Il servizio Archivistico nell'Ente
locale- Il piano di conservazione
dei documenti.
Regione del Veneto- ANAI Sezione
Veneto Belluno 24 maggio 2010
Dr. Maria Volpato
Il piano di conservazione dei documenti
• La tradizione Archivistica Italiana si fonda su una concezione
unitaria del bene Archivio in cui sussitono la compresenza del valore
amministrativo e del valore culturale. Questo coinvolge in quasi
egual misura, una responsabilità dell’amministrazione StataleArchivistica e del Soggetto o Ente Produttore. L'archivio appartiene
a tutti e serve a tutti.
• Dunque, preferiamo essere sommersi dalle carte oppure gestire i
flussi di un'attività che potrebbe essere perfino qualificante?
•
Ricvordiamo che gli archivi, i singoli documenti, sono “ex lege” Beni Culturali e
quindi oggetto della tutela (art. 10, comma 2, D.Lgs n. 42/2004- Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio),
e che la distruzione non autorizzata dei
documenti dell’archivio è punita con l’arresto da sei mesi a un anno e con
l’ammenda da euro 775,00 ad euro 38.734,50 e che anche la cancellazione
di documenti elettronici è considerata una forma di scarto (art. 169, c.1 del
summenzionato Codice, L'ARCHIVIO RISPECCHIA IN TUTTO E PER TUTTO
L’ATTIVITA’ dell’ente produttore
documentaria del nostro ufficio.
e
quindi
anche
la
produzione
Una legge importante: IL DPR 445/2000 che cosa prevede? Testo
Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di
documentazione amministrativa.
– La gestione dell’archivio fin dalla sua “nascita”
(archivio corrente) perché la redazione concatenata
dei documenti è una necessità reale
– Essa porta alla emanazione di provvedimenti o atti
che mediante pezze giustificative attestino assunzioni
di responsabilità e scelte, ovvero conduce alla
forrmazione e gestione di documenti attivi alla
conservazione di documenti affidabili per la certezza
del diritto e per la memoria storica dell’istituzione e
della società.
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Una legge importante: IL DPR 445/2000 che cosa prevede? Testo
Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di
documentazione amministrativa.
• Per fare ciò utilizza specifici strumenti di gestione
determinati dalla normativa quali: Disposizioni sulla
gestione informatica dei documenti (art. 50 del DPR
445/2000- Attuazione di sistemi) ) con la creazione del
cosiddetto “protocollo informatico.
• Inoltre ciascuna amministrazione individua nel proprio
ordinamento, gli uffici da condividere con gestione unica
o coordinata dei documenti per grandi aree organizzative
omogenee
• assicura criteri uniformi di classificazioni e
archiviazione, nonché di comunicazione interna tra le
aree stesse
• Ciascun Ente dovrà preliminarmente individuare le AOO
Aree Organizzative Omogenee emediante atto
deliberativo
Il Servizio Archivistico nell’Ente Locale- Il
Manuale di gestione
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L’ART. 61 del DPR 445/2000, obbliga ciascuna amministrazione a istituire il servizio
per la gestione informatica dei documenti, dei flussi documentali e degli archivi. La
creazione del servizio in sintonia anche con i principi di trasparenza dell’azione
amministrativa ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, individua un Responsabile
del Servizio, in possesso di idonei requisiti professionali (Archivista) il quale deve:1)
predisporre sentiti gli uffici coinvolti e proporre il manuale di gestione approvato e
deliberato dall’organo competente.
Ma COSA contiene il Manuale di Gestione?
Nucleo Centrale del Manuale tendenzialmente stabile
Allegati sono: l’individuazione formale delle Areee Organizzative Omogenee (negli
enti più piccoli o medio grande è quasi sempre una sola) , il decreto di nomina del
responsabile del Servizio Archivistico
L’organigramma dell’ente (chi fa che cosa) con annesso relativo prontuario di
smistamento dei documenti e di assegnazione degli stessi
Elenco di documenti SOGGETTI E NON SOGGETTIi a protocollazione
Piano di classificazione anche detto TITOLARIO nel quale i documenti sono
FINALMEN TE organizzati logicamente poiché LA SOLA REGISTRAZIONE A
PROTOCOLLO HA FUNZIONE GIURIDICO-PROBATORIA E GESTIONALE MA
NON QUELLA DI CREARE UN SISTEMA AL QUALE DEVE RICONDURSI LA
GRAN PARTE DEI DOCUMENTI PRODOTTI PER ORGANIZZARE LA
SEDIMENTAZIONE ORDINATA
Il Servizio Archivistico nell’Ente Locale- Il
Manuale di gestione
• Indici sia sistematico che alfabetico del piano di
classificazione in modo da renderlo più agevole nella
consultazione
• Piano di conservazione il quale indica preventivamente
per ogni tipologia di documenti e quindi in stretto
legame con il titolario o piano di classificazione se i
documenti debbano essere conservati perpetuamente o
in caso contario dopo quanto tempo possano essere
eliminati
• Descrizione del software di gestione
• Livelli e modalità di accesso ai documenti
• Regolamenti specifici
• Modulistica in uso per il servizio archivistico
Il Servizio Archivistico nell’Ente Locale- Il
Piano di Classificazione dei documenti
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Ancora qualche cenno al Titolario : Avete mai sentito parlare delTitolario
Astengo? Correva l’anno 1897, 1 marzo, prot. n. 17100-2
“Ai Signori Prefetti del Regno Ordinamento degli Archivi dei Comuni.
Dalle Ispezioni che ad iniziativa di questo Ministero e delle Prefetture si
eseguono presso gli uffici comunali, assai spesso sono segnalate e
deplorate le cattive condizioni degli Archivi municipali, per cui l’opera stessa
degli Ispettori non può procedere sicura spedita come occorrerebbe.
La mancanza di ordine e di metodo nella tenuta e conservazione delle carte
ufficiali non è lieve difetto, sul quale si possa trascorrere incuranti, poiché
oltre al disagio e alla perdita di tempo che ne deriva ad amministratori e
impiegati per le difficili ricerche, oltre gli inconvenienti che possono nascere
dal non aver presenti per la difettosa trattazione di un affare, tutti i
documenti che vi si riferiscono, non di rado avviene che il non poter trovare
a tempo opportuno un atto, pure di non grande importanza in sé stesso,
porta a grave lesione degli interessi e dei diritti comunali”.
Il Servizio Archivistico nell’Ente Locale- Il
Piano di Classificazione dei documenti o
Titolario
• E nella seconda parte della medesima Circolare
Astengo, emanata dal Ministero dell’Interno, Direzione
Generale dell’Amministrazione Civile- Divisione
seconda, sono contenute le “Istruzioni per la tenuta del
protocollo e dell’archivio per gli ufficii comunali”
• Sono 23 articoli nei quali si esplicitano le azioni che
devono essere eseguite per la corretta protocollazione e
classificazione della documentazione in arrivo e in
partenza
• La classificazione si avvale di categorie le quali si
dividono in classi e le classi in fascicoli.
Il Servizio Archivistico nell’Ente Locale- Il
Piano di Classificazione dei documenti o
Titolario
• Dunque ancor oggi il titolario è concettualmente un sistema
precostituito di partizioni astratte, categorie, FISSATE
SULL’ANALISI DELLE FUNZIONI E DELLE ATTIVITA’ SVOLTE
DALL’ENTE, AL QUALE DEVE ESSERE RICONDOTTA LA
MOLTEPLICITA’ DEI DOCUMENTI PRODOTTI PER
ORGANIZZARE UNA SEDIMENTAZIONE ORDINATA E NON UN
ASSESTATO DISORDINE.
• Il Piano di classificazione o titolario è atto di organizzazione interna
e va deliberato dall’organo preposto. Non ha valore retroattivo
ovvero è applicabile, come anche il piano di conservazione solo dal
momento in cui è adottato e operativo
• È generale ma non generico, deve contenere tutto, prevedere tutto
ma deve essere flessibile ai cambiamenti quindi dinamico
• Si sviluppa su più livelli titolo, classe, sottoclasse ma genericamente
sono adottati 2 livelli semplicemente titolo e classe
IL Servizio Archivistico nell'Ente locale- Il piano di
conservazione dei documenti.
• L’art. 68 del DPR 445/2000 (Disposizioni per la
conservazione degli archivi), prevede la
dotazione da parte dell’ente di un piano di
conservazione degli archivi, assolutamente
correlato al piano di classificazione. Questo
strumento deve essere in grado di selezionare i
documenti destinati alla conservazione
permanente oppure di identificare quelli oggetto
di selezione periodica, nel rispetto delle
disposizioni vigenti in materia di tutela dei beni
culturali
IL Servizio Archivistico nell'Ente locale- Il piano di
conservazione dei documenti.
• Ma prima di entrare nel dettaglio per quanto riguarda la
descrizione del Piano di conservazione dei documenti,
occorre che facciamo una riflessione sull’azione vera e
propria inerente l’azione di selezione volgarmente detta
“scarto”.
• Su questa delicata operazione intendiamo soffermarci
ricordando che la distruzione non autorizzata dei
documenti dell’archivio è punita con l’arresto da sei mesi
a un anno e con l’ammenda da euro 775,00 ad euro
38.734,50 e che anche la cancellazione di documenti
elettronici è considerata una forma di scarto (art. 169,
c.1 del summenzionato Codice
LO SCARTO da dove comincio?
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L'eliminazione di documenti è un intervento che presuppone una decisione consapevole e non
arbitraria che va compiuta con la massima cautela
partendo da ciò che si deve conservare per giungere a ciò che si può scartare ovvero avendo
come obiettivo finale quello di conservare in modo permanente i documenti necessari a
testimoniare l'attività istituzionale dell'Ente Produttore (sotto i vari profili ivi incluso quello storico) e
in subordine avendo come scopo quello di risolvere i problemi di ridondanza in modo da poter
mettere a disposizione della ricerca interna ed esterna fondi o serie documentarie utilizzabili.
Per questa ragione la dottrina archivistica ha dibattuto a lungo se considerare tale pratica come
un:
“un compromesso fra la necessità teorica e l'impossibilità pratica della conservazione
integrale dei documenti d'archivio” Elio Lodolini
“un paradosso della conservazione” Isabella Zanni Rosiello
“una vera necessità” Antonio Romiti
“la selezione come elemento qualificante “ Paola Carucci
“male necessario, ma più che di necessità del male sarebbe il caso di parlare di indispensabilità
della selezione e di percorrere la strada della sua giustificazione teorica. L'archivistica italiana,
infatti continua a considerare, pur tra i vari distinguo e con qualche eccezione, la selezione come
un lavoro scientificamente giustificabile, optando per un debole compromesso: non si dovrebbe
fare, ma si fa”
Gianni Penzo Doria
Lo scarto da dove comincio la
selezione ?
•
Il momento della valutazione su che cosa e come scartare è dunque fondamentale esso ci porta
dall'analisi delle tipologie documentarie alla decisione circa la durata e la destinazione finale dei
documenti stabilità in base alla loro funzionalità archivistica (attività di Selezione)
•
CI TROVEREMO QUINDI DINNANZI AL BIVIO:
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CONSERVAZIONE
DISTRUZIONE
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Lo scarto è l'effetto della selezione qualora si sia optato per la distruzione dei documenti.
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Come viene chiamato lo scarto ?
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Spurgo
Scarto
Epurazione
Eliminazione
di documenti
di documenti = azione di effettiva distruzione
di documenti
di documenti = processo irreversibile
La conservazione illimitata
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La conservazione illimitata
“Essa si fonda sull’idea che i documenti archivistici sono creati a memoria perpetua di fatti o eventi
da cui risultano o a cui si riferiscono, un’idea che trova origine nel diritto Romano. In tale contesto,
il termine permanente non è usato nel significato di eterno o indefinito, ma è legato ai concetti di
continuità, o assenza di interruzione, stabilità, o assenza di cambiamento, e durevolezza, o assenza
di termine prevedibile”
L..Duranti. I documenti archivistici. La gestione dell’archivio da parte dell’Ente Produttore 1997
(in bibliografia)
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Tipologia di documentazione a conservazione permanente
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Documentazione di carattere amministrativo:
Delibere, ordinanze, determinazioni, circolari
Inventari, fascicoli del patrimonio immobiliare e mobiliare
Bilanci, conti consuntivi, libri mastri, giornali di cassa
Atti di gare, contratti, verbali
Sentenze e contenzioso
Fascicoli del Personale, libri matricola
Atti istituzionali e specifici dell’ente produttore
Relazioni, ispezioni, statistiche, materiali di studio e ricerca
anche allegati alle delibere e determine
carattere normativo e regolamentare
attestazione di natura patrimoniale
documenti contabili di sintesi
contrattualistica
documenti giudiziari
documenti del personale
documentazione caratterizzante
doc. statistica o riepilogativa
I documenti Vitali
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In tale ottica una categoria di documenti da tenere in particolare considerazione è quella
rappresentata da i cosiddetti “documenti vitali” ovvero quei documenti che :” in caso di disastro
sono necessari a ricreare lo stato giuridico e la situazione legale e finanziaria dell’ente,a garantire
i diritti dei dipendenti, clienti, azionisti o cittadini, a soddisfare i suoi obblighi e a proteggere i suoi
interessi esterni.”
Per disastro s’intendono sia le calamità naturali che gli interventi come le guerre provocati
dagli essere umani.
Definizioni di Luciana Duranti in “ I documenti archivistici. La gestione dell'Archivio da parte
dell‘Ente produttore” 1997.
I DOCUMENTI VITALI SONO AD ESEMPIO:
Registri di azionisti, libri mastri, rapporti tecnici, atti deliberativi, inventari dei beni. Nel
stendere un piano di conservazione occorre tenere presente che solo il 10% dei documenti
è da considerarsi “vitale” . Tre i modi di protezione dei documenti vitali: duplicazione con
produzione di produzione multipla di documenti, protezione fisica in situ mediante
casseforti, camere blindate, sotterranei attrezzati, protezione fisica in luoghi remoti
(servizio di outsourcing società specializzate nella gestione e conservazione di archivi e di
addetti).
Ancora sui concetti di selezione
Analisi della funzione del documento
Analisi sul valore del documento
•
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Analisi delle funzioni del documento (nell'attività di selezione)
•
Funzione legale = produzione documentaria individuata sulla
base dell'ordinamento giuridico e rappresentata da dirittti e
obblighi dei singoli interni o esterni all'Ente Produttore come
Contratti Titoli ecc
•
Funzione fiscale/contabile = produzione documentaria che
testimonia le modalità di utilizzo,distribuzione e controllo delle
risorse finanziarie come Fatture, Mandati di pagamento, Mastri,
Libri cassa
Funzione amministrativa = produzione documentaria definita
rispetto alle attività istituzionali e rappresentata da Statuti,
Deliberazioni, Verbali, Circolari Bilanci, Rapporti, Promemoria
Generali
Ma quali sono i documenti inutili?
• I documenti “inutili” Finalmente si arriva allo scarto ovvero
all’eliminazione dei documenti,previa selezione di quelli ritenuti
inutili o superflui ai bisogni ordinari dell’amministrazione e non
necessari ai fini della ricerca storica.
•
I documenti inutili sono potenzialmente rappresentati da:
• stampati, modulistica superata, semplici copie degli originali, da
documenti nei quali le informazioni importanti siano trasferite in altra
documentazione destinata alla conservazione permanente oppure
da documenti le cui informazioni fondamentali siano ricavabili da
altra documentazione generalmente di carattere riassuntivo.
Piano di conservazione e Massimario di scarto quale differenza?
• Gli strumenti della selezione: il piano di conservazione e i
massimari di selezione o scarto
• Come già detto il piano di conservazione è uno strumento
debitamente autorizzato dall’ente sulla base della propria potestà di
autoregolamentazione, che stabilisce i tempi di attività, semiattività e
inattività dei documenti nonché il destino ultimo dei medesimi.
• Il massimario di selezione o scarto, è invece uno strumento che
riproducendo le classi delle categorie (facciamo riferimento per
categorie della Circolare Astengo ), indica poi per ciascuna
categoria , quali documenti vadano conservati per sempre e quali
invece possano essere destinati alla distruzione dopo un periodo di
tempo stimato in
• 5, 7, 10, 20, 40, o 50 anni.
I Massimari di scarto
•
I massimari di scarto costituiscono dunque elenchi di massima indicativi e non tassativi
(tranne che per la documentazione da conservare) di tipologie documentarie da eliminare a
scadenze prefissate.
•
I massimari di scarto hanno iniziato a circolare fin dai primi decenni del novecento e ad essere
usati specialmente come linee guida, come binari sui quali, in mancanza di una seria riflessione
sul valore e sulla funzione del documento, si potesse camminare per arrivare obbligatoriamente
ad una meta, e probabilmente alla sola meta consentita da questo strumento: la distruzione dei
documenti per fare spazio a nuova documentazione, in parole povere uno dei modi per
contrastare l’iper produzione documentaria degli ultimi anni accresciuta in modo esasperato
grazie anche alle nuove tecnologie (fotocopiatori, computer, stampanti, fax) che hanno reso assai
facile la duplicazione dei documenti. Alcuni tipi di massimari poi, in maniera ancor più pragmatica
e semplificata, elencano le tipologie di documenti in ordine alfabetico, riportando a lato i tempi
oltre i quali i documenti possono essere eliminati (es. ULSS, Schola Salernitana ).
•
I problemi principali dati da questi elenchi sono relativi al fatto che talora la medesima tipologia
compare con nomi diversi, oppure poiché non continuamente aggiornati, non compare affatto.
Infine poiché di fatto non sono associati alla categorie e al titolario di classificazione, è difficile
comprenderne la funzione e il contesto dal quale provengono e spesso in questi frangenti si è
aiutati solo dal procedere per analogia.
Sostituiamo il massimario di scarto
con il Piano di Conservazione!!
• Altri massimari ancora, sono del tutto incomprensibili perché
riportano sigle e numeri (ovvero codici identificativi) che sono
riconoscibili solo nell’ambito dal quale provengono. Il dato comune è
che quasi tutti i massimari non sono aggiornati e pertanto devono
essere integrati e supportati da un ragionamento analogico con altre
tipologie di documenti e con i titolari vigenti nelle amministrazioni di
provenienza.
• La sostituzione del massimario di scarto con il piano di
conservazione potrà sicuramente eliminare gli inconvenienti appena
summenzionati.
•
• LA CAMPIONATURA per serie molto ingombranti ma di contenuto
informativo omogeneo (ad esempio i modelli 740) si possono
prevedere tecniche di campionatura. I risultati sono comunque
parziali. Parte della dottrina archivistica li considera negativamente
in quanto romperebbero il cosiddetto “vincolo originario” o vincolo
archivistico.
Piccola digressione: cos’è il vincolo archivistico?
• Il cosiddetto “vincolo archivistico” non è altro che la
relazione espressa tra carta e carta, in grado di fornire il
funzionamento dell’ente nelle manifestazioni esterne
interne e in grado di assicurare nel tempo la continuità
della vita istituzionale amministrativa dello stesso nelle
sue azioni fondanti. Uno scarto che non tenga conto del
vincolo (definito dalla dottrina archivistica come
elemento naturale, originario e anche necessario, nel
senso che non può non esserci il legame tra le carte) di
fatto crea un’azione demolitrice irreparabile, tale da non
restituire la memoria del procedimento, dell’azione e
dell’attività svolta.
Continuiamo adesso. Che dice la normativa Statale
sull’attività di scarto?
•
La normativa italiana dopo l’unità d’Italia (1875-1902) pone l’accento sul
significato positivo dello scarto, vissuto come liberazione dalle carte inutili.
•
La normativa post-unitaria (1911-1939) all’art. 69 del Regolamento del
1911, prevedeva presso le amministrazioni non centrali la presenza di
apposite commissioni di scarto nelle quali doveva figurare anche il Direttore
dell’Archivio di Stato competente territorialmente (1 archivio di Stato per
Provincia) ; furono adottati regole e procedure in modo da mettere gli organi
superiori in grado di giudicare la proposta di scarto (relazione riassuntiva
sulle motivazioni addotte per l’eliminazione, estremi cronologici delle serie,
quantità scartate, elenchi redatti in duplice copia al Ministero allora
Ministero. dell’Interno).
•
E’ previsto anche il principio del “nullaosta” (riconfermato anche dal DPR
1409/1963 e dal Testo Unico n. 490 del 1999 quasi totalmente abrogato )da
parte dell’autorità archivistica competente ossia il Sovrintendente
Archivistico-.
L’attuale normativa D.LGVO n.
42/2004
•
Nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, quando si parla di
autorizzazione allo scarto si utilizza sempre il termine” il Ministero”. Nella
prassi, con Decreto del Direttore Generale della Direzione Generale per gli
Archivi, Dipartimento per i Beni Archivistici Librari n. 3.66 del 23.12.2004,
sono delegate alle Soprintendenze Archivistiche organi periferici del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali alcune funzioni tra cui:” autorizzare
gli interventi di cui all’art, 21 del D.lgs n. 42 del 22.01.2004” ovvero anche
l’autorizzazione allo scarto.
•
E’ MOLTO IMPORTANTE RICORDARE CHE :
•
“la distruzione non autorizzata di documenti è punita con l’arresto da sei
mesi a un anno ed è punita con l’ammenda. E’ considerata una forma di
scarto illegittima anche la cancellazione di documenti elettronici.
L’autorizzazione della Sovrintendenza non sana la illegittimità e di eventuali
scarti prematuri di documentazione che pur non essendo destinata alla
conservazione permanente, ha una sua temporanea validità giuridica o
utilità funzionale ed economica.” (art. 169 ,comma 1, del D.lvo n. 42/2004)
La procedura di scarto
come si fa?
•
•
•
•
•
•
•
L’Ente deve con provvedimento dirigenziale motivato, inviare la richiesta di
scarto alla Soprintendenza Archivistica della Regione di appartenenza per
la dovuta autorizzazione. (non c’è ormai alcun dubbio che la proposta di
scarto è atto di gestione amministrativa avente rilevanza esterna e che
come tale è di competenza dei Dirigenti)
La richiesta di autorizzazione allo scarto deve essere formulata ai sensi
dell’art. 21, comma d, del D.lgvo n. 42/2004. In allegato deve essere inviata
la proposta di scarto in triplice copia.
La proposta di scarto è costituita da una tabella contenente:
1) tipologia degli atti che s’intendono eliminare con annessa la
classificazione di riferimento o il titolario di riferimento
2) estremi cronologici degli atti es. 1993-1997
3) peso espresso in Kg o metri lineari o numero di buste o faldoni
4) motivazione dello scarto e riferimento ai decorsi tempi di conservazione
in relazione al massimario di scarto o al piano di conservazione adottato
La procedura di scarto
come si fa?
• Se dopo un’attenta valutazione nulla osta al procedere della
pratica, la richiesta viene inviata dalla Soprintendenza Archivisticaal
Ministero dell’Interno, Affari Interni e Territoriali, Ispettorato Centrale
per i Servizi Archivistica ai sensi dell’art. 4 del DPR 30 dicembre
1975 n. 654 (attribuzioni del Ministero dell’Interno in materia di
documenti archivistici non ammessi alla libera consultabilità) e
l’assenso è dato ai sensi del Dpr n. 37 del 2001, art 9 applicato per
analogia (le proposte di scarto di documenti sottratti alla libera
consultabilità ai sensi dell’articolo 8 del decreto legislativo 30 luglio
1999 n. 281 sono inoltrate per i provvedimenti di competenza al
Ministero dell’Interno il quale si pronuncia al massimo entro 90
giorni.
• Una volta ottenuto l’assenso dal Ministero dell’Interno,che per
conoscenza viene inviato anche all’Ente richiedente, il
Sovrintendente Archivistico appone l’autorizzazione allo scarto e lo
invia all’Ente.
La Croce Rossa Italiana
Non è più obbligatorio richiedere la disponibilità al
ritiro della documentazione da scartare.
• L’obbligo della cessione alla Croce Rossa Italiana degli
atti ritenuti inservibili degli uffici statali ha origini lontane.
Risale infatti al Regio Decreto n. 2034 del 10 agosto
1928 ed è stato rinnovato ogni 5 anni che attualmente è
abrogato. Perciò l’unica norma cui attenersi è quella
relativa all’art. 8 del DPR n. 37 del 2001 la quale si
limita a disporre che le modalità di cessione degli atti di
archivio di cui è stato autorizzato lo scarto, debbano
essere stabilite da ciascuna amministrazione, anche
attraverso organizzazioni di volontariato o la Croce
Rossa Italiana
ATTO FINALE
• Una volta ottenuta l’autorizzazione allo scarto,
dalla Soprintendenza Archivistica l’Ente che ha
contattato la Croce Rossa Italiana o Ditta
Specializzata o Municipalizzata ma anche una
Cartiera, (importante è che siano garantite
operazioni totalmente distruttive quali
incenerimento, triturazione e spappolamento
della carta), deve inviare, a conclusione della
pratica, un verbale di avvenuta distruzione
indicando le quantità distrutte.
CONCLUSIONI
Le scriviamo insieme, oggi.
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Il piano di conservazione dei documenti.