Lezione 7 Soluzione ideale È una soluzione la cui tensione di vapore soddisfa la seguente legge, detta legge di Raoult: Psol i pi0 Dove Psol = tensione di vapore della soluzione; i =frazione molare del componente i-esimo in soluzione; pi0 = tensione di vapore del componente i puro. Nel caso di una soluzione ideale di due specie liquide A e B PA+B = A·pA0 + B·pB0 = pA + pB Ovvero: pA = A·pA0 ; pB = B·pB0 e in genere pi = i·pi0 Dove pi = pressione parziale del componente i. Nota: Una soluzione reale si avvicina a quella ideale quanto meno esistano fenomeni di attrazione o repulsione tra le molecole che la compongono (ΔHsol 0) e per i 1. Per i 0 (caso ad es. di i gassoso) si usa la legge di Henry: Pi = i·KAB (KAB = costante che dipende da A e B). Soluzione ideale tra solvente liquido e soluto solido Se chiamo A il solvente (liquido) e B il soluto (solido), applicando la legge di Raoult ottengo: PA+B = A·pA0 + B·pB0 Poiché la tensione di vapore di un solido è pressoché nulla, posso considerare pB0 = 0 e dunque scrivere: PA+B = A·pA0 Ricordando che PA B nA A n A nB nA p n A nB 0 A ovvero posso anche scrivere PA B nA 0 pA n A nB Abbassamento della tensione di vapore La tensione di vapore di una soluzione contenente un soluto non volatile è sempre inferiore a quella del solvente puro (legge sperimentale). Per la legge di Raoult, la tensione di vapore di una soluzione ideale è infatti PA+B = A·pA0 ove A < 1 PA+B < pA0 Vi sono meno molecole di solvente sulla superficie. Il soluto impedisce ad alcune molecole di passare nella fase gassosa, ma non ne impedisce il ritorno alla fase liquida. Bloccato Calcolare la tensione di vapore a 30°C di una soluzione acquosa di un composto organico (C8H8O) allo 11,2% in peso. (Ricordare che l’entalpia di vaporizzazione dell’acqua è 40,7 kJ·mol-1) Calcolare la tensione di vapore a 100°C di una soluzione acquosa di zucchero 1,0 m. Calcolare l’abbassamento della tensione di vapore a 20°C di una soluzione 0,100 M in cloroformio (CHCl3) di un composto organico di peso molecolare 248,5 (la densità della soluzione a 20°C è 1,519 g/cm3) sapendo che la tensione di vapore del cloroformio a 20°C è 6,46·103 Pa. 0,047 atm 0,982 atm 8 Pa Proprietà colligative Sono proprietà delle soluzioni liquide ideali. Quando si aggiunge un soluto non volatile a un solvente, le proprietà fisiche della soluzione che si forma sono diverse da quelle del solvente puro. Le proprietà colligative sono: •abbassamento della tensione di vapore (già visto) •innalzamento ebullioscopico •abbassamento crioscopico •pressione osmotica Le proprietà colligative dipendono esclusivamente dalla concentrazione del soluto e non dalla sua natura. Innalzamento ebullioscopico ΔTeb L'aggiunta di un soluto non volatile a un solvente dà luogo a una soluzione il cui punto di ebollizione è maggiore. L'entità dell'effetto è proporzionale alla concentrazione molale (m) della soluzione secondo le relazioni: Teb soluzione – Teb solvente = ΔTeb = Keb·m dove: Keb = costante ebullioscopica molale, caratteristica per ogni solvente. Abbassamento crioscopico ΔTc L'aggiunta di un soluto non volatile a un solvente dà luogo a una soluzione il cui punto di congelamento è minore. L'entità dell'effetto è proporzionale alla concentrazione molale (m) della soluzione secondo le relazioni: Tc solvente – Tc soluzione = ΔTc = Kc·m dove: Kc = costante crioscopica molale, caratteristica per ogni solvente. Se 38,9 di uno zucchero sono sciolti in 200 g di acqua, il punto di ebollizione sale di 0,30 °C. Sapendo che Keb = 0,512 K·kg/mol, calcolare il peso molecolare dello zucchero. La canfora fonde a 178,4 °C e la sua grande Kc (37,7 K·kg/mol) la rende particolarmente adatta per misure accurate (metodo di Rast). Un campione di una sostanza ignota che pesa 0,840 g abbassa il punto di congelamento di 25 g di canfora a 170,8 °C. Qual è la massa molare del campione? 339,6 166,7 g Osmosi Separando due soluzioni a diversa concentrazione con una membrana semipermeabile, cioè permeabile solo al solvente e non al soluto, si ha un movimento netto del solvente attraverso la membrana dalla soluzione concentrata a quella più diluita (osmosi) fino al raggiungimento di una situazione di equilibrio. Il risultato è l'innalzamento del livello della soluzione più concentrata. La pressione che occorre applicare sulla soluzione più concentrata per riportarla al livello di quella più diluita è detta pressione osmotica (π). Pressione osmotica (π) π·Vsoluzione = nsoluto·R·T ρ·g·h π = M·R·T = Dove: M = concentrazione molare del soluto P0 R = costante universale dei gas ideali T = temperatura espressa in kelvin. ρ = densità della soluzione diluita h = dislivello; P0 = pressione atmosferica n = numero di moli; V = volume P0 π h Date due soluzioni 1, e 2: π1 = π2 le due soluzioni sono isotoniche l'una rispetto all'altra; π1 > π2 la soluzione 1 è ipertonica rispetto alla soluzione 2 e la soluzione 2 è ipotonica rispetto alla soluzione 1. Si sciolgono 2,00 g di una proteina in 0,100 L di acqua. La pressione osmotica è 0,021 atm a 25°C. Quale è la massa molare approssimata della proteina? (Confondere molarità con molalità). La linfa di un acero può essere descritta come una soluzione acquosa di saccarosio (C12H22O11) al 3% in peso. Stimare a quale altezza può innalzarsi la linfa in un giorno in cui la temperatura è di 20°C sapendo che a quella temperatura la sua densità vale 1,010 g/cm3. Trovare un sistema per preparare uno sciroppo di zucchero adatto a conservare delle pesche sciroppate. 23000 g/mol 22 - Dissociazione chimica È la scissione parziale di una molecola o di uno ione in parti più semplici. Può avvenire per effetto dell'azione di un solvente (dissociazione elettrolitica) o di un trattamento termico (dissociazione termica). Si definisce grado di dissociazione (α), il rapporto tra il numero di moli (molecole) di sostanza dissociata (nd) e il numero di moli (molecole) iniziali (n0) della stessa sostanza: nd n0 Nota: Se non specificato diversamente si considera α = 1 (dissociazione completa). Questo è tanto più vero quanto più diluita è la soluzione. Si definisce molteplicità della dissociazione (z) il numero di molecole (moli) in cui si dissocia la molecola (mole) iniziale, quando si dissocia. Nel caso ad es. di MgCl2 in acqua, z = 3. Proprietà colligative nelle soluzioni elettrolitiche Un elettrolita è una specie che in soluzione si dissocia in ioni. Una mole di elettrolita in soluzione libera più particelle di una mole di un non elettrolita e ha quindi maggior effetto sulle proprietà colligative. Per calcolare tale effetto indotto dalla presenza di un elettrolita è necessario considerare il numero di particelle in cui l'elettrolita si dissocia introducendo nella formula il fattore di dissociazione (i) detto anche coefficiente di Van't Hoff. i = 1 + α(z –1) nf = nB·i Dove nf = numero di moli finali di particelle diluite nel solvente nB = numero di moli iniziali di soluto B. Nota: nelle soluzioni ideali è sempre i = 1 perché z = 1. In genere se α = 1 i = z. Tabella riassuntiva delle formule esprimenti le proprietà colligative Proprietà colligativa i=1 i≠1 Soluzione ideale Soluzione elettrolitica nA p nA nB i Abbassamento della tensione di vapore PA+B = A·pA0 Innalzamento ebullioscopico ΔTeb = Keb·m ΔTeb = Keb·m·i Abbassamento crioscopico ΔTc = Kc·m ΔTc = Kc·m·i Pressione osmotica π·V = nB·R·T π·V = nB·i·R·T A = solvente liquido; B = soluto solido PA B 0 A Una soluzione 0,010 M ci cloruro di calcio ha la stessa pressione osmotica di una soluzione 0,025 M di un acido debole monoprotico. Calcolare il grado di dissociazione dell’acido. 0,2