2 Quando Dio si stancò di nascondersi Attraverso la Bibbia, Dio si rivela «ispirando» alcuni uomini, gli agiografi-scrittori, ad intrerpretare gli avvenimenti della storia o la vita di alcune persone come luogo del suo intervento a favore degli uomini. Così la storia diventa «storia di salvezza»? U na delle affermazioni fondamentali che riguardano la Bibbia, si riferisce alla realtà dell’«ispirazione delle Sacre Scritture». Per i cristiani dunque, la Bibbia non è una raccolta di belle storie antiche, come le fiabe popolari dei fratelli Grimm. No! Tutto il testo, dal racconto della creazione fino alle imprese mirabolanti di Sansone, dalle profezie folgoranti di Isaia fino alle parole di testimonianza dei Maccabei, è «ispirato» da Dio. Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio. (2Pt 1,20-21) Cosa significa questo? Che Dio ha illuminato l’intelligenza degli scrittori e dei compilatori dei testi biblici affinché essi trasmettessero una interpretazione della storia come storia della Salvezza, cioè come storia degli interventi di Dio a favore del popolo che si era scelto come «sua eredità». «Ispirazione», non dettatura Ci sarà forse capitato di vedere dei quadri o alcune opere d’arte dove gli evangelisti sono rappresentati con una colomba sulla spalla che detta ciò che essi devono scrivere. Si affermò, infatti, fino alla fine dell’Ottocento, che il testo biblico era stato «dettato» dallo Spirito di Dio ai vari autori coinvolti. Il modello della «dettatura» vedeva nella Bibbia il risultato di una pura e semplice dettatura verbale da parte di Dio all’agiografo, che risulta così soltanto un copista. Oggi, in ambito cristiano, questo modello è parte integrante dell’integralismo religioso che caratterizza in particolare alcuni movimenti protestanti in ambito statunitense: il contenuto della Bibbia viene direttamente da Dio e perciò è privo di errori e va preso alla lettera. Questo modello è presente anche nella tradizione islamica circa la formazione del Corano, dettato a Maometto. Oggi noi conserviamo come fondamentale la certezza che i libri della Bibbia sono «ispirati» ma nel senso che Dio ha dato all’intelligenza e al cuore dello scrittore sacro la capacità di leggere la storia non come un caotico susseguirsi di avvenimenti e di fatti, ma come lo svolgersi e il dipanarsi di una storia d’amore tra Dio e il suo popolo, una storia intessuta anche di tradimenti e di abbandoni, ma sempre una storia di salvezza, una storia cioè che rivela la volontà di Dio di condurre tutti gli uomini alla gioia, alla felicità. In questo senso, si dice anche che l’«autore principale» della Bibbia è Dio. Questo è il modello cosiddetto ‘economico’ perché l’ispirazione vi è vista all’interno dell’economia della salvezza, cioè all’interno dei processi attuati da Dio e dagli uomini nella storia umana in vista della salvezza. Qui, all’azione di Dio e degli agiografi, si uniscono i fattori storici, sociali, culturali, linguistici che hanno influenzato l’operato degli autori umani e dei destinatari degli scritti biblici. Gli «agiografi» Dunque, la Bibbia è ispirata, ma essa continua a restare opera dei diversi scrittori. Essi non sono stati strumenti meccaLA BIBBIA - 7 nici nelle mani di Dio, ma hanno scritto conservando la loro personalità, i loro modi di pensare del loro tempo, la loro cultura, la loro preparazione e mediante generi letterari che erano loro propri. I libri della sacra Scrittura, [...] scritti per ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Ma per comporre i libri sacri Dio scelse alcuni uomini e si servì di loro nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte. (Dei Verbum, 11) Ciascuno può notare, leggendo tanto l’AT che il NT lo stile diverso degli agiografi. Al di sotto della scorza Questo ha conseguenze importanti perché la parola che udiamo o che leggiamo quando ci raccogliamo per meditare sulle Scritture, non è immediatamente la parola di Dio, ma è come un involucro che la racchiude, come un velo che l’avvolge. Accogliere la Parola di Dio non significa quindi solo ascoltare con le orecchie, ma aprire il cuore allo stesso Spirito di Dio che l’ha ispirata affinché, sotto la scorza delle parole, delle immagini, dei generi letterari, delle storie, dei racconti, delle enumerazioni… possiamo scoprire il messaggio che Dio vuole trasmettere per la nostra salvezza. È questa la Parola di Dio, qualcosa di più profondo e «nascosto» di ciò che leggiamo o ascoltiamo. Da queste constatazioni nascono alcuni atteggiamenti fondamentali. Il primo è: Quando si leggono le Scritture bisogna sempre porsi questa domanda: «Cosa vuole dire Dio a me, alla mia comunità, con le parole che ho ascoltato?». E il secondo è questo: Se «Parola di Dio» non è la scorza ma il contenuto, bisogna tener presente che la Bibbia è «vera», non nel senso dell’esattezza storica o scientifica, ma nella prospettiva religiosa del piano di salvezza. Questo ultimo punto può forse essere 8 - LA BIBBIA spiegato con un aneddoto famoso. Il cielo della Bibbia e quello di Galileo Galileo, il celebre astronomo e matematico pisano (1564 - 1642) era giunto, con i suoi studi, a diffondere la teoria copernicana dell’universo che, contrariamente alla concezione tolemaica prevalente al suo tempo, metteva al centro dell’universo conosciuto non la terra, ma il sole. Era dunque la terra, diceva Galileo, che girava intorno al sole e non viceversa. Per queste sue idee, espresse per scritto nell’opera Dialogo dei due massimi sistemi del mondo, Galileo fu condotto, nel 1632, davanti all’Inquisizione e costretto a riconoscere, contro tutte le evidenze, che aveva torto anche sulla base di un passo del libro di Giosuè. Questo passo, che sta all’interno della narrazione di una battaglia sanguinosa contro gli Amorrei, dice: Quando il Signore mise gli Amorrei nella mano degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: «Sole, férmati in Gabaon e tu, luna, sulla valle di Aialon!». Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei suoi nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: «Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero… perché il Signore combatteva per Israele?». (Gs 10,12-13) Dunque, se la Scrittura diceva che era il sole a muoversi, come poteva Galileo, osare affermare il contrario? In quell’occasione, si dice che lo scienziato avesse affermato: «La Bibbia non ci dice come va il cielo, ma come si va in cielo!». Non dimentichiamoci queste parole quando dobbiamo leggere ed interpretare particolarmente quei passi della Scrittura che sembrano in palese contraddizione con le affermazioni della scienza. Bibbia e scienza vanno su due binari distinti anche se non contrapposti. L’una, la Bibbia, vuole aiutarci a capire il perché della vita dell’uomo e qual è il fine della sua esistenza… La scienza ha invece lo scopo di inve- stigare i fenomeni naturali per spiegarne, sperimentalmente, le forze ad essi sottesi. La forza ispiratrice della Parola L’ispirazione di Dio non termina negli scrittori sacri o negli scritti ispirati, ma continua ad agire in chi accoglie la Parola di Dio con cuore aperto e disponibile. Dice l’apostolo Paolo: Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare, convincere, correggere, formare alla giustizia. (2Tim 3,16) Con la Parola e lo Spirito Dio ha creato il mondo; con la sua Parola incarnata (il Verbo) venuto in mezzo a noi nella pienezza dei tempi Dio ci ha liberato e anche oggi il Vangelo (eu-angelion = buona notizia) è parola che riempie di gioia i poveri e spinge a scelte basate sulla verità e sulla giustizia. È per questa Parola che molti cristiani hanno affrontato la morte. Si pensi, per fare un solo esempio, a Oscar Romero (+1980) arcivescovo di El Salvador, assassinato durante la celebrazione della Messa e dopo aver affermato, nella sua omelia che, anche se l’avessero ammazzato, sarebbe risorto con il suo popolo martoriato dalla dittatura. Ciò che era nascosto è rivelato Oltre all’ispirazione, c’è un’altro concetto importante che dobbiamo tenere presente quando parliamo di Bibbia: la «rivelazione». La parola rivelazione indica l’idea di qualche cosa che è nascosto e viene scoperto e compreso, l’azione di togliere il velo che sta davanti alla conoscenza umana, debole e imperfetta, per conoscere verità superiori (cf Es 34,33-34 e 2Cor 3, 12-17). Ora, applicata in senso biblico, la rivelazione è l’azione con la quale Dio rivela se stesso in relazione al suo piano di salvezza, servendosi di uomini e del loro linguaggio. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Dei Verbum, esprime molto bene la idea della rivelazione riportando un concetto dell’apostolo Paolo (cf Ef 1,9): Piacque a Dio, nella sua bontà, rive- lare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà mediante il quale gli uomini, per mezzo del Cristo Verbo fatto uomo, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono partecipi della natura divina. Naturalmente a nessuno di noi sfugge che la rivelazione autentica del volto di Dio, della sua persona, nella storia umana, è stata realizzata attraverso il suo figlio Gesù Fatto uomo in mezzo a noi. Infatti, dice la Lettera agli Ebrei: Dopo aver parlato molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, [Dio] ha parlato a noi per mezzo del Figlio… (Eb 1,1-2) E attraverso la sua rivelazione il Figlio ci ha assicurato che Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato il suo Figlio perché avessimo la vita per lui. (1Gv 4,9) La rivelazione che Dio ha realizzato attraverso Gesù, non si conosce naturalmente con la sapienza umana, ma con la fede. Di questa rivelazione vive la Chiesa che, guidata dallo Spirito, la accoglie e la celebra, la annuncia e la trasmette fino agli estremi confini della terra. Attenzione: l’ispirazione e rivelazione sono due cose diverse Tuttavia vanno normalmente di pari passo, a braccetto, perché attraverso la Parola ispirata Dio rivela il suo volto, il suo progetto di salvezza. Si pensi, particolarmente, ai libri dei profeti e al libro dell’Apocalisse dove Giovanni è ispirato a scrivere attraverso visioni e simboli, le verità che gli furono rivelate da Dio. Interpretare e non solo leggere Una cosa, dopo tutto questo, abbiamo compreso: quando si legge la scrittura non ci si può fermare alla «lettera» ma bisogna cogliere il messaggio che essa trasmette. Se ci si ferma alla lettera si rischia una interpretazione «fondamentalista» che è quanto di più distante ci sia dall’intenzione della Bibbia. LA BIBBIA - 9 La più antica esegesi (esegesi = interpretazione), quella già presente nel Nuovo testamento, può essere definita una «esegesi del compimento» ed è introdotta da formule come «così è scritto», «come sta scritto», «conforme a quanto è scritto». Le comunità cristiane primitive leggevano l’Antico Testamento alla luce della Pasqua di Cristo e vedevano comprese e realizzate le profezie bibliche nei gesti e nelle parole di Gesù (cf il racconto dei discepoli di Emmaus in Lc 25). Poi viene il procedimento ermeneutico di tipo allegorico (allegoria = dire una cosa per un altra) e tipologico (typos = esempio, immagine). Un esempio lo abbiamo già nella lettera ai Galati dove l’Apostolo, dopo aver parlato delle due mogli di Abramo, Agar e Sara, la donna libera e la schiava, annuncia: è schiava insieme ai suoi figli. 26 Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. (Gal 4,22-26) E lo stesso fa in un altra lettera quando interpreta la roccia da cui sgorgò per gli Ebrei l’acqua nel deserto, come immagine di Cristo. Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, 2 tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, 3 tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4 tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. (1Cor 10,1-4) Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. 23 Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. 24 Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar 25 - il Sinai è un monte dell`Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto Ricorda… L a Bibbia è «Parola di Dio» che egli ha «ispirato» ad autori differenti che hanno scritto secondo la loro cultura e diversi generi letterari. Attraverso di essa Dio ci «rivela» il suo piano di salvezza. La Bibbia non è un libro di scienze, ma un libro che vuole spiegare il perché della vita, il suo significato. Per questo bisogna interpretare la Bibbia in modo «spirituale», non perché ciò che dice sia falso, ma perché solo lo Spirito che l’ha ispirata può rivelarcene il significato autentico. 10 - LA BIBBIA Questi metodi interpretativi antichi sono ormai lontano dalla nostra mentalità. E tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che la Bibbia, al di là del senso letterale e storico proprio di ogni cosa scritta, deve essere interpretata in modo «spirituale». Il che non significa dare significati strani o mistici, ma semplicemente riconoscere che il vero senso della Parola di Dio lo può cogliere colui che si lascia guidare dallo Spirito, da quello stesso Spirito sotto la cui influenza la Bibbia fu scritta. Lo Spirito, che l’ha «ispirata», oggi continua ad interpretarla per noi perché essa ci riveli il senso di ciò che viviamo e degli avvenimenti che toccano noi e il nostro mondo. n n pe del- i p a t le ia, za La Bibb della salvez vvela storialetterari, gli ata... generi ti che raccon nimen