La Proiezione del SistemaItalia nel Mediterraneo
Vocazione, processi in corso e aspettative future
José Luis Rhi-Sausi
direttore CeSPI
MAE - CIEM
Convegno
“Sviluppo del settore bancario e finanziario
nell’area del Mediterraneo”
Trapani, 4 marzo 2008
1. Contesto di Riferimento
• Il processo di spostamento dell’asse economico
mondiale verso l’Asia, che si è accelerato fortemente
nel periodo 2002-2007, pone nuove domande sul
processo di posizionamento dell’economia italiana nelle
dinamiche di integrazione internazionale.
• La tradizionale attenzione politica e recenti discorsi
strategici dei governo italiano sottolineano il ruolo
geopolitico acquisito dai Paesi Terzi del Mediterraneo
(PTM) in quanto passaggio dei traffici tra l’Europa e le
emergenti potenze asiatiche. In questo scenario, l’Italia
sarebbe posizionata in modo da trarne particolare
beneficio.
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• Una domanda di fondo: sono giustificate le molteplici
ragioni di un orientamento fiducioso che è diffuso nel
mondo politico?
 il richiamo alle comuni radici storiche e culturali;
 la conclusione del processo di allargamento dell’UE
e la creazione dello strumento della Politica di
Vicinato;
 lo storico e rinnovato impegno dell’Italia verso il
Mediterraneo;
 le potenziali sinergie e complementarità economiche
tra i territori sulle sponde del bacino del
Mediterraneo.
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2. Obiettivi dello studio del CeSPI
• Contribuire a verificare l’effettiva corrispondenza tra
il discorso della politica e la profondità dei rapporti
del sistema-Italia con i PTM.
• Lo studio ha voluto, in altri termini, essere un
contributo a un’analisi di vocazioni, opportunità, punti
di forza e debolezza e strumenti disponibili sul tema
della proiezione italiana verso il sud del Mediterraneo.
• I paesi/territori presi in esame sono quelli del processo
di Barcellona (Algeria, Autorità Palestinese, Egitto,
Giordania, Israele, Libano, Marocco, Siria, Tunisia), con
l’eccezione della Turchia (perché paese-candidato a
ingresso nell’UE) e includendo la Libia.
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3. Metodologia Utilizzata
• È stata utilizzata una combinazione di metodologie
quantitative e qualitative:
 un’analisi statistica sui rapporti economici tra l’Italia
e i PTM;
 la realizzazione di seminari, interviste e consultazioni
con esperti italiani e dei PTM sullo stato attuale e
soprattutto sulle prospettive dei rapporti economici;
 L’elaborazione di working papers sui principali
strumenti nazionali e comunitari di supporto
all’internazionalizzazione verso i PTM, sulle strategie
del sistema bancario italiano nell’area mediterranea,
e sugli indicatori sul business climate nei PTM
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4. Principali Risultati dell’Indagine
Statistica
• L’UE detiene, nel complesso, il ruolo di principale
partner commerciale dei PTM, con una quota
complessiva pari a oltre il 50% delle importazioni totali
e intorno al 60% delle esportazioni della regione.
• Si osserva una significativa contrazione delle
esportazioni dei PTM verso l’UE a partire dal 2001, il
che suggerisce una maggior diversificazione dei mercati
di destinazione dell’export.
• I PTM contribuivano invece nel 2004 complessivamente
a meno del 2% degli scambi complessivi con l’estero
dell’Unione (import più export).
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• Le economie emergenti dell’Asia hanno guadagnato
complessivamente quasi 9 punti percentuali nell’area rispetto
al 1995, fino a detenere nel 2004 ben il 20% del mercato.
• La crescente importanza dei paesi dell’Europa centroorientale (PECO) come partner UE e poi come paesi-membri
sembra aver prodotto un parziale effetto di diversione di
commercio dai PTM.
• Un dato utile per integrare l’analisi delle esportazioni e
importazioni è quello del “traffico di perfezionamento
passivo” che misura l’interscambio di prodotti semilavorati,
cioè di prodotti che vengono esportati per lo svolgimento
all’estero di alcune fasi di produzione di elaborazione
aggiuntiva.
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Fig. 1- Traffico di Perfezionamento tra PTM e UE15
• La Figura 1 mostra come il traffico di perfezionamento tra UE
e PECO abbia mostrato una traiettoria significativamente più
dinamica di quella tra UE e PTM nel periodo analizzato.
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• Anche l’Italia ha registrato la tendenza negativa
riscontrata nel caso europeo, con una riduzione
progressiva della quota delle esportazioni nel
decennio: nel 2005, solo il 3,6% delle esportazioni
italiane era diretto verso questi paesi, scesi dal 3,7%
nel 1995.
• Le
importazioni
italiane
provenienti
dai
PTM
rappresentano invece una quota più alta delle
esportazioni, quasi il 5,2% delle importazioni totali
mondiali dell’Italia, con un incremento rispetto al 1995.
• La dinamica dell’import italiano, così come quello
europeo, è spiegata quasi interamente dal rincaro
petrolifero.
•
Gli incrementi di quota si sono infatti concentrati a
partire dal 2000 e principalmente in due paesi, Libia e
Algeria, e solo in piccola parte in Tunisia.
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Fig. 2- Esportazioni temporanee dell’Italia verso i PTM, PECO e
Balcani (in % delle esportazioni temporanee extra-UE dell’Italia)
• Anche nel caso dell’Italia i dati sullo scambio in regime
di perfezionamento sono indicativi di una significativa
perdita di peso del Mediterraneo a favore dei Balcani e
dell’Europa Centro- Orientale, come mostra la Figura 2.
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• Per quanto riguarda gli investimenti diretti, in un
periodo caratterizzato da una forte espansione dei
movimenti internazionali di capitale, l’attrazione
esercitata dall’area Mediterranea si è indebolita. Nel
2004-2005 la quota di IDE mondiali verso i PTM è solo il
3,16% del totale degli IDE verso le economie in via di
sviluppo, con una diminuzione rispetto al 1992-97
(3,41%).
• Per l’Italia, che pure non ha una grande vocazione agli
investimenti diretti, i tassi di investimento nel
Mediterraneo non sono comparabili con quella che è stata
fino ad oggi la capacità di esportare. La loro incidenza nel
2004 era, infatti, meno del 2% sugli investimenti esteri
italiani totali.
• La distribuzione degli investimenti riflette il tradizionale
modello di specializzazione italiano centrato sul
tessile e l’abbigliamento, la meccanica strumentale e di
precisione. Per quanto riguarda gli investimenti al di fuori
del manifatturiero, si osserva in quasi tutti i paesi un
ruolo centrale del settore delle costruzioni e del settore11
della logistica e trasporti.
• La principale conclusione offerta dai dati relativi ai
rapporti tra l’Italia e i PTM rimanda alla prevalenza di
relazioni di natura prettamente commerciale, a
fronte di un ridotto sviluppo di modalità più profonde di
integrazione, quali IDE, processi di delocalizzazione e
commercio intra- settoriale.
• La Tunisia è l’unico dei PTM dove si riscontra una
presenza rilevante degli IDE italiani e di una maggior
incidenza del commercio intra-settoriale.
• Un secondo spunto di riflessione riguarda il peso
dominante dello scambio di prodotti petroliferi. Lo
stesso dato sui rapporti preferenziali con Libia e Algeria
è largamente determinato dall’importanza delle risorse
petrolifere dei due paesi per l’approvvigionamento
energetico italiano. Escludendo dall’analisi i prodotti
petroliferi, si verifica una presenza meno significativa,
ma anche molto più omogenea da parte del sistemaItalia nei PTM.
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5. Principali Risultati dell’Attività di
Consultazione di esperti italiani
• I risultati dell’esercizio di consultazione convergono
con quelli dell’analisi statistica nel considerare il
livello dei rapporti economici tra Italia e PTM
decisamente inferiore a quello che sarebbe ipotizzabile a
partire dalla vicinanza geografica o dai rapporti storici
tra le due aree, o ancora dalla retorica della
Commissione Europea o del governo italiano.
• I risultati della consultazione italiana indicano che le
cause dell’attuale quadro di sottodimensionamento dei
rapporti tra Italia e PTM possono essere divisi, grosso
modo, in tre grandi gruppi di fattori.
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• Fra i fattori maggiormente citati come elementi frenanti del
pieno
dispiegamento
delle
potenzialità
dell’area
si
evidenziano, in primo luogo, l’instabilità politica dei
PTM. L’incertezza sulla stabilizzazione delle aree di crisi
determina considerazioni prudenti sull’evoluzione del
processo di integrazione delle economie mediterranee.
• A tali considerazioni si collegano direttamente le posizioni
scettiche sulla consistenza dei processi di miglioramento del
business climate che risente di strutture istituzionali
tradizionalmente centralizzate e dirigiste.
• Ad ogni modo, il quadro non si presenta omogeneo per
quanto concerne sia la percezione dell’attuale stato delle
relazioni economiche, sia le previsioni sulle dinamiche nel
prossimo futuro.
• Un dato interessante riguarda una significativa divaricazione
geografica che vede, in media, i rapporti con i paesi
nordafricani
godere
di
un
grado
maggiore
di
considerazione rispetto a quelli con i paesi mediorientali.
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• All’evidente e già menzionato peso dell’incertezza politica che
affligge il Mediterraneo orientale, si associano considerazioni
sulla dimensione dei mercati. A ciò si aggiunge una maggiore
difficoltà a immaginare l’avvio di processi di integrazione fra
le economie dell’area anche nel medio periodo.
• Un secondo elemento in primo piano fra i risultati delle
consultazione è la diffusa tendenza a considerare poco
significativo il livello di attenzione politico dell’UE
verso la regione, nonostante l’enfasi riservata nelle
dichiarazioni ufficiali all’importanza dei rapporti EuroMediterranei. Al contrario, il maggiore interesse per
l’allargamento e in generale per i rapporti con l’Europa
orientale vengono tendenzialmente associati con la
simmetrica scarsa attenzione per l’incerto processo
d’integrazione con la sponda sud.
• Un terzo gruppo di fattori riguarda l’incapacità del
sistema–Italia di promuovere un approfondimento
dei rapporti economici con i partner mediterranei, dovuto
ad alcune concause …
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 la difficoltà della politica estera italiana di tradurre
l’impegno politico nell’area in maggiori ritorni sul sistema
economico;
 debolezze
del
sistema
italiano
di
appoggio
all’internazionalizzazione, soprattutto per quanto riguarda
la strumentazione per il sostegno agli IDE;
 la dimensione ridotta che caratterizza la tipologia
aziendale di buona parte dei settori industriali italiani, che
può costituire un freno sia nei rapporti internazionali, sia
nell’uso di strumenti a favore dell’internazionalizzazione;
 lo scarso sviluppo del settore dei servizi, soprattutto
finanziari,
che
dovrebbero
appoggiare
l’internazionalizzazione dell’intero sistema- paese.
 la frammentazione e scarso sviluppo delle infrastrutture
logistiche e di trasporti, che permetterebbero all’economia
italiana di sfruttare il suo posizionamento strategico nel
centro del bacino mediterraneo.
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6. Principali Risultati dell’Attività di
Consultazione di esperti PTM
• Gli esperti dei PTM sono d’accordo con quelli italiani nel
ritenere che le relazioni con i PTM non rappresentino
una questione prioritaria nell’agenda esterna dell’UE.
• Gli esperti dei PTM ritengono, inoltre, che il sistema
economico italiano sia poco interessato a proiettarsi
verso la sponda sud del Mediterraneo, anche se l’Italia e
i prodotti italiani godono di una buona immagine nella
regione.
• Sul tema delle riforme del quadro politico-istituzionale
nei paesi della sponda sud, invece, gli esperti dei PTM
hanno enfatizzato i progressi compiuti negli ultimi anni.
• Lo stesso contrasto è stato rilevato per quanto riguarda
il tema della sicurezza: gli esperti dei PTM attribuiscono
all’opinione pubblica occidentale una visione
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distorta della pericolosità dei loro paesi.
• Sulla tematica dell’integrazione intra-PTM, invece, non
sembra esserci fiducia nelle prospettive di progressi
rilevanti, se non in collegamento con l’approfondimento
dei rapporti economici con l’UE.
• A differenza delle loro controparti italiane, gli esperti dei
PTM hanno conferito priorità alla tematica della
mobilità umana nel dialogo euro-mediterraneo. Per gli
intervistati, le condizioni di accesso delle popolazioni dei
PTM al mercato di lavoro europeo non possono essere
separate dal dibattito sull’integrazione dei mercati.
• Il tema del bacino Mediterraneo come bene pubblico
comune e la necessità di ridefinire i modelli di sviluppo
dei paesi confinanti in termini di sostenibilità
ambientale sono stati invece trascurati dai partecipanti
di entrambi le consultazioni.
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7. Spunti per Riflessione
• A fronte del quadro pervaso di incertezza delineato
sopra, le analisi condotte hanno altresì evidenziato basi
di partenza e possibili opzioni per promuovere lo
sviluppo della regione attraverso l’integrazione.
• Gli osservatori della sponda sud, pur mantenendo forti
preoccupazioni sulle possibilità di veloce soluzione dei
conflitti che affliggono la regione, non sembrano avere
dubbi sulla capacità dei singoli sistemi nazionali di
evolversi in una direzione convergente con gli
obiettivi dell’integrazione con la sponda Nord.
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• Una maggior incisività della diplomazia italiana verso
l’area potrebbe contribuire a rendere più ottimista la
valutazione degli operatori italiani. L’Italia dovrebbe
inoltre impegnarsi per uno sforzo maggiore di istituzioni
comunitarie e partner europei.
• Un impegno di tutti i paesi interessati per incrementare
investimenti e realizzare opere infrastrutturali viene
indicato fra gli obiettivi principali che l’UE e – in
particolare – l’Italia avrebbero ogni interesse a
perseguire.
• Per quanto riguarda i limiti del sistema-Italia, la
capacità di espandersi verso l’Est fa pensare che non si
possa attribuire alla struttura del tessuto industriale
italiano, e quindi alla dimensione media dell’impresa
italiana, il mancato dinamismo dei rapporti con il
Mediterraneo.
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• un allargamento delle modalità di internazionalizzazione
potrebbe valorizzare il ruolo delle relazioni con le
economie della sponda Sud. Tra i filoni che andrebbero
esplorati:
 l’elaborazione di strategie di de-localizzazione e
integrazione delle filiere produttive, in quei settori
detti “tradizionali” che costituiscono il perno dei
rapporti industriali tra l’Italia e i paesi della sponda
sud: si pensi all’agro-alimentare, al tessile, al settore
dei beni strumentali;
 la creazione di partenariati in settori economici più
dinamici in cui, oggi, tanto l’Italia come i PTM
scontano dei ritardi: i settori a più elevato contenuto
tecnologico e, soprattutto lo sviluppo della
produzione e distribuzione di energie alternative,
come quella solare.
 lo sfruttamento di opportunità di partecipazione ai
processi di privatizzazioni nei settori dei servizi,
soprattutto nei settori di gestione delle infrastrutture
e nel settore bancario e di assicurazioni, nei PTM. 21
• Dal
punto
di
vista
dell’innovazione
della
strumentazione, sarebbe opportuna la creazione di
strumenti specifici per i singoli contesti geografici e
settoriali. Un possibile percorso è quello della proposta
di forme sperimentali di accompagnamento (quali ad
esempio un marketing dell’intera area, la creazione di
un brand mediterraneo ecc.).
• Al tema dell’allargamento dello spettro degli stakeholder
coinvolgibili anche al fine di mobilitare risorse, appare
particolarmente opportuno considerare come i migranti
possano rappresentare un fattore primario di
integrazione regionale e un attore essenziale in tutti i
processi di concertazione e coordinamento territoriale,
nazionale e, soprattutto, regionale a cui si è accennato.
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La Proiezione del Sistema – Italia nel Mediterraneo