MIF © MARKET INDEX FOOD Dati relativi all’intero comparto food confezionato Mese di Luglio 2015 vs 2014 in collaborazione con TREND VENDITE A VALORE TREND VENDITE A VOLUME PRESSIONE PROMOZIONALE TREND VENDITE IN VALORE DELLE PL +5,92% +4,08% 27,15% +4,66% *trend a prezzi costanti * PL = Private Label DOSSIER Si rafforza nel mese di luglio l’andamento delle vendite nel Largo consumo confezionato. Nel comparto food, secondo i dati Iri, il trend (relativo alle quattro settimane terminanti il 26 luglio) è largamente positivo con un +5,92% a valore e una crescita superiore al 4% in volume. Incremento delle vendite in valore anche per la marca commerciale, che registra un +4,66%. Leggera flessione per la pressione promozionale, che passa al 27,15%, rispetto al 28,39% di maggio. 1° PUNTATA Alle pagine 8 e 9 Olio di palma: la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità Facciamo chiarezza su questa materia prima. Inizia un’inchiesta a puntate sulle problematiche relative al suo utilizzo. Editore: Edizioni Turbo Srl - Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) - Tel. +39 0362 600463/4 - Fax. +39.0362.600616 - Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 18 del 12 gennaio 2011 Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. EVENTI A pagina 31 Sana: a tutto ‘Bio’ ANNO 4 - NUMERO 9 - SETTEMBRE 2015 DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO L’INTERVISTA Alce Nero: “L’orgoglio di essere bio” A pagina 26 A pagina 28 Amazon sfida la grande distribuzione La multinazionale inaugura il negozio ‘Alimentari e cura per la casa’ sul suo sito italiano. Migliaia i prodotti proposti e consegna garantita in 24 ore. Parla Federico Sargenti, project manager consumables. IL CASO Ce.di. Sisa Centro Nord: profondo rosso Il centro distributivo veneto presenta un’istanza di concordato preventivo presso il tribunale di Vicenza. A pagina 27 RETAIL Alle pagine 14 e 15 L’alimentare made in Italy prende il volo L’impegno per un’agricoltura nel rispetto dell’ambiente e delle persone. L’ampliamento dell’offerta e la forte crescita del business. Intervista a Gianluca Puttini, responsabile marketing. PRIMO PIANO Crescono del 50% gli espositori. Sale del 40% il numero dei buyer e delle delegazioni estere. Verso un’edizione da record dell’evento bolognese. Parla Marco Momoli, direttore della manifestazione. Dufry è leader nel travel retailer a livello globale. In vista di Expo ha rinnovato completamente la sua presenza nei principali aeroporti d’Italia. Riccardo Bandera, category manager food, spirits & tobacco per il nostro Paese, ci spiega i meccanismi che regolano canale e offerta. FOCUS ON “Fallimenti e concordati stanno uccidendo le imprese” Imprenditori e commercianti fanno fronte comune contro furbi e disonesti. Che sfruttano le normative introdotte nel 2012 dal Governo Monti per non risarcire i creditori. A pagina 30 LOGISTICA A pagina 25 L’accoppiata vincente Temperatura e umidità controllate. Efficienza e velocità nelle consegne ai punti vendita. Il trasporto del cioccolato non è per tutti. Maglio Arte Dolciaria ha scelto Stef. FOCUS ON Quando il buyer internazionale incontra le aziende italiane Grande affluenza agli eventi b2b promossi dal padiglione ‘Cibus è Italia - Federalimentare’ a Expo 2015. SPECIALE SOSTITUTIVI DEL PANE Alle pagine 12 e 13 Da pagina 16 a pagina 24 Un mercato in chiaroscuro Il bilancio del comparto che vale oltre 1,2 miliardi di euro, si attesta a +3,5% a valore. Crescono di oltre il 30% i panificati senza glutine. Ma diversi prodotti mostrano segno negativo. POLE POSITION Settembre 2015 Angelo Frigerio Chi ha “suicidato” Egidio Maschio? (Parte seconda) Direttore Responsabile ANGELO FRIGERIO Direttore editoriale RICCARDO COLLETTI Editore: Edizioni Turbo Srl Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362 600463/4 Fax. +39 0362 600616 e-mail. [email protected] Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 18 del 12 gennaio 2011. Poste Italiane SpA Spedizione Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N° 46) Art. 1 Comma D.C.B. - Milano Stampa: Ingraph - Seregno (MB) Periodico mensile anno 4 - numero 9 settembre 2015 Una copia 1,00 euro Poste Italiane S.P.A. Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati personali in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a: Edizioni Turbo S.r.l. Responsabile dati: Riccardo Colletti 2 Questo numero è stato chiuso in redazione il 4 settembre 2015 Numerosissime le telefonate e le mail giunte in redazione dopo la pubblicazione dell’editoriale dello scorso numero (vedi la rubrica “Lettere al direttore”, a pagina 4). Eccomi allora a precisare il mio pensiero stupendo. Che non tutte le banche siano uguali è un dato certo. Tanto per fare un esempio, le società di Tespi Mediagroup hanno un ottimo rapporto con Unicredit e Banca Popolare di Milano. Nulla da dire. Quando si è trattato di intervenire, e di tirare fuori i soldi, lo hanno fatto. Ma non sempre è così. Più in generale quello che lamento è il progressivo distacco delle banche dalla loro mission originale. Ricordo a tutti che il Monte dei Paschi di Siena (la più vecchia banca del mondo) nacque nel 1472 come Monte di Pietà. Ovvero un’istituzione che forniva sostegno a quelle persone che, per difficoltà economiche, erano costrette a vendere i loro oggetti preziosi. Guardate che fine ha fatto adesso… Per non parlare poi delle Banche di Credito Cooperativo. Piccole realtà, nate per sostenere le imprese del territorio, che nel tempo si sono modificate andando a imitare i grandi gruppi. Ovvero a privilegiare aspetti assicurativi, a dare soldi a cani e porci, a speculare sulla pelle dei poveracci. Volete un esempio? Mio padre. Il sciur Mario ha lavorato tanto nella sua vita. Tantissimo. Oltre quarant’anni in trancia. In un ambiente dove il rumore e la polvere erano di casa. Altro che 626! Mi raccontava che - nel dopoguerra, in Brianza - si facevano i turni anche la domenica mattina. Fino a mezzogiorno. Dopo, mangiando due panini, il Mario prendeva il tram che lo portava all’Arena di Milano. A vedere l’Inter “del Meazza”. Permettetemi una digressione. Sino a qualche anno fa diceva che sarebbe morto solo dopo aver visto l’Inter rivincere la Coppa dei Campioni. Poi è arrivato Mourinho con il suo Triplete. Ma lui è ancora qui. Con i suoi 90 anni ormai passati… In attesa di un’altra Champions. Ma torniamo all’esempio. Dopo anni di fatica e sacrifici, i miei genitori hanno accumulato un gruzzoletto che gli permetteva di guardare con serenità al futuro. Fino a quando un ictus ha compromesso la vista di mio padre. Allora, solo allora, si è deciso e mi ha mostrato i suoi investimenti. Aveva puntato tutto fidandosi di una nota banca brianzola. Che aveva inserito nel suo portafoglio un pacco di prodotti finanziari tutti della banca e alcuni addirittura collegati con assicurazioni sulla vita: a un uomo di 80 anni! Immaginatevi la mia reazione: ho convocato nel mio ufficio il direttore commerciale della banca e ho fatto chiudere immediatamente le posizioni facendo riaccreditare i soldi sul conto corrente. Con tante scuse per “l’errore commesso da un’impiegato”: questa la spiegazione ufficiale. Tutto è bene quel che finisce bene. Già, ma quanti pensionati hanno subito lo stesso trattamento? Ma non è finita qui. Vogliamo parlare dei Bond argentini? Chi spingeva per farli acquistare? Chi si è defilato quando poi è successo il crac? Dicendo ai correntisti: “Ma come, non avete letto nelle note che si trattava di investimenti a rischio”. Come se uno dovesse leggere tutte le note in corpo quattro dei vari contratti che ci allungano e che dobbiamo firmare… Per non parlare poi dei Zunino, dei Ligresti, dei Ricucci: ovvero tutta gente che ha munto a più riprese dalle banche. Che gli hanno concesso fidi milionari. Salvo poi piangere per le perdite subite. E poi, quando chiedi un prestito, ci vengono a parlare di rating, Basilea due, tre, quattro. Mi viene alla mente Superciuk, il noto personaggio a fumetti, creato da Magnus & Bunker per la serie Alan Ford. Che ha come motto: “Rubo ai poveri per dare ai ricchi”. Un po’ come qualche istituzione finanziaria. O no? [email protected] Settembre 2015 Lettere al direttore Moltissimi i commenti e le mail arrivate in redazione dopo la pubblicazione dell’editoriale sulla morte di Egidio Maschio. Ne riporto alcune. A destra il testo pubblicato sullo scorso numero. Un settore che non è “trendy” Complimenti per l’editoriale. Sarà che ho lavorato anche nel settore delle macchine agricole e quindi ricordo Egidio Maschio come ottimo imprenditore, quindi mi ha colpito di più. Ma devo dire che ho apprezzato comunque che in una rivista food tu abbia scritto di Lui, ignorato dai più in quanto di un settore che non è “trendy”. Per evidenziare lo schifo del sistema bancario odierno. Parole vere e oneste sia nei confronti di Egidio che del sistema bancario odierno. Un saluto cordiale Claudio Rizzi Dir. Comm. Export Melegatti San Giovanni Lupatoto (Vr) Un teatro dell’assurdo Rinnovati complimenti perché hai colto la verità più importante nella vicenda tragica di Maschio. Il rapporto tra banche e impresa è diventato una specie di teatro dell’assurdo. Mi vengono raccontate ristrutturazioni che non hanno alcun beneficio nei numeri delle aziende ma servono solo a soddisfare l’alieno che se ne sta nella sua filiale a leggere la realtà attraverso i freddi numeri. E qui però serve che la politica cambi le regole del gioco. Tutti i vantaggi che da tutte le parti sono stati concessi in questi anni alle banche non sono stati dati perché da parte loro si continuino a chiudere i rubinetti. Forse la questione è anche la debolezza sul tema di Confindustria. Oggi l’imprenditore è troppo solo. Non è più rappresentato da un partito. Le banche lo vedono come un pericolo. I dipendenti lo vivono come una spada di Damocle. Pezzi come quello che hai scritto sono ancora più importanti perché parlano a un mondo che, dopo aver costruito la fortuna di questo Paese, è rimasto senza voce. Andrea Dusio Roma Il rischio imprenditoriale Dopo questo editoriale, mi domando: qual è il rischio imprenditoriale oggi di una banca? Eleonora Graffione Coralis Milano Il valore umano E cosa dire ? Condivido le sue acute osservazioni che quando la leggo ho i brividi! Ma possibile che siamo arrivati ad un mondo asettico che non tiene più conto del valore umano? Quel valore che ha spinto più di un qualsiasi guadagno a creare sostentamento e sviluppo per tutti. Se il sistema non riprende in considerazione questo aspetto fondamentale dell’esistenza, saremo destinati ad un declino irreversibile, in cui prevar- rà soltanto la ferocia del Dio denaro. Lo so, la mia è pura demagogia, ma sono cresciuto imprenditorialmente guardando e avendo come riferimento persone come Egidio Maschio. Una realtà distante dalla mia territorialmente, ma accomunata dallo stesso principio. Credo che una ribellione sia necessaria! Ormai scendere nelle piazze non porta più a niente. Basterebe che tutte le imprese, il 16 di un fatidico mese, rifiutassero di pagare gli F24 e, se non ascoltati, continuare il mese successivo! Ma lei crede che ci sia qualche categoria che sia in grado di organizzare e coordinare questo? Tranne qualche acuto come il suo che arriva a far vibrare le corde dell’anima di chi lo legge, non vedo segnali di cambiamento. Ha perfettamente ragione: viviamo l’era del “rating”…. Questo punteggio che se non ti fa chiudere una fattura in perfetto tempismo ti peggiora e ti aumenta il costo del denaro. Ti fa andare in un parametro di valutazione che arriva a chiederti il rientro delle tue esposizioni, all’improvviso, senza tener conto che questo può rappresentare il fallimento di un’azienda. Egregio direttore, continui a sollevare e a mettere in risalto le ingiustizie di questo sistema. Chissà che la sua penna possa scalfire qualche animo sensibile che conta. Lo speriamo tutti di cuore. La saluto Cordialmente Generoso Losanno Gelati Aloha Mirabella Eclano (AV) La sindrome di Superciuk Caro Frigerio, il suo editoriale è impietoso. Ha ragione su molti punti però delle banche non si può farne a meno. Senza un sostegno finanziario le aziende italiane, soprattutto le medio-piccole, sarebbe destinate a un fallimento certo. Non si può fare di tutt’erba un fascio. Accanto a realtà che lambiscono lo strozzinaggio ce ne sono altre che invece danno una mano all’industria. Forse il suo è un giudizio troppo drastico. Saluti Davide Beghin, Padova Gentile Beghin, che le banche siano la bombola d’ossigeno per l’industria questo è sicuro. Certo, ce ne sono alcune che effettivamente danno una mano alle aziende ma da qui a santificarle ce ne passa. Ed è proprio questo il punto. Spesso i nostri istituti di credito si sono dimenticati la loro missione che è insita nella loro definizione. Si sono messi a trattare prodotti finanziari con rischi elevatissimi oppure hanno prestato soldi a personaggi che definire “poco trasparenti” è dir poco (vogliamo parlare dei Ligresti?). Questo è quello che imputo. Aver dimenticato il motivo ideale per cui sono nate. Hanno fatto insomma come Superciuk, indimenticabile personaggio della serie Alan Ford, ovvero “rubano ai poveri per dare ai ricchi”. [email protected] 4 Chi ha “suicidato” Egidio Maschio? Si chiamava Egidio Maschio. Di mestiere faceva l’imprenditore. Si è tolto la vita, il 24 giugno, nella sala riunioni della sua azienda di Cadoneghe, in provincia di Padova, con un colpo del suo fucile da caccia. La notizia è rimbalzata sui media. Ma è già stata dimenticata. La voglio invece riprendere. Mi consente di fare qualche osservazione in merito al nostro sistema bancario. In primo luogo due parole per ricordare Egidio Maschio. Un imprenditore con le palle. Fondatore, insieme al fratello Giorgio, del gruppo Maschio Gaspardo, azienda che produce macchinari agricoli. Non una fabbrichetta: 2.000 dipendenti e un fatturato di 324 milioni di euro. Insomma, una multinazionale leader nella produzione di attrezzature agricole per la lavorazione del terreno, semina, trattamento delle colture, manutenzione del verde e fienagione. Un Gruppo con 19 grandi centri produttivi, 16 in Italia e 3 all’estero in Romania, Cina e India, presente in tutto il mondo con 12 filiali commerciali. Un’avventura che inizia nel 1964 con i fratelli Egidio e Giorgio Maschio che iniziarono la produzione nella stalla della loro casa, soprannominata la «casetta delle frese». Quell’edificio agricolo, adibito a laboratorio meccanico, dopo cinquant’anni diventa un grande Gruppo industriale. L’azienda negli ultimi anni avrebbe fatto grandi investimenti per espandersi all’estero. Tra il 2009 e il 2014 il Gruppo ha vissuto un periodo di forte crescita in cui il fatturato è più che raddoppiato, passando da 118 milioni di euro a 324 milioni con l’80% generato da mercati esteri. La famiglia Maschio, azionista di maggioranza, detiene l’86% del capitale sociale mentre il restante 14% è posseduto da Friulia Finanziaria FVG. Alla notizia dellla morte di Egidio Maschio la fabbrica si è fermata ma solo per poco: tutti i lavoratori sono tornati nelle loro postazioni. Interessante la dichiarazione di Gregorio Loreggian della Fiom Cgil: «Siamo tranquilli, i figli hanno dimostrato di avere a cuore il futuro dell’azienda, nonostante le difficoltà la Maschio Gaspardo è una ditta solida». Significative le parole del Governatore del Veneto, Luca Zaia: «L’ho sempre stimato, sia come uomo che come imprenditore: è stato un emblema della determinazione, del coraggio, della voglia di fare, di progredire di creare, tipica della miglior imprenditoria veneta. In questi anni di difficoltà Egidio ha dato un grande esempio, gettando sempre il cuore oltre l’ostacolo, investendo e assumendo, inviando così uno straordinario messaggio di positività». Ai funerali c’erano più di 3mila persone. Una bella storia di imprenditoria locale che riesce a superare i confini del Veneto per espandersi nel mondo. Ma cosa ha portato Egidio Maschio al suo gesto estremo? Le cronache parlano di contrasti con le banche che pare avessero chiesto un rientro dei soldi anticipati. Già, le banche. Un mondo che è cambiato alla velocità della luce. In peggio. Prima, per avere un mutuo o un affidamento, andavi dal direttore. Era del tuo paese o del tuo quartiere. Ti conosceva bene. Sapeva come, quando e quanto lavoravi. Sapeva di te e della tua famiglia. Sapeva dei tuoi dipendenti. E, in base a queste informazioni, ti dava i soldi, assumendosi un rischio personale. Oggi non è più così. I direttori non contano nulla e hanno le mutande foderate di ghisa. Chi decide è un oscuro funzionario che prende le decisioni in base alle carte. Un burocrate che, nel suo ufficio dorato, taglia (molto) e cuce (poco). Ma come si può giudicare un’azienda solo con i freddi numeri? Ma come si può giudicare un imprenditore solo dal rating? Un’azienda è coraggio, vivacità intellettuale, lavoro senza orari e spesso senza ferie. Sangue, sudore e polvere. Vittore Beretta, della Fratelli Beretta, in un’intervista che mi aveva concesso nel 2012 così raccontava il rapporto del suo Gruppo con le banche: «Era il 1932. Mio nonno stanco di lavorare fa un patto con i suoi due figli: lui si tiene la macelleria bovina e cede a Mario e Felice la parte dedicata al suino. Ma di soldi ce ne sono pochi. I maiali si pagano subito ma poi devono essere macellati. L’incasso arriva solo alla fine, con la vendita del prodotto. I due fratelli s’ingegnano, vanno a Milano e incontrano il ragionier Fraccaro della Banca Agricola Milanese. Gli fa un bell’interrogatorio con l’esposizione di quello che oggi potrebbe definirsi il “piano industriale”. La conversazione dura a lungo. Alla fine si salutano. Ma, prima di congedarli, il ragioniere consegna loro un libretto degli assegni: “Andate e spendete”. Era un banchiere, non un bancario». NEWS Settembre 2015 Riapre il superstore Conad di Pistoia Ha riaperto i battenti oggi il superstore Conad di Pistoia. Il punto vendita, che si trova all’interno del Centro Adua, è stato completamente rivisto nel layout e nelle dotazioni tecnologiche, con un’attenzione particolare alla sostenibilità energetica e ambientale. La ristrutturazione ha portato alla creazione di un nuovo spazio pizzeria al taglio e da asporto e all’ammodernamento di tutti i reparti freschi. Sono stati introdotti i servizi “spesa al volo” e le nuove casse Self Conad, che permettono di ridurre i tempi di attesa del cliente possessore di Carta Insieme Conad. All’interno del punto vendita sono presenti anche due nuovissimi totem touch screen Digital Conad da cui il cliente può ordinare prodotti tecnologici e non, ampliando così l’offerta di qualità e servizio del negozio. A gennaio la notizia dell’avvio da parte dell’Antitrust di un’istruttoria contro l’insegna discount per violazione dell’articolo 62. In luglio la sentenza che scagiona l’azienda. Eurospin non Euro… spenna Tetra Pak Environment Research: sostenibilità fondamentale per la scelta d’acquisto “I consumatori si aspettano che le aziende oggi agiscano di più a favore dell’ambiente e sono sempre più attenti al controllo delle informazioni su un prodotto prima di acquistarlo”, spiega Mario Abreu, vice presidente ambiente di Tetra Pak, commentando i risultati di Tetra Pak Environment Research 2015. Il sondaggio, svolto su circa 6mila consumatori in 12 paesi diversi, rivela che più dei tre quarti degli intervistati dichiarano che un imballaggio eco-compatibile o rinnovabile possa influenzare la decisione di acquisto. Inoltre, i due terzi del campione ha dichiarato di acquistare eco-compatibili, anche se costano di più, e di aver evitato specifici marchi o prodotti a causa di preoccupazioni ambientali. Una sensibilità più forte nei mercati emergenti, come Cina, Turchia e India, dove oltre il 60% ha dichiarato di cercare sempre informazioni ambientali sui prodotti, rispetto al 25% di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. Allo stesso modo, risulta che la maggior parte dei produttori alimentari ha incluso l’ambiente nella propria strategia di business, come elemento chiave per la differenziazione del prodotto. Verso l’accorpamento delle Camere di commercio. Da 105 a 60 in un anno Tempi brevi per la riforma delle Camere di commercio. Lo scorso 28 agosto è entrata, infatti, in vigore la legge 124/2015, che permette al governo di intervenire per il riassetto del sistema camerale. L’esecutivo avrà ora un anno di tempo per adottare un decreto legge ad hoc. Secondo quanto riportato da corriere.it, il riassetto dovrebbe prevedere decise riduzione degli enti camerali, che passeranno da 105 a 60 (o addirittura 50). La razionalizzazione prevede che soltanto le Camere di commercio con una soglia dimensionale minima di 75mila imprese iscritte possano continuare a essere operative. Prevista anche una riduzione delle spese a carico delle imprese, che saranno tagliate del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% dal 2017, rispetto agli importi dell’anno scorso. Inflazione ancora debole ad agosto (+0,2%) Secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat, ad agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,2%, sia su base mensile che annua. L’inflazione è stabile per la maggior parte delle tipologie di prodotto, salvo la decisa flessione dei beni energetici non regolamentati e l’incremento a livello congiunturale dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti e di quelli legati alle comunicazioni. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona crescono dello 0,1% su base mensile e dello 0,7% su base annua. L’inflazione dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto registra un +0,2% in termini congiunturali e un +0,3% nei confronti di agosto 2014 (da -0,1% di luglio). Martina: “Export a quasi 18 miliardi di euro. È semestre record per l’agroalimentare italiano” Record per l’agroalimentare made in Italy nel primo semestre 2015. L’export ha quasi toccato quota 18 miliardi di euro. Ad annunciarlo il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina. Che sottolinea come si tratti di un dato in crescita di oltre 8 punti percentuali rispetto al 2014. Merito anche del volano Expo, a detta del numero uno del Mipaaf. “A giugno, inoltre, il mercato Usa ha fatto registrare un +29% per il nostro alimentare, con vendite che nei sei mesi superano 1,7 miliardi di euro. Siamo in linea con l’obiettivo di 36 miliardi di esportazioni entro l’anno”, ha affermato Martina. Gennaio 2015: l’Antitrust avvia un’istruttoria contro l’insegna discount Eurospin per violazione dell’articolo 62. Sotto la lente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la presunta richiesta di contributi ingiustificati ai fornitori da parte dell’azienda (fondata nel 1993 e con oltre 900 punti vendita tra Italia e Slovenia). La sentenza sulla vicenda che vedeva coinvolta l’insegna era attesa da tempo. Pubblicata sul bollettino dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato in data 10 agosto, delibera con assoluta chiarezza: “Che la condotta commerciale descritta al punto II del presente provvedimento, posta in essere dalla società Eurospin Italia, non presenta, allo stato, elementi sufficienti ad integrare una violazione dell’art. 62 del D.L. 1/2012 e dell’art. 4 del Decreto di attuazione”. A Eurospin era stata contestata una presunta condotta scorretta, consistente nell’avere imposto ai propri fornitori il versamento di due oneri economici (per “servizi di segreteria” o “di centrale” e “premi di fine periodo”) ingiustificatamente gravosi, in quanto non rispondenti ad alcun servizio prestato dal Gruppo in loro favore. Il tutto, “in presenza di un significativo squilibrio di forza tra le parti del contratto di fornitura di prodotti agricoli e alimentari”. A due anni dall’entrata in vigore della discussa norma sulle relazioni commerciali tra i retailer e gli operatori agroalimentari, l’Agenzia era intervenuta contro l’insegna distributiva sulla scorta dei poteri che il decreto attuativo in merito le attribuisce. Il motivo del procedimento non aveva lasciato spazio a equivoci: “L’istruttoria appena iniziata riguarda, in particolare, la presunta condotta di Eurospin Italia consistente nell’avere imposto ai propri fornitori il versamento semestrale di due contributi economici ingiustificatamente gravosi, in quanto non rispondenti ad alcun servizio prestato dal Gruppo in loro favore”, recitava una nota diffusa dall’Autorità in gennaio. Era, quindi, proprio il “malcostume” dei contributi a finire sotto la lente. Una pratica tanto diffusa, quanto invisa alle aziende fornitrici, costrette spesso a sottostare a questa vera e propria tassa. Obtorto collo, visto lo squilibrio di forze rispetto alle catene distributive. E proprio su questo punto si concentrava la nota dell’Antitrust: “L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto che la posizione di primato del Gruppo Eurospin sul mercato della grande distribuzione organizzata nel canale discount (per numero di punti vendita, fatturato e fedeltà dei clienti) comporti per la holding Eurospin Italia la pos- sibilità di esercitare una forte pressione commerciale nei confronti dei produttori agricoli e alimentari, parti deboli del rapporto, in sede di negoziazione, conclusione ed esecuzione dei contratti di fornitura”. Di fronte a questa sproporzione di forze, pareva dire l’Agcm, la presunta richiesta del pagamento di un contributo si configurerebbe come la chiara imposizione di condizioni non eque. Se il tutto fosse stato confermato (e l’istruttoria serviva proprio a questo), i margini di manovra per Eurospin sarebbero stati di pochi millimetri. Anche perché è cosa nota che la distribuzione italiana non ha vita facile tra gli uffici dell’Agcm. Basti pensare a quanto accaduto a Centrale italiana (la centrale d’acquisto che aveva come capofila il colosso Coop, sciolta volontariamente dopo l’intervento dell’Agenzia) o alla vicenda che aveva visto protagonista, suo malgrado, Il Gigante. Allora l’insegna aveva inviato una richiesta ai fornitori di un contributo di 90 centesimi di euro, per ogni Pec inviata. Fu sufficiente una lettera di Federalimentare in cui si intimava di procedere presso l’Antritrust (proprio sulla scorta dell’articolo 62), per indurre il retailer a una precipitosa marcia indietro. La sentenza datata 10 agosto, però, scagiona Eurospin. Gli organi competenti, dopo aver condotto un’approfondita attività istruttoria che si è protratta fino al 4 giugno, nonostante una conclusione inizialmente preventivata per il mese di marzo, hanno dissipato ogni ombra sulla condotta commerciale dell’azienda. È, d’altronde, da segnalare che, nelle memorie difensive prodotte nel corso del procedimento, l’insegna si era giustificata specificando che la sua decisione “di raggruppare in un’unica voce denominata ‘servizi di segreteria’ o ‘cd. di centrale’, espressa in misura percentuale sul fatturato realizzato con il Gruppo, tutti i precedenti contributi diversificati”, era stata adottata “per ragioni di efficienza e semplificazione”. Inoltre, aveva sottolineato come il passaggio al contributo unico non avesse comportato un aumento dell’onere economico per tutti i fornitori: “In quanto per alcuni non vi è stata sostanziale modifica nella contribuzione, mentre per altri vi è stata anzi una diminuzione dell’importo dovuto”. Infine, rispetto al citato “premio di fine periodo”, Eurospin concludeva la propria difesa affermando che si sarebbe trattato “di uno sconto di fine periodo concordato con il fornitore in sede di stipula del contratto o di rinnovo”. Di conseguenza, “il fornitore sarebbe in grado di prevedere l’impatto del premio sul proprio conto economico in anticipo rispetto al periodo di fornitura”. 5 NEWS Settembre 2015 Aefi firma un accordo strategico con l’Iran per il settore fieristico x La Commissione internazionalizzazione di Aefi (Associazione esposizioni e fiere italiane) ha siglato un accordo d’intesa con l’Iran international exhibitions company, il più importante ente fieristico iraniano. La firma è stata apposta a fine agosto a Milano, in occasione delle celebrazioni dell’Iran national day a Expo 2015, presso Palazzo Italia. “Il ritiro delle sanzioni avrà un impatto positivo anche sul sistema fieristico italiano”, ha commentato Ettore Riello, presidente di Aefi. “L’Iran è un mercato importantissimo per le aziende italiane e grazie all’abolizione delle sanzioni si prevede che nei prossimi tre anni l’export del nostro Paese possa registrare un incremento di 2-3 miliardi di euro. L’accordo siglato costituisce quindi un primo importante segnale in questa direzione e offrirà nuove e sempre maggiori opportunità di crescita alle imprese italiane”. x FIOCCO ROSA Benvenuta Lucilla Lo scorso 26 luglio, alle ore 23, è nata Lucilla. La terzogenita di Valentina Frigerio (figlia del nostro direttore Angelo) e di Luciano Pizzi, alla nascita pesava 3,830 kg. A mamma Valentina, papà Luciano, alle sorelline Carolina e Teresa, nonché a nonno Angelo, l’abbraccio e le felicitazioni di tutta la redazione di DS DolciSalati&Consumi. Eataly: inaugurato il nuovo punto vendita in Corea del Sud Barrette Dr. Schär a rischio salmonella: ritirate dal mercato in Svizzera e Italia Dopo l’allarme lanciato in Svizzera a fine agosto, anche in Italia sono state richiamate dal commercio le barrette al cioccolato a marchio Dr. Schär. Il motivo? Una possibile contaminazione da salmonella, come comunica in una nota l’azienda stessa, che sarebbe stata avvisata a sua volta dal fornitore. Si tratta delle “Twin bar” (Ean Code 8008698010235), un prodotto riconosciuto come gluten free e quindi adatto per celiaci. I lotti segnalati sono esclusivamente quelli che riportano le seguenti date di scadenza: 21.05.16; 22.05.16; 26.05.16; 07.07.16; 08.07.16; 09.07.16. “Non possono essere esclusi rischi per la salute”, ha comunicato l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav), invitando tutti a non consumare il prodotto, che nel frattempo è stato ritirato dal mercato. Istat, vendite al dettaglio di prodotti alimentari a +0,9% in giugno E’ stato inaugurato il 21 agosto il primo negozio Eataly in Corea del Sud. Il punto vendita si trova a Pangyo, città satellite di Seoul in forte espansione edilizia, all’interno dei nuovissimi magazzini Hyundai, i più grandi del Paese per dimensioni. Hyundai Green Food ha investito cinque milioni di euro per la realizzazione dell’area Eataly, che si estende su 2mila metri quadri. Il 30% di questa superficie è riservato alla vendita dei prodotti con corner tematici dedicati, tra gli altri, a Ferrero, Caffè Vergnano e Cioccolato Venchi. Delle 400 etichette di vino in vendita, circa la metà fa il suo ingresso nel mercato coreano per la prima volta. Il restante 70% dello spazio, invece, si compone di sei ristoranti con menu tradizionali italiani. L’annuncio di Aidepi per difendere l’olio di palma A giugno 2015 l’indice destagionalizzato del valore delle vendite al dettaglio, che incorpora anche i volumi, diminuisce dello 0,3% rispetto a maggio 2015, mentre cresce dell’1,7% nel confronto con lo stesso mese del 2014. Nella media del trimestre aprile-giugno 2015, il valore delle vendite registra una crescita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. A valore, le vendite di prodotti alimentari segnano un aumento dello 0,9%. Per forma distributiva, nel confronto con il mese di giugno 2014, si registra una variazione positiva sia per il valore delle vendite della grande distribuzione (+1,5%) sia per quello delle imprese operanti su piccole superfici (+1,7%). Pedon cresce negli Usa: 14 nuove referenze per Whole Foods 6 Un altro colpo grosso messo a segno da Pedon. La multinazionale vicentina specializzata nella produzione di cereali e legumi secchi, con un fatturato di 90 milioni di euro l’anno, ha infatti rafforzato la propria presenza negli Stati Uniti aggiudicandosi una commessa del retailer Whole Foods. La catena, che fattura circa 12,6 miliardi di euro l’anno, ha assegnato a Pedon l’incarico di realizzare 14 referenze di cereali e legumi, sia tipici italiani sia d’importazione, anche ricettati, da commercializzare con il nuovo marchio format convenience dell’insegna americana: ‘365’. A fine agosto, con una serie di inserzioni pubblicitarie su La Repubblica, il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera, Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, si è schierata a favore del tanto discusso olio di palma. Tre le principali caratteristiche messe in evidenza nel messaggio: l’olio di palma è un prodotto di origine naturale, può essere integrato tranquillamente in una dieta bilanciata e rispetta l’ambiente e la salute. In particolare, l’ente nazionale sottolinea la semplicità del processo di produzione e il fatto che numerosi studi scientifici abbiano dimostrato che questa materia prima non presenti rischi per la salute. Da ultimo, ma non meno importante, la coltivazione dell’olio di palma è sostenibile, non solo perché ha una produttività superiore agli altri oli vegetali, ma anche perché associazioni e imprese sono all’opera per garantire il rispetto delle foreste e delle comunità locali. Nasce l’Istituto internazionale chocolier per la valorizzazione del cioccolato di alta qualità Nasce a Brescia l’Istituto internazionale chocolier (Iic) per la valorizzazione e lo sviluppo del cioccolato di alta qualità. Un progetto ideato dal Centro studi assaggiatori, insieme a Domori e a Guido Gobino, che si rivolge a tutti gli operatori della filiera del cacao (produttori di materie prime, attrezzature, cioccolatieri e pasticceri) ma anche a tutti coloro che desiderano imparare a riconoscere e utilizzare al meglio il cioccolato. “Gli elevati standard qualitativi garantiti dalle aziende nazionali del cioccolato ne fanno un settore di eccellenza con una grande propensione all’export che è cresciuto negli ultimi anni del +33%”, spiega Jean-Pierre Willemsen, Ad di Domori e presidente dell’Iic. “Se pensiamo che la Francia, grande produttrice di cioccolateria fine, è il primo paese di destinazione del cioccolato italiano esportato con il 20% del totale a valore, la potenzialità di sviluppo del cioccolato italiano è altissima”. Negli Usa è guerra ai coloranti artificiali. Kellogg pronta a sostituirli entro il 2018 “Stiamo lavorando per rimuovere i coloranti e gli aromi artificiali da tutte le nostre marche di cereali e da una varietà di snack. Il nostro obiettivo è quello di completare questa transizione entro la fine del 2018”, spiega Kris Charles, portavoce della multinazionale americana Kellogg Company. La guerra ai coloranti artificiali è solo l’ultimo tassello del trend salutistico che sta conquistando il Nord America. E spingendo diverse multinazionali del food (vedi anche General Mills, Nestlè o Hershey) a eliminarli in favore di prodotti di origine naturale – come frutta, verdure e spezie – per avvicinarsi ai nuovi gusti dei consumatori. Un’impresa più facile a dirsi che a farsi: oltre a costare di più, i coloranti naturali non presentano lo stesso grado di resistenza a fattori esterni come il calore. Inoltre, per ottenere un effetto il più simile possibile, è necessario utilizzarne in quantità molto elevate. Il che spesso comporta un aggiustamento della ricetta. Aldi punta sulla sostenibilità del cacao per le sue referenze mdd Internazionalizzazione Pmi: il Mise finanzia i temporary export manager Se ne parlava da tempo, ma con il decreto del 23 giugno 2015 la direzione generale per le Politiche di internazionalizzazione e la promozione degli scambi ha reso noti termini e modalità operative per la richiesta e la concessione dei “Voucher per l’internazionalizzazione” rivolti alle Pmi. I singoli buoni a fondo perduto di 10mila euro sono concessi dal ministero dello Sviluppo economico e consentono di inserire in azienda un temporary export manager per almeno sei mesi. L’impresa deve cofinanziare con un investimento che, per il primo bando, è di almeno 3mila euro. Il costo complessivo sostenuto sarà quindi di almeno 13mila euro. L’export manager potrà essere selezionato tramite apposite società individuate dal ministero. Dal 15 settembre sarà possibile compilare la domanda attraverso la registrazione dell’impresa nell’apposita sezione “Voucher per l’internazionalizzazione” del sito del ministero dello Sviluppo economico. Che la Germania fosse uno dei paesi più attenti alla sostenibilità dei prodotti era chiaro da tempo. Così tanto attenta che anche la catena di discount, Aldi, ha annunciato di voler sostituire, entro la fine dell’anno, le referenze a marchio del distributore a base di cacao utilizzando solo materie prime sostenibili. Una trasformazione che riguarderà non solo le tavolette di cioccolato, ma ache tutti i prodotti che utilizzano il cacao come ingrediente (gelati, cioccolatini e dolciumi, cereali ricoperti e altro). L’insegna, in realtà, è già a buon punto, visto che il 90% del cacao in vendita presso i propri punti vendita deriva da coltivazioni gestite in maniera sostenibile, quindi con il rispetto dei criteri sociali e ambientali richiesti dagli enti certificatori. Settembre 2015 Olio di palma: la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità Facciamo chiarezza su questa materia prima. Inizia un’inchiesta a puntate sulle problematiche relative al suo utilizzo. Il mondo della politica si muove. E il consiglio malese approva. L’OLIO DI PALMA IN PILLOLE LA PRODUZIONE 630 556 539 ECUADOR PAPUA N.G. GHANA IMPORTATORI 2014 Fonte: USDA PSD Online 1.250 1.225 810 BANGLADESH EGITTO MALESIA 0 INDIA 10% GIRASOLE 4% PAKISTAN COLZA SINGAPORE 1.412 2.000 STATI UNITI 4.000 2.700 5.875 CINA 14% 6.000 7.380 27% SOIA 8.000 UE 28 PALMA 10.000 9.070 39% 752 (1.000 t) 169 MIO T IN 2013 GLI UTILIZZI L’olio di palma e i suoi sottoprodotti vengono utilizzati in diversi settori GUATEMALA 477 1.216 COLOMBIA 0 HONDURAS 520 1.300 NIGERIA 10.000 2.180 20.000 THAILANDIA 30.000 22.150 40.000 36.780 (1.000 t) 805 PRINCIPALI OLI VEGETALI Fonte: USDA PSD Online RUSSIA POLPA>OLIO DI PALMA PRODUTTORI 204 MALESIA NOCCIOLO: PALMISTO L’olio di palma si ricava dai frutti che vengono sterilizzati tramite vapore, denocciolati, cotti, pressati e filtrati. Il processo estrattivo è effettuato senza l’uso di solventi. A seguito della spremitura, possono essere ottenuti ulteriori prodotti attraverso processi di raffinazione: uno di questi, ad esempio, è il frazionamento con cristallizzazione utile a separare la frazione liquida (principalmente composta da oleina) da quella solida (principalmente composta da stearina). La palma da olio si coltiva in 17 paesi della fascia equatoriale - due dei quali, Malesia e Indonesia, da soli rappresentano circa l’86% della produzione mondiale - e fornisce sussistenza economica a diversi milioni di persone. INDONESIA COS’È? L’olio di palma è l’olio vegetale più utilizzato al mondo. Deriva dal frutto della palma da olio (Elaeis guineensis e Elaeis Oleifera), una pianta originaria dell’Africa occidentale e diffusa nella fascia equatoriale di cui si hanno evidenze fin dai tempi dell’antico Egitto (2600 a.C.). L’albero di palma cresce in regioni equatoriali e tropicali dove trova temperature ideali che variano dai 24 ai 32 gradi centigradi. In termini di utilizzo di terreno è più efficiente tra le colture destinate a oli e non necessita d’acqua d’irrigazione in quanto viene coltivata in aree caratterizzate da alta piovosità. Nel 2014 l’olio di palma e l’olio di palmisto hanno rappresentato 60 dei 173 milioni di tonnellate di oli vegetali prodotti a livello mondiale (fonte Usda). ARACHIDI 8 N.B.: Non è il singolo ingrediente o prodotto a fare male, ma una moltitudine di fattori, tra cui una scorretta alimentazione nel suo complesso e uno stile di vita sedentario. 1.833 1.395 NIGERIA STATI UNITI 0 BANGLADESH 1.295 1.975 THAILANDIA 2.690 5.000 PAKISTAN Fonte: Rspo 4.675 10.000 OLIVA 5.975 1% 15.000 MALESIA FA MALE ALLA SALUTE? Spesso viene criticato per il contenuto di acidi grassi saturi ma: • non contiene colesterolo e non aumenta la colesterolemia • l’acido palmitico è contenuto naturalmente nel latte materno e nell’olio di oliva • ha una quantità di acidi grassi saturi leggermente inferiore al burro. COCCO (1.000 t) CINA QUANTO SE NE CONSUMA L’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) rileva un consumo italiano di grassi saturi pari a 28 grammi totali/persona/giorno. Nel caso, assolutamente irreale, che tutti i prodotti dolciari contenessero olio di palma, il conseguente apporto in grassi saturi sarebbe di soli 2,8 grammi/persona/giorno. 2% Fonte: USDA PSD Online 7.240 PERCHÉ SI UTILIZZA NEL SETTORE ALIMENTARE • Aumenta la durata del prodotto e quindi riduce il food waste (lo spreco alimentare). • Conferisce croccantezza o cremosità al prodotto. • Non contiene acidi grassi trans (non necessita di idrogenazione). • Ha sapore e fragranza neutri. • Ha un elevato rapporto qualità prezzo. COTONE UE 28 Bioenergie e chimico 9.245 Cosmesi INDIA Alimentare 12.620 Mangimistica UTILIZZATORI 2014 INDONESIA Farmaceutica 3% 1° PUNTATA DOSSIER I PARLAMENTARI ITALIANI PRESENTANO DUE RISOLUZIONI Due risoluzioni, presentate recentemente alla Camera, a favore dell’olio di palma. Prima l’onorevole Dorina Bianchi del Nuovo centrodestra poi i parlamentari italiani di Scelta civica Giovanni Monchiero, Pierpaolo Vargiu e Ilaria Capua hanno richiamato l’attenzione sulla falsità della campagna mediatica e politica diffamatoria nei confronti della materia prima, chiedendo al Governo di fare chiarezza, informare i cittadini sulle caratteristiche nutritive e ambientali reali dell’olio di palma, contrastare iniziative discriminatorie e incentivare il libero commercio. Tra le premesse, infatti, i deputati sostengono che non esistono evidenze scientifiche per sostenere che l’olio di palma sia dannoso per la salute, che le accuse di deforestazione rivolte alla Malesia sono false e tendenziose (è noto l’impegno del Paese a proteggere almeno il 50% dei terreni), che le colture alternative non sono altrettanto “sostenibili” e che si tratta di una materia prima di fondamentale importanza per i paesi di produzione, come per l’economia italiana Dorina Bianchi Per approfondire: www.alimentando.info/dolcisalati/risoluzioni-dei-parlamentari-italiani-a-favore-dellolio-di-palma, dove si può scaricare i pdf delle due risoluzoni presentate dalla Camera. IL CONSIGLIO MALESE APPROVA Il Consiglio malese per l’olio di palma (Mpoc) ha accolto con favore le risoluzioni presentate al Parlamento italiano da Dorina Banchi (Nuovo centrodestra-Alleanza popolare) e da Giovanni Monchiero, Pierpaolo Vargiu e Ilaria Capua (Scelta Civica). “Le due risoluzioni evidenziano i benefici salutari, ambientali ed economici relativi all’olio di palma e criticano fortemente la campagna discriminatoria contro quest’olio attualmente in corso in Italia”, ha affermato Yusof Basiron, Ceo di Mpoc. “I politici hanno la grande responsabilità di difendere la verità scientifica e adottare le migliori politiche per tutelare la salute dei consumatori”, continua Basiron, sottolineando che “L’Italia è oggi uno dei migliori partner della Malesia ed entrambi i Paesi traggono beneficio da una partnership commerciale in continua crescita”. Yusof Basiron 9 Settembre 2015 L’ANDAMENTO DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA I numeri dell’industria alimentare Se le microimprese rappresentano circa l’87,1% del totale delle aziende agroalimentari in Italia, sono in realtà le Pmi a contribuire maggiormente al fatturato (57,4%) e al valore aggiunto (50,3%). Seguono i grandi gruppi, rispettivamente per il 30,7% e il 34,8%. Mld Crédit Agricole a favore dell’impresa Mld EXPORT E VALORE AGGIUNTO Comparazione tra agroalimentare e totale manifattura (Valori correnti 2007=100) L’agroalimentare (A/A) rimane un asset strategico per l’economia italiana. In generale, infatti, il comparto mostra dati più positivi rispetto al manifatturiero italiano nel complesso. Mentre dal 2007 al 2014 il valore aggiunto del settore agroalimentare è aumentato del 5%, trainato dalle buone performance dell’export (+42% in questi 8 anni), il valore aggiunto del manifatturiero ha fatto registrare un calo del 12%, con un export cresciuto solo del 10%. REDDITIVITA’ E IMPRESE IN PERDITA Redditività -9,3% NELLA FILIERA DELLE CARNI Per quanto riguarda la redditività, nel periodo 2011-2013 si registra un calo generale dovuto principalmente alla crisi, che non risparmia nemmeno grandi imprese (da 7,1% a 6,7%) e Pmi (da 4,4% a 3%). Ma i profitti restano più alti per i gruppi più strutturati. Si allarga quindi la forbice tra le realtà più grandi e le microimprese (-3,6% nel 2013). Imprese in perdita OLTRE LA METÀ (50,5%) NEL VITIVINICOLO 10 Fonte: Nomisma per Gruppo Cariparma Crédit Agricole Come riflesso della riduzione della redditività, chiaramente, si registra anche un aumento della quota di imprese in perdita, per tutte le fasce di dimensione. Ma a essere maggiormente in difficoltà sono le microimprese (da 38,5% a 41,7%), mentre è più lieve l’aumento del numero di grandi imprese e Pmi in perdita. Le prime, infatti, rappresentavano il 16,2% del totale nel 2011 e sono diventate il 17,1% nel 2013. Le Pmi in perdita, infine, erano il 21,5% nel 2011 e nel 2014 rappresentavano il 22%. 150 milioni di euro per favorire l’internazionalizzazione delle aziende agroalimentari presenti a Expo nel padiglione Cibus è Italia. Questa l’iniziativa presentata nel corso dell’incontro “Le strade verso i nuovi mercati. Sinergie tra fiere, banche e imprese”, tenutosi mercoledì 15 luglio proprio sulla terrazza del padiglione di Federalimentare e Fiere Parma. A promuovere il piano d’investimenti, Sace (gruppo che sostiene la competitività delle imprese in Italia e all’estero grazie a servizi di export credit, assicurazione del credito, protezione degli investimenti all’estero, garanzie finanziarie, cauzioni e factoring) e Gruppo Cariparma Crédit Agricole, importante player europeo nel settore bancario e assicurativo, insieme all’ente fieristico parmense. Al dibattito hanno partecipato Hughes Brasseur, direttore generale di Cariparma Crédit Agricole, con i manager del gruppo Gianluca Borrelli e Alessio Foletti; Annalisa Sassi e Antonio Cellie, rispettivamente vicepresidente e amministratore delegato di Fiere di Parma, e gli imprenditori Giuseppe Ambrosi e Cesare Ponti. Durante l’incontro, inoltre, il responsabile area agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini, ha presentato i primi risultati della ricerca sullo stato dell’agroalimentare italiano, che sono stati lo spunto per segnalare quanto sia divenuto necessario, per il settore, “fare sistema”. Infatti l’osservatorio, supportato da Cariparma Crédit Agricole, ha evidenziato come siano state soprattutto le microimprese - diminuite sia per numero, sia per fatturato, sia per valore aggiunto - a subire gli effetti della crisi. Nel 2013, ad esempio, circa il 42% delle microimprese hanno fatto registrare un bilancio in perdita. Al di là di questi segnali I PRIMI RISULTATI DELL’OSSERVATORIO SULLE FILIERE AGROALIMENTARI DI NOMISMA L’indagine riguarda la filiera agroalimentare nel suo complesso: dal suo primo anello, il settore agricolo, fino all’industria alimentare di trasformazione. Il campione analizzato rappresenta oltre il 70% delle aziende della filiera in Italia, con un fatturato totale di circa 170 miliardi di euro. Gruppo Crédit Agricole nel mondo 4,9 miliardi di euro: utile netto di gruppo 86,7 miliardi di euro: patrimonio netto di gruppo 11mila filiali 70 paesi nel mondo 140mila collaboratori 50 milioni di clienti nel mondo Gruppo Crédit Agricole in Italia (anno 2014) 61miliardi di euro: finanziamento all’economia 3,3 miliardi di euro: ricavi 12mila collaboratori 3,5 milioni di clienti Cariparma 7° player nel panorama bancario italiano per masse amministrate 131 miliardi di euro: masse totali 910 punti vendita 9mila dipendenti 1,7 milioni di clienti 10 regioni PRIMO PIANO Il Gruppo bancario, in collaborazione con Sace, eroga 150 milioni di euro per l’internazionalizzazione delle aziende agroalimentari del padiglione Expo ‘Cibus è Italia’. negativi, nel complesso il valore aggiunto della filiera è cresciuto del 5% rispetto al 2007; mentre l’export agroalimentare italiano è aumentato, nello stesso intervallo di tempo, del 42%. Gli strumenti bancari Il Gruppo Cariparma Crédit Agricole ha firmato con Sace un accordo per un’azione congiunta che mette a disposizione delle Pmi italiane, attive nel settore agroalimentare, 150 milioni di euro di finanziamenti destinati allo sviluppo di attività in export e internazionalizzazione. Per rafforzare la propria capacità di crescita sui mercati esteri, le imprese del padiglione Cibus è Italia - oltre 260 eccellenze di diverse regioni, in rappresentanza di oltre 13 filiere del made in Italy agroalimentare - potranno richiedere, presso gli sportel- li del gruppo bancario, linee di credito a breve (12-18 mesi) o medio-lungo termine (fino a 8 anni), destinate a finanziare esigenze di capitale circolante, progetti di internazionalizzazione e fabbisogni legati all’esecuzione di lavori con committenti esteri. E, soprattutto, potranno usufruire di un accesso facilitato al credito e di tempi di delibera ridotti. I prodotti proposti dal Gruppo Crédit Agricole sono sempre e comunque disegnati sui bisogni reali del cliente. Ad esempio, per le esigenze economico-finanziarie specifiche delle imprese del settore conserviero è stato creato il prodotto “Fidi di campagna”. Mentre il prodotto “Nuovi mercati” è destinato a chi intende investire in promozione e comunicazione. I tempi e le modalità di restituzione, poi, sono ampiamente personalizzabili. COLLABORAZIONI SACE E GRUPPO CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE La par tnership fra Sace e Gruppo Cariparma Crédit Agricole, avviata nove anni fa, ha già consentito di sostenere i piani di sviluppo internazionale di molte imprese italiane d’eccellenza, in settori chiave per il made in Italy come l’agroalimentare, la moda e la meccanica strumentale. In par ticolare, nella filiera agroalimentare, i due enti hanno perfezionato un finanziamento da 10 milioni di euro destinato a sostenere i piani di crescita all’estero di De Cecco, azienda leader in Italia e nel mondo nei settori delle paste alimentari, olio extravergine d’oliva, sughi pronti e derivati del pomodoro; hanno garantito un finanziamento di 2 milioni di euro al pastificio campano De Matteis Agroalimentare per la realizzazione di una nuova linea di produzione che consentirà di rafforzare la posizione commerciale dell’azienda sui mercati europei; hanno stanziato un finanziamento di 5 milioni di euro in favore del Gruppo Rummo per sostenere la produzione e le vendite estere di uno dei maggiori produttori italiani di pasta di semola. 11 Settembre 2015 Quando il buyer internazionale incontra le aziende italiane Grande affluenza agli eventi b2b promossi dal padiglione ‘Cibus è Italia - Federalimentare’ a Expo 2015. 12 Nonostante il caldo degli scorsi mesi a Milano, i responsabili export di decine e decine di aziende alimentari provenienti da tutta Italia hanno fatto rotta sul padiglione ‘Cibus è Italia - Federalimentare’ a Expo 2015 per incontrare delegazioni di buyer provenienti da tutto il mondo - dall’Asia al Sudamerica, dall’Est Europa agli Stati Uniti - portati nel capoluogo lombardo dall’ente fieristico parmense. Un evento rivolto esclusivamente agli operatori del settore, che sin dalle prime ore del mattino hanno affollato la terrazza eventi del padiglione, situato nell’area NordEst del polo espositivo. Gli incontri programmati sono così tanti e le aziende così numerose che ognuno ha a disposizione 20 minuti per presentare i propri prodotti agli acquirenti stranieri. Tre grandi monitor scandiscono il tempo e avvisano quando sta per terminare uno slot e iniziare quello successivo. In un clima di fermento e grande partecipazione che prosegue per ore. Come conferma il marketing manager di Fiere di Parma, Pierluigi Spagoni. “Non amo fare bilanci prima del tempo, ma non possiamo che essere contenti dei risultati ottenuti in questi primi tre mesi di Expo rispetto a quello che era il nostro obiettivo primario: il presidio della parte professionale”. In particolare, Spagoni si dice più che soddisfatto dell’incoming di buyer di lungo raggio. “Molti sono venuti su nostro invito, molti altri si sono candidati spontaneamente a partecipare. Penso alle delegazioni provenienti dal Kazakistan o dall’Australia”. Ma una volta terminati gli incontri, la visita prosegue al di fuori dell’Esposizione Universale. Il tutto, naturalmente, coordinato da Fiere di Parma. “Circa il 75% dei buyer approfitta della visita a Expo per continuare il tour in altre zone d’Italia. Dove hanno l’occasione di visitare i luoghi in cui nascono i prodotti e conoscere le realtà delle aziende con cui collaborano”. Benché il focus principale sia rivolto ai professionisti, il padiglione non dimentica certo il consumatore finale, invitato a visitare i primi due piani dell’edificio: “Abbiamo creato dei carrettini di richiamo per invogliare le persone a visitare il nostro padiglione. Oltre, ovviamente, a importanti azioni di visibilità sulla stampa, in televisione e in radio”. Un impegno a 360° che inorgoglisce l’ente fieristico. “Direi che non ci siamo limitati a fare i nostri compiti a casa: stiamo sfruttando ogni possibile sinergia per creare il maggior numero possibile di opportunità per le nostre aziende - prosegue Spagoni - questo padiglione vuole essere una sorta di finestra continuativa per instaurare legami che verranno poi consolidati quando ci rivedremo tutti a Cibus. Perché il messaggio che vogliamo lanciare è semplice: volete comprare italiano? Allora siamo noi il partner giusto con cui lavorare”. SHANGHAI CITY’ SUPER www.citysuper.com Richard Wang, category manager fresh food Pierluigi Spagoni “Importiamo molti tipi di formaggi e salumi. Per esempio, abbiamo circa cinque fornitori di prosciutto di Parma e altri di San Daniele. Importiamo anche marchi di salumi come Ferrari e Beretta. Mentre per quanto riguarda i formaggi, la scelta è ampia: dalla mozzarella di bufala al grana padano, dal parmigiano reggiano al taleggio e al gorgonzola. Granarolo, Ambrosi e Zanetti sono tra i brand più rinomati”, spiega Richard Wang, category manager della categoria dei freschi per City’ Super. Retailer specializzato nella commercializzazione di prodotti di alta gamma. “Il mercato dei formaggi in Cina sta crescendo esponenzialmente, in particolare tra i consumatori più giovani. I genitori, infatti, sono a conoscenza delle importanti proprietà nutritive di questo prodotto e lo acquistano per i loro figli. Shanghai, Pechino e Guangzhoung sono senza dubbio le tre città in cui si registra il più alto consumo di formaggi”. Un prodotto che ha fatto il proprio ingresso in Cina circa dieci anni fa, ma che a quei tempi i locali non sapevano come usare. “Oggi hanno finalmente imparato. Inoltre, grazie alla maggiore apertura economica del nostro mercato, vediamo un’importante presenza di formaggi importati da Francia, Spagna e America”. Un mercato affamato di novità? “Sicuramente di specialità a base di carne, come il salame. Che però, sfortunatamente, non può ancora essere importato. A partire da quest’anno, tuttavia, sarà dato il via libera a tutta una gamma di specialità cotte. Più in generale, come importatori siamo alla ricerca di prodotti di alta qualità, magari già famosi in Italia, ma ancora sconosciuti al mercato cinese”. Cosa può rendere le nostre aziende più competitive, soprattutto rispetto a quelle di altri paesi? “Gli italiani sanno che i loro prodotti sono buoni. E per questa ragione non si concentrano più di tanto sull’attività promozionale. Ma in Cina, anche se le persone riconoscono le qualità di un prodotto, hanno bisogno che venga loro spiegato come utilizzarlo. Da qui l’importanza di educare il consumatore. Se vogliamo fare un paragone, i prodotti americani forse non saranno qualitativamente all’altezza di quelli italiani, ma sono valorizzati e resi attraenti con strategiche campagne di marketing. Così ritroviamo consumatori che parlano della pizza americana, benché tutti sanno che la vera pizza è italiana. E questo è un vero peccato”. FOCUS ON THAILANDIA FOOD GALLERY www.foodgallery.co.th Jaruwan Sattapunkiri, managing director HONG KONG CLASSIC FINE FOODS www.classicfinefoods.com Michelle Hau, assistant marketing manager “Quella italiana è una delle cucine più amate di tutta Hong Kong. Al primo posto metterei senza dubbio la pasta e tutti quei prodotti legati al suo consumo, come olio di oliva e sughi. In particolare, tutto ciò che contiene tartufo, come gli oli tartufati, è molto richiesto. Ma anche formaggi e salumi come il prosciutto di Parma, soprattutto per il loro legame con il vino. Dopo una lunga giornata di lavoro, infatti, ai consumatori locali piace molto rilassarsi con un buon bicchiere di vino”, spiega Michelle Hau, assistant marketing manager per Classic Fine Foods, importatore e distributore a Hong Kong che vanta uffici anche in Gran Bretagna, Francia, Emirati Arabi e Vietnam. Ma come sono cambiate, negli ultimi anni, le abitudini alimentari a Hong Kong in relazione ai prodotti importati? “Inizialmente un prodotto come il prosciutto di Parma non veniva molto apprezzato perché ritenuto troppo salato. Oggi, dopo anni di buona comunicazione e valorizzazione del brand, le persone sono anche disposte a spendere per acquistare prodotti di alta qualità. In questo senso direi che sono cambiate le abitudini di consumo, partendo da una maggiore consapevolezza”. Ma che genere di prodotti cercano oggi giorno i consumatori locali? “Tutto ciò che è premium. Partendo dal biologico e dal senza glutine, due trend molto attuali a Hong Kong. Ma anche i prodotti con pochi grassi e un alto contenuto proteico attirano subito l’attenzione del consumatore”. Grandi catene o piccoli store gourmet, quali sono i migliori canali per la promozione del made in Italy? “Credo che le catene di alta gamma siano disposte a investire tempo e denaro per promuovere la cultura e la tradizione alimentare italiana e, di conseguenza, comunicarle ai consumatori. Inoltre a Hong Kong le persone lavorano molte ore al giorno, per cui gli acquisti online sono uno strumento usatissimo”. Cosa suggerire, allora, alle aziende italiane che desiderano entrare in questo mercato? “Il mio consiglio è quello di avere una bella storia da raccontare. Un ottimo modo per catturare l’attenzione del cliente, che così facendo si appassiona più facilmente a un prodotto. Funzionano anche molto bene le degustazioni, un buon espediente per spiegare come utilizzare i prodotti”. Ma qual è la carta vincente: cercare di avvicinare i nostri prodotti al gusto locale o preservarne l’autenticità? “Questo dipende molto dai casi e dalle persone. I locali, per esempio, non riescono proprio a mangiare la pasta al dente, come suggerite voi. Mentre per tutti gli stranieri che abitano in città questo è l’unico modo giusto per gustarla. Però se penso a produzioni tipiche come il prosciutto di Parma o alcuni formaggi, sono dell’idea che vadano gustati così come sono: all’italiana”. “Cosa cerchiamo dalle aziende italiane? Prodotti premium e tipicità, in ogni settore merceologico”, afferma Jaruwan Sattapunkiri, managing director per Food Galler y, importatore e distributore di prodotti alimentari e bevande in Thailandia. Che ser ve 150 retailer (tra cui Big C, Tesco e Makro) e più di 500 tra ristoranti e hotel nel Paese, oltre a piccole catene di lusso. “Siamo distributori esclusivi in Thailandia per oltre 50 brand alimentari di tutto il mondo. Oggi, in particolare, abbiamo incontrato alcune aziende che operano nei settori degli snack salati, delle patatine e dei formaggi”. Tra i marchi importati da Food Galler y, anche aziende del calibro di Nella foto da sinistra: Pattra Manatbunpermpul, Danone, Callipo e Citterio. “Per le società con cui collaboriamo, ci import department e Jaruwan Sattapunkiri, occupiamo anche di realizzare attività di marketing sul territorio. managing director. La miglior strategia che abbiamo individuato per promuovere la conoscenza dei prodotti alimentari italiani in Thailandia sono senza dubbio gli chef internazionali. Basti pensare che, nella sola Bangkok, esistono oltre 200 ristoranti italiani. Una vetrina eccezionale che porta il cliente a desiderare di acquistare i prodotti che assaggia anche nei supermercati. “Il problema più grosso nel lavorare con l’Italia è costituito dai dazi sull’import. Che per l’alimentare si aggirano attorno al 30%. Una tassazione così elevata richiede uno sforzo maggiore per rendere competitivi i prezzi. Un problema che non si pone con i prodotti di altri Paesi, con i quali è in vigore un trattato di libero scambio”. In un Paese sempre più moderno e con un potere d’acquisto in continua crescita, i desideri dei consumatori si stanno spostando sempre più verso gusti internazionali: “Le nuove generazioni sono curiose di assaggiare tutto. Anche prodotti molto lontani dalla nostra cultura, come ad esempio i formaggi”. Fiere come Sial e Anuga sono un appuntamento annuale per il Gruppo, molto attento alle innovazioni di prodotto e a trend più attuali, come il biologico. SINGAPORE INDOGUNA www.indoguna.com Alma Fortin, sales executive “Retail e food ser vice sono i canali di destinazione dei prodotti food & beverage che importiamo da tutto il mondo”, spiega Alma Fortin, sales executive per Indoguna, attivo da oltre 20 anni sul mercato di Singapore. “Per rifornire i nostri clienti di prodotti sempre freschi riceviamo spedizioni settimanali. Nel caso dell’Italia, siamo molto forti nei settori delle paste e dei formaggi”. Presente a Expo alla ricerca di nuovi prodotti, Indoguna è particolarmente attento alle tipicità: “Il mercato dei prodotti importati a Singapore sta crescendo enormemente. Pensando all’Italia, in particolare, esistono già molti prodotti similari, realizzati localmente, che cercano di replicare lo stile italiano. Ma il consumatore non si fa ingannare, è attento alla provenienza e ha imparato a riconoscere e apprezzare il vero made in Italy”. SAUDI ARABIA DANUBE CO. LTD. www.danubeco.com Ahmed Ali Abubaker, purchasing manager “Importiamo molti prodotti italiani per i nostri store. Penso all’olio di oliva, ai biscotti, ai grissini e a una grandissima varietà di formaggi, tra cui parmigiano e mozzarella, che sono probabilmente i più conosciuti sul nostro mercato. Senza dimenticare la pasta e i sughi”, spiega Ahmed Ali Abubaker, responsabile acquisti per Danube Company Limited, importatore con sede a Gedda, in Arabia Saudita. Che assieme al consociato Bindawood vanta una rete di sette ipermercati, 18 supermercati, sette negozi e due ristoranti nelle città di Gedda, Makkah e Madinah. “Expo rappresenta un’opportunità strategica per incontrare nuovi fornitori. Perché il food made in Italy è famoso in tutto il mondo, e così anche in Medio Oriente, soprattutto grazie a una forte presenza di ristoranti italiani”. 13 Settembre 2015 L’ALIMENTARE MADE IN ITALY PRENDE IL VOLO Dufry è leader nel travel retailer a livello globale. In vista di Expo ha rinnovato completamente la sua presenza nei principali aeroporti d’Italia. Riccardo Bandera, category manager food, spirits & tobacco per il nostro Paese, ci spiega i meccanismi che regolano canale e offerta. LO STORE EMOZIONI Cosa accomuna la visita in Italia di un viaggiatore cinese, americano, turco o giapponese? Non i motivi alla base del soggiorno, né, tantomeno, le bellezze ammirate, neppure gli imprevisti che saranno costretti ad affrontare. La risposta all’interrogativo è una: il viaggio di ritorno. Più nello specifico: la modalità. Un tragitto, più o meno lungo, da effettuare in aereo. Dunque, passando obbligatoriamente per uno dei tanti terminal serviti da Dufry, gruppo leader a livello mondiale nella categoria di vendita duty free & travel retailer. La rete nel mondo Una realtà internazionale che, tra il luglio 2014 e l’aprile di quest’anno, ha ulteriormente ampliato il proprio network, acquisendo altri due gruppi operanti nel comparto: Nuance e World Duty Free. “Dufry è oggi il numero uno al mondo nel mercato globale del travel retailer”, spiega Riccardo Bandera, category manager food, spirits & tobacco per l’Italia. La presenza a livello mondiale dell’azienda, che ha la sua sede principale a Basilea (Svizzera), è, d’altronde, rilevante: i dati ufficiali al 31 marzo 2015, che non tengono, di conseguenza, ancora conto della successiva integrazione con World Duty Free, indicano in 60 i paesi coperti, 1667 i negozi, per un totale di oltre 265mila metri quadrati di superfici destinate alla vendita di beni di vario genere. 14 Gli shop italiani In Italia, Dufry opera principalmente tramite la controllata Dufrital e, in percentuale minoritaria, attraverso altre due società del gruppo: Dufry Italia e Network Italia Edicole. Anche in ambito nazionale, l’azienda è leader nel mercato del travel retailer, registrando un fatturato annuo medio di 160 milioni di euro. Sono 60 gli shop di Dufry nel Bel Paese, per oltre 9mila metri quadrati di aree commerciali. Punti vendita situati nelle stazioni ferroviarie delle più importanti città italiane e nei principali aeroporti: da Bergamo a Genova, da Verona a Roma Fiumicino. È, tuttavia, il sistema milanese, ovvero gli scali di Linate e Malpensa, il luogo in cui la presenza di Dufry risulta più forte, grazie anche alla join venture siglata diversi anni fa con Sea. “Oggi, guardiamo con grande interesse a due recenti Riccardo Bandera acquisizioni effettuate in Italia: l’aeroporto di Firenze, un polo con grandi potenzialità, e quello di Napoli, che abbiamo integrato a seguito dell’accordo stipulato con World Duty Free”, sottolinea Bandera. Il settore food Tra le referenze più vendute nei duty free rientrano ovviamente tutti i prodotti che fanno riferimento al variegato mondo del cibo di qualità. “Il fine food è una categoria merceologica in forte crescita. Una realtà, oggi, di stretta attualità e capace di beneficiare dell’ulteriore impulso generato da Expo”, spiega Bandera. “Siamo diventati, un po’ involontariamente, gli ambasciatori del cibo di qualità italiano nel mondo”, evidenzia il category manager. “Perché l’aeroporto è il vero luogo che tutti, in particolare i turisti e i professionisti provenienti dai mercati emergenti asiatici e americani, come Brasile, Corea, Turchia o Emirati Arabi, sono, in definitiva, costretti a frequentare, mentre nei negozi specializzati, come ad esempio Eataly, è necessario decidere a priori di andare a fare compere”. L’offerta in Italia... Ma in che maniera i brand sono selezionati e diventano parte dell’offerta presentata da Dufry nei suoi punti vendita? “Innanzitutto, è meglio se un marchio è già in qualche modo conosciuto sui mercati esteri”, spiega Bandera. “Inoltre, è necessario che la qualità del prodotto sia molto alta: puntiamo ad avere il massimo, anche per giustificare un eventuale prezzo, in alcuni casi, non a tutti accessibile”. Altri aspetti di assoluta importanza sono legati a controlli ed esclusività: innanzitutto, il partner commerciale deve poter fornire adeguate assicurazioni da un punto di vista finanziario; secondariamente, non deve essere presente in grande distribuzione o, qualora lo sia, deve farlo con altro brand o packaging; infine, deve essere, soprattutto, disponibile a investire in attività promozionali di vario genere, con lo scopo di comunicare il proprio prodotto, utilizzando i punti vendita di Dufry come canale per far conoscere e pubblicizzare il suo nome nel mondo. “Perché questo rappresenta il duty free: una vetrina sul mondo”, evidenzia Bandera. Una logica commerciale ben chiara, fondata su di una presenza che si configura come occasione per farsi conoscere. Sviluppando, così, un primo diretto approccio con consumatori di mercati esteri potenzialmente molto redditizi e tralasciando, in alcuni casi, l’immediato profitto, in favore di una più ampia visione di crescita internazionale. Tra i brand italiani presenti, oggi, con le loro eccellenze, nei negozi Dufry, molti i nomi noti dell’agroalimentare del nostro Paese. Tanti, però, anche i piccoli produttori che promuovono l’alta qualità del made in Italy. “Spaziamo da big, come Ferrero o Perugina, a realtà più locali, ma di altissimo livello, come le lombarde Lazzaroni e Industria Dolciaria Quaranta, la toscana Amedei o le piemontesi D. Barbero e Relanghe”, sottolinea Bandera. “Chiaramente, a livello di giro d’affari, i nomi più importanti hanno numeri di maggior rilievo, ma l’assortimento è ampio e cerchiamo di offrire alla nostra clientela una possibilità di scelta a 360° della produzione italiana, in particolare rispetto alle tipicità”. E proprio la comunicazione legata a quest’ultima tipologia, rappresenta una problematica non secondaria. “Sono tanti gli stranieri in difficoltà davanti allo scaffale, perché non in grado di cogliere le molteplici sfaccettature che contraddistinguono le diverse produzioni d’eccellenza dell’agroalimentare made in Italy”, spiega Bandera. “A livello educativo, noi proviamo a dare il nostro contributo, con attività di comunicazione mirate e spazi dove è possibile effettuare delle degustazioni dirette. Ma, in definitiva, occorre pur sempre constatare che, qualunque prodotto italiano il consumatore straniero scelga, resta la grande fortuna che non potrà mai dire di aver scelto male”. L’assortimento, nei diversi negozi Dufry, è composto da una base comune di prodotti, selezionati attraverso un’analisi delle RETAIL Nelle foto alcune immagini del Duty Free di Milano Malpensa classifiche di vendita e sulla base di precedenti accordi siglati coi diversi partner commerciali. “Poi, nei diversi aeroporti, è sempre presente un corner dedicato ai prodotti tipici regionali, sulla base di quelle che sono le richieste avanzate dalle diverse autorità di gestione degli scali”, spiega Bandera. ... e a livello globale A livello globale, il discorso cambia, di parecchio. “Nei diversi punti vendita dislocati in giro per il mondo, l’ambito food segue logiche di carattere più strettamente di mercato e si orienta su uno zoccolo duro composto dai grandi brand internazionali: come Mondelēz International, Lindt, Swiss Delice, Anthon Berg, Mars e simili”, spiega il manager italiano. “Poi ci sono sempre le eccezioni, ovvero i posti in cui vengono richiesti determinati prodotti del nostro paese. Ma si tratta di eccezioni, che sono poi gestite in ambito locale e in maniera diretta”. Il cliente tipo in Italia La clientela che frequenta i negozi Dufry è piuttosto eterogenea, ma il riferimento di punta resta sempre il businessman straniero, in particolare russo, turco o cinese. “Non a caso, i periodi in cui fatturiamo di più sono quelli legati al Salone del mobile, al Gran premio di Formula 1 e alla settimana della moda a Milano: ovvero i momenti in cui l’affluenza di professionisti è maggiore nei nostri aeroporti di riferimento di Malpensa e Linate”, evidenzia Bandera. Che aggiunge: “Si nota sicuramente, in questo ultimo periodo, un effetto Expo sui fatturati. Si tratta, però, di una crescita di cui potremo realmente calcolare gli esiti solo dopo la conclusione della manifestazione, perché, quasi in contemporanea al suo inizio, abbiamo proceduto a un rinnovamento totale dei nostri spazi di vendita. Ne consegue un interrogativo: il merito del recente incremento nelle vendite è da attribuire a Expo o al successo di un format di negozi innovativo fondato sul principio del passenger flow?” A tempo debito arriverà una risposta definitiva, per ora i responsabili di Dufry si godono i numeri in crescita. “Tra i prodotti più venduti, guardando i dati statistici a valore, troviamo il parmigiano reggiano, uno dei grandi classici italiani, per l’ambito gastronomico, il limoncello per la categoria degli spirits e i toscani, in particolare il Brunello, nei vini”, evidenzia Bandera. Da segnalare, infine, un ultimo aspetto d’importanza fondamentale. “L’Italia, in particolare quando si fa riferimento ai duty free, è per molti clienti stranieri simbolo di originalità”, conclude il manager italiano. “Da intendersi proprio nel senso più stretto di garanzia d’acquisto di un prodotto non contraffatto: qualcosa per noi scontato, ma che non lo è affatto nella stragrande maggioranza del resto del mondo”. 15 Settembre 2015 Un mercato in chiaroscuro Il bilancio del comparto, che vale oltre 1,2 miliardi di euro, si attesta a +3,5% a valore. Crescono di oltre il 30% i panificati senza glutine. Ma diversi prodotti mostrano segno negativo. 16 In leggero incremento, in Italia, il comparto del pane e dei sostitutivi. Secondo i dati elaborati dall’istituto di ricerca Iri sul totale iper, super e Lsp (Libero servizio di prossimità da 100 a 399 metri quadri), l’insieme di queste categorie merceologiche è cresciuto, nell’anno terminante in giugno 2015, del 2,1% a volume e del 3,5% a valore, per un totale rispettivamente di 283.446.664 chili venduti e di 1,214 miliardi di euro fatturati. Un benessere più apparente che reale, però, dal momento che circa la metà dei prodotti appartenenti alla categoria mostrano un segno negativo sia a volume sia a valore. La media del comparto è, infatti, mantenuta sopra allo zero prevalentemente grazie alle strepitose performance dei panificati senza glutine, che - sebbene rappresentino ancora una piccola fetta di mercato (circa lo 0,8%) - hanno fatto segnare +30,5% a volume, giungendo a 2.348.489 chili, e + 30,7% a valore, per un fatturato annuo complessivo di 27.020.613 euro. Bene anche le specialità sostitutive del pane (categoria composta da piadina, tigella, taralli, spianata, pane arabo e azzimo, specialità regionali, croissant salati e focacce), che chiudono l’anno con un fatturato a +14,6% (oltre 205 milioni di euro) per un totale di 37.325.240 chili (+9,7%). Seguono, per importanza, le prestazioni a volume del pane a lunga conservazione (+5,3% su base annua) per un totale di 74,5 milioni di chili e oltre 207 milioni di euro (+2,4%), e le prestazioni a valore dei panetti croccanti: +4,8% per un fatturato complessivo di 255.495.524 euro con oltre 34 milioni di chili (+3%). Più modesta la crescita dei grissini, che con 22.487.739 chili venduti segnano +1,3% in quantità e 1,1% in valore (quasi 137 milioni di euro). Performance in chiaroscuro per il pan carrè, che cresce dell’1,5% a volume (oltre 20 milioni di chili), mentre perde a valore (-1,3% per circa 38,7 milioni di euro). Chiude l’anno leggermente sotto lo zero il pane grattugiato, che fa segnare -0,6% a volume (14.877.805 chili venduti) e -0,7% a valore (34, 5 milioni di euro). In negativo, sia a valore che a volume, i panini, che con oltre 11,7 milioni di chili calano dello 0,6% a volume e del 3,1% a valore (58.862.033 euro), e anche i crackers, che perdono in un anno il 2,7% a volume, con un totale di quasi 50 milioni di chili, e l’1,5% a valore, per 184 milioni di euro. Ancora peggio l’andamento del pane da tramezzino: -11% a volume, con poco più di 15 milioni di chili venduti, e -4,8% a valore, per un fatturato da 63,679 milioni di euro. Ma è invece il pane da cuocere a registrare le performance più negative. Con soltanto 303.656 chili venduti, per un valore complessivo di 1,698 milioni di euro, cala del 18,2% a volume e del 19,3% a valore. Per quanto riguarda la copertura dei diversi canali di vendita, a farla da padrone sono i supermercati che, con 190.083.502 chili di prodotti venduti per 811,3 milioni di euro fatturati, rappresentano il 67,1% in volumi e il 66,8% in valore. Ipermercati e libero servizio di prossimità si aggirano invece intorno a una quota del 16%. In particolare, gli ipermercati valgono il 16,8% a valore (203,5 milioni di euro) e il 16,2% a volumi (46 milioni di chili). Il libero servizio di prossimità, invece, vale il 16,4% a valore (quasi 200 milioni di euro) e il 16,7% a volumi (47 milioni di chili). Sia a volume sia a valore, è più omogenea la distribuzione delle vendite sulle diverse aree della penisola italiana. L’insieme dei risultati di ipermercati, supermercati e Lsp raggiunge quota 32,5%, in termini di chili venduti, al Nord Ovest (92.231.068), per un fatturato di 418,7 milioni di euro, che vale il 34,5% del totale. Il Nord Est, con i suoi 73.783.637 chili di prodotti venduti, rappresenta il 26% per quanto riguarda i volumi e il 27,2% per quanto concerne il fatturato (329.919.080 euro). Il Sud e il Centro con la Sardegna sono quasi in parità per quanto riguarda i quantitativi venduti (rispettivamente 57.881.993 chili al Sud, ovvero il 20,4% del totale, e 59.549.960 chili al Centro, ossia il 21%). Leggermente più consistente tra i due, invece, il distacco in termini di fatturato: con oltre 250 milioni di euro, il Centro copre il 20,7% delle vendite, mentre il Sud si attesta al 17,7%, con oltre 214 milioni di euro. Poco determinante la quota della marca del distributore, che rappresenta solo il 17,8% del comparto del pane e dei sostitutivi. Un settore in cui competono molti player, dal momento che i primi tre produttori - nell’ordine Barilla, Morato Pane e Mondelez International – costituiscono soltanto il 32,9% del fatturato complessivo. LEGENDA: LA CATEGORIA DEL PANE E SOSTITUTIVI GRISSINI CRACKERS PAN CARRE’ LAVORAZIONE • TORINESI • CLASSICI • ARRICCHITI • ALTRE FARINE TIPO • NORMALI SALATI • NORMALI NON SALATI • SALUTISTICI • INSAPORITI TIPO • BIANCO • SALUTISTICO SPECIALITA’ SOSTITUTIVI PANE TIPO • PIADINA • TIGELLA • TARALLI • SPIANATA • PANE ARABO+AZZIMO • SPECIALITA’ REGIONALI • CROISSANT SALATI • FOCACCE PANE DA CUOCERE PANINI VARIETÀ • MORBIDO PER HAMBURGER/HOT DOG • MORBIDO PER COLAZIONE • DA TAVOLA PANE DA TRAMEZZINO PANE LUNGA CONSERVAZIONE VARIETÀ • BIANCO/GRANO TENERO • DOLCE/ARRICCHITO ALTRE FARINE • GRANO DURO PANE GRATTUGGIATO TIPO NORMALE PANETTI CROCCANTI TIPO • TIPO SVEDESE ALTRI TIPI • CROSTINI PER ZUPPA • BRUSCHETTA • GALLETTE • SCHIACCIATINE PANIFICATI SENZA GLUTINE TIPO • CRACKERS S/GLUTINE • SPECIALITA’ S/GLUTINE • GRISSINI S/GLUTINE • PAN CARRE’ S/GLUTINE • PANE DA TRAMEZZINO S/GLUTINE • PANE (DA CUOCERE E NON) S/GLUTINE • PANINI S/GLUTINE • PANE GRATTUGIATO S/GLUTINE • PANETTI CROCCANTI S/GLUTINE • PASTA E BASI S/GLUTINE SPECIALE SOSTITUTIVI DEL PANE DIMENSIONI E TREND DEL MERCATO ALLOCAZIONE NEI CANALI E NELLE AREE Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq) AT giugno 2015 VENDITE IN VOLUME VAR.% VENDITE IN VOLUME VENDITE IN VALORE VAR.% VENDITE IN VALORE PANE E SOSTITUTIVI CRACKERS GRISSINI PANETTI CROCCANTI SPECIALITA SOSTITUTIVE PANE PAN CARRE PANE DA TRAMEZZINO PANE DA CUOCERE PANINI PANE LUNGA CONSERVAZIONE PANE GRATTUGIATO PANIFICATI SENZA GLUTINE 283.446.664 49.975.497 22.487.739 34.576.910 37.325.240 20.119.146 15.160.896 303.656 11.748.529 74.522.753 14.877.805 2.348.489 2,1 -2,7 1,3 3,0 9,7 1,5 -11,0 -18,2 -0,6 5,3 -0,6 30,5 1.214.206.560 184.280.809 136.812.241 255.495.524 205.437.164 38.693.396 63.679.625 1.698.974 58.862.033 207.676.992 34.549.185 27.020.613 3,5 -1,5 1,1 4,8 14,6 -1,3 -4,8 -19,3 -3,1 2,4 -0,7 30,7 QUOTE DELLE CATEGORIE MERCEOLOGICHE SUL TOTALE DEL COMPARTO ‘PANE E SOSTITUTIVI’ (%) SU VOLUME (%) SUL VALORE PANE LUNGA CONSERVAZIONE CRACKERS SPECIALITA SOSTITUTIVE PANE PANETTI CROCCANTI GRISSINI PAN CARRE PANE DA TRAMEZZINO PANE GRATTUGIATO PANINI PANIFICATI SENZA GLUTINE PANE DA CUOCERE 26,3 17,6 13,2 12,2 7,9 7,1 5,4 5,3 4,1 0,8 0,1 17,1 15,2 17 21 11,3 3,2 5,3 2,8 4,8 2,2 0,1 AT giugno 2015 VENDITE IN VOLUME ALLOCAZIONE DELLE VENDITE A VOLUME VENDITE IN VALORE ALLOCAZIONE DELLE VENDITE A VALORE TOTALE ITALIA IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) 283.446.664 100,0 1.214.206.560 100,0 NORD-OVEST IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) 92.231.068 32,5 418.750.818 34,5 NORD-EST IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) 73.783.637 26,0 329.919.080 27,2 CENTRO + SARDEGNA IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) 59.549.960 21,0 250.854.794 20,7 SUD IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) 57.881.993 20,4 214.681.850 17,7 IPERMERCATI 46.004.407 16,2 203.562.971 16,8 SUPERMERCATI 190.083.502 67,1 811.316.696 66,8 LSP 47.358.738 16,7 199.326.873 16,4 RANKING DEI PRODUTTORI A VALORE Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq) AT giugno 2015 SOSTITUTIVI DEL PANE 1 - Barilla 2 - Morato Pane 3 - Mondelez International I PRIMI TRE PRODUTTORI COPRONO A VALORE IL 32,9% DEL MERCATO PL:17,8% Fonte: Iri segue 17 Settembre 2015 LA VOCE DEI BUYER OASI - TIGRE Alessandro Gabrielli, buyer alimentari duri Gruppo Gabrielli “Sono ottime le performance di vendita nel comparto dei sostitutivi del pane”, riferisce Alessandro Gabrielli, buyer alimentari duri per il Gruppo Gabrielli, “specie per gallette e pani a contenuto funzionale (segale o multicereali). Le prime, in particolare, sostituiscono in parte o del tutto il tradizionale pane o fetta biscottata, così che si è ampliata anche la proposta merceologica: accanto alla versione classica, al riso o mais, troviamo le varianti a base di farro, cereali, avena, etc. Dimostrazione del fatto che la scelta del consumatore moderno, sia in termini di gusto che di valenza dietetica, risulta più sofisticata e specifica”. Un cambiamento dei consumi che si nota anche nel consumo di cracker, con quelli tradizionali in leggero calo a favore delle versioni integrali, o con riso soffiato e cereali. “Successo anche per i prodotti iposodici, a ridotto contenuto salino, o privi di agenti lievitanti, alcalinizzanti che aiutano a ridurre l’acidità, gluten free per celiaci. Nel comparto salutistico, che include appunto il settore del biologico e il senza glutine, ad esempio, prendendo a confronto il pe- riodo fra gennaio e giugno 2014/2015 il trend di crescita è del 29% a valore e del 19,6% a volumi. In particolare, il bio cresce del 29% a valore e dell’8% a volume. La crescita del senza glutine è invece del 23% a valore e del 21% a volume”. Gabrielli sottolinea anche la crescita esponenziale delle referenze arricchite o aromatizzate, destinate a un utilizzo fuori pasto o come sostitutivo, oltre a specificare i trend di carattere locale: “In riferimento alla zona in cui operiamo, il centro Italia, è piuttosto irrilevante, per tradizione, il consumo di grissini e focacce, ai quali viene quindi riservato poco spazio all’interno dei punti vendita, sebbene il mercato proponga numerose e appetitose varianti. Mentre ad esempio la produzione industriale della tradizionale piadina romagnola gode di un trend positivo costante durante l’anno (circa 500mila euro), nonostante varianti più moderne e light, come la piadina ai cereali o quella all’olio d’oliva, siano ormai entrate a far parte delle abitudini alimentari del consumatore moderno”. Il trend positivo del comparto, che negli ultimi tre anni IPERAL ITALY DISCOUNT Luca Spagna, category grocery “I prodotti che fanno registrare le migliori performance all’interno del compar to sono indubbiamente i pani morbidi, le piadine e le schiacciatine”, afferma Luca Spagna, category grocery per Iperal. “Ma i maggiori venduti si hanno sempre nei crackers, referenza che però rimane stabile e che rischia di perdere il primato, vista la for te crescita dei grissini”. I sostitutivi del pane fanno registrare un trend molto positivo, sia in termini di volumi sia di fatturato: “Anche se c’è da sottolineare che l’incidenza, seppur bassa, delle vendite promozionali, come in quasi tutte le merceologie grocery, è in costante aumento”. Negli ultimi anni, lo spazio lineare dedicato a questo genere di referenze “è aumentato più del 30%”, continua Spagna, “fino a raggiungere una saturazione in linea con le rotazioni della stagionalità più propizia”. Per quanto riguarda la categoria dei sostitutivi del pane, Iperal propone linee a marchio del distributore per tutti i tipi di prodotto (pani morbidi, crackers, grissini, pan bauletto, piadine, schiacciatine, taralli, pane per tramezzini, etc.): “Non si può non presidiare tale mercato. Che cresce, restituisce una buona marginalità e mantiene comunque una relativamente bassa incidenza promozionale (inferiore al 40%)”. Un trend molto positivo si registra anche per i prodotti salutistici. Infatti, secondo Luca Spagna: “Quello dei sostitutivi del pane è il mercato, dopo la pasta, dove crescono maggiormente le richieste di prodotti salutistici. Soprattutto per quanto riguarda le gallette, che ancora la fanno da padrone. Seguono poi le piadine senza glutine”. Sull’onda del successo del trend salutistico, Iperal ha sviluppato linee a marchio dedicate. MD DISCOUNT – LD MARKET Mattia Rovelli, buyer category sostitutivi del pane, panificati e derivati MD LD 18 Con i marchi Md e Ld, nel 2014 Lillo Group ha realizzato oltre due miliardi di euro di fatturato, portando la propria quota di mercato al 15%, e classificandosi al secondo posto tra i player della Grande distribuzione italiana del canale discount. “Il comparto dei sostitutivi del pane è in forte crescita”, afferma Mattia Rovelli, responsabile acquisti MD LD. “Tutti i sostitutivi del pane in genere segnano forte sviluppo, a volumi e a valore, soprattutto le referenze ‘free from’, ossia quelle senza glutine, senza sale o senza lievito, oppure quelle biologiche. Il trend, infatti, volge verso la ricerca di farine e cereali sempre più digeribili, leggeri e ricercati. Si lavora su impasti a base di kamut, farro, segale e riso, con l’aggiunta di molteplici varianti di semi salutari per l’organismo (chia, quinoa, lino, sesamo, girasole, avena, miglio, soia, ecc…). Basti pensare che, sino a un paio d’anni fa, il pane confezionato affettato in cassetta proponeva al consumatore la variante salutistica ‘ai tre cereali’, mentre oggi si propongono al consumatore un minimo è aumentato del 3-4%, testimonia la crescente attenzione da parte del consumatore, dell’industria e della grande distribuzione: “Fra le varie ragioni spiccano la funzionalità in termini dietetici, la praticità di consumo e l’accessibilità economica. Un successo che determina un effetto boomerang: a una crescita sostanziale nei consumi, corrisponde l’ampliamento dell’offerta e, di conseguenza, anche un adeguamento degli spazi lineari, che aumentano e subiscono una ricollocazione di prodotti, al fine di creare una maggiore attinenza merceologica per il cliente, nonché una coerenza di funzione e utilizzo”. La linea a marchio del distributore del gruppo Gabrielli, il consorzio Sun, si chiama Consilia e, grazie a partnership con le maggiori aziende produttrici nazionali, si sta sempre più completando con nuove referenze, regalando “Grande soddisfazione in termini di riscontro sulla qualità dei prodotti, ai quali riserviamo grande attenzione e cura, garantendo comunque una maggiore convenienza rispetto alla politica di marca”. di 6 cereali, con alcune varianti più ricche da 8, 10 e 12 semi”. Un consumatore sempre più esigente: “Per ‘moda’, dato che molte riviste specializzate reclamizzano nuovi cereali associandoli a effetti benefici e salutistici specifici, e per ‘salute’, visto che le intolleranze al latte, al glutine, al lievito, alle uova e al sesamo sono in continua crescita all’interno della popolazione. Lillo si sta muovendo per rispondere al meglio a queste esigenze e, in effetti, lo spazio a scaffale dedicato a tale categoria è in continua evoluzione ed espansione. L’assortimento propone estensioni di gamma in orizzontale con un’ampiezza assortimentale che genera continue crescite di volumi e fatturati. Anche se le battute di cassa non sono altissime, la redditività al metro lineare genera un forte interesse d’investimento nella categoria”. Per questi motivi l’insegna propone al consumatore una vasta gamma di panificati e sostitutivi del pane con i tre marchi del distributore “Ca’ bianca”, “Compagnia dei panettieri” e la linea salutistica “Vivo meglio”. Giovanni Filippini, direzione acquisti Nata nel 2013, Italy Discount - in cui sono associate tre realtà (Realco, Tatò Paride e Cds) per un totale di 220 punti vendita - approccia il canale della ‘spesa economica’ di vicinato attraverso un progetto di respiro nazionale e una società a carattere consor tile. “Siamo una star t up, è ancora presto per i bilanci”, afferma Giovanni Filippini, direzione acquisti per il gruppo che ha appena lanciato una propria linea di sostitutivi del pane a marchio Fior di Forno. “La gamma comprende prodotti quali bruschette, schiacciatine, bocconcini di pane e finestrotti al kamut, ma anche pan bauletti e tramezzini”. Un mercato, quello dei sostitutivi del pane, in generale crescita: “Il trend del compar to, per i nostri associati, è positivo. Ma anche nel canale discount, essendo limitata la presenza delle panetterie servite, i numeri sono in aumento”, prosegue Filippini, “tanto che lo spazio lineare dedicato a questo genere di referenze è cresciuto di circa il 10 o 12%”. Ma la catena guarda già al futuro, e mentre completa la gamma con nuovi prodotti della categoria tradizionale, allo stesso tempo studia di realizzare anche una linea per celiaci e una di prodotti funzionali. GRUPPO VÉGÉ Enklejd Xoxe, category dolci e alimentari, responsabile accordi a livello nazionale Il Gruppo Végé, in qualità di centrale d’acquisti, conta 25 imprese socie, ciascuna con un suo buyer. Enklejd Xoxe, category dolci e alimentari, è responsabile degli accordi a livello nazionale anche per il compar to dei sostitutivi del pane. “Un segmento che nell’ultimo anno”, spiega il responsabile, “per quanto riguarda i numeri del gruppo nel complesso, ha fatto registrare un +4,8% a valore, suppor tato notevolmente dalle vendite dei prodotti salutistici”. La classifica delle referenze più vendute nella rete Végé, all’interno del compar to, rispecchia quella del mercato nazionale, che vede in testa i cracker, seguiti dalla categoria dei panetti croccanti - tra cui compaiono crostini, bruschette e schiacciatine – e dai grissini. “I cracker sono il prodotto con il peso più impor tante, ma sono le gallette di riso a far registrare la crescita più rilevante (+15% secondo dati Nielsen), tanto che, se nel 2010 ancora occupavano gli ultimi posti nelle classifiche delle vendite nazionali, nel 2014 si sono guadagnate il quarto posto, con circa l’8,8% di incidenza sul fatturato totale”. Un incremento che si riscontra anche considerando lo spazio lineare dedicato alle gallette negli ultimi anni: “Se ultimamente per cracker, panetti e grissini lo spazio dedicato è rimasto invariato (escludendo i casi in cui si dava maggior visibilità a novità di prodotto), le gallette hanno conquistato parecchio terreno. Così come i prodotti a marchio del distributore che, sempre secondo i dati Nielsen, sono arrivati in poco tempo a valere 180mila euro, su un fatturato complessivo sostitutivi del pane di circa 786 milioni di euro”. L’argomento private label è molto impor tante per Enklejd Xoxe, che spiega come il Gruppo stia investendo nello sviluppo di questa tipologia di proposta: “La linea ‘Delizie Végé’ è nata da soli tre anni, ma conta già quasi 600 referenze. La gamma andrà ad ampliarsi nei prossimi mesi non solo con gallette di riso a marchio del distributore, ma anche con cracker, grissini e piadine”. Per accontentare, infine, la crescente richiesta di prodotti salutistici, il Gruppo sta sviluppando una nuova linea con packaging dedicato, che si distinguerà per specifiche caratteristiche: “Prodotti biologici, integrali, senza glutine, con meno sale e più fibre, in grado di soddisfare le più recenti esigenze dei consumatori”. SPECIALE SOSTITUTIVI DEL PANE UNICOOP TIRRENO Simone Di Girolamo, category drogheria alimentare Secondo Simone Di Girolamo, category drogheria alimentare per Unicoop Tirreno, l’andamento del comparto dei sostitutivi del pane, all’interno di Coop Italia e in particolare della cooperativa del distretto tirrenico, rispecchia quello del mercato in generale. “Il comparto è trainato dai pani croccanti, categoria che comprende taralli, crostini, gallette, schiacciatine e snack a base di cereali tipo kamut. Mentre è in leggera contrazione la categoria dei pani morbidi”. La crescita maggiore a livello nazionale la fanno registrare le gallette, con un trend a doppia cifra, e i taralli, che però hanno una dimensione più regionale. “I cracker, invece, sono in leggera contrazione, soprattutto quelli salati rispetto a quelli funzionali. Mentre i grissini mostrano segno più”. In generale, il comparto dei sostitutivi del pane, all’interno della cooperativa Unicoop Tirreno, è in crescita da qualche anno: “L’ultimo dato si attesta intorno al +1%. Un incremento che non comprende il trend positivo della categoria ‘alimenti salutistici’, ai quali Coop riserva appositi spazi all’interno dei punti vendita, suddivisi per funzionalità: ad esempio lo scaffale per il senza glutine o per i prodotti proteici e così via”. Lo spazio lineare dedicato ai sostitutivi del pane è aumentato progressivamente negli ultimi anni, mantenendo però una suddivisione per destinazione di consumo e per tipologia di prodotto. “In alcuni punti vendita, poi, riusciamo a valorizzare le produzioni locali tramite l’iniziativa ‘Vicino a noi’, che dà spazio a molti prodotti realizzati da oltre 500 aziende toscane, laziali, campane e umbre”. L’offerta a marchio del distributore di Coop per questa categoria merceologica è completa, copre infatti tutte le tipologie di prodotto contemplate nel segmento e rappresenta oltre il 40% del fatturato dell’intero comparto. Inoltre, Coop ha strutturato l’offerta per garantire maggiore scelta al consumatore:“All’interno del tradizionale marchio Coop”, prosegue Di Girolamo, “proponiamo la linea Coop Tutela, che garantisce il miglior rapporto qualità prezzo; la linea Vivi Verde, cresciuta di circa l’1,5% nell’ultimo anno, che propone prodotti funzionali per la dimensione salutistica, e la linea Fiorfiore, che rappresenta il top di gamma”. LIDL ITALIA Per quanto riguarda il comparto dei sostitutivi del pane, negli ultimi anni Lidl Italia ha registrato una crescita del segmento dei Panbauletti, che hanno avuto un incremento annuo di circa il 14% rispetto alle altre referenze. A contribuire a questo exploit, secondo l’azienda, è sicuramente l’ampia scelta che i clienti hanno con gli articoli a marchio Certossa, linea di private label della catena. Nell’assortimento, infatti, si trovano quattro diversi tipi di Panbauletto: bianco, di grano duro, integrale e ai cinque cereali. Il trend del comparto è in crescita e la società è convinta che continuerà ad esserlo, poiché le abitudini di spesa sono cambiate. Il cliente è molto orientato alla razionalizzazione della sua spesa e si reca in punto vendita quasi giornalmente per acquistare solo l’essenziale. Oltretutto predilige, quando possibile, articoli a lunga o media conservazione, caratteristica che il pane fresco non può garantire. Un altro trend rilevato dall’insegna è che il consumatore preferisce sempre di più i prodotti a marchio del distributore, consapevole che hanno la stessa qualità dei prodotti di marca, ma a un prezzo più conveniente. Negli ultimi anni, i metri lineari dedicati ai sostitutivi del pane sono sempre cresciuti, fino a raggiungere lo standard attuale di circa 10 metri. A fronte di una crescente domanda di prodotti gluten free, Lidl risponde con offerte promozionali settimanali dedicate. segue 19 Settembre 2015 LE AZIENDE GRAN BON Nel suo stabilimento in aper ta campagna veronese, Gran Bon (esclamazione dialettale tipica veneta, usata quando si parla di qualcosa di veramente speciale) produce dal 1988 crostini, bruschette e grissini con la massima cura delle materie prime, tra cui farine dei migliori mulini, olio extra vergine di oliva italiano e olio di riso. Tutti i prodotti sono cotti in grandi forni, non sono fritti, non contengono grassi idrogenati né Ogm e vengono impacchettati in confezioni salva freschezza. Inoltre, l’azienda vanta le cer tificazioni Ifs, Iso 22000-2005, quella biologica e Kosher. L’offer ta, interamente dedicata ai sostitutivi del pane, si compone di numerose referenze. Quattro varianti di Pangrelli, grissini tipo “0” alle olive, al mais e semi di girasole, al radicchio e all’olio di oliva. I Crostini integrali e quelli per zuppe e insalate. Ali di pane al pomodoro e basilico o all’olio extra vergine di oliva. E, categoria più numerosa, le Bruschette: alla cipolla e origano, con olio extra vergine di oliva, aglio e basilico, pomodoro e basilico, rosmarino, speck e pepe. www.granbon.it Ali di pane pomodoro e basilico Crostini al forno, al gusto di pomodoro e basilico. Ideali per accompagnare aperitivi e pasti. Ingredienti Farina di frumento, olio vegetale, olio extra vergine d’oliva, lievito, siero di latte, sale, destrosio, estratto di lievito, piante aromatiche e spezie, pomodoro 1%, aromi. Prodotto senza Ogm. Confezione Sacchetto in carta con polipropilene interno, 100 g. VALLEDORO Dario Zubani Realtà bresciana con oltre 60 anni di storia nel settore, Valledoro è specializzata proprio nella produzione dei sostitutivi del pane. Tanto che solo il 10% delle referenze proposte non rientra nella categoria. “Il comparto dei sostitutivi del pane rappresenta quasi il totale del nostro business”, commenta Dario Zubani, responsabile comunicazione dell’azienda, “ed è cresciuto del 5% in questa prima metà del 2015”. L’offerta, che non prevede prodotti a marchio del distributore, è composta per il 90% da salati e il restante 10% da dolci “prevalentemente con una fascia di prezzo medio-alta e pezzature che variano dai 100 ai 300 grammi”. Un’ampia gamma, composta da diversi tipi di grissini, schiacciatine, bocconcini e crostini, che viene proposta alla maggior parte dei canali di vendita: “La Gdo rappresenta circa il 40% delle vendite di questa categoria merceologica, 30% il Normal trade e 40% l’Horeca”. Infatti i Saltelli, adatti sia per la ristorazione sia per il consumo privato, sono il prodotto più richiesto. Questi fragranti grissini dalla tipica forma ondulata non contengono strutto né additivi chimici aggiunti. Due aspetti valorizzati sulla confezione, proprio perché i consumatori sono sempre più attenti a ciò che comprano e mangiano: “Il trend salutistico è in crescita e anche noi di Valledoro stiamo introducendo nuove referenze ad hoc. A Tuttofood, ad esempio, abbiamo presentato i nostri Zulù, grissini ricoperti di cioccolato al latte o fondente, nella versione al riso, un prodotto in fase di test, che sta riscuotendo un grande successo e con cui intendiamo entrare nel segmento gluten free, grazie alla nuova apposita linea di produzione”. Molta attenzione, poi, viene riservata anche ai confezionamenti, per cui l’azienda studia soluzioni che possano incontrare le esigenze del mercato: “Recentemente abbiamo proposto gli Zulù nelle pratiche confezioni monoporzione da 2 grissini. Uno snack per il consumo on the go che, grazie a una speciale copertura, permette di non sporcarsi le dita”. Un aspetto molto importante, quello del packaging, anche per entrare nei mercati stranieri, che rappresentano circa i 25% del business di Valledoro: “Per il mercato statunitense, ad esempio, a seguito delle numerose richieste di referenze proposte in box rigido, abbiamo realizzato quattro versioni astucciate dei nostri prodotti: due per i grissini, nelle varianti rustici e saltelli, e due per gli Zulù, gusto fondente e latte”. www.valledorospa.it Grissini Saltelli Ristorante I Saltelli sono fragranti grissini, dalla particolare forma ondulata, realizzati con olio extravergine di oliva e salatura in superficie. Ricchi di iodio, privi di grassi animali e di conservanti, sono fonte di fibre e non contengono strutto né additivi chimici. Ideali per accompagnare ogni pietanza, o come aperitivo. Confezione Busta da 240 g, con pack monoporzioni adatti per la ristorazione. Ingredienti Farina di grano tenero tipo “0”, olio di girasole altoleico (9,5%), lievito, sale iodato (3%), olio extravergine di oliva (1,5%), farina di cereali maltati. Può contenere tracce di sesamo. 20 SPECIALE SOSTITUTIVI DEL PANE DECO INDUSTRIE Loriana Igp Martino Casadei Sul business di Deco Industrie, la produzione dei sostitutivi del pane incide per il 23% a volume e per il 18% a valore, come afferma l’addetto all’ufficio marketing, Mar tino Casadei. All’interno di questo compar to, i prodotti a marchio del distributore rappresentano circa il 36%. L’azienda, infatti, produce piadine sia con il proprio marchio Loriana sia in conto terzi e anche crostini per conto terzi e marchio del distributore. Un’offer ta che Deco destina per l’84% a Gd e Do, per il 10% ai discount, per il 5% al normal trade e l’1% all’Horeca. “Le performance della categoria, in questi primi sei mesi del 2015, sono sostanzialmente in linea con quelle dell’anno scorso”, spiega Casadei, che però specifica: “Abbiamo rilevato una variazione positiva per il compar to piadine, legata alla stagionalità”. Le vendite, infatti, sono aumentate nel periodo aprile/giugno che tradizionalmente corrisponde a un incremento dei consumi legato all’aumento dei pasti fuori casa, dei pic-nic e delle occasioni che compor tano pasti semplici e freschi. Un ulteriore trend evidenziato dall’addetto marketing è l’aumento delle richieste di prodotti salutistici, in quanto il consumatore è sempre più alla ricerca di uno stile alimentare sano, anche per quanto riguarda il mondo snack e ‘spezza fame’. Una richiesta che anche Deco si impegna a soddisfare: “Per quanto riguarda la Piadina Loriana, al momento abbiamo una gamma composta da 12 referenze. Dalla classica piadina alla riminese, più sottile e leggera; alla piadina Arrotolabile, un plus che siamo stati tra i primi a raggiungere; una referenza realizzata con farina biologica; una tradizionale più spessa e piccola di diametro, tipica dell’entroterra romagnolo. Negli ultimi anni abbiamo poi allargato l’offer ta proponendo referenze molto caratterizzate, come la piadina preparata con farina di kamut e la piadina Light, fatta con farina di riso e senza strutto, caratterizzata dal 30% di grassi in meno rispetto alle piadine più vendute. Inoltre, nel 2014 abbiamo ottenuto la cer tificazione Igp per la nostra referenza Piadina Romagnola Igp alla riminese”. Le confezioni contengono dai tre ai cinque pezzi, con un peso compreso tra i 225 e i 375 grammi: “Il posizionamento è quello di un prodotto di qualità premium, in una fascia medio alta della scala dei prezzi”. Come riferisce Casadei, la referenza più venduta nel 2014 è stata la Sfogliatissima, una piadina grande e sottile, caratterizzata da un’ottima sfogliatura, venduta in pack da tre pezzi e disponibile anche nella variante all’olio d’oliva. Ma Deco ha in programma la produzione di nuovi prodotti: “I nostri progetti si stanno orientando verso il mercato dei pani morbidi, delle focacce e dei crostini con farine speciali”. Una par ticolare attenzione viene riservata al packaging, commenta Casadei: “Diventa sempre di più un elemento fondamentale nella caratterizzazione del prodotto. Il colore, ad esempio, può esercitare un ‘effetto identificazione’ per il consumatore. Così come è possibile utilizzare il pack come strumento per comunicare claim nutrizionali, plus del prodotto e funzioni d’uso. Per il marchio Loriana abbiamo pensato a una confezione in cui lo spazio trasparente è ridotto al minimo, non per nascondere il prodotto, ma semplicemente perché il consumatore ormai sa di potersi fidare”. www.decoindustrie.it Loriana Igp è una fragrante piadina romagnola, prodotta nel cuore della Romagna seguendo la tradizionale ricetta. Il marchio ha ottenuto l’Indicazione geografica protetta da parte dell’ente certificatore, autorizzato dal ministero delle Politiche agricole e forestali, a testimonianza del rispetto di precisi requisiti da parte del produttore. Questi riguardano: le materie prime utilizzate, il processo produttivo, i controlli di qualità effettuati e la zona di produzione. La ricetta deve essere quella definita dal disciplinare, le materie prime subiscono uno specifico piano di controllo e non possono essere utilizzati conservanti di alcun tipo, grassi idrogenati e, in generale, ingredienti non autorizzati. La zona di produzione viene delimitata nel territorio Romagnolo, all’interno del quale ricade Loriana. Confezione Flowpack da 350 g, contenente 3 pezzi. Ingredienti Farina di grano tenero, acqua, strutto, sale, olio extra vergine di oliva. Agenti lievitanti: difosfato disodico, carbonato acido di sodio segue 21 Settembre 2015 LE AZIENDE VITAVIGOR LA PIZZA +1 Mario Bigiogera Svitlana Dzyuba Specializzata nella produzione di grissini, in diverse varianti e formati, Vitavigor distribuisce in modo pressoché uniforme, in Italia, a Gd, Do, Normal trade e Horeca. Inoltre, l’azienda esporta i suoi prodotti in tutto il mondo, realizzando circa il 40% del fatturato in export: “Un dato, quello delle esportazioni, da sempre in aumento”, sottolinea il presidente, Mario Bigiogera. E in crescita sono anche le performance nel primo semestre del 2015: “Abbiamo registrato, in questi sei mesi, un aumento di circa il 7%”. L’offerta si compone di quattro linee di prodotto: “Le referenze più vendute in Italia, ma con buone vendite anche oltreconfine, sono quelle della linea catering, grissini lunghi confezionati in bustine monodose nelle varianti tradizionali, sesamo, cereali, con granelli di sale in superficie o senza sale. Importante anche la gamma retail, costituita dalle linee HappyVi, grissini corti in pacchetti da 150 grammi e in diverse varianti di gusto, e dalla nuova linea Start Up senza lievito, piattelle corte lievitate naturalmente e confezionate in pacchetti da 150 grammi. Infine, per i mercati stranieri è stata appositamente pensata la linea Export, grissini in eleganti astucci da 125 grammi, nelle varianti tradizionali, sesamo, aglio, pizza, formaggio, multigrain e biologici”. L’azienda, poi, produce anche grissini confezionati a marchio del distributore, rispettando le caratteristiche richieste. “Il trend salutistico”, continua il presidente, “è determinante per la nostra azienda. Da sempre usiamo solo olio extra vergine di oliva, ma ora abbiamo anche lanciato una linea ad hoc, la Start Up, che essendo a lievitazione naturale è priva di lievito di birra”. Due le varianti, entrambe con ingredienti funzionali: segale, avena e grano saraceno oppure farro e semi di girasole. “La segale ha un esiguo contenuto calorico ed è povero di amidi, mentre è ricca di fibre e di sostanze come il potassio, la vitamina B, il magnesio, il calcio e il fosforo”, spiega Bigiogera. “L’avena, invece, è una fonte di carboidrati a basso indice glicemico e a lenta digestione, vanta inoltre il primato del cereale più ricco da un punto di vista proteico. Infine, il grano saraceno, con caratteristiche che lo rendono più simile a un legume, non contiene glutine e vanta anch’esso un alto valore proteico. La seconda variante, invece, racchiude le proprietà del farro e dei semi di girasole: il primo, tra i cereali, è il più povero di grassi ed è ricco di fibre, vitamine e sali minerali come il fosforo, il potassio, il magnesio e il ferro. I semi di girasole sono, tra i semi oleosi, quelli a più basso contenuto calorico e vantano un elevato contenuto di vitamine B1, B2, B6, A, D ed E, oltre a essere fonte di magnesio, ferro, cobalto, manganese, zinco e rame”. Gli sforzi di Vitavigor non sono rivolti solo allo sviluppo di nuove referenze, bensì alla cura di tutti gli aspetti del prodotto: “Tutti noi siamo attratti per prima cosa dall’incarto e poi da tutto il resto”, afferma Mario Bigiogera, “per questo è fondamentale investire nel packaging, che rappresenta il primo approccio con il cliente”. www.vitavigor.com Start Up Piattelle corte, lievitate naturalmente, pensate per tutti i consumatori che non tollerano il lievito e realizzate con olio extra vergine d’oliva e ingredienti ad alto valore nutrizionale. Friabili e leggeri, ricchi di fibra e poveri di grassi, sono adatti in ogni momento della giornata e ideali anche durante le diete. Confezionate in pacchetti da 150 grammi, sono disponibili in due varianti: con segale, avena e grano saraceno, oppure con farro e semi di girasole. segue 22 Focalizzata inizialmente sulla produzione di pizza, negli ultimi anni l’azienda piacentina La Pizza +1 ha cominciato a proporre anche sostitutivi del pane: “Focacce e crostini hanno avuto un successo crescente, sino ad arrivare a rappresentare circa un terzo della nostra attività”, spiega la responsabile marketing, Svitlana Dzyuba. Ad eccezione del Normal trade, che generalmente si rivolge ad ar tigiani locali per acquistare questi prodotti, la società è presente in ogni canale, con formati e caratteristiche su misura. “La focaccia, ad esempio è una soluzione pratica e moderna per i consumatori che cercano negli assor timenti Gdo, nostro principale interlocutore, un sostitutivo del pane. Sia la focaccia che i crostini rappresentano anche una soluzione ad alto contenuto di servizio per i clienti Horeca orientati a soluzioni di alta qualità, i quali trovano i nostri prodotti presso le loro abituali fonti di acquisto. Anche in questo canale stiamo registrando numeri impor tanti”. La focaccia de La Pizza +1, prodotto più venduto della categoria, è proposta in tutte le ricettazioni più classiche, in formati adatti alle diverse occasioni di consumo e, nel caso di utilizzi professionali, anche con un livello elevato di servizio come pre-tagli o pre-porzionature. Invece i crostini di focaccia, realizzati ri-tostando in forno i prodotti, sono disponibili nella versione classica o al rosmarino e in molteplici confezioni: dai 100 grammi per il consumatore finale ai formati più specifici per le esigenze dei professionisti o dell’industria (da 15 grammi a 2,5 chilogrammi). Secondo i dati aziendali, la crescita complessiva per questi prodotti è superiore al 50% su base annua. “Un risultato veramente impor tante”, spiega la responsabile marketing, “che dimostra come anche in momenti difficili ci possa essere un grande potenziale per prodotti di qualità e in linea con le esigenze dei consumatori. Essi cercano sempre più prodotti pratici, ad alto contenuto di servizio. Realizzati da produttori affidabili con ingredienti sani. Proposti in formati adeguati alle esigenze di consumo e in confezioni che rassicurino sulle caratteristiche. Tutti trend facilmente leggibili anche nel mercato dei sostituivi del pane, in cui La Pizza +1 propone referenze non fritte, realizzate esclusivamente con ingredienti naturali, senza aggiunta di nessun conservante o colorante, e con olio extra vergine d’oliva, unico grasso impiegato”. La cura per il prodotto passa anche attraverso l’attenzione per il confezionamento: “Differenziamo il pack secondo i canali e la tipologia di clienti, cercando di offrire la massima visibilità alle caratteristiche del prodotto e comunicandone il posizionamento e l’ar tigianalità. Nell’ultimo anno, ad esempio, ci siamo concentrati molto sulla proposta di packaging innovativi”. L’azienda, che realizza prodotti anche per private label italiane e straniere, espor ta soprattutto in Svizzera, Francia, Belgio, Inghilterra, Spagna, Giappone, Usa. A questo proposito, Svitlana Dzyuba commenta: “Il peso di questi mercati è ancora limitato, ma la crescita è esponenziale”. www.lapizzapiuuno.it Focaccia La Focaccia di La Pizza +1, proposta nel formato rettangolare, è realizzata con la stessa cura che avrebbe un artigiano. Per questo motivo il prodotto si presenta con caratteristiche costanti, con un impasto morbido, alto e ben areato grazie alla lunga lievitazione. L’attenta selezione delle materie prime permette di utilizzare solo elementi naturali, senza l’aggiunta di nessun tipo di conservante. Ingredienti farina, olio extra vergine di oliva, malto, lievito di birra, acqua e sale. SPECIALE SOSTITUTIVI DEL PANE Settembre 2015 FIORE DI PUGLIA GRISSIN BON Giuseppe Fiore Callisto Scanarini Per Fiore di Puglia la produzione di sostitutivi del pane rappresenta circa il 99% del fatturato aziendale, realizzato attraverso tutti i canali distributivi italiani, dal Normal trade alla Gdo, passando tramite l’Horeca. Un comparto che, per l’azienda, ha fatto registrare ottime performance nella prima metà del 2015 e che evidenzia una forte tendenza alla ricerca del benessere: “I trend di mercato più significativi riguardano un aumento dell’utilizzo di farine alternative, tra cui kamut, senatore cappelli o multicereali”, specifica il presidente, Giuseppe Fiore. Non a caso, infatti, le referenze salutistiche rappresentano il 60% dell’offerta di Fiore di Puglia, che propone anche taralli in diversi gusti e formati, pan bruschette, friselle e la nuova linea biologica dei Minigrissbakery in quattro varianti: multicereale, integrale, farro, senatore cappelli. “I taralli classici da 250 grammi sono sicuramente il nostro prodotto più venduto, ma periodicamente lanciamo sul mercato novità di prodotto, come gli ultimi arrivati: i taralli senza glutine e quelli biologici, la linea benessere”. Il business di Fiore di Puglia comprende anche la realizzazione di prodotti a marchio del distributore, che incidono per il 30% sul fatturato. Fondamentale anche l’export. www.fioredipugliaspa.it “L’intera produzione di Grissin Bon è composta prevalentemente da grissini e fette biscottate”, afferma Callisto Scanarini, direttore commerciale e marketing dell’azienda, “che vengono distribuiti capillarmente a tutti i canali distributivi, soprattutto a Gd e Do (75%), Normal trade e catering (25%)”. Una produzione che, nei primi sei mesi del 2015, ha fatto registrare un fatturato a marchio Grissin Bon in incremento a volume di circa il 4%, suddiviso in uguale percentuale fra grissini e fette biscottate. “La nostra offerta contempla una vasta gamma di prodotti, che spazia dai grissini tradizionali, passando attraverso Le Pagine (sfoglie di grano nei gusti classico e al rosmarino), fino ad arrivare ai famosi Fagolosi, leader nelle vendite aziendali”. Proposti in sei varianti di gusto, i Fagolosi sono presentati in diversi formati: dal Minifagoloso da 20 grammi, al pacco famiglia da 480 grammi diviso in comode porzioni ristorante. “Per soddisfare le diverse esigenze dei consumatori”, prosegue Scanarini, “Grissin Bon ha pensato a pezzature da 125 grammi e 250 grammi, oltre ai formati famiglia, più impegnativi a livello di contenuto ma con prodotto porzionato all’interno, a salvaguardia della friabilità e freschezza del prodotto”. Uno dei principali trend di mercato individuati dall’azienda, infatti, è la ricerca di maggior servizio attraverso confezioni salva freschezza porzionate; oltre alla crescente domanda di prodotti Minigrissbakery al fa rro fine 24 Preparato con farina di farro selezionato e olio extravergine d’oliva, entrambi da agricoltura biologica. Uno snack per ogni momento della giornata, ad alta digeribilità, ricco di fibre, proteine, selenio e potassio. Ingredienti principali Farina di farro da agricoltura biologica (65,3%), olio extra vergine d’oliva da agricoltura biologica (10,5%), sale (1,3%). Confezione 125 g, 12 pezzi. I Fagolosi gusto classi co Grissini tipo “0” con olio extra vergine d’oliva 1,4% e salati in superficie. Proposti nella pratica confezione multipack, che contiene comode porzioni ristorante. Confezione Multipack da 480 g. Ingredienti Farina di grano tenero tipo “0”, crema di lievito, olio di palma, strutto, Presal sale iodato (sale, iodato di potassio 0,007%) 3%, olio extra vergine d’oliva, estratto di malto d’orzo, farina di frumento maltato. Contiene glutine. Può contenere tracce di sesamo, soia, latte. salutistici: “Grissin Bon da sempre segue con attenzione il trend del salutistico, con una gamma di grissini al kamut e a ridotto contenuto di sale. Inoltre, nelle ricette con sale iodato, utilizziamo esclusivamente Sale iodato protetto Presal”. Il comparto dei grissini costituisce anche la prima voce dell’export aziendale, che vale circa il 14% del fatturato. E all’estero, come anche in Italia, Grissin Bon intrattiene rapporti anche con importanti catene distributive per quanto riguarda la produzione di grissini e fette biscottate a marchio del distributore. www.grissinbon.it Settembre 2015 “Nei periodi di maggior concentrazione delle consegne, che coincidono soprattutto con il mese di novembre, movimentiamo in media 25 bancali al giorno. Ma solitamente riusciamo a distribuire in modo uniforme gli ordini e le spedizioni, per una media di 4 o 5 bancali al giorno”. LOGISTICA Lucia Mangionello, direttore commerciale Maglio Arte Dolciaria L’accoppiata vincente Temperatura e umidità controllate. Efficienza e velocità nelle consegne ai punti vendita. Il trasporto del cioccolato non è per tutti. Maglio Arte Dolciaria ha scelto Stef. Il mercato del cioccolato non conosce crisi. La rivalutazione nutrizionale del prodotto - non più considerato fonte di grassi, ma ora associato a proprietà benefiche - ha favorito il suo riposizionamento, sganciandolo dal ciclo delle ricorrenze e rendendolo parte dell’alimentazione quotidiana. L’aumento del consumo di questo dolce richiede un adeguamento di tutto il ciclo produttivo e distributivo da parte delle aziende, che devono essere in grado di soddisfare le richieste dei consumatori e dei punti vendita. In questo senso, può rivelarsi una scelta vincente, ad esempio, affidarsi a uno specialista che sappia ottimizzare e gestire in tempo reale il trasporto, che, oltretutto, richiede il rispetto di determinati requisiti per evitare il deperimento del cioccolato. Così ha fatto Maglio Arte Dolciaria affidandosi a Stef. L’azienda, con sede a Maglie, in provincia di Lecce, è specializzata nella produzione di dolci e cioccolato. Nata per iniziativa di Antonio Maglio, nel 1875, come locanda con cambio di cavalli (attività ancora oggi ricordata nel logo aziendale, che include la figura di un calesse), nel tempo l’azienda, a conduzione famigliare, diviene un caffè con laboratorio di dolciumi. Si specializza poi, nei primi del Novecento, nella produzione di specialità a base di pasta di mandorle. Proprio allora Dante Maglio scopre un prezioso alleato per prolungarne la conservazione: il cioccolato usato per la copertura. La produzione di cioccolato e di pasticceria viene arricchita e intensificata negli anni Sessanta dal figlio Vincenzo, mentre oggi la guida del gruppo Maglio è affidata a Maurizio e Massimo, quinta generazione della famiglia. “L’offerta del brand”, spiega il direttore commerciale, Lucia Mangionello, “comprende specialità come la frutta secca ripiena di crema di mandorle e ricoperta di cioccolato, scorze candite e ricoperte, cioccolatini farciti e non, uova di cioccolato e barrette, divenute core business aziendale. Tutte le materie prime sono di alta qualità e, ad esclusione delle fave di cacao che vengono accuratamente selezionate nei paesi di origine, provengono tutte dal territorio del Sud Italia. Le mandorle sono pugliesi, le nocciole campa- ne e la frutta calabrese e siciliana. Inoltre, i nostri prodotti contengono solo il burro di cacao, senza alcuna aggiunta di grassi. La produzione rimane prevalentemente artigianale.Vengono infatti eseguiti a mano il taglio, la canditura e la farcitura della frutta, mentre la parte più automatizzata è quella legata alla produzione di tavolette e cioccolatini”. Maglio impiega circa 30 dipendenti e, oltre allo stabilimento di produzione a Maglie, conta tre punti vendita propri (a Maglie, Lecce, Bari), più un franchising a Ischia. “Attualmente abbiamo circa un migliaio di clienti, attivi in tutta Italia nel dettaglio specializzato”, puntualizza Lucia Mangionello, “tra enoteche, gastronomie, bar, pasticcerie e ristoranti. Una clientela che richiede prodotti di alto livello, consegnati in condizioni ottimali. Per questo, da ormai otto anni, per il trasporto dai nostri magazzini ai punti vendita ci siamo affidati a Stef, che ci garantisce il massimo della competenza e numerosi vantaggi”. Il cioccolato, infatti, richiede attenzioni particolari: deve mantenere una temperatura costante compresa fra i 15 e i 18 gradi centigradi e un’umidità controllata, oltre a dover essere conservato in ambienti privi di odori, a causa della facilità del prodotto di assorbirli. In più, la diversa conformazione dei prodotti, come ad esempio per le uova di Pasqua, richiede estrema delicatezza nel trasporto e massima ottimizzazione della disposizione per sfruttare al meglio gli spazi. “Stef si è dimostrato un partner in grado di gestire un prodotto delicato e di qualità come il nostro”, afferma la responsabile commerciale. “Non solo. Grazie alla collaborazione con Stef, anzitutto usufruiamo di un servizio personalizzato in base alle nostre esigenze reali. Un esempio banale, ma significativo, è il fatto che la tariffazione del trasporto delle uova di cioccolato viene fatta in base al peso e non ai volumi. Un aspetto, quello del rapporto qualità prezzo, che Stef soddisfa con listini ad hoc, misurati sul cliente. La distribuzione, poi, avviene in modo capillare su tutto il territorio nazionale e può riguardare indifferentemente la mobilitazione di singoli colli o bancali, anche a seconda della regione di destinazione. Questo grazie alla filosofia di massificazione di Stef, che ottimizza al massimo i trasporti ricorrendo anche a bancali multiprodotto. Non da ultimo, grazie al sito di Stef possiamo sfruttare un articolato, quanto intuitivo, servizio di monitoraggio a disposizione dei clienti”. Ad esempio, sul suo portale Stef offre un calendario che consente di pianificare al meglio il programma consegne, organizzandole in base alla data e all’area di destinazione. Il sistema ‘Pre-info’, inoltre, consente a Maglio di inviare in tempo reale un file Edi (Electronic data interchange) in cui trasmettere una preview del carico in preparazione, con tutte le informazioni utili: destinazione, quantitativi e ingombri, bollettazione, etc. In questo modo Stef organizza con anticipo il ritiro, velocizzando tutte le pratiche. Tramite il sito Internet, Maglio ha anche la facoltà di monitorare lo stato dei ritiri e delle consegne, sempre in tempo reale. “Per ogni necessità, poi”, continua Lucia Mangionello, “un team Stef è sempre a disposizione del cliente: tutte accortezze che aumentano il valore aggiunto dei servizi e ci convincono a rinnovare continuamente la collaborazione con la multinazionale”. “Per noi di Stef è un onore far parte del progetto ambizioso di Maglio, un’eccellenza produttiva italiana in grado di portare il made in Italy nel mondo. La nostra collaborazione, inoltre, ci permette di dimostrare che Stef offre servizi adatti ai diversi canali distributivi, anche quelli, come il dettaglio specializzato, che richiedono maggiori attenzioni sia per il trasporto del prodotto, sia per i delicati rapporti tra fornitori e rivenditori”. Francesco Minunni, sales regional manager di Stef Italia “La collaborazione con Maglio ci regala estrema soddisfazione, non solo perché vediamo riconosciuta la nostra attenzione nei confronti dei clienti, ma anche perché cogliamo le grandi aspettative riposte nei nostri servizi come sfide che ci stimolano a perfezionarci ogni giorno di più”. Andrea Rossi, direttore vendite trasporto mid market di Stef Italia 25 FOCUS ON Settembre 2015 Alce Nero: “L’orgoglio di essere bio” Gianluca Puttini L’impegno per un’agricoltura nel rispetto dell’ambiente e delle persone. L’ampliamento dell’offerta e la forte crescita del business. Intervista a Gianluca Puttini, responsabile marketing. Alce Nero era un indiano Sioux Lakota. Uomo di medicina, visse tra il 1863 e il 1931 predicando il rispetto per la natura, gli animali e, soprattutto, per la terra, che solo in questo modo può essere generosa con l’uomo e le generazioni future. Questi sono anche i valori dell’omonima società nata negli anni Settanta a Monterenzio, in provincia di Bologna, su iniziativa di alcuni giovani che, da pionieri, avviarono l’attività scegliendo l’agricoltura biologica. E questo è il motivo per cui l’immagine dell’indiano è stata scelta come logo aziendale. A Gianluca Puttini, responsabile marketing di Alce Nero, abbiamo chiesto come la società continua a mantenere, nel tempo, il suo impegno nei confronti dell’ambiente. 26 Perché la scelta del biologico? La scelta dell’agricoltura biologica rappresentava allora e rappresenta tutt’oggi, per noi, un vero e proprio impegno per la qualità, un modo ideale e concreto per fare e offrire prodotti buoni e sani, rispettando l’ambiente, i produttori e i consumatori. Agricoltura e allevamento biologico, tipicità, specializzazione, innovazione, tecnologie protettive, vocazione territoriale e grande impegno costituiscono il tratto comune dei nostri agricoltori e delle nostre aziende socie. E che si sommano ai giovani agricoltori biologici impegnati nelle terre confiscate alla criminalità oppure in paesi lontani, come il Brasile, il Costa Rica, il Perù e il Messico. Come comunicate i valori aziendali? Su tutti i mezzi possibili. A partire dalle etichette sui prodotti, che narrano del tipo di coltivazione delle materie prime, del territorio di provenienza, del produttore, delle rese dei terreni, etc. Oltre che utilizzando la comunicazione Adv e organizzando eventi ad hoc. E quali sono, a tal proposito, i canali di riferimento? Il fatturato del primo semestre 2015 è costituito, per il 57%, dai risultati della Gdo. Seguiti dal 23% fatto segnare dal canale tradizionale in negozi prettamente biologici e dal 17% dell’export. Esportiamo prevalentemente in Giappone, Cina, Russia e da qualche mese anche in Germania, uno dei mercati più importanti per il comparto del biologico. In forte ascesa anche il canale dei baby store, dove ha avuto un ottimo riscontro la nostra nuova linea di prodotti dedicata al mondo dell’infanzia. Oltre alla nuova linea baby food, come si compone l’offerta? Alce Nero propone una gamma completa di prodotti, che spaziano su svaria- 40 I NUMERI anni di esperienza 1000 te categorie. I frollini per la prima colazione, il miele, le composte, gli infusi, i caffé, le cioccolate, i succhi e i nettari di frutta, le numerose varietà di pasta e i relativi condimenti quali passate e sughi, oltre a oli extra vergine di oliva, legumi, ortofrutta e snack come gallette di riso e tarallini. Quali sono i prodotti più performanti? Attualmente le categorie a più alta performance in termini di fatturato e distribuzione sono il mondo dei ‘Rossi’, ossia passate, polpe e sughi, e la categoria dei frollini. I primi sono prodotti con oltre agricoltori, tra Italia e Sud America, che fanno capo ai soci di Alce Nero. 56 250 oltre dipendenti diretti referenze pomodori che maturano al sole dell’Emilia Romagna, nella valle del Mezzano, situata all’interno del delta del Po. In questo modo si preservano sapori, profumi e proprietà nutrizionali. Inoltre, il nostro processo produttivo prevede che mediamente non trascorrano più di otto ore dalla raccolta alla lavorazione. I frollini Alce Nero, invece, sono prodotti con farine di grani italiani e con olio extravergine d’oliva dei nostri soci olivicoltori. Non contengono uova, aromi o grassi di origine animale e sono dolcificati solo con zucchero di canna. Quali sono i trend fatti registrare dai prodotti biologici? Da molti anni il trend del mercato biologico segna andamenti particolarmente positivi, con una forte ulteriore accelerazione, in particolare, negli ultimi due anni. Non vi sono, al momento, elementi che possano indicare inversioni di tendenza. Questo a fronte del chiaro cambio di rotta dei consumi, sempre più orientati a prodotti sani, di qualità e ad alto contenuto nutrizionale. In quest’ambito Alce Nero ha senz’altro un ruolo da protagonista. Prossimi obiettivi? Il marchio ha chiuso il 2014 con un fatturato di 36,4 milioni di euro, facendo segnare una crescita su base annua del 26%. I risultati del primo semestre 2015 sono stati ancora più soddisfacenti. Alce Nero continuerà a perseguire l’obiettivo di ‘convertire’ il maggior numero possibile di ettari/allevamenti alla produzione biologica. Siamo infatti convinti che l’agricoltura biologica fa bene all’ambiente e quindi fa bene alle persone. Per noi, inoltre, questa è una precondizione per continuare a crescere e a creare sempre più prodotti sani, buoni e nutrienti e quindi condizione utile per ampliare quanto possibile l’assortimento, spaziando anche in aree al momento non presidiate, quali il mondo dei latticini, già a partire dalla fine del 2015. Settembre 2015 Ce.di. Sisa Centro Nord: profondo rosso IL CASO Il centro distributivo veneto presenta un’istanza di concordato preventivo presso il tribunale di Vicenza. Ce.Di. Sisa Centro Nord alza bandiera bianca. Con una nota, firmata dall’amministratore delegato Valter Mar tini e inviata ai fornitori lo scorso 20 luglio, il centro distributivo veneto ha comunicato di aver presentato l’istanza di concordato preventivo con prenotazione, in data 15 luglio, presso il Tribunale di Vicenza. I giudici avranno ora 40 giorni di tempo per esprimersi sull’ammissione della proposta. Come si legge nella nota: “La soffer ta decisione è stata presa stante il perdurare di serie difficoltà economico-finanziarie e per preservare la continuità aziendale nell’interesse del personale e dei creditori, così mantenendo il valore della nostra rete di vendita, frutto di decenni di proficuo lavoro ed intensi sacrifici di tutti coloro che hanno creduto e continuano a credere nel sistema Ce.Di. Sisa Centro Nord”. Una notizia che non giunge però totalmente inaspettata. Già da tempo circolavano voci sempre più insistenti sulla tenuta finanziaria della società e pare che molti grandi gruppi industriali avessero da tempo interrotto le forniture, temendo dei mancati pagamenti. Non si conosce l’esatto ammontare del debito, ma la situazione era già critica nel bilancio 2014, con un’esposizione verso i fornitori di 100 milioni di euro, debiti verso le banche per altri 50 milioni e altri 16 nei confronti di altri finanziatori, a fronte di crediti per 125 milioni di euro (secondo quanto ripor tato da Il Sole 24 Ore). Una situazione molto complessa, a cui si è cercato di correre ai ripari con un aumento di capitale, approvato lo scorso 15 aprile. L’incremento doveva raggiungere i 20 milioni di euro nei prossimi tre anni, con una prima par te, pari ai 6 milioni di euro, già interamente sottoscritta al momento dell’approvazione e che sommata ai 4,45 milioni già presenti, por tava il capitale sociale a circa 10,45 milioni di euro. Troppo poco, comunque, rispetto a una situazione finanziaria sempre più complessa. Da Ce.Di. Sisa Centro Nord declinano comprensibilmente ogni richiesta di commento, affidando ulteriori precisazioni a un comunicato stampa che dovrebbe essere diffuso nelle prossime ore. Occore però capire come si è arrivati a questa situazione. Tra gli addetti si parla di investimenti non par ticolarmente remunerativi per l’acquisizione di piccoli gruppi distributivi. Oltre a una struttura logistica molto onerosa, forse incompatibile con la riduzione dei volumi di fatturato, registrata negli ultimi anni. Una contesto che aveva por tato anche a numerosi cambiamenti interni, comprese le dimissioni dello storico pre- sidente del Ce.Di., Sergio Cassingena (sostituito da Franco Gobetti), che comunque ha sempre dichiarato di aver lasciato l’incarico esclusivamente per motivi personali. Cosa succederà ora? Difficile da dire, ma non circolano voci par ticolarmente ottimiste sul futuro della società. Sicuramente per esprimere un giudizio più circostanziato occorrerà attendere il piano industriale, che dovrà essere presentato entro i termini previsti dal Tribunale. Nella lettera inviata ai fornitori si legge comunque: “L’intenzione di Ce.Di Sisa Centro Nord verso tutti i fornitori è di adempiere integralmente alle proprie obbligazioni di pagamento nei tempi e con le modalità che saranno definite nel redigendo piano industriale con la collaborazione del nostro Advisor Ernst & Young”. Paolo Frettoli 27 PRIMO PIANO Settembre 2015 Amazon sfida la grande distribuzione La multinazionale inaugura il negozio ‘Alimentari e cura per la casa’ sul suo sito italiano. Migliaia i prodotti proposti e consegna garantita in 24 ore. Parla Federico Sargenti, project manager consumables. Federico Sargenti Mercoledì 29 luglio Amazon ha inaugurato, sul suo sito italiano, la versione beta del negozio ‘Alimentari e cura per la casa’. Ne parliamo con Federico Sargenti, project manager consumables della multinazionale americana per Italia e Spagna. Come avete selezionato prodotti e marchi attualmente presenti nel vostro store dedicato agli Alimentari? La nostra mission è far sì che i clienti possano scoprire e acquistare tutto quello che si può comprare online. Non si tratta tanto di stabilire dei criteri, quanto di offrire la massima scelta di prodotti disponibili ai nostri clienti, affinché siano loro a scegliere cosa comprare. Sono loro a decidere. Su che categoria di prezzi è incentrata l’offerta Amazon nell’ambito food? Amazon preferisce non commentare le sue politiche di prezzo. Posso sicuramente dire che il nostro obiettivo è sempre quello di garantire la miglior offerta possibile per i nostri clienti. Sono in agenda promozioni particolari? Di solito non diamo dettagli su iniziative future. In Amazon, peraltro, siamo costantemente impegnati a offrire un numero sempre maggiore di prodotti al miglior prezzo. La proposta ai consumatori oggi comprende soltanto gli alimenti non deperibili e le bevande (alcoliche e non): è prevista in futuro l’aggiunta dei cibi freschi? Per ora, Amazon Fresh, lo store di prodotti freschi di Amazon, esiste solo in determinate città degli Stati Uniti. Quando arriverà in Italia? In Amazon preferiamo non commentare i nostri progetti futuri. Jeff Bezos (fondatore e Ceo di Amazon, ndr) in numerose occasioni ha affermato che il modello della distribuzione online di prodotti freschi è diverso da quello che già conosciamo e lo stiamo ancora stu- diando. Per quanto riguarda l’espansione di Amazon Fresh siamo più prudenti e metodici che mai. Parlando di logistica: come funziona lo stoccaggio dei prodotti? Abbiamo riservato un’area ad hoc per i prodotti della categoria Alimentari e cura della casa nel nostro Centro di distribuzione a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. Ma i prodotti saranno trattati come gli altri, con un’attenzione particolare alla data di scadenza dei cibi: Amazon si assicurerà che i prodotti inviati ai clienti arrivino sufficientemente in tempo per essere consumati prima della data di scadenza. In concreto, ci impegniamo a non inviare nessun prodotto con una data di scadenza inferiore alle quattro settimane. È in programma l’estensione della consegna in giornata dei prodotti? Attualmente i clienti di Amazon Prime dispongono della consegna in 24 ore gratis e illimitata. Inoltre, i clienti milanesi potranno sfruttare la possibilità di ‘Spedizione Sera’, che dà la possibilità di fare l’ordine entro le ore 12 e riceverlo la sera stessa. Sarà possibile acquistare i prodotti italiani anche dall’estero? E secondo quali modalità? A partire da settembre, sia i produttori italiani, sia i rivenditori di generi alimentari potranno utilizzare Amazon Marketplace e vendere i propri prodotti su Amazon come venditori terzi. Potranno inserire gratuitamente i prodotti e avere il pieno controllo della propria offerta da un account unico. Accedendo direttamente a milioni di clienti, non solo in Italia ma anche all’estero. Con Amazon Marketplace i produttori Italiani potranno cominciare a vendere i loro prodotti in tutta semplicità. Inoltre, con la logistica di Amazon, potranno raggiungere tutti gli appassionati di cibo, contando su spedizioni veloci e affidabili. Come intendente ingaggiare nuovi fornitori? Amazon invita le aziende italiane del settore alimentare a vendere i loro prodotti sui siti di Amazon, permettendo così a milioni di famiglie di scoprirli e comprarli online. Le aziende interessate a vendere i propri prodotti sul nuovo negozio Alimentari di Amazon.it possono visitare la pagina: http://www.amazon.it/gp/html-forms-controller/DiventaFornitoreAmazon Quale, a suo avviso, il target di aziende che dovrebbe essere presente su Amazon Marketplace? La cucina è uno dei più importanti patrimoni culturali italiani. Sono migliaia le aziende locali che producono specialità alimentari di alta qualità e i clienti in tutta Europa non vedono l’ora di assaggiarle. Ora, queste imprese possono diventare fornitori di Amazon o vendere direttamente i loro prodotti ai nostri clienti attraverso Amazon Marketplace. Siamo entusiasti di poter diventare un partner strategico per i brand italiani dell’Alimentare e di poter contribuire a far conoscere i sapori d’Italia. Quali garanzie fornisce Amazon rispetto a genuinità e originalità dei prodotti alimentari messi in vendita? I venditori esterni devono rispettare degli standard di qualità prestabiliti e saranno obbligati ad adempiere a tutti i requisiti legali. Inoltre, dovranno garantire che le spedizioni dei prodotti ai clienti Amazon siano effettuate in perfette condizioni mediante l’uso di sistemi d’imballaggio adeguati. Ovviamente, se i clienti ci informeranno del fatto che un venditore esterno commercializza prodotti che non raggiungono i nostri standard di qualità, analizzeremo il caso con attenzione e prenderemo i giusti provvedimenti. Saranno previste sezioni specifiche per la vendita di Dop e Igp? Siamo solo all’inizio. In Amazon ci sforziamo giorno dopo giorno per offrire ai nostri clienti una selezione di prodotti sempre più ampia. COME FUNZIONA 28 Da Barilla a De Cecco o Agnesi, da Saclà a Star, Calvé o Rio Mare, da Buitoni a Balconi, Bauli, Cameo, Mulino Bianco o Misura, ma anche, in ordine sparso, Citra, Corvo, Mar tini, Santa Margherita, Zonin, Valfrutta, Haribo, Knorr, San Benedetto, Plasmon, Mellin, Chanteclair, Dash, Scottex o Cuki: questi alcuni dei marchi proposti da Amazon. Secondo quanto comunica la stessa società in una nota, la spedizione è garantita in 24 ore per 6mila comuni italiani. Se a casa, in ufficio o in uno dei migliaia punti di ritiro presso gli uffici postali di tutta Italia, sarà il consumatore a deciderlo. I costi, per veder recapitati i propri acquisti dove più è comodo, ovviamente variano a seconda dell’entità della spesa. Tutto gratuito per ordini superiori ai 19 euro o per gli utenti iscritti al programma Prime, che permette spedizioni illimitate al costo annuale di 19,99 euro. Con l’ulteriore opzione di poter usufruire del servizio ‘Spedizione Sera’, che permette di ricevere i prodotti lo stesso giorno, ma al momento soltanto per chi abita nell’area di Milano e completando l’acquisto prima delle ore 12. I prezzi appa- La schermata dell’home page di “Alimentari e cura della casa” iono in linea con altri proposti dalle catene della grande distribuzione. RETAIL Settembre 2015 SE LI CONOSCI, LI SCOPRI... IL CASO DEI NEGOZI DI PROSSIMITÀ Inter vista a Danilo Preto, responsabile marketing di Sisa. I furbetti del carrellino I nuovi trucchi per non pagare la spesa. Dalla pesata “sbadata” al “paghi uno, prendi due”. Bella la tecnologia. Bello evitare le code alle casse. Bello il fai da te. Ma siamo proprio sicuri che tutto funzioni alla perfezione? Stiamo parlando dell’automazione sempre più spinta che sta coinvolgendo le catene della distribuzione. Ormai tutti, o quasi, stanno sperimentando diversi sistemi per limitare l’utilizzo dei cassieri o degli addetti alla vendita. Prendiamo l’esempio della frutta e della verdura “autopesati”. Il meccanismo lo conosciamo tutti. Si prendono, ad esempio, le zucchine, si mettono sulla bilancia, si pesano, si schiaccia l’apposito tasto, esce il prezzo con il codice a barre. Tutto funziona bene, se non quando arrivano i furbetti del carrellino. Quelli che non chiudono il sacchetto e poi aggiungono qualche zucchina in più, quelli che sbagliano a pesare, quelli che schiacciano il tasto delle banane che costano meno rispetto alle Chiquita e altro ancora. C’è poi il fenomeno della pesata con “alzata”. Ovvero si mette il sacchetto con il prodotto sulla bilancia e poi lo si alza in maniera “scientifica”. Tutti comportamenti che, in tempo di crisi, sono aumentati. Tanto che molti supermercati sono tornati indietro. L’ortofrutta viene pesato e prezzato direttamente alla cassa, ad esempio in Eurospin. Alla faccia del fai da te. Come prima, peggio di prima. Ma non finisce qui. Da tempo si sperimenta il sistema delle casse automatizzate. Luoghi dove il consumatore può, utilizzando l’apposito scanner, pagare la spesa senza il cassiere. Fin qui tutto bene. Ma una serie di avvenimenti accaduti negli ultimi tempi stanno mettendo in crisi il modello. In Esselunga, ad esempio, si sono accorti di diversi trucchetti utilizzati alle casse automatiche. Il più facile è quello del “dimenticarsi” uno o più prodotti da scannerizzare. O meglio, si fa finta di passare il lettore e poi si mette il prodotto nel carrello. Avviandosi all’uscita. A questo punto ci sono due possibilità. Se c’è un controllo, la risposta è pronta: “Pensavo di averlo scannerizzato. Mi dispiace…”. Se non c’è, si porta il tutto a casa, alla faccia del cavalier Caprotti. Vale la pena aggiungere che con questo trucchetto si sono portati via addirittura alcuni televisori… L’altro trucchetto è ancora più bastardo. Si chiama il “sistema dei due carrelli”. Ci si presenta alle casse automatiche con due carrelli della spesa. Uno pieno di prodotti a basso prezzo che vengono regolarmente scannerizzati e un altro di prodotti costosi che si vogliono rubare. In generale il programma che regola le transazioni, in maniera casuale, o fa pagare direttamente con la carta di credito oppure esige il controllo della spesa alle casse. Nel primo caso si paga e si fanno uscire due carrelli. Un bel: “Paghi uno, prendi due”. Nel secondo invece si porta il carrello “regolare” alla cassa e si abbandona l’altro. Provaci ancora Sam… Angelo Frigerio I furbetti del carrello proliferano ovunque, ma hanno vita un po’ più dura quando si fa riferimento ai negozi di prossimità. Lo spiega Danilo Preto, responsabile marketing di Sisa. “L’introduzione di casse automatiche e modalità di servizio self service da parte delle grandi insegne sono ovvi tentativi per diminuire i costi”, spiega il dirigente. “Ma non esiste tecnologia che metta al riparo da chi è intenzionato a fare il furbo”. Molti gli strumenti in mano ai responsabili dei punti vendita della Gd e della Do per svolgere attività di contrasto: dai classici varchi antitaccheggio ai sistemi di sorveglianza. Nessuno, tuttavia, in grado di prevenire i furti completamente. Che siano di grande o piccola entità. “Nessuno strumento può sostituire il fattore umano nell’attività di controllo”, sottolinea Preto. “Anche perché i taccheggiatori non aspettano mica di essere colti sul fatto e ogni giorno affinano le proprie tecniche”. Alcuni esempi li fa proprio Preto. E spesso sono al limite della comicità. Come l’uomo che, avendo in mano soltanto una bottiglia, finge un atto di gentilezza con chi gli sta dietro in cassa. E approfitta del momento in cui avviene lo scambio di posto per passare col prodotto in cassa e uscire senza pagare. Oppure c’è il classico impermeabile multi-tasca, che consente di rubare singoli prodotti non direttamente rintracciabili dai sistemi antitaccheggio. O, infine, il colpo di genio: che neanche chi ha osservato i filmati di sorveglianza è riuscito a comprendere fino in fondo. “È il caso di una signora abbastanza corpulenta che si è presentata con l’intera famiglia nel punto vendita e, grazie a un po’ di confusione, è riuscita a portare via un’intera cassa di birre sotto una gonna voluminosa… Sebbene non sia del tutto chiaro esattamente come”, spiega, con un sorriso amaro, il manager di Sisa. Ci sono poi altri fattori di cui è necessario tener conto quando si fa riferimento all’attività di sorveglianza. Come i casi di resistenza o gli atti intimidatori postumi, quando si procede a un fermo in flagranza o a una denuncia alle autorità. Percentuali e statistiche relative ai taccheggi restano alte ovunque. E non si salvano neppure i punti vendita localizzati in zone centrali. “Per un gestore non c’è modo di difendersi realmente”, spiega Preto. “I perché sono tanti: per l’impossibilità di effettuare un controllo totale; per timore del danno d’immagine che potrebbe causare il clamore di un fermo in negozio; per la scarsa possibilità di ottenere giustizia in maniera efficace e rapida; ma spesso anche perché può capitare di procedere con valutazioni sul singolo caso in merito a situazioni già note”. E quest’ultima è proprio la caratteristica che distingue l’ipermercato impersonale dal negozio sotto casa. “Può capitare che il furto sia compiuto da persone note ai gestori”, sottolinea Preto. “E in quei casi il responsabile del punto vendita decida di capire i motivi alla base dell’atto e anche sostenere in prima persona chi è in stato di disagio”. La prossimità e il contatto diretto con il cliente, dunque, potrebbero rivelarsi le risposte più efficaci per contrastare i furbetti del carrello. “Perché questa tipologia di punto vendita diventa una sorta di portale territoriale”, evidenzia il manager Sisa. “Che permette di contrastare con più efficacia chi ha intenzioni poco nobili, ma anche di capire chi è nella reale necessità e ha solo bisogno di un sostegno concreto”. E i sistemi di controllo? “Sono certamente d’aiuto nella vigilanza”, conclude Preto. “Ma chi si affida soltanto alla tecnologia sbaglia e finisce solo per arricchire i produttori di sistemi di sorveglianza sempre più sofisticati e costosi”. 29 Carlo Calenda FOCUS ON Settembre 2015 MA I CONSORZI NON CI STANNO “Ttip: lavori in corso. L’italian sounding non è contraffazione…” L’intervento di Carlo Calenda sul trattato transatlantico del commercio e gli investimenti, in commissione Agricoltura alla Camera. 30 “Il prodotto che si chiama ‘pomodorino italiano di nonna Gina’ non è contraffazione. Anche in Italia abbiamo dei prodotti italiani con i nomi americani. E non è american sounding, si tratta di penetrazione commerciale”. Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo economico, con la sua solita chiarezza e il piglio deciso che ha conquistato praticamente tutti, ha fatto il punto sulle importanti e complesse trattative per il Ttip, giovedì 30 luglio, in commissione Agricoltura alla Camera. L’Italian sounding è stato, ovviamente, uno dei temi su cui i deputati lo hanno sollecitato. Ma non l’unico, visto che le trattative per l’accordo di libero scambio tra Ue e Stati Uniti occupano da tempo le pagine dei giornali. E stanno suscitando polemiche e dure prese di posizione, tra pareri favorevoli, contrari, preoccupati e, talvolta, anche disinformati. Tra i tanti punti toccati nel suo intervento, Calenda si è a lungo soffermato sugli importanti benefici commerciali del trattato, in particolare per la piccola e media impresa italiana. “Il Ttip è la chiave di volta di una nuova governance che si sta articolando in merito all’abolizione delle barriere commerciali, tariffarie e non. Rappresenta il più grande negoziato mai realizzato, non solo per ragioni economiche. Europa e Usa, messi insieme, valgono il 50% del Pil mondiale. E il negoziato si traduce in un passo per la crescita economica di entrambi”. Quanto al peso per l’Italia, Calenda chiarisce: “Su un trattato che porterebbe a un aumento dello 0,5% del Pil, io ci metterei non una, ma 18 firme”. Tra gli altri punti sempre caldi c’è quello degli Ogm e, più in generale, i temi che riguardano sicurezza alimentare, ambientale e sanitaria. Anche in questo caso, Calenda non si è nascosto, rassicurando che in ogni caso il trattato non faciliterà l’ingresso di Ogm in Italia. E che, su tutti gli altri aspetti, Europa e Stati Uniti sono più che d’accordo nel mantenere le rispettive specificità, senza in alcun modo intaccare o abbassare i propri standard. Uno dei temi più controversi, vero e proprio muro contro muro tra i negoziatori americani e quelli europei, è il riconoscimento delle indicazioni geografiche. Una contrapposizione ideologica, poiché la visione a stelle e strisce non contempla in alcun modo questa forma di protezione. Ma, viceversa, considera predominante la registrazione privata dei marchi. Nel momento in cui i negoziatori americani si dichiareranno disponibili a riconoscere un certo numero di Indicazioni geografiche, cosa che ovviamente il governo (e non solo) si augura, la via è definita: “Sceglieremo quelle con il valore più alto e quelle più esposte a Italian sounding. Non dico il punto di caduta del governo italiano, dico solo che quello raggiunto con il Canada (il riferimento è all’accordo Ceta, ndr) è un punto di arrivo ragionevole. Ma la nostra posizione, nel momento in cui la declinassi qui, diventerebbe la base negoziale”. C’è ancora spazio per l’ottimismo, secondo Calenda, perché l’accordo si deciderà nell’ultima sessione. Le trattative sono poco trasparenti, accusano ancora molti. Il viceministro però non ci sta. E spazza via la questione precisando che mai si sono viste trattative più trasparenti di questa. Infine, si sofferma sull’urgenza: “ Se gli americani chiudono il Trans pacific partnership a settembre, aprendo a 11 Paesi del Pacifico, noi rischiamo di perdere aree di mercato. Per questo sarebbe bene chiudere il negoziato con la presidenza Obama”. E poi il finale, tra il sempreverde argomento calcistico e l’orgoglio nazionale: “L’Italia non è un vaso di coccio. Il manifatturiero realizza un attivo di 100 miliardi di euro, il quinto al mondo. E se fosse una partita di calcio Italia-Usa, l’Italia vincerebbe 3 a 0”. L’Unione europea chiama, i consorzi del formaggio rispondono. A stretto giro di posta, il 3 agosto, è arrivata - sui tavoli di: Phil Hogan, commissario all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale Ue; Cecilia Malmström, commissario per il Commercio Ue; Matteo Renzi, presidente del Consiglio; Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole alimentari forestali; Carlo Calenda, vice ministro dello Sviluppo economico – una bella lettera a firma dei presidenti dei consorzi di Asiago, Fontina, Gorgonzola e Parmigiano Reggiano. I firmatari si lamentano che: “… nelle negoziazioni bilaterali in corso con il Vietnam, le denominazioni Dop firmatarie della presente, sono state discriminatamente considerate. Chiediamo di essere preventivamente informati, con congruo anticipo, al fine di un utile supporto anche di partecipazione, prima della definizione di ogni accordo bilaterale che coinvolga le denominazioni di origine protetta Asiago, Fontina, Gorgonzola e Parmigiano Reggiano”. Non solo, i rappresentanti dei consorzi protestano: “Non riteniamo accettabile, come già accaduto nel corso dei negoziati Ceta, che le nostre denominazioni siano oggetto di trattamento discriminatorio rispetto ad altre Indicazioni geografiche comunitarie; e siamo estremamente preoccupati per il rischio che tale approccio venga reiterato, anche in occasione di futuri negoziati”. Da qui la richiesta: “ … che le autorità nazionali e comunitarie competenti in materia tutelino con determinazione e senza compromessi, in sede negoziale, le nostre denominazioni”. Ma non è finita qui. Sempre lo stesso giorno, da Vicenza, è partita una lettera al vice ministro Calenda. Il mittente è Fiorenzo Rigoni, presidente del consorzio tutela formaggio Asiago. Qui i toni si fanno ancora più accesi. Flavio Innocenzi, direttore del Consorzio, spiega i passi salienti: “Questi accordi, se gestiti male, possono provocare dei pesanti contraccolpi ai nostri prodotti. Ad esempio, il Ceta ha già iniziato a esplicare i propri effetti negativi, generando per l’Asiago un calo del 50% delle esportazioni verso il Canada nei primi quattro mesi del 2015. Non si comprende perché un accordo (estremamente discriminatorio nei nostri confronti) con un paese tradizionalmente caratterizzato da un alto livello di protezionismo debba essere esportato anche in paesi, come il Vietnam, dove il marchio Asiago è già registrato dal 1980”. Ma il problema non è solo questo. Prosegue Innocenzi: “Se per Calenda l’accordo con il Canada rappresenta il punto di riferimento, non c’è da aspettarsi nulla di buono in occasione di ulteriori futuri negoziati”. Anche perché, se noi stiamo fermi, gli altri si muovono. “Stiamo presentando opposizione”, sottolinea il direttore del consorzio Asiago, “sia alla porzione vietnamita della registrazione internazionale avente a oggetto “Belgioioso Asiago” (proposta dalla società di Enrico Auricchio), sia alla domanda avente a oggetto il marchio Sartori Asiago. Si tratta, in entrambi i casi, di produttori statunitensi”. “Non vogliamo che la nostra Dop venga usata come ‘agnello sacrificale’ nell’ambito di negoziati bilaterali”, conclude Innocenzi. “Non è giusto che ci troviamo a fronteggiare da soli - gravati da costi per noi insostenibili - i molteplici e strumentali tentativi di registrazione del marchio Asiago da parte di operatori statunitensi. Preannunciamo l’intenzione di richiedere un congruo risarcimento da parte dell’Unione Europea e di chi in questo caso ne avalla la politica, per i danni che stiamo subendo sul fronte commerciale in Canada, ma soprattutto auspichiamo di poter essere coinvolti preventivamente in occasione di negoziati in cui vengono discussi i nostri interessi”. EVENTI Settembre 2015 Sana: a tutto ‘Bio’ Crescono del 50% gli espositori. Sale del 40% il numero dei buyer e delle delegazioni estere. Verso un’edizione da record dell’evento bolognese. Parla Marco Momoli, direttore della manifestazione. Il settore del biologico ha preso il volo. Secondo i dati che emergono dalla ricerca Nielsen “L’alimentare e il biologico in Italia” commissionata da Assobio, associazione delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici parte di FederBio, nell’ultimo decennio il comparto ha registrato una crescita a doppia cifra, arrivando a valere 2,5 miliardi di euro, con un incremento di fatturato del 12% nel 2014 rispetto al 2013 e del 16% nei primi quattro mesi del 2015. Nel 2014 sono state 18,4 milioni le famiglie italiane ad acquistare prodotti bio: 3,2 milioni con frequenza settimanale (+14,8% vs 2013), 3,2 milioni mensilmente (+8,4%) e 12 milioni ogni tre mesi. Un trend seguito soprattutto dalle donne e dai consumatori di età compresa fra i 25 e i 44 anni e fra i 55 e i 64 anni. Dati che spiegano il successo di Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale, in scena da sabato 12 a martedì 15 settembre presso BolognaFiere. Ne abbiamo parlato con il direttore della manifestazione, Marco Momoli. L’edizione 2014 di Sana si è chiusa con numeri in forte crescita rispetto all’edizione precedente, pensate di replicare il record? I numeri sembrerebbero confermare il trend. Se la scorsa edizione, con i suoi 620 espositori, ha fatto registrare un +10% di aziende italiane e un + 40% di quelle straniere, quest’anno la crescita è evidente per l’aggiunta di un padiglione. Un’area maggiore dovuta, da una parte alla richiesta di spazi più grandi delle aziende già presenti, dall’altra all’ingresso di nuovi espositori, piccoli e grandi. Nell’alimentare le aziende sono cresciuti del 60% rispetto al 2014, occuperanno i padiglioni 31, 32 e 33; quelle del benessere (+50% sul 2014) il 35; quelle dei prodotti naturali (+55%) il 34. Quanti saranno quest’anno gli espositori? Sarebbe sbagliato comunicare ora, mentre sono ancora in vendita gli spazi, il numero degli espositori. Posso comunque affermare che le presenze sono praticamente raddoppiate. Da segnalare un notevole incremento degli espositori esteri, soprattutto europei, e la presenza di una collettiva dalla Polonia. E i visitatori professionali? Per quanto riguarda i visitatori, invece, che lo scorso anno sono stati 43.768 (+36% sui risultati del 2013), è prevedibile che crescano in correlazione con l’aumento degli espositori. E per quanto riguarda l’incoming di operatori internazionali? Nel 2014 sono stati realizzati 2.613 incontri b2b nell’International buyers lounge di Sana. Quest’anno, grazie all’impegno di Federbio e BolognaFiere e ai finanziamenti concessi dalla Regione Emilia Romagna, dall’Agenzia Ita/ ex Ice e dal ministero per lo Sviluppo economico, il numero dei buyer e delle delegazioni estere sale del 40%. Sono operatori provenienti non solo dall’Unione Europea, ma anche dall’Australia, dalla Corea del Sud, dalla Cina, dal Giappone, dagli Stati Uniti, dalla Russia e dal Brasile. Un traino importante, una vetrina internazionale, è sicuramente la nostra presenza con il Parco delle biodiversità e con il padiglione del biologico e del naturale a Expo. Che ci ha regalato un importante riscontro in termini di comunicazione, anche tra le aziende: temevamo che il dispendio di energie per presenziare a Expo potesse distogliere le imprese dalla partecipazione a Sana. Invece le aziende hanno apprezzato il nostro lavoro e ritenuto importante essere presenti a entrambe le manifestazioni. Avete già un bilancio dei risultati delle attività in Expo? E’ tutto ancora in fieri, perciò è presto per tirare le somme. Ma siamo molto soddisfat- Marco Momoli ti per l’affluenza e per avere conquistato il primato per numero di eventi organizzati in questi mesi. Troveremo ancora il ricco calendario di convegni e workshop che ha caratterizzato la scorsa edizione? Certamente. Proporremo ogni giorno - a visitatori, operatori, appassionati di bio e di natural - incontri per approfondire i temi di maggiore attualità e interesse per il settore, con un legame particolare alla tematica di Expo, “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”. Un programma di notevole interesse, che avrà inizio con la conferenza di apertura, durante la quale il Mipaaf indicherà le linee generali del Piano del biologico in Italia. Sabato 12 settembre, invece, si terrà la presentazione dei dati dell’Osservatorio Sana-Nomisma, dedicato al tema del bio e dell’export. Seguirà, domenica mattina, la conferenza di Ifoam AgriBioMediterraneo dedicata al mercato del bio come strada dello sviluppo in Europa, ma anche focus sulle superfici coltivate per il biologico e e sui consumi di prodotti bio nella Grande distribuzione e nei punti vendita specializzati). Non mancheranno i corsi gratuiti di Sana Academy, dedicati all’alimentazione a base di prodotti biologici e nutraceutici, alla cura della salute con rimedi naturali e integratori, alla cosmesi che impiega ingredienti bio e naturali. Replicherete anche le iniziative Sana Novità e SanaCity? Non si tratta di repliche, perché in realtà abbiamo introdotto, per entrambe le proposte, alcune novità. Per quanto riguarda SanaCity, l’iniziativa che anima le strade di Bologna con eventi e degustazioni a tema, posso solo anticipare che verrà ulteriormente sviluppata, senza svelare però i dettagli. In merito allo spazio Sana Novità, che espone i prodotti più innovativi per packaging e originalità, quest’anno, oltre ai premi assegnati tramite i voti dei visitatori, è stato introdotto il nuovo premio “Coup de coeur”, un riconoscimento che verrà assegnato dalle blogger ufficiali di Sana a tre prodotti già in gara, uno per ciascuno dei tre settori caratteristici della manifestazione. COM’È STRUTTURATA SANA LA FIERA È ORGANIZZATA IN TRE SETTORI SPECIFICI ALIMENTAZIONE BENESSERE ALTRI PRODOTTI È l’area espositiva in cui sono ammesse solo le aziende che espongono prodotti biologici cer tificati. Al Salone par tecipano anche i principali enti cer tificatori: Bioagricer t, Ccpb, Demeter, Ecocer t, Icea, QCer tificazioni, Suolo e Salute. È l’area riservata alle aziende produttrici di cosmetici biologici e naturali, integratori alimentari e spor tivi, trattamenti naturali e prodotti e attrezzature per la cura della persona. È l’area dedicata ai prodotti a basso impatto ambientale per la casa e per il vivere quotidiano ecologico, dai tessuti all’abbigliamento naturale e bio, dall’arredo eco-friendly ai prodotti green per la casa e il tempo libero. 31 FOCUS ON Settembre 2015 “Fallimenti e concordati stanno uccidendo le imprese” Imprenditori e commercianti fanno fronte comune contro furbi e disonesti. Che sfruttano le normative introdotte nel 2012 dal Governo Monti per non risarcire i creditori. Un momento del convegno, con gli interventi degli specialisti della tematica. Da sinistra, l’avvocato Silvia Florio, il procurato della Repubblica di Piacenza Roberto Fontana, il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Monza Alida Paluchowski, il moderatore Giovanni Negri e il presidente nazionale di Conflavoro Pmi Roberto Capobianco. Concordato con continuità aziendale: se lo conosci, lo eviti. Almeno nella stragrande maggioranza dei casi. E soprattutto se ti ritrovi dalla parte, oggi, più debole della barricata: quella dei creditori. Sembra un paradosso, ma non lo è affatto. E lo si deve a un impianto legislativo, che regola la pratica fallimentare, nato con l’obiettivo di migliorare la situazione, ma che ha condotto quasi sempre a una sorta di effetto boomerang. Questo il punto, in estrema sintesi, da cui ha preso avvio la discussione intavolata lunedì 20 luglio in un convegno, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dall’esplicito titolo “Fallimenti e concordati stanno uccidendo le imprese. C’è ancora tempo per invertire la tendenza? Gli imprenditori presentano le loro proposte”. Promotori dell’evento, in collaborazione con ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società, e Conflavoro Pmi, proprio un gruppo d’imprenditori e commercianti. Uomini e donne che hanno avvertito l’urgenza di affrontare in modo costruttivo un’emergenza economica e sociale di cui troppo poco si parla, ma che affligge tanti. I numeri E il grido d’allarme lanciato non può essere più ignorato, come ha dimostrato anche la partecipazione di esponenti politici di tutti gli schieramenti, impegnati negli stessi giorni nei lavori di modifica della legge che regola il tema del concordato. I numeri sono impietosi: nel 2014, è stata raggiunta la soglia record di fallimenti, con oltre 15mila aziende ad aver chiuso i battenti. Con la conseguente perdita di un milione di posti di lavoro. Per non parlare dell’effetto domino che scaturisce dalla chiusura di ogni singola realtà produttiva, soprattutto quelle strettamente legate al proprio ambito territoriale. Ed è esattamente a livello locale che hanno preso il via le prime discussioni tra imprenditori sul tema. Una condivisione informale e trasversale di esperienze, che col tempo ha condotto a quello che oggi si configura come un movimento non strutturato di uomini e donne che intendono agire a sostegno del cambiamento. Il tutto dettato da un criterio semplice e al contempo rivoluzionario, soprattutto quando si fa riferimento agli ambiti legislativo e amministrativo: il buon senso. 32 Il caso “Io non voglio fallire”, così ha esordito Se- renella Antoniazzi, la prima relatrice del convegno. Imprenditrice, titolare di un’azienda con sede a Concordia Sagittaria (Ve), Aga, che si occupa di levigatura del legno, ma soprattutto autrice di un libro il cui titolo riprende proprio l’esordio del suo intervento. La sua, infatti, è una storia come tante. Di un’azienda a conduzione famigliare nata nel 1972 e legata al territorio in cui è situata. Poi, d’improvviso, nel 2012 un grande committente fallisce, per riaprire sotto altro nome dopo pochi mesi e non riconoscendo nulla all’imprenditrice veneta per il lavoro svolto in precedenza. Mandando, in definitiva, sul lastrico la ditta di Serenella. Ritrovatasi piena di debiti, innanzitutto nei confronti dello Stato. “Siamo qui oggi a chiedere alla politica regole dettate dal buon senso: se non sono pagato, come potrò pagare a mia volta?”, ha concluso in maniera lapidaria Serenella Antoniazzi. Le proposte di imprenditori e professionisti Un’altra sfortunata protagonista è Alberta Marniga, dell’azienda bresciana Euroacciai, realtà specializzata nella fornitura di materie prime e con un fatturato da 70 milioni di euro l’anno. “Il concordato con continuità aziendale è uno strumento che nel corso La tavola rotonda con la politica, cui sono intervenuti, da sinistra, gli onorevoli Emanuele Prataviera, Francesca Businarolo, Marco Rondini e Simonetta Rubinato. Al centro, il moderatore Giovanni Negri. degli anni ha subito diversi mutamenti, ma senza arrivare ad adempiere agli intenti prefissati al momento della sua creazione”, ha sottolineato l’imprenditrice lombarda. “Tanti i soldi persi da Euroacciai nel corso degli ultimi anni”, ha spiegato la signora Marniga, “per colpa di furbi che sono agevolati da norme approvate dal governo dei tecnici e che danno la possibilità di avanzare richieste di concordato senza fissare un limite percentuale minimo da riconoscere ai creditori”. In questa maniera, le percentuali di quanto viene riconosciuto in ultima istanza diminuiscono e si allungano in maniera biblica i tempi di decisioni e rimborsi. Per ovviare a questo tipo di situazioni, le proposte degli imprenditori sono poche, ma dirette: in primis, la reintroduzione nell’impianto legislativo della percentuale minima, indicata nel 40%, da riconoscere ai creditori. Segue la richiesta di stop al silenzio assenso nelle procedure di approvazione del concordato. Infine, si aggiungono: un riconoscimento della figura del “creditore privilegiato” per quanti rimangono vicini alle aziende in difficoltà; un limite da porsi alle parcelle dei consulenti coinvolti nelle pratiche di concordato e ai costi delle procedure amministrative; la possibilità di un recupero immediato dell’Iva al momento LA POLITICA SI MUOVE Venerdì 24 luglio, la Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del Dl 27 giugno 2015, n. 83, “recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria”. 263 i sì, 112 i no, 12 gli astenuti. Il provvedimento, passato in seguito all’esame del Senato e approvato in via definitiva, ha apportato diverse modifiche all’ordinamento precedentemente in vigore. All’interno del decreto, infatti, norme per l’accesso al credito facilitato allo scopo di favorire il risanamento delle imprese in crisi, misure a sostegno di una maggiore concorrenza nel concordato preventivo e, soprattutto, nuovi parametri legati agli accordi per la ristrutturazione del debito. Da segnalare, in particolare, le norme che permetteranno una maggiore garanzia dei crediti. A tal fine, prevista, in primis, una percentuale minima, pari al 20%, di soddisfazione dei crediti chirografari all’interno dei piani di concordato preventivo liquidatori. Inoltre, cancellato il silenzio assenso nelle procedure di calcolo delle maggioranze per l’approvazione dei piani di concordato. della dichiarazione di fallimento. Ma c’è chi si spinge oltre con le proposte, come Franco Daniele, dell’azienda Tecnostrutture di Noventa di Piave (Ve), scottato da un lavoro non pagato per la costruzione di due padiglioni privati a Expo. “Occorre, innanzitutto creare una sorta di Durc, ma legato al pagamento dei fornitori”, ha spiegato l’imprenditore veneto. “Solo in questa maniera si avrà la certezza di sapere se le aziende lavorano in maniera regolare o no”. Ma Franco Daniele non si è fermato qui. “Occorre velocizzare il sistema giudiziario per quanto riguarda i piani esecutivi e predisporre un maggior controllo sulle proposte di concordato”, ha aggiunto. Per concludere evidenziando che: “Il vantaggio deve esserci per tutti, insieme alla certezza che chi avanza una proposta di concordato abbia le capacità per fare realmente impresa”. Idee sposate anche da Paola D’Agostino, avvocato e consulente aziendale, e da Roberto Capobianco, presidente nazionale Conflavoro Pmi, che nel corso dei loro interventi al convegno milanese hanno sottolineato la necessità della creazione di un contratto a filiera tutelata, che permetta al fornitore di essere sganciato dalla dipendenza rispetto a chi si aggiudica un subappalto, e l’urgenza del ritorno a una maggiore etica in ambito lavorativo. Questi i temi in discussione e le proposte degli imprenditori e degli specialisti. E ora? La palla alla politica… Ora la palla passa alla politica. Chiamata a decidere su modifiche all’attuale impianto legislativo che regola la pratica del concordato, prima di una sua prossima revisione completa, già posta in agenda dal governo in carica. Nell’immediato, dovrebbero essere approvate la reintroduzione di un limite minimo di rimborso ai creditori, fissato a quota 20%, e l’abolizione del silenzio assenso nella procedura di approvazione del concordato. I politici presenti al convegno organizzato in Cattolica, gli onorevoli Businarolo, Prataviera, Rondini e Rubinato, hanno tutti concordato sulla necessità di apportare tali modifiche all’impianto legislativo. Rappresenterebbe un primo passo, come ha avuto modo di sottolineare Roberto Fontana, procuratore delle Repubblica a Piacenza e già giudice della sezione fallimentare del tribunale di Milano, a testimonianza di quella che, infine, si dimostrerebbe una prima inversione di tendenza. FOCUS SHOP Settembre 2015 PANIFICIO PASTICCERIA LE PALME – NERVI (GE) LA QUALITÀ COME MARCHIO DI FABBRICA Con un’offerta che annovera non solo prodotti tipici genovesi, ma anche specialità provenienti da tutte le parti d’Italia, il Panificio pasticceria Le Palme si trova nello pittoresco quartiere Nervi, affacciato sul litorale del capoluogo ligure. Realtà presente da oltre sessant’anni in città, con una zona vendita di circa 60 mq, quattro vetrine e un magazzino, il panificio è stato rilevato intorno al 2000 dalla famiglia Castellano. “L’azienda si trovava in una condizione delicata, rischiava di andare in fallimento”, racconta Salvatore Castellano, uno dei tre soci. “Noi siamo riusciti a far ripartire l’attività risollevandola e risanandola, grazie all’esperienza che la nostra famiglia può vantare nel settore panificazione”. E, soprattutto, grazie a una ricetta vincente, che in fondo è la più semplice e banale: “L’attenzione alla qualità. Che rappresenta il nostro cavallo di battaglia e di cui abbiamo fatto un vero e proprio imperativo. A partire dagli ingredienti che utilizziamo per le nostre preparazioni, selezionati con cura scrupolosa. Come la pasta che utilizziamo per i piatti del banco gastronomia, esclusivamente Gragnano: la cottura richiede tempi più lunghi, ma ne vale pena. Perché per un’attività come la nostra è impossibile pensare di mettersi in competizione con i supermercati, non ci sogniamo nemmeno di fare concorrenza alla Grande distribuzione”. Tra le referenze di punta proposte dal panificio Le Palme ai suoi clienti, spiccano il pandolce genovese, prodotto tutto l’anno così come la focaccia genovese e la focaccia al formaggio. E poi farinata, pizza, torte salate, dolci di ogni tipo e torte per cerimonie. Ma anche cannoli siciliani e pastiera napoletana doc, specialità forse un po’ inaspettate. Ma la cui presenza anche in terra ligure non deve sorprendere troppo, come spiega Salvatore Castellano: “Perché Genova è un porto, un punto di incontro, un incrocio di tradizioni. Io sono originario di Sorrento, un’altra città di mare, e nel negozio i sapo- GASTRONOMIA NICOLINO CUNEO UNA PROPOSTA DI ALTA GAMMA 34 La Gastronomia Nicolino nasce nel 1960, per iniziativa dei genitori di uno degli attuali proprietari, Luca Nicolino. Nel 2009, il negozio si rinnova nel solco della tradizione, grazie anche al contributo di Lorena Marrò, l’altra socia titolare. “La nostra offerta è incentrata su una scelta gastronomica di alta qualità”, spiega Lorena Marrò.“Proponiamo soltanto il meglio, tra cui diverse tipologie di produzioni proprie”. Cominciando da piatti pronti e dolci fatti in casa.Tutto diversificando a seconda delle stagioni. I punti di forza sono i classici antipasti piemontesi, tra cui il vitello tonnato e l’insalata russa, e la grande varietà di contorni, preparati con verdure di provenienza locale. Ampia la selezione di dolci. Si va dai panettoni Albertengo a biscotti e piccola pasticceria di produzione propria. Tra questi ultimi, spiccano i baci di dama, le paste di meliga, le meringhette e i tradizionali, per Cuneo, baci di “San Sereno”. Le crostate sono realizzate con marmellata fatta rigorosamente in casa. Nella stessa maniera sono preparati anche tiramisù, Bonet piemontese e pesche ripiene. “Salumi e formaggi sono proposti come complemento all’offerta di alta gastronomia”, sottolinea la titolare. “Abbiamo per entrambi una selezione delle migliori produzioni artigianali locali. Inoltre presentiamo pregiati prosciutti, sia cotto sia crudo, con quest’ultimo disossato da noi”. Durante le festività, l’offerta si amplia, includendo prelibatezze internazionali, come il Pata Negra e gli chèvre francesi. Una proposta a 360° per soddisfare ogni richiesta, quella della Gastronomia Nicolino. Che include anche i vini. Uno spazio enoteca è presente in negozio, dove è possibile trovare produzioni provinciali di eccellenza, come quelle della cantina Traversa di Neive (Cn), oltre a una serie di etichette, che ruotano a seconda delle stagioni, di provenienza soprattutto nazionale. La Gastronomia Nicolino offre un servizio catering e realizza cesti e confezioni regalo per i periodi festivi. ANNO DI NASCITA: 1960 SUPERFICIE: 100 mq NUMERO DI VETRINE: 3 NUMERO DI NEGOZI: 1 Dolci proposti: produzione propria di biscotti e piccola pasticceria, tra cui baci di dama, paste di meliga, meringhette e i tradizionali baci di “San Sereno”. Crostate con marmellata fatte in casa. Tiramisù, Bonet piemontese e pesche ripiene. Panettoni Albertengo. Salumi proposti: selezioni delle migliori produzioni artigianali locali, come i salami crudi di Alba o le salsicette di salame. Prosciutti cotto e crudo soltanto di alta gamma. Durante le feste, Pata Negra. Formaggi proposti: formaggi classici piemontesi e una scelta di produzioni francesi nei periodi festivi. Vini proposti: etichette locali, principalmente quelle della cantina Traversa, e una rotazione stagionale di vini di tutta Italia. Altri servizi: ampia proposta di piatti pronti, servizio catering e preparazione di cesti natalizi. Sito web: www.gastronomianicolino.it E mail: gastronomianicolino@gmail. com ri del nord si mescolano con quelli del sud. Ai nostri clienti possiamo offrire così specialità gastronomiche di tradizioni diverse, riusciamo a differenziare la nostra offerta, proponendo ogni giorno ricette decisamente particolari, anche al banco gastronomia. In questa prospettiva, da due anni il panificio ha avviato una partnership con l’azienda veneta Esseoquattro, scegliendo di adottare i sacchetti Scoprigusto Ideabrill, che sono stati personalizzati con il nome dell’attività e il QR Code. Grazie alla possibilità di essere termosaldati in un secondo, consentono di conservare più a lungo le qualità del prodotto: “I sacchetti che si auto sigillano rappresentano per noi un’opportunità in più da mettere al servizio dei nostri clienti, ci permettono di preservare e mantenere più a lungo la fragranza dei nostri prodotti”, spiega Salvatore Castellano. “Perché abbiamo deciso di puntare tutto sulla qualità. E occorre farlo fino in fondo”. LO SCATOLINO DEL BUONGUSTAIO – CASALE MONFERRATO (AL) PICCOLE SPECIALITÀ PIEMONTESI L’attività della gastronomia Lo Scatolino del Buongustaio prende avvio dall’iniziativa di Fabio Ricardi che, dopo anni di esperienza come chef in vari ristoranti stellati, decide di aprire insieme alla moglie Claudia, a Casale Monferrato, un punto vendita in cui proporre l’élite della gastronomia italiana. Nella gastronomia trovano posto anche confetture, marmellate, vasellami e il cioccolato di marca Giraudi. “Offro al consumatore anche varie tipologie di salumi”, commenta Fabio. “Si par te dal prosciutto crudo di Parma, il culatello di Zibello, il crudo Sant’Ilario e quello San Daniele, per passare al prosciutto di Norcia tagliato a mano, ai salumi di Varzi, alla coppa, fino alla bresaola della Valtellina Igp e alla paleta Joselito”. Anche il repar to caseario rispecchia la stessa varietà: formaggi nazionali e francesi, bettelmatt, beaufor t, roquefor t, blue stilton, robiola di Roccaverano, robiola di Cocconato, Spadi, sono solo alcune delle specialità proposte al cliente. Lo Scatolino del Buongustaio dispone anche di uno spazio enoteca in cui il titolare ha voluto raccogliere diversi tipi di etichette, italiane, spagnole e francesi: vini bianchi, rossi, rosati, bollicine e Champagne. Direttamente collegate a questa sezione, trovano spazio anche varie bottiglie di Rum e Cognac. “For te della mia esperienza come cuoco, ho deciso di preparare quotidianamente diversi piatti pronti utilizzando pasta e riso fresco, selezionati personalmente dai produttori che concentrano la loro attività nel nostro territorio, per poi proporli al cliente che necessiti di un pasto pronto e veloce da consumare. Dispongo anche di un servizio catering”, commenta Fabio. ANNO DI NASCITA: 2006 SUPERFICIE: 80 MQ CIRCA NUMERO VETRINE: 1 Dolci proposti: confetture, marmellate, cioccolato Giraudi. Formaggi proposti: robiola di Roccaverano, robiola di Cocconato, Spadi. Salumi proposti: prosciutto crudo di Parma, culatello di Zibello. Vini proposti: vini da tutta Italia, francesi e spagnoli. Altri servizi: produzione di primi e secondi piatti, servizio catering e selezione di pasta fresca. SCHEDE PRODOTTO Settembre 2015 BERTONCELLO INDUSTRIA ALIMENTARE www.bertoncellosrl.com Nome prodotto Ciabattine integrali VitaMill Breve descrizione del prodotto Craker integrali ricchi di fibre e magnesio. Ingredienti principali Preparato VitaMill, farina integrale di grano tenero 85%, carbonato di magnesio, olio d’oliva. Peso medio/pezzature 250 g. Caratteristiche Ricche di fibre che contribuiscono all’accelerazione del transito intestinale. Shelf life 270 giorni. LA DONATELLA www.ladonatella.com FIETTA www.fietta.it - www.saporiepiaceri.it Nome prodotto Sapori&Piaceri – Pan saor Breve descrizione del prodotto Crostini tostati arricchiti con cipolla dolce. Ingredienti principali Farina di frumento, olio di girasole, cipolla fritta disidratata, lievito, sale. Peso medio/pezzature Busta da 150 g. Caratteristiche I crostini, già pronti da gustare o da utilizzare come base per stuzzichini e aperitivi, sono preparati impastando dei piccoli panini tondi che, dopo una prima cottura, vengono tagliati in due e lasciati dorare lentamente in forno. I crostini così ottenuti sono poi arricchiti con un velo d’olio e cipolla dolce tritata. Disponibili anche nelle varianti di gusto al pomodoro e origano oppure all’aglio e prezzemolo. La linea ‘Specialità mediterranee’ di Sapori&Piaceri comprende Pan saor, Pan pizza e Pan ajo, saporiti e fragranti snack creati per le feste, per la famiglia e i momenti di pausa. Shelf life 8 mesi. DIVITA www.ricola.com Nome prodotto Cremoso banana e cacao Breve descrizione del prodotto Due deliziose creme a base di soia, una al cacao e una alla banana, decorate in superficie con salsa alla banana. Ingredienti principali Bevanda a base di soia, con 7% di semi di soia all’interno e con vitamine (riboflavina, vitamina B12, vitamina D); oli e grassi vegetali di girasole e cocco (senza olio di palma); 2,5% di polpa di banana all’interno della crema alla banana; 2,5% di cacao magro in polvere all’interno della crema al cacao. Peso medio/pezzature Peso di una confezione 960 g. Pezzi per confezione: 12. Peso di un singolo pezzo: 80 g. Caratteristiche Prodotto dolciario congelato, adatto anche a chi è intollerante al glutine, al lattosio e a chi predilige una dieta vegana. Gli ingredienti selezionati sono al 100% di origine vegetale e gli oli e grassi vegetali non idrogenati impiegati escludono l’utilizzo dell’olio di palma. Le ricette di entrambe le creme, sia quella alla banana che quella al cacao, sono a base di soia e contengono vitamine importanti per la dieta, oltre al fatto che non contengono conservanti. Essendo in monoporzione, si può scegliere di scongelare esclusivamente il prodotto che s’intende consumare ed, essendo readyto-eat, non necessita di ulteriore preparazione oltre allo scongelamento di un’ora a temperatura ambiente. Shelf life 18 mesi a -18° C. Una volta scongelato il prodotto può essere conservato in frigorifero per 3 giorni. Nome prodotto Ricola mela menta limited edition Breve descrizione del prodotto Un nuovo gusto che nasce dall’armoniosa combinazione della mela con la freschezza della menta, unita alla miscela di erbe Ricola. Ingredienti principali Mix di mentha rotundifolia con le 13 erbe Ricola: pimpinella, veronica, malva, menta, achillea, salvia, altea, marrubio, alchemilla, piantaggine, sambuco, primula e timo. Peso medio/pezzature Astuccio da 50 grammi. Caratteristiche Un nuovo gusto rinfrescante, disponibile per tutto il periodo estivo. Senza zucchero e senza glutine. Shelf life 30 mesi. ICA FOODS www.icafoods.it Nome prodotto Crik Crok plus barbecue Breve descrizione del prodotto Pratica confezione a forma di tubo, contenente uno snack salato con aroma barbecue. Peso medio/pezzature 45/100 g. Shelf life: 12 mesi. DECO INDUSTRIE www.decoindustrie.it Nome prodotto Pandoro Mini Pineta Breve descrizione del prodotto Dalla miscela di latte, burro, uova e farina nasce il Pandoro Mini a marchio Pineta. Dorato, soffice e delicato. Ingredienti principali Farina di frumento, uova, zucchero, burro, lievito naturale, burro di cacao, sale. Peso medio/pezzature 80 g. Caratteristiche Confezionato in astuccio. PAN DUCALE www.panducale.com GRUPPO MANGIARSANOGERMINAL www.mangiarsanogerminal.com ww.germinalbio.it Nome prodotto Barretta cacao quinoa senza glutine Breve descrizione del prodotto Le Barrette quinoa cioccolato Germinal Bio senza glutine sono uno snack fragrante, che fonde i gusti della quinoa, del cioccolato e della nocciola. Ingredienti principali *Crema di cacao 35% (zucchero di canna, *olio di girasole, *nocciole 11%, *cacao magro in polvere 9%, *olio di palma, emulsionante: lecitina di girasole, *estratto di vaniglia), *zucchero di canna, *olio di palma, *farina di quinoa 7,5%, *farina di riso, *fecola di patate, *amido di mais, *uova, *sciroppo di glucosio-fruttosio da mais, *amido di riso, *farina di mais, *crusca di riso. Addensanti: *gomma arabica, gomma di guar. *Tuorlo d’uovo, sale. Agenti lievitanti: tartrati di potassio, carbonati di sodio. *Aroma naturale. Emulsionante: lecitina di girasole. Può contenere tracce di arachidi, latte e soia. * = biologico. Peso medio/pezzature Astuccio da 180 g, contenente 6 barrette in confezioni monoporzione da 30 g. Caratteristiche Prodotto dolciario da forno farcito al cacao. Biologico e dietetico senza glutine. Shelf life 12 mesi. Nome prodotto Cantuccini alla mandorla Breve descrizione del prodotto Cantuccini con il 20% di mandorle, senza conservanti e realizzati con l’utilizzo delle migliori materie prime. Ingredienti principali Farina, zucchero, mandorle, uova fresche pastorizzate, burro, miele. Peso medio/pezzature 200 g, 250 g, 1 Kg, confezioni singole. Shelf life 24 mesi. DI LEO PIETRO www.dileo.it FARMO www.farmo.com Nome prodotto I cantucci di pasticceria Breve descrizione del prodotto Autentici cantucci italiani senza glutine. Biscotti duri a base di mandorle. Ingredienti principali Amido di mais, zucchero, uova, mandorle, burro, latte scremato in polvere. Addensanti: gomma di guar, fibre di semi di psyllium, gomma di xanthan, E464. Bicarbonato di ammonio, aromi. Peso medio/pezzature Sacchetto da 150 g (film stampato). Shelf life 12 mesi. Nome prodotto Se mi mangi Vivisano Breve descrizione del prodotto Biscotti senza latte e uova aggiunti, senza olio di palma, con olio extra-vergine di oliva. Ingredienti principali Farina di frumento, zucchero, olio di mais, olio extravergine di oliva 3%, sciroppo di glucosio-fruttosio, farina di orzo maltato. Agenti lievitanti: carbonato acido di ammonio, pirofosfato acido di sodio, carbonato acido di sodio. Emulsionante: lecitina di soia. Sale, aromi. Il prodotto può contenere tracce di uova, latte e frutta a guscio. Peso medio/pezzature Confezione da 500 g. Caratteristiche Senza latte e uova aggiunti. VeganOk, senza olio di palma, con olio extra-vergine di oliva. Confezione riciclabile. Shelf life 12 mesi. 35