Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura - anno LXIII - N. 6 * 2011 Numero 6 2011 In questo numero: In questo numero: Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 Il contesto economico ed organizzativo della fabbricazione mediante saldatura in Italia Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative. Case study: placcature nella fabbricazione dei Coke Drum Vulnerabilità dei giunti saldati e meccanismi di danneggiamento attivi negli impianti di processo e petrolchimici: affidabilità mediante la programmazione dell'ispezione basata sul rischio (RBI) - Parte II Didattica La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche ISO DIS 17636-2: la nuova normativa sul controllo radiografico dei giunti saldati: tecniche innovative filmless Didattica Introduzione alle leghe alluminio - litio ed alla loro saldabilità Istituto Italiano della Saldatura – Lungobisagno Istria, 15 – 16141 Genova (I) - Tariffa regime libero: “Poste Italiane SpA - Sped. A.P. 70%, DCB Genova” Tassa Pagata - Taxe Perçue ordinario - Contiene IP + Supplemento - Bimestrale Novembre-Dicembre 2011 ISSN:0035-6794 Rivista Italiana della Saldatura - N. 6 * 2011 trafimetdistribution.com 2012 Nasce Trafimet Distribution Trafimet Distribution Tel. 0444 739800 Fax 0444 739899 Sponsor ufficiale Udinese calcio info@trafimetdistribution.com ® “Cerchiamo di rendere migliore il vostro lavoro e la vostra vita.” DELVIGO COMMERCIALE Supporti ceramici per la saldatura MATAIR Forni, aspirazione e riciclaggio dei flussi CETh, trattamenti termici DELVIGO COMMERCIALE Loc. 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Radici Solide, Tecnologia Innovativa Editoriale Franza o Spagna C orreva l’anno del Signore 1503 e la nostra penisola era contesa fra due potentati: la Francia e la Spagna. Il 13 febbraio di quell’anno del Signore, in quel di Barletta, tredici cavalieri italiani, al servizio della Spagna, sfidarono a tenzone tredici cavalieri francesi. Motivo del contendere: l’onore degli italiani messo in discussione dai francesi. Gli italiani vinsero, l’onore fu salvo, Ettore Fieramosca (il “leader” della squadra italiana) assurse al Parnaso degli Eroi e l’evento, per quanto oggettivamente marginale, entrò a tutti gli effetti nei libri di Storia patria, con il nome altisonante di “Disfida di Barletta”. Gli spiriti più alti videro nel fatto una conferma di quel sentimento nazionale, già presente nelle “ elites” di allora, che, qualche secolo dopo, si sarebbe sostanziato nel Risorgimento. Più modestamente il popolo, non ancora sovrano ed alle prese con problemi più 770 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 elementari, adottò, a fronte del contesto in essere, una posizione decisamente più pragmatica, coniando un adagio (registrato anche da Francesco Guicciardini nella sua “Storia d’Italia”) che recitava “Franza o Spagna basta che se magna”. A questo adagio conformando pensieri e comportamenti! Né, d’altra parte, le “elites” di cui sopra, ri usc i rono mai ad es s ere (nel loro insieme) intraprendenti, aperte, capaci e, pertanto, trainanti come quelle che promossero i grandi stati nazionali europei di cui disegnarono i rispettivi sistemi di valori. Preferirono invece (nel loro insieme) aggregarsi in un generone chiuso ed autoreferente. Poiché il DNA è una cosa seria e si trasmette di generazione in generazione (in accordo alla legge di Mendel che funziona per i fiori, gli insetti, i topi ed anche le persone), il popolo sovrano (“elites” incluse) di oggi, selezionato da oltre cinque secoli di evoluzione della specie che, come noto, privilegia l’adattamento all’esistente, si ritrova dotato di caratteristiche non proprio coerenti con le esigenze attuali. Se ha ragione il buon vecchio Adam Smith, più volte citato in questa rubrica, per cui la ricchezza di una nazione è determinata dalla capacità di produrre lavoro utile da parte di coloro che la costituiscono, allora ci troviamo davvero a mal partito! Soprattutto in uno scenario di concorrenza globale dove l’espressione “pro- duzione di lavoro utile” si arricchisce di contenuti estensivi (sia aziendali che istituzionali), oltre a quelli tradizionali di capacità e di impegno, quali, ad esempio ma non solo: capacità di previsione, pianificazione, innovazione, organizzazione, gestione, formazione, sinergia. Tutta roba che ci è (nel nostro insieme) poco congeniale, essendo più versati nell’approccio individualista e furbetto, meglio se con risultati a breve. Come infiniti esempi stanno a dimostrare. Occorrerebbero chiarezza di idee, condivisione di obbiettivi e capacità di decisione. Figuriamoci! E allora? E allora, se non si è in grado di affrontare i propri problemi adottando per tempo scelte opportune e convenienti, vuol dire che ci penserà qualcun’altro. Nel bene o nel male. Gli spiriti più alti, grideranno (con qualche convenienza personale) alla perdita della dignità della nazione, il popolo sovrano più pragmaticamente ripiegherà sulla versione aggiornata dell’adagio menzionato in precedenza, ovvero: “Francia o Germania, basta che se magna”. Che, guarda caso, mantiene pure la rima! Dott. Ing. Mauro Scasso Segretario Generale IIS ANNO LXIII Novembre-Dicembre 2011 Pubblicazione bimestrale DIRETTORE RESPONSABILE: Ing. Mauro Scasso REDATTORE CAPO: Ing. Michele Murgia REDAZIONE: Sig.ra Deborah Testoni, P.I. Maura Rodella, Dott.ssa Isabella Gallo PUBBLICITÀ: Sig. Franco Ricciardi Sommario Articoli 773 789 801 813 Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura Abbonamento annuale 2011: Italia: .......................................... € 100,00 Estero: ........................................ € 170,00 Un numero separato: ................ € 26,00 La Rivista viene inviata gratuitamente ai Soci dell’Istituto Italiano della Saldatura. Direzione - Redazione - Pubblicità: Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Telefono: 010 8341333 Telefax: 010 8367780 e-mail: [email protected] web: www.iis.it 827 837 849 Progetto grafico: COMEX sas - Milano International Institute of Welding (IIW) Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets R. OHASHI IIS Didattica La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche 863 Scienza e Tecnica “Retrofitting Engineering for Fatigue Damaged Steel Structures”: dal Giappone un riferimento importante per le attività di riparazione dei danneggiamenti da fatica dei ponti metallici - S. BOTTA 867 IIS News Resoconto della riunione del Comitato Direttivo dell’IIS del 29 Settembre 2011 Resoconto della riunione del Consiglio Generale dell’IIS del 5 Ottobre 2011 871 L’esperto risponde 873 Dalle Associazioni Cambiamento e innovazione secondo i produttori delle apparecchiature e dei consumabili L’ANASTA evolve ma non cambia - G. MACCARINI 877 Normativa tecnica Commissione Saldature dell’UNI, Sottocommissione Mista Commissione Saldatura / UNIPLAST “Saldatura delle Materie Plastiche” (SMP) - S. GIORGI 879 Dalle Aziende 883 Notiziario Letteratura tecnica Codici e norme Corsi Mostre e convegni 891 Ricerche bibliografiche da IIS-Data Metallurgia e saldabilità degli acciai ad alta resistenza per condotte 895 Indice 2011 900 Elenco degli Inserzionisti Fotocomposizione e stampa: ALGRAPHY S.r.l. - Genova Tel 010 8366272, Fax 010 8358069 - www.algraphy.it L’istituto non assume responsabilità per le opinioni espresse dagli Autori. La riproduzione degli articoli pubblicati è permessa purché ne sia citata la fonte, ne sia stata concessa l’autorizzazione da parte della Direzione della Rivista, e sia trascorso un periodo non inferiore a tre mesi dalla data della pubblicazione. La collaborazione è aperta a tutti, Soci e non Soci, in Italia e all’Estero. La Direzione si riserva l’accettazione dei messaggi pubblicitari. Ai sensi del D.Lgs. 196/2003, i dati personali dei destinatari della Rivista saranno oggetto di trattamento nel rispetto della riservatezza, dei diritti della persona e per finalità strettamente connesse e strumentali all’invio della pubblicazione e ad eventuali comunicazioni ad esse correlate. Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative. Case study: placcature nella fabbricazione dei Coke Drum M. DEL PRETE et al. Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 - M. BRANDIZZI et al. Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio - L. COSTA Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattomentrie da materiali e componenti saldati - G. BERTI, F. DE MARCO Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica - P. LIVIERI, R. TOVO Rubriche Rivista associata Registrazione al ROC n° 5042 - Tariffa regime libero: “Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70%, DCB Genova” - Fine Stampa Dicembre 2011 Aut. Trib. Genova 341 - 20.4.1955 6 In copertina Fase di erezione del primo dei due reattori SLURRY installati da ENI R&M presso il nuovo Impianto EST 20000 BPSD di Ferrera Erbognone (PV) Costruttore: GE Oil & Gas - Massa (Italy) Materiale base: 21/4 Cr-1Mo-1/4V Peso (a vuoto): 1810 t Spessore: 274 mm + 5.5 mm di W.O. (Weld Overlay) in acciaio inossidabile del tipo 347 Diametro interno: 4805 mm Altezza totale: 58070 mm Corso di Specializzazione in Saldatura - Utile alla Qualificazione ad International Welding Engineer - Technologist Genova (GE), Legnano (MI), Mogliano Veneto (TV) L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA terrà a partire dal mese di Marzo 2012 presso la propria sede di Genova e gli uffici regionali di Legnano (MI) e Mogliano Veneto (TV) il proprio tradizionale Corso di Specializzazione in Saldatura. Tenuto dal 1952 presso alcune delle più prestigiose Sedi scolastiche ed accademiche, con oltre 13.000 tecnici qualificati, il corso rappresenta tuttora il principale strumento per la formazione di base dei tecnici e dei coordinatori di saldatura operanti nella fabbricazione di prodotti saldati. Durante il corso (l’unico riconosciuto dall’Istituto Internazionale della Saldatura, IIW, e dalla Federazione Europea della Saldatura, EWF), sarà fornita ad ogni partecipante la collana completa delle nuove pubblicazioni dell’IIS, un CD Rom edito in collaborazione con l’UNI contenente una raccolta di oltre 300 norme europee relative alla saldatura ed ai controlli non distruttivi dei giunti saldati e il calibro IIS di tipo “bridge cam”, utile strumento di lavoro per lo svolgimento delle attività del coordinatore di saldatura. Valenza del Corso Il Corso di Specializzazione consente una prima ma completa preparazione nei più diffusi processi di saldatura e materiali utilizzati in ambito industriale. Per tale ragione, può risultare di particolare interesse per personale di recente assunzione in Azienda, che abbia bisogno di una prima of rmazione specifica, così come anche per personale più esperto, come momento di aggiornamento. Alla sua tradizionale valenza, il Corso ha aggiunto nel tempo un significato ulteriore, valido come prima parte dei percorsi di Qualificazione per International Welding Engineer e Technologist. Il corso potrà essere infatti integrato con la partecipazione ai quattro moduli avanzati (“tecnologia della saldatura”, “metallurgia e saldabilità”, “progettazione e calcolo”, “fabbricazione e aspetti applicativi”) che sono programmati, a partire da quest’anno, sia presso la sede di Genova (ciclo completo da Ottobre a Marzo) sia presso le sedi di Legnano (“tecnologia della saldatura”, “metallurgia e saldabilità”) e di Mogliano V. (“Progettazione e calcolo”, “fabbricazione e aspetti applicativi”). Queste qualificazioni hanno assunto particolare rilevanza negli ultimi anni, in quanto previste dalle principali normative di prodotto che regolano il settore della fabbricazione nei settori della carpenteria metallica, della caldareria e della fabbricazione di pipeline ed inoltre sono previsti come requisito di legge per i fabbricanti nel settore della carpenteria civile, così come indicato dal D.M. 14 Gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”. Calendario ed orario delle lezioni In funzione della località di svolgimento, sono previste due modalità differenti per lo svolgimento del corso, entrambe mirate a ridurre l’assenza dei partecipanti dalle proprie attività lavorative: - presso la sede IIS di Genova, attraverso un percorso sviluppato su quattro settimane non consecutive a tempo pieno (dal lunedì pomeriggio al venerdì mattina) nei mesi di Maggio, Giugno, Luglio e Settembre 2012; - presso gli uffici di Legnano e Mogliano Veneto, attraverso un percorso che prevede lezioni serali della durata di quattro ore ciascuna, dalle 16:30 alle 20:30, per tre giorni alla settimana (lunedì mercoledì), svolto nel periodo da Marzo a Giugno 2012 (le lezioni teoriche saranno svolte nell’arco di 12 settimane lavorative). Programma delle lezioni Gli argomenti trattati durante le lezioni teoriche previste saranno i seguenti. 1. Tecnologia della saldatura (processi con fiamma ossiacetilenica, con elettrodo rivestito, a filo continuo in protezione gassosa MIG / MAG e FCAW,TIG, ad arco sommerso; taglio termico); 2. Metallurgia e saldabilità (metallurgia applicata alla saldatura, fabbricazione e classificazione degli acciai, prove tecnologiche, struttura dei giunti saldati, difetti metallurgici ed operativi, saldabilità degli acciai al carbonio, a grano fine). Durante le esercitazioni pratiche, saranno svolte in primo luogo dimostrazioni ed esercitazioni di saldatura a difficoltà crescente nei processi manuali o semiautomatici (fiamma, elettrodo rivestito, TIG, MIG/MAG), dimostrazioni applicative di controlli non distruttivi (metodi VT, PT, MT, RT ed UT), stesura ed interpretazione di specifiche di procedura di saldatura (WPS). Quota di partecipazione, iscrizioni e informazioni La quota di partecipazione al Corso è di € 3.400,00 (IVA esente in accordo al punto 20, art. 10 del DPR 633/1972). Per le iscrizioni è possibile rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura, Via Lungobisagno Istria 15, 16141 Genova. Tel. 010 8341371, fax 010 8367780 (e-mail [email protected] oppure visitare il sito www.formazionesaldatura.it. Chi fosse invece interessato a partecipare in forma non impegnativa ad alcune lezioni, riservandosi di regolarizzare la propria iscrizione solo in un secondo tempo, potrà farlo contattando direttamente la Segreteria. Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative. Case study: placcature nella fabbricazione dei Coke Drum (°) M. Del Prete * L. Saturno * D. Quintiliani * Sommario / Summary Questo articolo vuole essere un contributo all’argomento placcatura mediante saldatura, basato sull’esperienza della Walter Tosto S.p.A., nella realizzazione di manufatti placcati. Dopo una breve introduzione su processi di placcatura, materiali utilizzati e linee guida per la fabbricazione, si passa ad analizzare il caso specifico della fabbricazione di Coke Drum: problematiche e soluzioni adottate per superare le principali criticità. This paper wants to be a contribution to the topic of weld overlay, based on Walter Tosto S.p.A. experience. After an introduction on welding processes, materials and guidelines for fabrication, the second part of this paper is focused on Coke Drum fabrication: issue and solutions adopted to overcome the main problems. Keywords: Case histories; chemical engineering; cladding; creep resisting materials; electroslag welding; elevated temperature strength; fatigue strength; FCA welding; GMA welding; low alloy Cr Mo steels; MMA welding; plants; pressure vessels; selection; stainless steels; strip electrodes; submerged arc welding; thermal properties. (°) Memoria presentata al Convegno IIS: “La placcatura nella fabbricazione di apparecchiature in pressione” - Genova, 10 Novembre 2011. * Walter Tosto S.p.A. - Chieti Scalo (CH). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 773 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. 1. Placcature di apparecchiature a pressione 1.1 Introduzione Nella costruzione di apparecchi in pressione (reattori, colonne, scambiatori, ecc.) che lavorano in vari tipi di servizio, oltre all’elevata pressione e all’alta temperatura, bisogna tener conto dei rischi legati alla presenza di fluidi che possono generare attacchi chimico-fisici sul materiale, causando riduzione dello spessore resistente e di conseguenza una diminuzione della vita operativa dell’apparecchio (Fig. 1). Il processo di placcatura mediante saldatura permette di ottenere il giusto compromesso fra resistenza meccanica e resistenza alla corrosione dal lato di esercizio. I materiali utilizzati per realizzare riporti placcati sono i seguenti: • acciai inossidabili austenitici; • acciai inossidabili ferritici; • leghe di nichel; • leghe di rame; • leghe di titanio. Nelle placcature la combinazione di due materiali, materiale base con buone proprietà meccaniche e placcatura idonea al tipo di servizio, permettono una ridu- Figura 2 - Esempi di placcature. 774 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Figura 1 - Apparecchio a pressione. zione di peso, grazie alla diminuzione degli spessori in gioco. Ad esempio realizzare un apparecchio integralmente in a c c i a i o inos s idabile è più cos tos o rispetto alla soluzione con placcatura, non solo per il costo diretto del materiale, ma anche per i maggiori spessori calcolati durante la progettazione. Infatti i minori carichi meccanici di un acciaio inossidabile richiedono l’utilizzo di spessori maggiori. Come conseguenza si ha una diminuzione delle seguenti voci di costo: • il costo di costruzione/realizzazione; • il costo di trasporto; • il costo delle fondazioni; • il costo dei gruaggi per la messa in opera. Questo articolo è dedicato alla placcatura mediante saldatura, escludendo le altre forme di placcatura (esplosione, colaminazione). Normative e specifiche contrattuali sono molto stringenti per quel che riguarda i requisiti minimi richiesti dopo saldatura dei riporti placcati, s pes s ore del riporto , a n a l i si chimica, minimo spessore non diluito e contenuto percentuale di ferrite sono alcune delle tipiche richieste di cui tener conto (Fig. 2). La scelta del processo risulta fondamentale per far sì che il risultato sia soddisfa- M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. Figura 4 - Macrografia GMAW (Inconel 625). Figura 3 - Macrografia SMAW (309+347). Figura 5 - Macrografia FCAW (309+347). usare nastri come materiale d’apporto, elevata diluizione. • ESW: è il più usato per la placcatura di grandi superfici, data la bassa diluizione e la capacità di ottenere un buon riporto con un solo strato di placcatura, impianti di saldatura ingombrante (Figg 3-7). Figura 6 - Macrografia SAW (Nastro 30×0.5 mm - 309+347). Figura 7 - Macrografia ESW (Nastro 90×0.5 mm - 309LNb). cente alle richieste del cliente, alla normativa applicata, al processo costruttivo del componente e al fattore economico (perché a parità di ogni altra condizione, si sceglie il processo a più elevata produttività). I processi per effettuare un riporto di saldatura possono essere molteplici, qui di seguito si riportano i più utilizzati: • GTAW (Gas Tungsten Arc Welding); • S M AW ( Shi e l de d Me t a l Arc Welding); • GMAW (Gas Metal Arc Welding); • FCAW (Flux Cored Arc Welding); • S AW a nas tro (S ubmerged A rc Welding); • ESW a nastro (Electro Slag Welding). Di seguito si riportano vantaggi e svantaggi dei principali processi: • SMAW: facilità e versatilità di saldatura, bassa produttività. • GMAW: bassi costi, alta produttività, possibilità di spruzzi. • FCAW: alta produttività, facilità di saldatura, costi del materiale d’apporto elevati. • SAW: elevate capacità produttive tipiche del processo, possibilità di 1.2 Esperienza della Walter Tosto S.p.A. La Walter Tosto S.p.A. è un’azienda che opera con successo nel settore della caldareria da più di 50 anni (1960-2011). Negli ultimi 20 anni, la realizzazione di numerevoli apparecchi in pressione placcati mediante saldatura ha contribuito ad accrescere il know-how aziendale. 1.2.1 Analisi dei processi di placcatura Nella Tabella I sono elencati i vari processi utilizzati nella fabbricazione di riporti placcati, analizzando alcuni valori tipici ottenuti in fase di qualifica e quindi in produzione. Nell’ultima colonna della stessa tabella è presente l’elenco delle tipiche prove TABELLA I - Valori tipici. Strati di deposito Spessore deposito Spessore non diluito SMAW (Ø = 3.2/4/5 mm) 2 strati 4.5÷7 ≥3 3 strati 6÷9 ≥3 GMAW (Ø = 1.2 mm) 2 strati 5÷7 ≥3 3 strati 6.5÷9 ≥3 FCAW (Ø = 1.2 mm) 2 strati 4.5÷7 ≥3 SAW a nastro (30×0.5 mm) Mono-strato 3.5÷5 Vedere punto 2 SAW a nastro (30/60/90×0.5 mm) 2 strati 8÷10 ≥3 ESW a nastro (60/90×0.5 mm) Mono-strato 4÷5 ≥3 Procedimento Prove - analisi chimica; - micrografia in materiale base, zona termicamente alterata e zona fusa; - macrografia; - disbonding test; - pieghe; - analisi della ferrite; - prova di durezza; - prova di corrosione intergranulare. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 775 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. TABELLA II - Combinazioni materiali d’apporto di maggiore utilizzo. Procedimento 1° strato 2° strato 3° strato Analisi chimica richiesta E 309L E 308L / 304L E 309L / E 309MoL E 316L / 316L E 309MoL E 317L E 317L 317L E 309L E 347 / 347 E 2209 E 2209 / Duplex 2205 Inconel 625 / / Cr ≥ 12 %* Inconel 625 Inconel 625 / Inconel 625 ER 309L ER 308L / 304L ER 309L ER 316L / 316L Inconel 625 / / Cr ≥ 12 %* Inconel 625 Inconel 625 / Inconel 625 ER 309L ER 308L / 304L ER 309L / ER 309MoL ER 316L / 316L ER 309MoL ER 317L / 317L ER 309L ER 347 / 347 Inconel 625 / / Cr ≥ 12 %* Inconel 625 Inconel 625 / Inconel 625 EQ 309L EQ 308L / 304L EQ 309L / EQ 309MoL EQ 316L / 316L EQ 309L EQ 347 / 347 Inconel 625 / / Cr ≥ 12 %* Inconel 625 Inconel 625 / Inconel 625 EQ 309LMo / / 316L EQ 309LNb / / 347 EQ 22.6.3L** EQ 22.6.3L** / Duplex 2205 Inconel 625 Inconel 625 / Inconel 625 SMAW GMAW FCAW SAW a nastro ESW a nastro Note: * Soluzione adottata per il caso specifico della fabbricazione dei Coke Drum (vedi punto 2 di questo articolo). ** Non classificato secondo ASME II Part C. TABELLA III - Valori diluizione e velocità di deposito più ricorrenti. Procedimento Diluizione (%) Deposito orario (kg/h) SMAW Ø 3.2 25-30 0.5÷0.8 GMAW Ø 1.2 20-25 1÷2 FCAW Ø 1.2 15-20 1÷2 SAW (nastro da 30×0.5) 15-25 5÷10 ESW (nastro da 90×0.5) 10-15 20÷25 776 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. che la Walter Tosto esegue per qualificare i processi di placcatura mediante saldatura. Vale la pena soffermare l’attenzione su uno degli elementi chiave della Tabella I ovvero lo spessore non diluito. Infatti, nella maggior parte delle specifiche tecniche è richiesto di garantire una minima quota di spessore con analisi chimica in accordo ai requisiti minimi nominali del materiale con caratteristiche adatte al tipo di servizio. I rapporti di diluizione dei processi ad arco elettrico (Tab. III) sono tali da rendere necessario l’utilizzo di un primo strato barriera, che permette di ottenere la giusta analisi chimica negli strati successivi. Come evidente nella Tabella I, tutti i restanti procedimenti di placcatura mediante saldatura sono realizzati pluristrato, ad eccezione di casi particolari, come ad esempio il case study approfondito nel punto 2 e il processo ad ESW. La distinzione fra placcature mono e pluristrato va approfondita tenendo conto dei materiali utilizzati. A questo scopo la Tabella II è un utile estratto dell’esperienza Walter Tosto, dove sono riportate le combinazioni maggiormente utilizzate. 1.2.2 Linea guida per la fabbricazione di manufatti placcati Nella placcatura del fasciame di grandi apparecchi si utilizzano procedimenti ad alta produttività come ESW e SAW a nastro (60 o 90 mm), la prima variabile di cui tener conto è lo spessore del materiale base. La soglia oltre la quale si decide di utilizzare una placcatura, mediante saldatura, è in genere di circa 50÷60 mm, mentre per spessori minori, si preferisce utilizzare lamiere già placcate in acciaieria. Infatti per i bassi spessori, l’elevato rischio di deformazioni, causate dagli apporti termici messi in gioco durante la saldatura, obbliga in genere a comprare le lamiere già placcate. Per la placcatura dei fondi la situazione è molto simile a quella già descritta per il fasciame, con la differenza che la convenienza nell’acquisto di lamiere già placcate si ha fino ad un massimo di 40÷50 mm. La dimensione dei nastri utilizzabili nel caso di placcatura mediante saldatura è limitata ai nastri da 30 e 60 mm, infatti utilizzando un nastro da 90 mm, l’elevato apporto termico e l’elevata fluidità del bagno di saldatura rendono difficilmente governabile la saldatura stessa, dove il raggio di curvatura è di dimensioni non compatibili con le velocità di saldatura ed il relativo tempo di solidificazione del materiale d’apporto. Per quanto riguarda la placcatura dei bocchelli, il fattore geometrico (diametro e spessore) è una variabile essenziale per la scelta dei procedimenti e dei relativi impianti di saldatura da utilizzare. Infatti per bocchelli con diametro interno ≥18’’si preferisce utilizzare procedimento SAW con un nastro da 30 mm. Per bocchelli di diametro interno compreso tra 2.5’’÷18’’viene usato il filo pieno o il filo animato. Infine per bocchelli con diametro interno inferiore a 2’’è usata la placcatura ad elettrodo, effettuando la placca- tura in senso longitudinale rispetto all’asse del bocchello. In alternativa per diametri così piccoli può essere utilizzato il processo GTAW. Negli scambiatori di calore, quando richiesta la placcatura delle piastre tubiere, usualmente si utilizza il procedimento ad ESW pluristrato, per consentire le lavorazioni meccaniche previste. In conclusione, per la corretta esecuzione di un riporto placcato mediante saldatura è necessario prestare minuziosa attenzione su ogni singola variabile. Il Codice ASME prescrive, per i riporti resistenti alla corrosione, 14 variabili di cui tener conto. 2. Case study: placcature nella fabbricazione dei Coke Drum 2.1 Coke Drum. Cosa sono e principali problematiche Questa parte dell’articolo è dedicata alla fabbricazione dei Coke Drum. Con riferimento a specifiche contrattuali e normative applicabili, si analizzeranno tutte le scelte operate a livello costruttivo, per far fronte alle criticità tipiche di questi apparecchi. Per comprendere a pieno quanto sarà illustrato nei paragrafi successivi è necessario dare qualche breve cenno sulla funzione svolta dai Coke Drum e sulle principali problematiche. I Coke Drum sono delle apparecchiature a pres s ione verticali, p r o g e t t a t e e cos truite generalmente se c o n d o i l Codice ASME VIII Divisione 1, con ampi range di dimensioni: diametri Fractionator Coke Drums C4 and lighter Gasoline Naphtha Light gas oil Heavy gas oil Feed Heater Figura 8 - Schema semplificato di funzionamento di un Coke Drum. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 777 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. variabili fra i 4 e i 9 m e altezze che possono raggiungere i 30 m. Questi apparecchi sono utilizzati nella maggior parte delle raffinerie, per realizzare uno dei due processi di coking commercialmente sviluppati: il “delayed coking” (l’altro meno diffuso è il coking a letto fluido). Tramite questo processo è possibile ottenere distillati pregiati, oltre che gas e coke di petrolio a partire da residui di scarso valore commerciale. In un processo convenzionale di delayed coking la carica viene riscaldata in un forno fino alla temperatura di reazione (fra i 480 °C e i 510 °C) e poi trasferita nella camera di reazione (Coke Drum). Durante la fase di riscaldamento nel forno, le reazioni tipiche del coking vengono ritardate per poi essere eseguite quando la carica raggiunge il Coke Drum, da qui il nome di coking ritardato. L e c a me r e d i r e a z i one l a vora no i n coppia, mentre una è in esercizio, l’altra viene esclusa per il decoking, in modo tale che l’unità possa lavorare in modo pressoché continuo (Fig. 8). Il coking ritardato è un processo semicontinuo: pur essendo infatti il coking un processo continuo, la rimozione, la manipolazione e lo smaltimento del coke vengono condotti in modo discontinuo. Ogni singolo ciclo può avere una durata variabile fra le 10 e le 48 ore. Il Coke Drum viene alimentato dal basso fino a circa l’85% della sua capacità totale. Successivamente il carico rimane alla temperatura di reazione per un tempo sufficiente alla dissociazione del carbonio. Il carbonio solidifica sotto forma di coke sulle pareti dell’apparecchio, mentre i vapori generati dal crac- Figura 10 - Spedizione Coke Drum. 778 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 king, opportunamente raffreddati (per evitare la formazione di coke nelle tubazioni), vengono inviati ne l l a frazionatrice. Tramite lavaggio c on acqua e vapore il coke e l’apparecchio vengono raffreddati a basse temperature. Il coke viene poi rimosso e sc l udendo la c a m e ra di reazione interessata dalla linea di processo. Il servizio svolto dai Coke Drum fa sì che questi apparecchi lavorino in condizioni di fatica termica (verificato secondo ASME VIII Div. 2), che può portare a rotture in alcune zone critiche come: attacco fondo-gonna, saldature circolari e sulle zone di collegamento dei bocchelli. Uno degli effetti maggiormente ricorrenti, come conseguenza delle condizioni di lavoro, consiste in un rigonfiam e nt o del mantello, denominato “bulging”, che si manifesta con un aumento del diametro dell’apparecchio a varie quote della sua altezza in prossimità delle saldature circolari (Fig. 9). Questi rigonfiamenti, che possono essere parzialmente o totalmente sviluppati lungo tutta la circonferenza, vanno a generare dei punti di intensificazione Figura 9 - Effetto bulging su Coke Drum. degli stress, sia in direzione assiale che circonferenziale. Il bulging può manifestarsi anche dopo una breve frazione della vita operativa dell’apparecchio e rappresenta l’inizio di una fase di auto distruzione del Coke Drum, che in genere si conclude con lo sviluppo di una rottura in prossimità delle saldature circolari. Un altro punto critico è sicuramente la giunzione fra l’apparecchio e la gonna, dove quest’ultima ostacola la dilatazione del Coke Drum, andando così a creare dei picchi di sollecitazione che si manifestano in modo ciclico. Inoltre tutte le appendici esterne con geometrie non opportune, su apparecchi per servizio a fatica, come ad esempio piastre di rinforzo, sono da evitare (Fig. 10). M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. 2.2 Una recente esperienza Walter Tosto nella fabbricazione dei Coke Drum Si illustra qui di seguito una recente esperienza di fabbricazione di Coke Drum del tipo a fasce verticali. Nella Figura 11 è riportato il dettaglio dei Coke D rum fabbric a t i , m e n t r e nella Tabella IV sono riportati i principali dati di progetto. Figura 11 - Coke Drum. 2.2.1 Materiali base e di saldatura Tutte le lamiere che compongono il fasciame e i fondi sono del tipo placcato mediante laminazione, caratterizzate da materiale bas e in 1 ¼ C r - ½ Mo (SA 387 Gr.11 Cl.1 in accordo con il Codice A S M E S ect. I I Pa r t A S A 387/S A 387M - Ed i t i o n 2 0 0 7 / Add. 2009) e placcatura in acciaio inoss idabile del tipo S A 24 0 T p . 4 1 0 S (ASME Sect. II Part A - SA 240/SA 240M - Edition 2007/ Add. 2009), fornite allo stato normalizzato e rinvenuto. In aggiunta ai requisiti minimi indicati sulle normative di riferimento per materiale base e riporto placcato, le specifiche del licensor indicano ulteriori restrizioni in accordo all’SA 20/SA 20M e all’SA 480/SA 480M, di seguito sono riportate le principali l i m i t a z i o n i prescritte: • Il contenuto di zolfo (S) e fosforo (P) non deve eccedere lo 0.01%. • Tutte le lamiere delle parti in press ione devono es s er e “ v a c u u m treated” in accordo ai requisiti supplementari (S1) del Codice ASME Divisione II, sezione SA 20. • Analisi chimica in accordo ai requisiti supplementari (S2) del Codice ASME II Parte A, sezione SA 20. • Il trattamento termico simulato sui provini meccanici dev’essere eseguito in accordo ai requisiti supplementari (S3) del Codice ASME II, sezione SA 20. • Ulteriori requisiti supplementari richiesti sono: S5 (Impact test) e S12 (CN D ) s empre in a c c o r d o a l l a sezione SA 20 del Codice ASME II. Le caratteristiche meccaniche dei materiali utilizzati sono valutate dopo trattamenti termici s imulat i m i n i m o e massimo (Tab. V) e allo stato di fornitura, in accordo all’ASTM A370. Nella Tabella VI sono riportati i test eseguiti e i valori minimi richiesti per ritenere le prove soddisfacenti. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 779 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. TABELLA IV - Coke Drum design data. Coke Drum Data Internal design pressure [MPa] Design temperature [°C] 0.832 Coking above/below B.T.L. 462.8 / 504.4 Decoking 300 Minimum design metal temperature [°C] -18 Internal diameter [mm] 7924.8 Total length [mm] 35052 Shell thickness [mm] 32 + 3 (clad) Total weight [Tons] 315 TABELLA V - Condizioni PWHT min. e max. Temperature 690 °C ± 10 °C Holding time MIN PWHT 120 min. Holding time MAX PWHT 720 min. Heating rate 150 °C/h Over 300 °C Cooling rate 150 °C/h Up to 300 °C TABELLA VI - Prove meccaniche per materiale base. Prove meccaniche Prova eseguita dopo: Stato di fornitura PWHT minimo PWHT massimo Requisiti minimi Tensile Test X X X Minimi secondo ASME Impact Test (-18 °C) X X X Media: 34 J; Singolo: 28 J Hardness Test X X Max 225 HV TABELLA VII - Materiali d’apporto per weld overlay e clad restoring. Type of welding material SFA AWS classification Electrode 5.11 ENiCrMo-3 Wire/Strip 5.14 ERNiCrMo-3 Per il Tensile Test oltre ai minimi requisiti nominali indicati dalle ASME per il materiale base in SA 387 Gr. 11 Cl.1, è richiesto che i carichi di rottura delle diverse lamiere utilizzate per il medesimo a p p a r e c c hi o di f fe ri sc a no a l massimo di 10000 psi [70 MPa], quest’accorgimento contribuisce a dimi- nuire l’effetto “bulging”. Per la placcatura è necessario eseguire il Bond Shear Test in accordo all’ASTM standard A263 con valori minimi di 20000 psi [140 MPa]. Anche i bocchelli sono stati realizzati in materiale base 1¼Cr-½Mo con riporto placcato mediante saldatura all’interno. I particolari della placcatura come: materiali, procedimento e spessore minimo di riporto non diluito saranno discussi in seguito. I materiali di saldatura utilizzati per le giunzioni testa a testa devono avere la stessa composizione chimica del materiale base con un X factor inferiore a 15 ppm. Per il “weld overlay” e per il “clad restoring” si è utilizzata una lega di nichel (Inconel 625, Tab. VII). Il 410S è un acciaio inossidabile ferritico, caratterizzato da buone proprietà meccaniche di resistenza al creep e a fatica. Dal lato della resistenza alla corrosione il loro utilizzo è molto frequente nel settore petrolchimico. Si predilige l’utilizzo dell’Inconel 625 come materiale per il ripristino delle placcature data l’elevata resistenza a fatica termica. Inoltre le caratteristiche meccaniche dell’Inconel 625, confrontabili con quelle del materiale d’apporto in 1¼Cr-½Mo utilizzato per i giunti test a a t e st a (Tab. VIII), permettono di ridurre l’effetto “bulging”. 2.2.2 Scelte progettuali per far fronte alle principali problematiche dei Coke Drum Una delle cause principali del fenomeno del bulging, già presentato in precedenza, è la differenza di carico di snervamento fra materiali, base e di saldatura. Il materiale di saldatura, caratterizzato da più alte caratteristiche meccaniche rispetto al materiale base (Tab. VIII), costituisce una sorta di “cintura” che favorisce la deformazione sul fasciame, nelle zone adiacenti alle saldature circolari. Il “clad restoring” in corrispondenza delle saldature circolari tende ad incrementare l’effetto di irrigidimento del giunto saldato. La Walter Tosto nella realizzazione dei Coke Drum ha utilizzato l’innovativa tecnologia del “vertical plate”, cioè layout delle lamiere del fasciame verticale (Fig. 12). Questa soluzione permette di minimizzare il numero delle TABELLA VIII - Caratteristiche meccaniche lamiere e materiale di saldatura. Base material/clad Type Tensile [MPa] Yeld [MPa] Weld metal Tensile [MPa] Yeld [MPa] SA 387 Gr. 11 Cl. 1 1¼Cr-½Mo 415÷585 240 F8P2-EB2R-B2 550÷690 470 410 S 12 Cr 415 205 ER(E)NiCrMo-3 760 780 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. Figura 12 - Troncone Coke Drum con lamiere a layout verticale. Figura 13 - Dettaglio weld overlay su pareti fasciame. saldature circolari al massimo di tre: • Saldatura circolare del fasciame al fondo ellittico (Saldatura B1, Figura 11). • Saldatura circolare fra i due tronconi del fasciame (Saldatura B2, Figura 11). • Saldatura circolare del fasciame al fondo conico (S al d a t u r a B 3 , Figura 11). Per limitare il fenomeno dell’irrigidimento delle saldature si è adottata la soluzione descritta nella Figura 13, limitando il sovrametallo del “clad restoring” rispetto alla placcatura delle lamiere ad un massimo di 0.8 mm. All’interno del fasciame tutte le saldature “weld overlay” sono state opportunamente molate per ridurre eventuali discontinuità geometriche, al fine di minimizzare i conseguenti picchi di tensione. Un altro punto ad alto rischio di rotture è la zona di attacco fra la gonna e il fasciame. Proprio in questa zona si raggiungono i picchi massimi di temperatura (500 °C). La gonna (vincolata) subisce elevate deformazioni in seguito ai cicli termici, che possono portare a rotture per fatica in prossimità dei punti critici. La giunzione fra la gonna e il Coke Drum avviene al di sotto della “tangent line” nella parte alta del cono inferiore. La soluzione adottata è quella del “build up” realizzato mediante processo di saldatura SAW. La parte bassa del “build up” è stata raccordata con un raggio opportuno, al fine di minimizzare l’intensificazione degli stress in una zona delle zone maggiormente sollecitate (Fig. 14). Figura 14 - Dettaglio build up per la connessione della gonna con il fasciame. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 781 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. Figura 15 - Tagli sulle pareti della gonna. Figura 16 - Dettaglio gonna. Nella Figura 16 si può osservare la gonna durante le fasi di lavorazione meccanica del “build up” sul tornio ad asse verticale. La soluzione adottata per favorire la deformazione della gonna, e quindi allungare la vita operativa dell’apparecchio, è stata quella di operare dei tagli v e r tic a li d e lla l unghe z z a di c i rc a 300 mm, opportunamente raccordati agli estremi, lungo le pareti laterali della gonna (vedi dettaglio Figure 15 e 16). Tutti i bocchelli connessi al fasciame o con i fondi devono essere auto-rinfor- zati, infatti non è consentito l’utilizzo di rinforzi esterni. Inoltre i bocchelli devono essere radiografabili, in accordo alla Figura UW-16.1 del Codice ASME VIII Divisione 1 (Fig. 17). Tutte le connessioni devono avere delle flange che non possono essere del tipo “slip-on”. Per evitare l’utilizzo di piastre di rinforzo di grosso spessore, il golfare di sollevamento è saldato su una lamiera del tipo “insert plate” (che presenta una zona a spessore maggiorato opportunamente raccordata). 2.2.3 Placcatura mediante saldatura nei Coke Drum Diversi sono i processi di placcatura coinvolti nella fabbricazione dei Coke D rum. La s celta del più i d o n e o a seconda dei casi è guidata da diversi fattori, come ad esempio la geometria delle parti da placcare, che nel caso di bocchelli di piccole dimensioni, rappresenta uno degli ostacoli principali alla realizzazione del riporto. In questo paragrafo analizzeremo le scelte adottate nella fabbricazione dei Coke Drum con riferimento ai limiti imposti dalle normative di riferimento e dalle problematiche riscontrate in produzione. Si è visto che il “clad restoring” può avere al massimo un’altezza di 3.8 mm (Fig. 13), cioè eccedere di soli 0.8 mm l’altezza della placcatura. In accordo alla specifica contrattuale, è necessario che il contenuto di cromo del riporto mediante saldatura, ad 1/16” (circa 1.5 mm) dalla superficie della saldatura, sia maggiore del massimo nominale indicato dalle normative per il 410S. Nella Tabella IX sono riportati i procedimenti di saldatura utilizzati per il “weld overlay” sui Coke Drum. L’analisi chimica effettuata testimonia il raggiungimento del requisito contrattuale discusso sopra. Oltre all’analisi chimica, in fase di qualifica del procedimento, sono state effettuate anche le seguenti prove: • Macrografia. • Prove di piega. • Prove di durezza (tre m i su r e i n WM/ZTA). • Controlli non distruttivi in accordo alle specifiche del cliente e al Codice ASME. Preriscaldi ed interpass utilizzati in produzione sono gli stessi testati tramite la qualifica dei processi di saldatura, in accordo con il Codice ASME VIII Div. 1 TABELLA IX - Procedimenti di saldatura utilizzati per riporti placcati. Weld Metal [mm] Welding procedure Type of weld material [mm] Multiple or single layer SAW Strip 30 x 0.5 Single layer 3.8 4÷6 SMAW Electrode Ø = 5 Single layer 3.2 50% FCAW Wire Ø = 1.2 Single layer 3.4 50% GMAW Wire Ø = 1.2 Single layer 3.5 50% 782 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Deposit Overlap [mm] M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. Figura 17 - Dettaglio dei bocchelli secondo ASME VIII Div. 1. Figura 18 - Dettaglio cianfrino ripristino placcatura su circolari e longitudinali. Appendice R che prescrive un preriscaldo di 150 °C su materiali base in 1¼Cr-½Mo ed un interpass non superiore ai 175 °C. C o me la b u ona norm a l a vora t i va prevede, la temperatura di preriscaldo va mantenuta fino al completamento dell’attività di saldatura. Il procedimento di placcatura SAW, data l’elevata produttività che lo caratterizza, è stato utilizzato per il ripristino della placcatura in corrispondenza di circolari e longitudinali, studiando un cianfrino tale da permettere il ripristino di placcatura con un’unica passata con nastro di larghezza 30 mm (Fig. 18). TABELLA X - Saldature fondo inferiore. Weld Welding process Welding position A33÷A44 FCAW 3G A45÷A50 FCAW 1G C1; B4; B5 FCAW 1G Il ripristino della placcatura sulla parte ellittica del fondo superiore (Fig. 19) (saldature A3÷A4; A5÷A16) viene realizzato mediante procedimento FCAW in pos izione verticale a sc e n d e n t e (3G/up-hill). Sulle saldature A1 e A2 il “clad restoring” è eseguito sempre con procedimento FCAW ma in posizione piana (1G). Il fondo conico inferiore (Fig. 20) è realizzato tutto con lamiere placcate (SA 387 Gr. 11 Cl. 1 + SA 240 Tp. 410S; thk. 51+3 mm), il ripristino del riporto interno è effettuato come riassunto nella Tabella X. Il weld overlay sulla flangia 3 è invece realizzato con procedimento FCAW. Figura 19 - Fondo superiore. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 783 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. FCAW. Infine il bocchello 7 è stato placcato interamente con procedimento GMAW. Nella Tabella XII è riportato l’elenco dei controlli non distruttivi eseguiti prima e dopo trattamento termico e dopo prova idraulica sui vari componenti. Conclusioni Figura 20 - Fondo inferiore. Tutti i bocchelli di dimensioni superiori ai 16”, (Tab. XI), sono costituiti da tre parti: • Codolo (placcatura con SMAW). • Tubo (lamiere placcate). • Flangia (FCAW). • Ripristino flangia tubo (SMAW). Il bocchello 3, costituito da un unico pezzo, è interamente placcato con procedimento SAW, solo il ripristino in corrispondenza della saldatura bocchellofondo viene realizzato con procedimento TABELLA XI - Elenco bocchelli e flange di connessione. 784 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 La giusta applicazione dei procedimenti di placcatura utilizzati nella fabbricazione di Coke Drum, e descritti nell’articolo, hanno permesso di ottenere a pieno i requisiti minimi richiesti dalle normative e quelli delle specifiche del cliente, relativi al contenuto di C r ( 1 2 C r ) minimo da ottenere in concomitanza al massimo extra dosso di saldatura (0.8 mm). Una buona progettazione della placcatura permette di migliorare il comportamente dell’apparecchio nei confronti della vita a fatica, in particolare nei riguardi del problema del “bulging”. Gli accorgimenti adottati in fase di fabbricazione dell’apparecchio uniti alla buona attività lavorativa hanno lo scopo di ottenere una lunga e sicura vita operativa dell’apparecchio. Tali risultati sono difficili da riscontrare nell’immediato. L’obiettivo per il futuro su cui sta lavorando il comitato API 934 riguarda una specifica raccomandazione tecnica denominata API 934G completamente dedicata ai Coke Drum, dalla progettazione di processo a quella di dettaglio, materiali, tecnica di fabbricazione, ispezioni, riparazioni, servizio e sostituzione. M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. TABELLA XII - Matrice CND Coke Drum. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 785 M. Del Prete et al. - Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative, ecc. Matteo DEL PRETE, 27 anni, laureato in Ingegneria Meccanica presso l’ Università degli Studi dell’Aquila nel 2008. Nel 2010 all’ interno del Master in “Pressure Process Equipment: Design and Manufacturing” consegue la certificazione International Welding Engineer (IWE) e International Welding Inspector Comprehensive (IWI-C). Dal 2011 lavora presso la Walter Tosto S.p.A. come Welding Engineer all’ ufficio saldatura. Luca SATURNO, 23 anni, consegue il diploma di Perito Meccanico nel 2007 presso l’ I.T.I.S. Luigi di Savoia di Chieti. Dal 2008 ad oggi è impiegato presso la Walter Tosto S.p.A. nell’ufficio saldatura. Nel 2010 consegue la certificazione IWT e IWI-C. Davide QUINTILIANI, 38 anni, laureato e diplomato in studi industriali. Si è laureato presso l’Università di Chieti G. D’Annunzio in “Tecniche della prevenzione in ambiente e luoghi di lavoro” ed un secondo titolo universitario in “Tecniche con funzioni ispettive per la tutela della salute nei luoghi di lavoro”. È IWT e IWI-C e Livello II di varie tecniche di NDE. Dal 1996 è impiegato presso Walter Tosto S.p.A.. Ha iniziato come Ispettore Controllo Qualità, nel 2004 divenne capo del Dipartimento Controllo Qualità con ruoli di NDE e coordinatore di saldatura e dal 2008 ad oggi è il Capo del Dipartimento di saldatura, Coordinatore saldatura e selezione dei materiali. È autore di 25 articoli tecnici riguardanti PED, qualità, NDE e saldatura. 786 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Technology is life L’esperto risponde Una nuova Rubrica della Rivista Italiana della Saldatura Prendendo spunto dalle numerose domande di chiarimento o di approfondimento su temi specifici o sull'interpretazione di normative riguardanti la saldatura e le tecniche ad essa connesse che regolarmente pervengono all'Istituto, è stato deciso di pubblicare, in una apposita rubrica della Rivista Italiana della Saldatura, le domande ritenute più di interesse con le relative risposte fornite dal funzionario IIS esperto del tema specifico. La collaborazione per alimentare questa rubrica, che riteniamo possa suscitare grande interesse, è aperta a tutti gli interessati che potranno inviare i loro quesiti, compilando l'apposito “Form” pubblicato sul sito dell'Istituto Italiano della Saldatura www.iis.it Le domande, opportunamente selezionate, con le relative risposte verranno pubblicate nella rubrica “L'esperto risponde” . Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 M. Brandizzi ** S. Renna * A.A. Satriano ** D. Sorgente * L. Tricarico * Sommario / Summary Le leghe di magnesio si sono sempre più diffuse in diversi settori industriali come quello automobilistico, quello dei componenti elettronici, ecc. Un metodo affidabile di giunzione di componenti realizzati con questi materiali può sicuramente permettere un più largo impiego di queste leghe. In questo articolo, il processo di saldatura laser con laser Nd:YAG di potenza massima 2 kW è stato studiato e riportato. È stato analizzato l’effetto dei parametri di saldatura come potenza laser e velocità di saldatura. Lamiere di 1 mm di spessore in lega di magnesio AZ31B sono state saldate testa a testa con elio e argon come gas di protezione in assenza di materiale d’apporto. Le caratteristiche meccaniche sono state misurate mediante prove di trazione usando, come tecnica per la misura della deformazione, la correlazione di immagini digitali (DIC). Dopo un piano sperimentale preliminare volto ad esplorare la gamma di parametri di processo, il processo di saldatura è stato ottimizzato utilizzando un approccio basato sulla progettazione degli esperimenti (DoE). Piani sperimentali consecutivi hanno portato a giunti di testa ottimizzati che hanno mostrato, dopo la prova di trazione, un cordone di saldatura sano con frattura nel materiale di base. L’analisi locale delle deformazioni tramite DIC ha evidenziato un differente comportamento a trazione, in termini di deformazione del cordone di saldatura, nei giunti di testa ottimizzati rispetto a quelli non ottimizzati. Magnesium alloys are increasingly widespread in different industries such as automotive, electronic, etc. The wider use * of these alloys may come with a reliable method of components joining. In this paper, the laser welding process using Nd:YAG laser of maximum power 2 kW has been investigated and reported. The effect of processing parameters including laser power and welding speed has been explored. Sheets with 1 mm thickness of a AZ31B magnesium alloy have been butt-welded with helium and argon used as shielding gas without filler material. Mechanical properties have been measured by means of uniaxial tensile tests using a Digital Image Correlation (DIC) technique for the strain measurement. After a preliminary experimental plan aimed at exploring the process parameters range, the welding process has been optimized using a Design of Experiment approach. Subsequent experimental plans have led to optimized butt joints that have showed, after tensile test, a sound weld bead with the fracture occurrence in the base material. The local strain analysis by DIC highlighted a different tensile behaviour, in terms of welding bead deformation, in optimized laser butt welded joints compared to the not optimized one. Keywords: Automobile engineering; butt joints; deformation; energ y input; finite element analysis; laser welding; light metals; magnesium alloys; mechanical properties; process conditions; process parameters; sheet; speed; stress analysis; tailored blanks; YAG lasers. DIMeG - Politecnico di Bari. ** Consorzio CALEF - Rotondella (MT). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 789 M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 Introduzione Nell’industria automobilistica le aziende ricercano da sempre soluzioni innovative in grado di diminuire il costo e il peso dei loro prodotti e, di conseguenza, anche il consumo di carburante e di energia in genere, oltre che l’impatto ambientale tanto per i processi quanto per i prodotti. In questo quadro prospettico, lo studio della saldatura a fascio laser di lamiere sottili in lega di magnesio per la realizzazione di Tailor Welded Blanks (TWBs) è in perfetto accordo con le esigenze sopra esposte, sotto entrambi gli aspetti, inerenti ai nuovi materiali e alle nuove tecnologie. Tra i nuovi materiali di sicuro interesse tecnologico, le leghe di magnesio hanno acquistato notevole interesse in applicazioni nel settore automobilistico, per la produzione di involucri e altri dispositivi con il miglior compromesso tra leggerezza e resistenza meccanica del componente. In genere le applicazioni sono rivolte alla produzione di getti pressofusi, per la predisposizione di tali leghe a questo processo di fabbricazione. Con l’obiettivo di estendere le applicazioni anche a componenti realizzati mediante lavorazioni di lamiere, sono state avviate recentemente numerose ricerche che indagano l’attitudine della lega alla deformazione plastica (attitudine alla formabilità, alla piegatura, all’imbutitura, ecc.), alla formatura superplastica e alla saldatura anche con processi innovativi come quello con fascio laser. L’impulso a questo settore della ricerca è dato dall’interesse crescente dell’industria verso la possibilità di deformare, realizzando forme complesse, parti realizzate per assemblaggio tramite saldatura di lamiere, successivamente alla realizzazione della stessa giunzione. In ambito industriale tale concetto si concretizza nei TWBs, soluzione che consente di ridurre il peso, e quindi i consumi di carburante, delle vetture, di migliorare le tolleranze dimensionali dei 790 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 componenti finali, di aumentare la resistenza ai fenomeni corrosivi, abbattendo nel contempo i costi e i tempi di produzione [1]. I TWBs sono realizzati saldando parti distinte di uno stesso componente finale, ricavate da lamiere di differente spessore, classe di materiale e/o caratteristiche meccaniche, per ottenere un’unica lamiera che subirà un processo di formatura una volta che tutte le giunzioni sono state eseguite: l’inversione dell’ordine delle operazioni di saldatura e di formatura fa sì che, dal punto di vista deformativo, sia da considerare la formabilità non più solo delle lamiere ma anche del giunto saldato. I processi di saldatura più diffusi per le leghe di magnesio sono legati alle tecniche MIG e TIG, nonostante le basse velocità di saldatura, l’elevata zona termicamente alterata (ZTA) e di fusione (ZF) e soprattutto le variazioni della microstruttura e delle proprietà del materiale con il ciclo termico indotto con la saldatura. Questi motivi hanno indotto una crescente attenzione verso altre tecniche di saldatura, tra le quali quella con fascio laser. La saldatura laser offre infatti elevate velocità di saldatura, un input di calore basso, una piccola zona termicamente alterata e di fusione, aspetti molto favorevoli in relazione alle problematiche inerenti alla formatura, dal momento che la diversa microstruttura della zona saldata porta ad una significativa variazione della duttilità rispetto al materiale base [2]. Altri vantaggi della saldatura laser sono: • possibilità di realizzare saldature profonde e sottili; • minimizzazione delle tensioni residue e delle distorsioni grazie al basso apporto termico; • elevati tassi di produzione ed elevata flessibilità del processo; • la saldatura può essere realizzata anche dove l’accesso è limitato o soltanto da un unico lato. D’altro canto il processo di saldatura laser è caratterizzato dai seguenti limiti: • sono richiesti giunti con una tolleranza di accostamento ristretta ed afferrati saldamente per evitare che le dilatazioni aumentino il gap; • è neces s ario un allineamento giunto/fascio; • esistono problematiche su alcuni materiali legate alle loro proprietà ottiche nei confronti della lunghezza d’onda della radiazione laser; • è necessaria una delicata messa a punto dei parametri di processo. Per la buona riuscita di un’operazione di saldatura laser i parametri fondamentali da tenere sotto controllo sono i seguenti: • potenza della sorgente laser; • velocità di saldatura; • parametri ottici di focalizzazione; • dimensione dello spot focale e posizione focale; • geometria del giunto; • gas di protezione. Le proprietà fisico-chimiche delle leghe di magnes io che entrano i n g i o c o durante il processo di saldatura sono principalmente: un basso assorbimento del fascio laser, una forte tendenza all’ossidazione, un’alta conducibilità termica, un alto coefficiente di espansione termica, basse temperature di fusione ed ebollizione, un largo range di temperatura di solidificazione, un’elevata contrazione in fase di solidificazione, una bassa viscosità, una bassa tensione superficiale, un’alta solubilità dell’idrogeno allo stato liquido e l’assenza del cambiamento di colore alla temperatura di fusione [3]. Alla luce di queste caratteristiche è dunque possibile che si presentino alcuni problemi e difetti di saldatura quali la pos s ibilità di un b a g n o d i fusione instabile e largo, una notevole tendenza a generare spruzzi, una depressione del bagno di saldatura, la possibilità di sfondamenti e quindi di taglio della lamiera, la presenza di inclusioni di ossido, la perdita dei leganti, un’eccessiva formazione di porosità e di cricche di liquazione e solidificazione. Tuttavia è possibile evitare quanto espresso, regolando opportunamente determinati parametri di saldatura. Un aumento della potenza del fascio laser riduce eventuali discontinuità del cordone (humping), mentre per valori bassi di potenza si riducono gli schizzi e la perdita di costituenti con bassa temperatura di vaporizzazione ed elevata pressione del vapore [4]. La velocità di lavorazione influenza la profondità di penetrazione e la larghezza del cordone di saldatura: entrambe infatti diminuiscono linearmente con l’aumento della velocità. Riducendo notevolmente la velocità si ottiene un aumento della profondità di penetra- M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 z io n e , ma n e c onse gue a nc he un aumento della ZTA. Di contro, se si lavora a velocità molto elevate, aumenta fortemente la tendenza all’humping e anche alla fragilità della zona di fusione. Pertanto la regolazione corretta di tale parametro è fondamentale e deve essere conforme con il livello di potenza in uso, in quanto deve garantire la profondità di penetrazione richiesta e al contempo una buona qualità di saldatura. Il magnesio presenta un’elevata propensione ad ossidarsi, pertanto la presenza di un gas di protezione risulta necessaria. La scelta del gas di protezione al diritto ed eventualmente della protezione al rovescio influisce sull’aspetto superficiale del cordone, sulla profondità di penetrazione e sul rapporto profondità/larghezza. L’utilizzo di materiale d’apporto può portare alla compensazione della perdita di metallo per vaporizzazione, alla riduzione delle porosità ed al controllo delle composizioni del bagno di fusione per ridurre la fragilità della zona di fusione e gli effetti della corrosione e per evitare cricche di saldatura. Le piccole zone di fusione e le elevate velocità della saldatura laser richiedono fili di piccolo diametro e la struttura cristallina esagonale compatta del magnesio comporta l’utilizzo di metallo d’apporto dai costi di produzione piuttosto alti. Per la saldatura laser, l’utilizzo del metallo d’apporto con diametri del filo elevato richiede potenze elevate e basse velocità, pertanto in alcuni casi diventa difficile garantire la fusione e questo porta all’instabilità del processo o persino alla non saldatura. In questo articolo gli autori mostrano l’analisi delle saldature realizzate con una sorgente laser Nd:YAG su elementi in lega di magnesio AZ31 dello spessore di 1 mm con l’obiettivo di individuare i parametri di processo che permettano di realizzare saldature di qualità, sia in termini di resistenza meccanica sia in termini di comportamento deformativo (applicazioni Tailor Welded Blanks). Setup sperimentale e metodologie di prova Al fine di determinare la finestra ottimale per i parametri operativi del pro- cesso di saldatura è stato utilizzato un approccio DoE (Design of Experiment) con prove di saldatura realizzate presso il “Laboratorio laser” del Consorzio CALEF (Centro Ricerche ENEA Trisaia di Rotondella - MT). La stazione di lavoro laser è associata ad una sorgente HAA S H L 2006 D a s tato s olido Nd:YAG da 2 kW di potenza massima nominale. Nella Tabella I sono elencati ed esplicitati i relativi valori dei parametri di lavorazione che non sono stati oggetto di questa sperimentazione. I valori sono stati scelti sulla base di esperienze pregresse [5, 6] e sono stati mantenuti costanti nei piani sperimentali descritti nella Tabella I. Nell’attrezzatura di bloccaggio dei provini è realizzata una gola che permette il flusso del gas di protezione al rovescio in direzione parallela a quella di s aldatura: ques to garantis ce un cordone uniforme per tutta la lunghezza. In particolare sono state eseguite saldature, effettuate a diverse velocità e per differenti potenze, su giunti di testa realizzati con lamiere in lega di magnesio AZ31 dello spessore di 1 mm ed analizzati i risultati sotto diversi profili: l’aspetto generale della saldatura e del cordone ottenuto nonché, in seguito a prove di trazione su provini realizzati con linea di saldatura perpendicolare alla direzione del carico, la resistenza a rottura del materiale e l’attitudine del cordone alla deformazione. Per l’analisi morfologica dei cordoni di saldatura sono state utilizzate tecniche di “image processing” su foto ad alta risoluzione della superficie superiore e inferiore delle lamiere saldate e non ancora sottoposte alle altre fasi dell’indagine. Nello specifico sono stati misurati i valori della larghezza del cordone in superficie, Ls e alla radice, Li. Le prove di trazione a temperatura ambiente, per la caratterizzazione meccanica dei giunti saldati, sono state effettuate nel laboratorio di “Caratterizzazione dei materiali e lavorazioni per deformazioni plastiche” del Dipartimento di Ingegneria M e c c a n i c a e Gestionale (DIMeG) del Politecnico di Bari. Il sistema di prova è basato su una macchina di trazione universale (Instron 4485), attrezzata con un sistema ottico (Aramis 3D) per l’analisi “in process” senza contatto delle deformazioni. Tali prove sono state eseguite su provini di dimensioni e forma standardizzate: i riferimenti normativi più importanti sono costituiti da: • UNI EN ISO 15614-11 (2003); • UNI EN 895 (1997); • UNI EN 10002-1 (2004). Grazie a queste prove sono stati ricavati i valori della res is tenz a a t r a z i o ne massima espressa in termini percentuali rispetto a quella del materiale base (MB), UTS% e i valori dell’allungamento percentuale a rottura, Af%. Piani sperimentali e caratterizzazione meccanica Sulla base di conoscenze pregresse [5, 6] è stato progettato un piano sperimentale preliminare del tipo CCD (Central Composite Design), definito “Piano 0”, con l’obiettivo di individuare la finestra operativa che permette di raggiungere la completa penetrazione. L’apporto termico relativo ai punti sperimentali di questo piano è compreso tra 5 J/mm e 9.75 J/mm con la potenza laser sui due livelli 500 W e 650 W, la velocità sui due livelli 4 m/min e 6 m/min e un coefficiente α per la definizione dei punti “stella” pari a 1.414 (Fig. 1). In questa sperimentazione il range di apporto termico permette di avere giunti saldati a completa penetrazione ma, dalle prove di trazione, emergono valori dell’UTS% che non superano il 65% e presentano un’elevata dispersione. Con l’intento di aumentare l’irradianza sul giunto da saldare, un nuovo piano sperimentale, definito “Piano I”, è stato progettato secondo la tipologia “Facto- TABELLA I - Parametri, con rispettivi valori, del processo di saldatura laser fissati e mantenuti costanti durante l’intera sperimentazione. Distanza del fuoco dalla superficie superiore [mm] 0 Lunghezza focale lente collimazione / lente focalizzazione [mm] 200/150 Portata gas He soppressione plasma [Nl/min] 30 Portata gas Ar a rovescio [Nl/min] 5.5 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 791 Velocità Saldatura [m/min] Velocità Saldatura [m/min] M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 Potenza Laser [W] Potenza Laser [W] Figura 1 - Piano sperimentale preliminare e relativi apporti termici. Figura 2 - Piano sperimentale I con i relativi apporti termici. Contour Plot of Af% Velocità Saldatura [m/min] Velocità Saldatura [m/min] Contour Plot of UTS% Potenza Laser [W] Potenza Laser [W] Figura 3 - Contour Plot dell’UTS % (asinistra) e dell’Af % (a destra) in funzione di velocità di saldatura e potenza laser peril piano sperimentale I. 792 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 bili combinazioni di potenza e velocità esaminate, attraverso i dati della prova di trazione, è emersa l’esistenza di un’area del piano sperimentale in cui si ottengono le migliori prestazioni meccaniche in termini di UTS% e diAf% (Fig. 3). Quest’area si localizza in prossimità del punto sperimentale avente potenza laser di 800 W e velocità di saldatura di 5 m/min, a cui è a ssociato un apporto termico di 9.6 J/mm, che non coincide con il punto centrale de l P iano I; i nol t re per i provini corrisponde nt i a ques to punto sperimentale, a differenza di quanto s i è verificato per tutti gli altri, la rottura è avvenuta nel metallo base e non nel cordone di saldatura. Si è quindi passati alla creazione di un nuovo piano sperimentale, definito “Piano II”, centrato proprio nel punto 800 W - 5 m/min, in modo da indagare il comportamento dei giunt i n e l su o intorno di potenza e velocità. Questo Velocità Saldatura [m/min] rial Design” e collocato nel piano velocità di saldatura - potenza laser a potenze e velocità maggiori rispetto al precedente (potenza laser compresa tra 600 W e 800 W e velocità di saldatura compresa tra 5 m/min e 7 m/min), mantenendo però lo stesso range di apporto termico del precedente piano (Fig. 2). Per tutti i provini del Piano I sono state ottenute saldature a completa penetrazione; dal punto di vista dell’analisi meccanica, i valori di UTS% si dispongono in un intervallo tra il 75% e il 100%, mentre quelli dell’Af% tra il 2% e il 18.5% (contro un Af% del materiale base di circa il 25%).A fronte di una maggiore irradianza fornita, i valori dell’UTS % risultano nettamente maggiori rispetto a quelli relativi al Piano 0 realizzato nello stesso range di apporto termico. L’analisi statistica evidenzia che i fattori potenza e velocità incidono sui valori di UTS% e Af%, ma nessuno dei due ha un’influenza significativamente più elevata rispetto all’altro. Dalle possi- Potenza Laser [W] Figura 4 - Piano II con i relativi apporti termici. M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 Velocità Saldatura [m/min] Contour Plot of Af% Velocità Saldatura [m/min] Contour Plot of UTS% Potenza Laser [W] Potenza Laser [W] Figura 5 - Contour Plot dell’UTS% (a sinistra) e dell’Af% (a destra) in funzione di velocità di saldatura e potenza laser perlipiano sperimentale II. piano, rispetto al precedente, è caratterizzato da potenze maggiori e velocità più basse (potenza laser compresa tra 700 W e 900 W e velocità di saldatura compresa tra 4 m/min e 6 m/min); in q u e s ta f in e s tra gl i a pport i t e rm i c i variano da 7 J/mm a 13.5 J/mm (Fig. 4). Il Piano II ha prodotto buoni risultati sia sotto il profilo dell’analisi morfologica che meccanica: per tutti i provini sono state ottenute saldature a completa penetrazione; i valori dell’UTS% si dispongono in un intervallo tra il 97.6% e il 100%, nonostante l’arco di variabilità dei parametri (potenza e velocità) adottati, mentre quelli dell’Af% tra il 10.5% e il 20%. Anche per questo piano è emersa l’esistenza di un’area in cui si ottengono le migliori prestazioni meccaniche in termini di UTS% e diAf% (Fig. 5). Quest’area risulta circoscritta e corrisponde a quella individuata dal provino saldato con valori di potenza laser e velocità di saldatura corrispondenti al punto centrale del piano sperimentale. In questo punto sperimentale i provini raggiungono la rottura nel metallo base; oltre al punto centrale, anche il punto con potenza di 900 W e velocità di 6 m/min, a cui corrisponde un apporto termico di 9 J/mm, evidenzia dei provini con cordoni di saldatura integri a fine prova. I fattori potenza e velocità incidono sui valori di Af% e in misura meno evidente sull’UTS; tra i due fattori, quello che ha una maggiore influenza è la velocità di saldatura. La bassissima variabilità dell’UTS% con i parametri di processo (Fig. 5) è indice del fatto che il processo di saldatura è stabile in questa finestra dei parametri di processo. I risultati della sperimentazione condotta evidenziano quindi l’esistenza di un punto di ottimo della saldatura laser Nd:YAG di lamiere di 1 mm in lega di magnesio AZ31, questo è caratterizzato da valori di potenza laser e velocità di Velocità Saldatura [m/min] saldatura rispettivamente di 800 W e 5 m/min a cui corrisponde un apporto termico di 9.6 J/mm. Analisi morfologica e delle deformazioni nei giunti saldati Analisi morfologica Dalla misura della larghezza superficiale Ls e alla radice Li del cordone di saldatura è stato possibile trarre delle indicazioni relativamente ai parametri di processo sia per il Piano I che per il Piano II. Sia Ls che Li aumentano con la potenza e con l’apporto termico e diminuiscono quindi con la velocità di saldatura. Per quanto riguarda il Piano I, mentre per Ls sembra non esserci un parametro che influenzi maggiormente tale larghezza, per Li il parametro di maggiore influenza è la potenza (Figg. 6 e 7). Nel range di parametri esplorati non si riscontrano inoltre forti scostamenti Velocità Saldatura [m/min] Li [mm] Ls [mm] Ls [mm] Li [mm] Potenza Laser [W] Figura 6 - Andamento di Ls in funzione della velocità di saldatura e della potenza laser. Potenza Laser [W] Figura 7 - Andamento di Li in funzione della velocità di saldatura e della potenza laser. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 793 Ls/Li UTS% M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 a) Q [J/mm] Ls/Li b) Figura 8 - a) Andamento del rapporto Ls/Li in funzione dell’apporto termico Q; b) Andamento della resistenza percentuale dei giunti in funzione del rapporto Ls/Li. dalla linearità nella proporzionalità tra i fattori indagati (potenza e velocità di saldatura) e i parametri morfologici del cordone misurati (Ls e Li). C o n s id e r a n d o il ra pport o L s/ L i si osserva che per bassi valori di apporto termico questo rapporto è eccessivamente alto e tende a ridursi all’aumentare dell’apporto termico, rimanendo comunque maggiore di 1. Correlando questo parametro alla UTS% dei giunti, si riscontra come il valore più alto di resistenza percentuale dei giunti si ottiene quando questo rapporto tende ad 1 (Fig. 8). Questo valore corrisponde ad un compromesso tra il raggiungimento della completa penetrazione ed un valore troppo alto dell’apporto termico che porterebbe a pori e crateri nella ZF [7]. Anche per il Piano II valgono le considerazioni fatte in precedenza per la misura di Li e Ls: entrambe aumentano con la potenza laser e con l’apporto termico, mentre diminuiscono all’aumentare della velocità di saldatura. A differenza di quanto visto per il Piano I, in questo caso tutti i provini possiedono una buona proporzione tra larghezza in superficie e alla radice del cordone e la saldatura con il più alto valore di Ls/Li, pari a 1.33, è quella eseguita a 800W - 5 m/min. Il parametro che ha la maggior influenza su Ls e Li è la velocità di saldatura. Analisi delle deformazioni Per approfondire l’influenza dei parametri di saldatura sul comportamento deformativo dei giunti, sono state analizzate le distribuzioni delle deformazioni e la loro relativa evoluzione durante la prova 794 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 a) b) Figura 9 - Tipologie di rottura dei provini: a) nel materiale base, b) nel cordone di saldatura. a) b) c) Figura 10 - Distribuzione della deformazione principale massima per il provino che ha avuto rottura nel cordone di saldatura in tre diversi istanti della prova: a) iniziale, b) intermedio, c) antecedente alla rottura. M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 a) b) c) Figura 11 - Distribuzione della deformazione principale massima per il provino che ha avuto rottura nel materiale base in tre diversi istanti della prova: a) iniziale, b) intermedio, c) antecedente alla rottura. di trazione. Il sistema ARAMIS ha permesso, tramite la correlazione di immagini digitali, l’analisi locale e senza conta tto d e lle d e form a z i oni da ndo l a possibilità di individuare il comportamento delle singole zone che compongono il provino di trazione saldato. In particolare, avendo riscontrato due tipi diversi di rottura dei giunti, uno nel cordone ed uno nel materiale base, ci si è concentrati nello studio dell’evoluzione delle deformazioni relative a queste due tipologie di cedimento. Nella Figura 9 sono riportati, a titolo esemplificativo, due provini che mostrano le due differenti tipologie di rottura. Per semplicità nel prosieguo dell’articolo indicheremo con RMB i provini che hanno concluso la prova di trazione rompendosi nel materiale base e con RCS quelli dove il cedimento è avvenuto nel cordone di saldatura. Cordone Major Strain [%] Major Strain [%] Cordone Section length [mm] Figura 12 - Andamento della major strain lungo una sezione longitudinale al provino che ha avuto rottura nel materiale base. Da una prima analisi è emerso che per i provini RCS la deformazione, che inizialmente si localizza nella zona del cordone di saldatura, si concentra nella stessa regione per tutta la durata della prova fino a giungere a rottura (Fig. 10); per i provini RMB la deformazione inizialmente si localizza nella regione del cordone per poi spostarsi durante la prova nel materiale base (MB) dove avverrà la rottura (Fig. 11). Per approfondire il confronto tra provini, per ognuno è stato analizzato l’andamento della “major strain” (deformazione principale mas s i m a ) e d e l l a “minor strain” (deformazione principale minima) lungo una sezione longitudinale al provino con r i f e r i m e n t o all’istante antecedente alla rottura. Il valore della deformazione principale massima nella zona del cordone di saldatura risulta essere maggiore per i provini RMB (Fig. 12) rispetto a quelli che hanno avuto rottura nel cordone (Fig. 13); questo significa che nel primo caso il cordone di saldatura riesce a sopportare una maggiore deformazione indotta senza giungere a rottura. È stato inoltre analizzato l’andamento delle stesse deformazioni durante tutta la durata della prova in riferimento a cinque punti presi su ciascun provino (Fig. 14): due nel metallo base (MBsup, MBinf) e tre nella zona del cordone (ZTAsup, ZF, ZTAinf). Per i provini RCS, la “major strain” relativa alla zona fusa (ZF) è maggiore di Section length [mm] Figura 13 - Andamento della major strain lungo una sezione longitudinale al provino che ha avuto rottura nel cordone di saldatura. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 795 M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 MBsup ZTAsup ZF ZTAinf MBinf Figura 14 - Posizione dei cinque punti sul provino. punti considerati e per l’intera durata della prova. Nei provini RCS invece solo il materiale base rispetta questa regola mentre sia nella zona fusa che nella zona termicamente alterata la deformazione principale massima mantiene per tutta la durata della prova valori nettamente superiori al doppio della deformazione principale minima nei rispettivi punti esaminati. Conclusioni In questo lavoro il percorso sperimentale seguito ha permesso di ottimizzare la saldatura di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 con laser Nd:YAG. È stato perciò possibile, partendo dalla progettazione di diversi piani sperimentali e passando attraverso l’analisi morfologica e la caratterizzazione meccanica dei giunti saldati, individuare una finestra operativa entro cui effettuare saldature con un’elevata qualità dei giunti. Considerando i parametri di processo ottimali (potenza laser pari a 800 W e velocità di saldatura di 5 m/min), giunti di testa realizzati con lamiere di 1 mm presentano parametri morfologici del cordone di saldatura ideali (completa penetrazione e un buon valore del rapporto Ls/Li), a cui corrispondono elevate caratteristiche meccaniche. Prove di trazione su provini con la linea di saldatura perpendicolare alla direzione di prova evidenziano per esempio valori della resistenza meccanica pari a quella del Major Strain [%] Major Strain [%] quella nel materiale base per tutta la durata della prova (Fig. 15); per i provini RMB la “major strain” relativa alla ZF è maggiore di quella relativa al MB per circa il primo 80% della durata della prova; nella restante parte della prova la “major strain” nel MB supera quella della ZF (Fig. 16). Anche in questi provini c’è una concentrazione locale della deformazione, ma a differenza di quanto accade per gli altri, la zona del cordone è in grado di sopportare un valore più alto di deformazione e superata una certa soglia, questa si concentra nel materiale base. Da questo istante, si osserva come sia sensibilmente apprezzabile la differenza tra la pendenza della curva del materiale base rispetto a quella del metallo coinvolto nella saldatura e nel ciclo termico che ne deriva (zona fusa e zona termicamente alterata). Se invece si considerano le “minor strain” (Figg. 17 e 18), per tutti i provini è possibile affermare che la zona del cordone è più rigida del resto del giunto in quanto mostra durante tutta la prova valori assoluti della “minor strain” più bassi rispetto a quelli del materiale base. Questo implica una minore contrazione in senso perpendicolare alla direzione di applicazione del carico del cordone e della zona termicamente alterata. Quindi nei provini RCS, nonostante la zona fusa si allunghi maggiormente rispetto al metallo base, la sua contrazione risulta minore di quella del metallo base, evide nz i ando uno s tato deformativo lontano da quello che scaturisce idealmente da una sollecitazione monoassiale. In una prova di trazione infatti, per la conservazione del volume, in un materiale isotropo dovrebbe risultare una deformazione principale massima c i rc a d oppia di quella principale minima. Nei provini RMB questo rapporto rimane prossimo a 2 per tutti i Strain stage Figura 15 - Andamento della major strain per ciascuno dei cinque punti del provino, che ha avuto rottura nel cordone di saldatura, durante la durata della prova. 796 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Strain stage Figura 16 - Andamento della major strain per ciascuno dei cinque punti del provino, che ha avuto rottura nel materiale base, durante la durata della prova. Minor Strain [%] Minor Strain [%] M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 Strain stage Strain stage Figura 17 - Andamento della minor strain per ciascuno dei cinque punti del provino, che ha avuto rottura nel cordone di saldatura, durante la durata della prova. materiale base, con rotture del provino che avvengono in zone lontane dalla linea di saldatura. L’analisi delle deformazioni durante le prove di trazione ha permesso di supportare questi risultati; durante la prova, infatti, la deformazione si concentra inizialmente nel cordone di saldatura, per poi interessare e localizzarsi successivamente nel metallo base sino alla rottura del provino, che avviene a valori della d e f o r ma z io ne pri nc i pa l e m a ssi m a (major strain) pari al 20%. Nei giunti non ottimizzati, probabilmente a causa della morfologia stessa del cordone di Figura 18 - Andamento della minor strain per ciascuno dei cinque punti del provino, che ha avuto rottura nel materiale base, durante la durata della prova. saldatura (presenza di difetti come depressioni, undercut, ecc.), lo stato deformativo che si localizza all’inizio della prova nel cordone di saldatura prosegue invece sino alla prematura rottura del giunto, che avviene in corrispondenza della zona fusa. L’omogeneità che nei provini saldati con parametri ottimizzati è stata riscontrata tra gli stati deformativi nel cordone e quelli nel materiale base, nonché i valori di deformazione a rottura raggiunti, sono di notevole interesse per applicazioni che vedono l’impiego di Tailor Welded Blanks. Ringraziamenti Questa ricerca si è svolta nell’ambito del progetto LACER, finanziato dal “Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”. Gli autori esprimono la loro gratitudine alla Regione Puglia per aver sostenuto l’attività di ricerca attraverso la costituzione della rete di laboratori TRASFORMA. Gli autori desiderano inoltre ringraziare R. De Bonis ed E. Putignano, tecnici del Consorzio CALEF, per il loro contibuto. Bibliografia [1] Gaied S., Roelandt J.M., Pinard F., Schmit F., Balabane M.: «Experimental and numerical assessment of Tailor-Welded Blanks formability», Journal of Materials Processing Technology, Vol. 209, 2009, pp. 387-395. [2] Coelho R.S., Kostka A., Pinto H., Riekehr S., Koçak M., Pyzalla A.R.: «Microstructure and mechanical properties of magnesium alloy AZ31B laser beam welds», in Materials Science and Engineering A. Vol. 485 1-2, 2008, pp. 20 - 30. [3] Cao X., Jahazi M., Immarigeon J.P., Wallace W.: «A review of laser welding techniques for magnesium alloys», Journal of Materials Processing Technology, Vol. 161, pp. 188-204, 2006. [4] Marya M. and Edwards G.R.: «Factors Controlling the Magnesium Weld Morphology in Deep Penetration Welding by a CO2 Laser», Journal of Materials Engineering and Performance Vol. 10, 2001, pp. 435-443. [5] Scintilla L.D., Tricarico L.: «Caratterizzazione meccanica di giunti di testa saldati con fascio laser Nd:YAG», Lamiera, Vol. 10, 2008, pp. 228-241. [6] Scintilla L.D., Tricarico L., Brandizzi M., Satriano A.A.: «Nd:YAG laser weldability and mechanical properties of AZ31 ma g n e si um a l l oy but t j oi nt s», Jou rnal of M aterials P roces s ingTechnology, Vol. 210, Is s u e 1 5 , 2 0 1 0 , pp. 2206-2214. [7] Quan Y.J., Chen Z.H., Gong X.S., Yu Z.H.: «Effects of heat input on microstructure and tensile properties of laser welded magnesium alloy AZ31», Materials Characterization 59, 2008, pp. 1491-1497. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 797 M. Brandizzi et al. - Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 Marco BRANDIZZI, Direttore del Consorzio CALEF. Laureato in Ingegneria Meccanica nel 1989, è stato sperimentatore presso RTM (1989) e ricercatore presso il CRF (1990) nel campo delle applicazioni laser. Nel 1993 è stato responsabile del Centro Laser del CRF, conducendo anche corsi di formazione sulle tecnologie laser, e dal 1994 responsabile di progetti per lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie innovative nelle aree di meccanica, carrozzeria e componentistica automotive. Dal 1998 è stato coordinatore e responsabile CRF e CALEF di numerosi progetti nazionali ed europei in vari settori industriali (automobilistico, aeronautico e navale). Autore di oltre 20 lavori scientifici e relatore industriale di oltre 40 tesi di laurea. Silvia RENNA, ha conseguito la laurea in Ingegneria Meccanica, Tecnologie e Processi Produttivi, presso il Politecnico di Bari nell’Aprile 2010. Da Novembre 2010 è abilitata alla professione di ingegnere. Da Maggio 2010 ha collaborato con GSE Industria Aeronautica S.r.l nell’ambito del Program Management. Nel Marzo 2011 ha iniziato la sua carriera professionale presso Avio S.p.a. nel settore Repair, dove si occupa di Pianificazione e Conto Lavoro Esterno. Annunziata Anna SATRIANO, laureata in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Bari con tesi di laurea in tecnologie speciali dal titolo “Approccio numerico sperimentale per la caratterizzazione delle lamiere saldate al fascio laser” nel 1998. Nel 1999 stage in attività sperimentale sulle tecnologie laser e sullo sviluppo componenti iniezione presso il Centro Ricerche Fiat. Da fine 1999 dipendente CRF Powertrain Research & Technology, dal 2008 dipendente ELASIS Manufacturing & Processes. È coinventore europeo con 14 brevetti nel settore automotive di cui alcuni estesi anche in altri paesi. Relatrice industriale di alcune tesi di laurea in tecnologie speciali. Attualmente svolge attività di ricerca sulle tecnologie laser presso il Consorzio CALEF. Donato SORGENTE, Ricercatore Universitario in Tecnologie e Sistemi di Lavorazione presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari. Consegue, nel Marzo 2007, il titolo di Dottore di Ricerca in “Sistemi Avanzati di Produzione”. Lavora, fino ad Ottobre 2007, presso i laboratori del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Gestionale del Politecnico di Bari, come titolare di contratti di collaborazione. Da Ottobre 2007 a Marzo 2008 lavora presso la sede di Valenzano (BA) del Centro Ricerche FIAT, svolgendo attività inserite nella business line “Advanced Manufacturing & Materials”. Da Marzo 2008 ad oggi svolge attività di ricerca presso il Politecnico di Bari nell’ambito di progetti di ricerca cofinanziati da enti pubblici ed aziende private. Le attività di ricerca si sono principalmente focalizzate sull’ottimizzazione dei processi produttivi con particolare attenzione alle lavorazioni dei materiali metallici. Luigi TRICARICO, Professore ordinario in Tecnologie e Sistemi di Lavorazione. In servizio presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari, dove svolge attività didattica e di ricerca nell’ambito delle tecnologie meccaniche. Autore, dal 1984 ad oggi, di oltre 100 lavori scientifici pubblicati in sede nazionale ed internazionale, in settori di ricerca vicini alla caratterizzazione meccanica e tecnologica dei materiali e alle lavorazioni non convenzionali. Attualmente è responsabile di progetti di ricerca sulla progettazione e ottimizzazione con tecniche numeriche sperimentali di tecnologie di formatura in campo plastico e superplastico e di lavorazioni di taglio e saldatura con fascio laser. 798 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Iscriviti al nuovissimo “CLUB DEI SALDATORI IIS” (Iscrizione Gratuita) x Invio tessera personalizzata di appartenenza. x Invio “pin” (distintivo da giacca). x Invio “Cravatta Ufficiale IIS” sino ad esaurimento scorte. x Invio ogni settimana dell’Agenzia di Stampa “Saldatura Flash”. x Invio, ogni due mesi del “Notiziario del Club dei Saldatori IIS”. x Sconti sull’acquisto di Pubblicazioni Tecniche dell’IIS. x Tariffe ridotte sulla stampa di messaggi pubblicitari sulla Rivista Italiana della Saldatura, organo Ufficiale dell’IIS. x Quote ridotte sulla partecipazione a Convegni e Seminari tecnici organizzati dall’IIS. x Comunicazioni scritte trasmesse a mezzo posta elettronica, sugli avvenimenti di rilevanza nazionale ed internazionale del mondo delle costruzioni saldate (convegni, congressi, mostre, fiere etc). x Inserimento su richiesta, nell’ “Elenco Pubblico degli appartenenti al Club dei Saldatori IIS”. per info: Ufficio Stampa IIS [email protected] 010.8341.389 010.8341.392 010.8341.424 Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio (°) L. Costa * Sommario / Summary Nell’ambito dei fattori di rischio associati alle operazioni di saldatura, i fumi hanno da sempre rappresentato uno degli aspetti più controversi, sia per la complessità dei fenomeni chimico-fisici che ne portano allo sviluppo, sia per la difficoltà di interpretazione dei dati epidemiologici ad essi riferiti. In questo documento sono analizzati alcuni dati tecnici riferiti a misurazione del rateo di emissione svolto con la tecnica del Fume Box, l’unica che consente una valutazione dell’effetto dei vari parametri coinvolti, anche se tali dati sono poco fruibili al fine della valutazione dell’esposizione del saldatore. La trattazione è dunque affrontata con l’obiettivo di identificare i fattori correttivi che possano portare a ridurre l’esposizione alla fonte, operazione comunque necessaria nell’ambito della strategia di riduzione del rischio. Il quadro derivante è comunque confortante, in quanto mostra che la riduzione dell’emissione è ottenibile attraverso operazioni che vanno anche nella direzione della qualità e della produttività, mostrando come la fabbricazione mediante saldatura possa essere considerata un processo industriale sostenibile dal punto di vista di produttività e salvaguardia della salute. Fumes generated in welding processes have always been considered a matter of controversial discussion due to both (°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali di Saldatura 6 Workshop: “Qualità, sicurezza, salute e ambiente nella fabbricazione mediante saldatura” - Genova, 26-27 Maggio 2011. * Istituto Italiano della Saldatura - Genova. the complexity of phenomena involved and the difficulties in the interpretation of the relevant epidemiological studies. In this paper some results of experiments carried out with the "fume box" method are reported. This technology is the only one giving the possibility of a proper evaluation of the effects of the involved parameters (process, materials, procedures); nevertheless these data have to be interpreted as they do not refer to the welder exposure, but to the fume formation at the source. The matter is therefore discussed with the main goal to identify criteria for the reduction of the emission at the source, as required from the most commonly OHS procedures. The final outcome of this scenario is in any case comforting, as the reduction can be achieved with actions going in the same direction of quality and productivity, in a way to demonstrate once more how welding fabrication can be considered a sustainable industrial process. Keywords: Arc welding; environment; evaluation; fume; fume control; gas welding; health and safety; occupational health; safety; working conditions. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 801 L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio 1. Introduzione Le operazioni di saldatura e le tecniche annesse comportano in generale l’esposizione del personale addetto a diversi agenti di rischio, le cui caratteristiche sono fortemente influenzate dalla tipologia del processo, dalle modalità operative (regolazioni dei parametri e condizioni ambientali) e dai materiali su cui si debbano realizzare le giunzioni. Da un punto di vista tecnico, la caratterizzazione di questi agenti comporta innanzitutto la comprensione dei fenomeni che portano allo sviluppo degli stessi e la relativa caratterizzazione. Il passo successivo è rivolto alla determinazione degli effetti sui lavoratori e, in particolare, dei livelli di riferimento, o massime dosi di rischio ammissibili, come soglia limite a cui comparare la condizione attuale di esposizione e, conseguentemente, identificare il livello di rischio in modo da decidere per l’eventuale implementazione di opportune azioni tese alla riduzione del rischio almeno al di sotto delle eventuali soglie di pericolosità. Applicare questo processo logico al caso dei fumi di saldatura risulta particolarmente complesso, a partire dalla fase di caratterizzazione sino alla definizione delle azioni correttive, e ciò a causa dei vari fattori tecnologici ed ambientali che sono coinvolti; è inoltre necessario considerare che la complessità degli argomenti e l’insieme di conoscenze tecnolog ic h e e c h imic he ne c e ssa ri e pe r affrontare con l’opportuna competenza questi argomenti richiede un approccio interdisciplinare che generalmente comporta la stretta collaborazione tra individui con background culturali differenti. Da questo punto di vista si segnala l’attività svolta, a livello internazionale, dall’International Institute of Welding (IIW), una associazione degli istituti nazionali della saldatura, attiva fin dal 1948 (anno della sua fondazione) con lo scopo di promuovere gli studi sui fenomeni scientifici associati alla saldatura 802 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Figura 1 - Pratiche errate nella saldatura a filo continuo sotto protezione di gas. ed alle tecniche annesse, la loro applicazione industriale ed i mezzi di comunicazione per condividere tali tecnologie a livello internazionale (1). In particolare, l’IIW è composto da sedici commissioni tecniche e da oltre dieci gruppi di lavoro, tra cui è di particolare interesse la commissione VIII “Salute, Sicurezza e Ambiente”, della quale fanno parte i maggiori esperti internazionali appartenenti a diverse esperienze professionali, comprendendo medici del lavoro, epidemiologi, biologi, chimici ed ingegneri di saldatura. I documenti prodotti in seno alla commissione rappresentano dunque un riferimento tecnico scientifico che ha ottenuto negli anni, un altissimo livello di riconoscimento; in particolare, moltissime riunioni e discussioni svolte hanno avuto come tema centrale i fumi di sal- datura, portando allo sviluppo di studi epidemiologici e di modelli di riferimento riconosciuti a livello internazionale in quanto di comprovata valenza tecnica (Fig. 1). 2. Correlazione tra processo di saldatura e fumi sviluppati Durante le attività di saldatura, le particolari condizioni termiche, generalmente connesse all’uso di sorgenti di calore ad elevata densità di energia, provocano lo sviluppo di un significativo quantitativo di fumi. (1) L’Istituto Italiano della Saldatura è membro fondatore dell’IIW, oltre ad esserne membro attivo e storicamente coinvolto sulle tematiche della salute, sicurezza e gestione ambientale. L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio INALABILE E (TOTAL DUST) Fumi di brasatura e saldobrasatura Fumi di saldatura Respirabile 0,01 μm 0,1 μm (fine dust) 1 μm Respirabile 10 μm 100 μm Non respirabile Figura 2 - Suddivisone dei particolati presenti nei fumi di saldatura in base alla dimensione. Da un punto di vista generale, tali fumi sono composti in parte dai gas sviluppati o utilizzati durante la saldatura, ed in parte da particelle metalliche più o meno fini (particolati), una parte delle quali può avere dimensioni inferiori ai 10 μm, e pertanto è in grado di agire a livello degli alveoli polmonari interagendo con il personale esposto (frazione respirabile [1]). La Figura 2 riporta una schematica rappresentazione della suddivisone di tali particolati in relazione alla tecnica di saldatura utilizzata. I gas che si possono individuare nei fumi di saldatura si sviluppano in seguito a vari meccanismi di associazione e dissoc ia z io n e e a l l a de c om posi z i one di sostanze presenti nella zona di saldatura (solventi, vernici, ecc.), spesso per effetto delle elevate temperature in gioco (anche oltre a 10.000 °C all’interno dell’arco) e dell’azione delle radiazioni elettromagnetiche (raggi UV) prodotte dall’arco. Il meccanismo sulla base del quale si sviluppano i particolati, invece, risulta tu tto r a p o c o c hi a ro, a nc he pe rc hé influenzato da numerosi parametri tecnologici, tra cui il tipo di processo di saldatura e le sue varianti tecniche, i parametri di saldatura, la posizione, ecc.. Conseguentemente, volendo svolgere una valutazione adeguatamente precisa del rischio derivante dai fumi, è necessario spingersi con un opportuno livello di dettaglio, nell’analisi delle emissioni caratteristiche di ogni singolo processo, così come verrà fatto nei paragrafi seguenti, con riferimento ai processi di saldatura di uso più diffuso. In particolare, i risultati mostrati sono tutti riferiti a misurazione del rateo di emissione di fumi valutati con il metodo del Fume Box, ovvero captando integralmente i fumi emessi; tali risultati hanno pertanto valenza scientifica che è solamente indicativa dal punto di vista della valutazione dell’emissione. 3. Saldatura con processi alla fiamma La saldatura con processi alla fiamma è principalmente responsabile di formazione di sostanze gassose, alcune delle quali sono il risultato del processo di combustione stessa (ad esempio biossido di carbonio e vapor d’acqua). Tuttavia, l’effetto di riscaldamento dell’aria circostante alla fiamma è responsabile della produzione di gas di azoto (in particolare, ossidi d’azoto) che possono essere identificati come il componente chiave (cioè di maggiore criticità) dell’esposizione. La Figura 3 mostra, al riguardo, ratei di emissione tipici per diverse condizioni di uso di processi alla fiamma confrontati Figura 3 - Ratei di emissione di ossidi di azoto per differenti processi di saldatura. con altre applicazioni di saldatura [2]. Campionamenti ambien t a l i h a n n o mostrato che l’emissione aumenta in funzione della lunghezza della fiamma e della dimensione della torcia, così come della distanza tra l’estremità della fiamma ed il materiale base; inoltre, la concentrazione di biossido d’azoto diviene critica per lavorazioni effettuate in spazi ristretti, senza adeguato ricambio d’aria. Escludendo casi particolari (es. brasatura o saldatura di materiali zincati), i fumi di saldatura non contengono invece quantitativi significativi di sostanze particellari di origine metallica; ciò può essere giustificato considerando le ridotte temperature di funzionamento della fiamma e l’assenza di meccanismi di trasferimento del metallo d’apporto attraverso di essa. Per quanto si tratti di casi ormai estremamente rari, è tuttavia necessario osservare che i processi di saldatura alla fiamma, ed in particolare quello con gas acetilene, rappresentano ancora oggi una delle applicazioni di saldatura più pericolose per la sicurezza, a causa del rischio di esplosioni legate a fughe di gas combustibile. 4. Saldatura con processi ad arco elettrico Come precedentemente accennato, le caratteristiche dei fumi sviluppati nelle differenti applicazioni di saldatura ad arco sono fortem e n t e l e g a t e alla procedura di saldatura. Tuttavia è possibile valutare alcuni aspetti che v a l g o n o i n generale. La parte gassosa dei fumi è composta sia da prodotti delle r e a z i o n i caratteristiche del processo, sia dalla reazione dei componenti dell’aria provocate dalla presenza dell’arco elettrico: è pertanto presumibile Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 803 L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio TABELLA I - Componenti dei fumi nella saldatura con elettrodo rivestito. Materiale d’apporto Componenti principali tipici Altri componenti principali Componenti chiave tipici Acciai non legato e bassolegati Fe, Mn, Cr, Cr(VI) Ni, Cu F Mn, Cr o Cr(VI) Acciai alto legati Cr, Cr(VI), Fe, Mn, Ni F Cr(VI) o Ni Alluminio Al, Cu, Mg, Mn, Zn Be, Cl, F Al, Mn o Zn Ghise Ni, Cu, Fe, Mn Ba, F Ni o Cu Hardfacing Co, Cr, Cr(VI), Fe, Ni, Mn V Co, Cr, Cr(VI) Ni o Mn Work hardening Fe, Mn, Cr Lega di nichel Co, Cr, Cr(VI), Fe, Ni, Mn Lega di rame Cu, Ni rilevare quantità di ozono ed ossidi di azoto in quantità crescenti al diminuire dell’emissione di sostanze particellari, che generano un effetto di schermatura dell’arco stesso; il caso limite è rappresentato dalla saldatura con arco sommerso ove l’arco stesso è schermato completamente dal flusso. Le caratteristiche della parte solida (particellare) dei fumi devono essere correlate con il materiale saldato, che ne influenza la composizione chimica, e con i meccanismi di interazione tra metallo d’apporto, che ne influenzano il rateo di emissione (i processi senza elettrodo consumabile, come TIG e plasma, generano quantitativi di particolati spesso trascurabili). Le particolari condizioni tecnologiche che sono tipiche di questi processi, non consentono tuttavia una comprensione approfondita dei fenomeni fisici che portano alla generazione dei particolati; conseguentemente ci si limita al semplice campionamento ed analisi dei fumi allo scopo di identificare correlazioni empiriche tra essi ed i parametri tecnologici rilevanti. 4.1 Saldatura con elettrodo rivestito Tra gli aspetti specifici che caratterizzano l’emissione di fumi nella saldatura con elettrodo rivestito, si segnala la particolare struttura che assumono le particelle solide sviluppate, che appaiono alle analisi effettuate con microscopio elettronico a trasmissione (TEM) costituite da una parte esterna di origine non metallica (essenzialmente scoria liquida) ed una parte interna metallica. Ciò giustifica la forte correlazione che è possibile identificare tra composizione 804 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Mn Fe Cr, Cr(VI) o Ni Cu o Ni TABELLA II - Ratei di emissione tipici (SMAW). Materiale Emissioni polvere totale (mg/s) Acciaio al carbonio 0.8 - 40 Acciai alto legati (saldatura) 2 - 16 Acciai alto legati (overlaying) 3 - 22 Lega di Nichel Circa 7 chimica del rivestimento e sostanze identificate nei fumi, come ad esempio mostrato nella Figura 4, riferita alla saldatura di acciai al carbonio. In termini più generali, la Tabella I, e st ra t ta dalla Technical Report ISO 13392 “Health and safety aspects of welding - Arc welding fume components related to welding processes and consumable type”, riporta i principali compone nti per la saldatura degli acciai. Pe r quanto ri gua rda l’influenza dei parametri di saldatura sul rateo di emissioni, è possibile considerare come queste aumentino con il di a m e tro dell’elettrodo e, in m i sura molto m i nore, con il valore della corrente di saldatura (va ricordato che i parametri di saldatura sono comunque fortemente legati al diametro ed alla tipologia di rivestimento impiegato). In termini generali, la Tabella II riporta i tipici campi di valori di emissione rilevati in una serie estremamente vasta di campagne di misurazione e riferiti a differenti materiali saldati [3]. Figura 4 - Analisi delle emissioni per tipologia di rivestimento (acciaio al carbonio). L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio 4.2 Saldatura a filo continuo, con e senza protezione gassosa In termini generali, in questi processi di saldatura (GMAW e FCAW) si producono significative quantità di sostanze pericolose sotto forma di fumi di saldatura. La quantità di tali sostanze è dello stesso ordine di grandezza del processo con elettrodi rivestiti. Oltre alla polvere totale, considerata il primo componente chiave, possono e s s e r v i a ltr i c om pone nt i i n form a gassosa o particellare in funzione del gas di protezione impiegato e del materiale d’apporto. Infatti, nel caso della saldatura con protezione attiva contenente anidride carbonica (CO2) di acciai non legati o bassolegati, il monossido di carbonio diviene il componente chiave; esso è generato per dissociazione dell’anidride carbonica usata come gas protettivo; in altri casi, come quello delle leghe di alluminio e di altri materiali altamente riflettenti, è opportuno valutare anche la formazione di ozono derivante dalla ionizzazione dell’ossigeno per effetto delle radiazioni ultraviolette emesse dall’arco; come già accennato, tale emissione è anche inversamente proporzionale a quella dei particolati, che effettuano azione di schermatura dell’arco. Nella saldatura di acciai al carbonio e bassolegati, i particolati nei fumi di saldatura sono composti soprattutto da TABELLA III - Ratei di emissione tipici nella saldatura con miscele attive (CO2). Sostanza pericolosa Emissioni (mg/s) Polvere totale 2 - 12 Monossido di carbonio 2 - 12.5 ossidi di ferro (si veda anche la Tabella III, che riporta risultati sperimentali riferiti a misure condotte durante la saldatura di acciai non legati o bassolegati in protezione gassosa attiva); più in generale, la composizione chimica dei consumabili ha un effetto significativo sui possibili componenti chiave presenti; ad esempio, nella saldatura MIG di acciai inossidabili si possono trovare fino al 17% di composti di cromo (principalmente in forma trivalente) e fino al 5% di ossidi di nichel, mentre nella saldatura delle leghe di nichel la percentuale di questo elemento nei fumi di saldatura può avere valori variabili tra il 30 e l’87%. È inoltre opportuno sottolineare che nel caso della saldatura con fili animati flux cored (costituiti cioè da un parte esterna metallica ed un flusso interno avente composizione chimica simile a quella dei rivestimenti degli elettrodi rivestiti) è possibile trovare nei fumi di saldatura tracce di costituenti di detto flusso, in ragione della loro composizione chimica; inoltre, la struttura delle particelle si mostra come un agglomerato di particelle ultrafini costituite da un nucleo metallico con un guscio non metallico. Anche per questi processi di saldatura, è possibile fare riferimento al Technical Report ISO 13392 che riporta i possibili componenti chiave contenuti nei fumi (Tab. IV). Considerata la specificità del processo, ed in particolar modo la grande varietà di consumabili disponibili e l’ampiezza dei campi di regolazione dei parametri di saldatura, grande attenzione è stata da sempre rivolta al meccanismo di formazione dei fumi, proprio al fine di individuare quali condizioni possano portare alla diminuzione dell’esposizione alla fonte attraverso una riduzione del rateo di emissione dei fumi (FER). Tuttavia non si è riusciti al momento ad identificare quale tra i vari fenomeni potenzialmente coinvolti (evaporazione-condensazione, pirolisi, agglomerazione, ecc.) sia il predominante; pertanto ci si limita ad individuare gli effetti diretti delle variabili di saldatura attraverso misurazioni sperimentali. TABELLA IV - Componenti dei fumi nella saldatura a filo continuo. Processo MIG/MAG (GMAW) 131, 135, 141 Gas-shielded tubular cored arc welding (FCAW) 132, 133, 136, 137, 143 Self-shielded tubular cored arc welding (FCAW) 114 Materiale d’apporto Componenti principali tipici Altri componenti principali Acciai non legati e bassolegati Fe, Mn, Cr, Cr(VI) Ni, Cu Mn, Cr or Cr(VI) Acciai alto legati Cr, Cr(VI), Fe, Mn, Ni Cr, Cr(VI) or Ni Alluminio Al, Mg, Mn, Zn Al, Mn or Zn Lega di nichel Co, Cr, Cr(VI), Mn, Ni Lega di rame Cu, Ni Acciai non legati e bassolegati Fe, Mn, Cr, Cr(VI), Ni, Cu F Mn, Cr or Cr(VI) Acciai alto legati Cr, Cr(VI), Fe, Mn, Ni F Cr(VI) or Ni Hardfacing Co, Cr, Cr(VI), Fe, Ni, Mn V Co, Cr, Cr(VI) Ni or Mn Lega di nichel Co, Cr, Cr(VI), Mn, Ni Fe Cr, Cr(VI) or Ni Acciai non legati e bassolegati Fe, Mn, Cr, Ni, Cu, Al Ba, F Mn Acciai alto legati Cr, Cr(VI), Fe, Mn, Ni, Al Ba, F Cr(VI) or Ni Hardfacing Co, Cr, Cr(VI), Fe, Ni, Mn, Al V Co, Cr, Cr(VI), Ni or Mn Fe Componenti chiave tipici Cr, Cr(VI) or Ni Cu or Ni Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 805 L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio Fume Emission Rate mg/m3 pe r quanto tali va l ori non possa no es s ere ritenuti validi in a ssol uto (in quanto utilizzati pe r definire la rilevanza statistica della procedura di valutazione utilizzata e riferiti al tempo piuttosto che al qua nt itativo di metallo deposit a t o), es s i m ost rano tale forte dipendenza in modo evidente. In t e rmini più spe c i f ici, la Figura 8 mostra gl i e ffetti della Consumabile Figura 5 - Effetto del gas sul FER nella saldatura di acciaio al carbonio per due consumabili differenti (A, B). Fume Emission Rate [mg/s] Con riferimento alle condizioni di saldatura più comuni, è stato ad esempio verificato che il quantitativo di fumi emesso nella saldatura degli acciai al carbonio sia legato alla percentuale di CO2 contenuta nel gas, con ratei generalmente crescenti con il tenore del gas (Fig. 5); l’introduzione di nuove miscele, tuttavia, ha reso molto complessa l’attribuzione di un valore del rateo di emissione i n f u n z io n e d e l c ont e nut o de l ga s, come mostrato ad esempio dai risultati sperimentali riportati nel grafico della Figura 6 [4]. Anche il tipo di consumabile (pieno, animato per saldatura con o senza gas) esercita una influenza significativa; al riguardo, è particolarmente interessante il grafico della Figura 7, che si riferisce a un Round-Robin Test organizzato in differenti laboratori dislocati sul territorio dell’UE per valutare l’affidabilità delle procedure previste dalla EN 15011-4; Figura 6 - Effetto del gas sul FER nella saldatura di acciaio al carbonio in funzione della tipologia di gas, (filo pieno, 200A, tensione ottimizzata). 806 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 FER [mg/s] L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio Figura 7 - Valori di emissione misurati per differenti processi di saldatura e tipi di consumabili. valenza scientifica in quanto influenza l’esposizione in termini di mg/m3, che è il parametro più spesso utilizzato per la valutazione della pericolosità atmosferica, ma non tiene conto del rateo di deposito del consumabile espresso generalmente in kg/min e che è nettamente superiore per i fili animati, parametro E [mg/s] combinazione filo-gas per la saldatura dell’acciaio al carbonio, ove è valutato anche il rateo di emissione di alcuni fili denominati “green” nel nome commerciale [4]. Volendo fornire un breve commento ai dati riportati, è estremamente importante sottolineare che il rateo di emissione ha che determina la durata dell’esposizione stessa. Inoltre, è necessario ricordare che i fili cosiddetti “ecologici”, sono stati ottimizzati per ridurre l’esposizione a determinate sostanze ritenute pericolose (ad es. composti di manganese e cromo) piuttosto che a ottenere un minore livello di fumosità. Con riferimento all’effetto dei parametri di saldatura (tensione e corrente, in particolare), diversi studi sono stati effettuati per valutarne l’effetto sul quantitativo e sulle caratteristiche dei fumi emessi [4, 5]. L’interpretazione dei risultati di tali studi è resa difficoltosa dall’influenza che detti parametri hanno sulla modalità di trasferimento del metallo d’apporto; tuttavia è possibile cons iderare valide in g e n e r a l e l e seguenti considerazioni: • il quantitativo di fu m i e m e sso aumenta con l’aumentare della corrente nell’ambito della stessa modalità di trasferimento di metallo d’apporto, mentre risulta in ogni caso superiore per il trasferimento globulare (si vedano anche i risultati di cui alla Figura 8); I [A] Figura 8 - Confronto tra differenti tipologie di consumabile in uso per la saldatura a filo continuo. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 807 FER [mg/s] L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio Velocità filo [m/min] Figura 9 - Rateo emissione fumi per saldatura con programmi in pulsato. • i l rapporto maggiormente conveniente tra fumi emessi e metallo depositato si ha nella modalità di trasferimento a spruzzo; • il q u a n tita tivo di fum i e m e sso aumenta in modo anche significativo con il valore di tensione, che pertanto dovrebbe essere ottimizzata alle condizioni di saldatura; • l ’effetto del trasferimento in arco pulsato è difficilmente valutabile a causa dei diversi programmi impostati dai fabbricanti dei generatori, per quanto il trasferimento molto regolare di alcuni di essi lascia presupporre una emissione controllata (si vedano anche le Figure 9 e 10, rispettivamente riferite a correnti intermedie tra globulare e spray [4] e a programmi per l’effettuazione della prima passata [6]). 4.3 Saldatura con elettrodo infusibile (TIG) Nel caso di questo processo di saldatura, è importante sottolineare che l’emissione di particolati metallici nei fumi è particolarmente bassa, poiché il trasferim e nt o del metallo d’apporto non avviene attraverso l’arco ma grazie al contatto tra bacchetta (o filo, nei processi automatici) e il bagno di saldatura liquido. Tale condizione determina invece la formazione di quantitativi significativi di ozono, anche in funzione delle caratteristiche del metallo saldato come ad esempio nel caso dell’alluminio ed ancora di più delle leghe alluminio silicio. L’uso di elettrodi non consumabili toriati, infine, è uno degli aspetti che richiede una valutazione più attenta; in particolare, i risultati ottenuti su base sperimentale hanno dimostrato che l’esposizione a radiazioni ionizzanti (raggi beta e gamma) durante l’immagazzinamento, la saldatura e la molatura (della saldatura) è trascurabile, essendo molto al di sotto del livello di radiazione naturale stabilito da ICRP (Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica) [7]. Il potenziale rischio di irradiazione interna è soltanto legato all’eventuale polvere inalata dal saldatore durante le operazioni di rifacimento della punta se non vengono svolte secondo le comuni pratiche industriali, ad esempio la molatura in corrispondenza dei sistemi di aspirazione dei fumi o con dispositivi appositi - Figura 11) o, soltanto in casi estremi (valori di corrente molto spinti) nella saldatura delle leghe di alluminio e magnesio (situazione comunque sconsigliabile anche da un punto di vista tecnico a causa della conseguente inefficacia del processo di saldatura). 4.4 Saldatura con Arco sommerso (SAW) Per quanto possa apparire superfluo, è comunque opportuno sottolineare che per il processo considerato la presenza Figura 10 - Confronto tra i fumi emessi in modalità STT (sinistra) e Short Arc (destra) - saldatura FCAW su acciaio al carbonio. 808 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio Figura 11 - Dispositivo per la raccolta delle polveri durante il rifacimento della punta all’elettrodo. della coltre protettiva prodotta dal flusso di saldatura impedisce che eventuali fumi generati dall’arco fuoriescano verso l’esterno. 5. Cenni agli effetti dei fumi di saldatura Dal punto di vista degli effetti sull’organismo, diverse segnalazioni di malattie riferibili ai saldatori sono disponibili. In particolare sono stati registrati, sia effetti acuti (febbre da fumi metallici, irritazione delle via respiratorie, fibrosi ed edema), sia a lungo termine (sierosi, riduzione della capacità res piratoria, bronchite cronica, cancro) [8]. L’interpretazione di tali dati risulta tuttavia alquanto difficoltos a, poiché i dati epidemiologici non sono univocamente riferibili all’esposizione ai fumi di saldatura, ma piuttosto all’insieme di attività connesse alla fabbricazione di prodotti saldati; inoltre i casi segnalati di intossicazione acuta s ono associati ad esposizioni significative legate all’uso incorretto (o mancato) degli appropriati sistemi di protezione. 6. Valutazione del rischio e misure protettive Un’analisi dei dati di cui al paragrafo precedente permette pertanto di concludere che esiste una certa potenzialità di rischio associata alla inalazione di fumi di saldatura, che è fortemente correlata con la procedura di saldatura in uso, intesa come insieme delle condizioni di effettuazione del giunto (combinazione di processo, materiale, parametri tecnologici, e tutte le altre variabili essenziali e non essenziali di saldatura). Ciò mette in evidenza l’importanza di valutare attentamente tali condizioni, prima di tutto dal punto di vista produttivo (che non può non essere considerato l’aspetto dominante), e conseguentemente da quello igienico-sanitario, individuando quindi la competenza del personale coinvolto nella scelta delle condizioni operative come il primo fattore per la riduzione dell’esposizione alla fonte. Può essere anche molto confortante considerare che le analisi ambientali eseguite mostrano inconfutabilmente che le pratiche di protezione dei saldatori attualmente in uso (ed il conseguente rispetto dei corrispondenti riferimenti legislativi nazionali) consentono una più che efficace riduzione delle concentrazioni dei fumi di saldatura in prossimità dell’apparato respiratorio dei saldatori e pertanto riducono a livelli bassissimi, se non trascurabili, il rischio associato; a questo si aggiunga che la tendenza di ridurre i limiti scientifici di esposizione (come i TLV ACGIH, spesso utilizzati come riferimento anche in Italia) pone tali condizioni ad un livello di assoluta garanzia della salvaguardia degli operatori (anche se talvolta la conformità a tali limiti non è tecnicamente realizzabile). Oltre a quanto considerato, è possibile valutare i seguenti spunti per una strategia di controllo dei rischi per la salute derivanti dai fumi sviluppati durante le attività di saldatura: • sostituire o modificare i processi di saldatura che emettono grossi quantitativi di fumi, se possibile; Principali riferimenti bibliografici [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] UNI EN 481: «Atmosfera nell'ambiente di lavoro - Definizione delle frazioni granulometriche per la misurazione delle particelle aerodisperse», 1994. Oxides of nitrogen in welding, cutting and oxy-acetylene heating processes: A review of emission rates, exposure levels and control measures, E. Beck Hansen e Jan Thernøe, Atti dell’International Conference on Health and Safety in Welding, Copenhagen 2005. Hazardous substances in welding and allied processes, BG-Information BGI 593, VMBG. The reduction of welding fume at the source - The research at project Econweld, J. Matusiak, (Documento tecnico IIW, Commissione VIII-2073-08, 2008). The effect of voltage and metal-transfer mode on particulate-fume size during the GMAW of plain-carbon steel, Zoran Sterjovski, John Norrish, Brian J Monaghan (Documento tecnico IIW, Commissione VIII-2092r1-09, 2009). Effects of surface tension metal transfer mode on fume formation rate during flux cored arc welding of mild steel, K. Srinivasan and V. Balasubramanian, Australasian Welding, n.56, 2011. Welding with non-consumable thoriated tungsten electrodes, GHG McMillan (Documento tecnico IIW, Commissione VIII-1901-00, 2000). Occupational health in metal arc welding, P. Hewitt (Documento tecnico IIW, Commissione VIII-1817-97, 1997). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 809 L. Costa - Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio • ottimizzare parametri e procedure di saldatura; • utilizzare elettrodi addittivati con ossidi diversi da quelli di torio (lantanio, cerio, zirconio) nella saldatura TIG; • progettare l’ambiente di lavoro per ridurre o eliminare i rischi; • prevedere un sistema di estrazione locale, o direttamente sulla torcia (se applicabile); • prevedere una buona ventilazione generalizzata; • curare pulizia delle superfici e dell’ambiente di lavoro; • usare i dispositivi di protezione individuale solo qualora non siano disponibili alternative. R is u lta c o mu n q ue e vi de nt e c he l a g e s tio n e d i q u e st e probl e m a t i c he richiede un insieme di competenze rela- 810 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 tive alla tecnologia in uso (la saldatura ed i processi correlati) e alla sicurezza pe r e vitare di privilegiare troppo l’aspetto della produzione rispetto a quello della sicurezza o viceversa. È infine da sottolinearsi un crescente i nt e re s s e s u ques te tematiche, che ha portato al fiorire di ricerche mirate alla diminuzione dei fumi alla fonte attraverso variazioni tecnologiche dei processi di saldatura tradizionali, allo sviluppo di specifiche categorie di consumabili a bassa emissione di fumi e alla nascita di nuovi processi di saldatura concorrenziali ed a basso rischio. Luca COSTA, laureato in Ingegneria Meccanica nel 1998 presso l’Università di Genova, entra all’Istituto Italiano della Saldatura nel 2000 e svolge attività di formazione, ricerca e assistenza tecnica. Certificato European/International Welding Engineer, è Vicepresidente dell’IIW, Presidente della Commissione VIII “Health, Safety and Environment” e membro del Technical Management Board dell’IIW, delegato italiano alle assemblee dell’EWF e partecipa a numerosi altri gruppi di lavoro internazionali attivi nel campo della normazione e della ricerca. Dal 2002 ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’Area Corsi Qualità, Ambiente e Sicurezza della Divisione Formazione e Insegnamento dell’IIS; attualmente è responsabile del settore “Formazione Teorica” presso la stessa Divisione. Pubblicazioni IIS - Novità 2011 La placcatura nella fabbricazione di apparecchiature in pressione Volume degli Atti - Genova 10 Novembre 2011 Nel contesto della fabbricazione di apparecchiature in pressione, dove la saldatura riveste già un ruolo primario quanto essenziale, la placcatura rappresenta uno dei processi più importanti per la funzionalità delle apparecchiature e la loro effettiva coerenza con le specifiche progettuali. Come sempre accade nell’ambito della saldatura, tecnologia e metallurgia del processo si intrecciano profondamente, caratterizzando le applicazioni in modo univoco. Le memorie raccolte in questo volume, analizzano lo stato dell’arte di questo processo, cercando di coglierne gli aspetti maggiormente caratteristici: la metallurgia, le tecnologie (ad arco, allo stato solido), la qualificazione delle procedure, il controllo della qualità, le applicazioni e le testimonianze di alcuni dei principali costruttori. Indice: Il processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche. (M. Mandina, A. Ottoboni / IIS Service, M. Magnasco / GE Oil & Gas) Scelta dei materiali d’apporto in funzione delle specifiche tecniche e dei processi utilizzati. (C. Casciaro, G. Gallazzi / ITW) La placcatura degli apparecchi a pressione: procedimenti ed applicazioni. (F. Foroni, N. Maestri, M. Musti / Belleli Energy CPE) Applicazione dei processi GMAW - CMT e TIG Hot Wire per weld overlay: tecnologia ed applicazioni. (M. Grandi, L. Gennari / Arroweld Italia) Processo di placcatura ad esplosione: caratteristiche ed esperienze applicative. (S.Pauly / Nobelclad-DMC) Qualificazione del processo di placcatura, normativa applicabile. (A. Pandolfo / IIS Cert) Controllo della qualità della placcatura di reattori per hydrocracking: procedure e criteri di accettabilità applicabili. (G. Zappavigna / GE Oil & Gas) Settore PBM Maura Rodella Lungobisagno Istria, 15 16141 GENOVA Tel. 010 8341385 Fax 010 8367780 Email: [email protected] www.weldinglibrary.com www.iis.it Placcatura di recipienti in pressione; casistiche e scelta delle varie tipologie applicative. CASE STUDY: placcature nella fabbricazione dei Coke Drum (D. Quintiliani, L. Saturno, M. Del Prete / Walter Tosto) 2011, 132 pagine, Codice: 101504, Prezzo: € 48,00 Soci IIS - Membri IIS Club, Prezzo: € 38,40 Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati (°) G. Berti * F. De Marco ** Sommario / Summary Si descrivono sinteticamente i metodi diffrattometrici a raggi X e a neutroni per diagnostica precoce di materiali. Si confrontano le tecnologie tradizionali e quelle innovative che puntano ad essere inserite tra i metodi NDT da eseguire sul posto. Si evidenziano le graduali rimozioni dagli strumenti dei vincoli strutturali tendenti a flessibilità e funzionalità antropomorfiche. Gli schemi realizzativi di prototipo e di concetto sono presentati e discussi. Le prove di concetto, le applicazioni ed i casi di studio sono riportati allo stato dell’arte. In particolare si riferisce su risultati ottenuti da dati raccolti da materiali contenenti saldature (e.g. leghe di titanio, acciaio P22, T92, P92) e alterazioni micro/nano-strutturali (e.g. ceramici, vetri ed altro). Da detti risultati si evince il significato e l’utilità di osservare precocemente gli effetti indotti sul reticolo dei metalli da carichi, tensioni residue e variazioni micronano strutturali. Ne segue che le misure reticolari e le metodiche diffrattometriche, ad esse connesse, sono le sole oggi disponibili per ottenere appropriata precocità diagnostica. Sono discusse le diffrazioni fotoniche (raggi X) e neutroniche con i rispettivi limiti e vantaggi. È introdotta l’ipotesi di realizzare un dispositivo diagnosticatore mobile per utilizzare diffrattometria neutronica. The paper outlines X-ray and neutron diffraction methods when used for early-stage diagnosis of materials. Innovative and traditional technologies are shortly discussed. In particular we are interested to innovative techniques for NDT methods usable on-site. Gradual changes of new instruments with anthropomorphic functionalities and flexibility are here underlined as next future opportunities of developments. Conceptual and technical schemes of the prototype are presented and discussed. Proof of concepts, applications and case studies are reported at the state of art. In particular are reported results and data collection from welded materials (e.g. titanium alloys, P22, T92, P92 steel) and micro and nano structural alterations (e.g. ceramics, glasses etc…). From such a results are deduced the meaning and the utility of the early observation of effects induced on the steel lattices by load, residual stresses and micro and nano structural variations. Lattices measurements and diffractometric methods are, nowadays, the only available to obtain early stage diagnostic. The photonic (X-rays) and neutron diffractions are discussed with their limits and advantages. The hypothesis of create a new mobile diagnostic device intended for using neutron diffraction is introduced here. Keywords: Crystal structure; development; diffraction; in service operation; measuring instruments; microstructure; neutron radiation; nondestructive testing; prototypes; radiography; residual stress; scope; welded joints, X rays. (°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali di Saldatura 6 - Workshop: “Diagnostica e prove non distruttive” - Genova, 26-27 Maggio 2011. * Università di Pisa. ** XRD-Tools s.r.l. - Pisa. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 813 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati Introduzione La diagnosi precoce dell’integrità strutturale di componenti industriali e dell’invecchiamento dei materiali, di cui essi sono costituiti, è un elemento discriminante per decisioni circa interventi di manutenzione e di fermo impianto. Tecnologie e metodi, che permettano di ottenere questa diagnosi in modo non distruttivo e direttamente sull’impianto, costituiscono un avanzamento significativo verso la trasformazione dei risultati di ricerca ed il loro trasferimento verso le applicazioni industriali e civili. Detta diagnosi precoce passa attraverso l’osservazione dell’assetto micro/nanostrutturale e tensionale dei reticoli dei materiali; la variazione di quest’assetto può essere evidenza di danneggiamento, generato da usura, fatica, condizioni ambientali e di lavoro. Le misure reticol a r i ( e . g . p a r a me t ri di re t i c ol o, d-spacing) diventano il solo metodo utilizzabile per conoscere in anticipo l’integrità strutturale e programmare il monitoraggio dei punti critici. Gli autori intendono descrivere brevemente il percorso storico della tecnologia che, nata agli inizi del secolo scorso, solo negli anni settanta ha iniziato ad uscire dai laboratori di ricerca e si è evoluta fino alle forme oggi più avanzate ed efficaci. Da questa evoluzione nascono i vincoli strutturali che permettono di trasportare l’efficacia del metodo diffrattometrico, noto come “X-ray powder diffraction”, dagli strumenti tradizionali [1], inadatti a misure non distruttive, a strumenti del tutto innovativi, progettati per lavorare in campo (on site) e rispettare le condizioni di test non distruttivi(1) [2]. Per riferirsi ad un concetto concreto, ricordiamo che il centro del diffrattometro tradizionale da laboratorio, collegato meccanicamente al goniometro, nei nuovi strumenti per uso “on site” è invece, per necessità, identificato geometricamente sul punto da investigare ed innesca il concetto di “centro vir- 814 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 tuale”. L’adattamento, che nelle geometrie da laboratorio è a carico del campione e tende ad esaltare le prestazioni dello strumento, viene ribaltato sullo strumento, che si adatta sia alle geometrie dei manufatti sia alle orientazioni microstrutturali del materiale. L’evoluzione della tecnologia attualmente in fase di studio induce ad aggiungere altri gradi di libertà al fine di migliorare la flessibilità dell’indagine, raggiungere punti difficili e lontani dall’origine dell’irraggiamento. Il concetto di “centro variabile virtuale” si aggiunge al precedente e rappresenta la capacità di modificare il fuoco del puntamento nel corso del processo d’ispezione, ad esempio in presenza di superfici oblique o difficili da raggiungere. Questo metodo si presta ad essere utilizzato anche per ispezioni dove l’assetto micro strutturale richiede un’analisi a basso angolo d’incidenza. Quando sono richieste diagnosi più complesse, quando non è più sufficiente la conoscenza dell’assetto dei materiali contenuti nella superficie del componente e serve conoscere variazioni indotte a profondità tra le centinaia e le decine di migliaia di microns, la diffrattometria a neutroni diventa un rilevante complemento ai raggi X [3, 4]. Questi, dotati di maggiore sezione d’urto, hanno una penetrazione minore dei neutroni. La diffrattometria a neutroni in loco è assai complicata ma non impossibile. Alcuni passi di fattibilità saranno introdotti verso uno strumento multifunzionale e capace di risolvere questa lacuna ispettiva, largamente lamentata dai manutentori d’impianti. Lo strumento adatto alla diffrattometria neutronica è basato su tre distinti robot industriali che si muovono su una traiettoria controllata da computer; elimina l’obbligo di adottare un dispositivo meccanico vincolato a sostenere la sorgente ed il rivelatore. La conseguenza è che diventa possibile sviluppare il concetto di “goniometro virtuale”, con applicabilità assai generali. Quando si parla di neutroni, detto concetto deve essere associato ad un sistema di termalizzazione delle particelle, che sia utilizzabile anche per confinare l’intero sistema. Inoltre, poiché l’interazione neutronica interessa il nucleo, il segnale è sensibile alla composizione isotopica del nucleo stesso, informazione preclusa ai raggi X. Ne segue che le informazioni ottenute dall’irraggiamento neutrone - fotone sono complementari, non solo per la diversa efficacia alle diverse profondità di penetrazione, ma anche per la diversa efficacia nell’identificare: • elementi leggeri (e.g. H2 ), chiave nei processi d’infragilimento dei materiali; • isotopi nucleari, chiave per controllare elementi a differente nocività; • struttura magnetica dei solidi, chiave per controllare la reologia agli shock termici. Semplici esperimenti preliminari sono stati condotti su materiali naturali sin da una decina di anni fa, con risultati capaci di definire forme e dimensioni dell’assetto microstrutturale capaci d’influenzare il comportamento magnetico [5]. Misure reticolari e precocità intrinseca della diagnostica diffrattometrica: la diffrattometria fotonica (raggi X) La Figura 1 mostra uno schema semplificato di geometria di diffrattometro a raggi X del tipo Bragg-Brentano. In essa si riconoscono i diversi elementi costitutivi: il tubo a raggi X, il fascio incidente e diffratto, il cerchio del goniometro e di focalizzazione, l’angolo di uscita del fascio X, il porta-campione, di solito piatto, posto sul centro fisso del goniometro, le fenditure di confinamento del fascio (indicate con il simbolo “2”) e le adiacenti fenditure di divergenza; all’intersezione del cerchio di focalizzazione con il cerchio del goniometro si riconosce la fenditura di ricezione. Poi a destra si riconosce il cerchio del monocromatore ed il rivelatore. La caratteristica configurazione del diffrattometro Bragg-Brentano impone che vi sia equidistanza tra centro della sorgente, centro del campione e centro della fenditura di ricezione. Questo vincolo impone che il cerchio di focalizzazione cambi il suo raggio ed il suo centro durante il movimento del rivelatore sul braccio del goniometro. C’è anche da aggiungere che la configurazione BraggBrentano ha un’apparente facilità d’uso (1) Il concetto di prova non distruttiva, nel suo più stretto senso, si ottiene tenendo fisso il componente sul posto dove esso è in esercizio. G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati Monocromatore Cerchio del Monocromatore Centro del cerchio di focalizzazione Rivelatore Tubo a raggi X Fascio diffratto Fascio incidente Cerchio del goniometro Angolo di lancio del fascio Cerchio di focalizzazione Campione piatto nel centro fisso del cerchio del goniometro Figura 1 - Schema di un diffrattometro tradizionale con geometria parafocalizzante Bragg-Brentano. Riporta gli elementi di collimazione sul fascio incidente e sul diffratto. Riporta il cerchio del goniometro, il cerchio di focalizzazione e, all’intersezione dei due, il cerchio di un monocromatore a cristallo curvo [6]. Disegno L. Leoni. che tuttavia si scontra con un certo numero di effetti strumentali e sperimentali, denominati “contributi strumentali”. Detta facilità d’uso ne ha permesso una larga diffusione ed approfondimenti teorici significativi sin dagli anni sessanta [7, 8, 9, 10], ma anche una certa complessità interpretativa [11]. (a) Rimozione dei vincoli strutturali delle diffrattometrie tradizionali: la “on site XRD” Un aspetto rivoluzionario imposto alle metodiche diffrattometriche per la loro utilizzabilità “on site” è la perdita di vincoli meccanici con il provino. Per capire il pes o di detta r i v o l u z i o n e occorre riferirsi alle tecnologie tradizionali, utilizzate in laboratorio, in cui la posizione del porta-campione è rigorosamente definita in sede di progettazione e rispettata in fase di costruzione dello strumento. La Figura 2(a) riporta la fotografia di un diffrattometro tradizionale nella configurazione Bragg-Brentano con piano di diffrazione orizzontale, che riproduce lo schema della Figura 1. Le limitazioni ed i vincoli strutturali in esso presenti ne impediscono l’uso per le ispezioni non distruttive “on site”. Indipendentemente dalla giacitura del piano di diffrazione, detti vincoli strutturali sono [12]: • Esistenza di un solo grado di libertà angolare intorno all’asse del goniometro. • Presenza di un porta-campione vincolato meccanicamente al goniometro. • Adattamento del campione al portacampione attraverso trattamenti di varia natura (e.g. frantumazione, polverizzazione, ecc.). • Dimensioni del campione piccole e prefissate. • G eometria piana de l c a m p i o n e (e.g. 3x2 cm). • Distanza nulla del goniometro dal campione. (b) Figura 2 - Diffrattometria a raggi X(2). (a) Diffrattometro a raggi X tradizionale. Il monocromatore presente sul fascio diffratto nella Figura 1 è qui sostituito da una semilente posta sul fascio incidente. (b) Prototipo di diffrattometro mobile DifRob®. Si nota la presenza della sorgente a destra e del rivelatore e l’assenza di qualsiasi dispositivo di ottica a raggi X. (2) I due diffrattometri presentati nella Figura 2 sono in uso presso il Laboratorio di ricerca e sviluppo per la diffrattometria a raggi X dell’Università di Pisa. XRD-Tools, nato come spin-off accademico della stessa Università, ne cura la manutenzione e l’uso per applicazioni di ricer ca di base e di ricerca industriale. L’hardware è stato realizzato da Officina Elettrotecnica di Tenno, il software da Centro Diffrattometria del Consorzio Pisa Ricerche e da XRD-Tools. Lo strumento della Figura 2(b) è stato realizzato su progetto di ricerca 42/98 tra Università di Pisa e ISPESL; detto diffrattometro è stato completato nel Gennaio del 2005. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 815 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati Il centro virtuale del goniometro (DifRob® VC) La componentistica degli impianti, la sofisticazione degli elementi costitutivi, la progettazione per una durata di vita pluriennale, l’adozione di materiali nuovi, assumono oggi una varietà geome tr ic a , c o s titu t i va c osì a m pi a da rendere complicato eseguire una predizione di funzionamento e verificarne in laboratorio il comportamento. Le metodiche diffrattometriche (ed in particolare quelle a raggi X ed a neutroni) offrono grandi potenzialità per rispondere a dette necessità di predizione e di verifica. La Figura 2(b) mostra, per confronto, gli elementi costituitivi del diffrattometro mobile DifRob®. Essi sono: • Arco goniometrico (culla di Eulero). • Sorgente a raggi X (tubo commerciale). • Rilevatore (contatore proporzionale). • Sistema di puntamento (solo uno dei due laser è visibile). • Telecamera. • Assi di rotazioni ω (seconda culla di Eulero) e χ (rotazione azimutale). • Assi x, y e z. La prima esperienza di prototipo, condotta all’Università di Pisa, per realizzare un diffrattometro con goniometro a centro virtuale, risale agli anni novanta del secolo scorso, quando Consorzio Pisa Ricerche ed Alenia, interessate ad un serbatoio industriale di grandi dimensioni, dovevano individuare i punti critici per detta analisi [13]. Ancor prima, negli anni settanta del secolo scorso, l’Ufficio Brevetti giapponese registrava i primi tentativi di esportare fuori dai laboratori la potenzialità della diffrazione a raggi X [pa1]. Essi portarono a realizzare uno strumento che, attraverso vari aggiustamenti successivi, può essere schematizzato come nella Figura 3(a) [pa2]. In essa, il rivelatore e la sorgente occupano lo st e sso quadrante di piano: ques to vincolo strutturale di fatto permette di raccogliere raggi X retro-diffratti. Impedisce di raccogliere le informazioni necessarie a verificare l’insorgere di modulazioni del fondo per effetto di variazioni nella dinamica reticolare generate da cambiamenti dei flussi atomici e variazioni di bordi di grano. Queste limitazioni sono rimosse nella versione riportata nello schema della Figura 3(b). In questo schema la configurazione diffrattometrica risulta più vicina a quella tipica dei diffrattometri da laboratorio e non ne richiede i limitativi vincoli funzionali [14, pa3]. Esempio di applicazione del DifRob® VC per la qualificazione delle saldature in ASTM A335 P92(4) DifRob ® è ormai stato sottoposto a numerose prove, su differenti tipi di materiali e componenti industriali. La Figura 4 riporta una sequenza esemplificativa di essi. Le collezioni di dati, eseguite in collaborazione con Università di Pisa, ISPESL, Opificio Pietre Dure, Ansaldo Caldaie di Gioia del Colle, hanno permesso di ottenere risultati di un certo interesse [15, 16, 17, 18, 19]. In sintesi riferiamo che in tutti i casi la variazione dei parametri di profilo delle linee di diffrazione hanno portato ad identificare deformazioni reticolari indotte dalla presenza di saldature o da alterazioni micro-nano strutturali in superficie. È stato possibile anche riconoscere la natura originaria ed il processo di lavorazione di manufatti preziosi; dalle analisi diffrattometriche, risulta plausibile che essi, tuttora conservati nel Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, siano stati realizzati mediante un processo di raffinamento termico e di purificazione. È stato possibile anche osservare le differenze nel processo produttivo di detti oggetti preziosi con il Diffraction Axis (a) Source (b) S Equatorial Axis Source Detector S Detector Figura 3 - Confronto tra due schemi di diffrattometria mobile a raggi X. (a) Configurazione risalente agli anni settanta con sorgente e rivelatore posizionati e movimentati nello stesso quadrante del semipiano. L’asse orizzontale non è un elemento strutturale per la diffrazione. (b) Configurazione del DifRob®. L’asse orizzontale è un vincolo strutturale, contiene la superficie dell’area da investigare ed è asse dei coni di Debije(3). Questa particolarità rende il DifRob® più vicino alla configurazione di Bragg-Brentano, liberato tuttavia dei numerosi vincoli funzionali di cui alla Figura 2(b). (3) Riferito talvolta col nome in versione inglese di Debye. (4) La prova è stata condotta in collaborazione con CND Service di Civitavecchia. 816 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati Figura 4 - Componenti e materiali su cui sono state eseguite con successo prove di concetto ed applicazioni industriali del DifRob® e della “on site XED”. Dall’alto a sinistra verso destra una lamina di Ti6V4Al10 di dimensioni 500x300 mm con saldatura longitudinale, sezione di paletta di turbina in acciaio P22, brocchetta rinascimentale di circa 300x200 mm. In basso da sinistra a destra: placchetta di allumina di 30x30 mm2; “caldaietta chiomata” con fondello saldato e tubi; bicchiere in vetro “cristallo” al Pb di origine moderna e fabbricazione ad uso commerciale per usi domestici. processo di vetrificazione moderna [14]. La Figura 5(a) riporta l’immagine di uno di tre talloni di acciaio ASTM A335 P92 di circa 600x600 mm 2 . Detti oggetti sono stati ottenuti attraverso accoppiamento di due blocchi con saldatura longitudinale di testa. Le saldature sono s ta te e s e g u i t e i nt e nz i ona l m e nt e seguendo le regole standard di saldatura in mo d o d iv ersa m e nt e a c c ura t o e preciso. I risultati ottenuti da questi metodi di saldatura sono stati messi a confronto (a) analizzando opportuni allineamenti trasversali alle saldature. Per ogni allineamento sono state identificate alcune decine di punti campione da dove raccogliere i dati di diffrazione. La Figura 5(b) illustra il modo di posizionare il DifRob® e la Figura 5(c) riporta lo spostamento del massimo (e la relativa distribuzione) delle linee di diffrazione osservate durante la raccolta dei dati(5). La sintesi che ne scaturisce è capace di dare informazioni sulla presenza di deformazioni e stress tensionali alternate a deformazioni e stress di tipo compressivo che tendono a far assumere al reticolo una caratteristica forma “a soffietto” che può risultar e i n r o tt u r e improvvise e rapide propagazioni del difetto. Il passaggio rapido da deformazioni di tipo compressivo a tipo tensivo può vanificare qualsiasi programmazione di monitoraggio, perché può essere legata alla veloce precipitazione di fasi secondarie che innescano il processo di scorrimento alimentando un rapida variazione di flusso atomico. (b) (c) Figura 5 - Prove preliminari di qualificazione delle saldature. (a) Tallone in ASTM P92 di circa 600x600 mm2 con saldatura longitudinale larga circa 20 mm. (b) Posizionamento del DifRob® sul bordo della saldatura. (c) Spostamento del centroide della linea di diffrazione, in relazione alla distanza dal centro della saldatura. (5) Misure e prove condotte tra il 2009 ed il 2010 da XRD-T ools, Università di Pisa e CND Service (rapporto interno XRD-Tools). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 817 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati Tensile Compressiva Tensile Nucleazione di danneggiamenti Configurazione a soffietto d-spacing 2.06 Variazione a scatto del d-spacing 2.04 2.02 Variazione continua della deformazione 2 1.96 1.94 1.75 Welding border 1.98 Tensile Zero strain Compressivo cm 2 2.25 2.5 2.75 3 Figura 6 - Rappresentazione di un reticolo in cui sono presenti aggregazioni di atomi in regime di deformazione tensiva e compressiva. Indica una configurazione “a soffietto” che è legata al rapido passaggio (i.e. variazione a scatto) da deformazione compressiva (<0) a deformazione tensiva (>0). Evidenze micro-nano strutturali in vicinanza delle saldature e nei processi d’indurimento osservati dal DifRob® VC Segnaliamo anche la rilevabilità del manifestarsi di fenomeni di degrado dell’assetto strutturale in vicinanza di saldature. La Figura 7 mostra il cambiamento di posizione, forma ed intensità dei picchi di diffrazione ottenuti dalla decomposizione di un cluster. Il metodo di decomposizione è contenuto nel programma DISVAR96 [20]. Sebbene i dati non siano stati raccolti su uno stesso allineamento, le differenze significative e reperibili sulla modulazione del segnale indicano una certa sensibilità alla rilevazione di produzione di carburi per effetto della variazione termica indotta dalla saldatura. I dati sono stati raccolti da un tubo di ASTM T92 ottenuto da Ansaldo Caldaie [17, 18]. La presenza di queste differenze è da mettere in relazione alla varia- 818 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 bilità della forma e delle dimensioni dei grani in vicinanza delle saldature. Nei processo d’indurimento per precipitazione (precipitation hardening) interessa dissolvere nella matrice tutta la fase indurente. Il materiale è mantenuto ad una temperatura maggiore della temperatura di equilibrio di solubilizzazione per ottenere una soluzione solida omogenea. Talvolta vengono associati elementi di lega quali Mn, Nb, Ta. Un rapido raffreddamento (tempra) produce una soluzione sovra satura di soluto, i cui elementi, ad un successivo riscaldamento (invecchiamento), sono diffusi per poi dare origine ad una precipitazione intra-granulare omogenea, in fase di raffreddamento. Le osservazioni ottenute mediante il DifRob ® da una superlega di Cr 17% e Ni 4% (17-4PH) e riportate nella Figura 8 indicano l’attenuazione del segnale per: • i picchi “A” (α e β) ottenuti dalla parte non degradata; • i picchi “B” (α e β) ottenuti dalla parte degradata e dalla parte graffiata. Questa concomitanza indica la presenza di un assetto microstrutturale orientato ed evidenzia che l’usura della matrice martensitica nella parte degradata produce un segnale allargato e di minore intensità sui picchi “B”. Sulla stessa parte degradata, lo strato protettivo è consumato e lascia trasparire la matrice martensitica sui picchi “A”. Sulla parte non degradata lo strato protettivo orientato maschera la matrice martensitica risultando un segnale attenuato(6). La graffiatura meccanica non è stata raffinata fino a lucidatura ed ha introdotto ulteriori rugosità che si aggiungono al degrado pre-esistente. Il segnale riporta anche evidenti modulazioni del fondo in cui è possibile riconoscere Cr, Mn, Fe3C, γ e β allumina e gli altri elementi costi(6) Misure e prove condotte tra il 2010 ed il 2011 da XRD-Tools, Università di Pisa, ITIS-Pisa ed Assofly (rapporto interno XRD-Tools). G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati 800 Punto a 40 mm dal centro saldatura 1200 1000 Intensità 1000 Punto a 32.5 mm dal centro saldatura Intensità 1200 800 600 600 400 400 200 200 0 0 -200 34 34.5 35 35.5 20 36 -200 34.00 34.50 35.00 35.50 20 36.00 Figura 7 - Distribuzione dell’intensità delle linee di diffrazione osservate a distanze diverse dal centro della saldatura. La variazione della forma e delle posizioni del massimo dei due cluster suggerisce la presenza di spostamenti del centroide degli elementi costituenti. Detto spostamento può essere indotto da variazioni nella microstruttura della matrice per effetto di precipitazione di carburi. 100 90 I norm α PICCO A β picco A 80 α PICCO B β picco B Degradato Non degradato 70 60 50 Intenzionalmente graffiato 40 30 20 10 0 θ unità macchina 27 29 31 33 35 37 39 Figura 8 - Segnali di diffrazione ottenuti da una superlega di tipo 17-4PH sottoposta ad indurimento per precipitazione. I dati sono stati ottenuti da tre diverse parti del componente: parte degradata, parte non degradata, parte graffiata meccanicamente senza arrivare alla lucidatura. tuenti sia la matrice martensitica sia il processo d’indurimento per precipitazione. Il centro virtuale del goniometro con focale variabile (DifRob® VVC) La Figura 9 mostra l’avanzamento introdotto dalla progettazione di un diffrattometro con centro focale variabile. Rispetto ai diffrattometri tradizionali ed ai portatili di prima generazione, ha molti più gradi di libertà nelle movimentazioni, il centro del goniometro non solo è svincolato dal goniometro ma risulta adattabile a molti componenti industriali e manufatti dove è difficile accedere e dove gli ingombri costituiscono un limite di accessibilità. La configurazione variabile dell’assetto focale consiste nell’introdurre due gradi di libertà addizionali sulla sorgente e sul rivelatore. Il centro diventa variabile sulla verticale e controllato dal computer e permane un limitato margine di mobilità orizzontale, la cui ampiezza dipende dalla distanza dello strumento dall’area da investigare. Il nuovo sistema introduce due nuovi gradi di libertà rotazionali, offrendo flessibilità sia alla sorgente, sia al rivelatore. Inoltre, l’adozione di dispositivi di colli- Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 819 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati (b) (a) 50 mm 5 mm Figura 9 - Riporta gli schemi del DifRob® di prima e seconda generazione. (a) Schema di DifRob® VC a focale fissa (stato attuale dell’arte)(7). Rispetto ai diffrattometri tradizionali ha molti più gradi di libertà nelle movimentazioni ed il centro del goniometro non è vincolato ad esso meccanicamente (diffrattometro a centro virtuale), risultando adattabile a molti componenti industriali e manufatti. Il limite principale è che deve avvicinarsi ad essi fino 5 mm di distanza per poter raccogliere dati. Si noti la semplicità dello schema paragonandolo a quello della Figura 1 [pa3]. (b) Schema di DifRob® VVC a focale variabile. La variabilità di orientazione, controllata da computer, e la presenza di dispositivi ottici, (e.g. lenti o specchi per raggi X), permette di mantenere invariate le condizioni di riflessione indipendentemente dalla posizione di focalizzazione (i.e. centro virtuale variabile) [pa4]. Questa tecnologia è stata insignita del premio Vespucci 2008 come migliore invenzione della Toscana. mazione e parallelismo del fascio (e.g. lenti, specchi) permettono di mantenere lo strumento ad alcuni decimetri di d is ta n z a d a ll’ a re a da i nve st i ga re ; la rimozione del vincolo di “contattovicinanza” apre il metodo XRD ad essere inserito tra quelli più avanzati di “remote sensing”. Con questo sistema non solo è possibile controllare in remoto la raccolta dei dati e in piena sicurezza degli operatori, ma è anche possibile raccogliere dati da una distanza significativa dall’oggetto da investigare. La distanza dipende dall’assorbimento del mezzo di trasmissione della radiazione una volta che emerge dal sistema d’irraggiamento. A titolo esemplificativo lo schema del diffrattometro a centro focale virtuale e variabile (DifRob® VVC) è riportato nella Figura 9(b). Rimozione di limitazioni strutturali verso la flessibilità di tipo antropomorfico Spesso nella pratica industriale si incontrano ostacoli materiali che sono superabili talvolta dalle innumerevoli e precise azioni che solo il processo evolutivo ha potuto realizzare attraverso una ben articolata rete di neuroni. L’adozione di metodiche di robotica antropomorfica sostenuta da un sistema di gestione con funzioni di reti neurali è un’idea progettuale presente in molte stesure progettuali. L’implementazione di quest’idea costituisce un notevole salto di qualità nell’aumentare la flessibilità, ed adattabilità alle diverse condizioni funzionali ed ambientali trovate negli impianti e sui cantieri, nonché nel dotare il s is tema di un s i st e m a d i ricognizione capace di determinare Puntatori Goniometro virtuale Rivelatore Sorgente Punto da investigare Figura 10 - Un robot antropomorfico idealizza lo schema di funzionamento della tecnologia DifRob®. Si riconoscono gli elementi di puntamento (i.e. laser e telecamera) nella parte superiore, il goniometro nell’articolazione superiore ed il supporto alla movimentazione nell’articolazione degli elementi inferiori. (7) Una versione con dimensioni ridotte rispetto a quelle presentate nella Figura 2(b) è in fase di realizzazione nel quadro del progetto TemArt [P.1]. 820 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati rapide reazioni in funzione delle necessità correnti. Anche la dimensione degli ingombri generati dalle parti meccaniche e dall’accoppiamento dei diversi dispositivi di ottica diffrattometrica potrebbe essere superato. La Figura 10 riporta uno schema in stile “vignettistico” di una ipotesi su cui è possibile lavorare e che potrebbe portare alla realizzazione di un dispositivo denominato “Diagnostcatore a Goniometro Virtuale” [pa5]. Con questo obiettivo finale, ma con percorso da condurre per passi elementari, orientati alla diagnosi, e non alla funzionalità antropomorfica, la realizzazione di questo dispositivo è tuttora sottoposta alla valutazione di un programma di ricerca d’interesse nazionale [P.2]). In questo progetto lo studio del diagnosticatore serve all’integrazione di alcuni metodi d’indagine NDT, frequentemente adottati (e.g. XRF, XRD, XRR, radiologia e analisi visuale con estensione allo spettro dell’infrarosso e ultravioletto vicini). La finalizzazione di dette metodiche diagnostiche alla qualificazione del materiale “on site” si associa alle conoscenze dei materiali lungamente studiate e caratterizzate con le metodiche tradizionali in laboratorio. La diffrattometria neutronica in relazione alla corrispondente diffrattometria fotonica (raggi X) L’assetto strutturale di un diffrattometro a neutroni non è diverso rispetto a quello a raggi X (i.e. goniometro, sorgente, rivelatore, collimatori). Anche la configurazione Bragg-Brentano è implementabile, sia pure con alcuni dispositivi opportunamente progettati. Cambia il volume nominale dell’area investigata perché la capacità di penetrazione dei neutroni è molto superiore a quella dei raggi X; anche per questo la realizzabilità di un diffrattometro a neutroni, operante “on site”, richiede più cautela rispetto ai raggi X. Per maggiori dettagli si veda ad esempio lo schema dei diffrattometri a neutroni correntemente usati nei laboratori in cui sono presenti grosse macchine acceleratrici capaci di fornire neutroni ad alto flusso [CEN ISO/TS - 21432]. P u ò e s s e r e ut i l e ri c orda re c he i l n e u tr o n e è una pa rt i c e l a di m a ssa m = 1.675x1027 kg, spin 1/2 e momento magnetico μ = 1.913 nm. Il momento p, la velocità v, il vettore d’onda k e la lunghezza d’onda del neutrone sono c ollegati tra loro dalla relazione di de Broglie: p = hk (h = 6.626x10 -27 è la costante di Plank) e dalla relazione k = 2π/λ. Così la lunghezza d’onda del neutrone può essere espressa in termini di energetici, ovvero λ=0,286 Ε −1/2 . Dunque, per gli scopi della diffrazione, che rispetti l’equivalenza dimensionale tra lunghezza d’onda della radiazione e distanza dei piani in un reticolo (legge di Bragg), è possibile identificare le caratteristiche energetiche di una banda spettrale di neutroni; questa banda deve avere lunghezze d’onda dello stesso ordine di grandezza della spaziatura reticolare della maggior parte dei materiali d’interesse industriale e che siano stabili a temperatura ambiente. Questa categoria di neutroni, denominati neutroni termici, a 300 K, ha un’energia intorno a 25 MeV ed una lunghezza d’onda di circa 1.8 Å. I termini assorbimento, attenuazione e sezione d’urto hanno significato differente ma sono correlati. Tutti e tre descrivono i meccanismi d’interazione tra radiazione e materia. Nel caso dei raggi X il coefficiente di attenuazione lineare (μ) dipende dall’energia del fascio incidente e dalle caratteristiche del materiale attraversato; indica l’energia assorbita e quella diffusa durante l’interazione: μ = μa + μd (1) Dove i pedici a e d distinguono tra il coefficiente di assorbimento (μ a) ed il coefficiente di diffusione (μ d) rispettivamente. Il primo indica la probabilità che l’energia incidente sia assorbita e trasformata in energia cinetica degli elettroni secondari prodotti nell’interazione. Il secondo indica la probabilità che l’energia incidente del fotone sia trasformata in energia diffusa dei fotoni secondari. Durante l’interazione i fotoni interagiscono con la nuvola elettronica e producono diffusione Compton, diffusione Rayleigh, effetto fotoelettrico; nell’interazione col nucleo producono reazioni fotonucleari e produzione di coppie. Per un fascio collimato di neutroni, è possibile definire un coefficiente di attenuazione lineare composto dai due termini come sopra nella (1), ma l’interazione tra fascio neutronico e materia differisce significativamente dall’interazione del fascio fotonico. Queste differenze rendono le due radiazioni mutuamente complementari per la diagnostica dei materiali. La motivazione si evince considerando la probabilità di collisione di una particella (fotone o neutrone) su un bersaglio presente sulla sua traiettoria. Questa probabilità si esprime come rapporto tra flusso di particelle deviate e/o assorbite (N S ) rispetto al flusso di particelle incidenti (NI) per il numero di atomi N A presenti nell’area, o angolo solido A (= densità). Detta quantità è denominata sezione d’urto (σ) ed è espressa in cm2: (2) dove NS / NA è il coefficiente di attenuazione (μ). Poichè i raggi X interagiscono con la nube elettronica che circonda i nuclei atomici, ed i neutroni invece interagiscono direttamente con i nuclei atomici, la sezione d’urto dei neutroni è in genere minore di quella dei raggi X per gli elementi metallici come Ti, Fe, Ni a parità di flussi incidenti, anche se variazioni nella composizione isotopica del nucleo influenzano la dimensione della sezione [21]. Se denotiamo con Φ n il numero di neutroni o fotoni per cm 2 e per secondo, la perdita relativa d’intensità, dopo aver attraversato uno spessore t può essere scritta secondo la legge esponenziale: ϕn(t) = ϕn(0) e–μ·t (3) Ne segue che lo spessore t nell’attraversamento dei diversi piani reticolari deve tenere conto dell’angolo d’incidenza (θ), del coefficiente di attenuazione (μ) oltre che del coefficiente di assorbimento di massa (ρ) che una costante del materiale indipendentemente dal suo stato fisico: t ~ sen θ / μ*ρ (4) Fattibilità del diagnosticatore a goniometro virtuale (DiaRob VG) e prove preliminari Nella stessa direzione di aumento della flessibilità strumentale, in vista di analisi Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 821 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati complesse che richiedono metodi complementari, la Figura 11 rappresenta un sistema robotico che va sotto il nome di apparato per diagnosi robotica a goniometro virtuale (DiaRob VG) [pa5]. L’apparato in forma generale è costituito da tre robot indipendenti, opportunamente pilotati su una traiettoria controllata che, in caso di applicazione diffrattometrica, garantisca la legge di Bragg, sia nella sua formulazione tradizionale sia in quella generalizzata, contente l’espressione dell’incertezza. [22]. Detti robot possono essere equipaggiati con una qualsiasi sorgente: XRD, ND, XRF, di altra natura elettromagnetica, acustica, etc. Nel caso dell’applicazione per la diffrazione a neutroni, il sistema deve essere opportunamente dotato di un moderatore per la termalizzazione dei neutroni che sono emessi da una sorgente a spallazione Deuterio-Deuterio, [pa5]. Queste sorgenti emettono un flusso abbastanza elevato di neutroni, sono di dimensioni e peso adeguato per essere trasportate su mezzi attrezzati e adatte al trasporto normale su gomma, ferro e acqua per il fatto che funzionano con la corrente di r e te . Q u e s to o ffre va nt a ggi a nc he rispetto alle sorgenti radioattive naturali perché il tempo di emissione può essere controllato. Le dimensioni e le peculiarità d’uso suggeriscono le seguenti scelte tecnologiche [P.3]: 1. Eliminazione di ingombranti supporti meccanici per il controllo della movimentazione angolare. 2. Adozione di un sistema ibrido di puntamento e di rilevamento delle orientazioni delle superfici da investigare, basato su illuminazione convergente di due laser, un rilevamento mediante videocamera ed altri sistemi di rilevazione delle direzioni di orientazione della superficie. 3. Realizzazione di un sistema di filtraggio elettronico della radiazione abbinato ad un moderatore d’energia guidato da un sistema di policapillari a spessore e curvatura controllata per le necessità di termalizzazione energetica e d’incremento del flusso neutronico sull’area da investigare. 4. Un sistema di rivelatori a gas di 3He in forma di matrice opportunamente curvata e corredato da contatori in coincidenza. 822 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Goniometro virtuale Piano assiale Asse del diffrattometro Sorgente ricevitore Asse di esplorazione Figura 11 - Schema di funzionamento di un diffrattometro a goniometro virtuale estratto dal brevetto [20]. L’aspetto di radioprotezione deve tenere conto del confinamento del fascio e di un addizionale sistema di confinamento dell’area di misura. Il progetto, apparentemente ambizioso è tutt’altro che fuori dalla fattibilità; risultati preliminari ottenuti prima attraverso una simulazione Montecarlo e poi in esperimento veramente propedeutico presso il reattore dell’Enea di Roma (Tapiro)(8) indicano che le ipotesi e le limitazioni indicate in precedenza portano a numeri realistici di fattibilità con flusso di 2.5x10 4 neutroni x cm -2 x s -1 in uscita del canale di estrazione che, a 50 cm di distanza, diventano 588.344 neutroni x cm-2 su un tempo di conteggio di 30 s ed un fondo da 3.600 neutroni x cm -2 in 30 s. Un flusso di questo tipo è sufficiente per la diffrazione da reticoli e conseguente rilevazione del fascio diffratto con tempi di misura ragionevoli [P.3]. La realizzazione di un diffrattometro per “on site ND” da affiancare ad un diffrattometro per “on site XRD” può cambiare l’approccio al sistema ispettivo dei componenti ipercritici per i motivi seguenti: a. Tensioni residue si manifestano più facilmente all’interfaccia tra materiali e materie diverse (e.g. superfici). Queste aprono canali di penetrazione per atomi di elementi estranei al materiale che nel seguito diventano responsabili delle alterazioni reticolari. b. Scorrimenti relativi intergranulari interni e profondi possono essere indotti da modificazioni chimiche, fisiche, termiche ambientali. In presenza di solidi magnetici, l’assetto delle strutture magnetiche e cristalline giocano un ruolo attivo nella reologia del materiale in fase di trattamento termico (e.g. saldature); capita talvolta che l’anisotropia magnetocristallina nei materiali a ricco contenuto in nichel si generino condizioni che rendono difficile il trattamento. In questi casi lo studio comparato delle diffrattometrie fotoniche (RX e neutroniche può dare le indicazioni utili a comprendere proprietà magnetiche e superparamagnetiche. Conclusioni Quando è necessario controllare materiali e componenti o manufatti di varia natura per scopi di sicurezza dell’impianto, oppure per scopi di restauro, ricorrere all’analisi nano strutturale “on site” permette di identificare segnali precoci di alterazione rispetto a condizioni che dovremmo definire “normali”. In molti casi le diffrazioni di fotoni, e di particelle cariche o neutre sono le sole (8) Esperimento condotto nel 2004 da XRD-Tools ed Università di Pisa (rapporto interno XRD-Tools). G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati capaci di dare informazioni sulla qualità delle aggregazioni degli elementi costituitivi dei materiali. Il concetto di qualità dell’aggregazione degli elementi costitutivi è basilare per definire le proprietà che poi si manifestano ad una scala più larga e rendono il materiale utilizzabile per i numerosi scopi civili ed industriali. Dunque la scala che diventa discriminante per definire il livello di aggregazione/disaggregazione è il nanometro, ovvero la scala dei reticoli atomici, in assenza dei quali, indipendentemente dal raggio di ordinamento, il sistema è disaggregato. Ne segue che la precocità delle informaz io n i p e r q u al i fi c a re un m a t e ri a l e “aggregato” in forma di reticolo deve e s s e r e c o e r e nt e c on l a sc a l a de t t a . Dunque le diffrattometrie che possono dare informazioni precoci sulle modificazioni dei reticoli per effetto di variazioni ambientali, affaticamento, usura etc. sono raggi X, neutroni ed elettroni. Delle tre, le prime due sono le sole che possono rispettare i requisiti più stretti di metodiche non distruttive. La loro complementarità in relazione alla profondità di penetrazione nei materiali ed in relazione alla qualità delle informazioni le rende particolarmente attraenti per essere studiate ed implementate, possibilmente in dispositivi a larga usabilità. Da anni la comunità scientifica lavora per introdurre dette diffrazioni tra i metodi standard NDT. Alcuni degli obbiettivi enunciati, [23], sono stati raggiunti e trattati nelle norme europee [EN 13925 parti 1, 2, 3, EN 1330-11, EN 15305, CEN ISO/TS 21432]. Ancora restano da redigere norme per la identificazione dei valori di riferimento di alcune proprietà dei materiali e norme per i metodi di test di alcuni tipi di analisi (e.g. qualificazione e composizione delle fasi presenti, nei materiali, calibrazione e requisiti minimi di prestazione, ecc.). Nell’esporre le prove di concetto ed i risultati ottenuti, non possiamo sottrarci da attrarre l’attenzione su: 1. Eventi drammatici reclamati in alcuni settori: industrie, ferrovie, aeronautica, crolli di edifici, tubazioni e perforazioni, ricognizione d’impianti supercritici e nucleari ad elevato rischio. 2. Meno appariscenti eventi di quelli citati, ma subdolamente devastanti di Figura 12 - Esposizione di una saldatura posta a 14 m di altezza in un impianto industriale per dimostrazione delle funzionalità del DifRob ®. economie di piccole, medie imprese e famiglie come imitazioni, frodi e falsificazioni di beni; possiamo citare anche la manutenzione dei monumenti, la conservazione e restauro di opere d’arte, ed anche l’attività quotidiana di piccoli beni preziosi e gioielli della sfera familiare. Il denominatore comune che unisce i due casi precedenti è costituito dall’insieme di parole chiave che possono essere attribuite al presente lavoro: analisi nano-strutturali, misure reticolari, identificazione della composizione dei materiali. Sondaggi di mercato indicano la tempestività d’introdurre adesso i metodi e la tecnologia per “on site diffraction” per coprire l’effettiva lacuna della strumentazione attuale. Ci preme qui sottolineare che il primo passo per puntare ad un obiettivo capace d’innescare un significativo circuito economico è l’istituzione di un gruppo di lavoro che punti ad aggregare competenze per essere competitivo in un contesto internazionale piuttosto che affaticarsi in salvaguardia d’interessi di piccola portata. La realizzazione di strumenti richiede un significativo sforzo per la gestione, l’archiviazione, e le comunicazioni in rete delle informazioni necessarie alla gestione da distanza. Ad esempio l’uso multifunzionale è raggiunto mediante: - Integrazione di alcuni metodi (XRF, XRD, XRR, radiologia e analisi visuale con estensione allo spettro dell’infrarosso e ultravioletto vicini). - L’adozione di dispositivi per la selezione monocromatica e non monocromatica dell’irraggiamento. La prima è utile per investigare la struttura fine del segnale rilevato in risposta all’irraggiamento, la seconda è utile a rilevare sia raccolte veloci di dati e d’informazioni da stati a differente profondità del materiale irraggiato. Misure e prove delle funzionalità della strumentazione sono necessari nei settori della sicurezza, d’impianti industriali, sanificazione di ambienti, cons ervazione dei ben i c u l t u r a l i e restauro di monumenti e oggetti preziosi (pitture, sculture, manifatture lignee e di bronzo, ecc.). Indipendentemente dal metodo usato, uno dei punti cruciali è il campionamento, cioè l’insieme di procedure per asportare piccole o grandi quantità di questi elementi, il loro trasporto al laboratorio d’analisi. In questo caso, il campione viene sottoposto ad una sequenza di trattamenti prima d i o t t e n e r e i l provino da sottoporre all’analisi effettiva. Tale trattamento introduce inevitabilmente variazioni nelle proprietà del materiale rispetto a quelle presenti in loco, cos ì da vanificar e ( o a l m e n o distrarre) il significato vero del controllo. Controlli in loco sono nei fatti utili per qualificare (o riqualificare) i manufatti ed i materiali costitutivi per l’uso a cui sono destinati. Questi usi di destinazione in generale non possono essere separati dal sito dove essi sono collocati per l’esercizio delle loro funzioni. I trattamenti “distruttivi” sui materiali, di cui sopra, sono spesso consigliabili per esaltare le qualità del metodo e tendono a preparare il campione per accoppiarlo alla tecnologia, sfruttandone le potenzialità al meglio. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 823 G. Berti e F. De Marco - Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati Sotto dette circostanze, il trattamento dei materiali serve più a migliorare la qualità del metodo, piuttosto che a comprendere la reale qualità del materiale controllato. L’introduzione del concetto di virtualità del centro del goniometro rimuove l’obbligo di prelevare campioni o replicare superfici sospette, con rispettivi vantaggi e svantaggi. In questo contesto ci preme sottolineare i successi che la strumentazione realizzata ha ottenuto nelle varie dimostrazioni eseguite. La Figura 12 riporta un esempio di queste dimostrazioni (9) ottenute esponendo una saldatura presente in un condotto verticale di un impianto industriale di grande dimensioni. La qualificazione delle saldature ottenibile direttamente in campo introduce un significativo salto di qualità nella gestione e nella manutenzione degli impianti con significativo ritorno sociale. Ringraziamenti Il presente lavoro è finanziato da Università di Pisa, da XRD-Tools s.r.l. e da Regione Toscana POR CReO/FESR 2007 -2013, Asse 1 Attività 1.1. Linee d’intervento d. Gli autori desiderano esprimere stima e ringraziamenti verso Ing. Donato Pinciroli - Ansaldo Caldaie, Dott. Roberto Crudeli - CND Service, P.I. Maurizio Nerini per notizie sui materiali menzionati nel lavoro e Dott.ssa Maria Eva Del Seppia per l’assistenza al trattamento di alcuni dati raccolti da essi. Il ringraziamento è esteso a Prof. Giorgio Curzio, Dott. Valerio Giusti e Sig. Aldo Del Gratta - Università di Pisa per alcuni aspetti riguardanti i neutroni. Infine ci è gradito citare Prof. Raffaello Carrara, Ing. Leonardo Leonardini, Ing. Silvano Aldrighetti, P.I. Elio Tolle, Ing. Antonio Iannello per aver intuito precocemente l’importanza degli avanzamenti presenti nella sequenza temporale e logica che è alla base della diagnostica precoce “on site” mediante le diffrattometrie citate nel lavoro. (9) Rapporti interni XRD-Tools s.r.l.. Bibliografia [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] [16] Klug H.P. and Alexander L.E.: «X-Ray Diffraction Procedures for Polycrystalline and Amorphous Materials», John Wiley & Sons, New York, 1974, ISBN 0-471-49369-4. Berti G., De Marco F. (2009): «On site X-Ray Diffraction a new technology for diagnosis at the nano-scale». In Proceedings of II ECOTRIB 2009 - Pisa) pp. 247 - 256ISBN 978-884672426-7. Hasek J.: «X-ray and Neutron Structure Analysis in Materials Science», Plenum Press New York, 1989, ISBN 0-306-43107-6. Newport R.J., Rainford B.D., Cywinski R.: «Neutron Scattering at a Pulsed Source», IOP Publishing Ltd., 1988, ISBN 0-85274-366-1. Berti G. (2000): «Microstructure of polycrystalline natural samples from the peak profile analysis of diffraction data». In Materials Science Forum, vol. 347-349; p. 309, ISSN: 0255-5476. Berti G. 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Responsabile del Laboratorio di Ricerca e Sviluppo in Diffrattometria a raggi X dell’Università di Pisa. Responsabile del Centro Diffrattometria del Consorzio Pisa Ricerche e di XRD-Tools, spin-off accademico dell’Università di Pisa. Responsabile del gruppo CEN/TC138/WG10. Vincitore del premio Amerigo Vespucci 2008 - sezione invenzioni. Autore di numerosi lavori pubblicati su riviste internazionali. Inventore di tre brevetti chiave e numerosi derivati internazionali. Coordinatore di progetti nazionali ed internazionali. Francesco DE MARCO, dal 1998 è contrattista presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e svolge attività di segreteria amministrativa per corsi di formazione e convenzioni tra il Dipartimento ed Enti Pubblici Nazionali. Fornisce inoltre consulenza allo sviluppo di progetti nazionali ed europei ed assistenza tecnica su strumentazione diffrattometrica a raggi X da laboratorio e da campo. Socio XRD-Tools s.r.l dal 2004, si occupa di misure, prove di funzionalità e prove di concetto su strumentazione di tipo diffrattometro a raggi x da laboratorio e “on-site”; coordina le attività di produzione, commercializzazione e manutenzione dei diffrattometri a raggi x; gestisce la segreteria organizzativa ed è responsabile della sicurezza. Si occupa inoltre della segreteria tecnica del gruppo di lavoro CEN/TC138 WG10 “X-Ray Diffraction”. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 825 Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica (°) P. Livieri * R. Tovo * Sommario / Summary Nel presente articolo, con l’ausilio del metodo del gradiente implicito, è stato analizzato il comportamento a fatica di differenti tipologie di giunzioni saldate ad arco. I dettagli strutturali, in acciaio, sono stati modellati come solidi tridimensionali senza apportare alcuna esemplificazione di tipo geometrico, calcolando direttamente la vita a fatica per via numerica. Il vantaggio offerto da tale approccio è quello di poter mantenere invariata la procedura di calcolo indipendentemente dalla tipologia del giunto in esame. Inoltre, adottando il metodo del gradiente non si è costretti ad imporre particolari regole per la creazione della mesh di calcolo agli elementi finiti. In the present work, by means of the implicit gradient approach, the fatigue behaviour of different types of arc welded joints has been analyzed. The structural details made of steel, had been considered as three-dimensional solids and modeled without making any geometric simplification. Moreover, it is considered the same numerical procedure independently from welded details and without imposing restrictive rules in the FE mesh creation. Keywords: Arc welding; computation; design; fatigue loading; fatigue strength; finite element analysis; mathematical models; reliability; simulating; stress analysis; structural analysis; structural steels; welded joints. (°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali di Saldatura 6 - Workshop: “Affidabilità delle strutture e degli impianti” - Genova, 26-27 Maggio 2011. * Dip. di Ingegneria - Università di Ferrara. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 827 P. Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica Introduzione Le curve di Woehler dei dettagli strutturali, messe a disposizione dall’Eurocodice [1] o dalle normative tecniche internazionali [2-3], non sono capaci di coprire le innumerevoli casistiche che si possono trovare nella pratica professionale. Proprio per sopperire alla impossibilità di testare sperimentalmente tutte le possibili giunzioni saldate di interesse industriale, da alcuni anni in letteratura si stanno sviluppando dei metodi definiti di tipo locale [4-5] che cercano di prevedere la resistenza a fatica delle giunzioni saldate a partire da dati progettuali di carattere generale. Alcuni di questi metodi, pur trovando applicazioni di tipo pratico, lasciano il dubbio di una loro validità di tipo generale necessitando, di fatto, di una continua taratura che mantenga sotto controllo le variabili geometriche in gioco nel momento in cui si esca dal contesto di definizione del criterio. Altri metodi locali, invece [6-12], sono legittimati da giustificazioni di carattere scientifico e, nei limiti di necessarie ipotesi esemplificative, trovano applicazioni di diverso tipo che, a rigore, non precludono lo studio di geometrie complesse. Se oltre alla variabilità geometrica si considera la possibilità di una variazione dei carichi esterni - fatica multiassiale risulta indispensabile per il progettista l’ausilio di una procedura di calcolo di tipo generale per non incorrere nell’adozione di ampi margini di sicurezza per garantire l’integrità strutturale dei componenti saldati. Il problema dell’analisi tensionale in prossimità del piede del cordone di saldatura, come ben noto [6, 13], consiste nel fatto che il valore del picco di tensione tende ad infinito superando ogni limite di resistenza prefissato per il materiale. Per sopperire a tale problema, il metodo del gradiente implicito proposto dagli autori in [9] calcola, in tutti i punti del cordone di saldatura, una ten- 828 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 sione efficace σ eff di valore finito pur schematizzando i cordoni come elementi prismatici a spigolo vivo realizzati in materiale a comportamento lineare elastico (la tensione efficace, nei problemi di fatica monoassiale, è valutata come media integrale, su tutto il volume, della tensione principale massima). Il vantaggio offerto dal metodo del gradiente implicito sta nel fatto di poter utilizzare, per la valutazione dell’affidabilità strutturale, direttamente un valore finito della tensione efficace, valutata in modo automatico lungo tutto il cordone di saldatura, senza dover effettuare ulteriori elaborazioni di tipo numerico per eliminare la singolarità tensionale. In questo modo si riescono ad affrontare problemi complessi di previsione della vita a fatica senza apportare variazioni geometriche al modello 3D (si pensi alle esemplificazioni di tipo geometrico che necessariamente si devono introdurre quando si utilizzano modelli bidimensionali fatti con elementi shell). Inoltre, i risultati numerici sono ottenuti senza incontrare particolari problemi di convergenza nonostante la natura tridimensionale del problema tensionale. Nel presente articolo, allo scopo di mostrare la versatilità e l’efficacia del metodo del gradiente implicito nel prevedere la resistenza a fatica di giunzioni saldate sollecitate a fatica monoassiale, saranno analizzati cinque serie geometriche tratte dalla letteratura scientifica di cui si conoscono esattamente i dettagli geometrici. In particolare, si analizzeranno giunti saldati a croce a cordone portante, giunti con irrigidimento trasversale, giunzioni con cordone modificato e giunti in lamierini sottili saldati per punti. In questo modo si apre la prospettiva di poter usare una stessa procedura di calcolo indipendentemente dalla forma dei cordoni di saldatura e dalla complessità del giunto senza necessariamente introdurre delle esemplificazioni nei modelli tridimensionali, riducendo così i problemi di “time to market” e di costo totale della progettazione. Figura 1 - Tensione efficace σ eff valutata risolvendo l’equazione (1) assumendo σ eq coincidente con la tensione principale massima. La piastra è sollecitata con una tensione nominale di trazione. La mesh è stata infittita solamente all’interno della zona di massimo gradiente (nello spessore del piatto principale e nell’irrigidimento è sufficiente inserire un solo elemento). P. Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica Il metodo del gradiente implicito per la progettazione a fatica delle saldature Gli autori, per valutare la resistenza a fatica di saldature ad arco, hanno di recente proposto una nuova metodologia di calcolo basata sul metodo del gradiente implicito [10, 14 e 15]. Tale metodo risulta particolarmente adatto per una valutazione interamente numerica della vita a fatica di un componente sollecitato a fatica, nota la geometria 3D del dettaglio strutturale. L’idea che sta alla base di tale metodo è molto semplice e rende, di fatto, possibile l’applicazione del danneggiamento in media, formulato negli anni ’30 da Neuber, ideato con esplicito riferimento ad un componente intagliato in cui la fessura per fatica si propagava nella direzione della bisettrice dell’intaglio. Se da un lato questa idea permette di prevedere il limite di fatica di componenti intagliati piani con semplici calcoli di tipo manuale [16-19], dall’altro è di difficile applicazione agli intagli sollecitati da carichi che portano il massimo tensionale al di fuori dalla bisettrice o in tutti quei casi in cui la rottura ha innesco in un punto angoloso sollecitato in modo misto (si veda il caso degli intagli di tipo tridimensionale considerati in [20]). Il metodo del gradiente implicito mette di fatto in pratica l’idea che a danneggiare il materiale sia ciò che avviene in media in tutto il corpo dando, ovviamente, maggior importanza a ciò che accade nelle immediate vicinanze piuttosto che a ciò che succede in lontananza (tale effetto è regolato dalla funzione peso α( x,y) menzionata in appendice). Dal punto di vista tensionale usare il metodo del gradiente implicito significa essere in grado di calcolare, in ogni punto del componente in esame, una tensione efficace ai fini della resistenza a fatica valutata come media pesata della tensione ritenuta responsabile del danneggiamento. La distanza che regola la zona di influenza della funzione peso si ipotizza dipendere dal solo materiale e viene indicata con c. Nel caso di fatica monoassiale gli autori hanno proposto di mediare semplicemente la tensione massima principale mentre per la fatica multiassiale è necessario definire il rapporto ρ fra la componente idrostatica e quella deviatorica del campo tensionale valutato con ipotesi di materiale lineare elastico (per un approfondimento si rimanda al riferimento bibliografico [21]). In appendice vengono riportati alcuni dettagli matematici sull’impostazione di tipo teorico che sta alla base della metodologia numerica qui applicata e che la rende di carattere generale al di fuori degli esempi che verranno mostrati in seguito. In modo sintetico le fasi di calcolo che stanno alla base del metodo del gradiente implicito possono essere così riassunte: • Realizzazione del modello CAD 3D. • Calcolo del campo tensionale agli elementi finiti con ipotesi di materiale lineare elastico (negli esempi trattati è sufficiente il calcolo della tensione principale massima). • Calcolo della tensione efficace σ eff utilizzando la stessa mesh usata in precedenza per il calcolo della tens ione principale mas s ima. S arà necessario conoscere il parametro caratteris tico c del materiale in esame. Per le saldature in acciaio c assume il valore di 0.2 mm [9]. • Valutazione del danneggiamento a fatica tramite il calcolo della tensione efficace σ eff o, in alternativa, valutazione della curva di Woehler del dettaglio in esame in funzione di una tensione di riferimento (per esempio la tensione nominale sul piatto principale). La procedura sopra elencata può svolgersi completamente in modo automatico lasciando all’operatore solo il compito di indirizzare l’infittimento della mesh in corrispondenza dei punti 3000 Δσeff,max R艐0 critici. Nel presente articolo, tutte le analisi strutturali sono state eseguite su modelli tridimensionali con l’impiego di procedure numeriche messe a punto con il software Comsol. A titolo di esempio la Figura 1 riporta l’andamento della tensione efficace nella zona di massimo gradiente tensionale. La mesh è stata infittita solamente qualora il gradiente di tensione, valutato con una tradizionale analisi agli Elementi Finiti, risultasse elevato. La piastra sollecitata a trazione vede il massimo della tensione efficace in corrispondenza dell’irrigidimento trasversale, laddove il cordone di saldatura devia il flusso tensionale. Per quanto riguarda la resistenza a fatica l’ipotesi di considerare danneggiante la tensione principale massima, utilizzando diverse serie di dati sperimentali prese dalla letteratura, è stato possibile tracciare una banda di dispersione di carattere universale per saldature ad arco nel campo della vita a termine fra 10 4 e 5·106 cicli (Fig. 2). Gli spessori del piatto principale e degli irrigidimenti delle serie sperimentali riportate nella Figura 2, variavano da 3 a 100 mm. Il valore della pendenza della curva di Woehler risulta pari a 3 ed il valore di riferimento a 2·106 cicli al 97.7% di probabilità di sopravvivenza è di 151 MPa. La banda di dispersione è stata calcolata dopo aver valutato che per le saldature in acciaio il parametro c assume un valore di 0.2 mm [9]. Tale banda di dispersione è espressa in termini di variazione della tensione efficace massima Δσeff, max (calcolabile, ad H = 3-100 mm c = 0.2 mm rotture al piede [MPa] (2α = 135°) 1000 t = 3-100 mm 1 3.0 500 Curva di progetto al 97.7% 298 212 151 L = 6-32 mm rotture alla radice (2α = 0°) t = 6-32 mm 100 104 105 106 cicli a rottura N 107 Figura 2 - Banda di dispersione per giunzioni saldate ad arco in acciaio in termini di range della tensione efficace massima ottenuta con il metodo del gradiente implicito [9]. Banda di dispersione relativa al valore medio ±2 deviazioni standard (R rapporto di ciclo). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 829 P. Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica esempio, per via numerica come nella Figura 1). In alternativa, sulla base di numerose indagini numeriche svolte dagli autori (oltre un migliaio di punti sperimentali riguardanti saldature di diverso tipo [9, 22]). Da un altro punto di vista si può affermare che per le giunzioni saldate, indipendentemente dalla loro forma, se sollecitate principalmente a modo I, i dati sperimentali ricadono all’interno di una stessa classe, quantificabile in circa 150 MPa con pendenza fra 10 4 e 5·106 cicli pari a 3. Nei casi in cui lo stato tensionale sia complesso o la storia di carico preveda una variazione dei carichi esterni che impongano localmente una storia di carico multiassiale, per migliorare la precisione di calcolo data dalla banda di dispersione della Figura 2 (specialmente in presenza di una sollecitazione di torsione) è necessario il ricorso ad un criterio di danneggiamento multiassiale. Considerato il rapporto ρ fra la tensione idrostatica e la tensione di von Mises, è stata proposta nella memoria [21] una procedura di calcolo per storie di carico in fase che restituisce, in funzione di ρ, sia il valore della tensione efficace di von Mises per vite a fatica pari a 5·106 cicli sia il valore della pendenza della curva di Woehler nel campo della vita a termine. Tale pendenza varia da 3 (presenza di modo I predominante) a 5 (presenza di modo III predominante). Il vant a ggi o del metodo del gradiente implicito, anche in condizioni di sollecitazione multiassiale, è quello di poter studiare l’effetto indotto dalla multias- sialità tensionale legata a storie di carico complesse in prossimità del piede o della radice dei cordoni di saldatura proprio dove si hanno le singolarità del campo di tensione. Previsione della resistenza a fatica di cinque serie geometriche prese dalla letteratura La Figura 3 riporta le 5 serie geometriche analizzate successivamente nel dettaglio con il metodo del gradiente implicito. Tutte le analisi faranno riferimento, come tensione danneggiante, alla tensione principale massima valutata in ipotesi lineari elastiche assumendo per il materiale un valore di c pari a 0.2 mm. Serie A: giunto a cordone portante 7.07x7.07 (sollecitato a trazione) [23] Serie B: giunto a croce con cordone d’angolo 10x10 sollecitato a trazione [11] Serie D: giunto a croce con cordone d’angolo 14x9 sollecitato a trazione [24-25] Serie C: giunto a croce della serie B lavorato con utensile da 5 mm di raggio per una profondità di circa 0.8 mm [11] Serie E: giunto a semplice sovrapposizione saldato per punti (diametro punto 7 mm) e sollecitato a trazione [26] Figura 3 - Geometrie delle saldature analizzate con il metodo del gradiente implicito (per i dettagli geometrici si rimanda ai relativi riferimenti bibliografici indicati nelle relative figure). 830 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 P. Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica La scelta ha cercato di essere il più possibile rappresentativa di un’ampia casistica di problematiche che si possono incontrare nella pratica progettuale: a) il problema della localizzazione del punto d’innesco della cricca per fatica, b) il problema dell’effetto scala, c) il problema della valutazione della variazione di resistenza a fatica in seguito a modifiche di tipo geometrico. La serie A rappresenta una tipica giunzione a croce a cordone portante con sezione di gola pari a 5 mm. I punti di possibile innesco della cricca per fatica sono potenzialmente 3: i due punti al piede del cordone di saldatura (punti 1 e 2 di Fig. 4a) ed il punto alla radice del cordone (punto 3). Tale problema, con il metodo del gradiente implicito, viene risolto senza imporre a priori la zona di rottura. È sufficiente affinare la mesh in corrispondenza dei punti in cui si osservano elevati gradienti della tensione principale massima per poi successivamente calcolare i valori di picco della tensione efficace σ eff in modo corretto. La mesh della Figura 4 ha gli elementi più piccoli di dimensione attorno al mezzo millimetro. Tale mesh risulta sufficientemente accurata per garantire un rapido calcolo della vita a fatica in termini di tensione efficace σ eff . Il massimo della tensione efficace rapportato alla tensione nominale di trazione σnom è rispettivamente di 2.7 al piede del cordone e di 3.1 alla radice. Tali informazioni consentono di affermare che la condizione di innesco della frattura è più penalizzante alla radice. Infatti, l’evidenza sperimentale conferma che per i giunti della serie A le rotture per fatica avvenivano tutte alla radice [23]. Ovviamente, il piede del cordone sul lato dell’irrigidimento risulta di gran lunga meno penalizzante rispetto agli altri due punti di possibile innesco. La curva di Woehler in termini di range della tensione nominale di trazione (Δσ nom ) è riportata nella Figura 5. Tale curva è dedotta dalla curva della Figura 2. L’impiego di mesh più affinate nella zona di massimo gradiente, aventi dimensione minima attorno al decimo di millimetro, forniscono risultati in termini di tensione efficace di poco discosti dai valori numerici raggiunti con mesh da 0.5 mm. Le serie B e C, che fanno riferimento a dati sperimentali proposti da Zhang e Maddox [11], hanno messo in luce l’in- 2 1 3 (a) σeff σnom σeff σnom σeff σnom 艐 0.1 σeff σnom = 3.1 = 2.7 (b) Figura 4 - a) Mesh per la serie A; b) Tensione efficace σ eff adimensionalizzata rispetto alla tensione nominale σ nom di trazione sul piatto principale. 1000 Δσnom [MPa] 1 3.0 100 Δσnom 10 10000 rotture alla radice t = 10 mm Δσnom 100000 1000000 10000000 cicli a rottura N Figura 5 - Previsione della resistenza a fatica della serie A in termini di range della tensione nominale ottenuta con il metodo del gradiente implicito. Banda di dispersione relativa al valore medio ±2 deviazioni standard (dati sperimentali da [23]). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 831 P. Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica cremento di resistenza a fatica in seguito ad una riduzione dell’effetto d’intaglio in corrispondenza del piede del cordone di saldatura. La serie B ha subito una operazione di molatura (burr grinding) al piede del cordone che ne ha modificato la forma portando il raggio di curvatura a 5 mm per una profondità di circa 0.8 mm. Con il metodo del gradiente implicito è possibile valutare l’incremento di resistenza a fatica a seguito di una modifica geometrica poiché il metodo si applica qualunque sia la forma del cordone di saldatura. Le Figure 6 e 7 mostrano le curve di Woehler prima e dopo la lavorazione di molatura. Lo studio della resistenza a fatica della serie D è peculiare per diversi aspetti. Lo spessore della serie D è 45 mm, di gran lunga superiore allo spessore medio di 10-15 mm che caratterizza i provini normalmente impiegati in prove di laboratorio, per di più il carico di snervamento del materiale è di ben 755 MPa associato ad un carico di rottura di 823 MPa. Inoltre, le saldature ad angolo non sono le classiche saldature a 45° ma, dal punto di vista delle dimensioni nominali, presentano un ingombro di 14x9 (14 mm sul piatto principale e 9 mm sull’irrigidimento). Per questa serie geometrica Takena et al. [24] hanno misurato con accuratezza l’angolo di attacco della saldatura. Il cordone è stato ottenuto con 3 passate e sebbene la dimensione nominale fosse di 14x9, l’angolo di attacco medio della saldatura, misurata sul piatto principale, era di circa 18°. Perciò, nel modello 3D tridimensionale della serie D, pur mantenendo inalterato l’ingombro della saldatura, si è riprodotto un angolo di 18°. La Figura 8(b) riporta la previsione della curva di Woehler schematizzando il cordone di saldatura in modo esatto come mostrato nella Figura 8(a). Di recente gli autori hanno analizzato con il metodo del gradiente implicito anche le saldature per punti usate per unire lamiere in acciaio di piccolo spessore [22]. Circa 30 serie sperimentali di saldature di piccolo spessore (per un totale di circa 400 punti sperimentali) sono state analizzate senza modificare la curva di resistenza della Figura 2 e senza cambiare il parametro c del materiale. A titolo di esempio, la Figura 9 riporta la 832 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 1000 Δσ nom [MPa] 1 3.0 100 rotture al piede t = 12.5 mm Δσnom Δσnom 10 10000 100000 1000000 10000000 cicli a rottura N Figura 6 - Previsione della resistenza a fatica della serie B in termini di range della tensione nominale ottenuta con il metodo del gradiente implicito. Banda di dispersione relativa al valore medio ±2 deviazioni standard (dati sperimentali da [11]). 1000 Δσnom 1 [MPa] 3.0 100 rotture al piede t = 12.5 mm Δσnom Δσnom 10 10000 100000 1000000 10000000 cicli a rottura N Figura 7 - Previsione della resistenza a fatica della serie C in termini di range della tensione nominale ottenuta con il metodo del gradiente implicito. Banda di dispersione relativa al valore medio ±2 deviazioni standard (dati sperimentali da [11]). 1000 [MPa] Δσ nom 1 100 3.0 Δσnom rotture al piede t = 45 mm Δσnom (a) 10 10000 100000 (b) 1000000 cicli a rottura N 10000000 Figura 8 - (a) Dettaglio del cordone di saldatura della serie D con angolo di attacco di 18° sul piatto principale; (b) Previsione della resistenza a fatica in termini di range della tensione nominale ottenuta con il metodo del gradiente implicito. Banda di dispersione relativa al valore medio ±2 deviazioni standard (dati sperimentali da [24]). P. Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica 1000 Δσnom precedenza [9] e ciò senza alterare l’algoritmo di calcolo in funzione della forma e delle dimensioni del giunto. spessore delle lamiere t = 1 mm Δσnom Δσnom [MPa] Conclusioni 100 10 10000 100000 1000000 10000000 cicli a rottura N Figura 9 - Previsione della resistenza a fatica della serie E in termini di range della tensione nominale ottenuta con il metodo del gradiente implicito. Banda di dispersione relativa al valore medio ±2 deviazioni standard (diametro punto saldatura 7 mm, dati sperimentali da [26]). 10000 giunti a croce t=10 mm rotture alla radice serie A giunti a croce t=12.5 mm rotture al piede serie B giunti serie C lavorati alla fresa giunti a croce t=45 mm rotture al piede serie D saldature per punti t=1 mm serie E Δσeff,max [MPa] 1000 298 1 100 10000 3.0 c = 0.2 mm 151 100000 1000000 10000000 cicli a rottura N Figura 10 - Tensione efficace σ eff calcolata con il metodo del gradiente implicito valutata per tutte le geometrie della Figura 3 mantenendo invariata la metodologia di calcolo. previsione della resistenza a fatica della giunzione di serie E avente spessore di 1 mm e diametro del punto di saldatura pari a 7 mm. Infine, la Figura 10 riporta in un unico diagramma la resistenza a fatica di tutte le giunzioni saldate della Figura 3. Sebbene la geometria e le caratteristiche di resistenza statica dei provini siano totalmente diverse, tutti i punti sperimentali cadono all’interno della banda di dispersione della Figura 2 calcolata in Il metodo del gradiente implicito si è dimostrato una metodologia numerica molto efficiente per la valutazione della resistenza a fatica di giunzioni saldate ad arco. L’esame di cinque nuove serie geometriche assai diverse per geometria e per dimensioni del piatto principale (saldature ad angolo, saldature per punti, saldature e cordone d’angolo modificato alla fresa) ha messo in luce la possibilità di definire una banda unica di dispersione a fatica dalla quale poter ricavare le curve di Woehler dei diversi dettagli strutturali saldati. Il grosso vantaggio offerto dal metodo del gradiente implicito è quello di poter rappresentare le saldature come elementi prismatici tridimensionali a spigolo vivo senza rinunciare ad uno schema lineare elastico del materiale poiché il metodo fornisce comunque un valore finito della tensione efficace in prossimità del piede del cordone di saldatura. Tale valore non dipende dalla mesh usata e dal punto di vista numerico arriva rapidamente a convergenza. Inoltre, il metodo del gradiente implicito restituisce in modo automatico il punto di probabile innesco della cricca per fatica indipendentemente dalla forma reale del cordone di saldatura. Ad esempio si riesce a discriminare facilmente se in una saldatura a cordone portante la rottura avviene al piede del cordone o alla radice oppure si riesce a stabilire rapidamente l’incremento di resistenza, in termini di resistenza a fatica, in seguito ad una lavorazione meccanica di asportazione di truciolo che miri a ridurre l’effetto d’intaglio della saldatura. Bibliografia [1] Eurocode 3: Design of steel structures - General rules. 1993-1-1. [2] Hobbacher A.: «Recommendation on fatigue of welded components», IIW Document XIII-1539-95/XV-845-95, 1995. [3] British Standard Published Document, Code of practice for fatigue design and assessment of steel structures, BS 7608, 1993. ➠ segue Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 833 P. Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica [4] Radaj D., Sonsino C.M., Fricke W.: «Fatigue assessment of welded joints by local approaches», 2nd ed. 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Livieri e R.Tovo - Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica Appendice: fondamenti teorici del metodo del gradiente implicito Considerato un corpo di volume V è possibile definire una tensione equivalente non locale σeff nel punto generico x nel volume V come media integrale di una tensione non locale σ eq pesata con una opportuna funzione peso α(x,y) che tiene in considerazione la mutua distanza s dei vari punti del corpo : (1) , mentre per α(x,y) una scelta Nell’equazione (1), il simbolo Vr (x) denota il volume di riferimento calcolato come conveniente è rappresentata dalla funzione gaussiana. Nell’ipotesi che il danneggiamento a fatica sia legato, in prima approssimazione, alla sola variazione della tensione principale massima, con il metodo del gradiente implicito si definisce una tensione efficace σeff il cui valore può essere calcolato analiticamente o per via numerica. Senza entrare nel dettaglio della trattazione matematica, a cui si rimanda ai riferimenti bibliografici [9, 14, 27], la tensione efficace σeff può essere calcolata, anziché valutando punto per punto il valore medio della tensione equivalente con l’equazione (1), risolvendo in via alternativa l’equazione differenziale equivalente di Helmholz nel volume V del componente imponendo come condizioni al bordo le condizioni di Neumann (∇ σeff ·n =0 su tutto ∂V) [27]: (2) dove c è un parametro intrinseco legato al materiale in esame e avente le dimensioni fisiche di una lunghezza, ∇2 è l’operatore di Laplace e σeq è la tensione ritenuta responsabile del danneggiamento del materiale (in questo lavoro la σ eq coincide con la tensione principale massima valutata con gli elementi finiti nell’ipotesi di materiale a comportamento lineare elastico). Il parametro c è legato in modo univoco alla lunghezza intrinseca a0 di El Haddad et al. [28]; nel caso di tensione efficace ottenuta dalla tensione principale massima il legame fra c ed a0 è di tipo lineare: c = 0.54·a0. Paolo LIVIERI, laureato in Ingegneria Meccanica a Padova, è attualmente Professore Associato di Costruzione di Macchine presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Ferrara. Approfondisce aspetti di effetto di intaglio e di elasto-plasticità nella progettazione statica e a fatica di organi meccanici e componenti strutturali. Roberto TOVO, laureato in Ingegneria Meccanica a Padova e dottore di ricerca in Progetto di Macchine. Attualmente professore “straordinario” di Progettazione Meccanica e Costruzione di Macchine, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Ferrara. Svolge la sua attività di ricerca su tematiche di affidabilità strutturale e meccanica dei materiali. In particolare ha svolto diverse ricerche nel settore della resistenza a fatica di giunzioni saldate su materiali metallici. Collabora con l’Istituto Italiano della Saldatura ed è stato direttore di un Master Universitario in Welding Engineering. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 835 International Institute of Welding Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets ( °) R. Ohashi * Summary 1. Introduction In the automotive industry, the trend is toward a heavier car body in order to meet the strict standards of crash safety regulations, even as there are strong calls for a lightweight structure to reduce global warming. In response to these conflicting issues, the use of highstrength steels and light materials has been drastically increasing. Dual-phase (DP) steel is typical of the high-strength steels widely used in the automotive industry. DP steel consists of a ferrite matrix with islands of hard phases such as martensite and bainite, which offer a good balance between strength and formability. However it is s o me time s re port e d t ha t t he high-strength steels are difficult to weld [1-11]. Friction stir spot welding (FSSW) is a new spot welding process, which is based on the principle of friction stir welding (FSW), as shown in Figure 1. And it is expected to apply to highstrength steels. Friction stir spot welding (FSSW) was applied to interstitial free (IF) steel sheet and dual-phase high-strength steels for automobiles with an uncoated Si3N4 tool.The tool with TiN-coating and Ar shielding gas were also attempted. Defect-free joints were successfully obtained. Microstructure distribution of the joint and its evolution during FSSW were systematically examined as well as joint strength.The joint exhibited the heterogeneous microstructure distribution, which could be mainly explained by phase transformation from the different peak temperatures during FSSW. However, contaminations of oxygen, silicon and nitrogen were detected in an elliptical region observed near the pin hole, and strongly affected the microstructural evolution. Additionally, they caused the increase in hardness in the elliptical zone. On the other hand, by using coated tool and shielding gas, contaminations and hardness increase in elliptical region were suppressed and joint strength was improved. KEYWORDS: Friction stir spot welding; high strength steels; microstructure; sheet; silicon nitride; strength. Rotating Plunging (°) Doc. IIW-2165, recommended for publication by Commission III “Resistance Welding, Solid State Welding and Allied Joining Processes”. * Kawasaki Heavy Industries, Ltd. - Chuo-ku Kobe (Japan). Extracting Stir zone Jointed area Figure 1 - Schematic diagram of FSSW process. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 837 R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets Several previous studies have examined FSSW of DP steels and have reported preliminary results [12-14]. For example, Kyffin et al. [12] showed the relationship between joint strength an d in p u t e n e rgy duri ng FSSW i n DP800 steel, using a Si3N4 tool. Feng et al. [13] and Khan et al. [14] examined the feasibility of FSSW for DP600 steel and compared the strength of FSSW with that of RSW. Their results showed that FSSW produced strengths comparable to that of RSW. However, only few studies have systematically examined the properties and microstructure of friction stir spot welded steel joints. Further, the formation mechanism of the microstructure, distribution of grain structure, and hardness of friction stir spot welded joints have not been clarified thus far. The selection of the tool material is an issue in FSSW of steels. Poly-crystalline cubic boron nitride (PCBN) is one of the suitable materials for FSSW of steel because it maintains high strength and hardness, even at high temperatures. Si 3 N 4 can also be used for FSSW of steels, although its strength and hardness are relatively lower than those of PCBN. Si3N4 is, however, a low heat conductive material, which makes it possible to input more frictional heat to the steel. This feature contributes to a decrease in the head weight of a FSSW facility because the tool load can be reduced. Moreover, Si3N4 would reduce the tool cost, because it is a relatively inexpensive material. Thus, Si3N4 is an attractive candidate for the tool material for FSSW of steels in industries. In this study, FSSW was performed on interstitial free (IF) steel, DP590, and DP980 steels, using a Si 3N 4 tool, after which the microstructural evolution, hardness profile, and tensile strength of the joint were examined. Additionally, the effect of tool coating and Ar shielding on the microstructure and hardness in the FSSW of DP steel was also investigated. 2. Experimental procedures 2.1 Material The base materials used in this study were cold-rolled IF steel and dual-phase steels, with the nominal tensile strength of dual-phase steels being 590 and 980 MPa. The chemical composition and tensile properties of the base materials are listed in Table 1. The workpieces used were 1.2 mm in thickness, 30 mm i n wi d th and 100 mm in length for tensile shear strength (TSS) tests and 50 mm in width and 150 mm in length for cross tension strength (CTS) tests. The TSS specimens were configured with a 30 mm overlap between them. The workpieces were degreased with acetone before FSSW. produced by chemical vapour deposition. When the coated to o l wa s employed, Ar gas was supplied in a shroud box that covered both the tool and workpieces. The shroud box was approximately 30 mm in width, 20 mm in height and 40 mm in l e n g t h a n d the flow rate of the Ar shielding was 0.42 l s -1 (25 l min -1). The combination of the tool coating and Ar shielding used in this study is summarized in Table 2. For all conditions, the tool load and rotational s peed w ere fixed at 5 . 3 9 k N and 50 s -1 (3 000 rpm), respectively. A s chematic diagram of t h e FSSW process is shown in Figure 3. 2.3 Evaluation of joint Cross-sections were cut from the centre of the weld for microstructural analysis. They were etched in 3 vol % nitric acid + ethanol solution for the observation of the grain structure and in 1.25 vol % picric acid + iron(III) chloride hexahydrate aqueous solution for 240 s at ambient temperature for the observation of the prior austenite grain boundary 2.2 FSSW equipment and tool The equipment used in this study was specially developed for FSSW and had t wo A C-s ervo m ot ors that Table 2 - Tool and shielding gas enabled precise combinations used in FSSW of DP steels. control of the tool Combination Air Argon l oa d and rotational speed with Uncoated Condition 1 Condition 2 a hi gh cons is Coated Condition 3 tency. The tools used were made of Si3N4. Equipment Tool geometry T he phys ical appearance of the e qui pment and tools can be seen in Figure 2. The t ool us ed in FSSW of D P st e e l s w as e m pl o yed both Tool appearance with and without a coating of TiC/ TiN double layers Table 1 - Chemical composition [wt. %] and mechanical properties. Material C Composition Si Mn TS [MPa] El [%] IF 0.003 - 0.06 288 64 DP590 0.06 0.49 1.23 644 26 DP980 0.17 1.38 2.00 1 001 16 838 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Figure 2 - FSSW equipment and tools used in experiment. Load, displacement, rotation R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets Rotation Process time Load a) Cross-section of IF steel joint Displacement Time Figure 3 - Schematic diagram of FSSW process showing tool load, rotational speed and displacement. [15]. The microstructure was observed by means of optical and scanning electron microscopy (SEM). Electron probe microanalysis (EPMA) was employed to analyse the distribution of the chemical composition of the weld. The grain size of the martensite was examined by the electron backscatter diffraction (EBSD) method. Micro-Vickers hardness measurement of the joint was performed with a load of 3 Nf. 3. Results and discussions 3.1 IF steel A cross-sectional view of an IF steel joint is shown in Figure 4 a). As can be seen, defect-free joint was successfully Zones 1, 2 b) Ni image map showing joined area and interface between upper and lower sheets obt ained by FSSW. A trapez oi dal region exhibited a microstructure with a morphology different from that of the base material and an elliptical region that looks slightly darker around the pin hole. In order to identify the joined region, a Ni foil was inserted between the upper and lower sheets as a tracer material and then FSSW was performed. A Ni map obtained by the EPMA of the weld is shown in Figure 4 b). Ni was clearly detected in the elliptical region and at the interface between the upper and lower sheets. The interface moved upward from the base material region toward the pin hole and appears to be trapped in the elliptical region. Zone 3 This indicates that both sheets were joined at the elliptical region. From the result of Figure 4 the precise observation of the grain structure in the weld, the joint was roughly divided into three regions, as shown in Figure 5. The base material consisted mostly of equiaxed ferrite grains. On the other hand, Zone 1 is composed of elongated coarse grains. The growth of these coarse grains can be attributed to grain growth along the heat gradient. The grains in Zones 2 and 3 were slightly larger than those in the base material, but finer than those in Zone 1. Micro-Vickers hardness measurement performed at the middle section of the upper sheet showed an increase in hardnes s in Zones 2 and 3, a s sh o wn i n Figure 6. To clarify the increase in hardness in these zones, EPMA was carried out and contamination from the tool elements such as silicon was partially detected in Zone 3. Moreover, it was found that these contaminated regions Base material Cross-section Hv3 Upper Lower Distance from weld centre (mm) Figure 5 - Microstructure of base material and Zones 1- 3 in IF steel joint. Figure 6 - Micro-Vickers hardness profile measured in middle section of upper and lower sheets. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 839 R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets Failure load TSS, CTS(kN) TSS CTS Tensile shear Upper Upper Upper Upper Lower Lower interface fracture Lower Lower plug fracture Cross tension Upper Upper Upper Upper Lower Lower interface fracture Process time (s) Figure 7 - Tensile shear and cross tension strength of IF steel joint for different process times. mostly corresponded with the area that exhibited high hardness. The contamination elements might have contributed to the slight increase in hardness through solid-solution hardening in Zone 3, but this hardening effect was not observed in Zone 2, which had the same chemical composition as the base material. The crystallographic analysis of Zones 2 and 3 by EBSD revealed the presence of some grain boundaries with a twin relationship. The presence of such boundaries implies that the martensite was partially formed during cooling and it contributed to the increase in hardness in Zones 2 and 3. Figure 7 shows the results of tensile tests on joints. TSS increased gradually with increasing process time, while CTS increased with process time up to 1.2 s, after which it decreased gradually. The failure mode was roughly classified i n to tw o mo d e s de pe ndi ng on t he process time. Schematic diagrams of the Upper 840 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 la Lower lb Lower la and lb as ligament Figure 8 - Failure modes in tensile tests and fractured specidefinition of ligament length in joint. mens, and their appearance, are shown in Figure 8. After both tensile resulted in a fracture along a portion of tests, either interface or plug fractures la. With increasing process time, the tip c oul d be s een. The fracture s ite, of the hook moved toward the upper however, was different for the two fracsurface and lb became shorter than la, ture modes, i.e., the interface fracture which led to the formation of a plug took place in Zone 3, while the plug fracture in Zone 2. fracture took place in Zone 2. Further, 3.2 DP590 steel the fracture mode changed from an interface fracture to a plug fracture with A cross-section of the weld produced increasing process time. This transition under Condition 1 is shown in Figure 9. from interface to plug fractures could be As can be seen, a defect-free weld was explained by the relationship between la successfully obtained. The cross-secand lb, as depicted in the illustration in tional microstructure can be subdivided Figure 8. At the early stage Base material Zone 1 of the process, lb was longer than l a be caus e the elliptical region had just started t o grow, w hich Zone 2 Figure 9 - Cross-section of DP590 joint and classification of Zones 1-3. plug fracture Lower Zone 3 Figure 10 - Microstructure of a) DP590 base material, b)-d) Zones 1-3 in the joint. R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets Temperature (K) Coated tool (Ar) Condition Uncoated tool (Ar) a) Cross-section b) Magnified image Uncoated tool (no gas) Zone 2 Zone 1 3 mm 1 2 Time (s) into three zones, as shown in Figure 9. SEM images of the base material and three zones of this weld are shown in F ig u r e 1 0 . The ba se m a t e ri a l ha s a typical dual-phase structure consisting o f f e r r ite a n d m a rt e nsi t e i sl a nds. The average grain size of the ferrite was 3.6 μm. Zone 1 also has a dual-phase microstructure consisting of ferrite and martensite, but the size and morphology of the microstructure were different from those of the base material, i.e., finer ferrite grains with lath-shaped martensite were found. On the other hand, Zone 2 consisted of only the lath martensitic structure. Zone 3 also had at fully martensitic structure, but the size of the martensitic structure of Zone 3 was apparently smaller than that of Zone 2. These microstructures can be explained by both the solid-state transformation of steels and the stable phases around peak temperatures in these zones during FSSW, i.e., the microstructure of Zone 1 could have been formed by the cooling of the (ferrite + austenite) duplex structure and the fully martensitic structure of Zones 2 and 3 could have been formed through cooling of the austenite single-phase structure. Temperature histories measured during FSSW in each condition are shown in Figure 11. Type-K thermocouples were used to measure the thermal history in the vicinity of the pin hole during FSSW. The thermocouple was placed 3.0 mm away from the centre of the pin on the mid d le s e c tion of t he uppe r she e t . The peak temperature near Zone 3 was approximately 1 423 K (above the Ac 3 point of DP590 steel) and the cooling rate from 1 073 K to 723 K was around 150 Ks-1. These values were roughly the 3 Figure 12 - Cross-section of DP590 joints same for all conproduced in Conditions 1-3 and banded ditions, i.e., they structure produced under Condition 1. hardly depended on the tool coating and Ar shielding. Zone 3 w as dependent o n t h e t o o l The effect of tool coating and Ar shieldcoating and shielding gas, i.e., Zone 3 ing on the microstructure and hardness produced under Condition 1 had the is shown in Figure 12. The cross-sechighest hardness, although the hardness tions were etched in the picric acid distributions in Zones 1 and 2 were very + iron(III) chloride hexahydrate aqueous similar among the welds. It is noted that solution. All the welds had no defects, Zone 3 had roughly the same hardness as but a large difference can be seen in the Zone 2 in the weld produced under Condegree of etching in Zone 3, i.e., Zone 3 dition 3 and that the hardness distribuproduced under Condition 1 is distinctly tion was homogeneous in Zone 3 of this visible, while that produced under Conweld. dition 3 is barely observable. A magniSEM images of Zone 3 produced under fied image of Zone 3 produced under Conditions 1 to 3 ar e sh o wn i n Condition 1 is also shown in Figure 12. Figure 14. All welds had a fully martenA large number of alternating band patsitic structure in Zone 3, which caused t e rn s w as obs erved in Zone 3.The the high hardness in Zone 3. Zone 3 spacing between the bands was smaller rapidly cooled from temperature higher near the periphery of Zone 3 than it was than the Ac3 temperature during FSSW, near the pin hole. M i c r o - Vi c k e r s hardness profiles measured on the Condition 1 middle section of Condition 2 t he upper s heet a re s how n in Fi gure 13. A ll welds exhibited a Condition 3 hardness that was sl i ghtly low er t han that of the ba se material outside Zone 1. T he hardnes s i ncreas ed from Z on e 1 tow ard Distance from weld centre (mm) Z on e 3, w hich exhibited a very Figure 13 - Micro-Vickers hardness profile of hi g h hardnes s . DP590 joint produced under Conditions 1-3. The hardness of Hv Figure 11 - Thermal histories measured in vicinity of Zone 2 during FSSW under Conditions 1-3. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 841 R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets Condition 1 Condition 1 Condition 2 Condition 3 842 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 b) Silicon as shown in Figure 11, which caused formation of the fully martensitic structure. However, it was found that the size of the martensitic structure was quite different from that of every other weld, i.e., Condition 1 produced the finest martensite, followed by Conditions 2 and 3. Grain boundary maps of the region near the border between Zones 2 and 3 are shown in Figure 15 a). Zone 3 is located on the right-hand side of each grain boundary map. A lath martensitic structure was observed in both Zones 2 and 3. The size of the martensite in Zone 3 is obviously smaller than that in Zone 2 in the weld produced under Condition 1, while the martensite in Zone 3 was roughly the same size as that in Zone 2 in the weld produced under Condition 3. The size of the martensite in Zone 3 was quantified by EBSD analysis as 3.0, 3.5 and 4.3 μm in the welds produced under Condition 1, 2 and 3, respectively. All welds experienced roughly the same thermal history during FSSW, so that the size of the martensite would be independent of the thermal history. To qualitatively evaluate the contamination from the tool and the atmosphere in Zone 3, EPMA was employed. EPMA ma p s o f S i, O a nd N a t t he borde r between Zones 2 and 3 are also shown in Figure 15 b)-d). They were obtained from the same regions as the grain boundary maps shown in Figure 15 a). Hig h e r S i, O a n d N c ont e nt s we re detected in Zone 3 produced under Condition 1. Si was mainly detected along Zone 2 the banded struct ure , while the distributions of O and N were relatively homogeneous. In Zone 3, produced under Condi tion 2, hardly any O contamination was found, but Si and N contamination wa s clearly visible in Zone 3. On t he other hand, contamination by Si, O and N was negligible i n Z one 3, produced under Condition 3. T he degree of contamination directly reflected the contrast in the crosssection shown in Figure 15. This result clarified the fact that O contamination is suppressed by Ar shielding and tool coating can effectively prevent the Si and N contamination from the Si3N4 tool. Moreover, this shows that the O contamination can be attributed to entrapment of O from the atmosphere and the Si and N contamination arose from the chemical reaction and decomposition of the Si 3 N 4 tool during FSSW, because Si 3 N 4 is easily decomposed at high temperature and in low-N-gas atmosphere [16]. c) Oxygen Figure 14 - SEM images of Zone 3 produced under a) Condition 1, b) Condition 2 and c) Condition 3. Zone 2 Zone 3 d) Nitrogen Condition 3 a) EBSD Zone 3 Figure 15 - Martensite grain boundary map and EPMA maps of Si, O and N at boundary of zones 2 and 3. The formation of the banded structure w ith the S i contaminatio n c a n b e explained by the material movement process proposed by Fujimoto et al.. Fujimoto et al. precisely measured the material movement of Al alloy during FSSW, using a threaded pin by using several methods and proposed the following material movement process [17]. The material near the top surface is captured by the threads of the pin as shown in Figure 16 a) and then spirally moved with the pin rotation [Figure 16 b)]. The material would then be released at R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets a) Plastic flaw along the shoulder sure b) Plastic flaw around the pin c) Plastic flaw at the end of the thread d) Plastic flaw of making stir zone Figure 16 - Schematic diagram of material movement driven by threaded pin and shoulder [17]. the root of the pin [Figure 16 c)]. Since the capture and release of the material occur continuously, the initially released material moves at the root of the pin toward the upper sheet and outward from the pin hole [Figure 16 d)]. This material movement results in an elliptical region around the pin hole, such as in Zone 3 in the present welds and the hooking of the overlapping interface. Since the bulky material would be microscopically captured by the threads, a p a r t o f th e m a t e ri a l i s di re c t l y i n contact with the pin surface, which implies that the distribution of tool contamination would be heterogeneous in the captured material if the tool wears down or decomposes during FSSW. If we assume that the material with a heterogeneous distribution of the tool contamination is released at the root of the pin, then the proposed material movement process could explain the formation of the banded structure with the Si contamination in Zone 3. As compared to Si, the N contamination was relatively homogeneous. This would be due to the fact that N has a higher diffusibility than Si. The EBSD analysis revealed that the size of the martensite was the smallest under Condition 1, followed by Conditions 2 and 3. EPMA maps showed that the sites of contamination in Zone 3 were the most severe under Condition 1. These results suggest that the formation of the fine martensite was strongly correlated with the Si, O and N contamination in Zone 3. The microstructural results obtained in this study also show that the bands with a higher Si do not correspond to the fine martensite grains, as is shown in Figure 15. This result strongly suggests that the O and N contamination is responsible for the fine martensite in Zone 3. Zone 3 should experience severe deformation of the austenite single-phase during FSSW. Since nitrogen reduces the stacking fault energy of austenite, a dislocation substructure would be formed in the austeni t e that contains a higher nitrogen content during high temperature deformation. On the other hand, oxygen would produce some type of oxides with the alloying elements of DP 590 steels because of the low solubility of oxygen in steels. Since such oxides could act as obstacles for the movement of dislocation and grain boundaries in austenite, the formation of a dislocation substructure would be encouraged by an increase in oxygen content. A previous study reported that fine martensite could be formed when austenite having a dislocation substructure is rapidly cooled [18]. This suggests that the entrapment of nitrogen and oxygen is a possible reason for the formation of the fine martensitic structure in Zone 3. It is well-known that the hardness of carbon steels having martensite depends on the amount of martensite present [19, 20]. Accordingly, all welds should have had roughly the same hardness in both Zones 2 and 3, because in all welds, Zones 2 and 3 cons is ted o f a f u l l y martensitic structure. Zone 3, however, exhibited a distinct increase in hardness, as compared to the oth e r we l d s, a s shown in Figure 13. The reason for this increase in hardness in Zone 3 could be explained as follows. The relationship between the martensite block size and the yield stress in lowcarbon s teel has been p r e c i se l y described by Morito et al. [21]. In the case of Condition 1, the martensite block sizes measured by EBSD in Zones 2 and 3 were 3.5 and 3.0 μm, respectively. This res ult indicates th a t t h e f i n e r martensite in Zone 3 contributed to the hardening that was estimated to be approximately 20 Hv higher than that in Zone 2. Additionally, Zone 3 contained a high degree of contamination. Solidsolution hardening by entrapped elements may also increase the strength of martensite. The result of EPMA of Zone 3 revealed that the Si content in Zone 3 was approximately 0.6 wt. % higher than that in the base material. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 843 Failure load TSS, CTS(kN) R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets Condition 1 (Uncoat/Air) Condition 2 (Uncoat/Ar) Condition 3 (Coat/Ar) Condition 1 Condition 3 Figure 18 - Cross-sectional view of fractured part obtained after cross tension test. TSS CTS Process time (s) Figure 17 - Tensile shear and cross tension strength of DP590 joint produced under each condition. This result suggests that the Si present in Zone 3 increased hardness to a level of approximately 20 Hv [22]. Moreover, the increase in hardness in Zone 3 might be attributed to precipitation/Orowan hardening by nitrides and/or oxides. The effect of process time on TSS and CTS is shown in Figure 17. In TSS, failure load increases with increasing process time, while in CTS, it increases with process time and then decreases. The failure loads obtained under Condition 3 were higher than those under Condition 1, especially for CTS. A crosssectional overview of the welds broken in the cross tension test is shown in Figure 18. The fracture was initiated at the tip of the hook and propagated along the periphery of Zone 3 under Condition 1, while typical plug fractures appeared under both Conditions 2 and 3. This result clearly shows that weld strength can be improved by the prevention of contaminations in Zone 3. Ferasse et al. reported that a resistance spot welded joint of high-strength steel occasionally shows a decrease in CTS [5]. Due to the high cooling rate in RSW, a hard phase such as martensite is easily formed into nuggets and it caused to become sensitive to the crack. Zone 3 produced under Condition 1 exhibited a higher hardness, which might lead to the abnormal fracture and a decrease in strength. 844 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Figure 19 - Cross-sectional view of DP980 joint. 3.3 DP980 steel the proportion of martensite is higher A typical cross-section of the joint than that in the base material. after 2.0 s of process time is shown The microstructure of Zone 2 contains a in Figure 19. The joint shows a trapelarge amount of martensi t e a n d zoidal region in the vicinity of the pin extremely small ferrite grains. Zone 3 hole, which can be classified into three shows mostly martensitic structures, but regions, Zones 1 to 3, according to the the size of these martensitic structures is microstructural features. different in each zone. That is, Zone 2 The microstructures of the base material has a coarse lath martensite structure, and each zone are shown in Figure 20. while Zone 3 exhibits a remarkably T he bas e material s how s a typical refined martensite structure. duplex-microstructure consisting of Base material Zone 1 hard-phase islands (martensite and/or bainite) within a fine ferrite grain matrix. The ferrite grains a re e l ongated in the rolling direct i on of the coldrolling process. On t he other hand, Zone 2 Zone 3 Zones 1 to 3 have microstructural features that are di ffe rent from those of the base material. Zone 1 is the microstructural transition region, whe re the elongated ferrite grains Figure 20 - Microstructures of base material a re t rans formed and Zones 1-3 produced under Condition 1. into fine ones and Hv3 Upper sheet R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets Zone 3 Zones 1, 2 Condition 1 Distance (mm) Figure 22 - Micro-Vickers hardness profile of DP980 joint measured at middle section of upper sheet. Condition 3 Figure 21 - EPMA map of Si, N and O and martensite grain boundary map of DP980 produced under Conditions 1 and 3. To o l c o n ta mi na t i on wa s obse rve d in Zone 3 through a chemical composition analysis by EPMA, as shown in Figure 21. In the case of Condition 1, Si, N and O can be distinctly observed within Zone 3. A grain boundary map of the same region as that in the EPMA map is also shown in Figure 21. Fine martensite can be clearly seen in Zone 3 produced under Condition 1. The refined martensite could be explained by the same reason as was given for the friction stir spot welded joint of DP590 mentioned previously. The micro-Vickers hardness profile of the joint is shown in Figure 22. The average hardness of the base material was approximately 320 Hv. The hardness reduced near the outer border of Zone 1 and then increased rapidly toward the pin hole. A maximum hardness of 450 Hv was measured in Zone 3, which is a hardness value frequently found in resistance spot welded DP980 steel [23], while Zone 3, produced under Conditions 2 and 3, exhibited a lower degree of hardness. The low hardness outside Zone 1 is associated with tem- Failure load TSS, CTS(kN) Condition 1 (Uncoat/Air) Condition 2 (Uncoat/Ar) Condition 3 (Coat/Ar) pe ring of the m a rtens ite and t he maximum ha rdnes s in Zone 3 is attributed to the format i on of a fine martensitic structure. The strength of the joint in terms of TSS and CTS is shown in Figure 23. The use of the coated tool apparently resulted in higher strength than the uncoated tool and the effect of coating on CTS is especially significant. It is noted that in the CTS test, there was a difference in the failure mode of the joints produced using the coated and uncoated tools. The joint produced with the coated tool, which showed higher strength, exhibited a typical plug fracture, while in the joint produced with the uncoated tool, the fracture was propagated along the periphery of the stir zone. These results correspond to those for DP590 steel joints. TSS CTS Process time (s) Figure 23 - Tensile shear and cross tension strength of DP980 joint produced under each condition. 4. Conclusions 1. FSSW of steels using a Si 3 N 4 tool was attempted and defect-free joints were successfully obtained. 2. A preliminary examination of an IF steel lap joint showed that two sheets were successfully joined in an elliptical region near the pin hole. Additionally, an increase in hardness could be correlated with the microstructure and tens ile s trength s c o u l d b e explained by the failure mode. 3. The microstructural evolution of DP steel joints during FSSW could be explained by the peak temperature in the thermal history. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 845 R. Ohashi - Study on friction stir spot welding of dual-phase high-strength steel sheets 4. In the elliptical region formed around the pin hole, a large amount of Si, N and O, which came from the Si 3 N 4 to o l a n d th e a t m osphe re , wa s detected. These elements resulted in the refinement of martensite during cooling. The fine martensite, the con- tamination of the tool material and the dispersed oxide/nitride particles re sulted in the high hardnes s of martensite. 5. Using a coated Si3N4 tool and shielding gas effectively inhibited contamination and prevented an increase in hardness in the elliptical region. Moreover, the joint strength of DPsteels, particularly their CTS, improved by tool coating and Ar shielding. Thus, successful FSSW of DP steels can be achieved by using a coated Si3N4 tool with Ar shielding gas. References [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20] Gould J.: «Hold-time sensitivity and RSW of high-strength steel - Weld process effects cracking», Welding Design and Fabrication, 1999, vol. 72, no. 8, pp. 48-49. Peterson W.: «Dilution of weld metal to eliminate interfacial fractures of spot welds in high and ultra-high strength steels», Proceedings of the International Conference on “Advances in Welding Technology”, Columbus, OH, September 1997, pp. 331-346. Okada S.: «Developments in resistance welding - Latest resistance welding technique in automotive industries», Welding Technology, 2003, vol. 51, no. 3, pp. 72-76 (in Japanese). Gould J.E., Khurana S.P. and Li T.: «Predictions of microstructures when welding automotive advanced high-strength steels», Welding Journal, May 2006, vol. 85, pp. 111s-116s. 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Sommario Studio sulla saldatura Friction Stir a punti di lamiere in acciaio bifasico ad alta resistenza Il processo Friction Stir Spot Welding (FSSW) - con utensile in materiale ceramico non rivestito - è stato impiegato nella saldatura a punti di lamiere in acciaio IF ed in acciaio bifasico ad alta resistenza per applicazioni automobilistiche. Inoltre, sono state effettuate prove di saldatura con utensile rivestito in nitruro di titanio e con protezione di argon, ottenendo così giunti privi di difetti. La distribuzione e l’evoluzione microstrutturale del giunto, così come le caratteristiche di resistenza meccanica sono state sistematicamente esaminate durante l’esecuzione della saldatura FSSW. Il giunto presenta variazioni microstrutturali che potrebbero essere spiegate dalla trasformazione di fase dovuta ai differenti picchi di temperature raggiunte durante la saldatura.Tuttavia, contaminazioni di ossigeno, silicio e di azoto, individuate in una regione ellittica in prossimità del foro prodotto dell’utensile, hanno fortemente influito sull’evoluzione microstrutturale del giunto, causando un aumento della durezza nella zona ellittica predetta. Utilizzando l’utensile rivestito ed il gas di protezione, le problematiche precedentemente descritte sono state eliminate e la resistenza meccanica del giunto è migliorata. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 847 ESTRUSIONE - PRESSOCOLATA - FONDERIA - LAMINAZIONE - FINITURE - LAVORAZIONI MECCANICHE - SALDATURA - RICICLO M METEF ET EF - FOUNDEQ FO UND EQ expo ex p o numero nume ro 1 nel mondo mondo dei metalli 18 - 21 AAPRILE PRIL E 2012 V E R O N A F I E R E Due eventi un ggrande rande aappuntamento ppuntamento inte rna zionale internazionale pper e r inc ont ra rsi e fa re business busines s incontrarsi fare METEF.COM FOUNDEQ.COM IIS Didattica La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche 1 - Introduzione Le p r o p r ie tà m e c c a ni c he sono un insieme molto ampio che fa riferimento ad uno spettro di prove meccaniche altrettanto esteso; nell’ambito dei giunti saldati, questa varietà permane, in linea di principio, per quanto nello svolgimento di attività di produzione siano di fatto utilizzate prove che potremmo definire convenzionali. Con questa definizione e per gli scopi di questo articolo possiamo considerare la resistenza meccanica (valutata di norma con prove di trazione monoassiale), la duttilità (a sua volta riconducibile alla stessa prova, con riferimento a diversi parametri), la durezza, la tenacità alla frattura (valutata con la tradizionale prova di resilienza, a meno di esigenze più puntuali). Dal punto di vista delle modalità con cui viene applicato il cosiddetto carico, è possibile un’ulteriore distinzione che distingua: • prove a tensione definita • prove a tensione non definita ed ancora in: • prove in cui il carico è applicato una sola volta fino ad ottenere la rottura od una prefissata deformazione (aperiodiche) • prove in cui il carico è applicato in maniera periodica secondo un certo ciclo fino a rottura o fino ad una deformazione prefissata (periodiche). Le prove meccaniche più diffuse sono: • aperiodiche (trazione monoassiale, durezza, resilienza, scorrimento a caldo); • periodiche (o di fatica): flessione rotante, flessione alterna, trazione compressione pulsanti. a) 2 - Prova di trazione 2.1. Generalità Nella prova a temperatura ambiente, in generale, si possono distinguere tre fasi successive (Fig. 1), come di seguito descritto. Periodo elastico Durante tale periodo, applicando un carico ad una provetta costituita da un campione omogeneo d i a c c i a i o , si osserva un allungamento progressivo, sino a che il carico non supera un valore critico detto carico al limite elastico: fino a questo valore, scaricando la provetta, si riassorbe completamente l’allungamento. Il rapporto tra carico ed allungamento specifico è noto come modulo di Young ed è indicato con la lettera E; esso è definito dalla relazione: E=σ /ε in cui: σ = tensione ε = allungamento b) Figura 1 - Relazioni tipiche tra tensione e deformazione nella prova di trazione monoassiale. * Redazione a cura della Divisione FOP - Formazione e Pubblicazioni Biblioteca - Manifestazioni - dell’Istituto Italiano della Saldatura Genova. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 849 La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche Figure 2a, 2b e 2c - Esempi di trazione monoassiale. Periodo delle grandi deformazioni Superato il limite elastico, le deformazioni crescono sempre più rapidamente e s i g iu n g e a d una c ondi z i one i n cui il metallo cede progressivamente, mentre i carichi salgono molto lentamente. A seconda del materiale può esservi un passaggio graduale oppure un punto singolare (S), in corrispondenza del quale il carico relativo prende il nome di carico di snervamento. A partire dal punto S si ha un aumento del carico fino al punto M della curva. Periodo della strizione A partire dal punto M si verifica un fenomeno nuovo detto strizione, in seguito al quale si ha una contrazione trasversale della provetta localizzata in un breve tratto fino ad arrivare alla rottura finale (Figg. 2a, b, c). È interessante notare che, nel corso della deformazione plastica, i materiali duttili acquistano valori di resistenza meccanica e di durezza sempre maggiori a seguito del fenomeno dell’incrudimento. Ciò è dovuto al fatto che durante la deformazione si generano nel metallo nuove dislocazioni, la cui numerosità aumenta con il procedere della deformazione plastica, con uno stato di mutua interazione che rende necessarie forze sempre maggiori per provocarne il movimento. L’incrudimento permane a temperatura ambiente; per eliminarlo, si rende necessario un aumento di temperatura tale che permetta al materiale di distendersi (ossia, scaricare le tensioni elastiche esistenti tra grano e grano) e/o ricristallizzarsi (ossia, formare nuovi grani che eliminino le dislocazioni formatesi). 2.2. Risultati della prova Dalla prova di trazione monoassiale si ricavano le grandezze di seguito descritte. 850 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Limite elastico È definito dalla relazione: Re = Fe/ S0 (N/mm2) dove: • Fe = carico al limite elastico • S0 = area della sezione trasversale iniziale Poiché il valore reale del carico al limite elastico F e si determina sperimentalmente con difficoltà, ai fini pratici (ad esempio, per la determinazione delle tensioni ammissibili in sede di dimensionamento dei componenti), si preferisce riferirsi al carico unitario di snervamento. Carico unitario di snervamento È definito dalla relazione: RS = FS/S0 (N/mm2) dove: • FS = carico di snervamento • S 0 = area della sezione trasversale iniziale In alcuni casi, come per molti acciai da costruzione, si può distinguere un carico di snervamento superiore F SH ed un carico di snervamento inferiore FSL, per cui si preferisce fare riferimento - in sostituzione di RS - al rapporto RSL = FSL/S0 (N/mm2) Nei materiali che non presentano uno snervamento evidente (alcuni tipi di acciaio, fra cui gli acciai inossidabili austenitici, numerose leghe non ferrose) al valore F S si sostituisce il valore F P cioè il carico che provoca una deformazione permanente di entità prefissata (tipicamente, lo 0.2% per gli acciai non legati o bassolegati, 0.1% per gli acciai inossidabili austenitici). Si parla, in questo caso, di carico unitario di scostamento dalla proporzionalità. Carico unitario di scostamento dalla proporzionalità È definito dalla relazione: RP(0.2) = FP(0.2)/S0 (nel caso si faccia riferimento ad una deformazione permanente dello 0.2%). Carico unitario di rottura È definito dalla relazione: Rm = Fm/S0 (N/mm2) dove F m rappresenta il carico massimo registrato nella prova di trazione. Il carico unitario di snervamento R S oppure lo scostamento dalla proporzionalità R P(0.2) , divisi per un opportuno coefficiente (stabilito dai codici applicati, tradizionalmente denominato coefficiente di sicurezza), forniscono il valore della cosiddetta tensione ammissibile σam (espressa in N/mm2) utilizzata in sede di dimensionamento dei componenti. Allungamento a rottura È definito dalla relazione: A = (Lf - L0)/ L0 dove Lf e L0 sono rispettivamente la lunghezza finale e quella iniziale della parte centrale della provetta, misurata tra due punti di riferimento (lunghezza di riferimento L0). Per provette cilindriche, tale lunghezza fra i riferimenti è, di norma, uguale a cinque volte il diametro della barretta (nel caso di provette rettangolari, invece, si considera la lunghezza utile equivalente a 5.65 S½ dove S è l’area della sezione trasversale della provetta); in queste condizioni, l’allungamento è indicato con A, A5 o A5D. Nella maggior parte delle norme statunitensi, invece, la lunghezza tra i riferimenti è pari a 2”, con un diametro della barretta cilindrica di 1/2”. Detto allungamento è indicato, pertanto, con A 4 ed il suo valore non può essere comparato con assoluta precisione all’allungamento A 5 usato nei paesi europei. La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche L’allungamento è certamente un indice della deformazione plastica che può essere raggiunta prima della rottura, quindi della duttilità del materiale. Coefficiente di strizione Una misura della duttilità largamente usata è anche quella espressa come riduzione specifica della sezione trasversale, nel punto di rottura. Essa è espressa dalla relazione: Z = (S0 - Sf)/ S0 dove: S 0 e S f sono le aree delle sezioni iniziale e finale. 2.3. Prove di trazione su giunti saldati In alcuni casi le prove di trazione sono eseguite su materiali non omogenei: è il caso della prova di trazione trasversale su giunti saldati. P e r le d iv e r si t à di c om posi z i one chimica, modalità di raffreddamento, microstruttura, la zona fusa ha spesso caratteristiche meccaniche diverse dal materiale base; esso, a sua volta, nella zona termicamente alterata dal ciclo termico di saldatura, ha caratteristiche meccaniche ancora differenti. In queste condizioni, durante le prove, avvengono deformazioni ed incrudimenti diversi nelle diverse zone della provetta di trazione, per cui appaiono non più significativi alcuni dei parametri caratteristici delle prove condotte su provette omogenee: il limite elastico, il carico di snervamento, l’allungamento a rottura, la strizione. Ad esempio, nella Figura 2b, (in cui la prova è stata arrestata poco prima della rottura) si osservano chiaramente allungamenti e strizioni diversi nel materiale base ai due lati della saldatura, mentre quest’ultima appare quasi indeformata. In definitiva, l’unico parametro significativo che si può ricavare da una prova di trazione trasversale su giunti saldati è il carico di rottura (unitamente all’informazione sull’ubicazione della rottura: materiale base, zona termicamente alterata, zona fusa). Le provette di trazione ricavate longitudinalmente al giunto saldato sono invece costituite interamente dalla zona fusa (Fig. 3) e possono essere considerate praticamente omogenee. Da questa prova si possono quindi ottenere tutti i parametri sopra indicati; pertanto, essa Figura 3 - Prova di trazione monoassiale longitudinale in saldatura. risulta la più indicata per valutare le caratteristiche del giunto saldato. Particolarmente importante, specialmente nel caso in cui la provetta non sia costituita da materiale omogeneo, è infine la velocità con la quale il carico viene applicato; essa deve essere sufficientemente bassa da permettere una adeguata distribuzione delle deformazioni nei diversi punti della provetta. Le modalità esecutive delle prove di trazione in saldatura sono descritte da normative afferenti rispettivamente alla direzione trasversale ed a quella longitudinale: nel primo caso, si segnala la norma U N I EN IS O 4 1 3 6 “ Pr o v e distruttive sulle saldature di materiali metallici - Prova di trazione trasversale” (che ha sostituito la precedente UNI EN 895:1997 nel corso del 2011) e la norma UNI EN ISO 5178 (che ha sostituito la precedente UNI EN 876:1997 nel corso del 2011). Le macchine di prova (Fig. 4) presentano una grande varietà di soluzioni tecniche: senza entrare eccessivamente nel dettaglio, si ricorda al lettore l’importanza di affidarsi ad un Laboratorio in grado di fornire risultati affidabili, per i quali si può fare ad esempio riferi- Figura 4 - Esecuzione di una prova di trazione monoassiale. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 851 La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche mento ai requisiti previsti dalla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2005 “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura”. (in kgf) e dalla durata (in s) per cui, ad esempio, HB 5/750/20 rappresenta una durezza misurata con sfera avente diametro 5 mm, carico 7355 N (750 kgf) per il tempo di 20 secondi. 3 - Prova di durezza 3.1. Generalità Le prove di durezza hanno rilievo tra le altre prove meccaniche e sono particolarmente diffuse in quanto presentano numerosi vantaggi: permettono indagini estremamente puntuali, non distruggono né alterano sensibilmente il pezzo su cui vengono effettuate e consentono di dedurre indirettamente altre fondamentali proprietà meccaniche. Esistono molte definizioni di durezza: fisicamente, la durezza può essere definita come la resistenza alla deformazione elasto - plastica; in pratica, è di solito definita come la resistenza che un materiale oppone alla penetrazione. Nei metalli puri la durezza aumenta con la coesione e la densità degli atomi. Nelle leghe, la durezza aumenta con l’incrudimento, l’entità delle tensioni residue ed è funzione dello stato metallurgico di fornitura. I metodi di prova più usati in campo metallurgico sono basati sul principio della resistenza che un materiale oppone alla penetrazione: essi si differenziano per la forma del penetratore e per le condizioni di prova. 3.2. Durezza Brinell La prova di durezza Brinell, usata di solito sul materiale base, si esegue utilizzando un penetratore (Fig. 5) costituito da una sfera di acciaio temprato pressata da un carico variabile nell’intervallo Figura 6 - Schema della prova di durezza Vickers. 852 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 3.3. Durezza Vickers Il sistema più usato per il rilievo delle durezze dei giunti saldati è il metodo Vickers. In questa prova si impiega un penetratore (Fig. 6) costituito da una piramide a base quadrata con angolo al vertice di 136°. La durezza Vickers si indica con HV ed è espressa dal rapporto tra il carico applicato F e l’area S dell’impronta, attraverso la relazione: Figura 5 - Schema della prova di durezza Brinell. 500 ÷ 3000 kgf a seconda che si voglia un’impronta più o meno localizzata. Naturalmente, un materiale duro offrirà una notevole resistenza alla penetrazione e l’impronta sarà proporzionalm e nt e piccola, mentre una grande i m pronta s arà indice di una bas s a durezza. Il valore della durezza Brinell è dato dal rapporto tra il carico F imposto al penetratore e l’area della superficie dell’impronta. Per indicare la durezza Brinell è usato il simbolo HB; frequentemente, nel caso di condizioni di prova diverse dalle condizioni standard specificate nella norma, tale si m bolo deve essere completato dal diametro del penetratore D (in mm), dal carico F HV = F/S (kgf/mm2) esprimendo l’area S in funzione della diagonale d, si ottiene: HV = 0,189 F/d2. Quando le condizioni di prova sono diverse da quelle standard, il simbolo HV deve essere completato con dei pedici indicanti le condizioni di prova: ad esempio HV 30/5 rappresenta una durezza misurata con carico di 294 N (30 kgf) mantenuto per 5 secondi. Il grande vantaggio del metodo Vickers (pur usando un penetratore che esegue impronte molto localizzate) consiste nel fornire valori praticamente uguali al valore HB. Nel caso degli acciai da costruzione, sia il valore HB sia il valore HV, sono pari a Figura 7 - Misura delle diagonali di un’impronta di durezza Vickers. La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche circa il triplo del valore del carico unitario di rottura (espresso in kgf/mm 2 o MPa/10); gli acciai al carbonio spesso usati nelle strutture saldate hanno, pertanto, HB = 130 ÷ 170. Una volta eseguita la prova in sé si procede alla misurazione delle diagonali dell’impronta (Fig. 7), in base alle quali - mediante semplici algoritmi applicati manualmente o automaticamente - è possibile risalire al valore numerico della prova. Dopo saldatura, si opera in genere una caratterizzazione delle durezze su una s e z io n e tr a s v e rsa l e de l gi unt o c ol metodo Vickers: i valori di durezza in zona termicamente alterata possono raggiungere valori di 200 ÷ 300 HV su a c c ia i n o n lega t i ; i n c ondi z i oni di tempra, tali valori possono anche superare i 350, raggiungendo talvolta anche i 500 HV. P e r q u a n to r igua rda l e prove ne l l e diverse zone della saldatura (zona fusa, zona termicamente alterata, come ad esempio riportato dallo schema di prelievo delle misure della Figura 8) si deve osservare che, data la loro disomogeneità microstrutturale, più la prova è effettuata in modo localizzato (con basso carico, ad esempio HV5) più, da punto a punto, si osservano differenze di valori. Alla luce delle considerazioni espresse, per una caratterizzazione dei giunti saldati si è nel tempo affermato l’uso: • di carichi sufficientemente elevati per ottenere informazioni medie tra le diverse microstrutture presenti (ad esempio, HV30 oppure HV10); • del valore medio di più impronte adiacenti (ad esempio 3 impronte); • di entrambi i metodi suddetti. Talvolta, ad esempio per una precisa caratterizzazione del giunto, si eseguono file di durezze vicine assai localizzate (con basso carico) per essere informati delle variazioni delle proprietà della zona investigata; i risultati sono spesso espressi in forma grafica, attraverso i cosiddetti profili di durezza (Fig. 9). 3.4. Durezza Rockwell È un metodo assai diffuso (Fig. 10), particolarmente nei paesi anglosassoni, per la semplicità di esecuzione e la facilità di lettura. Consiste nel far penetrare, in due tempi, un penetratore di forma prestabilita e nel misurare la penetrazione ottenuta. Figura 8 - Schema prelievo delle durezze (esempio). Figura 9 - Esempio di profilo di durezze HV0.1 (processo FSW, leghe di Al). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 853 La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche La durezza è, pertanto, espressa come funzione della profondità di penetrazione, secondo diversi metodi (C, B, ecc.); si usano, pertanto, i simboli HRB, HRC. I penetratori possono essere coni di diamante di apertura 120°: la durezza con questo penetratore si indica con HRC. Se si usa una sfera di acciaio temprato, di dimensioni e durezza determinate, si ottiene una durezza HRB. Esistono apposite tabelle di conversione tra i valori di HRB e HRC ed i valori di HB ed HV. Per quanto concerne le norme di riferimento, le norme UNI EN 1043-1:1997 “Prove distruttive di saldature su materiali metallici. Prova di durezza. Prova di durezza su giunti saldati ad arco” ed UNI EN 1043-2:1997 “Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici. Prova di durezza. Prove di microdurezza su giunti saldati” sono state recentemente sostituite dalle UNI EN ISO 9015-1:2011 “Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici - Prova di durezza Parte 1: Prova di durezza su giunti saldati ad arco” e UNI EN ISO 9015-2:2011 “Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici - Prova di durezza - Parte 2: Prove di microdurezza su giunti saldati”. 4 - Prova di piegamento Oltre alla misura dell’allungamento o della strizione, durante la prova di trazione, una valutazione della duttilità di un materiale può provenire dalla prova di piegamento. In detta prova si usa una provetta di sezione rettangolare, generalmente appoggiata su due rulli (di diametro R) posti a distanza L - valore legato allo spessore a della barretta ed al diametro D del mandrino: il carico è applicato al centro da un mandrino (con diametro D correlato allo spessore della provetta), sino al raggiungimento di un prefissato angolo di prova, misurato dopo la rimozione del carico per considerare il recupero della componente elastica della deformazione (Fig. 11). Di solito, quest’angolo è pari a 160° (il valore 180° può presentare difficoltà di rimozione della provetta dal dispositivo di piegamento (1)), ma nel caso di materiali di duttilità limitata si prescrivono, talvolta, anche angoli di piegamento 854 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Figura 10 - Esempio di macchina per durezza Rockwell. inferiori: 130° o anche 60°. Nel caso di giunti saldati, la prova di piegamento è largamente usata, ad esempio in sede di messa a punto dei processi o qualificazione del personale o delle procedure di saldatura: oltre ad evidenziare eventuali mancanze di duttilità in zona fusa od in zona termicamente alterata (dovute, ad esempio, a grano eccessivamente ingrossato, ossidazione del materiale o presenza di strutture dure e fragili) la prova risulta inoltre adatta al rilievo di particolari discontinuità (incollature, piccole cricche) non facilmente rilevabili con le prove non distruttive. La prova viene in genere condotta su provette ricavate trasversalmente al Figura 11 - Schema di una prova di piegamento. giunto; in particolare, si parla di prova di piegamento: • al dritto o al rovescio (Fig. 12), nel caso in cui sia posta in trazione la superficie esterna o il vertice di una saldatura; • laterale (Fig. 13), nel caso in cui si ponga in trazione una sezione trasversale della saldatura. Questo caso è particolarmente utile per evidenziare difetti di fusione (ad esempio incollature). (1) Questo valore dell’angolo di piegamento è richiesto ad esempio dalle normative in vigore relative alla qualificazione dei processi di saldatura (UNI EN ISO 15614-1). La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche Figura 12 - Prova di piegamento al diritto o al rovescio in saldatura. Figura 13 - Prova di piegamento laterale in saldatura. Figura 14a - Prova di avvolgimento su rullo. Figura 14b - Prove di piegamento guidato. È da osservare che, date le possibili differenze esistenti da punto a punto del giunto del limite elastico, della resistenza e della duttilità, può essere difficile ottenere piegamenti sufficientemente uniformi. Sono usate talvolta, ad esempio per le leghe di alluminio, particolari modalità di prova come l’avvolgimento su rullo (Fig. 14a) oppure il piegamento guidato - Guided Bend Test come prevedono alcune normative, particolarmente quelle a m e r i c a n e (Fig. 14b), che corrisponde a una specie di stampaggio o formatura della barretta entro uno stampo. È implicito che i risultati delle prove guidate possono, in certi casi, non corrispondere a quelli delle altre prove di piegamento, per cui è necessario tenere conto di ciò nelle prescrizioni del diametro del mandrino e dell’angolo di prova. Per evitare questi inconvenienti, quando siano sensibili le disuniformità del limite elastico e della duttilità fra ZF, ZTA e materiale base (ad esempio nel caso di materiali d’apporto eterogenei al materiale base) si usano le prove di piegamento longitudinali al giunto (Fig. 15). Le prove di piegamento longitudinali possono essere al dritto od al rovescio; molto più raramente, per scopi di studio, laterali. I risultati della prova - a parte rare eccezioni - sono valutati in genere in base a criteri qualitativi, per cui non si accettano imperfezioni visibili sulle fibre tese della provetta ad occhio nudo o con debole ingrandimento; un esempio di risultato certamente accettabile è riportato nella successiva Figura 16. Anche in questo caso, a livello europeo, la norma in vigore sino a poco tempo fa (UNI EN 910:1997 “Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici. Prove di piegamento”) è stata recentemente sostituta (dalla UNI EN ISO 5173:2010 “Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici - Prove di piegamento, in particolare”). 4.1. Prova di resilienza Mentre le prove di trazione, durezza e piegamento sono prove statiche, nelle quali il carico è applicato con sufficiente lentezza, le prove di resilienza sono aperiodiche a carattere dinamico: il carico è applicato per urto con velocità prefissata, in genere piuttosto elevata. Le prove sono effettuate su provette inta- Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 855 La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche Figura 15 - Prova di piegamento longitudinale. gliate, per ottenere una misura della tenacità alla frattura del materiale. La prova è eseguita con un’attrezzatura, di larghissima diffusione, detta pendolo di Charpy, rappresentato nella Figura 17; un pendolo costituito da una massa m nota, generalmente di 30 kg, è lasciato cadere da una prefissata altezza di caduta H, in modo da colpire con un coltello opportunamente sagomato la provetta, posta su due appoggi e intagliata al centro. Il pendolo raggiunge nel punto più basso della propria traiettoria una ben determinata energia cinetica (corrispondente ad m*g*H); ne consuma una parte per rompere la provetta e l’energia rimanente ne consente la risalita (ad un’altezza H’): misurando quest’ultima, si ottiene l’energia utilizzata per rompere la provetta: J = (m*g*H) - (m*g*H’) = m*g*(H - H’) Si deve osservare che le apparecchiature specificate nelle norme europee sono Figura 16 - Provette dopo prova di piegamento (Zr 702). 856 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 leggermente differenti in qualche particolare da quelle specificate nelle norme americane ASTM. Ciò può comportare, in qualche caso, leggere differenze nei valori ottenuti. Le provette per la prova di resilienza Charpy possono differire per il tipo d’intaglio. È sempre più generalizzato l’uso delle provette con intaglio a V profondo 2 mm, angolo 45° e raggio del fondo intaglio pari a 0.25 mm (Fig. 18), ma per alcune applicazioni si usano ancora gli intagli ad U larghi 2 mm con vertice semicircolare di raggio pari ad 1 mm. Per le prove di resilienza su laminati, l’intaglio deve essere eseguito perpendicolarmente alla supe rficie e si de ve curare che l’asse della provetta sia preleva t o parallelamente alla direz i one di laminazione (resilienza longitudinale) o trasversalmente ad essa (resilienza trasversale). Data l’orientazione preferenziale dei grani e la disposizione delle impurezze, i valori ottenuti utilizzando una provetta longitudinale sono di norma più elevati, talvolta anche doppi, di quelli ottenuti con una trasversale: pertanto, risulta molto importante la precisazione della direzione di prelievo. Nel caso delle prove di resilienza sui giunti saldati, prelevate di solito trasversalmente al giunto, analogamente a quanto eseguito sui materiali laminati, l’intaglio è praticato perpendicolarmente ad una superficie di riferimento; a seconda della sua posizione, esso può trovarsi in zona fusa ed in una o più parti della zona termicamente a l t e r a t a (Fig. 19). Risulta pertanto di estrema importanza, in quest’ultimo caso, per valutare i risultati delle prove, conoscere l’orientazione dei laminati che costituiscono il giunto per sapere se l’orientazione delle provette trasversali al giunto corrisponde, nella zona termicamente alterata, alle provette longitudinali o trasversali del materiale base; spesso - per verifica o confronto - si eseguono prove sul materiale base inalterato. Figura 17 - Prova di resilienza. La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche Figura 18 - Provetta di resilienza Charpy con intaglio a V. Figura 19 - Prelievo di provette in zona fusa e ZTA. Nelle prove di resilienza è rilevata l’energia assorbita nella frattura (Joule) ed è talvolta messa in relazione con la sezione resistente (sezione totale meno l’intaglio) della provetta (Joule/cm2); il comportamento tenace o fragile, peral- tro, è evidenziato dall’aspetto della superficie di rottura. I materiali tenaci presentano, infatti, una deformazione della sezione e l’aspetto della frattura si presenta prevalentemente opaco e fibroso con una ridotta porzione, nella zona centrale, di aspetto cristallino. Al contrario, i materiali fragili (Fig. 20) mostrano una trascurabile deformazione della sezione trasversale della provetta; nella zona di rottura s i o sse r v a u n aspetto cristallino e lucente. Pertanto, nella valutazione della prova, oltre all’energia assoluta (o all’energia specifica J/mm 2 , riferita alla sezione della provetta) si definisce anche la percentuale di aspetto fragile della frattura(2). Le prove di resilienza sono usate, essenzialmente, in relazione al pericolo di rottura fragile nelle costruzioni metalliche. Come già accennato, vi sono vari modi per rappresentare i risultati della prova, in funzione dei parametri considerati e misurati nel corso della prova stessa; in s intes i, cons iderando l ’ e n e rg i a d i rottura, la superficie di rottura duttile delle superfici in percentuale rispetto all’area di rottura complessiva e la strizione delle provette è possibile una triplice rappresentazione, come quella riportata nella successiva Figura 21, in funzione della temperatura di prova. Per quanto questo argomento non sia strettamente afferente agli scopi dell’articolo, giova osservare ai lettori meno esperti che i materiali metallici hanno una resilienza fortemente correlata con la microstruttura cristallina, con l’analisi chimica, con lo stato metallurgico di fornitura ed appunto con la temperatura di prova; a titolo di esempio, si confrontino i comportamenti indicati nella successiva Figura 22 per diverse percentuali di elementi di lega caratteristici di un acciaio. La norma di riferimen t o UNI E N 875:1997 “Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici. Prove di resilienza. Posizione della provetta, orientazione dell’intaglio ed esame” è stata sostituita dalla UNI EN ISO 9016:2011 “Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici - Prove di resilienza Posizione della provetta, orientazione dell’intaglio ed esame”. (2) Per certe applicazioni particolari, specialmente nella normativa americana, anziché valutare la percentuale di aspetto fragile si prescrive la misura della "strizione" (o contrazione) a fondo intaglio, espresso in mils, cioè millesimi di pollice (corrispondenti a circa = 25.4 µm). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 857 La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche Figura 20 - Superficie di rottura di una provetta con modesta deformazione lungo l’asse dell’intaglio. Figura 21 - Risultati della prova di resilienza in funzione della temperatura di prova. 5 - Proprietà ad elevata temperatura 5.1. Generalità L’influenza della temperatura sulle caratteristiche meccaniche, ed in particolare resistenza e duttilità determinate dalla prova di trazione, è facilmente intuibile: l’energia termica si traduce in un aumento della velocità di diffusione e della mobilità atomica. Di conseguenza, all’aumentare della temperatura, diminuisce il limite elastico 858 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 (o lo snervamento) in quanto la deformabilità aumenta e le deformazioni permanenti compaiono prima. Aumentando la temperatura, aumenta la capacità del materiale a distendersi ed a ricristallizzare; di conseguenza nelle prove di trazione a caldo si ha una diminuita capacità del materiale ad incrudirsi per cui le deformazioni avvengono in maniera continua, con il solo ostacolo della coesione dei piani cristallini. Osse rv ando il comportamento dei metalli alla prova di trazione a temperatura ambiente, o a temperature non troppo elevate, si constata come le deformazioni plastiche dei metalli sottoposti a tensioni poco superiori al limite elastico dipendano solo dal carico applicato: esse rimangono costanti per tutto il tempo in cui il carico applicato e si mantengono al cessare dell’applicazione. Con tensioni più elevate si osserva un fenomeno di deformazione crescente nel tempo che viene chiamato scorrimento viscoso (creep): il materiale si comporta infatti come se fosse viscoso e continua a deformarsi anche con carichi applicati costanti. Questo fenomeno risulta fortemente influenzato sia dalla temperatura che dal livello di tensione: negli acciai, esso si manifesta a temperatura ambiente solo in prossimità del carico di rottura mentre per le leghe di alluminio, per esempio, si manifesta con carichi non molto superiori a quello di snervamento. A temperature sufficientemente elevate, per effetto di un carico applicato anche inferiore al limite di snervamento, possono avvenire deformazioni plastiche e continuare anche senza ulteriore incremento del carico: detto fenomeno, per cui la provetta continua ad allungarsi fino a rottura a carico costante, è chiamato scorrimento a caldo. Se si riportano in un diagramma gli allungamenti percentuali registrati ad intervalli successivi si notano tre stadi ben distinti (Fig. 23), oltre ad una deformazione istantanea iniziale. Il primo tratto di curva è caratterizzato da una fase iniziale di allungamento molto veloce detto scorrimento primario, mentre il secondo (detto scorrimento secondario) presenta una fase piuttosto lunga in cui la deformazione procede a velocità costante. Infine durante l’ultimo tratto (detto scorrimento terziario) l’allungamento percentuale cresce sempre più rapidamente nel tempo finché il provino arriva a rottura. Le velocità di scorrimento a caldo sono maggiori nei materiali a grano fine in quanto i bordi dei grani sono coinvolti nel processo. Da una parte, infatti, le zone del bordo intervengono nello scorrimento, in conseguenza della loro minore densità atomica; dall’altra, esse costituiscono zone di attrazione per le dislocazioni che vengono allontanate e perdono la loro funzione di freno allo scorrimento dei piani atomici. Pertanto, ad alta temperatura i bordi dei grani La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche hanno una influenza negativa mentre a temperatura più bassa contribuiscono ad una buona resistenza meccanica. Si può, pertanto, affermare che per temperature sufficientemente elevate, a seconda dei materiali, la comune prova di trazione monoassiale non rivesta più grande significato mentre acquistano particolare importanza le prove di snervamento a caldo e di scorrimento; per esse la durata di prova e la velocità di incremento del carico acquistano moltissimo valore (ovviamente, la resistenza allo scorrimento diminuisce all’aumentare della temperatura). 5.2. Classificazione delle prove a caldo Le prove meccaniche a caldo si dividono in: • rapide: sono quelle di durezza, snervamento e resistenza a rottura; esse sono molto simili a quelle eseguite a temperatura ambiente, solo che si es eguono con forne t t i a p p l i c a t i attorno al provino che lo mantengono alla temperatura di prova; • di lunga durata: sono essenzialmente quelle di scorrimento a caldo, trattate nel punto successivo. Per il servizio al di sopra di una certa temperatura sono utili solamente le prove di scorrimento a caldo. Figura 22 - Variazione della curva di transizione di tenacità con l’analisi chimica di un acciaio. Figura 23 - Andamento deformazione - tempo in regime di scorrimento viscoso a caldo (creep). 5.3. Prova di scorrimento a caldo La provetta (Fig. 24), di solito di forma cilindrica, è collegata con estensimetri destinati alla misurazione della lunghezza tra i riferimenti, circondata da un fornetto. Raggiunta la temperatura di prova desiderata, la provetta viene sollecitata gradualmente; nella curva tempo scorrimento si possono distinguere i tre diversi stadi di scorrimento: • primario: la velocità di deformazione decresce • s econdario: la velo c i t à r i m a n e costante • terziario: la velocità comincia a crescere indicati al punto 5.1.. Al crescere della temperatura di prova si passa gradualmente dallo stadio primario fino a quello terziario. Per le determinazioni dei carichi unitari di lunga durata, si deve rimanere, di regola, nello stadio primario o secondario. Nelle prove di scorrimento a caldo assume particolare importanza il tempo necessario per raggiungere la rottura o Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 859 La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche Figura 24 - Provetta di trazione per prova di scorrimento viscoso a caldo (acciaio al carbonio, temperatura di prova 400 °C). Figura 25 - Macchine di trazione per prova di scorrimento viscoso a caldo (creep). 860 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 una determinata deformazione plastica. Si parla, quindi, di carico unitario di rottura in t ore a T °C (ad esempio, σ R/100.000/550°C) o di limite di scorrimento percentuale (ad esempio 1%) in t ore a T °C (ad esempio, σ 1/100.000/550°C). Questi parametri sono presi come riferimento per la determinazione della tensione ammissibile durante il dimensionamento, nel caso di servizio ad alta temperatura in regime di s co r r i m e n t o viscoso. Le provette cilindriche possono essere considerate omogenee se costituite da solo materiale base o da materiale d’apporto. Per provette ricavate trasversalmente ad un giunto saldato, quindi eterogenee, hanno significato i valori di rottura e non quelli di snervamento. Dato il lunghissimo tempo di prova (100.000 ore corrispondono a 12 anni) necessario per l’ottenimento di valori attendibili, talvolta sono eseguite prove di durata inferiore (10.000 ore corrispondono a circa 14 mesi), estrapolando con opportuni metodi i risultati ottenuti, anche se i valori così ottenuti presentano incertezze. La prova è indubbiamente delicata e deve essere condotta garantendo un’adeguata significatività dei risultati; nei laboratori di prova (Fig. 25) sono quindi spesso presenti batterie di macchine che operano in parallelo su diversi campioni. Pubblicazioni IIS Corso per Tecnici Specialisti in Saldatura Quest’opera, in un unico volume, riprende, aggiorna e ristruttura radicalmente il ben noto “Corso per Tecnici Specialisti in Saldatura” che nel 1995 sostituì la vecchia edizione del “Corso Celere di Saldatura”, la cui prima stesura fu preparata dall’Istituto Italiano della Saldatura più di trent’anni fa. Il volume è il risultato di una completa ed approfondita opera di aggiornamento, avente, tra l’altro, l’obiettivo di attualizzare i riferimenti normativi alla luce della grande evoluzione, tecnologica e organizzativa, che ha notevolmente interessato il mondo delle costruzioni saldate. In particolare, il testo, oltre a rappresentare un riferimento completo, ma di non difficile accessibilità, per quanti si avvicinino per la prima volta alle problematiche della saldatura, è anche un valido supporto didattico per la qualificazione di tre importanti Figure Professionali: International Welding Specialist (IWS), International Welding Inspector - Comprehensive (IWI-C) ed International Welding Inspector - Standard (IWI-S). In questo volume sono trattati, dopo un’introduzione generale, i principali problemi di saldabilità delle leghe metalliche (ferrose e non ferrose), i principi fondamentali dei processi di saldatura tradizionali, di quelli ad energia concentrata e speciali, la saldatura a resistenza, la brasatura ed il taglio termico. Infine ampio spazio è dedicato al controllo del processo di fabbricazione mediante saldatura. Si tenga presente che i contenuti del presente testo, per un’efficace azione didattica finalizzata ad una qualificazione professionale, devono essere vantaggiosamente integrati dalle lezioni, dimostrazioni ed esercitazioni, svolte dagli Istruttori dell’Istituto, i soli in grado di trasferire l’insieme delle esperienze teoriche e pratiche dell’IIS, derivanti dalla sua continua attività, su base internazionale, di ricerca, normazione e assistenza tecnica all’industria. Indice: Settore PBM Maura Rodella Lungobisagno Istria, 15 16141 GENOVA Tel. 010 8341385 Fax 010 8367780 Email: [email protected] www.weldinglibrary.com www.iis.it 1. Struttura e proprietà meccaniche dei metalli 2. Termologia della saldatura 3. Leghe ferro carbonio: gli acciai 4. Struttura e difettologia del giunto saldato 5. Saldatura degli acciai al carbonio-manganese e ad alta resistenza bonificati 6. Saldatura degli acciai basso-legati al cromo-molibdeno ed al nichel 7. Saldatura degli acciai legati inossidabili 8. La saldatura dei materiali non ferrosi 9. Preparazione dei lembi 10. Processo di saldatura alla fiamma ossiacetilenica 11. Arco elettrico e generatori di saldatura 12. Saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti 13. Generalità sui processi di saldatura ad arco sommerso e filo continuo 14. Processo di saldatura ad arco sommerso 15. Processo di saldatura a filo continuo con e senza protezione di gas 16. Processo di saldatura ad elettrodo infusibile in protezione di gas inerte 17. Saldatura ad energia concentrata: arco plasma, fascio elettronico e laser 18. Saldatura elettrica a resistenza 19. Altri processi di saldatura 20. Taglio termico dei metalli 21. Brasatura forte 22. Controllo del processo di fabbricazione mediante saldatura Appendice A. Saldatura delle ghise. 2010, 514 pagine, Codice: 101002, Prezzo: € 100,00 Soci IIS - Membri IIS Club, Prezzo: € 80,00 Scienza e Tecnica “Retrofitting Engineering for Fatigue Damaged Steel Structures”: dal Giappone un riferimento importante per le attività di riparazione dei danneggiamenti da fatica dei ponti metallici Nel corso della 64ª edizione dell’Annual Assembly dell’IIW (International Institute of Welding), tenutasi a Chennay dal 17 al 22 Luglio 2011, molti sono stati gli argomenti interessanti presentati e discussi nelle 16 Commissioni Tecniche. L a C o m m is s ione X III - F at i gue of Welded Components and Structures - è stata, come sempre, una tra le più attive e partecipate, vista la presenza di ricercatori e professori di fama mondiale impegnati da anni nello studio di tutti gli aspetti inerenti il comportamento a fatica dei giunti saldati. Tra i documenti presentati, riteniamo possa essere utile ed interessante illustrare il lavoro svolto dal Prof. Chitoshi Miki del Tokyo Institute of Technology. Il documento “Retrofitting Engineering for Fatigue Damaged Steel Structures” (Doc. IIW-XIII-2284r1-09 Version 2011, per chi ha accesso alla banca dati dell’IIW) è stato redatto ed implementato nel corso degli ultimi tre - quattro anni ed è una sorta di casistica completa ed esaustiva (154 pagine, nell’ultima revisione pressoché definitiva) di metodi di analisi e riparazione di rotture per fatica avvenute in grandi ponti metallici stra- dali e ferroviari principalmente in Giappone e negli USA. Il Capitolo 1, introduttivo, fornisce un esempio di procedura per la manutenzione delle strutture metalliche ed illustra l’approccio utilizzato per la valutazione dei fenomeni di fatica. I Capitoli 3, 4, 5 e 6 descrivono ed analizzano casi reali, affrontati e risolti, classificandoli in base alle principali cause di danneggiamento per fatica: la presenza di difetti nelle saldature conseguenti alle fasi di prefabbricazione e montaggio, la scelta di dettagli strutturali aventi bassa resistenza alla fatica, la presenza di tensioni e deformazioni nei giunti non adeguatamente considerate in fase di progetto, l’incidenza di sollecitazioni sulla struttura non adeguatamente considerate (ad esempio le vibrazioni provocate dal vento). Tutti gli esempi di riparazione e rinforzo delle strutture che vengono messi in atto per eliminare i danneggiamenti a fatica si basano sostanzialmente su due principi: l’eliminazione o la sostanziale riduzione delle cause che hanno portato al danneggiamento delle strutture, oppure l’incremento della resistenza a fatica dei dettagli strutturali deboli. Tra gli esempi, evidenziamo quello riportato nel Capitolo 4.2: la riparazione di una cricca da fatica avvenuta nell’anima di una trave in corrispondenza di un piatto di collegamento delle aste di controvento orizzontali. In questo caso, la riparazione è stata eseguita realizzando fori d’arresto alle estremità del difetto e rinforzando la zona ammalorata mediante piccoli coprigiunti bullonati (Figg. 1-2). Figura 1 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 863 Scienza e Tecnica Figura 2 In merito ai danneggiamenti a fatica di ponti a piastra ortotropa, il Capitolo 5.6 del documento del Prof. Miki illustra una ampia casistica di cricche che possono manifestarsi in corrispondenza degli elementi strutturali principali che si collegano al deck: le canaline longitudinali di irrigidimento ed i diaframmi trasversali (Fig. 3). Interessante, in particolare, le considerazioni relative al giunto a parziale penetrazione che unisce longitudinalmente le canaline trapezoidali al deck; tale giunto, per il quale si accetta solita- Figura 3 Figura 5 864 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 mente una mancanza di penetrazione non superiore a 2 mm, evidentemente rappresenta un dettaglio debole, vista l’inevitabile presenza di un intaglio strutturale al vertice del giunto stesso (Fig. 4). Anche le saldature di unione delle canaline longitudinali ai diaframmi trasversali rappresentano, da sempre, un dettaglio strutturale soggetto a rotture a fatica, rotture che possono propagarsi sia nel diaframma sia nelle pareti delle canaline (Fig. 5). Anche in questi casi, dopo l’accurata analisi dei difetti, viene illustrata l’attività di rinforzo e riparazione degli elementi strutturali danneggiati. Trattando dei difetti riconducibili agli effetti delle vibrazioni indotte dal vento, è interessante quanto riportato nel Capitolo 6.3: si parte dalla descrizione dei difetti individuati su un ponte ad arco ad elementi rigidi (Fig. 6), per estendere l’esame dei dettagli strutturali a ponti strallati e sospesi. Molto interessanti, all’interno del docum ento in es am e, s on o a n c h e i Capitoli 7 e 8, il primo tratta dello studio dei difetti di fatica mediante frattografia e microscopia (Fig. 7), mentre il secondo analizza i vari metodi di controllo non distruttivo delle saldature (magnetoscopia, ultrasuoni, radiografia, ecc.) e valuta la loro a p p l i c a bilità nel caso di ricerca dei difetti di fatica. Completano il documento il Capitolo 9, che tratta di esperimenti e misurazioni effettuate in campo, mediante strain gauges, per valutare la bontà delle considerazioni progettuali in merito alle sollecitazioni a fatica, ed il Capitolo 10 Figura 4 Scienza e Tecnica Figura 6 Figura 7 Figura 8 che affronta il problema dell’impiego di acciai di recente produzione (pertanto con caratteristiche chimiche e meccaniche note e garantite) per eseguire rinforzi strutturali su ponti realizzati decine di anni addietro, spesso impiegando materiali differenti per tipo e qualità rispetto a quelli attualmente in commercio (Fig. 8). Volutamente abbiamo lasciato per ultimo il Capitolo 2. Per chi legge per la prima volta il documento del Prof. Miki, in tale Capitolo vi è una gradita ed utilissima sorpresa: viene presentato il “Database of Repair Cases”, vale a dire un ampia raccolta di casi reali di retrofitting, raccolti descritti e dettagliati in modo chiaro e completo. Dott. Ing. Stefano Botta IIS SERVICE Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 865 IIS News Resoconto della riunione del Comitato Direttivo dell’IIS del 29 Settembre 2011 Presiede la riunione il Presidente dell'Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale, Dott. Ing. Ferruccio Bressani, che, constatato il numero legale dei presenti, inizia i lavori alle ore 10:30. Vie n e c h ia m a t o a v e rbal i zzare , i n qualità di Segretario della riunione, il Dott. Ing. Mauro Scasso, Segretario Generale dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale. Viene introdotto il punto dell'O.d.G.: Approvazione dell'Ordine del Giorno. Il Comitato Direttivo approva all’unanimità l’O.d.G. Il Presidente passa quindi al punto dell'O.d.G.: Approvazione del verbale della seduta precedente, tenutasi il 16 Giugno 2011. Il verbale, già inviato ai membri del Comitato Direttivo, non è oggetto di osservazioni e, pertanto, viene approvato all’unanimità. Il Presidente affronta, dunque, il punto dell’O.d.G.: Aspetti attinenti l’organizzazione dell’Istituto Italiano della Saldatura e del Gruppo IIS. Scasso introd u c e b re v e me nt e l ’argome nt o, ricordando che il progetto di riorganizzazione avviato all’inizio del 2011, ha già raggiunto molti degli obbiettivi propostisi. A seguire, MIXURA, la Società di consulenza che ha affiancato l’Istituto in questo percorso, espone i risultati ottenuti ad oggi, sopratutto (ma non solo) con riferimento alle mappe strutturali della Balance Scorecard, rendendo evidente fra l’altro la “mission” cultu- rale dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale, nella sua espressione essenziale, nonché le vocazioni più industriali di IIS Service, di IIS Cert e de l la Sez ione oper ativa dell’Ente Morale medesimo, pur nel contesto controllato, in termini di indirizzi, previsto dalle regole di partizione. Al termine della presentazione, il Comitato Direttivo esprime la sua condivisione circa lo scenario descritto. Scasso introduce poi il “Regolamento per nomina, responsabilità, compiti e f unz ionam ento degli O r gani di Governo” (Rev.15/10/2011), inviato preventivamente per considerazione ai Membri del Comitato Direttivo, precisando che il documento ha natura di indirizzo ed interviene a precisazione e non a modifica delle norme statutarie. Dopo esame e adeguata discussione, il Comitato Direttivo approva il documento all’unanimità, senza alcuna modifica, per presentazione al Consiglio Generale. Il Pres idente affronta il punto dell’O.d.G.: Andamento dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale. Scasso presenta la situazione economica, con riferimento al 30 Giugno 2011, rispettivamente dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale, di IIS Service e di IIS Cert, nonché la situazione aggregata di gruppo. Dall’esposizione emerge un scenario positivo per IIS Service, IIS Cert e per il gruppo, tutte le entità superando, in termini di risultato prima delle imposte, gli obbiettivi di budget, a seguito soprattutto di una appezzabile riduzione di costi. Per quanto concerne l’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale, i risultati (pur non insoddisfacenti) sono risultati parzialmente penalizzati, pur nella chiarezza dei criteri adottati, dalle difficoltà di carattere contabile incontrate nelle operazioni di ribaltamento dei costi indivisi. Scasso fornisce infine informazioni: sulla liquidità di gruppo, risultata soddisfacente (anche a confronto con quella degli esercizi precedenti) nonostante le note difficoltà di accesso al credito bancario delle imprese; sulla situazione creditizia di gruppo che, nonostante la liquidità soddisfacente, mostra comunque una tendenza al peggioramento; sul numero e la distribuzione, con riferimento alla scolarità, dei dipendenti in organico la cui configurazione è rimasta praticamente inalterata rispetto a quella dell’esercizio precedente. Il Comitato Direttivo prende atto della situazione presentata. Il Pres idente introdu c e i l p u n t o dell’O.d.G.: Attività del Champion per la sicurezza. Valente informa il Comitato Direttivo circa le azioni intraprese e da intraprendere ai fini dell’ottimizzazione del Servizio Prevenzione e Protezione del gruppo IIS, nel contesto dell’avvenuta partizione. Il Comitato Direttivo prende atto. Il Presidente affronta il punto dell’O.d.G.: Ratifica delle nuove associazioni e presa d’atto dei Soci dimissionari. Scasso presenta al Comitato Direttivo la situazione aggiornata delle associazioni all'Istituto riferendo che, nel per iodo dal 1 5 / 6 / 2 0 11 a l 28/9/2011, è pervenuta una richiesta di Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 867 IIS News associazione a Socio individuale e le dimissioni di due Soci individuali. Il Comitato Direttivo all'unanimità decide di accogliere le richieste. Il Presidente passa al punto dell’O.d.G.: Definizioni delle quote sociali per l’anno 2012. Scasso propone una omogeneizzazione a 140 € delle quote associative riguardanti i Soci individuali, che si configurano attualmente nel modo seguente: 100 €, per gli studenti; 120 € per i residenti in Italia; 180 €, per i residenti all’estero. Il Comitato Direttivo approva la proposta all’unanimità, per presentazione al Consiglio Generale. I l Pre s id e n te int roduc e i l punt o dell’O.d.G.: Manifestazioni e Pubblicazioni. Scasso presenta il calendario delle manifestazioni tecniche organizzate dall’Istituto, con cadenza mensile, fino al dicembre 2012 (in numero di 15), nonché il programma di partecipazione alle principali fiere, nazionali ed internazionali, nei settori d’interesse, fino al maggio 2013 (ancora in numero di 15). Viene infine commentata la situazione relativa alle pubblicazioni che contempla 56 volumi a catalogo. Il Comitato Direttivo prende atto con soddisfazione della qualità e quantità della produzione realizzata in quest’area essenziale, ribadendo la referenza irrinunciabile dei valori culturali che costituiscono il fondamento dell’Istituto medesimo. Il Presidente passa infine al punto dell’O.d.G.: Varie ed eventuali. Scasso illustra brevemente i principali “media” di comunicazione utilizzati dall’Istituto, in particolare: la Rivista Italiana della Saldatura (prestigioso strumento di divulgazione culturale), la Web TV (di prossimo ulteriore sviluppo), Saldatura Flash (che raggiunge attualmente 28.000 lettori), la Fiera Virtuale di Saldatura (in fase di ristrutturazione). A seguito del rilevante successo della prima Edizione delle “Olimpiadi del Saldatore “ (a cui seguirà nel 2012 la seconda Edizione), è risultato conveniente istituire il “Club dei Saldatori IIS”, che sta raccogliendo un significativo numero di adesioni, convogliando, in prospettiva, la qualificazione dei saldatori medesimi verso l’Istituto. Scasso infine ricorda che la settima Edizione delle Giornate Nazionali di Saldatura (GNS7) è prevista il 24 e 25 Maggio 2013, come ormai d’uso presso il Centro Congressi, nel Porto Antico, a Genova. 868 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Il Comitato Direttivo prende atto con soddisfazione. Non essendoci ulteriori argomenti da trattare, il Presidente ringrazia i presenti e chiude la riunione alle ore 13:00. Resoconto della riunione del Consiglio Generale dell’IIS del 5 Ottobre 2011 Presiede la riunione il Presidente Dott. Ing. Ferruccio Bressani che, constatata l a pre senz a del num ero legale dei Membri, saluta i presenti ed apre i lavori alle ore 10.30. Il Presidente incarica il Segretario Generale Dott. Ing. Mauro Scasso di redigere il verbale della riunione. Si inizia col il punto dell’O.d.G.: Approvazione dell’Ordine del Giorno. Il Consiglio Generale approva all’unanimità l’O.d.G.. Il Presidente passa quindi al punto dell’O.d.G.: Approvazione del verbale della seduta precedente. Il Verbale della riunione del 24 Maggio 2011, inviato ai Consiglieri a mezzo posta nei termini statutari, viene approvato all'unanimità, in quanto non sono pervenute osservazioni e non ne vengono formulate dai presenti. Il Presidente affronta, dunque, il punto dell’O.d.G.: Aspetti attinenti l’organizzazione dell’Istituto Italiano della Saldatura e del Gruppo IIS. Scasso introduc e brevem ente l’argom ento, ricordando che il progetto di riorganizzazione avviato all’inizio del 2011, ha già raggiunto molti degli obbiettivi propostisi. A seguire, Mixura, la Società di consulenza che ha affiancato l’Istituto in questo percorso, espone i risultati ottenuti ad oggi, soprattutto (ma non solo) con riferimento alle mappe strutturali della Balance Scorecard, rendendo evidente fra l’altro la “mission” culturale dell’Istituto Italiano della Saldatura Ente Morale, nella sua espressione essenziale, nonché le vocazioni più industriali di IIS Service, di IIS Cert e della Sezione operativa dell’Ente Morale medesimo, pur nel contesto controllato, in termini di indirizzi, previsto dalle regole di partizione. Al termine della presentazione, il Consiglio Generale esprime la sua condivisione circa lo scenario emerso dalla presentazione. Scasso introduce il “Regolamento per nomina, responsabilità, compiti e funzionamento degli Organi di Governo” (Rev.15/10/2011), precisando che il documento ha natura di indirizzo ed interviene a precisazione e non a modifica delle norme statutarie. Il Consiglio Generale approva il documento all’unanimità. I l P re s i d e n t e a f f ro n t a i l p u n t o dell’O.d.G.: Andamento dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale. Scasso presenta la situazione economica, con riferimento al 30 Giugno 2011, rispettivamente dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale, di IIS Service e di IIS Cert, nonché la situazione aggregata di gruppo. Dall’esposizione emerge uno scenario positivo per IIS Service, IIS Cert e per il gruppo; tutte le entità superando, in termini di risultato prima delle imposte, gli obbiettivi di budget, a seguito soprattutto di una apprezzabile riduzione di costi. Per quanto concerne l’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale, i risultati (pur non insoddisfacenti, presentando un utile prima delle tasse non insignificante) sono risultati parzialmente penalizzati, pur nella chiarezza dei criteri adottati, dalle difficoltà di carattere contabile incontrate nelle operazioni di ribaltamento dei costi indivisi. Scasso fornisce inoltre informazioni: sulla liquidità di gruppo, risultata soddisfacente (anche a confronto con quella degli esercizi precedenti) nonostante le note difficoltà di accesso al credito bancario delle imprese; sulla situazione creditizia di gruppo che, nonostante la liquidità soddisfacente, mostra comunque una tendenza al peggioramento; sul numero e la distribuzione, con riferimento alla scolarità, dei dipendenti in o rg a n i c o l a c u i c o n f i g u r a z i o n e è rimasta praticamente inalterata rispetto alla quella dell’esercizio precedente. Il Consiglio Generale prende atto della situazione presentata. Si passa quindi al punto dell’O.d.G.: Cooptazione di nuovi Membri nel Consiglio Generale. Scasso, in conformità al mandato dell’Assemblea dell’Istituto, riunitasi presso la Sede dell’Istituto medesimo, il 28 Aprile 2011, propone, dopo breve presentazione, la cooptazione nel Consiglio Generale, in attesa di ratifica dell’Assemblea stessa, dei Signori: IIS News • FUGAZZI Antonio, • MINETTO Graziella, • LAURO Alberto, • LEZZI Franco. Le ragioni della cooptazione risiedendo nell’opportunità di una presenza, nella compagine del Consiglio Generale, di a lc u n e c o m pone nt i i nt rodot t e ne l sistema operativo dell’Istituto, a fianco dei rappresentanti delle altre componenti interessate all’attività istituzionale dell’Istituto medesimo. Il Consiglio Generale approva all’unanimità. Il Presidente passa al punto dell’O.d.G.: Definizioni delle quote sociali per l’anno 2012. Scasso propone, a parziale rettifica della decisione precedente, una omogeneizzazione a 140 € delle quote associative riguardanti i Soci individuali, che si configurano attualmente n e l m o d o s e gue nt e : 100 €, pe r gl i studenti; 120 € per i residenti in Italia; 180 € , per i residenti all’estero. Il Consiglio Generale approva la proposta all’unanimità. Il Pres idente introduce il punto dell’O.d.G: Manifestazioni e Pubblicazioni. Scasso presenta il calendario delle manifestazioni tecniche organizzate dall’Istituto, con cadenza mensile, fino al dicembre 2012 (in numero di 15), nonché il programma di partecipazione alle principali fiere, nazionali ed internazionali, nei settori d’interesse, fino al maggio 2013 (ancora in numero di 15). Viene infine commentata la situazione relativa alle pubblicazioni che, oggi, contempla 56 volumi a catalogo. Il Consiglio Generale prende atto con soddisfazione della qualità e quantità della produzione realizzata in quest’area essenziale, ribadendo la referenza irrinunciabile dei valori culturali che costituiscono il fondamento dell’Istituto medesimo. Il Presidente passa infine al punto dell’O.d.G: Varie ed eventuali. Scasso illustra brevemente i principali “media” di comunicazione utilizzati dall’Istituto, in particolare: la Rivista Italiana della Saldatura (prestigioso strumento di divulgazione culturale), la Web TV (di prossima implementazione), Saldatura Flash (che raggiunge attualmente 28.000 lettori), la Fiera Virtuale di Saldatura (in fase di ristrutturazione). A seguito del rilevante successo della prima Edizione delle “Olimpiadi del Saldatore” (a cui seguirà nel 2012 la seconda edizione), è risultato conveniente istituire il “Club dei Saldatori IIS”, che sta raccogliendo un significativo numero di adesioni, convogliando, in prospettiva, la qualificazione dei saldatori medesimi verso l’Istituto. Scasso ricorda infine che la settima Edizione delle Giornate Nazionali di Saldatura (GNS7) sono state organizzate, com e d’us o, a G enova , i l 2 4 e 2 5 Maggio 2013, presso il Centro Congressi, nel Porto Antico. Il Consiglio Generale prende atto con soddisfazione. Non essendovi altri argomenti da trattare né richieste d'intervento, il Presidente ringrazia i presenti e chiude la riunione alle ore 12:30. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 869 L’esperto risponde Con quale tecnica è possibile controllare la saldatura quand’essa è ricoperta dal ciclo di verniciatura previsto? Come poter individuare in queste condizioni, la modalità di saldatura (manuale, automatico)? (Biagio Nocerino - Napoli) Per eseguire correttamente un controllo non distruttivo completo delle saldature occorre senz’altro rimuovere le pitture presenti. Un normale ciclo anticorrosivo di pitturazione è generalmente composto da due / tre strati di pittura con spessori totali che possono variare da 150 a 350 micron. Per quanto riguarda il controllo visivo delle saldature, tali spessori possono certamente coprire gravi difetti (ad esempio cricche affioranti) ma anche mascherare difetti di forma e profilo dei giunti oltre che rendere meno evidenti eventuali incisioni marginali. D’altra parte i controlli superficiali generalmente adottati (magnetoscopia e liquidi penetranti) non sono compatibili con la presenza di strati di pittura. Per quanto riguarda la magnetoscopia, occorre precisare che la EN ISO 17638 (Annex A.1) consente l’esecuzione del controllo con spessori di pittura non superiori a 50 micron; oltre tale spessore, la norma specifica che la sensibilità dell’esame diminuisce e che occorre dimostrare l’attendibilità del controllo. Il controllo ultrasonoro di eventuali giunti a completa penetrazione potrebbe e s s e re s v o lto anc he i n pre se nza di pittura (con una scelta corretta delle sonde da impiegare), ma occorre verificare la sensibilità d’esame ed è necessario che, nelle zone di scansione della sonda, le pitture siano sempre aderenti al materiale base. Il metodo radiografico (giunti testa a testa a completa penetrazione) è applicabile. Veniamo al secondo quesito, cioè se sia possibile risalire al processo di saldatura impiegato per la realizzazione di un giunto. Il linea generale, un buon ispettore è senz’altro in grado di riconoscere, mediante solo controllo visivo, se una saldatura sia stata eseguita ad elettrodo, a filo continuo, a TIG o ad arco sommerso, e molto spesso è anche possibile risalire alla posizione adottata durante la saldatura (in piano, in verticale ascendente, ecc.). Come già precisato, tuttavia, il controllo visivo deve essere eseguito su saldature prive di rivestimenti superficiali. Dott. Ing. Stefano Botta - IIS SERVICE Il Coordinatore di Saldatura in sede 3834+DM deve essere un profilo professionale qualificato? EWT, ITW? (Piero Pelotti - Pieve di Cento, BO) Il Coordinatore di saldatura secondo la EN ISO 3834 “Requisiti di qualità per la saldatura per fusione dei materiali metallici” e il T.U. sulle costruzioni D.M. 14 Gennaio 2008 deve garantire criteri di competenza conformi alla EN ISO 14731 “Coordinamento delle attività di saldatura - Compiti e responsabilità “ la quale richiama, in Appendice, le figure professionali dell’Istituto Internazionale delle Saldatura (IIW) e della Federazione Europea della Saldatura (EWF) International Welding Engineer (IWE), International Welding Technologist (IWT) ecc. che rappresentano uno dei riferimenti possibili per dimostrare la conformità ai requisiti richiesti dalla EN ISO 3834 e quindi anche al D.M. sulle costruzioni. Dott. Ing. Stefano Morra - IIS CERT L’uso di lenti a contatto durante la saldatura può comportare dei rischi per la vista? (Luca Greco - Rieti, RI) La “questione” della possibile pericolosità dell’uso delle lenti a contatto in saldatura non è nuova, per gli addetti ai lavori: tra gli anni ’70 e gli anni ’80 infatti, si diffusero voci invero poco controllate secondo le quali tale pratica potesse portare addirittura alla cecità, con rischi di asportazione della cornea, all’atto della rimozione delle lenti stesse dai bulbi oculari. In quegli stessi anni, tuttavia, si poté verificare come le fonti reali di tali notizie fossero assolutamente non documentate, per quanto le notizie stesse siano talvolta arrivate ad alcuni organi di informazione (meglio, in questo caso: di disinformazione). Una volta arrivate in azienda, tali voci crearono rapidamente preoccupazione presso saldatori ed operatori, portando alcune aziende, se non altro per evitare le complicanze di eventuali azioni sindacali, a vietare addirittura l’uso delle lenti a contatto per i saldatori. Dal punto di vista scientifico, numerose furono già allora le autorevoli smentite di oculisti e contattologi: si segnala, a titolo di esempio ed in forma non esaustiva, l’articolo apparso nel lontano 1983, il 21 Settembre, su “Corriere medico”. Tuttavia, come accade purtroppo in casi come questo, gli allarmi - per quanto Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 871 L’esperto risponde infondati - faticano a scomparire e quando lo fanno, ciò accade con velocità molto più lenta rispetto a quella con cui l’allarme stesso è stato procurato. Nel corso dello stesso 1983 la OSHA (Occupational Safety and Health Administration) riportò i pareri della American Academy of Oftalmology, della American Optometric Association, della Contact Lens Association of Oftalmologists e della National Society to Prevent Blindness, le quali escludevano, con motivazioni varie, che fenomeni come quelli riportati potessero manifestarsi. Nella stessa comunità scientifica nazionale, Chappino ed altri (1983, 74: pagine 257-259) su “Medicina del Lavoro” riportarono le esperienze condotte dalla Società Italiana Oculisti A p p lic a to r i d i Le nt i a Cont at t o (SIOALC), che escludeva rischi addizionali per i portatori di lenti, qualora esposti a radiazioni elettromagnetiche di varia intensità e qualità, qualora le procedure di prevenzione e protezione f o s s e ro re g o la rme nt e ri spe t t at e . Secondo alcuni ricercatori svedesi, tra l’altro, il possibile essiccamento tra cornea e lente potrebbe portare al più a locali casi di disepitelizzazione, classificato come evento traumatico dalle conseguenze marginali, i cui effetti sparisc o n o in te m p i bre v i , se nza al c un intervento terapeutico. Successivamente, anche presso l’Istituto di Clinica Oculistica dell’Università di Genova diretto dal Prof. Zingirian furono condotte (Rolando, Saccà e Calabria) numerose esperienze, in questo caso su occhi di conigli, su cui era stata applicata una lente a contatto idrofila (morbida): tali esperienze - poi presentate durante il Congresso di Oftalmologia Sociale di Sorrento nel Maggio del 1984 - misero in luce risultati del tutto analoghi tra i casi di esposizione con e senza lenti, a parità di altre condizioni. 872 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 L’argomento, pochi mesi dopo, fu infine oggetto di ulteriori valutazioni da parte della Commission VIII dell’IIW “Health and safety in welding”, la quale riassunse le proprie attività nel documento VIII-1298-85 - Contact lens use in industry, le cui conclusioni - in perfetta analogia a quelle sopra descritte - sono a disposizione presso l’IIS di chiunque ne facesse richiesta. In conclusione, a favore del nostro Lettore, si può concludere senza dubbio e su basi scientificamente dimostrate, che l’impiego di lenti a contatto durante la saldatura ad arco non comporta rischi diversi rispetto a coloro che non le indossino, a condizione che siano rispettate le procedure di prevenzione e protezione previste, con particolare riferimento all’uso dei previsti Dispositivi di Protezione Individuali (DPI). Dott. Ing. Michele Murgia - IIS Ringraziando per l’iniziativa concessa a noi lettori, sono a richiedere di poter trattare ciò che riguarda il mondo della qualifica dei saldatori in ambito ASME IX. Nello specifico credo sia necessario un c hiarimento s ui termini di scadenza/rinnovo del certificato di un saldatore. Mentre la normativa europea esplicita la validità del documento per 2 anni, l’ASME IX non lo esplicita. Non sono pertanto evidenti e chiare le modal i t à per mantenere valide le WP Q ASME. Le voci di corridoio che s i sentono sono che il certificato ASME non scade MAI, oppure che è sufficiente una semplice autocertificazione per prolungare la qualifica. Credo che un chiarimento su questo tema sia doveroso per fare chiarezza su questo aspetto in cui l’Azienda può essere fuorviata da una consulenza “non corretta” basata su un risparmio dovuto al NON rinnovo della qualifica negli anni a venire, facendo certificazione personale secondo un codice es. ASME IX, anche se l’azienda cos truis ce prodotti di car p e n t e r i a (settore non ASME). (Alessandro Pecorari - Rubiera RE) Come è noto la Sez. IX del Codice ASME contiene le prescrizioni tecniche per la qualifica delle procedure e degli operatori che devono però tener conto di quanto indicato nella Sezione dei codici riguardanti lo specifico componente a pressione in esame. È opportuno precis are che l’ASME IX, s alv o d i v e rsi accordi contrattuali, non è applicabile ai componenti strutturali diversi da quelli previsti dai codici ASME/API. Per quanto riguarda la validità e la scadenza delle qualifiche dei saldatori e degli operatori di saldatura, occorre far riferimento al QW 322.1 dell’ASME IX che prevede il decadimento della qualifica solo per interruzione dell’attività per un periodo superiore a sei mesi “QW 322.1(a)” e/o per scarsi risultati qualitativi durante la produzione “QW 322.1(b)”. È quindi implicitamente richiesto una idonea organizzazione al Fabbricante che deve garantire anche la corretta registrazione delle condizioni di cui ai QW suddetti. Inoltre devono essere rispettate le limitazioni della Sezione del Codice applicabile (vedi p.e. UW 29 ed in particolare quanto riportato al UW 29 punto 2(d) nel cas o dei recipienti pro g e t t a t i secondo ASME VIII Div. 1). In conclusione il mantenimento della validità delle qualifiche dei saldatori e degli operatori secondo ASME IX è legata ad una sorveglianza continua (dell’attività e dei risultati) che deve essere effettuata da parte dell’azienda ed opportunamente documentata. Ricordiamo infine che il Codice ASME richiede la stessa organizzazione al Fabbricante anche per il rilascio iniziale delle stesse qualifiche. Antonio Pandolfo - IIS CERT Dalle Associazioni Cambiamento e innovazione secondo i produttori delle apparecchiature e dei consumabili Per fare il punto dell’anno 2011 che sta p e r te r m in a re e guardare al 2012, vediamo di divedere l’analisi in tre parti M ERC ATO - COMUNICA ZIONE ASSOCIAZIONE. Il Mercato ci porta immediatamente ad analizzare la situazione economica e finanziaria. In un momento come l’attuale, di fronte ad almeno 3-5 anni molto difficili, è indispensabile guardare al futuro. Non usiamo la sfera di cristallo ma possiamo tenere in evidenza alcuni elementi: • I diversi soggetti economici che convivono nella filiera del nostro settore • L’orientamento delle strategie d’impresa • Le trasformazioni negli assetti delle industrie e aziende che operano nel settore • La dinamica della domanda interna che sarà molto compressa. Alcune risposte, ascoltando il mercato e le nostre aziende associate, possiamo darle: • Le aziende cercheranno di allargare il contatto modificando il percorso di filiera per arrivare ai vari tipi di utenza • L’utente finale avrà una nuova categoria, oltre alle canoniche B2C e B2B si aggiungerà l’artigiano • Si dovrà tener conto delle nuove tecnologie sui rapporti commerciali • Le m icroim pres e ar tigiane e le medio/piccole imprese, che caratteriz z ano l’econom ia naz ionale avranno delle modificazioni • Come si muoverà la distribuzione, dalla GDS al ferramenta, è difficile prevederlo. La tecnologia e l’evoluzione normativa prevedono già il percorso dei prossimi 3-5 anni. Non vogliamo entrare nell’analisi delle scelte tecnologiche e produttive delle aziende del nostro settore perché significherebbe probabilmente e nt r are nelle aree r is er vate delle aziende. Riservate perché sicuramente l’applicazione di nuove tecnologie costruttive, le situazioni finanziarie, il cambiamento della domanda e l’allargamento delle aree sono il segreto di ogni azienda. Possiamo però analizzare il mercato che ci riguarda per l’anno 2011 e le percezioni che hanno le aziende associate ad ANASTA. Il risultato delle rilevazioni statistiche ANASTA del mercato nazionale della Saldatura e Taglio nel 3° trimestre 2011 mette in evidenza luci ed ombre. Le quantità di prodotti consumabili per saldatura vendute in Italia nei primi 9 mesi dell’anno sono diminuite del 2% a confronto dello stesso periodo del 2010. Se analizziamo il terzo trimestre a confronto dello stesso periodo del 2010 le ombre superano le luci con un risultato negativo di consumi in quantità del 10%. Il segno negativo peggiore è quello degli elettrodi rivestiti (-15%), che caratterizz ano una lavor az ione t i p i c a me n t e manuale. Se per gli elettrodi l’intermediazione dei rivenditori può avere influenzato il risultato riducendo al minimo le scorte, per i fili MIG MAG la filiera per arrivare all’utilizzatore è mista e comunque le scorte di magazzino non influiscono. Il risultato del primo semestre 2011, - 7,3% in quantità e + 4,5% in valore. È prevedibile che anche nel terzo trimestre 2011 ci siano ancora 12 punti di differenza tra quantità e valore, ma esclusivamente dovuto agli aumenti dei costi delle materie prime quali acciaio, minerali ecc.. Aumenti che spesso, a causa della continua variabilità, non si riescono a riportare sul mercato per le evoluzioni del mercato di cui abbiamo parlato prima. La percezione per i prossimi sei mesi, delle aziende associate ad ANASTA che Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 873 Dalle Associazioni producono prodotti consumabili per saldatura, sono negative. Le vendite in valore sul mercato nazionale delle macchine per la saldatura ad arco, si mantengono sostanzialmente stabili (-2%) con le variazioni che ritroviamo nelle quantità dei prodotti di consumo. Il breve periodo analizzato, che si riduce a due mesi di lavoro, non permette di fare delle analisi delle vendite di “Automazione Saldatura e Taglio”. Si può concludere che gli investimenti produttivi sia di macchine da taglio che di robot e automazione saldatura in genere danno segnali di ripresa dopo periodi molto negativi. Dunque, se per il primo semestre 2011 abbiamo affermato che in ambito nazionale il settore ha ripreso il proprio andamento controllato e positivo dopo la caduta dell’anno 2009 nei confronti del 2008 (-37%) e il rimbalzo nel 2010 (+7,2% sul 2009), in questo ultimo periodo dell’anno il nostro settore evidenzia previsioni prevalentemente negative. La Comunicazione di ANASTA nell’anno 2011 ha utilizzato come mezzo l’evento SALDAT Forum nella sua seconda edizio n e , c h e s i è sv ol t a i l 14 ot t obr e scorso. Il tema che avevamo posto a tutti gli attori coinvolti era: 874 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 • “Promuovere l’industria della Saldatura e Taglio, Tecnologia, Sicurezza, Qualità, Efficienza e Innovazione”. Le aziende produttrici, le associazioni, l’Istituto Italiano Saldatura e le riviste avevano risposto al meglio agli argomenti del tema per la parte di loro competenza. Le aziende produttrici si sono presentate con stand come punto di incontro che evidenziava le loro caratterizzazioni ed hanno poi prodotto delle relazioni tecnico-commerciali che hanno fatto avvicinare il variegato pubblico ad argomenti tecnici con presentazioni chiare per capire le applicazioni. Nell’area “meeting-point” le associazioni ACAI , ANIMA, ASSOFERMET e FNDI hanno accolto i visitatori illustrando le loro attività ed organizzazioni. L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA, con i propri esperti di “IIS CERT”, ha potuto rendere comprensibili alcuni argomenti normativi durante i momenti di formazione. ANASTA ha chiesto la collaborazione dei componenti delle proprie Commissioni Tecniche, per illustrare le norme tecniche del settore e fornire suggerimenti per ogni Gruppo Professionale. Un’anteprima molto apprezzata è stata la distribuzione di un volantino preparato dal 1° Gruppo Professionale relativamente alle raccomandazioni per la “ Manutenz ione delle attre zza t u re ossigas”. Il documento è stato redatto il collaborazione con l’associazione francese Symop e verrà diffuso da tutte le associazioni europee aderenti ad EWA (European Welding Association). Le presentazioni fatte dalle Associazioni di categoria ACAI, ANIMA, ASSOFERMET, FNDI hanno coperto tutta la filiera della Saldatura e Taglio dalla produzione, alla distribuzione nelle varie forme, all’utilizzatore specializzato ad alta qualificazione. Tutto questo è il risultato positivo dell’evento, oltre ad es s ere st a t o u n momento di incontro tra operatori del settore Saldatura e Taglio. Dalle Associazioni Non hanno risposto in modo soddisfacente i visitatori utilizzatori e distributori. Le motivazioni vanno cercate nel difficile momento economico nazionale, ma anche nell’affollamento di eventi dedicati ai settori interessati ed anche specializzati nella Saldatura e Taglio. È mancato lo spirito corporativo del mestiere ed è prevalso quello della singola azienda. L’ANASTA evolve ma non cambia Abbiamo parlato prima di evoluzioni nelle varie aree di vario tipo, anche l’associazionismo deve adeguarsi. Deve fare “sinergie e sistema”. Per aumentare la capacità di analisi del mercato ed il peso del settore Saldatura e Taglio, dal 2012 l’ANASTA diventerà una associazione aderente ad ANIMA, storica e potente federazione di categoria del mondo della meccanica italiana. Le az iende as s ociate ad ANASTA potranno così usufruire di servizi che le supportino per l’export ed a valorizzare l’attività tecnica di normazione. Ad ANIMA aderiscono la maggioranza e le più importanti associazioni delle aziende utilizzatrici della Saldatura e Taglio. Ora tocca ad ANASTA fare sistema e coinvolgere le aziende associate. Nel 2011 l’abbiamo fatto in SALDAT Forum, nel 2012 lo faremo anche con uno studio per definire la filiera economica e logistica dei prodotti per Saldatura e Taglio. È stato già definito per l’anno 2012 un programma comune di formazione della distribuzione con ASSOSIC, l’associazione dei dispositivi di protezione individuale. Oltre il 50% del prodotto “Saldatura e Taglio” passa per la distribuzione; la formazione dell’addetto alle vendite al banco è fondamentale per garantire la sicurezza di prodotti al cui scopo sono stati studiati e prodotti. Un ruolo importante l’ha già avuto il r appor to di ANASTA c o n l ’ “A re a Tecnica” di ANIMA, che ci permette di intervenire a livello di autorità locale ed europea per la definizione dell’applicazione del regolamento REACH e l’evoluzione della Direttiva EMF. Il responsabile della “internazionalizzazione” di ANIMA è stato coinvolto per organizzare la partecipazione delle aziende del nostro settore ad eventi e fiere all’estero soprattutto extra CE. U na pr im a ipotes i è l o “S T A N D ITALIA” alla fiera di ESSEN del Settembre 2013. Oltre al peso della “piccola” saldatura, l’ingresso in ANIMA porterà a sinergie organizzative e logistiche che permetteranno un non trascurabile vantaggio economico. Giuseppe Maccarini Presidente ANASTA Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 875 Normativa Tecnica Commissione Saldature dell’UNI Sottocommissione Mista Saldature / Uniplast “Saldatura delle materie plastiche - SMP” Si è svolta a Genova, il 27 Settembre 2011, una riunione della Sottocommissione mista Commissione Saldature dell’UNI / UNIPLAST “Saldatura delle materie plastiche - SMP” presieduta dal Dott. Ing. Franco Lezzi dell’IIS. D o p o la r itual e approv azi one de l verbale della seduta precedente, alla Sottocommissione è stato presentato un documento contenente una proposta per la qualifica del procedimento di saldatura di sistemi di tubazioni in polietilene per il trasporto e distribuzione di gas combustibili, acqua ed altri fluidi in pressione preparata da un gruppo ad hoc coordinato dal Sig. Pierpaolo Frassine. Al termine della presentazione, pur ritenendo il lavoro svolto di alto livello tecnico, è stato avviato un ampio dibattito tra i membri sulla opportunità di proporre al mercato dei sistemi di tubazione in pressione di polietilene una simile norma. Viste le divergenti posizioni manifestate, il Presidente ha invitato i Membri presenti ad esprimere singolarmente la propria posizione in merito. Al termine della consultazione la Sottocommissione ha deciso di fare intraprendere al documento l’iter per la pubblicazione come Specificazione Tecnica. Il Presidente ha quindi introdotto il punto successivo all’O.d.G. riguardante l’esame delle osservazioni pervenute in fase di inchiesta pubblica sui progetti di revisione delle norme UNI 10521 e UNI 10761 dopodiché, per motivi personali, ha abbandonato la seduta cedendo la conduzione della riunione a Gianluigi Moroni dell’ UNIPLAST. Prima di esaminare in dettaglio le suddette osservazioni, su iniziativa di alcuni Membri, è stata aperta una discussione sull’opportunità di mantenere o meno l’inserimento, effettuato al punto 4.2 de l la propos ta di revis ione della UNI 10521, del riferimento alla norma ISO 12176-2 come alternativa alla UNI 10566. A conclusione dell’ampio dibattito, non risultando possibile una soluzione condivisa, è stato deciso di effettuare una inchiesta, via mail, tra tutti i Membri SMP fornendo loro le motivazioni pro e contro tale inserimento e chiedendo di esprimersi in proposito entro la fine di Ottobre. Moroni ha quindi invitato i Membri all’esame delle osservazioni pervenute in fase di inchiesta pubblica. Dopo ampio ed approfondito dibattito sui rilievi effettuati sulle due revisioni di norma, UNI 10521 e UNI 10761, sono state concordate le risposte da fornire agli autori delle osservazioni, che saranno anche inviate all’ UNI, nel più breve tempo possibile. Moroni, quindi, nella sua veste di Segretario Tecnico del WG 16 “Welding of thermoplastics” del CEN TC 249 “Plastics”, ha fornito un dettagliato resoconto sull’attività in corso comprendente tra l’altro la proposizione al CEN di nuovi Work Item sul coordinatore di saldatura e sulla qualificazione della procedura di saldatura sulla base delle corrispettive norme e proposte italiane e la revisione delle norme EN 12814-3, EN 14728, EN 13100 parti 1 e 2. In ultimo Moroni ha informato della volontà dell’ Ing. Murgia di recedere dal ruolo di Coordinatore del WG. La prossima riunione della Sottocomm is s ione è s tata fis s at a p e r i l 2 4 Gennaio 2012. Geom. Sergio Giorgi Segretario Commissione Saldature dell'UNI Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 877 Dalle Aziende Nuovi consumabili di alta precisione per taglio inclinato e robotizzato a basso amperaggio Thermal Dynamics ha il piacere di a n n u n c ia re i l l anc i o di una nuov a gamma di consumabili che offrono migliore qualità di taglio per applicazioni robotizzate e di taglio inclinato a basso amperaggio. Sono state annunciate due nuove serie di consumabili per taglio inclinato a 15 e 30 ampere con i quali ottenere risultati straordinari su materiali molto sottili a basse velocità di taglio, da usare con generatore di alta precisione Ultra-Cut e torcia robotizzata per taglio al plasma XTR. Se la torcia è montata su un supporto porta torcia a molla, la qualità di taglio è confrontabile con i risultati ottenuti con taglio laser. La qualità di taglio su materiali sottili può essere ancora migliorata se si usa Automatic Gas Console, la tecnologia avanzata di Thermal Dynamics per la gestione del gas. I più recenti profili di gestione del gas riducono il tempo necessario a eliminare il gas di preflusso una volta iniziato il taglio, riducendo la necessità di eccessivi preliminari e migliorando la qualità di taglio nei tagli di corta durata. Thermal Dynamics è in attività da oltre cinquant’anni, e offre una gamma compl eta di s is tem i di taglio all’arco plasma, dagli apparecchi portatili monofase per le applicazioni fai da te ai più sofisticati sistemi di taglio al plasma ad alta velocità per le lavorazioni di alta precisione. THERMADYNE ITALIA Srl Via Bolsena 7 20098 San Giuliano Milanese (MI) Tel. 02 36546801 - Fax 02 36546840 www.thermadyne.com Nasce Trafimet Distribution Trafimet, marchio italiano presente sul mercato industriale da oltre 30 anni, annuncia la nuova fusione Trafimet SpA e Ferro Srl dando vita alla Trafimet Distribution! Il Gruppo Trafimet si presenta a livello internazionale con filiali e partner locali che promuovono le sue tre fondamentali linee di business, gli OEM, i professioni- sti della saldatura e del taglio plasma, in cui opera Trafimet PRO e oggi la TRAFIMET DISTRIBUTION. Trafimet Distribution nasce nel 2012 ed è una divisione del Gruppo che segue il mercato della Distribuzione Industriale, la fusione delle due aziende è sinonimo di G ar anz ia, in quanto h a sa p u t o cogliere il m eglio delle d u e re a l t à ponendos i ver s o il m e rc a t o c o me azienda giovane, dinamica, flessibile, e con una marcata esperienza nel settore. Promuovere il Made in Italy, in quanto azienda produttrice, è un altro degli obiettivi, pur non dimenticando mai il giusto livello Qualità / Prezzo. La nuova divisione si presenta con una gamma di prodotti completa, caratterizzata dai migliori marchi presenti nel mercato: Sacit, Ferro e ovviamente Trafimet, accessori per la saldatura e per la protezione individuale, serie completa di torce e ricambi TIG, MIG e PLASMA Trafimet. La Mission di Trafimet Distribution è chiara: essere un partner vicino e affidabile ai suoi clienti della Rivendita, che ogni giorno si spendono per aiutare la professionalità di tutti gli operatori nella saldatura, dallo specialista al semplice hobbista, che comunque ha il piacere e la necessità di eseguire un lavoro ben fatto con un prodotto di alta qualità ed un servizio di altissimo livello. L’evento è stato ufficializzato alla rete vendita in occasione del meeting agenti l’1 e il 2 Dicembre 2011. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 879 Dalle Aziende L’annuncio è stato colto molto positivamente, tanto da garantire un successo assicurato. Trafimet Distribution è oggi rappresentata dal Responsabile Commerciale Italia Signor Giovanni Ferro, Responsabile Programmazione e Sviluppo Signor Oscar Ferro, Responsabile Opertativo e Clienti Direzionali Signor Federico Gazzola, Direttore Commerciale Signor Massimo Corò e dall’Amministratore Delegato del Gruppo Ing. Attilio Imi, più tutta la struttura operativa di Trafimet SpA. TRAFIMET DISTRIBUTION Via Del Lavoro, 8 36020 Castegnero (VICENZA) Italy Tel. +39 0444 739800 Fax +39 0444 739899 info@trafimetdistribution. com www.trafimetdistribution.com Saldatura dell’alluminio: qualità ed esperienza ESAB è il maggior produttore al mondo di fili in alluminio per saldatura, guida lo sviluppo di fili MIG e barrette TIG di grande qualità e rendimento ed offre la gamma più completa di prodotti. Con ESAB, gli utilizzatori possono contare su un supporto ineguagliabile fornito da un produttore di materiali e impianti per saldatura con esperienza globale dei processi e delle applicazioni e presente capillarmente in tutto il mondo. Per saldare l’alluminio con successo occorre innanzitutto scegliere il miglior materiale d’apporto disponibile, per ottenere saldature che superino l’esame ai Raggi-X e per evitare irregolarità di alimentazione del filo, causa di costosi difetti. Alla ESAB, la produzione inizia con la scelta di materie prime con il contenuto più basso possibile di idrogeno, principale causa di porosità. In produzione, applichiamo un esclusivo processo di sbarbatura per rimuovere la pellicola di ossido e produrre una superficie priva di anomalie che possono intrappolare elementi contaminanti, possibile causa di porosità. Al termine, una finitura superficiale con un microscopico strato brevettato di lubrificante privo di idrogeno garantisce qualità eccezionali di scorrimento e riduce l’entità dei fumi. Queste qualità rendono i materiali d’apporto 880 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 ESAB particolarmente adatti ai procedimenti sensibili alla porosità, come la saldatura laser beam o electron beam. L’utilizzo di fili di alluminio in fusti di grande capacità ESAB Marathon Pac (da 25, 80 e 141 kg) consente di saldare per lunghi periodi senza interruzioni con il procedimento MIG o TIG a filo freddo, perché vengono evitati i fermi-macchina per la sostituzione delle convenzionali bobine da 7kg, con un conseguente incremento della produttività. ESAB Marathon Pac è il sistema di confezionamento più sicuro e d e c o logico dis ponibile oggi s ul mercato globale. La facilità di alimentazione del filo è ulteriormente migliorata dalla speciale tecnologia di avvolgimento del filo nel fusto Marathon Pac, che evita attorcigliamenti e torsioni nel filo e consente il deposito di lunghi tratti di saldatura, anche con leghe tipo 5000. Il sistema di raddrizzamento del filo del Marathon Pac consente di utilizzare guaine molto lunghe (>30m), permettendo di collocare i fusti Marathon Pac sul pavimento anziché sui portali. Utilizzando questi fili e curando la manutenzione del sistema saldante con la sostituzione puntuale di guaine e boccole di contatto, si ottiene un processo di saldatura senza problemi per lungo tempo. ESAB ha recentemente pubblicato un manuale di 12 pagine, contenente tutte le informazioni sui materiali d’apporto e le loro applicazioni. ESAB Saldatura SpA Via Novara 57/59 - 20010 Bareggio (MI) Tel. 02 979681 - Fax 02 97289300 www.esab.it Il settore dell’automazione e AUTOMATICA 2012 col vento in poppa Monaco di Baviera. Momento felice per l’industria dell’automazione: l’associazione di settore VDMA Fachverband R obot ik + Autom ation prevede un aumento del fatturato del 37 percento nel 2011, che porterà il giro d’affari alla nuova cifra record di 10,3 miliardi di Euro. Anche per il 2012 si conta su una crescita. A settembre, il rapporto “World Robotics 2011 - Robot industriali” dello Stati- stical Department della International Federation of Robotics (IFR) ha evidenziato la forte crescita delle vendite di robot, +18 percento nel 2011, con previsioni di ulteriori aumenti medi annui del 6 percento fino al 2014. Questa tendenza al rialzo si ritrova anche nelle domande di partecipazione ad AUTOMATICA 2012, il Salone Internazionale dell’Automazione e della Meccatronica. Per questo motivo il numero di padiglioni passerà da quattro a cinque. Con quattro edizioni all’attivo, AUTOMATICA si è affermata come vetrina dell’innovazione per il settore dell’automazione ed è il più grande salone mondiale della robotica. Le domande di partecipaz ione già ar r ivate p e r l a manifestazione, in calendario dal 22 al 25 maggio 2012 nel centro fieristico di Monaco di Baviera, sono superiori alle cifre dell’edizione scorsa. In particolare, l’aumento di richieste dall’estero è superiore al 15%. A settembre 2011 sono oltre 340 le aziende che hanno confermato la propria presenza ad AUTOMATICA 2012 (fra queste, tutti i key player della robotica e dell’automazione), su una superficie di 55.000 metri quadri. A sette mesi dall’apertura del salone, dunque, si conferma la crescente internazionalità della manifestazione: la quota di superficie prenotata da espositori stranieri è attualmente superiore del 40 percento al 2010. Norbert Bargmann, Vicepresidente del Consiglio di Amministrazione di Messe München, si rallegra “che molti espositori, assenti nel 2010 per motivi economici, sono tornati. Inoltre, circa il 10 percen t o d e l l e aziende iscritte parteciperà ad AUTOMATICA per la prima volta”. Una fiera per gli operatori dell’automazione AUTOMATICA è diventata uno dei principali appuntamenti di aggiornamento e informazione per le imprese manifatturiere ed è l’unico che riunisce sotto lo stesso tetto le tecnologie di assemblaggio/manipolazione/movimentazione, robotica e visione industriale. Thilo Brodtmann, Direttore Generale di VDMA Robotik + Automation, spiega: “Con la sua offerta, il salone specializzato AUTOMATICA è la risposta perfetta alle sfide della moderna tecnologia di produzione, con soluzioni che arrivano fino alla produzione ad alta efficienza energetica e all’automazione della costruzione di strutture leggere. Dalle Aziende Le aziende che vogliono aumentare la loro competitività con un’automazione intelligente trovano in fiera un’offerta ben articolata e orientata alle soluzioni”. Wilfried Eberhardt, Managing Director Sales & Marketing di KUKA Roboter GmbH, conferma: “Come costruttori di robot sosteniamo la politica dell’associazione di settore Robotik + Automatio n a ll’ in te r no de l l a V DMA , c he garantisce il suo patrocinio ad AUTOMATICA. L’attività fieristica di Kuka nel 2012 sarà incentrata sulla partecipazione ad AUTOMATICA a Monaco di Baviera come il principale salone di robotica a livello mondiale. Per noi è l’appuntamento più importante, non esiste un’altra fiera nella quale i costruttori di robot siano rappresentati in questa misura”. Ufficio stampa centrale: AUTOMATICA Claudia Huber - Addetta stampa Messe München GmbH Tel. (+49 89) 949 - 21471 Fax (+49 89) 949 - 97 21471 E-Mail: [email protected] Le Nuove UNI EN ISO 3452-5 e 3452-6 ed i Liquidi Penetranti “Extended Temperature Range” (ETR) Le parti 5 e 6 della ISO 3452 riguardano rispettivamente i liquidi penetranti utilizzati “a caldo” (temperature maggiori di 50 °C) e “a freddo” (temperature minori di 10 °C). La grande novità sta nel fatto che in entrambe le norme si precisa che spetta al produttore dei liquidi penetranti di effettuare le prove di qualificazione dei prodotti indicando l’intervallo di temperatura e quindi, citando la norma:“Se i prodotti sono utilizzati entro l’intervallo dichiarato, non sono necessarie ulteriori prove sul posto da parte dell’utilizzatore”. L’onere delle prove e la responsabilità di classificazione e qualificazione spetta quindi al produttore dei liquidi penetranti. La NDT Italiana ha qualificato il liquido penetrante rosso Elite K71B2p per uso ETR (Extended Temperature Range, ovvero temperature di utilizzo più estese). Il K71B2p è qualificato “IIACcde- 2/0 °C-100 °C.” cioè può essere usato da 0 °C a 100 °C. La sigla significa: Tipo II (rosso), Metodo A & C (rimovibili con acqua o con remover), forma c, d/e (sviluppatori sia a base solvente che a base acqua), livello 2 (massimo). Molti i vantaggi applicativi che ne conseguono: ad esempio il poter mettere nelle procedure aziendali una sola terna di penetrante, bianco e remover che coprano tutte le temperature che si devono affrontare nella maggior parte dei casi, e utilizzare subito i prodotti per il controllo risparmiando tempo. Il l iquido Penetr ante Ros s o Elite K71B2p, con lo Sviluppatore Bianco Elite D112A e il Bio Remover/Cleaner Elite BC1 sono qualificati per utilizzo da 0° a 100 °C. Chiedeteci maggiori informazioni adesso! NDT ITALIANA SRL Via del Lavoro 28 20863 Concorezzo (MB) Tel. 039 647590 - Fax 039 647799 [email protected] www.ndt.it Da Panasonic una nuovissima tecnologia di riciclo delle sostanze chimiche impiegate nella produzione di elettronica. Panasonic ha messo a punto una tecnologia innovativa che ricicla le costose sostanze chimiche utilizzate nei processi di produzione di elettronica, con una sensibile riduzione dei costi e dell’impatto ambientale. Kasugai, Prefettura di Aichi, Giappone - Panasonic Environmental Systems & Engineering Co., Ltd., azienda del gruppo Panasonic, ha sviluppato una tecnologia per riciclare le sostanze chimiche utilizzate nei processi di produzione delle apparecchiature elettroniche, com e ad es em pio i so l v e n t i , impiegati nella fase di pulizia. Nei diversi stadi di produzione si ha un notevole consumo di liquido, la maggior parte del quale viene smaltito come rifiuto industriale. La nuova tecnologia di riciclo di Panasonic, che consiste in una particolare tecnica di distillazione e in una particolare tecnologia di miscelazione/erogazione, permette di recuperare all’incirca il 70-95% delle sostanze chimiche, riutilizzabili successivamente nel processo di produzione. Questa nuova tecnologia risponde alle esigenze delle aziende produttrici di elettronica che, a fronte di un’espans ione globale della lo ro a t t i v i t à , vogliano ridurre sia i costi di produzione sia l’impatto ambientale. La società prevede di sviluppare questa attività a livello mondiale, indirizzandola soprattutto agli stabilimenti nel Sud Est Asiatico, con l’obiettivo di generare vendite per cinque m i l i o n i d i y e n nell’anno fiscale che avrà inizio nell’Aprile 2015. Breve descrizione della tecnologia di riciclo delle sostanze chimiche impiegate nei processi di produzione. I processi di produzione dei dispositivi elettronici, come pulizia e separazione, utilizzano grandi quantità di prodotti chimici. Fino ad oggi, i rifiuti chimici erano smaltiti come rifiuti industriali e sottoposti a costosi trattamenti biologici per rimuoverne le componenti chimiche o, in alternativa, venivano riciclati in Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 881 Dalle Aziende siti dedicati. Panasonic Environmental Systems & Engineering aveva già sviluppato una tecnologia di processo che consisteva nella distillazione frazionata e nella raffinazione, al fine di estrarre le sostanze chimiche di processo. Oggi, l’azienda ha ulteriormente migliorato la distillazione frazionata e l’ha associata a una nuova originale tecnologia di miscelazione / erogazione, creando così una tecnologia di riciclo chimico innovativa. Gli stabilimenti che la adotteranno potranno ridurre i costi operativi di oltre il 30% e l’impatto ambientale di oltre il 70%. 1. Distillazione frazionata Le sostanze chimiche utilizzate nei processi contengono impurità quali metalli p e s a n ti, re s in e e ac qua, ol t re al l e sostanze chimiche originali. Questa tec- 882 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 nologia sfrutta i diversi punti di ebollizione delle impurità per separarle tramite distillazione. Mentre la precedente tecnologia era in grado di recuperare solo due diverse sostanze chimiche, la nuova tecnologia può separare e racc ogl i e re da tre a quattro diver s e sostanze. Questo significa che può essere applicata a una gamma più ampia di differenti sostanze di processo. L’attrezzatura consiste in una torre di distillazione, una pompa di circolazione, un condensatore, un serbatoio dell’acqua di recupero, una pompa a vuoto, un evaporatore a film cadente e un serbatoio di raccolta del liquido riciclato. Nello stabilimento, l’apparecchiatura è installata tra l’area di processo del liquido di scarto e l’apparecchiatura di erogazione delle sostanze chimiche. 2. Tecnologia di miscelazione ed erogazione. Se il liquido di scarto del processo di produzione contiene diversi componenti chimici, questa tecnologia miscela tra loro solo quelli necessari nelle quantità richieste, per fare in modo che nella soluzione riciclata abbiano lo stesso rapporto che hanno nella soluzione pura, al fine di riutilizzare la soluzione ottenuta nel processo di produzione. L’apparecchiatura consiste in sensori di densità dei componenti chimici, apparecchiature per la miscelazione e apparecchiature per l’erogazione. PANASONIC ITALIA Viale dell’Innovazione, 3 20126 Milano Tel. 02 67881 Notiziario Letteratura Tecnica Guida all’Eurocodice 2 Progettazione delle strutture in calcestruzzo EN 1992 - 1.1, 1.2 Beeby A. W. e Narayanan R. S., Roma 2 0 11 , 2 1 0 x 2 97 mm, 273 pagi ne , ISBN: 978-88-6310-273-4, € 40,00 La pubblicazione i n i t a l i a no de l l a collana Designers’ Guides to Eurocode s, de l l ’e di t ore londinese Thomas Te l ford, bra c c i o editoriale dell’ICE, Institution of Civil Engineers, è un’importantissima occasione di aggiornamento culturale e professionale, sia per la grande autorevolezza degli Autori dei testi, molti dei quali direttamente coinvolti nella stesura degli Eurocodici, sia per il fatto che essi costituiscono la base da cui deriva la nostra normativa nazionale. Estesi testi esplicativi sugli Eurocodici sono dunque anche esplicativi delle nostre norme. È la prima collana pubblicata in Italia veramente completa e coerente che tratta specificamente pressoché tutti gli Eurocodici (dal Basis of Design, il cosiddetto Eurocodice 0, al 9) in modo organico ed esteso. La collana è stata tradotta da esperti strutturisti, che hanno integrato il testo con note esplicative tese a chiarire il rapporto con le NTC 2008 e gli Allegati Nazionali italiani disponibili, rendendo la collana uno strumento davvero molto utile ed innovativo per i Professionisti italiani. Questa Guida fornisce estese indicazioni sulla progettazione di edifici e strutture di ingegneria civile in calcestruzzo armato basata sulla EN 1992-1-1 (Progettazione delle strutture di calcestruzzo: Regole generali e regole per gli edifici) e indicazioni sulla EN 1992-1-2 (Progettazione delle strutture di calcestruzzo: Regole generali - Progettazione strutturale contro l’incendio). La Guida all’Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo: EN 1992-1.1, 1.2 tratta le strutture gettate in opera e prefabbricate utilizzando calcestruzzo di peso specifico ordinario o alleggerito e si applica a strutture in calcestruzzo semplice, armato e precompresso. Sono state accorpate in quest’unica pubblicazione molte parti separate delle versioni ENV del codice che riguardano l’argomento, insieme a numerosi supporti progettuali quali diagrammi e comodi abachi, nonché esempi numerici svolti passo passo. Le indicazioni della norma vengono discusse e motivate, fornendo una guida utilissima per l’applicazione dell’Eurocodice ed anche, indirettamente, delle NTC 2008, che di fatto da questo derivano strettamente. A questo proposito, numerose e puntuali note del Traduttore relative al confronto con le NTC 2008, integrano il testo originario. È un lettura essenziale per: ingegneri civili e strutturisti, studenti di progettazione strutturale, committenti, autorità pubbliche, ricercatori, docenti, commissioni che redigono le norme, di fatto, chiunque sia coinvolto nell’utilizzo degli Eurocodici. Epc Editore Via dell’Acqua Traversa, 187/189 00135 Roma Tel. 06 332451 http://www.epc.it Quenching and Cooling, Residual Stress and Distortion Control STP 1523 Canale L .C.F. e Nara za k i M . , West Conshohocken 2010 (PA-USA), 150X227 m m , 1 15 6 p a g i n e , ISB: 978-0-8031-7509-9, $ 242,00 L’indagine e l’osservazione dei fenomeni c h e d a n n o origine alle deformazio n i e a l l e dis to r si o n i , e d i relativi metodi di contro l l o , c o n t i nuano ad essere di grande preoccupazione per l’industria di trasformazione dei metalli, in quanto hanno un impatto Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 883 Notiziario negativo sulla garanzia della qualità e sulla produttività. Recentemente numerosi articoli, direttamente o indirettamente correlati a questo argomento, sono stati pubblicati sull’autorevole rivista americana “Journal of ASTM International”. Considerando l’interesse e l’importanza di questi argomenti per l’industria, sono stati scelti, tra tutti quelli più significativi ed interessanti, 59 articoli e raccolti in questa speciale pubblicazione tecnica, edita recentemente dall’ASTM - Select Technical Papers (STP 1523), sponsorizzata in particolare da “ASTM Committee D-2 on Petroleum Products and Lubricants”. Tutti i documenti sono stati organizzati in nove sezioni tematiche riguardanti: la mis u r a e la v a lut a z i one de l fl usso termico durante i trattamenti termici; simulazioni e lo studio di modelli matematici per la valutazione delle deformazioni; lo studio delle deformazioni in relazione alle tensioni residue; la previsione delle deformazioni con metodi matematici; una panoramica dei metodi di tempra e relativi prodotti (olio e acqua); la descrizione del metodo di tempra utilizzando gas di raffreddamento; i metodi di indurimento con trattamento termico; le metodologie di analisi delle curve di raffreddamento; l’ottimizzazione dei trattamenti termici mediante l’analisi di tecniche di dilatometria. ASTM International, 100 Barr Harbor Drive, PO Box C700, West Conshohocken, PA, 19428-2959 (USA) www.astm.org Codici e Norme Norme nazionali Italia CEI EN 60034-2-2 - Macchine elettriche rotanti Parte 2-2: Metodi specifici per la determinazione, mediante prove, delle perdite separate di macchine di grande potenza (2011). 884 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 UNI EN ISO 544 - Materiali d’apporto per saldatura - Condizioni tecniche di fornitura per i materiali d’apporto e per i flussi - Tipo di prodotto, dimensioni, tolleranze e marcature (2011). UNI EN 1090-2 - Esecuzione di strutture di acciaio e di alluminio - Parte 2: Requisiti tecnici per strutture di acciaio (2011). UNI EN 1999-1-3 - Eurocodice 9 - Progettazione delle strutture di alluminio Parte 1-3: Strutture sottoposte a fatica (2011). UNI EN 1999-1-4 - Eurocodice 9 - Progettazione delle strutture di alluminio Parte 1-4: Lamiere sottili piegate a freddo (2011). UNI EN ISO 4136 - Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici Prova di trazione trasversale (2011). UNI EN ISO 5178 - Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici Prova di trazione longitudinale sui giunti saldati per fusione (2011). UNI EN ISO 9012 - Apparecchiature per saldatura a gas - Cannelli manuali ad aspirazione d’aria - Requisiti e prove (2011). UNI EN ISO 9015-2 - Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici Prova di durezza - Parte 2: Prove di microdurezza su giunti saldati (2011). UNI EN ISO 9016 - Prove distruttive sulle saldature di materiali metallici Prove di resilienza - Posizione della provetta, orientazione dell’intaglio ed esame (2011). UNI EN 12666-1 - Sistemi di tubazioni di materia plastica per fognature e scarichi interrati non in pressione - Polietilene (PE) - Parte 1: Specifiche per i tubi, i raccordi e il sistema (2011). UNI EN 14161 - Industrie del petrolio e del gas naturale - Sistemi di tubazioni per il trasporto (2011). UNI EN ISO 17637 - Controllo non distruttivo delle saldature - Esame visivo di giunti saldati per fusione (2011). UNI EN ISO 26304 - Materiali d’apporto per saldatura - Fili elettrodi pieni ed animati e combinazioni filo-flusso per la saldatura ad arco sommerso di acciai ad alta resistenza - Classificazione (2011). USA API SPEC 5CT - Specification for casing and tubing (2011). API RP 2611 - Terminal piping inspection - inspection of in-service terminal piping systems (2011). ASME B16.47 - Large diameter steel flanges N P S 26 through NPS 6 0 metric/inch standard (2011). ASME PTC 6.2 - Steam turbines in combined cycles (2011). ASTM A193/A193M - Standard specification for alloy-steel and stainless steel bolting for high temperature or high pres s ure s ervice and othe r sp e c i a l purpose applications (2011). ASTM A370 - Standard test methods and definitions for mechanical testing of steel products (2011). ASTM G48 - Standard test methods for pitting and crevice corrosion resistance of stainless steels and related alloys by use of ferric chloride solution (2011). AWWA D100 - Welded carbon steel tanks for water storage (2011). AWWA D102 - Coating steel waterstorage tanks (2011). MSS SP 55 - Quality standard for steel castings for valves, flanges, fittings, and other piping components - v i su a l method for evaluation of surface irregularities (2011). SAE AMS2700 - Passivation of corrosion resistant steels (2011). Norme europee EN EN 1598 - Health and safety in welding and allied processes - Transparent welding curtains, strips and screens for arc welding processes (2011). EN 1998-2:2005/A2 - Eurocode 8: Design of structures for earthquake resistance - Part 2: Bridges (2011). EN ISO 9012 - Welding equipment Air-aspirated hand blowpipes - Specifications and tests (2011). Notiziario EN ISO 10863 - Non destructive testing of welds - Ultrasonic testing - Use of time-of-flight diffraction technique (TOFD) (2011). EN ISO 10882-1 - Health and safety in welding and allied processes - Sampling of airborne particles and gases in the operator’s breathing zone - Part 1: Sampling of airborne particles (2011). EN 12201-1 - Plastics piping systems for water supply, and for drainage and sewerage under pressure - Polyethylene (PE) - Part 1: General (2011). EN 12201-2:2011 - Plastics piping s y s te ms f o r wa t e r suppl y, a nd for drainage and sewerage under pressure Polyethylene (PE) - Part 2: Pipes (2011). EN 12201-5 - Plastics piping systems for water supply, and for drainage and sewerage under pressure - Polyethylene (PE) - Part 5: Fitness for purpose of the system (2011). EN ISO 14271 - Resistance welding Vickers hardness testing (low-force and microhardness) of resistance spot, projection, and seam welds (2011). EN ISO 15011-5 - Health and safety in welding and allied processes - Laboratory method for sampling fume and gases - Part 5: Identification of thermaldegradation products generated when welding or cutting through products composed wholly or partly of organic materials using pyrolysis-gas chromatography-mass spectrometry (2011). EN ISO 15609-5 - Specification and qualification of welding procedures for metallic materials - Welding procedure s p e c if ic a tio n - Pa rt 5: Re si st a nc e welding (2011). EN ISO 15792-1:2008/A1 - Welding consumables - Test methods - Part 1: Test methods for all-weld metal test specimens in steel, nickel and nickel alloys (2011). EN ISO 17654 - Resistance welding Destructive tests of welds - Pressure test of resistance seam welds (2011). Norme internazionali ISO ISO 630-1 - Structural steels - Part 1: General technical delivery conditions for hot-rolled products (2011). ISO 630-2 - Structural steels - Part 2: Technical delivery conditions for structural steels for general purposes (2011). ISO 7539-6 - Corrosion of metals and alloys - Stress corrosion testing - Part 6: Preparation and use of precracked specimens for tests under constant load or constant displacement (2011). ISO 10799-1 - Cold-formed welded structural hollow sections of non-alloy and fine grain steels - Part 1: Technical delivery conditions (2011). ISO 10799-2 - Cold-formed welded structural hollow sections of non-alloy and fine grain steels - Part 2: Dimensions and sectional properties (2011). ISO 12633-2 - Hot-finished structural hollow sections of non-alloy and fine grain steels - Part 2: Dimensions and sectional properties (2011). ISO 12679 - Thermal spraying - Recommendations for thermal spraying (2011). ISO 13887 - Cold-reduced steel sheet of higher yield strength with improved formability (2011). ISO 15011-5 - Health and safety in welding and allied processes - Laboratory method for sampling fume and gases - Part 5: Identification of thermaldegradation products generated when welding or cutting through products composed wholly or partly of organic materials using pyrolysis-gas chromatography-mass spectrometry (2011). ISO 15609-5 - Specification and qualification of welding procedures for metallic materials - Welding procedure specification - Part 5: Resistance welding (2011). ISO 16371-1 - Non-destructive testing Industrial computed radiography with storage phosphor imaging plates - Part 1: Classification of systems (2011). ISO 16172 - Continuous hot-dip metallic-coated steel sheet for corrugated steel pipe (2011). ISO 10882-1 - Health and safety in welding and allied processes - Sampling of airborne particles and gases in the operator’s breathing zone - Part 1: Sampling of airborne particles (2011). ISO 23228 - Thermoplastics pipes for the conveyance of fluids - Determination of the stress-rupture resistance of moulding materials using plain strain grooved tensile (PSGT) specimens (2011). ISO 12633-1 - Hot-finished structural hollow sections of non-alloy and fine grain steels - Part 1: Technical delivery conditions (2011). ISO 26203-2 - Metallic materials Tensile testing at high strain rates - Part 2: S ervo-hydraulic an d o t h e r t e st systems (2011). Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 885 Notiziario Corsi IIS Luogo Legnano (MI) Genova Data 23-26/1/2012 Titolo Corso di saldatura di tubi e raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737 ed EWF) Ore -- 23-27/1/2012 20-24/2/2012 19-23/3/2012 16-20/4/2012(1) Corso per International Welding Engineer - Parti I e II (Corso di Specializzazione) 23-27/1/2012 20-24/2/2012 19-23/3/2012 16-20/4/2012(1) Corso per International Welding Technologist - Parti I e II (Corso di Specializzazione) Genova 30/1-3/2/2012 Corso teorico-pratico per operatori (European Adhesive Bonder) 40 Genova 30/1-3/2/2012 Corso celere in saldatura 32 Genova 6-7/2/2012 7-10/2/2012 5-9/3/2012 Corso per International Welding Specialist - Parte III Metallurgia e saldabilità Corso per International Welding Specialist - Parte III Progettazione e calcolo Corso per International Welding Specialist - Parte III Fabbricazione -- Messina (ME) 6-9/2/2012 Corso di saldatura di tubi e raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737 ed EWF) -- Roma 6-9/2/2012 Corso di saldatura di tubi e raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737 ed EWF) -- Genova Organizzatore Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOP Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - [email protected] -- -- Genova 13-14/2/2012 Modulo Base ISO 19011 16 Genova 13-16/2/2012 Corso di saldatura di tubi e raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737 ed EWF) -- Legnano (MI) 14-16/2/2012 Principi generali e qualità nella saldatura in elettronica 24 Genova 15-17/2/2012 Auditor/Lead Auditor Qualità ISO 9001 24 Integrazione pratica al corso “Principi generali e qualità nella saldatura in elettronica” 4 Legnano (MI) 17/2/2012 Legnano (MI) 20-22/2/2012 Problematiche relative alla qualità, al controllo, alla gestione ed all'utilizzo del circuito stampato 20 Mogliano Veneto (TV) 20-23/2/2012 Corso di saldatura di tubi e raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737 ed EWF) -- Legnano (MI) 20-24/2/2012 5-9/3/2012 12-14/3/2012 Corso per International Welding Engineer - Parte III Fabbricazione Legnano (MI) 20-24/2/2012 5-9/3/2012 Corso per International Welding Technologist - Parte III Fabbricazione -- Legnano (MI) Marzo-Giugno 2012 Corso per International Welding Technologist - Parti I e II (Corso di Specializzazione) -- -- (1) In funzione del numero di partecipanti, la parte pratica del corso potrebbe essere svolta anche nella settimana successiva (in alternativa a quella riportata). 886 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Notiziario Corsi IIS (segue) Luogo Data Mogliano Veneto (TV) Marzo-Giugno 2012 Titolo Ore Corso per International Welding Technologist - Parti I e II (Corso di Specializzazione) -- Legnano (MI) 5-8/3 /2012 Corso di saldatura di tubi e raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737 ed EWF) -- Legnano (MI) 5-9/3/2012 Corso per la certificazione secondo standard IPC-7711/7721 Certified IPC Specialist (CIS) - Moduli 1, 3, 4, 5, 6 36 Mogliano Veneto (TV) 6-8/3/2012 Principi generali e qualità nella saldatura in elettronica 24 Mogliano Veneto (TV) 9/3/2012 Integrazione pratica al corso “Principi generali e qualità nella saldatura in elettronica” 4 Legnano (MI) 12-14/3/2012 Corso per la certificazione secondo standard IPC-A-610 Certified IPC Specialist (CIS) 24 Genova 12-14/3/2012 Corso sull’applicazione del D.M. 14 Gennaio 2008 - Corso Base 20 Genova 14-16/3/2012 Corso sull’applicazione del D.M. 14 Gennaio 2008 - Seminario EWF 652-11 per coordinatori di saldatura 20 Legnano (MI) 15-16/3/2012 Corso per la ricertificazione secondo standard IPC-A-610 Certified IPC Specialist (CIS) 16 Legnano (MI) 20-21/3/2012 Corso per la ricertificazione secondo standard IPC-7711/7721 Certified IPC Specialist (CIS) - Moduli 1, 3, 4, 5, 6 16 Mogliano Veneto (TV) 26-28/3/2012 Problematiche relative alla qualità, al controllo, alla gestione ed all'utilizzo del circuito stampato 20 Genova 26-29/3 /2012 Corso di saldatura di tubi e raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737 ed EWF) -- Legnano (MI) 26-30/3/2012 Corso celere in saldatura 32 Organizzatore Corsi di qualificazione per personale addetto alle PND di livello 1, 2 e 3 Modulo Base (MB) Mogliano Veneto (TV) 24-25/1/2012 Modulo di Base per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Priolo (SR) 24-25/1/2012 Modulo di Base per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Legnano (MI) 30-31/1/2012 Modulo di Base per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Modulo Esame Base per livello 3 UNI EN 473/ISO 9712 8 Modulo di Base per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Genova 27/2/2012 Genova 13-14/3/2012 Esame visivo (VT) Mogliano Veneto (TV) 26/1/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 8 Priolo (SR) 26/1/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 8 Legnano (MI) 1/2/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 8 Mogliano Veneto (TV) 8-9/2/2012 Modulo Specifico Saldatura per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 12 Priolo (SR) 8-9/2/2012 Modulo Specifico Saldatura per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 12 16-17/2/2012 Modulo Specifico Saldatura per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 12 Legnano (MI) Genova 29/2/2012 Modulo Esame di Metodo per livello 3 UNI EN 473/ISO 9712 8 Genova 15/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 8 Genova 29-30/3/2012 Modulo Specifico Saldatura per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 12 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 887 Notiziario Corsi di qualificazione per personale, ecc. (segue) Esame radiografico (RT) Genova 21-24/2/2012 Genova 6-7/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Modulo Esame di Metodo per livello 3 UNI EN 473/ISO 9712 16 Legnano (MI) 28/2-2/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Mogliano Veneto (TV) 13-16/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Esame ultrasonoro (UT) Genova 7-10/2/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Genova 13-17/2/2012 Modulo Specifico Operatore Tecniche Convenzionali per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 36 Legnano (MI) 21-24/2/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Mogliano Veneto (TV) 6-9/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Genova 8-9/3/2012 Modulo Esame di Metodo per livello 3 UNI EN 473/ISO 9712 16 Legnano (MI) 12-16/3/2012 Modulo Specifico Operatore Tecniche Convenzionali per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 36 Genova 27-30/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Esame con particelle magnetiche (MT) Genova 24-25/1/2012 Genova Legnano (MI) Mogliano Veneto (TV) Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 28/2/2012 Modulo Esame di Metodo per livello 3 UNI EN 473/ISO 9712 8 5-6/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 31/1-1/2/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Esame con liquidi penetranti (PT) Genova Mogliano Veneto (TV) Genova 26-27/1/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 2-3/2/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Modulo Esame di Metodo per livello 3 UNI EN 473/ISO 9712 8 7-8/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 29-30/3/2012 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 1/3/2012 Legnano (MI) Priolo (SR) Corsi di altre Società Luogo Palermo Data 30/01/2012 Titolo Organizzatore Corso di Formazione per Auditor Sistemi di Gestione per la Qualità AICQ Sicilia [email protected] - www.aicqsicilia.it Salute e Sicurezza dei lavoratori: aggiornamento normativo AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare Roma [email protected] - www.aicqci.it ATEX –Direttiva 1999/92/CE - Impianti nei luoghi con pericolo di esplosione UNI - Centro Formazione Tel. 02 70024379 - 228 [email protected] - www.uni.com Roma 06-08/02/2012 Milano 07/02/2012 Roma 08-10/02/2012 La norma UNI EN ISO 9001:2008 e i Sistemi di Gestione per la Qualità AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Milano 15/02/2012 Come soddisfare i requisiti della nuova Direttiva Macchine 2006/42/CE UNI - Centro Formazione Tel. 02 70024379 - 228 [email protected] - www.uni.com 888 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Notiziario Corsi di altre Società (segue) Luogo Data Titolo Organizzatore Roma 20/2/2012 Audit interni sui Sistemi di gestione: La norma UNI EN ISO 19011:2003 e le tecniche di Auditing AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Roma 21-22/2/2012 Audit interni di Sistemi di Gestione per la Qualità AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Milano 22/2/2012 Applicazione della Direttiva PED 97/23/CE in materia di attrezzature a pressione - Corso Base UNI - Centro Formazione Tel. 02 70024379 - 228 [email protected] - www.uni.com Roma 23/2/2012 Gestione dell’Energia - Requisiti generali e particolari del servizio di diagnosi energetica ANGQ (Roma) [email protected] - www.angq.com Roma 29/2/2012 La UNI EN ISO 9004:2009 AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Milano 5-6/3/2012 Sicurezza funzionale nei sistemi di controllo dei processi industriali. Presentazione della Guida di applicazione della Norma CEI EN 61511 CEI (Milano) [email protected] - www.ceiweb.it Milano 12-13/3/2012 Gestione ed organizzazione della manutenzione UNI - Centro Formazione Tel. 02 70024379 - 228 [email protected] - www.uni.com Roma 12-13/3/2012 Corso Auditor Sistemi di Gestione Ambientale I Modulo AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Roma 12-13/3/2012 Corso Auditor Sistemi di Gestione della Sicurezza I Modulo AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Roma 14-16/3/2012 Corso Auditor Sistemi di Gestione della Sicurezza II Modulo AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Roma 15/3/2012 Applicare i modelli D. Lgs 231/01 in modo semplice ed efficace UNI - Centro Formazione Tel. 02 70024379 - 228 [email protected] - www.uni.com Roma 21-23/3/2012 Corso Auditor Sistemi di Gestione Ambientale II Modulo AICQ CI Associazione Cultura Qualità - Centro Insulare (Roma) [email protected] - www.aicqci.it Mostre e Convegni Luogo Genova Tiruchirappalli (India) Data 19/1/2012 19-22/1/2012 Titolo Organizzatore Seminario Didattico - La failure analysis di componenti saldati: metodologie acquisite ed esperienze Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341373; fax 010 8367780 [email protected] - www.iis.it SOJOM 2012 - International symposium on joining of materials “Joining of materials - cutting edge techinologies for accelerated growth” WRI - Welding Research Institute Bharath Heavy Electricals Limited - Tiruchirappalli (India) Tel. +91 431 2520 266; fax +91 431 2520 770 [email protected] - www.iws.org.in - www.wriindia.com Pordenone 1-4/2/2012 SAMUMETAL - 16° Salone macchine utensili per la lavorazione dei metalli SASME - 10° Salone della subfornitura metalmeccanica Pordenone Fiere S.p.A. (Italia) Tel. +39 0434 232111; fax +39 0434 570415 www.samumetal.it Modena 2-3/2/2012 MOTORSPORTEXPOTECH Mostra convegno internazionale di materiali innovativi ModenaFiere Srl (Italia) Tel. +39 059 848380 - Fax +39 059 848790 [email protected] www.motorsportexpotech.it - www.modenafiere.it Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 889 Notiziario Mostre e Convegni (segue) Luogo Titolo Data Organizzatore 4-7/2/2012 Metal & Steel Saudi Arabia 2012 The 3rd International Exhibition specialized on Steel, Steel Fabrication and Metal Works Fabex Arabia 2012 The largest Exhibition for Steel Fabrication, Tube & Pipe welding and Metal Forming in the Middle East Arabian German Exhibition & Publishing co. Ltd Tel: (00202) 226 32460 / 22629 682; fax (00202) 2261 9545 Mobile: (002) 010666 73344/ 011140 44 946 [email protected] www.metalsteelsaudi.com - www.fabexeg.com Carrara 8-10/02/2012 SEATEC - 10ª Rassegna internazionale di tecnologie, subfornitura e design per imbarcazioni, yacht e navi Carrara Fiere (Italia) Tel. +39 0585 787963; fax +39 0585 787602 www.carrarafiere.com Vicenza 9-10/2/2012 HTDC 2012 - High Tech Die Casting 2012 Associazione Italiana di Metallurgia Tel: +39 02 76021132 [email protected] - www.metallurgia-italiana.net Firenze 28/2/2012 Workshop - Le norme UNI EN 15085:2008 Saldatura dei veicoli ferroviari e dei relativi componenti - Costruttori ed utilizzatori a confronto: traguardi acquisiti e criticità del sistema. L’esperienza italiana ed europea Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341373; fax 010 8367780 [email protected] - www.iis.it Mosca Russia 28-1/3/2012 11th International Exhibition and Conference for Non-Destructive Testing and Technical Diagnostics RSNTTD (Russian Society for Non-destructive Testing and Technical Diagnostics) Tel. +7 (812) 380 6002, 380 6000; fax +7 (812) 380 6001 [email protected] - http://ndt-russia.primexpo.com Düsseldorf (Germania) 28/3/3/2012 METAV 2012 Messe Düsseldorf GmbH Tel: +49 69 756081 [email protected] - www.metav.de Orlando (FL) 6-7/3/2012 Automated Welding Conference AWS - American Welding Society, Miami (FL) Phone: 305-443-9353 x 264; fax (305) 648-1655 www.aws.org/conferences/2012 Jeddah (Arabia Saudita) Lubecca (Germania) 15-16/3/2012 2nd Int. Workshop on Magnetic Particle Imaging in Non-destructive Testing (NDT) Università di Lubecca - Germania Tel. +49 (0) 451 / 500 5410; fax +49 (0) 451 / 500 5403 www.medisert.de Dallas, Texas (USA) 19-23/3/2012 21st Annual ASNT Research Synposium and Spring Conference ASNT - American Society for Nondestructive Testing, Columbus (OH) Tel. +1 614 274 6003; fax +1 614 274 6899 [email protected] - www.asnt.org Toronto (ON) 20-22/3/2012 FABTECH Canada AWS - American Welding Society, Miami (FL) Phone: 305-443-9353 x 264; fax (305) 648-1655 www.aws.org/conferences/2012 Milano 22/3/2012 Convegno - La saldatura nella fabbricazione e nella manutenzione di oleodotti e gasdotti in acciaio: come stanno cambiando processi, materiali, tecnologie e normative Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341373; fax 010 8367780 [email protected] - www.iis.it Aquisgrana (Germania) 26-30/3/2012 International Electron Beam Welding Conference (IEBW). DVS - German Welding Society - Düsseldorf, Germania AWS - American Welding Society IIW- International Institute of Welding Tel. +49 (0)211/1591-302; fax +49 (0)211/1591-300 [email protected] - https://dvs-ev.de/iebw2012 Düsseldorf (Germania) 26-30/3/2012 Tube 2012 Messe Düsseldorf GmbH Tel: +39 02 4779 1444 www.tube.de Düsseldorf (Germania) 26-30/3/2012 Wire 2012 Messe Düsseldorf GmbH Tel: +39 02 4779 1444 www.wire.de Parma 29-31/3/2012 MECSPE Tecnologie per l’innovazione SENAF Milano (Italia) Tel. +39(02) 332039.1; fax. +39(02) 39005289 [email protected] - www.senaf.it/MECSPE 890 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Ricerche Bibliografiche Dati IIS-Data Metallurgia e saldabilità degli acciai ad alta resistenza per condotte (2008-2011) Plastic and damage behaviour of a high strength X100 pipeline steel: Experiments and modelling di TANGUY B. et al., «Journal PVP», V. 85, N. 5/2008, pp. 322-335. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; analisi con elementi finiti; condotte; deformazione plastica; frattografia; meccanica della frattura; microstruttura; modelli di calcolo; propagazione delle cricche; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; prove meccaniche; simulazione. Material development in recent high-grade linepipes di ISHIKAWA N., «Weld. Int.», Novembre 2008, pp. 762-766. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; affidabilità; condotte; corrosione; freddo; gas naturale; Giappone; infragilimento da idrogeno; laminazione; microstruttura; proprietà meccaniche; saldabilità; sismico; solfuri; sviluppo; tenacità; trattamento termo-meccanico; ZTA; ZTA a grano ingrossato. Welding of he high grade pipeline steel X80 and description of different pipeline-projects di FELBER S., «Riv. Sald.», Novembre-Dicembre 2008, pp. 843-865. Acciai ad alta resistenza; acciai microlegati; acciai per condotte; composizione chimica; condotte; gas naturale; laminazione; materiale base; materiali d’apporto; parametri di processo; proprietà meccaniche; riparazione; saldatura ad arco; saldatura ad arco sommerso; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; saldatura manuale con elettrodi rivestiti; saldatura TIG; saldature circonferenziali; trattamento termo-meccanico; zona di saldatura; zona fusa; ZTA. Apportion of Charpy energy in API 5L grade X70 pipeline steel di HASHEMI S.H., «Journal PVP», V. 85, N. 12/2008, pp. 879-884. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; analisi con elementi finiti; bassa temperatura; condizioni superficiali; condotte; gas naturale; giunti saldati; innesco delle cricche; pressione interna; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; p ro v e m e c c a n i c h e ; p ro v i n i , s a g g i ; s i m u l a z i o n e ; t e n a c i t à all’urto; tenacità alla rottura; ZTA. Analysis of the susceptibility of pipe steels of different strength groups to thermal strain ageing di EFIMENKO L.A., «Weld. Int.», Dicembre 2008, pp. 900-902. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai per condotte; bassa temperatura; composizione chimica; condizioni di servizio; condotte; infragilimento; meccanica della frattura; microstruttura; operazioni metallurgiche di invecchiamento; proprietà meccaniche; prove meccaniche; valutazione. Hybrid laser-arc pipeline welding di YAPP D. e KONG C-J., «Welding and Cutting», Novembre-Dicembre 2008, pp. 342-345. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; condizioni di processo; condotte; durezza; gas combustibili; gas naturale; industria petrolifera; laser a fibre ottiche; parametri di processo; passata di fondo; procedimenti combinati; proprietà meccaniche; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; saldatura in tandem; saldatura laser; tenacità; velocità. Overview of recent welding technology relating to pipeline construction di KOMIZO Y-I., «Trans. JWRI», Gennaio-Giugno 2008, pp. 1-5. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; condotte; gas naturale; gas naturale liquefatto; Giappone; industria petrolifera; recensione, rassegna; saldabilità; saldatura a fascio elettronico; saldatura ad attrito; saldatura laser. Study of microstructures and properties for girth welding of domestic X70 pipeline steels di YUNTAO L. et al., «China Weld.», Aprile-Giugno 2008, pp. 63-66. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; apparecchiature per uso domestico; condotte; durezza; elettrodi rivestiti; meccanica della frattura; microstruttura; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; prove di trazione; prove meccaniche; saldabilità; saldatura manuale con elettrodi rivestiti; tenacità; ZTA; ZTA a grano ingrossato. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 891 Ricerche Bibliografiche Analysis of conditions causing initiation and propagation of corrosion cracks in zones of circumferential joints on main gas pipelines di MAKHNENKO V.I. et al., «Paton Weld. J.», Maggio 2009, pp. 2-7. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; condizioni ambientali; condizioni di servizio; condotte; corrosione; corrosione di tubi interrati dovuta a correnti vaganti; criccabilità; deformazione; difetti; durata della vita; fattore KIC; giunti saldati; innesco delle cricche; meccanica della frattura; propagazione delle cricche; prove di meccanica della frattura; saldature circonferenziali; tensioni; tensocorrosione; umidità. P re v e n t i o n o f b u r n - t h ro u g h a n d c o l d c r a c k i n g d u r i n g in-service welding of petroleum pipelines di RAMOS F. et al., « A u s t r a l i a n We l d i n g J o u r n a l » , L u g l i o - S e t t e m b r e 2 0 0 8 , pp. 42-48. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai per condotte; analisi con elementi finiti; apporto termico specifico; condotte; criccabilità a freddo; difetti; distribuzione della temperatura; gas naturale; industria petrolifera; ingegneria chimica; modelli di calcolo; operazioni in servizio; parametri di processo; preriscaldo; proprietà meccaniche; riparazione; saldabilità; saldatura manuale con elettrodi rivestiti; saldature d’angolo; simulazione; velocità di raffreddamento; ZTA. Effect of surface layers on the initiation of internal pitting corrosion in oil and gas pipelines di PAPAVINASAM S. et al., «Corrosion», Ottobre 2009, pp. 663-673. Acciai ad alta resistenza; acciai al C; acciai basso-legati; acciai per condotte; acido solfidrico; alta pressione; alta temperatura; canada; CO2; condizioni superficiali; condotte; corrosione; corrosione per vaiolatura; fattori di influenza; flusso; gas naturale; industria petrolifera; interno; microscopia elettronica; prove di corrosione; simulazione; solfuri. Effect of field operational variables on internal pitting corrosion of oil and gas pipelines di DEMOZ A. et al., «Corrosion», Novembre 2009, pp. 741-747. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai per condotte; acido solfidrico; analisi chimica; CO 2 ; condotte; corrosione; corrosione per vaiolatura; diffrazione; effetti locali; gas naturale; industria petrolifera; petrolio; previsione; prove di corrosione; raggi X; spettroscopia. Characteristics of fracture resistance of pipeline material within the zone of defects, risk of di MAKHNENKO V.I. et al., «Paton Weld. J.», Luglio 2008, pp. 2-10. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; carico statico; condotte; corrosione; corrosione atmosferica; corrosione per vaiolatura; fattore KIC; giunti saldati; meccanica della frattura; modelli di calcolo; proprietà meccaniche; temperatura; tenacità alla rottura; tensocorrosione. Effetto della diffusione dell’idrogeno sui fenomeni di environmental assisted cracking di acciai per pipeline in condizioni di protezione catodica di CABRINI M. et al., «Met. Ital.», Febbraio 2008, pp. 15-22. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai microlegati; acciai per condotte; ambiente subacqueo; condotte; corrosione; corrosione di tubi interrati dovuta a correnti vaganti; criccabilità; cricche di fatica; fattori di influenza; idrogeno diffusibile; infragilimento da idrogeno; microstruttura; propagazione delle cricche; proprietà meccaniche; protezione catodica; prove di corrosione; resistenza a fatica; strutture di piattaforme marine; tensocorrosione. 892 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Peculiarities of impact toughness tests of automatic flash butt welded joints on pipes di KUCHUK-YATSENKO S.I. et al., «Paton Weld. J.», Ottobre 2008, pp. 5-10. Acciai ad alta resistenza; acciai microlegati; acciai per condotte; condotte; controllo automatico; frattografia; giunti testa a testa; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; provini, saggi; saldatura a scintillio; tenacità all’urto. Modern tendencies in the erection-welding works di BELOEV M. «Paton Weld. J.», Novembre 2008, pp. 121-124. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai per condotte; condotte; giunti saldati; ingegneria chimica; preparazione dei giunti; procedimenti combinati; saldatura ad arco; saldatura con filo animato; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; saldatura laser; saldatura MAG; saldatura manuale con elettrodi rivestiti; saldatura MIG; tendenze di mercato; trasferimento del metallo. Progress on metallurgical investigation of hic phenomena and development of hic resistant steel (API 5LX-60) di IKEDA A., «WRC Bulletin», 526 2009, pp. 1-34. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai per condotte; acido solfidrico; condizioni superficiali; condotte; corrosione; criccabilità a freddo; industria petrolifera; infragilimento da idrogeno; ingegneria chimica; innesco delle cricche; metallurgia; microstruttura; NACE; norme; propagazione delle cricche; prove di corrosione; recipienti in pressione; saldabilità; tenacità; tenacità alla rottura. Pre-loading fatigue and creep influence on elasto-plastic strain characteristic (X60-13CrMo4-5) di MATEIU H. et al., «BID-ISIM», 1/2009, pp. 37-42. Acciai ad alta resistenza; acciai al Cr Mo a bassa lega; acciai per condotte; analisi elasto-plastica; carico di fatica; condotte; confronti; materiali resistenti allo scorrimento a caldo; proprietà termiche; prove di fatica; prove di scorrimento a caldo; prove di trazione; resistenza a fatica; scorrimento a caldo. Tie-in welding of X100 pipeline steels di LIRATZIS T. e YAPP D., «Riv. Sald.», Luglio-Agosto 2010, pp. 471-476. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; API; condotte; controllo automatico; fili animati; gas di protezione; meccanica della frattura; norme; parametri di processo; passata di fondo; preparazione dei giunti; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; prove meccaniche; saldatura ad arco ad impulsi; saldatura con filo animato; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; tenacità all’urto. Coating composition, weld parameter and consumable conditioning effects on weld metal composition in shielded metal arc welding (API 5L X70) (E9010, E8010) di CONIGLIO N. et al., «Weld. Join.», Settembre-Ottobre 2010, pp. 361-368. Acciai ad alta resistenza; acciai dolci a basso carbonio; acciai per condotte; composizione chimica; condizioni di processo; condotte; elettrodi cellulosici; elettrodi rivestiti; fattori di influenza; parametri di processo; proprietà meccaniche; rivestimenti degli elettrodi; saldatura manuale con elettrodi rivestiti; tenacità; zona fusa. Investigation of the weldability of high-strength pipe steels of X80 strength grade di EFIMENKO L.A. et al., «Weld. Int.», Settembre 2010, pp. 714-717. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai microlegati; acciai per condotte; ciclo termico; condotte; microstruttura; proprietà meccaniche; saldabilità; tenacità all’urto; trattamento termo-meccanico; velocità di raffreddamento; ZTA; Ricerche Bibliografiche Effects of induction heating on properties of X80 longitudinal submerged-arc welding line pipe di CHI Q. et al., «China Weld.», Gennaio-Marzo 2010, pp. 60-64. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; condotte; fattori di influenza; induzione; microstruttura; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; prove di trazione; prove meccaniche; rinvenimento; riscaldamento; saldatura ad arco sommerso; saldatura longitudinale; tempra; tenacità; tenacità all’urto; trattamento termico. D u a l t a n d e m n a r ro w g ro o v e p i p e w e l d i n g ( A P I X 1 0 0 ) d i L I R AT Z I S H . e YA P P D . , « We l d i n g a n d C u t t i n g » , Luglio-Agosto 2010, pp. 234-241. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; ciclo termico; composizione chimica; condotte; corrente elettrica; durezza; microstruttura; operazioni con teste multiple; parametri di processo; proprietà meccaniche; saldatura a lembi accostati; saldatura ad arco ad impulsi; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; saldatura in tandem; torce. Influence of the secondary welding thermal cycle on the microstructure and property of coarse grain heat-affected zone in an X100 pipeline steel di XIAOYONG Z. et al., «China Weld.», Luglio-Settembre 2010, pp. 25-30. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; ciclo termico; condotte; durezza; fattori di influenza; industria petrolifera; microstruttura; proprietà meccaniche; proprietà termiche; prove di rottura dinamica; saldatura a più passate; saldatura ad arco sommerso; simulazione; tenacità; tenacità all’urto; ZTA a grano ingrossato. Double jointing of high strength pipelines (Doc. IIW-2112-10, ex doc. XI-922-09) (X80, X100) di WIDGERY D., «Weld. World», Novembre-Dicembre 2010, pp. R360-R365. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; ciclo termico; condotte; fili animati; fili pieni; meccanica della frattura; procedura di processo; proprietà meccaniche; saldatura ad arco sommerso; saldatura con filo animato; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; scelta; trattamento termo-meccanico; zona fusa. Ultra-high-strength linepipe X100- X 120 di ISHIKAWA N. et al., «Weld. Int.», Settembre 2011, pp. 657-662. Acciai ad alta resistenza; acciai dolci a basso carbonio; acciai microlegati; acciai per condotte; condotte; gas naturale; microstruttura; norme; proprietà meccaniche; saldabilità; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; saldature circonferenziali. Research on submerged arc welding wire for X100 pipeline steel di ZONGYUE S. et al., «China Weld.», Aprile-Giugno 2011, pp. 56-62. Acciai ad alta resistenza; acciai dolci a basso carbonio; acciai per condotte; condotte; fili pieni; microstruttura; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; saldabilità; saldatura ad arco sommerso; tenacità. Non-contact, nondestructive hydrogen and microstructural assessment of steel welds (X80, X100, X52, X65)di KOENIG K. et al., «Journal PVP», V. 87, N. 11/2010, pp. 605-610. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; campo elettromagnetico; condotte; controllo con correnti indotte; controllo non distruttivo; idrogeno; induttanza; infragilimento da idrogeno; microstruttura; misura; operazioni in tempo reale; proprietà elettriche; ricerche e sviluppo; rivestimenti; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; sensori. Capabilities of application of high-strength low-alloy pipe steels for manufacture of high-pressure vessels (X65, X70, X80; X100) di KULIK V.M. et al., «Paton Weld. J.», Febbraio 2011, pp. 43-47. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai dolci a basso carbonio; acciai per condotte; ciclo termico; condotte; durata della vita; durata della vita a fatica; durezza; giunti saldati; microstruttura; proprietà meccaniche; recipienti in pressione; resistenza a fatica; saldabilità; saldatura ad arco sommerso; saldatura TIG; saldatura TIG con flussi attivi. Gas shielding in fibre laser welding of high strength pipeline steel (API X 100) di QUINTINO L. et al., «Weld. Join.», 5 2011, pp. 399-404. Acciai ad alta resistenza; acciai microlegati; acciai per condotte; apporto termico specifico; bagno di fusione; CO2; composizione chimica; condotte; elio; fattori di influenza; forma della saldatura; gas di protezione; laser a fibre ottiche; parametri di processo; penetrazione; plasma; saldatura a foro di chiave; saldatura laser; tensione superficiale. Special features of the evaluation of the weldability of low-carbon high-strength pipe steels di EFIMENKO L.A. et al., «Weld. Int.», Ottobre 2011, pp. 777-783. Acciai ad alta resistenza; acciai dolci a basso carbonio; acciai microlegati; acciai per condotte; aggiunte di elementi di lega; carbonio equivalente; composizione chimica; condizioni di processo; condotte; durezza; fattori di influenza; giunti saldati; proprietà meccaniche; saldabilità; scelta; valutazione; velocità di raffreddamento; ZTA. Double joint girth welding for X100 transmission pipelines di LIRATZIS T. e YAPP D., «Riv. Sald.», Novembre-Dicembre 2010, pp. 757-763. Acciai ad alta resistenza; acciai per condotte; API; ciclo termico; condotte; confronti; durezza; meccanica della frattura; proprietà meccaniche; prove di rottura dinamica; prove meccan i c h e ; s a l d a t u r a a l e m b i a c c o s t a t i ; s a l d a t u r a a d a rc o a d impulsi; saldatura ad arco sommerso; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; saldatura in tandem; tenacità all’urto; tenacità alla rottura; ZTA. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 893 Fonti dei riferimenti bibliografici Riviste italiane e straniere analizzate per la Banca Dati IIS-Data Titolo Acciaio Advanced Materials Processes Alluminio e Leghe Alluminio Magazine Ambiente e Sicurezza sul Lavoro Analysis Europa Anticorrosione ASTM Standardization News ATA Ingegneria Automobilistica Australasian Welding Journal Australian Welding Research Automatic Welding Automazione Energia Informazione Avtomaticheskaya Svarka Befa - Mitteilungen BID-ISIM Biuletyn ISG Boletin Tecnico Conarco Bollettino Tecnico Finsider Bollettino Tecnico RTM Brazing and Soldering Bridge Design & Engineering British Corrosion Journal China Welding Chromium Review Constructia De Masini Costruzioni Metalliche Czechoslovak Heavy Industry De Qualitate Deformazione Der Praktiker Elettronica Oggi Elin Zeitschrift Energia Ambiente Innovazione Energia e Calore Energia e Materie Prime EPE International Esa Bulletin Eurotest Technical Bulletin Fogli d’Informazione Ispesl Fonderia FWP Journal GEP Giornale del Genio Civile Heron Hightech Hitsaustekniikka Hybrid Circuits Iabse Periodica Il Filo Metallico Il Giornale delle Prove non Distruttive Il Giornale delle Scienze Applicate Il Perito Industriale Il Saldatore Castolin Ilva Quaderni Industrial Laser Rewiew Ingegneria Ambientale Ingegneria Ferroviaria Inossidabile Insight International Construction Interplastics IPE International ISO Bulletin J. of Offshore and Polar Engineering Joining & Materials Joining of Materials Joining Sciences Journal of Bridge Engineering Journal of the Japan Welding Society Kunststoffe L’Acciaio Inossidabile Abbreviaz. Acciaio Mat. Processes AL Alluminio Sicurezza Lav. Analysis Anticorrosione ASTM Std. ATA Austr. Wdg. J. Austr. Wdg. Res. Aut. Weld. AEI Aut. Svarka Befa Mitt. BID-ISIM Biuletyn Conarco Finsider RTM Braz. Sold. Bridge Br. Corr. J. China Weld. Chomium Constr. Masini Costr. Met. Czech. Heavy Qualitate Deformazione Praktiker Elettronica Elin Enea E.A.I. Energia Energia EPE Esa Bulletin Eurotest ISPESL Fonderia FWP J. GEP Giornale G.C. Heron Hightech Hitsaust. Hybrid IABSE Filo Metallico Giornale PND Scienze Applic. Perito Ind. Castolin Ilva Ind. Laser I.A. Ing. Ferr. Inossidabile Insight Int. Const. Interplastics IPE ISO Offshore Joining JOM Join. Sciences Jour. Bridge Journal JWS Kunststoffe Acc. Inoss. 894 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 Titolo Abbreviaz. L’Allestimento Allestimento L’Elettrotecnica Elettr. L’Industria Meccanica Ind. Mecc. L’Installatore Tecnico Installatore La Meccanica Italiana Mecc. Ital. La Metallurgia Italiana Met. Ital. La Termotecnica Termotecnica Lamiera Lamiera Laser Laser Lastechniek Lastech. Lavoro Sicuro Lav. Sic. Lo Stagno ed i suoi Impieghi Stagno Macchine & Giornale dell’Officina Officina Macplas Macplas Manutenzione: Tecnica e Management Manutenzione Materialprüfung Materialprüf. Material and Corrosion Mat. Cor. Materials Evaluation Mat. Eval. Materials Performance MP Meccanica & Automazione Mec. & Aut. Meccanica & Macchine di Qualità Mecc. & Macchine Meccanica Moderna Mecc. Moderna Meccanica Oggi Meccanica Mechanical Engineering Mech. Eng. Metal Construction Met. Con. Metalli Metalli Metallurgical and Materials Transactions Met. Trans. Metallurgical B Metallurgical B Metallurgical Reports CRM Met. Rep. Metallurgical Transactions Metallurgical T Metalurgia & Materiais Met. Materiais Metalurgia International Metalurgia Modern Plastics International Plastics Int. Modern Steel Construction Steel Constr. NDT & E International NDT & E Int. NDT & E International UK NDT & E Int. NDT International NDT Int. Notagil S.I. Notagil Notiziario dell’ENEA Energia e Innovazione ENEA E.I. Notiziario dell’ENEA Sic. e Prot. ENEA-DISP. Notiziario Tecnico AMMA AMMA NRIM Research Activities NRIM Research NT Tecnica e Tecnologia AMMA NT AMMA Oerlikon Schweissmitteilungen Oerlikon PCB Magazine PCB Perito Industriale Perito Ind. Petrolieri d’Italia Petrolieri I. Pianeta Inossidabili Inox Plastic Pipes Fittings Plastics Prevenzione Oggi Prevenzione Produttronica Produttronica Protective Coatings Europe PCE Przeglad Spawalnictwa Pr. Spawal. Quaderni Pignone Pignone Qualificazione Industriale Qualificazione Qualità Qualità Rame e Leghe CU Rame Notizie Rame Research in Nondestructive Evaluation Research NDE Revista de Los Trat. Ter. y de Superficie Tratersup Revista de Metalurgia Rev. Met. Revista de Soldadura Rev. Soldadura Revue de la Soudure Rev. Soud. Revue de Metallurgie CIT Revue Met. CIT Revue de Metallurgie MES Revue Met. MES Ricerca e Innovazione Ric. Inn. Riv. Infortuni e Malattie Professionali Riv. Inf. Rivista di Meccanica Riv. Mecc. Rivista di Meccanica Oggi Riv. Mecc. Oggi Rivista di Meccanica International Riv. Mecc. Inter. Rivista Finsider Riv. Finsider Rivista Italiana della Saldatura Riv. Sald. Titolo Schweissen & Pruftechnik Schweissen und Schneiden Schweisstechnik Schweisstechnik Science and Technology of W and J Seleplast Sicurezza e Prevenzione Skoda Review Soldadura e Construcao Metalica Soldadura y Tecnologias de Union Soldagem & Inspecao Soldagem & Materiais Soldering & Surface Mount Technology Soudage et Techniques Connexes Souder Stahlbau Stainless Steel Europe Stainless Steel World Stainless Today Steel Research Structural Engineering International Sudura Surface Engineering Svarochnoe Proizvodstvo Sveiseteknikk Svetsaren Svetsen Technica/Soudure Technical Diagnostics and NDT Testing Technical Review Technische Uberwachung Tecnologia Qualidade Tecnologie e Trasporti per il Mare Tecnologie per il Mare Teknos The Brithis Journal of NDT The European Journal of NDT The International Journal of PVP The Journal of S. and E. Corrosion The Paton Welding Journal The TWI Journal The Welding Innovation Quarterly Tin and Its Uses Transactions of JWRI Transactions of JWS Transactions of NRIM Ultrasonics Unificazione e Certificazione Università Ricerca Unsider Notizie di Normazione Varilna Tehnika Westnik Maschinostroeniya Welding & Joining Welding & Joining Europe Welding and Metal Fabrication Welding Design and Fabrication Welding in the World Welding International Welding Journal Welding Production Welding Review International WRC Bulletin WRI Journal Zavarivac Zavarivanje Zavarivanje I Zincatura a caldo Zis Mitteilungen Zis Report Zvaracske Spravy Zváranie Abbreviaz. Sch. Pruf. Schw. Schn. Schweisst. Sch. Tec. Weld. Join. Seleplast Sicurezza Skoda Soldadura Sold. Tec. Inspecao Soldagem Soldering Soud. Tecn. Con. Souder Stahlhau Stainless Eu. Stainless World Stainless Steel Engineering Sudura Surface Svar. Proiz. Sveiseteknikk Svetsaren Svetsen Tech. Soud. NDT Testing Tech. Rev. Techn. Uberw. Qualidade Tec. Tra. Mare Tec. Mare Teknos Br. Nondestr. European NDT Journal PVP Corrosion Paton Weld. J. TWI Journal Weld. Innovation TIN Trans. JWRI Trans. JWS Trans. NRIM Ultrasonics Unificazione Università Unsider Var. Teh. – Weld. Joining Weld. J. Europe Welding Weld. Des. Weld. World Weld. Int. Wdg. J. Weld. Prod. Weld. Rev. WRC Bulletin WRI J. Zavarivac Zavarivanje Zavariv. Zincatura ZIS Zis Zvaracske Zváranie 94 -67 035 N:0 1 ISS 201 bre -Dicem 5-6794 Novem bre ISSN:003 - Bim est rale bre 2011 ento -Otto mbre pplem + Su Sette e IP strale - Co ntien - Bime lemento rio ina e ord IP + Supp rçu - Tax e Pe sa Pa gata Contiene ario - Tas ordin ordinario nova” B Ge Perçue . A.P . 70% , DC ta - Taxe Paga - Taxe Perçue III - N. Ita lian od ella Sa lda tura 5 * 20 * 11 Num ero 2011 5 Sped Tassa N. 6 * 20 11 Nu me 20 ro 6 11 Italian e Sp A- Genova” ste DCB : “Po 70%, libero . A.P. reg ime - Sped - Tar iffa ne SpA nova (I) te Italia , 15 – 161 41 Ge e liber o: “Pos isagn o Istria fa regim ngob (I) - Tarif tura – Lu Genova lla Sa lda 16141 o de , 15 – Istitu to Ita lian Istria 15 – 16141 isagno Istria, ra – Lungob obisagno Genova DCB 70%, d. A.P. - Spe ne SpA te Italia – Lung libero: “Poste regime (I) - Tariffa ata - Taxe a Pag Tass -a nn o LX III - Saldatura Genova” 70%, DCB - Sped. A.P. Italiane SpA ordinari Perçue Istituto Italiano no della della Saldatu o: “Pos me liber fa regi - Tarif ova (I) 1 Gen to Italia Con rio ordina çue e Per - Tax – 1614 a, 15 no Istri – Lun gobisag no della g Aspettative e darvinismo sociale, 1, 20. Utile o inutile? Questo è il problema, 2, 142. Impedimenta, 3, 280. Professionals, 4, 458. La chiesetta di Transacqua, 5, 620. Franza o Spagna, 6, 770. Indice 2011 • Vulne r abilità de i giunti s aldati e me ccani sm i di danne ggiame nto attivi ne gli impianti di processo petrolchimici: affidabilità mediante la programmazione dell’ispezione basata sul rischio (RBI) - Parte I (G. Canale, M. De Marco, S. Pinca), 3, 323-337. • Criteri generali per l’esecuzione di giunzioni permanenti testa a testa in tubazioni di vetroresina con il procedimento della laminazione (R. Frassine), 3, 339-345. • Il DAU: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura e microforatura a laser - 2ª Parte - La microforatura a laser e le sue applicazioni industriali (G. Daurelio), 3, 347-363. • Gli effetti del degrado da fatica e corrosione sui ponti ferroviari in carpenteria metallica: un approccio integrato per la valutazione della vita residua (R. Landolfo et al.), 3, 367-377. ARTICOLI Effetti metallurgici dei trattamenti termici negli acciai al C-Mn, microlegati, bonificati e basso-legati al nichel (L. Costa), 1, 23-33. a Un p Italia 7 Ma 26-2 Istituto Istituto a Saldatur ata EDITORIALE • la gestio 2011 il enza sul ldatur a - an no LX atura i Sald 6 d i l a n S : S atura Nazio a OLSN rnate di GeBnIToAvLUMstTOaGtura e saonlde completa La c if r a in gr asse tto i ndi c a i l numero della Rivista. • • • • • • III no LX - an de ll’Is titu to Numeroto4 Ita 2011 liano della Sa Istitu estrale - Bim ento plem IP + Sup tiene o - Con + Sup e IP sa Pag Genova” libe regime iffa (I) - Tar ova 41 Gen 161 15 – 751 - 900 Istria, « isagno 6 gob « Po – Lun 605 - 750 datura « la Sal 5 o del « 11 In N. questo 2 * 20 numero: ne Org an oU ffic iale Giorto AnticogioOsm2R0u1ss1ort- ninerte, una soluzi Italian 439 - 604 ” Tas 261 - 438 « ova « 4 B Gen 3 « , DC « . 70% d. A.P 123 - 260 - Spe « e SpA 2 Italian « 1 - 122 Orga no Uf ficial e de ll’Istitu impia dei giunti nte rabilità ento attivi negli bilità media lne Vuia ida dei giunti saldati e meccanismi i Vulnerabilità ano cc l nneggiamtrolchimici: aff zione basata Org danneggiamento attivi negli impianti di pe e gli adi da speG nedill’i i ne nich cesso e aziot oneiode processo IGI e TI e petrolchimici: affidabilità mediante In rmicgati al propro pr -ez M regramm rte te e di Pa tu s ur ti la I) a leo: que la programmazione dell'ispezione basata i gao (RB oni en assmoer ld ria ldat ic nzi chi sto risto e sa lle sa esina e di giu sul op ttamtiesetobnu on(RBI) term ellap sul rischio - iParte pr ero: num ti ce de di vetIIror a i tra Inicqu Sald a nun r l’esecuzitubazion num ero dure men manore i de nif o erali pe : ta in ografic in le atura uesto egsilie attaperfor escre urgic ti, bo teri gen testa a tes sett inazione i tr di17636-2: In q re le min ISO la nuova normativa ra lam ga eiolCri sioen talioera om etall lega lloDIS de anenti di mcon la to sul rolla aig allunti n o rm i teCn rom tti m icro controllo radiografico dei giunti saldati:M ntili procedimsuen tr ll leghe dia pu camappe l cont lli d npe agn ser pu Effe -Mn, m ve e m a re li co to con a iv fil in esio Nd:Y at filmless di sa di n ra delleldatu nzaldatur i a tecniche innovative dei al C tura e sa normenzional da sa pe AZ AG u a ri r one allinatu ld i sal e m ov zi d In atu eri 31 sp nv nu att ta di g p o dopo ni ll’eot nto coica nella goni questo nu me fredd re so ci p 1: la Did neora suo Raob Valu ite la iun Didattica iogli aran mi mero: Placc 636cniche menti a ilaz ti d ultra oria llec er il ti leghe to M netr da IS 17 aldati: teteI trag)tta tensionepeed tram dell atu ffetsal Introduzione alle Applic i te itate calc o ad: dalla te sa men peinr la dis ilo di : l’enti ra ISO Dunte e icigiu ti st dealluminio sta az ofzioni troll ione fabb varie di a perloro - litio ed alla saldabilità i gi a fa olo d sta steniti a a netica utt Weld llee pre di la de sul pr Con motive la de au st ri p li ve lle ti g de te p c zz tica ell’a bi a rc B in pres rifica presacrzio polo are mie ra auto A lle impure inossida ffid de tidca cch Did atu rettoidm iz re so sio n g ll’ at io e ld e a ai ie in ne ni ll abil attterazi real app iature ttil Laizza ASM attic di sa cost D pe za de di acci ità ica one dcreini C Effett i E c li ti Did cesso tante cally ImInfluenura TIG o C a c stru in in od atiev C p i ambi prov ratt 2.25C eep k–efa Dtic ttu re - SAT™ Il proarco ro agneti e. as eriz saldat ru ren e e ss AB 1M 26 ta rale a C m ES m io li su adec zaz in apase 05 o-V con IAB - M parestcc n-1e; c caivn ion edimento tizzataRealizzazi es oc pr a u o o icm ed (M one di dhiy: sist robo TECNOELETTRA: heetac Nuov tura pla ica i goiu rileat giunti lda sa D id la cca e sc attica saldat nti per “utensili” perIntrsaldatura ture elt velocità sald i con od ad alta difett nell a ati (Elect uzione al i real a ron Be la sald istici media at am W nte elding ura con fa tubi ) scio el li per a it et tronic i orb i tubi. o istem d fic no Uf Orga ste pagg. : numero 3 Numero 2011 per tura Presid Il contesto ro 1 ed organizzativo lla visioni 2economico Salda eion e de della 10 e pre laz um ero della fabbricazione mediante liano 1 uto nel 20 NRe to Ita 0stit ccanismi Num ti 1einme stitudell’I 2 1 saldatura Italia da dell’I sal2 01 nti di iale ro: “Po 1 Istituto Italiano della Saldatura – Lungobisagno Istria, 15 – 16141 Genova (I) - Tariffa regime libero: “Poste Italiane SpA - Sped. A.P. 70%, DCB Genova” Tassa Pagata - Taxe Perçue ordinario - Contiene IP + Supplemento - Bimestrale Luglio-Agosto 2011 ISSN:0035-6794 ISSN:0035-6794 -Giugno 2011 raio ebb naio-F Gen estrale - Bim nto pleme Numero tien Il repertorio delle pagine dei vari numeri è il seguente: 1 N. In questo anno aatur Sald della Marzo-A 201 liano o Ita titut ll’Is e de cial Uffi LXIII 11 * 20 Tassa Pagata prile 1 ISS 2011 N:0035 ISSN -6794 :0035-67 94 - Contien e IP + Supple mento - Bimest rale Maggio N. 3 * 2011 o LXIII a - ann Saldatur no della to Italia dell’Istitu Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura - anno LXIII - N. 4 * 2011 Ufficiale Organo • Il process “Active Wire” nuova frontiera della tecnologia TAWER di PANASONIC (A. Santamaria), 1, 35-45. • Valutazione dei livelli di tensione residua nelle saldature tramite la pallinatura controllata e i trattamenti termici (M. Beretta), 1, 47-53. • Il contesto economico ed organizzativo della fabbricazione mediante saldatura in Italia (M. Scasso, M. Murgia, M. Pastorino), 4, 481-485. • Controllo ad ultrasuoni di saldature a punti nel settore automotive: dalla teoria all’esperienza in campo (D. Bisi, M. Pomo), 1, 57-62. • La saldatura laser robotizzata per la fabbricazione di componenti in acciaio inossidabile (D. Appendino), 4, 487-501. • Come scegliere un appropriato gas di protezione per migliorare le performance delle saldature MIG e TIG delle leghe di alluminio (J.M. Fortain, S. Gadrey), 2, 145-157. • • Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura e microforatura a laser - 1a Parte: la saldatura a laser (G. Daurelio), 2, 159-165. Vulne r abilità de i giunti s aldati e me ccani sm i di danneggiamento attivi negli impianti di processo e petrolchimici: affidabilità mediante la programmazione dell’ispezione basta sul rischio (RBI) - Parte II (G. Canale, M. De Marco, S. Pinca), 4, 503-513. • ISO DIS 17636-2: la nuova normativa sul controllo radiografico dei giunti saldati: tecniche innovative filmless (S. Rusca), 4, 515-525. • Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep - fatica in apparecchi in pressione realizzati in 2.25Cr-1Mo-V (B. Alborali Guerra et al.), 5, 623-628. • Effetti ambientali su adesivo metacrilato (E. Lertora et al.), 5, 631-639. • Robot per la saldatura a punti (M.T. Todarello), 2, 167-174. • ISO DIS 17636-1: la nuova normativa sul controllo radiografico dei giunti saldati: tecniche convenzionali a film (S. Rusca), 2, 177-187. • High alloyed duplex and austenitic stainless steels. Aspects on welding and fabrication (C.-O. Pettersson et.al.), 2, 189-194. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 895 Indice 2011 • Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche e di controllo nella fabbricazione di reattori in 2¼Cr-1Mo-¼V di grosso spessore (M. Mandina et al.), 5, 641-657. • ll Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici superficiali a laser - 3ª Parte - Efficienza di processo (G. Daurelio), 5, 659-671. • Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici (M. Consonni et al.), 5, 673-683. • Placcatura di apparecchiature in pressione; casistica e scelta delle varie tipologie applicative. Case study: placcature nella fabbricazione dei Coke Drum (M. Del Prete et al.), 6, 773-786. • I trattamenti a freddo dopo saldatura per la distensione ed il miglioramento delle prestazioni dei giunti saldati, 3, 387-400. • Introduzione alle leghe alluminio-litio ed alla loro saldabilità, 4, 537-549. • Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding), 5, 695-704. • La caratterizzazione dei giunti saldati mediante prove meccaniche, 6, 849-860. SCIENZA E TECNICA • Tecniche d’indagine utilizzate nella “failure analysis” (E. Ferrari), 1, 83-84. • Saldatura con laser Nd:YAG di giunti di testa di lamiere sottili in lega di magnesio AZ31 (M. Brandizzi et al.), 6, 789-798. • • Correlazione tra processo di saldatura e i fumi sviluppati: caratterizzazione, analisi e gestione del rischio (L. Costa), 6, 801-810. Evoluzione degli acciai inossidabili per scambiatori di calore a fascio tubiero: gli acciai superferritici (M. Murgia), 2, 221-223. • Avanzamenti nei metodi diagnostici NDT precoci mediante diffrattometrie da materiali e componenti saldati (G. Berti, F. De Marco), 6, 813-825. Nuova vita per il WRC 107: revisione e innovazione dei contenuti con la pubblicazione del WRC 537 (G.L. Cosso), 3, 403-404. • Applicazione degli acciai inossidabili in acqua di mare (M. De Marco), 4, 551-552. • Gli acciai austeno-ferritici in impieghi strutturali: una recente esperienza di valutazione sperimentale della resistenza a fatica dei giunti saldati (M. Lanza), 5, 707-708. • “Retrofitting Engineering for Fatigue Damaged Steel Structures”: dal Giappone un riferimento importante per le attività di riparazione dei danneggiamenti da fatica dei ponti metallici, (S. Botta), 6, 863-865. • • Metodi numerici per il calcolo dell’affidabilità strutturale di saldature sollecitate a fatica (P. Livieri, R. Tovo), 6, 827-835. ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA • Relazione della Presidenza sulla gestione dell’Istituto nel 2010 e previsioni per il 2011, 3, 283-321. • GNS6: la sesta edizione delle Giornate Nazionali di Saldatura richiama 1103 partecipanti a Genova, vicino allo Sc o g l i o di Q u a r to d e i Mille , il 2 6 e 2 7 M aggio 201 1 (G. Costa), 4, 461-478. ISTITUTO INTERNAZIONALE DELLA SALDATURA INCONTRO CON… • Luca Tosto (Walter Tosto S.p.A.), 2, 225-227. • Cécile Mayer (IIW), 3, 409-411. • Giuseppe Maccarini (ANASTA), 4, 555-558. Angelo Moriggi (Fratelli Moriggi Srl), 5, 711-715. • Vibration stress relief treatment of welded high-strength martensitic steel (D. Djuric), 1, 65-72. • • Friction Riveting: development and analysis of a new joining technique for polymer-metal multi-material structures (S.T. Amancio Filho), 2, 197-208. L’ESPERTO RISPONDE • Development of submerged arc welding method in a vertical-up position (R. Sakamoto et al.), 3, 379-385. IIS NEWS • Influence of tolerances on weld formation and quality of laser-GMA-hybrid girth welded pipe joints (J. Neubert, S. Keitel), 4, 527-534. • Real-time monitoring of weld pool during GTAW using i nf r a re d t he r mo g r a p h y a n d a n a ly s is o f infr ar e d thermal images (M. Vasudevan et al.), 5, 685-692. • St udy o n f r i c tio n s tir s p o t w eld in g o f d u al-phas e high-strength steel sheets (R. Ohashi), 6, 837-847. IIS DIDATTICA 2, 229-230; 3, 413; 4, 559; 5, 717-719; 6, 871-872. Comitato Direttivo: • Riunione del 25 Novembre 2010, 1, 87-88. • Riunione del 22 Febbraio 2011, 3, 405-406. • Riunione del 28 Aprile 2011, 3, 406-407. • Riunione del 16 Giugno 2011, 5, 709-710. • Riunione del 29 Settembre 2011, 6, 867-868. Consiglio Generale: • Riunione del 28 Aprile 2011, 3, 407. • Riunione del 24 Maggio 2011, 5, 709. • Riunione del 5 Ottobre 2011, 6, 868-869. • Il processo di saldatura testa a testa con arco rotante costretto magneticamente (MIAB-Magnetic Impelled Arc Butt Welding), 1, 75-81. Assemblea Generale dei Soci: • Riunione del 28 Aprile 2011, 3, 407-408. • Influenza delle impurezze sul profilo di penetrazione nella saldatura TIG di acciai inossidabili austenitici: l’effetto Marangoni, 2, 211-218. IIW-EWF NOTIZIE 896 Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 1, 89-93; 4, 561-565; 5, 721-722. Indice 2011 • Ke y to s te e l/Stahls c hlüs s e l (C .W. Wegst - Ver l ag Stahlschlüssel VEGST GmbH), 3, 425. • Advances in laser materials processing technology: technology, research and application (J. Lawrence, J. Pou, D.K.Y. Low - Woodhead Publishing Limited), 3, 425-426. • Reducing brittle and fatigue failures in steel structures (P.E. Peter Maranian - American Society of Civil Engineers), 3, 426. • Welding and joining of magnesium (L. Liu - Woodhead Publishing Limited), 4, 581. NORMATIVA TECNICA • Duplex Stainless Steels (I. Alvarez-Armas, S. Degallaix Moreuil - John Wiley & Sons Ltd), 4, 581-582. • Design of Steel Structures - Eurocode 3: Design of Steel Structures - Part 1-1 - General rules and rules for buildings (L.S. Da Silva, R. Simões, E. Gervàsio - ECCS-CECM-EKS), 4, 582. • Guida al progetto di strutture in acciaio (M. Antonini, L. Mussinelli, F. Re Cecconi - Maggioli Editore), 5, 735. • Ste e l D e taile r s ’ M anual (A . H a yw a rd, F . Wear e, A.C. Chichester - John Wiley & Sons Ltd), 5, 735-736. • Metallurgy and corrosion control in oil and gas production (R. Heidersbach - John Wiley & Sons Ltd), 5, 736. Sicurezza sul lavoro: la figura del “Preposto” (T. Limardo), 4, 573. • Guida all’Eurocodice 2. Progettazione delle strutture in calcestruzzo EN 1992 - 1.1, 1.2 (A.W. Beeby, R.S. Narayanan - Epc Editore), 6, 883. DALLE ASSOCIAZIONI • LEGGI E DECRETI • Rafforzamento della tutela ambientale dalla responsabilità “amministrativa” (T. Limardo), 2, 233. • L’impresa (in genere) e la sinergia fra l’art. 30 T.U. e il D.Lgs. 231/2001 (T. Limardo), 5, 723-725. ECONOMIA E FINANZA • L’identità valoriale come strumento di gestione della strategia (M. Bressani), 5, 727-728. • Commissione Saldature dell’UNI (S. Giorgi), 1, 95-96. • L’UNI e il processo normativo nazionale (S. Giorgi), 2, 231. • Commissione Saldature dell’UNI, Sottocommissione Mista Commissione Saldatura / UNIPLAST “Saldatura delle Materie Plastiche” (SMP) (S. Giorgi), 4, 571-572. • Commissione Saldature dell’UNI, Sottocommissione Mista Commissione Saldatura / UNIPLAST “Saldatura delle Materie Plastiche” (SMP) (S. Giorgi), 6, 877. SALUTE, SICUREZZA ED AMBIENTE • I dati di pre-consuntivo 2010 e stime 2011 elaborati dall’Ufficio Studi Anima, 1, 97-98. Quenching and Cooling, Residual Stress and Distortion Control STP 1523 (L.C.F. Canale, M. Narazaki -ASM International), 6, 883-884. • Assemblea Generale Ordinaria 2011 dell’Associazione Nazionale Aziende Saldatura e Taglio e Tecniche Affini Milano, 30 Marzo 2011 (G. Maccarini), 3, 415-418. • Il Libro Bianco della Caldareria Italiana, 4, 567-568. CODICI E NORME • Norme nazionali: 1, 108; 2, 242; 3, 426-427; 4, 582-583; 5, 736-737; 6, 884. • Cambiamento e innovazione secondo i produttori delle apparecchiature e dei consumabili. L’ANASTA evolve ma non cambia (G. Maccarini), 6, 873-875. DALLE AZIENDE 1, 99-105; 2, 235-238; 3, 421-424; 4, 575-579; 5, 729-733; 6, 879-882. • Norme europee: 1, 109; 2, 243; 3, 427; 4, 583; 5, 737; 6, 884-885. • Norme internazionali: 1, 109; 2, 243; 3, 427-428; 4, 583; 5, 737; 6, 885. CORSI • Corsi IIS in saldatura e PND: 1, 109-111; 2, 243-246; 3, 428-429; 4, 584-586; 5, 737-740; 6, 886-888. • NOTIZIARIO LETTERATURA TECNICA • Manuale Sicurezza Cantieri II Edizione (V. Mainardi Grafill Srl), 1, 107. • NondestructiveTesting Handbook, Third Edition: Volume 9, Visual Testing (P. Mooew - ASNT), 1, 107-108. • Guidelines on materials requirements for carbon and low alloy steels for H2S-containing environments in oil and gas production (EFC 16) - (3rd Edition) (IoM - Maney Publishing), 1, 108. • Progetto di strutture in acciaio (N. Scibilia - Dario Flaccovio Editore Srl), 2, 241. • Failure mechanisms of advanced welding processes (X. Sun - Woodhead Publishing Limited), 2, 241-242. • Guide to the use of materials in waters (M. Davies, P.J.B. Scott - NACE International), 2, 242. Corsi di altre società: 1, 112-114; 2, 246-248; 3, 429-430; 4, 587-589; 5, 740-741; 6, 888-889. MOSTRE E CONVEGNI • 1, 114-115; 2, 249-250; 3, 431; 4, 589-590; 5, 742-743; 6, 889-890. RICERCHE BIBLIOGRAFICHE DA IIS-DATA • Recipienti in pressione placcati mediante saldatura, 1, 117-119. • Effetti metallurgici dei trattamenti termici, 2, 253-255. • Controllo con tecnologia UT “Phased Array”, 3, 433-434. • Metallurgia e saldabilità del magnesio e delle sue leghe, 4, 593-595. • Corrosione da H2S, 5, 745-747. • Metallurgia e saldabilità degli acciai ad alta resistenza per condotte, 6, 895-897. Riv. Ital. Saldatura - n. 6 - Novembre / Dicembre 2011 897 Organo Ufficiale dell’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Redazione: tel. 010 8341.333/386, fax 010 836.77.80, e-mail: [email protected] Pubblicità - Abbonamenti: tel. 010 8341.392/424, fax 010 8341.399, e-mail: [email protected] La RIVISTA ITALIANA DELLA SALDATURA è lʼorgano ufficiale dellʼIstituto Italiano della Saldatura. Ha una tiratura di 3.500 copie ed è lʼunico Periodico italiano indipendente specializzato nel settore della saldatura e delle costruzioni saldate. Ogni anno vengono pubblicati circa 50 articoli tecnici (metallurgia e saldabilità dei materiali, processi di saldatura, progettazione, fabbricazione, diagnostica industriale, certificazione, prove non distruttive, normativa, didattica, documenti dellʼInternational Institute of Welding (IIW) in lingua originale, ecc.), ed inoltre Informazioni Tecniche e Rubriche Giuridiche, Attività dellʼIIS, Letteratura Tecnica, Codici e Norme, Corsi, Mostre, Ricerche Bibliografiche, notizie dalle Aziende e dalle Associazioni. Lʼabbonamento comprende anche la spedizione gratuita del supplemento elettronico settimanale “Saldatura Flash”. PREZZI Abbonamento 6 numeri (1 anno): per l’Italia: € 100,00 per l’estero: € 170,00 Copia singola o arretrata: per l’Italia: € 26,00 per l’estero: € 35,00 Il sottoscritto: Nome:________________________ Cognome:____________________________ Titolo:_____ Società: _______________________________________________________________________ Via ______________________________________________ N.:________ Cap: _____________ Città: _____________________________________________________________ Prov: _______ C.F. / P.I.:_______________________________________________________________________ Tel.: ____________________________________ Fax: _________________________________ E-mail: ________________________________________________________________________ si abbona alla Rivista Italiana della Saldatura per un anno a partire dal primo numero raggiungibile. Il versamento di € ____________ è stato effettuato in data _________________ tramite: (barrare la casella di interesse) Bonifico bancario intestato allʼIstituto Italiano della Saldatura Banca Intesa San Paolo – Filiale di Genova. Cod. IBAN IT 64 L 03069 01481 000038100145 CC Postale n. 17144163 intestato a Istituto Italiano della Saldatura Data: ___________________ Firma: __________________________________________ USCITE 2012 Rivista 1 / 2012 Rivista 2 / 2012 Rivista 3 / 2012 Uscita: 28 Febbraio 2012 Uscita: 30 Aprile 2012 Uscita: 30 Giugno 2012 Rivista 4 / 2012 Rivista 5 / 2012 Rivista 6 / 2012 Uscita: 15 Settembre 2012 Uscita: 31 Ottobre 2012 Uscita: 15 Gennaio 2013 RISPEDIRE UNITAMENTE AL COMPROVANTE DI VERSAMENTO AL FAX 010 83 67 780 Informativa ai sensi Dlgs. 196/2003: Si informa che ai sensi della suddetta legge, la presente domanda firmata conferisce all’Istituto Italiano della Saldatura l’autorizzazione al trattamento dei dati personali in essa contenuti. Inoltre gli stessi dati saranno inseriti nelle nostre banche dati per consentirci l’invio di materiale informativo, pubblicitario e promozionale. Sono riservati al committente tutti i diritti dell’art. 7 della presente legge con l’accorgimento di fare domanda scritta in caso di volontà di recesso o cancellazione nel trattamento dei dati conferiti. Elenco degli Inserzionisti -767-768 ---------758+766 760 -755 --757 751 -752 --4a cop. -----866 836 ---------861 --811 848 878 -826 799 --759 --------756 763 -2a cop. -764 ---753 ----787 -761 --766 ---769 754 ---765 788 ---762 Controcop. ACS ACAI AEC TECHNOLOGY AIPND AIR LIQUIDE WELDING ANASTA ANDIT AUTOMAZIONE AQM ASG Superconductors ASSOMOTORACING BERKENHOFF BIT BÖHLER WELDING GROUP ITALIA C.S.C. CAPILLA CEA CEBORA CGM TECHNOLOGY COM-MEDIA COMMERSALD DRAHTZUG STEIN DVC - DELVIGO COMMERCIALE EDIBIT EDIMET ESAB SALDATURA ESARC ETC OERLIKON EUROCONTROL F.B.I. FABTECH CONSULTING ENGINEERS FIERA ACCADUEO FIERA AFFIDABILITA’ & TECNOLOGIE FIERA ALUMINIUM/COMPOSITES EUROPE FIERA ALUMOTIVE FIERA BIAS FIERA BIMEC FIERA BI-MU FIERA BIMU-MED FIERA DI ESSEN FIERA EXPOLASER FIERA EXPOMECCANICA FIERA LAMIERA FIERA LASER WORLD OF PHOTONICS FIERA MCM FIERA MECSPE FIERA METEF FIERA MOTORSPORT EXPOTECH FIERA QUALITY DAY FIERA SAMUMETAL FIERA SEATEC FIERA TEKNOMOTIVE FIERA VENMEC FIMER FONDAZIONE ALDINI VALERIANI G.E.INSPECTION TECHNOLOGIES GILARDONI HARMS & WENDE HENKEL ITALIA HYPERTHERM Europe B.V. IGUS INE ITW LANSEC ITALIA LINCOLN ELECTRIC ITALIA LINK INDUSTRIES MEDIAPOINT & COMMUNICATIONS MEDIAVALUE MESSER ITALIA NDT ITALIANA OLYMPUS ITALIA ORBITALUM TOOLS OXYTURBO PUBLITEC REMASALD RIVISTA MECCANICA & AUTOMAZIONE RIVISTA TECN’È RIVISTA U & C RIVOIRA SAF - FRO SALTECO SANDVIK ITALIA SAPIO SELCO SE.MAT SEMAT EQUIPMENT SIAD SIGMA INTERNATIONAL SIGMATEK SINCOSALD TECNOELETTRA TECNOMECCANICA TELWIN THERMADYNE ITALIA TQM TRAFILERIE DI CITTADELLA TRAFIMET DISTRIBUTION Viale Abruzzi, 66 - 20131 MILANO Via Leonardo Da Vinci, 17 - 26013 CAMPAGNOLA CREMASCA (CR) Via A. Foresti, 5 - 25127 BRESCIA Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA Via G. Tarra, 5 - 20125 MILANO Via Privata Casiraghi, 526 - 20099 SESTO SAN GIOVANNI (MI) Via Edison, 18 - 25050 PROVAGLIO D’ISEO (BS) Corso F.M. Perrone, 73r - 16152 GENOVA Via Tanari, 68/a - 40024 CASTEL S. PIETRO TERME (BO) Berkenhoffstrasse, 14 - 35452 HEUCHELHEIM (Germania) Via Trieste, 33 - 31016 CORDIGNANO (TV) Via Palizzi, 90 - 20157 MILANO Via Lago Maggiore, 7 - 36015 SCHIO (VI) Via per Telgate - Loc. Campagna - 24064 GRUMELLO DEL MONTE (BG) Corso E. Filiberto, 27 - 23900 LECCO Via A. Costa, 24 - 40057 CADRIANO DI GRANAROLO (BO) Via Adda, 21 - 20090 OPERA (MI) Via Serio, 16 - 20139 MILANO Via Bottego, 245 - 41126 COGNENTO (MO) Talstraße, 2 - 67317 ALTLEININGEN (Germania) Località Cerri - 19020 CEPARANA DI FOLLO (SP) Via Cà dell’Orbo, 60 - 40055 CASTENASO (BO) Via Brescia, 117 - 25018 MONTICHIARI (BS) Via Novara, 57/59 - 20010 BAREGGIO (MI) Via Cadibona, 15 - 20137 MILANO Via Vo’ di Placca, 56 - 35020 DUE CARRARE (PD) Zona Industriale - 89811 PORTO SALVO (VV) Via Isonzo, 26 - 20050 SAN DAMIANO DI BRUGHERIO (MB) Via Rimembranze, B-1/2 - 33033 CODROIPO (UD) c/o BOLOGNAFIERE - Piazza Costituzione, 6 - 40128 BOLOGNA c/o A & T - Via Palmieri, 63 - 10138 TORINO c/o PROMOEVENTS - Via Privata Pomezia, 10/A - 20127 MILANO c/o ADExpo - Viale della Mercanzia, 142 Centergross - 40050 FUNO DI ARGELATO (BO) c/o FIERA MILANO RASSEGNE - Piazzale Carlo Magno, 1 - 20149 MILANO c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) Via Vincenzo Monti, 8 - 20123 MILANO c/o PIACENZA EXPO - S.S. 10 Loc. Le Mose - 29122 PIACENZA c/o CENTRO FIERA - Via Brescia, 129 - 25018 MONTICHIARI (BS) c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o MONACOFIERE - Via Bernardo Rucellai, 10 - 20126 MILANO c/o EIOM - Viale Premuda, 2 - 20129 MILANO c/o SENAF - Via Eritrea, 21/A - 20157 MILANO c/o ALFIN EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 MONTICHIARI (BS) c/o MODENA ESPOSIZIONI - Viale Virgilio, 58/B - 41123 MODENA c/o TECNA EDITRICE - Viale Adriatico, 147 - 00141 ROMA c/o PORDENONE FIERE - Viale Treviso, 1 - 33170 PORDENONE c/o CARRARAFIERE - Viale Galileo Galilei, 133 - 54033 MARINA DI CARRARA (MS) c/o ALFIN EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 MONTICHIARI (BS) c/o PADOVAFIERE - Via N. Tommaseo, 59 - 35131 PADOVA Via Brigatti, 59 - 20050 RONCO BRIANTINO (MB) Via Bassanelli, 9/11 - 40129 BOLOGNA Via Grosio, 10/4 - 20151 MILANO Via A. Gilardoni, 1 - 23826 MANDELLO DEL LARIO (LC) Grossmoorkehre, 9 - 21079 HAMBURG (Germania) Via Amoretti, 78 - 20157 MILANO Vaartveld, 9 - 4704 SE ROOSENDAAL (Olanda) Via delle Rovedine, 4 - 23899 ROBBIATE (LC) Via Facca, 10 - 35013 CITTADELLA (PD) Via Privata Iseo, 6/E - 20098 S. GIULIANO MILANESE (MI) Via Bizet, 36/N - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) Via Fratelli Canepa, 8 - 16010 SERRA RICCO’ (GE) Ponte Morosini, 49 - 16126 GENOVA Corso Buenos Aires, 8 - Corte Lambruschini - 16129 GENOVA Via Domenichino, 19 - 20149 MILANO Via Cav. V. Tedeschi, 1 - 10036 SETTIMO TORINESE (TO) Via del Lavoro, 28 - 20863 CONCOREZZO (MB) Via Modigliani, 45 - 20090 SEGRATE (MI) Josef-Schüttler-Strasse, 17 - 78224 SINGEN (Germania) Via Serio, 4/6 - 25015 DESENZANO (BS) Via Passo Pordoi, 10 - 20139 MILANO Via Strada dei Campi, 11 - 20058 VILLASANTA (MB) Via Rosellini, 12 - 20124 MILANO c/o OPEN FACTORY EDIZIONI - Via Bernardo Rucellai, 10 - 20126 MILANO c/o MEDIAVALUE - Via Domenichino, 19 - 20149 MILANO Via C. Massaia, 75/L - 10147 TORINO Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA S.P. Rivoltana, 35/b - 20090 LIMITO DI PIOLTELLO (MI) Via Varesina, 184 - 20156 MILANO Via Silvio Pellico, 48 - 20900 MONZA Via Palladio, 19 - 35010 ONARA DI TOMBOLO (PD) Via Monte Rosa, 81/A - 20862 ARCORE (MB) Via Aurelia, 884 - 00165 ROMA Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO Via Mazzini, 2/A - 24066 PEDRENGO (BG) Via Mario Nantiat, 19/A - 12066 MONTICELLO D’ALBA (CN) Via della Fisica, 26/28 - 20864 AGRATE BRIANZA (MB) Via Nazionale, 50a - 70 - 23885 CALCO (LC) Via della Borsa, 11 - 31033 CASTELFRANCO VENETO (TV) Via della Tecnica, 3 - 36030 VILLAVERLA (VI) Via Bolsena, 7 - 20098 SAN GIULIANO MILANESE (MI) Via M. Macchi, 42 - 20124 MILANO Via Mazzini, 69 - 35013 CITTADELLA (PD) Via del Lavoro, 8 - 36020 CASTEGNERO (VI)