La battaglia
di Torino
.
1
TORINO CITTA’ ROMANA
Planimetria di Augusta Taurinorum
██ in nero il tracciato della colonia romana
██ in verde la planimetria della città attuale
██ in rosso le parti di mura, di pavimentazione stradale o di edifici ancora
visibili o attestati.
Torino è entrata
nella storia
intorno al 27 a.C,
con il nome di
colonia Augusta
Taurinorum, che
sorse
sull'insediamento
di Taurasia,
mitica capitale
dei Tauri,
incendiata da
Annibale nella
lunga marcia di
avvicinamento a
Roma.
Principale strada fu il Decumano maximo che collegava la
porta Praetoria con la porta Decumana lungo quella che
attualmente è la Via Garibaldi.
A circa un terzo della sua lunghezza il decumano
incrociava il cardo maximo che collegava le porte
Principalis dextra e Principalis laeva sviluppandosi lungo
le attuali vie S. Tommaso e Porta Palatina.
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TORINO CITTA’ ROMANA
La colonia di Augusta Taurinorum vista nella città moderna, tra corso Valdocco, corso Regina.
via Carlo Alberto e via Arcivescovado.
La colonia doveva
essere l'avamposto
romano verso le Gallie
e al centro delle
principali vie di
comunicazione
dell'epoca verso il
mondo transalpino, ai
piedi dei principali
valichi alpini e
all'estremità
occidentale della
pianura Padana.
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La Torino del Duca Emanuele Filiberto di Savoia intorno al 1550
A est la Porta decumana, Casaforte degli Acaja, verrà incorporata nel Palazzo Madama.
A nord la Porta palatina, a ovest la Porta praetoria (Segusina), a sud la Porta marmorea.
Da notare i quattro bastioni agli angoli delle mura e il rivellino a protezione del Castello.
La scelta di Emanuele
Filiberto di Savoia di
portare la capitale a
Torino, nel 1563, dopo
il trattato di CateauCambresis, che gli
ridava il possesso dei
suoi domini al termine
della lunga guerra tra
Francia e Spagna,
aveva radici antiche.
Torino, al di qua delle
Alpi, era meno
esposta di Chambéry
agli attacchi della
Francia, e rispondeva
all'intenzione di
spostare verso l'Italia
gli interessi della
dinastia.
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Torino nel 1568
Emanuele Filiberto,
principe guerriero e
vincitore della battaglia
di S. Quintino in nome
degli alleati spagnoli,
dotò immediatamente la
sua capitale di una
modernissima cittadella,
realizzata nel giro di due
anni, dal 1564 al 1566
su progetto di Francesco
Paciotto. All'inizio del
1570 Torino appariva
chiusa nel suo antico
tracciato romano e
protetta dalla
formidabile Cittadella,
una delle più ammirate
dell'Europa del tempo.
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IL PRIMO AMPLIAMENTO URBANISTICO DI TORINO NEL 1620
Se Emanuele Filiberto
pose le fondamenta di
Torino capitale, fu suo
figlio Carlo Emanuele
I a dare il via, fra il
1610 e il 1613, alle
trasformazoni
urbanistiche: sotto il
suo regno fu infatti
realizzato il primo
ampiamento cittadino,
verso sud, con la
costruzione
dell'attuale via Roma,
che conduceva da
piazza Castello alla
Porta Nuova.
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IL SECONDO AMPLIAMENTO DI TORINO NEL 1600
Sono visibili via Po e piazza Carlina
Con l'ascesa al trono
di Carlo Emanuele II
nel 1663 e con la
successiva reggenza
di sua moglie
Giovanna Battista di
Savoia-Nemours fu
stabilito il secondo
ampliamento
cittadino, verso il Po,
con la realizzazione
dell'odierna via Po.
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IL TERZO AMPLIAMENTO (1700)
E’ visibile l’odierna piazza Savoia
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Di lì a poco, nel 1666, sarebbe arrivato in città Guarino Guarini,
l'architetto che con Filippo Juvarra avrebbe caratterizzato il centro
cittadino. La prima opera del Guarini è la Cappella della Sindone,
negli anni seguenti avrebbe realizzato il Collegio dei Nobili (attuale
sede del Museo Egizio), il Palazzo dei Savoia-Carignano (sede del
primo Parlamento italiano) e la chiesa di S. Lorenzo con la sua
splendida cupola.Nel 1684 salì al trono Vittorio Amedeo II.
Il terzo ampliamento delle mura venne fatto dopo l’assedio del 1706.
8
LA CITTADELLA DI TORINO
Situata sul lato a sud-ovest di Torino in
sostituzione del bastione San Pietro,
edificato dagli occupanti francesi intorno
al1536, la Cittadella era strutturata a pianta
pentagonale con possenti bastioni ai vertici.
Circondata da un ampio fossato privo di
acqua (perché il forte drenaggio del terreno
non permetteva una irrigazione) era dotata di
una serie di opere difensive in grado di
impedire ad un eventuale assalitore
l'avvicinamento ai limiti della città. Al centro
era situato iI Cisternone, un pozzo a doppia
rampa elicoidale per permettere un
rifornimento idrico in caso di assedio.
Un fitto labirinto di gallerie sotterranee si
estendeva al di fuori della Cittadella in
corrispondenza del Bastione del soccorso in
direzione della campagna. Comprendeva
delle gallerie chiamate capitali che si
estendevano radialmente verso l'esterno ed
erano a loro volta distinte in capitali alte e
capitali basse, sovrapposte come erano le
une alle altre; una galleria magistrale riuniva
le capitali alte correndo esterna al fossato.
Un'altra serie di cunicoli era dato dalle
gallerie secondarie che si diramavano dalle
precedenti per coprire una vasta area. Infine,
piccoli tratti di galleria ad altezza più
contenuta venivano utilizzati per raggiungere
i singoli fornelli (o galleria di contromina)
predisposti per lo scoppio dell'esplosivo.
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TORINO NEL 1682
DAL THEATRUM SABAUDIAE VOLUTO DAL DUCA CARLO EMANUELE II
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LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA
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Il 1 novembre 1700
moriva Carlo II di
Spagna, da tempo
malato. Cinque giorni
dopo, per disposizione
testamentaria del
defunto re, veniva
proclamato nuovo re di
Spagna il duca Filippo
d'Angiò, nipote del re di
Francia Luigi XIV, il
quale assumeva il nome
di Filippo V di Borbone.
VERSO UNA GUERRA EUROPEA GENERALE
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Le grandi monarchie d‘Europa
avevano cominciato ad
avanzare varie ipotesi di
successione, ratificate in
accordi segreti. La maggior
parte delle dinastie regnanti al
momento vantava parentele
con il re di Spagna morente.
Olanda ed Inghilterra
desideravano dividersi
l'immensa eredità: territori in
Nord Africa, in America ed in
Asia, Napoli e la Sicilia, il
Ducato di Milano, lo Stato dei
Presidi, il Marchesato di
Finale, le Baleari, Gibilterra, i
Paesi Bassi, la Sardegna.
BORBONE DI FRANCIA E ASBURGO D’AUSTRIA
PRETENDENTI AL TRONO DI SPAGNA
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Ad avanzare pretese
non del tutto illegittime
sul trono di Spagna
c'era in particolare
l'imperatore Leopoldo I,
cognato di Carlo II e
rappresentante del
ramo austriaco degli
Asburgo.
LA FRANCIA TENTA DI FARE IL GRAN COLPO
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Carlo II d'Asburgo, nel
fare testamento, adottò
proprio l'unica soluzione
rigettata unanimemente
da tutti gli altri regnanti,
seppur vincolata alla
rigida, formale e
sostanziale separazione
delle relative corone
francese e spagnola;
cioè lasciare indivisa la
propria eredità nelle mani
di un solo sovrano.
Poiché il designato
Filippo d’Angiò,
sostenuto dal re di
Francia, non avrebbe mai
rinunciato ai benefici
testamentari di cui era
stato gratificato da Carlo
II, fu inevitabile il ricorso
alle armi.
L’INIZIO DELLA GUERRA
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Il conflitto prese piede
con la grande alleanza
dell'Aja del 7 settembre
1701, con la quale
l'Inghilterra, i Paesi Bassi
e l'Austria si impegnavano
ad impedire che le volontà
testamentarie del defunto
re di Spagna trovassero
definitiva attuazione;
sarebbe stato infatti molto
difficile fronteggiare
un'unica sovranità
borbonica da entrambe le
parti dei Pirenei.
LA POLITICA AGGRESSIVA DEL RE DI FRANCIA LUIGI XIV
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Il re francese Luigi XIV
invase le regioni dei Paesi
Bassi che erano sotto il
dominio spagnolo,
considerandoli beni della
dinastia Borbone e
imponendo ai governatori
locali la sottomissione alla
Francia oltre che alla
Spagna. Poco dopo furono
aboliti i dazi commerciali
tra Francia e Spagna,
proprio come se fossero
ormai un solo Stato, e
nello stesso tempo furono
revocati i privilegi
commerciali concessi in
passato all'Inghilterra ed
all'Olanda nei territori
spagnoli.
I SAVOIA FANNO UN VOLTAFACCIA
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Nel 1703, mentre
l’arciduca Carlo
d’Asburgo,
secondogenito
dell'Imperatore
d’Austria, veniva
proclamato re di
Spagna al posto di
Filippo V, il duca
Vittorio Amedeo II,
ruppe una precedente
alleanza con la Francia
e passò al campo
imperiale occupando la
città di Casale.
IL TERRITORIO DELL’ASSEDIO E DELLA BATTAGLIA DI TORINO
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Le principali fortificazioni del Ducato Sabaudo all’inizio della guerra di successione spagnola nel 1700
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IL FORTE DI BARD NELLA VALLE D’AOSTA
Posto a sbarramento
della valle della Dora
Baltea era considerato
imprendibile. Non giocò
alcun ruolo nella difesa
del Ducato: il
comandante, un
mercenario al servizio
dei Savoia, lo
consegnò senza
combattere ai francesi.
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Villafranca, oggi Villefranche, presso Nizza
La rada di Villafranca presso Nizza è una delle più belle e meglio protette baie del
mediterraneo. Era il porto del Ducato di Savoia ed era difesa da una cittadella e da due
forti. A destra si vede la rada, a sinistra il colle con le fortificazioni.
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LA FORTEZZA DI MONTMELIAN IN SAVOIA
Sorgeva in Savoia presso il confine francese e controllava la valle dell’Isère. Fu
conquistata dai francesi alla fine del 1705 dopo un assedio durato due anni e poi da
questi distrutta.
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LA CITTA’ DI SUSA
La città di Susa con il forte Santa Maria occupava una posizione strategica in quanto l’alta
valle di Susa era territorio francese. Il forte fu conquistato dai francesi e ripreso dagli
austro-piemontesi dopo la battaglia di Torino.
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LA FORTEZZA DI VERRUA
Posta su di un’altura che domina il Po, la fortezza di Verrua controllava la via che dalla Lombardia
franco-spagnola conduceva a Torino. Resistendo sei mesi all’assedio ed infliggendo agli attaccanti
pesantissime perdite fu determinante nel costringerli a rimandare l’investimento di Torino.
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LA CITTA’ DI VERCELLI
Città ai confini con la Lombardia spagnola era potentemente fortificata. Fu conquistata dai francospagnoli il 19 luglio 1704. I bastioni furono demoliti prima della restituzione alla Savoia imposta dal
trattato di Utrecht.
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LA RESA DI CHIVASSO NEL 1705
Il 30 luglio 1705, alle 3 del mattino, i chivassesi consegnavano le chiavi di una città in
rovina al duca di La Feuillade. Nei giorni seguenti mentre il grosso dell’armata francese
raggiungeva Torino il comando delle forze di occupazione fu affidato al generale Louis
Lapara, vero arttefice della caduta dell’ultima piazzaforte posta a difesa della capitale
sabauda. Gli abitanti di Chivasso, stremati, dovettero aprire le porte delle loro case ai
nuovi padroni che trasformarono la città nel loro centro di retrovia più importante, in
vista del futuro assedio di Torino.
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PROGETTO FRANCESE DI ASSEDIO A TORINO
Ebbe inizio il 14 Maggio 1706 quando le truppe franco-spagnole (composte
da oltre quarantamila uomini) si appostarono strategicamente di fronte alla
fortezza; in quell'occasione un'eclissi di sole oscurò il campo di battaglia
alle 10.15, facendo risultare la Costellazione del Toro. Il Sole era per
antonomasia il simbolo di Luigi XIV, e questo avvenimento diede grande
slancio negli animi torinesi, che si immaginarono una facile vittoria.
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Tra il 1704 e 1705 le truppe del Re
Sole invasero prima la Savoia e poi
il Piemonte.
Circondate e attaccate da tre
eserciti; vennero perdute: Susa,
Vercelli,Chiasso, Ivrea e Nizza.
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Il 12 maggio 1706 l’esercito
francese, forte di 78 battaglioni e di
8 squadroni complessivamente
composto di 60.000 soldati, pose
l’assedio alla città di Torino,
accampandosi nel triangolo
formato da Venaria, Lucento e
Regio Parco. L’esercito piemontese
contava, sino a quel momento,
6.600 unità più 5.000 uomini
appartenenti alla milizia urbana.
Per quattro mesi Torino fu
bombardata, piombavano sulla città
oltre 8.000 cannonate al giorno. Nel
disegno la città di Torino, con i suoi
tre fiumi e la collina.
Le linee nere evidenziano i luoghi
dell’assedio e della battaglia.
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L’INIZIO DELL’ASSEDIO
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l 14 maggio 1706 i francesi di La Feuillade
forti ora di 44.000 uomini iniziano le
operazioni di assedio.
In vista del temuto assedio, le opere
difensive di Torino sono state irrobustite e
perfezionate. La città è completamente
circondata da una grandiosa cerchia di
fortificazioni, che si spingono fino alla
collina, e completano il baluardo
costituito dalla magnifica cittadella, costruita
un secolo e mezzo prima dal Duca Emanuele
Filiberto, dopo il trasferimento della capitale
del Ducato da Chambéry a Torino.
Torino è una delle più moderne piazzeforti
d’Italia, ma non è soltanto una piazzaforte. E’
una città di 40.000 abitanti che emerge dalla
pianura con torri e campanili, ricca già dei
primi palazzi barocchi, di belle strade, di una
“cultura” che, grazie anche alle immagini del
“Theatrum Sabaudiae”, l’ha resa famosa in
Europa.
I bombardamenti
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Il 17 giugno l’assedio è completo. Il
Duca esce dalla città, lanciando ai
torinesi un proclama con la promessa
di ritornare al più presto alla testa di
un esercito liberatore. La
responsabilità della difesa della città è
affidata al generale austriaco Virico
Daun.
I francesi accampati nella pianura a
nord della città e protetti dalle trincee
costruite dai loro zappatori, investono
la città dalla parte della Cittadella con il
fronte d’attacco nella zona dove si
trova oggi la stazione ferroviaria di
Porta Susa. Dalla Francia, il
maresciallo Vauban disapprova
l’attacco a Torino dal lato della
Cittadella in quanto ne conosce le
insidie sotterranee. Ma La Feuillade
insiste nel suo piano affrontando una
terribile guerra di mina e contromina:
le esplosioni dilaniano i suoi uomini.
Agosto: la resa si avvicina
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Trascorrono interminabili angosciose
settimane, con continui
cannoneggiamenti e l’incessante
guerra di mina e contromina: le gallerie
della Cittadella, che i francesi tentano
invano di allagare, danno buona prova.
La città è allo stremo ma non cede,
mentre il nemico accusa pesanti
perdite: nei giorni di ferragosto si
contano tra i francesi soltanto 27.000
uomini validi dei 44.000 iniziali. Ma non
viene meno la violenza dell’assedio:
particolarmente cruento è l’assalto,
respinto, del 26 e 27 agosto, dove
cadono centinaia di soldati. Due giorni
dopo i francesi cercano di entrare nella
Cittadella attraverso le gallerie
sotterranee ma vengono fermati dal
gesto eroico di Pietro Micca.
L’immagine mette in evidenza la
posizione delle batterie francesi, ormai
a ridosso del fossato, nelle ultime fasi
dell’assedio
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L’ASSEDIO DI TORINO. IL SACRIFICIO DI PIETRO MICCA
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Durante l'assedio,
verso la
mezzanotte del 29
agosto, si svolse il
famoso episodio di
Pietro Micca, che
perse la vita dando
fuoco alle polveri
di una mina
sotterranea per
impedire ai soldati
francesi di
raggiungere, con
una sortita, la
porta attraverso la
quale si entrava
nella galleria che
conduceva
all'interno della
piazzaforte situata
nel cuore delle
fortificazioni della
cittadella.
L’ASSEDIO DI TORINO
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Alle porte delle case venne
apposta l’immagine della
Consolata.
Decine di pilastrini con
l’immagine della Consolata
furono collocati lungo il
campo di battaglia (l’attuale
Borgo Vittoria). Una palla di
cannone, rimasta conficcata
vicino alla cupola, è ancora
oggi visibile.
L’oratoriano Padre
Sebastiano Valfré fu
l’animatore spirituale della
popolazione torinese
durante l’assedio.
EUGENIO DI SAVOIA
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Il Principe Eugenio di SavoiaSoissons, grande condottiero
dell’esercito imperiale, nel 1705
venne chiamato dal cugino Vittorio
Amedeo per sbloccare la situazione
diventata difficile dopo la resa di
Chivasso.
Eugenio tentò di raggiungere la
pianura attraverso i
monti a nord di Brescia, cercando
di avanzare su Milano.
Il 16 agosto 1705 tentò invano lo
sfondamento. Unico successo fu
quello di tenere i francesi
occupati sull’Adda, alleggerendo
così la pressione su Torino.
Nel luglio del 1706 l’armata
imperiale del Principe Eugenio
raggiunse Ferrara e attraversando
l’Adige seguì la sponda meridionale
del Po.
Il 29 di agosto i cugini Vittorio
Amedeo II e Eugenio si
incontrarono a Carmagnola e
misero il campo fra Chieri e
LA BATTAGLIA DI TORINO
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Marcia del Principe Eugenio attraverso la Valle Padana, lungo il Po, verso
Torino assediata dai francesi.
I francesi avevano iniziato l’assedio il 14 Maggio 1706.
Fra Luglio e Agosto il Principe Eugenio intraprese la famosa marcia che lo
condusse fino a Torino aggirando a sud del Po il territorio lombardospagnolo.
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Il soccorso
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37
Il 2 settembre 1706 Vittorio Amedeo II
ed il Principe Eugenio salgono a
Superga sulla collina Torinese per
studiare dall’alto la situazione e
scegliere una strategia.
Si decide di aggirare il blocco francese
muovendo il grosso dell’esercito
imperiale ed una parte della cavalleria
piemontese (in tutto 30.000 uomini)
verso la zona nord ovest della città;
qui le forze assedianti appaiono più
vulnerabili.
E’ una mossa audace perché il
trasferimento delle truppe avviene a
breve distanza dalle linee francesi;
questi però non si muovono ed il 6
settembre la manovra aggirante è
completata e gli alleati hanno posto il
campo tra Dora Riparia e Stura.
Il 7 è il giorno della battaglia; all’alba
l’esercito muove contro le linee
nemiche, dopo che in città gli
assediati, forti ormai solo della
disperazione, sono riusciti a
respingere l’ennesimo attacco nemico
alla Cittadella
L’attacco
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Alle 10 l’armata austropiemontese inizia l’attacco su
tutto il fronte. Lo sforzo
principale viene condotto
all’ala sinistra dove operano i
granatieri prussiani del
principe di Anhalt.
L’attacco frontale viene
completato da una manovra
avvolgente della cavalleria
ordinata dal Duca di Savoia,
che scopre un punto - dove
oggi passa la ferrovia TorinoMilano - non presidiato dai
francesi.
La destra francese viene
separata dal centro; nella
grossa sacca che si crea i
gallo-ispani tentano una
controffensiva che viene
bloccata da una brigata di
riserva.
Vittorio Amedeo II guida una
colonna di cavalleria verso il
Regio Parco e impedisce alle
truppe francesi discese dalla
collina di passare il Po per
portare aiuto ai compagni in
difficoltà
L’ASSEDIO E LA BATTAGLIA, TRA I FIUMI PO, DORA RIPARIA E STURA
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Le fasi finali
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40
L’armata francese si
scompagina, solo l’ala
sinistra resiste appoggiata al
castello di Lucento; a questo
punto il Daun ordina l’uscita
del presidio che attacca i
francesi alle spalle. Cede
anche l’ala sinistra francese;
cercando di salvarsi centinaia
di soldati annegano nella
Dora. La situazione sta ormai
precipitando per gli assedianti
che alle tre del pomeriggio
iniziano la ritirata. Il grosso si
dirige verso Pinerolo e di qui,
perdute le speranze di
riscossa, verso la Francia. La
sconfitta costerà al Re Sole la
perdita dell’Italia
Vittorio Amedeo e il Principe
Eugenio rientrano nella città
liberata da Porta Palazzo e si
recano nel vicino Duomo
dove viene celebrato il “Te
Deum” di ringraziamento a
Dio per la vittoria.
Ancora oggi, dopo quasi
trecento anni, il “Te Deum” si
ripete ogni anno il 7
settembre nella Reale Basilica
di Superga
LA BATTAGLIA D TORINO
Il fiume che si vede è la Dora Riparia all’altezza dell’odierno Parco Carrara o Pellerina.
La battaglia si svolse dal 2 al 7 di Settembre, nella piana tra la Dora e la Stura
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LA BASILICA DI SUPERGA
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Vittorio Amedeo Il e
il Principe Eugenio
si recarono due
volte sul colle di
Superga per
osservare il teatro
della battaglia. Il 2
settembre 1706
entrarono insieme
nella chiesetta sita
sul colle, che
fungeva allora da
parrocchia per i
pochi fedeli della
collina. Vittorio
Amedeo Il si
prostrò ai piedi
della statua (quella
venerata tutt’oggi
nella cappella detta
del voto) facendo
voto che se la
Madonna gli avesse
fatto ottenere la
vittoria avrebbe
costruito sul colle
di Superga un
magnifico Tempio a
lei dedicato.
PACI DI UTRECHT (1713) E DI RASTADT (1714)
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Nella pace di Utrecht al
duca Vittorio Amedeo II
venne riconosciuto il titolo
di Re di Sicilia, poi mutato
in quello di Re di Sardegna
(172O).
Il nipote di Luigi XIV venne
legittimato come Filippo V
re di Spagna.
La Spagna cedeva
all'Austria i Paesi Bassi
spagnoli, il regno di Napoli
e quello di Sardegna,
nonché il Ducato di Milano
e lo Stato dei Presidi in
Toscana.
La Spagna cedeva
all'Inghilterra l'asiento de
negros, Gibilterra e
Minorca.
ATTESTAZIONI E BIBLIOGRAFIA
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Le immagini della battaglia di
Torino e i testi che le
accompagnano sono stati riportati
dal sito web del Museo Pietro
Micca e dell’assedio di Torino del
1706, a cui appartengono.
Il sito contiene un percorso guidato
del Museo e delle gallerie.
Vi si può anche vedere una
riproduzione plastica della
Cittadella di Torino così com’era
durante l’assedio.
Una fonte importante reperibile su
Internet è “1706. 300 anni
dall’assedio e dalla battaglia di
Torino. L’alba di un regno”, a cura
di Gustavo Mola di Nomaglio,
Roberto Sandri Giachino,
Giancarlo Melano.
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La battaglia di Torino