INGANNI: MIMETISMO
(quali e quanti tipi di mimetismo esistono)
IL MIMETISMO CRIPTICO
Con il termine di mimetismo "Criptico" si intende quel
fenomeno per cui le prede si "nascondono" ai loro
predatori grazie a particolari e sofisticati attributi che le
rendono
difficilmente
individuabili
nell'ambiente
circostante.
Va tuttavia sottolineato che anche i
predatori possono mimetizzarsi con l’ambiente circostante
per rendersi meno visibili alle prede e procurarsi il cibo
La rana alligatore si camuffa
per aggredire meglio (a
sinistra) mentre, la cavalletta
foglia si nasconde per non
essere predata ( a destra)
con maggiore facilità.
E' importante sottolineare, inoltre, che il criptismo, per essere efficace deve essere, associato ad un particolare comportamento. L'animale deve rimanere
immobile o muoversi molto lentamente, deve "scegliere" un substrato di colore opportuno ed assumere una posizione il più adeguata possibile allo scopo. Il controllo
nei movimenti è fondamentale nel criptismo; un animale con una forma e una colorazione che lo rendono perfettamente mimetico con il substrato, se si muovesse in
modo veloce o scomposto, vanificherebbe del tutto il suo perfetto adattamento morfologico, rendendosi di conseguenza più facilmente visibile.
MIMETISMO ANTIPREDATORIO
Sempre nel gruppo dei segnali cromatici impiegati a scopo
antipredatorio rientrano la così dette macchie ocellari di cui sono
forniti numerosi bruchi e farfalle. Le macchie ocellari sono macchie
colorate a forma di grossi occhi che compaiono in molti animali, in
particolare nei lepidotteri, la cui funzione è quella di simulare la
presenza di un capo laddove, invece, si trova la parte posteriore del
corpo; in questo modo, se attaccati da questa parte del corpo, come
avviene nella maggior parte dei casi, essi sono in grado di sfuggire
repentinamente nella direzione inaspettata!
Finto capo
capo vero
NOTA
MIMETISMO FANERICO
Si parla di mimetismo fanerico, dal greco fanéros cioè
manifesto, quando un animale assume una colorazione
vistosa e sgargiante rispetto all’ambiente in cui
abitualmente vive. In questo caso si tratta di un segnale di
allerta che diffida eventuali predatori dall’avvicinarsi. In
Etologia si parla anche di livrea ammonitrice infatti, spesso
le specie che la indossano sono molto velenose o
disgustose.
La salamandra pezzata
(Salamandra salamandra) è
dotata
di
una
livrea
ammonitrice gialla e nera
che serve a proteggerla
dagli assalti dei predatori. I
colori
sgargianti
sono
associati ad una secrezione
mucosa
estremamente
urticante.
Anche gli uomini usano il
giallo, il rosso e il nero per
richiamare l’attenzione
MIMETISMO BATESIANO
Definizione: il mimetismo batesiano consiste in un complesso (anello mimetico) di
due o più specie, che assumono le stesse caratteristiche cromatiche, ed in parte
anche morfologiche. Si tratta, cioè, dell'imitazione di una specie aposematica
(modello), inappetibile, da parte di una o più specie appetibili (mimi), allo scopo di
ingannare un predatore comune (ricevitore del segnale). Affinché si instauri un anello
mimetico batesiano devono essere soddisfatte le seguenti condizioni:
1. le tre componenti che costituiscono l'anello mimetico (modello, mimo,
ricevitore di segnale) devono coesistere nel tempo e nello spazio.
2. I modelli devono essere molto più numerosi dei mimi; ciò affinché il predatore
abbia una maggiore probabilità di fare esperienza sui modelli e non sui mimi.
SOTTO: Egeria apiforme imita una
vespa ma è totalmente innocua .
SOTTO: la farfalla nella parte superiore della fotografia
appartiene alla famiglia delle Eliconidi, di pessimo
sapore mentre i due esemplari in basso appartengono
alle Pieridi e sono totalmente appetibili
SIGNIFICATO ADATTATIVO-EVOLUTIVO DEL MIMETISMO
Da tutti gli esempi sinora riportati risulta evidente che le specie mimetiche hanno un enorme vantaggio, in termini di potenziale riproduttivo, rispetto a quelle
"ingannate" e agli altri individui conspecifici non mimetici: le specie criptiche che riescono ad evitare o a limitare la cattura ottengono, in ultima analisi, di
aumentare le proprie probabilità di sopravvivere e di riprodursi, consentendo così la auto conservazione del proprio patrimonio genetico. La suddetta
interpretazione che si definisce "adattativa" perché attribuisce al comportamento animale una funzione di sopravvivenza, può anche a spiegare l'origine del
mimetismo e della simulazione nelle diverse specie: infatti, in un'ottica evoluzionistica, gli individui che, a seguito di mutazioni genetiche casuali, esibiscono i
rudimenti di certi caratteri morfologici o comportamentali sufficienti per consentire un’ efficace simulazione, realizzano un vantaggio riproduttivo rispetto agli
individui sprovvisti di tali adattamenti. Questo vantaggio, a sua volta, consente di perpetuare il carattere nelle generazioni successive.
Il mutualismo: io aiuto te tu aiuti me
DEFINIZIONE: è usato il termine di mutualismo per indicare le associazioni tra coppie di specie che ricevono, da tale associazione, un vantaggio reciproco.
Esso può riguardare le risorse alimentari per almeno uno dei partner, e frequentemente anche per l’altro, la protezione dai nemici o la costituzione di un
ambiente favorevole dove accrescersi e riprodursi risulta più facile. Ne consegue che l’associazione mutualistica permette agli individui che la condividono
di aumentare le probabilità di sopravvivenza i legami mutualistici possono essere inquadrati in tre casistiche principali:
a) Legami facoltativi fra specie diverse dove entrambe i partecipanti sono in grado di sopravvivere anche separati. In questo caso ciascun partner viene
indicato con il termine di SIMBIONTE;
b) legami obbligatori per uno dei partecipanti e facoltativi per l’altro;
c) legami obbligatori per entrambe i partecipanti.
Simbiosi fra uccelli indicatori e tasso del miele:
gli uccelli
indicatori africani hanno formato una simbiosi con il tasso del miele:
un indicatore che abbia localizzato un alveare vi conduce il tasso del
miele. Gli uccelli sono abili avvistatori di alveari ma non sono in
grado di aprirli per cibarsi di cera d’api per contro, il tasso è in
grado di aprire l’alveare ma non è bravo a scorgerlo. Dalla simbiosi
quindi i due partecipanti ricavano un vantaggio “ alimentare”. Si
tratta di una simbiosi mutualistica facoltativa fra specie diverse ed
è detta interspecifica.
Indicator indicator (indicatore golanera)
Mellivora capensiis ( tasso del miele)
Pesci pulitori e pesci clienti: un’ altra
associazione mutualistica e facoltativa si
realizza fra pesci pulitori e pesci clienti. Molto
spesso i pesci clienti sono feroci predatori che
però assicurano l’incolumità ai pesci pulitori a
patto che questi li liberino dai parassiti o dai
tessuti morti. I pulitori ricavano una sicura e
facile fonte di cibo mentre i “clienti” si
mantengono puliti e si liberano dai parassiti.
La fiducia è una cosa seria…
La
comunicazione
fra
ospite
e
pulitore
si
basa
su
precisi
moduli
comportamentali che si sono evoluti per garantire la reciproca fiducia fra i
due partners e consentire ad entrambi di usufruire dei vantaggi derivanti
da questa associazione. Da una parte, quindi, il pulitore si farà riconoscere
come tale
con la sua danza e, dall’altra, il cliente dimostrerà la sua
intenzione a farsi ripulire da lui. La concorrenza però, anche nel mondo
animale, è sempre in agguato e, in questo caso, prende le vesti di un piccolo
Blennide, l’Aspidontus taeniatus, detto anche blennio dai denti a sciabola,
la cui
livrea è molto simile a quella del Labroides dimidiatus. In questo
tipico esempio di mimetismo aggressivo, il falso pulitore non solo assume le
sembianze di quello vero, ma ne imita perfettamente anche la danza di
pulizia, così che si può avvicinare indisturbato agli incauti clienti in fila
per la toilette e strappare loro velocemente pezzetti di pelle e lembi di pinne
di cui si ciba. L’importanza della simbiosi di pulizia e del ruolo dei pesci
Squalo leopardo con pulitori
pulitori nel mantenimento dell’ecosistema è stato dimostrato da un
esperimento condotto negli anni ’60 dall’etologo C. Limbaugh in un tratto
di barriera corallina delle isole
Bahamas. Rimuovendo da quella zona
tutti i pulitori, si vide che la maggior parte delle specie che abitualmente
frequentavano quell’ area ben presto cominciarono ad abbandonarla e, nel
giro di due settimane, molte delle specie
Labroides dimidiatus ( vero pulitore)
Aspiodontus taeniatus (falso pulitore)
associazione tra paguri e attinie: si tratta di un esempio tipico di
mutualismo facoltativo che, in alcuni casi, diventa obbligatorio. La
simbiosi fra attinie e paguri rappresenta un ottimo esempio di
“evoluzione dei rapporti simbiotici”. In alcune associazioni entrambe i
partecipanti riescono a vivere senza effettuare simbiosi, pur essendo
avvantaggiati dalla stessa, in altri il paguro è un simbionte facoltativo
mentre l’attinia non riesce a sopravvivere in assenza del simbionte, ed
in altri ancora l’associazione diviene così stretta che vi sono specie di
paguri e anemoni che non sono mai stati trovati separati. Questo
avviene soprattutto per le specie di anemoni Adamsia e Calliactis,
Paracalliactis. Rifugiato, per proteggere il suo addome molle, nella
conchiglia di qualche grosso gasteropode il "paguro Bernardo' si porta a
spasso la sua pesante casa sui bassi fondali. Sulla conchiglia vivono
animali che non possono muoversi con i propri mezzi, spugne, per
esempio, o, più frequentemente, attinie (anemoni di mare) Si realizza
così fra il paguro e l'attinia una stretta associazione che, pur non
essendo in dispensabile diviene stabile al punto che il paguro quando
deve cambiare conchiglia perché crescendo si trova ormai allo stretto,
si preoccupa di trasferire l'attinia o le attinie, sulla nuova casa. In certi
casi l'attinia non è da meno e, come fa l'Adamsia palliata per non essere
abbandonata dal paguro che cresce, gli ingrandisce la 'casa't mediante
una secrezione di materiale calcareo In questo modo il paguro non deve
cercare continuamente una nuova casa e l'anemone non deve
continuamente essere riposizionato.
rimaste presentavano evidenti
segni di infestazioni da parassiti. In seguito al reinserimento dei pulitori in
quelle acque, anche gli altri pesci ritornarono a popolare la scogliera.
Cerchiato in giallo l’anemone Adamsia
palliata, sotto di lei il paguro Eupagurus
prideauxi. Si tratta di un ‘associazione
così consolidata che la due specie non
sono
mai
state
rinvenute
separatamente.
La freccia rossa indica l’anemone di
mare Calliactis parassitica, mentre il
paguro Dardanus arrossor è indicato
in giallo.
I RAPPORTI TRA LE SPECIE
VIVENTI
In ambiente naturale gli organismi viventi interagiscono tra loro a vari livelli: dalle relazioni
trofiche delle catene e delle reti alimentari, ai rapporti di competizione intraspecifica
(individui appartenenti alla medesima specie) ed interspecifica (individui appartenenti a
specie diverse), fino alle simbiosi.
Simbiosi: questo termine (dal greco syn = insieme e bios = vita) indica i vari tipi di
relazioni consociative, non solo di natura trofica, che si possono instaurare tra membri
di specie diverse.
Gli organismi di specie diverse interagiscono tra loro: in alcuni casi si viene a determinare la
condizione per cui una specie viene sopraffatta da un’altra (è la situazione estrema di
esclusione competitiva); in altri si può avere una convivenza. Le modalità e gli effetti delle
interazioni tra individui appartenenti alla stessa specie o a specie diverse sono molto vari;
citiamo qui di seguito solo i principali esempi, senza la pretesa di essere esaustivi:
Mutualismo, in cui trovano beneficio entrambi i membri della simbiosi. Importanti interazioni
mutualistiche esistono tra animali e protisti: vari coralli, per esempio, ottengono la maggior
parte dell’energia da protisti fotosintetici che vivono all’interno dei loro tessuti; anche i
licheni rappresentano un esempio significativo di simbiosi mutualistica, talmente stretta da
risultare ormai praticamente inscindibile.
Commensalismo, in cui solo uno dei due partner trae vantaggio dalla convivenza, mentre l’altro
non sembra avere nessun beneficio, ma neanche alcun danno. L'esempio più classico è quello
dell'associazione tra Afidi e formiche:queste ultime ottengono dagli afidi un secreto
zuccherino, mentre questi ultimi non ne ricavano né benefici né danni (ma forse una generica
protezione)
Parassitismo, si riferisce a quella relazione nella quale uno dei membri trae beneficio a danno
dell’altro. Di norma il parassita è molto più piccolo del proprio ospite e non lo uccide. I
parassiti vivono sul corpo dell’ospite o all’interno di esso, danneggiandolo: temporaneamente,
per lo più solo per nutrirsi, periodicamente, in determinati stadi del loro sviluppo, o
permanentemente. Esistono anche i parassitoidi, che provocano sempre la morte dell’ospite.
Esempi di parassitismo ci vengono dalle zecche, dalle pulci, da vari tipi di funghi, dalla Tenia
(endoparassita anche dell'intestino umano);
Tipo di rapporto
interspecifico
Neutralismo
Competizione
Mutualismo
Commensalismo
Inquilinismo
Parassitismo
Predazione
Pinna nobilis
Predazione, che si ha verifica quando gli individui di una specie vivono usando come alimento
quelli di un’altra specie che uccidono. Questo rapporto è chiamato preda-predatore. Un
predatore utilizza raramente un solo tipo di preda dato che disporre di scelte alimentari
limitate è una condizione svantaggiosa.
Parassitismo: durante la convivenza una specie non è danneggiata ma anzi ne ricava
benefici, mentre l'altra è danneggiata. Generalmente l'ospite è fonte alimentare del
parassita. Il parassitismo è molto vario e diffuso, infatti è un fenomeno che interessa
molte forme zoologiche, anche l'uomo.
Esistono diverse forme di parassitismo: l'endoparassitismo che si ha quando il parassita
vive all'interno del corpo dell'ospite per tutto il ciclo vitale ricavandone vantaggio e
l'ectoparasitismo; in questo caso il parassita vive con l'ospite solo per il tempo
necessario a ricavare cibo. Il parassita può vivere con specie diverse o specializzarsi con
una specie in particolare. La vita in comune può portare modificazioni nel corpo del
parassita (coevoluzione). In questo caso le specie parassite sono diverse rispetto alle
specie vicine nella sistematica. Ad esempio i parassiti gasteropodi perdono le loro
caratteristiche, ovvero il capo, il piede, la conchiglia gli organi di senso ecc. Al contrario
si sviluppano notevolmente gli apparati riproduttivi, infatti, è frequente che il corpo sia
quasi esclusivamente costituito da una vescica piena di uova.
Taenia solium
Sulla
sinistra
un
ECTOPARASSITA,
sulla
destra
un
ENDOPARASSITA. La
Taenia solium infetta
anche l’uomo
Isopode parassita (Anilocra laticaudata)
Pontonia custos
Caratteristiche fondamentali
le specie non hanno relazioni tra
di loro
le specie condividono le stesse
esigenze contendendosele
entrambe le
vantaggio dal
obbligatorio
specie traggono
loro rapporto non
una specie trae dei vantaggi, l'altra
non ottiene nulla, ma non perde
nulla
Le specie dividono lo spazio
senza entrare in competizione e
senza utilizzare le medesime
risorse
una specie ottiene dei forti
vantaggi, l'altra addirittura ne
soffre
Una specie domina sull'altra
Esempio di commensalismo è
quello tra il piccolo granchio
pisello (crostaceo del genere
Pinnotheres)
dal
carapace
molle e fragile e la Pinna
nobilis. Il grande mollusco
bivalve fornisce al crostaceo
protezione e cibo sotto forma
di avanzi. Anche il gambero
guardiano (Pontonia custos)
trascorre la sua vita quasi
esclusivamente
all'interno
della
Pinna
nobilis,
eccezionalmente è ospitato in
qualche grossa spugna, dove
maschio e femmina vivono in
coppia sempre nello stesso
ospite.
Il condominio: in questa Pennatula vediamo al centro il
minuscolo granchio 'Porcellanella triloba' detto appunto
della Pennatula. Sul corpo dell'invertebrato gamberetti di
pochi millimetri. Sopra e sotto il granchio, tra le
diramazioni, si intravedono altri minuscoli gamberetti e
granchi (per individuarli cercate gli occhi).
Pontoni
a custos
La predazione si svolge a
vari livelli. Di solito l’insieme
dei suddetti livelli prende il
nome di catena alimentare o
trofica. Alla base vi sono i
produttori primari, cioè le
piante, che costituiscono
l’alimento principale per gli
erbivori. A loro volta gli
erbivori vengono predati e
uccisi dai carnivori primari,
questi sono cacciati dai
carnivori specializzati o
secondari e al vertice della
catena
si
trova
un
predatore astuto e spesso
sconsiderato: l’uomo.
IL PARASSITISMO
INTRODUZIONE: i parassiti e i patogeni (organismi in grado di causare malattie) costituiscono un gruppo straordinariamente vasto ed importante di organismi.
Milioni di persone vengono uccise ogni anno da vari tipi di infezioni e molti altri ne vengono deformati e debilitati. Naturalmente l’Uomo facilita le cose ai parassiti
vivendo in popolazioni estremamente dense e avendo, nel corso dell’evoluzione, ristretto ai minimi termini la dipendenza da poche specie di animali e piante
coltivate. Per capire cosa si intenda in Ecologia e in Zoologia per parassiti occorre fare qualche semplificazione: anzitutto si può distinguere in:
MICROPARASSITI e in MACROPARASSITI. Questa distinzione è stata istituita da May ed Anderson in tempi recenti, più o meno nel 1979, si basa sulla sul
luogo in cui avviene la riproduzione. I MICROPARASSITI vivono e si moltiplicano direttamente all’interno del loro ospite, non di rado in tessuti, organi o apparati
mentre, i MACROPARASSITI si accrescono nel loro ospite ma si moltiplicano al di fuori di esso in stadi definiti infestanti.
MICROPARASSITI: sono rappresentati da virus e
batteri come ad esempio il virus del morbillo o il
batterio del tifo.
Salmonella tiphy
MACROPARASSITI: tra i principali macroparassiti che
colpiscono gli animali ci sono i vermi piatti (Platalminti) cui
appartiene ad esempio la TAENI SOLIUM o verme solitario; e i
nematodi. Per le piante invece si annoverano molti macroparassiti
fra i funghi superiori e gli insetti galligeni.
L’altro importante gruppo di microparassiti è quello dei protozoi e, nel
caso delle piante, i funghi semplici. Nei protozoi che aggrediscono gli
animali molto spesso vengono utilizzati dei vettori come plasmodi e
insetti. Fra essi tristemente famosa è la MOSCA TZE’- TZE’che
trasmette la malattia del sonno.
Cuscuta attenuata, è vittima di
parassiti ed è essa stessa parassita
di altre piante.
Galla in Rosa canina prodotta
dall’insetto Diplolepis rosae
Orobanche australohyspanicha,
vittima di insetti parassiti e
parassita di altre piante
In evidenza una galla prodotta da
un insetto parassita
MACROPARASSITI SUPER FAMOSI: PIDOCCHI, PULCI E ZECCHE
I pidocchi trascorrono tutti gli stadi del loro ciclo biologico su un ospite, mammifero od uccello, e la trasmissione avviene per contatto fisico tra due o più ospiti. Le pulci depongono le
uova nel nido o nella casa del loro ospite. L’adulto sfarfallante trova da solo un nuovo ospite da infestare.
Se prendo i pidocchi cosa faccio?
I pidocchi che attaccano l’uomo si cibano di
frammenti di cute. Nei bambini possono produrre vere
e proprie epidemie da contagio. La parte più difficile
da combattere è l’uovo che però è normalmente
visibile.
ventre
dorso
animale intero. In evidenza gli organi di adesione
A sinistra si nota una zecca, in questo caso l’ospite è un uomo, prima del pasto di sangue
mentre, a destra la stessa è rigonfia di sangue prelevato dall’ospite. Le dimensioni
diventano anche cento volte più grandi.
Il morso di una zecca può passare inosservato perché si tratta di un animale di modeste dimensioni. La zecca diventa visibile ad occhio nudo solo quando il corpo si gonfia di sangue. Si tratta sempre di un macroparassita
che rimane attaccato ai tessuti del suo ospite dall’esterno ma a differenza dei pidocchi si ciba di sangue. Molto spesso le zecche aggrediscono cani e gatti. Il metodo più sicuro per estrarle è il seguente: occorre
addormentare il parassita con un batuffolo imbevuto di alcool in modo che allenti la presa sulla pelle, quindi estrarla con l’aiuto di pinzette estetiche o per uso filatelico ed infine bruciare la zecca assieme al batuffolo di
cotone. Bisogna avere cura di togliere la testa della zecca dalla pelle dell’ospite perché in caso contrario si rischia un’infezione assai pericolosa. Tutti i parassiti sviluppano organi di adesione in grado di mantenerli ben
aderenti al proprio ospite e nessuno dei casi citati fa eccezione.
COSA ACCOMUNA TUTTI I PARASSITI: i parassiti vivono in un habitat del tutto particolare rappresentato da uno o più ospiti. Questo fa si che alcune
strutture subiscano una semplificazione mentre altre vengano esaltate al massimo. Un esempio del primo caso è rappresentato dalla perdita delle ali, degli organi
visivi, di quasi tutti gli organi di senso ad eccezione dei chemioreccettori (che servono per il riconoscimento degli ospiti) e della perdita della colorazione corporea,
soprattutto nel caso dei parassiti che vivono all’interno del loro ospite. Subiscono invece un’esaltazione gli organi riproduttivi e quelli di adesione.
INSETTI SOCIALI: LE API
Costituita da un vastissimo numero di specie altamente differenziate, la classe degli insetti rappresenta il gruppo di invertebrati che ha raggiunto il maggiore
successo evolutivo. Insetti come gli apoidei, le formiche e le termiti presentano strutture sociali elaborate, all'interno delle quali gli individui svolgono attività
specifiche, legate ad esempio all'alimentazione, alla difesa e alla riproduzione della colonia.. Sono insetti sociali le formiche, le termiti, circa 800 specie di vespe
e 500 specie di api, tra cui l'ape mellifera. Solitamente una società di insetti è formata da uno o più genitori e dalla loro numerosa prole. I singoli membri della
società sono suddivisi in gruppi, ciascuno con funzioni specializzate e spesso con strutture anatomiche notevolmente diverse. Gli insetti sociali, presentano
strutture coloniali molto variabili: si va, infatti, da piccole colonie con pochi individui a società che ne hanno migliaia e perfino milioni. In alcune specie le
colonie sopravvivono per un breve periodo, sono cioè stagionali, in altre possono durare molti anni; possono essere iniziate da un solo individuo o da un gruppo
di individui che cooperano a questo scopo ed essere composte da membri di entrambi i sessi (come quelle delle termiti) o prevalentemente da femmine (come
quelle degli Imenotteri). Nonostante la grande variabilità, queste società sono tutte caratterizzate da un'efficiente attività coordinata degli individui che le
compongono.
L'alveare: società o superorganismo
Come abbiamo visto l'ape è un insetto sociale. Ma il legame che unisce tra loro le api di
una famiglia è così intimo e forte che spesso è l'intera famiglia ad essere paragonata ad
un singolo individuo (il superorganismo). La regina, le operaie e i fuchi, possono essere
viste come cellule ed organi, ognuno con una propria importante funzione. Ogni
attività svolta dalle api può essere vista non come l'azione di un singolo individuo, ma
come una funzione, finalizzata al benessere dell'intero superorganismo. La regina,
deponendo le uova e secernendo feromoni (sostanze chimiche che regolano il
comportamento delle api), provvede alla crescita dell’alveare. Mentre le regine si
occupano della riproduzione, le operaie collaborano in modo altamente organizzato
nella costruzione del nido, nella ricerca delle fonti di cibo, nella difesa della colonia, e si
suddividono in modo efficiente i diversi compiti che devono essere svolti all'interno
della colonia stessa.
api
nutrici
:
provvedono
all'alimentazione dei nuovi nati.
Le api operaie , in base alle mansioni
svolte, si suddividono in:
E' stato visto che questi cambiamenti
nel comportamento sono correlati a
variazioni ormonali che avvengono in
ciascuna ape nel corso della vita: le
operaie giovani presentano bassi livelli
di ormone giovanile nell'emolinfa
mentre quelle più anziane,
che
svolgono il ruolo di bottinatrici, hanno
livelli di ormone giovanile nettamente
più alti. Quest'ormone innesca dei
cambiamenti in certe parti del cervello
dell'ape che inducono un mutamento
nel comportamento degli insetti, forse
predisponendoli ad apprendere i
riferimenti spaziali utili durante i voli
di ricerca .
api esploratrici : il loro compito è quello di
portarsi all’esterno per
perlustrare i
campi in cerca di fonti di cibo;
api bottinatrici: il loro incarico riguarda
l’approvvigionamento di acqua e la
raccolta di
propoli. La propoli è una
resina con proprietà antibiotiche e
conservanti in grado da “assicurare” la
salute dell’alveare in caso di infezioni o
parassitosi;
Ape regina
Api operaie
api spazzine: il cui lavoro consiste nel
pulire le cellette dai residui lasciati dalle
larve e portare all'esterno gli scarti;
Depone l’uovo
Ape nutrice
18° giorno
6° giorno
21° giorno
10° giorno
La regina controlla la
cella
Poveri fuchi!
I Fuchi
I fuchi sono i maschi delle api. Sono più grandi e tozzi delle
operaie, lunghi 15 mm circa, ed hanno anche le ali più
lunghe. La loro bocca non è adatta a succhiare il nettare e non
hanno nelle zampe gli strumenti che servono per raccogliere
il polline. Non sono quindi capaci di procurarsi da soli da
mangiare e devono essere mantenuti dalle operaie. Inoltre
non hanno il pungiglione e non si possono difendere. Le loro
antenne sono, però, più sofisticate e sensibili agli odori.
Nascono da uova non fecondate, in celle un po' più grandi del
normale, a cominciare dalla fine dell'inverno. Per diventare
insetti adulti ci mettono 24 giorni. Nell'arco di una stagione,
di solito, in un alveare vengono allevate diverse migliaia di
fuchi. Il loro compito è quello di accoppiarsi con una regina
durante il volo nuziale.
La riproduzione
I fuchi sono da sempre stati descritti come dei pigroni,
scansafatiche che non sanno fare altro che mangiare a sbafo e
sognare di sposare una regina. In realtà, i poveri fuchi, hanno
una vita breve, circa 50 giorni, ed un po' triste. Collaborano
come possono alla vita dell'alveare producendo calore, utile
alle larve, e lavorando per il trasporto del miele all'interno
della loro casa. Nel periodo primaverile ed estivo durante le
giornate calde, soleggiate e con poco vento, escono
dall'alveare in cerca di una regina. Quando la trovano la
inseguono, facendo la gara con tanti altri fuchi.
L'accoppiamento avviene in volo. Dopo essersi unto alla regina
il fuco cade a terra e muore. Gli altri fuchi, quelli che non sono
riusciti a raggiungere una regina, sono destinati ad essere
cacciati via dal loro alveare e morire di fame, oppure uccisi
direttamente dalle operaie dopo il periodo dell'accoppiamento,
comunque prima dell'inizio della brutta stagione.
La riproduzione vera e propria si ottiene quando l'intero alveare genera un'altra famiglia per mezzo della sciamatura. Con le condizioni climatiche
favorevoli, durante la primavera, le api costruiscono celle speciali (celle reali), più grandi delle comuni cellette esagonali, nutrono le larve in esse contenute
solo con pappa reale, allevando così nuove regine. La vecchia regina, prima della nascita delle figlie lascia l'alveare (sciama), seguita da una buona parte
delle operaie. Nasce così un nuovo alveare.
INSETTI SOCIALI: LE
FORMICHE
INTRODUZIONE: IL TERMINE “FORMICA” è il nome comune degli Insetti Imenotteri della famiglia dei Formicidi (6000 specie). Le formiche conducono vita sociale
con polimorfismo e differenziamento in caste. In una colonia si possono distinguere le femmine sterili (operaie e soldati), le femmine feconde (regine) e i maschi. La
vita media di una regina e di un'operaia si aggira sui 15-20 anni; i maschi, invece, muoiono poco dopo l'accoppiamento. Le abitudini delle colonie sono molto varie e la
loro fondazione avviene nel modo seguente:
a) la regina, dopo l'accoppiamento, deposita nel nido le uova, dalle quali nascono i componenti della nuova colonia;
b) le operaie costruiscono il formicaio, che risulta formato da numerose camere sovrapposte in più piani, comunicanti tra loro e con l'esterno per mezzo di gallerie. In
queste camere vivono le larve, la regina e gli altri componenti del nido e vengono conservate le scorte.
c) le operaie inoltre procurano il cibo, allevano le larve, nutrono e curano la regina, mentre i soldati difendono la società.
Generalmente le formiche sono onnivore, ma alcune specie sono insettivore, altre fitofaghe e altre ancora si cibano di succhi zuccherini animali o vegetali. Quanto al
modo di procurarsi il cibo, vi sono specie che saccheggiano i formicai di altre specie depredandoli anche delle larve, che riducono poi in schiavitù (lestobiosi) , altre
che, incapaci di nutrirsi, sfruttano il lavoro delle formiche ospiti (dulosi). Molte specie sono dannose, come per esempio le specie che, curando gli Afidi, ne
favoriscono la diffusione o quelle che depredano i campi di semi in gran quantità o divorano le foglie (Atta); altre invece si considerano utili perché distruggono
insetti dannosi. Diffuse in Italia le specie Formica rufa (formica rossa) e Iridomyrmex humilis (formica argentina) e diverse specie del genere Tapinoma.
I diversi materiali con i quali viene costruito il nido, quali aghi di conifere,
ramoscelli, grani di terra, gocce di resina ecc. sono abilmente intrecciati e
formano una mirabile costruzione architettonica sufficientemente
compatta. In estate, la temperatura interna dell'acervo si mantiene
costante attorno ai 24-28°C, salvo nella parte più profonda dove non
oltrepassa i 20°C; da fine settembre le formiche iniziano a concentrarsi
nella profondità del nido, dove svernano, pressoché immobili, ad una
temperatura di circa 10°C. Nella bella stagione, all'interno del nido schiere
di operaie servono la regina, curano la prole, puliscono le celle e le gallerie e,
se la temperatura diviene troppo elevata, realizzano nuove aperture per
permettere una migliore ventilazione; il nido viene ispezionato di continuo
per il mantenimento delle strutture e per il regolare ricambio dei materiali
da costruzione. Durante il periodo di attività numerose operaie montano la
guardia, pronte ad avvertire le compagne dell'avvicinarsi di un pericolo..
Tutte le specie del gruppo Formica rufa edificano un nido a forma di cupola,
forma ideale per captare il calore del sole oltre che per proteggere il nido
dalla pioggia.I nidi o acervi misurano mediamente m 1,20 di diametro sono
alti circa 60 cm e contengono una popolazione che va dalle 200.000 alle
500.000 formiche e diverse centinaia di regine, ma possono arrivare anche
a 2 m di altezza e diversi metri di diametro, con una popolazione fino a più
di un milione d'individui. I formicai si sviluppano in profondità, all'incirca
quanto l'altezza della cupola, e solitamente inglobano una ceppaia
marcescente o una grossa radice morta. La parte profonda, dove le
formiche sono sufficientemente protette e dove regna una temperatura
ottimale per la loro vita, è formata da una successione di camere
intercomunicanti, destinate alla regina, allo sviluppo delle uova e delle larve
nonché a contenere, nell'epoca prossima alla sciamatura, masse di individui
alati.
QUESTA E’ CASA MIA, QUI COMANDO IO!!!
Ogni formicaio ha un suo odore che aiuta gli individui a riconoscersi anche lontani dalla loro casa e fra altri di
diverse specie di formiche. Qualsiasi esponente di cui altro formicaio , anche se di specie uguale , può venire ucciso
se entra in colonie non sue . Ha un odore diverso! Questa è una caratteristica ben precisa e serve alle formiche
operaie , che escono dal nido per cercare cose di loro utilità, per riconoscersi e magari passarsi parte del bottino
cercato. Le formiche si parlano anche fra loro , attraverso i movimenti delle antenne. Con queste , inoltre sentono gli
odori. Dalle loro mandibole invece, secernano l’acido formico che e’ un veleno con il quale combattono e uccidono i
nemici. Le mandibole sono anche la loro forza, perché con quelle portano per molto superiori al loro, anche 4-5 volte
superiore.
Le forme alate, femmine regine e maschi, sciamano nei primi giorni
d'estate; i maschi hanno il compito di accompagnare le regine nel volo
nuziale per fecondarne le uova; la loro vita è assai breve. 3-4 settimane e
muoiono entro qualche giorno dal volo. Le regine, se non cadono vittime dei
numerosi predatori (uccelli od insetti), dopo il volo nuziale perdono le ali e
cominciano una lunga esistenza (anche 20-25 anni), votata alla deposizione
delle uova nella parte più profonda del nido. La regina fecondata cerca
sistemazione nel nido d'origine o comunque in quello della sua specie;
talvolta fonda un altro formicaio deponendovi le uova e crescendo da sola
la prima nidiata, dallo stadio di larve a quello di operaie
LE TERRIBILI FORMICHE
AFRICANE
Formica mietitrice
(Messor bouveri)
Alla fine dell'estate quando i granai sono pieni e la
stagione è finita
appaiono sulla superficie del
formicaio un gran numero di formiche alate maschi e
femmine che improvvisamente iniziano a volare tutte
assieme formando una nuvola di formiche che si
allontana nei raggi del sole. Durante il volo le femmine
si accoppiano con molti maschi e continuano a volare
per alcuni chilometri si posano a terra, cercano un
buco nel terreno, si staccano la ali (che possono
mangiare, le proteine sono importanti per una futura
madre!) e depongono le uova e non usciranno più per
tutta la vita, che dura un certo numero di anni.
Appena le prime operaie usciranno dal nido
procureranno il cibo per la regina. Le messor sono
caratterizzate da una grande differenza di taglia tra
le operaie. Le operaie minor sono di piccole dimensioni
mentre
le
"major"
sono
molto
grosse.
Le operaie major delle messor non sono usate per la
difesa del formicaio, tutte le messor non hanno armi
né aculei né mandibole taglienti o appuntite. Le loro
mandibole sono con "denti" che assomigliano un po' ai
nostri molari: tozzi , per niente aguzzi e taglienti; nel
formicaio le grosse major vengono usate per rompere
i semi più grossi e più duri.
Crematogaster Scutellaris è la specie più diffusa
in Italia. Inconfondibile con la sua testa rossa
l'addome nero a forma di cuore e con la sua
posizione di difesa unica: con l'addome piegato in
avanti
come
uno
scorpione
minacciando
l'aggressore con il suo aculeo, che, anche se
debole, atterrisce i nemici con il veleno che esso
versa. Per questo motivo è chiamata formica rizza
addome
(da
bambini
la
chiamavamo
più
semplicemente "formica rizzaculo"). E' una formica
originaria dell'Africa dove sono numerose le sue
sorelle che, pare, siano le uniche formiche a
resistere alle sanguinarie formiche scacciatrici
africane (la famosa Anomma nera). Si nutrono di
carne, insetti vivi e morti, cadaveri di piccoli
animali, ma non disdegnano anche alimenti di origine
vegetale e come quasi tutte le formiche nostrane
adorano gli zuccheri.
Le Crematogaster scutellaris della foto qui sopra
hanno trovato un bruco di Geometra (è una
farfalla!) appena trasformato in pupa; le operaie
stanno eliminando i filamenti di protezione aprendo
una breccia da cui potranno prelevare la "pupa" di
geometra e portarla a pezzi al nido.
Il genere Anomma (o sottogenere Anomma del
genere Dorylus) ha 19 specie in Africa che
vengono chiamate formiche scacciatrici è formato
da formiche nomadi con colonie con un numero di
formiche che varia da 2.000.000 a 22.000.000 per
la specie Anomma Wilwerthi (Raignier 1955) e
colonie ancora più grosse per Anomma nigricans
(Schneirla 1971). Il nome "dorylus" significa spada
e si riferisce al potente aculeo delle operaie e
delle formiche soldato. Le mandibole delle
Anomma sono a sciabola e taglienti; sono
completamente cieche; resistono anche per molti
giorni alle inondazioni formando una grande massa
tenendosi uno con l'altra, una massa galleggiante.
Un utilizzo molto interessante e curioso delle
anomma è quello ... medico che ne fanno gli
indigeni, per suturare una ferita basta prendere
un'anomma e farle afferrare i due lembi della
ferita, le mandibole si serreranno in una morsa
fortissima, decapitando l‘Anomma le mandibole
resteranno chiuse per giorni suturando la ferita.
Sono formiche che hanno una sola regina ma
fertilissima che in un anno può deporre 50 milioni
di uova. Le regine possono superare i 6 centimetri
diventando le formiche più grandi del mondo le
operaie variano da 3mm a 12 mm.
LA COLONNA PUO’ GGIUNGERE I 12 METRI DI
LUNGHEZZA
Nomma dorylus (nota anche come
formica legionaria)
VITA IN BRANCO: I LUPI
Il Lupo vive in unità sociali (Branchi) che cacciano,allevano la prole e difendono il proprio territorio in maniera integrata e coordinata La struttura sociale del branco
viene generalmente descritta nella forma di una gerarchia lineare di dominanza ,che interessa tutti i componenti di entrambi i sessi e nella quale le distanze
individuali sono regolate da frequenza e intensità di comportamenti agonistici ritualizzati. Attraverso la gerarchia di dominanza ed i suoi meccanismi di
mantenimento,l’ aggressività dei singoli individui viene ritualizzata e inibita e vengono inoltre assicurate l’intesa e l’integrazione funzionale tra i componenti del
gruppo. La gerarchia non è statica e si possono quindi osservare inversioni di posizione gerarchiche,specialmente durante il periodo invernale che precede la stagione
degli accoppiamenti. I cuccioli rimangono all’interno del branco generalmente fino al secondo anno di vita, periodo in cui affinano la conoscenza del territorio e i
moduli comportamentali fondamentali per la caccia e la vita del branco.
Il capo branco o individuo alfa è il soggetto
a cui tutti gli altri sono sottomessi, cui tutti
fanno riferimento e che prende le decisioni
per il branco intero. Lui è il primo ad avere
accesso a tutte le risorse: il cibo, il luogo di
riposo, le femmine. Dopo di lui, a scala, ci
sono tutti gli altri, fino al più subordinato.
Maschi e femmine tendono ad avere
gerarchie separate. I soggetti dominanti
hanno accesso, secondo un ordine preciso,
alle risorse e tendono ad istigare le attività
del gruppo. Generalmente si tratta degli
individui più forti e nel pieno della loro
maturità
I
sottomessi,
in
ordine,
accederanno solo in seguito alle risorse. Il
più subordinato, che potrebbe essere il più
giovane o il meno forte, è l’ultimo ad avere
accesso alle risorse e se queste non sono
sufficienti deve rinunciarvi. Nel 1965 gli
etologi Scott e Fuller hanno dimostrato che i
cuccioli che abbiano avuto contatti con l’uomo
prima delle 12-14 settimane di vita, tendono
a formare una relazione di dominanza /
sottomissione con componenti umani del
branco.
Branco di lupi
Coppia alfa
COME SI COMPORTA UN CAPO….
a) mangia per primo;
b) cammina davanti a tutti e, in caso di necessità, è il primo ad
esporsi ad un pericolo e a perlustrare un nuovo territorio;
c) scandisce i ritmi del branco: decide quando è il momento di
andare a caccia, quando è quello di riposare o quando è lecito
giocare ;
d) dorme più in alto degli altri, per tenere sotto controllo il
territorio;
e)
ha accesso per primo alle femmine
PREDAZIONE:
A seconda dell’ entità delle prede il percorso di caccia è più o meno lungo. Può raggiungere i 100 km orari e viene sempre accuratamente marcato con urina e escrementi
deposti in evidenza anche su piccoli rialzi di terreno . Tali depositi odorosi costituiscono un mezzo importante di comunicazione e sono frequentemente visitati da altri lupi.
Il percorso è suddiviso in varie tappe per effettuare soste di riposo ed è generalmente ad andamento circolare. Talvolta accade che il lupo se ne allontani ma riprende ben
presto l’itinerario abituale. Il lupo ha una resistenza straordinaria; caccia cercando di sfinire la preda braccandola all’ occorrenza anche nell’ acqua. Quando un gruppo di
lupi attacca un branco di cervi , di alci o di caprioli, sceglie un animale ben determinato, ad esempio un vecchio maschio e lo insegue fino allo sfinimento senza mai dare il
cambio, senza mai abbandonare le tracce dell’ animale inseguito. I lupi sono grandi mangiatori e sono in grado di consumare in un solo pasto 6 kg di carne, la quale non deve
essere necessariamente essere fresca: i lupi ricorrono sovente alle prede dei giorni precedenti. Hanno la tendenza di costituirsi delle riserve uccidendo più animali di
quanto ne possano mangiare. Questi massacri ,di cui le greggi facevano sovente le spese hanno valso ai lupi la fama esagerata di " animali feroci"! In un contesto italiano le
specie domestiche maggiormente vulnerabili al lupo sono pecore e capre probabilmente in funzione delle loro taglie ridotte, sebbene in condizioni particolari anche bovini
ed equini possano essere predati. Da notare le tendenze del lupo a consumare le prede domestiche solo parzialmente e in particolare solo a parti più appetibili e di facili
eccesso (visceri, muscolature delle ossa), che vengono ingerite mentre il resto viene abbandonato sul territorio.
RIPRODUZIONE E SVILUPPO
Il lupo raggiunge la maturità sessuale non prima del secondo anno di età Dopo
una fase di corteggiamento di durata variabile,la fase di estro dura in media
dai 5 ai 7 giorni e si osserva una sola volta l’anno,generalmente tra i mesi di
gennaio e marzo. La gestazione dura circa 63 giorni e le femmine mature
partoriscono in media sei cuccioli. La riproduzione è generalmente prerogativa
del maschio e della femmina dominanti. In tal modo gli adulti che non si
riproducono e i giovani di un anno sono disponibili ad aiutare la coppia
dominante nella cura della prole ,aumentando in tal modo le probabilità di
sopravvivenza dei cuccioli. Il branco si scioglie alla fine dell’ inverno nel
periodo degli amori. In primavera e in estate i lupi vivono generalmente soli o a
coppie. In autunno la loro esistenza diviene familiare e in inverno si
raggruppano in branchi più o meno numerosi in funzione dell’abbondanza delle
prede. Al fine di formare una muta più grossa molte famiglie si riuniscono ed
è proprio in questa epoca che risuonano più frequenti gli ululati del lupo che
sono un invito a riunirsi.
COSA RAPPRESENTA L’ULULATO
L’ululato rappresenta uno dei diversi moduli
espressivi del Lupo; viene
utilizzato nella comunicazione a lunga distanza
assolvendo diverse funzioni:
dalle segnalazioni territoriali, alle interazioni
sociali. Consiste in un suono profondo, modulato e
continuo, della durata di alcuni secondi, con una
frequenza
fondamentale
(
tra
150/789
cicli/secondo). In condizioni ideali può essere
ascoltato anche da 2/3 km. Tonalità e armonia
oltre a variare con l’età, rispondono a una precisa
variabilità individuale.
COMUNICARE CON IL CORPO: LE ORECCHIE
COMUNICARE
CON IL CORPO
Le orecchie sollevate, come nel primo disegno, indicano
confidenza e tranquillità; le orecchie abbassate, al contrario
indicano che il lupo è in una situazione di disagio. Nel terzo
disegno le orecchie sono bassissime e tirate indietro, quasi
attaccate al corpo: il lupo è molto spaventato. Nel quarto
disegno il lupo, terrorizzato, oltre a tenere le orecchie basse
ringhia, per mostrare che se attaccato si difenderà!
A
Il lupo esprime le sue emozioni con tutte le sue parti, dalle
orecchie alla coda, quindi proprio osservando l'intero
corpo si può capire al meglio che cosa voglia comunicare.
Nell’immagine è raffigurato l'incontro "pacifico" fra due
lupi: i due si annusano, la coda, per esempio, è tenuta nella
posizione di riposo.
B
C
nell’immagine A: il lupo in piedi, con la coda dritta sta imponendo
la
propria
superiorità
all'altro.
Nell’ immagine B un lupo si sottomette ad un altro lupo più forte:
le orecchie abbassate e la coda fra le gambe indicano appunto
sottomissione. L'altro lupo accoglie il gesto con tranquillità, come
indicano la coda a riposo e le orecchie sollevate.
Nell’immagine C è raffigurata la più totale e completa
sottomissione di un lupo a un altro: il più debole, a pancia in su,
offre infatti al compagno il ventre, che è la sua parte più debole,
come a dire:<<Fa di me ciò che vuoi!>>.
COMUNICARE CON IL
CORPO: LA CODA
La coda all'insù, come nel
primo disegno, invece è
tipica del capo branco, ma è
alzata anche da qualunque
lupo che voglia segnalare la
sua superiorità su un altro.
Al contrario il quarto
disegno mostra la coda tra
le gambe tipica di un lupo
che riconosce la superiorità
di un altro e che quindi si
sottomette.
Il
terzo
disegno mostra la posizione
della coda quando un lupo
sta per attaccare una
preda o un altro lupo. Nel
quinto disegno il lupo tiene
la coda fra le gambe, come
per la sottomissione; in
questo caso però è molto
impaurito e la coda è
tenuta
attaccata
alla
pancia!
PREDE E PREDATORI
STRATEGIE DI CACCIA E DI DIFESA NEGLI ANIMALI
" Come si chiama?" chiese ai suoi piccoli la
signora Sparviero, "come si chiama la
medicina contro la fame?"
"Mamma?", esordì speranzoso il giovane
piumotto.
"Cibo!" strillò la madre fulminandolo con
una severissima occhiata.
"E come si chiama il cibo?" domandò
ancora il nidiaceo.
"Per nome figlio mio!", strillò la madre
eccitandosi. “
Gridalo al cielo! Fischia il suo nome a
metà della picchiata con tutto il fiato che
hai e lui si crederà perduto e lo
diventerà!"
…."E se non so come si chiama mamma?"
"Chiamalo preda e capirà benissimo"
(A. Gobetti)
Athene noctua
Questo poster, attraverso l’esposizione di animali perlopiù comuni nelle nostre zone, colti nell’atto di predare, si
prefigge lo scopo di aprire una finestra, seppur piccola, sui complessi processi evolutivi che regolano le relazioni
tra predatori e prede, gli uni impegnati nella ricerca di cibo, le altre nella riduzione del rischio di essere predati.
Ciò che accomuna entrambi i contendenti in questa lotta per la vita, è la
capacità di evolvere comportamenti che permettano agli uni di rispondere in modo efficace alle strategie
difensive degli altri e a questi di sfuggire alla cattura, in una "corsa agli armamenti" che vede come fine ultimo la
riproduzione e la continuazione del proprio patrimonio genetico.
I PREDATORI: OVVERO COME PROCURARSI UN PASTO
Le sequenze di comportamenti messi in atto dai predatori che si concludono con l’uccisione e il consumo
della preda, sono innescati dalla sensazione di fame che aumenta con l’aumentare del tempo intercorso
dall’ultimo pasto. A questo stimolo segue la ricerca della preda che può occupare porzioni di tempo variabili
a seconda della densità della stessa e della facilità nel localizzarla.
La ricerca della preda: in generale la perfetta conoscenza del territorio di caccia è un fattore
determinante che permette di ottimizzare la ricerca risparmiando tempo ed energie. Studi compiuti in
Germania sulla Civetta (Athene noctua) hanno dimostrato come individui insediatisi per la prima volta in una
data area, difendessero territori di caccia più ampi rispetto a civette residenti che, al contrario, grazie
all’esperienza acquisita, erano in grado di concentrare la ricerca delle prede nelle zone più ricche. Un
meccanismo evolutosi per facilitare la percezione visiva delle prede è la formazione di un’immagine di
ricerca. Essa consiste nell’apprendimento di alcune caratteristiche chiave delle specie preda più
frequentemente incontrate, in modo che la loro individuazione su di uno sfondo risulti più facile ed
immediata.
La cattura della preda: - Individuata la preda, l’assalto segue modalità differenti,
dipendenti dalla variabilità degli adattamenti morfologico–comportamentali di cui i
predatori sono provvisti. Due sono le strategie più frequentemente utilizzate:
l’attacco di sorpresa che sfrutta adattamenti quali la colorazione mimetica, la
silenziosità del volo e la conoscenza del territorio e l’inseguimento che si avvale di
tratti morfologici che facilitano la velocità o la resistenza.
La caccia in gruppo: - Tra i carnivori sociali che formano branchi familiari come
leoni, iene, licaoni o lupi è diffusa la caccia in cooperazione che permettere di
catturare prede pesanti da 6 a 12 volte più di ogni singolo predatore. Se il
significato evolutivo di tale tipo di caccia risiedesse nel vantaggio di catturare
prede più grandi, aumentando quindi il successo riproduttivo individuale, allora un
aumento del numero dei componenti del branco dovrebbe essere correlato con un
aumento di cibo disponibile per ogni individuo. Ciò non è stato verificato nei leoni
(Phantera leo) i quali in coppia hanno un successo di caccia superiore sì ai singoli
ma anche a gruppi composti da 3 o più animali, che sono poi la norma in natura.
Un’ipotesi che sembra meglio spiegare i vantaggi della socialità nei leoni sostiene
che, in ambienti aperti di savana, un leone che riesca ad uccidere da solo una
preda di grosse dimensioni, non potendo divorarla tutta subito, ne perda delle
porzioni sottrattegli da altri individui della sua stessa specie. Se però grazie
all’evolversi di un comportamento sociale, a formare il branco e a condividere il
pasto sono membri della stessa famiglia, ecco che il vantaggio risiede nella
spartizione del cibo e nel conseguente aumento "della possibilità di sopravvivenza"
di individui imparentati tra loro, che condividono così parte dello stesso
patrimonio genetico.
Costi e benefici nella predazione: - Un concetto importante, utile a comprendere meglio i meccanismi che regolano il fenomeno della predazione, è quello dell'
"ottimizzazione del comportamento di foraggiamento" che esprime un bilancio tra i benefici del pasto e i costi per procurarselo. Il punto cruciale del
comportamento alimentare consiste nel fatto che un animale deve ingerire una quantità sufficiente di energia sia per mantenersi in vita, sia per riprodursi.
Ottimizzare il comportamento di caccia, significa adottare delle strategie che aumentino lo scarto tra l’energia acquisita con il pasto e quella spesa per
procurarselo. Questo principio è alla base per esempio di comportamenti che tendono a selezionare prede più debilitate o vecchie, inscenando falsi inseguimenti
per individuare in un branco gli individui la cui predazione risulti più conveniente in termini energetici.
LE PREDE: OVVERO COME SFUGGIRE AI PREDATORI
Dato che il fine ultimo di un animale è quello di trasmettere il proprio patrimonio genetico alle generazioni
successive attraverso la riproduzione, ridurre il rischio di venire predati aumenta automaticamente le
chanches di migliorare il proprio successo riproduttivo. In generale un animale può agire in due modi per
diminuire la probabilità di venire catturato: nascondendosi(vedi mimetismo) o, una volta scoperto, sfuggire alla
cattura
Risparmiare energie: - Molte specie, ad esempio gli erbivori delle pianure africane, adottano come tecnica di
difesa la fuga, che spesso, permette loro di avere la meglio sui predatori. Anche il comportamento di fuga
deve però tenere conto dei costi spesi nell’attuarlo. Impegnarsi in una fuga precipitosa alla sola apparizione di
un predatore all’ orizzonte, magari nemmeno intenzionato alla caccia, potrebbe debilitare una preda,
esponendola ad esempio al rischio di essere uccisa da un altro predatore. Per questo motivo gli animali hanno
sviluppato delle distanze di fuga e, avvistato il predatore, scappano solo se esso si avvicina tanto da
rappresentare un pericolo reale. Le Gazzelle di Thomson (Gazella thomsoni), antilopi africane che basano le
loro possibilità di salvezza su di una fuga rapidissima ma molto dispendiosa in termini energetici, alla vista di
un predatore compiono dei salti di circa mezzo metro da terra con le zampe rigide e dritte, espandendo la
porzione chiara dei posteriori per renderla più visibile. Tale comportamento, chiamato "Stotting",
apparentemente senza senso, servirebbe per comunicare ai predatori che la gazzella è in ottime condizioni
fisiche, vigile e pronta alla fuga, dissuadendoli dall’inseguimento. Questa teoria che si fonda sulla necessità
anche da parte del predatore di risparmiare energie, è stata verificata nei ghepardi, che abbandonano la
caccia più spesso quando le gazzelle effettuano lo stotting rispetto a quando non lo attuano.
Vivere in gruppo: - Vivere in gruppo porta numerosi vantaggi, tra i quali la difesa dai predatori. Si ha ad esempio
una maggiore efficienza del sistema di vigilanza. Le Marmotte (Marmota marmota) si alternano tra attività di
foraggiamento e di sentinella in modo che il tempo totale dedicato alla vigilanza risulti maggiore di quello che
potrebbe effettuare un individuo singolo. Il primo animale che avvista un pericolo lancia un grido di allarme che
allerta gli altri membri della colonia che corrono al riparo. Teoricamente si potrebbe pensare che l’individuo
emettitore del segnale corra maggiori rischi di essere predato, tuttavia anch’egli si avvantaggia dal panico
provocato all’interno della colonia, che distrae il predatore dal concentrarsi su di un unico obiettivo. Un altro
vantaggio rappresentato dalla socialità è l’effetto diluizione che il gruppo esercita su di un predatore,
superandone le necessità nutritive.
Gazella thomsoni
Marmota marmota
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Pontonia custos