Voci dal Sud 16 AnnoVII° nr. 2 Febbraio 2011 w w w . s o s e d . eu M alasanità A Vibo Valentia tre medici dell’Ospedale condannati per la morte della 16enne Eva Ruscio La giovanissima paziente muore durante un intervento da considerarsi di assoluta “routine” e di tranquillità - Cosa non ha funzionato? Laprimapagina.it Giustizia è fatta a Vibo Valentia nel caso della sedicenne morta in sala operatoria a causa di un errore dei medici, stessa fine toccata poco tempo prima ad un’altra coetanea. Sono tre i medici condannati e altri due sono stati assolti nel processo per la morte di Eva Ruscio, deceduta nel dicembre del 2007 durante un intervento chirurgico all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. Il primario del reparto di otorinolaringoiatria Domenico Sorrentino, è stato condannato a un anno di reclusione e i medici Giuseppe Suraci e Francesco Morano a dieci mesi di carcere. I tre dovranno risarcire anche le parti civili. La sentenza è stata emessa al termine di una Camera di Consiglio durante oltre un’ora. Il giudice ha assolto l’anestesista Michele Miceli ed il medico Gianluca Bava. Al termine della requisitoria il pubblico Ministero Fabrizio Garofalo, aveva chiesto la condanna di tutti e cinque i medici imputati a pene variabili dai cinque ai due anni di reclusione. I cinque medici imputati erano accusati tutti di omicidio colposo. Nel corso della sua requisitoria il pm Garofalo aveva ricostruito la storia clinica di Eva Ruscio, facendo riferimento ad una catena di errori, caratterizzati da condotte attendiste, omissive ed errate. Secondo Garofalo, Eva Ruscio sarebbe stata malcurata nell’approccio terapeutico. I cinque medici imputati sono coinvolti anche in un’ulteriore inchiesta della Procura della Repubblica di Vibo Valentia per il reato di falso connesso proprio con la morte di Eva Ruscio. Nel caso specifico, il pm Garofalo contesta ai cinque medici dell’ospedale di Vibo Valentia di aver omesso di scrivere sulla cartella clinica della paziente le fasi dell’evoluzione della malattia. Eva Ruscio fu ricoverata il 3 dicembre del 2007 per un ascesso peritonsillare. Le sue condizioni peggiorarono nei giorni successivi e la giovane morì durante l’intervento di tracheotomia. “Siamo profondamente delusi da questa sentenza perché ci aspettavamo la condanna di tutti i medici”. Questa la prima reazione, dopo la sentenza, del padre di Eva Ruscio. “Non c’è stato rispetto per mia figlia - ha aggiunto - che oggi, con questa sentenza, è morta per la seconda volta. Non si capisce come mai il giudice abbia condannato tre medici ed assolto gli altri due. E’ vero che i medici non volevano uccidere mia figlia, ma è pur vero che non hanno fatto nulla per salvarla. E’ mia intenzione - ha concluso Giuseppe Ruscio - promuovere una serie di iniziative perché fatti come questi non accadano più. Ci rivolgeremo anche alla Corte di giustizia europea per vedere riconosciute le nostre ragioni”. Voci dal Sud 17 Anno VII° nr. 2 Febbraio 2011 w w w . s o s e d . eu M alasanità Nell’obitorio dell’ospedale di Vibo Valentia, rubavano protesi dentarie ai cadaveri ! La macabra scoperta fatta tramite le telecamere di sorveglianza che hanno ripreso le obbrobriose scene durante la notte incastando un dipendente del nosocomio ed i suoi complici Laprimapagina.it Sviluppi sull’inchiesta che ruota attorno ai furti di squale Lorenzo difesi dall’avvocato Fabrizio protesi dentarie all’interno dell’obitorio dell’ospe- Cuppari) questi avranno venti giorni di tempo per poter chiedere al sostituto procuratore Fabrizio dale di Vibo Valentia. Garofalo di poter essere sentiti oppure presentare relative memorie a loro discarico. Solo dopo il magistrato deciderà se chiedere o meno il rinvio a giuVittime persone decedute allo “Jazzolino”. Al va- dizio. Su quanto avveniva all’interno dell’obitorio i glio dei Carabinieri della stazione, diretta dal luogo- Carabinieri hanno già cominciato a sentire alcune pertenente Nazzareno Lopreiato, un altro caso. Un al- sone. Secondo quanto emerso gli investigatori avrebtro cadavere martoriato da pinze e tenaglie che ve- bero raccolto anche qualche testimonianza che giunivano usate per strappare le protesi dentarie. L’uni- dicano “importantissima”. In ogni caso si tratta di ca variante, rispetto a quanto emerso nelle indagini indagini complesse che potrebbero aprire nuovi e precedenti, è che questa volta l’estrazione sarebbe clamorosi sviluppi. E sull’inchiesta attorno alla quale avvenuta su un cinquantenne. In precedenza, inve- si è arrivato ad ipotizzare un mercato di protesi dence, l’èquipe degli “odontoiatri” dell’horror sarebbe tarie interviene per sgombrare il campo da qualsiasi intervenuta, per come testimoniano le riprese dei Ca- equivoco il presidente della Commissione Odontoiatri rabinieri attraverso una telecamera nascosta nella sala dell’Ordine dei Medici, Giovanni Rubio, che mortuaria, su una signora anziana, Micuccia evidenzia come il “coinvolgimento di studi Paparatto di Ricadi. Per il momento nessuna indi- odontoiatrici nell’episodio malavitoso di cui trattasi, screzione è trapelata dai Carabinieri su questo se- appare assolutamente improbabile, in quanto le procondo caso, ma da quanto accertato la Procura della tesi dentarie sono presidi medici individuali che non Repubblica ha già provveduto a fare riesumare la possono essere adattati a persone diverse da quelle salma affidando una perizia medico legale ad un con- per le quali sono stati progettati e realizzati”. Seconsulente. E quando la perizia sarà depositata allora si do la commissione degli odontoiatri, “nell’ipotesi che potrà procedere nei confronti delle persone che per venga realmente accertata l’esistenza di responsabiil momento sarebbero già iscritte sul registro degli lità reali, in qualunque maniera avvenute, di uno o indagati, ma i cui nomi per il momento non si cono- più iscritti all’ordine, non mancherà di assumere descono. Anche in questo caso l’ipotesi di reato è quel- terminazioni dure e drastiche nei loro confronti a tula di deturpamento di cadavere. Per quanto concer- tela dell’immagine e del prestigio della categoria”. ne le quattro persone indagate (Leonardo Parisi, già sospeso cautelativamente per un mese dal commissario dell’Asp in qualità di addetto all’obitorio; nonché i componenti l’agenzia di pompe funebri: Antonello Scalamandrè, Nicola Scalamandrè e Pa- Voci dal Sud 18 AnnoVII° nr. 2 Febbraio 2011 w w w . s o s e d . eu M alasanità Garza nell’addome, 7 indagati Medici e infermieri di Lanciano sono accusati di omicidio colposo Ivano Granato - Calabria Ora CATANZARO - Sette persone indagate. Sono tutti medici e infermieri del presidio ospedaliero di Lanciano, in provincia di Chieti. Il pubblico ministero di Catanzaro Gerardo Dominjanni ha chiuso le indagini - avviate ad aprile dello scorso anno - sulla morte di un settantenne di Catanzaro, deceduto a causa di una garza dimenticata nell’addome nel corso di un intervento chirurgico. Da quanto si è appreso, l’ipotesi di reato sulla quale lavora ora la procura della repubblica del capoluogo calabrese è quella dell’omicidio colposo. La vicenda, come detto, risale all’aprile del 2010 quando un uomo originario della provincia catanzarese, V.P. di settantadue anni, morì per le conseguenze della presenza di una garza medica nel ventre dell’uomo. Il settantenne, nel 2008, era stato sottoposto a un intervento chirurgico all’ospedale di Lanciano per una patologia alla prostata. Il nosocomio abruzzese non rimase comunque l’unica struttura alla quale si era rivolto l’anziano signore. Sta di fatto che, ad aprile dello scorso anno, le condizioni del settantaduenne, rientrato in Calabria, si aggravano improvvisamente e i familiari decidono così di accompagnarlo all’ospedale di Soverato. Da qui viene disposto il trasferimento al policlinico Ma-ter Domini di Catanzaro. Giunto nella struttura del capoluogo, poco dopo, le condizioni si aggravano ulteriormente e l’uomo muore. A quel punto, i medici catanzaresi, per accertare le cause della morte, danno incarico al medico legale di effettuare l’autopsia. Ed è quindi nel corso dell’esame autoptico che vengono riscontrati i segni di un’infezione, presumibilmente da peritonite, e viene ritrovata una garza nell’addome del paziente. Dei risultati dell’autopsia viene informata la procura della repubblica di Catanzaro, che, qualche giorno dopo la morte dell’uomo, avvia l’inchiesta finalizzata ad accertare le cause del decesso ed eventuali responsabilità. Vengono immediatamente acquisite le cartelle cliniche relative all’intervento subito dal settantaduenne all’ospedale di Lanciano, ma anche tutta la documentazione degli esami sostenuti in strutture sanitarie delle Marche e della Lombardia. In seguito a queste attività, condotte sul territorio dai carabinieri, l’azienda sanitaria provinciale di Chieti avvia un’indagine interna per far luce su quanto accaduto nel periodo in cui il paziente catanzarese era rimasto all’interno del presidio ospedaliero di Lanciano. Da quanto si è riusciti ad apprendere, l’accertamento porta alla luce alcune radiografie effettuate al paziente dopo l’intervento e dalle quali non risulterebbe la presenza di corpi estranei nell’addome. Per questo motivo, l’Asp di Chieti archivia il caso senza prendere alcun provvedimento. Dopo nove mesi di indagine, arriva adesso la prima risposta della procura catanzarese: sette indagati, medici e infermieri dell’ospedale di Lanciano, che avranno ora venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o per chiedere di essere sentiti. A giudizio l’anestesista Costa p.com. - Calabria Ora VIBO VALENTIA- Inizierà il 14 marzo il secondo processo per Bava) sull’approccio all’intervento. Costa e Ciampa avrebbero l’omicidio colposo di Eva Ruscio, la sedicenne di Polia deceduta imposto, con la contrarietà degli altri colleghi presenti che produrante una tracheotomia compiuta all’ospedale “Jazzolino” di pendevano per l’anestesia locale, l’intervento in anestesia geneVi-bo Valentia il 5 dicembre del 2007. Ieri mattina il gup Giancarlo rale. Scelta nefasta in quanto - è stato rivelato dalle perizie - i Bianchi ha disposto il rinvio a giudizio dell’anestesista Francesco miorilassanti somministrati avrebbero paralizzato le vie respiratoCosta, già imputato e condannato in primo grado per la morte di rie di Eva che, Federica Monteleo-ne, la cui posizione -in relazione alla morte di a causa dell’ascesso e dell’ingrossarsi dell’edema provocato Eva - era stata originariamente archiviata su richiesta della Procu- dai vani tentativi di intubarla, morì per asfissia, senza quindi che il ra che aveva ritenuto più attendibile la perizia di parte anziché successivo tentativo di tracheotomizzarla riuscisse a strapparla quella del proprio consulente. Durante il primo processo per il alla morte. decesso di Eva Ruscio - poi conclusosi con la condanna del Il legale del dottor Costa, l’avvocato Giuseppe Altieri, in udienprimario Domenico Sorrentino e dei medici del reparto Giuseppe za preliminare ha sollevato un’eccezione di Suraci e Francesco Morano - l’acquisizione di un’ulteriore perizia improcedibilità ed inutilizzabilità delle perizie medico legali acdisposta dalla Procura aveva convinto il pm Fabrizio Garofalo a quisite prima dell’archiviazione a suo tempo disposta dal gip a chiedere al gip la riapertura delle indagini a carico di Costa. beneficio del suo assistito. Eccezione contrastata dall’intervento Rimesso sot-t’inchiesta e concluse le indagini preliminari, lo stes- degli avvocati Giuseppe Martingano e Giuseppe Arcuri, per i so Garofalo - da pochi giorni trasferito al Tribunale di Chiavari - familiari della vittima costituitisi parte civile, e poi rigettata dal gip aveva chiesto il rinvio a giudizio del professionista. Bianchi. Al processo si è costituita parte civile anche l’associazioPer Francesco Costa, alla luce delle acquisizioni dibattimentali ne Cittadinan-zattiva - Tribunale per i diritti del malato, patrocinadurante il primo a carico del primario Sorrentino e di altri quattro ta dall’avvocato Giovanna Fronte. Responsabile civile è stata medici, il giudice Cristina De Luca ha disposto la trasmissione citata, invece, l’Azienda sanitaria di Vibo Valentia, rappresentata degli atti all’ufficio di Procura, così come per altri due anestesisti, dall’avvocato Bruno Doria. Il processo con rito ordinario è stato Andrea Luci-bello e Carlo Maria Ciampa. Durante l’istruttoria, fissato al 14 marzo. infatti, è emerso che in sala operatoria - durante le fasi preparatorie Il pm Michele Sirgiovanni, che nel frattempo ha ereditato i della tracheotomia, necessaria a causa dell’aggravarsi dell’asces- fascicoli del collega Garofalo, nei prossimi giorni valuterà la posiso pe-ritonsillare per il quale Eva era stata ricoverata tre giorni zione degli altri due anestesisti - Ciampa e Lucibello - e deciderà se prima – vi sarebbe stato un furente scontro tra gli anestesisti procedere o meno all’esercizio dell’azione penale, puntando even(Costa e Ciampa da una parte e Lucibello dall’altra) e tra gli aneste- tualmente alla riunificazione del procedimento, con quello a carisisti (Costa e Ciampa) e i medici otorini (Sorrentino e Gianluca co di Costa, per dare corso al processo “Eva bis”. Voci dal Sud 19 Anno VII° nr. 2 Febbraio 2011 w w w . s o s e d . eu M a l a s a n i t à e ... malisanitari Veterinari assenteisti: saranno sospesi dal servizio Questi i frutti della Legge contro i “furbetti di quartiere” che si annidano in tutti i settori della vita pubblica dannegiando lo Stato, i colleghi onesti, gli utenti e minando l’efficenza dei servizi p.com. - Calabria Ora VIBO VALENTIA - Saranno sospesi dal servizio: soluzione cautelare che la terna commissariale posta al vertice dell’Azienda sanitaria di Vibo Valentia, dopo lo scioglimento per mafia, adotterà nei confronti dei dieci dipendenti del Settore Veterinario arrestati per assenteismo dai Carabinieri. Oggi gli indagati compariranno davanti al Giudice per l’udienza di convalida e potranno, se vorranno, iniziare a chiarire la propria posizione rispetto alle accuse di truffa aggravata e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico contestate dai militari del capitano Stefano Di Paolo e del luogotenente Nazzareno Lopreiato, i quali hanno colto in flagranza di reato dieci tra le sedici persone messe sott’inchiesta. A sostegno delle accuse non solo i filmati registrati dalle microcamere poste all’ingresso e negli uffici del presidio sanitario oggetto d’attenzione, ma anche una mole di fotografie che gli uomini della Benemerita hanno scattato nei luoghi e nelle situazioni più singolari. Un carabiniere, ad esempio, è stato costretto ad improvvisarsi cliente di una banca, mettendosi per circa un’ora in fila allo sportello, con lo scopo di tallonare stretto uno dei veterinari che, lasciato il luogo di lavoro, si era dedicato al disbrigo di alcune commissioni. Il carabiniere si è sorbito tutta la fila, fingendo di prendere appunti e scattando foto a tradimento sul bersaglio che non si era accorto di essere stato pedinato per tutta la giornata. Una microcamera nascosta ha beccato i dipendenti che rientravano tardi in ufficio con lo scopo di marcare l’uscita, arrotondando così lo stipendio grazie allo straordinario. La situazione più grottesca investe però uno dei sedici indagati, un veterinario che sarebbe proprio colui che collaborava con i Carabinieri per scovare i colleghi assenteisti! In un’altra occasione alcuni militari in borghese si sono perfino abbigliati e improvvisati turisti, rimanendo alle calcagna di uno degli assenteisti che in orario di lavoro è stato seguito fino al lungomare di Tropea. Cascatoci mani e piedi, ha risposto alle domande dei finti turisti commentando le bellezze del luogo e, visto che c’era, s’è messo pure in posa per uno scatto ricordo della felice giornata. Bene, indaga indaga, e i militari della Benemerita hanno scoperto che pure il gola profonda rientrasse tra i furbetti del cartellino. Tra questi c’è stato chi, al momento dell’arresto, l’ha detto proprio chiaro: ogni giorno doveva accompagnare i figli a scuola, con calma ovviamente. Ancora non aveva realizzato che, proprio per quel motivo, era finito in arresto. Quindi, dunque, l’udienza di convalida davanti al giudice di Vibo Valentia, durante la quale i difensori dei dieci indagati finiti ai domiciliari hanno chiesto il ritorno in libertà dei rispettivi assistiti. D’altronde, esperite le formalità di rito dopo l’arresto in flagranza, non si ravvisano pericoli di fuga o di inquinamento delle prove. Quanto alla reiterazione del reato contestato, sarà difficile che nel futuro chi è passato sotto l’occhio indiscreto di quelle microcamere nascoste in futuro possa, per qualunque ragione non legata ai doveri d’ufficio, allontanarsi dall’ufficio.