VEGLIA DI PREGHIERA APRI LE PORTE DEL NOSTRO CUORE INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO Spirito di Dio, vieni ad aprire sull’infinito le porte del nostro cuore. Aprile definitivamente e non permettere che noi tentiamo di richiuderle. Aprile al mistero di Dio e all’immensità dell’universo. Apri il nostro modo di pensare perché sia pronto ad accogliere i molteplici punti di vista diversi dai nostri. Apri la nostra simpatia alla diversità dei temperamenti e delle personalità che ci circondano. Apri il nostro affetto a tutti quelli che sono privi di amore, a quanti chiedono conforto. Apri la nostra carità ai problemi del mondo, a tutti i bisogni dell’umanità. Apri la nostra mente alla collaborazione con tutti coloro che si adoperano per il Regno di Dio. Amen. PREGHIERA "Ti chiedo scusa Signore. Mi accorgo che non ho il diritto di parlarti così. Ma devi anche capirmi. Ero venuto in cerca di te, dopo aver percorso quasi duemila anni a ritroso, nella certezza che mi avresti potuto suggerire i rimedi adatti contro un male oscuro che sta travagliando la civiltà da cui provengo. Ha un nome terribile, esotico tra l'altro e quindi intriso di mistero, che faccio fatica a pronunciare. Un nome che, purtroppo, è adoperato solo per indicare un sintomo, sia pur grave e preoccupante, mentre dovrebbe essere usato per designare il male in tutta la sua tragica globalità patologica: "apartheid". No. non voglio riferirmi unicamente a quella incredibile politica di "separatezza" che, nella zona più a sud del paese di Cam, discrimina un manipolo di bianchi da una selva di neri. Sarebbe ipocrisia o ingenuità indignarsi contro questa assurda segregazione sociale, economica, e perfino territoriale, tra razze in Sudafrica, e non prendere atto che l'"apartheid" è un tumore maligno che rischia di andare in metastasi attaccando i tessuti vitali dell’intero organismo planetario. In quale quadro clinico infatti, 1 se non nella sintomatologia dell'" apartheid", va letta la febbre dei blocchi che, dopo aver separato per decenni l' Est dall’Ovest, rischia ora di far impazzire il termometro con temperature di fuoco, discriminando tutti i sud della terra? (...) Quale nome dare alla logica del rifiuto nei confronti del marocchino? Quale diagnosi emettere su quella sindrome dell’intolleranza nei confronti del diverso? Come chiamare la ghettizzazione dei siero positivi, l'accanimento punitivo contro i tossici, il sospetto emarginante nei confronti dei folli, degli ex-carcerati e di tutti gli irriducibili alla nostra normalità? In fondo, al di là della comprensibile paura del ladro, non sono segno dello stesso latente malessere, quei deboli anticorpi espressi dalle cancellate attorno alle nostre ville, dai sistemi di sicurezza attorno alle nostre "privacy"? Non c' è che dire. Tempi duri per gli aneliti di comunione. A livello pubblico e privato. Precipitano le difese immunitarie della convivenza. E, nonostante il gran parlare, alla borsa dei valori le quotazioni della solidarietà sono quelle più in ribasso. E' per questo, Signore, che son venuto con fiducia da te. I profeti ti hanno descritto come il grande radunatore che raccoglie dai quattro venti i popoli dispersi, come la chioccia che chiama i pulcini sotto le sue ali, e come il re che invita a mensa i figli della diaspora. Mi accorgo, però, di averti incontrato nel posto sbagliato. Perché, a quanto pare, se hai scelto la tovaglia rugosa di questo allucinante deserto, forse i tuoi pani di comunione son diventati pietre, e sono svaniti a uno a uno i tuoi sogni conviviali." don Tonino Bello 2 DAL VANGELO DI GESÙ SECONDO LUCA 24,13-35 Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Quale la delusione della vostra speranza infranta? La nostra speranza era parte del disegno/progetto di Dio? Oppure parte di un disegno di potere e di riuscita umana? Lo “straniero” è con noi discepolo, oggi? Gli permettiamo di esserlo? Con chi spezzi il tuo pane? 3 [Dopo ogni condivisione ci si toglie la scarpa destra e la si pone al centro (al termine per chi non ha condiviso). Alla fine ciascuno di noi prenderà una scarpa a caso e la indosserà] PADRE NOSTRO PREGHIERA Donaci, Signore, occhi nuovi, per guardare l’altro non più come nemico ma come fratello. Donaci di fidarci di te, e della tua Parola, anche quando ci invita ad accogliere chi credevamo essere soltanto una minaccia per la nostra sicurezza e la nostra pace. Donaci di riconoscere che tu puoi compiere grandi cose nella vita di ciascuno, trasformando chi era persecutore in apostolo, strumento eletto per portare il tuo nome a tutti i popoli. Amen BENEDIZIONE 4