155 sospettato che il nido fosse stato costruito da altri esseri viventi! Quanto ci rassomigliano, pensai fra me e me! Crediamo di essere padroni delle nostre vite e non ci immaginiamo neppure lontanamente che è Dio a organizzare ogni cosa per noi! I programmi e le rifiniture sono solo superficiali: è Dio l’architetto della vita! Conoscere a fondo la natura può aiutarci a entrare nel suo mondo armonioso allontanando la mente dalle cose innaturali e aprendo una linea diretta con Dio. L’igiene mentale, cioè il controllo dei pensieri, è la chiave che apre l’ascolto della voce di Dio, ma chiude l’ascolto di quelle del mondo; all’inizio può sembrare difficile, ma proseguendo la strada diventa più facile. «La vera ubbidienza nasce dal cuore. Gesù mise tutto il suo cuore in ciò che faceva. Se lo vogliamo, trasformerà il nostro cuore e la nostra mente secondo la sua volontà e così, ubbidendo, non faremo che seguire i nostri impulsi. La volontà dell’uomo, trasformata e santificata, proverà la sua massima soddisfazione nel servire il Signore. Quando riusciremo a conoscere Dio, nei limiti in cui è possibile, allora la nostra vita diventerà un’espressione continua dell’ubbidienza. Il peccato sembrerà sempre più odioso per coloro che apprezzano il carattere del Cristo e vivono in comunione con Dio» - La speranza dell’uomo, op. cit., p. 512. Conclusione L’intelligenza e l’autocontrollo si sviluppano proporzionalmente al rapporto che l’uomo 155 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 156 riesce a instaurare con Dio, e per arrivare ad avere il pieno controllo della propria mente occorre escludere il più possibile le voci che possono distoglierci: le ambizioni, il materialismo, l’autocommiserazione, il risentimento, la rabbia. È più facile esercitare il controllo della mente se si riesce a far tacere altre voci insidiose, come ad esempio: la televisione, il cinema, certa stampa, come quella scandalistica. Non si tratta di demonizzare ogni impulso che viene dall’esterno ma occorre non trascurare l’antidoto dato da Dio: le Scritture sacre. La salvaguardia migliore contro le forze del maligno è di conservare un angolo nascosto della mente per proteggerci dalle cose che non possiamo controllare. Inoltre è meglio evitare di dedicare troppo tempo a chi non ha interesse per le cose spirituali a meno che non sia per testimoniare o dare soccorso. Gli amici con i quali si può condividere la fede di Gesù sono importanti, perché ci danno equilibrio, ci impediscono di cadere nell’errore. Spesso udiamo la voce di Dio tramite questi amici. La natura è il secondo libro di Dio, e il tempo trascorso in mezzo alla natura aiuta a tenere lontani i rumori del mondo e apre la porta alla voce di Dio. 156 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 157 Capitolo 15 Dio utilizza la nostra voce L’essere umano è egoista. Siamo interessati a noi più che a qualsiasi altra persona o cosa. Date a qualcuno una fotografia che lo ritrae insieme ad altri e osservatelo. Vi accorgerete subito che la prima persona che cerca nel gruppo è se stesso. A prima vista può sembrare che l’introspezione o l’autocritica siano una sorta di ripiegamento su se stessi, un atteggiamento egoistico; invece sono qualità indispensabili per collaborare con Dio nella rieducazione della mente: infatti chi contempla il Signore evita di indulgere nell’autocommiserazione. Accettare sinceramente l’autocontrollo porterà ogni persona a stabilire relazioni autentiche con se stesso, con gli altri e con Dio; in questo modo il Signore potrà utilizzare anche la nostra voce per aiutare gli altri a conoscerlo meglio. Un sabato pomeriggio decisi di fare una sorpresa a Beatrice, una signora anziana che visitavo settimanalmente. Volle venire con me anche Mae, un’amica che aveva scoperto di recente il messaggio del vangelo, la quale desi- 157 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 158 derava conoscere Beatrice; e così preparò un dolce e prese con sé due innari. Quest’ultima decisione mi lasciò alquanto perplessa. Mi piace cantare e posso anche intonare una melodia ma so di non aver ricevuto il dono del canto, e altrettanto si poteva dire di Mae. Temevo che il nostro non sarebbe stato un bel duetto, ma non volevo assolutamente scoraggiare Mae; quindi acconsentii, salimmo in macchina e ci avviammo. Lungo la strada parlai di me, del Signore e le raccontai alcuni episodi della mia vita per illustrarle il modo scelto da Dio per disciplinarmi. A un certo punto Mae si girò stupita verso di me. «Che cosa vuoi dire con questo, che sei ancora una peccatrice?», mi chiese con voce esitante. Le lanciai un rapido sguardo. Ero sicura che stesse scherzando. Ma il turbamento che lessi sul suo viso mi convinse del contrario. Cercai di spiegarle che nonostante una persona amasse Dio, la vita cristiana era un cammino senza fine, e che Dio aveva sempre qualcosa di nuovo da insegnarci per aiutarci a servirlo meglio. Non ero sicura che Mae mi stesse ascoltando. Era chiaro che l’avevo delusa: ero la moglie del pastore, avevo diversi incarichi di responsabilità nella comunità, eppure mi sentivo ancora una peccatrice! Stetti male al pensiero di averla delusa. Silenziosamente Mae scese dalla macchina e si avviò verso la casa di Beatrice. La donna fu contentissima della visita, sparecchiò in un attimo e ci accolse con delicata ospitalità: disse perfino che le nostre voci assomigliavano a quelle di angeli nel canto che le avevamo dedicato! Mae e io pregammo con Beatrice e la lasciammo feli- 158 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 159 ce di essere stata con noi. Sulla via del ritorno non raccontai a Mae altri particolari della mia vita. L’incidente mi lasciò piuttosto confusa. Forse non era stata una buona idea parlare così apertamente della disciplina di Dio! Ben presto però dimenticai questo episodio e ripresi a raccontare all’uno o all’altro alcuni particolari della mia vita, incapace di tenere per me il lavoro che Dio vi faceva. Molti mesi dopo, in un piccolo gruppo di preghiera, stavo raccontando come al solito quello che Dio aveva fatto per me durante la settimana. Mae faceva parte del gruppo insieme ad altre donne. Una delle donne si espresse pressappoco come si era espressa Mae tempo addietro. «Carrol, da te non me l’aspettavo» mi disse Ruthann. Nessuno parlò e io non seppi che cosa rispondere. Sì, era vero, ero tremenda ma nonostante tutto Dio mi amava e operava nella mia vita. Riflettendo sulle parole di Ruthann mi chiesi se il Signore non mi stesse suggerendo di fare più attenzione alle parole che dicevo e se non fosse il caso di tenere per me alcuni particolari intimi. Forse raccontandoli facevo più male che bene. Poi intervenne Mae. «No» disse «Carrol è esattamente come ognuna di noi solo che è più aperta e sincera». Capii in quel momento che come cristiani dobbiamo imparare a essere onesti, anche a costo di essere fraintesi. Se avessi spinto gli altri a credere che ero perfetta e non peccavo mai potevano verificarsi due cose, entrambe molto negative: prima o poi si sarebbero accorte che 159 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 160 non era vero, ne sarebbero rimaste deluse e avrei distrutto la mia credibilità e influenza; si sarebbero sentite peccatrici e scoraggiate perché non erano invincibili come me. Era meglio condividere le battaglie che sostenevo e pregare tutte insieme per la crescita. Nei vangeli leggiamo la vita di Gesù e conosciamo il piano di Dio. Ogni cosa ricevuta dal Padre, Gesù la dà a noi. Infatti «nulla, eccetto il cuore egoista dell’uomo, vive solo per sé» - La speranza dell’uomo, op. cit., p. 9. Ogni cosa in natura contribuisce alla vita di qualche altra specie. Come esseri umani non abbiamo niente da offrire. Tutto quello che abbiamo lo riceviamo da Dio e dovremmo darlo agli altri. Più diamo e più abbiamo. Il mondo è pieno di persone affamate e bisognose che non hanno necessariamente bisogno di cibo ma di attenzioni, di conforto e d’amore. Tutti abbiamo bisogno del conforto che solo Dio può dare ed egli desidera che chi lo riceve sia pronto a passarlo ad altri. Dio usa le nostre voci per raggiungere chi soffre. Uno dei miei versetti preferiti dice: «Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione» (2 Corinzi 1:3,4). L’esperienza personale mi ha insegnato che questo è vero. Dio è un padre compassionevole e un Dio di conforto. Quando la vita mi ha maltrattata, Dio mi ha confortata. 160 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 161 Ho passato la mia vita nella comunità ecclesiastica. Ho lavorato come moglie di pastore e come bibliotecaria di una scuola privata. Ho svolto il mio servizio tra le donne, i giovani e i bambini. Conoscevo molto poco il mondo esterno. A un certo punto del suo ministero mio marito dovette trasferirsi in un’altra città e contemporaneamente il più giovane dei nostri figli lasciò la casa per andare a vivere da solo. Nella nuova città decisi di non lavorare più a tempo pieno, però cercai un’occupazione che mi permettesse di guadagnare qualcosa e mi lasciasse libera di scrivere e collaborare con la chiesa. Uno dei miei hobby sono le bambole per cui decisi di aprire un piccolo negozio di bambole. John e io trovammo un angolino in un negozio di antiquariato di cui era proprietaria una gentile signora che acconsentì a farmi tenere chiuso il sabato anche se il resto del negozio rimaneva aperto. Nel negozio c’era già una commessa e io non dovevo stare per forza in negozio. Ricevevo bambole vecchie che avevano bisogno di essere lavate, pettinate e vestite, e mi divertivo a rimetterle a nuovo. Per tenermi aggiornata presi a frequentare club e mostre che s’interessavano di bambole. Per la prima volta nella vita mi trovai a contatto con persone che non frequentavano la chiesa e che non si rivolgevano a me per una guida spirituale. Il tema delle discussioni erano le bambole. Come potevo trovare una scusa per parlare di Dio? Ma non so come, Dio trova sempre il modo per farlo. Una delle mie nuove amiche si chiamava Anita: era proprio la proprietaria del negozio. 161 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 162 Aveva tre figli adulti: una figlia ancora a casa, un’altra sposata e un figlio anche lui sposato. Il marito, Ed, l’aiutava in negozio quando non era impegnato con il suo laboratorio di vetraio. Subito dopo il mio arrivo Anita lasciò il negozio per circa un anno. La figlia minore, che spesso lavorava alla cassa e sapeva che John era un pastore, mi disse confidenzialmente che la mamma era molto ammalata e chiedeva di pregare per lei. Un giorno finalmente Anita tornò al lavoro. Stava benissimo. «Grazie» mi disse «per aver pregato per me. Dio ha fatto un miracolo». Seppi così che sia lei sia il padre avevano avuto in quel periodo un tumore. Il padre era morto ma la chemioterapia e le preghiere erano servite almeno apparentemente ad Anita per recuperare la salute. Spesso la domenica mattina Anita suonava l’organo in chiesa mentre Ed si occupava del negozio fino a quando la moglie non tornava. Anita e le figlie avevano molti interessi spirituali e quando scoprirono che avevo scritto un libro sulla preghiera insistettero per averne una copia. Spesso chiedevano a me e a mio marito di pregare per amici e parenti. Poi un giorno accadde l’imprevisto e su di loro si abbatté di nuovo la sfortuna. Ed, non sentendosi bene era andato dal dottore e aveva scoperto di avere un tumore nella fase terminale. Aveva noduli linfatici al collo. Dimagrì rapidamente e il futuro si fece buio. Ma Anita era ottimista. La preghiera aveva fatto bene a lei e avrebbe fatto bene anche a Ed. Incominciammo a pregare per la guarigione di Ed. Anita lo accompagnava all’ospedale per 162 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 163 le cure chemioterapiche, lo sosteneva e lo invitava a non lasciarsi andare. Un giorno mi venne incontro sulla porta del negozio e mi disse che aveva qualcosa da dirmi. Andammo in un angolino appartato e mi raccontò che quella mattina era entrata nel negozio una donna dall’aria molto sofferente. «L’ho incoraggiata a parlare» proseguì Anita «e lei mi ha detto che si trovava nell’ospedale di Loma Linda perché suo marito si era ustionato gravemente ed era stato ricoverato nel centro ustioni. Era entrata nel negozio per cercare di dimenticare almeno momentaneamente i problemi ma non funzionava. Ho sentito dentro di me qualcosa e le ho preso la mano. “Si affidi a Dio”, le ho detto, “e le ho raccontato di Ed, della sua malattia e di quello che anche noi stavamo passando”. E poi le ho spiegato che era Dio a darmi la forza di andare avanti». «La donna è stata contenta della conversazione, mi ha ringraziato calorosamente e mi ha detto che era stato Dio a mettermi le parole in bocca. Le ho anche detto che avrei pregato per il marito e lei mi ha promesso di pregare per Ed». Ero commossa. «Sì» dissi «è stato sicuramente Dio. Lo sai che la Bibbia dice che è nostro dovere fare esattamente quello che hai fatto per quella donna?». «Che cosa vuoi dire?», mi chiese Anita. «Aspettami» le risposi «vado a prendere la Bibbia che ho in macchina e ti farò leggere un versetto». Lessi il brano che si trova in 2 Corinzi 2 e lessi il versetto che parla del conforto. «È quello che hai fatto tu» le dissi. «Qui si parla del conforto che possiamo dare agli altri perché lo abbiamo 163 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 164 ricevuto da Dio. Tu hai avuto fiducia nel conforto di Dio e lo hai potuto condividere con quella donna che ne aveva estremamente bisogno». Anita volle sapere quale fosse il versetto. Glielo annotai su un foglio ma non mi ricordavo se nella versione della King James il versetto era diverso da quello della nuova versione che utilizzavo. Comunque le parlai delle due diverse versioni e aggiunsi che personalmente preferivo la più recente. Anita mi disse che voleva acquistare la mia versione e mi chiese dove potesse trovarla. Le diedi l’indirizzo di un negozio che vendeva libri religiosi e tutte e due tornammo al nostro lavoro. Quando la sera rientrai a casa raccontai l’episodio a mio marito. «Perché», mi disse subito mio marito, «non vai tu a comprare la Bibbia e gliela regali?». L’idea mi piacque molto: ero sempre felice quando potevo comprare una Bibbia. «Sei sicuro che posso farlo?» chiesi a mio marito. «Se le faccio un regalo vorrei farglielo bello. La vorrei rilegata in pelle e costa molto». «Ma sì» disse mio marito «dopotutto non le hai mai fatto un bel regalo. Non ti preoccupare, comprala». E così feci. Tornai a casa con una bella Bibbia. Mio marito la guardò e mi disse: «Perché non le fai incidere il suo nome?». Era proprio gentile! Feci incidere il nome e ritirai la Bibbia proprio in tempo per la festa della mamma. Sono sicura che Dio ha programmato anche questo. Confezionai un bel pacchetto da regalo e glielo portai al negozio dove ero andata per appendere il mio solito cartello: «Chiuso dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato». 164 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 165 «Questo è un regalo per la festa della mamma» dissi ad Anita. «Che bello! Lo porterò a casa e lo aprirò domani insieme agli altri». La settimana successiva entrai una mattina presto in negozio. C’era Ed seduto al bancone. Da quando si era ammalato veniva spesso perché il suo lavoro era troppo faticoso e preferiva il negozio di Anita. Ed mi trattava come una sorella perduta e ritrovata sin da quando avevo incominciato a lavorare nel negozio. Spesso mi accompagnava dai vari fornitori per le mie bambole, mi diceva che ingrassavo e altro. Quel giorno mi salutò con una doppia dose di entusiasmo. «Sai» mi disse «hai proprio indovinato il regalo per Anita! Mia moglie generalmente non si entusiasma troppo per i regali, ma per il tuo lo ha fatto». Poi proseguì raccontandomi che il resto della famiglia aveva guardato la confezione e aveva deciso che si trattava di una scatola di cioccolatini. «No» aveva detto Anita, «non credo». E quando aveva scartato il pacchetto, continuò Ed, si era messa a fare salti di gioia. «È una Bibbia, aveva gridato, è proprio uguale a quella di Carrol». Ed poi l’aveva presa tra le mani e le aveva fatto notare il suo nome inciso sulla copertina. Secondo Ed non era mai stata così eccitata per un regalo! Quando rividi Anita mi ringraziò per la Bibbia e mi disse quanto l’avesse apprezzata. Ma la sua versione fu molto più tranquilla di quella di Ed. «Carrol» mi disse «vorrei che un giorno trovassimo il tempo per studiarla insieme». «Ma certo!» le risposi «con gran piacere». Non lo dicemmo, ma per entrambe era sottinteso che lo avremmo fatto non appena Ed si 165 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 166 fosse sentito meglio. Questo però non accadde. Purtroppo non molto dopo Ed dovette essere ricoverato in ospedale. John andava spesso a trovarlo e malgrado Ed non fosse un credente praticante, la moglie e le figlie lo portarono ad accettare Gesù. Ed chiese alle figlie di pregare per lui. Gradiva anche le nostre preghiere. Un giorno, in negozio, ricordai ad Anita che non sempre il Signore guarisce. Anche i credenti muoiono. «Lo so», mi disse, e il giorno dopo mi chiese se mio marito avrebbe potuto celebrare il funerale. Ed morì un sabato sera. John e io arrivammo all’ospedale proprio pochi minuti dopo il decesso. Rimanemmo lì insieme alla famiglia; John lesse alcuni brani della Bibbia che parlano della risurrezione e pregò per ognuno di loro. Poi parlammo di Ed e ricordammo alcuni episodi buffi della nostra amicizia. Ridemmo e piangemmo. La Bibbia che avevo dato ad Anita era nella stanza dell’ospedale. La prese e chiese a mio marito di annotarle, in una delle pagine bianche alla fine del libro, tutti i versetti che aveva letto. Li voleva poter leggere e rileggere ogni volta che avesse sentito il bisogno di farlo. Il giorno del funerale mio marito li rilesse di nuovo. «Dio» mi disse Anita «ci ha mandato te e John proprio per un momento come questo». Nonostante mio marito, in quanto ministro del vangelo, avesse celebrato diversi funerali, per me fu un’esperienza nuova. Avevo partecipato ad altre cerimonie d’addio, ma ho sempre trovato molto difficile trovare qualcosa di particolare da dire per consolare le persone. Ora però avevo sofferto personalmente ed ero pron- 166 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 167 ta a consolare gli altri. Due settimane dopo Anita mi parlò di nuovo: «Non credi sia arrivato il momento di studiare la Bibbia insieme?». Decise il momento e il luogo per farlo e invitò altre due amiche, Bess e Lora, che avevano un negozio nella stessa strada, a unirsi a noi. Fu bello settimana dopo settimana assistere alla crescita spirituale di Anita! All’inizio esitava a pregare a voce alta e diceva solo poche parole ma più le settimane passavano più le sue preghiere diventavano profonde e complesse. Purtroppo il cancro di Anita riapparve. Vendette il negozio di antiquariato e Lora e io cominciammo a studiare con lei in casa. L’interesse di Anita era commovente. Una mattina esclamò: «Come sono state significative le nostre preghiere, non è vero?». Ridemmo del suo candore ma lei continuò: «Non vi ricordate quanto fosse difficile per me pregare? Ora però posso parlare con Dio proprio come se fosse qui in mezzo a noi!». A causa della sua malattia non potevamo incontrarci ogni settimana ma appena possibile ci riunivamo tutte e tre. Spesso le medicine le offuscavano la mente e lei chiedeva scusa per questo. Sapeva che pregavamo per lei ogni giorno e aveva fiducia in Dio. Si avvicinava per mio marito e per me il momento di partire per una vacanza di cinque settimane, ma ero preoccupata per Anita: avevo paura che non vivesse fino al nostro ritorno. Poco prima della partenza le telefonai e le dissi che al mio ritorno sarei andata subito a trovarla. Passammo la prima settimana in un congresso insieme con altri credenti della mia fede. 167 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 168 Il sabato sera, mentre ci stavamo preparando per raggiungere uno dei nostri figli, ricevemmo una telefonata da Lora. «Anita è all’ospedale» mi disse «e chiede di te e di John. I medici hanno detto che ha solo pochi giorni di vita». Cambiammo i nostri programmi e ritornammo a casa per stare vicino ad Anita. «Siamo qui, Anita», le dicemmo. Ci sorrise con occhi pieni di sofferenza. «Sono così contenta di vedervi», ci disse. Nei giorni successivi passai con lei molte ore. John veniva quando poteva e pregavamo insieme. Morì il venerdì mattina. Sì, il Signore aveva dato John e me a quella piccola famiglia perché potessimo camminare insieme nella valle dell’ombra della morte. Egli ci aveva chiesto di essere la sua voce e le sue mani. Dopo la morte di Ed e quella di Anita mi sembrò che attorno a me non ci fossero altro che persone sofferenti con le quali parlare. In occasione delle riunioni del club delle bambole lessi parole di promessa e di speranza a madri dal cuore gonfio di ansia per figli ribelli e scrissi lettere di condoglianze a chi aveva perso marito, moglie o figli. Vicino a un letto d’ospedale tenni compagnia a una moglie affranta per la malattia del marito e l’aiutai ad affrontare la morte del proprio caro. Visitai un’amica che aveva appena perso la madre. «Che cosa succede, Signore», gli chiesi. Non mi ero mai resa conto che ci fossero così tante persone sofferenti! Il Signore mi mise sotto gli occhi un versetto molto familiare: «Il Signore, DIO, mi ha dato una lingua pronta, perché io sappia aiutare con la parola chi è stanco; egli risveglia, ogni mattina, il mio orecchio, perché 168 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 169 io ascolti, come ascoltano i discepoli» (Isaia 50:4). «Non sapevi», mi chiese il Signore, «che quando passavi con me le ore del mattino ti davo istruzioni per usare bene la lingua e per saper parlare opportunamente allo stanco?». Non mi ero resa conto della responsabilità che Dio mi aveva affidato: «saper parlare in modo opportuno allo stanco». Mi ero rivolta a Dio per ottenere un conforto personale ai miei problemi e ora egli mi concedeva una «lingua per saper parlare in modo opportuno allo stanco». Il conforto che mi aveva dato potevo offrirlo agli altri. Sì, Dio poteva utilizzare la mia voce per parlare a chi soffriva. L’esperienza del giudizio, la rieducazione della mente non farà di noi degli esseri solitari o egoisti ma ci darà le parole di Dio da condividere con gli altri. L’amicizia nella sofferenza è sempre e per chiunque un meraviglioso comune denominatore, e l’interesse sincero non può fallire. Solo una lingua che sa parlare può confortare veramente i cuori sofferenti. Conclusione Cooperare con Dio nella rieducazione della mente non vuol dire necessariamente indulgere nell’autocommiserazione, ma confortare chi soffre. Se accettiamo il conforto di Dio potremo a nostra volta consolare gli altri (cfr. 2 Corinzi 1:3,4). Egli promette di darci una lingua che sa sostenere lo stanco (cfr. Isaia 50:4). L’amicizia nella sofferenza apre le porte e i cuori. Dio può usare la nostra voce per parlare a coloro che hanno bisogno di conforto. 169 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 170 Capitolo 16 Il mio rapporto con Dio N on sempre sento una forte presenza di Dio nella mia vita né sento ogni giorno la sua voce. In ogni caso è la fede che viene in mio aiuto. Per fede ricordo le parole che il Signore mi ha detto nel passato e per fede so che non cambieranno mai. Leggo la Bibbia e per fede ne accetto le parole come se fosse la sua voce a pronunciarle; ma ho imparato, fin dalla prima settimana del mio raccoglimento nel simbolismo del santuario, che l’essere umano non può dire a Dio quando e come deve rivolgersi a noi. All’inizio del mio cammino, mentre quotidianamente seguivo passo dopo passo il percorso dei sacerdoti nel santuario, Dio iniziò la rieducazione della mia mente. In realtà il Signore ci aveva provato fin dalla mia conversione durante la mia giovinezza, ma avevo così spesso gridato e protestato per i suoi rimproveri da vanificare la sua opera. Il Signore ha capito che ero disponibile ad ascoltare e a cooperare con lui e ha iniziato l’eliminazione degli ostacoli che ostruivano il mio cammino verso di lui. Le scoperte che facevo erano sconvolgenti ma 170 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 171 nel contempo desideravo capire e vedere come Dio operasse nella mia vita. Mi aspettavo che da allora in poi il Signore e io avremmo camminato insieme. Invece non fu così! Durante le ore del sabato non ebbi la sensazione di udire la voce del Signore. Nella mia ingenuità mi ero convinta che durante il sabato avrei ricevuto una benedizione particolare, ma non accadde così. Al tramonto mi inginocchiai nel mio studio e presentai qualche rimostranza: «Signore, non capisco perché oggi non ho sentito la tua voce. Sono molto delusa. C’è forse nella mia vita qualcosa che m’impedisce di sentire?». Non ricevendo nessuna risposta mi alzai e lasciai la stanza. «Aslan non è un leone addormentato», mi sussurrò una voce. Mi fermai di botto. La voce era appena percettibile ma seppi immediatamente che cosa Dio mi voleva dire. C.S. Lewis, un famoso scrittore di libri cristiani per bambini, aveva scritto una collana di libri intitolata The Chronicles of Narnia. I sette volumi della collana parlavano della visita di alcuni bambini terrestri alla mitica terra di Narnia che era stata creata perfetta da Aslan, un leone che rappresentava Cristo. Narnia era poi stata sottomessa da una strega malvagia che l’aveva condannata a un inverno perenne. I libri svelavano progressivamente il piano di redenzione pensato da Aslan che aveva offerto la sua vita per riscattare le malefatte di uno dei bambini. Aslan di volta in volta appariva o scompariva secondo un suo piano personale. Il regno di Narnia aveva un detto, «Aslan non è un leone 171 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 172 addormentato». In altre parole, non si potevano dare ordini a Aslan. Solo lui sapeva quando era il momento giusto di apparire o scomparire. Dio sapeva che conoscevo la storia e la scelse per dirmi che non dovevo fare affidamento sulla voce interna per essere felice. No, dovevo vivere per fede e la mia fede doveva poggiare sulla Parola di Dio. Se da allora in poi non avessi più udito la sua voce che mi parlava avrei dovuto accontentarmi dell’illuminazione della Scrittura che è più affidabile dei sensi. Prima della fine di questo libro ho ritenuto mio dovere condividere questa riflessione con voi. Alcuni, leggendo le mie parole, possono aver concluso che non avendo mai sentito parlare la voce interna non sono figli di Dio. Non è così. Le impressioni che riceviamo possono o non possono venire da Dio, ma la base della nostra fede deve essere la Bibbia. Le parole della Scrittura sono la nostra guida più sicura e Dio le illumina per ognuno di noi individualmente. Ecco perché la maggior parte di questo libro parla della Parola di Dio. Se il nostro rapporto con Dio non ha le sue fondamenta nella Bibbia non riuscirà mai a sopravvivere alle prove. Avere coscienza della presenza di Dio non significa necessariamente sentire la sua vicinanza, ma è sapere per fede che lui è al nostro fianco e, ricordandoci le esperienze del passato, essere sicuri che «colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Filippesi 1:6). Personalmente ho preso l’abitudine di tenere un diario spirituale dove annoto tutte le volte che Dio mi parla. Di tanto in tanto lo rileggo e 172 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 173 rafforzo la mia fede. Sono convinta che Dio parla quotidianamente ai suoi figli, però non sempre possiamo dire con sicurezza da quale parte la sua voce arriverà fino a noi. Ma se desideriamo udirla dobbiamo aprire semplicemente le pagine della Bibbia e iniziare a leggerle. «Le parole di Dio sono come fonti di vita... Le verità più familiari si presenteranno alla vostra mente sotto una nuova luce; brani noti delle Scritture improvvisamente assumeranno nuovi significati: scoprirete la relazione fra l’opera della redenzione e le altre verità e comprenderete che il Cristo vi sta guidando e che il Maestro divino è accanto a voi» - Con Gesù sul monte delle beatitudini, op. cit., p. 31. Dio ci parla attraverso le parole delle Scritture. I commentari di Ellen G. White non hanno lo stesso valore della Bibbia ma ci aiutano a capire meglio il piano della redenzione e la crisi finale della storia del mondo. I suoi libri, letti con spirito di preghiera e studiati, possono essere una grande benedizione. Ellen White ci dice che «il tema preferito di Cristo era l’amore paterno e l’abbondante grazia di Dio» - Parole di vita, op. cit., p. 18. Questi dovrebbero essere anche i nostri temi preferiti. Sull’importanza di parlare con Gesù, Ellen White aggiunge: «Se teniamo presente quanto il Signore ci sia vicino, se il nostro cuore trabocca di gratitudine e lode, la nostra vita religiosa rimarrà sempre fresca e parleremo con Dio in preghiera come con un amico, ed egli ci svelerà i suoi misteri personalmente. Con gioia sentiremo spesso la dolce presenza di Gesù e il nostro cuore arderà quando egli si avvicinerà per 173 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 174 comunicare con noi come faceva con Enoc. Quando il cristiano fa veramente questa esperienza, vivrà una vita di semplicità e umiltà, dolcezza e mansuetudine, e quanti gli sono attorno noteranno che conosce Gesù e ha appreso da lui» - Parole di vita, op. cit., p. 83. Varie sono le prove a cui possiamo sottometterci per controllare se stiamo effettivamente camminando mano nella mano con Dio e se la voce che sentiamo è la sua voce. L’apostolo Paolo ci dice che lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio (cfr. Romani 8:16). Tutto il capitolo 8 è sulla figliolanza. Ellen G. White spiega che la gioia del credente è la prova che lo Spirito attesta insieme al nostro spirito. «Questa è la prova che tutti possono avere: la gioia di Cristo nell’intimo tramite la Parola di Dio... e la messa in pratica di ogni richiesta del Salvatore» - E.G. White, In Heavenly Places, Review & Herald P.A., p. 144. Ascoltare la voce di Dio apporta sempre gioia. Sì, anche quando è una parola di rimprovero o di disciplina. La voce interiore unita alla Parola scritta di Dio e alla nostra condotta diventa un banco di prova. Dio non suggerisce al nostro cuore nulla che sia in disarmonia con la sua Parola scritta. E se i sentimenti del cuore non cambiano il nostro modo di vivere, sono totalmente inutili. Se il tempo trascorso in compagnia di Gesù non ci porta a essere più gentili e ad avere una maggiore considerazione degli altri, stiamo illudendo noi stessi proprio in rapporto alla presunta relazione con lui. La vera religione inizia dalla famiglia. I genitori, i coniugi, i figli sono i testimoni oculari 174 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 175 della genuinità della nostra relazione con Dio e lo stesso possono testimoniare anche i colleghi d’ufficio e tutti quelli con i quali abbiamo a che fare. I figli di Dio portano sulle spalle i propri pesi, non li affidano ad altri anzi si fanno carico anche di quelli degli altri. Sono attenti ai dettagli e onesti anche nelle piccole cose. Anche il volto esprimerà la gioia dello Spirito santo. Un pomeriggio, tornando a casa dopo il lavoro, mi fermai in un supermercato per acquisti di cui non potevo fare a meno. A casa avevo molto da fare e volevo sbrigarmi. Presi dagli scaffali quello che mi serviva, cercai la cassa meno affollata e mi misi in coda. Mentalmente intanto pensavo a tutte le cose che dovevo fare ed ero talmente assorta nei miei pensieri che non vedevo né sentivo le persone intorno a me. L’uomo che mi precedeva nella fila era un burlone. Mentre aspettava divertiva gli altri con le sue battute. Arrivato davanti al cassiere si voltò e vide il mio volto accigliato. «Signora», mi disse, «ma lei non sorride mai?». Pagai in fretta gli acquisti e lasciai il negozio. Salita in macchina mi raccolsi un attimo in preghiera: «Signore perdonami per essermi lasciata talmente coinvolgere dai pensieri sulle buone cose che dovevo fare che ho dimenticato di essere una tua buona testimone. Possa l’espressione del mio volto esprimere la tua pace e la tua gioia e non la mia ansia interiore». Non dimenticherò mai l’osservazione di quell’uomo: «Signora, ma lei non sorride mai?». La gioia del Signore dovrebbe essere segnata sulle nostre labbra e in ogni momento il nostro volto dovrebbe essere sorridente. 175 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 176 Una volta mi chiesero di partecipare a una classe biblica nella stessa comunità di mia madre. La richiesta mi era stata fatta proprio prima di cominciare e, mentre salivo con altre persone sulla pedana, riflettevo su quello che avrei detto. Gli altri iniziarono a parlare e io pensierosa riflettevo. Arrivato il mio turno parlai brevemente e mi sembrò che quanto avevo detto fosse piuttosto buono. Ma più tardi a casa mia madre commentò: «La bocca di tutti quelli che erano sulla pedana era sorridente, la tua aveva un’espressione triste». «Anche mentre ho fatto il commento?», le chiesi dispiaciuta. «Oh, no, mentre parlavi andava bene, ma quando eri seduta avevi un volto pensieroso». Mi sono esercitata a cambiare espressione del viso cercando di avere uno sguardo piacevole anche se non proprio sorridente. Nonostante mi piaccia ridere sono spesso molto occupata e pensierosa, e la mia faccia lo riflette. Voglio credere di più nel Signore e permettergli di aiutarmi in tutto quello che devo fare. Ogni giorno prego: «Signore, rendi il mio volto simile al tuo». Alcuni anni fa Dio mi ha fatto capire che i miei nomi sarebbero potuti essere Preoccupazione e Lamentela. Ora mi voleva dare nuovi nomi: Fiducia e Allegrezza. Non è nei piani di Dio che io attenda di essere in cielo per ricevere il mio nuovo nome. Desidera che lo abbia subito. «È molto difficile conoscersi. Dobbiamo esaminarci in profondità per vedere se c’è qualcosa che deve essere eliminato. Il prezioso Salvatore ci darà tutto l’aiuto di cui abbiamo bisogno per poter vincere il nostro io» - Op. cit., p. 145. 176 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 177 La capacità di ascoltare la voce di Dio, per mezzo delle Scritture e tramite la voce interna (lo Spirito santo), può essere vanificata in vari modi. Il peccato volontario o involontario escluderà la voce di Dio. È impossibile apprezzare la Scrittura se siamo deliberatamente disubbidienti. Trascurare un dovere avrà lo stesso effetto. Altre situazioni possono interrompere la linea di comunicazione tra noi e Dio: gli affari, i piaceri mondani, le amicizie, i dubbi, l’incredulità, le critiche e i pettegolezzi, le preoccupazioni e le lamentele, l’attaccamento al denaro, la difficoltà a perdonare. «La gloria che riposava sul Cristo (al suo battesimo) è un pegno dell’amore di Dio per noi. Essa testimonia la potenza della preghiera e dimostra come la voce umana possa arrivare fino a Dio ed essere ascoltata in cielo. A causa del peccato la terra è stata divisa dal cielo e separata dalla comunione con il Signore, ma Gesù l’ha ricollegata nuovamente con la sfera della gloria. Il suo amore ha abbracciato l’uomo e ha raggiunto i cieli altissimi. La luce divina che si è posata sul capo del nostro Salvatore si poserà anche su di noi quando chiederemo l’aiuto per resistere alla tentazione. La voce che parlò a Gesù dirà a ogni credente: questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto» La Speranza dell’uomo, op. cit., p. 73. Due estati fa mio marito e io siamo andati a trovare mio figlio Paul, sua moglie Shery e le loro due figlie, Cassandra e Mishaela che abitano nei boschi a nord di Washington. Shery è un’ottima cuoca e utilizza esclusivamente alimenti naturali. Ha scaffali interi di conserve di 177 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 178 frutta e verdure e un freezer colmo di frutti di bosco e frutta varia oltre a verdure, fagioli, frumento, ecc. Paul cura un orto fornitissimo, e durante tutto il periodo della nostra permanenza mangiammo in modo delizioso. Come casalinga sapevo quanti piatti e utensili si dovessero utilizzare per una famiglia numerosa, per cui ogni volta che Shery cucinava l’aiutavo a lavare i piatti e le pentole che a mano a mano utilizzava. Un giorno, dopo aver riempito il lavandino di acqua, vi misi i piatti sporchi e decisi di lasciarli un po’ in ammollo. Nel frattempo andai a preparare la tavola. Mentre stavo apparecchiando sentii qualcosa cadere sul pavimento di linoleum della cucina. La mia nipotina di tre anni, Mishaela, aveva spinto un panchetto davanti al lavandino della cucina, vi era salita sopra e aveva iniziato a lavare i piatti. La mamma la guardava perplessa: sapeva che i piatti non sarebbero stati al cento per cento puliti e che l’acqua usata per il risciacquo era sicuramente fredda; ma la lasciò fare, e Mishaela continuò il suo lavoro indisturbata fino alla fine. Finii di preparare la tavola in tempo per vedere la bambina che si asciugava le mani e si girava esultante verso la madre: «Guarda mamma, li ho lavati tutti. Il lavandino è vuoto e tutti i piatti sono nello scolapiatti. Guarda!». «Brava, Mishaela» rispose Shery «sono veramente orgogliosa di te. Hai fatto un lavoro immenso, brava veramente!». Gli occhi della bambina brillarono e sorrise teneramente. «Oh, mamma, è così bello lavare i piatti sapendo che sei orgogliosa di me!». 178 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 179 Mi venne da pensare che assomiglio molto a quella bambina di tre anni. La piccola Mishaela desiderava ardentemente l’approvazione della madre, io quella di Dio Padre. E quando ho sentito la sua voce dire: «Tu sei la mia diletta figliuola; mi compiaccio con te», allora tutte le prove, tutte le pene sono passate in secondo piano. Il lavoro per il Padre non è faticoso ma divertente. È tutta questione di relazioni. Conclusione Non dobbiamo dipendere dalla voce interiore per essere felici, ma dobbiamo vivere per fede nella Parola di Dio. Le parole delle Scritture sono una guida sicura e Dio le personalizza per ognuno di noi. Se il rapporto tra noi e Dio non si basa sulla Bibbia, esso non supererà la prova. Dio parla all’umanità per mezzo le Scritture. I commentari di Ellen White ci aiutano a capire ancora meglio la sacra Bibbia, sarebbe bene leggerli attentamente. Come possiamo verificare se stiamo camminando con Dio e se la voce che sentiamo è la sua? 1. La voce di Dio è sempre fonte di gioia. 2. Non c’è mai conflitto tra la voce interna, la Parola scritta di Dio e la condotta di vita. 3. La fede si coltiva in famiglia i cui membri, o semplicemente i colleghi di lavoro, sono le persone più adatte a dire se siamo dei credenti coerenti. Ci sono atteggiamenti, azioni e situazioni che possono allontanarci da Dio, come ad esempio: il peccato che ci rende schiavi, la negligenza del proprio dovere, gli affari che assorbono tempo, 179 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 180 la ricerca del piacere, l’influsso di amicizie mondane, l’amore per le ricchezze, le perplessità, le critiche, la maldicenza, il rancore, l’incapacità di perdonare. Quando la nostra relazione con Dio è basata sulla preghiera quotidiana e sullo studio della Parola di Dio, potremo provare la gioia di sentire la sua presenza e la sua guida sicura. «Anche su questa terra possiamo godere la gioia della comunione con Cristo, essere illuminati dal suo amore e confortati dalla sua presenza… Non rinunciamo quindi ad avere fiducia, ma crediamo più che mai fermamente alle promesse divine, perché il Signore che fin qui ci ha protetti, ci sosterrà fino alla fine» - La via migliore, op. cit., p. 112. 180 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 181 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 182 Ho letto con attenzione questo libro e vorrei conoscere altre pubblicazioni della stessa collana ❐ UN MONDO CHE CAMBIA Studio di alcune profezie della Bibbia ❐ AFFERRA LA VITA Dieci principi che portano al vero successo nella vita ❐ PERCORSI DI DONNE Riscoprire il valore e la responsabilità di essere donna ❐ IL RITORNO ANNUNCIATO Studio sul messaggio dell’avvento nella Bibbia ❐ LA PERFEZIONE CRISTIANA Che cosa significa essere santi? ❐ LA TERRA Storia delle origini ❐ SALVI PER MIRACOLO Come essere felici e fiduciosi anche quando il futuro è incerto ❐ NEL LABIRINTO DI GIOBBE Come affrontare la sofferenza ❐ LA CHIESA CRISTIANA AVVENTISTA DEL 7° GIORNO Chi, come, dove, quando, perché? ❐ SPIRITUALITÁ FRA ORIENTE E OCCIDENTE Alla riscoperta della fede cristiana ❐ LA BIBBIA: ISTRUZIONI PER L’USO Quali sono le origini della Bibbia? Chi c’è dietro il testo biblico? Come leggerlo? ❐ VIVERE PER SEMPRE È possibile superare la fine dell’esistenza umana? ❐ INNAMORARSI DEL TEMPO Il significato e il valore del sabato biblico ❐ LA VIA MIGLIORE Tradotto in più di 100 lingue, diffuso in circa 40 milioni di copie è senza dubbio l’opera più popolare, la più letta che ha esercitato un notevole influsso spirituale. Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 ❐ IL POTERE DELLA PREGHIERA Storie di miracoli realmente accaduti ❐ VIAGGIO NEL SOPRANNATURALE Una personale vittoria contro lo spiritismo ❐ INCONTRI CON CRISTO Nella semplicità della vita quotidiana, nell’apparente banalità delle «piccole cose», Gesù riesce a portare ogni persona che incontra al contatto diretto con Dio e con la dimensione dell’eternità ❐ CON GESÙ SUL MONTE DELLE BEATITUDINI Le beatitudini rappresentano il saluto del Cristo, non solo a coloro che credono ma a tutta l’umanità ❐ YOBEL L’ALTRO GIUBILEO Un altro Giubileo non per partire alla ricerca di Dio, tramite sacramenti e pellegrinaggi, ma per accogliere Dio incarnato in Gesù Cristo, eterno pellegrino alla ricerca dell’uomo Pagina 183 ❐ CHE T’IMPORTA, SEGUIMI! Il lettore parteciperà a un viaggio appassionante in compagnia di Gesù e di Pietro. Un percorso a volte colorato dal senso dell’umorismo che offre altresì spunti di riflessione profonda ❐ IL SOGNO DEL NEW AGE Il sogno utopistico dell’avvento di una «Nuova Era” di pace e di felicità per l’uomo e per la terra, non è solo un fenomeno che accompagna le svolte storiche dei grandi cicli, bensì un leit motif che da sempre vive nel cuore dell’uomo Per informazioni telefonare al numero verdi: 800/865167 dal lunedì al giovedì dalle 14 alle 16.45 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 184 CORSI GRATUITI DELLA VOCE DELLA SPERANZA LA VITA È... Una vita vissuta nella sua pienezza è quella che trova un buon equilibrio fra salute fisica e quella spirituale. La Voce della Speranza ti aiuta a trovare questo equilibrio con i corsi che propone. VIVERE LA SALUTE Combatti la frenesia della vita con una migliore informazione sulla tua salute (15 lezioni per corrispondenza su alimentazione, stress, alcol, fumo, ecc.). 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Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 185 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 186 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 187 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 188 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 189 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 190 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 191 Nuovo SdT 4-06-2001 19:37 Pagina 192 Finito di stampare nel mese di giugno 2001 da Legoprint spa - Lavis TN