Le scuole protagoniste a Palazzo della Ragione 2015 SCUOLA PRIMARIA: Se fossi un’opera, da grande farei….Con ROSSO DONGHI A cura di Veronica Pellegrini e Cristina Joechler, Valeria Marchi, Cecilia Piubello. Durata 1 ora e 30 minuti. PREMESSA Partendo da un linguaggio ancora tutto sommato formale con le opere di Antonio Donghi, sarà interesse di questo percorso analizzare come i linguaggi artistici più “decifrabili”, quelli a cui siamo maggiormente abituati, non siano gli unici. Le figure, le immagini che il nostro occhio riconosce sono certamente legate alle abitudini, ma non dobbiamo pensare che il linguaggio figurativo sia l’unico nè tantomeno che sia l’unico che si possa utilizzare. Anche gli artisti sono passati, nel corso degli anni, da stili più “abituali” ad altri meno comuni, anzi sicuramente più soggettivi, privati e personali. Grazie alla visione diretta di un percorso dedicato a questa fascia di età in Galleria, si cercherà di accompagnare i ragazzi nell’esperienza di immaginare la loro futura professione cambiando, però, il linguaggio con cui raccontarlo, non utilizzando le forme del reale bensì cercando di coglierne e raffigurarne il movimento stesso. IL TEMA DEL CONCORSO Un percorso che aiuterà i bambini a scoprire i propri talenti e a rappresentarli sotto forma di una possibile, anche immaginaria, professione futura. I bambini racconteranno i propri desideri per il futuro attraverso quegli stessi strumenti e processi artistici con i quali pittori e scultori hanno saputo raccontare l’impegno, la manualità, la professionalità, l’intelligenza, il talento, il desiderio e l’innovazione. Il colore rosso della pittura di Antonio Donghi (1897 – 1963) farà da filo conduttore in questo viaggio alla scoperta delle inclinazioni e desideri personali dei bambini. Il confronto diretto tra astrazione e figurazione li aiuterà a non mettere freni alla propria immaginazione. ELABORATO FINALE Per ogni classe partecipante si richiede un elaborato realizzato con materiali liberamente scelti, non deperibili, che testimoni una creazione personale rispetto agli obiettivi sperimentati in mostra. La base per la realizzazione dell’elaborato consiste in un cubo 50x50x50 cm, già pronto o creato ex novo. Il cubo deve essere realizzato con cartone (no legno, no plexiglass, no altri materiali) di spessore almeno 3 mm in modo da avere una solidità che consenta di auto-sostenersi e di poter essere impilato con altri cubi dello stesso tipo. L’interpretazione va realizzata sulle quattro facce laterali del cubo, mentre la faccia di appoggio e quella superiore, che non saranno necessariamente visibili nell’allestimento, devono essere colorate con una tinta unica a scelta. PERCORSO E LABORATORIO (1 H e 30 min) ACCOGLIENZA IN GAM [5 minuti] Presentazione galleria Achille Forti e Palazzo della Ragione INTRODUZIONE SALA DELLA TORRE [15 MINUTI] Questa prima parte di lavoro si collega alla lettura realistica della pittura di Donghi. Verrà rivelato loro che come elaborato finale dovranno riuscire a realizzare un lavoro (i dettagli verranno spiegati successivamente) in cui raffigureranno una loro professione futura immaginaria, inventata, strampalata ma che parta necessariamente dalle reali capacità, propensioni, passioni di ogni singolo ragazzo. Ecco quindi che, prima della visione delle opere della Collezione, la mediatrice didattica cercherà di instaurare un dialogo con gli studenti per stimolarli a pensare ed esternare i propri talenti, le proprie inclinazioni, passioni e attitudini. A questo scopo sarà utile rifarsi alla quotidianità, alle abitudini delle giornate, ai passatempi. La mediatrice, quindi, aiuterà la classe a ricordare le relazioni con il quotidiano e la realtà. Qual è la materia che ti piace di più a scuola? A cosa giochi più frequentemente quando hai finito i compiti? Che sport fai? Cosa ti piace fare il fine settimana? Qual è il tuo hobby preferito? I ragazzi risponderanno sinteticamente alle domande che saranno già pronte, stampate su fogli che verranno consegnati loro. Il lavoro appena svolto verrà poi ripreso in laboratorio. IN GALLERIA [25 minuti] Si aggiunge ora un nuovo elemento. Si ricorda ai ragazzi che, in fase creativa, dovranno arrivare a immaginare un loro lavoro futuro partendo dalle loro capacità di riscoperta del quotidiano, ma il lavoro futuro che immagineranno dovrà essere irreale, fantastico, non riscontrabile nella realtà, inconsueto. Ecco quindi che osservando l’opera di Donghi1 in Galleria verrà introdotto ai ragazzi il 1 ANTONIO DONGHI 1897 - 1963 … ”il pittore che fuggiva il vento” così era definito Antonio Donghi, pittore noto per i suoi quadri immobili, minuziosi, sospesi… L'ordine come principio, il distacco irreale, la riflessione metafisica sono la cifra artistica dell'epoca tra cui i De Chirico e Carrà si sono formati. E Donghi, si nutre di tali valori e sviluppa una marca stilistica inconfondibile. Nei suoi numerosi ritratti i personaggi appaiono sempre attoniti nella loro ieraticità, fissi, rarefatti e raffinatissimi. La sua iconografia è ispirata alla quotidianità e ad un mondo familiare, ma sempre trattato con quel distacco malinconico che conferisce ai suoi soggetti un'aura magica, inafferrabile, irreale. Il linguaggio, volto a rappresentare la realtà con esasperazione analitica, è fatto di contorni precisi, superfici levigate, luce chiara. Come se attraverso una rappresentazione così rigorosa della realtà Donghi volesse mostrare che il senso delle cose risiede altrove, in luogo altro, magico. … "la sua realtà, così precisa, finisce con non essere più realtà, ma diventa finzione". [Riferimento: Link http://goo.gl/6Z814q] «Ho guardato i grandi del passato senza esagerare, ossia senza prendere da essi motivi di composizione e atteggiamenti... Nell'esecuzione ho voluto sempre finire, anche con scrupolosità, sperando che l'osservatore potesse leggere con chiarezza quello che io ho visto e sentito». Quasi un manifesto della sua poetica in queste parole di Antonio Donghi, pittore della magìa sospesa dell'ordinario, [...]. «Pittore di valori», «gentileschiano», «con una pulizia da ermellino» lo definì il grande Roberto Longhi, mentre quasi cucitegli addosso appaiono le riflessioni sul Realismo magico di Massimo Bontempelli che parla di «precisione realistica di contorni, solidità di materia ben poggiata sul suolo; e intorno come un'atmosfera di magìa, che faccia sentire, attraverso un'inquietudine intensa, quasi un'altra dimensione in cui la vita nostra si proietta... La vita quotidiana e normale vogliamo vederla come un avventuroso miracolo». Meglio di così non si potrebbero definire la nitidezza e la sospensione misterica che questo pittore sa attovagliare con minuzia, declinando la lezione dechirichiana sì da raccontare la cronaca per enigmi, sempre inseguendo la magìa nella realtà. Come non cogliere dunque l'humour del Donghi anche fra bocche chiuse e sguardi indifferenti, quasi beffardi. Le sue opere presentano un'indifferenza elevata agli estremi, i volumi semplificati, i contrasti di colore, le luminescenze di smalto, gli occhi sornioni e fissi del clown, la tenda che «il guardo esclude»: tutto è reale, fin troppo, e nell'atmosfera sospesa, con un certo non so che di mortifero, buon gioco ha l'alone di mistero, indizio ultimo del capolavoro. Vero è che se a Donghi non resero merito certe nature morte, come in formalina, e soprattutto i troppo eleganti vasi di fiori - sotto campana di vetro - è impossibile parlare di apatìa davanti a certe vedute e paesaggi che dalle rigidità geometriche degradano in visioni densamente poetiche, con gli alberi accostati gli uni agli altri in «viluppi compatti di secondo elemento che caratterizza le opere dell’artista ovvero quello della magia, della finzione, della irrealtà. Si presterà molta attenzione a far notare ai ragazzi il graduale passaggio di linguaggio artistico, dal figurativo all’astratto. OPERA 1 Antonio Donghi, L'ammaestratrice di cani, 1946 olio su tela In laboratorio: tavolo della GEOMETRIA MAGICA Analizzeremo insieme ai ragazzi l’opera attraverso domande che possano stimolarli all’osservazione. Chiederemo loro cosa vedono e quindi di descrivere l’opera. Indagheremo la figura della protagonista, la sua posizione (la mano e il dito sollevati) e cosa tiene nella mano destra. Si osservano gli animali che ha vicino a sé e si decifra la loro posizione. Si notano anche gli oggetti presenti nello spazio, alcuni di colore rosso, colore che attira l’attenzione, come la piccola pedana, il cerchio su di essa, uno sgabello sullo sfondo con sopra una palla, al lato opposto una scala con ancora un cerchio. A questo punto proviamo a capire con loro chi è la figura femminile e che cosa sta facendo, quale potrebbe essere il suo mestiere, la sua professione. Quali sono gli strumenti del suo lavoro? Che movimento fanno questi strumenti? Se doveste immaginare di riprodurre questi movimenti come fareste? che “forma” avrebbero questi movimenti? Ora, però, chiediamo loro se la scena, le figure animate che vedono sono naturali, normali. La bambina non sembra un pochino inconsueta? È ferma o si muove nello spazio? La sua posizione è naturale? Lo sguardo appare mobile o congelato? E’ naturale l’ambiente che la circonda? Possiamo capire dove è, in che stanza, in che luogo? Nota: Il termine Realismo magico fu utilizzato per la prima volta nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh per descrivere l'insolito realismo, caratterizzato da un tersa e minuziosa resa dei dettagli dall'effetto straniante, dei pittori appartenenti alla corrente classica della Nuova oggettività, che si ispiravano alle correnti italiane del ritorno all'ordine degli anni venti, come Novecento, Valori plastici e la Pittura metafisica di De Chirico. In Italia la sua elaborazione è dovuta allo scrittore Massimo Bontempelli ed i suoi principali esponenti sono stati Antonio Donghi, Felice Casorati e Cagnaccio di San Pietro. Questo movimento rifiutò i risultati delle avanguardie storiche per rifarsi alla tradizione nazionale, prendendo particolare spunto dalla tradizione figurativa della classicità rinascimentale italiana del Trecento e del Quattrocento. I tratti di questa corrente, soprattutto nei suoi esiti in Italia, sono di una resa della realtà precisa, curata nei particolari ben definiti nello spazio; lo scenario è immobile, incantato, immerso in una magica sospensione; i personaggi vivono una situazione di classicità assorta e spesso dall'effetto inquietante. Soffermiamoci un momento anche sul colore rosso, che abbiamo riscontrato in alcuni elementi. soffice consistenza pulviscolare». Un artista che seppe far suo fin nel profondo il richiamo per un ritorno all'ordine, a una pittura di figura e proporzione. E se anche la sua ultima produzione risentì di eleganze fini a se stesse, mai la sua precisione fu superflua, essendo anzi alito vitale per una realtà straniante e allucinata, per una visione d'insieme che sfuggendo all'evidenza si fa intima, recuperando tra pose rituali e concretezze geometriche, le essenze misteriche del quotidiano. [Riferimento: Link http://goo.gl/FDL0Gh] Il rosso è un colore caldo o freddo? Si nota o passa inosservato? Si dice che il rosso è il colore delle pulsioni delle forti emozioni (come amore e odio): quando disegnamo un cuore solitamente di che colore lo facciamo? e la rosa che regaliamo alla mamma di che colore è? Quindi è simbolo dell’amore. Ma quando siamo arrabbiati di che colore diventa il nostro viso? Il rosso può essere anche colore dell’odio. Amore e odio sono grandi passioni, emozioni…. Ma la parola passione cosa può voler dire? Qualcosa che ci piace fare: ho la passione per la danza o per il calcio…. OPERA 2 Mirko Basaldella2, Sfida, 1967 bronzo In laboratorio: tavolo della TRIDIMENSIONALITA’ Rispetto all’opera precedente, questa mostra un completo cambio di linguaggio e struttura fisica. La prima un’opera pittorica, bidimensionale, figurativa, questa una scultura, quindi tridimensionale, già proiettata verso uno stile più informale, anche se degli elementi che possano ricollegare l’opera a qualcosa di reale ci sono ancora. Cerchiamoli! Di che materiale è fatta secondo voi? Come ha fatto l'artista a realizzarla? Che cosa rappresenta? Che “mestiere”? Quali sono gli strumenti che usa? Che movimento fanno questi strumenti? Se doveste immaginare di riprodurre questi movimenti come fareste? che “forma” avrebbero questi movimenti? E' reale o astratta? Qualcuno sa che cosa vuol dire "astratto"? Il mediatore spiega il termine. L'astrattismo è un termine con più valenze, nasce dalla scelta degli artisti di andare oltre la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori. Con il termine "astrattismo" vengono quindi spesso disegnate tutte le forme di espressione artistica visuale non figurative, dove non vi siano appigli che consentano di ricondurre l'immagine dipinta ad una qualsiasi rappresentazione della realtà, nemmeno mediata dalla sensibilità dell'artista come nel caso degli impressionisti. 2 MIRKO BASALDELLA 1910- 1969 Mirko Basaldella, considerato tra i maggiori scultori italiani del ’900, nasce a Udine il 28 settembre 1910. Cresciuto in una famiglia di artisti, studia con i fratelli Dino (scultore) e Afro (pittore) a Venezia e a Firenze. Si forma alla scuola di Arturo Martini a Milano, entrando in contatto col gruppo di artisti della Scuola romana di via Cavour tra i quali Corrado Cagli. Nel 1935 partecipa alla Biennale di Venezia come esponente della Scuola romana. Nel 1937 è a Parigi a visitare l’Exposition Universelle, dove conosce i capolavori delle avanguardie di inizio secolo: il Cubismo e in parte il Surrealismo lo segneranno profondamente. Le opere del 1939-45 rivelano una sintesi personale ed esauriente degli studi intrapresi e del modernismo del ’900. Nel quadro complessivo della situazione artistica nel periodo tra le due guerre, tra i richiami alla tradizione promossi soprattutto dagli artisti di Novecento e la ricerca in direzione più espressionista ma molto composita del gruppo romano, Mirko matura uno stile personale, con esiti a volte figurativi a volte più informali. Un linguaggio dove confluiscono sia l’ispirazione mitologica e favolistica di Martini sia le riflessioni di Cagli intorno alla necessità di recuperare il senso “primordio” del linguaggio artistico. La totale padronanza di materiali diversi gli permise di esprimersi in ogni dimensione, da quelle minime dei bronzetti a quelle monumentali. Si cerca di far indovinare a loro che tipo di lavoro fa la figura scolpita. Il titolo che Mirko Basaldella ha dato a quest'opera è LA SFIDA: perchè? Forse, se osserviamo bene, possiamo vedere le forme di cui è composta e scoprire alcuni dettagli che ci fanno riconoscere la figura di un uomo con in mano un’arma. Li troviamo? OPERE ALTERNATIVE A SFIDA DI BASALDELLA: Arturo Martini, Donna che nuota sott’acqua, 194142, marmo di Carrara Marino Marini, Cavaliere, 1945, gesso policromo NOTA - Prima di osservare con la classe le prossime due opere credo sia bene premettere loro il tema del cambio di linguaggio artistico, che ora si farà molto evidente, già affrontato nella premessa. Ora si introduce un nuovo modo con il quale fare arte e descrivere. Siamo partiti da un linguaggio formale, da soggetti tutto sommato riconoscibili, con le opere di Donghi e Mirko Basaldella, ora arriveremo a soggetti in cui non sono raffigurate delle figure o delle forme, adesso l’arte è la descrizione di qualcosa si slegano dallo stereotipo per diventare nuove, inconsuete, non comuni, sicuramente più soggettive, private e personali. Questo sarà quello che si cercherà di far nascere nella fase pratica: la descrizione di un mestiere anche fantastico, inventato, descritto da degli strumenti reali. La stranezza e insieme lo sforzo maggiore sarà quello di non descrivere però gli strumenti del mestiere col linguaggio figurativo ma di rappresentare ogni strumento secondo il movimento che questi producono, utilizzando come vocabolario gli stili artistici visti in galleria: fino ad ora geometria magica e tridimensionalità, adesso macchia e trattino-puntino. OPERA 3 Afro Basaldella3, La scheggia, 1956olio su tela In laboratorio: tavolo della MACCHIA Quest'artista si chiama Afro ed è uno dei fratelli di Mirko Basaldella, l'artista che abbiamo incontrato prima. Proviamo a osservare i colori della tela: Come sono stesi? Sono in prevalenza caldi o freddi? Se dovessimo dare un nome alle forme che il colore crea come le chiameremmo (puntini, linee, macchie, cerchi…)? Che impressione ci danno? Sembrano forme e macchie immobili o in movimento? Immaginiamo anche che strumenti ha utilizzato il pittore per stendere i colori, pensiamo a che movimenti ha fatto l'artista per dipingere questo quadro. Quali sono secondo voi gli strumenti del mestiere del pittore? Si può dipingere solo con il pennello o si possono usare anche altri strumenti? Anche noi, poi, in aula didattica, proveremo a dipingere come ha fatto Afro. Quest'opera sembra astratta ma l'artista l'ha intitolata La scheggia, come mai secondo voi? Ha deciso di presentare con i segni di colore, le macchie irregolari, i filamenti di pittura una scheggia di cui noi non sappiamo molto... Far poi notare il coloro rosso, che lega le opere di Donghi e questa, come colore acceso. Chiedere che sensazioni provoca in loro la visone di questo colore. E’ il colore delle pulsioni delle forti emozioni (amore, odio), delle passioni… Passione che può essere intesa anche come ciò che ci piace fare, la nostra passione… Ora si chiede ai bambini: che mestiere vorreste fare da grandi? Che strumenti utilizzereste per il vostro lavoro? Che movimento farebbero questi strumenti e come potreste fare a raffigurare questi movimenti con delle macchie? 3 AFRO BASALDELLA 1912-1976 L’ariosa e libera stesura del colore testimonia il completo superamento delle costrizioni neocubiste che alla fine degli anni quaranta non avevano risparmiato neppure Afro. La capacità di guardare oltre i ristretti confini nazionali era stata acquisita dall’artista pochi anni prima, con il soggiorno americano del 1950 e la decisiva scoperta della pittura di Gorky. Il debito nei confronti dell’artista è dichiarato dallo stesso Afro: “Quando sono andato in America la prima volta, nel ‘50, ho visto molti quadri di Gorky. [...] Fu l’esperienza più importante di quel mio primo viaggio [...] quella pittura mi ha dato coraggio. Intrepido emozionato pieno d’amore Arshile Gorky mi ha insegnato a cercare la mia verità senza falsi pudori senza ambizioni o remore formalistiche. Da essa ho appreso più che da qualunque altra, a cercare soltanto dentro di me: dove le immagini sono ancora radicate alle loro origini oscure, alla loro sincerità inconsapevole.” (Afro 1986, p.81) Il riscontro con le contestuali ricerche americane dell’espressionismo astratto e dell’action paintig conducono l’artista alla liberazione del colore e alla sua particolare accensione rispetto ai toni contenuti degli anni precedenti. Il quadro della Fondazione Domus, pertanto, risente di questa più distesa espressione dell’artista nel suo momento di misurata tangenza all’informale, cui si accosta senza abbandonarsi mai agli automatismi o alla gestualità incontrollata dei colleghi d’oltreoceano. [La collezione d'arte della Fondazione Cariverona (a cura di Sergio Marinelli, 2007).] OPERA ALTERNATIVA A LA SCHEGGIA DI AFRO: Giuseppe Santomaso, Racconto, 1961, olio su tela OPERA 4 Tancredi Parmeggiani4, Materia-luce, 1959, tecnica mista su tela, In laboratorio: tavolo del PUNTINO Questo pittore riflette sulle potenzialità espressive della materia-colore. Rispetto all’opera di Donghi, Tancredi usa strumenti e processi diversi per un esito ricco di energia ma non di ‘figure’. Si riconoscono delle forme? Ha dipinto qualcosa di reale, che ha visto o forse qualcosa di più intimo, personale, come se l’opera fosse uno specchio di come l’artista si sente internamente? Che colori ha usato? Era felice o era triste quando ha creato questo quadro? I colori che formano l’opera, oltre che da linee ,da cosa sono fatti (virgole, punti..)? Come si potrebbe raffigurare un movimento con i puntini? Come ha usato i colori il pittore? Ci sono delle strisce di colore che si muovono in varie direzioni: vanno verso l'alto o verso il basso? Ci sono 4 TANCREDI PARMEGGIANI 1927-1964 "Per Tancredi feci una delle rare eccezioni alla regola che mi sono imposta". Lo scriveva Peggy Guggenheim, la portentosa collezionista e mecenate americana, ricordando che il pittore suo protégé e amante fu l'unico artista ad avere un atelier nel suo Palazzo Venier dei Leoni a Venezia. "Tancredi fu per alcuni anni pittore in residenza presso la mia collezione, qui egli ebbe modo di conoscere Pollock e i suoi quadri che si trovano nella mia collezione. Tancredi ebbe probabilmente modo di svilupparsi per scatenare la rivolta naturale che era in lui e che appare così evidente in tutta la sua opera". Parabola breve ma folgorante di questo pittore, che esordì con un colorismo lirico, animato da impercettibili giochi di trasparenze e luci, alla sperimentazione dello spazialismo informale, la stagione di un astrattismo segnico-gestuale lavorato su composizioni dinamiche forgiate da forze entropiche. Fino all'estetica visionaria carica di figurazioni volanti e tumultuanti degli anni '60 consumata tra l'esaurimento nervoso e il ricovero in una clinica di Monza nel '62 e il suicidio nel settembre del '64 gettandosi nel Tevere a Roma, all'età di trentasette anni. All'alba di quegli anni Cinquanta, proprio quando Tancredi sedusse col suo estro creativo Peggy Guggenheim, emergeva potente agli occhi della critica, come racconta Barbero "l'estrema lucidità, la vibrante irrequietezza e l'immensa volontà del dipingere nuovo di Tancredi, ancora lontano da una definizione ed alieno ad ogni possibile classificazione; unico nel panorama italiano ad aver così velocemente metabolizzato le possibilità di una nuova astrazione internazionale e personale al tempo stesso". [Riferimento: Link http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2011/04/08/news/tancredi_a_feltre14682571/?refresh_ce ] anche delle gocce di colore: come ha fatto il pittore a metterle sul quadro? Potrebbe averle lanciate col pennello sulla tela con forza o averle fatte cadere delicatamente sopra. Notiamo anche del colore steso con delle specie di trattini o puntini. In che punti dell’opera si trovano? Notiamole bene OPERA ALTERNATIVA A MATERIA-LUCE DI TANCREDI: Baldassarre Longoni, Panorama di Verona, 1915, olio su tela IN LABORATORIO [45 minuti] Lo scopo del laboratorio è descrivere un mestiere fantastico, inventato tramite l’uso degli strumenti reali. Tali strumenti del mestiere non saranno descritti col linguaggio figurativo ma rappresentati dal movimento che questi producono, utilizzando come vocabolario gli stili artistici visti in galleria: geometria magica, tridimensionalità, macchia e trattino-puntino. Il laboratorio cercherà quindi di aiutare bambini e docenti a comprendere/sperimentare lo spostamento dal lavoro figurativo alla modalità astratta. La classe verrà divisa in 4 gruppi (i 4 tavoli). Ad ogni tavolo è legata una delle tecniche pittoriche analizzata in galleria e uno strumento diverso: 1. un tavolo rivolto alla GEOMETRIA MAGICA di Donghi - strumento: pastelli colorati 2. un tavolo rivolto alla TRIDIMENSIONALITA’ di Mirko Basaldella - strumento: materiale di recupero 3. un tavolo rivolto alla MACCHIA di Afro - strumento: tempere colorate 4. un tavolo rivolto al TRATTINO - PUNTINO di Tancredi - strumento: pennarelli colorati e tempere Una volta divisi, si chiederà a ciascun ragazzo, riprendendo il quaderno dove avevano scritto le loro attitudini, di pensare ad un lavoro immaginario, che sia il risultato però dell’unione di loro talenti reali e dove se ne riconoscano gli strumenti del mestiere. Es. Mi piace guardare la luna e il mio sport preferito è il calcio = da grande farò il giocatore di calcio sulla luna (mestiere irreale = giocare sulla luna / talento reale = il calcio / strumento reale con cui si pratica il mestiere irreale = pallone). Questa primissima fase del lavoro, di semplice immaginazione, è importante e individuale. La fase individuale dei ragazzi è però accomunata ma allo stesso tempo arginata dall’appartenenza ad uno dei 4 gruppi/tavoli sopra detti. Poi bisognerà cercare di: 1) avere individualmente ben chiaro il lavoro immaginario e gli oggetti reali 2) immaginare il movimento che producono gli strumenti del mestiere irreale. 3) tenere sempre presente a che tavolo/tecnica appartengono (macchia, tridimensionalità, magica geometria, trattino-puntino) 4) realizzare INSERENDO SEMPRE ANCHE DEL ROSSO il movimento appena immaginato ma con la tecnica di riferimento del mio tavolo. Esempi riferiti sempre allo stesso soggetto: Tavolo macchia - realizzo il movimento dello strumento di questo mestiere, il pallone, (il movimento potrebbe essere una sorta di spirale allungata nello spazio) ma con delle macchie di colore. Tavolo tridimensionalità lo stesso movimento ma realizzato con dei materiali da recupero per dare il senso di scultura. Tavolo geometria magica lo stesso movimento ma reso col colore steso in forme molto fisse e geometriche. Tavolo trattino-puntino il movimento a spirale allungata realizzato mediante l’accostamento di punti e trattini. LAVORO IN CLASSE La classe a scuola cercherà di studiare un’organizzazione che componga il lavoro personale di ciascun ragazzo inserito in un contesto comune. Gli studenti infatti accosteranno i loro lavori, realizzati con le diverse tecniche pittoriche di trattinopuntino, macchia, geometria fantastica e tridimensionalità, cercando di accordarsi su come disporli in modo che per ogni faccia del cubo risulti un assemblaggio di vari lavori immaginari magari riuniti da un tema deciso insieme. Per fare questo quindi i lavori fatti in laboratorio potranno essere ritagliati, adattati o anche rifatti (è da precisare che dal laboratorio in Galleria la classe uscirà con delle esercitazioni, non con il lavoro finito). In questo modo avere dei lavori individuali “modificabili” nelle dimensioni del supporto su cui sono realizzate renderà più semplice poterli disporre rispettando le misure delle facce del cubo. Le 4 facce del cubo a questo punto potranno essere lavorate, ricoperte, dipinte e studiate in modo da diventare lo sfondo dei mestieri futuri dei ragazzi. Le modalità dei 4 tavoli non devono essere tutte necessariamente utilizzate ma i bambini sono liberi di scegliere lo stile più confacente a loro. MATERIALI Fotocopie con le 4 domande iniziali per i ragazzi Cartelline per i fogli Penne Tempere colorate (colore principale il rosso) Pastelli colorati (colore principale il rosso) Pennarelli colorati (colore principale il rosso) Materiale di recupero (colore principale il rosso) [stoffe, bottoni, carta crespa, cotone, lana, carta da parati, cannucce, nastri colorati, elementi di plastica, cartone portauova, etc, ...] forbici colla vinavil supporti, meglio di cartone, per sopportare il peso dei materiali, ma di varie dimensioni pennelli colla a caldo CONSEGNA DELL’ELABORATO FINALE Il cubo realizzato dalla classe dovrà essere consegnato, insieme alla SCHEDA DI PRESENTAZIONE DELL’ELABORATO (che sarà scaricabile dal sito), presso gli uffici della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti a Palazzo della Ragione (Cortile Mercato Vecchio 6) entro e non oltre venerdì 4 dicembre 2015 ore 16.00, durante l’orario di apertura degli uffici di sotto indicati. PRENOTAZIONE VISITA E LABORATORIO Le visite e i laboratori delle classi iscritte si svolgeranno dal 29 settembre al 28 novembre 2015 con i seguenti 5 turni possibili: dal martedì al sabato: 9.00- 9.30- 10.00 -11.00 - 14.00. Sabato unico turno ore 11.00. Per la prenotazione contattare gli uffici della Galleria d’Arte Moderna al numero 045 8001903 nell’orario di apertura degli uffici di seguito indicati. Orario di apertura uffici: lunedi 9.30-13.30 dal martedi al venerdi 9.30-13.30; 14.30-17.30 Per ogni ulteriore informazione consultare il sito www.palazzodellaragioneverona.it alla sezione DIDATTICA selezionando “Le Scuole Protagoniste a Palazzo della Ragione 2015”.