COME SI È FORMATA LA BIBBIA 73 libri. Vediamo com’è nata la Bibbia e come si è formata nella comunità credente. Chi sono gli autori dei libri biblici? Com’è sorta ed è stata composta la Bibbia? 1. Le principali forme espressive L’antico testamento (AT 46 libri) è stato scritto in ebraico, il nuovo testamento (NT, 27 libri) è stato scritto in greco Koiné (popolare). Un tempo per conoscere la Bibbia la su suddivideva in libri storici, profeti e didattici o sapienziali, oggi l’analisi si è fatta più accurata. Si studia la Bibbia seguendo il genere letterario, ossi secondo quella forma di espressione determinata dall’intenzione di chi scrive, dal contenuto e dai destinatari. Questo indicazione vale soprattutto nel caso della storia biblica (genere storico). Infatti il modo di raccontare i fatti si mostra con tante sfaccettature: racconto popolare primitivo è detto Genesi 1-11; genere epico è inteso il racconto dell’esodo, genere evangelico sono i vangeli. Vi sono poi il genere profetico, il sapienziale, quello poetico, epistolare, l’apocalittico. Nella Bibbia ci si può vedere canti di vittoria (Esodo 15) e di amore (Cantico dei Cantici), preghiere, corpi di leggi, parabole, oracoli profetici, teofanie … Regola fondamentale è tenere presente che un testo va compreso secondo il suo genere letterario. In questo modo si supera il rischio di conflitti pericolosi con la scienza. 2. Gli elementi stilistici 1. L’uso dei simboli e delle immagini. La Bibbia è giardino dei simboli (Thomas Eliot). Questo è una necessità imprescindibile per parlare di Dio, dell’Assoluto basta pensare le parabole di Gesù. 2. L’uso del racconto o della narrazione domina per tre quarti la Bibbia. Questo ha un significato ben preciso: grazie all’alleanza con Dio che unisce le generazioni, il racconto di eventi passati è una memoria vitale che colloca in essa quanti ascoltano il racconto con fede. 3. Il detto sapienziale o proverbio che troviamo nei vari libri. Si tratta di un concentrato di saggezza imparato dall’esperienza quotidiana sotto la luce di 1 Dio. Per esempio: “meglio un povero di condotta integra che un ricco di costumi perversi” (Pro 19,1); “La dove è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). 3. Origini e formazione della Bibbia Nel tempo, lungo i secoli La stesura della Bibbia conosce una crescita progressiva fino alla redazione definitiva che per l’AT avviene nel primo secolo avanti Cristo. Per il NT la datazione si pone tra il 60 e il 100 d.C. 1. Punto di partenza sono avvenimenti, esperienze, personaggi fondanti che formano la spina dorsale della Bibbia 1.1 Nell’AT vanno ricordati i patriarchi, l’esodo con Mosè, la conquista della terra (Giosuè), la monarchia (Samuele, Davide), l’esilio, l’attesa del messia. 1.2 Nel NT centrale è la persona di Gesù, il suo ministero, la sua morte e risurrezione; la missione degli apostoli e il farsi della prima chiesa; l’attesa del ritorno del Signore. 2. Segue il lungo periodo delle tradizioni che conservano e approfondiscono la memoria. A poco a poco le tradizioni si uniscono e formano filoni omogenei, come il filone e la tradizione sacerdotale o jahvista nel Pentateuco, mentre, per quanto riguarda i Vangeli, vengono uniti insieme gli insegnamenti di Gesù, le sue parabole e i miracoli; la raccolta di tante citazioni dell’AT per illuminare meglio la sua vita e la sua missione. 3. Viene infine la redazione finale dei libri biblici. Essa raccoglie insieme tante tradizioni differenti, quindi anche doppioni e modi diversi di scrivere lo stesso argomento. (per esempio il racconto della creazione in Genesi 1 rispetto a Genesi 2). Un altro aspetto importante: tutti questi 73 libri, intrinsecamente segnati dall’unica fede, formano un libro solo, detto Bibbia o Sacra Scrittura, portatore di un unico grande disegno della salvezza di Dio. Oggi si insiste di considerare la Bibbia come un tutto organico, una grande sinfonia di voci, dove tutte le parti sono unificate da una melodia profonda e avvolgente, che per i cristiani è il ministero di Gesù e della sua Chiesa. 2 4. Gli autori della Bibbia Certamente i vari libri della Bibbia hanno avuto degli autori. Ma dobbiamo anche dire che spesso, specie per l’AT, i nomi abituali non sono quelli esatti. Così affermando che Mosè è autore del Pentateuco è difficile ritenere che abbia potuto descrivere anche la sua morte (Dt 34) o che Salomone, cui sono attribuiti i libri sapienziali, abbia scritto il libro della Sapienza, che è di vari secoli dopo. Allora è un falso? Come si spiega? Occorre fare due precisazioni. 1. Nel mondo biblico non era importante conoscere esattamente l’autore materiale di un dato libro per la semplice e formidabile ragione che autore dei libri biblici è il Signore, contengono la sua Parola e destinatario e proprietario dei libri è il popolo di Dio, per cui chi redasse i libri finali era convinto di fare un servizio al popolo riconsegnandogli in maniera ordinata ciò che ultimamente era suo. A questo proposito si può leggere il prologo di Luca (1, 1-4). 2. Ma allora perché il nome di un autore? Di alcuni posiamo dire che corrispondono effettivamente alla realtà, in maniera totale: Luca, Paolo, Giovanni. 3. Di molti altri non sapremo mai con precisione l’autore. Invece per diversi nomi esplicitamente collegati a un libro, specie per l’AT, la spiegazione sta in questo: dato il valore del libro sacro, si è scelto un personaggio insigne del popolo di Dio che facesse in certo qual mondo da sponsor o da caposcuola, coprendo con la sua autorevolezza tanti autori minori rimasti anonimi. Così a Isaia, autore di Isaia 1-39 sono attribuiti altri due Isaia, il secondo Isaia (Is 4045) del tempo del esilio e il terzo Isaia (Is 56-66) del dopo esilio. 4. Alla scuola di Gesù, a cui tutto si deve e che nulla ha mai scritto, ciò che conta è la tradizione vivente della comunità di fede che si trasmette di generazione in generazione in forma viva, e provvidenzialmente in forma anche scritta. 5. Il volto definitivo della Bibbia La Bibbia si presenta come una letterature popolare religiosa di matrice semitica formata e praticata dentro una comunità vivente e credente. 3 1. È una letteratura, non una somma di frammenti, ossia è un tutto organico, finalizzato allo scopo, cui concorrono un numero imprecisato di autori, grandi e piccoli. 2. Il taglio è popolare religioso, cioè non è una letteratura alta, sofisticata. Vuol servire il popolo di Dio in vista dell’alleanza con Dio. È più nell’ordine del catechismo che del manuale di teologia. La gente che legge la Bibbia si trova allo specchio. Per questo la Bibbia si dice che sia una letterature pragmatica, ossia tesa non solo a informare, ma a trasformare, convertire, convincere il lettore. 3. La matrice culturale è semitica. Questo vale soprattutto per l’AT, ma radicalmente anche per il NT, dato che sono ebrei sia Gesù, che gli apostoli e Paolo. Per questo, il NT va letto anzitutto sullo sfondo dell’AT, in specie la persona e la missione di Gesù. Ciò non toglie la presenza di influssi del mondo greco. La Bibbia è in questo un grande processo di inculturazione della Parola di Dio, del Vangelo. 4. Il cantiere della Bibbia è una comunità vivente, non la stanza di studio di un solitario pensatore geniale. È una comunità di persone vive che vedono crescere la Bibbia dentro di sé come un diario di famiglia sempre aggiornato, in cui mantenendo sempre fede al credo del popolo di Dio sono richiamati e ridetti in continuità ricordi importanti. 5. Mentre racconta i fatti con il loro senso umano, storico, la Bibbia si preoccupa di esprimere il significato profondo, ossia il punto di vita di Dio, producendo un linguaggio singolare, unico, dove Dio appare come attore diretto, fisico come nelle teofanie o apparizioni di Dio al Sinai (Es 3) o nel battesimo di Gesù (Lc 1,11). All’esattezza e completezza storica dei fatti, l’autore biblico preferisce far esaltare il senso teologico ad esempio nel racconto della nascita di Gesù (Lc 1-2). Tante volte non cerca la completezza dei dati, perché suppone e rimanda all’esperienza viva della comunità. Per esempio, il racconto dell’Ultima Cena (Mt 26, 26-29) rinvia al contesto liturgico dove la Cena era celebrata. Il lettore genuino di questa letteratura che è la Bibbia, colui che la può veramente capire, è colui che condivide la fede dell’uomo biblico e vive l’appartenenza a una comunità. 4