L’intervista | Il nuovo rettore Angelo Oreste Andrisano spiega i progetti per l’ateneo nei prossimi cinque anni Modena più internazionale Gli asset principali del piano di sviluppo sono servizi agli studenti, riorganizzazione interna e internazionalizzazione. Obiettivi importanti per competere nel mondo dell’alta formazione e della ricerca. In particolare si punta sull’arrivo di professori stranieri e ricerche transfrontaliere per attivare i finanziamenti Horizon 2020 di Ilaria Vesentini - foto Serena Campanini P iù ricerca, più internazionalizzazione, più fondi europei e più servizi agli studenti. Sono le quattro pietre angolari su cui il neorettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Angelo Oreste Andrisano, vuole costruire il «suo» ateneo nei prossimi cinque anni. «Per farne una struttura-ponte che colleghi imprese, giovani e centri ricerca, una fucina di innovazione e start-up in grado di accelerare l’evoluzione hi-tech della manifattura emiliana», sottolinea. Classe 1949, bolognese per nascita, studi (la laurea in Ingegneria meccanica all’Alma Mater) e residenza, dallo scorso 1° novembre Andrisano è alla guida dell’università modenese, dove ha costruito tutta la sua carriera, iniziata nel 1990 con la cattedra di Disegno industriale e proseguita poi come direttore del Centro interdipartimentale Intermech More (laboratorio regionale accreditato della meccanica avanzata). Le associazioni industriali di Modena, Bologna e Reggio Emilia stanno marciando a passo spedito verso l’aggregazione. Sono maturi i tempi per un unico grande politecnico regionale che accompagni la squadra? 32 OUTLOOK - MAGGIO/GIUGNO 2014 L’intervista | Il nuovo rettore Il profilo Ingegnere con passione A ngelo Oreste Andrisano è nato a Bologna nel 1949, dove si è anche laureato in Ingegneria meccanica. Dopo essere stato assistente e successivamente professore associato di Meccanica applicata alle macchine presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, dal 1990 è professore ordinario nel raggruppamento Disegno e metodi dell’ingegneria industriale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia dove tiene al Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari l’insegnamento di Disegno tecnico industriale. Fino all’elezione a rettore dell’ateneo è stato direttore del Centro interdipartimentale Intermech, laboratorio per la ricerca avanzata nel campo della meccanica e della motoristica ed è anche coordinatore della rete regionale dei laboratori industriali della meccanica e dei materiali. Collabora attivamente all’alta formazione accademica nell’ambito della Scuola di Dottorato in High Mechanics and Automotive Design and Technology. È stato anche responsabile del Master di II livello «Esperti di internazionalizzazione delle imprese», presidente del consiglio di corso di laurea in Ingegneria meccanica e dei materiali, del Comitato di costituzione dell’Industrial Liaison Office di Ateneo e membro del consiglio di amministrazione del Centro servizi DemoCenter-Sipe, nonché direttore del Dipartimento di ingegneria meccanica e civile dell’Ateneo, di cui è stato fondatore e organizzatore. Sin dal 2004 è sempre stato responsabile di sede nei rapporti con la Regione Emilia-Romagna per la ricerca industriale applicata. Ha ottenuto numerosi finanziamenti nell’ambito del Prriitt regionale per l’attivazione dei laboratori e per lo svolgimento di studi e ricerche in collaborazione con le imprese. Già responsabile del progetto Simech (Simulazione meccanica), del laboratorio Lapis (Progettazione industriale e simulazione), ha collaborato alla creazione del Tecnopolo di Modena: oggi è direttore del Centro interdipartimentale Intermech More, laboratorio accreditato del distretto regionale della meccanica avanzata, al quale afferiscono ricercatori e tecnici di tre dipartimenti dell’Ateneo, e dal gennaio del 2011 è referente scientifico di tutta la piattaforma regionale della meccanica e i materiali nella rete dell’Alta tecnologia meccanica dell’Emilia-Romagna; dal giugno del 2012 è membro del Comitato tecnico-scientifico della neonata Fondazione Democenter-Sipe. Autore a tutt’oggi di circa 150 pubblicazioni scientifiche, opera nei settori della meccanica applicata, del disegno e progettazione di macchine e dell’automazione industriale e robotica. Altro settore di ricerca è quello dei metodi innovativi dell’ingegneria: nel campo della progettazione meccanica opera infatti nel settore della robotica industriale con riferimento all’ottimizzazione di celle robotizzate e alle metodologie innovative di sviluppo prodotto. Come ricercatore si è occupato anche di studi di biomeccanica che hanno avuto come oggetto l’ottimizzazione di alcuni componenti per protesi d’anca. In questo ambito è stato responsabile di Unità operative interuniversitarie (Progetto Europeo EU 294) ed è stato referente per i progetti finalizzati Cnr nel campo dei materiali speciali per tecnologie avanzate. Da numerosi anni presta la sua opera di esperto nel campo dell’ingegneria meccanica a diverse strutture pubbliche e private, in veste di responsabile scientifico di convenzioni e contratti stipulati con l’università. 34 OUTLOOK - MAGGIO/GIUGNO 2014 La partnership Modena chiama le università emiliane per un polo d’eccellenza in ingegneria antisisimica L ’Università di Modena e Reggio Emilia tende la mano alle altre facoltà di Ingegneria di Bologna, Ferrara e Parma e alle associazioni imprenditoriali per dare forma a un laboratorio d’eccellenza mondiale nel campo dell’antisismica. Il terremoto della primavera 2012 non è stato infatti solo «il massimo esempio di responsabilità e senso civico di questa gente, in cui anche il nostro ateneo ha dato il proprio contributo esonerando dalle tasse le famiglie colpite e offrendo consulenze tecniche immediate alle istituzioni», sottolinea il rettore (che ha replicato gli aiuti agli studenti anche per la recente alluvione). Il terremoto ha dato anche l’input a stringere le collaborazioni dentro e fuori il mondo accademico emiliano, a conferma dell’indiscussa capacità di «Un sistema coordinato migliorerebbe sicuramente l’efficienza delle facoltà tecnico-scientifiche e la capacità di generare innovazione industriale lungo la via Emilia. E troverebbe terreno fertile già pronto nella Rete regionale alta tecnologia. Ma parliamo di pura teoria, per quanto meritevole di grande attenzione. Perché ci si addentra, in realtà, in un campo minato: quale rettore lascerebbe oggi la propria facoltà di Ingegneria per emigrare altrove? Mi sono insediato da soli tre mesi, ho priorità interne in cima all’agenda. Le sinergie tra atenei si possono avviare fin da subito, e già si sta facendo, per altre strade». Quali? «Realizzando modelli federativi che prevedano, ad esempio, la condivisione di servizi tra diversi sistemi universitari e la creazione di gruppi comuni di lavoro tra ricercatori su progetti e temi specifici. La mia attenzione in questo senso è rivolta a università di dimensioni simili alla nostra, quali Parma e Ferrara, più che a grandi atenei come Bologna o i Politecnici di Torino, Milano e stranieri, con cui è sempre spalancata la porta della collaborazione in partnership. Il modello federativo porta comunque a un migliore dimensionamento delle singole strutture, senza arrivare per forza all’aggregazione, e a una risposta più completa e competente alle istanze di industrializzazione che arrivano questa terra di reagire con autonomia e solidarietà senza aspettare aiuti esterni. Raccogliendo il mattone della crisi per costruire una grande opportunità. È questa la chiave di lettura del progetto cui stanno lavorando i ricercatori della facoltà di Ingegneria civile dell’UniMore per realizzare un’enorme piattaforma vibrante con cui simulare lo scuotimento sismico e testare in scala reale la sicurezza di strutture e infrastrutture edili civili. Un progetto ambizioso da oltre cinque milioni di euro che Modena non ha le forze per portare a termine da sola ma che potrebbe fare dell’Emilia il centro di avanguardia mondiale nell’ingegneria antisismica. Di fatto si tratta di costruire una mega tavola vibrante (una scatola in acciaio da 75 tonnellate) con sei gradi di libertà dal sistema produttivo. L’imperativo per la rierca industriale è mettere a fattor comune (università e imprese) le proprie risorse così da ricreare il patrimonio culturale di domani capace di tradursi in start-up e spin-off». La meccanica resterà la specializzazione principe di questo territorio? «Assolutamente sì, è una vocazione produttiva che fa parte della genetica di questa terra da accompagnare costantemente con ricerca e innovazione. Sono convinto che l’Emilia sia destinata per molto tempo ancora a far sentire la propria voce nella manifattura meccanica e meccatronica mondiale. E credo che l’università possa svolgere un ruolo chiave come elemento di collegamento e collettore di tematiche e istanze interaziendali da sviluppare in team. Penso all’automotive, dove marchi come Ducati, Lamborghini, Ferrari, Maserati lavorano separatamente su fronti comuni. O all’industria del packaging con colossi come Tetra Pak, Coesia, Ima, Marchesini, tutte aziende che per la tipologia del prodotto toccano moltissime competenze tecnico-scientifiche. Una ricerca industriale condivisa e comune tra imprese e atenei (in primis l’Alma Mater), porterebbe sicuramente a un’ottimizzazione». Il percorso di studi ingegneristico è quindi sinonimo di occupazione garantita? governabili, per simulare il terreno sismico, all’interno della quale testare manufatti edili. Per contenere la piattaforma servirà un capannone di almeno 1.200 metri quadrati lontano da centri abitati, secondo il progetto preliminare. Da qui la necessità di chiamare a raccolta le altre facoltà di Ingegneria dell’Emilia e le associazioni di categoria con la prospettiva di creare un centro senza precedenti nel panorama internazionale, in grado di richiamare ricercatori e imprese da tutto il mondo, uno strumento di grandissima valenza scientifica e di indiscussa utilità pubblica con cui rivoluzionare la progettazione antisismica. «L’interesse delle altre facoltà c’è ed è condiviso, ora si tratta di trovare le risorse e stabilire i tempi», conferma Andrisano. «È fuor di dubbio. A me non risultano giovani ingegneri disoccupati, anzi noi ne laureiamo una novantina l’anno e il territorio ce ne chiede di più. L’ultimo rapporto Alma Laurea ci dice che in media l’84 per cento dei nostri laureati ha un impiego a un anno dal titolo, percentuale che sfiora il 100 per cento tra gli ingegneri. Con stipendi superiori al dato nazionale. Sono classifiche che andrebbero divulgate e utilizzate meglio, per finalizzare lo studio dei giovani nei settori a maggiore occupabilità, cercando di coniugare la predisposizione e il talento con il mestiere. I servizi agli studenti sono infatti uno dei tre cardini attorno ai quali ruota il mio piano triennale di sviluppo». Quali sono gli altri due cardini? «La dimensione internazionale e la riorganizzazione interna per incentivare procedure di qualità e soste- «Le sinergie tra atenei, e penso in particolare a università di dimensioni simili alla nostra, come Parma e Ferrara, sono possibili con modelli federativi che prevedano la condivisione di servizi tra diversi sistemi universitari e la creazione di gruppi comuni di lavoro tra ricercatori su progetti e temi specifici», spiega il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Angelo Andrisano. «Intanto con i grandi atenei, come Bologna, Milano o Torino è sempre aperta la collaborazione» MAGGIO/GIUGNO 2014 - OUTLOOK 35 L’intervista | Il nuovo rettore Il progetto I L’ateneo propone nuove occasioni per collaborare con le imprese A llargare il confronto diretto studentiimprese a tutti i 14 dipartimenti dell’ateneo. È l’obiettivo per il prossimo anno accademico 2014-2015 del rettore, sulla scia del successo di Ingegneri@mo, l’incontro annuale tra aziende, associazioni di impresa, docenti e studenti organizzato dal dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari, che ha festeggiato lo scorso 20 marzo la sua settim a edizione. Oltre cinquanta aziende hanno riempito i corridoi di ingegneria con i propri stand per dialogare one-to-one con centinaia di giovani laureandi e laureati, raccogliere curricula e raccontare chi sono e che fanno: da Tetra Pak per il packa- IL VALORE DEL TEMPO «La meccanica è una vocazione produttiva che fa parte della genetica di questa terra, da accompagnare costantemente con ricerca e innovazione», conferma Andrisano. «Sono convinto che l’Emilia sia destinata ancora per molto tempo a far sentire la propria voce nella manifattura meccanica e meccatronica mondiale e in questo l’università può svolgere un ruolo chiave» Atelier di orologeria - gioielli - Orologi d’epoca e moderni L’atelier Daniela Nardi nasce dalla passione per l’orologeria d’alta gamma. Gioielli ed orologi nuovi e da collezione sono garantiti 24 mesi; il laboratorio interno è qualificato per ogni tipo di riparazione. Concessionaria esclusiva Via Castellaro, 8 - 41121 Modena / Tel: +39 059-4279430 visita il nostro nuovo e-commerce: www.danielanardi.it ging al gruppo Concorde per le piastrelle, da Brevini per la meccatronica alla multiutility Cpl Concordia fino alle macchine agricole di Cnh. «Un’iniz iativa meravigliosa», la definisce Andrisano, «nata in collaborazione con le imprese, che ora vogliamo declinare per tutte le altre facoltà, non solo perché si tratta di attività di tutorato che il Miur premierà nella valutazione degli atenei, ma perché è la via maestra per unire il mondo accademico e quello produttivo, un’occasione unica per comprendere appieno le esigenze del mercato del lavoro e fare comprendere ai ragazzi dove sono le opportunità occupazionali». Un mattone chiave, dun- nibilità economica in grado di richiamare fondi europei e privati». Partiamo dai servizi agli studenti: che obiettivi si è posto? «Lo studente va accompagnato in tutto il percorso universitario, a partire dall’orientamento all’ingresso per passare al tutorato, a stage e tirocini fino al job que, di uno dei tre pilastri del piano di sviluppo dell’UniMore, quello dedicato al miglioramento dei servizi agli studenti, dall’orientamento all’ingresso all’ufficio placement. «Incontri e conferenze tra tecnici delle imprese e i nostri docenti che si svolgono in parallelo durante Ingegneri@mo», pre cisa il rettore, «sono fondamentali pure per definire le linee di indirizzo e impostare corsi, tirocini e stage. Per questo lo ritengo un format vincente da esportare anche negli altri dipartimenti e credo ci siano i presupposti affinché il mio progetto venga recepito e declinato dalle singole facoltà già dal prossimo anno». placement, in stretta collaborazione con le associazioni imprenditoriali. In q uesto senso l’iniziativa “Ingegneri@mo” è un’eccellenza da replicare (si veda box, ndr). La laurea deve essere un passe-partout per il mercato del lavoro e il dialogo tra impresa e studente deve innescarsi fin da subito. Ritengo però che il compito dell’università resti quello di fornire al giovane non specializzazione pratica bensì molteplici conoscenze plurisettoriali, per garantirgli elasticità e flessibilità operativa nel cambio di lavoro». Che ha in cantiere sul fronte dell’internazionalizzazione? «Abbiamo già messo sul tavolo nuovi finanziamenti per richiamare a Modena docenti stranieri che non facciano solo didattica ma restino per impostare ricerche condivise. Vogliamo attivare dal prossimo anno accademico almeno tre corsi in lingua inglese, come informatica, fisica, economia. Questo porterà anche a un maggiore appeal per gli studenti stranieri e noi guardiamo verosimilmente al bacino mediterraneo. Oggi gli iscritti stranieri sono 1.218 sui 19.465 totali nei diversi corsi di laurea (il 6,3 per cento), ma già tra gli immatricolati siamo saliti quest’anno al 6,7 per cento (432 su 6.427). L’apertura internazionale è importante perché innesca iniziative in grado di far convergere fondi di Horizon 2020, su cui noi puntiamo moltissimo per finanziare la ricerca in una fase in cui il Miur ci ha «La laurea deve essere un passe-partout per il mercato del lavoro e il dialogo tra impresa e studente deve innescarsi fin da subito. Ritengo però che il compito dell’università resti quello di fornire al giovane non specializzazione pratica bensì molteplici conoscenze plurisettoriali, per garantirgli elasticità e flessibilità operativa nel cambio di lavoro» MAGGIO/GIUGNO 2014 - OUTLOOK 37 2008 Sede: Baccelliera, 6 - 41100 Modena Via Baccelliera, ax +39 059 468806 Tel. +39 059 468808 - FFax Tel. e-mail: in [email protected] e-mail: [email protected] W eb: ww w.commercialefond.it Web: www.commercialefond.it Filiale di Milano: uroldo 31/35 Via P adre D Padre D.. M. TTuroldo Cernusco sul Naviglio Naviglio (MI) 20063 Cernusco ax +39 02 25060800 TTel. el. +39 02 9230930 - FFax [email protected] [email protected] Torino: Filiale di Torino: Liguria, 24 - Z.I. Z.I. A utoporto P escarito Via Liguria, Autoporto Pescarito Mauro ((TO) TO) 10099 San Mauro Tel. +39 011 2741382 - FFax ax +39 011 2742041 Tel. e-mail: [email protected] filialetorino@commerciale rcialefond.it e-mail: Alluminio, Ghisa, Bronzo, Rame, Ottone e Materie Plastiche; in barre estruse, laminati e profilati, disponibili in ampia gamma di misure e formati. Servizi Centro Ser vizi interno: possibilità di taglio a misura di barre, lastre e profili a disegno. Sgrossatura mediante fresatura di barre in ghisa fino a 3400 mm. Realizzazione di profili su disegno. Microfusioni e fusioni a disegno. Address: Address: www.commercialefond.it www.commercialefond.it - inf [email protected] [email protected] L’intervista tagliato il fondo ordinario di circa quattro milioni di euro (-4,4 per cento)». Anche lei dovrà quindi tagliare le spese. «Qui tocchiamo la terza priorità del mio mandato, quella della razionalizzazione dei costi e della riorganizzazione interna del personale e delle procedure, strettamente legata al tema dell’efficace attrazione di fondi Ue per potenziare la ricerca. Siamo già scesi da 31 a 14 dipartimenti, una fase sperimentale di test che si chiude il prossimo anno, da cui partire per ragionare su ulteriori miglioramenti. È sul fronte del personale amministrativo il lavoro più grosso da affrontare oggi. Gli staff periferici dei dipartimenti si arrangiano con mezzi di fortuna e si affidano alla buona volontà dei singoli, mentre la gestione e rendicontazione efficace dei bandi europei richiede grande competenza e specializzazione. Il piano “straordinari associati” ci consente quest’anno di ampliare l’organico dei professori. Noi puntiamo soprattutto su giovani ricercatori nel ruolo di “tecnici commerciali” per potenziare la rete con centri di ricerca come Democenter-Sipe e con le imprese, al fine di trovare progetti e opportunità di partnership che aprano i lacci dei fondi Ue». Tanti progetti rivolti all’interno, ma all’esterno c’è un territorio ancora poco integrato. Modena diventerà mai una vera città universitaria? «Negli ultimi dieci anni il rapporto con il tessuto imprenditoriale si è consolidato moltissimo e il tecnopolo in via di completamento sarà un ulteriore trait d’union tra i due mondi. Il dato in bilancio di una ventina di milioni di euro dai contratti di ricerca conto terzi, un valore in crescita (su 86 milioni di fondo ordinario Miur e 25 di tasse universitarie degli studenti) è un’ulteriore conferma di sinergie sempre più strette, anche se purtroppo confinate al dipartimento di Ingegneria. Anche il terremoto è stato un esempio di grande collaborazione tra ateneo e comunità locale. Penso che ora ci siano spazi e volontà per aprire un dialogo proficuo anche in campo umanistico, dal Festival della filosofia alla Fondazione San Carlo». •