MARMOLADA
Le operazioni belliche durante la Grande Guerra 1915 - 1917
di
Mariano Moro
Cresta Serauta
Sulla Marmolada, montagna sovrana fra le altre Dolomiti per la sua quota sovrastante quella delle
altre cime, nel 1915 passava, attraverso il suo ghiacciaio, il confine con l’Austria, che da punta
Penia, oltrepassando il Sasso delle Undici, scendeva a Passo Fedaia.
Con l’inizio delle ostilità il principale sforzo offensivo italiano fu diretto allo sfondamento del
fronte verso la Val Pusteria, nell’intento di raggiungere Fortezza e il Brennero, per isolare così le
forze austriache in Trentino. La Marmolada si trovò quindi al centro dello schieramento austroungarico con il compito di impedire agli italiani la penetrazione verso la val di Fassa, da dove
sarebbe forse stato possibile, almeno nelle prime settimane del conflitto, puntare strategicamente su
Bolzano attraverso il passo di Costalunga.
All’inizio delle ostilità però i primi combattimenti in questa zona si concentrarono sulle catene
parallele alla Marmolada: a Nord sulle cime dei Monti Padon (2.511 m.) e Mesola (2.536 m.); a Sud
sul Costabella (2.759 m.), Cima Uomo (3.003 m.), Passo Ombretta e le sue cime.
Sul massiccio della Marmolada, durante questo primo periodo di guerra, vi furono soltanto
sporadici, anche se violenti, scontri di pattuglie in perlustrazione. Tali azioni belliche cessarono con
l’arrivo della stagione invernale.
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Durante questo primo inverno di guerra nella zona vi furono abbondantissime nevicate che con il
disgelo provocarono colossali valanghe che causarono, soprattutto nel marzo del 1916, numerose
vittime civili e militari.
Con l’arrivo della primavera del 1916, i comandi austriaci, ravvisata l’opportunità e l’importanza
strategica di assicurarsi il controllo permanente delle posizioni predominanti della Marmolada
occuparono con posti di osservazione e piccoli presidi Forcella Marmolada (2.910 m.), Punta Penia
(3.344) Punta Rocca (3.259 m.) Sass delle Undici (2.792 m.) (“U” Stellung), Sass delle Dodici
(2.720 m.) (“D” Stellung) e Forcella Vu (“Vesura” Scharte), da dove si potevano colpire le
postazioni della Val Pettorina e del Col di Lana.
Gli italiani dal canto loro, preoccupati per l’iniziativa austriaca, si affrettarono a prendere adeguate
contromisure: l’8 aprile 1916, infatti, un nucleo del 7° Reggimento Alpini Battaglione “Val
Cordevole”, risalendo nella notte il Vallon Antermoia, dopo aver sopraffatto il presidio austriaco,
occupò la Forcella Serauta (2875 m.) e la quota 3.065 lasciandovi un piccolo presidio del 51°
Fanteria Brigata “Alpi”1.
La reazione austriaca non si fece attendere: il 13 aprile 1916, approfittando dell’intensissimo freddo
e delle proibitive condizioni atmosferiche di quella giornata, un reparto austriaco assaltò ed ebbe
ragione dei pochissimi difensori italiani, riconquistando nuovamente le posizioni perdute in
precedenza.
A questa improvvisa azione seguirono accaniti combattimenti, avversati anche dal maltempo, ma gli
austriaci mantennero le posizioni.
Il 30 aprile 1916, con un’azione accuratamente preparata dal Comandante del settore Antermoia,
Capitano Menotti Garibaldi2, un gruppo di alpini del 7° e di fanti del 51°, riuscirono, dopo un
attacco frontale ad occupare definitivamente la Forcella Serauta (2875 m.).
Due giorni dopo, il 2 maggio, gli italiani occuparono anche la quota 3.065, costringendo gli
austriaci a ripiegare sulla Forcella Vu, posizione di fondamentale importanza strategica per il
controllo del ghiacciaio.
Dopo queste azioni gli austriaci sulla forcella Vu, gli italiani a Forcella Serauta e a quota 3.065,
fortificarono le loro posizioni dando inizio ad una estenuante guerra di posizione che durò fino al
novembre 1917.
Dato che la Forcella Vu rimaneva, sovente e per interi giorni, isolata e senza rifornimenti a causa
delle avverse condizioni atmosferiche proprie del ghiacciaio, il comando austrico, grazie alla
brillante intuizione del Tenente Ing. Leo Hadl, fece scavare, sotto la superfice del ghiacciaio, una
rete di gallerie che giungevano fin sopra le postazioni avanzate.
In seguito furono scavate, sempre all’interno del ghiaccio, grosse caverne nelle quali gli austriaci
costruirono baracche di legno che furono adibite a dormitori, magazzini, locali per ritrovo,
infermeria, ecc., conferendo a tale complesso la struttura di un vero e proprio insediamento
abitativo per circa 300 soldati che fu denominato “Eisstadt” (Città di Ghiaccio).
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Le truppe italiane che operarono sulla Marmolada (Alpini, Bersaglieri, Fanti e Artiglieria),furono agli ordini della Brigata Alpi
formata sul 51° e 52° Reggimento Fanteria, al comando del Colonnello Peppino Garibaldi.
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Durante la Grande Guerra combatterono quattro nipoti dell’Eroe dei Due Mondi: Ezio, Sante, Menotti e Giuseppe
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Luogo in cui si trovava la “Città di ghiaccio”.
Anche gli Italiani, dopo la conquista della Forcella Seruta, costruirono sul massiccio roccioso di
Punta Serauta un vero e proprio fortilizio, formato da numerose grotte, collegate da facili
camminamenti in roccia e contrapposto allo sbarramento austriaco Forcella V – Sasso delle Undici.
Il 4 luglio 1917 gli italiani, dopo un anno di reiterati, vani e sanguinosi attacchi alla Forcella Vu ,
iniziarono dal Vallon Antermoia, poco sotto la quota 3065, lo scavo di una galleria di attacco alla
Forcella Vu.
Il 21 settembre, quando l’ultimo diaframma di roccia cadde, un plotone del 51° Fanteria, comandato
dal Ten. Flavio Rosso, conquistò dopo un violento corpo a corpo con gli austrici la caverna
superiore sulla spalla orientale della forcella3 .
Il giorno dopo a nulla valse il contrattacco austriaco, per riconquistare la caverna inferiore.
Nell’occasione dei sei volontari austriaci cinque furono fatti prigionieri. Le perdite italiane
ammontarono invece a dieci uomini (due caduti e otto feriti).
Il 23 settembre l’artiglieria austriaca concentrò il tiro sul costone orientale della forcella Vu, sulle
postazioni di quota 3.065 sulla forcella stessa mentre i genieri austriaci, al comando del Tenente
Pleicknger, scavavano in fretta una galleria per minare le postazioni italiane.
Il 26 settembre alle 2,45 (secondo le fonti italiane alle 4,30) avvenne l’esplosione che investì gli
uomini che presidiavano la Forcella Vu seppellendo il Tenente Flavio Rosso e i 14 fanti del 51°
Fanteria.
Il 31 ottobre 1917, una settimana dopo lo sfondamento del fronte italiano a Caporetto, una pattuglia
del 9° della 206° compagnia del Battaglione Alpini “Val Cordevole” conquistò la quota 3.153:
questa fu l’ultima azione italiana sulla Marmolada.
Infatti, il timore che tutto il IX Corpo d’Armata potesse essere circondato da sud indusse il
Comando Supremo italiano ad abbandonare la Marmolada e far convergere il IX Corpo d’Armata
su Belluno.
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Per quell’azione il Ten. Flavio Rosso fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare.
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Con il ripiegamento italiano verso valle anche gli austriaci lasciarono le postazioni sulla Marmolada
per essere impiegati in altri settori del fronte.
A testimonianza di quei tragici avvenimenti sono ancora presenti e visitabili le postazioni in roccia
italiane ed austriache su Punta Serauta e Sulla Forcella Vu, mentre la “Citta di Ghiaccio” è
scomparsa dal 1922 a causa dello scorrimento verso valle del Ghiacciaio.
Al fine di onorare tutti gli uomini che sul ghiacciaio della Marmolada combatterono con coraggio,
soffrirono e morirono per la propria patria il 9 giugno 1990 e stato inaugurato il “Museo della
Grande Guerra in Marmolada” che, essendo situato a 2.950 metri nella stazione funiviaria di
Serauta, proprio ai bordi del ghiacciaio, risulta essere il più alto d’Europa. All’interno del museo
sono esposti cimeli personali e di guerra rinvenuti in zona, di entrambe le parti, riproduzioni e foto e
documenti dell’epoca raccolti presso l’ufficio storico dello SME e presso l’Archivio di Guerra di
Vienna.
RINGRAZIAMENTI:
Si ringrazia Riccardo Pederzani per avermi messo a disposizione le foto presenti in questo scritto.
BIBLIOGRAFIA:
Per approfondire l’argomento, si segnalano i seguenti testi:
-
BARTOLI – FORNARO - ROTASO, La Città di Ghiaccio, Casa Editrice Publillux, 1993,
Trento;
-
MARIO BARTOLI e MARIO FORNARO, Museo della Guerra in Marmolada – Quaderno
di Cultura n.1, Edizioni del Centro Studi e Mostra permanente dei reperti e cimeli bellici
della Grande Guerra in Marmolada 1915-1917.
-
MARIO VIANELLI e GIOVANNI CENACCHI , Teatri di guerra sulle Dolomiti 1915 1917 Guida ai Campi di Battaglia, Arnoldo Mondadori Editore , Maggio 206, Milano.
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nota storica - CAI - Sezione "Monte Nero"