DRonEziNe La prima rivista italiana sui droni magazine Pubblicazione non periodica ricerca Con il drone sul vulcano legge tecnica cosa cambia con le regole enac eliche controrotanti e payload industria DRonEziNe -1 il primo quad certificato ® un solo modo di documentare il territorio ® www.flytop.it ® DRonEziNe - 2 EuroLink Systems Group sommario Rubriche 04 06 07 45 46 Editoriale I droni dei lettori Mappamondo Clic Contro editoriale Lavoro 08 16 18 23 24 Speciale regole Enac A Roma un salone dal Parrot al Predator Aermatica: il primo drone certificato Enac Dronarte, droni e restauri Il drone muratore Tecnica 26 28 Eliche coassiali per alto payload I segreti del Gps 18 24 Militari 32 Droni da guerra in Italia Applicazioni 34 Droni e disastri: rispetto per le vittime Ricerca 36 38 Un guanto per pilotare senza radio I droni studiano i vulcani Terza Pagina 42 38 Visioni dal futuro DRonEziNe - 3 editoriale la circolare che non circola I il regolamento privilegerà i big player e penalizzerà le pmi DRonEziNe - 4 l 22 gennaio l’Enac ha tenuto un workshop per illustrare i contenuti del nuovo regolamento sui velivoli a pilotaggio remoto, nel corso del quale ha affermato: «L’aspettativa che si è creata intorno al regolamento ha convinto l’Enac che era necessario iniziare a illustrare, prima ancora di avviare la consultazione ufficiale, i contenuti della circolare attuativa che rappresenta un tassello importante nel processo regolamentare». Vorrei soffermarmi in particolare sull’ultimo punto, cioè l’importanza della circolare attuativa. Il regolamento, pubblicato il 16 dicembre 201, diventerà operativo e ufficiale dopo 60 giorni dalla propria pubblicazione. Nello stesso regolamento ci sono specifici riferimenti alla circolare attuativa, un vero manuale operativo, che spiegherà nei dettagli come e dove presentare domande sia per le aziende che vogliano ottenere certificazioni, sia per i piloti che devono sottoporsi alla visita medica o conseguire un attestato di volo, sia per coloro che stanno già operando nel settore da anni e desiderano uniformarsi il prima possibile alla normativa, sempre che ne abbiano i requisiti. Riceviamo quotidianamente email e messaggi da questi operatori che svolgono attività di lavoro aereo, dopo aver investito decine di migliaia di euro e che da febbraio si trovano a terra per mancanza di linee guida e riferimenti. Questa spiacevole situazione viene negativamente amplificata dalla sensazione provata da tutti i partecipanti all’ultima tavola rotonda Enac: la seconda parte, che avrebbe dovuto essere dedicata al dibattito e alle domande (preventivamente approvate e selezionate) è stata ridotta in sostanza a una sola ora. E rimangono i dubbi sull’equità di un regolamento che da una prima lettura appare molto sbilanciato nei confronti di grosse aziende, che erano già in possesso di droni certificati e con permesso di volare in aree non segregate diversi mesi prima che uscisse la bozza del regolamento. Il ritardo di questa circolare che non circola ci fa temere che possa concedere un ulteriore vantaggio alle grosse aziende consociate penalizzando le piccole e medie imprese, confermando un antipatico fenomeno tipicamente italiano molto simile alle lobby. Ci piacerebbe essere smentiti, ma il tempo in questo caso non gioca a nostro favore e il danno oramai è fatto. Ci piacerebbe che le procedure e i protocolli semplificati ipotizzati per i piccoli velivoli sotto i 2 kg siano non solo parole al vento, ma conferme scritte nero su bianco, ben definite e certe. Ci auguriamo anche che questo regolamento non serva solo a riconvertire aziende aerospaziali in crisi facendo tabula rasa in un settore che oltre oceano promette migliaia di posti di lavoro. DRonEziNe - 5 i droni dei lettori Hai un drone di cui sei molto fiero? Posta la foto su www.facebook.com/Dronezine Il drone lunare di Michele Ruggeri Per giocare e per aiutare Sopra, una esercitazione di soccorso in montagna con droni del progetto europeo SHERPA (Smart collaboration between humans and groundaerial robots for improving rescuing activities in alpine environments). A sinistra, i partecipanti al contest agility per multirotori del G.A.T di Taranto. DRonEziNe - 6 Mappamondo Paesaggi dall’alto visti dagli occhi dei nostri droni Brescia di Andrea Supradyn Mox Tramonto di Nicola Pison DRonEziNe - 7 Le regole sono nate così a cura della redazione Al workshop organizzato a Milano da Dronitaly, l’Enac spiega la filosofia del regolamento per i droni: semplicità e sicurezza, prima di tutto «E ra assolutamente necessario intervenire con un regolamento per i droni» dice Enea Guccini, direttore standardizzazione e sicurezza dell’Enac. «Oggi la gente non ha percezione di quanto siano pericolosi: un drone che vola su una spiaggia viene visto come un giocattolo, ma se dovesse cadere un mezzo da 25 chili potrebbe fare danni enormi. Al primo incidente serio finiamo tutti sui giornali. La diffusione dei droni è tale per cui le forze dell’ordine continuano a interpellarci perché non sanno come comportarsi: possono volare o no? E se possono come, e dove? C’è chi ci chiedeva di metterli a terra tutti, ma che senso ha? Ormai è un movimento importante, e come sempre le norme seguono la tecnologia: qualcuno fa un invenzione e poi le normative cercano di stabilire diritti e doveri per chi le usa». Come definirebbe il regolamento Enac? Abbiamo ricevuto grandi apprezzamenti, abbiamo regolamentato la materia tra i primi in Europa e nel mondo, visto che la stessa FAA americana non regolamenterà ancora per anno almeno. Abbiamo concepito un regolamento semplice: ho letto quello francese, (Paese dove il settore dà lavoro a 1000 persone, mentre secondo le stime di Assorpas da noi sono circa 400), ed è estremamente complesso. Il nostro è molto semplificato e profondamente diverso dai consueti regolamenti aeronautici: in una ventina di pagine abbiamo concentrato tre livelli di attenzione, cioè l’operazione aerea, il pilota e il mezzo. Tre componenti, queste, che per gli aerei con pilota a bordo sono trattate a parte. E abbiamo anche inserito la sezione sugli aeromodelli, che riprende in gran parte le autoregolamentazioni che gli aeromodellisti si erano già dati, tralasciando le manifestazioni aeromodellistiche, che per legge e statuto sono di competenza dell’Aeroclub. Io penso che entro un anno lo rivedremo, per intanto il prossimo passo sarà quello di mettere online la modulistica per chiedere le autorizzazioni. Sarà semplice anche rispettarlo? In un contesto di crisi, abbiamo cercato di venire incontro alle aziende e all’industria. Per questo abbiamo scelto la strada della semplicità: per i droni sotto i 25 kg, che non volano in aree critiche, abbiamo deciso che basta un autocertificazione in cui il pilota dichiara di conoscere le regole. Nell’autocertificazione bisognerà indicare le esperienze e gli eventuali attestati professionali che si possiedono e, se non «Abbiamo condensato tutto in una ventina di pagine» DRonEziNe - 8 regole enac ci convince, possiamo anche respingerla. Siamo stati molto criticati per l’autocertificazione, ma teniamo conto che la sicurezza aerea è su tre livelli: al più alto ci sono i velivoli commerciali con passeggeri paganti, dove la priorità ovviamente sono le persone a bordo. Un secondo livello è quello di chi fa lavoro aereo, dove certamente la vita dei piloti è preziosa ma l’attenzione va più su chi è a terra, anche perché spesso il lavoro aereo si fa dove ci sono persone. Pensiamo per esempio a una missione antincendio o un elicottero che fa riprese televisive. I droni sono un terzo livello, dove le preoccupazioni per la sicurezza sono esclusivamente su chi è a terra, e l’eventuale perdita del mezzo aereo è più che altro una questione assicurativa. Per questo non chiediamo molto a chi opera dove non ci sono persone, anche se naturalmente le cose non sono mai in bianco e nero, e a meno che uno non voli nel deserto del Sahara è difficile che non ci sia davvero nessuno. Sempre per venire incontro alle aziende, non abbiamo reso obbligatoria la certificazione dei droni sotto i 25 chili, anche se incoraggiamo l’industria a certificarli lo stesso. Ora auspichiamo che anche per i droni accada quello che è successo per gli aerei, cioè che nascano facilitatori che guideranno le aziende ai percorsi di certificazione, scuole di pilotaggio e così via, che si riuniranno in associazioni di categoria, per far sviluppare il settore. In pratica, cosa è richiesto al drone per avere i permessi? Bisogna dimostrare che il link radio sia solido, che il pilota possa in ogni momento averne il controllo e che non possa precipitare per un “single failure”, per una cosa sola che vada storta: per esempio, un elica che si stacca, una batteria che cede, un motore bruciato. Non sono requisiti molto stretti. Una cosa che preoccupa gli operatori, oltre ai permessi, è la visita medica per i piloti: chi è su una sedia a rotelle non potrà usare un drone per lavoro? Certo che potrà, se ne ha i requisiti, quindi se non c’è rischio che stia male mentre pilota: a determinate condizioni, potrebbe anche avere una licenza di pilota commerciale. Dal punto di vista medico, ai piloti dei droni richiediamo un certificato medico di classe II, quello che hanno i piloti privati dell’aviazione generale. E per i piccoli droni cosa succederà? I droni sotto i due chili potranno avere grandi sconti sulla normativa e sulle assicurazioni, perché possono essere concepiti in modo da attutire la possibilità di fare danni: una pietra da due chili che cade da 70 metri può fare gravi danni alle persone, ma i piccoli droni possono essere concepiti in modo da andare in pezzi in caso di urto, e quelli alati possono essere costruiti con materiali molto leggeri senza masse concentrate, limitandone molto la pericolosità. Cosa pensano gli italiani dei droni? Una indagine Doxa per Dronitaly mette in luce che gli italiani hanno le idee abbastanza chiare sui droni: il 40% degli intervistati (un campione di mille persone) sa di che si tratta, e ritiene che possano essere impiegati in ambito civile per la protezione del territorio, controllo del traffico e sorveglianza delle frontiere. Ha mai sentito parlare di droni? Sì 29 Sì 40 Sì 51 No A cosa potrebbero servire? Protezione Protezionecivile civile Antincendio Antincendio Mappature Mappature Vigili urbani Controllo traffico Militare Videoriprese Videoriprese Militare Frontiere Frontiere Polizia Polizia Industria Industria Agricoltura Agricoltura Consegne Trasporto merci Gioco Gioco 0 10 20 30 40 50 60 Quanto ai rischi, il 47% delle persone teme per la privacy, praticamente tanti quanti pensano che aumenterà la sicurezza personale (46%). Solo un italiano su cinque ci vede pericoli per le persone (21%) o spreco di denaro e aumento della disoccupazione (19%). DRonEziNe - 9 il regolamento Enac a cura della redazione L’Authority aeronautica vara il regolamento per gli aerei senza pilota. La legge c’è, ma i dubbi restano aniatur maior saectium veleceatem que sitibus, sit quiasin umquas doloren istrum qui a evel ma num la volupta quistotatisi nonsent recatur, oditaecte con rerupidendi quae corum cum doloreratur secab ipis mo bero vel im quis .arum et it e as archili ctionsequos quunt arcia quate zin ped ma ne nos ea que ande incia cus aut que non eumoque .dr nonsed quiam, modit re velenimus eos eumwsita w prae ventio beris quae laut que voluptu w reicae ipsame vit officia tature, inis aut maxim ut et est, ne et, tempero vitatquam sintotat aut erro qui iniat vendaerum sequam nos rem. Atem eicabor ati in cumque remo et eosa quae. 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Ipsuntionse il et entum si ulloreius re voleniant estendita nimusda estoresto quis nimi, cuptatquidi dolorum dolorehent ad que none lignis in nobissimolor aut occuscienis consequam labo. Luptionsed eos eos nectatur aperum eicaessequi aut fuga. Videm quis modi ant ut quis qui restius a volor si dest, que cuscill itempor poremqu odipidesequi rem core quundebita volectur rest, ant hiciis rest rem utendi corest as mollupta volorum audipis ciuscie nitium, tem autatque et lat inis assequiat. Boratet qui comnihi llorum es eaquod quia eum facea eostibere voluptatem sunt officaeris ero eostotatur maiorro ventemp orerro quam eario disit dolorro ommolestiis dolorem. Ut enemporecea consecae prem abo. Itasperio dolessi- ti blaboreprae por as sitemqui conserum re ene sequi si in re, et minvelluptas ad quam, aut arum a dolorepti dolum eum faccat laborrum quis ipsanis in plabor aut facide nat ipsam, tem adigentio te pel et vitiassimus alis aci vel ma incipic totaque sae. 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Aborporum fugitas dolupti sciminctae nam faccullaccus dolupta tectatur, sunt ullabor erionse quunt, quosam as non pedia coriori andigenia volorestrum reperibus dolumque exceped et, que core doluptatint ene veria qui dolorem aut prerrovit abo. Itas accuptur, susaper ataecaest, as cor sunt lacero velenient, ut alitatus ario corum exerrore eum, od quos veleseque num quidisim idio cusdae et expelis expliciendel moluptas endio eataepe quo que prorit re rem rectet atem. Nam, si omnimod icilliqui di del entio maionse quatiis as ex etureceat hitatum qui blaccum reperibus. Icatem faccum voloribus. Ugit que verum vitasi sam hil ipsam fuga. Sit atiati alignatet fugiae ex explaudae landaestiam etusant, quidia sitaquidem fugit es ea con cus magnatene pratur? Quissit auda doluptas et iundit porest prature rferfer ciligni hitiissum dolore serchil is volessimpost fugiam sit et alia eium explab ium con prem reperum ut volorporem fugitaspitas dolum a nonsent, volorrovidus maximustia dolupta ectae. 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Sita nonsenis exercit, quis doloribus voloris rercit earum eumqui occaboribea nimin ni omnimos sitatem poresto rrorro blala dolute pos nimus, ut prehend itiaspi ssuntiu ntibus vernam, susa dunt et raepudantis autas et vel est, sitis serum evel ius aboressuntem exerumqui apicium ea dento blaborrum rem is si dipsam volut explignature corro omnimi, conse sitis il et, et ex eaquas doluptatiis velit, sin nonsequi dolenim invenis cusae restest, opta nam, sinctur itaturerro maxim quatquatum denesto dolut litas id minvelit, se poribus expelignimus nonsequunto magnimi, cus rendand iatemque endictur min rerate non nos ea non eum as et exerum si blati incitatur? Quid millat dolorporrum doluptas eos eiunt occabor sitaerumquam quia consed ut hiliqua tusandi dolenimporem hitatquae num solorei ctiossi ntisimporrum con non es rem. Vid molore, nim hicienducid quam ipsa suntibus. Nobis saperibusam si omnim as ex escita porem. Totat volendis vendio. 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Gendi toressin repuditiis dolum eos inus volora dit, tet hillitae enime rest jkcdwk m fremfe vv fv fv sv sdcvfdv fg th h yhj tyj tyj tj ukj uyk ik ykl «il drone deve essere assicurato per danni contro terzi» DRonEziNe - 15 Droni spaziali Luciano Castro (al centro) insieme all’astronauta Franco Malerba (a sinistra) e Marco Nardini (a destra), capo ufficio politica spaziale dello stato maggiore dell’Aeronautica. volare Un s alon e assicurati per il parrot e per il predator di Matteo Campini A maggio parte il Roma Drone Expo & Show, il primo salone aeronautico dedicato esclusivamente ai mezzi aerei a pilotaggio remoto maggio, i droni voleranno sulla capitale, in occasione di Roma Drone Expo & Show, che promette di essere «Una grande fiera dei droni, dal Parrot al Predator», ci dice il suo creatore, Luciano Castro (al centro nella foto), presidente dell’associazione Ifimedia e di Roma Drone Expo & Show. «Vogliamo fare una vera fiera dei droni, in cui trovino spazio i piccoli velivoli utilizzati per le attività ludiche o amatoriali, come anche quella sorta di astronavi multirotore che consentono le più disparate applicazioni professionali, fino ai grandi e sofisticati Uav utilizzati in ambito militare.» Dal Parrot al Predator, appunto. Il programma sarà articolato in tre aree principali: Expo, che vedrà la presenza degli stand delle maggiori aziende italiane ed estere specializzate nella produzione e vendita di droni o nella fornitura di servizi, oltre che degli Enti civili e militari che li utilizzano per le loro attività istituzionali; A DRonEziNe - 16 Workshop, con una serie di meeting, presentazioni, convegni, conferenze, in cui saranno affrontati i temi di maggiore attualità relativi al settore dei droni, anche in collaborazione con Università, Enti e Associazioni di settore e infine Show che vedrà un intenso programma di esibizioni in volo di vari modelli di drone, che potranno dimostrare al pubblico le loro capacità operative. L’evento si svolgerà a fine maggio in una prestigiosa location romana (sono in fase di definizione gli accordi in merito, ci dice Castro). «La manifestazione ha subito suscitato un notevole interesse tra gli operatori del settore: abbiamo già ricevuto segnali molto positivi dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac), dall’Aeronautica Militare e dall’associazione Assorpas.» Numerose le aziende industria che hanno già confermato la loro presenza con stand e droni (DronEzine sarà presente come media partner ufficiale). Anche la stampa non specializzata ha iniziato a parlare di questa iniziativa con titoli a effetto, come Roma invasa dai droni e Fuori di testa per il volo con i droni. «Li consideriamo di buon auspicio» conclude Castro. Castro, come mai lei si interessa ai droni? È solo l’ultimo capitolo di una passione per il mondo del volo che ha origini lontane. Fino all’età di vent’anni ho vissuto in un attico a Roma esattamente in linea con il corridoio di avvicinamento all’aeroporto di Ciampino: così ho iniziato a osservare e riconoscere i vari aerei civili e militari che sorvolavano il mio palazzo. Risale sempre all’infanzia la passione per lo spazio e l’astronautica, innescata dal primo sbarco dell’uomo sulla Luna nel 1969. Insomma, il volo – dentro e fuori l’atmosfera – è sempre stato una delle mie grandi passioni. E ne ha fatto anche una professione? Negli anni ’80 ho prestato servizio come ufficiale di complemento in Aeronautica Militare, tre anni indimenticabili trascorsi al 31° Stormo e poi allo Stato Maggiore. Nel frattempo sono diventato giornalista e ho iniziato a scrivere per gran parte delle riviste specializzate, fino poi a fondare e dirigere due testate nel settore spaziale. Mi sono poi dedicato a organizzare alcuni eventi culturali per importanti anniversari, ad esempio per il 50° del lancio del satellite Sputnik 1, il 40° della missione lunare Apollo 11 e il 20° degli astronauti italiani nello spazio. E quindi ora è il momento dei droni Tre anni fa, avevo notato l’arrivo in Italia del primo modello di Parrot AR.Drone: mi fu subito chiaro che il basso costo e la tecnologia facilmente accessibile avrebbero favorito la diffusione di questi piccoli velivoli radiocomandati tra il grande pubblico. E infatti, in poco tempo, è stato un vero boom. Alla fine dello scorso anno, ho deciso perciò che era il momento giusto per cavalcare l’onda e offrire ad appassionati e professionisti un’occasione di incontro e di confronto. E così è nato Roma Drone Expo & Show, il primo vero salone aeronautico in Italia dedicato esclusivamente ai mezzi aerei a pilotaggio remoto. Contatti Per seguire l’evento www.romadrone.it Per informazioni commerciali [email protected] Droni all’aeroporto di Grottaglie Lo scalo pugliese, a soli 4 km da Taranto, potrebbe diventare presto un sito dove testare i droni civili: è scritto nero su bianco in una nota dell’Enac, dove si legge che «nella specializzazione degli aeroporti lo scalo di Taranto-Grottaglie potrebbe costituire un asset strategico per il trasporto cargo nella Regione Puglia e nel Mezzogiorno d’Italia e al contempo porsi come piattaforma logistica integrata per lo sviluppo e la ricerca nel settore aeronautico, proponendosi, ad esempio, come luogo idoneo per i Test Range dell’aviazione e, non ultimo, per i mezzi a pilotaggio remoto». Oggi l’aeroporto tarantino è per lo più uno scalo merci, essendo visitato ogni due o tre giorni dal Dreamlifter, il Jumbo cargo modificato che porta fusoliere in carbonio del Dreamliner 787 allo stabilimento Alenia Aermacchi. Proprio per consentire decolli e atterraggi al superjumbo americano, di recente la pista è stata allungata dagli originali 1860 metri agli attuali 3.200. In compenso Grottaglie non è mai decollato come aeroporto civile, l’ultimo interesse di un certo peso risale al 2011, quando Air Italy (ora assorbita da Meridiana) aveva pensato di usarlo per tratte civili ma il progetto si è arenato di fronte alla concorrenza del più attrezzato aeroporto di Brindisi, ad appena 35 km. I droni potranno dare nuova linfa allo scalo pugliese? In teoria sì, visto che i test degli aerei senza pilota rientrano nel megaprogetto europeo Horizon 2020. Per Pierluigi Di Palma, ex direttore generale dell’Enac, pugliese di Grottaglie e protagonista dell’accordo sottoscritto a Roma dalla Regione Puglia e Adp insieme a Enac, Enav, Agenzia spaziale, Alenia e ministero dei Trasporti, «è un affare, che consolida ulteriormente la vocazione aerospaziale del sito e apre nuove prospettive, sia economiche sia occupazionali, straordinarie per un’area che deve fare i conti con problemi ambientali e industriali». Ma c’è anche chi, a cominciare dalla Camera di commercio, Comune e una serie di associazioni di Taranto che chiedono di aprire definitivamente lo scalo ai voli passeggeri e di droni e ricerca non vuol sentir parlare. Anche se di passeggeri da anni non se ne vede nemmeno l’ombra. DRonEziNe - 17 aermatica il primo drone con il bollino blu dell’ Enac di roberto foraboschi Parla la prima azienda italiana che ha ottenuto il permesso di volare anche nello spazio aereo non segregato I l fiore all’occhiello di Aermatica è Anteos Mini, un quadrirotore a passo collettivo dotato di sistemi automatici di gestione del volo che ha già diverse attività sperimentali alle spalle. E soprattutto può contare sul permesso di volo Enac anche per volare senza la segregazione dello spazio aereo. Risultati a cui Aermatica è arrivata dopo anni di lavoro, che hanno visto l’azienda in prima linea sia con l’Autorità Aeronautica che con altre organizzazioni e aziende del settore, anche attraverso l’associazione Assorpas, presieduta da Paolo Marras, direttore tecnico dell’azienda. Non suona strano che lei è presidente dell’associazione che si è seduta al tavolo Enac per stabilire le regole sui droni ed è anche direttore tecnico della prima azienda italiana approvata dall’Enac stessa? «Le cose stanno esattamente all’opposto» - spiega Marras. «Noi trattiamo con Enac da cinque anni, dal 2009, per ot- tenere i permessi per le nostre macchine. Siamo stati noi a spingere per la nascita dell’associazione, nata molto dopo, nel settembre 2012, in modo da aggregare altre realtà, oggi sono una settantina. A valle c’era questo lungo lavoro fatto da noi con Enac, lavoro pionieristico cominciato quando ancora nella comunità dei droni non c’era una massa critica. Quindi la mia presidenza in Assorpas è stata una conseguenza logica di questa esperienza, ma naturalmente Assorpas e Aermatica sono due cose completamente diverse e ci teniamo a tenerle ben distinte». il ceo Piero Refolo ci racconta: «Aermatica è attualmente impegnata nella gestione della produzione in serie del suo APR Anteos, dato che le nostre previsioni di vendita in Italia sono di circa 50 sistemi nel 2014. E nella realizzazione degli adeguamenti organizzativi ad essa correlati, in particolare nelle funzioni marketing, vendita e post vendita. Inoltre stiamo avviando alcune importanti collaborazione con dei partner industriali, e siamo tuttora alla ricerca di altre realtà, esistenti o di nuova costituzione, italiane e straniere, interessate a entrare in segmenti di fascia alta del set- «nel ii 2014 pensiamo di vendere 50 sistemi anteos» DRonEziNe - 18 industria Nessun conflitto d’interessi Paolo Marras, presidente di Assorpas, l’associazione degli operatori professionisti di mezzi aerei leggeri senza pilota e direttore tecnico di Aermatica. «Nessun conflitto di interessi» assicura. «Le nostre macchine sono le prime con i permessi Enac perché è da 5 anni che trattiamo con loro, da molto prima che nascesse Assorpas. Anzi, siamo stati noi a spingere perché venisse costituita». tore degli APR, che vogliano beneficiare di un supporto a 360° nello svolgimento della propria attività consentito da un operatore come Aermatica.» Dalla basilica ai pali della luce L’azienda è in fase di produzione del multicottero e ha alle spalle diverse sperimentazioni, in cui ha potuto dimostrare a Enac l’affidabilità del sistema. Diverse le attività che hanno visto coinvolta Aermatica nell’ultimo periodo, tra quelle concluse: analisi strutturali presso la Basilica di Collemaggio in Abruzzo per la valutazione di eventuali danni postsisma, indagini sui siti industriali di Enel per la valutazione dello stato di salute degli impianti e termografie su Velux Lab presso il Politecnico di Milano. «Anteos è in grado di compiere rilievi aerei termografici, secondo piani di volo automatici, tali da ispezionare le facciate degli edifici in modo assolutamente preciso e con risultati qualitativi che non possono essere altrimenti raggiunti da postazioni di ispezione poste a terra. La stabilità offerta dal sistema Apr Anteos nelle sue operazioni di volo con gimbal stabilizzati e in posizione di hovering, su determinati punti critici dell’ispezione termografica, offre risultati unici e di assoluta qualità» risponde Vincenzo Sa- cos'è lo spazio aereo segregato è uno spazio aereo di dimensioni definite entro il quale si svolgono attività che richiedono la riserva di spazio aereo destinato all’esclusivo uso di specifici utenti durante un determinato periodo di tempo: in pratica, il noleggio di una fetta di cielo dove nessuno può entrare. Per volare nello spazio aereo non segregato, cioè il cielo di tutti, drone e pilota devono ottenere i permessi. ponaro, Direttore Marketing di Aermatica, quando gli viene chiesto quale sia il valore aggiunto di Anteos rispetto ai sistemi tradizionali utilizzati nell’ambito della termografia. Il traguardo con Enac è stato raggiunto grazie al costante impegno di tutte le risorse dell’azienda che hanno permesso di sviluppare e gestire tutte le fasi previste per la realizzazione di un APR: dall’analisi preliminare e di definizione dei requisiti, alla progettazione complessiva del sistema, dall’integrazione dei sottosistemi necessari alla costruzione del prototipo, alle successive fasi di ingegnerizzazione e produzione del sistema. Terremoto Un Anteos Mini ispeziona la basilica di Collemaggio per verificare eventuali danni provocati dal sisma in Abruzzo. DRonEziNe - 19 industria Fattore umano Aermatica, tra dipendenti collaboratori, ha un team di circa diciotto persone, tra cui Samuel Sperindeo, ingegnere di sistema e pilota di Anteos, tra i primi a credere nel progetto, visto che è in azienda dal 2008, costantemente impegnato tra prove di volo, sviluppo di sistema e, in questi giorni, anche nelle sessioni di training dedicate ai dipendenti della nuova sede di Carbonia, in formazione a Gironico, che ha accettato di rispondere alle nostre domande. Quali sono le attività necessarie per la preparazione di una missione di volo? La gestione della missione richiede una corretta valutazione dello scenario, con l’identificazione dei rischi che caratterizzano l’area e l’interazione che questi possono avere con il volo. A ogni rischio devono essere associate delle misure di mitigazione, che consentano gestirlo. Il piano di volo deve essere definito preliminarmente in funzione dei re- a cosa serve il permesso Enac A seguito del Regolamento Enac pubblicato a Dicembre 2013, è stato disciplinato in Italia l’utilizzo del drone per attività di lavoro aereo, più correttamente chiamate nel Regolamento “operazioni specializzate”. Il Regolamento prevede, nel caso di APR al di sopra di 25 kg non costruito in serie, un permesso di volo, mentre per APR costruiti in serie, siano essi al di sopra o al di sotto di 25 kg, un Certificato di Tipo Ristretto. Entrambi rappresentano delle autorizzazioni, rilasciate da Enac, che attestano l’esito positivo di accertamenti effettuati dall’Autorità stessa sul prodotto e sull’organizzazione, finalizzate alla verifica che le operazioni di volo possano essere condotte con un livello di sicurezza adeguato. Ma perchè deve essere Enac ha rilasciare tali autorizzazioni? Per il semplice motivo che l’APR è un aereo, come sancito dal Codice della Navigazione, e in Italia tutto ciò che riguarda la sicurezza del volo è competenza di Enac. è necessario, quindi, dimostrare all’Autorità che il prodotto e l’organizzazione rispettino certi standard: il primo attraverso delle implementazioni tecniche che garantiscano l’affidabilità del sistema, anche in situazione di emergenza, il secondo attraverso le competenze dell’operatore che garantiscano la gestione sicura del mezzo. Processo oneroso, ma necessario. Oneroso non solo per gli operatori, ma anche per Enac stessa, dato che, a breve, dovrà far fronte ad una quantità elevata di richieste di autorizzazioni. DRonEziNe - 20 drone certificato industria Anteos Anteos è una famiglia di APR ad ala rotante, con architettura a quattro rotori e controllo del passo collettivo, che si colloca nella fascia small, fino a 20 kg di peso totale al decollo. Il sistema è sviluppabile in differenti taglie all’interno di tale fascia, tutte caratterizzate dalle stesse capacità di volo autonomo e con la possibilità di selezionare la modalità di funzionamento che meglio si adatta ai fabbisogni di flessibilità, maneggevolezza e capacità di carico della specifica missione. Anteos è industrialmente disponibile nella versione Mini, con un peso totale al decollo di 7 kg, ed è già stato sviluppato ingegneristicamente nella versione Micro, con un peso totale al decollo di 3 kg. Partner cercasi L’AD Piero Refolo: «Stiamo avviando importanti collaborazioni con imprese industriali». quisiti applicativi, affinché nessun aspetto logistico venga trascurato. Le operazioni pre-volo principalmente includono la dislocazione sul campo delle componenti del sistema, la valutazione delle condizioni ambientali, l’analisi dello spettro in frequenza utilizzato per le comunicazioni e la valutazione delle condizioni di ricezione del segnale Gps. Che capacità sono richieste per far volare un aereo pilotato da terra in sicurezza? Lo sviluppo della tecnologia è la storia della semplificazione degli strumenti che l’uomo utilizza per elevare i propri obiettivi. Così come il personal computer ha democratizzato l’utilizzo della “bicicletta della mente”, ora i sistemi robotici volanti sono lo strumento di democratizzazione del volo. Siamo all’alba di un mondo in cui la potenza computazionale, già da tempo a disposizione di molti, ora può sollevarsi da terra, elevando, non solo metaforicamente, gli obiettivi dell’utilizzatore. La funzione dell’uomo resta per questo imprescindibile, è l’unico che può adoperare lo strumento per realizzare grandi cose. Il pilota non è più a bordo, ma la sua funzione non di meno è indispensabile, affinché la missione sia eseguita in modo sicuro ed il risultato sia adeguato alle aspettative. Prima di avvicinarsi alla preparazione specifica, è consigliabile allenare le capacità di valutazione della distanza e dell’assetto mediante un qualunque piccolo elicottero giocattolo. La passione per il volo, infine, è un ingrediente ben accetto negli allievi piloti. DIAMETRO ROTORE 75 cm PESO AL DECOLLO Meno di 7 kg PAYLOAD Max 2 kg MOTORI Elettrici brushless BATTERIE LiPo AUTONOMIA Max 25 Minuti MODO DI PILOTAGGIO Manuale / Automatico (opzionale) RADIO LINK 2.4 Ghz FUNZIONI AUTOMATICHE Take off, Landing, Hovering, Safety Procedures, Way Point following DRonEziNe - 21 industria L’IMPORTANZA DEL POST-VENDITA Tra i vari aspetti valutati da Enac nel rilascio del permesso di volo c’è anche la valutazione dell’organizzazione, che deve essere in grado di assicurare sempre la sicurezza delle operazioni. A tal fine ricopre un ruolo fondamentale il concetto di “aeronavigabilità continua”, cioè la capacità di garantire che l’aereo mantenga, durante tutta la sua vita operativa, tutti i requisiti richiesti dall’Autorità durante il processo di autorizzazione. Ciò è possibile integrando nell’organizzazione quei processi, anche di post-vendita, in grado di assicurare tale condizione. Inoltre, nei prossimi anni, a valle del regolamento Enac diversi prodotti autorizzati saranno immessi sul mercato, quindi la differenza sarà proprio nel fornire non solo un APR con determinate caratteristiche tecniche, ma anche tutto un sistema di servizi connessi all’utilizzo del drone, come, ad esempio, la gestione tecnica dell’aereo, la manutenzione e la formazione. Saranno quindi importanti i modelli organizzativi, la struttura e la strategia aziendale, al pari di un qualsiasi altro tipo di mercato. Questo implica degli investimenti per le aziende costruttrici, che non dovranno limitarsi solo alla vendita del proprio prodotto, ma allo sviluppo di un’adeguata rete di assistenza e un supporto tecnico efficiente ed efficace. Questo approccio, specialmente in una fase iniziale come questa, permetterebbe anche di avere dei riscontri, dei dati Passo collettivo Dettaglio del meccanismo che cambia il passo delle eliche dell’Anteos Mini DRonEziNe - 22 e delle statistiche, la cui raccolta servirà a migliorare la sicurezza delle operazioni e le proprie prestazioni sul mercato, mirando quindi ad un miglioramento non solo dell’aereo in sè, ma anche dell’intero sistema. Vince l’organizzazione La corsa non sarà solo nell’essere in grado di proporre un quadrirotore o un esacottero ad alte prestazioni, con alta autonomia e affidabilità, ma anche di creare un modello di organizzazione vincente, in grado di aggredire i segmenti di mercato interessati, di garantire ai proprio clienti un post-vendita di qualità, con servizi sul posto e da remoto, cercando di soddisfare completamente le aspettative del cliente e i requisiti tecnici richiesti da ENAC. Un altro punto cardine, per meglio gestire tutti questi aspetti, sarà la costituzione di accordi commerciali tra aziende, al fine di integrare le competenze e avere un peso sul mercato maggiore, come conferma Refolo: «Aermatica valuta tra le opzioni strategiche, oltre alla crescita graduale interna, anche la possibilità di un’accelerazione del suo sviluppo industriale attraverso l’acquisizione/ partecipazione da parte di un gruppo industriale (europeo o extra-europeo) capace di valorizzarne il suo know how progettuale e produttivo integrandolo attraverso relazioni di mercato». L’era del drone è iniziata. Anche in Italia. DronArte I restauratori adesso volano all’interno di chiese e monumenti per vedere dove (e come) intervenire Luca Masali poi nella prima documentazione post operam di restauro della Volta dell’Aula centrale della Chiesa di Santa Maria in Montesanto, meglio conosciuta con il nome di Chiesa degli Artisti in Roma. Obiettivo principale, far conoscere allo spettatore i detperiamo che un giorno i droni ci permettano tagli delle superfici architettoniche prima e dopo il restauro e, di “mettere in sicurezza in volo” i nostri moperché no, il retroscena di superfici invisibili da terra che solo numenti prima del restauro, aumentando sia la noi restauratori e i professionisti del settore potevamo vedere. sicurezza dei passanti e dei lavoratori sia quella della struttura architettonica. E facendo anche risparmiare qualcosa al miQuale sarà il prossimo passo? nistero dei beni culturali» ci dice Luca Vincenzo Pantone, Vorremmo applicare dei sensori sui droni per evitare il rischio titolare di Pantone Restauri che si occupa della conservazione di collisioni con le superfici adiacenti; vorremmo un sistee restauro di opere d’arte in tutto il territorio Italiano. E contima automatico che ce le segnali quando il drone si avvicina nua: «Da circa un anno ho sperimentato diversi modi di opetroppo, un po’ come i sensori di parcheggio delle automobili. rare nella documentazione fotografica e video». In questo modo verrà sempre più garantita la sicurezza per i monumenti, ma anche delle persone, visto che se il drone E i droni come vi hanno aiutato? sbatte contro un affresco non solo danneggia la pittura ma c’è Al termine dei lavori mancava qualcosa che potesse dare il rischio che cada a terra. Insomma, grazie all’aiuto di promaggiore visibilità d’insieme alle opere architettoniche. Sofessionisti portiamo avanti un progetto in cui crediamo, dove prattutto, mancava la possibilità registrare lo stato di fatto di investiamo tempo e risorse, per migliorarlo e utilizzarlo allo monumenti prima dei lavori e documentare i lavori eseguiti scopo di conoscenza, catalogando e inventariando aspetti di su superfici non visibili da terra. La fotografia aerea “immersiopere d’arte “da un altro punto di vista”. va” era il tassello mancante. «S Come avete cominciato? Abbiamo conosciuto dei validi professionisti nel modellismo e nel mondo delle video riprese. Questo ci ha spinto a fantasticare sulle riprese aeree stabilizzate, ma in movimento: un apparente controsenso che ci ha diretti, giorno dopo giorno, alla ricerca della qualità d’immagine per mezzo di attrezzature specifiche, assemblate talvolta con nostre migliorie. Chi sono i vostri clienti? Eseguiamo riprese esterne ed interne per siti archeologici, paesaggistici e monumentali. Possono essere quindi interessati non solo i colleghi restauratori ma anche studiosi, soprintendenze e musei. Cosa possono fare i droni meglio degli esseri umani? Per esempio, ispezionare un cornicione pericolante di un prospetto, oppure monitorare la condizione di un affresco a una certa altezza, senza dover montare soppalchi per stimare l’entità dei lavori di restauro da fare: questo ci è sembrato un ottimo punto di partenza per l’utilizzo dei droni nell’Arte. Lo abbiamo chiamato Dronarte. Bel nome. Ma è futuro remoto o presente possibile? La documentazione dinamica aerea è diventata per noi reale già nel 2013 nella Chiesa SS Trinità degli Spagnoli in Roma e DRonEziNe - 23 Il drone muratore stefano orsi Ancora non possono usare cazzuola e filo a piombo, ma possono documentare lo stato dei lavori I droni sono oramai ampiamente utilizzati in svariati settori civili, dalle riprese aeree alla mappatura del territorio, non tralasciando l’ispezione aerea di cavi o oleodotti. Un semplice utilizzo, forse meno spettacolare dal punto di vista dell’appassionato di volo, ma molto efficace e utile, è quello che riguarda le riprese aeree e le foto nel mondo dell’edilizia. Specialmente negli USA, sono stati girati dei video promozionali per conto di agenzie immobiliari particolarmente agguerrite sul mercato per la vendita di ville e case da sogno, e il risultato decisamente interessante è visibile su molti video di YouTube. In attesa di una regolamentazione che sancisca in maniera chiara e definitiva il lavoro aereo nel Belpaese, abbiamo intervistato il titolare di Eyedrone, una azienda che diversi anni esegue ispezioni e monitoraggi. «Un partner ideale per studi di architettura e ingegneria», così definisce la propria attività Luca Sbisà. Un intervento mirato, senza richiedere costosi noleggi di gru o elicotteri full size, è praticabile ed efficace grazie all’ampia gamma di sensoristica applicabile sui piccoli e leggeri droni civili. «Equipaggiamo i droni con videocamere, macchine fotografiche digitali o strumenti tecnici come foto/video camere termiche o a infrarossi, che si rivelano essere il mezzo più appropriato per effettuare riprese aeree e scatti in volo per ogni necessità», prosegue il patron di Eyedrone. «Disponiamo di “Live-view Ground Station”, ossia postazione a terra con immagini in diretta delle riprese che si stanno effettuando e che permettono all’operatore video di interagire con il pilota e, ove presente, con il committente, tecnico o perito, per dare ai filmati il giusto valore tecnico.» Cosa ne fate delle immagini acquisite dai vostri sensori? Nella maggior parte dei casi, facciamo eseguire un rendering 3D. Grazie ai droni oggi le presentazioni delle future costruzioni edili sono ancora più realistiche. Si avrà una perfetta visione dell’impatto ambientale della struttura sul territorio. Sotto la supervisione e regia della Società di Rendering che «Grazie ai droni, i rendering in architettura e in edilizia sono ancora più realistici» DRonEziNe - 24 industria svilupperà il progetto 3D, si eseguono le riprese video in cantiere, sulle quali verrà montato il progetto creato da architetti o ingegneri. In volo sul cantiere Luca Sbisà di Eyedrone Non converrebbe in molti frangenti ricorrere a vecchi sistemi, quali gru o piattaforme elevatrici? In effetti, la domanda ce la siamo posta anche noi, ma abbiamo dedotto che, per le attività di Ispezioni e sopralluoghi, le imprese di ristrutturazione, piuttosto che gli amministratori di immobili o i periti assicurativi, frequentemente utilizzano piattaforme mobili o cestelli e personale qualificato al fine esclusivo di valutare i danni, causati da calamità naturali o da semplice deterioramento, prima di programmare i giusti interventi a tetti, facciate condominiali, camini, comignoli e monumenti storici. I nostri droni si rivelano essere i mezzi più idonei ed economici per avere in tempo reale un’esatta situazione dello stato della struttura da ispezionare. Nel caso di nuove costruzioni come possono tornare utili i droni civili? Servono, per esempio, a documentare lo stato dei lavori. Grazie al software di navigazione per “waypoints” installato sui nostri droni, riusciamo a fornire un rapporto dettagliato dell’avanzamento dei lavori all’impresa costruttrice. Con cadenza stabilita dal committente, eseguiamo lo stesso volo (rotta, altitudine, angolo di ripresa dell’obiettivo) sulla superficie da monitorare. Il risultato sarà un video o una serie di fotogrammi, che potranno essere montati in “time laps” da un’angolazione fino a ora mai vista, e mostrare l’esatta situazione nonché l’evoluzione di un cantiere edile. Attualmente non è possibile dotare il drone di cazzuola e filo a piombo, anche se ci sono diversi esperimenti di braccia meccaniche volanti in giro per il pianeta, comunque un ausilio sensibile a tutti i tecnici che si occupano di rilevamenti urbani potrebbe arrivare dalla liberalizzazione dell’utilizzo di mezzi a pilotaggio remoto in ambito urbano, usati con coscienza e professionalità. DRonEziNe - 25 Coassiali per alti carichi Giancarlo Comes Pesano e consumano meno degli ottocotteri flat e portano un 20% di carico in più. Ma occhio alle eliche Enim remporit faccuptae volorion repedio nserum reped quam faccabore culparunt poribus quibus que ma velenda ntemquo voloraepudi inulpa volectur aut aditas et omnihitem laccaboriae dolupta sitemporunt, ium dolecul lacepres dicitaqui core dolupti beatur, cus id quiam, nis et aribea nusae corio. Et endipicid molupta adiam fugit pa aut fugitatia aut et fugit eos sae labori nobis maionsed es non expereribus ditia dolest mintum, occabor ehendus anditas minci omnis a sum fugit, explaboria assequi assimag nihiliquae. Magniscit, optam illa doluptas dolupta tentem a solupta tquisse ditius. Ebis quodit autaspis eum ex ea quae dignimin rem deliquati delis si omnisqui beatur re re, solenis expel ium resedipit latecep tiisciatem et quo bernatem eturecum aute min es adi sum es quid ut remo con eosandanti nobis exerum fugia sim re, a aut labo. Sae am sunti sunturem facilicit, volorpor mil modicid ercitatquos por sinci utati ullandaes mi, quatur, od quaspelecto dunt re, sam accus etur auditaqui tem quatas acium quiatum estiunt ioratis et verum fugiatem dempelictat ilique delitate vero tem sum fugiat. Quiditio. Nam solumquiate nim intibus, occuptu repudaecae nobissimi, accum quis maximpore latur au- tet inctur aut as etureium ditaeprature illiquisit quam rerumquodit voloreri senis evel modit volorit ditatus andelent elent, nist aut esti ommollature pores nus endi ut quos que sinus dolestrum est et aut arum et quas ani dolo deliates esed moluptatqui dolupta dignien istias et dolor sunt laut facepudi omnihitectia nem. Ettque nule.i ma nonlaut ilibus sequi as vent unt, ut iderspiet fugias n i z serc hiligen ditatur reius minis int o dentiae name core ne r voluptatecae entis ilit, voluptatur?.dQuiberitatio dus. w Atur aute volor as dipsumewntibusam et veliquam eos w que secum aceario ex et res dest quis autem eiuritet enditaquo dolorum, opta dolum quibus untem fugit quo qui invellu ptatur aut el modis esequae sim volorepelit ex eat fuga. Odi volupta et enia voluptas dolorae sam debit, ute dernam aut ut et, voluptas et alitat pro veliqui blauda adistinulles eaque vereped mos aut officilique in cum, exceati aspiet lam, omniscia nullit, conetur sendelesciat la venis alia con cuptat il maionse quasitibusda quibus sinvernatin conserum velescium eture, sequi quidere dolores dicid es aliqui ut ut de ab ipsum voloreium qui verferi con nonsequam ute suscilis modi ut exceper uptatemodi aut fuga. Qui nobitia erferum andis sim aperem voloreiust latenes volupta tiberuptur maiore, quidebi squiaest es utemqui bea quiatur sunt as estent veliquo enihiti onsera earumet alit faci tem si dis rendam ulla pratesti sincta comniti cuptios explit quatiorempos molum quaepedit velestem. Qui ditas quis o t a i v r oc e s i r ies o t t u na n e bo t n b o c li a ag DRonEziNe - 26 Tecnica nonsequunt. Igenda cus eum dem explab ilit dis voloreh endita asimus, et ex expelit alit voloriatis as dempore ptiorei caectum qui nis sum volo qui verum conseque renis peraesed mostibusaest ari dolupti dolupti aut facipiet apid ex esequi dolupis accatur? Rum, illuptatium in nulligenimi, apiendit vent hicabore corro cor aut dolum qui quidebis es in consequ amusae natem anihil eos etust ellestium raes et ernate voluptatum int. Am eum ex eate vent reiunde llabo. Ut et explit, et esedit presto totatectas earci omnihil estet, totatur, odi blateseque volorum laborit, susciti asperum aut laborum ex ea non nis porro omnimust, sum res es as volupta ssiniet anditiatur, cum sandictum hilicium aceserum nobit reic tem que di sus et est am vitium sumentur mos etur rectiunt, con nis aditasiti to estiundundam etusaperum, sed que verundi cipsust, consequibus esti accum sectatur, oditibus, omnihictem. Acid quat quatis volor sa cumqui quiate in et lam audis min nobit volorunt. Et fugit, vollic tem escias dolorem sedi sequatur, omnissitia dolupta ssimus. Pudiorumqui quisimus ut vel ipsam eostrum undent mo conet eratur, none nonsed quaeriorit exeribeatus et fugia volore et, nam excesti sum aut et aut re velia cupta velluptas del ipsunt, ullam aruptas ra quia dem autem. Fugitat ecatiaepedit labor sitaqua musapediti que laboriatia comnihicita pligentur? Qui illes erepere que sam, quunt. Pudist, con ne si sum, incto et, vel evento beaque voluptis si dolendit accum restia saeptam usandam que con re volorereptas si qui ommod maio denisci psaestiunto t vitem enis re, que premporum anda nimperc e.i ilibeatur re n i z nus est velis mi, consed quis eos magniti ne amento expelio quam, ommolup tatam, volupicabo. Et laborei ciaectem .dr w quos expla dolorumquam wsequibe ritestia peratis eliberi busdae nullauta explatwvolestes as cumqui odipsusam natem aut litia quas dollorpore min re nestiatiatum sequas mosam, temo milliqui rem voluptam, core eos vent endigenita net omnitinieni resequi bererio nsequibus ut la volecullant lam, nempore strunt, quas re, autem. Luptio omnihil lanistio vollendae optius autem. Ut voluptat estia dolo test laborum re nos as estiuntus expelendae sapisciates at. Sequos et estius alisque quae evellaut et officiliquo eatem quidunt voluptat laudigende omnis experat anto o t a i v r oc e s i r ies o t t u na n e bo t n b o c li a ag pro Efficienza Leggerezza Contro scelta eliche difficile Campo visivo della telecamera DRonEziNe - 27 I segreti del gps Stefano Orsi Il satellite è un validissimo aiuto, ma non possiamo affidarci totalmente alla tecnologia e dobbiamo essere sempre pronti a prendere i comandi O rmai lo troviamo dappertutto: nei cruscotti delle auto, nei telefonini, ci indica la strada di casa e ci dice dov’è la pizzeria più vicina. E naturalmente porta a spasso nel cielo il nostro drone. Stiamo parlando del Gps, che ha accompagnato i primi passi dei droni militari prima e quelli civili poi, favorendo la navigazione autonoma o semi autonoma. Gps significa Global Positioning System, sistema di posizionamento globale. Nasce negli anni ‘70 per sostituire un precedente sistema di navigazione voluto dagli Stati Uniti che ne gestivano e controllavano il funzionamento e l’accuratezza. Dotato inizialmente di una rete di 24 satelliti, diventò operativo a meta degli anni ‘90. Le differenze tra la versione militare e quella civile erano chiare e rivolte a cautelare un uso improprio di un sistema che per- metteva con buona precisione di piazzare missili teleguidati su obiettivi inermi. Il sistema dedicato al settore civile aveva una approssimazione di 100-150 metri con una degradazione del segnale inserita proprio per evitarne un uso improprio da parte di flange terroristiche o stati nemici. Negli anni 2000 tale degrado fu diminuito e la precisione anche per usi civili fu ridotta a 10-20 metri. Oggi si dice che il grado di accuratezza dei due sistemi, militare e civile, sia il medesimo e che le differenze siano solo negli algoritmi utilizzati e la robustezza del segnale ricevuto, nei sistemi militari la posizione è determinata con una precisione dell’ordine qualche centimetro e in quelli civili di qualche metro. Senza entrare troppo nei dettagli, il Gps richiede la ricezione dei segnali emessi da certo numero di satelliti (più sono quelli ricevuti e meglio è, comunque non meno di 4). Il Gps ricava le coordinate usando la trigonometria, che richiede la conoscenza di angoli e distanze. La distanza tra satellite e ricevitore viene calcolata misurando il tempo che ci mette il segnale del satellite ad arrivare al ricevitore; le onde radio si muovono alla velocità della luce, quindi ogni mille- Non basta agganciare tanti satelliti, serve anche un buon allineamento segnalato dal valore hdop DRonEziNe - 28 Tecnica simo di secondo equivale a 300 chilometri di distanza tra il nostro drone e il satellite. Trasformare in metri o centimetri i milionesimi di secondo richiede orologi di estrema precisione. I satelliti hanno a bordo orologi atomici, e il segnale che trasmettono sostanzialmente è l’ora esatta, anzi esattissima. Il Gps del nostro drone confronta l’ora del suo orologio con quella che riceve dai satelliti, e il gioco è fatto: grazie alla differenza tra l’ora locale del drone e quella del satellite in teoria è facile calcolare la distanza dei satelliti rispetto al drone. Cioè, sarebbe facile se il nostro Gps avesse anche lui un orologio atomico, ma naturalmente non ce l’ha, sennò costerebbe milioni di dollari e non una manciata di euro. Quindi il clock del ricevitore Gps deve essere sincronizzato con l’aiuto di un quarto satellite; ecco spiegato l’arcano del perché per la trigonometria basterebbero tre satelliti a calcolare la posizione esatta del nostro drone, ma nella pratica il minimo è quattro. Ed ecco spiegato anche perché all’accensione il Gps non è per nulla preciso: prima di poter dare coordinate affidabili deve avere il tempo di sincronizzare il suo orologio. Quanto agli angoli, l’altra informazione indispensabile insieme alla distanza per ricavare la posizione, è più semplice da ottenere: le orbite dei satelliti sono note con estrema precisione, e basta ricevere via radio le tavole delle effemeridi che dicono al ricevitore Gps dove esattamente sono nel cielo i satelliti che riceve, e da qui si ricavano facilmente gli angoli. ma da solo non basta L’utilizzo del Gps per la navigazione o per lo stazionamento dei velivoli a pilotaggio remoto UAV / UAS a uso hobbystico o professionale è insostituibile. Quasi tutte le centraline di controllo dotate di tutte le sensoristiche più classiche quali giroscopi, accelerometri, barometri, bussole elettroniche sono corredate di antenne Gps per elaborarne il segnale ricevuto. La sola ricezione del segnale Gps non basta a mantenere la posizione fissa del drone con la prua orientata verso un obiettivo da riprendere, ma il magnetometro gli viene in aiuto per correggere micro errori e per le prime fasi di movimento dello UAV. Proprio come accade in auto, appena abbiamo inserito la destinaziuone nel Gps il navigatore non può indicarci una direzione finché non percorriamo almeno qualche metro. Il numero dei satelliti ricevuti è importante per avere una buona precisione, in teoria potrebbero bastare tre satelliti per determinare la posizione sui due assi, ma per un calcolo preciso delle coordinate ne servono almeno quattro. Se vogliamo anche la quota, cioè l’asse Z, dobbiamo agganciarne almeno cinque. Va detto che la lettura della altitudine non è molto precisa e per il mantenimento statico della posizione molti algoritmi delle centraline di bordo correggono la lettura grazie a un classico (ma preciso) sensore barometrico. Il pressostato potrebbe avere qualche problema in caso di turbolenze derivate dal flusso delle eliche o dallo spostamento del drone, per cui è sempre buona norma proteggerlo con spugnette apposite. Inoltre variazioni di pressione dovute a cambiamenti meteorologici variano la lettura e di conseguenza il sistema potrebbe pensare di essersi alzato o abbassato rispetto al suolo. Il Gps non è preciso nel calcolo della quota, ma se questa imprecisione viene corretta con l’aiuto di un sensore di pressione dà ottimi risultati, producendo droni che sembrano veramente immobili come quadri appesi al muro. Mission Planner Una schermata del software per impostare una rotta automatica per droni, passando attraverso quattro waypoint. DRonEziNe - 29 Tecnica Come abbiamo visto, per ricavare la posizione bastano quattro satelliti (tre per la trigonometria, uno per correggere l’orologio di bordo del nostro ricevitore Gps), ma se i satelliti sono di più si possono correggere meglio gli errori e avere una lettura più precisa. Ma anche gli angoli sono importanti, e non basta leggere molti satelliti se poi sono tutti nella stessa fetta di cielo, e quindi gli angoli sono molto simili; grazie ai moderni Gps si arriva facilmente a leggere 8 /12 satelliti, ma per sapere se ci servono davvero è importante il valore HDOP (Horizontal Diluition Of Precision), un parametro che indica quanto sia buona la geometria dei satelliti utilizzati dal ricevitore per fare il fix. Se per esempio il drone stesse attraversando una vallata molto stretta, potrebbe ricevere 5/7 satelliti, ma sarebbero tutti esclusivamente sopra al proprio azimuth creando di fatto una imprecisione sulle coordinate di latitudine e longitudine. Tale situazione infausta viene misurata e descritta proprio dal valore HDOP. Solitamente tale parametro deve essere inferiore a 2 (ottimale 1,2 ~ 1,5) per garantire una lettura corretta della posizione. Attenzione alle frequenze video Alcuni video operatori utilizzano trasmettitori video su svariate frequenze, molte delle quali non legali in Italia, ma di libero uso in altri paesi. Ma, attenzione, il segnale Gps lavora approssimativamente sui 1500 Mhz e sui 1200 Mhz. Occorre quindi utilizzare trasmettitori video che non siano nelle immediate vicinanze e nemmeno su bande inferiori le cui frequenze spurie in terza armonica possano ricadere sul ricevitore Gps. Disturbi momentanei del segnale Gps Essendo segnali radio, può accadere che il segnale Gps decada naturalmente, a causa di una variazione dello spettro elettromagnetico, producendo fastidiosi Gps glitch, ovvero buchi con valori casuali di segnale che confondono il ricevitore sopratutto gli algoritmi di decodifica. Molfirmware utilizzati nei droni stanno seriamente iniziando a considerare questo fastidioso problema che potrebbe causare direzioni errate di navigazione, mantenimento errato della posizione o della quota, per non parlare di movimenti non desiderati verso destinazioni ignote. tip & tricks Suggeriamo di lasciare acceso il drone e il sistema Gps per svariati minuti prima di un decollo e di verificare sempre il numero dei satelliti ricevuti e la bontà del segnale Gps prima di ogni missione. Durante la normale attività, impostate sempre un alert sul sistema di telemetria che annunci visiva- DRonEziNe - 30 mente e acusticamente l’insorgenza di una mancanza o di un degrado del segnale Gps. Ricordiamo che il nuovo regolamento Enac, valido per i doni civili in Italia, prevede che il pilota di un sistema remoto possa in ogni momento riprendere il controllo escludendo tempestivamente il volo automatico. Il Gps è un validissimo ausilio nelle attività di pilotaggio remoto, un aiuto nella navigazione o come sistema di sicurezza per far atterrare il drone in una area predefinita in caso di avaria inaspettata. Non bisogna però appoggiarsi solo ad esso perché come abbiamo visto il sistema è fallace o lo potrebbe diventare improvvisamente. Non consideriamo nemmeno l’ipotesi che qualche malintenzionato possa aver acquistato un sistema disturbatore delle frequenze (jammer) usate dal Gps; sono apparecchiature che si trovano in libera vendita su internet al modico prezzo di 500 euro. Non consideriamo neppure l’ipotesi che qualche terrorista possa sovrascrivere i segnali dei Gps per far dirigere il nostro drone verso altri obiettivi; questa idea è da ritenersi più credibile in ambito militare, dove tra l’altro stanno studiando sistemi ridondanti e codificati proprio per scongiurare questo pericolo. Intanto sono in corso di sviluppo sistemi di navigazioni alternativi a quello militare statunitense, come il Glonass russo o il progetto europeo Galileo che garantirà una indipendenza del nostro continente almeno su quel fronte. Nella speranza che ora dovrebbe essere più chiaro il significato di quel led rosso lampeggiante situato dietro al nostro drone, auguriamo buoni “fix” a tutti. e ti Onboard Un modulo Gps montato su un ottocottero semiprofessionale. Le aziende informano COPERTURA ASSICURATIVA DI RESPONSABILITA’ CIVILE PER L’IMPIEGO PROFESSIONALE DI DRONI CONTRAENTE Società o ditta individuale con partita IVA. COMPAGNIA DI ASSICURAZIONE Primaria Compagnia di Assicurazione sul mercato nazionale e internazionale. RISCHIO ASSICURATO Noleggio e impiego di droni con pilota a terzi per produzione video e riprese aeree per: Riprese Emittenti Tv e broadcast; Riprese Eventi e spettacoli; Riprese Sicurezza e controllo; Ricerca di persone scomparse; Fotogrammetria; Rilevazione topografica; Rilevamenti termografici; Agricoltura di precisione; Rilevazioni di aree inagibili; Reti dati per centrali operative; Telerilevamento; Laser scan; MASSIMALI DI GARANZIA L'assicurazione vale fino alla concorrenza complessiva, per capitali, interessi spese, di Euro 1.500.000,00 per ogni sinistro, ma con il massimo di: - responsabilita' civile verso terzi (R.C.T.) Euro 1.500.000,00 per ogni persona che abbia subito lesioni e di Euro 1.500.000,00 per danni a cose o animali; - responsabilita' civile verso prestatori di lavoro (R.C.O.) Euro 1.500.000,00 per ogni persona che abbia subito lesioni. e FRANCHIGIE RCT: Franchigia minima per ciascun danno a cose: € 1.000,00- nessuna Franchigia per lesioni a terzi; RCO: Franchigia fissa per ciascun danno biologico a dipendenti € 2.500,00; CONTEGGIO DEL PREMIO Parametro conteggio del premio: Fatturato Premio lordo minimo annuo € 1.500,00 ** Le condizioni suddette sono enunciate in modo sommario, per maggiori approfondimenti si rimanda al fascicolo informativo e alle condizioni generali di assicurazione. Per maggiori approfondimenti e per sottoscrizione polizze: Ufficio Tecnico CABI Broker di Assicurazioni srl Dott. Marco de Francesco Tel. 049-8700638 Int. 606 Tel. 049-5919112 Sede Legale e Operativa 35127 Padova • Via Vigonovese 115 Tel. 049.870.06.38 • Fax 049.870.3829 Sede Amministrativa e Operativa 24121 Bergamo • Via T. Tasso, 79 Tel. 035.22.64.17 • Fax 035.23.55.80 Capitale Sociale € 10.400,00 R.I. di PD 27097 • CCIAA PD 203155 Numero Iscrizione R.U.I.: B000064108 C.F. 01112130263 • P.I. 02094430283 www.cabibroker.com E-mail: [email protected] consulenza assicurativa e gestione sinistri gratis solo per i lettori di DronEzine droni italiani Luca masali L’Italia è stato il primo Paese europeo a dotarsi di droni militari. I nostri sono tutti disarmati, ma... A nche l’Italia ha i suoi droni militari. Non solo li produciamo, come il Piaggio Hammerhead, ricognitore militare di grosse dimensioni derivato dal P180 Avanti, e li vendiamo all’estero (un affare importante è stata la vendita di 25 Selex Falco al Pakistan di Musharraf) ma li acquistiamo anche: abbiamo una flotta di 12 Uav, di cui 6 Predator e sei Raptor, costata 380 milioni di dollari, con la prima consegna nel 2004. L’Italia, dopo la Gran Bretagna, è stato il primo Paese europeo a dotarsi di droni militari, finora disarmati e usati solo per ricognizione. Una situazione destinata a finire presto, almeno secondo il Wall Streeet Journal, che parla esplicitamente di “aggiornamento” a base di missili per i nostri droni: “il trasferimento di veicoli militari e armamenti all’Italia proteggerà non solo i militari italiani, ma anche quelli americani e di altri Paesi alleati”, riporta il quotidiano newyorkese senza citare la fonte. Ma almeno fino al maggio scorso la questione armi si era arenata, sollevando le proteste italiane e la minaccia di procurarsi altrove missili e tecnologie, o magari di realizzarle in proprio: lo scorso novembre l’Italia ha siglato un accordo con Germania, Francia, Spagna, Grecia, Olanda, Polonia e Gran Bretagna per varare un programma militare comune che porterà allo sviluppo di un drone militare entro il 2020. Anche se non ci è chiaro per cosa dovrebbero servire le armi ai nostri droni; l’Italia non ha certo intenzione di usarli per gli omicidi mirati, come ha fatto l’amministrazione Obama, prendendo una strada eticamente discutibile e politicamente disastrosa. Guerra e paCE In effetti, i droni italiani sono impegnati in missioni pacifiche, almeno a quanto è dato di sapere: alcuni Predator dislocati nella base di Amendola (vicino a Foggia) nel 32° stormo servono a dare supporto alle truppe italiane in Afghanistan. Hanno avuto il battesimo del fuoco in Iraq nel 2005, in occasione delle prime elezioni del dopo Saddam, e ci sono restati fino al 2006, accumulando più di 1600 ore di volo in oltre 250 missioni, sempre senza armi a bordo (e questo ha dato qualche dispiacere ai militari, che si sono visti sfilare sotto il naso gli organizzatori di un attentato a Bakwa, che il drone italiano ha visto ma non ha potuto ingaggiare essendo disarmato). Le prime missioni dei Predator italiani sono iniziate nel 2005 in iraq: 1600 ore di volo in 250 sortite DRonEziNe - 32 Militari Poi hanno volato nel 2011 nelle azioni di guerra in Libia, ma solo indicando agli americani gli obiettivi da colpire; i droni italiani hanno partecipato alle operazioni umanitarie Mare Nostrum, per la ricerca dei barconi di immigranti in difficoltà, e dato una mano non armata ai francesi in Mali. Dal 17 gennaio scorso, nella base aeronautica di Camp Arena a Herat, in Afghanistan, c’è un nostro Reaper. L’Italia dei droni militari cresce rapidamente, tanto che la base di Sigonella, in Sicilia, sta diventando una delle più importanti basi logistiche per i droni militari statunitensi, a cominciare dai Grumman Global Hawk, e sempre qui nascerà il sistema AGS – Alliance Ground Surveillance che fornirà ai Paesi Nato capacità di intelligence, sorveglianza e riconoscimento a supporto dell’intero spettro delle operazioni nel Mediterraneo, nei Balcani, in Africa e in Medio Oriente. Tre Falco di Selex sono operativi in Congo (su cinque acquistati dall’Onu), nella regione orientale del North Kivu, al confine con il Ruanda, per tenere d’occhio i movimenti dei gruppi armati antigovernativi e gli spostamenti delle popolazioni civili: il Falco, prodotto da Selex Finmeccanica, ha una automonia di 12 ore a un raggio di azione di 250 km, ideale quindi nelle missioni di sorveglianza a grande distanza, può trasportare un carico utile sino a 70 kg, ha una apertura alare di oltre 7 metri e un peso di 420 kg. Ma l’industria e le forze armate italiane non pensano solo ai grandi droni, c’è molto interesse anche su quelli piccoli, come The Owl, la civetta, questo il nome tattico assegnato al drone a pilotaggio remoto Strix-C che ha vegliato sul riposo dei “Fucilieri dell’Aria” dell’Aeronautica Militare in stanza a Camp Arena. La civetta con le stellette Questo nuovo assetto permette di sorvolare un perimetro abbastanza ampio e a centinaia di metri d’altezza, fornendo immagini in tempo reale e registrando con i suoi sensori ogni movimento sospetto. La sua attività viene svolta con particolare efficacia specialmente nelle ore notturne, approfittando della silenzionsità garantita dal motore elettrico alimentato da due batterie. Dal peso di 8 kg circa e con una apertura alare di circa 3 metri, il drone a pilotaggio remoto (APR) viene comandato da due operatori. Con il recentissimo raggiungimento della piena capacità operativa (FOC – Full Operational Capability), lo STRIX-C, silenzioso e difficilmente individuabile, ci ha permesso di incrementare la sicurezza di Camp Arena; i suoi sensori, infatti, ci consentono di perlustrare la zona circostante, rendendo al contempo più sicuro il percorso delle nostre pattuglie che operano giorno e notte all’esterno della base”, ha detto il Capo di Stato Maggiore della Forward Support Base, il tenente colonnello Alberto Surace. Selex Falco il Falco, prodotto da Selex Finmeccanica, ha una automonia di 12 ore a un raggio di azione di 250Km, ideale quindi nelle missioni di sorveglianza DRonEziNe - 33 Rispetto per Le vittime stefano orsi Inondazioni, tifoni, terremoti non sono uno spettacolo da postare su Youtube ma un’ occasione per dimostrare la versatilità dei droni A ogni catastrofe ambientale, che siano inondazioni, maremoti, tifoni, smottamenti, tempeste di neve o freddi polari, i droni si levano in volo come avvoltoi: nel maggio 2012, durante il sisma che ha colpito la regione Emilia Romagna, i telegiornali erano pieni di riprese aeree fatte in piccola parte da elicotteri, e per la maggior parte da droni civili e mezzi hobbistici. In situazioni del genere, al fine di evitare di mettere a repentaglio inutilmente le vite umane, l’utilizzo dei droni non ha Liguria Una foto che ha fatto il giro del Web: il treno bloccato dalla frana ad Andora DRonEziNe - 34 solo valore documentale, ma anche pratico: valutare i danni, la viabilità, lo stato delle infrastrutture minacciate dalla furia degli elementi. E i droni dovrebbero avere un peso sempre maggiore a supporto di molte unità delle Protezioni Civili di tutto il mondo. Visto che i droni costano molto meno degli elicotteri è capitato che le testate giornalistiche, anche quelle di importanza nazionale, affidassero a giovani imprenditori la scelta delle immagini da riprendere: «va bene tutto basta che mi porti un pezzo in redazione». tra sciacallaggio e cronaca Alcune start up, e molte imprese individuali, si sono dunque proposte alle emittenti regalando i loro video in cambio di un poco di pubblicità e, per i più fortunati, scroccando un’intervista. Nulla di male in questa pratica, è di una operazione più che lecita e ben nota a fotografi e giornalisti free lance. Però è labile il confine tra documentazione e sciacallaggio giornalistico: i giornalisti professionisti che si occupano di immagini sanno bene quali sono i paletti che l’etica e la deontologia mettono al loro lavoro, i volonterosi fotoreporter alati improvvisati non ne hanno la minima idea. Così in questo periodo in cui esondazioni, frane e alluvioni sono all’ordine del giorno, vediamo continuamente filmati di operatori video dotati di droni (oramai è diventato un must-have) che realizzano montaggi di tutto rispetto, professionalmente parlando, applicazioni a parte il sempiterno logo aziendale in sovraimpressione. Ma ci sono casi in cui mlo spettacolo prevale sia sulla cronaca sia sugli elementari diritti di chi nell’alluvione ha perso tutto: abbiamo visto video che sembrano spot pubblicitari, con sequenze a tempo di musica e introduzioni dalle grafiche spettacolari e molto accattivanti. Tutto molto bello, tutto molto professionale se non fosse che le riprese riguardano famiglie senza più una casa dove vivere, appezzamenti agricoli mandati all’aria dalle esondazioni di fiumi, allagamenti di cantine e garage contenenti provviste e scorte alimentari, situazioni di vera emergenza in aree dove è stato richiesto lo stato di calamità naturale. Questi cortometraggi realizzati come se dovessero partecipare all’ Academy Awards nella categorie stabilità e montaggio, con musiche apocalittiche e coinvolgenti hanno fatto rizzare i capelli a tante persone colpite in prima persona da questi disastri ambientali che vedono in queste attività solo speculazioni approfittando delle disgrazie altrui: basterebbe poco, basterebbe provare a mettersi nei panni di chi si è trovato con l’acqua al tetto o con la casa ridotta a un cumulo di macerie e chiedersi se la colonna sonora di “Apocalypse Now” sarebbe gradita a documentare la propria tragedia personale. Possiamo, dobbiamo dare una mano Non viene chiesto ai professionisti del settore di essere meno creativi nell’uso delle immagini, ma solo di usare un poco di garbo nelle riprese di argini rotti, alluvioni, abitazioni allagate e via discorrendo. È proprio in un contesto simile che l’uso di mezzi leggeri, veloci e pronti al decollo in meno di 10 mi- nuti potrebbe essere di grande aiuto alle autorità impegnate a controllare e verificare le emergenze, deve essere loro chiaro che si deve di preferire un drone civile rispetto a un velivolo tradizionale, e non apparire come dei dilettanti allo sbaraglio pronti a tutto pur di ottenere qualche clic in più su YouTube. Dobbiamo dimostrare che l’uso di un elicottero o di un aereo full size, tralasciando il discorso economico, potrebbe essere relegato solo nei casi nei quali ci siano vite umane in pericolo e liberando il campo, anzi il cielo ai velivoli a pilotaggio remoto che potrebbero svolgere semplici attività di monitoraggio e supporto aereo in contesti che non permettano agli operatori di avere una visuale completa del settore in emergenza. Pensiamo al solo impiego di piccoli UAV con a bordo termo camere in grado rilevare, grazie ai raggi infrarossi, il calore corporeo e individuare corpi nascosti o intrappolati da macerie o sepolti sotto neve e fango. La buona volontà non basta. Bisogna prestare attenzione, è capitato negli Stati Uniti e in Australia, ma sicuramente tante volte anche da noi, che amatori o professionisti delle riprese aeree troppo intraprendenti abbiano di fatto ostacolato i soccorsi con voli non autorizzati e non concordati. Più che andare alla ventura dovremmo mettere a disposizione dei soccorritori il nostro operato e le nostre attrezzature, se possibile gratuitamente, ma sempre concordando le attività di supporto aereo con la Protezione Civile. Droni? No, grazie. Un volenteroso cittadino voleva dare una mano alla Protezione Civile americana durante l’esondazione del fiume Colorado, ma le autorità l’hanno messo a terra: interferiva con gli elicotteri full size dei pompieri. DRonEziNe - 35 Volare Con il GUanto A cura della redazione Il vulcanico Giuseppe D’Angelo, “Pipposoft” sul Web, ne ha inventata un’altra delle sue: un guanto per guidare un drone. Senza radio «M i chiamo Giuseppe D’Angelo, vivo in provincia di Napoli, ma sul Web mi conoscono tutti come Pipposoft. Ho quasi mezzo secolo, e la passione dell’elettronica oramai scorre nelle mie vene.» Tecnico di professione, modellista per passione, così si presenta l’inventore del guanto di pilotaggio. Un guanto per portare a spasso nel cielo droni (ma anche aeromodelli) semplicemente usando la mano, senza stick e senza radio. Una cosa che sa di magia più che di scienza. «Era un po’ di tempo che avevo in testa la possibilità di creare una nuova interfaccia uomo-modellino. E detto fatto, un po’ di sensori, un microcontrollore, qualche riga di codice e un elastico per tenere il sensore sul dorso della mano... E sorpresa, funziona!» Sì, ma come funziona? il microcontrollore legge i dati dai giroscopi, corregge errori comparandoli con gli accelerometri e filtrandoli digitalmente e “confeziona” tutto in un treno di impulsi con standard PPM, un linguaggio che oramai tutte le radio accettano dalla porta Allievo/Maestro. I primi test, i DRonEziNe - 36 primi settaggi, li abbiamo fatti con un banalissimo elastico, che però non era mai solidale, e soprattutto non si poteva guardare. Così siamo passati subito a un supporto un poco più serio, un guanto di protezione di quelli che si usano per fare skating. E così nasce il Guanto da Pilotaggio Sì, ma è stato un percorso lungo. La prima cosa che abbiamo fatto è stata mettere il controllo Pitch e Roll per controllare un multirotore, vabbé, oggi è di moda chiamarli droni. Poi man mano, e con l’aiuto di amici e di piloti, ne ho migliorato la reazione, dosato i comandi, centrate le finestre biometriche e aggiunto il terzo asse, l’imbardata (o YAW come dicono gli americani): insomma, il timone di direzione. Ho testato per l’ennesima volta il guanto anche su un aeromodello, eseguento acrobazie semplici come looping e tonneaux. Funziona tutto alla perfezione. Yaw, Pitch, Roll... Manca il gas, se non sbaglio Implememtare il controllo dell’altezza (se parliamo di multirotori), gas o motore (se parliamo di aerei o altri modelli) è stata la sfida più difficile. Bisognava inventarsi qualcosa, e gli amici al campo non mi hanno fatto mancare i consigli. Momentaneamente a corto di idee per la gestione della quota-gas, ho chiesto un po’ in giro e tra tante proposte, più o meno assurde, inizialmente ne avevo scelta una più fattibi- Ricerca le e funzionale delle altre: volendo lasciare tutte le funzioni su un’unica mano, ci resterebbe libero lo snodo braccioavanbraccio o le dita, quindi avevo pensato di montare uno “Strain gage” sul dito indice, ossia un sensore lineare che varia il suo valore in base all’angolo che viene piegato. Dopo molte prove e sensori vari, però ho scelto un’altra strada per la gestione della quota: un piccolo joystick con molla centrale. Usando il pollice per tirare su o giù la levetta, il velivolo cambia quota. Lasciandolo, la molla lo posiziona al centro e il multicottero rimane fermo. E finalmente sei soddisfatto? No, perché il guanto per funzionare doveva comunque essere collegato a una radio attraverso il cavo maestro-allievo. Mi è venuta voglia di fare una versione wireless o addirittura stand-alone del guanto, d’altronte la nuova tecnologia FASST permette di “accoppiare” facilmente dispositivi come questo. Volevo di più, integrare nel guanto un TX a 2.4 GHZ e implementare al suo interno tutte le funzioni che attualmente risiedono nella radio: curve, endpoint, miscelazioni exp, eccetera. Così, dopo altre prove e altri esperimenti ora il guanto da pilotaggio è in grado di gestire un modulo TX 2.4 senza passare per la radio. Ho dovuto implementare una routine automatica per gestire lo Start/Stop del multirotore, una funzione che era stata pensata per una radio e attivata con due mani. E ho implementato anche la procedura di decollo e atterraggio automatico. A terra funziona tutto, aspetto qualche giornata buona per provarlo sul campo. Nel frattempo cerco di sistemare il cablaggio, che è sempre piú complesso. Come ti trovi a pilotare a mano libera, come se fossi un domatore di droni più che un pilota? La sensazione di pilotaggio è molto intuitiva, lo hanno provato in molti. Come feedback, dopo i primi minuti di volo, passati a saggiare il comportamento, la risposta e i limiti di comando, si passa alla fase di “comando diretto” quasi come se il guanto non esistesse più. Viene tutto spontaneo e naturale. Ci vedi una qualche applicazione pratica? Applicazioni pratiche? Per ora è un gioco. Nessuna magia, nessuna invenzione. Stiamo solo usando dei sensori per giocare. Come dice il nostro motto: ModelClub Airone, l’altro modo di fare Modellismo. Prima e dopo la cura A sinistra il Guanto di Pilotaggio prima versione, quando ancora doveva essere accoppiato a una radio esterna. A destra l’ultimo aggiornamento, che integra il modulo di trasmissione a 2,4 GHz con curve, endpoint, esponenziali e tutte le funzioni che servono a gestire il drone. DRonEziNe - 37 Quel Vulcano dorme per davvero? Luca masali Volare attraverso le ceneri permette agli scienziati di capire meglio le dinamiche delle eruzioni. E dove un aereo non arriva... I droni sono l’ideale per operare in ambienti pericolosi per gli esseri umani. E i vulcani sono decisamente pericolosi, come scoprì a sue spese Plinio il Vecchio che morì sul Vesuvio per studiare l’eruzione di Pompei, ucciso dai gas velenosi sprigionati dalla montagna. Tolto un fallimentare test del 2004 condotto dall’ U.S. Geological Survey durante la catastrofica eruzione del monte St. Helen, fallito perché il drone, o meglio, l’aeromodello con telecamera usato dai geologi americani non sopravvisse alla nube piroclastica sprigionata dall’eruzione, le prime esperienze pionieristiche di successo sono nate proprio in Italia, per merito del famoso aeromodellista Romeo Volpe, che nel 2006 ha usato aeromodelli elettrici radiocomandati per raccogliere campioni ambientali sullo Stromboli, sotto l‘egida dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma (INGV). Certo, un aeromodello non è un drone, dal momento che va pilotato a vista, e le difficoltà non sono mancate: «Considera che al rientro della DRonEziNe - 38 missione aerea dovevo atterrare senza inquinare il materiale prelevato; l’atterraggio doveva avvenire nello spazio di 20 metri al massimo dalla mia posizione. Il vento poi non aiutava affatto. Il vulcano mi ha anche inghiottito un aereo» racconta Volpe, e continua: «Il cratere che dovevo sorvolare era lontano circa 350 metri, e come se non bastasse era a un livello più basso dal punto di decollo. Lo spazio operativo ristretto e a strapiombo era talmente pericoloso che mi facevo reggere da uno della missione per paura di cadere. Il pennacchio, quello che i vulcanologi chiamano plum, di cenere e gas sprigionato ogni 10/15 minuti dalle esplosioni dello Stromboli era così denso che per qualche secondo si doveva pilotare a senso, il modello non lo vede- GO! Il lancio di uno dei droni della Nasa. Ricerca Stromboli, 2006 Gli aeromodelli di Romeo Volpe studiavano i gas del vulcano siciliano ben prima che si cominciasse a parlare di droni. vo più. Il sistema di prelevamento dei campioni lo avevo studiato e pensato allo scopo di prelevare sia i gas sia le ceneri. Ma ne è valsa la pena, i risultati derivanti da analisi di laboratorio elaborati a Roma sono anche stati pubblicati in una rivista prestigiosa di vulcanologia» conclude Volpe. Sono passati solo otto anni da allora, eppure la tecnica ha fatto passi da gigante, portando allo sviluppo di droni ben più efficaci degli aeromodelli pilotati a vista del 2006; così anni dopo, nel 2013, l’INGV ha studiato con un esacottero dell’Università di Bologna il vulcano di fango (in pratica una palude di fango tiepido) Salinelle, che fa parte del complesso dell’Etna, nei comuni di Belpasso e Paternò in provincia di Catania, per rilevare la temperatura del fango. Una ricerca che è di cruciale importanza non solo scientifica ma che, in prospettiva, potrebbe dare dati importanti alla protezione civile: spesso è emersa una stretta correlazione tra alcuni eventi sismici della Sicilia orientale, le fasi parossistiche delle “Salinelle” e la variazione anomala della concentrazione dei principali gas emessi dalle paludi calde. Sotto il lago preme la lava Non è detto che i droni da vulcano debbano volare per forza: sempre l’Istituto di Vulcanologia ha usato un drone subacqueo, Muddy, per monitorare il Lago Piccolo del vulcano Vulture, in Basilicata, teatro nell’800 di uno spettacolare e pericoloso fenomeno di vulcanesimo: “Getti d’acqua si sollevavano in aria, accompagnati da un acuto odore sulfureo, mentre tutto il lago ribolliva, con cupi brontolii”, si legge nel sito dell’Istituto. «Fino alla metà dell’800 questi parossismi gassosi erano frequenti, poi si sono attenuati e ai tempi nostri non si sono più manifestati, ma l’attività di degassamento sul fondo del lago continua, sia pure in forma ridotta, e quando i sedimenti del fondale vengono smossi, si manifesta con delle bollicine che si vedono emergere in superficie», dice il professor Mario Nuccio, associato di ricerca alla Sezione di Palermo dell’INGV e ordinario di Geochimica Applicata all’Università di Palermo. E Muddy aiuterà a a capire quanto profondo è il sonno dell’incantevole laghetto che nasconde un vulcano. Il vulcano che non ti aspetti A sinistra i fanghi caldi delle Salinelle, in Sicilia. A sinistra il drone acquatico Muddy nel lago vulcanico del Vulture, in Basilicata. DRonEziNe - 39 Ricerca Costarica In Costarica, gli scienziati guidati dal geologo Javier Bonatti e dall’ingegnere elettronico Leandro Garcia usano quadricotteri low cost per tenere sotto controllo il vulcano Aranel. La sua ultima eruzione risale al 1998, ma l’analisi dei campioni di vapori che escono dal cratere fanno temere una nuova fase parossistica. «I droni possono darci una visione più dettagliata dei fenomeni vulcanici rispetto ad aerei e satelliti, ma a una frazione del costo» dicono gli scienziati sudamericani. Sempre in Costarica (che ha cento vulcani attivi, quindi non sorprende che sia in prima linea in questo genere di ricerche), e precisamente nell’area dominata dal vulcano Turrialba, la Nasa ha dispiegato una flotta di Aerovironment RQ-14 Dragon Eye, piccoli tuttala bimotori con poco più di un metro di apertura alare, per sorvegliare l’attività vulcanica: in particolare, i droni americani raccolgono dati sulla concentrazione di diossido di zolfo rilasciato dalla caldera del vulcano per migliorare i modelli di previsione delle eruzioni, in stretto contatto con i dati raccolti dai geologi sul campo e dai satelliti artificiali. «È molto difficile raccogliere dati durante le eruzioni, i venti di termica sono molto violenti e le concentrazioni di ceneri sono tali da distruggere i motori degli aerei» dice David Pieri, responsabile del progetto della Nasa. Uno scenario troppo pericoloso per aerei con pilota a bordo. Il pennacchio del vulcano può estendersi per diversi chilometri, e le ceneri ricadere anche a centinaia di chilometri di distanza. Qui il vantaggio del motore elettrico brushless è strategico: al contrario dei motori a scoppio non ha bisogno di aria per funzionare, e si può quindi sigillarlo per evitare che le ceneri lo danneggino. I Dragon Eye sono droni militari ritirati dal servizio, che si stanno rivelando un aiuto prezioso per capire meglio i meccanismi del vulcanesimo, vengono lanciati da un sito in quota (circa 3 mila metri) e in volo raggiungono la quota operativa di oltre 4 mila metri necessaria per sorvolare il cratere principale. I droni sono equipaggiati con la sonda Aster (Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflection), sviluppata per la missione spaziale Terra, una sonda chimica che legge con estrema precisione la concentrazione di diossdo di zolfo e soprattutto legge in tempo reale la variazione della qualità dell’aria. Le ricerche sono facilitate dal fatto che il vulcano sudamericano sembra fatto apposta per testare l’utilizzo degli UAV in vulcanologia: innanzitutto è un vulcano tranquillo, Sotto i ghiacci La ground station di Aaron Curtis, nei cunicoli scavati dai gas del monte Erebus in Antartide. DRonEziNe - 40 Ricerca il suo pennacchio è relativamente basso e non scosso da venti troppo violenti, e i vapori consistono sostanzialmente in anidride carbonica, solfuro di idrogeno e diossido di zolfo oltre a gas minori, nulla che possa mandare in crisi i piccoli tuttala robot. E poi non c’è molto traffico civile, cosa che non si può certo dire dell’Etna, dove persino gli aerei commerciali diretti a Fontanarossa ogni tanto hanno dei grattacapi per via dei piloti della domenica che vanno a scattare foto ricordo sul cratere. Fuoco e ghiaccio Molto più complicato invece è studiare il vulcano Erebus, non fosse altro perché è in Antartide. Eppure anche lì, in capo al mondo, i droni fanno il loro silenzioso lavoro grazie a Aaron Curtis, laureato di Cambridge con la passione dei vulcani e delle sfide impossibili, che ha supportato i geologi e i vulcanologi antartici con le tecnologie 3D Robotics. I suoi quadricotteri si sono infilati dove l’uomo non può proprio arrivare, nelle caverne scavate nel ghiacciaio antartico dai gas del vulcano, uno dei pochi al mondo ad avere un vero lago di lava nella caldera, e hanno creato modelli e mappe 3D dei cunicoli gelidi. I quad di Aaron hanno messo in evidenza che nei tunnel c’è una altissima concentrazione di gas vulcanici (3% di CO2) che sbarrano la strada all’esplorazione tradizionale degli speleologi. Stromboli Una spettacolare eruzione Aeronvironment RQ-14 Dragon Eye Il drone usato dalla Nasa per le ricerche sul vulcano Turrialba, in Costarica, è una flotta di una manciata di RQ-14 Dragon Eye radiati dall’esercito statunitense. Il drone è un piccolo ricognitore bimotore senza pilota sviluppato congiuntamente dal Naval Research Laboratory e dal Marine Corps Warfighting Laboratory per le necessità dei marines. Si tratta di un tuttala con ala rettangolare, dal peso di due chili e mezzo e 1,14 metri di apertura alare. Si lancia a mano o con una catapulta a elastico. Per la navigazione sfrutta un ricevitore Gps con waypoint, l’ideale per seguire le rotte prestabilite sul vulcano del Costarica. L’operatore monitora il volo, e se necessario interviene, attraverso degli occhiali per telepresenza. Anche la stazione di terra è facilmente trasportabile, cosa molto importante quando si opera in montagna, visto che pesa poco più di cinque chili. In ambito militare, la missione tipo del Dragon Eye è la ricognizione in ambiente urbano, specie in contesti di guerriglia o sommosse: secondo fonti della marina statunitense, nelle mani di un Marine esperto il drone riesce a scoprire i cecchini nemici senza essere notato. La produzione del Dragon Eye è cominciata nel 2003, ed è continuata fino alla nascita del successore, sempre AeroVironment, l’RQ-11 Raven B (foto sotto). Ne sono stati consegnati un migliaio di esemplari, ed ha avuto il battesimo del fuoco nel post-invasione dell’Iraq nel 2003. DRonEziNe - 41 Il designer li vede così Luca masali I droni accendono la fantasia dei creativi dello studio Frog, che dipingono scenari non troppo futuri per i robot volanti «Q uesta è la nostra visione: un futuro dove i droni non sono spie, armi o sinistri agenti del male; crediamo in loro perché ci assistano nei compiti quotidiani e facciano per noi il lavoro sporco e pericoloso». Così il designer Cormac Eubanks presenta le sue tavole, suggestivi spicchi di un domani dove i droni proteggono e aiutano gli esseri umani. Come li aveva sognati Isaac Asimov, lo scrittore che aveva dato loro un anima digitale perché fossero sempre alleati e mai nemici degli esseri umani. Chiariamo subito che quelli ritratti in questa galleria non sono droni reali, e nemmeno di progetti, ma pure e semplici suggestioni artistiche. che però ci appaiono decisamente realistiche, promesse di un domani che possiamo costruire tutti insieme. DRonEziNe - 42 Ciclodrone Nella foto in alto, il drone vola davanti al ciclista solitario, gli segnala il traffico e gli ostacoli per farlo correre in sicurezza. Mantiene automaticamente la distanza di sicurezza con la bicicletta, avvisa le auto del suo arrivo e filma ogni momento dell’escursione Drone d’autore Cormac Eubanks ha disegnato per lo studio Frog forni, telefoni Voip e hard disk esterni per Seagate e Maxtor terza pagina Firestorm Un drone esploratore che cerca persone intrappolate negli edifici incendiati. Ha telecamere a infrarosso e sensori per capire quando fumo e monossido di carbonio salgono a livelli pericolosi. I suoi led ad alta luminosità mostrano la via sicura alle persone disorientate dal panico e dal fumo Il guardiano del pendio Perlustra montagne e piste da sci per segnalare il rischio di valanghe. In caso di necessità, ha piccole cariche esplosive per provocare slavine in tutta sicurezza. Ha a bordo i sensori per localizzare e identificare le persone sepolte sotto la neve o disperse nei boschi DRonEziNe - 43 terza pagina Maggiolino e colibrì Droni terrestri e volanti che cooperano per coltivare terreni che non sarebbero mai accessibili all’agricoltura tradizionale. Il colibrì cerca i terreni adatti, ne studia la qualità e l’irrigazione, li insemina e li protegge con fitofarmaci e antiparassitari. Lo scarabeo è un trattore automatico che dissoda il campo e raccoglie i frutti della semina «Irrealizzabili? forse, ma non sono prototipi, solo concetti. e mi sono divertito a immaginarli così» Cormac eubanks DRonEziNe - 44 clic Batmobile per tutti C’è coda e vorresti sapere cosa è successo e per quanto ne avrai? Basta avere un drone sul tetto e spedirlo a dare un’occhiata. Questa è l’idea, non sappiamo fino a che punto realistica, di Renault, che ha accoppiato un quadricottero alla sua concept car Kwid. L’idea ci piace moltissimo, a dire il vero. DRonEziNe - 45 ortnoC - editoriale di luca masali il gioco si fa duro L e nuove regole Enac stabiliscono un principio fondamentale: i droni sono aerodine, anche se piccole, e come tali devono essere certificate. E questa è una bella sfida per le tante piccole aziende che stanno nascendo e proponendo macchine da lavoro. Quello dei droni è settore che nasce sia dal basso, da artigiani e aeromodellisti che hanno visto l'occasione di buttarsi in una industria nuova e promettente, sia dall'alto, da parte di aziende aerospaziali che hanno trovato una nuova nicchia in cui portare la loro professionalità e il loro know how. Due strade diverse che stanno convergendo per creare un ecosistema ricco e variegato, fatto di droni per tutte le tasche e per tutte le necessità. Ma come sempre accade, sarà il mercato a fare la selezione. E non tutte le piccole realtà riusciranno a fronteggiare il primo, grande scalino che il regolamento Enac gli mette davanti: la certificazione, senza la quale non si può fare lavoro aereo di nessun tipo. Certificare un aereo, o un elicottero, è una operazione che dura anni e costa milioni. Ma il regolamento Enac sui droni è impostato sul buon senso e sulla semplicità, e dunque le richieste per certificare i droni sotto i 25 kg, quelli alla portata di un artigiano DRonEziNe - 46 o una piccola azienda, impongono standard ben più semplici, ma comunque impegnativi per le piccole realtà: anche solo fare «un manuale di volo o documento equivalente», come richiesto dall’articolo 8 del regolamento non è uno scherzo. Non basta avere buone capacità di technical writing, bisogna essere rigorosi e dettagliare l'inviluppo di volo a seconda delle caratteristiche del payload, prevedere le procedure di volo normali e d'emergenza, approfondire la descrizione tecnica del drone e delle operazioni che è chiamato a svolgere. Inoltre, è pur vero che si può usare un drone prodotto in un solo esemplare, ma il regolamento sconsiglia di intraprendere la strada dei prototipi. Sempre l’articolo 8 è perentorio: possono essere rilasciate certificazioni di tipo ristretto solo se è prevista la costruzione in serie. Il che significa che un piccolo drone può fare le stesse cose di uno grande, sopra i 25 kg, solo se è costruito in serie; se non lo è, avrà limitazioni d’uso che lo renderanno meno appetibile per il mercato. Insomma, il gioco si fa duro. La creatività, l’esperienza e la capacità dell’artigiano non bastano, serve un approccio industriale anche per le Pmi. 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