DRonEziNe
La prima rivista italiana sui droni
magazine
Pubblicazione non periodica
ricerca
Con il drone sul vulcano
 legge
 tecnica
cosa cambia con le regole enac eliche controrotanti e payload
industria 
DRonEziNe
-1
il primo quad
certificato
®
un solo modo di documentare
il territorio
®
www.flytop.it
®
DRonEziNe - 2
EuroLink Systems Group
sommario
Rubriche
04
06
07
45
46
Editoriale
I droni dei lettori
Mappamondo
Clic
Contro editoriale
Lavoro
08
16
18
23
24
Speciale regole Enac
A Roma un salone dal Parrot al Predator
Aermatica: il primo drone certificato Enac
Dronarte, droni e restauri
Il drone muratore
Tecnica
26
28
Eliche coassiali per alto payload
I segreti del Gps
18
24
Militari
32
Droni da guerra in Italia
Applicazioni
34
Droni e disastri: rispetto per le vittime
Ricerca
36
38
Un guanto per pilotare senza radio
I droni studiano i vulcani
Terza Pagina
42
38
Visioni dal futuro
DRonEziNe - 3
editoriale
la circolare
che non circola
I
il regolamento privilegerà
i big player
e penalizzerà le pmi
DRonEziNe - 4
l 22 gennaio l’Enac ha tenuto un
workshop per illustrare i contenuti
del nuovo regolamento sui velivoli
a pilotaggio remoto, nel corso del
quale ha affermato: «L’aspettativa che
si è creata intorno al regolamento ha
convinto l’Enac che era necessario
iniziare a illustrare, prima ancora di
avviare la consultazione ufficiale, i
contenuti della circolare attuativa che
rappresenta un tassello importante
nel processo regolamentare».
Vorrei soffermarmi in particolare
sull’ultimo punto, cioè l’importanza
della circolare attuativa.
Il regolamento, pubblicato il 16
dicembre 201, diventerà operativo
e ufficiale dopo 60 giorni dalla
propria pubblicazione. Nello stesso
regolamento ci sono specifici
riferimenti alla circolare attuativa,
un vero manuale operativo, che
spiegherà nei dettagli come e
dove presentare domande sia per
le aziende che vogliano ottenere
certificazioni, sia per i piloti che
devono sottoporsi alla visita medica
o conseguire un attestato di volo, sia
per coloro che stanno già operando
nel settore da anni e desiderano
uniformarsi il prima possibile alla
normativa, sempre che ne abbiano i
requisiti.
Riceviamo quotidianamente email
e messaggi da questi operatori che
svolgono attività di lavoro aereo,
dopo aver investito decine di migliaia
di euro e che da febbraio si trovano
a terra per mancanza di linee guida
e riferimenti. Questa spiacevole
situazione viene negativamente
amplificata dalla sensazione provata
da tutti i partecipanti all’ultima
tavola rotonda Enac: la seconda
parte, che avrebbe dovuto essere
dedicata al dibattito e alle domande
(preventivamente approvate e
selezionate) è stata ridotta in sostanza
a una sola ora. E rimangono i dubbi
sull’equità di un regolamento che
da una prima lettura appare molto
sbilanciato nei confronti di grosse
aziende, che erano già in possesso di
droni certificati e con permesso di
volare in aree non segregate diversi
mesi prima che uscisse la bozza del
regolamento.
Il ritardo di questa circolare che
non circola ci fa temere che possa
concedere un ulteriore vantaggio
alle grosse aziende consociate
penalizzando le piccole e medie
imprese, confermando un antipatico
fenomeno tipicamente italiano molto
simile alle lobby.
Ci piacerebbe essere smentiti, ma
il tempo in questo caso non gioca
a nostro favore e il danno oramai è
fatto. Ci piacerebbe che le procedure
e i protocolli semplificati ipotizzati
per i piccoli velivoli sotto i 2 kg
siano non solo parole al vento, ma
conferme scritte nero su bianco, ben
definite e certe.
Ci auguriamo anche che questo
regolamento non serva solo a
riconvertire aziende aerospaziali in
crisi facendo tabula rasa in un settore
che oltre oceano promette migliaia di
posti di lavoro. 
DRonEziNe - 5
i droni dei lettori
Hai un drone di cui sei molto fiero?
Posta la foto
su www.facebook.com/Dronezine
Il drone lunare
di Michele Ruggeri
Per giocare e per aiutare
Sopra, una esercitazione di
soccorso in montagna con
droni del progetto europeo
SHERPA (Smart collaboration
between humans and groundaerial robots for improving
rescuing activities in alpine
environments). A sinistra, i
partecipanti al contest agility per
multirotori del G.A.T
di Taranto.
DRonEziNe - 6
Mappamondo 
Paesaggi dall’alto
visti dagli occhi dei nostri droni
Brescia
di Andrea Supradyn Mox
Tramonto
di Nicola Pison
DRonEziNe - 7
Le regole
sono nate così
a cura della redazione
Al workshop organizzato a Milano da
Dronitaly, l’Enac spiega la filosofia del
regolamento per i droni: semplicità
e sicurezza, prima di tutto
«E
ra assolutamente necessario intervenire con un
regolamento per i droni» dice Enea Guccini, direttore standardizzazione e sicurezza dell’Enac.
«Oggi la gente non ha percezione di quanto siano pericolosi: un drone che vola su una spiaggia viene visto come un
giocattolo, ma se dovesse cadere un mezzo da 25 chili potrebbe fare danni enormi. Al primo incidente serio finiamo
tutti sui giornali. La diffusione dei droni è tale per cui le forze dell’ordine continuano a interpellarci perché non sanno
come comportarsi: possono volare o no? E se possono come,
e dove? C’è chi ci chiedeva di metterli a terra tutti, ma che
senso ha? Ormai è un movimento importante, e come sempre le norme seguono la tecnologia: qualcuno fa un invenzione e poi le normative cercano di stabilire diritti e doveri
per chi le usa».
Come definirebbe il regolamento Enac?
Abbiamo ricevuto grandi apprezzamenti, abbiamo regolamentato la materia tra i primi in Europa e nel mondo, visto
che la stessa FAA americana non regolamenterà ancora per
anno almeno. Abbiamo concepito un regolamento semplice:
ho letto quello francese, (Paese dove il settore dà lavoro a
1000 persone, mentre secondo le stime di Assorpas da noi
sono circa 400), ed è estremamente complesso. Il nostro è
molto semplificato e profondamente diverso dai consueti
regolamenti aeronautici: in una ventina di pagine abbiamo
concentrato tre livelli di attenzione, cioè l’operazione aerea,
il pilota e il mezzo. Tre componenti, queste, che per gli aerei
con pilota a bordo sono trattate a parte.
E abbiamo anche inserito la sezione sugli aeromodelli, che
riprende in gran parte le autoregolamentazioni che gli aeromodellisti si erano già dati, tralasciando le manifestazioni
aeromodellistiche, che per legge e statuto sono di competenza dell’Aeroclub. Io penso che entro un anno lo rivedremo,
per intanto il prossimo passo sarà quello di mettere online la
modulistica per chiedere le autorizzazioni.
Sarà semplice anche rispettarlo?
In un contesto di crisi, abbiamo cercato di venire incontro alle aziende e all’industria. Per questo abbiamo scelto
la strada della semplicità: per i droni sotto i 25 kg, che non
volano in aree critiche, abbiamo deciso che basta un autocertificazione in cui il pilota dichiara di conoscere le regole.
Nell’autocertificazione bisognerà indicare le esperienze e gli
eventuali attestati professionali che si possiedono e, se non
«Abbiamo condensato tutto in una ventina di pagine»
DRonEziNe - 8
regole enac
ci convince, possiamo anche respingerla. Siamo stati molto
criticati per l’autocertificazione, ma teniamo conto che la sicurezza aerea è su tre livelli: al più alto ci sono i velivoli commerciali con passeggeri paganti, dove la priorità ovviamente
sono le persone a bordo. Un secondo livello è quello di chi fa
lavoro aereo, dove certamente la vita dei piloti è preziosa ma
l’attenzione va più su chi è a terra, anche perché spesso il lavoro aereo si fa dove ci sono persone. Pensiamo per esempio
a una missione antincendio o un elicottero che fa riprese televisive. I droni sono un terzo livello, dove le preoccupazioni
per la sicurezza sono esclusivamente su chi è a terra, e l’eventuale perdita del mezzo aereo è più che altro una questione
assicurativa. Per questo non chiediamo molto a chi opera
dove non ci sono persone, anche se naturalmente le cose non
sono mai in bianco e nero, e a meno che uno non voli nel
deserto del Sahara è difficile che non ci sia davvero nessuno.
Sempre per venire incontro alle aziende, non abbiamo reso
obbligatoria la certificazione dei droni sotto i 25 chili, anche
se incoraggiamo l’industria a certificarli lo stesso.
Ora auspichiamo che anche per i droni accada quello che è
successo per gli aerei, cioè che nascano facilitatori che guideranno le aziende ai percorsi di certificazione, scuole di
pilotaggio e così via, che si riuniranno in associazioni di categoria, per far sviluppare il settore.
In pratica, cosa è richiesto al drone per avere i permessi?
Bisogna dimostrare che il link radio sia solido, che il pilota
possa in ogni momento averne il controllo e che non possa
precipitare per un “single failure”, per una cosa sola che vada
storta: per esempio, un elica che si stacca, una batteria che
cede, un motore bruciato. Non sono requisiti molto stretti.
Una cosa che preoccupa gli operatori, oltre ai permessi, è
la visita medica per i piloti: chi è su una sedia a rotelle non
potrà usare un drone per lavoro?
Certo che potrà, se ne ha i requisiti, quindi se non c’è rischio
che stia male mentre pilota: a determinate condizioni, potrebbe anche avere una licenza di pilota commerciale. Dal
punto di vista medico, ai piloti dei droni richiediamo un certificato medico di classe II, quello che hanno i piloti privati
dell’aviazione generale.
E per i piccoli droni cosa succederà?
I droni sotto i due chili potranno avere grandi sconti sulla
normativa e sulle assicurazioni, perché possono essere concepiti in modo da attutire la possibilità di fare danni: una
pietra da due chili che cade da 70 metri può fare gravi danni
alle persone, ma i piccoli droni possono essere concepiti in
modo da andare in pezzi in caso di urto, e quelli alati possono essere costruiti con materiali molto leggeri senza masse
concentrate, limitandone molto la pericolosità. 
Cosa pensano gli italiani dei droni?
Una indagine Doxa per Dronitaly mette in luce che gli
italiani hanno le idee abbastanza chiare sui droni: il 40%
degli intervistati (un campione di mille persone) sa di che
si tratta, e ritiene che possano essere impiegati in ambito
civile per la protezione del territorio, controllo del traffico
e sorveglianza delle frontiere.
Ha mai sentito parlare di droni?
Sì
29
Sì
40
Sì
51
No
A cosa potrebbero servire?
Protezione
Protezionecivile
civile
Antincendio
Antincendio
Mappature
Mappature
Vigili urbani
Controllo
traffico
Militare
Videoriprese
Videoriprese
Militare
Frontiere
Frontiere
Polizia
Polizia
Industria
Industria
Agricoltura
Agricoltura
Consegne
Trasporto merci
Gioco
Gioco
0
10
20
30
40
50
60
Quanto ai rischi, il 47% delle persone teme per la privacy,
praticamente tanti quanti pensano che aumenterà la sicurezza personale (46%). Solo un italiano su cinque ci vede
pericoli per le persone (21%) o spreco di denaro e aumento
della disoccupazione (19%). 
DRonEziNe - 9
il
regolamento Enac
a cura della redazione
L’Authority aeronautica vara
il regolamento per gli aerei senza
pilota. La legge c’è, ma i dubbi restano
aniatur maior saectium veleceatem que sitibus,
sit quiasin umquas doloren istrum qui a evel
ma num la volupta quistotatisi nonsent recatur,
oditaecte con rerupidendi quae corum cum doloreratur secab ipis mo bero vel im quis .arum
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est, ne et, tempero vitatquam sintotat aut erro
qui iniat vendaerum sequam nos rem. Atem eicabor ati in cumque remo et eosa quae. Nam
rerupta con eium alignis dolorep udipsunt adi
beatqui omnient quiatem ea nimus doloria vollum voluptat officiur?
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«Con gli aeromodelli
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torecerum volorem nis ma iditis atemoles porum qui tectaep erferero corerna
turerem olupidust, optatum nonsequiame sandit, officia volumquia que eiusandae lictature
nobit rem nihicimin repeditate conecab oratibus sequam, sit eum lam, int re, eleserit lit, quas
aut ea sunt.
Lor re, quidite milla porem qui rent vid ut quae
que parum verume pre nus debit rerum num
DRonEziNe - 10
regole enac
Italia tra le prime a regolamentare
Enea Guccini (Enac): «Per i droni di peso
inferiore a 150 chili, l’Europa demanda alle
Authority nazionali ogni decisione».
Uptat quiaspe lentur auda verorio nsecto blande exerum venimol laboratiis invel et ipictorem
essiniendae ilitatur?
Ipsuntionse il et entum si ulloreius re voleniant
estendita nimusda estoresto quis nimi, cuptatquidi dolorum dolorehent ad que none lignis
in nobissimolor aut occuscienis consequam
labo. Luptionsed eos eos nectatur aperum eicaessequi aut fuga. Videm quis modi ant ut quis
qui restius a volor si dest, que cuscill itempor
poremqu odipidesequi rem core quundebita
volectur rest, ant hiciis rest rem utendi corest as
mollupta volorum audipis ciuscie nitium, tem
autatque et lat inis assequiat.
Boratet qui comnihi llorum es eaquod quia eum
facea eostibere voluptatem sunt officaeris ero
eostotatur maiorro ventemp orerro quam eario
disit dolorro ommolestiis dolorem. Ut enemporecea consecae prem abo. Itasperio dolessi-
ti blaboreprae por as sitemqui conserum re
ene sequi si in re, et minvelluptas ad quam,
aut arum a dolorepti dolum eum faccat laborrum quis ipsanis in plabor aut facide nat
ipsam, tem adigentio te pel et vitiassimus alis
aci vel ma incipic totaque sae. Eped et eum im
eicit dest, sam, odis ea cus, si alignatur?
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Obis quunt, cum verorem fuga. Ciminvoloribus
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Aboremp orrovid maximus accuptate
inum de.dr
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rum est, cum et, net quiat
w autem eaturi dolore
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velecum et, sunt.
Os et fuga. Ur apis es same voluptatatur sum
quam essequia del inis dolupid ut et quis volluptat.
Dae que volupta quiam, ommost harchic aborepe diataestio. Odit, unt et vellum ipient anditiam cum facerferum ea adipsa nus aut aut
vendellaut vent.
Aqui conserunt qui offictur sinctur aut et voluptatem harchiciant.
Dae quo te officiis moluptur soluptat.
Ditat et earite mossit utemperion entor militasit quam, nim utam, sus, et aut velibus et qu-
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«Le operazioni
ag specializzate richiedono un’organizzazione»
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regole enac
unti ipsanist, quatur adis auditaturias suntum
ut occabo. Itatis es natem qui que dolorup tioresti odit animili tempossi cus assinve nihitatiae. Aborporum fugitas dolupti sciminctae
nam faccullaccus dolupta tectatur, sunt ullabor
erionse quunt, quosam as non pedia coriori andigenia volorestrum reperibus dolumque exceped et, que core doluptatint ene veria qui dolorem aut prerrovit abo. Itas accuptur, susaper
ataecaest, as cor sunt lacero velenient, ut alitatus ario corum exerrore eum, od quos veleseque num quidisim idio cusdae et expelis expliciendel moluptas endio eataepe quo que prorit
re rem rectet atem. Nam, si omnimod icilliqui
di del entio maionse quatiis as ex etureceat hitatum qui blaccum reperibus.
Icatem faccum voloribus.
Ugit que verum vitasi sam hil ipsam fuga. Sit
atiati alignatet fugiae ex explaudae landaestiam
etusant, quidia sitaquidem fugit es ea con cus
magnatene pratur?
Quissit auda doluptas et iundit porest prature
rferfer ciligni hitiissum dolore serchil is volessimpost fugiam sit et alia eium explab ium con
prem reperum ut volorporem fugitaspitas dolum a nonsent, volorrovidus maximustia dolupta ectae. Faci cum fugiate mporiam, quas
ulparcitati dollit est, sedigenis andipsant ium
nim res exerum quiasse quodis dolorescipis ad
moditae ssequidemque re lautem re vitatur?
Alignie ndipsamus quatin consequi sundam
untur, aut aut aut omnis eos re audae lab ium
rem quostio necus, sandus, ad ma voles
t eosam
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qui ium volorep erunti undam unt,
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cimpost, quam faci tes repra sit
odolupta tistru.dr
met pratio es mo qui nobiswdoluptatio.
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aquiaest, aborum fugitewexplitaero iminiscia eic
tes di aut es autessimus ipit, odi ad ut voluptatem into tendi consequ atestiaerum quatur,
ilignis enistiis sequibus nem uteniment a cus
illiaerio expligent discid que qui omnitiaspe
ommolorro doluptas il enimiliatur moluptassi
nus.
Odit ullatur iorera diate ium quo velestorit architi busdae si voluptum, aut volupta sperupt
atatemquunt fuga. Gendae volut unt a vellaccusto il et alibusd aectionsequi non rem qui
invelit vollori ant officia nducidem re eos ex et
magnatur?
Alit prenis utaqui ut officae puditia muscipsanim re veligenis ipsapid ebitet aligenit, te eiur?
Iquibus dolorem. Uptat utat.
Fic torempo rporendae plit ellabor aut et quos
es simetum esti destiis siminctia pero dolora
nullibus.
Ipid qui sit ma culpa quam et aut quati volum
eos sunte vid quiam que enihit quiatio exceate
recabores prerupti voluptur? Henis volum lique
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«per droni Sopra i 25 kg il pilota deve essere certificato»
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regole enac
re maiorem. Ani quam faccabores pliquat quo
vendelentem vel ma nam fugit et unt as mosam,
quidere ptaquis exerorae cumque conem audi
doloritatem volupta ducim restrum, esequas
ulluptam si commolo rrumquunt, none sequam ab ipitatia nosanderis netur? Archicient,
sime conecep eribusapid molore num quidus.
Ximincte occum cus mo quamusc imaiores
dessi de mosanto taectatem si ra parum quam,
etum harci cus dolorro volores arciis est et, quist,
sunt aut aut eum ea sam arum quaecea qui blabore rrovit, occum dollest quae cus modigent
arum sapicitem eos inctam earisin ulparunto
eos aruptio cus inullit ionsed quam, acium qui
voluptas solore conseque dem voluptiis de expere estrum alis moluptatures apiciis sus quatiis
dolore, ut pellabor aut eum et escimus.
Lenihil icaessimpore res doluptisquis di si doluptis am nem in con rersperum quibusandic
te nimus in est laborei uribus sitiissi velendi
gnatem con pellaboritae occum veniminis es et
voluptas sit laut ligenimus mo volupta tempore,
voluptur, alit quat am in comnihi llecest, simolor epellabo. Volorecti sus est minus, ut ipsumendis atem et volupta tiatemq uatenieni nobis
el maionsequid modis aliam reptasp ellam, si
dolupid que quia qui ullorias ab init et quibus,
soluptatem aut pla pe mos rem eatemod eatem
velitasi corrum dolupta tectatiunt a niatium
eaquas nonsectorae. Re consequunt laut debis
intiisit et quo et aut as de venimus et et odipid
explis eicillenisto blaborem quam, sandit eat
maio beaquam et, officia di ut eos audanistoris
aut quiam que vel milit, apelliquate non precusam harum hil iliquis et aut occae. Experia dot
lori occaepro et etum vitiore hendaeptas
ipsae
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aspero berumqui consequam repuda
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vellorum simus, sitatur?
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Ut faccae porerferro blaut
fuga. Solupta tew
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stiat iaessint unt.
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Soluptatem. Ga. Ut as miligni que volorendant.
Facerrumque conserc iusaes doluptamus dolorer iaspit ex eligento moditiatus, sequodi nos
et volum qui ducia voluptate niamus rerovitate
nusapedit fugiateseris voluptur alitisciis ipsam,
ium natiistios seque exerumquam veligenet ent
quatur moluptiae. Ut laborem aut fugit rero volorrorum aliquat ecaeseris magnamendi conseribus dolum harchicit laceped qui il in plaboriberis de preperessit et eatis magnis consercit
lam ipidend itatus, cus mo tem et ut liquo cones
dolore parunt omnis ad maiore maximin pedipsa perum, odigeni dolore, ius que volor sit
ulpa volorem exceaquo beatem. Ut dolupta spicilibero voles reptate dipsand aepudi cus di vel
is dent am voluptas aciatio nsequi nim am as et
landa consed eveliqu atibus suntus dendell enimus porem enis et quam expellatis exernat lic te
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«per droni sotto i 2 kg ci saranno regole semplificate. forse»
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regole enac
velligene nonet omnihil ium faccae odit estrum
fugit hici blam, aperestibus, sit officaeceari consedit enimilic to con cus, odit ut accus.
Sita nonsenis exercit, quis doloribus voloris rercit earum eumqui occaboribea nimin ni omnimos sitatem poresto rrorro blala dolute pos
nimus, ut prehend itiaspi ssuntiu ntibus vernam, susa dunt et raepudantis autas et vel est,
sitis serum evel ius aboressuntem exerumqui
apicium ea dento blaborrum rem is si dipsam
volut explignature corro omnimi, conse sitis il
et, et ex eaquas doluptatiis velit, sin nonsequi
dolenim invenis cusae restest, opta nam, sinctur itaturerro maxim quatquatum denesto
dolut litas id minvelit, se poribus expelignimus
nonsequunto magnimi, cus rendand iatemque
endictur min rerate non nos ea non eum as et
exerum si blati incitatur? Quid millat dolorporrum doluptas eos eiunt occabor sitaerumquam
quia consed ut hiliqua tusandi dolenimporem
hitatquae num solorei ctiossi ntisimporrum
con non es rem. Vid molore, nim hicienducid
quam ipsa suntibus.
Nobis saperibusam si omnim as ex escita porem. Totat volendis vendio. Obit quiant lab illore laccat eum rendus estiuntur ant quas eos
exces es dit quatio. Cum illit et et est, quodis
quatur? Qui cus aligenderem nime cus plis se-
quam aci corum nitate vero venia velentem ditio te eatiistis reribus volor aut pedis aspitiam
quae nobiti re eossimus di cus explaboris everumet remperum hic tempellest prorro et quis
et ipicaep reptati optat fugiand aepudant
t ilibus,
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cus aliqui culluptatem rerit eiumeelluptur
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diam, quatiur, consequas et optis
o doluptas do.dr in nim quam
lorum, se voluptatem. Ut optum
w
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asim vit, to berrorest, nobis
w is ut alit velessi utat.
Loreprae explique cum consediaecum qui aped
eost labo. Ibus experum harcit lit volupti tem
atur ratus audaerf erchil incid mos qui non coratatusam am ipiento dolliqui ommolent, consece rroria pero con nus modi cus quatur aliqui
bea di assimus earumque qui aut optat.
Anis que rendentia dolorum et offici rerem
re, tem eossi nimint dolent officia volorum, sit
officil et, audam de plit ex eum re porerfe rferum resecessi aute quae velissitaqui cum re non
comnim et fuga. Endaepereped quia doloris dolorer feriass itatin consendam quae cum, quate
re verem facerferio cuptibusam qui que volla
nientis essimin ctotaec epedit volecumquam
dolentium doloria ventur si ut adion rerspicita
dignam, omnihil icimporatur? Conemolorrum
harum quiam, solorpore, eat occum aut destis
eaqui omnias quis alicid molorehento quidebis
eicat quam sunt, alique demporeptas sinciis na-
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«I piloti devono avere un certificato di idoneità psicofisico»
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Ibusani mintibus sinusae non ne et apedionsedis es min prat accuptate as soluptaque lacest
asi aut lab id eaque nis elitia cusciument ommoluptat.
Gendi toressin repuditiis dolum eos inus volora
dit, tet hillitae enime reste nosae. Borem fuga.
Ribusdandi sunt ut ut is ped modigni ssequi
idus, temque plit de dolende mporem iur suntionecae demodionsed que nus es eariatemque
everum eiciis esti comnisque non non et dolla iur anducil iasimen isinvent, cullaboreped
molo ilit aut ipient officidunt.tur?
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«il drone deve essere assicurato per danni contro terzi»
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Droni spaziali
Luciano Castro (al centro) insieme all’astronauta
Franco Malerba (a sinistra) e Marco Nardini (a
destra), capo ufficio politica spaziale dello stato
maggiore dell’Aeronautica.
volare
Un
s
alon
e
assicurati
per il
parrot e per il predator
di Matteo Campini
A maggio parte il Roma Drone Expo
& Show, il primo salone aeronautico
dedicato esclusivamente ai mezzi
aerei a pilotaggio remoto
maggio, i droni voleranno sulla capitale, in occasione di Roma Drone Expo & Show, che promette
di essere «Una grande fiera dei droni, dal Parrot al
Predator», ci dice il suo creatore, Luciano Castro (al centro
nella foto), presidente dell’associazione Ifimedia e di Roma
Drone Expo & Show.
«Vogliamo fare una vera fiera dei droni, in cui trovino spazio i piccoli velivoli utilizzati per le attività ludiche o
amatoriali, come anche quella sorta di
astronavi multirotore che consentono
le più disparate applicazioni professionali, fino ai grandi e sofisticati Uav
utilizzati in ambito militare.»
Dal Parrot al Predator, appunto.
Il programma sarà articolato in tre
aree principali: Expo, che vedrà la
presenza degli stand delle maggiori
aziende italiane ed estere specializzate
nella produzione e vendita di droni
o nella fornitura di servizi, oltre che
degli Enti civili e militari che li utilizzano per le loro attività istituzionali;
A
DRonEziNe - 16
Workshop, con una serie di meeting, presentazioni, convegni, conferenze, in cui saranno affrontati i temi di maggiore
attualità relativi al settore dei droni, anche in collaborazione
con Università, Enti e Associazioni di settore e infine Show
che vedrà un intenso programma di esibizioni in volo di vari
modelli di drone, che potranno dimostrare al pubblico le
loro capacità operative. L’evento si svolgerà a fine maggio in
una prestigiosa location romana (sono in fase di definizione gli accordi in merito, ci dice Castro). «La manifestazione
ha subito suscitato un notevole interesse tra gli operatori del
settore: abbiamo già ricevuto segnali molto positivi dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac), dall’Aeronautica
Militare e dall’associazione Assorpas.» Numerose le aziende
industria
che hanno già confermato la loro presenza con stand e droni (DronEzine sarà presente come media partner ufficiale).
Anche la stampa non specializzata ha iniziato a parlare di
questa iniziativa con titoli a effetto, come Roma invasa dai
droni e Fuori di testa per il volo con i droni.
«Li consideriamo di buon auspicio» conclude Castro.
Castro, come mai lei si interessa ai droni?
È solo l’ultimo capitolo di una passione per il mondo del
volo che ha origini lontane. Fino all’età di vent’anni ho vissuto in un attico a Roma esattamente in linea con il corridoio
di avvicinamento all’aeroporto di Ciampino: così ho iniziato
a osservare e riconoscere i vari aerei civili e militari che sorvolavano il mio palazzo. Risale sempre all’infanzia la passione per lo spazio e l’astronautica, innescata dal primo sbarco
dell’uomo sulla Luna nel 1969. Insomma, il volo – dentro e
fuori l’atmosfera – è sempre stato una delle mie grandi passioni.
E ne ha fatto anche una professione?
Negli anni ’80 ho prestato servizio come ufficiale di complemento in Aeronautica Militare, tre anni indimenticabili trascorsi al 31° Stormo e poi allo Stato Maggiore. Nel frattempo
sono diventato giornalista e ho iniziato a scrivere per gran
parte delle riviste specializzate, fino poi a fondare e dirigere
due testate nel settore spaziale. Mi sono poi dedicato a organizzare alcuni eventi culturali per importanti anniversari,
ad esempio per il 50° del lancio del satellite Sputnik 1, il 40°
della missione lunare Apollo 11 e il 20° degli astronauti italiani nello spazio.
E quindi ora è il momento dei droni
Tre anni fa, avevo notato l’arrivo in Italia del primo modello
di Parrot AR.Drone: mi fu subito chiaro che il basso costo e
la tecnologia facilmente accessibile avrebbero favorito la diffusione di questi piccoli velivoli radiocomandati tra il grande
pubblico. E infatti, in poco tempo, è stato un vero boom.
Alla fine dello scorso anno, ho deciso perciò che era il momento giusto per cavalcare l’onda e offrire ad appassionati e
professionisti un’occasione di incontro e di confronto.
E così è nato Roma Drone Expo & Show, il primo vero salone aeronautico in Italia dedicato esclusivamente ai mezzi
aerei a pilotaggio remoto. 
Contatti
Per seguire l’evento
www.romadrone.it
Per informazioni commerciali
[email protected]
Droni all’aeroporto di Grottaglie
Lo scalo pugliese, a soli 4 km da Taranto, potrebbe diventare presto un sito dove testare i droni civili: è scritto nero
su bianco in una nota dell’Enac, dove si legge che «nella
specializzazione degli aeroporti lo scalo di Taranto-Grottaglie potrebbe costituire un asset strategico per il trasporto
cargo nella Regione Puglia e nel Mezzogiorno d’Italia e al
contempo porsi come piattaforma logistica integrata per lo
sviluppo e la ricerca nel settore aeronautico, proponendosi,
ad esempio, come luogo idoneo per i Test Range dell’aviazione e, non ultimo, per i mezzi a pilotaggio remoto».
Oggi l’aeroporto tarantino è per lo più uno scalo merci,
essendo visitato ogni due o tre giorni dal Dreamlifter, il
Jumbo cargo modificato che porta fusoliere in carbonio
del Dreamliner 787 allo stabilimento Alenia Aermacchi.
Proprio per consentire decolli e atterraggi al superjumbo
americano, di recente la pista è stata allungata dagli originali 1860 metri agli attuali 3.200. In compenso Grottaglie
non è mai decollato come aeroporto civile, l’ultimo interesse di un certo peso risale al 2011, quando Air Italy (ora
assorbita da Meridiana) aveva pensato di usarlo per tratte
civili ma il progetto si è arenato di fronte alla concorrenza
del più attrezzato aeroporto di Brindisi, ad appena 35 km.
I droni potranno dare nuova linfa allo scalo pugliese? In
teoria sì, visto che i test degli aerei senza pilota rientrano
nel megaprogetto europeo Horizon 2020.
Per Pierluigi Di Palma, ex direttore generale dell’Enac,
pugliese di Grottaglie e protagonista dell’accordo sottoscritto a Roma dalla Regione Puglia e Adp insieme a Enac,
Enav, Agenzia spaziale, Alenia e ministero dei Trasporti, «è
un affare, che consolida ulteriormente la vocazione aerospaziale del sito e apre nuove prospettive, sia economiche
sia occupazionali, straordinarie per un’area che deve fare i
conti con problemi ambientali e industriali».
Ma c’è anche chi, a cominciare dalla Camera di commercio, Comune e una serie di associazioni di Taranto che
chiedono di aprire definitivamente lo scalo ai voli passeggeri e di droni e ricerca non vuol sentir parlare. Anche se
di passeggeri da anni non se ne vede nemmeno l’ombra. 
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aermatica
il primo drone con il bollino blu dell’ Enac
di roberto foraboschi
Parla la prima azienda italiana
che ha ottenuto il permesso di volare
anche nello spazio aereo
non segregato
I
l fiore all’occhiello di Aermatica è Anteos Mini, un quadrirotore a passo collettivo dotato di sistemi automatici di
gestione del volo che ha già diverse attività sperimentali
alle spalle. E soprattutto può contare sul permesso di volo
Enac anche per volare senza la segregazione dello spazio
aereo. Risultati a cui Aermatica è arrivata dopo anni di lavoro, che hanno visto l’azienda in prima linea sia con l’Autorità Aeronautica che con altre organizzazioni e aziende
del settore, anche attraverso l’associazione Assorpas, presieduta da Paolo Marras, direttore tecnico dell’azienda.
Non suona strano che lei è presidente dell’associazione
che si è seduta al tavolo Enac per stabilire le regole sui
droni ed è anche direttore tecnico della prima azienda
italiana approvata dall’Enac stessa?
«Le cose stanno esattamente all’opposto» - spiega Marras.
«Noi trattiamo con Enac da cinque anni, dal 2009, per ot-
tenere i permessi per le nostre macchine. Siamo stati noi a
spingere per la nascita dell’associazione, nata molto dopo,
nel settembre 2012, in modo da aggregare altre realtà, oggi
sono una settantina. A valle c’era questo lungo lavoro fatto da noi con Enac, lavoro pionieristico cominciato quando ancora nella comunità dei droni non c’era una massa
critica. Quindi la mia presidenza in Assorpas è stata una
conseguenza logica di questa esperienza, ma naturalmente
Assorpas e Aermatica sono due cose completamente diverse e ci teniamo a tenerle ben distinte».
il ceo Piero Refolo ci racconta: «Aermatica è attualmente
impegnata nella gestione della produzione in serie del suo
APR Anteos, dato che le nostre previsioni di vendita in Italia sono di circa 50 sistemi nel 2014. E nella realizzazione
degli adeguamenti organizzativi ad essa correlati, in particolare nelle funzioni marketing, vendita e post vendita.
Inoltre stiamo avviando alcune importanti collaborazione
con dei partner industriali, e siamo tuttora alla ricerca di
altre realtà, esistenti o di nuova costituzione, italiane e straniere, interessate a entrare in segmenti di fascia alta del set-
«nel ii 2014 pensiamo di vendere 50 sistemi anteos»
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industria
Nessun conflitto d’interessi
Paolo Marras, presidente di Assorpas,
l’associazione degli operatori
professionisti di mezzi aerei leggeri
senza pilota e direttore tecnico
di Aermatica. «Nessun conflitto
di interessi» assicura. «Le nostre
macchine sono le prime con i permessi
Enac perché è da 5 anni che trattiamo
con loro, da molto prima che nascesse
Assorpas. Anzi, siamo stati noi a
spingere perché venisse costituita».
tore degli APR, che vogliano beneficiare di un supporto a
360° nello svolgimento della propria attività consentito da
un operatore come Aermatica.»
Dalla basilica ai pali della luce
L’azienda è in fase di produzione del multicottero e ha alle
spalle diverse sperimentazioni, in cui ha potuto dimostrare
a Enac l’affidabilità del sistema. Diverse le attività che hanno visto coinvolta Aermatica nell’ultimo periodo, tra quelle
concluse: analisi strutturali presso la Basilica di Collemaggio in Abruzzo per la valutazione di eventuali danni postsisma, indagini sui siti industriali di Enel per la valutazione
dello stato di salute degli impianti e termografie su Velux
Lab presso il Politecnico di Milano.
«Anteos è in grado di compiere rilievi aerei termografici, secondo piani di volo automatici, tali da ispezionare le
facciate degli edifici in modo assolutamente preciso e con
risultati qualitativi che non possono essere altrimenti raggiunti da postazioni di ispezione poste a terra. La stabilità offerta dal sistema Apr Anteos nelle sue operazioni di
volo con gimbal stabilizzati e in posizione di hovering, su
determinati punti critici dell’ispezione termografica, offre
risultati unici e di assoluta qualità» risponde Vincenzo Sa-
cos'è lo spazio aereo segregato
è uno spazio aereo di dimensioni definite entro il quale
si svolgono attività che richiedono la riserva di spazio
aereo destinato all’esclusivo uso di specifici utenti durante un determinato periodo di tempo: in pratica, il
noleggio di una fetta di cielo dove nessuno può entrare.
Per volare nello spazio aereo non segregato, cioè il cielo
di tutti, drone e pilota devono ottenere i permessi.
ponaro, Direttore Marketing di Aermatica, quando gli viene chiesto quale sia il valore aggiunto di Anteos rispetto ai
sistemi tradizionali utilizzati nell’ambito della termografia.
Il traguardo con Enac è stato raggiunto grazie al costante
impegno di tutte le risorse dell’azienda che hanno permesso di sviluppare e gestire tutte le fasi previste per la realizzazione di un APR: dall’analisi preliminare e di definizione
dei requisiti, alla progettazione complessiva del sistema,
dall’integrazione dei sottosistemi necessari alla costruzione del prototipo, alle successive fasi di ingegnerizzazione e
produzione del sistema.
Terremoto
Un Anteos Mini ispeziona la basilica
di Collemaggio per verificare
eventuali danni provocati dal sisma
in Abruzzo.
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industria
Fattore umano
Aermatica, tra dipendenti collaboratori, ha un team di circa
diciotto persone, tra cui Samuel Sperindeo, ingegnere di
sistema e pilota di Anteos, tra i primi a credere nel progetto, visto che è in azienda dal 2008, costantemente impegnato tra prove di volo, sviluppo di sistema e, in questi giorni,
anche nelle sessioni di training dedicate ai dipendenti della
nuova sede di Carbonia, in formazione a Gironico, che ha
accettato di rispondere alle nostre domande.
Quali sono le attività necessarie per la preparazione di
una missione di volo?
La gestione della missione richiede una corretta valutazione dello scenario, con l’identificazione dei rischi che caratterizzano l’area e l’interazione che questi possono avere con
il volo. A ogni rischio devono essere associate delle misure
di mitigazione, che consentano gestirlo. Il piano di volo
deve essere definito preliminarmente in funzione dei re-
a cosa serve il permesso Enac
A seguito del Regolamento Enac pubblicato a Dicembre 2013, è stato disciplinato in Italia l’utilizzo del drone per attività di lavoro aereo, più correttamente chiamate nel Regolamento “operazioni specializzate”.
Il Regolamento prevede, nel caso di APR al di sopra di 25 kg non costruito
in serie, un permesso di volo, mentre per APR costruiti in serie, siano essi al
di sopra o al di sotto di 25 kg, un Certificato di Tipo Ristretto.
Entrambi rappresentano delle autorizzazioni, rilasciate da Enac, che attestano l’esito positivo di accertamenti effettuati dall’Autorità stessa sul prodotto e sull’organizzazione, finalizzate alla verifica che le operazioni di volo possano
essere condotte con un livello di sicurezza adeguato.
Ma perchè deve essere Enac ha rilasciare tali autorizzazioni? Per il semplice motivo che l’APR è un aereo, come sancito dal Codice della Navigazione, e in Italia tutto ciò che riguarda la sicurezza del volo è competenza di Enac.
è necessario, quindi, dimostrare all’Autorità che il prodotto e l’organizzazione rispettino certi standard: il primo attraverso delle implementazioni tecniche che garantiscano l’affidabilità del sistema, anche in situazione di emergenza,
il secondo attraverso le competenze dell’operatore che garantiscano la gestione sicura del mezzo.
Processo oneroso, ma necessario. Oneroso non solo per gli operatori, ma anche per Enac stessa, dato che, a breve,
dovrà far fronte ad una quantità elevata di richieste di autorizzazioni.
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drone certificato
industria
Anteos
Anteos è una famiglia di APR ad ala rotante, con
architettura a quattro rotori e controllo del passo
collettivo, che si colloca nella fascia small, fino a 20
kg di peso totale al decollo.
Il sistema è sviluppabile in differenti taglie all’interno di tale fascia, tutte caratterizzate dalle stesse
capacità di volo autonomo e con la possibilità di
selezionare la modalità di funzionamento che
meglio si adatta ai fabbisogni di flessibilità, maneggevolezza e capacità di carico della specifica
missione.
Anteos è industrialmente disponibile nella versione Mini, con un peso totale al decollo di 7 kg, ed è
già stato sviluppato ingegneristicamente nella versione Micro, con un peso totale al decollo di 3 kg.
Partner cercasi
L’AD Piero Refolo: «Stiamo avviando importanti collaborazioni
con imprese industriali».
quisiti applicativi, affinché nessun aspetto logistico venga
trascurato.
Le operazioni pre-volo principalmente includono la dislocazione sul campo delle componenti del sistema, la valutazione delle condizioni ambientali, l’analisi dello spettro in
frequenza utilizzato per le comunicazioni e la valutazione
delle condizioni di ricezione del segnale Gps.
Che capacità sono richieste per far volare un aereo pilotato da terra in sicurezza?
Lo sviluppo della tecnologia è la storia della semplificazione
degli strumenti che l’uomo utilizza per elevare i propri obiettivi. Così come il personal computer ha democratizzato l’utilizzo della “bicicletta della mente”, ora i sistemi robotici volanti
sono lo strumento di democratizzazione del volo. Siamo all’alba di un mondo in cui la potenza computazionale, già da tempo a disposizione di molti, ora può sollevarsi da terra, elevando, non solo metaforicamente, gli obiettivi dell’utilizzatore.
La funzione dell’uomo resta per questo imprescindibile, è
l’unico che può adoperare lo strumento per realizzare grandi cose. Il pilota non è più a bordo, ma la sua funzione non
di meno è indispensabile, affinché la missione sia eseguita in
modo sicuro ed il risultato sia adeguato alle aspettative. Prima di avvicinarsi alla preparazione specifica, è consigliabile
allenare le capacità di valutazione della distanza e dell’assetto
mediante un qualunque piccolo elicottero giocattolo. La passione per il volo, infine, è un ingrediente ben accetto negli
allievi piloti.
DIAMETRO ROTORE
75 cm
PESO AL DECOLLO
Meno di 7 kg
PAYLOAD
Max 2 kg
MOTORI
Elettrici brushless
BATTERIE
LiPo
AUTONOMIA
Max 25 Minuti
MODO DI PILOTAGGIO
Manuale / Automatico (opzionale)
RADIO LINK
2.4 Ghz
FUNZIONI AUTOMATICHE
Take off, Landing, Hovering, Safety Procedures,
Way Point following
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industria
L’IMPORTANZA DEL POST-VENDITA
Tra i vari aspetti valutati da Enac nel rilascio del permesso di volo c’è anche la valutazione dell’organizzazione, che
deve essere in grado di assicurare sempre la sicurezza delle operazioni. A tal fine ricopre un ruolo fondamentale il
concetto di “aeronavigabilità continua”, cioè la capacità di
garantire che l’aereo mantenga, durante tutta la sua vita
operativa, tutti i requisiti richiesti dall’Autorità durante il
processo di autorizzazione.
Ciò è possibile integrando nell’organizzazione quei processi, anche di post-vendita, in grado di assicurare tale condizione. Inoltre, nei prossimi anni, a valle del regolamento Enac diversi prodotti autorizzati saranno immessi sul
mercato, quindi la differenza sarà proprio nel fornire non
solo un APR con determinate caratteristiche tecniche, ma
anche tutto un sistema di servizi connessi all’utilizzo del
drone, come, ad esempio, la gestione tecnica dell’aereo, la
manutenzione e la formazione.
Saranno quindi importanti i modelli organizzativi, la struttura e la strategia aziendale, al pari di un qualsiasi altro tipo
di mercato. Questo implica degli investimenti per le aziende costruttrici, che non dovranno limitarsi solo alla vendita
del proprio prodotto, ma allo sviluppo di un’adeguata rete
di assistenza e un supporto tecnico efficiente ed efficace.
Questo approccio, specialmente in una fase iniziale come
questa, permetterebbe anche di avere dei riscontri, dei dati
Passo collettivo
Dettaglio del meccanismo che cambia il passo
delle eliche dell’Anteos Mini
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e delle statistiche, la cui raccolta servirà a migliorare la sicurezza delle operazioni e le proprie prestazioni sul mercato, mirando quindi ad un miglioramento non solo dell’aereo in sè, ma anche dell’intero sistema.
Vince l’organizzazione
La corsa non sarà solo nell’essere in grado di proporre un
quadrirotore o un esacottero ad alte prestazioni, con alta
autonomia e affidabilità, ma anche di creare un modello di
organizzazione vincente, in grado di aggredire i segmenti di mercato interessati, di garantire ai proprio clienti un
post-vendita di qualità, con servizi sul posto e da remoto,
cercando di soddisfare completamente le aspettative del
cliente e i requisiti tecnici richiesti da ENAC.
Un altro punto cardine, per meglio gestire tutti questi
aspetti, sarà la costituzione di accordi commerciali tra
aziende, al fine di integrare le competenze e avere un peso
sul mercato maggiore, come conferma Refolo:
«Aermatica valuta tra le opzioni strategiche, oltre alla crescita graduale interna, anche la possibilità di un’accelerazione del suo sviluppo industriale attraverso l’acquisizione/
partecipazione da parte di un gruppo industriale (europeo
o extra-europeo) capace di valorizzarne il suo know how
progettuale e produttivo integrandolo attraverso relazioni
di mercato». L’era del drone è iniziata.
Anche in Italia. 
DronArte
I restauratori adesso volano all’interno
di chiese e monumenti per vedere dove
(e come) intervenire
Luca Masali
poi nella prima documentazione post operam di restauro della
Volta dell’Aula centrale della Chiesa di Santa Maria in Montesanto, meglio conosciuta con il nome di Chiesa degli Artisti in
Roma. Obiettivo principale, far conoscere allo spettatore i detperiamo che un giorno i droni ci permettano
tagli delle superfici architettoniche prima e dopo il restauro e,
di “mettere in sicurezza in volo” i nostri moperché no, il retroscena di superfici invisibili da terra che solo
numenti prima del restauro, aumentando sia la
noi restauratori e i professionisti del settore potevamo vedere.
sicurezza dei passanti e dei lavoratori sia quella della struttura
architettonica. E facendo anche risparmiare qualcosa al miQuale sarà il prossimo passo?
nistero dei beni culturali» ci dice Luca Vincenzo Pantone,
Vorremmo applicare dei sensori sui droni per evitare il rischio
titolare di Pantone Restauri che si occupa della conservazione
di collisioni con le superfici adiacenti; vorremmo un sistee restauro di opere d’arte in tutto il territorio Italiano. E contima automatico che ce le segnali quando il drone si avvicina
nua: «Da circa un anno ho sperimentato diversi modi di opetroppo, un po’ come i sensori di parcheggio delle automobili.
rare nella documentazione fotografica e video».
In questo modo verrà sempre più garantita la sicurezza per
i monumenti, ma anche delle persone, visto che se il drone
E i droni come vi hanno aiutato?
sbatte contro un affresco non solo danneggia la pittura ma c’è
Al termine dei lavori mancava qualcosa che potesse dare
il rischio che cada a terra. Insomma, grazie all’aiuto di promaggiore visibilità d’insieme alle opere architettoniche. Sofessionisti portiamo avanti un progetto in cui crediamo, dove
prattutto, mancava la possibilità registrare lo stato di fatto di
investiamo tempo e risorse, per migliorarlo e utilizzarlo allo
monumenti prima dei lavori e documentare i lavori eseguiti
scopo di conoscenza, catalogando e inventariando aspetti di
su superfici non visibili da terra. La fotografia aerea “immersiopere d’arte “da un altro punto di vista”.
va” era il tassello mancante.
«S
Come avete cominciato?
Abbiamo conosciuto dei validi professionisti nel modellismo
e nel mondo delle video riprese. Questo ci ha spinto a fantasticare sulle riprese aeree stabilizzate, ma in movimento: un
apparente controsenso che ci ha diretti, giorno dopo giorno,
alla ricerca della qualità d’immagine per mezzo di attrezzature
specifiche, assemblate talvolta con nostre migliorie.
Chi sono i vostri clienti?
Eseguiamo riprese esterne ed interne per siti archeologici, paesaggistici e monumentali. Possono essere quindi interessati
non solo i colleghi restauratori ma anche studiosi, soprintendenze e musei. 
Cosa possono fare i droni meglio degli esseri umani?
Per esempio, ispezionare un cornicione pericolante di un
prospetto, oppure monitorare la condizione di un affresco a
una certa altezza, senza dover montare soppalchi per stimare
l’entità dei lavori di restauro da fare: questo ci è sembrato un
ottimo punto di partenza per l’utilizzo dei droni nell’Arte. Lo
abbiamo chiamato Dronarte.
Bel nome. Ma è futuro remoto o presente possibile?
La documentazione dinamica aerea è diventata per noi reale
già nel 2013 nella Chiesa SS Trinità degli Spagnoli in Roma e
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Il drone
muratore
stefano orsi
Ancora non possono usare cazzuola
e filo a piombo, ma possono
documentare lo stato dei lavori
I
droni sono oramai ampiamente utilizzati in svariati settori civili, dalle riprese aeree alla mappatura del territorio,
non tralasciando l’ispezione aerea di cavi o oleodotti.
Un semplice utilizzo, forse meno spettacolare dal punto di
vista dell’appassionato di volo, ma molto efficace e utile,
è quello che riguarda le riprese aeree e le foto nel mondo
dell’edilizia.
Specialmente negli USA, sono stati girati dei video promozionali per conto di agenzie immobiliari particolarmente agguerrite sul mercato per la vendita di ville e case da
sogno, e il risultato decisamente interessante è visibile su
molti video di YouTube.
In attesa di una regolamentazione che sancisca in maniera chiara e definitiva il lavoro aereo nel Belpaese, abbiamo
intervistato il titolare di Eyedrone, una azienda che diversi
anni esegue ispezioni e monitoraggi. «Un partner ideale per
studi di architettura e ingegneria», così definisce la propria
attività Luca Sbisà. Un intervento mirato, senza richiedere
costosi noleggi di gru o elicotteri full size, è praticabile ed
efficace grazie all’ampia gamma di sensoristica applicabile
sui piccoli e leggeri droni civili.
«Equipaggiamo i droni con videocamere, macchine fotografiche digitali o strumenti tecnici come foto/video camere termiche o a infrarossi, che si rivelano essere il mezzo
più appropriato per effettuare riprese aeree e scatti in volo
per ogni necessità», prosegue il patron di Eyedrone. «Disponiamo di “Live-view Ground Station”, ossia postazione
a terra con immagini in diretta delle riprese che si stanno
effettuando e che permettono all’operatore video di interagire con il pilota e, ove presente, con il committente, tecnico o perito, per dare ai filmati il giusto valore tecnico.»
Cosa ne fate delle immagini acquisite dai vostri sensori?
Nella maggior parte dei casi, facciamo eseguire un rendering 3D. Grazie ai droni oggi le presentazioni delle future
costruzioni edili sono ancora più realistiche. Si avrà una
perfetta visione dell’impatto ambientale della struttura sul
territorio.
Sotto la supervisione e regia della Società di Rendering che
«Grazie ai droni, i rendering in architettura
e in edilizia sono ancora più realistici»
DRonEziNe - 24
industria
svilupperà il progetto 3D, si eseguono le riprese video in
cantiere, sulle quali verrà montato il progetto creato da architetti o ingegneri.
In volo sul cantiere
Luca Sbisà di Eyedrone
Non converrebbe in molti frangenti ricorrere a vecchi sistemi, quali gru o piattaforme elevatrici?
In effetti, la domanda ce la siamo posta anche noi, ma
abbiamo dedotto che, per le attività di Ispezioni e sopralluoghi, le imprese di ristrutturazione, piuttosto che gli
amministratori di immobili o i periti assicurativi, frequentemente utilizzano piattaforme mobili o cestelli e personale
qualificato al fine esclusivo di valutare i danni, causati da
calamità naturali o da semplice deterioramento, prima di
programmare i giusti interventi a tetti, facciate condominiali, camini, comignoli e monumenti storici. I nostri droni
si rivelano essere i mezzi più idonei ed economici per avere
in tempo reale un’esatta situazione dello stato della struttura da ispezionare.
Nel caso di nuove costruzioni come possono tornare utili i droni civili?
Servono, per esempio, a documentare lo stato dei lavori.
Grazie al software di navigazione per “waypoints” installato sui nostri droni, riusciamo a fornire un rapporto dettagliato dell’avanzamento dei lavori all’impresa costruttrice.
Con cadenza stabilita dal committente, eseguiamo lo stesso
volo (rotta, altitudine, angolo di ripresa dell’obiettivo) sulla
superficie da monitorare.
Il risultato sarà un video o una serie di fotogrammi, che
potranno essere montati in “time laps” da un’angolazione
fino a ora mai vista, e mostrare l’esatta situazione nonché
l’evoluzione di un cantiere edile.
Attualmente non è possibile dotare il drone di cazzuola
e filo a piombo, anche se ci sono diversi esperimenti di
braccia meccaniche volanti in giro per il pianeta, comunque un ausilio sensibile a tutti i tecnici che si occupano
di rilevamenti urbani potrebbe arrivare dalla liberalizzazione dell’utilizzo di mezzi a pilotaggio remoto in ambito
urbano, usati con coscienza e professionalità.
DRonEziNe - 25
Coassiali
per alti carichi
Giancarlo Comes
Pesano e consumano meno degli
ottocotteri flat e portano un 20%
di carico in più. Ma occhio alle eliche
Enim remporit faccuptae volorion repedio nserum reped quam faccabore culparunt poribus quibus que ma
velenda ntemquo voloraepudi inulpa volectur aut aditas et omnihitem laccaboriae dolupta sitemporunt, ium
dolecul lacepres dicitaqui core dolupti beatur, cus id
quiam, nis et aribea nusae corio. Et endipicid molupta
adiam fugit pa aut fugitatia aut et fugit eos sae labori nobis maionsed es non expereribus ditia dolest mintum,
occabor ehendus anditas minci omnis a sum fugit, explaboria assequi assimag nihiliquae. Magniscit, optam
illa doluptas dolupta tentem a solupta tquisse ditius.
Ebis quodit autaspis eum ex ea quae dignimin rem deliquati delis si omnisqui beatur re re, solenis expel ium
resedipit latecep tiisciatem et quo bernatem eturecum
aute min es adi sum es quid ut remo con eosandanti nobis exerum fugia sim re, a aut labo. Sae am sunti sunturem facilicit, volorpor mil modicid ercitatquos por sinci
utati ullandaes mi, quatur, od quaspelecto dunt re, sam
accus etur auditaqui tem quatas acium quiatum estiunt
ioratis et verum fugiatem dempelictat ilique delitate
vero tem sum fugiat.
Quiditio. Nam solumquiate nim intibus, occuptu repudaecae nobissimi, accum quis maximpore latur au-
tet inctur aut as etureium ditaeprature illiquisit quam
rerumquodit voloreri senis evel modit volorit ditatus
andelent elent, nist aut esti ommollature pores nus endi
ut quos que sinus dolestrum est et aut arum et quas ani
dolo deliates esed moluptatqui dolupta dignien istias et
dolor sunt laut facepudi omnihitectia nem. Ettque nule.i ma nonlaut ilibus sequi as vent unt, ut iderspiet fugias
n
i
z
serc hiligen ditatur reius minis int o
dentiae
name core
ne
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voluptatecae entis ilit, voluptatur?.dQuiberitatio
dus.
w
Atur aute volor as dipsumewntibusam et veliquam eos
w
que secum aceario ex et res dest quis autem eiuritet enditaquo dolorum, opta dolum quibus untem fugit quo
qui invellu ptatur aut el modis esequae sim volorepelit
ex eat fuga. Odi volupta et enia voluptas dolorae sam
debit, ute dernam aut ut et, voluptas et alitat pro veliqui blauda adistinulles eaque vereped mos aut officilique in cum, exceati aspiet lam, omniscia nullit, conetur
sendelesciat la venis alia con cuptat il maionse quasitibusda quibus sinvernatin conserum velescium eture,
sequi quidere dolores dicid es aliqui ut ut de ab ipsum
voloreium qui verferi con nonsequam ute suscilis modi
ut exceper uptatemodi aut fuga. Qui nobitia erferum
andis sim aperem voloreiust latenes volupta tiberuptur
maiore, quidebi squiaest es utemqui bea quiatur sunt as
estent veliquo enihiti onsera earumet alit faci tem si dis
rendam ulla pratesti sincta comniti cuptios explit quatiorempos molum quaepedit velestem. Qui ditas quis
o
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DRonEziNe - 26
Tecnica 
nonsequunt.
Igenda cus eum dem explab ilit dis voloreh endita asimus, et ex expelit alit voloriatis as dempore ptiorei caectum qui nis sum volo qui verum conseque renis peraesed mostibusaest ari dolupti dolupti aut facipiet apid
ex esequi dolupis accatur? Rum, illuptatium in nulligenimi, apiendit vent hicabore corro cor aut dolum qui
quidebis es in consequ amusae natem anihil eos etust
ellestium raes et ernate voluptatum int.
Am eum ex eate vent reiunde llabo. Ut et explit, et esedit
presto totatectas earci omnihil estet, totatur, odi blateseque volorum laborit, susciti asperum aut laborum ex ea
non nis porro omnimust, sum res es as volupta ssiniet
anditiatur, cum sandictum hilicium aceserum nobit
reic tem que di sus et est am vitium sumentur mos etur
rectiunt, con nis aditasiti to estiundundam etusaperum,
sed que verundi cipsust, consequibus esti accum sectatur, oditibus, omnihictem. Acid quat quatis volor sa
cumqui quiate in et lam audis min nobit volorunt.
Et fugit, vollic tem escias dolorem sedi sequatur, omnissitia dolupta ssimus.
Pudiorumqui quisimus ut vel ipsam eostrum undent
mo conet eratur, none nonsed quaeriorit exeribeatus et
fugia volore et, nam excesti sum aut et aut re velia cupta
velluptas del ipsunt, ullam aruptas ra quia dem autem.
Fugitat ecatiaepedit labor sitaqua musapediti que laboriatia comnihicita pligentur? Qui illes erepere que sam,
quunt.
Pudist, con ne si sum, incto et, vel evento beaque voluptis si dolendit accum restia saeptam usandam que con
re volorereptas si qui ommod maio denisci psaestiunto
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vitem enis re, que premporum anda nimperc
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nus est velis mi, consed quis eos magniti
ne amento expelio
quam, ommolup tatam, volupicabo.
Et laborei ciaectem
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busdae nullauta explatwvolestes as cumqui odipsusam
natem aut litia quas dollorpore min re nestiatiatum
sequas mosam, temo milliqui rem voluptam, core eos
vent endigenita net omnitinieni resequi bererio nsequibus ut la volecullant lam, nempore strunt, quas re,
autem. Luptio omnihil lanistio vollendae optius autem.
Ut voluptat estia dolo test laborum re nos as estiuntus
expelendae sapisciates at.
Sequos et estius alisque quae evellaut et officiliquo eatem quidunt voluptat laudigende omnis experat anto
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Efficienza
Leggerezza
Contro
scelta eliche difficile
Campo visivo
della telecamera
DRonEziNe - 27
I segreti
del
gps
Stefano Orsi
Il satellite è un validissimo aiuto,
ma non possiamo affidarci totalmente
alla tecnologia e dobbiamo essere
sempre pronti a prendere i comandi
O
rmai lo troviamo dappertutto: nei cruscotti delle auto,
nei telefonini, ci indica la strada di casa e ci dice dov’è
la pizzeria più vicina. E naturalmente porta a spasso
nel cielo il nostro drone.
Stiamo parlando del Gps, che ha accompagnato i primi passi
dei droni militari prima e quelli civili poi, favorendo la navigazione autonoma o semi autonoma.
Gps significa Global Positioning System, sistema di posizionamento globale. Nasce negli anni ‘70 per sostituire un precedente sistema di navigazione voluto dagli Stati Uniti che ne
gestivano e controllavano il funzionamento e l’accuratezza.
Dotato inizialmente di una rete di 24 satelliti, diventò operativo a meta degli anni ‘90.
Le differenze tra la versione militare e quella civile erano chiare e rivolte a cautelare un uso improprio di un sistema che per-
metteva con buona precisione di piazzare missili teleguidati su
obiettivi inermi.
Il sistema dedicato al settore civile aveva una approssimazione
di 100-150 metri con una degradazione del segnale inserita
proprio per evitarne un uso improprio da parte di flange terroristiche o stati nemici.
Negli anni 2000 tale degrado fu diminuito e la precisione anche per usi civili fu ridotta a 10-20 metri.
Oggi si dice che il grado di accuratezza dei due sistemi, militare e civile, sia il medesimo e che le differenze siano solo
negli algoritmi utilizzati e la robustezza del segnale ricevuto,
nei sistemi militari la posizione è determinata con una precisione dell’ordine qualche centimetro e in quelli civili di qualche metro. Senza entrare troppo nei dettagli, il Gps richiede
la ricezione dei segnali emessi da certo numero di satelliti (più
sono quelli ricevuti e meglio è, comunque non meno di 4).
Il Gps ricava le coordinate usando la trigonometria, che richiede la conoscenza di angoli e distanze. La distanza tra satellite e ricevitore viene calcolata misurando il tempo che ci
mette il segnale del satellite ad arrivare al ricevitore; le onde
radio si muovono alla velocità della luce, quindi ogni mille-
Non basta agganciare tanti satelliti, serve anche un
buon allineamento segnalato dal valore hdop
DRonEziNe - 28
Tecnica 
simo di secondo equivale a 300 chilometri di distanza tra il
nostro drone e il satellite. Trasformare in metri o centimetri i
milionesimi di secondo richiede orologi di estrema precisione. I satelliti hanno a bordo orologi atomici, e il segnale che
trasmettono sostanzialmente è l’ora esatta, anzi esattissima.
Il Gps del nostro drone confronta l’ora del suo orologio con
quella che riceve dai satelliti, e il gioco è fatto: grazie alla differenza tra l’ora locale del drone e quella del satellite in teoria è
facile calcolare la distanza dei satelliti rispetto al drone. Cioè,
sarebbe facile se il nostro Gps avesse anche lui un orologio
atomico, ma naturalmente non ce l’ha, sennò costerebbe milioni di dollari e non una manciata di euro. Quindi il clock
del ricevitore Gps deve essere sincronizzato con l’aiuto di un
quarto satellite; ecco spiegato l’arcano del perché per la trigonometria basterebbero tre satelliti a calcolare la posizione
esatta del nostro drone, ma nella pratica il minimo è quattro.
Ed ecco spiegato anche perché all’accensione il Gps non è per
nulla preciso: prima di poter dare coordinate affidabili deve
avere il tempo di sincronizzare il suo orologio. Quanto agli angoli, l’altra informazione indispensabile insieme alla distanza
per ricavare la posizione, è più semplice da ottenere: le orbite
dei satelliti sono note con estrema precisione, e basta ricevere
via radio le tavole delle effemeridi che dicono al ricevitore Gps
dove esattamente sono nel cielo i satelliti che riceve, e da qui si
ricavano facilmente gli angoli.
ma da solo non basta
L’utilizzo del Gps per la navigazione o per lo stazionamento
dei velivoli a pilotaggio remoto UAV / UAS a uso hobbystico o
professionale è insostituibile.
Quasi tutte le centraline di controllo dotate di tutte le sensoristiche più classiche quali giroscopi, accelerometri, barometri,
bussole elettroniche sono corredate di antenne Gps per elaborarne il segnale ricevuto.
La sola ricezione del segnale Gps non basta a mantenere la
posizione fissa del drone con la prua orientata verso un obiettivo da riprendere, ma il magnetometro gli viene in aiuto per
correggere micro errori e per le prime fasi di movimento dello
UAV. Proprio come accade in auto, appena abbiamo inserito
la destinaziuone nel Gps il navigatore non può indicarci una
direzione finché non percorriamo almeno qualche metro.
Il numero dei satelliti ricevuti è importante per avere una
buona precisione, in teoria potrebbero bastare tre satelliti per
determinare la posizione sui due assi, ma per un calcolo preciso delle coordinate ne servono almeno quattro. Se vogliamo
anche la quota, cioè l’asse Z, dobbiamo agganciarne almeno
cinque. Va detto che la lettura della altitudine non è molto precisa e per il mantenimento statico della posizione molti algoritmi delle centraline di bordo correggono la lettura grazie a
un classico (ma preciso) sensore barometrico.
Il pressostato potrebbe avere qualche problema in caso di turbolenze derivate dal flusso delle eliche o dallo spostamento del
drone, per cui è sempre buona norma proteggerlo con spugnette apposite. Inoltre variazioni di pressione dovute a cambiamenti meteorologici variano la lettura e di conseguenza il
sistema potrebbe pensare di essersi alzato o abbassato rispetto
al suolo. Il Gps non è preciso nel calcolo della quota, ma se
questa imprecisione viene corretta con l’aiuto di un sensore di
pressione dà ottimi risultati, producendo droni che sembrano
veramente immobili come quadri appesi al muro.
Mission Planner
Una schermata del software
per impostare una rotta
automatica per droni,
passando attraverso quattro
waypoint.
DRonEziNe - 29
Tecnica 
Come abbiamo visto, per ricavare la posizione bastano quattro
satelliti (tre per la trigonometria, uno per correggere l’orologio
di bordo del nostro ricevitore Gps), ma se i satelliti sono di
più si possono correggere meglio gli errori e avere una lettura
più precisa. Ma anche gli angoli sono importanti, e non basta
leggere molti satelliti se poi sono tutti nella stessa fetta di cielo,
e quindi gli angoli sono molto simili; grazie ai moderni Gps
si arriva facilmente a leggere 8 /12 satelliti, ma per sapere se
ci servono davvero è importante il valore HDOP (Horizontal
Diluition Of Precision), un parametro che indica quanto sia
buona la geometria dei satelliti utilizzati dal ricevitore per fare
il fix. Se per esempio il drone stesse attraversando una vallata
molto stretta, potrebbe ricevere 5/7 satelliti, ma sarebbero tutti
esclusivamente sopra al proprio azimuth creando di fatto una
imprecisione sulle coordinate di latitudine e longitudine. Tale
situazione infausta viene misurata e descritta proprio dal valore HDOP. Solitamente tale parametro deve essere inferiore
a 2 (ottimale 1,2 ~ 1,5) per garantire una lettura corretta della
posizione.
Attenzione alle frequenze video
Alcuni video operatori utilizzano trasmettitori video su svariate frequenze, molte delle quali non legali in Italia, ma di libero uso in altri paesi.
Ma, attenzione, il segnale Gps lavora approssimativamente
sui 1500 Mhz e sui 1200 Mhz. Occorre quindi utilizzare trasmettitori video che non siano nelle immediate vicinanze e
nemmeno su bande inferiori le cui frequenze spurie in terza
armonica possano ricadere sul ricevitore Gps.
Disturbi momentanei del segnale Gps
Essendo segnali radio, può accadere che il segnale
Gps decada naturalmente, a causa di una variazione dello spettro elettromagnetico, producendo fastidiosi Gps glitch, ovvero buchi con valori
casuali di segnale che confondono il ricevitore
sopratutto gli algoritmi di decodifica. Molfirmware utilizzati nei droni stanno seriamente
iniziando a considerare questo fastidioso problema che potrebbe causare direzioni errate di navigazione, mantenimento errato della posizione
o della quota, per non parlare di movimenti non
desiderati verso destinazioni ignote.
tip & tricks
Suggeriamo di lasciare acceso il drone e il sistema
Gps per svariati minuti prima di un decollo e di
verificare sempre il numero dei satelliti ricevuti e
la bontà del segnale Gps prima di ogni missione.
Durante la normale attività, impostate sempre un
alert sul sistema di telemetria che annunci visiva-
DRonEziNe - 30
mente e acusticamente l’insorgenza di una mancanza o di un
degrado del segnale Gps. Ricordiamo che il nuovo regolamento Enac, valido per i doni civili in Italia, prevede che il pilota di
un sistema remoto possa in ogni momento riprendere il controllo escludendo tempestivamente il volo automatico.
Il Gps è un validissimo ausilio nelle attività di pilotaggio remoto, un aiuto nella navigazione o come sistema di sicurezza per far atterrare il drone in una area predefinita in caso di
avaria inaspettata. Non bisogna però appoggiarsi solo ad esso
perché come abbiamo visto il sistema è fallace o lo potrebbe
diventare improvvisamente. Non consideriamo nemmeno l’ipotesi che qualche malintenzionato possa aver acquistato un
sistema disturbatore delle frequenze (jammer) usate dal Gps;
sono apparecchiature che si trovano in libera vendita su internet al modico prezzo di 500 euro.
Non consideriamo neppure l’ipotesi che qualche terrorista
possa sovrascrivere i segnali dei Gps per far dirigere il nostro drone verso altri obiettivi; questa idea è da ritenersi più
credibile in ambito militare, dove tra l’altro stanno studiando
sistemi ridondanti e codificati proprio per scongiurare questo
pericolo. Intanto sono in corso di sviluppo sistemi di navigazioni alternativi a quello militare statunitense, come il Glonass
russo o il progetto europeo Galileo che garantirà una indipendenza del nostro continente almeno su quel fronte.
Nella speranza che ora dovrebbe essere più chiaro il significato di quel led rosso lampeggiante situato dietro al nostro drone, auguriamo buoni “fix” a tutti. 
e
ti
Onboard
Un modulo Gps montato su un
ottocottero semiprofessionale.
Le aziende informano
COPERTURA ASSICURATIVA DI RESPONSABILITA’ CIVILE
PER L’IMPIEGO PROFESSIONALE DI DRONI
CONTRAENTE
Società o ditta individuale con partita IVA.
COMPAGNIA DI ASSICURAZIONE
Primaria Compagnia di Assicurazione sul mercato nazionale e internazionale.
RISCHIO ASSICURATO

Noleggio e impiego di droni con pilota a terzi per produzione video e riprese aeree per:
Riprese Emittenti Tv e broadcast;
Riprese Eventi e spettacoli;
Riprese Sicurezza e controllo;
Ricerca di persone scomparse;
Fotogrammetria; Rilevazione topografica;
Rilevamenti termografici;
Agricoltura di precisione;
Rilevazioni di aree inagibili;
Reti dati per centrali operative;
Telerilevamento;
Laser scan;
MASSIMALI DI GARANZIA
L'assicurazione
vale
fino
alla
concorrenza
complessiva,
per
capitali, interessi
spese, di Euro 1.500.000,00
per ogni sinistro, ma con il massimo di:
- responsabilita' civile verso terzi (R.C.T.)
Euro 1.500.000,00 per ogni persona che abbia subito lesioni e di
Euro 1.500.000,00 per danni a cose o animali;
- responsabilita' civile verso prestatori di lavoro (R.C.O.)
Euro 1.500.000,00 per ogni persona che abbia subito lesioni.
e
FRANCHIGIE
RCT: Franchigia minima per ciascun danno a cose: € 1.000,00- nessuna Franchigia per lesioni a terzi;
RCO: Franchigia fissa per ciascun danno biologico a dipendenti € 2.500,00;
CONTEGGIO DEL PREMIO
Parametro conteggio del premio: Fatturato
Premio lordo minimo annuo € 1.500,00
** Le condizioni suddette sono enunciate in modo sommario, per maggiori approfondimenti si rimanda al fascicolo informativo e
alle condizioni generali di assicurazione.
Per maggiori approfondimenti e per sottoscrizione polizze:
Ufficio Tecnico CABI Broker di Assicurazioni srl
Dott. Marco de Francesco
Tel. 049-8700638 Int. 606
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Tel. 049.870.06.38 • Fax 049.870.3829
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droni italiani
Luca masali
L’Italia è stato il primo Paese europeo
a dotarsi di droni militari. I nostri
sono tutti disarmati, ma...
A
nche l’Italia ha i suoi droni militari. Non solo li
produciamo, come il Piaggio Hammerhead, ricognitore militare di grosse dimensioni derivato
dal P180 Avanti, e li vendiamo all’estero (un affare importante è stata la vendita di 25 Selex Falco al Pakistan di
Musharraf) ma li acquistiamo anche: abbiamo una flotta
di 12 Uav, di cui 6 Predator e sei Raptor, costata 380 milioni di dollari, con la prima consegna nel 2004.
L’Italia, dopo la Gran Bretagna, è stato il primo Paese europeo a dotarsi di droni militari, finora disarmati e usati
solo per ricognizione. Una situazione destinata a finire
presto, almeno secondo il Wall Streeet Journal, che parla
esplicitamente di “aggiornamento” a base di missili per i
nostri droni: “il trasferimento di veicoli militari e armamenti all’Italia proteggerà non solo i militari italiani, ma
anche quelli americani e di altri Paesi alleati”, riporta il
quotidiano newyorkese senza citare la fonte.
Ma almeno fino al maggio scorso la questione armi si
era arenata, sollevando le proteste italiane e la minaccia di procurarsi altrove missili e tecnologie, o magari
di realizzarle in proprio: lo scorso novembre l’Italia ha siglato un accordo con Germania, Francia, Spagna, Grecia,
Olanda, Polonia e Gran Bretagna per varare un programma militare comune che porterà allo sviluppo di un drone
militare entro il 2020. Anche se non ci è chiaro per cosa
dovrebbero servire le armi ai nostri droni; l’Italia non ha
certo intenzione di usarli per gli omicidi mirati, come ha
fatto l’amministrazione Obama, prendendo una strada
eticamente discutibile e politicamente disastrosa.
Guerra e paCE
In effetti, i droni italiani sono impegnati in missioni pacifiche, almeno a quanto è dato di sapere: alcuni Predator
dislocati nella base di Amendola (vicino a Foggia) nel 32°
stormo servono a dare supporto alle truppe italiane in
Afghanistan. Hanno avuto il battesimo del fuoco in Iraq
nel 2005, in occasione delle prime elezioni del dopo Saddam, e ci sono restati fino al 2006, accumulando più di
1600 ore di volo in oltre 250 missioni, sempre senza armi
a bordo (e questo ha dato qualche dispiacere ai militari,
che si sono visti sfilare sotto il naso gli organizzatori di un
attentato a Bakwa, che il drone italiano ha visto ma non
ha potuto ingaggiare essendo disarmato).
Le prime missioni dei Predator italiani sono iniziate
nel 2005 in iraq: 1600 ore di volo in 250 sortite
DRonEziNe - 32
Militari
Poi hanno volato nel 2011 nelle azioni di guerra in Libia, ma solo indicando agli americani gli obiettivi da colpire; i droni italiani hanno partecipato alle operazioni
umanitarie Mare Nostrum, per la ricerca dei barconi di
immigranti in difficoltà, e dato una mano non armata ai
francesi in Mali. Dal 17 gennaio scorso, nella base aeronautica di Camp Arena a Herat, in Afghanistan, c’è un
nostro Reaper. L’Italia dei droni militari cresce rapidamente, tanto che la base di Sigonella, in Sicilia, sta diventando una delle più importanti basi logistiche per i droni
militari statunitensi, a cominciare dai Grumman Global
Hawk, e sempre qui nascerà il sistema AGS – Alliance
Ground Surveillance che fornirà ai Paesi Nato capacità
di intelligence, sorveglianza e riconoscimento a supporto
dell’intero spettro delle operazioni nel Mediterraneo, nei
Balcani, in Africa e in Medio Oriente. Tre Falco di Selex
sono operativi in Congo (su cinque acquistati dall’Onu),
nella regione orientale del North Kivu, al confine con il
Ruanda, per tenere d’occhio i movimenti dei gruppi armati antigovernativi e gli spostamenti delle popolazioni
civili: il Falco, prodotto da Selex Finmeccanica, ha una
automonia di 12 ore a un raggio di azione di 250 km, ideale quindi nelle missioni di sorveglianza a grande distanza, può trasportare un carico utile sino a 70 kg, ha una
apertura alare di oltre 7 metri e un peso di 420 kg. Ma
l’industria e le forze armate italiane non pensano solo ai
grandi droni, c’è molto interesse anche su quelli piccoli,
come The Owl, la civetta, questo il nome tattico assegnato
al drone a pilotaggio remoto Strix-C che ha vegliato sul
riposo dei “Fucilieri dell’Aria” dell’Aeronautica Militare in
stanza a Camp Arena.
La civetta con le stellette
Questo nuovo assetto permette di sorvolare un perimetro
abbastanza ampio e a centinaia di metri d’altezza, fornendo immagini in tempo reale e registrando con i suoi sensori ogni movimento sospetto. La sua attività viene svolta
con particolare efficacia specialmente nelle ore notturne,
approfittando della silenzionsità garantita dal motore
elettrico alimentato da due batterie.
Dal peso di 8 kg circa e con una apertura alare di circa 3
metri, il drone a pilotaggio remoto (APR) viene comandato da due operatori. Con il recentissimo raggiungimento della piena capacità operativa (FOC – Full Operational
Capability), lo STRIX-C, silenzioso e difficilmente individuabile, ci ha permesso di incrementare la sicurezza
di Camp Arena; i suoi sensori, infatti, ci consentono di
perlustrare la zona circostante, rendendo al contempo più
sicuro il percorso delle nostre pattuglie che operano giorno e notte all’esterno della base”, ha detto il Capo di Stato
Maggiore della Forward Support Base, il tenente colonnello Alberto Surace. 
Selex Falco
il Falco, prodotto da Selex
Finmeccanica, ha una automonia
di 12 ore a un raggio di azione di
250Km, ideale quindi nelle missioni di
sorveglianza
DRonEziNe - 33
Rispetto
per Le vittime
stefano orsi
Inondazioni, tifoni, terremoti
non sono uno spettacolo da postare
su Youtube ma un’ occasione per
dimostrare la versatilità dei droni
A
ogni catastrofe ambientale, che siano inondazioni,
maremoti, tifoni, smottamenti, tempeste di neve o
freddi polari, i droni si levano in volo come avvoltoi:
nel maggio 2012, durante il sisma che ha colpito la regione
Emilia Romagna, i telegiornali erano pieni di riprese aeree fatte in piccola parte da elicotteri, e per la maggior parte da droni
civili e mezzi hobbistici.
In situazioni del genere, al fine di evitare di mettere a repentaglio inutilmente le vite umane, l’utilizzo dei droni non ha
Liguria
Una foto che ha fatto il giro del
Web: il treno bloccato dalla frana
ad Andora
DRonEziNe - 34
solo valore documentale, ma anche pratico: valutare i danni,
la viabilità, lo stato delle infrastrutture minacciate dalla furia
degli elementi. E i droni dovrebbero avere un peso sempre
maggiore a supporto di molte unità delle Protezioni Civili di
tutto il mondo.
Visto che i droni costano molto meno degli elicotteri è capitato che le testate giornalistiche, anche quelle di importanza
nazionale, affidassero a giovani imprenditori la scelta delle
immagini da riprendere: «va bene tutto basta che mi porti un
pezzo in redazione».
tra sciacallaggio e cronaca
Alcune start up, e molte imprese individuali, si sono dunque
proposte alle emittenti regalando i loro video in cambio di un
poco di pubblicità e, per i più fortunati, scroccando un’intervista. Nulla di male in questa pratica, è di una operazione più
che lecita e ben nota a fotografi e giornalisti free lance.
Però è labile il confine tra documentazione e sciacallaggio
giornalistico: i giornalisti professionisti che si occupano di
immagini sanno bene quali sono i paletti che l’etica e la deontologia mettono al loro lavoro, i volonterosi fotoreporter alati
improvvisati non ne hanno la minima idea. Così in questo
periodo in cui esondazioni, frane e alluvioni sono all’ordine
del giorno, vediamo continuamente filmati di operatori video
dotati di droni (oramai è diventato un must-have) che realizzano montaggi di tutto rispetto, professionalmente parlando,
applicazioni
a parte il sempiterno logo aziendale in sovraimpressione. Ma
ci sono casi in cui mlo spettacolo prevale sia sulla cronaca
sia sugli elementari diritti di chi nell’alluvione ha perso tutto:
abbiamo visto video che sembrano spot pubblicitari, con sequenze a tempo di musica e introduzioni dalle grafiche spettacolari e molto accattivanti. Tutto molto bello, tutto molto
professionale se non fosse che le riprese riguardano famiglie
senza più una casa dove vivere, appezzamenti agricoli mandati all’aria dalle esondazioni di fiumi, allagamenti di cantine
e garage contenenti provviste e scorte alimentari, situazioni di
vera emergenza in aree dove è stato richiesto lo stato di calamità naturale.
Questi cortometraggi realizzati come se dovessero partecipare
all’ Academy Awards nella categorie stabilità e montaggio, con
musiche apocalittiche e coinvolgenti hanno fatto rizzare i capelli a tante persone colpite in prima persona da questi disastri
ambientali che vedono in queste attività solo speculazioni approfittando delle disgrazie altrui: basterebbe poco, basterebbe
provare a mettersi nei panni di chi si è trovato con l’acqua al
tetto o con la casa ridotta a un cumulo di macerie e chiedersi
se la colonna sonora di “Apocalypse Now” sarebbe gradita a
documentare la propria tragedia personale.
Possiamo, dobbiamo dare una mano
Non viene chiesto ai professionisti del settore di essere meno
creativi nell’uso delle immagini, ma solo di usare un poco di
garbo nelle riprese di argini rotti, alluvioni, abitazioni allagate
e via discorrendo. È proprio in un contesto simile che l’uso
di mezzi leggeri, veloci e pronti al decollo in meno di 10 mi-
nuti potrebbe essere di grande aiuto alle autorità impegnate a
controllare e verificare le emergenze, deve essere loro chiaro
che si deve di preferire un drone civile rispetto a un velivolo
tradizionale, e non apparire come dei dilettanti allo sbaraglio
pronti a tutto pur di ottenere qualche clic in più su YouTube.
Dobbiamo dimostrare che l’uso di un elicottero o di un aereo
full size, tralasciando il discorso economico, potrebbe essere
relegato solo nei casi nei quali ci siano vite umane in pericolo
e liberando il campo, anzi il cielo ai velivoli a pilotaggio remoto che potrebbero svolgere semplici attività di monitoraggio e
supporto aereo in contesti che non permettano agli operatori
di avere una visuale completa del settore in emergenza.
Pensiamo al solo impiego di piccoli UAV con a bordo termo
camere in grado rilevare, grazie ai raggi infrarossi, il calore
corporeo e individuare corpi nascosti o intrappolati da macerie o sepolti sotto neve e fango.
La buona volontà non basta. Bisogna prestare attenzione, è
capitato negli Stati Uniti e in Australia, ma sicuramente tante
volte anche da noi, che amatori o professionisti delle riprese
aeree troppo intraprendenti abbiano di fatto ostacolato i soccorsi con voli non autorizzati e non concordati.
Più che andare alla ventura dovremmo mettere a disposizione
dei soccorritori il nostro operato e le nostre attrezzature, se
possibile gratuitamente, ma sempre concordando le attività di
supporto aereo con la Protezione Civile. 
Droni? No, grazie.
Un volenteroso cittadino voleva dare una mano alla
Protezione Civile americana durante l’esondazione del
fiume Colorado, ma le autorità l’hanno messo a terra:
interferiva con gli elicotteri full size dei pompieri.
DRonEziNe - 35
Volare
Con il GUanto
A cura della redazione
Il vulcanico Giuseppe D’Angelo,
“Pipposoft” sul Web, ne ha inventata
un’altra delle sue: un guanto per
guidare un drone. Senza radio
«M
i chiamo Giuseppe D’Angelo, vivo in provincia di Napoli, ma sul Web mi conoscono tutti come Pipposoft. Ho quasi mezzo
secolo, e la passione dell’elettronica oramai scorre nelle
mie vene.»
Tecnico di professione, modellista per passione, così si
presenta l’inventore del guanto di pilotaggio. Un guanto
per portare a spasso nel cielo droni (ma anche aeromodelli) semplicemente usando la mano, senza stick e senza
radio. Una cosa che sa di magia più che di scienza.
«Era un po’ di tempo che avevo in testa la possibilità di
creare una nuova interfaccia uomo-modellino. E detto
fatto, un po’ di sensori, un microcontrollore, qualche riga
di codice e un elastico per tenere il sensore sul dorso della
mano... E sorpresa, funziona!»
Sì, ma come funziona?
il microcontrollore legge i dati dai giroscopi, corregge
errori comparandoli con gli accelerometri e filtrandoli
digitalmente e “confeziona” tutto in un treno di impulsi
con standard PPM, un linguaggio che oramai tutte le radio accettano dalla porta Allievo/Maestro. I primi test, i
DRonEziNe - 36
primi settaggi, li abbiamo fatti con un banalissimo elastico,
che però non era mai solidale, e soprattutto non si poteva
guardare. Così siamo passati subito a un supporto un poco
più serio, un guanto di protezione di quelli che si usano per
fare skating.
E così nasce il Guanto da Pilotaggio
Sì, ma è stato un percorso lungo. La prima cosa che abbiamo
fatto è stata mettere il controllo Pitch e Roll per controllare
un multirotore, vabbé, oggi è di moda chiamarli droni. Poi
man mano, e con l’aiuto di amici e di piloti, ne ho migliorato la reazione, dosato i comandi, centrate le finestre biometriche e aggiunto il terzo asse, l’imbardata (o YAW come
dicono gli americani): insomma, il timone di direzione. Ho
testato per l’ennesima volta il guanto anche su un aeromodello, eseguento acrobazie semplici come looping e tonneaux. Funziona tutto alla perfezione.
Yaw, Pitch, Roll... Manca il gas, se non sbaglio
Implememtare il controllo dell’altezza (se parliamo di multirotori), gas o motore (se parliamo di aerei o altri modelli)
è stata la sfida più difficile. Bisognava inventarsi qualcosa,
e gli amici al campo non mi hanno fatto mancare i consigli. Momentaneamente a corto di idee per la gestione della
quota-gas, ho chiesto un po’ in giro e tra tante proposte, più
o meno assurde, inizialmente ne avevo scelta una più fattibi-
Ricerca
le e funzionale delle altre: volendo lasciare tutte le funzioni
su un’unica mano, ci resterebbe libero lo snodo braccioavanbraccio o le dita, quindi avevo pensato di montare
uno “Strain gage” sul dito indice, ossia un sensore lineare
che varia il suo valore in base all’angolo che viene piegato. Dopo molte prove e sensori vari, però ho scelto un’altra
strada per la gestione della quota: un piccolo joystick con
molla centrale. Usando il pollice per tirare su o giù la levetta, il velivolo cambia quota. Lasciandolo, la molla lo posiziona al centro e il multicottero rimane fermo.
E finalmente sei soddisfatto?
No, perché il guanto per funzionare doveva comunque essere collegato a una radio attraverso il cavo maestro-allievo.
Mi è venuta voglia di fare una versione wireless o addirittura stand-alone del guanto, d’altronte la nuova tecnologia FASST permette di “accoppiare” facilmente dispositivi
come questo. Volevo di più, integrare nel guanto un TX a
2.4 GHZ e implementare al suo interno tutte le funzioni
che attualmente risiedono nella radio: curve, endpoint, miscelazioni exp, eccetera.
Così, dopo altre prove e altri esperimenti ora il guanto da
pilotaggio è in grado di gestire un modulo TX 2.4 senza
passare per la radio. Ho dovuto implementare una routine automatica per gestire lo Start/Stop del multirotore,
una funzione che era stata pensata per una radio e attivata
con due mani. E ho implementato anche la procedura di
decollo e atterraggio automatico. A terra funziona tutto,
aspetto qualche giornata buona per provarlo sul campo.
Nel frattempo cerco di sistemare il cablaggio, che è sempre
piú complesso.
Come ti trovi a pilotare a mano libera, come se fossi un
domatore di droni più che un pilota?
La sensazione di pilotaggio è molto intuitiva, lo hanno provato in molti. Come feedback, dopo i primi minuti di volo,
passati a saggiare il comportamento, la risposta e i limiti
di comando, si passa alla fase di “comando diretto” quasi
come se il guanto non esistesse più. Viene tutto spontaneo
e naturale.
Ci vedi una qualche applicazione pratica?
Applicazioni pratiche? Per ora è un gioco. Nessuna magia,
nessuna invenzione. Stiamo solo usando dei sensori per
giocare. Come dice il nostro motto: ModelClub Airone,
l’altro modo di fare Modellismo. 
Prima e dopo la cura
A sinistra il Guanto di Pilotaggio prima versione, quando ancora doveva essere accoppiato a una radio
esterna. A destra l’ultimo aggiornamento, che integra il modulo di trasmissione a 2,4 GHz con curve, endpoint,
esponenziali e tutte le funzioni che servono a gestire il drone.
DRonEziNe - 37
Quel
Vulcano
dorme per davvero?
Luca masali
Volare attraverso le ceneri permette
agli scienziati di capire meglio le
dinamiche delle eruzioni.
E dove un aereo non arriva...
I
droni sono l’ideale per operare in ambienti pericolosi
per gli esseri umani. E i vulcani sono decisamente pericolosi, come scoprì a sue spese Plinio il Vecchio che
morì sul Vesuvio per studiare l’eruzione di Pompei, ucciso dai gas velenosi sprigionati dalla montagna. Tolto un
fallimentare test del 2004 condotto dall’ U.S. Geological
Survey durante la catastrofica eruzione del monte St. Helen, fallito perché il drone, o meglio, l’aeromodello con telecamera usato dai geologi americani non sopravvisse alla
nube piroclastica sprigionata dall’eruzione, le prime esperienze pionieristiche di successo sono nate proprio in Italia, per merito del famoso aeromodellista Romeo Volpe,
che nel 2006 ha usato aeromodelli elettrici radiocomandati per raccogliere campioni ambientali sullo Stromboli,
sotto l‘egida dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma (INGV). Certo, un aeromodello non è
un drone, dal momento che va pilotato a vista, e le difficoltà non sono mancate: «Considera che al rientro della
DRonEziNe - 38
missione aerea dovevo atterrare senza inquinare il materiale prelevato; l’atterraggio doveva avvenire nello spazio di
20 metri al massimo dalla mia posizione. Il vento poi non
aiutava affatto. Il vulcano mi ha anche inghiottito un aereo» racconta Volpe, e continua: «Il cratere che dovevo sorvolare era lontano circa 350 metri, e come se non bastasse
era a un livello più basso dal punto di decollo. Lo spazio
operativo ristretto e a strapiombo era talmente pericoloso
che mi facevo reggere da uno della missione per paura di
cadere. Il pennacchio, quello che i vulcanologi chiamano
plum, di cenere e gas sprigionato ogni 10/15 minuti dalle
esplosioni dello Stromboli era così denso che per qualche
secondo si doveva pilotare a senso, il modello non lo vede-
GO!
Il lancio
di uno dei droni
della Nasa.
Ricerca
Stromboli, 2006
Gli aeromodelli di Romeo
Volpe studiavano i gas
del vulcano siciliano ben
prima che si cominciasse a
parlare di droni.
vo più. Il sistema di prelevamento dei campioni lo avevo
studiato e pensato allo scopo di prelevare sia i gas sia le
ceneri. Ma ne è valsa la pena, i risultati derivanti da analisi
di laboratorio elaborati a Roma sono anche stati pubblicati
in una rivista prestigiosa di vulcanologia» conclude Volpe.
Sono passati solo otto anni da allora, eppure la tecnica ha
fatto passi da gigante, portando allo sviluppo di droni ben
più efficaci degli aeromodelli pilotati a vista del 2006; così
anni dopo, nel 2013, l’INGV ha studiato con un esacottero dell’Università di Bologna il vulcano di fango (in pratica una palude di fango tiepido) Salinelle, che fa parte del
complesso dell’Etna, nei comuni di Belpasso e Paternò in
provincia di Catania, per rilevare la temperatura del fango.
Una ricerca che è di cruciale importanza non solo scientifica ma che, in prospettiva, potrebbe dare dati importanti
alla protezione civile: spesso è emersa una stretta correlazione tra alcuni eventi sismici della Sicilia orientale, le fasi
parossistiche delle “Salinelle” e la variazione anomala della
concentrazione dei principali gas emessi dalle paludi calde.
Sotto il lago preme la lava
Non è detto che i droni da vulcano debbano volare per forza: sempre l’Istituto di Vulcanologia ha usato un drone subacqueo, Muddy, per monitorare il Lago Piccolo del vulcano Vulture, in Basilicata, teatro nell’800 di uno spettacolare
e pericoloso fenomeno di vulcanesimo: “Getti d’acqua si
sollevavano in aria, accompagnati da un acuto odore sulfureo, mentre tutto il lago ribolliva, con cupi brontolii”, si
legge nel sito dell’Istituto.
«Fino alla metà dell’800 questi parossismi gassosi erano
frequenti, poi si sono attenuati e ai tempi nostri non si
sono più manifestati, ma l’attività di degassamento sul fondo del lago continua, sia pure in forma ridotta, e quando
i sedimenti del fondale vengono smossi, si manifesta con
delle bollicine che si vedono emergere in superficie», dice
il professor Mario Nuccio, associato di ricerca alla Sezione
di Palermo dell’INGV e ordinario di Geochimica Applicata all’Università di Palermo. E Muddy aiuterà a a capire
quanto profondo è il sonno dell’incantevole laghetto che
nasconde un vulcano.
Il vulcano che non ti aspetti
A sinistra i fanghi caldi delle Salinelle, in Sicilia.
A sinistra il drone acquatico Muddy nel lago
vulcanico del Vulture, in Basilicata.
DRonEziNe - 39
Ricerca
Costarica
In Costarica, gli scienziati guidati dal geologo Javier Bonatti e dall’ingegnere elettronico Leandro Garcia usano
quadricotteri low cost per tenere sotto controllo il vulcano
Aranel. La sua ultima eruzione risale al 1998, ma l’analisi dei campioni di vapori che escono dal cratere fanno temere una nuova fase parossistica. «I droni possono darci
una visione più dettagliata dei fenomeni vulcanici rispetto
ad aerei e satelliti, ma a una frazione del costo» dicono gli
scienziati sudamericani. Sempre in Costarica (che ha cento
vulcani attivi, quindi non sorprende che sia in prima linea
in questo genere di ricerche), e precisamente nell’area dominata dal vulcano Turrialba, la Nasa ha dispiegato una
flotta di Aerovironment RQ-14 Dragon Eye, piccoli tuttala
bimotori con poco più di un metro di apertura alare, per
sorvegliare l’attività vulcanica: in particolare, i droni americani raccolgono dati sulla concentrazione di diossido di
zolfo rilasciato dalla caldera del vulcano per migliorare i
modelli di previsione delle eruzioni, in stretto contatto con
i dati raccolti dai geologi sul campo e dai satelliti artificiali.
«È molto difficile raccogliere dati durante le eruzioni, i venti
di termica sono molto violenti e le concentrazioni di ceneri
sono tali da distruggere i motori degli aerei» dice David
Pieri, responsabile del progetto della Nasa. Uno scenario
troppo pericoloso per aerei con pilota a bordo. Il pennacchio del vulcano può estendersi per diversi chilometri, e le
ceneri ricadere anche a centinaia di chilometri di distanza.
Qui il vantaggio del motore elettrico brushless è strategico:
al contrario dei motori a scoppio non ha bisogno di aria
per funzionare, e si può quindi sigillarlo per evitare che le
ceneri lo danneggino.
I Dragon Eye sono droni militari ritirati dal servizio, che
si stanno rivelando un aiuto prezioso per capire meglio i
meccanismi del vulcanesimo, vengono lanciati da un sito
in quota (circa 3 mila metri) e in volo raggiungono la quota
operativa di oltre 4 mila metri necessaria per sorvolare il
cratere principale.
I droni sono equipaggiati con la sonda Aster (Advanced
Spaceborne Thermal Emission and Reflection), sviluppata
per la missione spaziale Terra, una sonda chimica che legge con estrema precisione la concentrazione di diossdo di
zolfo e soprattutto legge in tempo reale la variazione della
qualità dell’aria.
Le ricerche sono facilitate dal fatto che il vulcano sudamericano sembra fatto apposta per testare l’utilizzo degli
UAV in vulcanologia: innanzitutto è un vulcano tranquillo,
Sotto i ghiacci
La ground station di Aaron Curtis,
nei cunicoli scavati dai gas del monte
Erebus in Antartide.
DRonEziNe - 40
Ricerca
il suo pennacchio è relativamente basso e non scosso da
venti troppo violenti, e i vapori consistono sostanzialmente in anidride carbonica, solfuro di idrogeno e diossido di
zolfo oltre a gas minori, nulla che possa mandare in crisi
i piccoli tuttala robot. E poi non c’è molto traffico civile,
cosa che non si può certo dire dell’Etna, dove persino gli
aerei commerciali diretti a Fontanarossa ogni tanto hanno
dei grattacapi per via dei piloti della domenica che vanno a
scattare foto ricordo sul cratere.
Fuoco e ghiaccio
Molto più complicato invece è studiare il vulcano Erebus,
non fosse altro perché è in Antartide.
Eppure anche lì, in capo al mondo, i droni fanno il loro
silenzioso lavoro grazie a Aaron Curtis, laureato di Cambridge con la passione dei vulcani e delle sfide impossibili,
che ha supportato i geologi e i vulcanologi antartici con le
tecnologie 3D Robotics.
I suoi quadricotteri si sono infilati dove l’uomo non può
proprio arrivare, nelle caverne scavate nel ghiacciaio antartico dai gas del vulcano, uno dei pochi al mondo ad avere
un vero lago di lava nella caldera, e hanno creato modelli e
mappe 3D dei cunicoli gelidi. I quad di Aaron hanno messo in evidenza che nei tunnel c’è una altissima concentrazione di gas vulcanici (3% di CO2) che sbarrano la strada
all’esplorazione tradizionale degli speleologi. 
Stromboli
Una spettacolare eruzione
Aeronvironment RQ-14 Dragon Eye
Il drone usato dalla Nasa per le ricerche sul vulcano Turrialba, in Costarica, è una flotta di una manciata di RQ-14
Dragon Eye radiati dall’esercito statunitense.
Il drone è un piccolo ricognitore bimotore senza pilota
sviluppato congiuntamente dal Naval Research Laboratory e dal Marine Corps Warfighting Laboratory per le
necessità dei marines.
Si tratta di un tuttala con ala rettangolare, dal peso di
due chili e mezzo e 1,14 metri di apertura alare. Si lancia
a mano o con una catapulta a elastico. Per la navigazione sfrutta un ricevitore Gps con waypoint, l’ideale per
seguire le rotte prestabilite sul vulcano del Costarica.
L’operatore monitora il volo, e se necessario interviene, attraverso degli occhiali per telepresenza. Anche la
stazione di terra è facilmente trasportabile, cosa molto
importante quando si opera in montagna, visto che pesa
poco più di cinque chili. In ambito militare, la missione
tipo del Dragon Eye è la ricognizione in ambiente urbano, specie in contesti di guerriglia o sommosse: secondo
fonti della marina statunitense, nelle mani di un Marine
esperto il drone riesce a scoprire i cecchini nemici senza
essere notato.
La produzione del Dragon Eye è cominciata nel 2003, ed
è continuata fino alla nascita del successore, sempre AeroVironment, l’RQ-11 Raven B (foto sotto). Ne sono stati
consegnati un migliaio di esemplari, ed ha avuto il battesimo del fuoco nel post-invasione dell’Iraq nel 2003. 
DRonEziNe - 41
Il designer
li vede così
Luca masali
I droni accendono la fantasia
dei creativi dello studio Frog, che
dipingono scenari non troppo futuri
per i robot volanti
«Q
uesta è la nostra visione: un futuro dove i
droni non sono spie, armi o sinistri agenti del male; crediamo in loro perché ci assistano nei compiti quotidiani e facciano per noi il lavoro
sporco e pericoloso».
Così il designer Cormac Eubanks presenta le sue tavole,
suggestivi spicchi di un domani dove i droni proteggono
e aiutano gli esseri umani. Come li aveva sognati Isaac
Asimov, lo scrittore che aveva dato loro un anima digitale perché fossero sempre alleati e mai nemici degli esseri
umani.
Chiariamo subito che quelli ritratti in questa galleria non
sono droni reali, e nemmeno di progetti, ma pure e semplici suggestioni artistiche.
che però ci appaiono decisamente realistiche, promesse di
un domani che possiamo costruire tutti insieme. 
DRonEziNe - 42
Ciclodrone
Nella foto in alto, il drone vola
davanti al ciclista solitario, gli
segnala il traffico e gli ostacoli per
farlo correre in sicurezza. Mantiene
automaticamente la distanza di
sicurezza con la bicicletta, avvisa
le auto del suo arrivo e filma ogni
momento dell’escursione
Drone d’autore
Cormac Eubanks ha
disegnato per lo studio
Frog forni, telefoni Voip
e hard disk esterni per
Seagate e Maxtor
terza pagina
Firestorm
Un drone esploratore che
cerca persone intrappolate
negli edifici incendiati.
Ha telecamere a infrarosso
e sensori per capire quando
fumo e monossido di
carbonio salgono a livelli
pericolosi. I suoi led ad
alta luminosità mostrano
la via sicura alle persone
disorientate dal panico
e dal fumo
Il guardiano del pendio
Perlustra montagne e piste da sci per segnalare
il rischio di valanghe. In caso di necessità,
ha piccole cariche esplosive per provocare slavine
in tutta sicurezza. Ha a bordo i sensori per
localizzare e identificare le persone sepolte sotto
la neve o disperse nei boschi
DRonEziNe - 43
terza pagina
Maggiolino e colibrì
Droni terrestri e volanti che cooperano per
coltivare terreni che non sarebbero mai accessibili
all’agricoltura tradizionale.
Il colibrì cerca i terreni adatti, ne studia la qualità
e l’irrigazione, li insemina e li protegge con
fitofarmaci e antiparassitari.
Lo scarabeo è un trattore automatico che dissoda
il campo e raccoglie i frutti della semina
«Irrealizzabili? forse, ma non sono prototipi, solo
concetti. e mi sono divertito a immaginarli così»
Cormac eubanks
DRonEziNe - 44
clic 
Batmobile per tutti
C’è coda e vorresti sapere cosa è successo e per quanto ne avrai? Basta avere un drone sul tetto e spedirlo a dare
un’occhiata. Questa è l’idea, non sappiamo fino a che punto realistica, di Renault, che ha accoppiato
un quadricottero alla sua concept car Kwid. L’idea ci piace moltissimo, a dire il vero.
DRonEziNe - 45
ortnoC - editoriale
di luca masali
il gioco
si fa duro
L
e nuove regole Enac stabiliscono
un principio fondamentale: i droni
sono aerodine, anche se piccole, e
come tali devono essere certificate.
E questa è una bella sfida per le tante
piccole aziende che stanno nascendo
e proponendo macchine da lavoro.
Quello dei droni è settore che nasce sia
dal basso, da artigiani e aeromodellisti
che hanno visto l'occasione di buttarsi in
una industria nuova e promettente, sia
dall'alto, da parte di aziende aerospaziali
che hanno trovato una nuova nicchia
in cui portare la loro professionalità e
il loro know how. Due strade diverse
che stanno convergendo per creare un
ecosistema ricco e variegato, fatto di
droni per tutte le tasche e per tutte le
necessità. Ma come sempre accade, sarà
il mercato a fare la selezione.
E non tutte le piccole realtà riusciranno
a fronteggiare il primo, grande scalino
che il regolamento Enac gli mette
davanti: la certificazione, senza la
quale non si può fare lavoro aereo di
nessun tipo. Certificare un aereo, o un
elicottero, è una operazione che dura
anni e costa milioni. Ma il regolamento
Enac sui droni è impostato sul buon
senso e sulla semplicità, e dunque le
richieste per certificare i droni sotto i
25 kg, quelli alla portata di un artigiano
DRonEziNe - 46
o una piccola azienda, impongono
standard ben più semplici, ma
comunque impegnativi per le piccole
realtà: anche solo fare «un manuale
di volo o documento equivalente»,
come richiesto dall’articolo 8 del
regolamento non è uno scherzo.
Non basta avere buone capacità di
technical writing, bisogna essere
rigorosi e dettagliare l'inviluppo di
volo a seconda delle caratteristiche del
payload, prevedere le procedure di volo
normali e d'emergenza, approfondire
la descrizione tecnica del drone e delle
operazioni che è chiamato a svolgere.
Inoltre, è pur vero che si può usare un
drone prodotto in un solo esemplare,
ma il regolamento sconsiglia di
intraprendere la strada dei prototipi.
Sempre l’articolo 8 è perentorio: possono
essere rilasciate certificazioni di tipo
ristretto solo se è prevista la costruzione
in serie. Il che significa che un piccolo
drone può fare le stesse cose di uno
grande, sopra i 25 kg, solo se è costruito
in serie; se non lo è, avrà limitazioni
d’uso che lo renderanno meno
appetibile per il mercato. Insomma,
il gioco si fa duro. La creatività,
l’esperienza e la capacità dell’artigiano
non bastano, serve un approccio
industriale anche per le Pmi. 
DroneZine
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dell’associazione culturale
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