IL PONTE ARCUS uno strumento di intervento a sostegno dei beni culturali Il compito dichiarato di Arcus è di sostenere in modo innovativo progetti importanti e ambiziosi concernenti il mondo dei beni e delle attività culturali, anche nelle sue possibili interrelazioni con le infrastrutture strategiche del Paese. Per la realizzazione delle proprie attività Arcus si avvale delle risorse di cui all’articolo 60 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (Legge Finanziaria 2003). La norma dispone che annualmente il 3% degli stanziamenti previsti per le infrastrutture sia destinato alla spesa per la tutela e gli interventi a favore dei beni e delle attività culturali. Arcus è individuata come la struttura destinataria di tali fondi. Nella missione di Arcus sostenere progetti significa individuare iniziative importanti, aiutarne il completamento progettuale, intervenire negli aspetti organizzativi e tecnici, partecipare - ove opportuno o necessario - al finanziamento del progetto, monitorarne l’evoluzione, contribuire ad una conclusione felice dell’iniziativa. Il progetto ambizioso di Arcus è così di diventare il “collante” che consente di rendere operativa la capacità sistemica di promozione e sostegno progettuale per la realizzazione di iniziative mirate a migliorare il quadro dei beni e delle attività culturali, in un’ottica di sempre migliore conservazione, fruizione e valorizzazione. Arcus, muovendosi opportunamente, favorisce la necessaria convergenza di tutti i soggetti, contribuendo quindi al successo dei progetti culturali di volta in volta identificati. TRA LE IDEE E L’UOMO Nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, è stata costituita Arcus, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A., ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, mentre l’operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali – che esercita altresì i diritti dell’azionista – di concerto con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome. PER L’ARCHEOLOGIA La mostra che qui si presenta vuole evidenziare uno dei settori strategici dell’attività che Arcus svolge dall’anno 2004 nell’ambito dei beni culturali. Il sostegno per la realizzazione di progetti che riguardano l’archeologia ha impegnato la Società fin dalla nascita, legandosi strettamente alla sua missione e all’idea sottesa alla sua costituzione: il collegamento tra beni culturali e infrastrutture, due mondi talvolta contrapposti, tra i quali, tramite Arcus, è stato teso per la prima volta un ponte. Una percentuale dei fondi destinati alle grandi opere pubbliche, che spesso penalizzano il territorio ed il paesaggio, è stata destinata al recupero ed alla valorizzazione delle realtà culturali significative che le circondano e quindi, in primo luogo, a quei siti archeologici che potevano giovarsi della sinergia con i grandi percorsi turistici e commerciali. Dopo la costituzione di Arcus il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno operato insieme per dotare annualmente la Società di programmi che investono un’ampia gamma di interventi nelle diverse materie del vasto mondo dei beni culturali, e l’area degli interventi archeologici è stata uno dei settori privilegiati. Molti e diffusi su tutto il territorio nazionale sono stati i finanziamenti e le attività di sostegno che Arcus ha condotto a favore di siti archeologici, fossero essi aree, parchi o realtà commiste alla dimensione urbana, e di questi si intende qui offrire un repertorio, certo non esaustivo, ma con l’ambizione di rappresentare le varie tipologie degli interventi svolti o in corso di attuazione. Infatti, non ci si è limitati ad incrementare nuovi scavi o il restauro di alcune emergenze archeologiche, ma si è favorito, cercando di coinvolgere enti pubblici e privati e promuovendo anche la realizzazione di collegamenti con la rete stradale (passerelle, strade, aree di sosta), la valorizzazione e la fruibilità dei luoghi, perché divenissero confluenza e motore di interessi e di crescita non solo culturale. Particolare attenzione è stata rivolta, inoltre, alla conoscenza attraverso la sperimentazione e l’applicazione di metodologie e tecniche innovative. PER L’ARCHEOLOGIA ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA ARCUS ARCUS E’ per questo che, anche nella rappresentazione grafica dei pannelli, si sono voluti differenziare i progetti: quelli più strettamente correlati ad infrastrutture, quelli di prevalente interesse tecnologico, e quelli che hanno mirato invece alla valorizzazione di aree o di parchi archeologici che potessero avere il carattere di veri e propri bacini culturali. PARCO ARCHEOLOGICO AREA ARCHEOLOGICA INFRASTRUTTURE TECNOLOGICO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA ex Chiesa di Santa Marta Piazza del Collegio Romano, 5 ROMA 27-30 novembre 2008 ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA ARCUS PARCO ARCHEOLOGICO AREA ARCHEOLOGICA INFRASTRUTTURE TECNOLOGICO PER L’ARCHEOLOGIA Via Annia valorizzazione di un’antica strada romana Aquæ Patavinæ area archeologica Altino museo archeologico nazionale Comune di Montegrotto Terme Provincia di Padova Comune di Quarto d’Altino Provincia di Venezia Massaciuccoli area archeologica Colombarone area archeologica Comune di Massarosa Provincia di Lucca Comune di Colombarone Provincia di Pesaro e Urbino Ortonovo Luni area archeologica San Rossore-Pisa navi romane Comune di Ortonovo Provincia di La Spezia Suasa nuova viabilità Comune di Pisa Provincia di Pisa Comune di Castelleone di Suasa Provincia di Ancona Cupra Marittima parco archeologico Comune di Cupra Marittima Provincia di Ascoli Piceno Otricoli Narni e Carsulæ area archeologica Vulci parco archeologico Comune di Otricoli, Narni e Terni Provincia di Terni Comune di Canino e Montalto di Castro Provincia di Viterbo Teramo parco archeologico Comune di Teramo Provincia di Teramo Porto di Traiano a Fiumicino (RM) Lucus Feroniæ sito archeologico Comune di Fiumicino Provincia di Roma Arzachena Comune di Capena e Fiano Romano Provincia di Roma parco archeologico Comune di Arzachena Provincia di Olbia-Tempio Villa Adriana la “palestra” Comune di Tivoli Provincia di Roma Linea C Metro Roma Metropolitana di Napoli Comune di Roma Provincia di Roma stazioni duomo e municipio Comune di Napoli Provincia di Napoli Imago Urbis museo universitario virtuale Comune di Roma Provincia di Roma La Via Flaminia realtà virtuale Comune di Roma Provincia di Roma Aquino sito archeologico Comune di Aquino Provincia di Frosinone Sibari area archeologica Comune di Cassano allo Ionio Provincia di Cosenza Fratte sito acheologico Comune di Salerno Provincia di Salerno Tuvixeddu area archeologica Comune di Cagliari Provincia di Cagliari Patti Marina villa romana Comune di Patti Provincia di Messina Progetto Norace guida multimediale Comune di Pula Provincia di Cagliari Locri Epizefiri parco archeologico Comune di Locri Provincia di Reggio Calabria Tellaro villa romana Comune di Noto Provincia di Siracusa INFRASTRUTTURE Aquæ Patavinæ LA STORIA L’area termale euganea, oggi suddivisa nei due comuni di Abano e Montegrotto, fu nell’antichità un’unica entità territoriale, nota nelle fonti antiche come Patavini fontes o fons Aponi. Frequentata dagli abitanti del territorio patavino fin dall’epoca protostorica come santuario a carattere comunitario, la zona in età romana fu oggetto di un sistematico sfruttamento delle risorse idrotermali: nacque così gradualmente una vera e propria “città d’acqua”, dipendente amministrativamente dalla vicina Patavium, ma sviluppata come un importante centro religioso, termale e residenziale. Il santuario, dalle caratteristiche connotazioni oracolari, continuò a rappresentare nel tempo il principale punto di riferimento del territorio; l’insediamento si sviluppò rapidamente, non tanto come un nucleo urbano, ma piuttosto con un tessuto abitativo diffuso, articolato in diversi complessi termali, dotati di vasche e sistemi di canalizzazione, e in strutture di tipo residenziale per l’accoglienza della clientela. La continuità di vita costituisce uno degli aspetti più significativi di questo territorio con uno sviluppo urbanistico che ha tuttavia provocato inevitabili gravi lacune nelle attuali conoscenze sul centro antico. In una delle aree archeologiche di Montegrotto, in via Neroniana, opera fin dal 2001 la Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Padova con annuali campagne di scavo che vedono impegnate squadre di allievi, sotto la guida di docenti ed operatori anche di altre Facoltà patavine e di altre Università, nell’ottica di un lavoro caratterizzato da spiccata interdisciplinarietà. MONTEGROTTO TERME (PADOVA) Valorizzazione dell’area archeologica ANNO: 2006 IMPORTO: 1.500.000,00 euro IL PROGETTO Il progetto Aquæ Patavinæ ha individuato, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Veneto e l’Amministrazione comunale di Montegrotto Terme, un obiettivo ampio e importante: la conoscenza, la tutela e la valorizzazione della ricca realtà archeologica del centro veneto, al fine di ottimizzare la visibilità e la fruizione dei beni ed insieme di incrementare il turismo culturale dell’area. Il progetto, attuato secondo strategie di analisi multidisciplinare, si propone di ricostruire il paesaggio naturale e antropico del sito nelle epoche antiche, inquadrandolo nel più vasto contesto storico-ambientale del comprensorio termale euganeo e poi di valorizzarlo, creando un percorso archeologico unitario. I fulcri di questo Parco Archeologico euganeo, strettamente collegato alle moderne opere infrastrutturali autostradali e ferroviarie, saranno costituiti da quattro principali aree archeologiche: il complesso termale monumentale (dotato di tre vasche-piscine, un teatro coperto, un portico ed un altro edificio forse interpretabile come ninfeo o biblioteca) risalente all'epoca romana imperiale; un secondo importante complesso probabilmente di carattere residenziale, per il quale gli scavi in corso stanno restituendo un’articolata serie di fasi comprese tra l’epoca augustea e l’alto medioevo; un complesso di vasche monumentali di età romana venute alla luce al di sotto di una nuova ala dell’Hotel Terme Neroniane; una villa rustica romana recentemente emersa nella vicina località di Turri. Completerà la conoscenza del territorio e del fenomeno termale la realizzazione di un Museo delle Terme Euganee e del termalismo presso la sede di Villa Draghi, uno spazio espositivo che raccoglierà e renderà fruibili i materiali raccolti con gli scavi, ma al tempo stesso si amplierà a raccontare la storia di Montegrotto attraverso i secoli, evidenziando persistenze e trasformazioni delle scelte insediative e del significato economico del centro urbano. FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 1.000.000,00 euro MiBAC Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Veneto; Università degli Studi di Padova - Dipartimento di Archeologia; Comune di Montegrotto Terme IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Montegrotto Terme Provincia di Padova A sinistra Villa Draghi, futura sede del Museo delle Terme Euganee e del termalismo A sinistra Veduta dello scavo di una struttura medievale al centro dell’area A destra Deposizione probabilmente rituale di anfore coricate intorno ad una bocchetta in ceramica grigia Sopra a destra Veduta del settore residenziale con i mosaici A sinistra Vasca sotto la sala ristorante dell’Hotel Terme Neroniane (Scavi Soprintendenza) A sinistra Foto aerea del terreno in corso di scavo tra via Neroniana e la linea ferroviaria Padova–Bologna Antefissa in terracotta INFRASTRUTTURE FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 1.500.000,00 euro ANNO: 2005 IMPORTO: 1.200.000,00 euro Lucus Feroniæ SISTEMAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO LA STORIA ANNO: 2007 IMPORTO: 1.400.000,00 euro Il sito, già frequentato a partire dall’VIII sec. a.C., vede in epoca arcaica l’impianto di un santuario dedicato alla dea Feronia (divinità italica mutuata dai vicini Sabini ed avvicinabile alla greca Persefone, protettrice in special modo delle acque, della fertilità e della salute) in prossimità di un bosco sacro (lucus). Il santuario ed il lucus Feroniæ erano molto celebri nell’antichità: centro di incontro e famoso mercato già in età regia, vi convenivano tutti i popoli vicini (latini, sabini, etruschi, falisci) in occasione delle feste. La fama del santuario capenate fu tale da suscitare persino la cupidigia di Annibale, che nel 211 a.C. lo saccheggiò e lo depredò delle ingenti ricchezze accumulate nel corso dei secoli. Ricostruito dopo tale episodio, il complesso vide nel I sec. a.C. la fondazione della colonia romana Julia Felix Lucoferonensis, cui si deve l’evoluzione in senso urbano dell’antico santuario. La nuova città fiorì specialmente nel I sec. d.C., sotto il patronato della gens Volusia (proprietaria anche della grandiosa villa suburbana detta per l’appunto dei Volusii Saturnini), e poi in epoca traianea. Con il III sec. d.C. inizia il declino del centro antico, compiutosi definitivamente nel V secolo d.C. LA STORIA MiBAC Direzione Regionale per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Lazio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio A destra Pavimentazione della cosiddetta basilica dopo i restauri A sinistra Le terme del foro dopo i restauri A sinistra Fotografia aerea e pavimento in opus sectile In alto Schizzo di progetto del ponte pedonale sulla via Tiberina, la cui redazione è stata affidata al gruppo costituito dal Prof. Arch. Francesco Cellini e dall’Ing. Fabio Brancaleoni A sinistra Veduta dell’anfiteatro Il comprensorio archeologico di Lucus Feroniæ è attualmente suddiviso dalla moderna viabilità in tre settori contigui, amministrativamente ricadenti nel territorio di due diversi comuni della Provincia di Roma, Capena e Fiano. Ad ovest della odierna via provinciale Tiberina, che fa da confine fra i due comuni, si estende il settore maggiore dell’area archeologica, con i resti dell’antico centro urbano di Lucus Feroniæ (con l’omonimo santuario) e del suo immediato suburbio. Ad est della via Tiberina, in comune di Fiano, si sviluppa un altro ampio segmento dell’antico territorio suburbano, con il monumentale complesso archeologico della villa dei Volusii Saturnini, a sua volta divisa in due parti da una rampa della Autostrada A1, in via di dismissione. IL PROGETT ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA Comune di Capena e Fiano Romano Provincia di Roma IL PROGETTO L’intervento prevede la “ricucitura” delle aree di Lucus Feroniæ con il santuario, nel comune di Capena (RM), e della Villa dei Volusii Saturnini nel comune di Fiano Romano (RM), attualmente in concessione alla Società Autostrade S.p.A., tramite una serie di percorsi privi di barriere architettoniche ed il superamento delle cesure costituite dal moderno tracciato della via Tiberina e dalla dismessa rampa autostradale; quindi, una serie coordinata di interventi di consolidamento, restauro e protezione sulle strutture e sugli apparati decorativi che saranno condotti seguendo le tecniche usuali del restauro (opere di cuci e scuci, integrazioni, protezione delle creste murarie ecc.) sui manufatti maggiormente degradati. A completamento dei lavori di musealizzazione del sito è prevista l’installazione di una serie di apparati didattici e di un impianto di illuminazione. Il progetto così condotto restituirà al complesso la sua unitarietà originaria permettendo un percorso di visita, che collegherà le varie zone del Parco Archeologico (foro, anfiteatro, museo, Villa dei Volusii Saturnini, rendendole fruibili per un pubblico più vasto. Al momento attuale è in fase di rielaborazione il progetto definitivo del ponte pedonale sulla via Tiberina, la cui redazione è stata affidata al gruppo costituito dal Prof. Arch. Francesco Cellini e dall’Ing. Fabio Brancaleoni. Sono invece ultimati i lavori relativi al primo lotto di restauro delle strutture archeologiche e quelli per la realizzazione dei percorsi di visita all’interno dell’area di Lucus Feroniæ. Ortonovo Luni AREA ARCHEOLOGICA DI LUNI LA STORIA Fondata nella primavera del 177 a.C., la colonia romana di Luna godette in antico di grande sviluppo legato all’attività estrattiva dei marmi “lunensi” dei bacini sul massiccio delle Apuane: già nel corso del I sec. a.C. inizia la fortuna della città con l'esportazione nella capitale di marmo per le opere pubbliche, ma lo sfruttamento pianificato dei bacini raggiunge il culmine con le dinastie giulio-claudia e flavia. Sul volgere del IV secolo un sisma determina la fine della città romana imperiale; nella prima metà del V secolo Luni è tuttavia sede vescovile con la Basilica Cristiana, costruita con il recupero del materiale proveniente dagli edifici capitolini collassati. Baluardo del limes bizantino, dalla tarda antichità la città diventa meta di pellegrinaggi per le sacre reliquie del preziosissimo Sangue e crocevia degli itinerari devozionali per i luoghi santi. Le indagini archeologiche hanno portato in luce aree e monumenti pubblici e privati: particolare rilievo assumono i sondaggi in corso, grazie al primo lotto di finanziamenti ARCUS, all’interno del complesso tardo antico e altomedievale della Cittadella vescovile. La tutela e la valorizzazione dell’area sono alla costante attenzione di Enti e Istituzioni locali: in particolare, il PTC della provincia di La Spezia identifica nel potenziamento della fruizione storico-archeologica, con epicentro Luni, l’elemento cardine del Sistema turistico della Val di Magra, con l'obiettivo di realizzare il Parco Archeologico della città antica integrato ad altre realtà rilevanti presenti sul territorio, quali il Parco Naturale Regionale di Montemarcello Magra, il parco Campagna della Marinella, i siti di interesse comunitario (S.I.C.) integrati con il “sistema apuano” cui si riferiscono il Museo del marmo, l'Accademia e le Cave di Carrara nella contermine Lunigiana toscana. INFRASTRUTTURE Recupero ed estensione degli scavi. Rilancio turistico dell’area attraverso un più agevole collegamento autostradale IL PROGETTO Il progetto architettonico prevede il completamento del recupero funzionale delle dimore storiche Benettini-Gropallo e dei rustici – casali Menchelli e Giglio – situati all’interno del perimetro della città romana, da destinarsi a spazi espositivi ed operativi: archivi informatizzati, laboratori, sala per conferenze, aule per eventi temporanei, spazi di conservazione e consultazione del materiale archeologico. Il progetto di musealizzazione è volto alla ricostituzione della maglia viaria antica che giace al di sotto del piano di campagna per cogliere la complessa trama del tessuto urbanistico e consentire di raggiungere i luoghi di culto, gli edifici da spettacolo e le grandi residenze lunensi. Il nuovo percorso lungo il cardine massimo si pone in diretta sintonia con il progetto “Collegamento tra autostrada A12 e Parco del Museo Archeologico Nazionale di Luni”, proposto di concerto dalla Società Autostrada Ligure Toscana (SALT p.a.), che sta lavorando al completamento dell’uscita autostradale con accesso pedonale alla porta meridionale e al cardine. Direzione Regionale e Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Liguria hanno promosso inoltre il progetto “Grande Luni” finalizzato alla progettazione e messa a sistema di interventi strategici all’interno dell’area archeologica e nell’area della Bassa Val di Magra: dalla programmazione e sistemazione degli s c a v i a rcheologici, alla diffusione della conoscenza del sito, alla promozione di una politica di sviluppo locale. IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Ortonovo Provincia di La Spezia FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 1.500.000,00 euro ANNO: 2007 IMPORTO: 1.460.000,00 euro MiBAC Direzione Regionale per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Liguria A sinistra Fotografia aerea dell’anfiteatro di Luni A destra Busti di Ottaviano Augusto e di Emilio Lepido A sinistra Ortonovo, Luni. Case Benettini Gropallo e Casale Menchelli. Cantiere di restauro delle dimore storiche rurali: in primo piano il deposito conservativo dei materiali archeologici provenienti dall’area pubblica Statua con cornucopia PARCO ARCHEOLOGICO Arzachena FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 1.000.000,00 euro PARCO ARCHEOLOGICO CAPICHERA Comune di Arzachena LA STORIA Il nuraghe “La Prisgiona” costituisce la principale struttura del villaggio nuragico di Capichera, compreso nell’omonimo Parco Archeologico presente nel territorio di Arzachena. Cronologicamente, il nuraghe si colloca nella grande era del megalitismo in Sardegna, il cui inizio viene fissato intorno alla metà del secondo millennio a.C., quindi durante il Bronzo medio, per finire nell’Età del Ferro. I manufatti emersi durante i recenti scavi archeologici ed i reperti rinvenuti documentano l’antropizzazione di questo territorio in un arco di tempo che si estende dal XIV al X sec. a.C., per continuare fino al periodo romano. IL PROGETTO IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Arzachena Provincia di Olbia-Tempio Il progetto di realizzazione del Parco Archeologico Capichera di Arzachena persegue l’obiettivo di valorizzare l’ampio e maestoso complesso nuragico, portando a termine una serie di interventi già realizzati negli anni passati dall’Amministrazione Comunale e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Provincia di Sassari e Nuoro. L’intervento è finalizzato al consolidamento del mastio del nuraghe, alla prosecuzione degli scavi archeologici nell’area circostante il nucleo centrale del villaggio, alla preservazione dei rinvenimenti ed alla facilitazione della lettura dell’intero complesso archeologico con lo studio dei percorsi di fruizione in condizioni di sicurezza. Nel dettaglio il progetto ha previsto il completamento dei lavori di scavo e consolidamento del mastio, delle torri laterali e delle strutture elevate esistenti (cortile ed antemurale), nonché la messa in luce delle capanne nella zona sud-est del villaggio e dei circoli attorno al nuraghe. Il consolidamento ed il restauro del mastio centrale sono stati eseguiti mediante la ricollocazione nell’alloggiamento originario dei blocchi in granito provenienti dal crollo, con particolare attenzione agli interventi necessari a ripristinare la tenuta statica delle strutture. I lavori di scavo delle torri est e ovest e delle capanne sul lato sudest hanno portato alla luce reperti di notevole interesse tra cui due “olle” di circa 60 cm di diametro inviate al Laboratorio di Restauro di Arzachena; qui giovani restauratori insieme alla professionalità della Soprintendenza Archeologica ed in collaborazione con l’Università di Cagliari hanno lavorato alla ricostruzione dei reperti. Le fasi del rilievo tradizionale sono state incrementate dalle nuove tecniche del laser scanner 3D che consentono il chiarimento della tipologia costruttiva, dell’archeometria dei materiali impiegati e delle interconnessioni delle fasi costruttive. Oggi il parco Archeologico Capichera è funzionale e fruibile in completa sicurezza in tutte le sue parti: percorsi pedonali attraversano tutte le aree restaurate penetrando nel cuore dei bastioni e pedane sopraelevate consentono una veduta d’insieme di tutta l’area. A sinistra Veduta generale a fine lavori Interventi di restauro Interno mastio: intervento di rimozione dell’armatura lignea di sicurezza Torre Est: rimozione del blocco fratturato, dal paramento esterno, per l’intervento di restauro Torre D: riposizionamento di piattabande sul corridoio d’ingresso A sinistra Capanna 11: rimozione dei frammenti di ziro dallo strato archeologico per il trasporto nel Laboratorio di Restauro di Arzachena Area Sud - esterno capanna 3: sistemazione successiva allo scavo ! Sopra Planimetria del sito archeologico PARCO ARCHEOLOGICO FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 400.000,00 euro Comune di Cupra Marittima (AP) SISTEMAZIONE DEL PARCO ARCHEOLOGICO LA STORIA Cupra Marittima è senza dubbio uno dei centri più interessanti del litorale Adriatico: la sua storia è intimamente connessa alla presenza del famoso santuario piceno della Dea Cupra, con prossimo scalo portuale ben noto alle fonti antiche. Il santuario, al pari di quello etrusco di Pyrgi, aveva infatti una funzione strettamente emporica ed era legato all’approdo marittimo dove facevano scalo navi greche ed etrusche, rendendo quindi l’area un importante punto di passaggio per le merci dirette verso l’interno del territorio. L'importanza del luogo di culto della dea e del suo emporion fece si che in età romana proprio intorno ad esso (e non al nucleo abitativo piceno) si sviluppasse l'insediamento urbano e gli venisse assegnato lo stesso nome della divinità. I resti monumentali della città romana si ergono in contrada Santi già La Civita. Le fonti ricordano che l’imperatore Adriano a proprie spese restaurò il santuario. Incerta rimane ancora la localizzazione delle strutture portuali; tuttavia i ritrovamenti sporadici di vasellame, anfore e laterizi indicano con certezza come Cupra Maritima fosse inserita in una fitta rete di commerci attivata con le regioni adriatiche settentrionali, stringendo in quest’ambito un rapporto preferenziale con il centro di Aquileia, che a sua volta fungeva da tramite per l’inoltro dei prodotti locali e d’importazione sui mercati renano-danubiani. LA STORIA A destra Panoramica dell’area del foro della città romana dopo il saggio 1 Cupra Marittima A sinistra L’area del foro con la pavimentazione in lastre di calcare A sinistra Struttura cementizia (probabile altare) in asse con la scalinata del tempio A destra Pianta dell’area archeologica sottoposta ad indagine geofisica con posizionamento dei saggi eseguiti La Regione Marche ha istituito in data 28 aprile 1994 il Parco Archeologico di Cupra Marittima. A sinistra Vasca con pavimento in laterizio a spina di pesce IL PROGETT ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA Comune di Cupra Marittima Provincia di Ascoli Piceno IL PROGETTO L’Amministrazione Comunale di Cupra Marittima, in pieno accordo con la Soprintendenza per i Beni Archelogici delle Marche, in collaborazione con l’Archeoclub d’Italia, ha avviato nel 2006 una campagna di interventi per la valorizzazione e la tutela del Parco Archeologico di Cupra Marittima. Lo scopo era quello di creare un Parco Archeologico e Naturalistico attraverso un’approfondita ricostruzione della realtà monumentale e naturalistica del sito, grazie all’impiego delle più moderne tecnologie di indagine: rilevamenti geomorfologici, indagini botaniche e paleobotaniche, prospezioni geofisiche. E’ stato effettuato il rilevamento puntuale e georeferenziato della superficie dell’area urbana di Cupra Marittima e tutta l’area archeologica è stata rilevata con strumentazione GPS, mentre i principali monumenti emergenti, le cd. Mura Mignini, il monumento funerario ad edicola, il tratto principale delle mura di cinta, la cd. basilica, il podio del tempio e gli archi onorari, sono stati rilevati con la tecnica laser scan. Le indagini archeologiche si sono concentrate in quello che doveva essere il centro politico della città romana. In questa zona sono infatti presenti emergenze monumentali riconducibili al “capitolium”, con a lato due archi onorari, ed alle mura di cinta. I sondaggi archeologici hanno in primo luogo evidenziato come, al di sotto di non più di 60/70 cm di terra superficiale, la città romana conservi intatta la sua articolazione urbanistica, con la piazza, i portici, le strade, le aree sacre e quelle abitative. Dai saggi condotti sappiamo che ad una prima fase del I secolo d.C. ne è seguita sicuramente una seconda di piena età imperiale, alla quale si può collegare la pavimentazione della piazza, e che la città viveva ancora nel V-VI secolo d.C. epoca alla quale rimandano alcuni oggetti ritrovati. Tra questi un pettine in osso che trova riscontri diretti con un esemplare recuperato a Roma sul Palatino nell’area del Palazzo Imperiale. I risultati ottenuti al termine di questa fase dei lavori hanno superato ogni aspettativa e notevole successo ha avuto il cd. “cantiere di scavo aperto”, visitato da un gran numero di persone e scolaresche. Otricoli, Narni e Carsulæ VALORIZZAZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA DELL’ANTICA VIA FLAMINIA LA STORIA La città romana di Carsulæ deve forse la sua nascita proprio all’apertura della Via Flaminia, avvenuta agli inizi del III sec. a.C.; la presenza di copiose sorgenti di acque salutari diede quindi un notevole impulso allo sviluppo del centro, che probabilmente assunse fin dall’origine la connotazione di stazione climatica e termale. La naturale vocazione “turistica” di Carsulæ fu ulteriormente potenziata e sottolineata nel corso della grande ristrutturazione urbanistica intrapresa agli inizi dell’età imperiale, forse già sotto il principato di Augusto, e conclusa nel corso del I sec. d.C. In quel periodo il centro ricevette il suo assetto definitivo, con la costruzione del nuovo foro e la creazione, all’interno della città, di aree “specializzate”: tra queste assumono particolare rilievo il settore degli edifici da spettacolo (teatro ed anfiteatro), collocato in posizione enfatica sul prolungamento dell’asse del foro, e le terme, che, insieme a tre monumentali cisterne, sottolineano in modo assai evidente l’importanza rivestita dall’acqua nella vita della città. Il tratto della Via Flaminia interessato dal progetto è quello umbro che inizia da Ocriculum, l’odierna Otricoli, prosegue verso Narnia (Narni) dove supera il fiume Nera con l’imponente ponte di Augusto e raggiunge Carsulæ; è ad Ocriculum che la Flaminia incrocia sia l’attuale Autostrada A1 che l’antica autostrada per Roma, ossia il Tevere. PARCO ARCHEOLOGICO FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 400.000,00 euro ANNO: 2006 IMPORTO: 850.000,00 euro Comune di Otricoli (TR) IL PROGETTO IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Otricoli, Narni, Terni Provincia di Terni Il progetto prevede un intervento complesso ed integrato di recupero e potenziamento dei siti archeologici, di collegamento viario (pedonale e ciclo-turistico) e parzialmente fluviale degli stessi e di promozione della zona e dell’intero percorso dell’antica Via Flaminia, facendo leva sulle attrazioni storico-archeologiche, culturali e naturalistiche dell’area e sull’accessibilità delle stesse dalle grandi vie di comunicazione. L’obiettivo del progetto è quindi la valorizzazione dell’area archeologica, da realizzarsi attraverso interventi complementari ed integrati: il rinnovamento delle aree archeologiche di Ocriculum (recupero dei monumenti archeologici e del porto dell’Olio, recupero dell’antico convento benedettino di San Vittore, adeguamento del Centro di Orientamento Archeologico e del Museo Antiquarium), di Carsulæ (realizzazione del magazzino visitabile dei materiali archeologici, dell’impianto di illuminazione e delle protezioni dei percorsi, completamento e allestimento del Centro Visita e Documentazione, realizzazione delle infrastrutture di sicurezza) e del ponte di Augusto a Narni (consolidamento e restauro del ponte, realizzazione dell’impianto di illuminazione, del percorso di visita ravvicinata e di un filmato didattico); la realizzazione di percorsi di viabilità pedonale e ciclo-turistica all’interno delle suddette aree archeologiche e di collegamento tra Ocriculum, il ponte di Augusto e Carsulæ, nonché di percorsi fluviali lungo il fiume Tevere collegati all’area archeologica di Ocriculum; interventi di promozione e comunicazione, in collaborazione con il progetto già in atto per la valorizzazione della Via Flaminia da parte del CNR (Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali, programma Virtual Heritage). Finora, grazie all’utilizzo di fondi Regionali sono stati realizzati due dei quattro approdi ed è stato acquistato un battello ecologico; l’approdo di Narni sarà realizzato a breve con i finanziamenti ARCUS, con i quali, in sintonia con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Umbria, sono già stati ultimati i progetti ricadenti nell’area di Ocriculum (restauro di San Vittore e dei monumenti all’interno dell’area archeologica, interventi per la sentieristica e la cartellonistica). A sinistra Fotografia aerea di Otricoli A destra Progetto per il Centro Visita e Documentazione di Carsulæ Sotto Il Centro Visita e Documentazione di Carsulæ A sinistra Restauri integrativi delle strutture Particolare dello scavo del teatro di Ocriculum Strutture del teatro di Ocriculum A sinistra Sistemazione delle emergenze lungo il percorso fluviale Colombarone LA STORIA Narra una fonte scritta medievale, il Liber Pontificalis, che nell'anno 743 d.C. papa Zaccaria e il comandante militare dei Bizantini d'Italia, l'esarca Eutiche, si incontrarono nella basilica di San Cristoforo ad Aquilam, posta a cinquanta miglia dalla capitale Ravenna, per discutere della pericolosa situazione politica e militare del momento, che vedeva i Longobardi avanzare verso Ravenna. In seguito però si perse memoria dell'esatta ubicazione della basilica, fino a quando Annibale degli Abbati Olivieri Giordani (1708-1789) avviò approfondite ricerche d'archivio che gli permisero di ipotizzare che la basilica potesse essere situata nella piana di Colombarone, dove aveva anche effettuato alcuni saggi. Nel 1782 l'Arciprete di Casteldimezzo intraprese degli scavi nel sito segnalato dall'Olivieri mettendo in luce i resti di una "stupenda fabbrica", subito riportati in una planimetria su cui l'Olivieri annotò preziose informazioni per il posizionamento dell'area di scavo rispetto a due punti noti, la strada Flaminia e la facciata della "Chiesola". Purtroppo dopo la morte dell'Olivieri, le ricerche sul sito vennero abbandonate e si perse memoria anche della "Chiesola" menzionata dallo studioso. La riscoperta nel 1980 della planimetria degli scavi del 1782 diede inizio alle nuove ricerche a Colombarone: le indagini da allora condotte nel sito su iniziativa congiunta del Comune di Pesaro, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, l'Arcidiocesi di Pesaro e la Parrocchia di Colombarone, hanno portato alla luce un settore di una villa tardo antica sorta alla fine del III secolo d.C., ampliata tra il V e l’inizio del VI secolo, quindi trasformata in chiesa per divenire, nel secolo VIII, la basilica di San Cristoforo ad Aquilam. Le diverse potenzialità dell'area, compresa all'interno del Parco Naturale del Monte San Bartolo, favorita dalla sua felice posizione lungo la S.S. Adriatica 16, in un contesto di considerevole valore paesaggistico e culturale, ad alta vocazione turistica, hanno fatto maturare l'esigenza di uno specifico progetto di musealizzazione e di valorizzazione. AREA ARCHEOLOGICA VALORIZZAZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA DI SAN CRISTOFORO AD AQUILAM IL PROGETTO Base del progetto complessivo è un protocollo d’intesa, già sottoscritto, tra Comune di Pesaro, Provincia di Pesaro e Urbino, Ente Parco San Bartolo, Arcidiocesi di Pesaro, Ente Parrocchia Sacra Famiglia di Colombarone, MiBAC – Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. L’obiettivo del progetto non è solo quello di recuperare alla piena fruizione l’area scavata, ma anche quello di valersi delle evidenti interrelazioni con il territorio circostante per promuovere una serie di occasioni turistico-culturali ed educative, che possano risultare produttive sotto ogni aspetto per la zona circostante. Il progetto è stato suddiviso in due parti: il restauro delle strutture archeologiche che erano state provvisoriamente reinterrate in occasione degli scavi, e le opere edilizie per la realizzazione della copertura, dei percorsi, della sistemazione dell’area. Per scendere nel dettaglio, gli interventi programmati hanno riguardato la musealizzazione, ossia il completamento delle indagini archeologiche, il restauro delle strutture messe in luce e dei materiali rinvenuti, la documentazione grafica e fotografica, lo studio e l’edizione dello scavo; la copertura e la protezione degli scavi con una tettoia il cui perimetro segue l’andamento dei ritrovamenti, la realizzazione di passerelle e percorsi di visita attrezzati; parallelamente il Comune di Pesaro ha provveduto a fornire l’area di servizi per i visitatori (illuminazione, bagni, biglietteria e parcheggio) realizzando anche la sistemazione della strada che collega l’area alla S.S.16 Adriatica, e modificandone l’accesso. IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Pesaro Provincia di Pesaro e Urbino A destra Veduta dell’area archeologica e della passerella per la fruizione da parte del pubblico Sopra Le fasi di realizzazione della copertura dell’area archeologica Sopra, a destra e sotto Fasi del restauro delle strutture e dei pavimenti a mosaico, in un primo tempo provvisoriamente reinterrati, ai fini della loro valorizzazione FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 1.000.000,00 euro Comune di Pesaro AREA ARCHEOLOGICA Sibari LA STORIA Sibari fu fondata sulla costa jonica dell’attuale Calabria, ai margini di una grande e fertile pianura, verso il 730-720 a.C. da coloni achei provenienti dalla regione nord del Peloponneso. Nel 510 a.C. i sibariti furono sconfitti dai crotoniati e la città venne rasa al suolo. Nel 444 a.C., per iniziativa di Pericle, gli ateniesi fondarono una nuova città alla quale fu dato il nome di Thurii: tra i fondatori di Thurii troviamo lo storico Erodoto, il filosofo Protagora ed il celebre Ippodamo di Mileto, che disegnò il grandioso impianto urbano che con gli scavi recenti cominciamo ad intravvedere. Terminate le guerre contro Annibale, i romani dedussero a Thurii, nel 194 a.C., una colonia latina che prese il nome ufficiale di Copiae. La città romana visse ininterrottamente fino al VII secolo d.C., quando venne definitivamente abbandonata. Il sito dell’antica Sybaris si trova oggi in un rapporto privilegiato con il sistema infrastrutturale moderno, essendo situata a circa 20 Km dall’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel punto di maggiore avvicinamento di tale Autostrada alla costa jonica della Calabria, in una zona nodale di collegamento tra la SalernoReggio Calabria e la S.S. 106 Ionica (da Taranto a Reggio Calabria). VALORIZZAZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA Il progetto ha come fine la valorizzazione dell’area archeologica in località Casa Bianca, il quartiere più orientale della città antica oggi a circa 1 Km dalla linea di costa, ma un tempo situato a breve distanza dal mare. L’intervento consiste in un’ampia operazione di scavo finalizzata alla conoscenza di un complesso monumentale di età romana al centro del quale campeggia un santuario delle prima età imperiale che, grazie ai rinvenimenti di frammenti di statue e di una dedica iscritta su una tabella di bronzo, si può assegnare al culto di Iside. Lo scavo e il restauro del complesso, che copre un’area di circa 6000 mq, offre al pubblico una visione più unitaria e articolata del sito e, contestualmente, restituisce dati importanti per la conoscenza dell’impianto ippodameo di Thurii, dal momento che il santuario isiaco insiste su uno degli incroci delle strade del V secolo. Il progetto, pertanto, si articola in operazioni che concernono lo sbancamento del terreno alluvionale, lo scavo archeologico delle strutture del complesso monumentale romano, la sistemazione e regolarizzazione delle sponde di terra che delimitano l’area archeologica di Casa Bianca, la conservazione e valorizzazione delle strutture archeologiche, la presentazione museografica del monumento attraverso la sistemazione dell’accessibilità e la realizzazione di apparati didattici e aree di sosta. Lo scavo dell’area è iniziato il mese di settembre 2005; i lavori di scavo corrispondenti ai primi due lotti del finanziamento sono stati completati a fine 2007: dallo scavo è emerso il podio di un tempio che era circondato da un peristilio. Con il terzo stralcio si prevede il completamento dello scavo delle strutture emerse. Per quanto attiene i lavori di valorizzazione, sono stati completati i restauri delle murature e del materiale archeologico e architettonico emerso. Al fine di favorire la leggibilità dell’impianto architettonico, in considerazione del capillare spoglio di tutto il materiale lapideo appartenente al complesso, è stato realizzato un intervento di anastilosi di una colonna d’angolo del peristilio, portato a termine integrando il poco materiale architettonico sopravvissuto con materiale lapideo ed un calco dell’unico capitello ionico integro emerso dallo scavo dell’area. Sono state, da ultimo, sistemate e regolarizzate le sponde gradonate che delimitano l’area in pendio con soluzioni di ingegneria naturalistica. FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 800.000,00 euro ANNO: 2005 IMPORTO: 200.000,00 euro ANNO: 2006 IMPORTO: 650.000,00 euro Scuola Archeologica Italiana di Atene IL PROGETTO A sinistra L’area da nord, vista dal piano di campagna, con i pannelli didattici che illustrano gli interventi condotti con i finanziamenti ARCUS IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Cassano allo Ionio Provincia di Cosenza A destra Planimetria di Casa Bianca con evidenziata l’area in cui si sono svolte le ricerche della SAIA in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria A destra Gli interventi di musealizzazione visti da sud con il propylon e la colonna in primo piano Sotto Visione da est A sinistra La colonna oggetto di anastilosi A sinistra Frammento di statuetta in bronzo raffigurante il toro cozzante di Thurii databile al IV secolo a.C. emersa durante gli scavi dell’Iseo AREA ARCHEOLOGICA FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 400.000,00 euro ANNO: 2006 IMPORTO: 700.000,00 euro Suasa REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA VIABILITA’ Comune di Castelleone di Suasa (AN) L'antico centro romano di Suasa, nell'entroterra di Senigallia (AN), sorge alla destra del fiume Cesano, in posizione di fondovalle tra due dorsali collinari. L'insediamento nacque dopo il 232 a.C., lungo un’antica via di transito che collegava l’Appennino con l’area adriatica antecedente alla strutturazione del sistema itinerario incentrato sulla Via Flaminia (220 a.C.). Suasa si costituì come prefettura nella prima metà del III sec. a.C., divenne municipio nel corso del I sec. a.C. e fu abbandonata, dopo un lungo e fiorente periodo di prosperità, in conseguenza del periodo di crisi che seguì la guerra greco-gotica nel VI sec. d.C., quando divenne cava di prestito per la costruzione dei circostanti abitati medievali. Gli scavi del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, in corso da più di vent'anni, hanno riportato in luce due settori della città a cavallo della strada: da un lato la grande piazza del foro bordata da portici su tre lati e aperta verso la principale arteria urbana, dall’altro un’area di abitazioni (tra le quali spicca, in età medio imperiale, la ricca domus dei Coiedii, una grande dimora aristocratica di elevata qualità architettonica e decorativa) e di altri edifici tra cui l’anfiteatro ed il teatro. Non sono note mura di cinta, mentre il tratto urbano della strada è delimitato dalle due necropoli principali databili tra I e IV sec. d.C.: quella settentrionale, meno nota con l’eccezione di poche inumazioni e di un monumento a dado del tipo diffuso in età giulio-claudia, e quella meridionale, con almeno altri tre monumenti analoghi allineati sul ciglio stradale. LA STORIA A destra Vista aerea dell’area degli scavi. Da sinistra a destra: l’anfiteatro, il teatro (tracce sull’erba), la grande Domus dei Coiedii e le case repubblicane (coperte da tettoia), il Foro; sopra la Domus, l’impianto termale LA STORIA A sinistra Particolare di un opus sectile pavimentale della Domus dei Coiedii A sinistra Ricostruzione del foro In basso Pianta delle aree di intervento del progetto Ritratto di Augusto, dagli scavi della Domus dei Coiedii Allo stato attuale, i due grandi settori di scavo, quello della domus dei Coiedii-teatroanfiteatro da una parte e quello del foro dall’altra sono divisi dalla strada comunale di Pian Volpello (S.P. 19), un moderno rettifilo che corre lungo il tracciato della principale strada della città romana, il decumano massimo: il collegamento dei due settori costituisce una priorità importante ai fini dello studio e della comprensione, ma soprattutto della valorizzazione del sito. IL PROGETT ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA Comune di Castelleone di Suasa Provincia di Ancona IL PROGETTO Il progetto generale ha come obiettivo la valorizzazione del Parco Archeologico della città romana di Suasa, con particolare attenzione al rapporto che il comprensorio intrattiene con la viabilità antica ed attuale; in sintesi, il piano di valorizzazione si articola in tre diversi punti. Il primo punto prevede lo spostamento dell’attuale strada comunale che attraversa lo scavo consentendo la totale messa in luce e il recupero conservativo di quella più antica che vi giace al di sotto. Sarà quindi realizzata una nuova strada della lunghezza di circa 1 Km, a cui si affiancheranno interventi per la realizzazione di aree di sosta e di aree a verde. Il tratto di strada antica che emergerà dagli scavi, così come il Parco Archeologico, saranno segnalati da un sistema di cartellonistica e segnaletica distribuito lungo le principali direttrici di traffico e negli snodi più importanti. Il secondo punto prevede la realizzazione di percorsi attrezzati e guidati all’interno dell’area archeologica e soprattutto la fruibilità della casa detta del “Tappatino”, stabile colonico, risalente al XVI secolo, di ragguardevoli dimensioni che diverrà una struttura polivalente al servizio del Parco. E’ previsto, inoltre, il restauro dei settori abitativi già scavati e già provvisti della copertura di protezione definitiva e il recupero conservativo delle emergenze archeologiche site in località Miralbello e area ex Aquater (S. Lorenzo in Campo, PS), attualmente al di fuori dell’area del Parco. Il terzo punto prevede lo scavo integrale dell’edificio teatrale con i successivi interventi di recupero e restauro. Altresì sono previsti lavori di conservazione e sistemazione dell’anfiteatro. Linea C - Metro Roma LARGO ARGENTINA, PALATINO E COLLE OPPIO LA STORIA L’area interessata da questo intervento tocca alcuni dei punti più significativi della storia della città. Sul versante settentrionale del Palatino prospiciente il Foro si ergono le imponenti strutture della Domus Tiberiana, il palazzo imperiale, attribuito nel suo nucleo originario a Tiberio, il quale fu oggetto di ampliamenti, aggiunte e trasformazioni che dall’età di Caligola giunsero fino all’età adrianea. L’imperatore Adriano, in particolare, portò il fronte settentrionale del palazzo verso il Foro sulla Nova Via, per mezzo di una doppia fila di grandi arcate le quali dovevano fungere da contrafforte dell’imponente edificio nonché di contenimento verso valle della collina stessa. Nel Rinascimento la zona venne inglobata negli Horti Farnesiorum che occuparono l’intero pendio fino alla Casa delle Vestali; dopo il passaggio del possedimento farnesiano allo Stato italiano, Rodolfo Lanciani nel 1893 effettuò estesi scavi nell’area rimettendo in luce la Nova Via e le costruzioni in opera laterizia che su di essa si allineano. L’Area Sacra di Largo Argentina si presenta come una vasta piazza in parte pavimentata, situata alcuni metri sotto l’attuale piano stradale, in cui sono visibili i resti di quattro templi, comunemente indicati con le prime quattro lettere dell’alfabeto: in ordine cronologico, tempio C (fine del IV - inizi III sec. a.C.); A, a nord del tempio C (metà del III sec. a.C.); D, sul lato meridionale dell’area (inizi del II sec. a.C.); B, di pianta circolare, nello spazio tra A e C (in seguito all’incendio che nel 111 a.C. distrusse gran parte della città). L’aspetto attuale è quello assunto in età imperiale, al termine di una lunga evoluzione: dopo le trasformazioni edilizie del I secolo a.C., nell’80 d.C. un incendio ricordato da Dione Cassio distrusse gran parte del Campo Marzio, compresa l’Area Sacra, che subì una profonda trasformazione dovuta all’imperatore T. Flavio Domiziano; in età post-classica, infine, l’area vide notevoli interventi di cui si leggono tracce riferibili al V e al VI sec. d.C., fino al suo inserimento all’interno di un monastero, forse, il monasterium Boetianum, noto da una citazione del Liber Pontificalis relativa agli anni 676-678. Una continuità di utilizzazione si ha fino al XIV secolo. INFRASTRUTTURE Progetto per portare in luce le interferenze archeologiche FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 2.000.000,00 euro ANNO: 2005 IMPORTO: 2.000.000,00 euro ANNO: 2006 IMPORTO: 2.500.000,00 euro MiBAC Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma; Comune di Roma – Sovrintendenza Archeologica di Roma IL PROGETTO Oltre ai complessi sopra evidenziati, il progetto nella sua totalità interessa anche alcune strutture sul Colle Oppio; nella fattispecie, le aree di pertinenza sono così suddivise: Palatino e Colle Oppio (Domus Aurea) a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma; Largo Argentina e Colle Oppio (Galleria delle Terme di Traiano, cd. Criptoportico) a cura della Sovrintendenza Comunale di Roma. Nel complesso, il progetto si propone di operare una attività sistematica di indagine e di accertamento delle condizioni statico-strutturali, idrogeologiche, geotecniche e storico-archeologiche degli edifici; effettuare eventuali scavi, restauri alle strutture e risanamenti delle superfici decorate esistenti; definire percorsi di visita e progettare strutture per la valorizzazione delle aree e la messa in sicurezza in vista di una loro apertura al pubblico. Tutti gli interventi presentano dunque un duplice obiettivo: conservativo, per la difesa diretta delle strutture e degli apparati decorativi, e di incremento della fruizione pubblica attraverso l’apertura di ambienti prima non visibili. Nello specifico di Largo Argentina, inoltre, il progetto vuole essere un “progetto pilota” per la fruizione dei luoghi collocati a quota molto più profonda rispetto al livello urbano di calpestio, prevedendo la possibilità di un’uscita della Metropolitana direttamente alla quota archeologica. Connessa al progetto sarà anche la realizzazione di una carta archeologica digitalizzata della città di Roma (Forma Romæ), realizzata in collaborazione con il Comune di Roma. IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Roma Provincia di Roma A destra Largo Argentina. Veduta del tempio C In alto Palatino. Fronte settentrionale della Domus Tiberiana: le murature prima e dopo gli interventi In basso Palatino. Fronte settentrionale della Domus Tiberiana: tratto di pendice tra il Clivo della Vittoria e la Via Nova prima e dopo le opere di bonifica e restauro A sinistra Largo Argentina. Veduta del tempio B INFRASTRUTTURE FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 1.500.000,00 euro Metropolitana di Napoli STAZIONI DUOMO E MUNICIPIO ANNO: 2006 IMPORTO: 2.200.000,00 euro LA STORIA Comune di Napoli LA STORIA A destra Piazza Nicola Amore. Pozzo di Stazione: veduta generale dell’area di cantiere con la copertura mobile La stazione denominata “Duomo” – facente parte della Linea 1 della Metropolitana di Napoli, in corso di realizzazione – è ubicata in Piazza Nicola Amore, dove convergono Via Duomo e Corso Umberto I. La piazza si imposta sui resti di un isolato urbano sorto alla fine del XIII secolo e abitato fino agli inizi del 1900, quando i caseggiati vennero demoliti dalla Società del Risanamento nel quadro di un intervento più generale di riassesto della zona costiera della città. L’isolato urbano sorge in un’area occupata dal complesso dei Giochi Isolimpici, costruito in età imperiale e costituito da un tempio periptero circondato da un ambulacro mosaicato e da un portico nel quale si riconosce l’edificio del ginnasio. Nelle aree circostanti sono emersi i crolli della decorazione architettonica e dei rivestimenti marmorei recanti iscrizioni in greco che riportano i nomi dei vincitori degli agoni; su questi livelli è emersa una necropoli di epoca tardo antica. Il complesso monumentale si imposta sui resti di un portico di età repubblicana, a sua volta innestato sugli ambienti di un grande edificio databile al V-IV sec. a.C. che oblitera una necropoli ad incinerazione degli inizi del V sec. a.C. La Stazione denominata “Municipio” – parimenti facente parte della Linea 1 della Metropolitana – è ubicata nell’omonima piazza, che si situa tra l’antico insediamento di Parthenope (l’abitato più antico di metà VII sec. a. C.) e la città di Neapolis (degli inizi del V sec. a.C.). Nel sito furono rinvenute sepolture di età classica e recentemente, sotto Castel Nuovo e nell’Istituto Navale, imponenti strutture romane, appartenenti forse alla famosa villa di L. Licinio Lucullo. Le indagini effettuate hanno inoltre confermato e precisato topograficamente la collocazione del porto della città romana: lo scavo ha infatti portato in luce i resti di un pontile ligneo e di tre barche da trasporto, oltre ad innumerevoli manufatti ceramici, lignei ed altri, giacenti sul fondo dell’antico bacino portuale. Il porto si insabbiò a partire da epoca tardo antica e l’area venne occupata da una strada di collegamento tra la città e il mare, fiancheggiata da sepolture. A sinistra Piazza Nicola Amore. Portico: iscrizioni dei Giochi Isolimpici, lastre in crollo e lastre ricomposte in occasione della mostra presso il Museo Archeologico di Napoli A sinistra Piazza Nicola Amore. Edificio di V-IV secolo a.C.: mosaico in signino Piazza Nicola Amore. Tempio, ambulacro: pavimentazione in tessere di marmo A destra Piazza Nicola Amore. Portico: muro di fondo, lato settentrionale A sinistra Piazza Municipio. Veduta dello scavo delle barche IL PROGETT ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA Comune di Napoli Provincia di Napoli IL PROGETTO La metropolitana di Napoli costituisce una grande trasformazione urbana della città di Napoli attuata dal Piano comunale dei trasporti elaborato contemporaneamente al nuovo PRG. In tale ambito le stazioni sono state considerate come occasioni di recupero urbanistico sia nel caso della zona collinare sia in quello del centro storico: in particolare, quelle del centro storico (tra le quali sono le stazioni Duomo in piazza N. Amore e Municipio in piazza Municipio) sono divenute “le stazioni dell’archeologia”, differenziandosi dalle “stazioni dell’arte” della zona collinare che rappresentano invece un punto di avvicinamento della città all’arte contemporanea. Il progetto prevede estese e profonde esplorazioni archeologiche attuate con l’ausilio di tecnologie innovative, preliminari alla costruzione vera e propria delle stazioni; in tal senso il progetto si configura come un intervento di archeologia urbana, che inserisce Napoli tra le più avanzate esperienze metodologiche italiane ed europee: la completa conoscenza degli strati archeologici della città e la musealizzazione dei reperti all’interno delle “stazioni dell’archeologia” entreranno negli itinerari turistico-culturali sia per i cittadini di Napoli che per i turisti, italiani e stranieri, inducendo così uno sviluppo turistico maggiore, con un positivo indotto economico non solo per la città di Napoli, ma anche per l’intera regione Campania. Via Annia LA STORIA Realizzata nel 131 o nel 153 a.C. da un magistrato appartenente alla gens Annia – il pretore Tito Annio Rufo o il console Tito Annio Lusco – la Via Annia è una delle più importanti arterie stradali del Veneto di epoca romana. Secondo una delle ipotesi finora più accreditate, essa fu concepita come prolungamento della Via Popillia che da Rimini raggiungeva Adria; sicuramente il suo capolinea settentrionale era Aquileia e il suo tracciato seguiva, a partire da Padova, l’andamento del litorale adriatico che delimita il golfo di Venezia, pur mantenendosi più arretrato rispetto all’effettiva linea di costa. Un tracciato che si sviluppa quindi attraverso siti e luoghi che, a partire dall’età del Bronzo recente, avevano costituito un interessante sistema integrato di mare e terra, con percorsi interni terrestri, fluviali e rotte marine, che avevano favorito la circolazione di merci e culture tra il Mediterraneo e l’area alto adriatica. La Via Annia costituisce quindi un’infrastruttura viaria di eccezionale rilevanza, di certo finalizzata, in ottica romana, al controllo politico del territorio, ma anche al collegamento dei territori dell’Italia nord-orientale con il resto del mondo romano e, conseguentemente, alla promozione e all’incremento degli scambi culturali e commerciali tra le aree collegate. Gli studi condotti sul tracciato dell’Annia a partire dall’inizio del secolo scorso, unitamente alla lettura delle fotografie aeree e delle riprese da satellite, hanno permesso di ricostruire con certezza gran parte del percorso di quest’antica strada romana della quale abbiamo sì significative emergenze archeologiche, ma di cui molto resta ancora da scoprire. La ricostruzione del percorso poggia inoltre sulle fonti antiche, che forniscono diverse testimonianze, anche se in modo non omogeneo, nonché su dati archeologici (rinvenimenti di miliari, strutture ed infrastrutture connesse alla strada, soprattutto ponti) e toponomastici. VALORIZZAZIONE DI UN’ANTICA STRADA ROMANA FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 800.000,00 euro ANNO: 2007 IMPORTO: 1.000.000,00 euro Regione del Veneto - Comune di Padova IL PROGETTO In sintonia con la Proposta di legge “Disposizioni per la tutela e il recupero del percorso dell’antica via Annia e istituzione del relativo parco archeologico” (n. 5148 – luglio 2004) sottoscritta da numerosi Parlamentari veneti e friulani, l’obiettivo del progetto è di fare della Via Annia il perno da cui innescare un significativo processo di valorizzazione dei territori del nord-est: una valorizzazione culturale affiancabile a quei progetti di valorizzazione ambientale (dei luoghi umidi e delle vie di navigazione endolagunare) e di recupero delle antiche tradizioni eno-gastronomiche. Le tappe attraverso cui tale obiettivo può essere raggiunto sono riassumibili in sei punti fondamentali: identificazione dell’intero tracciato viario antico da Adria ad Aquileia (circa 200 km) attraverso una segnaletica turistica esterna adeguata e capillarmente distribuita lungo il percorso; allestimento di una sala, all’interno di ciascuno dei cinque musei gravitanti sul tracciato dell’antica strada romana (Adria, Padova, Altino, Concordia, Aquileia), dove trovino adeguata collocazione tutti i reperti archeologici legati al tracciato viario, nonché di una stazione multimediale che metta in rete i cinque musei e permetta di conoscere la storia della strada; predisposizione di un biglietto di ingresso unico o di una card “Via Annia”; realizzazione di supporti scientifico-didattici aggiornati ed adeguatamente documentati e illustrati; musealizzazione di singole emergenze archeologiche e realizzazione di alcuni saggi mirati a risolvere parte dei nodi critici tuttora irrisolti; azione coordinata di comunicazione (convegni, pubblicazioni scientifiche) per promuovere eventi e iniziative legate alla valorizzazione della Via Annia e del territorio. A sinistra Incrocio viario e sistemazioni agrarie di probabile età romana nei pressi di Ceggia IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA INFRASTRUTTURE Tracce della Via Annia a nord di Adria In basso Tenuta di Ca'Tron (Roncade,Treviso - Meolo, Venezia). Saggio 11 (sito A). Veduta generale dei resti della fattoria romana (edificio sud) (inizi del I secolo d.C.) A destra Aquileia, Casa delle Bestie ferite. Tessellato con sovrapposizione di pilastrini in laterizio Aquileia, Casa delle Bestie ferite. Lastre di pavimentazione della corte. A destra Iulia Concordia, foro romano. Veduta generale della trincea 200: la porticus meridionale e parte del decumano a sud del foro A sinistra Padova, necropoli via Tiepolo-via San Massimo 1990-1991. Tomba 237: ricostruzione della disposizione del corredo all'interno del dolio (fine III-inizi II sec. a.C.) GUIDA MULTIMEDIALE PER IL SITO ARCHEOLOGICO DI NORA LA STORIA L’insediamento antico di Nora si situa sulla costa sud-occidentale della Sardegna, circa trenta chilometri a sudovest di Cagliari, ed è conosciuto dalle fonti come la città più antica della Sardegna. Gli scavi in corso testimoniano per questo sito una vicenda urbana lunghissima, protrattasi per oltre un millennio e mezzo. Fondata dai fenici nell’VIII secolo a.C., la città rientrò nell’orbita di Cartagine verso il 530 a.C. e vi rimase fino alla conquista romana (238 a.C.). Sotto il controllo romano la città acquisì un nuovo volto urbanistico e, soprattutto a partire dall’età imperiale, rivestì il ruolo di fondamentale scalo commerciale tra l’Italia, l’Africa e la Spagna, come documentano i materiali d’importazione rinvenuti. La vita della città sembra cessare definitivamente verso l’VIII sec. d.C., dopo un periodo in cui fu presidio militare contro le invasioni saracene dal mare. Il sito fu già oggetto di indagini alla fine del XIX secolo con campagne di scavo che trovarono prosecuzione tra il 1952 e il 1954 e dal 1990 con le attività della Missione archeologica tuttora operante. TECNOLOGICO Progetto Norace FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 200.000,00 euro ANNO: 2006 IMPORTO: 200.000,00 euro Università degli Studi di Padova – Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione IL PROGETTO Il progetto NORACE affianca i piani della Regione Sardegna e del Comune di Pula per la riqualificazione dell’area archeologica di Nora. L’iniziativa punta a migliorare la fruibilità turistica del sito con l’impiego diffuso di strumenti multimediali ad avanzata tecnologia. Il progetto è stato sviluppato grazie alla sinergia di molti soggetti, tra cui hanno assunto il ruolo di coordinamento il Dipartimento di Archeologia e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova; esso ha inoltre goduto del sostegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e Oristano e delle Università di Milano, Genova e Viterbo, che operano nel sito da quasi vent’anni, e di soggetti privati (CREI Ven, Telsey e 3D Everywhere di Padova). L’integrazione delle competenze di questi soggetti ha permesso lo sviluppo di un progetto in cui si cerca di presentare al pubblico le cospicue evidenze archeologiche del sito archeologico in modo nuovo e completo, sfruttando dispositivi palmari opportunamente approntati in grado di fornire al visitatore una quantità molto alta di informazioni multimediali organizzate in una base di dati sviluppata ad hoc. L’apparato di informazioni grafico-testuali e cartografiche inserito all’interno delle memorie dei dispositivi palmari (in attesa della copertura wi-fi del sito) guida il visitatore ai contesti della città lungo percorsi tematici e cronologici. Fondamentale per questa immersione nell’antica Nora risulta l’adozione di due sistemi di riferimento spaziale: da un lato ciascun palmare è dotato di un’antenna GPS, che, integrata con il supporto cartografico, conduce il visitatore lungo i percorsi prescelti dall’utente; in secondo luogo ciascun complesso monumentale è fornito di etichetta elettronica in tecnologia RFID (Radio Frequency Identification) che interagisce con il palmare e comunica allo stesso l’identità del complesso avvicinato per la pronta attivazione delle apposite informazioni sul dispositivo. Il prototipo, risultato funzionante in tutti i suoi componenti durante i test eseguiti nel 2007, è stato messo a disposizione del Comune di Pula che gestisce un Piano di valorizzazione della città antica dotato di un ricco finanziamento pubblico. Il sistema di visita con palmari dovrà essere convertito da strumento prototipale in apparato di comune utilizzo tramite l’acquisto di un set di apparecchi mobili e la predisposizione di un piano logistico di funzionamento degli stessi e di manutenzione. IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Pula Provincia di Cagliari A sinistra Veduta da bassa quota del nucleo centrale della città antica, da est (su gentile concessione di Gianni Alvito, Cagliari) A sinistra Stralcio della cartografia digitale georeferenziata della città antica con l’indicazione dei codici dei monumenti; il dispositivo palmare in funzione con la cartografia digitale georeferenziata della città antica A sinistra Visione obliqua della piazza del Foro da sud-ovest A sinistra in basso Il mosaico che orna uno degli ambienti della Casa dell’atrio tetrastilo, nella zona meridionale della città antica In alto Veduta aerea zenitale della penisola su cui sorge la città antica (foto Aeronike, Cagliari) A sinistra Veduta da bassa quota del teatro e del foro della città (su gentile concessione di Gianni Alvito, Cagliari) INFRASTRUTTURE FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 500.000,00 euro ANNO: 2005 IMPORTO: 200.000,00 euro Università degli Studi La Sapienza di Roma – Dipartimento di Scienze dell’Antichità Imago Urbis MUSEO UNIVERSITARIO VIRTUALE DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO DI ROMA LA STORIA LA STORIA Dopo la pubblicazione della Forma Urbis di Rodolfo Lanciani (1913) non è stata ancora realizzata una carta archeologica di Roma aggiornata con le scoperte effettuate dall’inizio del ‘900 a oggi. Si data invece al 1990 la Carta dell’Agro Romano, strumento base per la tutela del territorio di Roma ma che necessita ormai di un aggiornamento e di una nuova redazione. Un recente e valido supporto per la programmazione di interventi in area urbana, seppure ancora in fase sperimentale, è rappresentato dalla Carta per la Qualità istituita per il nuovo Piano Regolatore Generale di Roma, con l’obiettivo di registrare e quantificare il potenziale stratigrafico della città. Per quanto riguarda invece le strutture museali, salvo rare eccezioni mancano a Roma e in Italia musei delle città e dei territori. La Cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana, Facoltà di Scienze Umanistiche, Università di Roma “La Sapienza”, dedica da oltre dieci anni parte dell’attività di ricerca alla ricostruzione dei paesaggi urbani della città e del suburbio di Roma dalla metà del IX secolo a.C. alla metà del VI secolo d.C. Grazie ad una serie di cofinanziamenti Murst-Miur (1998, 2000 e 2002) è stato realizzato un sistema informatizzato in cui sono stati archiviati i dati editi (bibliografici e cartografici) relativi a tutti i monumenti o strutture di Roma. Con questa base di informazioni il sistema ha poi generato una serie di immagini (piante di fase, ricostruttive e tematiche) che illustrano lo sviluppo della città e dei suoi quartieri (Regiones) nel corso del tempo. A ideale conclusione di questa ricerca si propone di elaborare ulteriormente il prodotto già realizzato per offrirlo al pubblico come itinerario conoscitivo virtuale della città e del territorio di Roma all’interno di un museo universitario. A destra Imago Urbis. Lay-out della pagina web. I rioni della città antica: Regiones augustee (dal 7 a.C.) A sinistra Imago Urbis. Lay-out della pagina web. Il Palatino A sinistra Imago Urbis. Lay-out della pagina web. Il Colosseo. I piccoli cerchi in colore scuro indicano i luoghi di rinvenimento di oggetti A destra Imago Urbis. Lay-out della pagina web. Vista di dettaglio. L’area del Colle Oppio. Rosso: resti visibili; arancione e giallo resti non visibili e proposte ricostruttive; azzurro: frammenti della Forma Urbis Marmorea di età severiana A sinistra Imago Urbis. Lay-out della pagina web. Vista di dettaglio 1. L’area di San Pietro in Vincolis. Rosso: resti visibili; arancione e giallo resti non visibili IL PROGETT ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA Comune di Roma Provincia di Roma IL PROGETTO Obiettivo principale del progetto è la creazione di una banca dati che raccolga tutte le informazioni archeologiche relative alla città di Roma e al suo territorio, al fine di disporre di uno strumento efficace per la tutela dei Beni Culturali, per la progettazione di infrastrutture urbane e di altre opere pubbliche o private, per la conoscenza della città e del territorio in età antica, e al tempo stesso per offrire ad un vasto pubblico un itinerario virtuale nell’antica Roma. Il progetto è stato articolato in tre distinte fasi: integrazione e aggiornamento del sistema esistente; realizzazione di una piattaforma web-GIS; progettazione del percorso espositivo e dell’allestimento della struttura che ospiterà il Museo Universitario Virtuale. Le linee guida per la realizzazione del MUVi (Museo Universitario Virtuale) lo identificano come centro di documentazione sulla storia della città, incentrato sull’attività di ricerca e sul sistema informatizzato completato nella prima fase del progetto. L’allestimento progettato prevede l’utilizzo delle tecnologie informatiche ormai ampiamente diffuse in ambito museale (schermi video, proiezioni, gestione di sistemi multimediali interattivi e non, ecc.) con alcune implementazioni da sperimentare: utilizzo di palmari GPS come guida personalizzata alla visita della città; utilizzo di terminali dotati di stampante che sfruttino le potenzialità del sistema GIS per produrre in tempo reale percorsi urbani personalizzati, sulla base di richieste specifiche (tempo a disposizione, itinerari più o meno faticosi, itinerari tematici ecc.); produzione automatizzata di modelli tridimensionali navigabili che permettano di ricostruire visioni dei paesaggi urbani antichi, con una navigazione sia nella sincronia (nel paesaggio di un dato luogo in una determinata fase) sia nella diacronia (una visione dinamica dei mutamenti di paesaggio in un dato luogo). In sostanza, il visitatore potrà viaggiare virtualmente nella Roma antica e nel suo suburbio, muovendosi su un itinerario del tutto personale che potrà confrontare con quello attuale. La Via consolare Flaminia fu costruita nel 220 a.C. da Gaio Flaminio per unire le due sponde della penisola: da Roma alla colonia di Ariminum, l'attuale Rimini, collegando attraverso gli Appennini i più importanti centri, comprese le città umbre passate sotto i Romani: Helvillum, Tadinum, Nuceria, Carsulæ, Narnia, Ocriculum. Cent'anni più tardi, Caio Sempronio Gracco la fece restaurare e abbellire, creando un ramo secondario che la collegava anche a Spoletium, Trebiæ e Fulginæ seguendo il tracciato di un’antichissima via degli umbri. Sotto Augusto si provvide alla risistemazione della strada e dei suoi ponti. Il percorso, nelle sue 209 miglia, seguiva dunque le antiche vie della transumanza e fu utilizzato per la conquista della Valle Padana e della Gallia Cisalpina. Rilevante in rapporto al percorso della Via Flaminia è la posizione della Villa di Livia a Prima Porta. Il complesso conta almeno quattro fasi costruttive: una prima tardo repubblicana (metà I sec. a.C.), connessa con l’originaria proprietà di Livia; la seconda databile alla metà del I sec. d.C.; la terza relativa al periodo severiano; ed infine la quarta di età costantiniana. La villa si presentava come un’unità armonica di edilizia monumentale integrata al paesaggio: per chi la osservava dal bivio con la Tiberina, si prospettava uno scenario di grande impatto, con la villa posta a dominare una valle verdissima marcata da un’enorme ansa del Tevere e, sullo sfondo, l’Urbe. A pochi chilometri dalla Villa di Livia ed a circa 19 Km da Roma, nel punto in cui la Via Flaminia incrociava un antico asse stradale di origine etrusca che sul versante est scendeva verso la valle del Tevere mentre ad ovest confluiva nel percorso di collegamento tra Veii, Falerii e Capena, venne eretto un arco quadrifronte, probabilmente per celebrare la vittoria del 312 d.C. di Costantino su Massenzio a Ponte Milvio: l’arco fu infatti edificato nel luogo in cui Costantino pose il campo e dove durante la notte ebbe la visione della croce e quindi della vittoria (località Malborghetto). Al VI miglio della Via Flaminia, originariamente prossima all’abitato di Rubrae, è la località Grottarossa, caratterizzata da una necropoli di straordinaria monumentalità: a fianco della Via Flaminia sorgono infatti mausolei, edifici funerari, resti di edifici residenziali (datati tutti tra il I sec. a.C. ed il II d.C.) ed un impianto tardo antico. TECNOLOGICO La Via Flaminia LA STORIA RICOSTRUZIONE DEL PAESAGGIO ARCHEOLOGICO IN REALTA’ VIRTUALE IL PROGETTO Il progetto di archeologia virtuale prevede l’integrazione di diverse fasi di acquisizione topografica con tecnologie integrate (GPS, stazione totale, scanner laser, fotomodellazione) ed elaborazione dei dati, fino alla realizzazione di un sistema di realtà virtuale per la comunicazione del paesaggio archeologico attuale ed antico della Via Flaminia. Il sistema di realtà virtuale è fruibile in multiutenza, consente cioè l’interazione di più persone contemporaneamente (quattro utenti attivi e 20 persone passive) all’interno dello stesso scenario tridimensionale. Gli utenti condividono contenuti, obiettivi, azioni, ai fini dell’apprendimento comune. Gli elementi più innovativi del progetto sono il sistema multiuser, la dimensione narrativa, la combinazione di più media (realtà virtuale, cinema, stereoscopia), la “trasparenza” dei dati, ossia l’accessibilità da dentro il sistema alle varie informazioni inerenti le metodologie, le fonti, i processi interpretativi seguiti, in modo da rendere il modello concettuale verificabile in ogni sua parte. L’installazione è fruibile, in stereoscopia, presso il Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano dall’8 gennaio 2008; di prossima realizzazione sono le installazioni della Villa di Livia e di Malborghetto presso i due rispettivi musei. IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Roma Provincia di Roma FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 650.000,00 euro CNR Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali A sinistra La dimensione narrativa: il pittore racconta la decorazione del triclinium ipogeo (ricontestualizzazione degli affreschi di giardino conservati presso Il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo) In basso Viste della Villa di Livia reale e virtuale. Il modello 3D, a risoluzione millimetrica, è stato elaborato da rilievo topografico con scanner laser, stazione totale, GPS In alto Allestimento della sala virtuale all'interno del Museo Nazionale Romano, alle Terme di Diocleziano In alto L'ambiente di realtà virtuale in multiutenza: gli avatar degli utenti nella Villa di Livia attuale; ricostruzione del contesto della villa in età augustea A sinistra Il paesaggio interpretato della villa di Livia: sulla rappresentazione dello stato attuale si sovrappongono in trasparenza le ricostruzioni delle fasi antiche PARCO ARCHEOLOGICO Villa Adriana LA STORIA Oggetto di intervento da parte del progetto è il complesso di Villa Adriana che l’architetto Pirro Ligorio (sec. XVI) denominò “Palestra” in base al rinvenimento di statue in marmo rosso giudicate di atleti. Si tratta di un compatto blocco di sette edifici situato nella c.d. Valle di Tempe (la valle della Tessaglia che Adriano volle rievocare nella sua villa): sono stati finora scavati integralmente una grande sala con pavimenti in marmi policromi e nicchie per statue, circondata da un doppio portico aperto su un giardino pensile, e un ampio vestibolo suddiviso in tre navate da colonne e raggiunto da una scala fiancheggiata in antico da fontane. La monumentale architettura delle sale retrostanti conservate per notevole altezza, lo sviluppo dei giardini e la quinta-ninfeo che delimita il complesso, i rivestimenti in marmi preziosi, gli stucchi dipinti e il ricco apparato scultoreo indicano una destinazione molto più nobile rispetto a quella di un ginnasio, legata alla più alta frequentazione da parte della corte imperiale. Le statue di soggetto isiaco provenienti dall’area e il rinvenimento – nei recenti scavi – di una sfinge in marmo denotano un forte legame con l’Egitto, per cui è probabile che una parte del complesso fosse destinata al culto di Iside e delle divinità alessandrine (Iseum). Come templi potrebbero essere interpretate le tre sale (due cruciformi e una rettangolare) raggiungibili attraverso un fastoso vestibolo colonnato, riportato alla luce nell’ambito del progetto ARCUS. TIVOLI PROGETTO DI SCAVO E RESTAURO DEL COMPLESSO DELLA “PALESTRA” FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 1.000.000,00 euro MiBAC Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio IL PROGETTO IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Tivoli Provincia di Roma Scopo ultimo del progetto è inserire organicamente la Palestra nel percorso turistico della villa, riattivando – tramite l’ottocentesco Viale dei Cipressi – il collegamento con il vicino Teatro Greco. Il recupero dell’area prevede la creazione di un unico iter di visita che si svilupperà fino al sovrastante tempio di Venere Cnidia e lungo la Valle di Tempe: in tal modo si verrebbe ad ampliare l’area visitabile della villa per circa il 30%. Non meno importante è la musealizzazione in loco dei reperti (con l’allestimento di un apposito Antiquarium in un casaletto del Settecento eretto sulle strutture antiche), che consentirà di offrire ai visitatori il panorama completo del contesto scultoreo-decorativo, comprendente statue, bassorilievi, arredi, elementi architettonici. Dal punto di vista operativo, il progetto prevede un recupero ambientale-architettonico, mediante la messa in opera di un percorso attrezzato turistico lungo tutta l’estensione della Palestra-Valle di Tempe, quindi un recupero artistico-archeologico con specifici interventi di scavo e restauro di ogni monumento. Il progetto, in particolare, prevede lo scavo, il restauro e la valorizzazione del settore della Palestra prospettante sulla Valle di Tempe: dal novembre 2005 ad oggi sono state riportate alla luce notevoli strutture in elevato e alcuni pavimenti in marmo; uno degli ambienti antichi è stato adibito a magazzino e temporanea esposizione dei reperti, in attesa di allestire l’Antiquarium. Dalle terre di scavo sono stati recuperati i materiali edilizi riutilizzabili nel restauro integrativo delle murature, che comprenderà il consolidamento delle coperture a volta e la ricostruzione ‘filologica’ delle parti mancanti allo scopo di agevolare la lettura delle linee architettoniche; è stata effettuata altresì un’accurata selezione tipologica dei frammenti di lastre marmoree, finalizzata al restauro degli apparati decorativi. Nell’area del giardino, ove si è rinvenuto l’originario strato di piantumazione, sono state effettuate analisi archeobotaniche onde poter risalire al tipo di piante coltivate. A sinistra Scala di accesso al vestibolo colonnato A destra Veduta dello scavo del vestibolo colonnato Sotto Particolare di un pavimento in marmo africano con base di colonna Sotto Torso di statua virile in marmo bianco. Copia romana di un originale di ispirazione policletea A sinistra Portico con pavimento a spina di pesce in lastre di ardesia Grande maschera teatrale di satiro in marmo bianco PARCO ARCHEOLOGICO FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 1.000.000,00 euro Società Mastarna S.p.A. Vulci SISTEMAZIONE DEL PARCO ARCHEOLOGICO E NATURALISTICO LA STORIA LA STORIA Vulci è tra i più importanti centri che tra il IX e il VII sec. a.C. sorsero nell’Etruria antica, dominati da potenti aristocrazie: la città è collocata in un territorio di fondamentale importanza per il controllo dei traffici costieri e delle vie di comunicazione da e verso l’interno, nonché dalla presenza di importanti risorse minerarie, caratteristiche che favorirono lo stabilirsi di precoci rapporti con le popolazioni greche e orientali nonchè con le colonie greche dell’Italia meridionale. Nel corso del VII secolo a.C. si registra un decisa crescita dei commerci marittimi che favorì il grande sviluppo economico della città, che nel secolo successivo divenne una delle più potenti del Mediterraneo, punto di riferimento per la ricezione e lo smistamento di prodotti destinati al mercato interno ed internazionale che giungevano e partivano dal suo porto di Regae. Alla metà del V secolo a.C. eventi storici di ampia portata determinarono un decadimento dell’economia che perdurò sino al secolo successivo, quando vi fu una ripresa legata allo sfruttamento del latifondo. Conquistata nel 280 a.C. per opera del console romano Tiberio Coruncanio, negli anni successivi Vulci, ormai relegata al rango di municipium, perse d’importanza almeno sino al 50 a.C. quando conobbe un momento di rinnovato interesse da parte dell’amministrazione imperiale che favorì la costruzione ed il restauro di parte degli edifici pubblici presenti nel centro urbano. Ben presto, tuttavia, Vulci iniziò a spopolarsi sino a quando, ormai completamente abbandonata, cadde nell’oblio più completo. I suoi resti e la sua storia torneranno ad essere oggetto di studio dagli inizi del 1800, quando illustri visitatori riconosceranno nelle testimonianze archeologiche che andavano scoprendo, i resti di una delle più misteriose e affascinanti città dell’Etruria antica. A destra Ricostruzione del tumulo della Cuccumella A sinistra Ricostruzione dell’arco onorario di Publius Sulpicius Mundus A sinistra Area prospicente il Fiume Fiora, ove con i fondi ARCUS sono iniziati i lavori di scavo che hanno portato alla scoperta dei resti di "Ponte Rotto" e dell'antico approdo fluviale A destra Tomba François. Eroi etruschi e Mastarna A sinistra Area delle Tradizioni Maremmane IL PROGETT ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA Comune di Canino e Montalto di Castro Provincia di Viterbo IL PROGETTO Il progetto prevede la valorizzazione del Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci, un comprensorio nell’Alta Maremma laziale, diviso tra i comuni di Canino e di Montalto di Castro. Vulci è infatti un sistema organico completo (città-necropoli-agro urbano) a cui si somma l’alto valore paesaggistico (corso del fiume Fiora, riserva naturale del WWF, riserva naturale di Montalto) determinato anche dalle rovine, dal pascolo brado e da un bassissimo grado di antropizzazione. Nell’ambito di un programma di valorizzazione più ampio, definito in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria meridionale, il progetto si concentra su precisi obiettivi: valorizzazione dell’area portuale (scavi archeologici, interventi di restauro, interventi architettonico-urbanistici lungo la sponda occidentale del fiume Fiora), dell’area Cuccumella (interventi per l’agibilità e la fruizione della necropoli) e ricostruzione dell’arco onorario di età augustea; adeguamento del Casaletto Menganelli quale punto di ristoro e realizzazione dell’area delle Tradizioni Maremmane (realizzazione di strutture in legno per animali e spettatori e sistemazione del terreno). Caratterizzato quindi dalla presenza di due serie di valori, archeologico e naturalistico, il Parco si sforza di decodificare, per ogni tipo di utente, questa realtà complessa, utilizzando supporti di materiale povero ma adeguati al paesaggio. Anche in base alle caratteristiche geomorfologiche dell’area, il Parco è stato pensato come una “struttura aperta”, cioè priva di recinzioni invalicabili e di spazi chiusi ed è stato strutturato in modo tale da poter essere percepito dal visitatore sia che lo percorra in autonomia sia che lo visiti accompagnato. I percorsi presentano vari gradi di difficoltà e si caratterizzano per un elevato grado di flessibilità, permettendo al visitatore di costruirsi il proprio itinerario di visita. PARCO ARCHEOLOGICO Fratte LA STORIA L’abitato antico di Fratte costituisce il più rilevante insediamento archeologico di Salerno, posto alla periferia settentrionale della città: centro etrusco-campano, sviluppatosi a partire dal VI sec. a.C., svolse un ruolo importante di collegamento tra gli etruschi della Campania settentrionale e le città greche della costa tirrenica, fino all’avvento di Roma ed alla fondazione della colonia di Salernum (194 a.C.). L’area archeologica, di 10.000 mq. circa, fu portata alla luce da P. C. Sestieri nella zona delle Case Popolari del moderno quartiere di Fratte; ricerche sistematiche sono state condotte nel corso degli anni cinquanta, ad opera dei Musei Provinciali di Salerno con il recupero di elementi relativi all’abitato, alle necropoli ed al santuario e venne realizzato il Parco Archeologico denominato “Acropoli”. Da alcuni anni l’Università degli Studi di Salerno ha avviato, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici, l’Amministrazione Provinciale e di recente l’Amministrazione Comunale di Salerno, interventi sistematici di indagine all’interno dell’area archeologica e nel territorio di Fratte e nel 1990 si è proceduto all’allestimento di una nuova sezione espositiva nel Museo Provinciale di San Benedetto, con la seguente pubblicazione dei ritrovamenti. Nella parte sud-occidentale dell’impianto antico, organizzato per terrazze con diversi nuclei di edifici disposti lungo assi viari realizzati in acciottolato e piani battuti, proprio le indagini più recenti hanno messo in luce strutture pertinenti ad un’area sacra, che insistono e sono in parte collegate ad un complesso sistema di distribuzione e scarico delle acque risalente alla fine dell’età arcaica; l’area è ubicata in prossimità degli snodi dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e della tangenziale di Salerno. SALERNO RIDEFINIZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 300.000,00 euro ANNO: 2006 IMPORTO: 640.000,00 euro Università degli Studi di Salerno – Dipartimento di Beni culturali IL PROGETTO IL PROGETTO ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA LA STORIA Comune di Salerno Provincia di Salerno Il progetto mira, oltre all’arricchimento delle conoscenze scientifiche del sito, alla ridefinizione dell’area archeologica al fine di chiarire la forma e la dimensione dell’impianto urbano che si estende ben oltre i confini dell’attuale Parco Archeologico. La valorizzazione del Parco Archeologico di Fratte, con la restituzione alla fruizione pubblica delle importanti preesistenze archeologiche, si inserisce all’interno di un sistema urbano costituito anche dalla Villa Comunale e dall’area verde di Vitologatti e Villa Franca, i cui casali possono essere recuperati per collocarvi servizi museali e strutture a servizio del tempo libero. L’obiettivo del progetto è quello di realizzare un Parco inteso non soltanto come area della musealizzazione all’aperto di strutture, ma concepito come luogo intimamente correlato a tutti gli elementi ambientali e culturali che caratterizzano il territorio di appartenenza, utile al tempo stesso per la pianificazione e riqualificazione degli spazi urbani limitrofi. Per questo gli interventi di razionalizzazione del verde devono rispettare il carattere attuale dell’area archeologica quale riserva verde, inserita in un’area tradizionalmente priva di ampi spazi di carattere ricreativo ed ambientale. A queste problematiche si aggiunge la prossimità di un nodo autostradale così importante come quello di Fratte, che definisce, con il grande taglio del nuovo svincolo, il margine orientale dell’area. La fruizione dell’area archeologica di Fratte presenta, da questo punto di vista, maggiori e più estese potenzialità, che potranno in futuro trovare applicazione in un progetto che metta in relazione diretta l’infrastruttura autostradale e l’area archeologica. In alto Distribuzione delle evidenze archeologiche nel territorio di Fratte A sinistra Planimetria generale dell’area archeologica con indicazioni del progetto complessivo A sinistra Veduta generale e particolare da SO del complesso monumentale oggetto dell’intervento del primo stralcio In alto a sinistra Particolare da NE del complesso monumentale In alto Particolare dell’area sacra dell’acropoli e stratificazione di strutture dall’area sacra, dalla fine del VI alla metà del III sec. a.C. A sinistra Oggetti da uno scarico in corso di scavo AREE ARCHEOLOGICHE PARCHI ED INFRASTRUTTURE FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 1.000.000,00 euro ANAS S.p.A. FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2007 IMPORTO: 360.000,00 euro ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA MiBAC Direzione Regionale per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Calabria Porto di Traiano a Fiumicino (RM) Comune di Fiumicino - Provincia di Roma La finalità del progetto è quella di valorizzare la grandiosa struttura dei Porti di Claudio e Traiano, ricucendo i percorsi che dall’area demaniale del Parco Archeologico del Porto di Traiano giungono al Porto di Claudio ed al Museo delle Navi romane di Fiumicino attraverso l’area di Monte Giulio. Gli studi archeologici, bibliografici ed archivistici, sono stati integrati dall’utilizzo di sistemi sperimentali che hanno permesso di definire con maggiore precisione le preesistenze archeologiche e di progettare così dei percorsi di fruizione, corredati da apparati divulgativi, che mediante una passerella aerea posta su Via Guidoni permetteranno una visita completa del Porto di Claudio, a sua volta oggetto di interventi mirati di restauro, sistemazione e valorizzazione delle principali strutture antiche. A sinistra I porti di Claudio e Traiano rappresentati nell’affresco di A. Danti (XVI sec.Galleria delle Carte Geografiche nel Museo Vaticano) Parco Archeologico di Locri Epizefiri Comune di Locri - Provincia di Reggio Calabria Nella vastissima area del Parco Archeologico di Locri Epizefiri, questo progetto intende realizzare un intervento di esplorazione e valorizzazione di un settore recentemente acquisito a ridosso del tempio in contrada Marasà, uno dei complessi monumentali più importanti della città, per mettere in luce il limite orientale del santuario e un tratto del percorso di una grande strada rettilinea (platea): si renderanno in tal modo percepibili alcuni nessi fondamentali per la topografia locrese. La sistemazione successiva si articolerà con percorsi pedonali lungo i quali saranno sistemati schemi ricostruttivi e altri sussidi illustrativi; si prevede inoltre, per migliorare la percezione di elementi urbanistici, di realizzare un punto di vista rialzato mediante una piattaforma praticabile alta ca 3 m. A sinistra Fotografia aerea del teatro di Locri Area archeologica di Tuvixeddu FINANZIAMENTI ARCUS Comune di Cagliari - Provincia di Cagliari L’intervento consiste nella pulizia, nel consolidamento e nella predisposizione alla valorizzazione di una serie di tombe a camera ricavate nel banco calcareo della collina di Tuvixeddu, a Cagliari: oggetto specifico di indagine è la tomba di Caio Rubellio, uno degli esempi più noti della necropoli romana, realizzata nella prima età imperiale sul versante del colle che si affaccia verso la laguna di Santa Gilla e lungo il percorso della principale arteria che collegava in antico la città con l’area interna. Gli interventi di recupero prevedono: ripulitura e disinfestazione dei vani; rimozione degli intonaci moderni; sistemazione delle strutture moderne; pulizia della facciata e dell’iscrizione esterna; scavo dell’area esterna alla struttura; studio dei sistemi di accessibilità alla struttura. A destra Tuvixeddu, tomba di Caio Rubellio. Tabella con titulus proprietatis Museo Archeologico Nazionale di Altino Comune di Quarto d’Altino - Provincia di Venezia A sinistra Una sala del Museo Archeologico Nazionale di Altino Il progetto prevede il trasferimento dell’attuale Museo di Altino, inaugurato nel 1960 e divenuto nel tempo assolutamente insufficiente, nella nuova sede acquistata nel 1984 dallo Stato, un vasto complesso costituito da due ampie strutture ottocentesche, una risiera ed un edificio a planimetria tradizionale. Da questo polo museale – collocato strategicamente tra l’aeroporto Marco Polo di Venezia, l’autostrada Mestre-Trieste, la S.S. 14 Triestina ed il sistema fluviale Dese-Canale S. Maria, attraverso il quale si prevede di ripristinare l’antica via di percorrenza lagunare Altino-Venezia – potranno nascere nuove iniziative finalizzate a vivificare tutta la zona circostante e a dare un’opportunità culturale e turistica in più a chi si trova a percorrere le limitrofe vie di terra, acqua e aria. Navi romane di San Rossore - Pisa Comune di Pisa - Provincia di Pisa A sinistra Pisa. Fasi dello scavo delle navi romane Il progetto riguarda il recupero, il restauro e la valorizzazione delle navi romane rinvenute a soli 500 m in linea d’aria dalla Piazza del Duomo di Pisa, mediante: ampliamento dell’area di scavo, realizzazione di un capannone da adibire a sede del laboratorio di restauro per il trattamento del legno bagnato, quindi completamento del recupero degli scafi già individuati ed estensione della ricerca archeologica; creazione delle premesse materiali per rendere visitabile il cantiere, diffusione della conoscenza, impostazione della rete dei servizi aggiuntivi e di accoglienza dei visitatori; allestimento di una esposizione temporanea nei locali del complesso demaniale degli Arsenali Medicei ed impostazione, grazie alle potenzialità didattiche del contesto, di una serie di percorsi formativi professionali. ANNO: 2007 IMPORTO: 300.000,00 euro MiBAC Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna - Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 800.000,00 euro ANNO: 2006 IMPORTO: 900.000,00 euro MiBAC Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 1.000.000,00 euro MiBAC Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana AREE ARCHEOLOGICHE PARCHI ED INFRASTRUTTURE FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 300.000,00 euro Comune di Massarosa (LU) FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 200.000,00 euro ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA Società Autostrade per l’Italia S.p.A. Area archeologica di Massaciuccoli Comune di Massarosa - Provincia di Lucca Il progetto, nel suo complesso, mira alla valorizzazione dell’area archeologica di Massaciuccoli, attraverso la riqualificazione e la sistemazione dei siti già riportati alla luce (le terme) ed il loro collegamento con altre strutture. In particolare si è previsto di estendere l’indagine archeologica, compiendo uno scavo stratigrafico ad ampliamento e completamento dell’apertura nell’area della ex Scuola Elementare della frazione, così da raggiungere le quote necessarie all’inquadramento planimetrico delle evidenze archeologiche già emergenti ed eseguendo saggi campione di approfondimento stratigrafico per l’acquisizione di dati di valutazione al fine di stimare le successive fasi esecutive. Contestualmente, si è proceduto alla sistemazione dell’area al fine di garantire la visitabilità e la frequentazione del sito, e si sono curate iniziative di divulgazione e promozione dell'area, con l'intento di rendere l’intervento archeologico un evento culturale fruibile sia dalla cittadinanza che dai visitatori esterni. A sinistra Massaciuccoli. La tensostruttura a protezione del cantiere Il sito archeologico di Aquino Comune di Aquino - Provincia di Frosinone Nella campagna del Lazio meridionale l’Autostrada A1 Roma-Napoli attraversa il vasto sito archeologico dell’antica città di Aquinum, attualmente contigua all’Area di Servizio Casilina Est. Questa vicinanza ha comportato la definizione con la Soprintendenza archeologica del Lazio di un programma d’intervento nell’area funeraria, a seguito del quale sono stati messi in luce i resti di strutture arcaiche e tombe ipogee, con materiali ceramici e in metallo e con la scoperta dei resti di un prezioso letto funebre con decorazioni databili al I sec. d.C. Il progetto ha previsto lo studio archeologico ed antropologico dei materiali rinvenuti ed il consolidamento, rimontaggio e restauro del letto funerario e degli altri manufatti, nonché la completa restituzione cartografica e virtuale delle strutture rinvenute. A sinistra Aquino. Tomba ipogea Parco Archeologico di Teramo Comune di Teramo - Provincia di Teramo L’obiettivo principale del progetto consiste nell’agevolare la fruizione della bellezza paesaggistica ed ambientale del teramano e nell’approfondire la conoscenza dei siti e dei monumenti archeologici, artistici, architettonici e storici presenti, puntando anche sulle suggestioni storico-antropologiche che essi evocano, per incentivare i flussi di turismo culturale, naturalistico e sportivo. Un obiettivo ulteriore consiste nella riqualificazione, mediante l’attività di ricerca, di scavo, di valorizzazione di siti e monumenti archeologici, del tessuto urbano e territoriale, a partire da alcuni luoghi simbolo della città che costituiscono un autentico palinsesto di vicende urbane. A destra Teatro romano di Teramo Villa romana del Tellaro Comune di Noto - Provincia di Siracusa Il progetto mira a realizzare il Parco Archeologico e Ambientale dell’area relativa al complesso della Villa romana del Tellaro, nei pressi della città di Noto: la Villa, non completamente esplorata, risale alla tarda età imperiale ed è stata rinvenuta all’interno di una masseria sette-ottocentesca ubicata lungo la strada che conduce a Pachino lungo la riva destra del fiume Tellaro. Dotata di ricchi mosaici pavimentali, la Villa sorgeva al centro di un vasto latifondo con grandi risorse, forse dotato in origine di un approdo diretto al mare. L’Amministrazione Provinciale di Siracusa ha finanziato il restauro dei mosaici pavimentali, ricollocandoli nel luogo di provenienza ed ha attuato la sistemazione museografica della masseria nella quale sono stati creati i servizi generali per la fruizione del sito. In alto Mosaici pavimentali dalla Villa del Tellaro A sinistra Ambienti e pavimenti mosaicati della villa romana di Patti Marina Villa romana di Patti Marina Comune di Patti - Provincia di Messina Il progetto riguarda lavori di scavo, di restauro e di ampliamento della copertura, a completamento degli interventi per la valorizzazione della Villa romana di Patti Marina (ME), un imponente complesso ricco di mosaici geometrici e policromi, datato ad età tardo imperiale (IV sec. d.C.), messa in luce nel 1973 durante i lavori di costruzione dell’Autostrada Messina-Palermo ed in stretta connessione con essa. La prosecuzione degli scavi archeologici ha definito con maggiore precisione le dimensioni della Villa, documentandone l’estensione verso il mare e l’ubicazione dell’ingresso principale su questo versante. Il progetto prevede inoltre lavori di restauro conservativo delle superfici musive in luce e delle strutture rinvenute, nonché la realizzazione di una nuova copertura protettiva. FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2005 IMPORTO: 200.000,00 euro Comune di Teramo FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 1.000.000,00 euro Regione Sicilia; Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della provincia di Siracusa FINANZIAMENTI ARCUS ANNO: 2004 IMPORTO: 500.000,00 euro ANNO: 2005 IMPORTO: 200.000,00 euro Regione Sicilia; Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della provincia di Messina