TAXE PERÇUE TASSA PAGATA Periodico della della Comunità Periodico Emigranti in collaborazione Comunità Emigranti il Comune per i con moriaghesi in di paese, Moriago in Italia della e nel Battaglia mondo. Redazione: Comunità Emigranti di Moriago Microscopico paese, è vero via Roma 29 Tel. 0039 0438 890833 Paese da nulla, ma però… (Aldo Palazzeschi) [email protected] Anno XXVIII N° 94 Aut. Trib. TV nº 645/87 Dicembre 2013 Recapito postale: via P.zza della Vittoria 14 31010 Moriago della Battaglia (TV) Telefax 0039 0438 892833 Poste Italiane Spa - Sp. Ab. PT DCB TV • D.L. 353/03 cv L.46/04 art.1 c.2 A.Spader Buone Feste Albo d’oro n. 94 • Qui Moriago - pag. 2 Albo d’Oro Antoniazzi Silvia Rosa................................ 20,00 Astuti Boris................................................150,00 Baron Adriano............................................ 50,00 Baron Claudio............................................. 20,00 Baron Luigi................................................. 20,00 Baron Mariarosa......................................... 20,00 Battaglia Marisa........................................ 100,00 Bellè Alida.................................................. 20,00 Bellè Matilde............................................... 20,00 Bianchin Alessandro................................... 20,00 Bortolamiol Luciana................................... 20,00 Bortoluzzi Angelo Greco Carmela............. 50,00 Bortoluzzi Antonio .................................... 50,00 Bressan Tiziana........................................... 20,00 Campiolo Otacilio....................................... 50,00 Cecchin Jolanda.......................................... 20,00 Colomberotto Stella.................................... 30,00 Colomberotto Aldo..................................... 30,00 Colomberotto Paolo.................................... 30,00 Corazzin Manuel......................................... 20,00 Daniele Morgan.......................................... 20,00 Per inviare un bonifico alla Comunità Emigranti di Moriago della Battaglia Fermo posta 31010 Moriago della Battaglia (TV) Italia. Dai Paesi della Comunità Europea e dall’Italia: IBAN IT63 D050 3588 30003657 0102 696 Dai Paesi fuori della Comunità Europea, resto del Mondo: BIC VEBHIT2M (VENETO BANCA MORIAGO DELLA BATTAGLIA) De Faveri Gianfranco................................ 50,00 De Faveri Gianni......................................... 20,00 De Poi Stella.............................................. 20,00 Favero Aldo................................................ 20,00 Favero Angiolina......................................... 25,00 Favero Ermenegildo................................... 30,00 Favrel Innocente......................................... 20,00 Favrel Maria in Simonetti.......................... 20,00 Fazzari Giuseppe....................................... 20,00 Gallina Gai Vilma..................................... 20,00 Merotto Lino............................................... 30,00 Monet Bruna Favrel................................... 20,00 N.N............................................................. 20,00 N.N............................................................. 50,00 N.N........................................................... 100,00 N.N............................................................. 30,00 Orlandi Giuseppe........................................ 30,00 Perizzato Olivo........................................... 30,00 Renato P.L Colomberrotto Bruna.............. 30,00 Rizzetto Adriano........................................ 20,00 Rizzetto Angelina...................................... 30,00 Rizzettto Gugliemina............................... 100,00 Scarpel Gemma......................................... 20,00 Sigismondi Bressan.................................... 20,00 Stival Leone............................................... 30,00 Tamai don Noè........................................... 80,00 Trinca Flora................................................ 20,00 Trinca Maria Luisa.................................... 20,00 Vassalli Giovanni....................................... 20,00 (Contributi liberali al 20.10.2013) Si avvisano i lettori muniti di posta elettronica, soprattutto se residenti all’estero, che è possibile ricevere il giornale anche in formato elettronico .pdf . Basta farne richiesta all’indirizzo di posta elettronica, a cui si può spedire anche la corrispondenza: [email protected] Qui Moriago anno XXVIII n. 94 Dicembre 2013 Quadrimestrale Edito dalla Comunità Emigranti, in collaborazione con il Comune di Moriago della Battaglia Reg. al Nº 645/87 del Registro Stampa del Tribunale di Treviso. Poste Italiane Spa Sped. Abb. Postale DCB TV D.L. 353/2003 conv. L. 27/02/2004 n. 46 Art. 1 c.2 TASSA PAGATA TAXE PERçUE. Direttore Responsabile: Riccardo Masini Composizione elettronica: Editronic Cornuda (TV) - Stampa: Grafiche Bronca di Moriago della Battaglia (TV) Chi vuol scrivere a “Qui Moriago” può mandare un fax al n. 0039 0438 892803 oppure una Email all’indirizzo di posta elettronica: quimoriago@comune. moriago.tv.it C’è vero progresso solo quando i vantaggi di nuova tecnologia diventano per tutti. (Henry Ford) pag. 3 - Qui Moriago • n. 94 Notizie in breve Qui Moriago 2.0 Raccogliamo il testimone lasciato da Enrico Tonello e a partire da questo numero il periodico avrà una nuova veste, diciamo una versione 2.0. Come avrete tutti notato la testata ora porta la dicitura “Qui Moriago. Periodico della Comunità Emigranti in collaborazione con il Comune di Moriago della Battaglia” infatti l’Amministrazione Comunale ha deciso di supportare con mezzi e personale la Comunità Emigranti nella stesura, realizzazione e distribuzione del periodico. Com’è noto il “Qui Moriago” è nato per raccontare la vita quotidiana e l’emigrazione moriaghese nel mondo arrivando oggi a divulgare fatti storici, culturali, religiosi, ricreativi e sportivi del territorio comunale e, più in generale, del Veneto. Credendo che l’opera svolta dal periodico sia molto importante in quanto contribuisce a valorizzare, specialmente nelle nuove generazioni, le tematiche sociali, economiche e soprattutto culturali del nostro territorio, Comune e Comunità Emigranti hanno trovato un accordo per garantire la continuità dello stesso. La grafica tanto cara ai lettori rimarrà invariata mentre saranno ampliati i contenuti con alcune pagine dedicate all’attività amministrativa e ad altre associazioni del territorio e sarà distribuito a tutte le famiglie oltre agli attuali abbonati residenti in Italia e all’estero. I lettori più “tecnologici” possono inoltre ricevere la propria copia direttamente al proprio indirizzo di posta elettronica, basta farne richiesta all’indirizzo quimoriago @comune.moriago.tv.it. Speriamo di riuscire a ben continuare quanto fatto finora da chi precedentemente si è curato del periodico e ricordiamo che chiunque può proporre la pubblicazione di un articolo purché in linea con lo spirito e i contenuti del “Qui Moriago” e cioè che parli, ad esempio, di storia ed emigrazione moriaghese – mosnighese, eventi sportivi, culturali, sociali e piccole curiosità. Si precisa che i termini in cui far pervenire i testi per i numeri di giugno e dicembre sono rispettivamente il 15 aprile e il 15 ottobre. Grazie a tutti per l’attenzione. Buona lettura! Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente. (Seneca) Da l 5 giugno 2013 l’Amministrazione ha una propria pagina istituzionale su Facebook, uno dei principali social network. È un modo per avvicinarci alle persone che, sempre più frequentemente, utilizzano i nuovi strumenti di comunicazione interattiva e rappresenta una grande opportunità per coinvolgere, soprattutto i giovani, a vivere il proprio territorio. In questo modo si vuol favorire la promozione del paese e renderlo più dinamico attraverso un rapporto diretto con gli utenti e la partecipazione attiva raggiungendo facilmente anche i residenti all’estero che possono essere così informati su ciò che accade nel loro paese natio. Siete tutti invitati a visitare la pagina facebook sulla quale potete trovare fotografie dei recenti eventi e notizie sull’attività amministrativa quali convocazione del Consiglio Comunale, modifica della raccolta del secco e nuovi arrivi di libri e dvd per la Biblioteca Comunale. n. 94 • Qui Moriago - pag. 4 Ai lettori di “Qui Moriago” Un caro saluto ai lettori del “Qui Moriago”. Con grande entusiasmo e soddisfazione l’Amministrazione Comunale ha voluto collaborare in maniera fattiva alla realizzazione di questo ormai storico periodico. Il “Qui Moriago” ha raccontato la storia di tantissime famiglie del nostro Comune, le storie dell’emigrazione, le vicende sociali, politiche e culturali del nostro territorio. È arrivato nelle case dei nostri moriaghesi all’estero, ha contribuito a far sentire i nostri emigranti vicini alla loro terra. Ora il periodico arriverà nelle case di tutte le famiglie del Comune mantenendo intatto il proprio obiettivo e il proprio stile con lo scopo di dare spazio anche alla vita amministrativa, a tutte le associazioni e a tutti coloro che volessero dare il proprio contributo scrivendo un articolo. Ringrazio il Presidente della Comunità Emigranti, Giuseppe Pollini, e tutto il Consiglio per avere da subito condiviso la necessità di arrivare ad un giornalino che avesse un’ampia diffusione. Il “Qui Moriago” sarà il periodico di tutti i cit- tadini di Moriago e dei nostri emigranti all’estero e continuerà a raccontare le vicende del nostro territorio dando doveroso spazio alla nostra storia, al nostro territorio e alle nostre tradizioni. Auguro a tutti i lettori un sereno Natale e buon 2014! Il Sindaco Giuseppe Tonello Il periodico della Comunità Emigranti di Moriago della Battaglia da questo numero ospiterà al proprio interno comunicazioni riguardanti le attività dell’Amministrazione Comunale. È stato stipulato un accordo con il nostro Sindaco Giuseppe Tonello basato sulla possibilità di conglobare in un unico giornale notizie del Comune e della Comunità Emigranti. Il Sindaco ed il Presidente della Comunità Emigranti di Moriago Il tutto ci permette anche, dal punto di vista finanziario, di tirare un sospiro di sollievo. I costi del periodico sono stati fin qui abbastanza gravosi, ogni numero ci svuotava la cassa di circa mille euro, nonostante ci fossero le offerte di sostegno. Le spese saranno ora suddivise proporzionalmente tra noi e l’Amministrazione Comunale, che fornirà il periodico anche a tutte le famiglie del Comune. La Comunità Emigranti di Moriago continuerà a sostenersi con le vostre offerte dell’Albo d’Oro. Ci scusiamo se il nominativo di qualche offerente non è stato riportato nell’elenco che viene pubblicato in ogni numero, il problema è dovuto alla mancata comunicazione da parte della banca dei vostri versamenti. Cercheremo di rimediare a questo inconveniente. Grazie al vostro contributo possiamo continuare il nostro rapporto di comunicazione con voi lettori e portarvi così a conoscenza dei fatti e delle attività di Moriago e di Mosnigo. Il Presidente Comunità Emigranti di Moriago della Battaglia Giuseppe Pollini So’ responsabile de queo che digo, no de queo che te capissi tì. (Detto nostrano) pag. 5 - Qui Moriago • n. 94 Il consiglio comunale dei ragazzi Il Consiglio Comunale dei Ragazzi è un progetto di cittadinanza attiva che da molti anni viene promosso e attivamente sostenuto dall’Amministrazione Comunale di Moriago della Battaglia, rivolto a tutti gli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado. Il CCR offre ai ragazzi un’occasione per essere protagonisti e partecipi attivamente alla vita di comunità attraverso una esperienza unica di cittadinanza attiva, che li avvicinerà alle Istituzioni, intraprendendo così un percorso di autonomia e responsabilità civica che li porterà a conoscere le opportunità e le possibilità del proprio paese. Le elezioni del 30 ottobre hanno decretato la vittoria della lista “Power Team” del candidato sindaco Cristiano Piccolo che si insedierà il prossimo 9 novembre 2013. Con lo slogan “Pensaci, votaci, divertiamoci” il nuovo consiglio, coadiuvato dalle operatrici di comunità, por- terà avanti le seguenti progettualità: • Divertimento tra tutte le età: realizzare un pomeriggio di animazione e di incontro con le altre generazioni; • Giornata di giochi, musica e nutella party rivolta a tutta la scuola; • Realizzazione di un cortometraggio tra le vie del paese con il coinvolgimento dei ragazzi del territorio. Il nuovo CCR è ora composto, oltre dal Sindaco Cristiano Piccolo, anche da: Ivan Gelmo, Simone Scattolin, Matteo Stella, Luis Grace Caruso, Marco De Conti, Alessia Gardenal, Giorgia Gelmo, Luca Paladin, Senih Zununi, Clara De Conti, Sara Oloman e Chiara Marcuzzo. Auguriamo al nuovo Consiglio Comunale dei Ragazzi di portare avanti con entusiasmo e creatività le nuove proposte. Borse di studio a.s. 2012-2013 Il giorno 23 ottobre 2013 presso la “Casa del Musichiere” si è tenuta l’annuale cerimonia di consegna delle borse di studio agli alunni che al termine dell’a.s. 2012/2013 si sono diplomati dalla Scuola Secondaria di I grado di Moriago (ex scuola media) con una votazione minima di otto/decimi. I premiati quest’anno sono stati: Alberto Casagrande, Marco Ferracin, Martina Sartor, Deborah Zilli, Nicola Collodet, Asia Facci, Christian Frare, Nicola Gregolon, Imane Jakhane, Isacco Miserini, Silvia Pillot, Noemi Giuseppina Salomon, Luca Viviani e Francesca Zancanaro. Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini. (Dante Alighieri) L’Assessore alla Cultura Paola Pillon n. 94 • Qui Moriago - pag. 6 Racconti Un filo dal nostro passato per tessere il nostro futuro La storia di emigrazione di Giovanni Testa periodico Ai lettori del “Qui Moriago” vogliamo far conoscere una delle tante storie di emigrazione dei giovani di un tempo. In questo caso la storia di Giovanni Testa e le sue origini: raccolta dettagliatamente con una capillare ricerca dalla pronipote Silvia Piazza e presentata all’esame di stato della Classe 5ª A Liceo Scientifico I.S.I.S.S. “G. Verdi” di Valdobbiadene nell’anno scolastico 2005/2006. Abbiamo trovato il lavoro di notevole interesse e pertanto ne pubblichiamo alcuni estratti. Sintesi della vita di mio nonno Giovanni Nasce il 06.08.1905 a Moriago della Battaglia, frequenta la scuola fino alla terza elementare, poi lavora come apprendista presso un falegname per imparare il mestiere. - Nel 1924 emigra in Francia (19 anni), lavora in Alta Savoia per la costruzione di dighe idroelettriche, facendo il manovale. - Nel 1926 ritorna in Italia per prestare il servizio militare. - Nel 1931 torna in Francia in Alta Savoia per la costruzione di dighe idroelettriche. - Tra il 1937 e il 1938 lavora per la costruzione di una diga idroelettrica a Izourt nei Pirenei. - Nel frattempo, dopo aver conosciuto la compaesana Zamai Silvia, torna a Moriago e, approfittando della breve pausa invernale di chiusura del cantiere, il 19.1.1939 la sposa. - Il mese dopo riparte sempre per il cantiere nei Pirenei. - Il 24.3.1939 una valanga travolge il cantiere ad Izourt (28 morti di cui 26 italiani, egli si salva). - Il 12.10.1939 nasce il primo figlio, Mario; rimpatria per vederlo. - Il 27.4.1940 ritorna in Francia (Savoia) per lavorare come cuoco in un cantiere. - L’11.6.1940 è internato nel campo di concentramento di Gurs, e viene liberato il 19.7.1940. - Il 20.7.1940 rimpatria in Italia. - Si ferma a Moriago della Battaglia, compiendo lavori saltuari di manovalanza. - Il 10.9.1942 nasce il secondo figlio, Franco. - Nel 1946 lavora in Toscana Albero Genealogico della famiglia Testa nell’edilizia, come manovale. - Nel 1947 ritorna a Moriago della Battaglia, ma è disoccupato. - Nel 1948, sempre disoccupato, s’iscrive alle liste di collocamento. - Nel 1949 riparte per la Francia come clandestino, viene imprigionato a Mulhouse (Alsazia) e liberato da un impresario edile francese che gli fornisce un lavoro e un alloggio. - Nel 1952 avviene il ricongiungimento della famiglia in Francia; i figli sono costretti ad imparare da zero una nuova lingua e ad ambientarsi. - Nel 1954 nasce la terza figlia, Marta. - Il 03.07.1971 riceve la me- daglia d’oro come premio per i 40 anni da emigrante. - Muore il 19 luglio 1987, un mese e mezzo dopo la mia nascita. Cause dell’emigrazione italiana e veneta e flussi migratori – Inizio ‘900 – Il Quartier del Piave: alcune caratteristiche Il Quartier del Piave e la Vallata erano fino alla metà dell’800 isolati dal resto del Trevigiano. La corrente di traffico più vicina era costituita dalla strada napoleonica che congiungeva Venezia con Vienna. La zona quindi non poteva beneficiare dei nuovi mezzi di locomozione e comunicazione. Solo nel tardo 800 furono costruite quelle che sono anche oggi le arterie più frequentate, cioè quelle che da Pieve capoluogo del Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo. (Dalai Lama) pag. 7 - Qui Moriago • n. 94 Quartier del Piave raggiungono Susegana attraverso i Mercatelli, Vidor attraverso la piana di Sernaglia da un lato e la zona pedecollinare dall’altro. La maggior vivacità di traffico favorì un certo incremento della vita economica soprattutto a Follina, da secoli l’unico centro fiorente dal punto di vista industriale. Agli inizi del ‘900 la zona del Quartier del Piave si presentava molto carente dal punto di vista di quelli che oggi riteniamo servizi indispensabili e irrinunciabili quali l’istruzione, l’illuminazione, la posta, l’acqua potabile, il telefono e l’assistenza. L’agricoltura e l’allevamento rimanevano però le principali fonti di vita per le popolazioni locali, nonostante la scarsa fertilità del suolo, le limitate possibilità idriche e le continue minacce rappresentate dalla fillossera, dall’afta epizootica e dalla diaspri pentagona. La viticoltura, la bachicoltura, la produzione di frumento, granoturco e sorgo rosso con- tinuavano ad essere da secoli le attività agricole più fiorenti. I bozzoli di seta costituivano una fonte importante di liquidità per i contadini. “Quasi tutte le famiglie contadine si dedicavano all’allevamento dei bachi da seta, lavoro molto impegnativo che durava circa venti giorni in primavera durante i quali si facevano grandi sacrifici anche per l’alloggio in modo da collocare i bachi in stanze calde”. Moriago, paese natale di mio nonno Struttura agraria e condizione dei contadini La struttura agraria era ancora di tipo feudale: pochissime grandi proprietà lavorate da mezzadri, e parallelamente numerosissimi piccoli appezzamenti di terra posseduti da contadini indipendenti che ne traevano scarse risorse. “Fra le aziende agricole più vaste vi erano quelle dei Conti di Collalto, dei Brandolini, dei Balbi Valier e degli Albertini”. Le condizioni che reggevano i contratti di mezzadria erano durissime: il proprietario poteva mandar via il contadino a causa di una scarsa raccolta dovuta a disgrazie metereologiche. La spartizione del raccolto era spesso inferiore alla metà per il mezzadro ed anche i doni in natura fatti al padrone diminuivano fortemente il reddito del contadino. Nelle campagne c’era la miseria, con il suo male, la pellagra, che conobbe una rapida espansione nel Veneto intorno agli anni 1880. Il Veneto era in testa alle regioni italiane a causa della scarsa alimentazione a base di polenta. La scarsità delle risorse agricole e artigianali, l’eccedenza della popolazione, la fame aggravata da avversità metereologi che come la grandine o la siccità, costrinsero i contadini del Quartier del Piave all’esodo di fronte all’impossibilità di trovare lavoro. Il Veneto è stato chiamato la “Calabria del Nord”. Per quanto riguarda il suo contributo all’emigrazione, il fenomeno migratorio fa parte di una lunga tradizione della storia veneta e in particolare del Quartier del Piave. La Marca Trevigiana ha fornito truppe notevoli alla grande trasmigrazione transoceanica e a quella intereuropea. Prima Guerra Mondiale Una pausa forzata nel flusso migratorio Alla vigilia della Grande Guerra, la situazione socio – economica del Quartier del Piave è delicata. La Prima Guerra Mondiale interrompe bruscamente il flusso migratorio. Gli espatri dal Veneto, che erano circa 800 mila nel 1913, scendono a circa 90 mila all’anno nel periodo 1915 – 1918 compensati dai numerosi rimpatri. Si continua a pensare all’emigrazione come ad una soluzione per poter vivere, ma la guerra che colpisce i paesi limitrofi rallenta le partenze. All’inizio del conflitto tanti italiani rimpatriano e bisogna provvedere al loro lavoro. I Comuni intraprendono alcune opere pubbliche e la sistemazione delle strade per dar lavoro ai disoccupati o almeno a parte di loro. A Moriago si riadatta e si amplia la strada delle fontanelle che congiunge il capoluogo con Col San Martino. Di fronte al gran numero di disoccupati, il Comune dà il via ad altri progetti quali i fabbricati scolastici, le fognature e l’acquedotto. A Moriago, nel Natale del 1914, i Comuni acquistano grano che poi vendono ai più poveri al di sotto del prezzo di mercato. L’emigrazione tra le due guerre Riprende l’esodo I grandi proprietari terrieri controllano ancora la situazione. Si riprende la via dell’esodo interno ed esterno; i muratori non hanno case da ricostruire, anche se la zona è quasi totalmente distrutta, perché non vengono pagati; i piccoli proprietari stentano a vivere sulle loro misere terre e per di più sono colpiti dal crollo del prezzo dei bozzoli dei bachi da seta. Se tutti si battessero soltanto secondo le proprie opinioni, la guerra non si farebbe mai. (Lev Tolstoj) n. 94 • Qui Moriago - pag. 8 A questa misera il Governo non pone nessun rimedio, si sovrappone il peso del dominio fascista, il cui scopo è quello di soffocare ogni tentativo di ribellione, ogni rivendicazione da parte degli operai o dei contadini. Tra le due guerre però non è più l’America la meta principale dell’esodo. Nel primo dopoguerra l’esodo è massiccio, anche se diminuiscono d’importanza i due sbocchi migratori tradizionali: gli Stati Uniti chiudono le frontiere imponendo delle quote e gli Imperi Centrali, vinti , sono alle prese con gravi difficoltà economiche e instabilità politica. Hanno loro stessi troppa disoccupazione per essere in grado di dar lavoro agli operai ed agli artigiani italiani. Catene migratorie Dagli inizi del ‘900 in poi, si fa sempre più importante l’emigrazione intereuropea verso la Francia, la Svizzera e il Belgio, rispetto a quella transoceanica verso l’America. Gli uomini partono e ritornano una volta all’anno con la stessa valigia, mentre per alcuni è definitiva già la partenza prima della Grande Guerra. I primi arrivati spianano il terreno per i seguenti. La meta principale degli emigrati diviene la Francia, bisognosa di braccia per ricostruire il paese, le case, le ferrovie, le strade e per lavorare nei campi e i Veneti, come i Friulani, partono verso questo paese. Dopo i primi tentativi, il movimento migratorio si amplifica; le catene migratorie funzionano e gli emigrati fanno in modo che parenti ed amici li raggiungano. Le colonie venete si radicano nelle regioni che hanno, tra il 1920 e il 1930, maggior bisogno di manodopera e che non hanno di che soddisfarlo. Il picco dell’emigrazione si constata negli anni 1935 e 1936. Nel 1936 la popolazione di Moriago è al punto minimo con 2.270 abitanti. Di fronte a tale spopolamento il Comune, constatato l’esodo definitivo, censisce le persone partite. L’emigrazione delle famiglie viene notata solo quando ci si accorge che esse non ritornano più. Non tutti gli emigranti vanno a far registrare la loro partenza. Popolazione di Moriago Anno Abitanti 1931 2.624 1932 2.679 1933 2.676 1934 2.639 1935 2.502 1936 2.270 1937 2.287 1938 2.293 1939 2.321 1940 2.445 1941 2.445 1942 2.440 La popolazione di Moriago non aumenta agli inizi degli anni ’30, nonostante l’incremento delle nascite, il che significa che si mantiene un flusso migratorio e addirittura il numero di abitanti diminuisce. In effetti non si tratta di un’emigrazione stagionale ma di una permanente. Non sono più solo gli uomini a partire, ma intere famiglie. La scelta “obbligata” si fa definitiva. Benché le cifre siano molto incomplete la Francia è il paese verso il quale si dirigono la maggior parte delle famiglie; seguono la Svizzera e il Belgio. Quelli che partono sono gli uomini nati alla fine del’800 o all’inizio del ‘900. Condizioni dell’operaio emigrato in Francia L’operaio emigrato deve avere la carta d’identità del lavoratore resa obbligatoria dalla legge del 10 agosto 1926, che consente di controllare il lavoro degli stranieri in Francia. Nel 1931, quando la crisi economica colpisce la Francia, diventa più difficile ottenerla e, senza carta, il lavoratore straniero viene espulso. Tantissimi sono i moriaghesi e i sernagliesi che emigrano nelle Alpi (Alta Savoia) e nei Pirenei (Ariège), tra i quali anche mio nonno Giovanni, che lavora per la costruzione di dighe idro – elettriche. L’industria elettrica conosce, dopo la Prima Guerra Mondiale, un periodo di accelerato sviluppo. La ricerca di bacini montani da imbrigliare, la costruzione di nuovi impianti e di grandi serbatoi per far fronte all’aumento delle continue richieste di settori ed industrie che sempre più vanno utilizzando l’energia idroelettrica, le costruzioni di ferrovie, tramvie, industrie chimiche e meccaniche proseguono senza sosta, attirando molti emigranti. Il cantiere di Izourt diviene, all’inizio del 1939, una priorità del Ministero della guerra francese, il quale esige l’ultimazione rapida dei lavori della diga per poter fornire elettricità alla fabbrica d’alluminio di Auzat e contribuire così ai preparativi della guerra che minaccia di scoppiare. Le condizioni di lavoro sono proibitive, gli operai lavorano dall’alba alla sera tardi ad alta quota, sotto la morsa del freddo e la stretta glaciale dei venti. Racconto di una catastrofe Il 24 marzo del 1939 accadde una catastrofe. Già da due giorni una violenta tempesta s’infuria rendendo impossibile il procedere dei lavori. Il 24 marzo alle 6 del mattino, nessuno nota l’enorme vortice che si sta formando fuori; sotto l’effetto congiunto dei venti, un mini tornado si sta creando. S’ingrossa, si gonfia sempre più, spostandosi rapidamente e distruggendo tutto al suo passaggio. Ha un diametro di 60m. Alle 7.30 il tornado si abbatte sulle baracche dove sono alloggiati alcuni degli operai italiani. In una frazione di secondo il tornado fa scoppiare due baracche, seppellendole sotto la neve e scoperchiandone altre. Muoiono 28 operai di cui 26 italiani. I loro corpi sono seppelliti nel piccolo cimitero di Vicdessos, perché le famiglie sono troppo povere per affrontare la spesa del ritorno in Patria. Fortunatamente mio nonno si salva. Foto dei funerali delle vittime della catastrofe 2ª Guerra Mondiale Internamento di mio nonno Vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere. (Ernesto Che Guevara) pag. 9 - Qui Moriago • n. 94 nel campo di concentramento di Gurs Nell’ottobre del 1939 mio nonno torna in Italia per la nascita del figlio primogenito, ma non trovando lavoro, il 27 aprile del 1940 riparte per la Francia (Savoia) per lavorare come cuoco. L’11 giugno 1940, durante una retata, mio nonno viene internato nel campo di concentramento di Gurs (bassi Pirenei). Mio nonno viene liberato il 19 luglio del 1940. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale blocca l’emigrazione, provocando i rimpatri di tanti emigranti. Gli italiani all’estero sono sconvolti dall’inizio della guerra, particolarmente in Francia, paese al quale l’Italia dichiara guerra nel 1940, mettendo gli italiani in posizione di nemici del paese nel quale hanno scelto d’andare e dove vogliono vivere. Tanti tornano in Italia ma questa è solo una parentesi nella loro storia di emigranti. Anche mio nonno, rimpatriato dopo la liberazione dal campo di Gurs, rimane in Italia fino al 1948. Emigrazione nel secondo dopoguerra Non appena finisce la guerra il flusso migratorio riprende, ma soprattutto come emigrazione interna. Le condizioni economiche del dopoguerra non consentono ai moriaghesi e neppure agli altri veneti di poter vivere nelle loro comunità. “Nel 1945, il Quartier del Piave era un’area tanto depressa da poter essere paragonata ad alcune zone del Meridione. Ad un’agricoltura notoriamente tra le più povere della provincia faceva riscontro la totale assenza di attività industriali, fatta eccezione per il mobilificio Baseggio di Barbisano, il lanificio Paoletti di Follina, le filande Amadio di Sernaglia e Farra. Invero troppo poco per le migliaia di persone che cercavano lavoro”. Emigrazione di mio nonno in Toscana Seguendo il f lusso dell’emigrazione interna, nel 1946 mio nonno emigra in Toscana per lavorare in un cantiere edile di Vaiano (Prato). Ritorno a Moriago Nel 1947 m io non no Giovanni, torna a Moriago. Le condizioni di vita non migliorano; c’è ancora molta difficoltà a trovare lavoro. I giornali dell’epoca riportano quotidianamente, in maniera quasi ossessiva, titoli di questo tenore “Disoccupazione”, “I contributi per lenire la disoccupazione”, “dimostrazione di disoccupati per l’allontanamento delle donne dagli uffici”, “Nuova dimostrazione di disoccupati”, “Provvedimento contro la disoccupazione”, “Iniziativa lavori straordinaria a favore dei disoccupati”, “Lavori pubblici e disoccupazione”, ecc. Partenza definitiva per la Francia (Alsazia) Mio nonno non riesce a trovare un lavoro in Italia ed è così costretto a ripartire per la Francia. Spesso gli uomini e le donne arrivano clandestinamente nei paesi stranieri oppure con il passaporto da turista, perché non c’è tempo di attendere le lunghe pratiche burocratiche per aspettare i permessi di soggiorno. Nell’autunno del 1948 mio nonno parte clandestinamente assieme ad un altro moriaghese, Italo Pillon. Con il treno vanno fino all’ultima stazione ferroviaria italiana e assieme ad una guida alpina valicano a piedi, di notte, il passo del Moncenisio, poi, riprendono il treno per Mulhouse (Alsazia), dove vengono imprigionati per otto giorni, accusati d’immigrazione clandestina. Vengono liberati da un impresario edile che fornisce loro lavoro e casa. Il ricongiungimento della famiglia Nel 1952 mio nonno chiama in Francia la famiglia, che così si ricongiunge. I miei due zii, Mario e Franco, che all’epoca hanno rispettivamente 13 e 10 anni, quando giungono a Mulhouse con mia nonna, devono iniziare la scuola elementare francese, frequentandola fin dal primo anno, perché non conoscono la lingua. Tutta la famiglia alloggia in una baracca costruita in riva ad un canale in centro città. La famiglia si stabilisce in Francia; i due figli vivono ancor oggi in Alsazia, solo mia madre Marta ritorna in Italia per sposarsi. Mio nonno farà ritorno in Italia, dopo la morte della moglie nel 1979 per ricongiungersi con la figlia e morirà nel 1987, anno della mia nascita. I miei due zii invece diventano cittadini francesi. Conclusione Conoscere la vita di mio nonno mi ha insegnato che le conquiste della vita sono spesso frutto di sacrifici e di sofferenze. Silvia Piazza Le notizie, se non riportate, non hanno alcun impatto. Tanto valeva che non fossero mai accadute. (Gay Telese) n. 94 • Qui Moriago - pag. 10 Ambiente “Puliamo il Mondo” è l’edizione italiana di Clean Up The World, il più grande appuntamento di volontariato ambientale nel mondo, nato a Sidney nel 1989, che coinvolge centinaia di paesi e oltre 35 milioni di persone. Da diversi anni l’Amministrazione Comunale aderisce a questa iniziativa di cura e pulizia che è allo stesso tempo concreta e simbolica per chiedere e avere un territorio più pulito e vivibile ed il cui valore educativo contribuisce a sviluppare il senso civico di appartenenza dei partecipanti. Nonostante il tempo non fosse dei migliori quasi 40 volontari, tra adulti e bambini, si sono ritrovati sabato 28 settembre verso le ore 15.00 circa all’esterno della Sala Polifunzionale di Mosnigo pronti per “liberare” dai rifiuti varie zone del territorio comunale. Passeggiata ecologica via Chiesa, via Presti, via Zalamena, Piazza Albertini, via Aldo Moro, Strada S. Marco, via XXV Aprile, via Croce (breve tratto) e via Roma; 2)via Sentier (all’altezza dell’Az. Agricola), via Faveri, via Vidor, zona industriale di Mosnigo, via Monte Grappa (lungo la SP 34); immancabili mozziconi di sigaretta (soprattutto nei parchi) e carte di caramelle anche alcuni rifiuti più particolari tipo pezzi di marmo (ribattezzati da un partecipante “meteoriti stradali”), 3) via Raboso, via degli Alpini, via San Gaetano, via Fiume, via Levade, via Croce; Dopo la distribuzione dei kit (cappello, guanti, sacchetto e pettorine per i bambini) i partecipanti sono stati divisi in 4 gruppi, così da aver un maggiore raggio di azione, che si sono occupati delle seguenti zone: 1)parco Don Angelo Frare da dove passando per il parchetto con la pista di pattinaggio si è giunti in 4) all’altezza degli impianti sportivi alcuni componenti del precedente gruppo si sono “staccati” e, una volta trasportati dal camion del Comune, hanno battuto via S. Rocco (partendo da Rattan Wood) e via Roma. Anche quest’anno la raccolta, ahinoi, è stata più che proficua trovando oltre agli l’ambiente. L’occasione ha inoltre permesso, nell’attesa degli altri gruppi, di dare uno sguardo alla nuova sede della Biblioteca e a tutti i nuovi libri e dvd presenti. Per concludere si ringraziano tutti i partecipanti che con entusiasmo si sono rimboccati le maniche e si sono presi cura del nostro territorio per renderlo più bello e pulito e confidiamo in una partecipazione ancora maggiore per la prossima edizione. Chiara Breda parafanghi, pezzi di scooter e copricerchi delle ruote delle automobili. Verso le ore 17.30 circa i gruppi hanno iniziato ad arrivare presso la “Casa del Musichiere” dove sullo spiazzo sul retro era stato allestito un piccolo rinfresco a base di panini, bibite e dolcetti per rifocillare un po’ tutti i volontari dopo aver speso tante energie per Abbiamo la Terra non in eredità dai genitori, ma in affitto dai figli. (Proverbio indiano) pag. 11 - Qui Moriago • n. 94 Pedalando lungo il Piave Il Piave è noto in tutta Italia come il “Fiume Sacro alla Patria” in memoria dei combattimenti di cui fu teatro durante la Prima Guerra Mondiale e proprio per la sua importanza storica quest’anno l’Amministrazione Comunale di Moriago ha deciso di proporre, per l’ormai annuale cicloescursione, un percorso che arrivasse il più possibile vicino al Fiume. Domenica 22 settembre alle 10.00 ha avuto quindi inizio il giro in bicicletta. Gli oltre 60 partecipanti, alcuni dei quali provenienti dai Comuni di Valdobbiadene, Vidor, Pieve di Soligo e Sernaglia della Battaglia, hanno percorso via degli Arditi per raggiungere l’Isola dei Morti e proseguire lungo viale Brigata Messina, Dopo una breve pausa il giro è proseguito lungo viale Monte Grappa ed alcuni sentieri particolarmente sterrati che hanno fatto più volte rallentare l’allegra combriccola a causa di alcuni passaggi che obbligavano i più a spingere la bici a mano per superare, ad esempio, l’avvallamento ghiaioso. Nonostante questi imprevisti e qualche piccola caduta, per fortuna sempre senza conseguenze, si è finalmente giunti in prossimità del Piave. A questo punto un’altra pausa era d’obbligo! In un attimo tutte le bici sono state “abbandonate” alla bell’e meglio per dirigersi, soprattutto i più piccoli, in riva al Fiume per ammirarlo e… tirare qualche sasso nell’acqua. Piazzale Vaccari, uscire dal parco attraverso alcune “stradine perse” e rientrare per il cancello di Fontigo e giungere attraverso viale XXII Corpo d’Armata alla Piazzale Ragazzi del ’99 dove il gruppo proveniente da Vidor stava ascoltando attentamente le spiegazioni del sig. Antonio Signoretti. Una volta che tutti sono risaliti in sella alla propria bici non restava altro che percorrere l’ultimo tratto di percorso per giungere alla “Casermetta” ed incontrare il gruppo proveniente da Sernaglia della Battaglia. 106 persone con pasta e degli ottimi dolcetti. Dopo il caffè i partecipanti erano liberi di tornare alle proprie abitazioni oppure di starsene ancora un po’ all’interno del parco lasciando che i bambini si divertissero sui giochi oppure facendo una passeggiata per vedere i laghetti. Una volta giunti alla “Casermetta” patatine e bibite fresche attendevano i prodi ciclisti ed è stato arduo convincerli ad abbandonare il ristoro per ascoltare il sig. Antonio Signoretti che illustrava un po’ la storia del parco dell’Isola dei Morti e le sue peculiarità come ad esempio le piante presenti. Sebbene in questo tipo di iniziative ci sia sempre stato un positivo riscontro da parte della popolazione, bisogna sottolineare che quest’anno la partecipazione è stata davve- Al termine del momento didattico buona parte dei partecipanti si sono fermati per il pranzo offerto dalle Amministrazioni Comunali organizzanti. Come sempre i volontari della Pro Loco di Moriago si sono dimostrati più che bravi a “sfamare” ro considerevole e si può pertanto ritenere che l’iniziativa sia stata un successo. Si ringrazia infine i volontari della Pro Loco per l’allestimento del pranzo e il sig. Signoretti per il momento istruttivo. Al prossimo anno! Chiara Breda In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso. (Aristotele) n. 94 • Qui Moriago - pag. 12 Storia locale Zatèr, un’altra leggenda del Piave L’uso della zattera come mezzo di trasporto si perde nella notte dei tempi. Per oltre dieci secoli la Piave è stata solcata dalle zattere, ed è quasi impossibile oggi pensare che questo fiume ridotto a poco più di un rigagnolo, violentato da dighe, centrali idroelettriche, canali per irrigazioni, selvaggiamente privato della sua dignità, fosse quello in grado di trasportare con la forza delle sue acque i tronchi dai boschi del Cadore, del Cansiglio, del Montello fino al mare, e che su enormi zattere viaggiassero anche uomini e merci: burro e formaggi eccellenti dei pascoli montani, carbonella, legna da ardere, pietre molari delle cave di Tisoi e Bolzano Bellunese, pirite cuprifera delle miniere agordine, ferro lavorato e chiodi dalle fucine zoldane, e vino pregiato dei colli trevigiani. Il trasporto dei tronchi fu quello più epico perché contraddistinto dalle inumane fatiche cui erano sottoposti i boscaioli che abbattevano le piante con la “manèra” prima, e gli zatèr che pilotavano le zattere stracolme lungo il percorso della Piave fino al mare, poi. Gli zatèr si erano costituiti in una società denominata “Fameja dei Zatèr e Menadas de la Piave” il 3 Agosto del 1492 a Venezia in Palazzo Ducale, con il patrocinio e la benedizione di Agostino Barbarigo, Doge di Venezia dal 1486 al 1501. La società aveva per oggetto sociale il trasporto di legname con le zattere sulla Piave, ma col passare del tempo anche di merci, persone, Comelico, dell’Ampezzano e dell’Agordino i tronchi erano di abete bianco, rosso e larice; mentre quelli del Cansiglio erano di faggio. Servivano soprattutto per le migliaia di pali per le fondazioni di Venezia, per l’edilizia, le alberature e le strutture delle galee da battaglia della flotta militare, per quella da pesca e quella per il trasporto merci e persone della Serenissima Repubblica. Dai tre boschi messi sotto protezione da una legge della Serenissima: il Somadida, il Cansiglio e il Montello, arrivavano legni speciali; in particolare il Montello forniva i roveri che servivano per le parti portanti, le ordinate e le chiglie delle navi. I tronchi venivano abbattuti e spogliati dei rami dai boscaioli con le “manere” e, ma solo in tempi molto recenti, con le seghe a mano, e dai vari boschi arrivavano alla Piave e i suoi affluenti in particolare il Cordevole attraverso i cosiddetti “viali di avallamento” e altri sistemi a seconda delle quantità. Una volta in acqua cominciavano le menade, cioè la fluitazione dei tronchi verso il Cidolo di Perarolo dove il Boite confluisce nel- Il Porto fluviale di Perarolo nel 1870 I boscaioli del Cansiglio Il manamaestro e il manafant, piloti di prova animali e cose, sulla tratta Perarolo / Venezia. Gli zatèr si distinguevano in: menadas (quelli che portavano i tronchi sciolti fino al cidolo di Perarolo); ligatori (quelli che costruivano e assemblavano le zattere); infine gli zatèr veri e propri , quelli che le pilotavano lungo il tortuoso corso della Piave. Ancora, si dividevano in: caporal di manamestro (il capo equipaggio), caporal di manafant (il secondo) infine i codagn (quelli che stavano a poppa). Dai boschi del Cadore, del Un viale in avvallamento A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove. (Eraclito) pag. 13 - Qui Moriago • n. 94 la Piave che si ingrossava e permetteva quindi il loro trasporto a mezzo delle zattere, e qui gli “ zatèr ” costruirono il Cidolo. I menadas oltre che a provvedere alla regolare fluitazione dei tronchi verso il cidolo, dovevano poi caricarli sulle zattere. Il cidolo era una specie di diga che fermava i tronchi ma non l’acqua che defluiva attraverso numerose saracinesche che impedivano, all’occorrenza, che una piena portasse a valle i tronchi ancora da lavorare e andassero perduti. Le seghe, idrauliche, potevano segare nel senso longitudinale tronchi fino alla lunghezza di 5 metri, oltre questa misura i travi e le tavole venivano squadrate con la “manera da squarador”. Zater in posa per una foto ricordo Un menadas Modellino del Cidolo A questo punto entravano in azione gli zatèr che prendevano in consegna le zattere piene di tronchi per trasportarli alle varie segherie per la loro trasformazione in varie tipologie. Tra Perarolo e Castellavazzo erano in funzione tredici grandi impianti di segheria per complessive 122 seghe, e altri due impianti si trovavano nel territorio di Sedico, alla confluenza del Cordevole nella Piave, con 20 seghe. I segantini vi lavorano giorno e notte a turni continui, le seghe erano del tipo alla veneziana, progettate nel 1485 da Leonardo da Vinci, ma alcune fonti autorevoli e affidabili affermano che un qualche tipo di sega esisteva già lungo la Piave, ancora prima dell’anno Mille. Su ogni zattera prestavano servizio da un minimo di due fino ad un massimo di quattro zatèr, secondo il peso e la grandezza della zattera stessa. Gli zatèr erano uomini fortissimi, intrepidi e rotti a tutte le intemperie e disumane fatiche, e pilotavano le zattere in quali che fossero le condizioni meteorologiche. Le zattere venivano costruite a moduli lunghi dieci piedi veneti, 4,20 metri circa per nove piedi di larghezza, 4,0 metri scarsi. I moduli venivano quindi assemblati fra di loro con bulloni snervati e ritorti atti a garantirne l’assemblaggio e resistere alle impetuose correnti della Piave, che imprimevano alle zattere pericolose sbandate in prossimità delle anse, e agli inevitabili urti contro le rocce. Così assemblate le zattere potevano raggiungere anche la lunghezza di oltre venti metri, a seconda delle merci trasportate, che erano sempre accompagnate da una “carta”, l’odierna bolla di consegna, in calce alla quale c’era la scritta “che Dio ci porti a salvamento”. C’erano anche le zattere speciali, quando si trattava di trasportare legni che andavano a formare gli alberi delle navi, che arrivavano fino a 25-28 metri di lunghezza. nienti da Perarolo dopo aver caricato il legame lavorato dalle segherie, partivano per Belluno e qui le consegnavano agli zatèr del posto, che il giorno dopo a loro volta partivano all’alba e arrivavano a Falzè di Piave intorno a Pilotaggio sulle acque “in amor” della Piave I dati più aggiornati partono dal 1700, anno in cui le zattere trasportavano ogni stagione, che andava da Aprile a Luglio, legname prelavorato in quantità pari a 350.000 tronchi provenienti dalla Piave e oltre 50.000 dal Cordevole. Dagli altri affluenti della Piave le quantità fornite erano quasi trascurabili. Dalla partenza di Perarolo a Venezia i porti intermedi erano: Longarone, Belluno, Falzè di Piave, Ponte di Piave, Venezia porto d’arrivo. Le prime zattere prove- mezzogiorno dopo un tragitto di quasi settanta chilometri. Quando occorreva si fermavano sotto il Montello a S. Mama per caricare i roveri. Giunti a Falzè gli zatèr di Belluno consegnavano le zattere a quelli del posto o a quelli di Nervesa che le avrebbero pilotate sino a Ponte di Piave. Da qui, a Venezia. Gli zattieri bellunesi da Falzè facevano ritorno a casa a piedi, attraverso Follina e il passo di San Boldo tracciando una strada che da essi prese il nome: la “calzattera”. Non c’è bisogno di viaggiare nel tempo per essere degli storici. (Isaac Asimov) n. 94 • Qui Moriago - pag. 14 Porto di Falzè di Piave, il modulo per formare le zattere La strada, tra Falzè e Soligo, in qualche tratto è ancora percorribile. Da allora Falzè lega le sue fortune al via vai di uomini e merci d’ogni tipo; più il tempo passa più si intensifica il traffico, in tutte le stagioni, fino a raggiungere la media di otto/dieci zattere al giorno per un totale annuo intorno alle tremila unità, ma ci furono anni in cui i passaggi delle zattere furono maggiori. Al Porto fluviale di Falzè, inoltre, funzionava a pieno regime anche il Passo Barca, con servizio di traghettatura di merci e persone sulla sponda del Montello e viceversa. L’ultima corsa ufficiale delle zattere si tenne nel 1942. Ma oramai i tempi cambiavano e fin dal 1921 le merci e le persone cominciarono a viaggiare con i più moderni mezzi: treni, camion, ecc. Nel secondo dopoguerra ci furono nel corso degli anni manifestazioni di carattere dimostrativo degli zatèr sulla Piave, e una di queste si tenne il 15 Luglio del 1992 in occasione del 500° anniversario della fondazione della loro società. una delle zattere perse il controllo e si rovesciò proprio davanti all’Isola dei Morti di Moriago; gli zatèr caddero in acqua ed uno di loro, Ezio Losso di Codissago perse la vita. Le ricerche dello sfortunato zatèr, alle quali partecipava anche il padre, si protrassero per molte ore e alla fine fu trovato cadavere proprio davanti all’ex Porto Fluviale e Passo Barca di Falzè. E qui, nel 20° anniversario della sua scomparsa, hanno voluto commemorarlo tutti i componenti della “Fameja dei zatèr e menadas de la Piave” erigendo in memoria dello sfortunato zatèr che sognava da sempre di andare a Venezia come i suoi avi un singolarissimo monumento, molto bello e impreziosito da una targa ricordo, contestualmente alla inaugurazione ufficiale del nuovo Parco fluviale di Falzè. L’ex Passo Barca di Falzè Per quella particolare occasione gli zatèr misero in acqua tre zattere per una fluitata di commemorazione da Perarolo a Venezia. Quel giorno le acque impetuose e ribelli della Piave, complici le piogge torrenziali dei giorni precedenti andarono, come dicevano i vecchi di un tempo, “in amor”. Ci volle tutta la loro maestria per pilotarle e tutto sembrava andare per il meglio quando, in prossimità di Falzè di Piave meta prevista dagli zatèr per una sosta, Il monumento allo Zatèr scomparso Poco distante dal monumento è anche indicato il punto esatto dell’attracco del “passo barca” con relativa locandina che ne racconta la storia. Ancora, poco più sotto del monumento, è messo in bella mostra un modulo di una zattera e relativi remi di governo, simile a quello dei tempi che furono, costruito sul posto dagli zatèr ligadori lo stesso giorno della commemorazione. La Piave amata e cantata da grandi scrittori e poeti, quali D’Annunzio, Hemingway, Comisso, Zanzotto e Buzzati arriva al mare dopo un percorso di circa 220 Km sfociando in laguna a Venezia dopo aver attraversato luoghi di rara bellezza, troppi per poterli elencare tutti ma non per tenermeli nella memoria e nel cuore; in Comelico, in Cadore, in Valbelluna; nella pianura veneta della Marca Gioiosa di Treviso in quella che fu la Serenissima Repubblica dei Dogi di Venezia. Non è più impetuosa e ribelle la Piave, le sue acque non vanno più in amor, salvo alluvioni come quella del ’92, non è più percorsa dalle grandi zattere pilotate con rara maestria e sprezzo del pericolo dai leggendari zatèr che, rischiando la propria vita, diedero un impulso straordinario all’economia dei territori che attraversavano. Quando mi capita di vederla, e mi capita spesso, ridotta ad un rigagnolo o poco più, mi prende un groppo in gola; è divenuta preda del “dio progresso” che ne ha fatto scempio sfregiandola e mortificandola. Tuttavia… anzi, proprio per questo, m’ è ancora più cara. Alessandro D’Alto L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge. (Gustave Flaubert) pag. 15 - Qui Moriago • n. 94 “Sono un ragazzo del Basso Piave, un ragazzo del Grappa, del Pasubio. Sono un vecchio fanatico del Veneto, e qui lascerò il mio cuore … e sul Piave ho trovato la spiegazione di me stesso”. Ernest Hemingway (da una lettera a Bernard Berenson) Codissago di Castellavazzo, Museo e sede della Fameia dei zater e menadas de la Piave ricordo è atto di per sé a medicare tutte le malinconie della vita e tale, da far meraviglia come non sia il divertimento preferito da mezza umanità”. Napoleone Cozzi (dalla rivista “Alpi Giulie” n. 4 del 1899) **** “Vi sono forse oggi altre acque in tutta la Patria nostra? Ditemelo! V’è oggi una sete d’anima italiana che si possa estinguere altrove? Ditemelo!” Gabriele D’Annunzio 1918 in occasione della Vittoria Modellino in legno della sega di Leonardo. Veniva azionata dall’energia idraulica che metteva in moto la ruota, quindi un complesso sistema di ingranaggi e coppieconiche azionavano i movimenti alternati della lama della sega e del carrello porta tronchi. Questo si spostava lateralmente di un’unità per volta, a seconda dello spessore voluto delle tavole o travi, in modo sincronizzato. Il funzionamento della sega era reso così il più automatico possibile. Ringraziamenti Al Museo degli Zattieri di Codissago nella persona del Signor Arnaldo Olivier, Castaldo della “Fameja dei Zatèr e Menadas de la Piave” per le immagini e alcune notizie tratte dal sito web dedicato agli zattieri della Piave, ad Armando Pisanello per la foto del porto di Perarolo 1870 tratta dalla sua collezione, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano per l’immagine della sega di Leonardo, e ADPhotogallery per le altre fotografie. **** Così i Poeti cantarono La Piave “Là v’è la franca salute dell’acqua Sani come acqua vi siamo noi”. Andrea Zanzotto **** “Tra le cose, pure, che muovevano molto la fantasia, c’era il Piave … Il Piave era per me insieme un piacere visivo e un piacere acustico, coi suoi vari rametti gorgoglianti tra le pietre bianche… con questi colori straordinari del fondo, viola, azzurro, verde…”. Dino Buzzati **** “Il tratto da Perarolo a Longarone dura un paio d’ore e sono le più belle della vita. È un complesso d’incantevoli sensazioni che si succedono veloci e continue. È un sogno irradiato da immagini deliziose. È un tripudio, di cui il solo **** “Fiume maschio per meriti di guerra”. Oreste Battistella Nervesa della Battaglia, 1923 **** Il blasone di un veneto famoso “Il Veneto è la mia Patria. Sebbene esista una Repubblica Italiana, questa espressione astratta non è la mia Patria. Noi veneti abbiamo girato il mondo, ma la nostra Patria, quella per cui, se dovessimo combattere, combatteremmo, è soltanto il Veneto. Quando vedo scritto all’imbocco dei ponti sul Piave “fiume sacro alla Patria”, mi commuovo, ma non perché penso all’Italia bensì perché penso al Veneto”. Goffredo Parise da “Il Corriere della Sera”, Milano, 7 Febbraio 1982 **** I fiumi sono strade che camminano, e che portano dove si vuol andare. (Blaise Pascal) Mosnigo n. 94 • Qui Moriago - pag. 16 Mosnigo La Chiesetta degli Emigranti Poco dopo aver fondato la Comunità Emigranti di Mosnigo nel 1953, il suo Consiglio ha sentito il bisogno di dedicare qualcosa di duraturo, e per quei bei tempi, di eccezionale alla stessa. Di monumenti dedicati agli Emigranti in quegli anni non si sentiva neanche parlarne, ma i nostri avveduti fondatori con molta bravura ed intuito decisero di costruire una cappella per ricordare per sempre questo fenomeno dell’emigrazione, che incalzava rapidamente in tutte le famiglie, con i suoi disagi sia per gli emigranti effettivi sia per i famigliari, che rimanevano in paese. Mancava il locale per poterla costruire ed ecco che il parroco di allora di Mosnigo, Don Erminio Lorenzet, non si oppose quando gli chiesero di donare una parte di fabbricato nell’asilo parrocchiale per questo scopo molto interessante e significativo. La stanza per questa chiesetta si mostrò un po’ piccolina ed allora in poco tempo riuscirono ad acquisire un piccolo pezzo di terreno confinante, così poterono abbattere un pezzo di muro e costruire una parte dietro l’altare. In un inverno realizzarono i loro sogni e con l’aiuto di tutti terminarono questa piccola opera, molto modesta, ma senz’altro piacevole e voluta da tutti. L’inaugurazione nel ’58 fu celebrata, come sempre in quel tempo, il giorno 3 gennaio, onorata dall’eccezionale presenza dell’allora vescovo di Vittorio Veneto Giuseppe Carraro, il quale diede la prima benedizione e consacrazione, fu una grande festa. La chiesetta fu dedicata alla Madonna di Lourdes e la statua della Madonna fu posizionata nella gritta, con ai suoi piedi inginocchiata Bernadette; sei anni fa sono stati rinfrescati e ridipinte le statue, e fatti i rintocchi Per ridere un po’ Annunci divertenti apparsi sulle bacheche delle parrocchie in giro per l’Italia 1) Per tutti quanti tra voi hanno figli e non lo sanno, abbiamo un’area attrezzata per i bambini! necessari. Da diversi anni le messe infrasettimanali a Mosnigo vengono celebrate in questa chiesetta molto intima e piacevole. Chiudo ringraziando i Trevisani nel Mondo che mi danno sempre queste opportunità di esprimere il mio pensiero e in qualche modo far conoscere il mio paese e la nostra comunità Emigranti e Trevisani nel Mondo. Tanti saluti a tutti. Claudio Rizzetto (da “Trevisani nel Mondo”) 2) Giovedì alle 5 del pomeriggio ci sarà un raduno del Gruppo Mamme. Tutte coloro che vogliono entrare a far parte delle Mamme sono pregate di rivolgersi al parroco nel suo ufficio. 3) Il gruppo di recupero della fiducia in se stessi si riunisce Giovedì sera alle 7. Per cortesia usate le porte sul retro. 4) Care signore, non dimenticate la vendita di beneficenza! È un buon modo per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa. Portate i vostri mariti. 5) Il coro degli ultrasessantenni verrà sciolto per tutta l’estate, con i ringraziamenti di tutta la parrocchia. 6) Ricordate nella preghiera tutti quanti sono stanchi e sfiduciati della nostra Parrocchia 7) Martedì sera, cena a base di fagioli nel salone parrocchiale. Seguirà concerto. Ogni santo ha un passato, mentre ogni peccatore ha un futuro. (Oscar Wilde) pag. 17 - Qui Moriago • n. 94 Tradizioni Palio 2013 Domenica 8 settembre si è svolto il 17° Palio “Assalto al Castello” di Vidor, che per la quinta volta consecutiva ha visto la partecipazione del nostro Comune. La giornata dei nostri atleti è iniziata con la benedizione degli attrezzi nel piazzale della Chiesa di Vidor, subito dopo la S. Messa, seguita poi dal pranzo presso “La Stiva” a Mosnigo. Per alcuni volontari della Pro Loco di Moriago, invece, la mattinata è iniziata presto, con l’allestimento del chiosco ai piedi del Castello. Nel pomeriggio c’è stata la sfilata in costume medievale di tutte le contrade, dall’Abbazia Santa Bona di Vidor sino al Castello, e come ogni anno i figuranti di Moriago e Mosnigo si sono fatti notare e hanno fatto spettacolo grazie ai loro abiti molto vari. Al termine del corteo la vera sfida ha avuto inizio! L’obbiettivo era il raggiungimento della vetta del Castello nel minor tempo possibile, utilizzando due attrezzi: una scala e una trave. Nella prima parte della percorso due donne hanno portato a spalla la trave mentre nella seconda parte quattro uomini a staffetta hanno portato la trave. La nostra squadra, molto competitiva e temuta dagli avversari, si è piazzata al 3° posto nella classifica generale (tempo 2’47’’77 cent.) e al 1° posto nella classifica della scala (tempo 1’10’’95 cent.). È quindi doveroso compli- mentarsi con tutti gli atleti e atlete del nostro Comune che hanno partecipato e che si sono guadagnati un posto sul podio. Bravi ragazzi continuate così!!! A fare da contorno a tutto ciò c’era il nostro fornitissimo stand enogastronomico che sin dal primo anno è stato definito il “miglior chiosco”. Perché? Beh, oltre ad essere ben rifornito, è molto grande, ricco di addobbi colorati rappresentanti la nostra contrada (ovvero il rosso e l’azzurro) e offre molto divertimento! Quest’anno c’era musica accompagnata dai balli delle ragazze del Gruppo Giovani Comunale e… la Zumba! Ecco perché il nostro chiosco è sempre super affollato e super apprezzato! La sera presso la Sala Polifunzionale di Vidor c’è stata prima la premiazione delle squadre e poi una festa con dj che si è prolungata fino a notte fonda. Venerdì 20 settembre presso la Casa degli Alpini di Moriago si è tenuta una cena per ringraziare tutti e per festeggiare insieme ed il divertimento non è certo mancato. Per concludere, a nome di tutti gli organizzatori, ringraziamo gli atleti, i figuranti, gli addetti al chiosco, l’Amministrazione Comunale, la Pro Loco di Moriago e quanti si sono prestati per la buona riuscita della manifestazione. Arrivederci al prossimo anno, vi attendiamo numerosi!!!! Gli organizzatori La maniera di dare val di più di ciò che si da. (Pierre Corneille) Perché il Palio? Con il Palio si rievoca l’assalto dei Barbari al Castello di Vidor, avvenuto attorno al 1200, e per l’occasione viene aperta al pubblico l’Abbazia di S. Bona. Le squadre gareggianti rappresentano le Contrade che all’epoca erano sotto il dominio e la giurisdizione dei Signori di Vidor. Alla manifestazione partecipano anche i Palii gemellati: Petritoli (nelle Marche) e Moriago della Battaglia il cui territorio, insieme a quelli di Mosnigo, Nosledo, Sernaglia e Fontigo, faceva parte del dominio e della giurisdizione del Castello di Vidor. n. 94 • Qui Moriago - pag. 18 La Fogarata Il 2013 sta finendo e un nuovo anno è alle porte e così anche i falò di inizio anno, una tradizione popolare diffusa in tutto il Nordest. Data la sua larga diffusione ne esistono moltissime versioni e denominazioni, solo in Veneto troviamo ad esempio panevìn o panaìn, fogarata e bubarata. Qui di seguito proponiamo pertanto un estratto di un articolo apparso qualche anno fa su “Mondo Agricolo Veneto”, il settimanale d’informazione agricola, culturale e tradizioni a cura della Giunta Regionale del Veneto. «Non sappiamo quanta verità ci sia, con riferimento all’estinguersi della civiltà contadina, nelle parole di monsignor Giovanni Brotto: “Nessuna civiltà tramonta. Semmai passa nella civiltà successiva...Non c’è, dunque, un tramonto di civiltà contadina, ma uno scambio e un’integrazione di valori che giovano allo sviluppo globale di tutta la società” (da “Terra del mio paese”, 1986). Sta di fatto che una festa laico – religiosa come quella della Befana (storpiamento di Epifania, cioè manifestazione di Cristo ai Magi), legata al Panevin, resiste da secoli in Veneto e altrove nella sue molteplici versioni. La storia della vecchina che viene nelle case dal camino per premiare i bambini buoni e punire i cattivi è alquanto moderna, mentre la versione prettamente rurale del Panevin si perde nella notte dei tempi ed ha radici magiche e precristiane. Ri- guardo l’usanza comunque di “brusare la vècia” con un falò, diffusa in gran parte del Veneto la sera prima dell’Epifania “che tute le feste la se porta via”, gli esperti ci dicono che questa festività si diffuse nel cristianesimo occidentale dal IV secolo d. C. Sostituiva un po’ alla volta i “saturnali” pagani, dedicati appunto al dio Saturno, protettore dei raccolti e dell’agricoltura, in coincidenza con il solstizio d’inverno. Per l’occasione nel mondo romano, dopo feste orgiastiche, si mandava a morte il re raffigurato da un pupazzo. Il rogo della “vècia” si ricollegherebbe a queste antiche costumanze, ma impregnate adesso dello spirito della nuova religione, e alla manifestazione pubblica di CristoDio. Nel Panevin veneto, con differenze da zona a zona, la sera antecedente l’Epifania nelle campagne si facevano ardere le “pìrolepàrole” (derivazione di pira), o “brugnei”, ossia cataste di legna, o paglia, di forma piramidale e molto alte, sostenute da un palo centrale. I ragazzi intanto preparavano le “varòle”, specie di torce con delle fascinette legate al capo di un bastone con cui appiccavano il fuoco alle cataste cantando “Brugnèo! Brugnèo!/ ogni vaca un vedèo/ ogni dona un putèo/ ogni vegna un mastèo”. Sono evidentemente canti di speranza, di buon auspicio e di esorcismo della miseria, sempre incombente nelle campagne. [omissis] In breve nel trevigiano la sera prima dell’Epifania (chiamata anche “pasqueta”) era il bimbo più piccolo ad attizzare il fuoco, quindi si alzavano grida ed applausi, donne e ragazzi scuotevano alberi da frutta e avvolgevano i tronchi con un ramo di sali- ce per augurare l’abbondanza. Nella notte il “boèr” portava fieno alle bestie e ritornava sul luogo del falò gridando una filastrocca di buon auspicio per la nuova stagione gettando altra paglia sul fuoco residuo. Il palo doveva rimanere in loco per almeno otto giorni altrimenti si poteva esser colpiti da febbri.» Ancora oggi la fiamma simboleggia la speranza e la forza di bruciare il vecchio, per questo si continua ad osservare la direzione delle scintille per capire se l’anno che verrà sarà o meno positivo. Allora non ci resta che attendere e come dicevano i nostri nonni “Se ‘l fun ‘l va a matìna, ciòl su ‘l sàc e và a farina; se ‘l fun ‘l va a sera pàn e poènta a pièn caliera” ossia “Se il fumo va a oriente, prendi il sacco e vai a farina; se il fumo va a occidente, pane e pentola piena di polenta”. Fogarata 1963 Non avevano trattori nè il ragno per il trasporto della legna e l’accastamento del falò di Epifania. Anni ‘60, carretto a mano e scala per arrivare nei pressi della cima con la legna che r iuscivamo a raccattare in campagna sui prati e anche per i portici delle case della cornarotta: ecco come veniva innalzata a quel tempo la catasta di legna in con- trada San Rocco. La foto mostra uno di questi falò, quello dell’Epifania 1963, cinquant’anni fa. Sullo sfondo a sinistra la vecchia officina di Gino Conte, sulla dest ra l’adiacenza a sud dell’abitazione di Italo Perruccon. Quelli della foto, indovinate chi sono! Ci vuole un po’ di storia per spiegare un po’ di tradizione. (Bob Marley) Enrico Tonello pag. 19 - Qui Moriago • n. 94 Festa in fameja Anche quest’anno il Gruppo Alpini di Mosnigo ha organizzato la tradizionale Festa in Fameja, che è diventata negli anni un apprezzato appuntamento degli iscritti con le loro famiglie e i sempre più numerosi simpatizzanti. La manifestazione ha avuto inizio giovedì 25 aprile, Festa della Liberazione, con l’alza bandiera presso la cappellina della Casa degli Alpini. Protagonisti sono stati i bambini della scuola dell’infanzia San Francesco di Mosnigo, diretti dalle insegnanti Suor Claudia e sig.ra Elena Buosi, che si sono esibiti con sicurezza e maestria sorprendente nel canto di “Fratelli d’Italia” all’Alzabandiera e con altre canzoncine durante la Santa Messa. Il tutto era alternato da brani suonati con la tromba dell’alpino Bruno Tormena. Immancabili sono stati “Signore delle cime” e il “Silenzio”. L’atmosfera era veramente intensa e commovente. Lo testimoniava anche il continuo spostarsi dei numerosi genitori dei bambini che, muniti di cineprese e fotocamere, desideravano immortalare quegli attimi di grande tenerezza. Tramite la loro maestra poi i bambini hanno voluto ricordare l’evento regalando agli alpini un loro simpatico disegno di gruppo. Sullo sfondo è disegnato l’immancabile cappello con la penna nera e l’Italia vestita dal tricolore. Sopra sono stati scritti dei pensierini, scaturiti dalle domande sul corpo degli alpini e dalle riflessioni che i bambini, soprattutto quelli dell’ultimo anno, hanno fatto durante le lezioni. Sono tutti molto belli. Ne cito uno per tutti: “gli alpini sono come il sole, illuminano il mondo”. La mattinata si è conclusa nella generale commozione dei presenti (hanno partecipato anche alcune mamme extracomunitarie) attorno ad un tavolo imbandito sia per gli alpini piccoli, sia per quelli più attempati. Sabato 27 Aprile, dopo tanti preparativi per un’impeccabile organizzazione, alle ore 17.00, doveva aver inizio la marcia non competitiva “DO PASSET E NA CORSETA”. Quest’anno il tempo, a dir poco dispettoso, poco prima dell’orario di partenza, ha cominciato a scaricare tanta di quell’acqua da dissuadere anche i più temerari. Ma, proprio come recita una canzone degli alpini: “o con le scarpe o senza scarpe i miei alpini li voglio qua…” anche il nostro capogruppo Giuseppe Frezza, ha richiesto che ugualmente venisse onorata la tradizione e al grido “siamo o non siamo alpini” una buona trentina di baldi alpini si sono sacrificati e dopo essersi inzaccherati sul limaccioso fango dei Palù, sempre sotto la pioggia battente, hanno completato il percorso, rispettando così anche questa volta la tradizione. Alla sera, ore 20.30, ha avuto luogo la rappresentazione teatrale “L’onorevole Campodarsego” recitata dalla Compagnia el Piovan di Padernello. Il pubblico non era numerosissimo, come l’opera avrebbe meritato, ma la sala degli alpini era piena e quel che più conta i presenti si sono divertiti, sorridendo in continuazione sui vizi e virtù, debolezze umane dei protagonisti vissuti un secolo e mezzo fa. Considerazione generale finale: gli uomini d’oggi, grosso modo, sono ancora gli stessi. Domenica 28 Aprile, grande giornata di chiusura della manifestazione. All’alba accensione del fuoco per cuocere lo spiedo. Alle 10.00 L’opera umana più bella è essere utile al prossimo. (Sofocle) gli alpini schierati, con l’inseparabile cappello e tentando di imitare le figure dei bei tempi passati, hanno presenziato alla S. Messa al campo e deposto al loro monumento, per onorare e commemorare “quelli che sono andati avanti”, una corona speciale, perché una vera piccola opera d’arte in ferro, sapientemente forgiato e cromato a più colori, dall’alpino mosnighese Ubaldo Contessotto. Alla cerimonia è seguito il pranzo sociale molto frequentato e la ricca lotteria. Non dimentichiamo mai che gli alpini di vino se ne intendono, di cucina hanno una gran passione e ogni motivo per loro è buono per organizzare una festa. Con questi ingredienti, le loro manifestazioni non possono che concludersi sempre bene. Il Gruppo Alpini di Mosnigo (da “L’Alpin del Piave” Luglio 2013) n. 94 • Qui Moriago - pag. 20 Territorio Il volo dell’aquila A rischio la sopravvivenza dell’aquila reale tra Col Visentin e Monte Cesen L’aquila reale, il più emblematico dei rapaci, è destinata a scomparire dai cieli della provincia di Treviso. Le attività dell’uomo, infatti, stanno irrimediabilmente pregiudicando la presenza di questo volatile. Gli studi compiuti dagli esperti di organizzazioni quali, la Società trevigiana di scienze naturali, i Faunisti veneti ed il Centro italiano studi ornitologici, hanno evidenziato come da tre anni a questa parte le aquile reali (Aquila chrysaetos) non riescano più a nidificare nella Marca. All’origine del fenomeno vi sono due circostanze che all’apparenza potrebbero sembrare banali ma per il delicato equilibrio di questa specie si sono rivelate devastanti, vale a dire: l’apertura di una nuova strada, presso uno dei nidi e l’intensificarsi del traffico vicino ad un secondo sito di nidificazione. Nel territorio trevigiano le coppie adulte d’aquila reale che possono riprodursi (raggiungono la maturità sessuale verso i quattro anni) sono due ma, di queste solamente una vi nidifica, l’altra pur sorvolando il Monte Grappa si è stabilita nel Vicentino. questi volatili hanno la consuetudine di costruire più nidi pertanto, se in due dei tre a loro disposizione non riescono a deporre le uova, la potenzialità riproduttiva è irrimediabilmente compromessa e con essa il futuro di questa specie nella Marca, che certo non può essere affidato ai pochi esemplari di giovani erratici provenienti dalle Dolomiti, talvolta avvistati dai naturalisti. «Si pensa che l’aquila viva soprattutto in luoghi remoti ed isolati, magari in prossimità delle cime montuose ma non è così – spiega il naturalista Francesco Mezzavilla, che da oltre dieci anni studia questo rapace in provincia di Treviso – l’aquila reale è una specie che da sempre è presente in quest’area, nidificando in vari siti tra il Monte Cesen e il Col Visentin ma spingendosi anche in spettacolari voli, fino al Montello dove il più delle volte gli osservatori la scambiano per una poiana». Una presenza che appartiene quindi a pieno titolo alla fauna locale di quest’angolo di Veneto dove purtroppo, non c’è sufficiente consapevolezza della sua importanza. I nidi di questo rapace si trovano in aree SIC (Siti d’importanza comunitaria) e ZPS (Zone di protezione speciale) quindi in ambiti ad alto grado di salvaguardia ambientale; ciò nonostante, la disattenzione di chi amministra il territorio ha permesso la realizzazione di una nuova strada ai piedi di un nido benché la normativa europea imponga la tutela delle specie protette. «I naturalisti non sono stati consultati prima di approvare la nuova strada – precisa il prof. Mezzavilla – e così i trevigiani dovranno dire addio all’aquila reale che altrove convive con l’uomo, grazie ad una sorta di scambio reciproco, dato che i pascoli montani dell’alpeggio assicurano loro radure ideali per cacciare piccoli mammiferi come le lepri. Questo rapace nutrendosi anche di carogne è un eccellente spazzino e predando gli esemplari più deboli (anziani o malati), contribuisce al contenimento delle malattie; la sua scomparsa creerà pertanto un danno all’ecosistema». La riproduzione di questa specie si verifica generalmente a marzo nelle Prealpi della Marca, periodo in cui gli escursionisti tornano a frequentare i sentieri montani, dopo la pausa invernale, disturbando l’ennesimo sito di nidificazione della coppia trevigiana; l’itinerario, un tempo poco frequentato, negli ultimi anni è diventato purtroppo meta di molti visitatori che inconsapevolmente impediscono alla femmina di deporre le uova. Scelte amministrative poco accorte e circostanze sfortunate stanno minando quindi la presenza futura del maestoso rapace in questa provincia, dove i nidi presenti sono solo tre, numero solitamente esiguo per questa specie (l’aquila reale arriva ad avere fino a dieci nidi contemporaneamente) ma che fa ben comprendere la difficoltà, per il volatile, di trovare luoghi consoni alla nidificazione. L’antropizzazione e la presenza umana, sono quindi all’origine del pericolo che le aquile reali corrono nel trevigiano, così come purtroppo si sta verificando anche in altre zone d’Italia e non solo. Ingrid Feltrin (da “Insieme con fiducia”) Due cose mi hanno sempre sorpreso: l’intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. (Tristan Bernard) pag. 21 - Qui Moriago • n. 94 Momenti Felici Coloriamo il mondo Anche l’azzurro cielo con le sue giocose nivee nuvole rischiarate da un giallo sole, si è associato ad una giornata ricca di colori. “Coloriamo il Mondo”: 7ª edizione dell’annuale festa dei bambini che hanno frequentato l’ultimo anno di alcune Scuole d’Infanzia Paritarie aderenti alla F.I.S.M. (Federazione Italiana Scuole Materne) di Treviso: Mosnigo, Moriago della Battaglia, Col San Martino, Soligo, Pieve di Soligo, Solighetto, Sernaglia della Battaglia e Falzè di Piave. Gli otto asili hanno formato un gruppo di circa 250 fanciulli cosiddetti “Grandi”, accompagnati dai genitori e dagli insegnati, e si sono ritrovati, per la 3ª volta consecutiva, presso la Sala Polifunzionale di Mosnigo il 9 maggio 2013 dalle ore 9.00 alle 15.00. La festa si è svolta sotto lo sguardo vigile dei volontari della Protezione Civile, di personale medico (Luigi Zancanaro) coadiuvato da un servizio sanitario con ambulanza, e di n. 4 “controllori del traffico” (Cesare, Giancarlo, Araldo e Gianfranco). Indispensabile anche il lavoro svolto da Maria che con il personale della Pro Loco di Mosnigo ha sistemato e pulito il salone. Dopo la presentazione degli organizzatori e l’esecuzione di alcuni canti nel salone, nel piazzale antistante, messo a disposizione dal Comune di Moriago della Battaglia, i giovani hanno percorso un itinerario didattico – educativo integrando ai vari giochi una relazione di amicizia con nuovi compagni osservando le norme di comportamento spiegate con calma e costanza dalle insegnanti. Finiti i giochi tutti si sono spostati nel vicino “Parco Don Angelo Frare” dove una vasca riempita di acqua e girini ha intrattenuto e soddisfatto la grande curiosità dei bambini. I piccoli esploratori, si sono a tal punto immersi nella ricerca dei piccolissimi e guizzanti girini che, il più delle volte,emergevano dall’acqua con le manine vuote, come un secchiello “forato”, e bagnati fino a metà braccia! Da istintivi esploratori a riflessivi allievi radunati nel salone della Sala Polifunzionale dove dopo il Cenando a base di... patate Santina Adami e Maria Antonietta Vendramini discorso del Presidente della F.I.S.M. di Treviso, Giancarlo Frare, e del Sindaco di Moriago della Battaglia, Giuseppe Tonello, hanno chiuso la giornata intonando delle canzoni assieme agli educatori. “Coloriamo il Mondo” ha dato la possibilità ad ogni bambino di misurare la propria capacità di vivere con familiarità nel gruppo grazie alla partecipazione ai giochi e al canto nonché al dialogo. Claudio Dalla Gasperina Nell’ambito della 29ª FESTA DELLA PATATA organizzata dalla Pro Loco di Moriago non poteva mancare la tradizionale serata gastronomica per la promozione del prodotto e l’incontro con i produttori. Quest’anno, giovedì 25 luglio, è stata curata dalla Locanda da Toronto che ha appositamente studiato i piatti da proporre utilizzando varietà di patata a volte poco conosciute, come ad esempio la patata blu, coltivate nella zona. La cena è stata presentata, come di consuetudine, dalla madrina Maria Antonietta Vendramini, promotrice del nostro pregiato tubero in Italia e nel Mondo. Inizio con un aperitivo di benvenuto accompagnato da un cartoccio di patate alle erbette. Particolarmente apprezzati dai numerosi presenti sono stati il nido di julienne di patate con insalatina di anatra ed i rotolini di coniglio e patate al vino rosso, due tipi di carne da sempre presenti nella tradizionale cucina veneta. La vita non è nè brutta né bella, ma è originale! (Italo Svevo) n. 94 • Qui Moriago - pag. 22 Sport Frasi celebri su “Biciclette e corridori” W il Il 16 maggio 2013 Moriago vive un evento straordinario: il passaggio del GIRO D’ITALIA. I giorni precedenti il paese è in fermento. Tutti dimostrano il loro affetto per questa manifestazione che da quasi cent’anni attraversa l’Italia da Nord a Sud. La bellezza di questo evento sta nell’attesa e per farlo vivo tutti hanno voluto dare un contributo addobbando il paese in maniera straordinaria, dimostrando così il proprio affetto per la corsa rosa che mancava a Moriago dagli anni ’60. La gente, cosciente di assistere al passaggio del Giro, patrimonio storico dell’Italia, non voleva perdere questa occasione per farne parte, anche per un solo minuto, quanto dura il passaggio dei corridori. Ogni lampione, casa, negozio, esercizio pubblico e recinzione, grazie anche all’iniziativa del Comune, è stato avvolto, tappezzato, imbandierato da nastri rosa e bandiere italiane. Biciclet t e d ipi nt e d i rosa… Numerosissime le scritte inneggianti il giro e i corridori. A mio modesto parere le più belle: “La famiglia Marcon saluta il Giro”; “Penelope saluta il Giro”. Anche la Bernardina, ex postina di Mosnigo, sul terrazzo della sua casa, su un lenzuolo bianco, ha scritto a colori “W il Giro”. Poi sono passati i corridori… un attimo! Da brivido! Bellissimo!!! Dopo un mese dal passaggio nessuno aveva ancora tolto gli addobbi, i cartelli, le scritte e la bicicletta rosa, come se si volesse proteggere l’evento… riviverlo… ricordarlo. Il tempo? Meraviglioso anche se pioveva. Io, appassionatissimo di ciclismo, dico grazie a tutti! Luigi Favero (foto di Valeria Martini) I corridori ritardatari, anime dannate che Dante si è dimenticato di cantare. (Vasco Pratolini) Le corse si vincono quando si può, raramente quando si vuole. (Fausto Coppi) Pronte sono le biciclette lustrate come nobili cavalli alla vigilia del torneo. Il cartellino rosa del numero è fissato al telaio coi sigilli. Il lubrificante le ha abbeverate al punto giusto. I sottili pneumatici lisci e tesi come giovani serpenti. (Dino Buzzati) La bicicletta è un modo di accordare la vita con il tempo e lo spazio, è l’andare e lo stare dentro misure ancora umane. (Sergio Zavoli) I corridori devono avere un’anima misteriosa, come i cavalli di razza che sentono l’ora del gran premio, prima che arrivi, dalle vibrazioni del vento. (Bruno Raschi) Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia (Marco Pantani) Un uomo solo al comando… la sua maglia è bianca e celeste… il suo nome è Fausto Coppi. (Mario Ferretti nella radiocronaca della tappa Cuneo – Pinerolo del Giro d’Italia del 1949) La bicicletta non è un viluppo di metallo, un insieme inerte di leve e ruote. È arte birmana. Sinfonia. Un dono della vita. Trasforma in musica storie di uomini. Anche tragedie. (Claudio Gregori) La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti. (Albert Einstein) Siete degli assassini! (Octave Lapide agli organizzatori del Tour de France dopo la prima tappa pirenaica della storia, 1910) Il ciclismo è il massimo di possibilità poetica consentita al corpo umano. (Alfredo Oriani) La bicicletta è l’immagine visibile del vento. (Cesare Angelini) Il ciclismo è come l’amore: vince chi fugge! (Ambrogio Morelli) La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri insegna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi. (Ivan Basso) Bambini e non in trepidante attesa davanti la Scuola Primaria Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza. (Herbert George Wells) Quando la strada sale non ti puoi nascondere. (Eddy Merckx) pag. 23 - Qui Moriago • n. 94 Ardita Moriago anni ‘70 Come presidente di una società di atletica, la Veneto Banca Montebelluna, sono spesso in giro per stadi, ma quello di Conegliano è per me speciale, non che sia particolare, anzi, ma l’episodio che mi è capitato è uno di quelli che ti porti dentro per sempre. Era l’estate del ‘70 e dovevo decidere con quale squadra di calcio tesserarmi, la scelta era tra Moriago e Valdobbiadene, a Vidor non c’era. La più semplice era la prima, più comoda per gli allenamenti e poi avrei ritrovato i compagni di scuola delle medie di Sernaglia, che conoscevo bene. La squadra era allenata da un certo Enrico Tonello aiutato da Gildo Frezza. Il primo sapeva il fatto suo e si faceva ascoltare, per il secondo, più vicino a noi come età, era più dura e a distanza d’anni posso dire che se ci avesse dato 4 calci sul sedere, a tutti, avrebbe fatto solo il suo dovere. Non eravamo cattivi ma “pieni de bon temp” e poi tra di noi c’erano artisti veri come Luigino Favero e Luigi D’Agostini, insomma la cagnara anche simpatica era sempre all’ordine del giorno. L’allenamento si svolgeva sul campo dell’Ardita, con le ragazze dell’atletica che guardavamo da rispettosa distanza, non per timidezza ma per un altro particolare: il loro tecnico si chiamava Bruno Pollini, di professione vigile comunale, e non volevamo noie, perché tra marmitte e carburatori credo non ci fosse un motorino del tutto in regola. La compagnia era buona e ci si divertiva, i In alto da sinistra: Lanfranco Vassalli, Fioravante Tognon, Gelindo Spagnol, Flavio Rasera, Romualdo Covolan, Aldo Marsura, Franco PerruconIn basso da sinistra: Erminio Ceccato, Luigi D’Agostini, Terenzio Gambin, Silvano Peruccon, Corrado Frezza, Luigi Favero risultati non erano male e la classifica ci vedeva dietro alle squadre più blasonate, 4° o 5° posto. Arrivammo all’ultima di campionato del girone d’andata, in trasferta contro il Conegliano che era in testa visto che aveva vinto tutte le partite. Di quella compagine si raccontavano tante storie, che l’allenatore era un ex portiere della serie A (Narciso Soldan ex portiere del Milan), che i nostri avversari erano quasi reclutati da club importanti della serie A…, di certo erano fortissimi. Ci portava Gildo con il pulmino della ditta Frezza ed il resto stipati in 4 o 5 sulla Cinquecento dell’allenatore. Ricordo benissimo la nostra entrata in campo prepartita, scherzavamo, battute e i soliti quattro tiri in porta, poi uscirono loro inquadrati, correvano, scattavano e più impressionante nessuno fiatava! Avevamo già perso! E così fu! Alla fine del primo tempo il risultato era 6 a 0, ricordo come fosse adesso quei momenti, mi sorprese vedere Enrico parlare serenamente con l’arbitro prima e dirigenti del Conegliano poi, non si vergognava della sua squadra. Noi eravamo negli spogliatoi, in silenzio, testa bassa neanche la voglia di bere il tè quando lui entrò non parlò subito e poi ci disse «…e niente da dire sono veramente forti» aspettò ancora un po’, continuò «Andiamo a casa?» e dopo un’altra pausa riprese, da buon Alpino «O ghe fene veder che i coioni li aven anca noi» nessuno parlò, ma entrammo in campo decisi, finì 7 a 1. Il nostro campionato ini- Non importa quanto corri ma qanto cuore metti in campo. (Lionel Messi) ziò quel secondo tempo e il girone di ritorno fu veramente un’altra cosa, tutte vittorie, aspettavamo l’ultima giornata, in casa contro “el Coneian” e si giocò alla pari, se non fosse per un “incidente” del nostro portiere e capitano, che ad onore del vero ci aveva salvato il risultato tante volte, avremmo vinto anche quella, finì 1 a 1. Non ho mai dimenticato quel campionato potrei raccontare partita per partita, sono stati momenti veramente forti, una gran bella compagnia, credo sia giusto ringraziare allenatori, dirigenti e accompagnatori per quello che hanno fatto per noi, certo sono passati più di quaranta anni, ma ci ricordiamo di loro con sincera simpatia. GRAZIE!!! Romualdo Covolan n. 94 • Qui Moriago - pag. 24 La Time Sport (ora Altea Gym) La ginnastica artistica nel nostro territorio ha raggiunto dei buoni risultati e riconoscimenti sia a livello dilettantistico che agonistico, guadagnando gradualmente maggiore attenzione mediatica grazie all’attività della società polisportiva Time Sport. La Società, recentemente confluita nella AlteaGym di Sernaglia della Battaglia, è allenata dalla moriaghese Michela Ghizzo e conta circa 200 giovani iscritti, di vari Comuni del Quartier del Piave, che praticano la ginnastica artistica nelle palestre di Moriago della Battaglia, Bigolino e Barbisano, il pattinaggio artistico a Vidor e Col San Martino, e la ginnastica ritmica a Sernaglia della Battaglia. La Time Sport è stata un grande vivaio di giovani ragazzi i cui meriti sono stati riconosciuti attraverso la conquista di coppe, medaglie e buoni piazzamenti nei vari Campionati Provinciali, Regionali e Nazionali. Nell’albo d’oro sono troviamo questi ragazzi e ragazze: Benny Gervalla, Aurora Lucchetta, Laura De Vido, Rebecca Zannoni, Marina Pillon, Sara Perin, Maria Julia Fernandes, Luis Caruso, Nicla Colomberotto, Giulia Colomberotto, Lorenzo Ciotta, Elena Viviani, Jmane Jakane, Martina Sartor, Giulia Corazzin, Annalisa Viviani, Marco Martini, Arianna De Conti, Daisy D’Arsiè, Elena Fornasier, Valentina Piccolo, Elena Gallina, Veronica Paset, Barbara Bosco, Angelica Poloniato, Ilenia Gugel, Lara Lorenzon, Barbara Bosco, Angela Callegaro, Nicolò Grava e Irene Gugel. Un ricco medagliere dall’oro al bronzo che ha arricchito anche il rapporto che dal 2011 la Time Sport ha istituito con la Gymnasium di Treviso, unica società agonistica ginnica della provincia di Treviso a militare in serie A, della quale alcuni dei sopraccitati atleti sono entrati a far parte. Piazzamenti e medaglie sono la testimonianza, oltre del costante impegno fra gioco e sacrificio dei giovani atleti, del grande insegnamento dimostrato negli anni dalla Time Sport che ha sempre mantenuto una soddisfacente continuità nella disciplina che aiuta alla convivenza di gruppo, accettando e rafforzando le capacità, abilità e la bravura. Soddisfatta dei risultati l’acclamata allenatrice della Time Sport, Michela Ghizzo, che ha dichiarato: «Ho sempre detto ai miei ragazzi di partecipare e fare bene. I risultati non contano, ciò che ha davvero valore per me sono i sacrifici fatti in Palestra. Questo è il significato profondo dell’essere atleti. E questo ha portato ai risultati: l’ultima gara l’abbiamo vinta con il cuore». Nella seduta del 24.7.2013 del Consiglio Comunale il Sindaco, Giuseppe Tonello, nel comunicare le ultime quattro vittorie ottenute dai ragazzi della Time Sport ha così elogiato la nostra giovane paesana Elena Viviani, premiata con medaglia d’oro a fine giugno, «Al Torneo Federazione Ginnastica Italiana (FGI) di Pesaro la locale associazione sportiva Time Sport ha piazzato ben 4 giovani atleti sul podio, tra cui una ragazza di Moriago della Battaglia. Con l’Oro alla trave, Elena Viviani di Moriago della Battaglia è stata incoronata Campionessa Italiana. Un plauso ad Elena da parte di tutto il Consiglio Comunale». Ai Campionati Regionali, inoltre, nelle gare A.I.C.S. (Associazione Italiana Cultura e Sport) fra le 15 atlete che hanno partecipato nella sezione di ginnastica ritmica, oltre all’oro conquistato da Ilenia Gugel di Miane, le due moriaghesi Martina Sartor e Jmane Jakhane si sono rispettivamente classificate 2ª nella fune e 4ª nelle specialità corpo libero, nella palla e nella fune. Claudio Dalla Gasperina (testo e foto) Un’atleta d’oro a Moriago Elena Viviani, figlia di Roberto Viviani ed Arianna Francovigh La nostra piccola Elena Viviani, classe 2003, atleta della Time Sport di Sernaglia della Battaglia, ha conquistato il titolo di Campionessa Italiana alla Trave (1° livello 1ª fascia). La medaglia d’oro, con tanto di inno nazionale suonato, le è stata consegnata durante il Torneo Nazionale F.G.I. (Federazione Ginnastica Italiana) svoltosi a Pesaro a fine giugno. Il percorso di qualificazione ha visto Elena impegnata nelle gare regionali, svoltesi a Belluno nel mese di aprile, durante le quali ha gareggiato in tutte le specialità (corpo libero, trave e trampolino), ottenendo alla trave un punteggio favorevole all’accesso alle fasi nazionali. Da aprile in poi Elena e le sue altre compagne della Time Sport qualificatesi per le nazionali, allenate e supportate dalla loro allenatrice Michela Ghizzo, hanno iniziato un duro percorso di preparazione fatto di allenamenti quotidiani. La determinazione e la passione delle ragazze e di Michela, che ha creduto in loro fino in fondo, hanno fatto si che l’oro di Elena non sia stato l’unico bensì parte di un grandioso poker di titoli nazionali per la Time Sport. Franco Francovigh (il nonno) Soddisfa più la sconfitta pulita dove hai dato tutto, piuttosto che una vittoria ottenuta barando. (Yuri Chechi) pag. 25 - Qui Moriago • n. 94 1ª edizione 3P, Piave, Patata, Prosecco Domenica 4 agosto 2013 si è svolta a Moriago della Battaglia la storica gara ciclistica per la categoria Allievi, giunta alla 49ª edizione, denominata “Medaglia d’oro Cav. Lodi Rizzetto”. Quest’anno la manifestazione è stata arricchita anche da altre due gare destinate alle categorie donne Allieve e donne Esordienti denominate “1° Trofeo Presti Scavi” e “1° Trofeo Dal Zotto Srl”. L’intera kermesse è stata intitolata “3P, Piave Patata, Prosecco” e nel logo vi sono disegnate tre ruote di bicicletta, una azzurra e due rosa, per richiamare le tre gare della giornata. In onore delle tre partenze (3P), si è voluto legare lo sport al territorio. Le eccellenze della zona (Piave, Patata e Prosecco), sono state scelte come simbolo e prodotti caratteristici per definire e caratterizzare il nostro paese. Il logo 3P si presta a questa duplice lettura che ben è riuscita a sposare sport e peculiarità del territorio, raggiungendo così l’obiettivo che gli organizzatori si erano proposti. Novità assoluta per Moriago le due gare di ciclismo femminile. L’idea di introdurre le gare femminili è venuta a Mirco Presti che da alcuni anni segue la figlia nelle competizioni trova trovandosi di fatto inserito nel mondo del ciclismo femminile, meno co- nosciuto e blasonato, ma non per questo meno emozionante e spettacolare, sempre ricco di pubblico e di appassionati che ogni domenica visitano i luoghi delle manifestazioni in Triveneto. Ci si è chiesti “Perché non portare anche a Moriago una competizione femminile?”. Una volta proposta l’idea ha subito ottenuto l’entusiastico consenso di altri appassionati e l’appoggio organizzativo della Società Ciclistica Cav. Lodi. La prima domenica di agosto, sotto un sole cocente, si sono ritrovati per le strade di Moriago circa 300 giovani ciclisti/e provenienti principalmente dal Veneto ma anche dal Trentino Alto Adige, dalla Lombardia, dal Friuli Venezia Giulia e c’era addirittura una ragazzina dalla Slovenia. La manifestazione ha preso il via alle ore 9.30 con il gioioso saluto delle campane della chiesa parrocchiale e un centinaio di ragazze della categoria Esordienti hanno iniziato a percorrere il circuito che si snodava tra Moriago e Mosnigo per 37 Km, tragitto che ha poi visto l’affermarsi dell’atleta trentina Letizia Paternoster. Loris Rizzetto, Presidente della S.C. Cav. Lodi, consegna ad Anna Presti, corridore di casa, un mazzo di fiori prima della partenza È stato quindi il turno delle Allieve al cui percorso, per ottenere un maggior chilometraggio, era stato Dove posso arrivare? Non lo so, ma ci provo sempre. (Usain Bolt) aggiunto un tratto di strada che sconfinava nei Comuni limitrofi. I tratti di salita così introdotti hanno condotto le circa 60 atlete nel cuore dei vigneti del Prosecco con la salita del Follo e Guia. Una gara molto faticosa, disputata in un “mezzogiorno di fuoco” che ha visto la vittoria di Sofia Bertizzolo, atleta veneta. Per concludere nel pomeriggio è stato il turno della gara maschile. Centocinquanta ragazzi si sono cimentati nello stesso circuito pianeggiante delle ragazze ripetuto per ben sette volte dopodiché, come vuole la tradizione, hanno dovuto affrontare il temuto “Combai” nel circuito collinare di 26 Km. Alla fine ad avere la meglio su un gruppetto di 7 fuggitivi è stato il corridore veneto Nicolas Dalla Valle. Dopo tanta fatica gli atleti più meritevoli sono stati premiati con generosità. A tutti i primi 10 di ogni gara n. 94 • Qui Moriago - pag. 26 Momenti felici è stato consegnato un sacco di patate di Moriago e del buon prosecco oltre a coppe e medaglie. Un ringraziamento agli sponsor e a tutte le persone che hanno presidiato gli incroci affinché le gare si svolgessero in massima sicurezza. Un particolare ringraziamento va alla signora Santina, titolare della “Locanda Toronto”, che ha provveduto al pranzo per le persone di servizio, nonché alla famiglia Favero del “Caffè Centrale” che ha ospitato gli atleti, maschi e femmine, per le premiazioni. Soddisfatti gli organizzatori sia per la notevole partecipazione di atleti sia per l’interesse ed il coinvolgimento degli abitanti del Comune di Moriago che hanno sfidato la calura estiva pur di non perdersi questa giornata all’insegna del ciclismo giovanile. Società Ciclistica Cav. Lodi Rizzetto (foto di Mario Sterpin) Il raduno degli artiglieri Tre giorni di festa per gli Artiglieri, e simpatizzanti, della Sezione di Moriago – Mosnigo in occasione del 28° Raduno Nazionale a Prato dal 20 al 23 giugno 2013. Il viaggio storico culturale guidato è proseguito per Firenze e Siena. Ecco alcune foto a ricordo di tale evento. Valerio Pillon Alcuni Artiglieri Foto ricordo dei partecipanti in Piazza del Campo - Siena bacco e Venere (proverbio) L’uomo consiste inFumo, due parti, la sua mente e ilriducono suo corpo.lʼuomo Solo cheinil cenere corpo si diverte di più. (Woody Allen) pag. 27 - Qui Moriago • n. 94 Cultura Voglia di... Musica! MusicaIncontro è una associazione musicale nata dalla collaborazione fra il Comune di Moriago della Battaglia (TV) e il Corpo Bandistico di Moriago della Battaglia – 1827, storica formazione musicale presente sul territorio fin dall’anno 1827. L’amore per la musica e la consapevolezza della sua valenza socio – culturale ha portato questi due Enti ad unire le forze ed a investire nel progetto. L’attività della scuola in questi anni è stata possibile grazie alla volontà del Corpo Bandistico, all’impegno culturale ed economico del Comune di Moriago, nella persone del sindaco Giuseppe Tonello, Presidente dell’Associazione MusicaIncontro, e all’entusiasmo delle famiglie sempre presenti ad ogni evento coinvolgente la scuola ed il corpo bandistico, fatto questo particolarmente importante nella formazione e sensibilizzazione dei giovani fin dalla più tenera età. Musicaincontro si propone di diffondere la cultura musicale nel territorio attraverso l’organizzazione di corsi musicali per lo studio di diversi strumenti sia tradizionalmente appartenenti all’organico bandistico che non. La nostra scuola si distingue per la particolare attenzione data alla musica di insieme, attività che porta soddisfazione e un valore aggiunto: apprendere come “divertirsi e suonare insieme con rispetto”. Le lezioni di musica di insieme fanno parte integrante del programma didattico senza costi aggiuntivi per le famiglie. La scuola di musica nei tre anni scolastici di attività, si è sviluppata progressivamente fino ad aprire i corsi di: canto moderno, chitarra, clarinetto, flauto, percussioni, pianoforte, sassofono, tromba, trombone, violino, laboratori ritmici corali, corsi di propedeutica musicale presso la Scuola Materna e la Scuola Primaria di Moriago. I corsi sono articolati in modo tale da permettere agli allievi la scelta tra indirizzo bandistico, indirizzo “classico”, volto ad una possibile proseguimento a livello di Conservatorio, e indirizzo “libero”, volto ad un arricchimento culturale – personale. Tutti gli indirizzi prevedono una preparazione di base comune che permette quindi all’alunno di passare da un indirizzo all’altro, modificando solo il programma di studio. Oggi, conta circa 60 alunni. Nonostante i pochi anni di attività, grazie al M. Gianni Moretton, l’entusiasmo e lo studio degli alunni e l’appoggio delle famiglie, è riuscita a preparare degli allievi ad esami di Conservatorio : Michael Colomberotto ha conseguito la licenze di teoria e solfeggio ed è stato ammesso quest’anno al triennio di sassofono (laurea di primo livello) presso il conservatorio di Trento; Luca Andreatta, Ma- nuel Fregolent e Giusi Grotto hanno conseguito quest’anno la certificazione “A” di sassofono dei corsi preaccademici presso i conservatori di Ferrara e Venezia. La scuola si avvale della collaborazione di insegnanti altamente qualificati, spinti dall’entusiasmo e dalla comune convinzione che “suonare insieme” porti ad un armonioso sviluppo psico – fisico dell’alunno. La scuola, al fine di migliorare l’offerta formativa, quest’anno ha istituto delle facilitazioni economiche per i corsi ad indirizzo bandistico, con l’auspicio di ampliare la gamma di strumenti tipici bandistici, soprattutto nell’ambito dei legni e degli ottoni, strumenti poco conosciuti e di grande espressività. Tali facilitazioni sono state possibili grazie al desiderio da parte della banda e del comune di investire su questi corsi, in quanto spinti dalla volontà di mantenere viva la straordinaria realtà storico – culturale del paese quale è la banda di Moriago. A conclusione di ogni anno scolastico, la scuola saluta i suoi allievi, genitori, insegnanti e tutti coloro che si sono impegnati durante l’anno con saggi finali e una produzione scolastica, che consta di uno spettacolo finale coinvolgente tutti gli alunni in formazione orchestrale e da camera, coro e voce narrante, che ha sempre riscosso il favore dei partecipanti e del numeroso pubblico. La Direttrice Anna Bonaldo Senza musica la vita sarebbe un errore. (Friedrich Nietzsche) Saccol, magie alla fisarmonica Nella vasta galleria di musicisti di cui Treviso è prodiga c’è Mariano Saccol, di Moriago della Battaglia, virtuoso della fisarmonica che iniziò a suonare da ragazzo per poi affinarsi all’Accademia Lanaro di Roma e successivamente sotto la guida del maestro Marcosignori. Nella tradizione veneta la fisarmonica classica ha un posto di rilievo per i repertori popolari, ma Saccol si cimenta volentieri in splendidi brani classici: dalla “Czardas” alla “Cavalleria rusticana”, i pezzi più noti di Schubert, Strauss, Bach, Chopin e Albinoni, l’incantevole “Pipistrello” di Strauss o l’impegnativa e suggestiva “Gazza ladra” di Rossini. Brani che ha rivisitato a modo suo, traendone, grazie all’elettronica, suggestioni uniche. Protagonista di tante tournées all’estero il musicista trevigiano conquista le platee, aggiungendo al talento grande disponibilità, per gli applauditissimi “fuori programma”. n. 94 • Qui Moriago - pag. 28 Storia e territorio DVD e nuovi orari Bibiloteca A proposito di Biblioteca… ricordiamo a tutti che è altresì possibile prendere in prestito fino ad un massimo di 3 (tre) dvd alla volta per un periodo non superiore ai 7 (sette) giorni. In caso di mancata restituzione entro tale termine sarà applicata una penalità pari ad 0,50 €/giorno (ad esempio se si riconsegna dopo 10 giorni la penalità è pari a € 1,50 per i tre giorni di ritardo). Sulla pagina Facebook del Comune saranno tempestivamente pubblicati i nuovi arrivi per cui controllatela spesso! Ora che la Biblioteca è stata trasferita presso la “Casa del Musichiere” sono stati anche ampliati gli orari di apertura. Dal 1° novembre sono i seguenti: Giorno Orario Lunedì 15.00 - 18.30 Martedì 09.00 - 12.30 Mercoledì 09.00 - 12.30 15.00 - 18.30 Giovedì Venerdì 09.00 - 12.30 14.00 - 17.30 Biblioteca Comunale In seguito alla modifica dello Statuto della Biblioteca Comunale, approvato con delibera di Consiglio n. 31 del 24 luglio 2013, è stato nominato il nuovo Comitato Biblioteca. Il suddetto Comitato è ora formato dai seguenti 11 componenti: l’Assessore alle Attività Culturali, Paola Pillon (nominata altresì Presidente), il Bibliotecario Comunale, Franco Morello, il prof. e storico locale Enrico Dall’Anese, Tiziano Gardenal, Fiorella Breda, Marco Damuzzo (Pro Loco Moriago), Stefano Bressan (Pro Loco Mosnigo), Maria Assunta Moro (T.E.A.), Olivo Perizzato (Corpo Bandistico “Moriago della Battaglia – 1827”), Dino Casagrande (AssociazioneCis) e Paolo Manto (istituzioni scolastiche). Il compito del Comitato Biblioteca sarà quello di predisporre un programma di attività e proposte che interessino trasversalmente non solo le varie categorie sociali e culturali, ma anche tutte le fasce di età, tenendo conto degli interessi sicuramente diversi. L’obiettivo sarà quello di diversificare le proposte, poiché pur se i temi possono essere gli stessi nei contenuti, diverse saranno le modalità di espressione e di interesse nei loro confronti. Altro obiettivo importante sarà il coordinamento dell’attività delle singole Associazioni, pur nel rispetto delle autonomie individuali, al fine di creare delle sinergie attive volte al perseguimento di macro obiettivi, incentivando una dialettica che Libri recentemente acquistati per la Biblioteca Comunale sia stimolo di crescita per l’attività culturale. Nei prossimi anni le occasioni e gli spunti per le attività di certo non mancheranno: tema trasversale e portante sarà il centenario della Grande Guerra con l’Isola dei Morti che sarà punto di riferimento e teatro delle celebrazioni. Grazie alla nuova sede della Biblioteca, inaugurata a maggio di quest’anno, si offre ora un’adeguata struttura e il relativo supporto logistico, potenzialità che il Comitato cercherà di valorizzare al massimo attraverso l’organizzazione dei vari eventi culturali che verranno proposti. Altro progetto, molto ambito, è quello di riuscire a creare un Punto Informativo, che si occupi della promozione e divulgazione di materiale sui temi storici, ambientali e culturali del nostro territorio per svilupparne le potenzialità che sicuramente non scarseggiano. Come possiamo vedere la carne al fuoco è tanta, dunque non resta che augurare al neo Comitato, ed augurarci, un buon lavoro! Il Comitato Biblioteca Paola Pillon Grazie a… Approfittiamo di questo spazio per mandare un ringraziamento particolare alla sig.ra Beatrice Rom che con la sua donazione ha permesso l’acquisto di molti libri e dvd per la biblioteca nonché alla sig.ra Alida Bellè per aver donato un imponente numero di libri appartenuti al defunto marito Giuseppe Favero. La lettura fa un uomo completo, il discorrere lo rende preparato e lo scrivere esatto. (Francis Bacon) pag. 29 - Qui Moriago • n. 94 La nostra lingua Dialetto - I vari aspetti di una lingua parlata L’AssociazioneCis, in collaborazione con la libreria “La Pieve”, ha organizzato nei giorni 11, 12 e 13 ottobre una rassegna culturale denominata “Dialetto – I vari aspetti di una lingua parlata – Viaggio tra le sfumature del Dialetto Veneto della Sinistra Piave”. In questa prima edizione particolare attenzione è stata data al dialetto tipico della Sinistra Piave; la rassegna si è articolata in tre diverse serate, ognuna delle quali ha trattato il tema da un diverso punto di vista, per evidenziare i diversi aspetti del dialetto stesso, spiegandone i vari risvolti culturali, letterari e popolari: La prima serata, denominata “Accademica” è stata di approfondimento sul dialetto Veneto con l’intervento di quattro esperti di glottologia, linguistica e storia del dialetto. L’introduzione è stata curata dal Dr. Stefano Bressan, laureato in lettere ed esperto di dialetto locale e glottologia, sono poi intervenuti il Prof. John Trumper, glottologo di fama internazionale, il Dr. Giovanni Tomasi, storico e dialettologo ed il Prof. Luigi Pianca, autore di un dizionario proprio sul dialetto della Sinistra Piave. La seconda serata, denominata “Letteraria”, è stata dedicata alla lettura di esponenti della letteratura locale, interpretati dagli attori Monica Stella ed Enzo Capitanio, introdotti dal Dr. Stefano Bressan. Questa serata ha proposto un viaggio attraverso gli occhi di sei diversi autori, diversi per spessore, fama ed attività, ma sempre legati in modo indissolubile, per questa par te dei loro scritti, al territorio della Sinistra Piave. Il terzo appuntamento, un pomeriggio “Musicale” intitolato “Parola de cantautór” – si è svolto in “Francia” (via Conti a Mosnigo) in un grande cortile rimasto quasi intatto al passaggio del tempo; si sono esibiti Gianluigi Secco, Leo Miglioranza e Marco Napoletano in un concerto “guidato” dalle spiegazioni e dai commenti di Gianluigi Secco etnomusicologo, passando per le performance di tutti e tre gli interpreti, musicisti ed autori di indubbio spessore. La rassegna ha riscosso un notevole successo, soprattutto da parte dei protagonisti, che sono rimasti molto soddisfatti dalla partecipazione e dalla qualità del pubblico presente. Il tema se pur non sempre di facile comprensione, dato anche lo spessore dei relatori, ha acceso i riflettori su una tematica sicuramente interessante ed indubbiamente articolata, e che, nonostante l’apparente semplicità nasconde una intensa attività di ricerca e studio. Questo sarà un sicuro sprone per organizzare un altro appuntamento, il prossimo anno, con analisi ed aspetti sicuramente diversi, ma che contribuiranno a far crescere questo appuntamento dalla forte connotazione culturale locale per farlo diventare un appuntamento fisso. L’AssociazioneCis Qualche curiosità… Dante Alighieri, sommo poeta che tutti conoscono, nel suo “De vulgari eloquentia” così parlava dei Trevisani «[…] E con questi citiamo anche i Trevisani, i quali, alla maniera dei Bresciani e dei loro confinanti, usano la f invece che la u, troncando la parola: per esempio ‘nof’ per ‘nove’ e ‘vif’ per vivo, il che, cosa veramente barbarica, riprovo». Senza dubbio tali parlate sono meno diffuse di un tempo però è ancora possibile “imbattarci” in alcune forme. Nel “Dizionario del dialetto trevigiano di Sinistra Piave” viene ad esempio riporta la frase “Al pióf, al nef, al fa calìf sul me cortìf” ossia “Piove, nevica, c’è nebbia sul mio cortile”. Nelle nostre parlate sopravvivono ancora oggi dei termini di origine Longobarda o Tedesca. Qualche esempio? Termini longobardi • Fiap/fiapo deriva da flap “flaccido, moscio”, talvolta pronunciato Zhiap/ zhiapo; • Rùspego/rùspio deriva da “ruspi” ruvido, grezzo. L’è rùspego: è burbero; pèl rùspego: pelle ruvida; • Bala cioè “palla”. Termini tedeschi • Smir da Schmiere era un grasso per ungere le ruote dei carri; • Sina cioè rotaia; • Graspa o sgnapa, rispettivamente da raspon e Schnaps per dire grappa. dal sito di Trevisani nel Mondo Fumo, bacco indietro, e Venerepiù riducono Più si riesce a guardare avanti silʼuomo riusciràina cenere vedere. (proverbio) (Winston Churchill) n. 94 • Qui Moriago - pag. 30 Storia e territorio Cronaca di una domenica diversa Sono Natalina Favero, (par capirse Natalina de Guido del caffè). Da circa 13 anni porto un gruppo di appassionati di opera lirica, moriaghesi e non, all’Arena di Verona. Per tenere il gruppo in allegria in corriera è mia abitudine, oltre alle notizie riguardanti l’opera che si andrà ad assistere, leggere racconti spiritosi, barzellette e qualcosa di Terenzio Gambin che lui mi da in anteprima, qualcosa di impegnativo prima e di spiritoso poi. Credo che tutti conoscano Terenzio, per il quale nutro da sempre un grande affetto e stima. In gioventù portiere “pazzo” dell’Ardita Calcio e un po’ più avanti con gli anni scrittore e poeta. Ha pubblicato ormai tre libri nei quali, nel descrivere storie di personaggi, fatti e tradizioni dei nostri anni passati, mette in parole sentimenti ed emozioni. Così anche quest’anno alla mia richiesta «Hai qualcosa da darmi?» «Sì – mi ha risposto – ti do un racconto su “Davide Spagnol” ragazzo down di Mosnigo che accompagno al lavoro quando piove». Me lo porta, me lo legge e… come sempre mi commuovo. «Con questo racconto – dice – ho vinto il primo premio di prosa ad Arquà Polesine, dove domenica prossima 26 maggio, con Davide, suo papà e mia moglie, andrò per la premiazione». Con loro alla premiazione d’onore di “Raise ventiduesima edizione del Premio di Poesia e Racconto nei dialetti veneti” presso il Castello Estense, sede del Comune, c’ero anch’io. Componenti della commissione giudicatrice nomi illustri nel campo della cultura, in qualità di presidente Ivo Prandin, giornalista e direttore del Gazzettino prima di Giorgio Lago. Verso la fine delle premiazioni è il momento di Terenzio. Dopo la lettura della motivazione Terenzio legge “Incontràrse… par capìr” tra un “sacco” di applausi. Durante le varie premiazioni sono intervenuti Francesco Jori, scrittore ed attualmente editorialista su varie testate, ed altri ospiti illustri. Ad un certo punto la Segretaria ha così annunciato un ospite: «Campione italiano di nuoto nei 400, 800 e 1500 stile libero. Primatista europeo nei 800 e 1500, 5° nei 1500, 8° negli 800 ai campionati del mondo a Loano del 2012». Tutti i presenti, dopo questa presentazione, si aspettavano Filippo Magnini ed invece, accolto da uno scrosciante battimano, arriva nientepopodimeno che il nostro Davide, detentore di così tanti titoli. Non potete immaginare la simpatia che ha suscitato in tutti i presenti. Conoscerlo per me è stata una meravigliosa sorpresa come la sua disarmante sincerità ed intelligenza. Al ritorno ho poi scoperto che è un esperto della 1ª e 2ª Guerra Mondiale nonché della Divina Commedia e che alla sera studia diritto perché, dice, «Voglio diventare Presidente della Repubblica». Poi tra una battuta e l’al- tra, è molto spiritoso, alza la radio a tutto volume ed a squarciagola canta tutte le canzoni di Vasco, Ligabue, Zucchero ed altre rock star. Un vero spasso e veramente una domenica diversa! Natalina Favero Motivazione del premio Per questo racconto si può parlare di una finestra aperta sull’empatia, cioè su quella qualità umana che permette a ciascuna persona consapevole e partecipe di assumere su di sé anche il sentire altrui, sia nel bene come nel male. L’autore, in questo caso, racconta da “esterno” il dono gioioso che ha ricevuto da un bambino down. La Vita, il fatto elementare di esistere, è un bene condivisibile. E questo racconto è un’emozione. Il massimo che posso fare per un amico è semplicemente essergli amico. (Henry David Thoreau) pag. 31 - Qui Moriago • n. 94 Davide Spagnol e Terenzio Gambin durante la premiazione Incontràrse… par capìr A D avide, ragaz zo “down” quasi coetaneo dei miei figli. Ho sempre provato un affetto spontaneo per lui, ma adesso che ho modo di essere spesso al suo fianco, sento nei suoi confronti qualcosa di più intenso… e una grande riconoscenza. A Davide sì, ma anche ai genitori di tutti i “Davide”… chiamati quotidianamente a vivere in trincea. Màşa facile par mi, adès, dìrme che te vùi bén! Ma mi, no’ me són catà là, in te un secondo, da ‘l pì contént de ‘sto mondo a sprofondà sóte tèra! No’ me són disperà par quel che me era tocà! No’ ò piandést, de scondión, làgrime àgre! No’ me són domandà co la testa in tra le màn còşa che i ‘varìe dìta i altri! No’ me són tormentà a domandàrme: “Ma parché proprio a ti?” Co’ me fémena pì disperàda e tormentàda de mi, confondésta fin a no’ èser forse gnanca bóna de pensàr prima de tut a quel fiól, a quel fiór ‘péna sbrocà che sibèn che bèlche segnà, colpe no’ ‘l ghe ‘n ‘véa e ‘l dirìto de vìver ‘na vita, el se lo ‘vèa conquistà. Mi, no’ me són domandà mìli ‘olte se esiste un Signór, ‘vànti de ‘rivàr a capìr che no, no’ tu era un castigo! Che no’ tu era un pecà! Che no’ tu era un fiór né pì brùt né de manco de i altri, ma un tesoro da desquèrder a piàn e da tégner ogni dì sénpre pì strét, sénpre pì strucà da la banda de ‘l cór! Mi, sènfa cróse da portàr, ma gràfie a Dio, anca privo de fìşime a intorbidìrme la mént, te incóntre adès su la me strada, e te véde bèl, par éntro e par fòra, te véde nét, scèt, vero, spontaneo, sincero, ingenuo, genuìn, inocénte: “vergine” de tute le nostre cativèrie, despoià de tute le nostre invidie, gelosie, busìe, onbrìe. Nét fa un nifiól ‘péna lavà! Scèt fa àqua de sorgìva! E me se ingrópa e me se desgrópa el cór a parlàr co’ ti, parché, in te quel che me dìe de volér consideràrte fa un “normale” par farte sentìr “un che cónta”, me domànde còşa che vól dir èser “normali” e me rénde cónt de quànt ridicoli che són noiàltri “inteligénti” davanti a ti (e a quei come ti), che no’ tu à bisònç de far tant’altro de mi, parché a ti, che la malìfia no’ tu sà gnanca còşa che la sìe, no’ te ocóre de star là a pensàr se l’é mèio de far cuşì o se l’é mèio de far colà e tu fà e tu dìs sénpre quel che te par. Libero! Sènfa la paura, sènfa la vóia, sènfa l’intento de podér o de volér fàrghe de ‘l mal a qualchedùn. E me inacòrde adès, amìgo méo, che mi che volé iutàrte… són drio inparàr. Che mi che pensé de parlàrte… stàe qua a scoltàrte. Che mi che credé de dàrte… sòn sólche drìo avér. E són contént! Terenzio Gambin Addio “Toscanina” Il 6 ottobre 2013 ci ha lasciato Flavia Bertei, conosciut a a Moriago come la “Toscanina”, sposata con Giovanni Bortoluzzi (Bosco). Ne danno la triste notizia il figlio Angelo, la nuora Carmen e i nipoti Maurizio e Tania. Lascia in noi un grande vuoto, ci mancherà molto il suo sorriso che l’accompagnava sempre. Cara mamma, riposa in pace, adesso sei assieme al tuo Giovanni con cui l’anno scorso hai potuto festeggiare i 60 anni di matrimonio. Angelo Bortoluzzi Credi alla forza dei tuoi sogni e loro diventeranno realtà. (Sergio Bambarén) n.n.94 94• •Qui QuiMoriago Moriago- pag. 32 Auguri Natalizi […] Un Guerriero della Luce è colui che è capace di comprendere il miracolo della Vita e di lottare fino alla fine per qualcosa in cui crede. […] […] Un Guerriero della Luce condivide il proprio mondo con coloro che ama. Cerca di esortarli a fare ciò che desidererebbero, ma che evitano per mancanza di coraggio. In quei momenti, compare l’Avversario con due tavole in mano. Su una è scritto: “Pensa di più a te. Riserva per te stesso le benedizioni, o finirai per perdere tutto”. Sull’altra si legge: “Chi sei tu per aiutare gli altri? Riesci forse a vedere i tuoi difetti?”. Un Guerriero sa di avere dei difetti. Ma sa anche di non poter crescere da solo, e di non poter allontanarsi dai compagni. Allora scaglia le due tavole per terra, pur pensando che contengono un fondo di verità. Le tavole diventano polvere, e il Guerriero continua a esortare chi gli sta vicino. (da “Manuale del Guerriero della Luce” – Paulo Coelho) Goditi la vita, il suo divertimento, il suo mistero, e sii semplicemente innocente come un bambino, senza domande e risposte. Non preoccuparti di sapere e io ti prometto che conseguirai la saggezza. (Paulo Coelho) Buone Feste a tutti Paulo Coelho nato a Rio De Janeiro il 24 agosto 1947 è considerato uno degli autori più importanti della letteratura mondiale. Proveniente da una famiglia borghese residente nel quartiere residenziale di Botafogo, sin da giovanissimo mostra una vocazione artistica ed una sensibilità fuori dal comune. Iscritto alla Scuola Gesuita San Ferdinando, mal ne sopporta le regole, soprattutto l’imposizione della preghiera, pur scoprendo qui la propria vocazione letteraria. Le sue opere sono state pubblicate in più di 150 paesi e tradotte in 59 lingue e vendendo 65 milioni di copie. Tra le sue opere ricordiamo: L’alchimista, Manuale del guerriero della luce, Veronika decide di morire e Aleph. Centenario della Prima Guerra Mondiale L’Amministrazione Comunale in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale sta organizzando alcune importanti iniziative e sta cercando documenti, fotografie e cartoline riguardanti Moriago e Mosnigo in detto periodo. Chiunque sia in possesso di detto materiale è pregato di portarne copia alla Biblioteca Comunale oppure trasmetterlo tramite e-mail all’indirizzo [email protected]. Il materiale fornito in originale sarà ovviamente restituito. Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza. (Papa Francesco I)