AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 5 di 62 - 2 Il management del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso dell’età pediatrica. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 6 di 62 INDICE Argomenti Premessa Obiettivi Campo di applicazione Responsabilità Sigle e definizioni Indicazioni operative Il trattamento farmacologico Indicazioni operative per il trattamento del dolore Allegato A Facsimile scheda indicazione operativa per livello di dolore Allegato B Management terapia antalgica dolore livello B – C Allegato C Termine o modifica del trattamento antalgico di base del livello di dolore B - C Terapie non farmacologiche Scheda monitoraggio del dolore Allegato D Legenda della scheda di monitoraggio del dolore Il management del dolore Farmaci anti-infiammatori non steroidei Oppioidi deboli Oppioidi forti Le cure palliative nel neonato terminale La sindrome da astinenza neonatale Pagina 7 8 9 9 9 9 19 21 31 35 37 38 40 43 46 47 49 50 51 56 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 7 di 62 PREMESSA Il dolore è un sintomo comune nella patologia pediatrica, spesso è un segnale che permette di fare diagnosi, un fattore clinico utile per indicare evoluzioni della malattia, una costante sintomatologia in corso di dannose procedure diagnostiche e/o terapeutiche, un costante riflesso di ansia e paura per tutto quello che comporta la malattia ed infine il sintomo più frequente nel paziente in progressione di malattia. L’incidenza globale nelle varie possibilità etiologiche è alta: in più del 50% dei casi compare dolore come segno e/o sintomo della patologia di base, nel 100% dei pazienti è presente dolore iatrogeno, in caso di progressione di malattia si osserva dolore nel 80% circa dei bambini. La bibliografia riporta che, a tutt'oggi, circa l’80% dei bambini che fruisce di prestazioni sanitarie (interventi terapeutici, esami strumentali, riabilitazione) segnala sintomatologia dolorosa non controllata da adeguata terapia antalgica. Altri studi riguardanti l’utilizzo delle terapie antidolorifiche segnalano che sia i dosaggi prescritti che quelli somministrati di farmaci antidolorifici sono di molto inferiori rispetto a quelli raccomandati dalle linee-guida dell’Organizzazione Mondiale di Sanità. L'incapacità di valutare o capire il dolore nei primi anni di vita, la paura di somministrare antidolorifici maggiori (quali la morfina) in quantità adeguata, la scarsa sensibilità per la prevenzione del dolore dovuto a particolari trattamenti fanno sì che il fenomeno dolore colpisca la quasi totalità dei bambini ed indirettamente le persone più care a loro vicine: i genitori. Il problema "dolore" coinvolge non solo il personale sanitario ospedaliero (pediatri, infermieri, terapisti del dolore, anestesisti, volontari ospedalieri) ed il personale impegnato sul territorio in regime di assistenza domiciliare (medici, infermieri, volontari) ma anche e soprattutto i genitori del bambino. Il dolore è definito come: " Una sgradevole esperienza sensoriale ed emotiva, associata ad un effettivo o potenziale danno tessutale o comunque descritta come tale. Il dolore è SEMPRE un’esperienza soggettiva. Ogni individuo apprende il significato di tale parola attraverso le esperienze correlate ad una lesione durante i primi anni di vita. Sicuramente si accompagna ad una componente somatica, ma ha anche carattere spiacevole perciò riconosce anche una carica emozionale". Il dolore postoperatorio è definito come: "Dolore acuto persistente del paziente chirurgico dovuto alla malattia preesistente, all'atto chirurgico o alla combinazione tra malattia preesistente e procedura chirurgica ". (definizione ASA, 2004). La definizione racchiude il carattere di ineluttabilità e prevedibilità del dolore, che comparirà al cessare degli effetti dei farmaci anestetici, con variazioni per sede, intensità e durata. Il dolore post operatorio e post traumatico rappresenta circa l’80% del dolore che le persone provano in ospedale; pertanto rappresenta un vero problema sanitario che non può essere ignorato. La bibliografia riporta che, spesso, il paziente che deve essere sottoposto a trattamento chirurgico o post traumatico teme questo non per i rischi circa gravi che esso può comportare ma per la prospettiva del dolore che deve “sopportare” e che è considerato, nella nostra cultura, parte integrante del percorso terapeutico. Il dolore è variabile da soggetto a soggetto e nella stessa persona nel tempo; questa variabile non è solo funzione della patologia preesistente, della sede, del tipo e dell’importanza dell’intervento terapeutico, ma anche, ed a volte prevalentemente, funzione di quei fattori psicologici che la correlazione dolore-lesione comporta. Tale correlazione è legata a molteplici aspetti quali l’età, la cultura, la religione, la scolarità, la condizione socio-economica ed è dipendente dalla storia stessa della persona intesa come memoria del dolore passato. I fattori da tenere in particolare considerazione sono: A. L'ansia: qualsiasi situazione che possa influire sulla situazione di ansia, quale ad esempio il dover affrontare un intervento demolitivo per patologia tumorale, accresce l'intensità del dolore PO. Anche il contesto terapeutico sviluppa in molti pazienti un'influenza antalgica (effetto placebo) ed in altri algica (effetto ansiebo) in cui ha un ruolo centrale la relazione sanitari / paziente. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità B. C. D. E. F. G. H. I. LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 8 di 62 Il placebo responder ha incondizionata fiducia nel personale e nella struttura in cui è assistito, mostra fiducia in se stesso (autostima) che si traduce in ridotta percezione e progressiva attenuazione del dolore, fino alla scomparsa. L'ansiebo responder evidenzia sfiducia nei curanti e nell'ambiente che lo circonda, palesa convinzione di non ottenere nulla di positivo (disistima), spiccata paura degli eventi che sta per affrontare (atto chirurgico ed anestesiologico) che predispone a marcata e crescente percezione del dolore con scarsa risposta ai farmaci antidolorifici; in queste persone, spesso, si hanno risultati positivi trattando la componente ansiogena. La sede del dolore. La tipologia dell'intervento chirurgico o del trauma. La tecnica chirurgica. La tecnica anestesiologica. Il corretto uso dei farmaci analgesici. La prospettiva futura di integrità fisica ed autonomia. Nel presente, la durata e l'intensità del dolore. .................................................................... Per dolore persistente si intende un dolore che continua per un periodo prolungato di tempo associato o meno ad una patologia nota. Le cause e le manifestazioni cliniche di un dolore persistente sono in genere varie. Per questo le scelte terapeutiche sono spesso difficili. La classificazione del dolore persistente in termini fisio-patologici può aiutare il clinico a scegliere la terapia più appropriata e a determinare la prognosi. Non essendo oggetto di questa trattazione la descrizione analitica della fisiopatologia del dolore cronico si descrivono solo le principali classi del dolore: • Dolore nocicettivo: può essere viscerale o somatico, ed è più spesso originato dalla stimolazione di recettori del dolore. Il dolore nocicettivo può originare da un tessuto infiammatorio, da una alterazione meccanica conseguente ad un trauma. Sono riconducibili a questa categoria per esempio un’artrite infiammatoria o una lesione traumatica, sindromi dolorose miofasciali, patologie ischemiche. Il dolore di origine nocicettiva in genere risponde bene agli approcci tradizionali di gestione del dolore per esempio comuni farmaci analgesici e strategie non farmacologiche. • Dolore neuropatico: origina da un processo patologico che coinvolge il sistema nervoso centrale o periferico. Per esempio una neuropatia diabetica, una nevralgia del trigemino o post erpetica. Queste sindromi dolorose rispondono meno bene alle terapie analgesiche convenzionali rispetto al dolore nocicettivo. • Dolore misto o non specificato, per esempio mal di testa e alcune sindromi dolorose di origine vascolare. Possono essere presenti altre rare condizioni in cui problemi psicologici sono responsabili dell’insorgenza, gravità e durata del dolore, in questi casi può essere d’aiuto una psicoterapia. La bibliografia riporta lo scarso utilizzo, sia ospedaliero che territoriale, di farmaci analgesici somministrati tramite schemi terapeutici e presidî specifici. Molto spesso la persona, in particolare in ambito extra ospedaliero, ricorre a terapia antidolorifica al bisogno ed utilizzando la metodica dell'automedicazione. E’ per i motivi sopra esposti che si ritiene opportuno redigere e proporre modalità di monitoraggio e trattamento del DACTPS omogenea nelle diverse specialità chirurgiche, traumatologiche e di pronto soccorso, indipendentemente dalla presenza dell’intervento chirurgico. OBIETTIVI Gli obiettivi da raggiungere sono: 1. migliorare l’outcome del paziente chirurgico, o che ha subito un trauma, e ridurre il periodo di degenza, 2. evitare, controllare e/o ridurre gli effetti morbigeni del dolore post operatorio/post-traumatico, 3. controllare e monitorare il dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso mediante VAS (la 4. 5. percezione soggettiva del dolore da parte del paziente non esclude la valutazione clinica da parte del medico, dell’infermiere e dell'ostetrica). trattare in modo uniforme il dolore tramite protocolli terapeutici. prescrivere e somministrare la rescue dose ai pazienti che dichiarano una percezione del dolore > 4. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 9 di 62 6. monitorare eventuali effetti collaterali correlati alla terapia antalgica. 7. proporre schemi di terapia antalgica e favorire l’attuazione e la diffusione di trattamenti terapeutici. 8. attivare schemi di terapia antalgica specifici per ogni reparto chirurgico e traumatologico, in base a requisiti e necessità specifici. CAMPO DI APPLICAZIONE Le linee guida sono applicate ad ogni paziente in assistenza intraospedaliera (Area Chirurgica, Traumatologica, Pronto Soccorso) che necessita del trattamento del dolore. RESPONSABILITÀ 1. Responsabile delle linee guida è il Dott. A. Brogi ed il Prof. F. Tani per la parte medica e l’Ostetrica A. Annesanti per la parte infermieristica - ostetrica. 2. Responsabile della gestione clinica del dolore è l’operatore che si fa carico, in base alle proprie competenze professionali, del management della situazione clinica - assistenziale. SIGLE e DEFINIZIONI • • DACTPS Dolore Area Chirurgica Traumatologica Pronto Soccorso Rescue dose somministrazione supplementare di farmaco analgesico INDICAZIONI OPERATIVE 1. Nell'allegato A sono riportate le indicazioni terapeutiche redatte in base ai riferimenti bibliografici. (INDICAZIONI FARMACOLOGICHE PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE) Per un approccio razionale alla gestione del DACTPS è necessario tenere ben presente che i dosaggi suggeriti ed i farmaci consigliati devono sempre essere adattati al singolo paziente, alle sue condizioni cliniche ed alla intensità del dolore in atto. 2. I medici referenti di area chirurgica e traumatologica e di pronto soccorso, sulla base di indicazioni bibliografiche, hanno identificato le situazioni cliniche ed i trattamenti terapeutici specifici del proprio reparto. 3. Le indicazioni operative ed il trattamento del dolore nell'adulto specifiche di ogni reparto si trovano all'allegato B. 4. La scheda di monitoraggio del dolore, compresa la legenda, si trova all'allegato D 5. La scheda di management terapia antalgica si trova all'allegato C 6. La scheda del percorso del trattamento del dolore si trova all'allegato E Il dolore è una esperienza psico-emotiva molto complessa, è strettamente personale, gli operatori sanitari devono prendere atto della descrizione che il malato fa del proprio dolore, osservarne il comportamento associato ed interpretarlo in base alle proprie conoscenze. L’infermiere o l’ostetrica che opera nei reparti chirurgici e traumatologici ricopre un ruolo fondamentale nel management del dolore correlato all’intervento chirurgico o post traumatico tramite: ∗ ∗ L’INFORMAZIONE, che deve essere attuata per mezzo di depliant informativo e di colloquio con il paziente nella circostanza clinica più idonea alla condizione morbosa LA VALUTAZIONE ED IL MONITORAGGIO DACTPS (rispetto ad altre figure sanitarie, l’infermiere o l’ostetrica è quella che rimane a contatto diretto del malato per un maggiore lasso di tempo, sicuramente quella che meglio può valutare l’efficacia della terapia analgesica somministrata e rilevarne complicanze ed effetti collaterali). AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 10 di 62 ∗ LA VALUTAZIONE DELLA PRESENZA DI OSTACOLI ALLA COMPRENSIONE DELL’INFORMAZIONE (demenza cognitiva, alterazioni dello stato di coscienza, incomprensione della lingua italiana) La necessità di monitorare il dolore è importante in quanto: rappresenta la base di partenza che permette di ottenere dati confrontabili tra loro; misurare, quantificare e valutare il DACTPS consente di rilevare il grado di compromissione e/o invalidità della persona e di programmare strategie d’intervento personalizzate. Da un punto di vista operativo, è auspicabile che, nella prescrizione di farmaci analgesici, l’indicazione “al bisogno“ scompaia da tutti gli ambiti assistenziali per essere sostituita da “Rescue dose se VAS > 4”. Il principale compito delle figure professionali coinvolte (operatori sanitari) è quella di IMPEDIRE CHE IL MALATO PROVI O SOPPORTI DOLORE INUTILMENTE. QUESTO PUÒ ESSERE REALIZZATO GRAZIE A POCHE ATTIVITÀ: ♠ A tutti i pazienti ricoverati: rilevare il dolore tre volte al giorno tramite VAS e valutazione clinica; ♠ Nelle situazioni cliniche con sindrome dolorosa: misurare ogni tre ore l’intensità di dolore percepita dal paziente, insieme ad altri parametri; ♠ ♠ ♠ ♠ ♠ somministrare il trattamento analgesico di base prescritto dal medico; somministrare a tutti i pazienti che presentano una VAS > 4 la rescue dose prescritta dal medico; controllare l’effetto della terapia; rilevare tempestivamente le complicanze della terapia antalgica, sospendere la terapia in atto e richiedere la presenza del medico. Non prescrivere antidolorifici al bisogno LA VALUTAZIONE DEL DOLORE La valutazione della sintomatologia dolorosa facilita la diagnosi eziologia ed è elemento fondamentale nel monitoraggio della malattia, mette inoltre in grado gli operatori sanitari di alleviare la sofferenza inutile. Sede, qualità, severità e durata del dolore dovrebbero essere considerati importanti parametri clinici, dal momento che modificazioni del dolore del bambino possono essere un segnale di cambiamento dei processi di malattia. La valutazione deve essere continuativa perché i processi di malattia ed i fattori che accompagnano il dolore si modificano nel tempo. Tale valutazione deve includere non solo la misurazione dell’intensità del dolore nel tempo, ma anche come le cure medico-infermieristiche, il bambino ed i fattori familiari possono influenzare il dolore. La responsabilità per la valutazione del dolore deve essere condivisa da operatori sanitari, familiari e da chi è coinvolto nella cura del bambino. E’ importante ricordare che il bambino già precocemente è in grado di percepire la natura multidimensionale del dolore, distinguendo le componenti nocicettive da quelle sensoriali, esperenziali, emozionali (paura, rabbia, frustrazione, ecc.), relazionali e le caratteristiche di ogni singolo individuo (età, sesso, memoria del dolore, ecc.). Ovviamente la comprensione e la descrizione del dolore sono dipendenti dall’età, dal livello cognitivo, dalla capacità di verbalizzazione. La valutazione della sintomatologia algica è particolarmente impegnativa soprattutto nei neonati e nei bambini con ritardo psicofisico, per l’assenza di verbalizzazione. Il bambino in età scolare e l’adolescente possono riportare in modo spontaneo e descrivere adeguatamente il tipo, la qualità, la durata del dolore: gli operatori sanitari dovranno pertanto saper fornire adeguate risposte. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 11 di 62 Attenzione: non dimenticare che il bambino più grande può negare o minimizzare l’entità del dolore per la paura di essere sottoposto a procedure invasive (iniezione intramuscolare, venipuntura, ecc.) e/o all'ospedalizzazione. I principali metodi di misurazione del dolore possono essere classificati come indicato nelle tabelle seguenti. LA VALUTAZIONE DEL DOLORE Comportamentale - osservazionale Misurazione Modalità Metodi di misura Fisiologica Psicologica AUTOVALUTAZIONE ETEROVALUTAZIONE Effettuata da personale medico, infermieristico o dai genitori. Da sola non consente di inquadrare totalmente il problema dolore essendo estremamente vasta la gamma di reazioni comportamentali possibili del bambino. Necessità di associazione con l'autovalutazione (anche metodi indiretti). Osservazione dei Monitorare le risposte comportamenti e corporee ad uno della loro stimolo nocicettivo. frequenza con i Natura ed estensione quali i bambini delle risposte fornisce manifestano la un indice oggettivo per presenza di dolore. l’esperienza algica infantile. Posizione e movimenti del corpo Espressioni facciali Pattern di vocalizzazione o pianto Scale di osservazione dei disturbi comportamentali Riflessi Frequenza cardiaca Frequenza respiratoria Sudorazione palmare Pressione arteriosa Pallore cutaneo Può essere effettuata: dal paziente stesso (metodo diretto) dai genitori e/o dagli operatori sanitari (metodo indiretto) Valutano la percezione del dolore secondo la prospettiva infantile, possono fornire una stima indiretta delle diverse dimensioni del dolore. Proiettivo Self-report Colori Forme Illustrazioni Disegni Visual Analogic Scale (VAS) Interviste Questionari Utilizzo in rapporto all’età del paziente 0 - 3 anni Primaria importanza Secondaria importanza Non disponibile 3 - 6 anni Primaria importanza Secondaria importanza Scale specifiche, disegni > 6 anni Primaria importanza ------- Primaria importanza AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Cod: L.G. Ped. LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Rev. 0 Pag. 12 di 62 PRESSO IL NOSTRO OSPEDALE SI UTILIZZA: 1. tra i metodi di autovalutazione del dolore: • l’affective facial scale: serie di facce con diversa espressione usate per valutare le dimensioni affettive del dolore; il valore numerico presente sopra ciascuna faccina rappresenta l’intensità del dolore dipinto sulla faccia dal punto di vista dei bambini; • il termometro del dolore: scala o orizzontale, graduata da 0 a 10; zero è generalmente designato con l’assenza del dolore, mentre l’altro estremo come “il massimo dolore possibile”: il bambino indica il livello che viene raggiunto dal suo dolore. 0 nessun dolore 1 2 3 4 5 2. tra i metodi di eterovalutazione del dolore: • il metodo di Karnofsky modificato per l’infanzia. Alimentazione Gioco Normale 0 Scarso appetito 1 Mangia su insistenza 2 Non assume nulla 3 6 7 Pianto Normale 0 Solitario 1 Poco 2 assente 3 Occasionale Frequente Continuo Gemito lamento 8 9 10 Linguaggio 0 1 2 3 Normale Poco Risponde appena Non parla 0 1 2 3 massimo dolore Posizione Antalgica Nessuna 0 Protezione parte dolente 1 Posizione obbligata 2 Assoluta immobilità 3 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 13 di 62 Altri metodi di autovalutazione del dolore meritano essere ricordati: • la scala eterocromatica: attraverso l’utilizzo di gradazioni di colori (bianco = assenza di dolore; rosa = dolore lieve; rosso = dolore moderato; rosso scuro = dolore importante; nero = dolore insopportabile) si definisce l’intensità del dolore; • interviste e questionari: valutano sia le caratteristiche della sintomatologia algica sia le modificazioni psicologiche e relazionali da essa determinate L’utilizzo di scale aumenta la capacità di rilevazione dell’intensità del dolore nella pratica clinica. Esse, tuttavia, non sono senza limitazioni: possono infatti essere specifiche per l’ambito in cui sono state sviluppate e possono non inquadrare le variazioni comportamentali tipiche dell’adolescenza. Le risposte comportamentali al dolore variano se il dolore è breve o persistente: molti bambini piccoli manifestano ovvi segni di disagio fisico quando il dolore è breve, ma intenso. In contrasto, bambini con dolore persistente di solito manifestano segni più subdoli. L’assenza di questi segni non necessariamente significa assenza di dolore. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 14 di 62 ISTRUZIONI E CONSIGLI PER LA MISURAZIONE DEL DOLORE ● Rilevare l’intensità del dolore ogni 3 ore nel periodo postoperatorio, post traumatico e ogni volta che il paziente lamenta dolore. Possono essere escluse le ore notturne in cui il paziente dorme o quando riposa. ● Istruzioni verbali “mi indichi per favore con un numero da 0 a 10 quanto dolore avverte in questo momento, sapendo che 0 corrisponde a dolore assente e 10 al dolore peggiore possibile“ ● Se il malato divaga, rispondendo per esempio con descrizioni verbali (es. “si, ho un po’ di dolore, ma non tanto”), occorre richiamarlo con calma alle istruzioni “Mi indichi per cortesia con un numero da 0 a 10“. ● Non suggerire la risposta alla persona (es. il personale non deve mai dire “Ha detto che ha un po’ di male, quindi sarà circa 2-3, vero?“) e tanto meno fare la valutazione al suo posto, presumendo di conoscere come si sente. ● Se il paziente dice di non aver compreso le istruzioni, usare esempi semplici, come “immagini che questo sia un termometro per valutare il dolore; più il numero è alto più il dolore è forte“. Non usare l’esempio dei voti a scuola, perché può confondere (10 a scuola rappresenta un evento molto positivo mentre nel nostro caso 10 corrisponde ad un evento altamente negativo). ● Se il paziente contesta l'istruzione, dicendo per esempio che lui non può sapere qual è il dolore peggiore in assoluto, ricordargli che si tratta di una valutazione soggettiva e personale; chiedere di fare riferimento a quello che lui immagina essere il peggior dolore; ● Non mostrare o riferire al paziente la valutazione del dolore data in precedenza, anche se lui stesso ne fa richiesta; rispondere che “per noi è importante avere la valutazione del suo dolore in questo preciso momento”. ● Non fare commenti sulla risposta data dal paziente. La valutazione del paziente non va contestata. Per esempio non va mai detto "Ma come! Se prima mi aveva detto che il valore era 6, come fa a dirmi che adesso è 8, dopo aver assunto un analgesico? E' impossibile! ". ● Ricordare sempre che la valutazione del dolore fatta dal paziente può essere influenzata da molteplici fattori soggettivi e che lo strumento di misura che noi utilizziamo non è un "termometro". Quando le valutazioni del paziente risultano incongruenti può essere interessante cercare di capire perchè questo avviene. ● Annotare la risposta nella scheda di valutazione. ● Se il dolore riferito dal paziente è pari o superiore ad un valore soglia prestabilito, avvisare il medico per decisioni sul trattamento o somministrare la rescue dose. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso INDICI ED ESPRESSIONI DI DOLORE Espressioni facciali Lieve aggrottamento delle ciglia, espressione triste spaventata Smorfie, fronte corrugata, occhi chiusi o serrati Qualsiasi espressione anomala Ammiccamento rapido Verbalizzazione, vocalizzi Sospiri, lamenti, gemiti Borbottio, cantilena, grida ad alta voce Respiro rumoroso Richiesta di aiuto Eccessiva verbalizzazione Movimenti del corpo Postura rigida, tesa, guardinga Agitazione Aumento del cammino su e giù, dondolamenti Movimenti ridotti Cambiamenti nella marcia o nella mobilità Cambiamenti nelle interazioni personali Aggressività, opposizione alle cure Diminuzione delle interazioni sociali Atteggiamenti socialmente inappropriati o distruttivi Ritrosia Cambiamenti nelle attività abituali o routines Rifiuto del cibo, cambiamenti dell’appetito Aumento nei tempi di riposo Cambiamenti del sonno, della tipologia del riposo Improvvisa cessazione delle attività abituali Incremento del cammino fine a se stesso Cambiamenti dello stato mentale Pianto o lacrime Aumento della confusione mentale Irritabilità o angoscia Fonte: AGS Panel on Persistent Pain in Older Persons. Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 15 di 62 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 16 di 62 Variazioni delle risposte comportamentali del bambino in relazione alla durata del dolore segni comportamentali durata del dolore Pianto breve Espressioni facciali di disagio breve Disturbi motori (localizzati / tutto il corpo) persistente Mancanza di interesse per l'ambiente persistente Mancanza di interesse per l'ambiente persistente Difficoltà di concentrazione persistente Disturbi del sonno persistente Ad ogni età maturativa psicomotoria del bambino corrisponde una differente modalità di risposta al dolore. MODIFICAZIONI COMPORTAMENTALI in RISPOSTA al DOLORE MOVIMENTI MOTORI ESPRESSIONE VERBALE ESPRESSIONE FACCIALE Scalcia con le gambe, stringe i pugni, contrazione muscoli, agitato (piccoli gesti) Pianto intermittente Fa smorfie, aggrotta la fronte, stringe la mascella Movimenti lenti, si gira lentamente Pianto sostenuto, lamentoso, piagnuccoloso Scalcia aggressivo, si inarca, si picchia da solo, si tormenta le mani, si frega parti del corpo Pianto anticipatorio, pianto di paura Tristezza, paura Inizia ad indicare le parti dolenti, preme le mani delle infermiere Linguaggio = “mamma” Rabbia, vigilanza aumentata 12 - 18 mesi Presa violenta, tremori, succhia il tovagliolo Aumento del pianto nel tempo Facies amimica 18 - 24 mesi Stereotipie motorie Linguaggio = “fa male, Evita il contatto con gli occhi brucia”, linguaggio rallentato Neonato 3 - 6 mesi 6 - 9 mesi 9 - 12 mesi Viso serio AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 17 di 62 Fattori che influenzano la soglia del dolore La personalità e la cultura del paziente, le precedenti esperienze influenzano la sua reazione al dolore; il dolore può risultare ingestibile quando se ne trascurino la componente mentale e sociale. Fattori che abbassano la soglia del dolore: Sofferenza, malessere Insonnia Fatica Ansia Paura Rabbia Depressione Noia Introversione Tristezza Abbandono Isolamento Fattori che innalzano la soglia del dolore: Sollievo dei sintomi Riposo Sonno Riduzione dell’ansia Empatia Comprensione Stato d’animo Terapia occupazionale Compagnia La misurazione del dolore permette di effettuarne la classificazione: dolore compreso tra 1 – 3 è considerato di LIVELLO A = modesto dolore compreso tra 4 – 6 è considerato di LIVELLO B = forte dolore compreso tra 7 – 10 è considerato di LIVELLO C = grave La misurazione del dolore si effettua: • • • • • ● alla accoglienza, se le condizioni cliniche lo permettono 3 volte al giorno, a tutte le persone ricoverate, insieme alla rilevazione dei parametri vitali. La registrazione si effettua mediante l’uso di apposito timbro da apporre in diaria o utilizzando lo spazio per la registrazione VAS previsto in cartella. ogni qualvolta il paziente lamenta dolore. ogni 3 ore, insieme ad altri parametri quando si attiva il trattamento farmacologico del dolore, mettendo in atto la apposita scheda (allegato 3). Se il paziente, dopo 2 controlli consecutivi, dichiara una VAS < 3 (indice di terapia antalgica efficace) il dolore è rilevato 3 volte al giorno. alla dimissione: il paziente con VAS < 3 può essere dimesso con la eventuale prescrizione di terapia antalgica a domicilio AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 18 di 62 IMPORTANTE: IL CONCETTO che “I PAZIENTI CHE NON SI LAMENTANO NON SENTONO DOLORE“ è da considerare PRIVO DI FONDAMENTO. Lo scopo di quanto esposto è ottenere il comfort del malato sia a riposo che durante la respirazione, il movimento e la tosse; inoltre, l’uso di protocolli di monitoraggio di vari parametri permette una rapida diagnosi degli effetti collaterali del trattamento. IN PRESENZA DI DOLORE i tempi di controllo del dolore sono riportati nella tabella successiva (tranne diversa prescrizione medica). VALUTAZIONE DEL DOLORE Dolore livello A 3 volte al giorno o su richiesta del paziente modesto Dolore livello B max 48 ore Attivare la scheda di monitoraggio del dolore C max 72 ore Attivare la scheda di monitoraggio del dolore forte Dolore livello grave AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 19 di 62 IL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO Il dolore del bambino affetto da qualunque patologia (sia acuta che cronica), se possibile, deve essere controllato al punto da permettere al piccolo paziente una vita normale. Gli analgesici devono essere somministrati sempre se il dolore è disturbante e/o persistente. Nei casi in cui la causa del dolore può essere determinata è possibile ed indispensabile instaurare il trattamento mirato oltre ad una adeguata terapia sintomatica. La prescrizione del trattamento analgesico può e deve essere effettuata sia dallo specialista ospedaliero sia dal pediatra di famiglia, tenendo conto che: 1. non esistono controindicazioni all'uso di analgesici nel bambino; 2. solo quando il dolore è lieve e facilmente controllabile, l'analgesico può essere somministrato solo nel momento della necessità (attenzione: se si segue il metodo "a richiesta" è possibile che il bambino tema che il dolore non possa essere controllato e diventa sempre più spaventato); se invece il dolore è continuo l'analgesico va dato ad intervalli regolari, così che la concentrazione ematica rimanga stabile, con la possibilità di una dose supplementare (rescue dose) quando vi è intensificazione della sintomatologia dolorosa; 3. i farmaci dovrebbero essere somministrati "secondo la via più appropriata": bisogna sempre preferire la via più semplice, più efficace e meno dolorosa. Per selezionare la via migliore di somministrazione bisogna considerare il tipo e l'intensità del dolore, la potenza del farmaco e l'intervallo richiesto tra le dosi. Le iniezioni i.m. (dolorose e terrorizzanti) non dovrebbero essere utilizzate a meno di essere assolutamente necessarie. La somministrazione rettale, ove possibile, è preferibile alla i.m.. L'analgesia controllata dal paziente è un nuovo approccio di somministrazione s.c. od e.v. dei farmaci (può essere utilizzata in bambini sopra i 7 anni che schiacciando autonomamente un pulsante possono assumere una dose supplettiva di analgesico per controllare un dolore che insorge malgrado una terapia di base). Le dosi di analgesico devono basarsi "sul singolo bambino": l'obiettivo è l'individuazione della dose di farmaco che prevenga il dolore prima che sia necessario somministrare la dose successiva. Fondamentale è il monitoraggio continuo del dolore del bambino per adeguare la dose degli analgesici necessari per il controllo. 4. La somministrazione deve iniziare prima che il dolore diventi troppo intenso, e quindi, difficilmente controllabile; 5. La somministrazione di analgesici non deve mai essere interrotta improvvisamente; AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Via di somm. Vantaggi e svantaggi LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso orale sublinguale rettale transdermica Non dolorosa Semplice utilizzo Fastidiosa per i bambini Preferita dai bambini Ripidità d’azione Ampia variabilità di biodisponibilità Non dolorosa Solo fentanyl Controindicata in pazienti che non hanno assunto oppioidi Utile se vomito Solo se dolore stabile SC Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 20 di 62 EV Evita accesso Rapido venoso controllo dolore Appropriata per PCA Facile modulazione Pratica per th domiciliare Utile per boli ed infusione continua IM Dolorosa Non raccomandata Ampia variabilità livelli plasmatici Appropriata per PCA Vomito - + ++ + ++ + - Occlusione intestinale - + - ++ ++ + - Disfagia - + ++ ++ ++ + - Diarrea, colostomia ++ + - ++ ++ + - Turbe cognitive +/- +/- +/- +/- +/- +/- - Dispnea severa +/- +/- - ++ ++ + - + + +/- + + + - Dolori fluttuanti ++ +/- +/- - ++ + - Dolori alla mobilizzazione ++ + - + ++ + - Aggiustamenti iniziali dose ++ + - - ++ + - Aggiustamenti frequenti dose ++ - + - ++ + - Dosi di riserva ++ - - - ++ + - Interventi di urgenza ++ +/- +/- - ++ + +/- Dolori segmentari vie di somministrazione dei farmaci analgesici: leggenda: ++ appropriata; + possibile; – non appropriata; +/- parzialmente possibile AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 21 di 62 Allegato A INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE IN ETA’ PEDIATRICA Livello A - dolore modesto - VAS 1 - 3 - FARMACI ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI Principio attivo Dosaggio Paracetamolo Emivita Assorbimento somministrazione Commenti 1-4 h Buono e quasi completo quello gastroenterico Os/rettale Non influenza la funzionalità piastrinica, tollerato dai portatori di ulcera gastrica e dagli allergici agli ASA OS: dose attacco 20 mg/kg seguita da 15 mg/kg ogni 4 ore Dose massima: 100 mg/kg/die RETTALE dose attacco 40 mg/kg seguita da 20 mg/kg ogni 6 ore (o 30 mg/kg ogni 8 ore) Acido Acetil-salicilico Tossicità epatica Antidoto: N-acetil-cisteina 3–12 h 10-15 mg/kg ogni 6-8 ore Buono gastroenterico Incostante rettale Ibuprofene* 3-4 h Os, rettale Salicil. Lisina: os/i.m./e.v./rettale Gastro-enterica, ematopoietica, ipersensibilità, salicilismo (salicilemia > 25 mg% : tinnito, tachipnea, tachicardia, nausea, vomito, cefalea, torpore) Os/rettale 2,5-10 mg/kg (Ad 150-600 mg) ogni 6-8 ore Flurbiprofene* 6 ore Buono quello 1 mg/kg ogni Os/rettale Gastroenterica (nausea, vomito, epigastralgie) Os/rettale/i.m/e.v. Neurologica (cefalea, sonnolenza, raramente ipoacusia) gastro-enterico e Ketoprofene* rettale 1-2 mg/kg (Ad 50-100) mg ogni 612 ore Naproxene* Ematopoietica 12 h Os/rettale/i.m. 5-10 mg/kg (Ad 250-500 mg) ogni 8-12 ore Noramidopirina Buono quello gastro-enterico e rettale 100-1000 mg ogni 6 ore Ketorolac trometamina* 4-6 h OS 0,2 mg/kg (max 10 mg) ogni 4-6 picco: h os 3° h; e.v. i.m. 0.5 mg/kg prima dose poi 0.2-0.3 mg/kg ogni 4-6 h e.v.; i.m. 1°h Buona (81%) biodisponibilità orale Os/i.m/e.v. Gastro-intestinale (minore rispetto all’aspirina) Ematopoietica scarsa 30 mg i.m dose equianalgesica a 12 mg di morfina o 100 mg di petidina AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Livello B Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 23 di 62 - dolore forte - VAS 4 - 6 - OPPIOIDI DEBOLI Farmaco Dosaggio emivita Codeina 0.5 - 1 mg ogni 4 2,5-3 h ore (per bambini di età > 6 mesi) (per lattanti < 6 mesi: dose di partenza ridotta ad 1/4 - 1/3 della dose per i bambini più grandi) Buprenorfina 0.2 - 0.4 mg ogni 4 4 h ore durata analgesia 6-10 h Rapporto parenterale/orale Somministrazione 1:1,5 Orale (solitamente viene somministrata in (ha la più elevata associazione con il biodisponibilità tra Paracetamolo con gli oppiacei) rapporto 1:100) Commenti Relativamente più tossica in alte dosi, compresa nausea, vomito e stipsi (oppiaceo che provaca maggiore effetto collaterale) la somministrazione parenterale non è raccomandata Non utilizzato per Sublinguale (non orale via parenterale perché inattivato da acidità gastrica) Farmaco ANTAGONISTA AGONISTA- (forte affinità per i recettori e alta stabilità di legame- 30 volte più potente della morfina) potente effetto DISFORICO Controindicato epatica nell’insufficienza Nausea e vomito frequenti NB. Effetti collaterali difficilmente reversibili con naloxone (somministrare dosi molto elevate) Tramadolo 1 – 2 mg/kg per 4 0.6 h dosi/die 1:1,5 Orale (assorbimento del 90%) e.v., sottocutanea, rettale, peridurale Oppioide sintetico agonista con azione anche su inibizione reuptake noradrenalina ed aumento concentrazioni extraneuronali di serotonina Nausea e vomito frequenti AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Livello C Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 25 di 62 - dolore grave - VAS 7 - 10 - OPPIOIDI FORTI Farmaco Dosaggio e vie di somministrazione emivita parent/ orale Morfina Dose per os iniziale raccomandata: 0.15-0.3 mg/kg 2,5 – 3 1:3 ogni 4 ore (per bambini di età > 6 mesi) h in caso di utilizzo di formulazioni a lento rilascio in granuli: dose iniziale raccomandata 0.6 mg/kg ogni 8 ore; 0.9 mg/kg ogni 12 ore dose iniziale raccomandata: 0.2 mg/kg ogni 4 - 12 15 – 20 1:2 h ore (unico farmaco antidolorifico per cui può essere utile somministrare le prime dosi “su richiesta” con intervallo minimo di 4 h, successivamente (dopo 24 – 48 h) a dosaggio ben stabilito, si può passare ad una somministrazione ad orari fissi. Per lattanti < 6 mesi: dose di partenza ridotta ad ¼ - 1/3 della dose per i bambini più grandi poiché particolarmente sensibili agli effetti depressori sul respiro e per il rischio di stati convulsivi è bene, per quanto possibile, evitare l’utilizzo di morfina nei primi 2 mesi di vita infusione e.v. o s.c. con modalità continua: dose iniziale 0.03 mg/kg/ora intermittente: dose iniziale 0.05 - 0.1 mg/kg ogni 2-4 ore Metadone Commenti Utilizzato in bambini non in grado di tollerare la morfina a causa di effetti collaterali (sedazione o nausa) attenzione al "fenomeno di accumulo": avviene lentamente, può sviluppare ed evidenziare segni di sovradosaggio nei giorni successivi può causare irritazioni se somministrato per via s.c. Attenzione: il metadone dove essere usato con estrema cautela in bambini le cui condizioni cambiano rapidamente o che hanno complicanza metaboliche: in tali pazienti vi possono essere alterazioni della clearance del farmaco e quindi aumento degli effetti collaterali. Fentanyl Dose iniziale raccomandata: 0,5-2mcg/kg per h o in 3 h infusione continua N.B. Dose > 3 mcg/kg provoca rigidità parete toracica e importanti difficoltà respiratorie Formulazione transdermica: utile in pz > 12 kg e > 12 aa Petidina Non Ideale per l’analgesia applicabile procedure dolorose in corso di brevi Provoca meno prurito rispetto alla morfina Formulazione transdermica: non adatto in dolore acuto o in pazienti con un non adeguato controllo del dolore pericolosa ad alti dosaggi per la possibilità di accumulo di un suo metabolita (normeperidina) che produce neuroeccitabilità. Vista la lunga emivita della normeperidina (5 volte rispetta alla petidina) la riduzione del dosaggio nei pazienti intossicati può aumentare l’eccitabilità del SNC fino a crisi convulsive. Gli effetti della normeperidina sono ACCENTUATI (non inibiti) dal naloxone I farmaci contrassegnati con l’asterisco (*) non sono ancora registrati in Italia per l’uso in tutte le fasce di età pediatrica, anche se il loro uso è riportato in letteratura e sono normalmente utilizzati in molti ospedali pediatrici. Attenzione ai FANS: da usare con prudenza nei neonati e nei pazienti con alterazioni ematologiche, poiché sono antiaggreganti piastrinici. L'aumento delle dosi di analgesici non-oppioidi sopra i livelli consigliati produce un "effetto tetto" (piccolo aumento dell'effetto analgesico, ma grande aumento di effetti collaterali e reazioni tossiche). Se un FANS, associato o meno ad un farmaco adiuvante, non porta ad un efficace controllo del dolore da lieve a moderato, è consigliabile passare all’uso di un oppioide 6. In caso di insuccesso o di progressione della sintomatologia si deve proseguire prescrivendo oppiodi deboli: il più utilizzato è la codeina, soprattutto in associazione con FANS (acido acetilsalicilico e paracetamolo) in formulazioni già predisposte. La Buprenorfina, soprattutto nella formulazione sublinguale, viene utilizzato per il controllo del dolore moderato: è necessario ricordare che per la sua attività agonista-antagonista non deve essere utilizzata AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 26 di 62 contemporaneamente ad oppioidi ad attività agonista pura. Inoltre la buprenorfina, soprattutto nei bambini, presenta una spiccata attività disforica: tale effetto collaterale può essere molto disturbante soprattutto nei pazienti con diminuito tono dell’umore. Il tramadolo può essere utilizzato per la maneggevolezza del farmaco soprattutto nelle condizioni di sintomatologia algica importante, ma che non richiedono ancora la somministrazione di un oppioide forte. 7. L’oppioide forte di scelta nel dolore severo, specie se oncologico, è la morfina. La morfina agisce bloccando la trasmissione del dolore, legandosi a recettori specifici localizzati nel sistema nervoso centrale. E’ un analgesico sicuro ed efficace. I farmaci oppioidi maggiori non hanno un "effetto tetto": la dose corretta per gli oppioidi è quella che prevede un adeguato controllo del dolore con un accettabile grado di effetti collaterali. Il dosaggio iniziale degli oppioidi potrebbe essere ridotto in bambini con grave malnutrizione, disfunzioni epatiche e renali, insufficienza multi-organica o per quelli già in stato di sedazione. Esiste la possibilità di sostituire un farmaco oppioide con un altro farmaco rispettando la dose equianalgesica: la sostituzione può avvenire sia perché il farmaco utilizzato non è più efficace ed è quindi necessario passare ad un farmaco con maggiore potenza antalgica, sia perché si vuole sostituire un oppioide con un altro per ridurre od annullare gli effetti collaterali determinati dal primo (“rotazione degli oppioidi”). DOSE EQUIANALGESICA RISPETTO ALLA MORFINA Farmaco Dose equianalgesica rispetto alla morfina le dosi equianalgesiche sono basate su studi singola dose nell’adulto (la tabella deve essere utilizzata solo come orientamento di massima, dato che le risposte dei pazienti variano) Orale sublinguale rettale Transdermica Sottocutanea-e.v Morfina 30 - 30 - 10 (anche i.m.) Codeina 200 Metadone 20 - - - 10 Fentanyl# - - - 100 mcg 100 mcg Buprenorfina - 0.4 - - 0.3 (i.m.) Petidina* 300 mg - - - 75 mg Tramadolo 150 130 (i.m.) 100 la petidina non è raccomandata per l’uso cronico, poiché ha una emivita lunga e la possibilità di accumulo di metabolici tossici l’infusione continua di fentanyl a 100 mcg/ora è approssivamente equianalgesica ad una infusione di morfina di 2,5 mg/ora; fattore di conversione tra fentanyl transdermico e morfina per os: 100 mcg/ora di fentanyl transdermico corrispondono a 240 mg di morfina per os ad effetto ritardato Quando il cambio è fatto con un oppioide a emivita breve in un paziente che ha sviluppato tolleranza agli oppioidi, il nuovo farmaco dovrebbe essere dato al 50% della dose equianalgesica (a causa di una incompleta tolleranza crociata) e modulato sino all’efficacia. Il ricorso ad oppioidi maggiori va concordato con la famiglia che deve essere a conoscenza dei rischi associati (depressione respiratoria) e dell'effetto ipnotico che ridurrà nel bambino la capacità di interazione con l'ambiente, quindi il suo stato di coscienza. 8. I farmaci oppioidi causano effetti collaterali simili. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 27 di 62 Questi problemi devono essere previsti e trattati in modo che al controllo del dolore non si associno effetti collaterali intollerabili. I genitori dovrebbero essere avvisati della possibilità di avere una minima sedazione all’inizio del trattamento, ma che questa si esaurisce generalmente nel giro di pochi giorni. Gli effetti collaterali si distinguono in: • precoci: nausea; vomito (1/3 dei pazienti non necessita di terapia antiemetica); secchezza delle fauci; confusione. Si risolvono generalmente in via spontanea entro pochi giorni. • Persistenti: (senza possibilità di regressione): stipsi (tutti i pazienti dovrebbero essere trattati con lassativi) che generalmente richiede trattamento adeguato. • rari: anoressia, sudorazione, xerostomia, prurito, depressione respiratoria (la cui cura dovrebbe basarsi sullo stato di salute specifico del bambino e sugli obbiettivi stessi del trattamento), mioclonie (benigne nel periodo dell'addormentamento, da trattare se compaiono nelle ore di veglia o se sono violente); Possono essere importanti tanto da obbligare a rivedere lo schema terapeutico. Esiste la possibilità di modificare la via di somministrazione del farmaco o di sostituire l’oppioide con un altro con minori effetti collaterali. In caso di insorgenza di effetti collaterali, bisogna modificare il dosaggio del farmaco (od eventualmente sostituire il farmaco) ed attuare una adeguata terapia di supporto. EFFETTI COLLATERALI DEGLI OPPIOIDI E TRATTAMENTO TERAPEUTICO Depressione respiratoria A. Sospensione oppioide B. Sostegno respiratorio C. Naloxone: 1-2 mcg/kg ripetibile fino ad un MAX di 10 mcg/kg) Sedazione D. Ridurre dose oppioide E. Aggiungere farmaci stimolanti F. In caso di overdose ed apnea: Naloxone: 0.01 – 0.1 mg/kg Nausea – Vomito G. Ondansetron: 0.1 mg/kg e.v. H. Metoclopramide : 0.1 – 0.2 mg/kg e.v. Prurito I. Rotazione oppioide J. Defenildramina 1 mg/kg e.v. K. Naloxone: 0.001 – 0.002 mcg/kg/h Ritenzione urine L. Naloxone: 0.001 – 0.002 mcg/kg/h Spasmo biliare M. Naloxone: 0.001 – 0.002 mcg/kg/h RACCOMANDAZIONI: In presenza di esofagite, gastrite ed ulcera duodenale SI RACCOMANDA l’uso mirato di farmaci specifici (citoprotettori della mucosa gastrica, antiacidi ed IPP) L’utilizzo a lungo tempo di farmaci oppioidi determina l’insorgenza di: Tolleranza: fenomeno per il quale, per ottenere lo stesso effetto analgesico iniziale, è necessario aumentare progressivamente la dose di farmaco (i farmaci diventano meno potenti, quando il loro uso è protratto nel tempo). Si sviluppa abbastanza rapidamente (durante le prime 2 settimane di trattamento) sia per l’effetto analgesico che per gli effetti collaterali; successivamente si assiste ad una stabilizzazione del dosaggio, che non richiede ulteriori altri incrementi. Dipendenza: fisica che si sviluppa parallelamente alla tolleranza ed è caratterizzata da segni e sintomi tipici ( sindrome di astinenza: irritabilità, ansia, insonnia, diaforesi, tremori, crampi addominali, rinorrea, lacrimazione, nausea, vomito, dolori e spasmi muscolari, crampi addominali e diarrea) che compaiono all’improvvisa interruzione della somministrazione del farmaco.La graduale riduzione del dosaggio del farmaco (qualora la terapia con l’oppiaceo sia AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 28 di 62 iniziata dal più di una settimana) evita la comparsa di qualsiasi segno di crisi di astinenza. Psicologica caratterizzata da una sensazione di particolare benessere associata con l’assunzione di un dato farmaco e dalla necessità di assumerlo per ottenere gli effetti psichici desiderati. Sembra essere eccezionale nei pazienti con una sintomatologia algica che assumono il farmaco per una reale necessità di controllo del dolore. N.B. Dipendenza fisica e tolleranza sono ad ogni modo fenomeni fisiologici che si verificano in ogni persona che assume oppioidi su base cronica: è dunque necessario che i sanitari rassicurino paziente e genitori sul fatto che dipendenza fisica e tolleranza agli oppioidi sono fenomeni normali e non significa che loro figlio è diventato dipendente psicologico. Esiste il fenomeno denominato “pseudo-dipendenza psicologica” caratterizzato da un “atteggiamento di ricerca del farmaco” (frequente richiesta di oppiacei, richiesta di aumento delle dosi, continua osservazione dell’orologio per aspettare la dose successiva) quando il controllo del dolore è sotto i livelli ottimali e in genere scompare una volta che il problema venga trattato in modo mirato ed aggressivo e la cura bilanciata in modo da fornire un controllo soddisfacente. Per evitare la comparsa di sintomi di astinenza è necessario operare un adeguata e lenta sospensione dei farmaci. MODALITA’ DI SOSPENSIONE DEGLI OPPIOIDI Terapia breve (durata < 1 settimana) Riduzione del 25 – 50 % della dose al giorno Terapia lunga (durata > 1 settimama) Riduzione del 20% nelle prime 24 h Riduzione del 10% ogni 8 – 12 h se tollerato, altrimenti riduzione più lenta 9. Non sostituire un farmaco con uno della stessa categoria: esistono molte alternative al farmaco capoclasse, ma nessuna evidenza dimostra che gli analoghi funzionino meglio. 10. A causa del diverso livello di azione (i FANS a livello tissutale, gli oppioidi a livello centrale) l'associazione FANS + oppioidi (deboli o maggiori) può funzionare meglio di entrambi somministrati singolarmente. 11. Molti farmaci possono essere Adiuvanti nella terapia di bambini con dolore. Tali farmaci possono aiutare a controllare il dolore risollevando lo stato d’animo del bambino, riducendo il livello d’ansia o riducendo gli effetti collaterali fastidiosi dei farmaci analgesici o migliorando direttamente l’effetto analgesico. A. Antidepressivi: controllano sia il dolore (soprattutto di origine neuropatica – efficaci nella componente disestesia ed allodinia - per cui rappresentano il farmaco di elezione) tanto quanto lo stato depressivo ad esso associato; inoltre migliorano il sonno e possono migliorare l’effetto analgesico degli oppiacei. Si osserva un immediato miglioramento del sonno e un più tardivo miglioramento del dolore (dopo 5 – 7 giorni). B. Anticonvulsivanti: possono controllare il dolore neuropatico (soprattutto se “trafittivo” o “a pugnalate” ). Il meccanismo di azione si ritiene dovuto alla stabilizzazione della membrana ed alla soppressione della scarica neuronale. Il dosaggio dovrebbe essere incrementato gradualmente fino a raggiungere il range terapeutico dei livelli plasmatici per il controllo dell’epilessia o sino alla comparsa di effetti collaterali inaccettabili (lo steady-state dei livelli plasmatici è raggiunto in circa 1-2 settimane). C. Stabilizzatori di membrana (GABA agonisti) antagonizzano la trasmissione nervosa (minor rilascio di neurotrasmettitori) attraverso la modulazione dei canali del calcio. Sono utili soprattutto per il controllo dei parossismi D. Neurolettici (soprattutto fenotiazine e butirrofenoni) sono usati per il controllo della nausea e del vomito e per il trattamento delle psicosi e delle crisi di agitazione acuta. La principale indicazione analgesica è il dolore cronico con lesioni riconoscibili. Gli importanti effetti collaterali (sedazione, disforia, ipotensione, visione offuscata, secchezza delle fauci, reazioni extrapiramidali) ne limitano il loro utilizzo. E. Sedativi, Ipnotici ed ansiolitici: le benzodiazepine hanno un largo impiego poiché possono dare sollievo ad episodi di ansia acuta, risolvere uno spasmo muscolare, essere utilizzati come premeditazione per procedure dolorose. Effetti collaterali sono: sonnolenza, ipotensione posturale ed ipotonia muscolare. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 29 di 62 F. Antiemetici: sono fondamentali per il controllo della nausea e del vomito indotto sia dalla terapia della patologia di base, sia dalla terapia con oppiacei. G. Antistaminici: particolarmente utili per il controllo del prurito indotto dagli oppioidi. Se associati agli oppioidi hanno un effetto analgesico additivo. Indicazioni oltre al prurito sono l’ansia e il vomito. H. Corticosteroidi: utili per il controllo del dolore da infiammazione associato a compressione nervosa, per la cefalea da ipertensione endocranica e per il dolore da metastasi ossee. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 30 di 62 PRINCIPALI FARMACI ADIUVANTI Classe farmacologica Farmaco Dosaggio Effetti collaterali Antidepressivi Amitriptilina Dose iniziale 0.2 – 0.4 Effetti anticolinergici mg/kg/die serale (Secchezza fauci, stipsi, (aumentabile ogni 2-3 visione offuscata) giorni fino a 1-2 mg/kg) Anticonvulsivanti Carbamazepina 4 mg/kg/die → 10 Nausea, vomito, atassia, sonnolenza, letargia, mg/kg/die in 2 sottodosi confusione, pancitopenia Fenitoina 5 mg/kg/die in 2 sottodosi Clonazepam 1.3 – 0.02 mg/kg/die in 2 sottodosi Gabapentina 8 – 35 mg/kg/die in 2-3 Sonnolenza, vertigini, dosi atassia, astenia Clorpromazina Per os. 0.5 mg/kg/dose ogni 4-6 h Stabilizzatori di membrana Marcato effetto soporifero, depressione respiratoria, problemi comportamentali (GABA agonisti) Neurolettici Considerare l’uso concomitante degli antistaminici per evitare reazioni diatoniche alle 1 mg/kg/dose ogni 4-6 h alte dosi o dopo lunghi 0.05-0.075 mg/kg/die in periodi di trattamento 2-3 dosi e.r. 1 mg/kg/dose ogni 4-6 h Prometazina Alloperidolo (dai 3 ai 12 anni) Benzodiazepine Diazepam Lorazepam Midazolam 0.05 – 0.2 mg/kg/dose L’effetto sedativo può limitare l’uso degli p.os ogni 4-6 h oppioidi. 0.05 – 0.2 mg/kg/dose Altri effetti collaterali p.os ogni 4-6 h sono: depressione e 0.05 – 0.2 mg/kg/dose dipendenza con l’uso p.os ogni 4-6 h prolungato. oppure L’effetto paradosso 0.05 mg/kg ev 5 minuti (agitazione) si verifica soprattutto se il farmaco prima della procedura o viene sottodosato 0.3 – 0.5 mg/kg p. os 3040 min prima della procedura 12. Oltre alla terapia farmacologica il bambino può beneficiare molto della vicinanza delle persone a lui più care, del racconto di fiabe, della presenza di altri bambini con cui poter giocare. 13. Le terapie non farmacologiche devono essere parte integrante della terapia antalgica del dolore: possono essere supplementari, ma non sostitutivi di un adeguato trattamento farmacologico. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 31 di 62 Allegato B Di seguito si riportano facsimili di schede che occorrono per la raccolta dati INDICAZIONI OPERATIVE PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE IN ETÀ PEDIATRICA TERAPIA ANTALGICA PER LIVELLO DI DOLORE REPARTO DI:...................................................................................................................................................... Imposta la terapia antalgica: medico di reparto anestesista Gestione terapia antalgica medico di reparto anestesista LIVELLO A - dolore modesto bolo iniziale Terapia antalgica 1° – 2° giorno giorni successivi VAS 1 – 3 Rescue dose malattia Somministrato in base a VALUTAZIONE MEDICA intervento chirurgico day surgery Per la prescrizione VEDERE CHIARIMENTI AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Cod: L.G. Ped. LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Rev. 0 Pag. 32 di 62 CHIARIMENTI 1. Il BOLO INIZIALE è somministrato in seguito a valutazione medica 2. Per la somministrazione della RESCUE DOSE ci si comporta come da schema seguente: Somministrazione RESCUE DOSE VAS 4-6 VAS 7-10 INFERMIERE Somministrazione rescue dose prescritta Controllo VAS a distanza di 1 ora dall’inizio della somministrazione INFERMIERE CHIAMARE IL MEDICO Se VAS di livello B o C CHIAMARE IL MEDICO VALUTAZIONE MEDICA TERAPIA continua A Rescue dose con Morfina TERAPIA B C AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso LIVELLO B Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 33 di 62 - dolore forte bolo iniziale malattia intervento chirurgico day surgery Somministrazione tramite EPIDURALE Terapia antalgica 1° – 2° giorno VAS 4 – 6 Rescue dose giorni successivi AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso LIVELLO C Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 34 di 62 - dolore grave bolo iniziale Terapia antalgica 1° – 3° / 4° giorno VAS 7 - 10 Rescue dose giorni successivi malattia intervento chirurgico day surgery Somministrazione tramite EPIDURALE NB: I nomi dei farmaci ( nel rettangolo verde ) sono quelli che attualmente sono forniti dalla farmacia dell’ospedale. IN SEGUITO QUESTA PARTE SARÀ SOSTITUITA DALLE SCELTE TERAPEUTICHE DI OGNI REPARTO AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Cod: L.G. Ped. LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Rev. 0 Pag. 35 di 62 Allegato C MANAGEMENT TERAPIA ANTALGICA LIVELLO B - C TB TB NO NO NO TB SI SI SI > 4 o > precedente > 4 o > precedente VALUTAZIONE MEDICA pres. m ed. C > 4 o > precedente VAS dopo 1 h TB TB inf. som . inf. Rd VAS dopo 1 h inf. inf. CONTINUA TERAPIA DI BASE + VAS dopo 1 h Rd inf. inf. AUM ENTO DEL DOSAG G IO della M ORFINA ATTIVARE PERCORSO ASSISTENZIALE PERSONALIZZATO TB NO TB NO NO TB SI SI SI > 4 o > precedente > 4 o > precedente > 4 o > precedente pres. m ed. B TB VALUTAZIONE MEDICA VAS dopo 1 h TB som. inf. inf. Rd VAS dopo 1 h inf. inf. Rd VAS dopo 1 h inf. CONTINUATERAPIA TERAPIADI DIBASE BASE ++ EVENTUALE con M MORFINA ORFINA CONTINUA EVENTUALE Rd Rd con LEG ENDA * B = dolore livello B - forte * C = dolore livello C - grave - * * * * * * TB = terapia antalgica di base VAS = scala analogica visiva Rd = rescue dose pres.m ed. = prescrizione m edica som .inf. = som m inistrazione terapia dall'inferm iere inf. = infermiere * VAS dopo 1 h = controllo VAS a distanza di 1 ora dall'inizio della som m inistrazione del farm aco inf. C AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 36 di 62 IMPORTANTE PAZIENTE INSTABILE: dolore intenso, inatteso, particolarmente se improvviso o associato ad alterazione dei segni vitali l’infermiere AVVISA il medico di reparto per la rivalutazione clinico-chirurgica e la terapia di eventuali complicanze PREEMTIVE ANALGESIA La somministrazione del farmaco inizia il giorno precedente l’intervento. TERMINE O MODIFICA DEL TRATTAMENTO ANTALGICO DI BASE PER LIVELLO DI DOLORE B - C AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 37 di 62 Il medico di reparto: 1. 2. 3. 4. verifica le condizioni del paziente (parametri vitali stabili e VAS ≤ 3); sospende il trattamento di base; prescrive terapia antalgica secondo quanto previsto dal protocollo terapeutico o le condizioni cliniche del paziente; effettua o sovrintende alla rimozione del catetere epidurale, se a dimora; N.B.: tale presidio deve essere rimosso a distanza di almeno 12 ore dall’uso di eparine a basso peso molecolare e di 4 ore dall’uso di eparina calcica 5. sigla la chiusura della scheda di gestione del dolore postoperatorio. Se a distanza di 48-72 ore il paziente ha ancora dolore, VAS > 4, viene valutata da parte del medico di reparto la possibilità di continuare il piano terapeutico in atto, oppure una sua eventuale modifica, o il coinvolgimento del medico anestesista o di altri specialisti. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 38 di 62 TERAPIE NON FARMACOLOGICHE Terapie di supporto Metodi cognitivi Metodi comportamentali Terapie fisiche sostengono e danno forza al bambino ed alla famiglia ¶ ¶ ¶ ¶ ¶ Cure centrate sulla famiglia Informazioni precise Empatia Possibilità di scelta Gioco influenzano i pensieri dei bambini (la distrazione attiva dell'attenzione del bambino è molto importante) ¶ ¶ ¶ Musica Immaginazione Ipnosi modificano i comportamenti ¶ ¶ Respirazione profonda Rilassamento ¶ ¶ Contatto fisico Caldo e freddo (attenzione ai bambini di pochi anni: possibilità di danni fisici) Stimolazione nervosa elettrica transcutanea interessano il sistema sensoriale ¶ AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità TIPO DI DOLORE PROPRIOCETTIVO SOMATICO VISCERALE LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso POSSIBILI CAUSE FISIOPATOLOGIA DELLA STIMOLAZIONE ANTALGICA Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 39 di 62 CARATTERISTICHE DEL DOLORE - infiammatorie - metaboliche - meccaniche Stimolazione (meccanicabiochimica) delle terminazioni nervose su: - strutture cute - muscoli - ossa Costante gravativo ben localizzato accentuato da posizione (eretta/seduta) Stiramento capsula organo Stimolazione (meccanicabiochimica) delle terminazioni nervose su: - organi toracici - organi addominali - organi pelvici Profondo/diffuso Mal localizzato Spesso accompagnato da sintomi neurovegetativi Occlusione organo cavo Pulsante/puntorio crampiforme NEUROPATICO Origine PERIFERICA Origine CENTRALE LOCALIZZATA Origine CENTRALE DIFFUSA Stimolazione (meccanicabiochimica) di - radici nervose - tronchi nervosi - nervi periferici Stimolazione (meccanicabiochimica) di - midollo osseo - strutture sopra midollari - strutture cerebrali Allodinia e/o disestesia Ipoalgesia o anestesia dolorosa Parossismi tipo scosse elettriche o dolore lancinante PRECISAMENTE LOCALIZZATI Segni e sintomi simili a quelli del dolore periferico LOCALIZZAZIONE è - SEGMENTALE - DIFFUSA (a tutto, metà o parte del corpo) Disestesia generalizzata → BAMBINO INTOCCABILE Disestesia “a mosaico” (non sintetizzabile rispetto ad un “livello neurologico”) AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Cod: L.G. Ped. LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Rev. 0 Pag. 40 di 62 Allegato D SCHEDA MONITORAGGIO DEL DOLORE Reparto_______________________________n° nosologico_____________ COGNOME NOME: _______________________________Data nascita:_____________ livello di dolore: diagnosi:_____________________________________________ VAS / ore: _____________ medico_________________________ data___________________ore_________ B C Intervento chirurgico________________________________livello previsto di dolore B VAS / ore _____________ medico_________________________ data__________ore_________ C Terapia antalgica medico_________________ data__________________ ore__________ • bolo iniziale__________________________________________________somministrato SI NO • mantenimento_____________________________________________________in atto SI NO • rescue dose ( VAS > 4 )___________________________________________________________ Data Ora F.C. P.A. F.R. T0 * parte posteriore della scheda T.C. VAS Sede Sedaz. Nau. Vom. Pru. R. d. Firma Infermiere Note Firma medico Note AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Data Ora F.C. LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso P.A. * scheda aggiuntiva F.R. T.C. VAS Sede Sedaz. Nau. Vom. Pru. R. d. Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 41 di 62 Firma Infer. Note Firma medico Note AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 42 di 62 COGNOME NOME_____________________________________________________pag__________ Data Ora F.C. P.A. F.R. T.C. VAS Sede Sedaz. Nau. Vom. Pru. R. d. Firma Infer. Note Firma medico Note AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 43 di 62 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 44 di 62 LEGENDA DELLA SCHEDA DI MONITORAGGIO DEL DOLORE Sezione Generale Argomento Reparto n° nosologico Diagnosi di accettazione Livello di dolore Sezione A Livello B Livello C VAS routine per ore Medico Intervento chirurgico Livello previsto di dolore Livello B Livello C VAS routine per ore Medico Terapia antalgica Bolo iniziale Terapia base Sezione B Rescue dose > 4 FC PA Sezione C FR TC VAS Sede Sedazione Nausea, vomito, prurito Cd (rescue dose) Note infermiere Note medico Note E’ il reparto di degenza E’ il numero di scheda nosologica È la diagnosi di ingresso in ospedale (PS, reparto) o la diagnosi al momento in cui s’inizia la compilazione della scheda. È l’attribuzione del livello di dolore presente all’ accettazione. È sulla base di ciò che si imposta la terapia antalgica. Dolore forte VAS 4 – 6 Dolore grave VAS 7 – 10 Il medico prescrive il tempo in cui il controllo VAS è effettuato ogni 3 ore. Se non vi è prescrizione la VAS si controlla per il tempo previsto dalle linee guida. Firma del medico che effettua la valutazione del paziente e prescrive il controllo VAS e/o il trattamento farmacologico. È l’intervento chirurgico effettuato al paziente. È l’attribuzione del livello di dolore presente/prevedibile per l’intervento chirurgico effettuato al paziente. È sulla base di ciò che si imposta la terapia antalgica. Dolore forte VAS 4 – 6 Dolore grave VAS 7 – 10 Il medico prescrive il tempo per cui il controllo VAS è effettuato ogni 3 ore. Firma del medico che ha praticato il trattamento chirurgico o post traumatico e prescrive il controllo VAS e/o il trattamento farmacologico. Data ed orario della prescrizione terapeutica e firma del medico. E' la prescrizione per il bolo iniziale e la segnalazione se è stata praticata. E’ da segnalare se è stato effettuato oppure no. E' la terapia antalgica di base prescritta, da effettuare nel tempo, come previsto dalle linee guida per il livello di dolore. E' da segnalare se è in atto oppure no. E' la terapia da effettuare se il paziente presenta la percezione del dolore > 4. Vedere il diagramma di flusso del management del dolore post intervento. < 45/m chiamare il medico in particolare se è in terapia la morfina. < 80 mmHg di pressione massima chiamare il medico. Per i valori pressori è importante tenere conto di quelli di base del paziente (iper o ipotensione di base). < 8 o > 25 chiamare il medico. > 38° specie se con brivido, chiamare il medico. Si scrive il numero identificato dal paziente come dolore percepito. Soltanto se presente, scrivere: 1 = dolore a livello della ferita chirurgica, sede del trauma, organo malato. 2 = dolore lontano della ferita chirurgica, sede del trauma, organo malato. 3 = "dappertutto", non so. Si scrive: 1 = agitato. 2 = vigile, tranquillo. 3 = occhi chiusi, risvegliabile. 4 = occhi chiusi, difficilmente risvegliabile. 5 = non responsivo. Chiamare il medico se presenti i punti 4 – 5 Soltanto se presente, si scrive: L = lieve M = moderato G = grave. Chiamare il medico se presenti i punti M – G Se praticata si scrive: SI Firma dell'infermiere che ha effettuato i controlli e la registrazione di eventuali note (es. chiamato il medico, il paz. riposa, ecc.). La registrazione di eventuali note (es. modifica di terapia) e firma del medico che ha effettuato la valutazione clinica. Se il paziente riposa e/o dorme, specie nelle ore notturne, i controlli non si effettuano, tranne diversa prescrizione medica. Nelle note si registra "il paziente riposa" e si appone la firma. Se il paziente, dopo 2 controlli consecutivi, dichiara una VAS < 3 (indice di terapia antalgica efficace) il dolore è controllato 3 volte al giorno. Sospendere la terapia quando compaiono complicanze e si chiama il medico La rilevazione del dolore percepito dal paziente non esclude la valutazione clinica da parte del personale infermieristico e medico Al personale ostetrico competono tutte le attività previste per il personale infermieristico AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 45 di 62 La scheda di monitoraggio del dolore: - si compila solo in presenza di dolore di livello B e C ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ è uno strumento clinico di monitoraggio e trattamento del dolore e di rilevazione delle complicanze correlate alla terapia antalgica. la compilazione inizia quando è presente o si prevede una situazione clinica dolorosa per cui si rende necessario il management del dolore nel tempo (livello B e C) inizia la compilazione il primo operatore medico che diagnostica la presenza o prevede una situazione clinica di dolore che necessita di terapia antalgica somministrata nel tempo la compilazione compete, in base alle proprie competenze, al personale medico, infermieristico ed ostetrico accompagna il paziente negli spostamenti e trasferimenti nei vari reparti dell'ospedale. i dati riportati nella scheda non devono essere trascritti in cartella. la scheda di monitoraggio del dolore è parte integrante della cartella clinica. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore IL MANAGEMENT DEL DOLORE Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. Ped. Rev. 0 Pag. 46 di 62 Allegato E nessuna prescrizione terapeutica NO MEDICO valutazione clinica del dolore SI Livello A Il paziente ha dolore? SI Livello B-C SCHEDA management dolore PRESCRIVERE - Tempi di controllo dolore - Terapia antalgica come da linee guida - NO assegnazione livello di dolore NO CONTROINDICAZIONI farmaci utilizzati nelle linee guida INFERMIERE somministrazione terapia valutazione del dolore controllo efficacia della terapia SI PRESCRIZIONE TERAPEUTICA PERSONALIZZATA tempi di controllo dolore comparsa COMPLICANZE CHIAMARE ℡ MEDICO Attivare management Livello A AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità FARMACI Principio attivo Paracetamolo LINEE GUIDA Cod: L.G. DB monitoraggio e trattamento del dolore Rev. 0 ANTI-INFIAMMATORI NON STEROIDEI in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Pag. 1 di 62 Acido Acetilsalicilico Ibuprofene Flurbiprofene Ketoprofene Formulazioni commerciali TACHIPIRINA cpr 500 mg; scir 2,4% (1 ml→24 mg); sup. 125 mg, 250 mg, 500 mg, 1000mg; gtt 10% bust eff. 125 mg, 500 mg; Flashtab cpr 500 mg EFFERALGAN cpr 500 mg div o eff; cpr eff 1000 mg; scir 3% (1 ml→30 mg); sup. 80 mg, 150 mg, 300 mg; bust eff. 80 mg, 150 mg ACETAMOL cpr 500 mg; scir 2,5% (1 ml→25 mg); sup. 250 mg, 500 mg, 1 g; bust eff. 300 mg ASPIRINA cpr 0,5 g, cpr 325 mg, ASPIRINETTA cpr 100 mg ASPRO 500 cpr e cpr eff 500 mg ACESAL cpr 300 mg BUFFERIN cpr 325 mg CARDIOASPIRIN 100 cpr 100 mg CEMIRIT cpr 800 mg; cpr 200 mg; supp 300 mg, supp 1,2 g KILIOS cpr 1 g UPSALGINA cpr eff 500 mg ALGOFEN conf 200 mg ANTALGIL cpr 200 mg BRUFEN cpr 400 mg, cpr 600 mg; bust 600 mg; crema 10% CALMINE crp 200 mg CIBALGINA DUE FAST cpr DOLOCYL cpr 200 mg MOMENT 200 cpr eff. e conf 200 mg ; gtt; bust 200 mg NUREFLEX bb os sosp NUROFEN conf 200 mg Ibuprofene sale di lisina ACIRIL fl im 400 mg; cpr 500 mg; sup 500 mg; gel 10% ANTALISIN cpr 200 mg ARFEN fl im 400 mg; cpr 500 mg; sup 500 mg; gel 10% Ibuprofene sale sodico BRUFEN-600 sup 600 mg GANAPROFENE cpr eff IBUPROFENE 200 cpr NUROFEN cpr eff 200 mg FROBEN scir 0,5%, collut.; supp 100 mg ; cps ril.prol. 200 mg ; cpr 100 mg TRANSACT LAT cerot. 40 mg ALKET 200 cpr 200 mg FASTUM cps 50 mg; gel 2,5% FLEXEN fl im 100 mg; fl ev 100 mg, cpr retard 200 mg; sup 100 mg; cpr 50 mg IBIFEN fl im 100 mg; fl ev 100 mg, bust eff 50 mg; gel 5%; sup 100 mg; cpr ril. Prol. 200 mg; cps 100 mg, cps 50 mg KETARTRIUM cps 100 mg; sup 100 mg KETOPLUS cps ril.pro. 200 mg KETOPROFENE cps 50 mg; sup 100 mg KETOSELECT cps 50 mg MEPROFEN cps 100 mg; sup 100 mg, sup 200 mg ORUDIS fl im 100 mg, fl ev 100 mg; gel 2,5%; cps retard 200 mg; supp 100 mg; cps 50 mg; REUPROFEN fl im 50 mg; cps 50 mg, cps 100 mg; supp 75 mg TOPREK cpr 25 mg Ketoprofene sale di lisina ARTROSILENE sup 160 mg; cps 320 mg; fl im ev 160 mg; schiuma; gel 5% KETOPROFENE GNR pom 5% OKI sup ad 160 mg, sup bb 60 mg, sup bb 30 mg; gtt (1 gtt: 4 mg); bust bipart. 80 mg; suluz collut. ZEPELINDUE sup ad 160 mg, sup bb 60 mg, sup bb 30 mg; cps 320 mg; bust bipart 80 mg; collut Buprenorfina (cloridrato) SUBUTEX cpr 2 mg, cpr 8 mg TEMGESIC fl im ev 0.3 mg, cpr 0,2 mg Tramadolo (cloridrato) CONTRAMAL gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; cps SR 100 mg; cps SR 150 mg; cps SR 200 mg; sup 100 mg; fl 50 mg, fl 100 mg. FORTRADOL gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; cps SR 100 mg; cps SR 150 mg; cps SR 200 mg; sup 100 mg; fl 50 mg, fl 100 mg. FRAXIDOL gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg PRONTALGIN gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; fl 100 mg TRADONAL cps SR 50 mg; cps SR 100 mg; cps SR 150 mg; cps SR 200 mg TRAMADOLO DOROM gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; fl 100 mg AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 2 di 62 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 3 di 62 Naproxene: ALGONAPRIL bust 500 mg, supp 500 mg; cpr 500 mg FLOGINAX cpr 500 mg; sup 500 mg GIBIXEN cps 250 mg, cps 500 mg, bust 500 mg, supp 500 mg LASER cps “R” 750 mg, cps 500 mg, bust 500 mg, supp 500 mg NAPRIUS cpr 500 mg; bust 500 mg NAPROSYN cpr “mite”250 mg; cpr 500 mg; cpr rilascio prolungato 750 mg; bust”mite” 250 mg; bust 500 mg; supp “mite”250 mg; supp 500 mg; gel 10% NEOEBLIMON supp 500 mg PREXAN cps 250 mg; cpr 500 mg; bust 375 mg; bust 500 mg; supp 500 mg XENAR cpr 500 mg; supp 500 mg Naproxene sale sodico ALEVE cps 220 mg AXER ALFA “forte 550” cps 550 mg FLOGOGIN fl im 275 mg; supp 550 mg FLOXALIN cps 550 mg; bust 550 mg; supp 550 mg MOMENDOL cps 220 mg; gel NAPROREX cps 550 mg SYNFLEX cps 275 mg; “forte” cps 550 mg; “forte” bust 550 mg; “forte” supp 550 mg Naproxene sale di aminobutanolo SYNALGO “500” cps 680 mg; supp 680 mg TICOFLEX cps 243 mg Naproxene betainato sodico NAPREBEN cps 275 mg; cps 550 mg; supp 275 mg; supp 550 mg Noramidopirina – Metamizolo sodico DIPIRONE fl im ev 1 g NOVALGINA fl im ev 1 g; sup ad 1 g; sup bb 300 mg; cpr 500 mg; gtt 50% (1 gtt TRISALGINA cpr 500 mg; supp Ketorolac LIXIDOL fl im ev 10 mg, fl im ev 30 mg; cpr riv 10 mg Sale di trometamolo TORADOL fl im ev 10 mg, fl im ev 30 mg; cpr riv 10 mg; gtt 2% (1 gtt: 1 mg); supp 30 mg OPPIOIDI DEBOLI Principio attivo Codeina + Paracetamolo Buprenorfina (cloridrato) Tramadolo (cloridrato) Formulazioni commerciali CO-EFFERALGAN cpr e cpr effervescenti (paracetamolo 500 mg + codeina fosfato 30 mg) LONARID Cpr Sup latt Sup bb Sup ad paracetamolo 400 mg + codeina fosfato 10 mg paracetamolo 400 mg + codeina fosfato 20 mg paracetamolo 200 mg + codeina fosfato 5 mg paracetamolo 60 mg + codeina fosfato 2,5 mg TACHIDOL Bust scir paracetamolo 500 mg + codeina fosfato 30 mg 100 ml contengono: paracetamolo 2,5g + codeina fosfato 150 mg SUBUTEX cpr 2 mg, cpr 8 mg TEMGESIC fl im ev 0.3 mg, cpr 0,2 mg CONTRAMAL gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; cps SR 100 mg; cps SR 150 mg; cps SR 200 mg; sup 100 mg; fl 50 mg, fl 100 mg. FORTRADOL gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; cps SR 100 mg; cps SR 150 mg; cps SR 200 mg; sup 100 mg; fl 50 mg, fl 100 mg. FRAXIDOL gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg PRONTALGIN gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; fl 100 mg TRADONAL cps SR 50 mg; cps SR 100 mg; cps SR 150 mg; cps SR 200 mg TRAMADOLO DOROM gtt 10% (1 gtt→2,5 mg); cps 50 mg; fl 100 mg AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso OPPIOIDI FORTI Principio attivo Morfina Metadone cloridrato Fentanil Formulazioni commerciali Morfina cloridrato MOLTENI, SALF, MONICO fl im ev 10 mg, fl im ev 20 mg morfina solfato orale a pronta azione ORAMORPH Sciroppo 2 mg/ml (confezioni da 100 ml e 250 ml) Soluzione orale (dosabile anche in gtt) 20 mg/ml (4 gtt →5mg) (confezioni da 20 ml e 100 ml) morfina solfato orale a lento rilascio MS CONTIN disc 10 mg, 30 mg, 60 mg, 100 mg SKENAN cps retard 10 mg, 30 mg, 60 mg, 100 mg EPTADONE Fl im sc 10 mg Fl orali 5 mg, 10 mg, 20 mg, 40 mg, 80 mg METADONE CLORIDRATO MOLTENI Scir 0,1% 40 ml, 60 ml, 100 ml, 1000 ml METADONE CLORIDRATO AFOM Scir 0,3% 20 ml, scir 0,5% 20 ml FENTANEST fl im ev 0,1 mg DUROGESIC cerotto transdermico 25 mcg, 50 mcg, 75 mcg, 100 mcg Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 4 di 62 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 5 di 62 E CURE PALLIATIVE NEL NEONATO TERMINALE SOCIETÀ ITALIANA DI NEONATOLOGIA Gruppo di Studio “Analgesia e Sedazione nel Neonato” Rev 15.03.2007 Background. Nell’ambito della mortalità infantile che in Italia è del 4.4 per mille nati vivi, il 3.3 per mille dei decessi si verificano in epoca neonatale. I decessi in Terapia Intensiva Neonatale rappresentano circa il 10% dei ricoveri. In Italia ogni anno muoiono 2100 bambini nei primi 12 mesi, di cui 1600 (76%) nei primi 30 giorni di vita. Tuttavia c’è ancora scarsa cultura e propensione ad applicare correttamente un programma di cure palliative neonatali sia perché i neonatologi italiani sono i meno propensi in Europa a limitare i trattamenti intensivi ed ad utilizzare una analgesia e sedazione per il controllo del dolore nel neonato terminale, ma anche perché il luogo dove avviene la maggior parte dei decessi neonatali, la TIN, è un ambiente poco idoneo ad accompagnare le ultime fasi della vita di un neonato in un clima di raccoglimento e di rispetto della privacy. Obiettivo Lo scopo di questo documento è quello di migliorare la consapevolezza delle problematiche insite nella fine della vita di un neonato, fornendo un modello di comportamento propositivo di una piano di cure centrate sul neonato e sulla famiglia e di indicazioni agli operatori. Non ha certo la pretesa di assolvere al difficile compito di definire la complessità delle cure palliative, che non sono solo il controllo del dolore e le cure compassionevoli di conforto, ma richiedono alta professionalità e competenze multidisciplinari, oltre che la realizzazione di ambienti idonei, rispettosi della privacy e della dignità della persona, non sempre facilmente identificabili nell’ ambito delle nostre TIN. Vuole solo rappresentare un momento di riflessione su come modificare nella pratica clinica quotidiana il nostro atteggiamento nei confronti del neonato che muore e dei suoi genitori, in attesa che venga a formarsi una più matura cultura delle cure palliative, come avviene oggi in altri paesi europei. Indicazioni. Un programma di cure palliative deve essere proposto in tutte quelle situazioni in cui il protrarre il supporto intensivo non porta ad un miglioramento della sopravvivenza ed è in questo senso da considerarsi futile (trattamento che non prolunga la vita e non dilaziona in modo significativo la morte) e fonte di ulteriore dolore e sofferenza. In queste situazioni è doveroso limitare le cure intensive e continuare l’ assistenza al neonato con l’ unico intento di migliorarne la qualità di vita di fronte ad una situazione terminale, alleviandone i sintomi. In questo contesto, le cure palliative sono intese come interventi non curativi volti a soddisfare i bisogni fisici, emozionali, sociali, culturali e spirituali del neonato e dei suoi genitori. Comprendono tutti quegli interventi che servono a trattare al meglio una situazione che non può essere più curata, nel miglior interesse del bambino. Gli aspetti fondamentali che devono essere focalizzati in ambito di cure palliative neonatali sono: 1. fornire calore, tenere riscaldato il neonato 2. fornire un contatto fisico stretto, “holding” 3. fornire un supporto nutrizionale adeguato 4. fornire sedazione e controllo del dolore Tuttavia l’informazione ed il coinvolgimento dei genitori rappresenta un momento fondamentale di tutto il processo di presa in carico, che deve essere condiviso da tutto il personale presente. E’ risaputo che per una migliore elaborazione del lutto è necessario il coinvolgimento dei genitori, che devono avere modo di conoscere, toccare, accudire, tenere in braccio il proprio neonato tenendo conto che sarà l’unica occasione di stare con il loro bambino che da li a poco non ci sarà più. Il maggior supporto è dato da chi riesce a stare loro vicino empaticamente, dimostrando di comprendere e condividere la loro sofferenza. Il sostegno in questa fase da parte di tutto il personale con un intervento personalizzato, integrato e multidisciplinare aiuterà i genitori ad adattarsi alla perdita, dando loro la possibilità di continuare successivamente la loro vita. Ed in questo ambito non basta definire il team coinvolto, rappresentato di volta in volta da medici neonatologi, anestesisti, ostetrici, infermieri della sala parto e della terapia intensiva neonatale, possibilmente un funzionario religioso, uno psicologo ed un assistente sociale o mediatore culturale, se richiesto, ognuno per le proprie competenze, ma è importante educare il personale a far fronte AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 6 di 62 anche a questo evento in maniera professionale ed umanamente efficace con una “care” sensibile, attenta e qualificata. Ecco che nel caso di decesso improvviso, aspettare i genitori prima di comporre la salma avendo bambino solo dopo averlo sistemato nel migliore modo possibile (pulire dal sangue, togliere tubo neonato appena deceduto alle loro cure, può aiutare a rendere meno irreale l’ evento. E’ necessario tuttavia creare uno spazio ed una privacy che consenta ai genitori di stare ancora vicino la sua morte. E’ importante che il personale sia consapevole che i sentimenti legati al senso di fallimento, quali impotenza e senso di colpa, possono portare il team ad allontanarsi o ad evitare i aperto con la famiglia del bambino morto. cura, ovviamente di mostrare il endotracheale ecc) e affidare il al proprio bambino e di piangere genitori impedendo un colloquio Nell’ ambito delle cure palliative neonatali due sono le situazioni che possono essere contemplate: 1. Cure palliative perinatali in caso di decisione di non rianimare il neonato alla nascita: qui vanno annoverate le situazioni in cui la diagnosi prenatale è certa circa la incompatibilità della patologia con una vita prolungata e tutte quelle situazioni di prematurità estrema. In caso di decisione di non rianimare il neonato ( vedi Linee Guida AAP 2005 e le linee guida europee ILCOR) dovrebbe essere offerta ai genitori del nascituro una consulenza neonatologica e psicologica. Su richiesta può essere anche chiamato un funzionario spirituale a seconda del credo religioso dei genitori. La comunicazione con i genitori comporta la trasmissione di informazioni rilevanti riguardo la diagnosi e la prognosi che devono essere date in modo chiaro e semplice, spiegando che tipo di cure verranno offerte al loro bambino nel suo migliore interesse. Va inoltre lasciato spazio ai genitori affinchè esprimano le loro preoccupazioni e i loro dubbi su quando prospettato e condividano appieno le cure proposte. E’ importane offrire, se il tempo lo consente, anche colloqui ripetuti, considerando il fatto che il genitore è in una situazione di importante shock emotivo per cui ci possono essere distorsioni delle informazioni fornite. Dopo che il parto si è espletato, è necessario fornire un adeguato riscaldamento, il neonato viene avvolto in teli caldi e posto sotto una fonte radiante. Se l’ esame obiettivo conferma la presenza di immaturità estrema o difetti congeniti letali e viene confermata la decisione di non rianimare il neonato, vengono attuati comunque tutti gli interventi palliativi del caso, cioè fornire calore, l’ holding, farsi carico dell’ ambascia respiratoria che può essere presente come fase premortale, anche con l’ utilizzo di farmaci oppiodi. Ci si deve astenere dal praticare le profilassi neonatali cometa somministrazione di Vitamina K, la cui iniezione è dolorosa, e la profilassi oftalmica la cui somministrazione può essere fastidiosa. Il neonato deve essere accudito in un luogo rispettoso della privacy, che può essere una saletta attigua alla sala parto o in TIN, avvolto in telini asciutti e tenuto al caldo. Offrire al genitore la possibilità di tenerlo in braccio, consapevoli dell’ importanza di poterlo toccare ed accarezzare. Sarebbe anche utile incoraggiare il genitore a dare il nome al bambino. Valutare l’ opportunità di posizionare un catetere ombelicale per fornire adeguata analgesia e sedazione ed eseguire eventuali prelievi diagnostici. In alternativa la terapia analgesica può essere fornita per via orogastrica. Verrà tenuto monitorato, fino a constatazione del decesso. E’ importante dare la possibilità ai genitori di crearsi un ricordo del proprio bambino: fotografie, braccialetto di identificazione, impronte del piedino, ecc. Il tempo trascorso in ospedale dopo la morte del bambino è l’unica opportunità per i genitori di crearsi un ricordo del proprio figlio. 2. Cure palliative in caso di neonato per cui vengono limitate le cure intensive per una verificata situazione clinica irreversibile. Nel caso sia stata presa la decisione di limitare il supporto intensivo perché la situazione clinica è giudicata irreversibile, quando la ventilazione e le altre procedure invasive eseguite sul neonato non danno reali benefici perché atti a posporre transitoriamente la morte e con ulteriore sofferenza, deve essere formalizzato da parte del neonatologo curante un colloquio franco e sincero ed adeguato al livello socio-culturale dei genitori, se possibile coadiuvato dalla psicologa e dal mediatore culturale, quando indicato. I genitori vanno informati sulla possibiltà di avere il funzionario religioso a loro disposizione. Il colloquio va documentato in cartella, come va lasciata traccia di ogni opinione espressa dai genitori. Ai genitori dovrebbe essere dato il tempo di comprendere che le cure palliative offrono il miglior trattamento del neonato in questo momento che non può essere più curato per la sua malattia. Il benessere del paziente e il suo miglior interesse dovrebbe essere la considerazione portante in tutte le prossime decisioni cliniche. Una volta raggiunta la consapevolezza che il continuare le cure intensive è un esercizio inutile e doloroso che non servirà a strappare il neonato alla morte ed avuto il consenso dei genitori, viene limitato il supporto intensivo. A. Devono quindi essere sospese tutte le infusioni (amine vasoattive, trasfusioni, antibiotici), eccetto quelle per il supporto nutrizionale, per l’ analgesia e sedazione e una eventuale terapia antireflusso già in atto (Metoclopramide 0.03-0.1 mg/Kg o Ranitidina 2 mg/Kg ogni 12 ore). B. Viene eseguito un bolo di Fentanile 3-5 mcg/Kg o di Morfina 100 mcg/Kg, e preparati altri boli ad orario. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità C. LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 7 di 62 Se non si usano i boli, può essere intrapresa una infusione continua di Fentanile al dosaggio di 3-5 mcg/Kg/ora oppure Morfina al dosaggio di 50 mcg/Kg/ora. Il neonato va svezzato dal curaro, prima di iniziare la palliazione. Nel caso in cui non fosse disponibile un accesso venoso, può essere somministrata Morfina per via orogastrica al dosaggio di 100 mcg/Kg seguita da successivi boli di 50 mcg/Kg ogni 4-6 ore, oppure Metadone 0.1 mg/Kg ogni 4 ore per 2-3 dosi e poi ogni 6-12 ore. D. Altri farmaci per alleviare i sintomi in questa fase sono: - Ambascia respiratoria-gasping: la Morfina è più efficace di altri oppioidi e può essere somministrata a boli EV o PO al dosaggio di 50 mcg/Kg, eventualmente associata alla Furosemide 1-2 mg/Kg. - Agitazione: all’oppioide può essere associata una benzodiazepine tipo Midazolam 0.03-0.1 mg/Kg ogni 4 ore o Lorazepam 0.05-0.1 mg/Kg ogni 4-8 ore - Convulsioni: attacco di Fenobarbitale 20 mg/Kg seguito da 2.5 mg/Kg dose ogni 12 ore - Sospendere la ventilazione meccanica invasiva, utilizzare eventualmente sistemi di nCPAP con PEEP adeguate a migliorare l’ impegno respiratorio. E. Eventuali accertamenti diagnostici che possono comportare stress e dolore vengono posticipati a dopo il decesso, se possibile. F. Al neonato deve essere fornito un ambiente termoneutrale, per cui, se dato in braccio ai genitori, deve essere avvolto in teli riscaldati e vestito con cappellino e scarpette di lana, per ridurre la dispersione termica. Può essere offerto al genitore di contenerlo fino all’arresto cardio-respiratorio, rendendo disponibile un ambiente idoneo alla situazione, come una saletta appartata del reparto, nel rispetto della privacy. Il neonato, se non è in braccio ai genitori, viene tenuto nella sua culla, accudito dall’infermiera di stanza che ne monitorizza le condizioni cliniche. I genitori vanno comunque informati in anticipo della morte imminente, in modo che abbiano il tempo di stare con il proprio bambino. I genitori vengono lasciati con il loro bambino fino a quando lo desiderano, viene loro offerta la possibilità di avere vicino altri parenti. Inoltre viene data l’opportunità di portarsi un ricordo del bimbo, che può essere la foto o il cartoncino identificativo posto al letto del paziente o altri oggetti appartenuti al bambino. Provvedere affinché vengano accolti i desideri dei familiari di carattere religioso, culturale e sociale. Se il decesso avviene in assenza dei genitori, preoccuparsi che vedano ancora una volta il bambino nella culla dove ha vissuto la sua breve esistenza, circondato dalle cose che lo hanno aiutato a vivere. Una volta constatato il decesso, viene spiegato l’iter postmortem. Prima che i genitori lascino il reparto, comunicare che saranno richiamati per ritirare la relazione clinica ed essere informati sulla opportunità di eseguire approfondimenti genetici o altre indagini cliniche a seconda della situazione. E’ consigliabile dare al genitore informazioni, anche se preliminari, sulle cause del decesso. Alla madre devono essere date precise raccomandazioni per la soppressione dell’allattamento, dato che se non correttamente avvisata può andare incontro nei successivi 2-7 giorni dalla nascita a sintomi anche importanti di ingorgo mammario. Assicurarsi che la famiglia abbia una rete di aiuto da parte dei familiari e/o amici. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 8 di 62 Il colloquio di ritorno viene fissato preferibilmente dopo quattro settimane dalla scomparsa del neonato, in presenza del neonatologo che ha assistito al decesso e dello psicologo, che si prenderà carico del follow-up a 3-6 mesi dall’ evento con lo scopo di definire se la elaborazione del lutto avviene in modo fisiologico o se è necessario un intervento specialistico. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 9 di 63 LA SINDROME DA ASTINENZA NEONATALE: CLINICA E TERAPIA Fisiopatologia e Terapia in Pediatria, a cura di B.M. Assael Intramed Communications, Milano, 1993, II Edizione, pp. 95-99 C. VEGNI, G. FERRARIS Cattedra di Patologia Neonatale, Università di Milano La diffusione della tossicodipendenza tra i giovani ha assunto nel nostro Paese proporzioni crescenti negli ultimi anni. II fenomeno interessa in particolare la popolazione giovanile e coinvolge le donne in età fertile: ne deriva l'associazione tossicodipendenza-gravidanza con le problematiche ad essa relative, che riguardano madre e bambino. Al neonatologo sempre più frequentemente è affidata la cura di neonati "passivamente tossicodipendenti", da droghe assunte dalla madre in gravidanza. L'effetto neonatale è la risultante delle diverse influenze sul metabolismo della droga ingerita da parte della madre, della placenta e del feto. II passaggio transplacentare è facilitato dal basso peso molecolare delle sostanze di abuso e dalla loro lipofilia. Le vie di somministrazione possono modificare la velocità di assorbimento, facilitato in caso di assunzione parenterale o inalatoria, quando viene saltata la tappa metabolica epatica. La gravidanza, di per sé, può modificare il metabolismo della droga: in genere vi è una riduzione della concentrazione della droga nell'ultimo periodo di gravidanza per l'aumento del volume ematico materno, e l'aumentata clearance totale secondaria all'aumentare perfusione renale. Anche le modificazioni del flusso placentare, come processi patologici a carico della placenta (flogosi, distacchi) possono facilitare il passaggio transplacentare al feto delle sostanze assunte dalla madre. Ne deriva l'estrema variabilità della concentrazione delle sostanze nel feto che varia dal 50 al 100% rispetto ai livelli materni. Talora la concentrazione fetale è più elevata di quella materna: in particolare, quelle sostanze che richiedono degradazione epatica (oppioidi, cocaina, alcol) possono raggiungere livelli superiori nel feto per la relativa immaturità del suo sistema microsomiale epatico. Nel corso della gravidanza, se l'assunzione è costante, la droga tende ad accumularsi nel feto: nella maggioranza dei casi l'emivita della sostanza è maggiore nel feto rispetto all'adulto, per l'incompleto sviluppo dei sistemi enzimatici fetali interessati ai processi di metabolizzazione e per l'immaturità funzionale del rene fetale, che ritarda l'escrezione della sostanza metabolizzata in forma eliminatile. Si stabilisce dunque una dipendenza farmacologica del feto e al momento della nascita, per la brusca interruzione dell'apporto, si manifestano sintomi clinici di astinenza nel neonato. MANIFESTAZIONI CLINICHE DELLA SINDROME DA ASTINENZA NEONATALE (SAN) Le manifestazioni cliniche si sviluppano con diversa frequenza (60-90%) e gravità nei neonati in rapporto al tipo, alla quantità della droga e al periodo in cui è stata assunta rispetto al momento del parto. Sintomi da astinenza sono stati descritti anche in seguito a uso di barbiturici, benzodiazepine, amfetamine, marijuana, alcol, ma la caratteristica sindrome da astinenza è quella che si manifesta nel figlio di madre con dipendenza da narcotici (eroina, metadone) o, meno frequentemente, cocaina. Sintomi acuti possono comparire nel neonato più o meno precocemente (24-48 ore di vita) in rapporto alla farmacocinetica della sostanza e all'intervallo dall'ultima assunzione, più precocemente per l'eroina, più tardivamente per il metadone. Le manifestazioni cliniche raggiungono un picco a 3-4 giorni per poi progressivamente decrescere. Esistono tuttavia forme in cui la sintomatologia persiste, anche se attenuata, per 4-6 mesi con acme intorno alla 6a settimana di vita, che configurano la "sindrome da astinenza subacuta". II quadro clinico nella forma completa è caratterizzato da: - sintomi a carico del sistema nervoso centrale; - sintomi a carico del sistema nervoso autonomo; - sintomi gastroenterici. La diversa espressività configura la differente gravità della sindrome (tabella 1). II neonato appare irritabile, ipercinetiro, presenta tremori, ipertono, disturbi del ritmo sonnoveglia, sbadigli e starnuti frequenti, associati a disturbi dell'alimentazione per una suzione scoordinata, vomito e diarrea, da cui deriva un'elevata perdita di peso. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Cod: L.G. DB LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Rev. 0 Pag. 10 di 63 TABELLA 1 CLASSIFICAZIONE DELLA SINDROME DA ASTINENZA NEONATALE Lieve Tremori a riposo e/o irritabilità Moderata Tremori a riposo e irritabilità, disturbi del sistema nervoso autonomo o disturbi gastroenterici Grave Severa Tremori a riposo, irritabilità, disturbi del sistema nervoso autonomo e disturbi gastroenterici Tremori a riposo, irritabilità, disturbi del sistema nervoso autonomo, disturbi gastroenterici e convulsioni In casi rari e non riconosciuti precocemente si possono osservare convulsioni tonico-cloniche generalizzate. La diversa gravità della SAN è in rapporto al tipo di droga, alla durata della tossicodipendenza materna e probabilmente alla quantità di sostanza assunta: è più grave nei casi di assunzione di eroina da strada rispetto a quelli in mantenimento a basse dosi di metadone, per i quali è dimostrato un rapporto tra gravità e dose. Nelle tabelle 2 e 3 vengono riportate le caratteristiche di frequenza, le modalità di insorgenza, la differente sintomatologia in rapporto alle principali sostanze da abuso. In caso di assunzione di oppioidi si possono osservare sintomi neurologici e gastroenterici, con possibile comparsa di convulsioni, più frequenti in caso di esposizione a metadone (8%); si hanno solo sintomi neurologici, in genere contenuti, in caso di cocaina. TABELLA 2 SINDROME DA ASTINENZA NEONATALE Droga Frequenza Eroina 60-90% Metadone 65-90% Cocaina Diazepam 65% 20% 15% 24 h 2° g. 3/4° g. 85/90% 10/15% 2/3° g. > 3° g. 10% 2/3° g. 6/12 h Alcol Barbiturici Inizio sintomi Azione breve Azione lunga Prime ore 7° g. 2/6 h Propossifene Prime ore Pentazocina 0/24 h AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 11 di 63 TABELLA 3 FREQUENZA DEI SINTOMI CLINICI IN RAPPORTO AL TIPO DI SOSTANZA DA ABUSO Sintomi Tremori Iperattività Turbe del sonno Pianto acuto Suzione scoordinata Difficoltà di aliment. Vomito-diarrea Starnuti Tachipnea Sudorazione Febbre Convulsioni Eroina Metadone Cocaina Barbiturici Diazepam +++ +++ ++ ++ ++ ++ Rari - + Rare + + Rare + Alcol Si possono avere manifestazioni convulsive se la droga di abuso è l'alcool (sindrome alcolica fetale) o a seguito di assunzione di barbiturici ad azione breve (Secobarbital). La conoscenza da parte del neonatologo (informazione prenatale) dello stato di salute e delle abitudini di tossicomania della madre e l'intervento precoce e corretto rendono sempre meno frequente il riscontro di forme gravi. In caso di dubbio diagnostico è possibile ricorrere a screening su urine, sangue e meconio del neonato per l'individuazione dei metaboliti della droga anche oltre il primo giorno di vita e comunque entro il quinto giorno. La valutazione della gravità è fatta mediante l'uso di scale, che attribuiscono diversi punteggi a seconda dei sintomi presentati. La metodologia più accurata e pertanto più consigliata, anche perché guida alla terapia, è quella proposta da Finnegan et al. (1975) (tabella 4). TABELLA 4 PUNTEGGIO DELLA SINDROME DA ASTINENZA Segni e sintomi Pianto molto intenso (e acuto) Pianto continuo molto intenso e acuto Dorme meno di un'ora dopo la poppata Dorme meno di due ore dopo la poppata Riflesso di Moro molto rapido Riflesso di Moro estremamente rapido Tremori lievi se disturbato Tremori marcati se disturbato Tremori lievi anche se non disturbato Tono muscolare aumentato Punteggio 2 3 2 1 2 3 1 2 3 2 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 12 di 63 Convulsioni generalizzate Cute marmorizzata Frequenza respiratoria> 60/m Frequenza respiratoria > 60/m con rientramenti Suzione spasmodica dei pugni Non mangia volentieri Rigurgito Vomito a getto Feci semiliquide Feci liquide Disidratazione Sbadiglio frequente Starnuti Congestione nasale Sudorazione i Febbre > 38,2 Febbre > 38,4 5 1 1 2 1 2 2 3 2 3 2 1 1 1 1 2 Valutazione della gravità della SAN secondo Finnegan: a intervalli di 1-2 ore nelle prime 48 h, di 4 ore successivamente TRATTAMENTO DELLA SINDROME DA ASTINENZA NEONATALE L'obiettivo del trattamento deve essere di controllare la sintomatologia, ma anche di evitare l'esposizione a farmaci sedativi, se non indispensabili, e la prolungata ospedalizzazione. Il trattamento prevede una terapia di supporto e una terapia farmacologica. Nel 30-50% dei casi i sintomi di astinenza possono essere controllati senza ricorrere alla terapia farmacologica. TERAPIA DI SUPPORTO La terapia di supporto comprende: la ridotta esposizione a stimoli ambientali, visivi, acustici e ancor più dolorosi; l'uso di metodiche che facilitino il miglior controllo degli stati del neonato, ne riducano l'irritabilità e permettano di prolungare i periodi di sonno quieto (lettini oscillanti); l'alimentazione con pasti frequenti e ipercalorici: l'eccessiva perdita di peso può essere espressione di inadeguato apporto calorico più che indicazione alla necessità di terapia farmacologica; l'apporto calorico può essere calcolato in 150-250 cal/kg/24 h, necessario a favorire la crescita del neonato con SAN, in cui la spesa calorica è elevata per l'incremento dell'attività fisica, con riduzione dei periodi di sonno, per l'aumento delle perdite secondarie ai disturbi gastroenterici, e per l'aumentato consumo di Oz a livello tissutale; il necessario apporto di liquidi ed elettroliti, in caso di perdite e/o di ostacolo all'alimentazione enterale. TERAPIA FARMACOLOGICA L'indicazione al trattamento farmacologico è determinata dal punteggio elevato ottenuto mediante i diversi metodi di valutazione. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità Cod: L.G. DB LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Rev. 0 Pag. 13 di 63 Non è corretto sottoporre il neonato a trattamento farmacologico preventivo e comunque se il punteggio di gravità è basso (inferiore a 8 secondo Finnegan). Rare sono le condizioni in cui si deve ricorrere alla terapia farmacologia in caso di SAN da barbiturici, benzodiazepine, alcool, marijuana, più frequenti in caso di tossicodipendenza materna da narcotici (eroina, metadone) meno frequenti se la droga da abuso è la cocaina. II trattamento farmacologico è diverso a seconda della droga assunta dalla madre. In caso di narcotici, derivati dell'oppio, il farmaco di elezione è considerato il paregorico o il laudano; in caso di politossicodipendenza o abuso di cocaina o psicofarmaci, o in situazioni di non conoscenza della sostanza di abuso, si ricorre al fenobarbital eventualmente associato a benzodiazepine fino in caso di situazioni che richiedono un intervento immediato. Iniziato il trattamento farmacologico, la valutazione clinica effettuata ogni 1-2 ore nelle prime 48 ore, ogni 4 ore successivamente, è guida alla posologia. FARMACI SOSTITUTIVI Paregorico È cloridrato di morfina, associato a un alcaloide dell'oppio, canfora, alcol, olio di anice e acido benzoico. La posologia, nel neonato a termine, è di 0,2-0,5 ml/dose, pari a 0,08-0,2 mg di morfina, da somministrare ogni 3-4 ore per os fino al controllo dei sintomi. Il dosaggio viene regolato sulla base degli score clinici (tabella 5). TABELLA 5 RAPPORTO PUNTEGGIO/DOSAGGIO FARMACO Punteggio Paregorico (tintura di oppio) Fenobarbital 8-10 11-13 14-16 17 o più 0,8 cc/kg/die 6 mg/kg/die 1,2 cc/kg/die 8 mg/kg/die 1,6 cc/kg/die 10 mg/kg/die 2,0 cc/kg/die 15 mg/kg/die La sospensione del farmaco deve essere graduale e comunque dopo 3-5 giorni dalla negativizzazione della sintomatologia. I vantaggi dell'uso del paregorico sono rappresentati dalla facilità di somministrazione, dal miglioramento dei pattern di suzione, dal miglior controllo dei sintomi gastroenterici. A causa dei possibili effetti tossici secondari alla presenza di canfora e acido benzoico nel paregorico, da altri è consigliato l'uso del laudano, tintura d'oppio contenente morfina in associazione ad alcaloidi dell'oppio e alcol. Deve essere somministrato in diluizione 1 : 20, a dosaggio iniziale di 0,2 ml ogni 3-4 ore per os fino a 0,5-0,7 ml/dose per il completo controllo dei sintomi. È da sottolineare che le preparazioni contenenti oppio possono avere effetto deprimente sul centro del respiro. Metadone Viene somministrato alle dosi di 0,3-0,5 mg/kg/die per os o 0,2-0,3 mg/kg/die i.m. in 3 somministrazioni. La prolungata emivita (t1/2 = 35 ± 12 ore) giustifica la difficoltà nell'aggiustare la dose nel neonato, in particolarenella fase di diminuzione del dosaggio. Per la sua scarsa maneggevolezza pertanto non ne è indicato l'uso.. SEDATIVI Fenobarbitone: è il farmaco di scelta. La posologia prevede un attacco con 15-20 mg/kg/24 h, seguito (24-48 ore dopo) da dosi di mantenimento di 2-8 mg/kg/24 h (os, e.v., i.m.). AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 14 di 63 La riduzione della dose del farmaco deve avvenire gradualmente (10-20% della dose ogni giorno) ad attenuazione della sintomatologia. I vantaggi dell'uso del fenobarbitone sono costituiti dalla buona conoscenza della sua farmacocinetica nel neonato e dalla possibilità di determinarne i livelli ematici. Gli svantaggi sono rappresentati dal mancato controllo dei sintomi gastroenterici e dalla possibile depressione del riflesso di suzione con alte dosi del farmaco. NEUROLETTICI Diazepam Alle dosi di 1,0-2,0 mg ogni 8 ore (e.v.). La ridotta capacità del neonato di metabolizzare tale farmaco e l'effetto depressivo sul riflesso di suzione ne limitano l'uso solo a casi eccezionali. È bene ricordare che sono state osservate convulsioni a insorgenza tardiva in bambini trattati con questo farmaco. Clorpromazina Alle dosi di 2,2-3 mg/kg/24 h, in 4 somministrazioni. Nelle tabelle 6 e 7 vengono indicati i farmaci più usati, vantaggi e svantaggi e indicazioni al loro utilizzo. Studi di confronto tra l'efficacia dei diversi tipi di terapia non sembrano evidenziare differenze se non per il maggior controllo dei sintomi gastroenterici dei derivati dell'oppio rispetto ai farmaci sedativi. TABELLA 6 FARMACI USATI PER IL CONTROLLO DELLA SINDROME DA ASTINENZA NEONATALE Narcotici • • Paregorico • Morfina anidra (0,4 mg/ml) • Alcaloidi dell'oppio: derivati isochinolinici (narcotici, papaverina) • derivati fenantrenici (morfina, codeina) • Canfora • Alcol (44-46%) Olio di anice • Acido benzoico (4 mg/ml) Glicerina • Tintura di oppio • Morfina (10 mg/ml) Alcaloidi dell'oppio Alcol (17-21 %) • (Diluita 25 volte: 0,4 mg/ml morfina) • Morfina • Prep. parenterale: Morfina 8 mg/ml Bisolfito di Na 1 mg/ml Fenolo 5 mg/ml NaCI 7 mg/ml • Preparazione orale: Morfina 2-4 mg/ml • Alcol 10% • Metadone • Clorbutanolo 0,5 mg/ml • Alcol etilico 8% Neurolettici • Diazepam • Alcol benzilico (1,5%) • Benzoato di Na (5%) AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 15 di 63 • Alcol etilico (10%) • Glicole propilenico (40%) • Clorpromazina • NaCI 6 mg/ml • Bisolfito di Na 2 mg/ml • Alcol benzilico 2% Sedativi • Fenobarbital • Glicole propilenico 67,8% • Alcol etilico 10% • Alcol benzilico 1,5% TABELLA 7 TERAPIA DELLA SINDROME DA ASTINENZA NEONATALE Farmaci Dosi Vantaggi Svantaggi Paregorico (morfina 0,4 mg/ml) 0,2-0,5 ml ogni 3-4 h Somministrazione orale Pattern di suzione Ripresa ponderale Controllo dei sintomi gastroenterici Necessità di alte dosi Alto contenuto d'alcol Somministrazione frequente Fenobarbital 15-20 mg/24 h attacco 2-5 mg/kg/24 h mantenimento Controllo sintomi neurologici Possibile controllo livelli ematici Scarso controllo dei sintomi gastroenterici Diazepam 1-2 mg ogni 8 ore Controllo sintomi neurologici Lenta eliminazione riflesso suzione Indicazioni Oppioidi Oppioidi e non oppioidi Paregorico - laudano Fenobarbital OLTRE LA SINDROME DA ASTINENZA L'individuazione e il corretto trattamento della SAN in periodo neonatale non esauriscono il compito del pediatra nei confronti del figlio di madre tossicodipendente. Altre sono le problematiche che il sanitario deve conoscere e saper affrontare: è noto il rischio di malformazioni congenite, dimostrato peraltro solo in associazione all'abuso di canapa indiana, LSD e cocaina nei primi mesi di gravidanza, ipotizzato per i narcotici più frequente è la prematurità e/o l'iposviluppo fetale, attribuibile sia all'assunzione di droga, sia alle abitudini di vita della gravida tossicodipendente (fumo, vagabondaggio, prostituzione ecc.); AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE Ospedale senza Dolore Coordinatore: Amerigo Brogi Manuale Qualità LINEE GUIDA monitoraggio e trattamento del dolore in area chirurgica, traumatologica e di pronto soccorso Cod: L.G. DB Rev. 0 Pag. 16 di 63 la SIDS (sindrome da morte improvvisa del lattante) si presenta con frequenza 5-10 volte superiore nei figli di madre tossicodipendente rispetto alla popolazione generale, la positività per anticorpi anti-HIV nelle donne tossicodipendenti è del 60-70%. Ormai accertato è il passaggio transplacentare del virus HIV: ne consegue in tali soggetti la persistenza degli anticorpi nel figlio anche oltre i 15 mesi di vita e la possibilità dello sviluppo della sindrome da immunodeficienza acquisita; sono riportati in letteratura studi di follow-up di sviluppo psicomotorio nei nati da madre tossicodipendente, nei quali si evidenziano turbe dell'attenzione, dislessia, alterazioni del grafismo e deficit comportamentali in particolare al momento dell'inserimento scolastico. Da quanto sopra riportato derivala necessità di seguire con follow-up a lungo termine questi bambini da parte di un'équipe multidisciplinare cui partecipino specialisti di diversi settori (pediatra, neuropsichiatra, assistente sociale), per la possibile interferenza di fattori medico-sociali nel regolare sviluppo dei piccoli.