DIRIGERE E FARSI DIRIGERE di Michele D’Agnolo Pordenone 16 ottobre 2009 La necessità di dirigere • Aumento della complessità del lavoro • Aumento della dimensione media dello studio e degli studi associati, merger&acquisitions • Affermazione dei modelli di collaborazione a rete • Frequenti collaborazioni interdisciplinari • Spinta verso la specializzazione La necessità di farsi dirigere • • • • • Le economie di scala (sui processi secondari) Le economie di apprendimento Le economie di struttura La riduzione dei rischi La possibilità di concentrarsi sul proprio core activity Dirigere • Mostrare la strada dirimendo dubbi e incertezze • Persuadere a seguirla • Monitorare che ciò avvenga • Gestire le emergenze • “Ci vuole un fisico bestiale” “Mannaggia il management” • Dirigere non viene naturale al professionista. • Il professionista viene selezionato con caratteristiche avverse a quelle del manager • Il professionista non viene educato a fare il manager • Anche molti laureati in economia ritengono che le materie manageriali siano inconsistenti • I professionisti e i collaboratori dipendenti sono ingestibili Le persone che lavorano in uno studio professionale • Una società di consulenza è un esercito nel quale ci sono soltanto colonnelli • Pensano di essere il proprietario • Le persone che lavorano in uno studio non hanno di solito una motivazione principalmente economica • Hanno un ego smisurato e contemporaneamente fragilissimo • Non sono adatti per tutti i ruoli Il professionista manager non deve essere lontano dalla sua squadra Funzioni • • • • • • • • • Housekeeping Responsabile di linea (problem solver) Capufficio (kapò?) Supervisore tecnico (che controlli?) Responsabile di produzione Responsabile del personale Responsabile della strategia Responsabile della formazione/aggiornamento Coach Il professionista non gestisce volentieri • perché il management, al contrario dei problemi tecnicoprofessionali, è un processo legato alle relazioni interpersonali e dunque privo di certezze. • Perché il ruolo di gestire implica fare “discorsi scomodi” e non farsi ben volere dagli altri • perché implica la delega. Il professionista vive la delega come una rinuncia alla propria professionalità e al controllo della situazione e come un aumento ingestibile del rischio anziché come una opportunità di crescita. Se non rifiuta la delega, spesso la gestisce male per dimostrare la propria indispensabilità. Sovente il professionista si fa guidare dall’istinto… • Pretende che la gente si accorga delle proprie carenze e cambi da sola o solo perché glielo dice • Dichiara di avere considerazione per i propri collaboratori ma in termini non verbali dà un messaggio confliggente • Non somministra (correttamente) lodi e rimproveri manager esterno o interno • • • • Sono inseribili figure esterne allo studio? Vale la pena di inserire figure interne? Quanto vale il tempo dell’office manager? Si può essere manager part time? Il cambio di ruolo e di dimensione è sovente traumatico • Abbandonare l’istinto • Abbandonare il Fas tut mi • Il rischio della profezia che si avvera da sola: era meglio quando eravamo “i fantastici quattro” adesso siamo “la sporca dozzina” La principale differenza tra un lavoro e una professione è che il lavoro ha un inizio e una fine Mentre una professione ha solo l’inizio Le molte attività del professionista • Svolgere l’attività professionale • Aggiornarsi • Curare i contatti con la clientela • Curare la parte amministrativa dell’attività Come fare spazio al management? L’equipaggiamento La necessità di strumenti direzionali “HARDWARE” • Tecnologie informatiche • Controllo di gestione • Procedure “SOFTWARE” • One minute manager • Capacità di coaching e di team management • Time management Nota bene • Gli strumenti direzionali non sostituiscono l’esempio e una necessaria frequente anche se breve interazione interpersonale, che rimangono i cardini del management Farsi dirigere • Abiurare la tuttologia come ragione di vita • Accettare di rinunciare almeno in parte alla propria sovranità, la fatica di negoziare, di farsi comandare • Chiedere in cambio onestà intellettuale, credibilità dei dirigenti, meritocrazia, opportunità di crescita • Scegliere il proprio manager e concordare con lui le aspettative reciproche • Chiara definizione di responsabilità e autorità nell’ambito della struttura • Federalismo organizzativo Siete psicologicamente pronti? • Avere un office manager significa avere qualcuno che vi dice cosa dovete fare che non è né un cliente né la vostra coscienza • Avere un office manager significa rinunciare a una parte CONSISTENTE del proprio orgoglio Farsi dirigere in pratica • Rafforzare e Rispettare le decisioni degli organismi di governance attraverso la riservatezza e l’ottemperanza • Rispettare le decisioni dei responsabili tecnici/operativi • Ottimizzare i processi di delega attraverso un aumento delle capacità di interazione, di dialogo e di ascolto con i deleganti Ricordarsi di non dare mai nulla per scontato e Di comunicare sempre Farsi dirigere in pratica • Sapere come richiedere le informazioni mancanti a svolgere il proprio lavoro: cercare i momenti più adatti per il dialogo, chiedere le caratteristiche del lavoro da svolgere e dell’output, interfacce, priorità rispetto ad altri compiti confliggenti • Essere propositivi nei confronti dei deleganti significa crescere I tempi della one man band sono finiti. • Anche il freelance non è più veramente solo perché sempre più spesso deve lavorare in rete • Solo se sapremo lavorare assieme agli altri e non contro gli altri potremo crescere professionalmente e migliorare la nostra posizione economica Grazie per l’attenzione