NUOVO SACERDOZIO
Annuncio delle sezioni della
Terza Parte negli ultimi vv. della seconda
Le frasi principali dei vv. 5,5-10
contengono l’annuncio della terza parte:
«… imparò l’obbedienza in mezzo a sofferenze e lacrime» (5,8)
= ANNUNCIO DELLA SEZIONE III C: IL NUOVO SACRIFICIO
«… è divenuto causa di salvezza eterna» (5,9)
dopo che la sofferenza lo ha reso perfetto
= ANNUNCIO DI III B: MEDIATORE DI SALVEZZA-ALLEANZA ETERNA
«... fu proclamato sacerdote secondo l’ordine di Melchìsed.» (5,10)
= ANNUNCIO DELLA SEZIONE III A: IL NUOVO SACERDOZIO
Terza parte (III A - III B - III C)
III A (7,1-28)
il nuovo sacerdozio
secondo l’ordine di Melchìsedek, non di Aronne
III B (8,1-9,28)
la nuova ed eterna alleanza
Gesù ne è il mediatore
III C (10,1-39)
il nuovo sacrificio
Il sacrificio della volontà
l’obiezione
Persone cresciute nel giudaismo avrebbero obiettato
che Gesù non era stato sacerdote
e che secondo le Scritture solo Aronne lo era
per esplicita volontà di Dio, come diceva Es 28,1:
«Tu (= Mosè) fa avvicinare a te, tra gli Israeliti,
Aronne tuo fratello e i suoi figli come lui,
perché siano miei sacerdoti».
Per potere affermare che Gesù invece era sacerdote
e di un sacerdozio superiore a quello aronitico,
in Eb 7 l’Autore valorizza il Salmo 110,4
in cui il Messia è definito sacerdote
di un misterioso sacerdozio «secondo Melchìsedek».
INTRODUZIONE RETORICA (5,11-6,20)
(uno dei testi più contorti dell’Epistola)
5,11-16: Difficoltà e complessità del discorso
e invito alla conoscenza superiore
6,7-8: Allegoria agricola di giudizio: terra fertile o t. infruttuosa
6,9-12: Dichiarazione di stima per gli interlocutori
e auspicio che possano raggiungere la promessa
6,13-15: La perseveranza di Abramo, esempio di tenacia
di fronte alle promesse giurate di Dio
6,16-18: Il giuramento di Dio è fondamento di speranza
6,19-20: La speranza è fissata nel cielo, come àncora,
là dove Gesù è entrato, precursore e Sommo Sacerdote.
L’esortazione alla speranza, la quale è ancorata in cielo
dove il Cristo in qualità di pre-cursore (pro,dromoj) ci ha preceduti,
chiede ai lettori di Ebr di guardare in avanti e non di retrocedere.
«618Noi, che abbiamo cercato rifugio in lui,
abbiamo un forte incoraggiamento
ad afferrarci saldamente alla speranza
che ci è proposta.
19In essa infatti abbiamo come un’àncora
sicura e salda per la nostra vita:
essa entra fino al di là del velo del santuario
20dove Gesù è entrato come precursore per noi»
Terza parte «A» (7,1-28)
Gesù è Sacerdote
secondo l’ordine di Melchìsedek
Dopo avere accennato più volte nel suo discorso
al fatto che, secondo il Salmo 110,4, il Messia sarebbe
sacerdote secondo Melchìsedek (cf. 5,6; 5,10; 6,20),
ora l’Autore elabora la teologia, originale e unica nel NT,
di Gesù come sacerdote “secondo Melchìdedek,
ricavandola dai due brevissimi testi
che nell’AT menzionano Melchìsedek:
Gen 14,17-20
e Salmo 109.gr[110.ebr], 4
L’Autore fa parlare in tutti i modi il testo di Gen 14,17-20
giungendo a ricavare prove e argomentazioni
anche da ciò che esso non dice,
ad es. ricavando la caratteristica dell’eternità
del sacerdozio di Melchìsedek
dal silenzio di Gen 14 sui suoi genitori
e sulla sua discendenza.
Allo stesso modo, sotto la penna dell’Autore di Ebrei
il versetto del Salmo 110,4
diventa una miniera inesauribile di argomenti
a favore del sacerdozio del Cristo:
«L’Autore è sbigottito da quanto riesce a trovare
in questo testo, e sa che probabilmente esso esercita
un richiamo altrettanto forte sui suoi lettori» (Lindars)
La combinazione di quei due testi permette all’Autore
di argomentare a tre passi logici successivi:
Nel primo passo l’Autore ricava dalle Scritture
l’esistenza di un sacerdozio alternativo a quello aronitico
che è il sacerdozio «secondo Melchìsedek».
Nel secondo passo ricava dai quei testi
che il sacerdozio «secondo Melchìsedek»
è superiore a quello giudaico perché, secondo Gen 14,
Melchìsedek è superiore ad Abramo e ai Leviti.
Nel terzo passo ricava dal Salmo 110
che quel sacerdozio è dato da Dio al Messia,
anche se appartenente alla tribù (non-sacerdotale) di Giuda
e non a quella sacerdotale di Levi.
i.
Sacerdozio di Melchìsedek secondo Gen 14,17-20
e sua superiorità sul sacerdozio giudaico
Testo di Gen 14,17-20 citato in Ebr 7
(ma non riportato)
«17Quando Abram fu di ritorno
dopo la sconfitta di Chedorlaòmer
e dei re che erano con lui (…)
18Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino:
era sacerdote del Dio altissimo
19e benedisse Abram con queste parole:
“Sia benedetto Abram dal Dio altissimo
creatore del cielo e della terra
20e benedetto sia il Dio altissimo
che ti ha messo in mano i tuoi nemici”
Ed egli [Abramo] diede a lui la decima di tutto».
Commento di Eb 7,1-10 a Gen 14
«1Questo Melchìsedek infatti, re di Salem,
sacerdote del Dio altissimo,
andò incontro ad Abramo
mentre ritornava dall’avere sconfitto i re
e lo benedisse:
2a lui Abramo diede la decima di ogni cosa.
Anzitutto il suo nome significa «re di giustizia»,
poi è anche re di Salem, cioè «re di pace».
3Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia,
senza principio di giorni né fine di vita,
fatto simile al Figlio di Dio
rimane sacerdote per sempre».
!
Confronto [il terzo dell’Epistola
dopo quello con gli angeli e quello con Mosè]
tra sacerdozio aronitico e quello di Melchìsedek
*
*
*
7,4-10: Nel confronto di Melchìsedek con Abramo e Levi
circa decime, benedizione, e ancora decime,
tutto parla della superiorità
del sacerdozio di Melchìsedek su quello di Levi.
Il quale Levi, anche lui, in quell’incontro
pagò la decima a Melchìsedek, perché
«era nei lombi di Abramo» suo antenato (v. 10).
«4Considerate dunque quanto sia grande costui,
al quale Abramo, il patriarca [!],
diede la decima del suo bottino [+ v. 5]
6[Melchìsedek]
prese la decima da Abramo
e benedisse colui che era depositario delle promesse.
7Ora, senza alcun dubbio,
è l’inferiore che è benedetto dal superiore [+ v. 8]».
«9Anzi, si può dire che lo stesso Levi (...)
in Abramo abbia versato la sua decima.
10Egli
[Levi] infatti,
quando gli venne incontro Melchìsedek,
si trovava ancora nei lombi del suo antenato».
«Il suo nome significa «re di giustizia»
poi è anche re di Salem, cioè «re di pace»
«a lui Abramo
diede la decima di ogni cosa»
«177Ora,
senza dubbio,
è l’inferiore
che è benedetto
dal superiore»
ii.
Il sacerdozio «secondo Melchìsedek
secondo il Sal 110,4 (7,11-17)
7,11-12: Il sacerdozio secondo Melchìsedek nel Sal 110
ritratta e sostituisce l’inefficace sacerdozio levitico
«11Ora, se si fosse realizzata la perfezione
per mezzo del sacerdozio levitico (...),
¿ che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote
secondo l’ordine di Melchìsedek,
e non invece secondo l’ordine di Aronne? [+ v. 12]».
7,13-25: Dal Salmo 110 l’Autore trae quattro prove
a favore il sacerdozio «secondo Melchìsedek»
(1) il Salmo è rivolto
a uno della tribù non-sacerdotale di Giuda (vv. 13-14):
«13Colui del quale si dice questo,
appartiene a un’altra tribù
della quale nessuno mai fu addetto all’altare.
14È noto infatti che il Signore nostro
è germogliato dalla tribù di Giuda,
e di essa Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio».
(2) il Salmo istituisce un sacerdozio che non muore («… in eterno»),
mentre quello levitico è basato su di una legge carnale (vv. 15-19)
«15Ciò risulta ancora più evidente dal momento che sorge,
a somiglianza di Melchìsedek, un sacerdote differente,
16il quale non è diventato tale
secondo una legge prescritta dagli uomini,
ma per la potenza di una vita indistruttibile.
17Gli è resa infatti questa testimonianza:
Tu sei sacerdote per sempre/in eterno
secondo l’ordine di Melchìsedek.
18Si
ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente
a causa della sua debolezza e inutilità
19 (...) e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore,
grazie alla quale noi ci avviciniamo a Dio».
(3) il Salmo istituisce il sacerdozio secondo Melchìsedek
con un giuramento di cui quello levitico non godeva (vv. 20-22).
«20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento.
Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento.
21Costui al contrario con il giuramento di colui che gli dice:
Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre.
22Per questo Gesù è diventato garante
di un’alleanza migliore».
(4) Mentre la morte impedisce ai sacerdoti levitici di durare,
il Salmo istituisce un sacerdozio eterno
così che il Cristo è sempre vivente
per intercedere a nostro favore (vv. 23-25).
«23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero,
perché la morte impediva loro di durare a lungo.
24Egli invece, poiché resta per sempre,
possiede un sacerdozio che non tramonta (avpara,baton)
25Perciò può salvare perfettamente
quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio:
egli infatti è sempre vivo (pa,ntote zw/n)
per intercedere a loro favore».
iii.
Esclamazione conclusiva di stupore
e di compiacimento (7,26-28)
«726 Questo era il sommo sacerdote
che ci occorreva! ...».
7,26-28: La soddisfazione che l’Autore prova
di fronte a Gesù come Sommo Sacerdote è motivata
- dalla sua santità e innocenza
«Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva!,
santo, innocente, senza macchia...»
- dalla posizione che ha acquisito
(= separato dai peccatori, elevato al di sopra dei cieli)
«... separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli»
- dall’efficacia della sua azione
(= una volta per tutte ha offerto se stesso)
«27Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti,
di offrire sacrifici ogni giorno,
prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo:
lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso
28 (...) reso perfetto per sempre».
«Questo
era il sommo sacerdote
che ci occorreva:
santo, innocente,
senza macchia,
separato dai peccatori
ed elevato sopra i cieli
Egli non ha bisogno
come i sommi sacerdoti
di offrire sacrifici
ogni giorno,
prima per i propri peccati
e poi per quelli del popolo.
Egli lo ha fatto
una volta per tutte,
offrendo se stesso»»
(Eb 7,26-27)
NUOVA ALLEANZA
Terza parte (III A - III B - III C)
III A (7,1-28)
il nuovo sacerdozio
(secondo l’ordine di Melkìsedek, non di Aronne)
III B (8,1-9,28)
la nuova alleanza
Gesù ne è il mediatore
III C (10,1-39)
il nuovo sacrificio
Il sacrificio della volontà
a. Gesù, mediatore di un’alleanza migliore (8,3-13)
8,1-2: Introduzione retorica: siamo al centro del discorso
«1Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo
è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande
che si è assiso alla destra del trono della Maestà nei cieli,
2ministro del santuario e della vera tenda,
che il Signore, e non un uomo, ha costruito».
8,3-6: Regola del sacerdote il cui dovere è di offrire sacrifici,
e applicazione al Cristo.
«3Ogni sommo sacerdote viene costituito
per offrire doni e sacrifici:
di qui la necessità che anche Gesù abbia qualcosa da offrire».
8,4-5: Per il Cristo però è impraticabile l’ipotesi terrestre
«4Se egli fosse sulla terra,
non sarebbe neppure sacerdote,
poiché vi sono quelli che offrono i doni secondo la Legge.
5Questi offrono un culto che è ombra delle realtà celesti (...)».
8,6: Gesù invece è mediatore di un’alleanza
basata su migliori promesse
8,7-13: Ger 31 promette un’alleanza nuova [v. 8]
e dice che la prima è soggetta al rimprovero di Dio (vv. 7-8)
e da lui è dichiarata antiquata (v. 13):
«7Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta,
non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra.
8Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice:
(...) «9Non sarà come l’alleanza che feci con i loro padri:
(...) poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza,
anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore (+ 10-12)»
8,13: Commento dell’Autore
«Dicendo alleanza “nuova”,
Dio ha dichiarato antica la prima:
ma, ciò che diventa antico e invecchia,
è prossimo a scomparire».
Con l’affermazione che anche la prima alleanza
ebbe le sue disposizioni legali
(« 1Certo!, anche la prima alleanza aveva norme
per il culto e un santuario terreno» 9,1)
l’Autore introduce la descrizione
(a) dei suoi luoghi e oggetti di culto
(Santo - Santo dei Santi - altare - arca, 9,2-5)
(b) la descrizione dei riti quotidiani dei sacerdoti (9,6)
(c) e di quello annuale del Sommo Sacerdote (9,7)
(i 2 sacrifici del Sommo Sacerdote nel Kippur, 9,6-7).
Gli spazi (“Santo” e “Santo dei Santi”) e gli oggetti del culto
«2Fu costruita infatti una tenda, la prima,
nella quale vi erano il candelabro, la tavola
e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata “il Santo”.
3Dietro
il secondo velo, poi, c’era la tenda
chiamata “”Santo dei Santi”,
con 4l’altare d’oro per i profumi
e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro,
nella quale si trovavano un’urna d’oro
contenente la manna, la verga di Aronne []
e le tavole dell’alleanza.
5E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria,
che stendevano la loro ombra sul propiziatorio».
Ogni giorno i sacerdoti
entravano nel “Santo”
dove c’erano
il candelabro a 7 bracci
e l’altare degli incensi
Nel giorno del Kippur
il sommo sacerdote
entrava
nel “Santo dei santi”
con il sangue
di capri e vitelli
per l’espiazione
dei peccati propri
alla mattina,
e del popolo
nel pomeriggio
Il santuario centrale
il Santo = i sacerdoti due volte ogni giorno
il Santo dei santi = solo il Sommo sacerdote solo nel giorno del kippur
9,8-10: valutazione critica
attribuita allo Spirito Santo:
«8Lo Spirito Santo intendeva così mostrare
che non era stata ancora manifestata
la via del santuario,
finché restava la prima tenda (+ vv. 9-10)».
9,11-14: Il Cristo è sacerdote invece dei beni futuri
entrando in altro tempio, con il proprio sangue
e conseguendo una redenzione eterna.
La valutazione positiva espressa circa l’azione del Cristo
è espressa con un argomento a fortiori.
9,11-14: Il Cristo invece è entrato nel tempio celeste
«911Cristo, invece, è venuto
come sommo sacerdote dei beni futuri,
attraverso una tenda più grande e più perfetta,
non costruita da mano d’uomo,
cioè non appartenente a questa creazione.
12Egli
entrò una volta per sempre nel santuario (...)
ottenendo così una redenzione eterna»
«12Egli entrò una volta per sempre nel santuario
non con sangue di capri e di vitelli
ma in virtù del proprio sangue
ottenendo così una redenzione eterna.
13Infatti,
se il sangue dei capri e dei vitelli
e la cenere di una giovenca [] li purificano nella carne,
quanto più il sangue di Cristo
14 [] purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte,
perché serviamo al Dio vivente?»
a’. Gesù, mediatore di un’alleanza nuova (9,15-27)
Ritorno al tema del mediatore: elaborazione in base a 3 aforismi.
«15Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova,
perché, essendo intervenuta la sua morte
in riscatto delle trasgressioni
commesse sotto la prima alleanza,
coloro che sono stati chiamati
ricevano l’eredità eterna che era stata promessa»
9,16-21: (1) Aforisma della necessità della morte del testatore
(«dove c’è un testamento, è necessario che la morte del testatore
sia dichiarata, perché un testamento ha valore solo dopo la
morte e rimane senza effetto finché il testatore vive»)
9,22-26: (2) Aforisma della necessità del sangue per la purificazione
(«... senza spargimento di sangue non esiste perdono»)
9,27-28: (3) Aforisma dell’unica morte per ogni uomo
«E come per gli uomini è stabilito
che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,
così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta
per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta,
senza alcuna relazione con il peccato,
a coloro che l’aspettano per la loro salvezza».
«24Cristo non è entrato in un santuario
fatto da mani d’uomo,
figura di quello vero, ma nel cielo stesso,
per comparire ora al cospetto di Dio
in nostro favore.
25E non deve offrire se stesso più volte,
come il sommo sacerdote
che entra nel santuario ogni anno
con sangue altrui.
26 In questo caso egli,
fin dalla fondazione del mondo,
avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola,
nella pienezza dei tempi,
egli è apparso per annullare il peccato
mediante il sacrificio di se stesso».
Secondo il giudizio sui riti del Kippur di Eb 9,8
«le prescrizioni cerimoniali di Mosè
interdicendo l’accesso verso il Santo dei santi a tutti
con la sola eccezione del Sommo sacerdote
e in condizioni del tutto eccezionali,
mostrano che la via verso il santuario
non era ancora conosciuta:
la via non solo verso il santuario terrestre,
residenza simbolica di Dio,
ma soprattutto verso il santuario celeste
di cui il Santo dei santi era simbolo.
Quella via sarà rivelata soltanto con il Cristo» (Spicq)
NUOVO SACRIFICIO
Terza parte (III A - III B - III C)
III A (7,1-28)
il nuovo sacerdozio
(secondo l’ordine di Melkìsedek, non di Aronne)
III B (8,1-9,28)
la nuova alleanza
Gesù ne è il mediatore
III C (10,1-39)
il nuovo sacrificio
Il sacrificio della volontà
- Invito iniziale a percorrere la via aperta dal sangue del Cristo
È frequente l’immagine
del sangue di Gesù crocefisso
raccolto in un calice
«1019Fratelli,
poiché abbiamo piena libertà
di entrare nel santuario
per mezzo del sangue
di Gesù,
20via nuova e vivente
che egli ha inaugurato
per noi (...),
21e, poiché abbiamo
un sacerdote grande
nella casa di Dio,
22accostiamoci
con cuore sincero,
nella pienezza della fede,
con i cuori purificati
da ogni cattiva coscienza
e il corpo lavato
con acqua pura».
Sull’offerta di Gesù del proprio sangue
in Eb 9,12-14 l’autore già aveva scritto:
«12Egli entrò una volta per sempre
nel santuario
non con sangue di capri e di vitelli
ma in virtù del proprio sangue
ottenendo così
una redenzione eterna.
13Infatti,
se il sangue dei capri e dei vitelli
e la cenere di una giovenca []
li purificano nella carne,
quanto più il sangue di Cristo
14 [] purificherà la nostra coscienza
dalle opere di morte,
perché serviamo al Dio vivente?»
- Inefficacia dei ripetitivi sacrifici levitici (10,1-4)
I sacrifici del Kippur sono inefficaci: infatti,
se raggiungessero il loro scopo di purificare la coscienza,
si cesserebbe di offrirli, e invece, ripetendosi, di fatto
ogni anno sono un’anamnesi continua dei peccati.
101 «La Legge infatti, poiché possiede soltanto
un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose,
non ha mai il potere di condurre alla perfezione
per mezzo di sacrifici – sempre uguali,
che si continuano a offrire di anno in anno –
coloro che si accostano a Dio.
2Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli,
dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte,
non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati?
3Invece in essi si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati».
10,4: Il motivo è che, per la sua stessa natura,
il sangue degli animali non può togliere il peccato del peccatore.
«È impossibile infatti
che il sangue di tori e di capri
elimini i peccati».
10,5-6.8: Ecco perché (= per l’impossibilità
che il sangue degli animali tolga il peccato)
il Salmo 40 dice come Dio non gradisca sacrifici e offerte.
- Il sacrificio della volontà (10,5-10)
«105Per questo, entrando nel mondo, il Cristo dice:
Tu non hai voluto né sacrificio né offerta:
un corpo invece mi hai preparato.
6 Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
7Allora ho detto: «Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro per fare, o Dio, la tua volontà»
A quei sacrifici, dunque, quel Salmo sostituisce
il fare la volontà di Dio, e il Cristo è venuto per fare quella volontà.
«108Dopo aver detto [= dopo aver fatto dire al Cristo]:
Tu non hai voluto e non hai gradito
né sacrifici né offerte
né olocausti né sacrifici per il peccato,
cose che vengono offerte secondo la Legge
9soggiunge [= gli fa dire]:
Ecco, io vengo a fare la tua volontà»
In questi versetti c’è l’affermazione principale
di tutta l’Epistola.
Di solito ci si richiama al fatto che Gesù
offrì non il sangue degli animali,
ma il suo proprio sangue
e questo sarebbe la cosa più grande
che si possa pensare,
ma non è così.
Infatti, di per sé, si può offrire il proprio sangue
anche per uno scopo malvagio, e non buono.
Cf. i kamikaze o i suicidi, e cf. 1Cor 13:
«… e se io dessi il mio corpo per essere bruciato
ma non avessi l’agape, a nulla gioverebbe».
L’Epistola va dunque più a fondo
dicendo che Gesù ha bensì offerto il suo sangue,
ma lo ha fatto con la giusta motivazione:
quella di fare la volontà del Padre.
Il sacrificio della propria volontà (Eb 10,10),
si consuma nella coscienza e davvero la purifica.
Ed è in quella volontà di Dio da Gesù compiuta
che noi siamo stati e restiamo santificati.
9«Così
egli abolisce il primo sacrificio
per costituire quello nuovo.
10Mediante
quella volontà siamo stati santificati,
per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo
una volta per sempre».
Offrendo il suo sangue con la giusta motivazione,
quella di fare la volontà del Padre,
Gesù ha riportato l’umanità all’obbedienza
cancellando la disobbedienza di Adamo,
come dice anche Paolo:
«Come per la disobbedienza di un solo uomo
tutti sono stati costituiti peccatori,
così anche per l’obbedienza di uno solo
tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5,19)
- L’unico sacrificio del Cristo
a contrasto con le molte volte dei sacerdoti (10,11-14)
10,11-14: I sacerdoti levitici offrono ogni giorno i loro sacrifici
senza essere in grado di togliere i peccati.
Il Cristo invece, dopo aver offerto il suo unico sacrificio,
si è assiso alla destra di Dio (Sal 110,1.5).
Per il futuro, altro non fa se non aspettare
che i suoi nemici siano posti sotto i suoi piedi
- Attestazione dello Spirito
circa l’inutilità dei sacrifici espiatori (10,15-17)
10,18: Conclusione e punto d’arrivo
cui mirava la citazione del Salmo 40:
se c’è perdono dei peccati, non c’è più bisogno
di nessun sacrificio per toglierli.
«Ora, dove c’è il perdono di queste cose,
non c’è più offerta per il peccato».
Inefficacia dei sacrifici delle genti
(dei quali l’autore neanche parla)
Altare di Megiddo - II millennio a.C.
«… non mediante
il sangue
di capri e di vitelli» (1012)
Inefficacia anche dei sacrifici del giudaismo
Costruzione nel deserto
del tempio mobile e dell’arca
Sacrificio di Noè (Michelangelo)
«… non mediante il sangue
di capri e di vitelli» (1012)
Inefficacia anche dei sacrifici del giudaismo
da cui le genti erano severamente escluse →
Due delle 14 iscrizioni che a Gerusalemme proibivano
l’ingresso ai sacrifici ai non-circoncisi, pena la morte
= qa,naton
Iscrizione trovata nel 1871 - ora a Istanbul
«Nessun gentile oltrepassi la balaustra di recinzione del tempio.
Chi vi fosse sorpreso sarà causa a se stesso della propria morte»
Il santuario centrale
le 14 iscrizioni
Il cortile dei gentili
numerose esortazioni finali
10,19-22a: Gesù ha inaugurato un via nuova per accostarci a Dio:
«Poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario
per mezzo del sangue di Gesù, 20via nuova e vivente (...)
e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio,
accostiamoci con cuore sincero»
10,22b-24: esortazione circa la fede
(«... in pienezza di fede, essendo stati purificati»)
circa la speranza
(«Manteniamo ferma la speranza,
perché colui che fa le promesse è fedele»)
e circa la carità
(«Stimoliamoci a vicenda alla carità»)
10,25: Invito a non disertare le riunioni.
- Severo monito circa l’apostasia (10,26-31)
- Invito a ricordare l’entusiasmo degli inizi (10,32-34)
- Invito a perseveranza e fede in vista della promessa (10,35-39)
«Noi però non siamo di quelli che cedono,
per la propria rovina,
ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.
Noi non siamo della diserzione, ma della fede» (10,39)
meditazioni
1. Il nuovo sacerdozio - la nuova mediazione di Gesù (7,11.15)
- Fulgenzio di Ruspe (460 - 533):
«Dobbiamo fare attenzione a ciò che diciamo
al termine di ogni preghiera: “Per il N.S. Gesù Cristo, tuo figlio ...”
mentre non ci serviamo mai dell’espressione: «Per lo Sp. Santo».
La Chiesa questo non lo fa a caso, ma in riferimento al mistero
per cui l’uomo Gesù Cristo è divenuto mediatore tra Dio e gli uom.
“sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”».
- La formula breve: «Per Cristo nostro Signore»
La form. lunga: «Per il nostro Signore Gesù Cristo che è Dio e vive...»
la grande formula: «Per Cristo con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre...»
(= è formula trinitaria ma incentrata sulla mediazione del Cristo,
gioca un po’ aridamente e scolasticamente sulle preposizioni
ma è vertice della preghiera eucaristica e della vita cristiana)
2. Sentire e far sentire l’emozione di Ebr 7,26:
«Questo è il sacerdote che ci occorreva!»
- Le nostre piccole preghiere si integrano nella preghiera di Gesù
= la preghiera più grande che sia possibile sulla terra e nell’eternità
- Fare alla gente il confronto tra preghiera devozionale e pregh. liturg.
- L’eucarestia non è nostra e non lo sono le parole del messale.
Certo!, si sente l’usura delle formule ripetute tante volte
e si avverte l’utilità di formule alternative per introdurre il Pater,
per l’atto penitenziale, per la preghiera dei fedeli, per il congedo.
Ma, piuttosto che cambiarle, dare animo alle formule della liturgia,
a ogni loro parola, rendendo viva ora l’una ora l’altra preghiera.
- Nell’eucarestia non c’è solo il comune, né solo il proprio del tempo.
C’è anche il proprio para-liturgico del giorno e della circostanza
- «Poiché l’uso della lingua parlata nella sacra Liturgia
è soltanto uno strumento, anche se molto importante,
per esprimere più chiaramente la catechesi del mistero
contenuto nella celebrazione, il Concilio Vaticano II
ha insistito perché si mettessero in pratica certe prescrizioni
del Concilio di Trento che non erano state dovunque osservate,
come il dovere di fare l’omelia nelle domeniche e nei giorni festivi,
e la possibilità di intercalare ai riti determinate monizioni».
Prenotanda del Messale Romano n. 13.
3. Gesù mediatore della nuova ed eterna alleanza
- Nel tempio gerosolimit. la via a Dio era impedita da limitazioni
sia architettoniche, sia di giorni e ore, che di ruoli personali.
- Per il cristiano Gesù invece è «LA VIA [la verità e la vita]» (Gv 146)
Sono gli uomini e le strutture della Chiesa che possono essere
di ostacolo, di impedimento, di sbarramento, di diaframma:
- «Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene,
che è Signore del cielo e della terra,
non abita in templi costruiti da mani d’uomo» (At 17,24) !
4. il sacrificio del sangue sulla croce
- La croce «crudelissimum taeterrimumque supplicium» (Cicerone)
«la morte più miserabile» (Flavio Giuseppe).
= la scelta che nessuno avrebbe fatto perché «scandalo» e «follia»:
tutti avrebbero fatto una scelta più “ragionevole”.
- Ma... «quello che è stolto per il mondo,
Dio lo ha scelto per confondere i sapienti.
Quello che è debole per il mondo,
Dio lo ha scelto per confondere i forti.
Quello che è ignobile e disprezzato per il mondo,
quello che è nulla, Dio lo ha scelto
per ridurre al nulla le cose che sono» (1Cor 1,27-28)
- Atanasio: «Colpendo lui, la morte si esaurì completamente
in quel suo sforzo, perdendo la possibilità di nuocere ad altri».
- Réné Girard: la croce come «la trappola per Satana»
- «la misteriosa potenza della croce» «Regnavit a ligno Deus»
5. il sacrificio della volontà
- La costosa immolazione di un animale era espressione
del dono di sé stessi (Ebr ne fa una lettura “anti-giudaica”)
ma nel sacrificio di sé stesso (come quello di Gesù)
si supera il possibile alibi offerto dalla mediazione del simbolo.
- Il sacrificio della volontà mette al riparo da ogni secondo fine:
«Carismatici ed eroi possono essere mossi dalla vanagloria
da secondi fini, da eroismo malsano» (R. Kieffer)
«L’uomo a volte si dona - per sfuggire alla carità» (H. Schlier)
- È nell’eucarestia che ci si unisce al Cristo obbediente,
rientrando nell’umanità che vuole tornare a Dio,
dando il benservito all’Adamo ribelle.
- Questa è però obbedienza storico-salvifica
mentre l’obbedienza “disciplinare” non è mai dispensa,
esonero, sgravio dal discernimento
che, per Baldovino di Canterbury, è «madre di ogni virtù»
- L’eucarestia mette in comunione non solo con il Cristo
sempre vivo a intercedere per noi, ma anche con la divina Trinità,
con il Dio tre volte «Santo» di Isaia 6 e di Ap 4
e con tutti i protagonisti della storia della salvezza,
con i vivi e con i defunti,
con il vescovo di Roma che presiede alla carità,
e con tutti i vescovi, che «custodiscono la fede cattolica».
domande
1. Nuovo sacerdozio, nuova alleanza, nuovo sacrificio:
¿ Quali sono le implicazioni e le ricadute della novità cristiana
sul piano personale e quotidiano?
2. ¿ Quale corrispettivo ha nelle nostre persone e istituzioni
l’impedimento costituito da Tenda, ruoli, calendario ecc.
del “tempio gerosolimitano”?
3. Il dono di sé: ¿ Che cosa può voler dire il fatto
che san Martino diede solo metà del mantello?
4. ¿ In quale ambito è più difficile il sacrificio della volontà?
e dove, invece, è più facile il gioco e il tranello dei secondi fini?
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IL NUOVO SACRIFICIO «…