Faculteit Letteren en Wijsbegeerte
Academiejaar 2010-2011
LA SELEZIONE DELL’AUSILIARE
CON I VERBI INTRANSITIVI
IN ITALIANO E IN FRANCESE:
UN CONFRONTO
Masterproef
Sofie Lenaers
Master taal- en letterkunde: Frans - Italiaans
Promotor: Professoressa Mara Manente
Faculteit Letteren en Wijsbegeerte
Academiejaar 2010-2011
LA SELEZIONE DELL’AUSILIARE
CON I VERBI INTRANSITIVI
IN ITALIANO E IN FRANCESE:
UN CONFRONTO
Masterproef
Sofie Lenaers
Master taal- en letterkunde: Frans - Italiaans
Promotor: Professoressa Mara Manente
Ringraziamenti
La realizzazione della mia tesi di laurea non sarebbe stata possibile senza l’aiuto e il sostegno
di alcune persone.
In particolare, vorrei ringraziare la mia relatrice di tesi, la professoressa Mara Manente
dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, per i suoi consigli e la sua disponibilità durante
l’elaborazione e la stesura della mia tesi.
Anche la professoressa Claudia Crocco dell’Università di Gent ha svolto un ruolo
fondamentale nel mio lavoro di tesi. È stata infatti la professoressa Crocco che mi ha
appoggiata, per prima, nella scelta dell’argomento della mia tesi e che mi ha messa in
contatto, in seguito, con la professoressa Manente.
Inoltre, vorrei ringraziare i miei genitori che hanno appoggiato la mia scelta di studiare
italiano e francese all’Università di Gent e che mi hanno sempre sostenuta durante il periodo
di studi all’università.
Vorrei ringraziare anche il mio fidanzato, per la sua pazienza, per i suoi consigli e per avere
condiviso con me l’esperienza degli studi universitari.
Infine, vorrei ringraziare i miei amici per avermi incoraggiata durante tutto il periodo di studi
all’università e, in particolare, durante la realizzazione della mia tesi.
Indice
INDICE.................................................................................................................................1
INTRODUZIONE ................................................................................................................3
1
L’AUSILIARE: GENERALITÀ..................................................................................6
1.1
DEFINIZIONE DI AUSILIARE .......................................................................................6
1.2
LA GRAMMATICALIZZAZIONE ...................................................................................8
1.3
GLI AUSILIARI ‘ESSERE’ E ‘AVERE’ .........................................................................10
1.3.1 ‘Essere’.............................................................................................................11
1.3.2 ‘Avere’ ..............................................................................................................12
1.4
ANALISI SEMANTICA E SINTATTICA DELLA VARIAZIONE NELLA SELEZIONE
DELL’AUSILIARE CON I VERBI INTRANSITIVI ........................................................................14
1.4.1 Approccio semantico .........................................................................................15
1.4.1.1
L’aspetto ...................................................................................................15
1.4.1.2
Le teorie della tipologia degli aspetti lessicali ............................................16
1.4.1.3
La telicità e l’agentività .............................................................................20
1.4.2 Approccio sintattico ..........................................................................................20
2
1.4.2.1
L’Ipotesi dell’Inaccusatività ......................................................................20
1.4.2.2
I test di inaccusatività ................................................................................21
L’AUSILIARE IN ITALIANO E IN FRANCESE: APPROCCIO SEMANTICO..27
2.1
THE AUXILIARY SELECTION HIERARCHY ................................................................27
2.1.1 Verbi centrali ....................................................................................................30
2.1.1.1
Change of location.....................................................................................30
2.1.1.2
Non-motional controlled processes ............................................................31
2.1.2 Verbi periferici..................................................................................................32
2.2
2.1.2.1
Change of state ..........................................................................................32
2.1.2.2
Continuation of a pre-existing state............................................................35
2.1.2.3
Existence of state.......................................................................................36
2.1.2.4
Uncontrolled processes..............................................................................37
2.1.2.5
Motional controlled processes ...................................................................38
RICAPITOLAZIONE ..................................................................................................40
1
3
ANALISI DI ALCUNI GRUPPI DI VERBI PARTICOLARI .................................41
3.1
I VERBI CHE SELEZIONANO SIA L’AUSILIARE ESSERE/ÊTRE CHE L’AUSILIARE
AVERE/AVOIR IN ITALIANO E IN FRANCESE ..........................................................................41
3.1.1 I verbi correre, volare e saltare.........................................................................41
3.1.2 I verbi monter e descendre ................................................................................44
3.2
I VERBI METEOROLOGICI ........................................................................................45
3.2.1 La selezione dell’ausiliare in italiano................................................................46
3.2.2 La selezione dell’ausiliare in francese...............................................................48
3.3
I VERBI DI CAMBIAMENTO DI STATO ........................................................................49
3.4
LA RISTRUTTURAZIONE ..........................................................................................51
3.4.1 Rizzi ..................................................................................................................51
3.4.1.1
Fenomeni di trasparenza ............................................................................52
3.4.1.2
Il cambio di ausiliare .................................................................................55
3.4.2 Cinque ..............................................................................................................58
4
3.4.2.1
L’analisi di Cinque ....................................................................................58
3.4.2.2
I fenomeni di trasparenza...........................................................................59
DISCUSSIONE ...........................................................................................................61
4.1
L’AUSILIARE ..........................................................................................................61
4.2
LA SELEZIONE DELL’AUSILIARE IN ITALIANO E IN FRANCESE: LEGENDRE E SORACE
(2010) .............................................................................................................................63
4.3
APPROCCIO SEMANTICO VS APPROCCIO SINTATTICO ................................................67
CONCLUSIONE ................................................................................................................73
BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................75
2
Introduzione
L’italiano e il francese dispongono di due ausiliari per la formazione dei tempi composti:
l’ausiliare essere/être e l’ausiliare avere/avoir. La selezione di due ausiliari per formare i
tempi composti è una peculiarità di queste due lingue poiché la maggior parte delle lingue
romanze, come, per esempio, lo spagnolo, il portoghese e il catalano, seleziona un unico
ausiliare nei tempi composti. Altre lingue, come, per esempio, l’occitano, il sardo e il
catalano, si comportano invece come l’italiano e il francese quanto alla selezione
dell’ausiliare. La selezione dell’ausiliare in italiano e in francese costituisce un aspetto
problematico e interessante da esaminare perché, fino ad oggi, i linguisti non sono riusciti a
stabilire un’unica regola che fosse in grado di rendere conto della variazione nella selezione
dell’ausiliare. Negli ultimi trent’anni, sono stati pubblicati numerosi studi sul fenomeno della
variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi. A questo fenomeno, che viene
comunemente definito ‘intransitività scissa’, sono correlate numerose altre questioni. I due
approcci principali che sono stati elaborati per l’analisi della variazione nella selezione
dell’ausiliare con i verbi intransitivi sono, rispettivamente, di tipo semantico e di tipo
sintattico. In questa sede, si è deciso di focalizzare l’attenzione sull’approccio semantico della
variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi.
La tesi consiste in uno status quaestionis: l’obiettivo è di dare una visione globale del
fenomeno della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi in italiano e in
francese da un punto di vista semantico. In particolare, poiché il fenomeno dell’intransitività
scissa riguarda sia l’italiano che il francese, la nostra analisi sarà prettamente comparativa. Lo
scopo della nostra analisi è quello di approfondire alcuni aspetti dell’approccio semantico allo
studio della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi. In particolare, il
nostro studio mostrerà che esistono delle differenze fondamentali tra l’italiano e il francese
quanto alla selezione dell’ausiliare. La tesi è organizzata in quattro capitoli.
Nel primo capitolo vengono analizzate brevemente le definizioni di ‘ausiliare’ riportate dallo
Zingarelli (2008), dalla Grammatica italiana: italiano comune e lingua letteraria (1996) e dal
Dizionario
di
Linguistica
(2004).
In
seguito,
viene
introdotta
la
nozione
di
‘grammaticalizzazione’ e viene descritto il ‘processo di grammaticalizzazione dell’ausiliare’
che, secondo alcuni autori, sta alla base dell’uso di essere e avere come ausiliari per la
3
formazione dei tempi composti. Successivamente, riassumeremo l’analisi degli ausiliari
‘essere’ e ‘avere’ elaborata da Benveniste (1980). Infine, affronteremo l’analisi semantica e
sintattica della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi. Quanto
all’approccio semantico, verranno presi in considerazione l’aspetto e i parametri della telicità
e dell’agentività. Quanto all’approccio sintattico, discuteremo l’Ipotesi dell’Inaccusatività
avanzata da Perlmutter (1978) e i test di inaccusatività elaborati da Burzio (1986).
Nel secondo capitolo, focalizzeremo la nostra attenzione sull’approccio semantico della
selezione dell’ausiliare. In particolare, tratteremo dell’approccio gerarchico di Legendre e
Sorace (2010) le quali, basandosi sulla The Auxiliary Selection Hierarchy di Sorace (2000),
elaborano uno schema della distribuzione degli ausiliari essere/être e avere/avoir in italiano e
in francese. Dopo aver introdotto brevemente la gerarchia di Sorace (2000), ci concentreremo
sull’italiano e sul francese analizzando in dettaglio ogni classe verbale individuata dalla
gerarchia elaborata da Legendre e Sorace (2010).
Il terzo capitolo presenta un’analisi più dettagliata di alcuni gruppi di verbi particolari della
gerarchia di Sorace (2000). Infatti, è possibile osservare delle irregolarità all’interno di certe
classi verbali della gerarchia. Ci sono, infatti, verbi che possono selezionare entrambi gli
ausiliari. Per l’italiano, si tratta dei verbi correre, volare e saltare, che denotano dei processi
di movimento controllato, mentre per il francese si tratta dei verbi di cambiamento di stato
monter e descendre. In seguito, analizzeremo i verbi meteorologici che in italiano selezionano
sia essere che avere, mentre in francese ammettono solo l’ausiliare avoir. Successivamente,
tratteremo della selezione dell’ausiliare con i verbi di cambiamento di stato. In italiano, questi
verbi selezionano generalmente l’ausiliare essere ma possono anche selezionare entrambi gli
ausiliari, mentre in francese selezionano sempre l’ausiliare avoir. Per tutti questi verbi,
esamineremo la variabilità nella selezione dell’ausiliare e i parametri che entrano in gioco
nella variazione della selezione dell’ausiliare. Infine, analizzeremo il fenomeno della
ristrutturazione, che riguarda solo l’italiano. In particolare, prenderemo in considerazione gli
studi di Rizzi (1982) e di Cinque (2006) su questo fenomeno e focalizzeremo la nostra
attenzione sul legame tra la ristrutturazione e il cambio di ausiliare.
Nell’ultimo capitolo presenteremo le nostre osservazioni su alcuni aspetti della variazione
nella selezione dell’ausiliare trattati nel corso del nostro studio. Sulla base dell’analisi degli
ausiliari ‘essere’ e ‘avere’ elaborata da Benveniste (1980), discuteremo la differenza nella
4
distribuzione degli ausiliari essere/être e avere/avoir in italiano e in francese.
Successivamente, descriveremo i punti forti e i punti deboli dell’approccio gerarchico della
distribuzione degli ausiliari essere/être e avere/avoir elaborato da Legendre e Sorace (2010).
Infine, confronteremo l’approccio semantico e quello sintattico e cercheremo di individuare
quali sono i punti di forza e i punti deboli di entrambi gli approcci.
5
1
L’ausiliare: generalità
1.1
Definizione di ausiliare
Prima di cominciare ad analizzare la distribuzione e la variazione nella selezione dell’ausiliare
in italiano e in francese, è necessario dare una definizione di ‘verbo ausiliare’. A questo
proposito, abbiamo consultato il dizionario Zingarelli (2008), la Grammatica italiana:
italiano comune e lingua letteraria (1996) di Serianni e il Dizionario di linguistica (2004) di
Beccaria.
Lo Zingarelli (2008: 126) dà la seguente definizione di ‘verbo ausiliare’:
ausiliare:
A. agg. che aiuta / Verbo ausiliare, che serve a formare i tempi composti e il passivo (in
italiano, sono tali il verbo essere e avere).
B. s.m. e f. Chi presta aiuto, collaborazione.
C. s.m. Verbo ausiliare.
Il nuovo Zingarelli minore (2008: 126)
Dalla definizione data nello Zingarelli (2008), si evince che il verbo ausiliare è un elemento
verbale che serve alla formazione dei tempi composti e del passivo. In italiano, i verbi
ausiliari corrispondono alle forme verbali essere e avere, mentre i loro corrispettivi francesi
sono être e avoir.
Lo Zingarelli (2008) dà, tuttavia, una definizione piuttosto semplicistica di verbo ausiliare,
che non prende in considerazione la varietà d’uso di queste forme verbali. Il problema della
variazione nella selezione dell’ausiliare nei tempi composti non viene infatti dallo Zingarelli
(2008).
A differenza dello Zingarelli (2008), la definizione di ausiliare data dalla Grammatica
italiana: italiano comune e lingua letteraria (1996: 391) è più elaborata poiché considera
anche il fenomeno della variazione nella selezione dell’ausiliare. In particolare, i verbi essere
e avere vengono classificati nella categoria degli ‘ausiliari propriamente detti’:
6
Si tratta essenzialmente dei verbi essere e avere, che consentono la formazione dei tempi
composti con valore di passato rispettivamente: a) per la maggioranza dei verbi intransitivi,
per quasi tutti i verbi impersonali, per tutti quelli riflessivi e intransitivi pronominali; b) per
tutti i verbi transitivi e per un certo numero di intransitivi. Il verbo essere forma inoltre il
passivo.
Grammatica italiana: italiano comune e lingua letteraria (1996: 391)
Serianni (1996) osserva che, in italiano moderno, la scelta dell’ausiliare non pone problemi
per i verbi transitivi e per i verbi pronominali (a parte alcune eccezioni)1. La scelta
dell’ausiliare si rivela invece più problematica nella formazione dei tempi composti dei verbi
intransitivi e dei verbi impersonali, così come con alcuni verbi modali seguiti dall’infinito.
Nel Dizionario di linguistica (2004) di Beccaria, i verbi ausiliari vengono considerati una
sottocategoria nella classificazione tradizionale della categoria del verbo. L’autore dà una
definizione elaborata di ‘ausiliare’:
ausiliare:
Nella classificazione tradizionale della categoria del verbo, l’ausiliare (lat. axuilium ‘aiuto,
soccorso’) rappresenta una sottocategoria comprendente quei verbi che possono ricorrere nei
sintagmi verbali in combinazione con altri verbi, svolgendo una funzione ancillare nei loro
confronti sia sotto il profilo semantico che formale. Gli ausiliari stricto sensu producono una
modificazione di carattere morfologico: ne sono un chiaro esempio essere ed avere in italiano,
che ricorrono in unione all’infinito degli altri verbi perdendo l’autonomia semantica e dando
luogo rispettivamente a 1) i tempi composti del passato del tipo sono andato, avevo fatto; 2) la
diatesi passiva: era atteso; sono comprati. [...]
Dizionario di linguistica (2004: 110)
Dalla definizione di Beccaria (2004), si evince che l’ausiliare svolge una funzione importante
all’interno del sintagma verbale del quale fa parte, da un punto di vista semantico, formale e
morfologico. Tuttavia, Beccaria (2004) non allude alla varietà d’uso degli ausiliari. In
particolare, l’autore non menziona il problema della variazione nella selezione dell’ausiliare
nei tempi composti.
1
cfr. Serianni (1996: 391, 392) per le eccezioni.
7
1.2
La grammaticalizzazione
La possibilità di utilizzare essere e avere come ausiliari per la formazione dei tempi composti
è, secondo alcuni autori, il risultato di un processo di grammaticalizzazione.
Il termine ‘grammaticalizzazione’ è stato utilizzato per la prima volta da Meillet (1912) nel
suo articolo L’évolution des formes grammaticales. Il concetto di grammaticalizzazione
circolava, tuttavia, già nel secolo precedente. In particolare, negli ultimi decenni del XX
secolo, alcuni autori, tra i quali Lehmann (1982), Heine, Claudi e Hünnemeyer (1991),
Hopper e Traugott (1993) e Bybee (2003) cominciano ad elaborare una teoria della
grammaticalizzazione. In generale, il termine ‘grammaticalizzazione’ ammette tre possibili
interpretazioni.
Secondo Meillet (1912: 131), che fornisce una prima interpretazione, il termine
‘grammaticalizzazione’ designa l’evoluzione di una forma lessicale verso uno statuto
grammaticale, cioè “l’attribution du caractère grammatical à un mot jadis autonome”. In
particolare, secondo l’autore, il passaggio di una parola autonoma alla funzione di un
elemento grammaticale costituisce, accanto all’analogia, uno dei procedimenti che conducono
alla creazione di nuove forme grammaticali. Secondo Meillet, dunque, anche gli ausiliari
essere e avere, che vengono utilizzati nel perfetto analitico delle lingue romanze, hanno subito
un processo di grammaticalizzazione.
Meillet (1912: 131) riporta un esempio dal francese che dimostra chiaramente che gli ausiliari
essere/être e avere/avoir sono il risultato dell’attribuzione di una funzione grammaticale ad
una parola originariamente autonoma:
(1) a. je suis celui qui suis
b. je suis chez moi
c. je suis malade
d. je suis parti
(verbo di esistenza)
(‘essere in un luogo’)
(copula)
(ausiliare)
Nella prima frase, être viene impiegato come verbo di esistenza ed è dunque una parola
autonoma. Nella seconda frase, invece, être ha già perso un certo grado di autonomia e viene
impiegato come predicato locativo. Nella terza frase, être funziona come copula e mostra, di
conseguenza, già alcune caratteristiche di un elemento tipicamente grammaticale. Nell’ultima
frase, être è un elemento pienamente grammaticale, cioè un ausiliare. Più precisamente, in
(1d) fa parte di una forma grammaticale complessa che esprime il passato.
8
Il campione di frasi riportate in (1) mostra la progressiva trasformazione di être da verbo di
esistenza, pienamente lessicale, a verbo ausiliare in cui la sua funzione è prettamente
grammaticale. In altre parole, un verbo che si trasforma in ausiliare subisce una perdita
progressiva del proprio significato lessicale, della propria autonomia sintattica e del proprio
peso fonologico.
Secondo Meillet (1912: 133), il processo di grammaticalizzazione ha delle conseguenze
importanti per la lingua, poiché trasforma l’intero sistema, conduce alla creazione di nuove
forme e porta all’introduzione di categorie che non avevano ancora ricevuto un’espressione
linguistica2.
Nel suo lavoro Thoughts on grammaticalization, Lehmann (2002: 29) osserva che la
grammaticalizzazione può invertire i rapporti sintattici tra due forme verbali all’interno di un
enunciato. Spiegheremo qui di seguito il cambiamento che la grammaticalizzazione può
provocare dal punto di vista di Lehmann (2002). Com’è noto, in una costruzione verbale
analitica una delle due forme verbali svolge la funzione di ausiliare. Secondo Lehmann (2002:
29, 30), prima del processo di grammaticalizazzione, l’ausiliare è il verbo principale
sintattico, mentre l’altra forma verbale della costruzione analitica porta il significato lessicale.
In seguito al processo di grammaticalizzazione, l’ausiliare perde le sue proprietà verbali e, di
conseguenza, non può più reggere il verbo lessicale. Dopo la sua trasformazione in una marca
del tempo, modo o aspetto, l’ausiliare dipende dal verbo lessicale che è diventato il verbo
principale dopo la grammaticalizzazione:
ausiliare
verbo principale
+
forma verbale
GRAMMATICALIZZAZIONE
ausiliare +
forma verbale
verbo principale
Secondo alcuni autori, il tipo di innovazione causato dalla grammaticalizzazione costituisce
una conseguenza immediata e naturale dell’utilizzazione delle lingue. Meillet (1912), per
esempio, sostiene che l’inizio del processo di grammaticalizzazione viene provocato dal
desiderio di espressività da parte degli utenti di una lingua. La formazione della negazione
fornisce un’illustrazione chiara di questo processo. In indoeuropeo, per esempio, la parola ne
non era sufficientemente espressiva in situazioni nelle quali i parlanti volevano insistere sulla
2
Meillet (1912: 133): “[…] la « grammaticalisation » de certains mots crée des formes neuves, introduit des
catégories qui n'avaient pas d'expression linguistique, transforme l'ensemble du système.”
9
negazione. Per questo motivo ne è stata rinforzata mediante l’aggiunta di un’altra parola
come, per esempio, in francese dall’avverbio pas, dando così origine a una forma negativa
complessa costituita da due elementi, cioè ne... pas.
Una seconda interpretazione del termine ‘grammaticalizzazione’ rimanda all’evoluzione di
una forma grammaticale verso uno statuto più grammaticale. Kurylowicz (1975: 52) è stato il
primo a dare una definizione più ampia del concetto di grammaticalizzazione:
Grammaticalization consists in the increase of the range of a morpheme advancing from a
lexical to a grammatical or from a less grammatical to a more grammatical status, e.g. from a
derivative formant to an inflectional one.
Successivamente, Hopper e Traugott (2003: 1) hanno fornito una terza possibile
interpretazione del termine ‘grammaticalizzazione’, utilizzandolo per designare anche la
grammaticalizzazione di intere costruzioni:
“Grammaticalization” refers to that part of the study of language change that is concerned with
such questions as how lexical items and constructions come in certain linguistic contexts to
serve grammatical functions or how grammatical items develop new grammatical functions.
Gli ausiliari essere e avere in italiano e être e avoir in francese sono dunque, secondo alcuni
autori, il risultato di un processo di grammaticalizzazione. Nel paragrafo seguente,
analizzeremo più in dettaglio la natura e le caratteristiche sintattiche, semantiche e
morfologiche di questi due ausiliari.
1.3
Gli ausiliari ‘essere’ e ‘avere’
Sia l’italiano che il francese dispongono di due ausiliari per la formazione dei tempi composti.
Questa scelta tra essere/être e avere/avoir può essere considerata come una peculiarità di
queste due lingue romanze3. È stato infatti osservato che la maggior parte delle lingue del
mondo non hanno il verbo ‘avere’. In lingue come il russo e il persiano, per esempio, esiste
soltanto l’ausiliare ‘essere’.
3
All’interno del gruppo delle lingue indoeuropee, l’introduzione di avere è avvenuta tardivamente e si è imposta
lentamente e solo parzialmente. (Meillet, 1924: 9-13 e Benveniste, 1980: 195)
10
Nel suo articolo « Être » et « avoir » dans leurs fonctions linguistiques, Benveniste (1980) si
è interessato alla natura e alle caratteristiche degli ausiliari ‘essere’ e ‘avere’. Qui di seguito
riassumeremo brevemente la sua analisi.
1.3.1 ‘Essere’
Secondo Benveniste (1980: 187), l’aspetto problematico concernente il verbo ‘essere’ è
dovuto alla coesistenza dialettica tra le sue due funzioni. Da una parte, ‘essere’ può
funzionare come una copula, cioè come una marca grammaticale dell’identità (nozione
grammaticale), mentre, dall’altra, può comportarsi come un verbo di pieno esercizio (nozione
lessicale).
Quando si analizza l’uso del verbo ‘essere’, è necessario dunque precisare se si tratta del
verbo ‘essere’ impiegato come copula o come verbo di pieno esercizio. Quanto alla nozione
lessicale, in indoeuropeo questo lessema viene rappresentato da *es-, che significa ‘avere
esistenza, trovarsi nella realtà’. Le nozioni ‘esistenza’ e ‘realtà’ si riferiscono a ciò che è
autentico e vero. Nel corso della storia di certe lingue indoeuropee, *es- è spesso stato
sostituito da un altro lessema, che conserva però sempre lo stesso significato. Nel suo uso
grammaticale, invece, ‘essere’ serve a marcare l’identità tra due elementi nominali all’interno
di un enunciato. È importante notare che non esiste nessun rapporto di natura o di necessità
tra la nozione lessicale di ‘esistere’ e la funzione di copula. Tuttavia, i due termini e le due
funzioni di ‘essere’ vengono spesso confuse, il che rende difficile l’analisi del verbo.
Secondo Benveniste (1980), dobbiamo chiederci com’è possibile che un unico verbo ‘essere’
può funzionare sia come copula, dando espressione verbale ad un rapporto di identità, che
come lessema, esprimendo il concetto di ‘esistenza’4. Le lingue del mondo hanno concepito
diverse soluzioni per esprimere il rapporto di identità e il concetto di ‘esistenza’. Nella
maggior parte delle lingue indoeuropee, tra cui l’italiano e il francese, il lessema *es- è stato
utilizzato sia nella funzione di copula che in quella di verbo di esistenza. In questo modo, si è
giunti alla riduzione di due categorie in un’unica categoria che ha permesso di cancellare
l’opposizione tra due forme verbali distinte: una copulativa e l’altra esistenziale. Di
conseguenza, il sistema della flessione temporale si è semplificato. Si è formato, infatti, un
4
Benveniste (1980: 189): “Comment un verbe « être » existe-t-il, donnant expression verbale e consistance
lexicale à une relation logique dans un énoncé assertif?”.
11
insieme di paradigmi temporali più regolari. In seguito a questa generalizzazione di *es-,
‘essere’ è diventato un lessema capace di esprimere l’esistenza e di asserire un rapporto di
identità tra due elementi.
1.3.2 ‘Avere’
Anche il verbo ‘avere’ viene utilizzato come ausiliare per la formazione dei tempi composti.
Tuttavia, esso ha delle caratteristiche diverse rispetto a ‘essere’. Accanto al suo uso come
ausiliare, ‘avere’ è anche in grado di funzionare come un verbo autonomo. In questo caso, può
essere considerato come un verbo attivo simile agli altri verbi appartenenti alla classe dei
verbi attivi, con una reggenza transitiva di oggetto e con un significato definibile.
‘Essere’ e ‘avere’ presentano delle analogie quanto al loro impiego come ausiliari temporali e
sono in distribuzione complementare. Ogni verbo seleziona infatti necessariamente ‘essere’
(2a, b) o ‘avere’ (3a, b) ai tempi composti:
(2) a. L’uomo *ha / è arrivato.
b. L’homme *a / est arrivé.
(3) a. L’uomo ha / *è dormito.
b. L’homme a / *est dormi.
Tuttavia, possiamo osservare alcune differenze fondamentali riguardanti la loro natura
lessicale e il loro comportamento sintattico quando vengono utilizzati come verbi autonomi.
Nei contesti in cui ‘essere’ e ‘avere’ non svolgono la funzione di ausiliare, la costruzione con
‘essere’ è predicativa, mentre quella con ‘avere’ è transitiva. Benveniste (1980: 194) sostiene
che si tratta di una differenza essenziale e considera il fatto che un verbo transitivo possa
diventare un ausiliare, come un aspetto problematico. Secondo l’autore, la costruzione
transitiva di ‘avere’ è in realtà un’illusione5. Non può esistere un rapporto di transitività tra il
soggetto e l’oggetto di ‘avere’ che è un verbo che non può esprimere un processo vero e
proprio. In altre parole, secondo Benveniste (1980), la costruzione transitiva si presenta come
un semplice fenomeno formale e non permette di classificare ‘avere’ nella classe dei verbi
5
Benveniste (1980: 194): “Avoir a la construction d’un verbe transitif ; il n’en est pas un pour autant. C’est un
pseudo-transitif.”
12
transitivi. Specificheremo qui di seguito le ragioni che spingono Benveniste (1980) a definire
‘avere’ come un verbo non transitivo.
In molte lingue del mondo, il rapporto di possessione indicato dal verbo ‘avere’ viene
espresso con la perifrasi essere a/être à6, nella quale il soggetto corrisponde all’oggetto
grammaticale del verbo ‘avere’. Questa costruzione risale al latino, dove la costruzione mihi
est esisteva accanto alla forma verbale habeo7:
mihi est aliquid
mihi est pecunia
habeo aliquid
habeo pecuniam
Benveniste (1980: 196) osserva che il tipo mihi est sembra prevalere sul tipo habeo e che
quest’ultimo può essere considerato come una forma derivata dal tipo mihi est. Habeo è
l’inverso di mihi est e ne costituisce solo una variante secondaria, di distribuzione limitata.
Come abbiamo già osservato, il soggetto della costruzione mihi est corrisponde all’oggetto
grammaticale di habeo. Questo soggetto (caso nominativo) rappresenta l’elemento posseduto
e il possessore viene indicato dal caso dativo. Quando il rapporto di possessione viene
espresso mediante il tipo habeo, l’oggetto (caso accusativo) corrisponde all’elemento
posseduto e il soggetto (caso nominativo) può essere qualificato semanticamente come sede di
uno stato. Il soggetto non assume il ruolo tematico dell’Agente di un processo. Di
conseguenza, non si stabilisce un rapporto transitivo tra l’oggetto e il soggetto; ‘avere’ è solo
un verbo pseudo-transitivo.
A partire da queste osservazioni si evince che, secondo Benveniste (1980), il verbo ‘avere’
deve essere analizzato come un verbo di stato. Dal momento che si può considerare ‘essere’
come il verbo di stato per eccellenza, è interessante esaminare il tipo di rapporto che esiste tra
questi due verbi. Quanto al loro uso come ausiliari temporali, abbiamo già osservato che
‘essere’ e ‘avere’ sono in distribuzione complementare (cfr. supra). Questa complementarità
vale anche sul piano lessicale. Infatti, ‘essere’ rappresenta lo stato di chi è qualcuno o
qualcosa, mentre ‘avere’ esprime lo stato di chi possiede qualcosa. Questa dicotomia è
evidente anche quando ‘essere’ e ‘avere’ vengono utilizzati come ausiliari. In questo caso, la
6
In francese, esiste la costruzione être à qqn, che viene utilizzata come una locuzione, per esempio nella frase
Ce livre est à nous. Tuttavia, la locuzione francese être à non ha la stessa funzione di est mihi in latino, che
indica lo stesso rapporto di habeo. In francese, le due costruzioni denotano due rapporti diversi, cioè possesso
con avere ed appartenenza con être à. In italiano, una tale locuzione non esiste.
7
Esempi tratti da Benveniste (1980: 196, 197).
13
complementarità concerne il tipo di rapporto che ‘essere’ e ‘avere’ stabiliscono tra due
elementi nominali all’interno di una costruzione e la posizione del soggetto rispetto al
processo espresso dal verbo. ‘Essere’ esprime un rapporto di identità intrinseco, cioè nel
perfetto con ‘essere’ il soggetto fa parte del processo stesso. ‘Avere’, invece, esprime un
rapporto estrinseco, cioè il perfetto con ‘avere’ presenta il soggetto come il possessore del
processo in questione e gli elementi nominali in relazione con il verbo sono e rimangono
sempre due entità distinte.
In conclusione, possiamo affermare che esiste una differenza essenziale tra ‘essere’ e ‘avere’
quando non vengono utilizzati come verbi ausiliari. Questa differenza concerne la diversa
costruzione in cui entrano: la costruzione con ‘essere’ è predicativa, mentre quella con ‘avere’
è transitiva8. Tuttavia, esistono anche delle analogie tra ‘essere’ e ‘avere’, che riguardano il
loro funzionamento come ausiliari nei tempi composti.
Come abbiamo già osservato, questi verbi sono in distribuzione complementare, salvo alcune
eccezioni (cfr. capitolo 2 e 3). La distribuzione complementare di ‘essere’ e ‘avere’ è
osservabile su tre piani. In primo luogo, ogni verbo seleziona necessariamente uno di questi
due ausiliari per formare i tempi composti. In secondo luogo, possiamo osservare una
distribuzione complementare che riguarda lo stato che ‘essere’ e ‘avere’ esprimono quando
vengono utilizzati come verbi autonomi. In terzo luogo, la complementarità si presenta nel
tipo di rapporto che i verbi ausiliari ‘essere’ e ‘avere’ stabiliscono tra due elementi nominali,
cioè, rispettivamente, un rapporto intrinseco o estrinseco.
1.4
Analisi semantica e sintattica della variazione nella selezione
dell’ausiliare con i verbi intransitivi
Come abbiamo già osservato all’inizio del nostro studio, la variazione nella selezione
dell’ausiliare con i verbi intransitivi costituisce un aspetto problematico. Infatti, non esiste
un’unica regola che sia in grado di rendere conto della selezione dell’ausiliare nelle lingue che
dispongono di due ausiliari come, per esempio, l’italiano e il francese. A proposito
dell’esistenza di due ausiliari per la formazione dei tempi composti con i verbi intransitivi, i
linguisti parlano di ‘split intransitivity’ ovvero di ‘intransitività scissa’.
8
Va osservato che la costruzione transitiva di avere è in realtà un’illusione, come abbiamo spiegato sopra.
14
A seconda del tipo di ausiliare selezionato, i verbi intransitivi si dividono nella classe dei
verbi ‘inaccusativi’, che selezionano l’ausiliare essere/être e nella classe dei verbi ‘inergativi’,
che selezionano l’ausiliare avere/avoir9. Molti linguisti, tra i quali Perlmutter (1978), Burzio
(1981, 1986), Perlmutter e Postal (1984), Rosen (1984), Sorace (2000) e Legendre e Sorace
(2010), si sono interessati all’analisi della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi
intransitivi, sviluppando considerazioni diverse di tipo semantico e sintattico. Qui di seguito,
focalizzeremo prima la nostra attenzione sull’approccio semantico della selezione
dell’ausiliare e, successivamente, sull’approccio sintattico.
1.4.1 Approccio semantico
Tra gli autori che si sono interessati alla variazione nella selezione dell’ausiliare da un punto
di vista semantico, ricordiamo Grimshaw (1990), Levin e Rappaport-Hovav (1995), Sorace
(2000), Asnes (2004) e Legendre e Sorace (2010).
Poiché l’aspetto gioca un ruolo fondamentale nel capire la variazione nella selezione
dell’ausiliare da un punto di vista semantico, tratteremo qui di seguito prima la nozione di
‘aspetto’, successivamente le principali teorie della tipologia degli aspetti lessicali e, infine, i
parametri della telicità e dell’agentività.
1.4.1.1
L’aspetto
Nell’approccio semantico allo studio della variazione degli ausiliari ‘essere’ e ‘avere’, viene
data una grande importanza all’analisi aspettuale dei predicati verbali. Asnes (2004) osserva
che all’interno della grammatica la nozione di aspetto sembra difficilmente definibile e
afferrabile, benché esista un gran numero di studi e ricerche a questo proposito (vedi, tra gli
altri, Vendler (1957), Comrie (1976), Vet (1980) e Tenny (1994)). La nozione di aspetto
proviene dalla descrizione delle lingue slave. Visto che le lingue romanze non hanno marche
morfologiche di aspetto, si è cercato di individuare nelle lingue romanze delle categorie
equivalenti all’aspetto delle lingue slave.
I tratti aspettuali possono essere di tipo funzionale e lessicale. L’aspetto funzionale viene
espresso attraverso la flessione temporale, mentre l’aspetto lessicale può essere considerato
9
La bipartizione in verbi inaccusativi e verbi inergativi risale a Perlmutter (1978), nell’ambito della Grammatica
Relazionale, mentre la maggior parte delle grammatiche descrittive non adotta questa bipartizione.
15
come l’aspetto inerente ai predicati verbali o ai predicati verbali con i loro argomenti. Altre
denominazioni per l’aspetto lessicale, come, per esempio, ‘aspetto non deittico’, ‘Aktionsart’
e ‘modo dell’azione’, indicano che i predicati verbali possono riferire, attraverso il loro
proprio significato lessicale e indipendentemente dalle marche morfologiche che li
accompagnano, a vari tipi di situazioni e processi.
1.4.1.2
Le teorie della tipologia degli aspetti lessicali
Asnes (2004) fornisce una rassegna delle principali teorie della tipologia degli aspetti
lessicali. La prima classificazione della tipologia degli aspetti lessicali è stata elaborata dal
filosofo greco Aristotele. La sua descrizione sistematica degli eventi sta alla base delle
descrizioni successive degli aspetti lessicali dei predicati verbali. La classificazione di
Aristotele è stata infatti ripresa e rielaborata da filosofi del linguaggio quali, per esempio,
Vendler (1957) in Verbs and times e Kenny (1963) in Action, Emotion and Will. I lavori di
Vendler e Kenny costituiscono il punto di partenza per un gran numero di ricerche sugli
aspetti lessicali dei predicati verbali.
Vendler (1957) elabora un’analisi dell’aspetto dei predicati verbali che prevede una
quadripartizione degli eventi. Più precisamente, secondo Vendler, esistono i verbi denotanti
uno stato, un’attività, un compimento composizionalmente telico e un compimento
intrinsecamente telico. Vendler (1957) elabora tre test aspettuali, e cioè il test del progressivo,
il test della durata e il test della puntualità, che permettono di individuare tre distinzioni
aspettuali di tipo binario. Una prima distinzione divide i verbi in due grandi classi, cioè i verbi
che hanno luogo in un intervallo di tempo e i verbi che non hanno luogo in un intervallo di
tempo. All’interno della prima classe, Vendler oppone i processi delimitati a quelli non
delimitati. All’interno della seconda classe, l’autore distingue tra i processi durativi e
puntuali. Qui di seguito tratteremo più in dettaglio i tre test proposti da Vendler.
Il primo test, il test del progressivo, permette di fare una distinzione tra verbi che denotano dei
processi che sono composti da fasi successive e verbi che non denotano processi10:
10
Esempi tratti da Asnes (2004: 60).
16
(4) a. Il est en train de danser.
b. Il est en train de peindre un tableau.
c. *Il est en train de savoir.
d. ?Il est en train d’atteindre le sommet.
In (4a) e (4b), il verbo danser e il predicato verbale peindre un tableau descrivono processi
che occupano un intervallo di tempo e che sono composti di sottointervalli successivi. I verbi
degli altri due esempi non denotano processi che hanno luogo nel tempo. In (4c), il verbo
savoir esprime piuttosto uno stato che dura nel tempo, mentre il processo/l’evento descritto
dal predicato atteindre le sommet in (4d) denota un punto terminale. Il test del progressivo fa
una distinzione tra i verbi di attività (4a) e i verbi composizionalmente telici (4b) da un lato, e
i verbi di stato (4c) e i verbi intrinsecamente telici (4d) dall’altro.
Il secondo test, cioè il test della durata, permette di fare una suddivisione all’interno della
categoria dei verbi che denotano dei processi. Vendler (1957) distingue i verbi che descrivono
dei processi in verbi denotanti un’attività e in verbi denotanti dei compimenti, cioè dei
processi che sono orientati verso un termine11:
(5) a. Il a dansé pendant deux heures / *en deux heures.
b. Il a peint le tableau *pendant deux heures / en deux heures.
In (5a), il verbo di attività danser denota un processo in cui tutti i sottointervalli in cui può
essere scomposta l’attività descritta dal verbo hanno la stessa natura dell’intero intervallo. Di
conseguenza, questo verbo è compatibile con gli avverbi di durata introdotti da pendant, che
mettono in rilievo la struttura interna dell’intervallo. Per questo motivo, i verbi denotanti
un’attività vengono anche definiti verbi atelici12. Il verbo di attività non può essere
accompagnato da avverbi introdotti dalla preposizione en, i quali presentano, invece, il
processo come delimitato da un punto terminale.
I verbi composizionalmente telici come peindre un tableau in (5b) descrivono, invece, dei
processi in cui i sottointervalli sono diversi dall’intero intervallo. I verbi composizionalmente
telici sono compatibili con gli avverbi introdotti da en, visto che si tratta di processi orientati
verso un termine. Per questo motivo, i verbi denotanti un compimento vengono anche definiti
11
12
Esempi tratti da Asnes (2004: 61).
cfr. § 1.4.1.3 La telicità e l’agentività per la nozione di atelicità
17
verbi telici13. Questi verbi sono incompatibili con gli avverbi introdotti da pendant, poiché
questi avverbi delimitano soltanto un sottointervallo che non contiene necessariamente il
punto terminale.
In sintesi, le attività costituiscono processi omogenei che non sono telici e che sono costituiti
di sottointervalli che hanno la stessa natura dell’intero intervallo. I compimenti, per contro,
sono processi eterogenei poiché delimitati da un punto terminale. Di conseguenza, non tutti i
sottointervalli hanno la stessa natura dell’intero intervallo.
Il terzo test, cioè il test della puntualità, permette di fare una distinzione all’interno della
classe dei verbi telici. In (6a), il predicato arriver è compatibile con espressioni avverbiali di
puntualità, mentre esclude espressioni di durata. Si tratta di realizzazioni che occupano
soltanto un momento sull’asse temporale e che sono dunque processi puntuali, delimitati da
un punto terminale. Il predicato aimer in (6b) può essere accompagnato da espressioni di
durata, poiché denota uno stato che dura nel tempo, cioè non delimitato da un punto
terminale:
(6) a. Il est arrivé ici à midi / *pendant trois ans.
b. Il l’a aimée pendant trois ans / *à midi.
Tuttavia, i verbi che denotano uno stato e i verbi intrinsecamente telici non si comportano allo
stesso modo quando vengono impiegati con gli avverbi puntuali. Carlson (1981: 37) ha
osservato che sia i verbi di stato che i verbi intrinsecamente telici sono compatibili con gli
avverbi puntuali. Nell’esempio seguente, così come il verbo intrinsecamente telico arriver
(6a), anche il verbo être malade denotante uno stato è compatibile con un’espressione
puntuale14:
(7) À ce moment-là il était malade.
Secondo Carlson (1981), la compatibilità dei verbi di stato e dei verbi intrinsecamente telici
con gli avverbi puntuali indica che i due tipi di eventi espressi da questi verbi verificano il
loro valore di verità ad un certo momento e che sono dunque marcati dal tratto [+puntuale]. A
proposito degli stati, Recanati e Recanati (1999) hanno osservato che essi non possedono una
13
14
cfr. § 1.4.1.3 La telicità e l’agentività per la nozione di telicità
Esempi tratti da Asnes (2004: 62).
18
durata intrinseca, cioè che non possono durare, al contrario delle attività e dei compimenti,
che occupano necessariamente un intervallo del tempo.
Kenny (1963) modifica la classificazione di Aristotele e perviene ad individuare una
tripartizione degli eventi descritti dai predicati verbali. Più precisamente, sulla base di una
serie di test aspettuali, Kenny divide i verbi in verbi denotanti uno stato, un’attività e una
performance. Ad un primo livello, Kenny fa una distinzione tra i predicati dinamici che
accettano la forma progressiva e i predicati stativi (cioè predicati di stato) che non la
accettano. Ad un secondo livello, Kenny distingue, all’interno della classe dei predicati
dinamici, tra i verbi che descrivono un processo che può essere prolungato in modo indefinito
(attività) e quelli che devono raggiungere il loro termine definitivo (performance).
Le tipologie di Vendler e Kenny stanno alla base degli sviluppi ulteriori riguardanti lo studio
dell’aspetto lessciale. Diversi autori hanno elaborato nuove classificazioni dei tipi di aspetto
verbale, modificando la terminologia tradizionale. Di conseguenza, esiste una grande diversità
di terminologie e di categorie riguardanti l’aspetto verbale. Nel suo libro, Asnes (2004: 64)
fornisce una sintesi dei lavori sull’aspetto lessicale basati sulle proposte di Kenny e Vendler.
Gli autori che si sono basati sulla tipologia di Vendler sono Dowty (1979), Carlson (1981) e
Recanati e Recanati (1999). Soprattutto le classificazioni di Vet (1980) e Borillo (1988)
meritano di essere menzionate, visto che si distinguono da tutte le altre citate da Asnes15.
Infatti, le classificazioni di Vet (1980) e Borillo (1988) sono suddivise in due categorie
essenziali: situazioni non transizionali e transizionali (terminologia di Vet) o situazioni non
terminative e terminative (terminologia di Borillo). Le nozioni ‘transizionale’ e ‘terminativo’
implicano la presenza di un punto terminale dell’azione. Si tratta di processi telici, cioè
avendo un termine, e delimitati da questo termine.
Asnes (2004: 69) conclude che è possibile individuare due tendenze principali nella
classificazione dei tipi di predicati verbali. Da un lato, certi autori tendono ad apportare delle
migliorie alle teorie elaborate da Kenny o Vendler, che hanno un carattere filosofico piuttosto
che linguistico e che testimoniano dell’insufficienza dei dati empirici. Dall’altro, certi autori
tendono ad unire le categorie dei predicati verbali in categorie più grandi. In questo modo,
15
Nella sua rassegna degli autori posteriori a Kenny e Vendler, Asnes (2004: 64) cita Taylor (1977), Mourelatos
(1978), Dowty (1979), Vet (1980), Carlson (1981), Bach (1986), Borillo (1988) e Recanati e Recanati (1999).
19
cercano di gerarchizzare e sistematizzare la descrizione degli aspetti e di mostrare i principi
comuni a certe categorie.
1.4.1.3
La telicità e l’agentività
Due parametri in particolare devono essere presi in considerazione per quanto riguarda
l’approccio semantico della selezione dell’ausiliare in italiano e in francese. Si tratta del
parametro aspettuale della telicità e del parametro tematico dell’agentività. La telicità
costituisce un parametro aspettuale. La nozione di telicità implica la presenza di un punto
terminale (telos significa ‘scopo, fine’). Generalmente, un alto grado di telicità viene associato
alla selezione dell’ausiliare essere/être e dunque ai verbi inaccusativi. L’agentività, invece,
viene considerata come un parametro tematico. La nozione di agentività implica la presenza
di una volontà da parte dell’Agente del processo. In generale, un alto grado di agentività viene
associato alla selezione dell’ausiliare avere/avoir e dunque ai verbi inergativi. Sorace (2000)
ha incorporato i parametri aspettuali e tematici in una gerarchia di classi verbali (cfr. capitolo
2).
1.4.2 Approccio sintattico
Per molti linguisti, l’approccio semantico della selezione dell’ausiliare non è soddisfacente
poiché risulta difficile delimitare i parametri semantici e stabilire a quale classe semantica
appartiene ogni verbo. L’approccio sintattico allo studio della variazione nella selezione
dell’ausiliare con i verbi intransitivi prevede uno studio approfondito delle caratteristiche
sintattiche del soggetto dei verbi intransitivi selezionanti l’ausiliare ‘avere’ e di quelli
selezionanti
l’ausiliare
‘essere’.
Analizzeremo
brevemente
questo
approccio
nel
sottoparagrafo seguente.
1.4.2.1
L’Ipotesi dell’Inaccusatività
La grammatica relazionale (Perlmutter (1978), Perlmutter e Postal (1984)) è un approccio di
tipo sintattico allo studio della variazione nella selezione degli ausiliari ‘essere’ e ‘avere’ con i
20
verbi intransitivi. Perlmutter (1978) ha formulato l’Ipotesi dell’Inaccusatività16, un approccio
che riprende la divisione, fatta su base semantica, dei verbi intransitivi in due classi: i verbi
inaccusativi, che selezionano l’ausiliare essere/être e i verbi inergativi, che selezionano
avere/avoir. Questi due tipi di verbi hanno delle caratteristiche sintattiche diverse. Secondo
l’ipotesi di Perlmutter (1978), i verbi intransitivi che selezionano essere/être nei tempi
composti selezionano come unico argomento un oggetto tematico17. Si verifica, infatti, che, da
un punto di vista semantico, il soggetto è affettato dal processo descritto dal verbo e, per
questo, esso può essere analizzato tematicamente come un oggetto. Il soggetto dei verbi
inaccusativi presenta delle proprietà sintattiche simili a quelle degli oggetti diretti dei verbi
transitivi, visto che sia il soggetto dei verbi inaccusativi che l’oggetto diretto dei verbi
transitivi sono degli argomenti interni. Di conseguenza, il soggetto dei verbi inaccusativi, allo
stesso modo dell’oggetto dei verbi transitivi, può essere cliticizzato con il pronome clitico
ne/en. I verbi che selezionano avere/avoir nei tempi composti, selezionano come unico
argomento esterno un soggetto, che, tematicamente, viene analizzato come un Agente vero e
proprio, non affettato dal processo espresso dal verbo. Questo soggetto presenta le stesse
proprietà sintattiche dei soggetti dei verbi transitivi e seleziona anche lo stesso ausiliare dei
verbi transitivi. Questa differenza sintattica può essere rappresentata come segue18:
Strutture intransitive19
1.4.2.2
Verbi inergativi:
NP [VP V]
Verbi inaccusativi:
___ [VP V NP]
I test di inaccusatività
Per quanto riguarda i verbi inaccusativi, osserviamo che le correlazioni che conducono a
considerare un verbo come inaccusativo sono molteplici. Nel suo studio sulla sintassi
dell’italiano e, in particolare, sull’ipotesi inaccusativa, Burzio (1981, 1986) discute cinque test
sintattici di inaccusatività: la selezione dell’ausiliare ‘essere’, la frase impersonale, il pronome
clitico ne, il participio assoluto e la frase relativa ridotta. Tuttavia, l’affidabilità di questi test
può essere contestata. Tratteremo qui di seguito più in dettaglio questi cinque test.
16
Burzio (1986) ha analizzato l’Ipotesi dell’Inaccusatività nell’ambito della teoria di ‘Governement and
Binding’.
17
Possiamo osservare un’analogia con la struttura passiva, costrutta mediante l’ausiliare essere. Il soggetto della
struttura passiva corrisponde all’oggetto del verbo della costruzione attiva corrispondente.
18
Rappresentazione tratta da Legendre e Sorace (2010: 171).
19
NP sta per Noun Phrase e VP sta per Verb Phrase. In italiano, NP equivale a SN e VP equivale a SV.
21

La selezione dell’ausiliare ‘essere’
L’accordo obbligatorio del participio passato per genere e numero con il soggetto costituisce
una caratteristica correlata alla selezione dell’ausiliare essere/être, come in (8). L’accordo del
participio passato per il genere e il numero può dunque essere considerato come una prova di
inaccusatività. I verbi che selezionano l’ausiliare avere/avoir, invece, non accordano il
participio passato con il soggetto, come in (9)20:
(8) a. Maria è arrivata.
Marie est arrivée.
b. Le ragazze furono viste.
Les garçons furent vus.
c. Loro si sono lavati.
Ils se sont lavés.
(9) a. *Maria ha dormita.
*Maria a dormie.
b. *Maria ha comprata due camicie.
*Maria a achetée deux chemisiers.
Cocchi (1995) osserva che, poiché il soggetto delle frasi nelle quali il verbo seleziona ‘essere’
è in realtà l’oggetto tematico del verbo, il participio passato deve accordare con l’argomento
interno. Secondo l’autrice, quest’osservazione viene confermata dai verbi transitivi, dove il
participio passato può, e talvolta deve, fare l’accordo con l’oggetto diretto, come in (10a). La
selezione dell’ausiliare ‘essere’ (se non si tratta di una struttura passiva) e l’accordo del
participio passato transitivo con il clitico oggetto sono due fenomeni strettamente collegati.
Cocchi21 nota che la frase (10b), malformata per molti parlanti standard, viene considerata
benformata in molte varietà substandard, semidialettali o arcaizzanti22:
(10) a. Maria le ha comprate.
b. ?*Maria ha comprate due camicie.
20
Esempi tratti da Cocchi (1995: 18).
Cocchi (1995: 19, nota 4).
22
Esempi tratti da Cocchi (1995: 19).
21
22

La frase impersonale
Sia in francese, che in italiano, i verbi inaccusativi (11) e i verbi inergativi (12) sono
compatibili con una costruzione impersonale. La costruzione impersonale non impone
restrizioni sui verbi intransitivi, visto che il SN postverbale viene sempre retto dal verbo, sia
quando è inaccusativo che quando è inergativo23:
(11) a. Sono arrivate due ragazze.
Il est arrivé deux filles.
b. Sono andate a Venezia due ragazze.
Il est allé deux filles à Venise.
(12) a. Hanno telefonato duecento persone al nostro centralino da questa mattina.
Il a téléphoné deux cents personnes à notre standard depuis ce matin.
b. Hanno parlato solamente otto persone al nostro convegno.
Il n’a parlé que huit personnes à notre colloque.
Da un punto di vista sintattico, gli esempi citati dimostrano che la costruzione impersonale
non permette di fare una distinzione tra verbi inaccusativi e verbi inergativi. Per questo
motivo, la frase impersonale non costituisce un test affidabile di inaccusatività.

Il pronome clitico ne/en
Il clitico partitivo ne/en può sostituirsi solo ad un oggetto tematico, come in (13b), e mai ad
un argomento esterno (13c)24:
(13) a. Tre ragazzi hanno comprato due libri.
Trois garçons ont acheté deux livres.
b. Tre ragazzi ne hanno comprati due.
Trois garçons en ont acheté deux.
c. *Tre ne hanno comprato/i due libri.
*Trois en ont acheté/s deux.
Quanto ai verbi intransitivi, l’uso del clitico ne/en è ammesso solo in riferimento al soggetto
dei verbi inaccusativi25:
23
24
Esempi tratti da Manente (2009: 69).
Esempi tratti da Cocchi (1995: 19).
23
(14) a. Ne sono venuti due.
b. *Ne hanno dormito/i due.
Il test del pronome clitico ne/en dimostra che i soggetti inaccusativi posposti al verbo
occupano una posizione di oggetto. Esiste dunque un’analogia tra il comportamento dei
soggetti inaccusativi e quello degli oggetti diretti, che sono tutti e due degli argomenti interni
diretti. Secondo Legendre e Sorace (2010: 194), invece, la cliticizzazione mediante il
pronome ne/en non costituisce un test affidabile di inaccusatività: “En/ne does not distinguish
unaccusative from unergative verbs.” Infatti, secondo le autrici, la cliticizzazione dipende
dalla costruzione impersonale26, che non impone restrizioni sui verbi intransitivi (cfr. supra).
Di conseguenza, la presenza di en/ne non può essere legata ad un particolare tipo di verbo. Gli
esempi seguenti dimostrano che il pronome ne/en, che è correlato alla posizione dell’oggetto
diretto, può sostituirsi al soggetto dei verbi inaccusativi (15) e inergativi (16)27:
(15) a. Ne sono arrivati trenta (di studenti).
b. Trente en sont arrivés (étudiants).
(16) a. ??/*Ne hanno lavorato molti (di impiegati).
b. Il en a travaillé beaucoup (d’employés).
Tuttavia, il fatto che un argomento del verbo possa essere cliticizzato con il pronome clitico
ne/en dimostra comunque che questo elemento deve trovarsi nella posizione sintattica di
argomento interno, poiché il clitico ne/en permette di estrarre argomenti che sono generati in
una posizione sintattica interna.

Il participio assoluto
Il participio assoluto è un participio che non viene accompagnato da un ausiliare e che può
formare autonomamente una frase subordinata. Generalmente, il participio assoluto viene
accompagnato da un SN, che è sempre un oggetto tematico e che si accorda con il participio28:
25
Esempi tratti da Cocchi (1995: 19).
Legendre e Sorace (2010: 193): “ [...] en is ubiquitous in impersonal constructions. Not surprisingly, the
partitive clitic pronoun en enhances an impersonal construction just like y does. In fact, most spontaneous
elicitations of impersonal constructions start as Il en V … […]”
27
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 194).
28
Esempi tratti da Cocchi (1995: 20).
26
24
(17) a. Maria ha mangiato gli spaghetti.
Marie a mangé des noix.
b. Mangiati gli spaghetti, (Maria è uscita).
Mangées les noix, (Marie est sortie).
Per quanto riguarda i verbi intransitivi, soltanto i verbi che selezionano essere e che
dispongono dunque di un oggetto diretto tematico, possono dare luogo a frasi participiali
assolute benformate29:
(18) a. Arrivata Maria, ...
Marie arrivée, ...
b. *Dormita/o Maria, ...
*Marie dormi/e, ...
L’Ipotesi dell’Inaccusatività tratta il participio assoluto come un test sintattico di
inaccusatività affidabile, poiché è compatibile con il participio passato dei verbi transitivi e
dei verbi inaccusativi, mentre i verbi inergativi non possono entrare in questa costruzione. La
compatibilità sarebbe una prova del fatto che il soggetto dei verbi inaccusativi occupa la
stessa posizione sintattica dell’oggetto diretto dei verbi transitivi. Secondo l’Ipotesi
dell’Inaccusatività, questa compatibilità sarebbe sufficiente per dimostrare l’affidabilità del
participio assoluto in quanto test sintattico di inaccusatività.

La frase relativa ridotta
È possibile costruire una frase relativa ridotta, che consiste di un sostantivo e di un participio
passato in funzione attributiva. Il participio passato fa sempre l’accordo con l’elemento al
quale si aggiunge, cioè con l’oggetto diretto nel caso dei verbi transitivi, come in (19a). Il
determinatore può esprimere solo l’argomento interno del participio passato e mai quello
esterno (19b)30:
(19) a. Una donna accusata di omicidio ...
Une femme accusée de meurtre ...
29
30
Esempi tratti da Cocchi (1995: 20).
Esempi tratti da Cocchi (1995: 21).
25
b. *Una donna accusata Maria/accusatala ...
*Une femme accusée Marie ...
Per quanto concerne i verbi intransitivi, solo i verbi intransitivi selezionanti l’ausiliare
essere/être sono compatibili con la costruzione relativa ridotta. Questo si osserva sia in
italiano che in francese. La frase relativa ridotta permette dunque di fare una distinzione tra i
verbi inaccusativi e inergativi31:
(20) a. Una donna arrivata in ritardo ...
Une femme arrivée en retard ...
b. *Una donna dormita/o troppo ...
*Une femme dormie/i trop ...
31
Esempi tratti da Cocchi (1995: 21).
26
2
L’ausiliare in italiano e in francese: approccio semantico
All’interno delle lingue romanze principali, l’italiano e il francese sono le uniche due lingue
che dispongono di due ausiliari per la formazione dei tempi composti1. Le altre lingue
romanze hanno cancellato gli equivalenti di essere/être e li hanno sostituiti con l’ausiliare
avere/avoir o con un altro ausiliare. Per esempio lo spagnolo, il catalano e il portoghese
utilizzano, rispettivamente, haber, haver e tener. In rumeno esistono invece due ausiliari, che
però non marcano lo stesso tempo verbale: a avea viene utilizzato per il tempo passato,
mentre fi viene impiegato per formare il perfetto.
Come abbiamo osservato nel primo capitolo, la selezione di essere/être o avere/avoir nei
tempi composti non costituisce una scelta arbitraria, ma essa si basa su determinati principi
sintattici e semantici. Per quanto riguarda la selezione dell’ausiliare in italiano e in francese,
nei paragrafi seguenti analizzeremo questi due ausiliari da un punto di vista semantico.
2.1
The Auxiliary Selection Hierarchy
Basandosi sulla The Auxiliary Selection Hierarchy (ASH), elaborata da Sorace (2000),
Legendre e Sorace (2010) si sono interessate alla variazione nella selezione dell’ausiliare in
italiano e in francese e hanno elaborato un approccio gerarchico della selezione dell’ausiliare.
Secondo Sorace (2000), la scelta dell’ausiliare con i verbi intransitivi viene determinata da
parametri aspettuali e tematici, che possono essere incorporati in una gerarchia di classi
verbali. A questo scopo, l’autrice ha esaminato le lingue che dispongono di due ausiliari per la
formazione dei tempi composti, come l’italiano, il francese, il sardo, il tedesco e il
neerlandese. Sulla base di esperimenti che si concentrano sulle intuizioni di parlanti nativi
riguardanti la selezione dell’ausiliare, Sorace (2000: 859, 860) è arrivata alle generalizzazioni
seguenti:
- attraverso le lingue, certi tipi di verbi presentano un comportamento consistente e
prevedibile per quanto riguarda l’inaccusatività e l’inergatività, poiché selezionano sempre lo
stesso ausiliare in tutti i contesti, mentre altri tipi di verbi hanno un comportamento variabile;
1
All interno delle lingue romanze minori, l’occitano, il piemontese, il sardo e il catalano dispongono di due
ausiliari.
27
- all’interno delle lingue, certi tipi di verbi sono sempre inaccusativi o inergativi,
indipendentemente dal contesto, mentre altri tipi presentano delle variazioni a seconda del
contesto.
Sorace (2000) ha osservato che in tutte le lingue esaminate, ad eccezione del francese, i verbi
inaccusativi tendono a selezionare l’equivalente di ‘essere’, mentre i verbi inergativi tendono
a selezionare l’equivalente di ‘avere’. Secondo l’autrice, esistono delle differenze sistematiche
all’interno delle classi sintattiche dei verbi inaccusativi e inergativi, dato che le intuizioni dei
parlanti nativi sono più chiare per certi tipi di verbi e meno chiare per altri tipi di verbi (cfr.
schema più sotto). L’ausiliare ‘essere’, per esempio, viene preferito dai parlanti nativi con i
verbi di cambiamento di luogo (change of location verbs), mentre esso non occorre
frequentemente con i verbi di stato (stative verbs).
Riportiamo qui di seguito la rappresentazione della gerarchia della selezione dell’ausiliare
elaborata da Sorace (2000: 863):
THE AUXILIARY SELECTION HIERARCHY
change of location
essere / être
change of state
continuation of a pre-existing state
existence of state
uncontrolled process
controlled processes (motional)
controlled processes (non motional)
avere / avoir
A partire dalla scala di selezione dell’ausiliare riportata sopra, Sorace (2000) distingue i verbi
intransitivi in verbi centrali e periferici. I verbi centrali si trovano alle estremità della
gerarchia e presentano il maggiore grado di coesione nella selezione dell’ausiliare. Si tratta
dei verbi di cambiamento di luogo (change of location), che selezionano essere/être e che
vengono associati al più alto grado di telicità (il parametro di telic dynamic change). All’altra
estremità si trovano i verbi che esprimono un processo controllato senza movimento
(controlled processes, non motional), che selezionano avere/avoir e che vengono associati al
più alto grado di agentività (il parametro di agentive non motional activity). La gerarchia è
dunque basata su parametri aspettuali e tematici (cfr. capitolo 1). Tra le estremità della
28
gerarchia si trovano i verbi periferici, che presentano un maggiore grado di variabilità nella
scelta dell’ausiliare.
Basandosi sulla gerarchia di Sorace (2000), Legendre e Sorace (2010: 185) hanno elaborato,
uno schema della distribuzione degli ausiliari essere/être e avere/avoir in italiano e in
francese. Lo schema dimostra che esistono delle differenze tra l’italiano e il francese per
quanto riguarda la scelta dell’ausiliare.
Riportiamo qui di seguito lo schema elaborato da Legendre e Sorace (2010):
Auxiliary
Verb classes
French
Italian
E
E
Change of location: arrivare / arriver, venire / venire
Change of state
E
E
a) Change of condition: morire / mourir
E*
E
b) Appearance: apparire / apparaître
c) Indefinite change in a particular direction:
E*
E
salire / monter, scendere / descendre
A
E*
appassire / faner, peggiorare / empirer
A
E*
Continuation of pre-existing state: durare / durer
Existence of state:
A
E
a) essere / être
A
E*
b) esistere / exister, bastare / suffire à
Uncontrolled processes
A
A*
a) Emission: risuonare / résonner
A
A
b) Bodily functions: sudare / suer
A
A*
c) Involuntary actions: tremare / trembler
A
A*
Motional controlled processes: nuotare / nager
A
A
Non-motional controlled processes: lavorare / travailler
Secondo Legendre e Sorace (2010: 178), l’aspetto lessicale inerente determina la selezione
dell’ausiliare con i verbi centrali, mentre l’aspetto composizionale, cioè la struttura
dell’evento (telico o atelico) associato all’intero predicato, influenza la selezione dell’ausiliare
con i verbi periferici.
29
Analizzeremo qui di seguito ciascuna delle classi semantiche individuate da Sorace (2000)
all’interno della scala di selezione dell’ausiliare. Più precisamente tratteremo la classe dei
verbi centrali e poi quella dei verbi periferici più in dettaglio, confrontando l’italiano e il
francese.
2.1.1 Verbi centrali
Le corrispondenze tra l’italiano e il francese si situano sul livello dei verbi centrali della
gerarchia. Osserviamo che i verbi centrali tendono a mostrare un comportamento categorico e
consistente quanto alla selezione dell’ausiliare. L’ausiliare essere/être viene selezionato da
verbi di cambiamento di luogo (change of location verbs), come si vede in (1), mentre
avere/avoir accompagna verbi che esprimono un processo controllato senza movimento (nonmotional controlled processes), come in (2). Quest’osservazione vale per tutte le lingue che
hanno a disposizione due ausiliari per la formazione del perfetto, e dunque anche per l’italiano
e il francese2:
(1) a. Paolo è venuto / *ha venuto in ritardo.
b. Ma sœur est arrivée / *a arrivée hier.
(2) a. I delegati hanno parlato / *sono parlati tutto il giorno.
b. Les délégués ont parlé / *sont parlés toute la nuit.
Legendre e Sorace (2010: 179) affermano che, quanto ai verbi centrali, la selezione
dell’ausiliare è un fenomeno lessicale, insensibile a fattori composizionali.
2.1.1.1
Change of location
Questi verbi denotano uno spostamento concreto da un punto ad un altro nello spazio. I verbi
inerentemente telici denotanti un cambiamento di luogo selezionano obbligatoriamente
essere/être. I parlanti nativi accettono con sicurezza essere/être, mentre rifiutano avere/avoir.
La maggior parte dei verbi che selezionano in modo consistente être in francese fa parte della
classe dei verbi di cambiamento di luogo (cfr. supra)3:
2
3
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 177, 178).
Esempi tratti da Sorace (2000: 863).
30
(3) a. Maria è venuta alla festa.
b. Marie est arrivée en retard.
La scelta di essere/être non viene influenzata dalla presenza di altri elementi aspettuali o
tematici nella frase. In (4) arrivare/arriver seleziona l’ausiliare essere/être benché il contesto
sia atelico. Il verbo cadere/tomber in (5) seleziona essere/être, sia quando l’evento espresso
dal verbo marca l’intenzionalità, come nel esempio, che quando l’evento non è intenzionale. Il
verbo lavorare/travailler (6) seleziona l’ausiliare avere/avoir indipendentemente dalla telicità
espressa dal contesto4:
(4) a. Sono arrivate lamentele in continuazione.
b. Des plaintes sont arrivées continuellement.
(5) a. Maria è caduta apposta per non andare a lavorare.
b. Maria est tombée volontairement pour ne pas aller travailler.
(6) a. I poliziotti hanno lavorato fino all’alba.
b. Les policiers ont travaillé jusqu’à l’aube.
2.1.1.2
Non-motional controlled processes
I verbi inclusi nell’altra estremità della gerarchia sono definiti da Legendre e Sorace (2010)
come verbi denotanti un processo controllato senza movimento. Sia in italiano che in
francese, questi verbi selezionano obbligatoriamente avere/avoir5:
(7) a. I colleghi hanno chiacchierato tutto il pomeriggio.
b. Les policiers ont travaillé toute la nuit.
Si tratta di verbi agentivi nel loro significato di base, che possono anche selezionare soggetti
non agentivi. In questo caso, la mancanza di agentività non ha delle conseguenze per
l’ausiliare in italiano standard. Alcuni parlanti nativi tendono, tuttavia, ad accettare l’ausiliare
essere quando il soggetto non è agentivo, come in (8)6:
(8) Il cibo inviato dall’ONU ha funzionato / ?è funzionato solo come palliativo.
4
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 178).
Esempi tratti da Sorace (2000: 874).
6
Esempio tratto da Sorace (2000: 874).
5
31
La selezione dell’ausiliare con i verbi che denotano un processo controllato senza movimento
è insensibile alla telicità del predicato da un complemento avverbiale, che delimita l’evento
nel tempo. Come i verbi di cambiamento di luogo, questi verbi vengono influenzati dalle
caratteristiche del predicato.
I verbi centrali vengono ancora caratterizzati da alcuni tratti particolari. In primo luogo, le
intuizioni dei parlanti nativi sulla scelta dell’ausiliare sono più categoriche per i verbi centrali,
come abbiamo già osservato. In secondo luogo, Legendre e Sorace (2010: 179) osservano che
la sintassi della selezione dell’ausiliare viene acquisita più precocemente con verbi centrali,
sia durante l’acquisizione dell’italiano o del francese come prima lingua che come seconda
lingua. In terzo luogo, Legendre e Sorace (2010: 180) osservano che i verbi centrali tendono
ad essere diacronicamente stabili per quanto riguarda la selezione dell’ausiliare, mentre i verbi
periferici sono più sensibili a cambiamenti.
2.1.2 Verbi periferici
Le differenze tra l’italiano e il francese quanto alla distribuzione di essere/être e avere/avoir
riguardano i verbi periferici. In italiano, la variabilità nella selezione dell’ausiliare è diffusa in
tutte le classi dei verbi periferici, mentre in francese è limitata a un gruppo ristretto di verbi: i
verbi monter e descendre, che appartengono alla classe di verbi che denotano un
cambiamento indefinito in una direzione particolare (indefinite change in a particular
direction) e la classe dei verbi di apparizione (appearence) (cfr. infra). I parlanti nativi hanno
intuizioni meno chiare sul tipo di ausiliare selezionato dai verbi periferici e non hanno una
chiara preferenza per un’unica possibilità.
2.1.2.1
Change of state
La maggior parte dei verbi che appartengono a questa classe denotano un cambiamento
indefinito (indefinite change verbs) e esprimono un cambiamento in una direzione particolare,
senza specificare un punto di arrivo telico. I verbi morire/mourir e nascere/naître
costituiscono delle eccezioni visto che sono verbi telici di cambiamento di stato.
Anche i verbi di apparizione (apparire/apparaître) e di avvenimento (avvenire/arriver) fanno
parte di questa classe di verbi. La differenza con i verbi di esistenza sta nel fatto che hanno
32
una componente di transizione nella loro semantica: apparire e avvenire implicano che
un’entità o un evento comincia ad esistere.
I verbi che presentano una certa variabilità nella selezione dell’ausiliare sono i verbi che
descrivono un cambiamento di stato (change of condition), un’apparizione (appearence),
come in (9), o un cambiamento indefinito in una direzione particolare (indefinite change in a
particular direction), come in (10)7:
(9) a. Lo spettro è apparso / ?*ha apparso nel castello.
b. Le fantôme est apparu (dans le château).
(10) a. La popolarità del governo è scesa / ha sceso notevolmente.
b. La popularité du gouvernement a (visiblement) monté.
In italiano, i verbi di cambiamento di stato selezionano l’ausiliare essere. Tuttavia, alcuni di
essi ammettano anche avere. Le intuizioni dei parlanti nativi sono variabili e meno
determinate rispetto a quelle che esprimono per i verbi di cambiamento di luogo8:
(11) a. La popolarità del governo è scesa / ha sceso notevolmente.
b. La popularité du gouvernement a visiblement monté.
(12) a. I pomodori sono marciti / ?hanno marcito al sole.
b. Les tomates ont pourri au soleil.
Questa scelta tra due ausiliari dipende dalla telicità inerente al verbo. Molti dei verbi in
questione accettano due interpretazioni, un’interpretazione telica e un’altra atelica, a seconda
del contesto. Questi verbi sono definiti ‘verbi a compimento graduale’ (gradual completion
verbs, GCV) da Bertinetto e Squartini (1995) perché descrivono un cambiamento di stato
graduale.
Un limitato numero di verbi nella classe dei verbi di cambiamento di stato presenta un
comportamento variabile. Il verbo fiorire, per esempio, è telico e seleziona essere quando
viene accompagnato dall’avverbio in x tempo (13a), mentre è atelico e seleziona avere quando
viene accompagnato dall’avverbio per x tempo (13b). In francese, il verbo fleurir seleziona
sempre l’ausiliare avoir (14a, b):
7
8
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 180, 181).
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 180, 181).
33
(13) a. La pianta è fiorita in due settimane.
b. La pianta ha fiorito per due settimane.
(14) a. La plante a fleuri en deux semaines.
b. La plante a fleuri pendant deux semaines.
A differenza dell’italiano, in francese, la maggior parte dei verbi di cambiamento di stato
seleziona sempre avoir, sia quando il punto di arrivo dell’evento è espresso chiaramente,
come in (15a), che quando è solo deducibile dal contesto (15b)9:
(15) a. Marie a rougi de honte.
b. Marie a rougi.
I verbi che selezionano obbligatoriamente essere/être in entrambe le lingue sono, inoltre,
morire/mourir, nascere/naître, diventare/devenir e decedere/décéder. Si tratta di verbi
inerentemente telici che fanno parte della classe di verbi denotanti un cambiamento di
condizione (change of condition verbs)10:
(16) a. Il bambino è / *ha diventato triste.
b. L’enfant est / *a devenu triste.
In francese la selezione dell’ausiliare è variabile per i verbi seguenti: échoir, paraître,
disparaître, passer, monter, descendre, demeurer e échapper. La variabilità viene determinata
da regolarità semantiche.
In primo luogo, secondo Legendre e Sorace11 (2010: 181) monter e descendre possono
selezionare être o avoir, a seconda dell’agentività del soggetto. Secondo le autrici, ci potrebbe
essere una piccola sfumatura del significato: être enfatizza che lo scopo è stato raggiunto,
mentre avoir enfatizza la difficoltà dell’ascensione e il successo inatteso per il
raggiungimento della vetta12:
(17) Pierre est / a monté jusqu’au sommet.
9
Esempio tratto da Sorace (2000: 866).
Esempio tratto da Sorace (2000: 866).
11
Non tutti i parlanti nativi sono d’accordo sull’analisi di Legendre e Sorace. Per certi la selezione dell’ausiliare
dipende dall’aspettualità.
12
Esempio tratto da Legendre e Sorace (2010: 181).
10
34
Legendre e Sorace (2010: 181) osservano inoltre che apparaître seleziona generalmente être
ma che può anche selezionare avoir. La classe dei verbi di apparizione (appearence) è la
classe che presenta la più grande variabilità nella selezione dell’ausiliare in francese. È
importante notare che il cambiamento dell’ausiliare non provoca un cambiamento di
significato con i verbi appartenenti a questa classe13:
(18) Le dernier livre de Chomsky a / est paru en 1995.
(19) Eve a / est passé(e) de la chambre à coucher à la salle de bain.
In conclusione, i verbi che denotano un cambiamento di stato codificano la telicità in misura
variabile. Rispetto ai verbi di cambiamento di luogo, questi verbi presentano un maggiore
grado di variabilità per quanto riguarda la selezione dell’ausiliare.
2.1.2.2
Continuation of a pre-existing state
I verbi denotanti la continuazione di uno stato preesistente (continuation of pre-existing state)
denotano degli eventi meno dinamici rispetto agli eventi denotati dai verbi appartenenti alle
due classi di verbi precedenti. Tuttavia, questi verbi hanno ancora una componente di
cambiamento implicito nella loro semantica. Essi implicano infatti la negazione di un
cambiamento, per esempio, il verbo rimanere implica non partire.
Come molti verbi di cambiameno indefinito (indefinite change verbs), questi verbi denotano
uno stato che non costituisce il punto di arrivo dell’evento ma piuttosto la continuazione
dell’evento.
In italiano, la scelta dell’ausiliare sembra essere variabile. I verbi della classe in questione
tendono a selezionare essere, benché l’uso dell’ausiliare avere non sia completamente
escluso14. Come mostrano gli esempi seguenti, l’agentività del soggetto è correlata alla
selezione di avere15. In (20) vediamo che l’ausiliare essere viene preferito con il soggetto non
agentivo. In (21), invece, il soggetto è agentivo e sia l’ausiliare avere che l’ausiliare essere
sono possibili16:
13
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 181).
Spesso, si tratta però di italiano non standard.
15
cfr. capitolo 1
16
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 182).
14
35
(20) La discussione è durata / ?ha durato a lungo.
(21) Il preside è / ha durato in carica tre mesi.
In francese, tutti i verbi appartenenti alla classe dei verbi che descrivono la continuazione di
uno stato preesistente, selezionano l’ausiliare avoir17:
(22) Mes parents *sont survécus / ont survécu au tremblement de terre.
Il verbo rester, però, costituisce un’eccezione visto che seleziona être, come in (23a). Anche
il suo corrispettivo italiano rimanere seleziona essere e non avere (23b)18:
(23) a. Marie est restée / *a resté à la maison avec les enfants.
b. Maria è rimasta / *ha rimasto a casa con i bambini.
2.1.2.3
Existence of state
I verbi che esprimono l’esistenza di uno stato occupano la posizione centrale nella gerarchia
di Sorace (2000) e sono di conseguenza i verbi più variabili e indeterminati per quanto
riguarda la selezione dell’ausiliare. A differenza della classe di verbi precedenti (continuation
of a pre-existing state verbs), dove la negazione di un cambiamento è incorporata nella
semantica dei verbi, questi verbi denotano l’esistenza senza implicare una componente di
cambiamento. A questa classe appartengono verbi denotanti stati concreti (essere/être,
esistere/exister), verbi di esistenza fisica e astratta e verbi psicologici.
In italiano, i parlanti nativi hanno una forte preferenza per l’ausiliare essere, benché le loro
intuizioni siano meno determinate per questi tipi di verbi19:
(24) I dinosauri sono esistiti / ??hanno esistito 65 milioni di anni fa.
(25) La farina non è bastata / ??ha bastato per fare la torta.
L’uso di avere come ausiliare conduce ad una lettura agentiva. In (26a), il verbo non è
intenzionale (non-agentive), mentre in (26b) è intenzionale20:
17
Esempi tratti da Sorace (2000, 868).
Esempi tratti da Sorace (2000: 868).
19
Esempi tratti da Sorace (2000: 869).
20
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 182).
18
36
(26) a. Il soldato è mancato all’appello.
b. Il presidente ha mancato all’appuntamento.
In francese, i verbi di esistenza di uno stato selezionano avoir21:
(27) Les dinosaures ont existé / ?*sont existé il y a 65 millions d’ans.
2.1.2.4
Uncontrolled processes
La classe dei processi incontrollati include verbi che denotano funzioni corporali (bodily
functions), azioni involontarie (involuntary actions) e verbi denotanti un’emissione
(emission). Anche i verbi meteorologici22 fanno parte della classe dei processi incontrollati.
Con soggetti agentivi, l’ausiliare avere viene preferito. In (28b), l’ausiliare essere è meno
accettabile rispetto a (28a), poiché Paolo viene considerato come un soggetto agentivo e
favorisce la selezione dell’ausiliare avere23:
(28) a. La fede religiosa ha tentennato / ??è tentennata anche nei più forti.
b. Paolo ha tentennato / *è tentennato a lungo prima di decidersi.
In generale, i verbi che esprimono funzioni e reazioni corporali (bodily functions) richiedono
un soggetto umano, non agentivo, che è affettato dall’azione descritta dal verbo. Questi verbi
tendono a selezionare avere in modo più consistente rispetto ai verbi di azione incontrollata
(involuntary actions) e implicano una volontà, come in (29b)24:
(29) a. Mario ha / *è tossito.
b. Mario ha tossito apposta per attirare l’attenzione
I verbi di emissione (emission), infine, implicano il grado più basso di agentività.
Generalmente, selezionano soggetti inanimati. In italiano, questi verbi presentano più
21
Esempio tratto da Sorace (2000: 869).
cfr. capitolo 3, § 3.2 I verbi meteorologici
23
Esempi tratti da Sorace (2000: 877).
24
Esempi tratti da Sorace (2000: 877).
22
37
variabilità nella selezione dell’ausiliare rispetto al francese, dove tendono a selezionare
avoir25:
(30) a. Il telefono ha / è squillato.
b. Le téléphone a sonné.
(31) a. L’eco ha / è risuonato nella caverna.
b. L’écho a résonné dans la caverne.
2.1.2.5
Motional controlled processes
I verbi periferici più vicini al nucleo inergativo includono verbi denotanti processi di
movimento controllato.
Per l’italiano, le intuizioni dei parlanti nativi quanto alla selezione dell’ausiliare non sono
categoriche. Infatti, sebbene l’ausiliare avere venga preferito, l’ausiliare essere non è
escluso26:
(32) I bambini hanno saltato / ?*sono saltati in giardino tutto il pomeriggio.
(33) Paola ha nuotato / ?*è nuotata fino all’altra sponda.
In italiano, il parametro dell’agentività ha degli effetti sulla selezione dell’ausiliare: avere
viene preferito con un soggetto umano, come in (34a), mentre essere viene preferito con un
soggetto non agentivo, inanimato, come in (34b). Uno stesso verbo può selezionare essere o
avere a seconda che il soggetto venga interpretato come un controllore volitivo o meno27:
(34) a. Il pilota ha / ?è atterrato sulla pista di emergenza.
b. L’elicottero è / ?ha atterrato sul tetto del grattacielo.
Una caratteristica importante di questa classe di verbi è la loro sensibilità a fattori che
possono rendere il predicato telico. Sorace (2000: 875) nota che soprattutto il neerlandese è
una lingua sistematica sotto quest’aspetto, visto che tutti i verbi che denotano un movimento
25
Esempi tratti da Sorace (2000: 878).
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 183).
27
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 184).
26
38
modificano l’ausiliare da hebben a zijn quando vengono inclusi in un predicato che è telico
attraverso l’aggiunta di un elemento direzionale, come in (35b)28:
(35) a. De bal heeft / *is gerold.
La palla ?ha / è rotolato/a.
Le ballon *est / a roulé.
b. De bal is / *heeft naar beneden gerold.
La palla *ha / è rotolato/a giù.
Le ballon *est / a roulé en bas.
In italiano, solo un piccolo sottoinsieme di questi verbi cambia ausiliare in modo regolare,
come per esempio correre. In (36a), l’ausiliare avere viene selezionato quando il predicato
viene interpretato come atelico, mentre in (36b), il predicato viene interpretato come telico e
dunque, l’ausiliare selezionato non è più avere ma essere. In francese, invece, il contesto
aspettuale non provoca un cambiamento dell’ausiliare selezionato, che è sempre avoir in (37a,
b)29:
(36) a. Maria ha corso / è corsa velocemente.
b. Maria è corsa / *ha corso in farmacia.
(37) a. Marie a couru / *est courue très vite.
b. Marie a couru / *est courue jusqu’à la maison.
I verbi che denotano processi di movimento controllato presentano dunque più variabilità per
quanto riguarda la selezione dell’ausiliare.
Riprenderemo questo argomento nel capitolo seguente dove analizzeremo i verbi che
selezionano sia l’ausiliare essere/être che l’ausiliare avere/avoir in italiano e in francese, così
come i verbi meteorologici ed alcuni verbi di cambiamento di stato (cfr. capitolo 3).
28
29
Esempi tratti da Sorace (2000: 876).
Esempi tratti da Sorace (2000: 876).
39
2.2
Ricapitolazione
In conclusione, nella gerarchia della selezione dell’ausiliare elaborata da Legendre e Sorace
(2010), i verbi centrali, che si trovano alle estremità della gerarchia, tendono a selezionare lo
stesso ausiliare all’interno delle lingue. I verbi periferici, invece, sono meno specificati quanto
alla telicità e l’agentività, e di conseguenza sono meno omogenei per quanto riguarda la scelta
dell’ausiliare.
In italiano, la selezione dell’ausiliare è sensibile alle proprietà aspettuali e lessico-semantiche
dei verbi. Il parametro della telicità costituisce il fattore più importante per la differenziazione
tra i verbi che selezionano essere e quelli che selezionano avere. Il parametro dell’agentività è
secondario, poiché fa una differenziazione ulteriore all’interno del gruppo dei verbi che
selezionano avere.
Anche in francese la selezione dell’ausiliare viene determinata dalle proprietà aspettuali e
lessico-semantiche dei verbi. Esiste però una differenza fondamentale tra le due lingue, dal
momento che in francese i verbi inaccusativi centrali che selezionano être costituiscono un
sottoinsieme dei loro equivalenti italiani. Inoltre, in francese, la linea di demarcazione che
divide i verbi intransitivi che selezionano être da quelli che selezionano avoir si trova in un
punto molto più alto nella gerarchia rispetto all’italiano, cioè all’interno del gruppo dei verbi
di cambiamento di stato (change of state). Per l’italiano, invece, la linea di demarcazione tra i
verbi intransitivi che selezionano essere e quelli che selezionano avere si situa tra la classe dei
verbi che esprimono l’esistenza di uno stato (existence of state) e la classe dei processi
incontrollati (uncontrolled processes).
In francese, Sorace e Legendre (2010: 185) hanno osservato un minore grado di variabilità
rispetto all’italiano. La variabilità e l’instabilità occorrono più vicino alla cima della
gerarchia, cioè nella classe dei verbi di cambiamento di stato (change of state). Molti tipi di
verbi della parte inferiore della gerarchia hanno già cambiato ausiliare e selezionano avoir.
L’ausiliare avoir viene più frequentemente utilizzato in francese rispetto all’ausiliare avere in
italiano e il francese tende ad eliminare être come secondo ausiliare.
40
3
Analisi di alcuni gruppi di verbi particolari
La gerarchia della selezione dell’ausiliare elaborata da Sorace (2000), che abbiamo descritta
nel capitolo precedente, mostra che i verbi intransitivi italiani e francesi possono essere
inclusi in una gerarchia di classi verbali, che si fonda su parametri aspettuali e tematici.
Tuttavia, all’interno di certe classi della gerarchia, è possibile osservare delle irregolarità alle
quali abbiamo già accennato brevemente. Nel capitolo presente affronteremo più in dettaglio
alcuni gruppi di verbi particolari della gerarchia di Sorace (2000). Prima, ci concentreremo sui
verbi che possono selezionare entrambi gli ausiliari in italiano, come correre, volare e saltare
e in francese, come monter e descendre. Poi, tratteremo i verbi meteorologici e
successivamente i verbi di cambiamento di stato. Infine, focalizzeremo la nostra attenzione
sulla ristrutturazione, un fenomeno che si presenta solo in italiano.
3.1
I verbi che selezionano sia l’ausiliare essere/être che l’ausiliare
avere/avoir in italiano e in francese
In italiano e in francese, certi tipi di verbi possono selezionare sia l’ausiliare essere/être che
l’ausiliare avere/avoir. Per l’italiano, si tratta dei verbi correre, volare e saltare, che denotano
dei processi di movimento controllato, mentre per il francese si tratta dei verbi di
cambiamento di stato monter e descendre. Qui di seguito tratteremo più in dettaglio questi
verbi.
3.1.1 I verbi correre, volare e saltare
Alcuni verbi che denotano dei processi di movimento controllato selezionano l’ausiliare avere
quando sono interpretati come verbi di attività, mentre selezionano l’ausiliare essere quando
sono interpretati come verbi telici denotanti un compimento. Spesso, questi verbi vengono
definiti anche ‘verbs of manner of motion’. Nel secondo capitolo1, abbiamo osservato che
Sorace (2000) include il verbo correre nella classe dei verbi denotanti dei processi di
1
cfr. capitolo 2, § 2.1.2.5 Motional controlled processes
41
movimento controllato (motional controlled processes). Il verbo correre seleziona entrambi
gli ausiliari in italiano (1a, b)2:
(1) a. Giorgio ha / *è corso per tre ore.
b. Giorgio è / *ha corso al cinema.
Se correre seleziona un argomento locativo denotante il telos del movimento3, il verbo
seleziona obbligatoriamente l’ausiliare essere, come in (2a). L’avverbio per x tempo non è
compatibile con l’ausiliare essere dato che in (2a) il predicato denota un movimento telico, e
non un’attività (2b). Come mostra la frase (2c), l’uso dell’avverbio telico in x tempo non è
sufficiente per ottenere una frase grammaticale quando l’ausiliare selezionato è essere.
Quando il verbo correre seleziona l’ausiliare avere, invece, è compatibile con l’avverbio per x
tempo, come in (3a). In questo caso, correre viene interpretato come un verbo denotante
un’attività e il sintagma preposizionale locativo può essere omesso. Di conseguenza, il verbo
correre non è compatibile con l’avverbio telico in x tempo (3b):
(2) a. Gianni è corso a casa in cinque minuti.
b. *Gianni è corso a casa per cinque minuti.
c. *Gianni è corso in cinque minuti.
(3) a. Gianni ha corso per cinque minuti.
b. *Gianni ha corso a casa in cinque minuti.
I verbi come correre si comportano come verbi inergativi quando vengono utilizzati in
contesti atelici (1a), mentre si comportano come verbi inaccusativi in contesti telici (1b).
Labelle (1992: 378) osserva che tutti i predicati telici che selezionano essere sono compatibili
con la costruzione della frase relativa ridotta e con la costruzione participiale assoluta. Inoltre,
Labelle (1992) osserva che il soggetto quantificato di questi verbi può essere cliticizzato
attraverso il clitico partitivo ne che, come abbiamo già osservato4, permette di estrarre gli
argomenti interni al verbo. Quando il verbo correre seleziona l’ausiliare essere, esso è
compatibile con i tre test di inaccusatività appena descritti (cfr. capitolo 1). In (4a) viene
2
Esempio tratto da Labelle (1992: 378).
Sorace (2000: 883, nota 31) nota che, quando lo scopo del movimento non è esplicitato con l’ausiliare essere,
deve essere comunque recuperabile nel contesto.
4
cfr. capitolo 1, § 1.4.2.2 I test di inaccusatività
3
42
applicato il test con il clitico partitivo ne, in (4b) il test con la frase relativa ridotta e in (4c),
infine, il test con il participio assoluto5:
(4) a. Ne sono corsi al caffè una decina.
b. Fate ritornare tutti i bambini corsi a casa.
c. Corso alla stazione, Giorgio ebbe perfino il tempo di comprare un giornale prima di
prendere il treno.
Anche i verbi volare e saltare selezionano l’ausiliare avere quando sono interpretati come
verbi di attività (5a) e l’ausiliare essere quando sono interpretati come verbi telici denotanti
un compimento (5b):
(5) a. Il pilato ha volato con un nuovo aereo (per due ore).
Il ragazzo ha saltato a piedi pari (per alcuni secondi).
b. L’uccello è volato in cielo (in alcuni secondi)
Il ragazzo è saltato sul treno (in alcuni secondi).
Se confrontiamo il verbo italiano correre e il verbo francese courir, osserviamo che courir
non presenta un’alternanza nella selezione dell’ausiliare. A differenza dell’italiano, il verbo
francese courir seleziona sempre l’ausiliare avoir. Con il verbo courir, dunque,
l’informazione aspettuale data dal contesto non implica un cambiamento dell’ausiliare
selezionato. In (6b), l’esplicitazione del telos del movimento jusqu’à la maison non ha delle
ripercussioni sulla selezione dell’ausiliare6:
(6) a. Marie a couru / *est courue très vite.
b. Marie a couru / *est courue jusqu’à la maison.
Il contesto permette comunque di fare una distinzione tra l’interpretazione telica o atelica di
una frase. A seconda del contesto, la frase in (7) può ricevere un’interpretazione telica (8a) o
atelica (8b)7:
(7) Jean a couru dans le parc.
5
Esempi tratti da Labelle (1992: 378).
Esempi tratti da Sorace (2000: 876).
7
Esempi tratti da Manente (2009: 105).
6
43
(8) a. Jean a vu un oiseau par la fenêtre et il a couru dans le parc pour l’attraper.
b. Pour préparer la compétition Jean a couru une heure dans le parc.
L’ambiguità aspettuale sparisce quando gli avverbi en x temps (telico) e pendant x temps
(atelico) vengono aggiunti alla frase in questione:
(9) a. Jean a couru dans le parc en dix minutes.
b. Jean a couru dans le parc pendant dix minutes.
3.1.2 I verbi monter e descendre
Come abbiamo menzionato nel capitolo precedente8, la selezione dell’ausiliare in francese è
variabile per alcuni verbi, come monter e descendre. All’interno della gerarchia di Sorace
(2000), questi due verbi vengono inclusi nella classe dei verbi di cambiamento di stato
(change of state) e precisamente nel gruppo dei verbi che denotano un cambiamento
indefinito in una direzione particolare (indefinite change in a particular direction). A
differenza dei loro corrispettivi italiani salire e scendere, che selezionano soltanto essere, i
verbi monter e descendre possono selezionare sia être che avoir come ausiliare per la
formazione dei tempi composti.
I verbi monter e descendre sono compatibili con un soggetto animato e inanimato. Quando
vengono accompagnati da un soggetto animato, secondo Legendre e Sorace (2010: 181), la
selezione di être o avoir dipende dall’agentività del soggetto. In (10), être enfatizza che lo
scopo è stato raggiunto, mentre avoir enfatizza la difficoltà durante l’ascensione e il successo
inatteso per il raggiungimento della vetta9:
(10) Pierre est / a monté jusqu’au sommet.
Quando monter e descendre vengono accompagnati da un soggetto inanimato, la selezione di
être o avoir dipende dal contesto telico o atelico. La selezione dell’ausiliare être è correlata ad
un’interpretazione telica (11a, 12a), mentre la selezione di avoir favorisce un’interpretazione
atelica (11b, 12b):
8
9
cfr. capitolo 2, § 2.1.2 Verbi periferici
Esempio tratto da Legendre e Sorace (2010: 181).
44
(11) a. La température ?*a / est montée en cinq minutes.
b. La température a / *est monté(e) pendant trois jours.
(12) a. La température *a / est descendue en cinq minutes.
b. La température a / *est descendu(e) pendant trois jours.
Come dimostrano gli esempi in (11) e (12), con i verbi monter e descendre, l’ausiliare être è
compatibile con l’avverbio telico en cinq minutes, mentre l’ausiliare avoir è compatibile con
l’avverbio atelico pendant trois jours.
3.2
I verbi meteorologici
Da un punto di vista semantico, i verbi meteorologici possono essere interpretati sia come
verbi che denotano un’attività che come verbi che denotano un compimento. Le caratteristiche
sintattiche dei verbi meteorologici sono diverse in italiano e in francese, specie per quanto
riguarda il tipo di ausiliare selezionato. In italiano, i verbi meteorologici selezionano sia
essere che avere per la formazione dei tempi composti, mentre in francese ammettono solo
l’ausiliare avoir.
L’analisi della semantica e della sintassi dei verbi meteorologici è stata oggetto di molti studi.
Per quanto concerne l’analisi semantica dei verbi meteorologici in italiano e in francese,
possiamo menzionare Sorace (2000). L’autrice include i verbi meteorologici nella categoria
dei verbi periferici, precisamente nella classe dei verbi denotanti dei processi incontrollati
(uncontrolled processes)10. Benincà e Cinque (1992) si sono invece interessati alla sintassi e
alla semantica dei verbi meteorologici in italiano, mentre Ruwet (1989) ha esaminato la
sintassi dei verbi meteorologici in francese. Visto che il nostro studio si concentra soprattutto
sull’approccio semantico della selezione dell’ausiliare, qui di seguito tratteremo più in
dettaglio i meccanismi semantici responsabili della selezione dell’ausiliare con i verbi
meteorologici in italiano e in francese.
10
cfr. capitolo 2, § 2.1.2.4 Uncontrolled processes
45
3.2.1 La selezione dell’ausiliare in italiano
Benincà e Cinque (1992) si sono interessati alla selezione dell’ausiliare con i verbi
meteorologici in italiano. Le grammatiche dell’italiano osservano che la selezione di entrambi
gli ausiliari non è correlata a differenze di tipo stilistico o semantico a seconda del tipo di
ausiliare selezionato. Benincà e Cinque (1992) e Sorace (2000), invece, osservano che la
selezione dell’ausiliare dai verbi meteorologici non è completamente libera e arbitraria.
In italiano, tutti i verbi meteorologici possono selezionare l’ausiliare avere, come in (13),
mentre solo un sottoinsieme può selezionare anche essere, come mostrano gli esempi in
(14)11:
(13) Ha / *è lampeggiato/gelato/tuonato.
Il a fait des éclairs/gelé/tonné.
(14) Ha / è piovuto/nevicato/grandinato.
Il a / *est plu/neigé/grêlé.
Benincà e Cinque (1992: 157) osservano che esiste un’analogia tra i verbi meteorologici e i
verbi di movimento. Per quanto concerne i verbi di movimento che selezionano entrambi gli
ausiliari, la scelta dell’ausiliare è legata ad una chiara differenza di significato. Quando il
verbo di movimento seleziona avere, esso denota un’attività ed è compatibile con un PP di
modo, come il PP di modo con uno stile perfetto in (15a). Quando seleziona essere, per
contro, esso denota un compimento, come in (15b), e di conseguenza non è compatibile con il
PP di modo con uno stile perfetto12:
(15) a. Giorgio ha corso con uno stile perfetto / *a casa.
b. Giorgio è corso a casa / *con uno stile perfetto.
Per analogia con la selezione dell’ausiliare essere da parte di alcuni verbi di movimento,
Benincà e Cinque (1992) propongono che la selezione dell’ausiliare essere con i verbi
meteorologici è possibile quando essi permettono un’interpretazione di cambiamento di
luogo, legata alla configurazione inaccusativa. Dunque, i verbi meteorologici selezionano
11
12
Esempi tratti da Benincà e Cinque (1992: 155, 156).
Esempi tratti da Benincà & Cinque (1992: 157).
46
essere quando il punto di arrivo del movimento è esplicitato, per esempio sotto forma di una
frase direzionale, come sulla testa in (16)13:
(16) Mi è / *ha piovuto sulla testa.
Secondo gli autori (1992: 157, 158), è possibile considerare i verbi piovere, nevicare,
grandinare e diluviare come verbi che indicano il cambiamento di luogo di una sostanza
(acqua, neve e grandine), come in (17). Non è invece possibile fare quest’interpretazione con i
verbi tuonare, lampeggiare e gelare (18a, b, c), che danno piuttosto un’impressione globale
del fenomeno meteorologico. In questo caso, il fenomeno descritto da questi verbi non può
essere considerato come lo spostamento di una sostanza (acqua, neve, grandine) da un luogo
ad un altro nello spazio14:
(17) Ci è piovuto/nevicato/grandinato/diluviato sulla testa.
(18) a. *Ci ha / è tuonato addosso.
b. *Ci ha / è lampeggiato in testa.
c. *Ci ha / è gelato attorno.
Va tuttavia osservato che, in italiano, certi locutori ammettono comunque l’ausiliare essere
con i verbi tuonare, lampeggiare e gelare15:
(19) a. È tuonato.
b. È lampeggiato.
c. È gelato.
Anche Benincà e Cinque (1992: 160, nota 1 e 4) osservano che con i verbi gelare e tuonare la
selezione dell’ausiliare essere non è completamente impossibile o sbagliata. L’accettabilità di
una frase come È tuonato dipenderebbe da una possibile interpretazione di movimento
direzionale del suono16. A questo proposito, Sorace (2000: 878) definisce i verbi tuonare e
lampeggiare come verbi che denotano l’emissione di suono o di luce e che sono compatibili
con un’interpretazione telica. In quest’interpretazione selezionano l’ausiliare essere17:
13
Esempio tratto da Sorace (2000: 878).
Esempi tratti da Benincà e Cinque (1992: 158).
15
Manente (2009: 139).
16
Ruwet (1988, nota 27) nota la possibilità, in francese, della frase Il nous a tonné dessus.
17
Esempio tratto da Sorace (2000: 878).
14
47
(20) ?Ci è tuonato/lampeggiato sopra.
Va notato che la selezione dell’ausiliare essere con i verbi meteorologici è legata anche ad un
altro fattore. In italiano, la posizione sintattica del soggetto dei verbi meteorologici viene
occupata da un soggetto vuoto. I verbi meteorologici possono selezionare un SN che
corrisponde al soggetto reale del verbo e che occupa la posizione dell’oggetto. La selezione di
un SN nella posizione di oggetto con i verbi meteorologici provoca la selezione dell’ausiliare
essere, come in (21a)18:
(21) a. Sono piovuti sassi.
b. *Ha / Hanno piovuto sassi.
In conclusione, in italiano, la selezione dell’ausiliare essere è legata ad un’interpretazione
telica del predicato, mentre la selezione dell’ausiliare avere è legata ad un’interpretazione
atelica del predicato denotante un’attività. Questa differenza è evidente quando il
cambiamento di luogo della sostanza atmosferica viene esplicitato mediante un PP locativo,
che denota il telos del movimento. In questo caso, solo l’ausiliare essere può essere
selezionato dal verbo meteorologico.
3.2.2 La selezione dell’ausiliare in francese
Ruwet (1989) ha esaminato i verbi meteorologici in francese. Si tratta di verbi come pleuvoir,
neiger, tonner, geler, venter, grêler, brumer, bruiner ecc. Al contrario dell’italiano, in
francese, i verbi meteorologici non presentano un’alternanza nella selezione dell’ausiliare a
seconda dell’informazione aspettuale data dal contesto. Quando il fine del movimento non è
esplicitato, questi verbi vengono interpretati come verbi che denotano un’attività19:
(22) Il a plu/neigé/grêlé.
18
19
Esempi tratti da Ruwet (1989: 324).
Esempio tratto da Benincà e Cinque (1992: 155).
48
Invece, quando il fine del movimento è esplicitato, questi verbi vengono interpretati come
predicati telici. Tuttavia, questa differenza interpretativa non ha un’influenza sulla selezione
dell’ausiliare20:
(23) Il a alors plu sur nous des instructions contradictoires.
In conclusione, in francese, i verbi meteorologici selezionano sempre l’ausiliare avere,
indipendentemente dalla (a)telicità.
3.3
I verbi di cambiamento di stato
Labelle (1992) ha analizzato i verbi di cambiamento di stato in francese. Più precisamente,
l’autrice osserva che è possibile dividere i verbi di cambiamento di stato in tre classi: i verbi
che sono compatibili sia con la costruzione riflessiva in se+être (24a) che con la costruzione
intransitiva non riflessiva selezionante l’ausiliare avoir (24b), quelli che sono compatibili solo
con una costruzione riflessiva in se+être (25a) e quelli che sono compatibili solo con una
costruzione intransitiva non riflessiva selezionante l’ausiliare avoir (26a)21:
(24) a. Le vase se casse.
b. Le vase casse.
(25) a. L’image s’agrandit.
b. *L’image agrandit.
(26) a. Le poulet cuit.
b. ?Le poulet se cuit.
La divisione dei verbi di cambiamento di stato in queste tre classi vale anche per l’italiano.
Per il nostro studio, che si concentra sui verbi intransitivi, in particolare la selezione
dell’ausiliare nelle costruzioni intransitive non riflessive è interessante.
In generale, in italiano, la forma intransitiva non riflessiva dei verbi di cambiamento di stato
seleziona l’ausiliare essere. Per esempio, i verbi ingiallire, migliorare, crescere, ingrassare,
dimagrire e invecchiare selezionano solo l’ausiliare essere. Tuttavia, certi verbi di
20
21
Esempio tratto da Manente (2009: 138).
Esempi tratti da Labelle (1992: 375, 376).
49
cambiamento di stato possono essere accompagnati sia da avere, che da essere, nella forma
intransitiva non riflessiva. Si tratta di verbi come fiorire, marcire, impallidire e arrossire22:
(27) La pianta è fiorita / ?ha fiorito due volte quest’anno.
(28) I pomodori sono marciti / ?hanno marcito al sole.
L’ausiliare
essere
favorisce
un’interpretazione
telica,
mentre
avere
favorisce
un’interpretazione atelica. Quanto ai verbi di cambiamento di stato che possono selezionare i
due ausiliari nella forma intransitiva, va osservato che l’ausiliare essere non è incompatibile
con l’avverbio atelico per x tempo (29b). Allo stesso modo, l’ausiliare avere non viene
considerato completamente agrammaticale con l’avverbio telico in x tempo (30a):
(29) a. La pianta è / ?ha fiorito in due mesi.
b. La pianta ?è / ha fiorito per due mesi.
(30) a. I pomodori sono / ?hanno marciti in alcuni giorni.
b. I pomodori ?sono / hanno marciti per alcuni giorni.
Al contrario dell’italiano, in francese, la forma intransitiva non riflessiva dei verbi di
cambiamento di stato può selezionare solo l’ausiliare avoir, indipendentemente dalla telicità
presente nel contesto. Legendre e Sorace (2010: 198) osservano che certi verbi di questa
classe sono ambigui, poiché permettono un’interpretazione telica e atelica. Per esempio, il
verbo rougir può significare ‘diventare rosso’ (interpretazione telica) e ‘diventare più rosso’
(interpretazione atelica).
Legendre e Sorace (2010) osservano che i verbi con un’interpretazione tipicamente telica
sono verbi derivati da aggettivi, come sécher, noircir, refroidir e durcir. Essi sono dunque
compatibili con l’avverbio en x temps e lo stato risultante è compatibile con l’avverbio
complètement. Altri verbi che hanno le stesse proprietà aspettuali, ma che non sono derivati
da aggettivi sono per esempio bouillir, fonder e pourir.
Verbi tipicamente atelici sono quelli che denotano processi che conducono ad uno stato finale
aperto, cioè non definitivo e dunque suscettibile di un’ulteriore cambiamento. Si tratta di
verbi come grandir, grossir, embellir, augmenter e diminuer. Essi possono essere modificati
dagli avverbi pendant x temps, se mettre à e petit à petit.
22
Esempi tratti da Legendre e Sorace (2010: 180, 181).
50
Sorace (2000: 864, 865) osserva che la maggioranza dei verbi di cambiamento di stato
implicano un avvicinamento graduale ad un telos, che non viene necessariamente raggiunto.
Come abbiamo già osservato23, i verbi che descrivono un cambiamento di stato graduale
vengono chiamati ‘verbi a compimento graduale’ (gradual completion verbs, GCV) da
Bertinetto e Squartini (1995).
3.4
La ristrutturazione
Il primo autore ad utilizzare il termine ‘Ristrutturazione/Restructuring’ e a parlare di questo
argomento è stato Rizzi (1976, 1978, 1982). Va osservato che il fenomeno della
ristrutturazione non è presente in francese. Dopo Rizzi, molti altri autori si sono interessati al
fenomeno della ristrutturazione, tra i quali Burzio (1986), Cardinaletti e Shlonsky (2004) e
Cinque (2004).
3.4.1 Rizzi
Rizzi (1982) ha analizzato i verbi che in italiano prendono un complemento infinitivale e si è
concentrato sull’occorrenza dei cosiddetti ‘fenomeni di trasparenza’, che, a prima vista, non
sembrano correlati tra loro. Tuttavia, Rizzi (1982) sottolinea che è possibile fare una
generalizzazione, cioè le classi dei predicati nelle quali questi fenomeni di trasparenza si
presentano sono identiche. Infatti, si tratta dei verbi modali, dei verbi aspettuali e dei verbi di
moto. Secondo l’autore, esiste una regola di ristrutturazione nella sintassi italiana, che è in
grado di trasformare una struttura bifrasale in una struttura monofrasale, creando in questo
modo un’unica struttura verbale che consiste di un verbo principale e di un verbo incassato.
Analizzeremo qui di seguito più in dettaglio i fenomeni di trasparenza individuati da Rizzi
(1982).
23
cfr. capitolo 2, § 2.1.2.1 Change of state
51
3.4.1.1

Fenomeni di trasparenza
La salita del clitico
Con i verbi modali, aspettuali e di moto, il clitico può attaccarsi sia al verbo principale (31a)
che al verbo incassato (31b). Entrambe le forme sono accettabili nella grammatica italiana.
Con altri verbi principali, invece, non è consentito attaccare il clitico al verbo principale
(32b)24:
(31) a. Piero ti verrà a parlare di parapsicologia.
b. Piero verrà a parlarti di parapsicologia.
(32) a. Piero deciderà di parlarti di parapsicologia.
b. *Piero ti deciderà di parlare di parapsicologia.
Rizzi (1982: 6) osserva che, prima della salita del clitico, la struttura di partenza era una
struttura bifrasale (33a)25:
(33) a. Gianni [deve presentare la a Francesco].
b. Gianni deve presentarla a Francesco.
Dopo la ristrutturazione, il verbo modale e il verbo all’infinito sono diventati un’unica
struttura verbale complessa e la salita del clitico è possibile26:
(34) a. Gianni [deve presentare] la a Francesco.
b. Gianni la deve presentare a Francesco.
Secondo Rizzi (1982: 6), la diversa struttura delle frasi in (33) e (34) provoca una diversa
analisi in costituenti. In (33b), la parte presentarla a Francesco rappresenta un costituente,
mentre presentare a Francesco in (34b) non è un costituente. In (34b), la deve presentare è
un costituente, mentre deve presentarla non è un constituente in (33b). Per arrivare a
quest’analisi, Rizzi si fonda su quattro test di costituenza, cioè Wh movement, Cleft S
Formation, Right Node Raising, A restructuring rule e Complex NP Shift.
24
Esempi tratti da Rizzi (1982: 1).
Esempi tratti da Rizzi (1982: 6).
26
Esempi tratti da Rizzi (1982: 6).
25
52

Si impersonale
Generalmente, nelle costruzioni impersonali con si, l’oggetto diretto può essere preposto e
occupare la posizione di soggetto. Di conseguenza, si accorda anche con il verbo. L’oggetto
diretto troppe case di (35a) occupa la posizione di soggetto in (35b) e fa l’accordo con il
verbo costruire27:
(35) a. Si costruisce troppe case in questa città.
b. Troppe case si costruiscono in questa città.
Nelle costruzioni impersonali con si, con i verbi modali, aspettuali e di moto, è possibile la
promozione dell’oggetto diretto (36a) al soggetto (36b), mentre con altri verbi, è impossibile
(37b)28:
(36) a. Finalmente si comincerà a costruire le nuove case popolari.
b. Finalmente le nuove case popolari si cominceranno a costruire.
(37) a. Finalmente si otterrà di costruire le nuove case popolari.
b. *Finalmente le nuove case popolari si otterranno di costruire.

Il cambio di ausiliare
Certi verbi principali che generalmente selezionano avere (38a), possono facoltativamente
selezionare essere quando il verbo incassato lo richiede (38b). Altri verbi, per contro, non
permettono questo cambio di ausiliare (39b)29:
(38) a. Mario ha voluto tornare a casa.
b. Mario è voluto tornare a casa.
(39) a. Mario ha promesso di tornare a casa.
b. *Mario è promesso di tornare a casa.
Tratteremo più in dettaglio la questione dell’ausiliare dopo la rassegna dei fenomeni di
trasparenza30.
27
Esempi tratti da Rizzi (1982: 15).
Esempi tratti da Rizzi (1982: 1).
29
Esempi tratti da Rizzi (1982: 2).
28
53

Il pronome dativo loro
Il pronome dativo loro può salire con i verbi modali, aspettuali e di moto, come in (40),
mentre la salita di loro non è consentito con altri tipi di verbi (41b)31:
(40) a. Dovrei loro parlare al più presto di questa storia.
b. Comincerò loro a raccontare questa storia la settimana prossima.
c. Piero va loro a recapitare questo pacco oggi stesso.
(41) a. Ho visto Mario parlare loro di affari.
b. *Ho visto loro Mario parlare di affari.

Tough Movement
Il Tough Movement consiste in una trasformazione che sposta l’oggetto del verbo incassato
alla posizione di soggetto, con l’inserzione del complementatore infinitivale da. L’oggetto del
verbo incassato in (42a), cioè questo problema, diventa il soggetto della frase in (42b) e
l’infinito risolvere viene preceduto dal complementatore da32:
(42) a. È difficile risolvere questo problema.
b. Questo problema è difficile da risolvere.
In italiano, il Tough Movement è sottoposto ad una condizione di soggiacenza (Subjacency
Condition), cioè il movimento non può andare oltre la frase infinitivale che precede l’infinito
di cui è oggetto. Di conseguenza, la frase in (43b) è agrammaticale, visto che l’oggetto diretto
questo lavoro si è spostato alla posizione iniziale della frase ed è andato oltre la frase
infinitivale che precede l’infinito finire di cui questo lavoro è oggetto33:
(43) a. È facile promettere di finire questo lavoro per domani.
b. *Questo lavoro è facile da promettere di finire per domani.
30
cfr. § 3.4.1.2 Il cambio di ausiliare
Esempi tratti da Rizzi (1982: 25).
32
Esempi tratti da Rizzi (1982: 26).
33
Esempi tratti da Rizzi (1982: 26).
31
54
Per quanto concerne i verbi modali, aspettuali e di moto, invece, questa condizione di
soggiacenza non deve essere presa in considerazione. L’oggetto diretto questa canzone di
(44a) può essere spostato alla posizione di soggetto in (44b), benché sia andato oltre la frase
infinitivale che precede l’infinito cantare di cui questa canzone è oggetto34:
(44) a. È facile cominciare a cantare questa canzone (ma non altrettanto continuare).
b. Questa canzone è facile da cominciare a cantare (ma non altrettanto da continuare).
L’accettabilità della frase in (44b) sarebbe anche dovuta alla regola di ristrutturazione, che
elimina la frase subordinata e rende possibile la salita dell’oggetto senza restrizioni.
3.4.1.2
Il cambio di ausiliare
In generale, i verbi modali selezionano l’ausiliare avere. Quando il verbo incassato
all’infinito, invece, richiede la selezione dell’ausiliare essere, l’intera struttura verbale (verbo
modale + verbo incassato) può selezionare l’ausiliare essere. In (45a), il verbo modale volere
seleziona obbligatoriamente avere, mentre in (45b), quando il verbo incassato venire si
aggiunge al verbo modale, l’intera struttura verbale può anche essere accompagnata
dall’ausiliare essere35:
(45) a. Piero ha voluto questo libro.
b. Piero ha / è voluto venire con noi.
La stessa osservazione vale anche per i verbi aspettuali che abitualmente selezionano avere.
La struttura verbale in (46a) può solo selezionare l’ausiliare avere, mentre in (46b), anche
l’ausiliare essere è possibile, grazie alla presenza del verbo aspettuale aumentare36:
(46) a. La pioggia ha / *è continuato/a a danneggiare i vigneti.
b. La pioggia ha / è continuato/a ad aumentare.
34
Esempi tratti da Rizzi (1982: 26).
Esempi tratti da Rizzi (1982: 18, 19).
36
Esempi tratti da Rizzi (1982: 19).
35
55
Rizzi (1982: 19) osserva che i verbi aspettuali che generalmente selezionano l’ausiliare essere
(46a) e i verbi di moto (47b), che richiedono sempre essere, mantengono questo ausiliare in
tutti i contesti:
(47) a. Sono / *Ho stato per fare una sciocchezza.
b. Piero è / *ha andato a prendere il latte.
La possibilità di cambiamento dell’ausiliare da avere a essere in (45b) e (46b) con i verbi
modali e aspettuali non esiste per altri verbi che hanno un complemento infinitivale. Secondo
Rizzi (1982: 20), questo fenomeno di cambio di ausiliare può essere spiegato attraverso la
regola di ristrutturazione, che permette il passaggio di ausiliare dal verbo incassato al verbo
principale.
Secondo Rizzi (1982: 20), le frasi seguenti differiscono non solo nella selezione dell’ausiliare
ma anche nella struttura. In (48a), si tratterebbe di una struttura bifrasale, la quale verbo
principale volere seleziona il suo proprio ausiliare, cioè avere. In (48b), per contro, la struttura
sarebbe monofrasale e il verbo volere, in seguito alla ristrutturazione, seleziona l’ausiliare
essere del verbo incassato venire37:
(48) a. Maria [ha voluto] [venire con noi].
b. Maria [è voluta venire] con noi.
Accanto ai test di costituenza, Rizzi (1982: 21) cita anche l’interazione tra il cambio di
ausiliare e la salita del clitico come un argomento a favore della sua ipotesi. Supponendo che
il cambiamento da avere a essere è obbligatorio quando la ristrutturazione si manifesta, Rizzi
ipotizza che la salita del clitico sarebbe solo possibile quando l’ausiliare ha cambiato, come in
(49b)38:
(49) a. Maria ha dovuto venirci molte volte.
b. Maria c’è dovuta venire molte volte.
c. ?*Maria ci ha dovuto venire molte volte.
d. Maria è dovuta venirci molte volte.
37
38
Esempi tratti da Rizzi (1982: 20).
Esempi tratti da Rizzi (1982: 21).
56
Da un lato, Zennaro (2006: 12) nota che l’esempio (49d) sembra dimostrare che il cambio di
ausiliare può anche presentarsi senza un’interazione con la salita del clitico. Dall’altro, altri
esempi menzionati da Zennaro (2006: 12) sembrano confermare l’ipotesi formulata da Rizzi
(1982):
(50) a. Abbiamo potuto venirci solo poche volte.
b. ?*Siamo potuti venirci solo poche volte.
c. Ci siamo potuti venire solo poche volte.
d. ?*Ci abbiamo potuto venire solo poche volte.
Inoltre, la posizione del pronome dativo loro influenza la selezione dell’ausiliare, come risulta
dagli esempi seguenti39:
(51) a. Mi domando come Maria abbia potuto diventare loro simpatica.
b. Mi domando come Maria sia loro potuta diventare simpatica.
c. ?*Mi domando come Maria abbia loro potuto diventare simpatica.
Quando loro viene preposto al verbo principale in una struttura nella quale il verbo incassato,
cioè diventare, richiede essere, la struttura verbale complessa deve selezionare essere, come
in (51b).
Infine, Rizzi (1982: 22) tenta di formulare in quali contesti il cambiamento dell’ausiliare da
avere a essere si produce. L’autore confuta l’idea che una struttura verbale complessa
richiederebbe l’ausiliare essere quando uno dei suoi componenti richiede essere.
Nell’esempio seguente, il verbo più incassato prendere richiede l’ausiliare avere, mentre il
verbo a ristrutturazione andare deve selezionare essere e l’altro verbo a ristrutturazione
volere, invece, richiede avere (52a). Non è possibile utilizzare essere come ausiliare
dell’intera struttura verbale (52b)40:
(52) a. Maria avrebbe voluto [andare [a prendere li lei stessa]].
b. Maria li avrebbe / *sarebbe voluti andare a prendere lei stessa.
39
40
Esempi tratti da Rizzi (1982: 25).
Esempi tratti da Rizzi (1982: 22).
57
Rizzi (1982: 22) conclude che solo l’ultimo verbo della struttura verbale complessa creata
dopo la ristrutturazione può provocare il cambio di ausiliare del primo verbo a
ristrutturazione, indipendentemente dagli altri verbi a ristrutturazione che si trovano tra questi
due verbi41:
(53) a. Maria li avrebbe potuti stare per andare a prendere lei stessa.
b. Maria ci sarebbe dovuta cominciare ad andare.
In (53a), l’ultimo verbo della struttura verbale complessa, cioè prendere, seleziona
abitualmente l’ausiliare avere e il primo verbo a ristrutturazione potere viene accompagnato
dall’ausiliare avere. In (53b), per contro, l’ultimo verbo della struttura verbale, andare, che
seleziona sempre essere, esercita un’influenza sul primo verbo a ristrutturazione dovere.
Questo verbo, che generalmente seleziona l’ausiliare avere, subisce un cambiamento
dell’ausiliare da avere a essere, provocato dalla presenza di andare. Tuttavia, Rizzi (1982: 23)
nota che la formulazione della sua regola deve ancora essere raffinata, attraverso uno studio
dettagliato della sintassi degli ausiliari.
3.4.2 Cinque
Cinque (2004, 2006) osserva che le numerose analisi proposte dopo Rizzi (1976, 1978, 1982)
hanno potuto spiegare molti aspetti del fenomeno della ristrutturazione, ma che non sono in
grado di rispondere a due domande fondamentali, cioè perché il fenomeno della
ristrutturazione esiste e perché si manifesta proprio con i verbi modali, aspettuali e di moto.
Le idee di Cinque (2004, 2006) sulla ristrutturazione differiscono su molti piani dalla teoria di
Rizzi (1982), tra i quali per quanto riguarda i fenomeni di trasparenza.
3.4.2.1
L’analisi di Cinque
Cinque (2006) confuta l’idea di Rizzi (1982), secondo il quale dopo la ristrutturazione il
verbo all’infinito e il suo complemento non formano più un costituente. L’analisi di Cinque
(2006) prende come punto di partenza un lavoro precedente dell’autore (1999), nel quale
suggerisce che, in tutte le lingue, la parte funzionale della frase viene strutturata secondo una
41
Esempi tratti da Rizzi (1982: 22, 23).
58
gerarchia di proiezioni funzionali, che è universale e rigidamente ordinata. La teoria sulla
ristrutturazione elaborata da Cinque (2006) è concentrata su quattro idee fondamentali. In
primo luogo, un obiettivo fondamentale dell’analisi di Cinque (2006) è la dimostrazione che i
verbi a ristrutturazione seguiti da un verbo all’infinito formano una struttura monofrasale. In
secondo luogo, Cinque (2006) propone di considerare i verbi a ristrutturazione come verbi
funzionali. Di conseguenza, essi non potrebbero assegnare ruoli tematici e non avrebbero una
propria struttura argomentale. In terzo luogo, l’autore dimostra che i fenomeni di trasparenza
hanno solo un carattere opzionale. Una conseguenza importante dell’idea che i fenomeni di
trasparenza sono opzionali è il fatto che questi fenomeni non sono più in grado di indicare la
struttura monofrasale o bifrasale di una frase. In ultimo luogo, Cinque (2006) solleva l’ipotesi
che i verbi a ristrutturazione siano sempre funzionali.
3.4.2.2
I fenomeni di trasparenza
Prestiamo più attenzione alla terza idea della teoria di Cinque (2006), già elaborata in un
lavoro precedente dell’autore (2004), poiché concerne anche gli ausiliari. Cinque (2004: 149)
cerca di dimostrare che i cosiddetti fenomeni di trasparenza individuati da Rizzi (1982) hanno
solo un carattere opzionale. L’autore (2004: 153) osserva che, da un lato, certi esempi
suggeriscono che il cambio di ausiliare è obbligatorio. La frase in (54a) viene considerata
come agrammaticale, mentre la frase in (54b), nella quale la salita del clitico viene
accompagnata da un cambio di ausiliare, è grammaticale42:
(54) a. ?*Maria ci ha dovuto venire molte volte.
b. Maria c’è dovuta venire molte volte.
Dall’altro, l’accettabilità delle due frasi seguenti, sia con avere (55a) che con essere (55b)
come ausiliare, sembra affermare il carattere opzionale del cambio di ausiliare43:
(55) a. Avremmo loro potuto rimanere più vicini.
b. Saremmo loro potuti rimanere più vicini.
42
43
Esempi tratti da Cinque (2004: 153).
Esempi tratti da Cinque (2004: 153).
59
Secondo Cinque (2004: 153)44, questo paradosso potrebbe dimostrare che, in italiano
standard, il cambio di ausiliare è opzionale (come gli altri fenomeni di trasparenza), ma viene
favorito dalla salita del clitico in registri stilistici più curati dell’italiano.
44
Cinque (2004: 153): “I tentatively interpret this paradox as showing that in Standard Italian, Auxiliary Change
is per se optional (like all the other transparency effects) but is favored by Clitic Climbing in more careful styles
of Italian.”
60
4
Discussione
Fino ad oggi, sono stati pubblicati numerosi studi riguardanti la variazione nella selezione
dell’ausiliare con i verbi intransitivi in italiano e in francese. La bibliografia vastissima che
esiste su questo fenomeno (Perlmutter (1978), Salvi (1980), Rosen (1984), Perlmutter e Postal
(1984), Burzio (1986), Legendre (1989), Ruwet (1989), Hoekstra e Mulder (1990), Levin e
Rappaport-Hovav (1995), Benincà e Cinque (1995), Labelle (1992), Cocchi (1995), Sorace
(2000), Bentley (2006), Legendre e Sorace (2010)) mostra che negli ultimi trent’anni le
ricerche sull’inaccusatività e sulle questioni che le sono correlate sono state di grande
interesse. Tuttavia, le ricerche e gli studi svolti hanno risposto solo in parte agli aspetti
problematici che riguardano la variazione nella selezione dell’ausiliare in italiano e in
francese. In quest’ultimo capitolo elaboreremo delle osservazioni riguardanti alcuni aspetti del
fenomeno della variazione nella selezione dell’ausiliare di cui abbiamo trattato nel corso del
nostro studio. In particolare, tratteremo della differenza nella distribuzione degli ausiliari
essere/être e avere/avoir con i verbi intransitivi in italiano e in francese e, in seguito, della
gerarchia della selezione dell’ausiliare elaborata da Legendre e Sorace (2010). Infine,
confronteremo l’approccio semantico e quello sintattico allo studio della variazione nella
selezione dell’ausiliare.
4.1
L’ausiliare
Lo Zingarelli (2008), la Grammatica italiana: italiano comune e lingua letteraria (1996) di
Serianni e il Dizionario di linguistica (2004) di Beccaria definiscono l’ausiliare un elemento
indispensabile per la formazione dei tempi composti. A differenza di altre lingue come, per
esempio, lo spagnolo, il portoghese e il russo, che dispongono di un solo tipo di ausiliare per
formare i tempi composti, l’italiano e il francese dispongono di due ausiliari per la formazione
dei tempi composti, cioè essere/être e avere/avoir. Come abbiamo già osservato nel primo
capitolo, la maggior parte delle lingue del mondo non utilizzano il verbo ‘avere’ per formare i
tempi composti ma bensì l’ausiliare ‘essere’ o un equivalente di ‘essere’. Anche all’interno
del gruppo delle lingue romanze principali, l’italiano e il francese sono le uniche due lingue
che ammettono due ausiliari. Il fatto che alcune lingue, tra cui anche alcune lingue romanze
come lo spagnolo e il siciliano, selezionino un unico ausiliare nei tempi composti, dimostra
che l’esistenza di due ausiliari all’interno di una lingua non è necessaria. È evidente che la
61
formazione dei tempi composti in italiano e in francese sarebbe meno problematica dopo
l’eliminazione di uno dei due ausiliari. Come ha osservato Benveniste (1980), gli ausiliari
‘essere’ e ‘avere’ sono complementari.
In primo luogo, la complementarità dei due ausiliari concerne la loro distribuzione. Secondo
Benveniste (1980), ogni verbo seleziona necessariamente ‘essere’ o ‘avere’. Va notato che
l’autore non prende in considerazione le eccezioni che abbiamo trattato nel terzo capitolo. Sia
in italiano che in francese, infatti, esistono dei verbi che possono selezionare entrambi gli
ausiliari, come il verbo italiano correre e i verbi francesi monter e descendre. La
complementarità dei due ausiliari vale anche per i verbi correre e monter e descendre, come
risulta dagli esempi seguenti:
(1) a. Gianni ha / *è corso per tre ore.
b. Gianni è / *ha corso al cinema.
Il verbo correre seleziona l’ausiliare avere solo quando viene interpretato come un verbo di
attività (1a). In altri contesti, quando viene interpretato come verbo telico denotante un
compimento (1b), il verbo correre seleziona essere. Possiamo osservare la stessa
complementarità analizzando la selezione dell’ausiliare con i verbi francesi monter e
descendre:
(2) a. La température *a / est montée / descendue en cinq minutes.
b. La température a / *est monté(e) / descendu(e) pendant trois jours.
La selezione dell’ausiliare être è correlata ad un’interpretazione telica (2a), mentre la
selezione dell’ausiliare avoir favorisce un’interpretazione atelica (2b). In generale, quando un
verbo seleziona entrambi gli ausiliari, gli ausiliari ‘essere’ e ‘avere’ sono in distribuzione
complementare, poiché nei contesti nei quali il verbo può selezionare ‘essere’, non può
selezionare ‘avere’ e viceversa.
In secondo luogo, la complementarità riguarda anche il piano lessicale, vale a dire il tipo di
rapporto semantico che ‘essere’ e ‘avere’ stabiliscono tra gli elementi nominali selezionati dal
verbo, ovvero il soggetto e un eventuale altro argomento. Benveniste (1980) ha osservato che,
quando ‘essere’ viene impiegato come ausiliare per formare i tempi composti, ‘essere’
62
esprime un rapporto di identità intrinseco con il soggetto poiché il soggetto fa parte del
processo stesso. ‘Avere’, invece, esprime un rapporto estrinseco con il soggetto. Nello
specifico, il perfetto con ‘avere’ presenta il soggetto come il possessore del processo in
questione e gli elementi nominali in relazione con il verbo, cioè gli argomenti, sono due entità
distinte.
Sulla base delle osservazioni elaborate da Benveniste (1980), possiamo concludere che sia
essere/être che avere/avoir hanno un proprio significato e una propria distribuzione e che la
selezione del tipo di ausiliare non costituisce una scelta arbitraria.
4.2
La selezione dell’ausiliare in italiano e in francese: Legendre e Sorace
(2010)
Come abbiamo già menzionato nel paragrafo precedente, l’italiano e il francese sono le
uniche due lingue romanze principali che dispongono di due ausiliari per la formazione dei
tempi composti. A partire da queste osservazioni, si potrebbe dunque pensare che queste due
lingue hanno un comportamento simile quanto alla selezione dell’ausiliare, poiché entrambe
sono lingue romanze. Tuttavia, non si può affermare a priori che se un verbo è inaccusativo in
italiano, lo è anche in francese. Non sembra esistere un sistema generale che valga per tutte le
lingue che dispongono di due ausiliari e che sia in grado di spiegare la variazione nella
selezione dell’ausiliare. Anche all’interno del gruppo delle lingue romanze possiamo
osservare delle variazioni, come dimostrano l’italiano e il francese.
Legendre e Sorace (2010) hanno svolto un’analisi semantica della variazione nella selezione
dell’ausiliare in italiano e in francese. Basandosi sulla gerarchia di Sorace (2000), le due
autrici (2010: 185) hanno elaborato uno schema della distribuzione degli ausiliari essere/être
e avere/avoir. Da questo schema si evince che esistono delle differenze tra l’italiano e il
francese per quanto riguarda la selezione dell’ausiliare. Tratteremo qui di seguito i punti forti
e, successivamente, i punti deboli della gerarchia di Legendre e Sorace (2010).
Secondo le autrici, esistono delle differenze sistematiche all’interno delle classi semantiche
dei verbi inaccusativi e inergativi. Legendre e Sorace (2010) hanno elaborato un sistema, cioè
una gerarchia di classi verbali, che spiega la variazione nella selezione dell’ausiliare sia in
63
italiano che in francese. Questo approccio gerarchico, cioè l’elaborazione di una scala di
selezione dell’ausiliare, ci sembra un approccio interessante. Infatti, dallo studio di Legendre
e Sorace (2010) e dagli esempi riportati dalle autrici, risulta che la variazione nella selezione
dell’ausiliare è graduale e che, di conseguenza, può essere rappresentata in una gerarchia. I
verbi di cambiamento di luogo (change of location) selezionano sempre essere/être e i verbi
denotanti un processo controllato senza movimento (non-motional controlled processes)
selezionano sempre avere/avoir. Poi, avvicinandosi alla posizione centrale della gerarchia, i
verbi intransitivi mostrano un comportamento sempre più variabile quanto alla selezione
dell’ausiliare. Si evince dunque che certi tipi di verbi intransitivi mostrano una grande
variabilità per quanto concerne la selezione dell’ausiliare rispetto ad altri tipi di verbi. La
scala di selezione dell’ausiliare rispecchia in modo chiaro e sistematico questo approccio
gerarchico.
In secondo luogo, Legendre e Sorace (2010) hanno definito in modo chiaro i parametri
aspettuali e tematici che entrano in gioco nella loro gerarchia. Il parametro della telicità viene
associato ai verbi che selezionano essere/être, mentre il parametro dell’agentività viene
associato ai verbi che selezionano avere/avoir.
In terzo luogo, le autrici hanno delimitato e definito chiaramente le classi verbali che entrano
nella loro gerarchia. In particolare, le autrici fanno una distinzione tra i verbi centrali e i verbi
periferici. I verbi centrali si trovano alle estremità della gerarchia e presentano il maggior
grado di coesione nella selezione dell’ausiliare mentre i verbi periferici si trovano alle
estremità della gerarchia e presentano un maggior grado di variabilità nella scelta
dell’ausiliare. Inoltre, le autrici hanno individuato numerose classi verbali1 all’interno dei
verbi centrali e all’interno dei verbi periferici. (cfr. capitolo 2)
Legendre e Sorace (2010) si sono basate sulle intuizioni di parlanti nativi per elaborare la loro
gerarchia. Dunque, le autrici non si sono limitate alle loro proprie intuizioni sulla selezione
dell’ausiliare, ma hanno anche tenuto conto dei giudizi di grammaticalità dei parlanti nativi,
che sono indispensabili per una ricerca linguistica scientifica.
Riassumendo, la gerarchia può essere considerata come una generalizzazione che dimostra
che il punto di separazione tra la distinzione di verbi inergativi e inaccusativi è differente in
italiano e in francese.
1
Le classi verbali della gerarchia sono: change of location, change of state, continuation of a pre-existing state,
existence of state, uncontrolled processes, motional controlled processes, non-motional controlled processes.
64
Quanto ai punti deboli, osserviamo che la gerarchia di Legendre e Sorace (2010) non è in
grado di rispondere a tutte le questioni teoriche che riguardano il problema della variazione
nella selezione dell’ausiliare. La gerarchia non fornisce un insieme di regole per le differenti
classi verbali individuate dalle autrici visto che una determinata classe verbale non implica
necessariamente la selezione di un unico ausiliare. Per esempio, nella classe dei verbi di
cambiamento di stato (change of state), Legendre e Sorace (2010) menzionano che, in
francese, certi verbi, come per esempio monter e descendre, possono selezionare sia avoir che
être. L’affermazione che una classe verbale equivale ad un unico ausiliare vale solo per
quanto riguarda i cosiddetti verbi centrali, che dimostrano un comportamento consistente
quanto alla selezione dell’ausiliare e che costituiscono il livello sul quale si situano le
corrispondenze tra l’italiano e il francese. Tuttavia, come abbiamo già osservato2, anche
all’interno di una classe dei verbi centrali, cioè quella dei verbi denotanti un processo
controllato senza movimento (non-motional controlled processes), alcuni parlanti nativi
italiani tendono ad esitare sulla scelta del tipo di ausiliare da selezionare.
Benché abbiamo affermato che la gerarchia di Legendre e Sorace (2010) può essere
considerata come una generalizzazione, è necessario analizzare ogni verbo intransitivo
individualmente, visto che ci sono sempre delle eccezioni. Per esempio, il verbo francese
rester appartiene alla classe dei verbi denotanti la continuazione di uno stato preesistente
(continuation of a pre-existing state). Ora, i verbi appartenenti a questa classe selezionano
sempre avoir, come risulta dallo schema della distribuzione degli ausiliari (cfr. capitolo 2).
Tuttavia, il verbo rester seleziona être. La stessa osservazione vale per l’italiano. In
conclusione, occorre prestare attenzione ad eventuali eccezioni che non sono contemplate
dalla gerarchia di Legendre e Sorace (2010).
Inoltre, è difficile dividere i verbi intransitivi in classi semantiche e stabilire in maniera
inequivocabile a quale classe semantica appartiene ogni verbo. Le autrici hanno individuato
sette classi verbali, ma è probabile che i verbi intransitivi possano essere divisi in un numero
minore o maggiore di classi verbali. Al fine di cancellare i dubbi sull’appartenenza di ogni
verbo a una classe verbale, Legendre e Sorace (2010) avrebbero potuto formulare una lista di
tutti i verbi intransitivi e la loro appartenenza alle classi verbali.
In generale, possiamo affermare che la gerarchia fornisce una rassegna di classi verbali,
trattando anche le differenze tra l’italiano e il francese, ma senza spiegare il perché delle
2
cfr. capitolo 2, § 2.1.1.2 Non-motional controlled processes
65
differenze. Si tratta dunque piuttosto di un lavoro descrittivo. Le differenze tra l’italiano e il
francese quanto alla selezione dell’ausiliare riguardano la selezione dell’ausiliare con i verbi
periferici. Le autrici non spiegano per quale motivo, con queste classi di verbi, esistono delle
differenze tra le due lingue romanze.
In conclusione, la gerarchia elaborata da Legendre e Sorace (2010) può essere considerata
come un tentativo riuscito di sistematizzare la variazione nella selezione dell’ausiliare in
italiano e in francese. Tuttavia, accanto ai punti forti, abbiamo anche osservato delle
debolezze. I futuri studi sulla selezione dell’ausiliare da un punto di vista semantico
potrebbero prendere come punto di partenza la gerarchia di Legendre e Sorace (2010) e avere
come obiettivo quello di migliorarne i punti deboli al fine di arrivare ad una gerarchia più
complessa in grado di spiegare la variazione nella selezione dell’ausiliare.
Infine, vorremmo ancora prendere in considerazione un’ipotesi avanzata nell’articolo di
Legendre e Sorace (2010). Come abbiamo già osservato3, i verbi inaccusativi che selezionano
l’ausiliare être in francese sono un sottoinsieme dei verbi che selezionano essere in italiano.
Per questo motivo, alcuni autori, tra i quali Burzio (1986)4, Ruwet (1989) e Legendre e Sorace
(2010), hanno avanzato l’ipotesi che i verbi intransitivi che selezionano avoir in francese, e i
loro corrispettivi italiani che selezionano essere, sono verbi inaccusativi. Questi autori
considerano dunque i verbi francesi come augmenter e baisser come inaccusativi:
(3) a. I prezzi sono aumentati/diminuiti.
b. Les prix ont augmenté/baissé.
Secondo noi, questa proposta merita di essere presa in considerazione. Forse sarebbe
interessante uscire dalla divisione tradizionale dei verbi intransitivi in una classe di verbi
inaccusativi selezionanti l’ausiliare essere/être e una classe di verbi inergativi selezionanti
l’ausiliare avere/avoir, e ipotizzare che un verbo che seleziona avere possa comunque essere
inaccusativo. Di conseguenza, possiamo supporre che anche nelle lingue che selezionano solo
avere come ausiliare esistono dei verbi inaccusativi. Burzio (1986) ha dimostrato che i verbi
inaccusativi selezionano l’ausiliare essere in italiano, mentre la selezione dell’ausiliare non è
3
cfr. capitolo 2, § 2.2
Burzio (1986: 142): “ […] there is no reason at all to believe that French and Italian have different classes of
ergative verbs, only differences in auxiliary assignment.”
4
66
un indizio fondamentale di inaccusatività in francese. Alla luce di queste osservazione, la
selezione
dell’ausiliare
essere/être
o
avere/avoir
potrebbe
essere
considerata
indipendentemente dalla divisione dei verbi intransitivi in verbi inaccusativi e in verbi
inergativi. In questo modo, il tipo di ausiliare selezionato nei tempi composti non sarebbe più
una conseguenza dell’appartenenza di un verbo intransitivo alla classe inaccusativa o a quella
inergativa.
4.3
Approccio semantico vs approccio sintattico
Spiegare la variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi è una grande sfida
per i linguisti. Negli ultimi trent’anni, le ricerche sull’intransitività scissa e sulle questioni che
le sono correlate si sono moltiplicate considerevolmente. Per questo, ci siamo limitate, nel
primo capitolo5, ad alcuni principi dell’analisi semantica e sintattica della variazione nella
selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi. Più particolarmente, quanto all’approccio
semantico, abbiamo preso in considerazione l’aspetto e i parametri della telicità e
dell’agentività.
Quanto
all’approccio
sintattico,
abbiamo
affrontato
l’Ipotesi
dell’Inaccusatività e i test di inaccusatività. In questo paragrafo, faremo alcune considerazioni
riguardanti gli approcci discussi nel primo capitolo.
L’approccio semantico allo studio della variazione nella selezione dell’ausiliare ha suscitato
l’interesse di molti autori tra i quali Levin e Rappaport-Hovav (1995), Sorace (2000), Asnes
(2004) e Legendre e Sorace (2010). Questo approccio prende in considerazione dei fattori
lessicali, semantici e aspettuali. In particolare, esso consiste in un’analisi semantica del
predicato verbale in cui il parametro aspettuale della telicità e il parametro tematico
dell’agentività sarebbero responsabili della selezione di essere/être o avere/avoir come
ausiliare. Nel paragrafo precedente, abbiamo già presentato le nostre osservazioni
sull’approccio semantico di Legendre e Sorace (2010), cioè i punti forti e i punti deboli del
loro schema di distribuzione degli ausiliari in italiano e in francese. Qui sotto faremo ancora
alcune considerazioni generali sull’approccio semantico.
Per quanto riguarda l’approccio semantico, Legendre e Sorace (2010: 175) osservano che la
discussione resta aperta:
5
cfr. § 1.4 Analisi semantica e sintattica della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi
67
What remains are controversies about the significance of other features or feature bundles, the
theoretical status of verb classes, as well as the formal apparatus necessary to provide an
explicit typology of possible lexicon/syntax mappings.
In primo luogo, ci sembra che l’osservazione di Legendre e Sorace (2010), secondo le quali,
accanto ai parametri della telicità e l’agentività, possono essere presi in considerazione altri
parametri, è pertinente. È infatti probabile che la selezione dell’ausiliare in italiano e in
francese dipenda non solo dalla telicità e dall’agentività, ma anche da altri parametri6.
In secondo luogo, è difficile dividere i verbi intransitivi in classi semantiche omogenee e
stabilire in maniera inequivocabile a quale classe semantica appartiene ogni verbo. Abbiamo
già trattato in dettaglio di questo aspetto parlando della gerarchia di Legendre e Sorace
(2010)7.
Per quanto concerne l’aspetto, abbiamo già menzionato l’importanza degli avverbi per
individuare l’aspetto telico o atelico di un verbo o di un predicato verbale8. I verbi atelici sono
compatibili con l’avverbio per x tempo/pendant x temps, mentre i verbi telici sono compatibili
con l’avverbio in x tempo/en x temps. La (a)telicità è un parametro di tipo aspettuale che può
avere applicazioni sia semantiche che sintattiche. I verbi che selezionano essere sono telici
mentre quelli che selezionano avere sono atelici. La compatibilità del verbo intransitivo con
gli avverbi (a)telici costituisce un modo facile e affidabile per individuare l’aspetto telico o
atelico di un verbo o di un predicato verbale. Visto che la telicità viene correlata alla selezione
dell’ausiliare essere/être, possiamo determinare in questo modo se un verbo è inaccusativo o
inergativo. La compatibilità con gli avverbi (a)telici non solo permette di spiegare la selezione
dell’ausiliare in generale, ma dà anche una spiegazione delle irregolarità, come per esempio il
fatto che correre e monter e descendre possono selezionare entrambi gli ausiliari.
Tuttavia, va osservato che ci sono verbi che selezionano solo l’ausiliare avoir, e che sono
dunque atelici, come il verbo rougir, ma che sono comunque compatibili sia con pendant x
temps (4a) che con en x temps (4b), a seconda del contesto:
(4) a. Jean a rougi pendant trois minutes.
b. Jean a rougi en trois minutes.
6
Lasciamo la questione in sospeso per eventuali studi futuri.
cfr. § 4.2 La selezione dell’ausiliare in italiano e in francese: Legendre e Sorace (2010)
8
cfr. § 1.4.1 Approccio semantico
7
68
Il verbo francese rougir viene considerato come un verbo di cambiamento di stato. La
maggioranza dei verbi di cambiamento di stato implicano un avvicinamento graduale ad un
telos, che non viene necessariamente raggiunto. Come abbiamo già osservato9 (cfr. capitolo
2), i verbi che descrivono un cambiamento di stato graduale vengono chiamati ‘verbi a
compimento graduale’ (gradual completion verbs, GCV) da Bertinetto e Squartini (1995).
Legendre e Sorace (2010: 198) osservano che alcuni verbi di cambiamento di stato sono
ambigui, poiché permettono un’interpretazione telica e atelica. I verbi in questione sono
dunque compatibili con l’avverbio pendant x temps e con l’avverbio en x temps. In questi
casi, la verificazione della compatibilità di un verbo intransitivo con gli avverbi (a)telici non
permette di individuare l’aspetto telico o atelico di un verbo. Dunque, in alcuni contesti, è
difficile determinare l’(a)telicità e, di conseguenza, anche quale ausiliare deve essere
selezionato.
L’approccio sintattico allo studio della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi
intransitivi stabilisce che il soggetto dei verbi intransitivi selezionanti l’ausiliare essere
condivida alcune proprietà sintattiche con l’oggetto dei verbi transitivi. L’approccio sintattico
più conosciuto per l’analisi della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi
intransitivi è l’Ipotesi dell’Inaccusatività. Qui di seguito, spiegeremo più in dettaglio l’Ipotesi
dell’Inaccusatività e faremo alcune considerazioni su questo tipo di approccio sintattico.
L’Ipotesi dell’Inaccusatività (The Unaccusative Hypothesis, UH) è stata elaborata per la
prima volta nell’ambito della Grammatica Relazionale di Perlmutter (1978), che ha introdotto
un parametro di carattere sintattico nella selezione dell’ausiliare. Quest’approccio riprende la
divisione, fatta su base semantica, dei verbi intransitivi in due classi: i verbi inaccusativi, che
selezionano l’ausiliare essere/être e i verbi inergativi, che selezionano avere/avoir. Questi due
tipi di verbi hanno delle caratteristiche sintattiche diverse. Secondo Perlmutter (1978), certe
proposizioni intransitive non hanno un soggetto iniziale, ma solo un oggetto diretto iniziale.
L’autore avanza quest’ipotesi sulla base dell’osservazione che alcuni verbi sono compatibili
con la struttura impersonale. Nella struttura impersonale, l’argomento selezionato dal verbo
non si trova nella posizione canonica del soggetto, cioè a sinistra del predicato, ma nella
posizione abitualmente occupata dall’oggetto diretto, a destra del predicato. I verbi
9
cfr. capitolo 2, § 2.1.2.1 Change of state e capitolo 3, § 3.3 I verbi di cambiamento di stato
69
compatibili con la struttura impersonale vengono considerati inaccusativi da Perlmutter
(1978).
Successivamente, l’Ipotesi dell’Inaccusatività è stata ripresa da Burzio (1986) nell’ambito
della teoria di Government and Binding.
Da quando è apparsa, l’Ipotesi dell’Inaccusatività ha suscitato l’interesse di molti linguisti,
che hanno elaborato vari tipi di teorie. Certi linguisti hanno difeso la natura sintattica o
semantica dell’intransitività scissa (Levin e Rappaport Hovav (1995), Perlmutter (1978),
Rosen (1984), Van Valin (1990)), mentre altri hanno difeso un approccio basato su principi
lessicali o un approccio puramente strutturale (La Fauci (1984), Levin e Rappaport Hovav
(1995), Sorace (2000)). È anche stato proposto un approccio gerarchico per spiegare la
variazione nella selezione dell’ausiliare (Sorace (2000)).
Secondo l’Ipotesi dell’Inaccusatività, i verbi inaccusativi e i verbi inergativi dovrebbero
mostrare un comportamento sintattico omogeneo: tutti i verbi inergativi selezionano ‘avere’,
mentre tutti i verbi inaccusativi selezionano ‘essere’. In realtà, quest’ipotesi si rivela troppo
generale, poiché non tutti i verbi selezionano obbligatoriamente uno dei due ausiliari ma
possono selezionare entrambi gli ausiliari. Per esempio il verbo fiorire, che può selezionare
sia essere che avere (cfr. capitolo 3), dovrebbe essere analizzato allo stesso tempo come un
verbo inaccusativo o come un verbo inergativo a seconda del tipo di ausiliare selezionato.
Inoltre, esistono dei verbi che possono entrare sia in una costruzione sintattica inaccusativa
che in una costruzione sintattica inergativa a seconda delle caratteristiche del predicato. Il
verbo italiano correre (cfr. capitolo 3) seleziona avere e si comporta come un verbo
inergativo quando viene interpretato come un verbo di attività, mentre seleziona essere e si
comporta come un verbo inaccusativo quando viene interpretato come un verbo telico
denotante un compimento. Anche Labelle (1992)10 osserva che i verbi non possono essere
classificati come esclusivamente inaccusativi o inergativi. Non è perché un verbo si comporta
come un verbo inaccusativo in una determinata costruzione, che è un verbo inaccusativo in
tutte le costruzioni nelle quali entra. Un punto debole dell’Ipotesi dell’Inaccusatività è dunque
il fatto che l’ipotesi non prende in considerazione la caratteristica di alcuni verbi di
selezionare entrambi gli ausiliari. Infatti, la gerarchia fa una distinzione rigorosa tra verbi che
selezionano essere e verbi che selezionano avere. Inoltre, il fatto anche il contesto possa
10
Labelle (1992: 378): “If a verb passes a test of unaccusativity in one construction, one cannot blindly conclude
that it is unaccusative in all constructions in which it appears. The possibility exists that it may be unergative
when used in a different construction.”
70
influenzare la selezione dell’ausiliare, come per esempio nel caso di correre, non viene preso
in considerazione. Va inoltre notato che l’influenza del contesto sulla selezione dell’ausiliare
non è sistematica attraverso le lingue. Infatti, in italiano, il verbo correre seleziona essere o
avere a seconda della presenza di uno scopo/un telos. In francese, invece, courir seleziona
sempre avoir, indipendentemente della presenza di uno scopo. Infine, come abbiamo già
osservato nel primo capitolo11, l’affidabilità di alcuni test di inaccusatività può essere
contestata. È dunque necessario affinare alcuni test di inaccusatività o stabilire altri criteri al
fine di determinare l’inaccusatività di un verbo.
A differenza dell’approccio semantico, invece, l’Ipotesi dell’Inaccusatività presenta delle
regole fisse per la selezione dell’ausiliare. Mentre nell’approccio semantico può risultare
difficile determinare il carattere telico o atelico di un verbo e, di conseguenza, assegnare un
ausiliare ad un verbo intransitivo, l’approccio sintattico è più categorico. I verbi inaccusativi,
che selezionano essere/être nei tempi composti, hanno come unico argomento un oggetto
tematico. Invece, i verbi inergativi, che selezionano avere/avoir, ammettono come unico
argomento un argomento esterno. Tuttavia, come abbiamo già osservato sopra, queste regole
non permettono di spiegare perché certi tipi di verbi selezionano sia essere/être che
avere/avoir.
Alcuni autori, come Levin e Rappaport Hovav (1995), Legendre et al. (1991) e Legendre e
Sorace (2010) sostengono che l’inaccusatività è determinata semanticamente e codificata
sintatticamente12. La possibilità di un’interazione tra la semantica e la sintassi per analizzare
la selezione dell’ausiliare in italiano e in francese merita di essere presa in considerazione.
Quest’approccio consiste nella combinazione di un’analisi semantica del predicato verbale e
di un’analisi sintattica del soggetto dei verbi intransitivi.
Si pone dunque la questione di capire se questi due approcci sono compatibili, visto che il
risultato dell’analisi semantica non corrisponde sempre al risultato dell’analisi sintattica.
Esistono dei verbi con una semantica simile, che hanno invece un comportamento sintattico
differente a seconda della lingua in cui appaiono. Il verbo arrossire, per esempio, viene in
italiano classificato nella classe dei verbi inaccusativi, mentre in francese (rougir) appartiene
alla classe dei verbi inergativi. Si è osservato un interesse crescente per queste differenze tra
semantica e sintassi, che vengono comunemente chiamate unaccusative mismatches
11
cfr. capitolo 1, § 1.4.2.2 I test di inaccusatività
Legendre e Sorace (2010: 173): “Split intransitivity is both syntactically encoded and semantically
determined.”
12
71
(Alexiadou, Anagnostopoulou e Everaert (2004), Aranovich (2005)). La prima formulazione
dell’Ipotesi dell’Inaccusatività di Perlmutter (1978) ipotizza che la distinzione tra verbi
inaccusativi e verbi inergativi sia correlata a certe caratteristiche semantiche del predicato13.
In altri studi, per esempio quello di Rosen (1984), è stato osservato che la corrispondenza tra
le caratteristiche sintattiche e quelle semantiche non è esatta. Secondo i sostenitori
dell’approccio sintattico, il fenomeno di unaccusative mismatches dimostra che la distinzione
tra verbi inaccusativi e verbi inergativi non è determinata semanticamente. I sostenitori
dell’approccio semantico, invece, enfatizzano l’importanza dei parametri semantici.
In conclusione, è possibile addurre degli argomenti sia a favore che contro l’approccio
semantico e sintattico. Nel nostro studio, abbiamo focalizzato la nostra attenzione
sull’approccio semantico elaborato da Legendre e Sorace (2010) e sull’approccio sintattico
che sta alla base dell’Ipotesi dell’Inaccusatività. Esistono tuttavia ancora altre teorie
semantiche e sintattiche concernenti la variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi
intransitivi.
13
Perlmutter (1978) correla il parametro agentivity ai verbi inergativi e il parametro patienthood ai verbi
inaccusativi.
72
Conclusione
La tesi ha come scopo quello di dare una visione globale del fenomeno della variazione nella
selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi in italiano e in francese da un punto di vista
semantico. Abbiamo presentato un’analisi comparativa tra l’italiano e il francese e
approfondito alcuni aspetti dell’approccio semantico allo studio della variazione nella
selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi in queste due lingue. Dal nostro studio, si
evince che esistono delle differenze fondamentali tra l’italiano e il francese quanto alla
selezione dell’ausiliare.
Sia l’italiano che il francese dispongono di due ausiliari per la formazione dei tempi composti
con i verbi intransitivi. Tradizionalmente, i verbi intransitivi vengono suddivisi in due classi:
la classe dei verbi inaccusativi, che selezionano essere/être, e quella dei verbi inergativi, che
selezionano avere/avoir. Molti linguisti si sono interessati al problema della variazione nella
selezione dell’ausiliare sviluppando considerazioni di tipo semantico e sintattico.
Legendre e Sorace (2010) hanno svolto un’analisi semantica della variazione nella selezione
dell’ausiliare con i verbi intransitivi in italiano e in francese. Basandosi su due parametri
fondamentali dell’approccio semantico, cioè il parametro della telicità e il parametro
dell’agentività, le autrici hanno elaborato uno schema della distribuzione degli ausiliari in
italiano e in francese. Il loro approccio è gerarchico. Le autrici hanno infatti elaborato una
gerarchia nella variazione della selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi e hanno
suddiviso i verbi intransitivi in classi semantiche omogenee a seconda del tipo di ausiliare
selezionato. Tuttavia, è possibile osservare delle irregolarità all’interno di certe classi verbali
presenti nella gerarchia. Per esempio, per quanto riguarda i verbi meteorologici e i verbi di
cambiamento di stato, si osserva che alcuni di questi verbi possono selezionare sia l’ausiliare
essere che l’ausiliare avere in italiano. In francese, invece, solo pochi verbi come, per
esempio, i verbi monter e descendre, ammettono una variazione nella selezione dell’ausiliare.
Dallo schema di Legendre e Sorace (2010) si evince che, sia in italiano che in francese, la
selezione dell’ausiliare è sensibile alle proprietà aspettuali e lessico-semantiche dei verbi o dei
predicati verbali. Tuttavia, le due lingue romanze si comportano in modo diverso quanto alla
selezione dell’ausiliare, poiché l’ausiliare avoir viene più frequentemente utilizzato in
francese rispetto all’ausiliare avere in italiano. Il francese tende ad eliminare être come
73
secondo ausiliare. La differenza fondamentale tra l’italiano e il francese resiede nel fatto che,
in francese, i verbi inaccusativi che selezionano être costituiscono un sottoinsieme dei loro
equivalenti italiani. Infatti, in francese, la linea di demarcazione che divide i verbi intransitivi
che selezionano être da quelli che selezionano avoir si trova in un punto molto più alto nella
gerarchia rispetto all’italiano. Per questo motivo, è stata avanzata l’ipotesi che i verbi
intransitivi che selezionano avoir in francese siano inaccusativi.
L’approccio gerarchico della distribuzione degli ausiliari essere/être e avere/avoir elaborato
da Legendre e Sorace (2010) ha sia dei punti forti che dei punti deboli. In generale, la loro
gerarchia può essere considerata come un tentativo riuscito di descrivere e sistematizzare la
variazione nella selezione dell’ausiliare in italiano e in francese. Tuttavia, l’analisi di
Legendre e Sorace (2010) può ancora essere migliorata in futuri studi.
Dal confronto tra l’approccio semantico della variazione nella selezione dell’ausiliare con i
verbi intransitivi e quello sintattico, si evince che entrambi gli approcci hanno punti di forza e
punti deboli.
Nonostante la grande quantità di studi e di ricerche prodotti sulla variazione nella selezione
dell’ausiliare con i verbi intransitivi, numerosi aspetti problematici non sono ancora stati
risolti e potrebbero essere esaminati in studi futuri. Quanto all’approccio semantico, ci siamo
limitati nel nostro studio a due parametri, cioè la telicità e l’agentività. Tuttavia, come
abbiamo già suggerito, sarebbe interessante esaminare l’importanza di altri parametri
nell’approccio semantico. Sarebbe inoltre interessante esaminare l’origine e i motivi delle
differenze tra l’italiano e il francese quanto alla selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi.
Poiché si tratta di due lingue romanze, derivate dal latino, una ricerca diacronica sarebbe
opportuna. In questo modo, si potrebbe individuare il momento nel quale queste due lingue
hanno cominciato a comportarsi in modo diverso quanto alla selezione dell’ausiliare. Infine,
potrebbe essere interessante svolgere una ricerca comparativa tra le lingue romanze che
possono selezionare i due ausiliari nei tempi composti, come il francese e l’italiano, e le
lingue germaniche che possono selezionare i due ausiliari, come il neerlandese e il tedesco.
Per svolgere tale ricerca sarebbe auspicabile una collaborazione tra romanisti e germanisti.
74
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la selezione dell`ausiliare con i verbi intransitivi in italiano e in