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RASSEGNA STAMPA
Martedì 14 giugno
2011
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 Marcegaglia: contratti a maggioranza ..........................................................3
 Mutui, tetto a
200 mila euro per passare al tasso fisso................................4
 Striscioni anti-Camusso La Cgil espelle 17 iscritti «Offesa alle donne» ...... 5
 Draghi: «Per l’autonomia di Bankitalia
sono decisivi rigore e indipendenza»..........................................................6
 Per Atene un’altra bocciatura Tripla «C» da Standard &Poor’s...................7
 Rampl e Chiesa: Mediobanca-Bpm «Fusione impossibile»..........................8
 Per professionisti e imprese l’idea di una crescita parallela.......................9
 Tutto esaurito per l’aumento Intesa.............................................................10
 Contratti, Marcegaglia convoca
i sindacati ..................................................11
 Espulsi dalla Cgil 17 attivisti “Frasi offensive contro la Camusso”...............12
 Mutui, si alza il tetto per la rinegoziazione .................................................13
 Lunedì nero per Grecia, Portogallo e Irlanda ..............................................14
 Bpm, mezzi freschi a settembre no alla fusione con Mediobanca..............15
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Rassegna Stampa del giorno 14 Giugno 2011
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UN AFORISMA AL GIORNO
a cura di “eater communications”
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( M. de Montaigne)
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CORRIERE DELLA SERA
sez. Economia –
MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di Massimo Sideri
Marcegaglia: contratti a maggioranza
Vertice con i sindacati in settimana. La Uil: stop all’accordo del ’93. Balzo della produzione
MILANO— Intorno alle nuove regole per i contratti aziendali si respira già aria di scontro. Ma per adesso sono state posizionate solo le armate senza far partire colpi: ieri mentre il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, invitata i sindacati per «discutere insieme una proposta sulla rappresentanza e sull’esigibilità dei contratti» , con «un incontro da tenere questa settimana o all'inizio della
prossima» il leader della Uil, Luigi Angeletti, si è portato avanti e ha formalizzato la disdetta del protocollo del ’93. «La Uil ha appreso che l'Abi, l'Associazione Bancaria Italiana, intende applicare, in
occasione del prossimo rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria, le regole
contrattuali del protocollo» ha scritto nella lettera la Uil. Ma a tutti è parso più un pretesto che altro. Lo
stesso Angeletti, nei giorni scorsi, aveva anticipato la mossa di ieri come un passaggio per accelerare la
strada verso i nuovi contratti. E d’altra parte ci aveva già pensato il leader della Fiom, Maurizio Landini, a sottolineare che «cancellare l'accordo del '93 vuole dire avallare quello che è accaduto in Fiat e
cancellare un soggetto eletto da tutti i lavoratori» . La partita entra nel vivo. E lo scacco matto è rappresentato dalla possibilità di far prevalere per tutti— preferibilmente per legge — i contratti aziendali
su quelli nazionali una volta ottenuto il consenso del 50%più uno dei lavoratori. Un modo per legittimare soluzioni in stile Pomigliano e Mirafiori, tenere in Confindustria il Lingotto e disinnescare conflitti come quello in corso davanti al giudice della Fiom. Ma l’arrocco della Cgil è dato per certo. E infatti, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi — anche lui con la Marcegaglia ieri all’assemblea
dell’Assolombarda — dopo una partenza diplomatica («auspico un’intesa tra le parti sociali per lo sviluppo di relazioni industriali di prossimità» ) ha sottolineato che la «i lavoratori sindacalizzati sono un
terzo del totale e questa organizzazione (la Cgil, ndr), pure essendo importante, non ne rappresenta neanche la metà» . Il ministro ha poi ricordato che il nuovo sistema sarebbe un naturale completamento
dell’accordo firmato con i sindacati (senza Cgil) nel 2009. Dunque: le premesse per arrivare a toni più
aspri sui tentativi di destrutturare il contratto nazionale non mancano. Ieri la Marcegaglia ha anche
speso parole di apertura nei confronti della riforma fiscale secondo lo schema tremontiano: «Ho visto
un ministro che ragiona seriamente» ha detto la leader degli industriali. Aggiungendo: «Ci sono difficoltà perché va fatta a parità di pressione fiscale: ma ho qualche buon motivo perché si possa ragionare
concretamente sulla riforma fiscale» . Sempre ieri buone notizie sono giunte dall’Istat sul fronte della
produzione industriale che in aprile ha messo a segno un balzo dell'1%(dato destagionalizzato) rispetto
a marzo e una crescita del 3,7%(dato corretto per gli effetti di calendario) su base annua. Ma la Confindustria, attraverso il suo centro studi, ha subito ricordato che a maggio è atteso un nuovo stop.
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CORRIERE DELLA SERA
sez. Economia –
MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
Mutui, tetto a 200 mila euro
per passare al tasso fisso
ROMA— Nuovi tetti per la rinegoziazione dei mutui per l'acquisto della prima casa, con l’obiettivo di
allargare la platea dei beneficiari. Sono i contenuti di uno dei nuovi emendamenti al decreto sviluppo
depositati ieri dai relatori. Secondo questa proposta, sale da 150 mila a 200 mila euro il limite massimo del prestito a tasso variabile negoziabile, mentre l'Isee (indicatore della situazione economica equivalente) per rivendicare il diritto passa da 30 mila a 35 mila euro. Novità per le "ganasce fiscali"sono invece contenute in un altro emendamento: per i ruoli sotto i 2.000 euro la riscossione coattiva
scatterà dopo due solleciti.
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CORRIERE DELLA SERA
sez. Economia –
MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
Striscioni anti-Camusso
La Cgil espelle 17 iscritti
«Offesa alle donne»
ROMA— Linea dura della Cgil contro chi «offende l’immagine e la reputazione del sindacato» . E così diciassette iscritti alla Cgil del Trentino sono stati espulsi per aver compiuto una serie di contestazioni, fra cui l’esibizione di uno striscione lungo una decina di metri contro il segretario nazionale Susanna Camusso che voleva essere spiritoso e invece è stato solo volgare e di cattivo gusto: «Susanna,
non ti abbiamo chiesto di fare sesso, ma di rifare il congresso Filt trentino» . L’ultimo episodio è avvenuto al Festival dell’economia di Trento e dopo una serie di processi interni la decisione è arrivata. E
pesante. Presa «concordemente» tra la segreteria confederale della Cgil nazionale, segreteria della Cgil
del Trentino e le segreterie nazionali di Filt, Filcams, Fp e Spi, categorie cui appartenevano gli iscritti
raggiunti dal provvedimento di espulsione. «Le lettere di revoca non sono frutto di una decisione politica, ma la conseguenza diretta di un escalation di violenza verbale e non» , ha spiegato ieri Paolo Burli, segretario generale della Cgil regionale. Che i rapporti fra un gruppo di iscritti di alcune categorie
(Filt e Filcams in testa) e i vertici del sindacato fossero tempestosi lo si era capito il mese scorso quando, durante lo sciopero della Cgil alcuni iscritti avevano fischiato il segretario provinciale lanciandogli
anche delle uova. Poi il 6 giugno, durante il Festival dell'Economia, un'altra azione clamorosa: alcuni
militanti della Filt del Trentino avevano esposto fuori dal Castello del Buonconsiglio uno striscione
con i riferimenti sessuali contro la Camusso. Quello che poteva essere solo uno sgradevole modo di
contestare da parte di alcuni dissidenti locali è arrivato invece a Roma e sono scattate le espulsioni. «I
richiami palesemente lesivi della dignità non solo del primo segretario donna della Cgil, ma anche di
tutte le altre donne che in Italia faticano quotidianamente, in famiglia e nei posti di lavoro, ad affermare il diritto al rispetto del genere femminile» , scrive la Cgil trentina che parla anche di «attacchi personali, provocazioni continue come «la doppia s runica nel nome Camusso a richiamare le SS naziste,
condite con insulti vari su Internet» . Che le cose si mettevano male per i sindacalisti trentini lo si era
già capito dopo i primi episodi di contestazione fuori dalle righe, a marzo, quando la commissione interna di garanzia Nord-Est, spiega la Cgil, «aveva sanzionato alcune di queste azioni sospendendo tre
dirigenti del Trentino» . Poi è entrata in scena la commissione di garanzia, il cui giudizio è ancora in
via di definizione, per altre azioni ritenute violente ed oltraggiose. I dissidenti respingono le accuse e
Fulvio Flammini della Filt (uno degli espulsi), parla di «un incredibile pogrom attuato dalle segreterie
provinciale e nazionale di categoria, ci hanno cacciato con procedure anomale, come delinquenti, per
soffocare il dissenso» . Secondo Giorgio Cremaschi, leader della sinistra estrema della Cgil, il provvedimento è in parte giustificato: «Alcuni degli espulsi hanno effettivamente compiuto atti inaccetabili.
Ma non tutti. Si tratta quindi di un’operazione che colpisce nel mucchio. E resta il fatto che a Trento
c’è un problema di agibilità democratica» . Tutti i militanti cacciati appartengono alla minoranza congressuale della sinistra, la cosiddetta seconda mozione.
R. Ba
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CORRIERE DELLA SERA
sez. Economia –
MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di Stefania Tamburello
Draghi: «Per l’autonomia di Bankitalia
sono decisivi rigore e indipendenza»
Il Governatore: i giovani? Cambino le cose con conoscenza e innovazione
ROMA — Per garantire la piena autonomia della Banca d’Italia occorrono «indipendenza di giudizio,
rigore analitico e impegno civile» : a due settimane dalle Considerazioni finali il governatore Mario
Draghi, intervenendo alla giornata di studio dedicata dall’Accademia dei Lincei al suo predecessore
Polo Baffi, è tornato ad insistere sulla indipendenza della banca centrale. Un tema caro anche al capo
dello Stato, Giorgio Napolitano, che ieri in un messaggio inviato in occasione dello stesso incontro ha
insistito sul «ruolo fondamentale» del governo della moneta e della regolazione del sistema creditizio e
finanziario nella gestione dell'economia di un Paese. E sulla necessità di affidare tali funzioni a istituzioni dalla «solida architettura» e a persone «dotate di una indipendenza di giudizio che può scaturire
solo da una convinta dedizione all'interesse pubblico e da una profonda conoscenza tecnica» . Draghi
oggi sarà a Bruxelles per essere ascoltato, e interrogato, dal Parlamento europeo come candidato designato alla presidenza della Bce al posto di Jean-Claude Trichet e in vista della nomina da parte del
Consiglio europeo in programma per il 24 e 25 giugno. Draghi si trasferirà a Francoforte al vertice di
Eurotower in novembre ma è difficile non vedere, anche se i tempi non sono strettissimi, nelle sue sollecitazioni all’indipendenza di Palazzo Koch l’esortazione a valorizzare le potenzialità interne alla
Banca per la sua successione. A decidere sul nome del nuovo governatore saranno il presidente del
consiglio, a cui spetta fare la proposta, e il capo dello Stato che invece deve firmare il decreto di nomina sentiti il Consiglio dei ministri ed il Consiglio superiore della Banca d’Italia. Organismo che nei
giorni scorsi ha registrato una new entry con Carlo Castellano. C’è da dire che in questo momento, dopo i risultati del voto amministrativo e dei referendum, il governo e la politica hanno altro a cui pensare, ma finora la rosa dei possibili candidati non è cambiata: Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale Bankitalia per la successione interna e Vittorio Grilli, direttore generale del ministero del Tesoro, sostenuto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, per quella esterna. C’è poi da valutare la
posizione di Lorenzo Bini Smaghi, componente del comitato esecutivo della Bce che potrebbe dover
lasciare in anticipo il suo incarico per evitare, con l’arrivo del presidente Draghi, la presenza contemporanea di due italiani al vertice di Eurotower. Draghi ieri, al termine dell’incontro a cui ha fra gli altri
partecipato Mario Sarcinelli, che con Baffi collaborò e visse anche la drammatica vicenda
dell’incriminazione nel 1979 «nel quadro di un attacco intimidatorio all'autonomia della Banca d'Italia,
seguita a due anni di distanza dal pieno proscioglimento» , comunque ha anche colto l’occasione per
«ringraziare tutti» per le parole di stima e di affetto «che mi rincuorano pensando alle difficoltà che sta
attraversando il disegno europeo» . Il governatore in mattinata, premiando i giovani che eccellono negli studi della matematica e dell’informatica, aveva rilevato come toccherà a loro «rispondere alla lunga crisi e cambiare le cose» , come «hanno fatto i loro nonni» . Come? «Con la voglia di fare, la conoscenza, la creatività, l’intelligenza innovativa e il sentire comune» .
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Luigi Offeddu
loffeddu@rcs. it
Per Atene un’altra bocciatura
Tripla «C» da Standard &Poor’s
Il nodo della nuova tranche di aiuti europei
BRUXELLES— Qualcuno ha cucinato un antipasto avvelenato per la cena di stasera a Bruxelles, fra i
ministri finanziari europei. Devono parlare di Grecia, di come salvare Atene dalla bancarotta. Ed ecco
ora l’annuncio che proprio la Grecia viene declassata di tre gradini nella graduatoria compilata dalla
Standard and Poor’s, S&P, l’agenzia internazionale di rating del credito. Meglio sarebbe dire: di altri
tre gradini, perché già un mese fa c’era stato un brutto passo all’ingiù. Così, la situazione attuale è questa: Atene era a quota B, ora è scesa a quota CCC, trascinando i suoi titoli di Stato sempre più a fondo
nel purgatorio dei «titoli-spazzatura» ; poco più sotto ancora, c’è la quota D, cioè l’inferno del default,
l’insolvenza conclamata. Scrive la stessa agenzia: «È aumentato significativamente il rischio di default
nei prossimi 12 mesi» . Anche l’outlook, la valutazione in prospettiva dell’economia greca, è «negativa» , e quella ristrutturazione del debito verso cui il governo ellenico sembra ormai avviato viene già
considerata dall’agenzia di rating come un «default di fatto» , più o meno mascherato. La risposta del
ministero delle Finanze greco non si fa attendere: «S&P trascura il forte desiderio del popolo greco di
pianificare il proprio futuro all’interno dell’Eurozona» . A Bruxelles c’è molta preoccupazione per
questi ultimi sviluppi. E non solo per gli esiti delle due riunioni organizzate per oggi (prima
l’Eurogruppo, con i ministri finanziari della zona Euro, nel pomeriggio; poi l’Ecofin, con i ministri finanziari di tutta la Ue, a cena). Nei corridoi si dice che non verranno prese decisioni, che si firmerà solo una dichiarazione congiunta di sostegno alla Grecia. E che forse non vi sarà neppure — viste le divisioni — una conferenza stampa finale. La sensazione è che il braccio di ferro in corso fra la Germania e la Banca centrale europea sul salvataggio della Grecia stia polarizzando interessi molto distanti,
in una sorta di caos. Anche ieri, per l’ennesima volta nelle ultime settimane, sempre parlando del salvataggio di Atene il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha ripetuto il suo «no» ad un coinvolgimento dei privati (banche, assicurazioni, fondi che hanno in mano i bond greci) se non del tutto volontario: altrimenti, ha detto, sarebbe il default. Non ha detto invece un’altra cosa, Trichet, ma molti la
pensano: che un default ad Atene potrebbe portare, per effetto-cascata sulle banche esposte in mezza
Europa, a un secondo «caso Lehman» . Altri piccoli segnali: stasera l’Olanda annuncerà che non contribuirà più ad alcun piano di aiuti, se prima la Grecia non fornirà conferme definitive sulle privatizzazioni. Ma poche ore dopo la cena di Bruxelles, ad Atene ci sarà lo sciopero generale: contro le privatizzazioni.
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Rampl e Chiesa: Mediobanca-Bpm
«Fusione impossibile»
MILANO— Un’integrazione tra Bpm e Mediobanca? Impossibile. Lo hanno detto ieri il presidente di
Unicredit, Dieter Rampl, e il direttore generale della Popolare di Milano, Enzo Chiesa. Il banchiere tedesco si è così espresso a margine dell'assemblea di Assolombarda, mentre il manager di Bpm ha ripreso le sue parole nel corso della conference call con gli analisti. Chiesa ha risposto agli operatori dopo una settimana di indiscrezioni relative al rapporto degli ispettori di Via Nazionale. «Ciò che abbiamo accantonato è stato concordato» con Banca d'Italia, i conti del 30 giugno saranno in linea con quelli
a fine marzo e non ci sarà nemmeno 1 milione di accantonamenti in più rispetto a quanto già comunicato, siamo sereni. Le posizioni difficili sono 116» , «tutto è stato certificato» dai revisori e «al 30 giugno verranno ricertificate» . Interpellato sull’aumento da 1,2 milioni e sul possibile ruolo di Mediobanca, che costituirà il consorzio di garanzia con una dozzina di altri istituti, Chiesa ha detto che «se
ipotizzo un pool con 12-15 banche, in caso di accollo al 50%dell'aumento nessuno dovrebbe avere più
del 2%-2,5%del capitale» . E «un accollo al 50%è un caso limite» . Ha quindi annunciato che oggi
porterà in consiglio la lista delle banche che parteciperanno all’operazione, e «sarà nella media» .
Sull’aumento delle deleghe da tre a cinque che sarà proposto nell’assemblea di fine mese, Chiesa ha
detto che per i «manager cambia poco dal punto di vista della gestione della banca» . «L’unico rischio
che vedo» nel caso in cui l’aumento non ricevesse l’ok «è una sovraesposizione mediatica su una questione di principio. Ma a noi cambia poco e nei conti zero» . Concetti e rassicurazioni che Chiesa ha
ripreso anche in una lettera ai dipendenti: «La banca è solida. Noi sappiamo fare banca, lo sapremo fare ancora meglio in futuro. Rispetto a questo, certamente, tutto il resto, ancora una volta, passerà» .
Chiesa ripete dunque che «tutti i rilievi economico-patrimoniali di Banca d'Italia sono già stati compresi nel bilancio 2010 e nella trimestrale 2011» .
S. Bo.
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di Dario Di Vico
ddivico@rcs. it
Per professionisti e imprese
l’idea di una crescita parallela
L’incontro milanese e la proposta di una «casa» per le partite Iva
Aprire un dialogo tra i professionisti e le forze produttive di Milano. È questo l’obiettivo che si pone la
Camera di Commercio e ci sono tutti i presupposti perché venga centrato. I lavori di avvicinamento
sono iniziati con la ricerca sulle professioni affidata al sociologo Aldo Bonomi, sono proseguiti con il
convegno di ieri a cui hanno partecipato i rappresentanti degli Ordini e delle associazioni e troveranno
uno sbocco in due iniziative che ieri il presidente Carlo Sangalli ha illustrato in anteprima. La creazione di una Consulta delle professioni e l’apertura di un Centro servizi per le partite Iva. Milano vuole
rinverdire il suo ruolo di distretto del terziario avanzato italiano e perciò giustamente si interroga su
come utilizzare al meglio il monte competenze rappresentato dai 200 mila professionisti che operano
nell’area. Avvocati, architetti e commercialisti escono dalla Grande Crisi un po’malconci anche sotto
il Duomo. Aumenta il numero di quanti esercitano la libera professione (a Milano ci sono 21.700 tra
avvocati e praticanti) ma cala il reddito medio con il rischio di dover osservare una spietata concorrenza al ribasso, che tra gli ingegneri arriva anche oltre il 60%. Cambia anche la composizione di genere:
il 45%degli avvocati milanesi è donna e la percentuale sale a quota 55 tra i praticanti. Il trend è omogeneo anche tra gli architetti e un po’in tutto il resto delle specializzazioni. Se una volta, ha sottolineato Stefano Calzolari (Ordine degli Ingegneri), la conoscenza era un ascensore sociale, oggi rischia di
non esserlo più e anzi si diffonde quello che Paolo Giuggioli (Ordine degli Avvocati) ha definito come
«un diffuso senso di declassamento e di perdita di prestigio sociale» . Tra i giovani, ha aggiunto Bonomi, l’identificazione con il precariato sale oltre il 60%con una ulteriore accentuazione nel campo
delle professioni più tradizionali come avvocati, architetti e psicologi. Che fare, allora? La proposta
che viene dalla Camera di Commercio, ed è stata ribadita dal segretario generale Pier Andrea Chevallard, è quella di legare la riscossa dei professionisti ai processi di rispecializzazione delle imprese del
made in Italy che per instradarsi lungo «la via alta della competitività» hanno bisogno di un terziario
qualificato ovvero tanta innovazione, creatività e internazionalizzazione. I professionisti milanesi vogliono essere protagonisti di questa sfida di cambiamento o preferiscono continuare a guardarsi
l’ombelico? Su questo interrogativo è vissuto il convegno di ieri. Daniela Volpi (Ordine degli Architetti) ha sottolineato con dispiacere come «tra i primi 50 studi di architettura europei non ce ne sia nemmeno uno italiano» mentre Sergio Bologna (Acta) ha sostenuto che «il modello degli Ordini non è appropriato per le nuove professioni del terziario avanzato» . L’impressione generale è che il grosso dei
professionisti milanesi non voglia «arrendersi» alle ragioni dell’economia, abbia timore di legare la ripartenza del proprio business ai processi di crescita dell’economia lombarda. Da qui un certo pudore
lessicale ad utilizzare la parola «terziario» , quasi contaminasse il sogno di una revanche del vecchio
professionalismo. E non è un caso che la ricerca di Bonomi segnali il riaffiorare di «una voglia di corporazione» che può concretizzarsi nella richiesta di istituzione di nuovi albi o Ordini. Per rompere gli
schemi e legare più strettamente le professioni milanesi ai destini della città (Expo compresa) un contributo importante può venire dalla creazione del Centro servizi per le partite Iva. Non esiste ancora un
progetto chiavi in mano ma l’intenzione è creare almeno un hub della conoscenza che venga incontro
alle esigenze dei professionisti più giovani ed evitare così che l’unico consiglio che un senior sappia
dargli sia: «Ma perché non te ne vai a Berlino o a Londra?» .
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CORRIERE DELLA SERA
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di Federico De Rosa
Tutto esaurito per l’aumento Intesa
Sottoscritto al 99,8%. Passera: aderiamo all’Opa Parmalat
MILANO — Tutto esaurito per l’aumento di capitale di Intesa Sanpaolo. Le adesioni hanno raggiunto
il 99,8%e quindi i 5 miliardi di euro di controvalore delle nuove azioni sono stati quasi interamente
sottoscritti. Rimangono ancora da collocare una manciata di diritti, pari allo 0,2%del capitale della
banca, che verranno rimessi sul mercato dal 15 al 21 giugno. Dunque la prima maxi manovra decisa da
Corrado Passera per anticipare gli effetti di Basilea 3 e rafforzare Intesa Sanpaolo è andata a segno.
«È’un grande risultato e una grande soddisfazione anche per l'Italia» ha commentato l’amministratore
delegato della banca milanese. Il quale, parlando a margine dell’assemblea di Assolombarda, ha escluso che con l’aumento di capitale siano entrati nuovi soci. Per quanto riguarda gli azionisti stabili, tutti
hanno rispettato gli impegni e quindi il 24,85%è stato sottoscritto dalle Fondazioni, a cominciare da
Compagnia Sanpaolo, Cariplo, Cariparo, Carifirenze, Carisbo fino alle Fondazioni più piccole della
Cassa di Risparmio di Forlì e della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Non è escluso che qualcuna
possa aver comprato sul mercato altri diritti, facendo salire così la propria quota. Per il varo
dell’aument0 di capitale da 5 miliardi Intesa aveva messo in piedi un maxiconsorzio di garanzia che,
stando ai numeri diffusi ieri, non è servito visto che il mercato ha risposto in modo massiccio. Le nuove azioni, d’altra parte, saranno emesse a 1,36 euro (ieri Intesa ha chiuso a 1,76 euro) con uno sconto
di circa il 24%. Quella varata da Intesa era la prima di una serie di ricapitalizzazioni bancarie che stanno per arrivare sul mercato. La prossima sarà probabilmente quella del Montepaschi, che chiederà 2,4
miliardi di euro per rimborsare i Tremonti Bond. A questo punto Intesa Sanpaolo può guardare avanti
con maggior tranquillità e focalizzarsi sul piano industriale varato insieme all’aumento di capitale. Venerdì scorso Passera ha confermato che la quotazione in Borsa di Fideuram resta l’opzione principale
per l’attività di asset management. Ieri, invece, ha aperto alla possibile adesione all’Opa di Lactalis su
Parmalat. «È verosimile che aderiremo» ha detto il banchiere, che si era mosso per studiare
un’alternativa ai francesi. Parlando sempre a margine dell’Assemblea di Assolombarda, Passera ha poi
detto di apprezzare la decisione presa venerdì dal patto di sindacato di procedere a un riassetto di Rcs
Mediagroup con l’accorpamento di alcune società: «La semplificazione societaria in Rcs è un passo
giusto» secondo il numero uno di Intesa.
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laRepubblica
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di LUCA PAGNI
Contratti, Marcegaglia
convoca i sindacati
Confindustria vuole stringere sui patti aziendali. Disdetta Uil del protocollo del ’93
“Se un’
azienda fa un accordo con la maggioranza dei lavoratori, deve valere per tutt”
“Il nostro tessuto industriale è fatto di medie imprese: per loro rimane l’
intesa nazionale”
MILANO - Entra nel vivo lo scontro per le nuove regole nella contrattazione aziendale e per la rappresentanza nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Sono le norme che dovrebbero permettere ai contratti
locali di derogare a quelli nazionali. L´accelerazione è stata provocata sia dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, sia dal segretario della Uil Luigi Angeletti. La prima ha annunciato che arriverà presto ai sindacati la convocazione per discutere le nuove regole. Il secondo la sua lettera l´ha
già inviata, destinatari il governo e le parti sociali, e contiene la disdetta degli accordi del ´93, proprio
quelli che regolavano la contrattazione in azienda.
Difficile non vedere in tutto questo una manovra ad ampio raggio che sta mettendo la Cgil nell´angolo.
Solo pochi giorni fa, alla festa della Cisl di Trento, il segretario Raffaele Bonanni e il vice-presidente di
Confindustria Alberto Bombassei avevano concordato di aprire un tavolo di negoziazione il prima
possibile. Di più: Bonanni si è detto pronto ad accettare una legge («il vulnus minore») nel caso di
mancato accordo con la Cgil.
L´idea di fondo è quella di avere due livelli, uno per le grandi imprese e l´altro per le piccole. Come ha
spiegato Bombassei: «Il nostro tessuto industriale è fatto prevalentemente di medie imprese: per loro
rimane il contratto nazionale. Ma non possiamo impedire di attuare nuovi accordi a chi riesce ad approvarli con la maggioranza dei lavoratori. Il mondo sta cambiando troppo rapidamente e occorre essere più flessibili quando la necessità incombe».
Il riferimento al caso Fiat è evidente. E per Confindustria la strategia sarebbe anche un modo per evitare ulteriori frizioni con l´ad Sergio Marchionne e la ventilata uscita del Lingotto dall´associazione degli industriali italiani
Del resto, il ragionamento ieri è stato ribadito anche da Marcegaglia: «Se una azienda fa un accordo
con la maggioranza dei lavoratori, questo deve valere per tutti. Non esiste che poi uno il giorno dopo
si alza e rimette tutto in discussione». Per poi aggiungere: «Non sono per la sparizione dei contratti
nazionali, ma per consolidare i contratti aziendali».
A rafforzare l´esigenza di una nuova contrattazione ci ha pensato ieri la Uil. Il segretario Luigi Angeletti ha scritto al presidente del Consiglio e a tutte le parti sociali per disdettare gli accordi del ´93. Il
documento - datato 23 luglio 1993 e firmato da Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e dal governo (allora guidato da Carlo Azeglio Ciampi) - ha stabilito regole sulla politica dei redditi e dell´occupazione, sugli
assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo.
In verità, gli accordi del ´93 sarebbero stati modificati nel 2009. Ma le nuove regole non sono mai state sottoscritte dalla Cgil e, inoltre, l´intesa del ´93 resta in vigore per la parte legata alla rappresentanza. Non a caso, nella lettera inviata ieri, Angeletti spiega di aver predisposto una disdetta scritta dopo
aver saputo che l´Abi (l´associazione delle banche) «intende applicare, in occasione del prossimo
contratto collettivo nazionale della categoria, le regole del ´93».
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di LUISA GRION
Chiuso con una decisione drastica lo scontro nel vertice provinciale di Trento
Espulsi dalla Cgil 17 attivisti
“Frasi offensive contro la Camusso”
ROMA - Dopo un anno di rapporti tempestosi, il lancio di uova contro i vertici regionali del sindacato e
uno striscione offensivo indirizzato alla segretaria nazionale Susanna Camusso, ieri 17 iscritti sono
stati cacciati dalla Cgil trentina. Una decisione senza precedenti concordata fra la segreteria nazionale e la Filt(trasporti), la Filcams (commercio e turismo), Fp e Spi (funzione pubblica e pensionati): le
categorie d´appartenenza degli espulsi. Paolo Burli, il responsabile della Cgil regionale, parla di «conseguenza diretta di una escalation di violenza verbale e non». «Non è stata una scelta politica - precisa - abbiamo dovuto difendere l´immagine e la reputazione del sindacato» .
Due, in particolare, sono stati gli episodi che hanno portato alla decisione: la contestazione e il lancio
di uova di un gruppo di iscritti contro i responsabili provinciali durante l´ultimo sciopero generale della
Cgil e uno striscione esposto all´indirizzo della Camusso, sempre a Trento, durante il recente festival
dell´Economia. «Susanna non ti abbiamo chiesto di fare sesso, ma di rifare il congresso» recitava la
scritta. Frase maschilista e infelice: «I richiami di natura sessuale erano palesemente lesivi della dignità non solo della prima segretario donna della Cgil, ma anche di tutte le altre donne che in Italia faticano per affermare il diritto al rispetto del genere femminile» ha commentato la Cgil trentina denunciando anche «attacchi personali, provocazioni, delegittimazioni a mezzo web».
Ma gli espulsi non ci stanno: «Questa è una guerra politica: tutto è nato un anno fa, con la nostra denuncia di brogli e irregolarità al congresso regionale della Filt» spiega Fulvio Flammini in Cgil da
«quasi trent´anni», esponente della corrente di minoranza. Questo, denuncia, «è un pogrom: ci hanno
cacciato come delinquenti per soffocare il dissenso. Hanno tirato in ballo l´articolo tre dello statuto
Cgil, quello che revoca la tessera a chi si macchia di grave reato penale o s´iscrive ad associazioni
incompatibili. Ma noi non siamo terroristi, nell´ultimo anno la protesta è degenerata perché nessuno ci
dava ascolto: il lancio di uova c´è stato, ma non è vero, come è stato detto, che abbiamo scritto Camusso con la esse nazista». E lo striscione maschilista? «C´è stato, ma voleva essere una cosa goliardica, non offensiva nei confronti delle donne».
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di ROBERTO PETRINI
Mutui, si alza il tetto
per la rinegoziazione
Decreto sviluppo, via agli emendamenti che limitano ganasce fiscali e ipoteche
Recepite le modifiche sulla riscossione suggerite da Tremonti
Slitta il voto in commissione dopo la parità tra maggioranza e opposizione
ROMA - Più respiro per chi ha contratto un mutuo a tasso variabile e meno pressione sui contribuenti
che devono saldare i conti con il fisco. Sono queste le novità del decreto sviluppo che tuttavia giace in
una situazione di stallo presso la commissione Bilancio della Camera. Dopo una giornata di attesa
l´inizio delle votazioni era stato fissato per la serata di ieri ma alla prima votazione si è verificata una
situazione di pareggio tra maggioranza e opposizione. E´ possibile che a questo punto, se il blocco
dovesse continuare, la Commissione resti paralizzata e si aprirebbe così la strada al passaggio del
provvedimento in aula fin da domani e a un eventuale maxiemedamento del governo con annessa fiducia. «La maggioranza è bloccata. E´ un risultato che politicamente non è irrilevante», ha dichiarato
Pier Paolo Baretta, capogruppo del Pd in commissione Bilancio.
Intanto nuovi emendamenti di maggioranza, che potrebbero essere ripresentati all´esame
dell´assemblea, prevedono un allargamento delle maglie per la rinegoziazione dei mutui stipulati per
l´acquisto o la ristrutturazione della prima casa. Un emendamento dei relatori al decreto sviluppo, che
ieri sera ha cominciato ad essere votato presso la Commissione Bilancio della Camera in vista
dell´esame in aula previsto per domani, prevede la possibilità di rinegoziazione per importi fino a 200
mila euro, a condizione che l´intestatario abbia un reddito Isee (l´indicatore della situazione economica equivalente) sotto i 35 mila euro. La versione attuale del decreto fissa invece a 150 mila euro la cifra ammessa alla rinegoziazione, che è possibile se l´intestatario ha un reddito Isee fino a 30 mila euro.
Prende corpo anche il pacchetto di modifiche all´attuale sistema di riscossione delle imposte evase
da parte dell´erario, a base di ganasce fiscali ed ipoteche. Gli interventi, annunciati dallo stesso ministro dell´Economia Tremonti, dopo le proteste dei contribuenti stanno arrivando sotto forma di emendamenti dei relatori di maggioranza.
Una delle nuove norme prevede che non potranno più essere poste ipoteche sugli immobili, o praticati espropri, per debiti fiscali inferiori ai 20 mila euro. Sale infatti da 8 a 20 mila euro il tetto al di sotto
del quale il fisco non può iscrivere l´ipoteca su beni immobili e né può procedere a espropriazione.
Una misura che varrà solo nei casi in cui il giudizio è pendente o l´iscrizione a ruolo è ancora contestabile, in tutti gli altri casi il limite resta di 8mila euro.
Infine sul tavolo si accumulano altre proposte di modifica. Fra gli emendamenti presentati, quello che
prevede che tutti i pagamenti fra i privati debbano essere perfezionati entro 60 giorni, è stato dichiarato inammissibile. La norma, come ha spiegato il relatore Maurizio Fugatti (Lega), puntava a tutelare le
piccole imprese e rispondeva ad una indicazione europea. Mentre un´altra novità arriva sul Sistri (il
sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti): la proroga prevista al 1° giugno 2012 varrà solo per le imprese con meno di 10 dipendenti.
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di ANDREA BONANNI
Gli indignati
Lunedì nero
per Grecia, Portogallo e Irlanda
Tassi e polizze anti-default alle stelle. S&P declassa Atene. Oggi Eurogruppo sul prestito
Trichet categorico: il riscadenzamento del debito può essere solo volontario
BRUXELLES - L´agenzia di rating Standard and Poor´s ha nuovamente declassato il debito della
Grecia, da B a CCC, citando esplicitamente «una probabilità significativamente maggiore» di default
di Atene. La notizia è arrivata al termine di una giornata che ha visto nuovamente impennarsi i tassi di
rendimento dei debiti dei Paesi più a rischio: in primo luogo la Grecia, ma anche Irlanda, Portogallo e
Spagna. Anche i Cds ("credit default swaps") di Italia e Belgio, altri due Paesi ad alto debito, hanno
subito un brusco rialzo.
L´attacco da parte dei mercati, stanchi dei balbettii contraddittori dei responsabili europei sulla strategia da tenere sul debito greco, arriva alla vigilia di una nuova riunione dei ministri dell´eurozona, che
si incontrano questa sera a Lussemburgo per un vertice dell´Eurogruppo. Ma che difficilmente saranno in grado di dare indicazioni risolutive ai mercati.-Il contrasto tra la Germania e la Banca centrale
europea è ormai aperto e plateale.
Nei giorni scorsi il ministro delle Finanze tedesco, Schauble, aveva evocato apertamente la necessità
di chiamare i creditori privati a sopportare parte dell´onere di un «default» greco, ipotizzando la possibilità di un riscaglionamento dei rimborsi dei titoli in mano alle banche. L´idea trova radicalmente contraria la Banca centrale europea, che teme un effetto a catena sul debito degli altri Paesi a rischio.
Ancora ieri, parlando alla London School of Economics, il presidente della Bce, Trichet, ha insistito sul
fatto che qualsiasi riscaglionamento del debito greco da parte dei creditori deve essere «volontario»,
e che i governi non devono adottare nessuna misura che possa
innescare un default di Atene.
La cacofonia è ormai totale. Sempre ieri Jens Weidman, il presidente della Bundesbank tedesca, autorevole membro del board della Bce, in una intervista ha assicurato che un eventuale insolvenza della Grecia «non dovrebbe minare la stabilità dell´euro». Mentre il New York Times, citando David Riley, dell´agenzia Fitch, stabilisce un paragone tra un eventuale default greco e il crac della banca Leheman Brothers, che ha innescato l´attuale crisi finanziaria ed economica.
Il comportamento dei mercati sembra dare ragione alla scuola catastrofista. Dando ormai quasi per
scontato un default greco, le piazze finanziarie si sono accanite ieri anche contro i debiti degli altri
Paesi a rischio. I titoli decennali greci vengono ormai venduti al cinquanta per cento del loro valore di
rimborso e i tassi sono saliti al 17,20 per cento. Quelli portoghesi sono venduti al 59,7 per cento del
loro valore nominale. Anche l´Irlanda, con tasso schizzato all´11,35 per cento segna un nuovo massimo storico. In rialzo, sia pure più moderato, anche i tassi spagnoli (258 punti di spread rispetto ai
bund tedeschi) e italiani (180 punti). Stesso discorso per i Cds, che assicurano contro i rischi di default: quelli della Grecia sono ormai a un massimo storico di 1.610 punti, che sconta di fatto un default; quelli del Portogallo salgono a 770, quelli dell´Irlanda a 745 punti.
Ad Atene, intanto, dove il governo continua a battersi per far approvare il nuovo piano di austerità che
dovrebbe consentire alla Grecia di ottenere un prolungamento delle scadenza del prestito europeo e
magari nuovi finanziamenti, la popolarità del premier Papandreou e del suo partito, il Pasok, è arrivata
ai minimi storici (27%) ed è ormai leggermente al di sotto di quella dell´opposizione di destra.
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MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011
di VITTORIA PULEDDA
Il dg Chiesa cerca di rassicurare gli investitori sui crediti a rischio
Bpm, mezzi freschi a settembre
no alla fusione con Mediobanca
Il dg Chiesa: “Le posizioni difficili sono 116 ma tutte sono certificate dai revisori”
MILANO - Massima serenità su sofferenze e dintorni («Quello che abbiamo accantonato è stato concordato» con Bankitalia); grande aplomb sul tema scottantissimo dell´aumento delle deleghe ai soci
non dipendenti («Probabilmente se ci fosse una bocciatura in assemblea, l´unico rischio sarebbe una
sovraesposizione mediatica»); altrettanta tranquillità sulla situazione della liquidità e sul futuro
dell´aumento di capitale («completamente garantito) e per il quale anzi al cda di oggi verrà sottoposta
la lista dei potenziali istituti coinvolti (la lunghezza dell´elenco «sarà nella media»). Enzo Chiesa, direttore generale della Bpm (+0,24% in Borsa), cerca di rassicurare i mercati dopo le violente oscillazioni dei giorni scorsi. E lo fa con un incontro con gli analisti, in cui ripercorre le tappe delle richieste di
Bankitalia e spiega cosa sta facendo la banca e cosa farà, per ottemperare alle richieste di via Nazionale.
Partendo dagli accantonamenti sul credito: «Le posizioni difficili sono 116, tutto è stato certificato» dai
revisori e «al 30 giugno verranno ricertificate», ha spiegato Chiesa, sottolineando però che «i conti del
30 giugno saranno in linea con quelli del 30 marzo scorso e non ci sarà nemmeno un milione di accantonamenti in più rispetto a quanto già comunicato, siamo sereni». E ancora, sull´aumento di capitale: «Avere 3-4 mesi per fare l´aumento è molto meglio che non presentarci tra 10-15 giorni» aggiungendo che poterne parlare dopo l´estate «dopo la semestrale, dopo la presentazione del piano,
con anche una soluzione greca un po´ più definita» dovrebbe essere un vantaggio. Sulla carta la dimensione monstre dell´aumento, fino ad un massimo di 1,2 miliardi, non lo spaventa, perché ci sarà
un nutrito elenco di istituzioni a partecipare al consorzio. Chiesa prova a fare i conti: anche nel caso in
cui la metà dell´aumento non venisse sottoscritto, nessuna banca del consorzio andrebbe oltre il
2,5% del capitale di Bpm. E a chi gli chiedeva se in realtà la popolare non fosse sulla strada di essere
inglobata da Mediobanca, il neo-direttore generale ha citato le parole - quasi in contemporanea - di
Dieter Rampl, presidente di Unicredit e vice presidente di Mediobanca, che a proposito di una possibile fusione tra piazzetta Cuccia e Bpm: «Non penso, ma questa è una mia opinione personale», ha
detto Rampl; gli ha fatto eco Chiesa, ricordando che per legge nessuno può detenere per oltre 12
mesi più dello 0,5% di una banca popolare, senza rinunciare ai dividendi.
Infine il nodo della governance (su cui Bankitalia ha insistito molto) e l´aumento (a cinque) delle deleghe, che dovrebbe essere votato nell´assemblea del 25 giugno ma su cui i sindacati recalcitrano: secondo Chiesa, anche in caso di bocciatura da parte dei soci, il rischio è «una sovraesposizione mediatica, su una questione di principio. Ma al management cambia poco e nei conti, zero»; al contrario,
sono già stati fatti passi avanti sul sistema di incentivazione (non più a pioggia) e sulla razionalizzazione della struttura del gruppo.
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La Fiba-Cisl
augura a tutti voi
una giornata serena!!
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maannii 1155 G
Giiuuggnnoo
ppeerr uunnaa nnuuoovvaa
rraasssseeggnnaa ssttaam
mppaa!!
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