LA SICILIA
26.
VENERDÌ 20 LUGLIO 2012
CATANIA
Droga a fiumi
colpo ai Carrateddi
Operazione della Squadra mobile durante la notte e
sotto il coordinamento della Dda: arrestate 19
persone che gestivano lo spaccio di cocaina nelle
zone più «calde» e remunerative di San Cristoforo
Tutti gli arrestati
In crisi dopo l’arresto del boss
organizzavano il gran ritorno
Perduto terreno con l’uscita di scena di Lo Giudice, volevano cacciare i Nizza
CONCETTO MANNISI
li di potenza straordinari, soprattutto
dal punto di vista militare, negli anni
antecedenti alla sua cattura.
Alessandro Bonaccorsi, in particolar
modo, avrebbe avuto il compito - o se lo
sarebbe cucito addosso su misura - di
andarsi a riprendere le «piazze» più remunerative dello spaccio e sottrarle ai
santapaoliani - ovvero ai Nizza di Librino - che nel periodo precedente e successivo all’arresto del Lo Giudice se ne
erano impadroniti con un colpo di coda.
Quella sera del 16 marzo di due anni
fa il Bonaccorsi ed alcuni suoi fedelissimi - Salvatore «Turi do locu» Bonvegna,
Si è detto spesso che negli ultimi anni
l’obiettivo dei clan, anche quelli storicamente contrapposti, è stato quello di
mantenere una sorta di «pax criminale»
per realizzare affari di ogni genere. E, all’occorrenza, anche fianco a fianco con i
nemici di sempre.
La regola, che potremmo definire
consolidata, in più di una circostanza ha
però rischiato di essere violata. Con la
inevitabile conseguenza di una guerra
fra gruppi che, anche se sono cambiati i
tempi, nulla avrebbe avuto da «invidiare» a quelle degli
anni Ottanta e Novanta.
Uno di questi
episodi è datato
16 marzo 2010 e
costituisce la base
su cui si è sviluppata l’indagine
della squadra mobile, coordinata
dai magistrati del- UN MOMENTO DELLA CONFERENZA STAMPA DI IERI
la locale Direzione distrettuale antimafia, che ha porta- Natale Cavallaro (oggi collaboratore di
to il Gip del Tribunale di Catania a sotto- giustizia), Marco Rapisarda e Giovanni
scrivere ed emettere il provvedimento «Coca cola» Musumeci - uscirono per rirestrittivo che è valso gli arresti nei con- mettere le cose a posto, ovvero per colfronti di diciannove persone (c’è anche pire qualcuno degli avversari (anche se
un latitante).
non è chiaro a quale livello). Eiò benché
Si tratta, in pratica, dei componenti lo stesso Bonaccorsi si trovasse ufficialdel gruppo di Alessandro Bonaccorsi, mente agli arresti domiciliari. Sfortuna
omonimo della famiglia dei «Carrated- volle per il commando, che mentre si
di», che viene indicato dagli investigato- trovavano a passare in via della Concorri come eccellente trafficante di cocaina dia i potenziali pistoleri vennero intere che, proprio per questo motivo, era cettati da una pattuglia della squadra
stato investito della reggenza dello stes- mobile. Ne nacque un inseguimento
so clan dopo l’arresto di «Iano» Lo Giudi- concluso nello stabile in cui abitava
ce (lo «zingaro»), ovvero l’uomo che ave- Marco Rapisarda e in cui il Bonaccorsi fu
va portato il clan dei «Carrateddi» a livel- bloccato dopo un inseguimento per le
scale con due pistole in mano.
Successivamente fra «Carrateddi» e
«santapaoliani», spiegano gli investigatori, venne siglata la pace. E ciò permise ai «Carrateddi» di riprendere gradualmente quota, al punto tale che nel luglio
di quell’anno, nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita sempre dalla squadra mobile, venne sequestrata
la somma in contanti di 800 mila euro,
rinvenuti in parte nell’abitazione dello
stesso Bonaccorsi e della moglie Bruna
Strano, anche lei arrestata ieri, nonché
di Massimo Leonardi e Daniela Strano,
cognati di Alessandro Bonaccorsi.
Fra i destinatari della misura cautelare, cui hanno contribuito le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia
(oltre al Cavallaro, Gaetano D’Aquino,
Vincenzo Fiorentino e Gaetano Musumeci), anche quel Marco Strano degli
Strano di Monte Po, ennesima conferma
dell’avvicinamento ai «Carrateddi» di
questi ex santapaoliani, nonché il detenuto Orazio Finocchiaro, che sta scontando una condanna per associazione
per delinquere di stampo mafioso quale appartenente al clan Cappello, ma
che è pure destinatario di un’altra ordinanza cautelare eseguita il 6 aprile scorso con l’accusa di aver assunto, benché
detenuto, un ruolo di spicco nello stesso clan.
Finocchiaro, del gruppo degli «Iattaredda», è colui il quale ha ordinato dal
carcere, con un pizzino, l’uccisione del
sostituto procuratore Pasquale Pacifico, che nella Dda segue il filone di indagine relativa proprio ai «Carrateddi». E
che anche ieri, ovviamente, era in prima
fila durante la conferenza stampa tenuta assieme all’aggiunto Amedeo Bertone e all’altro sostituto Giovannella
Scaminaci.
ANASTASI Emilia (cl. 1979),
residente in via Pecorai
ANASTASI Rocco (cl. 1955),
residente in via dei Platani
BRACCIOLANO Salvatore (cl.
1982), residente in via
Gramignani
CRISAFULLI Filippo (cl.
1962), residente in via
Colomba, già detenuto
EMERGE ANCORA IL RUOLO DELLE DONNE
Ancora una volta le donne ai quadri di comando. Ieri
l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti è
stata contestata a quattro signore: Bruna Strano, che
faceva da tramite fra il coniuge detenuto e l’esterno, si
occupava attivamente della gestione del traffico,
persino del taglio e della contabilità (nascondendo il
denaro in casa della sorella Daniela e del cognato
Massimo Leonardi); Maria Bonnici, portavoce del figlio
detenuto Orazio Finocchiaro con gli affiliati in libertà, ai
quali recava missive, suggeriva l’uso di un frasario
criptico e discuteva della gestione delle “piazze” di
spaccio; nonché Emilia Anastasi, moglie di Giovanni
Musumeci e figlia di Rocco Anastasi che ha dimostrato,
secondo le accuse, totale condivisione delle attività
illecite del marito con il quale ha conteggiato il denaro
frutto dello spaccio, ha discusso sugli incarichi del
trasporto e della consegna di droga, intervenendo
autorevolmente sugli argomenti relativi al narcotraffico.
INFORMAZIONE PROMOZIONALE A CURA DELLA PK
Ad Acireale un locale di tendenza: atmosfera lounge con vista mare e prodotti a km zero per incontrare i gusti più disparati
Da Bambuddha il futuro della pizza
«A tavola leggerezza e innovazione»
Tradizione e innovazione. In una società, dove tutto corre molto velocemente, dove vige l’esigenza di essere sempre al passo coi tempi e predisposti ai repentini cambiamenti, poche cose resistono e rimangono ancora apprezzate, ieri come oggi. Una
di queste è la pizza. Una storia lunga
quella del piatto più amato dagli italiani che sembra essere arrivata nella nostra penisola
dalla Grecia, come
una ricetta rudimentale, e che poi
si è tramandata nel
tempo grazie alla
fantasia e alla genialità del pizzaiolo. Già, perché nel
tempo la pizza ha
subito diverse modifiche: segreti che
il pizzaiolo non
svela mai e che oggi
però sfuggono alla
tradizione tramandata da padre in figlio e si aprono a
nuove conoscenze e all’innovazione.
Quale sia il futuro della pizza lo svela Alessandro Daniele, titolare del
Bambuddha ad Acireale. «La pizza
del futuro è l’evoluzione culinaria di
una attenta ricerca di alimenti sempre più buoni, leggeri e digeribili; l’espressione assoluta di piacere nel
mangiare e leggerezza» esclama senza ombra di dubbio. «L’innovazione
innanzitutto – precisa Alessandro già dalla preparazione dell’impasto e
quindi dalla scelta nella miscela del-
la farina; io ad esempio – prosegue ho creato un mix composto da farina
bianca di grano tenero e soia che regala alla pizza un gusto fragrante,
ma non solo». Tra i segreti di Alessandro anche quello della tecnica di
lavorazione e della lievitazione. «Sì,
una particolare attenzione per creare una pizza buona e digeribile parte dalla lievitazione: dall’utilizzo di
pochi grammi di lievito madre - noi
al Bambuddha usiamo solo il crescente quello che un tempo si passavano le massaie per preparare il pane - sino alla lunga durata, da 2 a 3
giorni, questo garantisce un’ alta digeribilità. Infine – continua– la cura
del particolare si conclude con la
scelta di prodotti a km 0 e d’eccellenza, dal pomodorino al radicchio,
tutto deve essere perfetto». E’ leggera e fragrante la pizza del Bambuddha e rispetta la tradizione, cotta nel forno a pietra con legna di
agrumi perché secondo lo spirito del
proprietario «filosofia e atmosfera si
devono fondere e trasformare in tradizioni artistiche, culturali e culinarie». Nel quartiere vecchio, in via
Marzulli, 175, gustare la pizza diventa un momento di pura e semplice magia. «Il Bambuddha nasce dall’idea di creare un ambiente “lounge” di atmosfera orientale. Lo stile
etnico ha influenzato le scelte d’arredamento che caratterizzano il tema
del locale il buddha e il bamboo elementi che mescolati ad arte formano
le incantate atmosfere che avvolgono
il mondo del Bambuddha. Questo
luogo – spiega Alessandro Daniele,
anima del locale insieme alla compagna Loredana – accomuna e concilia serenità ed emozioni, spiritualità
e filosofia, gusti e sensazioni ».
C’è Oriente al Bambuddha. C’è Sud
America, Nord Africa, Europa ed Est
Europa. Nel grande giardino si trova
anche il ristorante che offre una cucina etnica fusion con piatti di cucina internazionale rivisitati nel rispetto del gusto italiano: cous-cous,
paella, chili, carni argentine (angus) e altri piatti orientali. «Abbiamo voluto creare già dal 2004 uno
stile affascinante – aggiunge Loredana – cui poi sono state apportate
nel tempo piccole modifiche, ma
ogni angolo è stato creato pensando
al benessere di chi lo avrebbe vissuto in armonia con la natura circostante in un ricercato spirito orientale, in una dimensione fatta di musica, colori, profumi e sapori».
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In crisi dopo l`arresto del boss organizzavano il gran ritorno