Filo Rosa AUSER
Passo dopo passo…
Nel mese di luglio 2006 l’AUSER – Comprensorio di Varese, presenta al Comune di Cardano al Campo un progetto per
l’istituzione di un Centro di ascolto e di accompagnamento contro la violenza ed i maltrattamenti in famiglia verso
le donne e i minori.
L’obiettivo generale del progetto è « costruire un luogo di ascolto e di aiuto per donne giovani e adulte, italiane e
straniere, sole o con figli minori, che si trovano in situazioni di grave difficoltà a causa di violenza domestica fisica,
psicologica, economica e sessuale. »
Nel progetto viene definito l’ambito territoriale di competenza, individuato nel Comune di Cardano al Campo, nel
distretto di Somma Lombardo e nei distretti confinanti ( Gallarate, Busto Arsizio, Sesto Calende, Castellanza e Saronno), al fine di supplire alla mancanza, nell’area sud della provincia di Varese, di uno spazio gratuito e di facile
accesso a cui le donne possano rivolgersi per una prima tempestiva domanda di aiuto ed un conseguente intervento
di sostegno e di orientamento.
Al Centro di ascolto e di aiuto viene dato il nome di Filo Rosa AUSER .
Il 22 luglio 2006 si provvede all’atto costitutivo dell’associazione Filo Rosa AUSER nel Comune di Cardano al Campo.
In data 27 novembre 2006 viene stipulata una convenzione fra l’amministrazione comunale di Cardano al Campo e
l’AUSER (Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà – Comprensorio di Varese) per l’attivazione del
progetto di cui sopra sul territorio del comune di Cardano al Campo.
Nei mesi di dicembre 2006/gennaio e febbraio 2007 si provvede alla prima fase del progetto, denominata fase di
studio e di ricerca finalizzata ad una prima raccolta di dati per la rilevazione dei bisogni e delle risorse sul territorio
di competenza.
I contatti ed i colloqui riguardano in questa fase numerosi Servizi Sociali dei Comuni compresi nei distretti sociosanitari considerati.
Dai colloqui emerge con evidenza che il maltrattamento domestico verso le donne è presente, a volte in modo drammatico, in molte situazioni problematiche connesse alla famiglia di cui si occupano i suddetti Servizi Sociali,ma:
a) spesso non viene percepito né affrontato in modo specifico, in quanto gli interventi dei Servizi Sociali sono soprattutto di tipo economico e di tutela dei minori; b) è particolarmente difficile fare emergere il problema e ancora di più
motivare la donna ad assumere iniziative concrete “per uscire dalla violenza” o a permettere che le istituzioni se ne
facciano carico; c) la legislazione in vigore, pur sanzionando in modo repressivo e punitivo la persona maltrattante,
non è altrettanto efficace nel garantire adeguate forme di tutela e di protezione della vittima, né prevede aspetti di
prevenzione. Proposte di legge nazionali e regionali volte a promuovere corsi nelle scuole, finanziamento dei Centri
Antiviolenza, accesso facilitato all’istituto del gratuito patrocinio, attivazione di case di accoglienza segrete e protette, sono ferme presso la Commissione Giustizia della Camera e denunciano una grave disattenzione delle istituzioni.
Si riscontra peraltro interesse e disponibilità da parte dei Comuni interpellati nei riguardi del servizio di prossima
istituzione nel comune di Cardano al Campo.
Nel frattempo si provvede ad un’ampia campagna di promozione volta a dare visibilità al progetto sul territorio e
finalizzata al reperimento di volontarie\operatrici di base disponibili a costituire il gruppo responsabile e ad accompagnare l’evoluzione del progetto in tutte le fasi successive.
A tale scopo vengono informati, attraverso la distribuzione di materiale illustrativo, oltre che i Servizi Sociali dei
comuni dei distretti interessati, i Consultori Familiari, le Caritas istituite presso le parrocchie, le sedi locali Auser
nell’ambito della provincia, altre associazioni che si occupano del maltrattamento domestico verso le donne in ambito regionale. Periodicamente vengono date comunicazioni alla stampa locale e di settore.
La seconda fase del progetto, denominata fase di formazione e promozione ha inizio nel mese di marzo 2007 e si
conclude nel mese di aprile.
Al primo corso di formazione, partecipano 14 aspiranti volontarie con forte motivazione.
Il corso viene valutato positivamente dalla totalità delle partecipanti, 10 delle quali decidono di rendersi disponibili
per la fase operativa di « Filo Rosa AUSER ».
Filo Rosa AUSER
Gli interventi di promozione sul territorio consentono di reperire alcune figure professionali specifiche, disponibili ad
offrire la loro consulenza ed il loro supporto nei confronti delle volontarie e dell’utenza a titolo gratuito.
Il loro compito sarà di realizzare momenti di supervisione individuale e collettiva con le volontarie, nonché di essere
punto di riferimento per tutte quelle consulenze di tipo legale e psicologico che possono riguardare la donna maltrattata.
Il 2 maggio 2007 ha inizio la terza fase, detta fase operativa sperimentale
L’operatività del progetto prevede :
* ascolto telefonico;
*colloqui di accoglienza;
*colloqui motivazionali (di sostegno e orientamento);
*ricorso e accompagnamento a servizi specifici (psicologici, medici, legali…);
*sostegno e accompagnamento nelle relazioni intrafamiliari.
E’ pertanto indispensabile iniziare a costruire una rete di collaborazione, di coordinamento e scambio con i diversi
servizi presenti sul territorio.
Non si tratta dunque solo di uno sportello, ma è prevista la presa in carico della persona, l’offerta di servizi più articolati e complessi e l’assunzione del caso nel lungo periodo.
A cura di una figura professionale specifica ( psicologa psicoterapeuta) è avviata una supervisione con cadenza
quindicinale per una riflessione sulle implicazioni sociali e psicologiche del problema-violenza, per socializzare e
discutere emozioni e sentimenti e tutto quanto emerge dal contatto quotidiano con il fenomeno.
Vengono stabiliti i giorni e gli orari di ascolto ( 4 giorni alla settimana, per un totale di 12 ore) e vengono stampati i
pieghevoli che illustrano il progetto e vengono riproposti articoli mirati sulla stampa locale e preparata la modulistica per la raccolta dei dati relativi all’utenza.
E poi, che cosa succede ? Sappiamo che il problema esiste, che è per la gran parte sommerso, che non è trattato in
modo specifico né dalle istituzioni né dagli enti privati.
Dovremo informare, stimolare e sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità locale perché sia avviata una presa
di coscienza verso il fenomeno della violenza domestica, dovremo costruire una rete di relazione e di scambio con
i servizi istituzionali e non presenti sul nostro territorio, dovremo creare occasioni di visibilità rispetto all’associazione ed ai suoi servizi, dovremo considerare sempre imprescindibile la formazione permanente delle operatrici
attraverso tutti i mezzi che le risorse locali consentono.
Ci attende una lunga sfida…
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