Università degli Studi di Padova Corso di Laurea in Ingegneria per l'Ambiente ed il Territorio Fondamenti di Biologia, Microbiologia e Biochimica Dr. Ing. Tiziana Lai A.A. 2010-2011 Argomenti ¾Cinetica chimica ¾Parametri caratterizzanti la sostanza organica: ¾BOD: richiesta biochimica di ossigeno; ¾COD: richiesta chimica di ossigeno; ¾ThOD: richiesta teorica di ossigeno; ¾TOD: richiesta totale di ossigeno; ¾TOC: carbonio organico totale; ¾relazione tra i parametri. ¾Azoto, fosforo, cloruri, solfati. Cinetica chimica La trasformazione delle specie chimiche di partenza nei prodotti può avvenire in: ¾ un unico atto reattivo (reazione elementare); ¾ mediante una serie di atti reattivi (con reazioni intermedie). Affinché avvenga la reazione: A+B→C+D è necessario che: ¾ A e B si urtino; ¾ l’urto sia efficace: le molecole devono possedere energia sufficiente per far avvenire la reazione (contenuto energetico uguale o maggiore dell’energia di attivazione) e l’urto deve avvenire in zone reattive delle molecole stesse. Se il numero di molecole con energia sufficiente è piccolo gli urti efficaci sono pochi e la reazione è lenta. Per accelerare la reazione si può: ¾ fornire energia dall’esterno in modo da far aumentare il numero di molecole capaci di superare la barriera energetica: es. fornendo calore ai reagenti, cioè aumentandone la temperatura e quindi l’energia cinetica delle molecole. ¾ utilizzare un catalizzatore, sostanza che non partecipa alla reazione ma ne accelera il decorso abbassando l'energia di attivazione. Profilo energetico di una reazione Velocità della reazione Quando una sostanza A reagisce, essa scompare con una velocità espressa dalla diminuzione nel numero di moli nell’unità di tempo; ammettendo di operare a volume costante, indicando con c la concentrazione: v = - dc/dt Molte reazioni, ad una certa temperatura, hanno una velocità proporzionale alla concentrazione di uno, due o più reagenti: es. se si considera una reazione in cui A, B, C sono i possibili reagenti, l’espressione della velocità può scriversi: v = k · cn dove c è la concentrazione di un reagente o di più di uno di essi ed n è l’ordine della reazione. Reazioni di ordine zero Le reazioni di ordine zero (n=0) hanno una velocità di reazione indipendente dalla concentrazione dei reagenti. v=k Anche se la reazione è in generale indipendente dalla concentrazione di substrato, quando la concentrazione di substrato tende a zero, le reazioni diventano più lente. Reazioni del primo ordine Le reazioni del primo ordine (n=1) sono quelle reazioni la cui velocità dipende dalla concentrazione di un solo reagente v=k·c Se consideriamo l’espressione della velocità di reazione: - dc/dt = k · c Integrando (per t=0 c=c0) - dc/c = k · dt - log (c/c0) = k · t; oppure : - ln (c/c0) = k’ · t; c = c0 · 10 –kt c = c0 · e –k’t con k = k'/2,303 Per una reazione del primo ordine riportando in un grafico il log (c/c0) in funzione di t, si ottiene una linea retta, la pendenza della retta da il valore di k. Esempi: ¾ decomposizione di un elemento radioattivo; ¾ dissoluzione dell’ossigeno in acqua; ¾ morte dei microorganismi in seguito al trattamento di disinfezione (la velocità di scomparsa dei microorganismi è dipendente dalla concentrazione dei microorganismi vitali); ¾ decomposizione della sostanza organica da parte dei batteri (misura del BOD) Reazioni del secondo ordine Le reazioni del secondo ordine sono quelle reazioni la cui velocità dipende dal quadrato della concentrazione di uno dei reagenti o al prodotto della concentrazione di due reagenti diversi. v = k · c2 Parametri per la misura della sostanza organica Nei liquami, in particolare nei liquami domestici, la sostanza organica è presente sotto forma di un miscuglio di: carboidrati, proteine, oli e grassi. La quantità di sostanza organica presente viene valutata attraverso misure analitiche indirette, sia chimiche sia biologiche: ¾BOD: richiesta biochimica di ossigeno; ¾COD: richiesta chimica di ossigeno; ¾ThOD: richiesta teorica di ossigeno; ¾TOD: richiesta totale di ossigeno; ¾TOC: carbonio organico totale. BOD: richiesta biochimica di ossigeno (Biochemical Oxygen Demand) ¾ Misura la quantità di ossigeno richiesta dai batteri aerobi per l’ossidazione biochimica delle sostanze organiche. ¾ Fornisce una misura indiretta delle sostanze organiche presenti in un campione d’acqua: tanto maggiore è la concentrazione della sostanza organica tanto maggiore sarà lo sviluppo dei microorganismi e conseguentemente anche il consumo di ossigeno necessario per la reazione biologica. I composti organici, attaccati dai batteri, si degradano con formazione di CO2, H2O, NH3, secondo la seguente reazione: CnHaObNc + (n+a/4-b/2-3/4c)O2 → nCO2 + (a/2-3/2c)H2O + cNH3 Parallelamente alla scomparsa della sostanza organica si verifica il consumo dell'ossigeno disciolto che rappresenta una stima indiretta della sostanza organica presente. La diminuzione della S.O. nel tempo può essere espressa nella forma: - dC/dt = k · C il segno negativo è indicativo della diminuzione della concentrazione La reazione biochimica può approssimativamente essere considerata del primo ordine: la velocità della reazione è proporzionale alla quantità di S.O. biodegradabile presente nell'istante considerato. Curva della sostanza organica residua e della sostanza organica consumata, complementare della precedente. Invece di ragionare in termini di sostanza organica si può considerare rispettivamente il BOD consumato e il BOD residuo. Il BODresiduo rappresenta la richiesta di ossigeno per il completamento della reazione: - dL/dt = k·L integrando L = L0· 10- kt = L0· e - k't con k = k'/2,303 (1) L = BODresiduo al tempo t L0 = BODresiduo al tempo t=0 e cioè il BOD totale (ovvero la richiesta totale ancora da espletare) La (1) indica che la quantità di inquinante rimasta, dopo un tempo t, è una frazione di L0 corrispondente a 10-kt ovvero che il BOD che deve essere ancora utilizzato è frazione di L0 corrispondente a 10- kt. Ragionando invece come BOD consumato Y, si ottiene: Y = L0 - L = L0·(1 – 10 - kt) (2) L’andamento di queste curve dipende dal valore della costante di reazione k che è funzione della temperatura e del tipo di microorganismi presenti. La variazione di k con la temperatura segue la relazione: k = k20 Θ (T-20) dove: Θ = 1,056 per T = 20÷30°C e Θ = 1,135 per T = 4÷20°C Il valore di k (in base 10 per T=20°C) varia con le caratteristiche del refluo, in genere i valori sono compresi tra 0,02 – 0,13 d-1. Per reflui civili un valore tipico è pari a 0,1 d-1. Per un dato refluo il valore della costante k a 20°C può essere determinato sperimentalmente. Valori maggiori della costante k spostano la curva del BOD verso l'alto indicando dunque una maggiore biodegradabilità del liquame: il parametro k viene definito "costante di biodegradabilità". Variazione della curva del BOD consumato per valori di k crescenti Riprendendo la reazione di degradazione della sostanza organica: CnHaObNc + (n+a/4-b/2-3/4c)O2 → nCO2 + (a/2-3/2c)H2O + cNH3 Questa reazione è dipendente dalla temperatura: per standardizzare la misura del BOD si è scelto un valore di riferimento T = 20°C. Il completamento della reazione avviene dopo un tempo teoricamente infinito, è necessario pertanto stabilire dopo quanti giorni si può ritenere concluso il test. La reazione (2) può essere scritta: BOD = BODtot·(1 - 10 – kt ) k = 0,1 d-1 (liquame urbano, T = 20°C) e per t = 20 giorni si ottiene: BOD20 = BODtot (1-10-0,1·20) = 0,99 BODtot Un tempo di 20 giorni risulta però ancora troppo lungo per un’analisi di routine, si è dunque scelto un periodo di analisi di 5 giorni. Dalla relazione BOD = BODtot·(1 – 10 – kt) k = 0,1 d-1 (liquame urbano, T = 20°C) e per t = 5 giorni BOD5 = BODtot·(1 – 10 - 0,1 ·5) = 0,68·BODtot Il BOD5 rappresenta circa il 68% del BOD effettivamente presente in un liquame urbano. Il valore di BOD ottenuto è espresso in mg/l di O2 consumato. Il periodo di 5 giorni è un intervallo di tempo tale da consentire di eliminare le interferenze provocate da una cattiva acclimatazione dei batteri e le interferenze dovute alla nitrificazione dell’ammoniaca. In caso di non buona acclimatazione (b) si verifica una diminuzione dell'attività batterica che si ripercuote nell'andamento della curva teorica (a). Un'altra possibile interferenza è dovuta all'ossidazione dell'ammoniaca. Se nel campione non è presente solo sostanza carboniosa (curva a) ma anche quella azotata (curva b), dopo un certo periodo di tempo si verifica un aumento del valore del BOD rispetto a quello teorico, dovuto all'ossidazione dell'ammoniaca (processo di nitrificazione) che è stata prodotta dall'idrolisi delle proteine. Il processo di nitrificazione è dovuto alla presenza, accanto ai batteri eterotrofi che utilizzano la sostanza carboniosa, di batteri autotrofi che utilizzano l'ossigeno per ossidare l'ammoniaca a nitriti e nitrati secondo le reazioni: 2NH3 + 3O2 → 2NO2- + 2H+ + 2H2O nitrosomonas 2NO2+ O2 + 2H+ → 2NO3- + 2H+ nitrobacter Questa ulteriore richiesta di ossigeno può essere definito "BOD di secondo stadio" e si manifesta dopo circa 6÷10 giorni dall'inizio della reazione biologica. I batteri autotrofi, avendo una velocità di riproduzione assai più bassa di quella degli eterotrofi, hanno bisogno di quel periodo di tempo per raggiungere un numero tale di individui da richiedere una quantità di O2 rilevabile. Misura del BOD La misura del BOD è basata sulla determinazione dell'ossigeno disciolto presente nel campione durante la reazione aerobica che si sviluppa ad opera dei batteri. Metodo per diluizione Il metodo prevede che un piccolo volume del campione da analizzare venga diluito con acqua distillata satura di ossigeno e contenente i nutrienti necessari alle attività metaboliche dei microorganismi. Dopo aver misurato il valore dell’ossigeno disciolto (OD) all'inizio del test (che sarà assai vicino al valore di saturazione a 20°C: 9,2 mg/l), il campione viene posto in un contenitore ermeticamente chiuso e mantenuto in assenza d'aria e a 20°C per il tempo prefissato e cioè 5 giorni. Alla fine del test si ripete la misura dell'OD ancora presente e dalla differenza con quello iniziale si deduce il consumo che si è verificato. Dal rapporto di diluizione si ricaverà il BOD del campione originario. Non conoscendo il valore iniziale di BOD, occorrerà procedere per tentativi preparando diversi campioni a differenti diluizioni in modo che in almeno uno di essi siano soddisfatte le seguenti condizioni: - il valore dell'O.D. non scenda mai a valori inferiori a 1 mg/l, per non inibire la crescita batterica; - il valore dell'ossigeno consumato sia almeno uguale a 2 mg/l ed in ogni caso sia compreso tra il 30 e l'85 % di quello originariamente presente, per una corretta determinazione analitica. Metodo respirometrico Il campione viene introdotto in una cella chiusa ed in presenza d'aria e viene mantenuto a 20°C e costantemente agitato. Man mano che si verificano le reazioni biologiche aerobiche, si verifica anche la solubilizzazione dell'ossigeno presente nell'aria sovrastante la qual cosa provoca una depressione nella medesima atmosfera. Per mantenere la pressione parziale dell’ossigeno costante si sfrutta una reazione elettrolitica in grado di produrre ossigeno in funzione delle variazioni di pressione registrate all’interno dello strumento di misura. Il BOD viene misurato in base all’intervallo di tempo durante il quale si è provveduto al rifornimento dell’O2 e alla quantità di O2 prodotta dalla cella elettrolitica. PC Sistema di controllo Reattore Generatore Manometro di O2 Nei respirometri di prima concezione (respirometro di Gilson e Warburg) la misura dell'O2 consumato veniva valutato direttamente tramite la misura della depressione effettuata mediante manometro. Affinché la misura sia attendibile è necessario che la CO2 emessa dalla respirazione batterica venga fissata (quindi eliminata dall'atmosfera) per questo si utilizza un composto alcalino (idrossido di potassio KOH) che neutralizza la CO2 con formazione d’acqua. Limiti nella misura del BOD Affinché la prova del BOD dia risultati significativi occorre che siano soddisfatte diverse condizioni: - verificare che nel campione non parta la reazione biologica degradativa prima dell'inizio dell'analisi nel laboratorio; - garantire durante la prova le condizioni ambientali adatte alla vita dei microorganismi (assenza di sostanze tossiche, presenza di elementi nutrienti indispensabili per la crescita batterica quali azoto, fosforo ed altri oligoelementi, tenore di ossigeno disciolto sufficientemente alto); - garantire la presenza dei ceppi batterici poiché, in caso contrario sarà necessario procedere ad un apposito inoculo. Queste ultime due condizioni sono garantite nei liquami di tipo urbano, non necessariamente nei reflui industriali. Nei liquami di origine industriale il valore del rapporto BOD5/BODtot varia da liquame a liquame e di conseguenza il valore del BOD5 da solo da un'informazione solo parziale e non ben collegabile al quantitativo totale della sostanza organica presente. Inoltre il liquame industriale può non contenere una popolazione batterica in grado di metabolizzare la S.O. presente e quindi la misura del BOD risulta alterata. Per poter fare un'analisi del BOD è pertanto necessario procedere ad un inoculo di batteri (liquame domestico) e sarà comunque necessario del tempo (20÷30 giorni) per l'acclimatazione dei ceppi batterici che si devono selezionare. Possono essere inoltre presenti sostanze tossiche che inibiscono l'azione e la vita batterica, oppure il liquame può essere carente degli elementi nutritivi (principalmente azoto e fosforo) necessari per la riproduzione batterica. Per ovviare a tutti questi inconvenienti si possono utilizzare misure chimiche per la determinazione della richiesta di ossigeno, per la cui procedura il tempo necessario è dell'ordine delle ore invece che dei giorni. COD: richiesta chimica di ossigeno (Chemical Oxygen Demand) La misura si basa su una reazione di ossidazione chimica tramite un reagente ossidante (bicromato di potassio), dal cui consumo si può risalire al consumo di ossigeno ed indirettamente al tenore della sostanza organica. Il valore di COD ottenuto è espresso in mg/l di O2 consumato. Il valore di COD è in genere maggiore di quello ricavabile dal BOD in quanto: 1) molte sostanze organiche che sono difficilmente ossidabili per via biologica possono essere ossidabili per via chimica; 2) il bicromato di potassio può ossidare anche sostanze inorganiche (solfuri, sali di metalli che non sono al loro massimo stato di ossidazione es. Fe2+ che si ossida facilmente a Fe3+ ecc.), questo comporta una misura in eccesso della sostanza organica presente nel campione; 3) alcune sostanze presenti nel campione possono risultare tossiche per i batteri influenzando la misura del BOD ma non la misura del COD. ¾ Vantaggio nella misura del COD rispetto alla misura del BOD è il tempo 2,5 ore circa rispetto ai 5 giorni rispetto al BOD. Misura del COD Il metodo prevede l’ossidazione delle sostanze organiche ed inorganiche, presenti in un campione liquido, mediante una soluzione di bicromato di potassio (K2Cr2O7). Lo ione bicromato (Cr2O7)2- è un forte ossidante in soluzioni acide. La reazione che si sviluppa mettendo a contatto il campione di liquame con la soluzione di bicromato acidificata (con acido solforico) e mantenendola ad elevata temperatura con una sorgente termica esterna, è la seguente: CnHaOb + cCr2O72- + 8cH+ → nCO2 + (a+8c/2)H2O + 2cCr3+ dove: c = 2n/3 + a/6 - b/3 con riduzione del bicromato a cromo trivalente. Per facilitare la reazione si usa un catalizzatore (Ag2SO4) ma può capitare che alcuni composti non riescano ugualmente ad ossidarsi, come gli idrocarburi aromatici e la piridina. Una interferenza da tenere sotto controllo è quella dei cloruri che normalmente sono presenti, sia nelle acque di approvvigionamento che di scarico, in elevate quantità. I cloruri infatti interferiscono con lo ione bicromato nel seguente modo: 6Cl- + Cr2O72- + 14H+ = 3Cl2 + 2Cr2 3+ + 7H2O provocando un ulteriore consumo dell'agente ossidante. Questa interferenza può essere eliminata con l'aggiunta di solfato mercurico (HgSO4) in quanto lo ione mercurico si combina con lo ione cloruro per formare il complesso cloruro di mercurio, difficilmente ionizzabile: Hg2+ + 2Cl- = HgCl2 L’analisi prevede di operare con un eccesso di ossidante per avere la sicurezza che la sostanza organica sia completamente ossidata; quindi si misura la quantità residua di bicromato tramite titolazione con il solfato ferroso-ammonico in quanto lo ione ferroso può far svolgere la seguente reazione: 6Fe2++ Cr2O72- + 14H+ → 6Fe3+ + 2Cr3+ + 7H2O La fine della titolazione, cioè la scomparsa dello ione bicromato, è data dalla variazione di colore provocato dalla presenza di un adatto indicatore (la ferroina). Per il calcolo del COD occorre tuttavia procedere all'analisi del bianco: analisi con la stessa procedura una quantità di acqua distillata pari a quella del campione utilizzato. La differenza tra il consumo di titolante che si è verificato nel bianco e quello che si è verificato nell'analisi del campione si ricava il consumo di ossidante effettivo che viene espresso in termini di equivalenti di ossigeno. La formula per il calcolo del COD è la seguente: Il COD = ( A- B) · N · 8 · 1000 / ( ml di campione) dove: A = ml di titolante consumato nel "bianco" B = ml di titolante consumato col campione N = normalità della soluzione di Fe(NH4)2·(SO4)2 8 = peso equivalente dell'ossigeno. Il prodotto (A-B)·N fornisce gli equivalenti di titolante consumato nella reazione, moltiplicando tale quantità per il peso equivalente dell'ossigeno si ricavano i mg di O2 consumati che, divisi per i ml di campione e moltiplicati per il fattore 1000, risulteranno espressi in mg/l. ThOD: richiesta teorica di ossigeno (Theoretical Oxygen Demand) Richiesta stechiometrica di ossigeno necessaria per l’ossidazione dei composti organici. La sua valutazione si basa sulla conoscenza della formula chimica di un composto organico considerando che tutto il carbonio presente sia ossidato a CO2 e tutto l’azoto sia ossidato a NO3. ¾ ESEMPIO 1. Calcolare la richiesta teorica di ossigeno dell’ACIDO ACETICO CH3COOH + 2 O2 → 2CO2 + 2H2O ThOD = 2 molO2/mol acido acetico = = 2 molO2/mol acido acetico x 32g/molO2 = = 64 gO2/mol acido acetico ¾ ESEMPIO 2. Calcolare la richiesta teorica di ossigeno di 1.67 · 10-3 M di glucosio C6H12O6 + 6 O2 → 6CO2 + 6H2O ThOD = 6 molO2/mol glucosio x 1,67·10-3 mol glucosio/litro x 32g/molO2 = 321mgO2/litro ¾ ESEMPIO 3. Calcolare la richiesta teorica di ossigeno della GLICINA In una prima fase il carbonio organico e l’azoto vengono ossidati a CO2 e NH3 CH2NH2COOH + 3/2 O2 → 2CO2 + NH3 + H2O In una seconda fase l’ammoniaca viene ossidata prima ad nitriti e poi a nitrati NH3 + 3/2 O2 → HNO2 + H2O HNO2 + 1/2 O2 → HNO3 ThOD = (3/2 + 3/2 + 1/2) molO2/mol glicina = = 7/2 molO2/mol glicina x 32g/molO2 = 112 gO2/mol glicina TOD: richiesta totale di ossigeno (Total Oxygen Demand) ¾ Quantità di ossigeno necessaria per la combustione della sostanza organica E' un metodo strumentale in cui le sostanze organiche e, in misura minore, quelle inorganiche sono convertite in prodotti finali stabili dopo combustione in apposita camera con catalizzatore al platino. Il valore del TOD è determinato attraverso la registrazione del contenuto di ossigeno presente nel gas di trasporto e la sua misura può essere ottenuta rapidamente. TOC: carbonio organico totale (Total Organic Carbon) In questo test si valuta la quantità di CO2 che si forma con l’ossidazione della sostanza organica. La misura si ottiene per combustione ad alta temperatura: il carbonio organico si ossida a CO2 e quest'ultima viene rilevata mediante un analizzatore all'infrarosso. Tramite acidificazione ed aerazione del campione prima dell'analisi si elimina il contributo dovuto alla presenza di carbonio inorganico sul carbonio totale presente, misurando quindi solo il carbonio organico. TOC = TC - IC Relazione tra i parametri Tra i diversi parametri che misurano la sostanza organica il loro valore numerico per un dato campione segue generalmente il seguente ordine: ThOD > TOD > COD > BOD5 > TOC La richiesta teorica é sempre la più alta mentre i valori dei parametri analitici risentono dell’entità dell’ossidazione applicata. Il TOC rappresenta il valore più basso perché espresso in termini di carbonio ossidato e non di ossigeno. Azoto L’azoto nelle acque può essere presente in diverse forme: ¾ azoto organico; ¾ azoto ammoniacale; ¾ azoto nitroso; ¾ azoto nitrico. L’azoto organico viene convertito in azoto ammoniacale che per effetto dei batteri autotrofi viene convertito in azoto nitroso (forma instabile) ed in azoto nitrico che rappresenta il prodotto finale dell’azione batterica. L’azoto ammoniacale comprende sia l’ammoniaca che lo ione ammonio: NH3 + H+ ↔ NH4+ L’equilibrio è funzione del pH. La forma NH3 è molto tossica: una concentrazione di ammoniaca libera superiore a 0,2mg/l può provocare la morte di diverse specie ittiche. La concentrazione di ammoniaca libera può essere controllata mantenendo un pH<8 e in generale una concentrazione di azoto ammoniacale inferiore a 10mg/l. Diagramma qualitativo delle diverse frazioni di azoto. Es. Contaminazione da scarichi fognari in un corso d’acqua. L’elevato contenuto di azoto organico e ammoniacale è indicazione di una contaminazione recente, se è elevato il contenuto di azoto nitrico l’inquinamento è avvenuto nel passato. L’azoto organico e l’azoto ammoniacale sono misurati con il metodo Kjeldahl: l’azoto organico viene convertito ad azoto ammoniacale mediante digestione acida con acido solforico (H2SO4) e solfato di potassio (K2SO4), viene quindi misurato l’azoto ammoniacale che viene espresso come N. Questa misura rappresenta l’azoto totale Kjeldahl (TKN), somma dell’azoto organico e dell’azoto ammoniacale. Per determinare il solo azoto organico si procede prima all’eliminazione dell’ammoniaca per distillazione. L’azoto nitroso e nitrico vengono analizzati separatamente tramite spettrofotometria UV-VIS. Le varie forme di azoto hanno differenti unità di misura, per poterle sommare è quindi necessario convertirle nella stessa unità. Es. Calcolare l’azoto totale presente in un liquame contenente 30mg/l di TKN, 25mg/l di NO2- e 2mg/l di NO3-. Soluzione: Il TKN è espresso in termini di azoto Per poter sommare tutti i termini dobbiamo esprimere tutto in termini di azoto: Ntot = 30 mgTKN/l + 25 mgNO2- · (14 mgN/46mgNO2-) + 25 mgNO3- · (14 mgN/62mgNO3-) = 38,05 mgN/l Fosforo Il fosforo assume importanza fondamentale nei fenomeni di eutrofizzazione dei corpi idrici essendo il principale elemento limitante la crescita algale. Il fosforo è presente nelle acque come: ¾ ortofosfato (sale dell’acido ortofosforico H3PO4); ¾ polifosfato (polimeri ottenuti per condensazione di due o più ortosfosfati con eliminazione di una molecola d’acqua e che per idrolisi originano ortofosfati); ¾ fosforo organico (per decomposizione da parte dei batteri si forma ortosfosfato). Il fosforo viene determinato tramite spettrofotometria UV-VIS dopo la conversione di tutte le forme di fosforo in ortofosfati grazie ad una digestione acida. I risultati vengono espressi in mgP/l. Cloruri I cloruri (Cl-) sono presenti in natura e non causano inconvenienti anche se in concentrazioni elevate: solo a concentrazioni superiori a 250 mg/l conferiscono sapore all’acqua. I prodotti di rifiuto del metabolismo umano rilasciano un contenuto in cloruri pari a quello assimilato col cibo e l’acqua, le acque di scarico risultano quindi ricche in cloruri. I cloruri non vengono rimossi né per adsorbimento nel suolo né per processi biologici di autodepurazione. I cloruri vengono (titolazione). misurati con metodo volumetrico Solfati Lo ione solfato è molto diffuso nelle acque naturali; ha effetti dannosi per l’uomo se presente nelle acque di approvvigionamento in concentrazioni superiori a 250mg/l, ha effetti industriali possono creare incrostazioni nelle caldaie e negli scambiatori di calore. Nelle acque di rifiuto il processo di riduzione dei solfati a solfuri, in condizioni anaerobiche, comporta la formazione di composti odorigeni (1) e la corrosione delle condotte fognarie (2). (1) SO42- + S.O. → S2- + H2O + CO2 S2- + 2H+ → H2S L’odore è collegato alla formazione di idrogeno solforato e dipende dal pH. (2) H2S + 2O2 → H2SO4 Il problema della corrosione è dovuto alla presenza negli scarichi fognari di particolari batteri aerobi in grado di ossidare l’idrogeno solforato con formazione di acido solforico che essendo un acido forte è in grado di di danneggiare le condotte. I solfati vengono determinati con un metodo gravimetrico e torbidimetrico. Altri composti dello zolfo: solfuri (derivati dall’acido solfidrico H2S) solfiti (derivati dall’acido solforoso H2SO3) tiosolfati (derivati dall’acido tiosolforico H2S2O3)