Sanità veneta, le sfide: dal Cto alla nuova Cittadella. Grandi rivoluzioni per Padova, Treviso e Vicenza: nasce la dorsale degli ospedali di altissima specializzazione. Lunedì tutti i Dg convocati da Zaia Trovati i reggenti, si deve costruire il regno. Il 30 dicembre è stato il giorno "zero" della nuova idea che il presidente Luca Zaia ha per la sanità del Veneto. Già il giorno dopo per i neo 11 (più Cobello a Verona) direttori-commissari sono cominciati i giochi, il più imminente la nomina dei nuovi direttori amministrativo, sanitario e sociale. Ruoli che dovrebbero assorbire buona parte dei direttori generali che sono rimasti senza sedia. Secondo punto, il più importante, cosa si devono aspettare, nel 2016, gli assistiti delle Asl del Veneto. Non ci saranno tagli di ospedali, neppure di servizi, ma ci saranno delle rivoluzioni. Lo Iov, Istituto oncologico veneto resta saldo a Padova, con appendice a Castelfranco dove le strutture (e di tutto rispetto) ci sono e verranno usate per alcune specialità chirurgiche oncologiche come Toracica, Otorino e Ginecologia. Se i progetti prenderanno forma il vero cambiamento si gioca anche sull'edilizia. Le tre grandi sfide sono a Padova, Treviso e Vicenza. Il ritorno in Veneto del direttore della sanità trentina Luciano Flor ha un valore ben preciso. Con Claudio Dario (passato dall'Azienda all'Asl) dovrà costruire un modello di sanità unico in Italia: l'Azienda sanitaria integrata (quindi Regione-Università), ma con un pezzo di territorio. Di fatto il modello di Verona, ma con i 300 mila abitanti di Padova assistiti dall'Azienda. A questo si aggiunge il contenitore: il nuovo ospedale di Padova (che sarà appunto dell'Azienda integrata) e il trasferimento, sempre nei progetti del Sant'Antonio dall'attuale struttura ai locali del vecchio ospedale che saranno lasciati liberi. Sempre il Padovano ha la sfida del Cto (ospedale traumatologico a valenza regionale) a Camposampiero, Asl "commissariata" sempre da Claudio Dario. Una struttura che costerà in totale oltre 3 milioni e mezzo di euro e si avvarrà degli specialisti dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Sarà un vero e proprio "trauma center" che avrà il compito di assorbire oltre la metà dei traumi provocati da incidenti sul lavoro o stradali. Operazione che Asl 15 e Azienda dovranno fare in sinergia. Altra operazione imponente è quella che dovrà gestire il neo direttore generale Francesco Benazzi. La nascita della "Cittadella della salute" a Treviso. Con la firma del contratto tra l'Asl 9 e la Società di progetto "Ospedal Grande Srl", di fatto è stata posta la prima pietra. 250 milioni il costo, sostegno della Regione Veneto, mille posti letto e nuovi edifici per ridefinire gli spazi. Sfida non meno "pesante" quella di Giovanni Pavesi a Vicenza, dove la partita dell'acquisto del Seminario vescovile, accordo tra Regione e Curia siglato, che dovrà servire come ulteriore contenitore "diurno" per i servizi sanitari. Altro compito costruire l'ospedale di Montecchio Maggiore, 350 posti letto, che comporterà la chiusura di Arzignano e la riconversione di Valdagno. Impegnativo l'obiettivo di Carlo Bramezza, Asl Veneto Orientale: fermare la fuga di pazienti verso il Friuli Venezia Giulia, problema molto sentito dal punto di vista economico (un esodo che costa quasi come un ospedale ogni anno), specializzando i due ospedali. Motivo per cui è l'unica Asl piccola a rimanere da sola e non è stata accorpata al Veneziano. Venezia che di gatte da pelare ne ha già abbastanza: project "sanguisuga" di Mestre e rivoluzione negli ospedali di Mirano e Dolo. Il fine è quello di "spalmare" i servizi su più "gambe", evitando i doppioni. Di fatto in Veneto si verrà a creare una dorsale di ospedali di altissima specialità: Verona azienda, Cto con Castelfranco, il polo di Vicenza, l'ospedale nuovo di Vicenza e il Cto a Camposampiero. Ogni direttore generale illustrerà oggi i propri progetti e lunedì tutti convocati da Zaia. Il Gazzettino – 2 gennaio 2015