Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Resoconto sommario
LUNEDÌ, 4 OTTOBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 10.00
Presenti
Mario Araldi, Maria Rosa Arona, Ricardo E. Buttazzi, Giacomo Canepa,
Paolo Castellani, Michele Coletta, Nello Collevecchio, Ugo Di Martino,
Juan Antonio Garbarino, Mariano Gazzola, Antonio Laspro, Francisco
Nardelli, Filomena Narducci, Renato Palermo, Luigi Pallaro, Walter A.
Petruzziello, Marina Piazzi, Claudio Pieroni, Gerardo Pinto, Marcelo H.
Romanello, Marina A. Salvarezza, Adriano Toniut
Franco Narducci, Segretario Generale del CGIE
Antonio Bruzzese, Gian Luigi Ferretti e Mario Frizzera (Consiglieri di
nomina governativa, intervenuti a titolo personale)
Ambasciatore Roberto Nigido, Ambasciatore d’Italia a Buenos Aires;
Min. Plen. Vincenzo Palladino, Ministro Consigliere dell’Ambasciata
d’Italia a Buenos Aires;
Consigliere Placido Vigo, Console Generale d’Italia a Buenos Aires;
Consigliere Fabrizio Marcelli, Consigliere sociale dell’Ambasciata d’Italia
a Buenos Aires;
Min. Plen. Sandro Maria Siggia, Vice Direttore Generale per gli Italiani
all’Estero e le Politiche Migratorie;
Dott. Carlo Ciofi, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro per gli Italiani
nel Mondo
Min. Plen. Torquato Cardilli, Segretario del CGIE
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Presidenza del Vice Segretario Generale Luigi PALLARO
L’Inno nazionale, che i presenti ascoltano in piedi, segna l’apertura dei lavori della Commissione.
Il PRESIDENTE rivolge all’Assemblea parole di saluto e invita quindi a osservare un
minuto di raccoglimento in ricordo del compianto Vice Segretario Generale Antonio
Macrì, che con passione e generosità ha profuso il proprio impegno in favore dei
connazionali in America Latina, e di Di Benedetto, la cui scomparsa è avvenuta tre anni
or sono.
In piedi, viene osservato un minuto di silenzio
S.E. Roberto NIGIDO (Ambasciatore d’Italia a Buenos Aires) porge il benvenuto e augura
buon lavoro alla Commissione Continentale, che nella sua nuova composizione per la
prima volta si riunisce a Buenos Aires.
Il collegamento con gli italiani all’estero, ricchezza umana e culturale della Nazione,
rappresenta una scelta di civiltà dell’Italia, ed è un dovere, tante volte richiamato dal
Ministro Tremaglia, considerarli titolari degli stessi diritti di cui godono gli italiani in
Patria. Occorre pertanto che il Paese sappia porre in essere le misure necessarie perché
l’apparato dell’Italia all’estero sia in condizione di offrire ad essi servizi adeguati.
Pone quindi l’accento sulla necessità, per l’Italia e l’Argentina, di conservare equilibri
democratici e rispettosi dei diritti di tutti e ricorda il previsto incontro della
Commissione con il Ministro degli Esteri argentino.
Rivolge quindi al Segretario Generale un sentito augurio di successo nell’attuale
particolare momento di preparazione delle elezioni politiche dei connazionali all’estero,
e un ringraziamento al Ministro Cardilli e al dott. Ciofi per il lavoro che svolgono.
Conclude affermando che il Paese, che in politica estera intende svolgere un ruolo
attivo, deve fornire gli strumenti che consentano di essere all’altezza delle ambizioni.
Per il Console Placido VIGO (Console Generale d’Italia a Buenos Aires) è un privilegio
prendere parte alla prima riunione di area di questo rinnovato organismo. Ringrazia
per l’impegno il Vice Segretario Generale, al quale conferma la sua personale
sollecitudine affinché l’Ufficio che egli dirige rappresenti per lui un sicuro riferimento.
Con soddisfazione considera che il nuovo CGIE si è aperto alle giovani generazioni ed
ha istituito una Commissione ad hoc. Oggi la maggior parte dei Presidenti delle
Associazioni ha meno di trent’anni, ed egli esprime l’auspicio che sappiano avvalersi
dell’esperienza degli italiani che, nel mondo, hanno saputo affermare i valori della
Madrepatria.
Il PRESIDENTE rivolge parole di ringraziamento ai presenti e ricorda il compito della
Commissione, di essere portatrice di conoscenza delle problematiche locali verso chi è
chiamato a fare la politica per le comunità italiane all’estero.
Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) è onorato di presenziare ai lavori
della Commissione; saluta le personalità, gli esperti, i Presidenti di Comites e tutti i
presenti; rivolge al Vice Segretario Generale Pallaro un augurio di successo
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nell’affrontare i problemi delle comunità italiane nell’attuale fase di difficile transizione
e ringrazia il Ministro Cardilli (Segretario del CGIE) e la sua Segreteria per l’assiduo
lavoro organizzativo che consente di procedere con efficacia.
Ricorda che due anni fa la Commissione Continentale per l’America Latina si è riunita a
Buenos Aires, in concomitanza con la prematura scomparsa dell’allora Vice Segretario
Generale Antonio Macrì, del cui impegno rimangono importanti tracce. In questo lasso
di tempo l’Argentina ha vissuto uno dei periodi più difficili della sua storia, con
conseguenze drammatiche anche per i connazionali ivi presenti, i quali hanno
comunque potuto contare sul sostegno della rete diplomatico-consolare. Le
problematiche denunciate nelle riunioni del CGIE a Roma sono state largamente
superate, e la sede di Buenos Aires viene spesso citata come esempio da esportare
quanto a efficienza nello svolgimento delle pratiche giacenti ed efficacia delle risposte
fornite, grazie anche al razionale ricorso alla tecnologia.
In questi giorni di dibattito sulla legge finanziaria 2005 non è facile prevedere quali
risorse finanziarie saranno riservate alle comunità italiane all’estero. Il CGIE ha difeso
con forza alcuni aspetti cardine dell’intervento del Governo italiano, affinché non siano
misconosciuti i diritti dei connazionali nel mondo. C’è un problema diffuso di
impoverimento, di espulsione dal mercato del lavoro cui deve dare risposte lo stato
sociale; per questo è fondamentale la difesa, nella Finanziaria, del ruolo dei Patronati.
Nel campo dell’assistenza si è impegnati a che siano quanto meno mantenute le risorse
destinate agli italiani all’estero.
In Italia si sta sviluppando un’animata discussione sul voto e sul federalismo e vi è stato
un acceso dibattito su come considerare la rappresentanza parlamentare degli italiani
all’estero. Il CGIE ha sempre sostenuto la parità di diritti e doveri dei connazionali nel
mondo con quelli in Patria e su tali basi è stata impostata la battaglia per le riforme
costituzionali e per il riconoscimento del diritto all’esercizio del voto all’estero. Si pone
ora l’interrogativo circa la composizione della rappresentanza italiana nel Senato
federale e nella Camera dei Deputati, e certamente vanno evitate soluzioni di
compromesso. Ci si deve fare forti dell’impegno del Ministro per gli Italiani nel Mondo
e delle forze politiche sensibili ai problemi della comunità italiana all’estero. In tema di
voto all’estero sottolinea la fondamentale importanza che sia risolto il problema delle
anagrafi.
Soffermandosi sulla questione dei giovani, evidenzia il dovere di proiettare verso il
futuro il patrimonio storico dell’emigrazione italiana. Nello scorso settembre, in
occasione della riunione del Comitato di Presidenza è stata illustrata l’indagine sui
giovani italiani nel mondo, che sarà ufficialmente presentata a Roma, nell’Assemblea
Plenaria di dicembre. Il mondo giovanile ha una propria dinamica, che non è quella
dell’associazionismo tradizionale, e su tale dato di fatto va sviluppato il lavoro di
collegamento con il mondo giovanile, che sarà uno dei cardini dell’impegno del CGIE
nei prossimi anni. (All. 1)
Il PRESIDENTE rivolge un pensiero grato al Ministro Tremaglia, per l’assiduo lavoro
in favore degli italiani nel mondo e dà la parola al dott. Ciofi (Capo della Segreteria tecnica
del Ministro per gli Italiani nel Mondo), che lo rappresenta, perché fornisca indicazioni
sulle future aspettative.
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Carlo CIOFI (Capo della Segreteria tecnica del Ministro per gli Italiani nel Mondo) informa
che in questo momento alla Camera dei Deputati, dove è in votazione l’art. 2 della legge
sul federalismo, il Ministro Tremaglia sta battagliando perché siano 18 i rappresentanti
degli italiani all’estero. Egli reca il saluto del Ministro, idealmente presente in questa
riunione, la cui azione è sempre orientata verso i connazionali fuori d’Italia. Di recente,
in occasione dell’incontro con il Vice Ministro Baldassarri gli ha rappresentato
l’esigenza che il decreto taglia-spese non intaccasse le risorse del mondo
dell’emigrazione. Ha ottenuto la risposta positiva del Vice Ministro e un impegno
preciso del Ministro Siniscalco per quanto riguarda sia il 2004 che il 2005.
Quanto ai contrattisti, in queste ore si sta studiando la forma più opportuna affinché sia
assicurata la continuità dell’aggiornamento dell’anagrafe; si tratta comunque di materia
nella competenza del MAE. La scorsa settimana è stato insediato il Comitato elettorale,
strumento chiamato a vigilare sulle due anagrafi (AIRE e consolare), convenendo che il
MAE metterà a disposizione del Ministero dell’Interno 600 mila nominativi sui quali vi
è discordanza anche con i Comuni.
Entrando nel merito dei lavori, il PRESIDENTE dà la parola all’Esperto dell’Uruguay,
Ernesto Murro, il cui intervento verterà sulla sicurezza sociale.
Ernesto MURRO (Esperto dell’Uruguay che interviene in lingua spagnola) intende
presentare un ampio panorama in tema di sicurezza sociale, al fine di offrire spunti di
riflessione su quanto si sta verificando in particolar modo in America Latina.
La sicurezza sociale, che in Europa è parte del sistema pubblico di protezione sociale,
sicuramente uno dei migliori al mondo, è uno dei diritti fondamentali contemplati nella
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e successivamente ratificato dall’OIL nel
1952 e nel 2001. Accedere a tale diritto risulta però sempre più difficile e gli stessi
Governi incontrano notevoli difficoltà a garantirlo.
Si sofferma quindi sulle tendenze che nel mondo si vanno delineando, di riforma dei
sistemi previdenziali e sanitari, che seguono due indirizzi: strutturale o paradigmatico e
parametrico o non strutturale. Nel primo caso è prevista la privatizzazione totale o
parziale dei regimi pubblici, mentre nel secondo caso, fatti salvi i principi base del
sistema di sicurezza sociale, vengono apportate modifiche ai parametri. In questo senso
è orientata la riforma in Italia.
L’idea della riforma strutturale si deve alla Banca Mondiale, che nel 1994 ha pubblicato
il libro: “Invecchiamento senza crisi”. Essa si basa su un sistema multipilastro nel quale
il primo, obbligatorio, è amministrato dal settore pubblico; il secondo, pure obbligatorio
e fra i tre considerato quello fondamentale, è amministrato dal settore privato; il terzo è
volontario. Sempre secondo la Banca Mondiale, l’adozione di tale sistema produrrebbe
una serie di effetti positivi: diminuzione del peso della sicurezza sociale per le finanze
dello Stato; riduzione dell’evasione fiscale; possibilità di scelte alternative per il
lavoratore; rafforzamento della solidarietà e miglioramento delle prestazioni; creazione
di risparmio nazionale; creazione o maggiore impulso al mercato di capitali; migliori
aspettative per le giovani generazioni; incremento dei posti di lavoro, della
competitività e della produttività.
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Con la riforma di tipo parametrico i cambiamenti riguardano alcuni parametri, quali le
formule di calcolo delle prestazioni, l’età del pensionamento, il sistema di
indicizzazione, le percentuali di contribuzione, l’introduzione di regimi complementari
nei sistemi di sicurezza sociale. L’orientamento è verso la parità di trattamento tra
uomini e donne.
Tra i Paesi dell’America Latina, il Brasile e il Venezuela hanno seguito questo secondo
tipo di riforma, mentre in tutti gli altri è stata attuata una riforma strutturale,
introducendo la partecipazione del settore privato e per lo più dando vita a un regime
totalmente sostitutivo di quello pubblico. In Colombia e Perù è stato adottato il modello
parallelo pubblico-privato, mentre in Argentina, Costa Rica e Uruguay il regime è
misto. Quanto all’Argentina, nel 2002 ha avviato un processo di revisione dell’attuale
regime.
Nel suo documento del 2004 la Banca Mondiale afferma che è stato ignorato il ruolo del
primo pilastro, per cui la lotta contro la povertà si è risolta in una sconfitta ed è fallito il
tentativo di ampliare le tutele sociali.
In America Latina mediamente solo un ultrasessantenne su tre gode di una pensione, e
in alcuni Paesi la percentuale è addirittura del 10 o dell’8%. Basare le prestazioni sul
contributo dei lavoratori non ha prodotto effetti positivi, mentre si riscontra un
miglioramento nel caso di un regime di sicurezza sociale che ridistribuisca le risorse. In
Argentina e Cile sono garantite prestazioni minime a chi non raggiunga il necessario
numero di anni di contribuzione.
Conclude affermando la necessità che per ogni singolo Paese si tenga conto di tutti gli
aspetti quando si discutono le convenzioni bilaterali. (All. 2)
I lavori, sospesi alle ore 11.20, riprendono alle ore 11.50
Il PRESIDENTE apre il dibattito sulla Relazione dell’Esperto Murro.
Antonio BRUZZESE (Italia) fa anzitutto riferimento alla qualità dei servizi bancari, con
particolare riguardo alla BNL argentina. I pagamenti delle prestazioni avvengono
mediamente entro 15-20 giorni, contro i quattro previsti negli Accordi con l’INPS;
inoltre, in molti casi vengono indebitamente addebitate le commissioni nella misura del
2-3-5%. Nella sua veste di Presidente della II Commissione Tematica del CGIE ha
affrontato lo scorso mese la questione con i vertici dell’INPS; poiché la BNL progetta di
lasciare il Paese (egli ha chiesto la ricollocazione del personale dipendente), sono in
corso trattative con vari istituti di credito per garantire un’adeguata qualità del servizio.
Sul piano operativo, dalla seconda metà del 2005 il servizio dovrebbe essere reso da un
nuovo istituto di credito; per la sola Argentina si tratta di oltre 60 mila prestazioni.
A proposito della campagna RED, ora conclusa, ricorda che per legge spetta al
Patronato accertare i redditi e una serie di altre condizioni, qualora debba essere erogata
una prestazione assistenziale. A seguito di tale campagna l’INPS ha realizzato un
risparmio di 139 milioni di euro, mentre l’azione volta a garantire a ciascun pensionato
516 euro, del valore di 60 milioni di euro, è risultata a costo zero. Ritiene maturo il
tempo per dare un deciso impulso all’assegno di solidarietà e rivolge un appello
affinché si avvii rapidamente in America Latina la raccolta di 100 mila firme a sostegno,
appunto, dell’assegno di solidarietà agli italiani nati in Italia, che versano in condizioni
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di disagio. Una proposta di legge in tal senso, che aveva trovato l’ampia disponibilità di
alcune forze politiche, dal Ministro Tremaglia a esponenti del centro-sinistra, non ha
avuto il consenso dell’Aula parlamentare. Egli osserva che per l’America Latina, dove
maggiormente si risentirebbero gli effetti di tale provvedimento legislativo, non si
supererebbero i 60 milioni di euro. È iniziata la campagna elettorale ed a suo avviso
occorre rivolgersi a tutte le forze politiche per verificare quale posizione intendano
assumere rispetto a ogni problema.
Quanto ai rapporti con il MAE, si tratta di vedere in che modo la rete dei Patronati può
concorrere a integrare il lavoro dei Consolati. Si potrebbero ipotizzare accordi
sperimentali a livello locale, ad esempio a Buenos Aires, San Paolo e Caracas,
nell’ambito dell’attuale finanziamento dei Patronati.
Quando a dicembre di riunirà l’Assemblea Plenaria, sarà presentato un vero e proprio
pacchetto di questioni riguardanti previdenza e assistenza per gli italiani all’estero. Va
infatti rivisto il calcolo relativo al pro rata italiano, poiché il riferimento è ai salari di
trent’anni fa; occorre chiedere l’estensione della totalizzazione e prevederla, nelle
convenzioni bilaterali, anche per il pubblico impiego; rivedere la normativa dei riscatti
che, ad esempio in Venezuela, impedisce a migliaia di connazionali di avere
l’integrazione di 123 euro.
Per quanto riguarda le convenzioni internazionali, l’INPS ha indicato dei poli
specializzati per regolare la materia. Si sono avuti incontri con le sedi del Veneto per
l’Argentina, e di Forlì per il Brasile, per valutare il rischio che i tempi per la liquidazione
delle prestazioni tornino ad essere addirittura biblici.
Michele COLETTA (Venezuela) si compiace per l’appello a che si proceda a una raccolta
di firme a sostegno della richiesta di assegno sociale. Premesso che la Repubblica
italiana è fondata sul lavoro, egli osserva che nessuno ha lavorato più degli italiani
all’estero, ma che in contropartita hanno avuto meno di tutti. Per questi italiani, che
oggi in America Latina versano in condizioni disastrose, lo Stato italiano dovrebbe
avere riguardo e mostrare maggiore sensibilità, senza attendere che di anno in anno si
riduca il numero delle persone da assistere che fra 10-15 anni saranno scomparse.
Ritiene che sarebbe sufficiente una modesta integrazione alle somme complessivamente
amministrate dai diversi organismi e in questo senso chiede che sia realizzato uno
studio.
Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) ha particolarmente apprezzato la Relazione
dell’Esperto dell’Uruguay. I problemi del Venezuela, che attengono alla sfera socioeconomica e politica, hanno avuto per effetto anche l’impoverimento della collettività
italiana. Chi negli anni ’50-‘60 era titolare di un’azienda e oggi non ha più nulla, oppure
chi aveva un lavoro e l’ha perduto, vive in miseria e non può contare sull’assistenza
sociale. Auspica che il CGIE sappia individuare le vie opportune per recare sollievo a
tali situazioni.
Antonio LASPRO (Brasile) sottolinea anzitutto che sarebbe stato doveroso ricordare
anche i Consiglieri Zoratto e De Matteo, della cui significativa presenza nel Consiglio
Generale vi sono ampie testimonianze.
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Non può esprimersi sull’intervento dell’Esperto in sicurezza sociale, poiché non
comprende lo spagnolo. Personalmente ritiene che, intervenendo presso un organismo
del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, gli Esperti dovrebbero esprimersi in
italiano, anche per una forma di rispetto per l’impegno all’estero dello Stato italiano in
tema di lingua e cultura italiana.
Concorda con il Presidente della II Commissione Tematica sull’opportunità di sostenere
i Patronati, che con la loro opera nei confronti dei connazionali indigenti costituiscono
un punto di riferimento. Sottolinea la necessità che finalmente sia costituito quel Fondo
di solidarietà deciso nella Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, nel quale far
confluire i fondi assistenziali stanziati dalle varie Regioni e dallo Stato italiano,
includendo il Brasile nel “Piano emergenza”, accanto all’Argentina, all’Uruguay e al
Venezuela. Occorre poi una modifica legislativa che consenta più incisive forme di
assistenza e l’eliminazione delle disparità di trattamenti INPS tra italiani residenti in
Italia e all’estero, per quanto riguarda la legge 448/2001. Segnala infine la non corretta
misura dei tassi di conversione e la necessità di aumentare il limite della doppia
imposizione fiscale, portandolo a 7.500 dollari.
Filomena NARDUCCI (Uruguay) assicura che sarà fornita una traduzione della
Relazione dell’Esperto Murro, che offre elementi che risulteranno utili in futuro. Sono
state infatti considerate le carenze di tipo assistenziale delle varie legislazioni in
America Latina, ma anche forniti spunti prospettici in materia di sicurezza sociale;
poiché diverse Convenzioni bilaterali in scadenza dovranno essere rinnovate e ai tavoli
di discussione è stato chiesto che sia presente un rappresentante del CGIE, è importante
avere una conoscenza vasta della materia.
In Uruguay la situazione socio-economica è in progressivo peggioramento, con
conseguenze anche sulla comunità italiana; nuovi poveri, per lo più imprenditori che
hanno perduto le proprie imprese, non possono che rivolgersi a enti o al Consolato per
ricevere assistenza. Ma le risorse sono del tutto insufficienti e, nonostante il Consolato
abbia stipulato con istituti privati una convenzione per l’assistenza sanitaria, non si è in
grado di far fronte alle richieste. Convinta che non si possa mai offrire un’assistenza
adeguata a chi ne ha bisogno, sottolinea come l’assegno sociale sarebbe più rispettoso
della dignità della persona.
Concorda con il Consigliere Bruzzese (Italia) sulla proposta di assegno di solidarietà,
un’idea sempre sostenuta dall’America Latina, ma contesta il fatto che si parli di italiani
nati in Italia, anziché di italiani emigrati. La posizione è a suo avviso discriminante, se
non addirittura anticostituzionale. Non le è chiaro, poi, chi debba farsi promotore della
raccolta di 100 mila firme; se ne dovrà forse discutere in Assemblea e in quella sede
assumere eventualmente una decisione.
Pone l’accento sui previsti tagli di contributi ai Patronati, iniziativa estremamente
grave, che penalizza chi negli anni si è posto al servizio dei lavoratori più deboli
svolgendo, in particolare in America Latina, un lavoro che altrimenti non avrebbe
potuto sostenere la rete diplomatico-consolare, la quale lamenta perenni carenze di
organico. Chiede pertanto che la Commissione si esprima con un ordine del giorno a
sostegno dell’attività che i Patronati svolgono in Italia e all’estero.
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Si vorrebbe certo dar tutto a tutti ma, osserva Gian Luigi FERRETTI (Italia), qualora si
formulasse una richiesta secondo l’indicazione del Consigliere Filomena Narducci
(Uruguay), molto probabilmente nessuno otterrebbe qualcosa. Si può semmai pensare a
due momenti successivi, che riguardino il primo gli italiani nati in Italia, ed
eventualmente il secondo in via più generale gli italiani emigrati.
L’Esperto Murro, al quale sicuramente non intende mancare di rispetto, ha svolto una
splendida lezione universitaria in una sede che, dal suo punto di vista, probabilmente
non è quella opportuna, sicché dei gravi problemi dell’area, sui quali va presa
posizione, si è iniziato a discutere soltanto con l’intervento del Consigliere Bruzzese
(Italia). Rivolge pertanto un appello, che può riguardare il futuro, a che gli esperti si
calino di più nella quotidianità dei problemi, poiché questo potrebbe giovare al buon
andamento dei lavori.
È convinzione di Paolo CASTELLANI (Cile) che, se non si modificherà la strategia
politica, qualsiasi risposta sarà influenzata dal deficit di bilancio dell’INPS, che a suo
avviso rappresenta il maggiore scoglio per l’ottenimento dell’assegno sociale. La
tendenza è di passaggio da uno stato sociale ad uno neo-liberale e l’INPS da anni sta
sviluppando una politica per cui la tutela della salute non dovrebbe essere a carico del
lavoro; pertanto, la richiesta all’Istituto del pagamento di assegni assistenziali non potrà
che ottenere una risposta negativa. In ogni caso, la responsabilità dell’attuale situazione
economica dell’INPS non è imputabile al mondo dell’emigrazione, che non deve
dunque sopportarne il peso. All’estero non si è confusa l’incapacità di lavoro con
l’incapacità di guadagno, contrariamente a quanto è avvenuto nel Mezzogiorno d’Italia,
dove nel 1980 il 45% delle pensioni erogate era di invalidità; anche se attualmente la
percentuale si è ridotta al 27%, l’onere non è comunque sostenibile.
Nella Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, al fine di
risolvere la questione dell’assegno sociale il Consiglio Generale ha suggerito il ricorso a
forme miste pubblico-privato, ed egli propone che nella prossima Assemblea sia
richiesta una verifica sullo stato di realizzazione degli obiettivi posti nella suddetta
Conferenza, da realizzarsi incaricando la II Commissione Tematica di convocare tutte le
Regioni, che all’estero continuano a sostenere esclusivamente i corregionali.
In Cile l’82% dei pensionati italiani riceve l’integrazione al minimo ed essi sono
considerati “ricchi” ai fini dell’assistenza sia sanitaria pubblica che del Consolato. Non
hanno pertanto altra possibilità che rivolgersi a istituzioni come il Comitato Italiano di
Assistenza (COIA), che con un piccolo ambulatorio, medicine e sussidi assiste 160
persone, la Casa di riposo Italia, e la Beneficenza italiana di Valparaiso.
Per l’assistenza indiretta in Cile vengono distribuiti all’incirca 56 mila euro, del tutto
insufficienti per dare risposta alle reali necessità. Occorre pertanto che le Regioni
assumano precise responsabilità e che vengano stipulate convenzioni con gli ospedali
affinché non siano abbandonati a se stessi quei connazionali che non usufruiscono delle
prestazioni del sistema sanitario pubblico nazionale. L’esperienza del COIA potrebbe
essere esportata per lo meno a Valparaiso e Vigna del Mar, dove pure è insediata una
consistente comunità italiana. (All. 3)
Adriano TONIUT (Argentina) ricorda che in passato l’assistenza e la sicurezza sociale
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sono state oggetto di ampi approfondimenti; sulla questione dell’assegno sociale sono
stati prodotti ordini del giorno nelle riunioni di Montevideo e di Caracas, che però non
hanno avuto alcun tipo di risposta.
Quanto ai fondi regionali stanziati per l’emergenza in Argentina, richiama il documento
presentato all’Assemblea Plenaria nello scorso luglio, di richiesta all’Unità di
coordinamento delle Regioni di modificare i criteri di ripartizione del fondo di 2,5
milioni di euro. Nei primi mesi dell’anno sono stati distribuiti in Argentina circa 200
mila euro, ed egli chiede che questa Commissione investa del problema il Comitato di
Presidenza, affinché appuri le intenzioni della citata Unità di coordinamento.
Per Mario FRIZZERA (Argentina) la brillante relazione tecnica dell’Esperto Murro non
ha affrontato in modo specifico le questioni relative ai connazionali in America Latina e
non ha dunque pienamente corrisposto alle aspettative della Commissione.
Solleva il grave problema dell’assistenza sanitaria. In Argentina l’ente mutualistico
statale non eroga che prestazioni minime, sicché interviene con l’assistenza diretta il
Consolato, che ha visto progressivamente aumentare le richieste, per cui i fondi
risultano attualmente esauriti ed è concreto il rischio che malati in cura siano costretti
ad interrompere le terapie. A fronte di una domanda crescente non è pensabile
ipotizzare una contrazione della somma a disposizione del Consolato per questo tipo di
spesa.
Quanto all’assistenza indiretta, gli enti assistenziali compiono veri e propri salti mortali
per offrire aiuto a chi ne necessita. Alcune Regioni stanno stipulando convenzioni con
ospedali, ed egli pone la questione del fondo di solidarietà regionale, destinato a far
fronte alle esigenze dei connazionali indipendentemente dalla Regione di origine, che
non è stato ancora interamente finanziato. Evidenzia quindi l’importanza non soltanto
che vi sia una continuità nell’erogazione, ma che il fondo di solidarietà regionale
divenga un’istituzione permanente.
L’assegno sociale, da tempo atteso, non deve essere sostitutivo degli interventi di
assistenza diretta e indiretta e di quelli delle Regioni. Concordando con il Consigliere
Ferretti (Italia), egli è convinto che si debba realisticamente pensare di limitarlo ai soli
connazionali nati in Italia.
Per Carlo CIOFI la questione del fondo regionale di solidarietà è stata affrontata con
estrema attenzione dal Ministro Tremaglia, al quale varie Regioni hanno chiesto di
presiedere a tale iniziativa. Poiché ogni Regione ha propri tempi tecnici, ed i sussidi
dovevano essere elargiti nel giro di sei mesi, è stata modificata la destinazione di parte
della somma. Nel frattempo, le Consulte regionali hanno svolto un lavoro ammirevole
con l’individuazione di numerosi indigenti non compresi negli elenchi di cui si
disponeva. A fine marzo è stata accreditata all’Ambasciata a Buenos Aires una parte
della cifra, sollecitamente distribuita ai Consolati di Cordoba, Moròn, Rosario, La Plata,
Lamos de Zamora, Mendoza. I criteri sono stati dettati dalle associazioni, in accordo con
i Consoli. La parte restante dei sussidi, che le Regioni avevano depositato presso
l’Osservatorio interregionale per la cooperazione allo sviluppo, è stata spedita il 5
settembre; pertanto il capitolo è attualmente chiuso.
Quanto alle tessere sanitarie, la decisione non può essere assunta dal Ministro
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Tremaglia. Poiché le Regioni hanno ricevuto soltanto da due ospedali italiani la
disponibilità a stipulare una convenzione, è stato deciso di fornire tessere di
assicurazione sanitaria della durata di un anno a una vasta platea, ma tale decisione
deve essere sottoposta all’approvazione delle Regioni, che egli ha convocato per il
prossimo 15 ottobre.
I contributi alla micro e piccola impresa italo-argentina saranno disponibili dal 1°
gennaio. Il ritardo è dovuto esclusivamente alle Regioni, ma occorre tenere conto che
nella Regione Sardegna, capofila per l’emigrazione nell’ambito del Cinsedo, le elezioni
hanno portato alla sostituzione dell’Assessore competente, che si è insediato dopo un
mese e mezzo.
Per quanto riguarda l’assegno sociale, l’INPS è stata richiesta di quantificare la somma
necessaria, perché ne possa essere portato a conoscenza il Consiglio dei Ministri. Il
Ministro Tremaglia da tempo sta portando avanti questa battaglia, che con il sostegno
di tutte le forze politiche ritiene possa essere vinta quanto prima.
Rivolto al dott. Ciofi, che ringrazia per la partecipazione ai lavori della Commissione,
Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) si vede ancora una volta costretto a
rilevare un problema di mancata informazione, poiché di quanto è stato riferito il
Consiglio Generale è del tutto all’oscuro. La sua non vuole essere una polemica, né una
critica, ma soltanto la constatazione di qualcosa che non funziona a dovere. Ricorda che
l’idea di un fondo unico delle Regioni che consentisse di ragionare non in termini
particolaristici, ma di impostare una politica di programmazione generale, è stata
approfonditamente affrontata nel 1999 a Rio de Janeiro dalla Commissione
Continentale, e successivamente nella Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo e
nella Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE. Il Consiglio Generale, che ha
una Commissione Tematica che tratta le questioni di sicurezza sociale, si compone di
persone che vivono all’estero e conoscono i problemi delle comunità, e dunque non si
deve chiudere il canale di comunicazione perché non venga meno quella spinta
propulsiva che dal 1991 è stata alla base di quanto oggi si sta portando avanti. Occorre
una concertazione larga e che dagli Uffici del Ministro Tremaglia le informazioni
arrivino al CGIE, che è indispensabile sia consultato nelle sue varie espressioni.
Renato PALERMO (Uruguay) fa rilevare l’esiguità della somma necessaria per erogare
l’assegno sociale. In Uruguay il numero di connazionali ultrasessantacinquenni
indigenti nati in Italia non supera le 700 unità, e in tutta l’America Latina il loro numero
è sicuramente contenuto. Vi è dunque l’opportunità, per l’Italia, di compiere una bella
azione a basso costo. Fa poi rilevare che si sta assistendo all’emigrazione di ritorno di
connazionali che, giunti all’età della pensione, non vedono garantita la propria
sopravvivenza; qualora il fenomeno assumesse proporzioni notevoli, si tradurrebbe in
un aggravio considerevole per la spesa pubblica italiana.
Ugo DI MARTINO (Venezuela) conferma che anche in Venezuela gli aventi diritto
all’assegno sociale sono un modesto numero.
A proposito di assistenza sanitaria, il modello spagnolo adottato in Venezuela potrebbe
essere preso ad esempio. Quanto ai giovani, che costituiscono una ricchezza, non si
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deve offrire assistenza ma posti di lavoro. Va poi difesa la posizione dei Patronati, che
svolgono compiti a supporto dei Consolati e rappresentano un punto di riferimento per
i connazionali. L’assegno sociale dovrebbe essere legato al reddito minimo del Paese e
la questione della previdenza andrebbe considerata nel suo complesso, per potervi
apportare miglioramenti.
Marina PIAZZI (Messico) considera che il tema dell’assegno sociale è stato ampiamente
dibattuto e in modo definitivo per quanto riguarda i parametri indicati nel documento
espresso dalla Commissione Continentale in Uruguay, poi ripresi dalla Commissione
Tematica e dall’Assemblea. Con l’indicazione di “italiani emigrati”, anziché
“connazionali nati in Italia” si intende restringere ulteriormente il numero di aventi
diritto a persone che abbiano avuto contatti con l’Italia. Occorre conservare la memoria
dei documenti prodotti per non rischiare perdite di tempo e di non offrire il necessario
supporto a chi deve dare concretezza alle proposte.
Ricorda che proprio l’INPS ha dato via libera alla creazione di un tavolo di lavoro
interministeriale, asserendo che i fondi erano reperibili per un’utenza che già allora si
prospettava nei termini di poche migliaia di persone. Potrebbe forse essere compito del
CGIE insistere perché quel tavolo di lavoro, chiamato a dare risposte in base a elementi
che devono essere resi disponibili, si riunisca e sia operativo.
Gerardo PINTO (Argentina) propone che le convenzioni sanitarie annuali abbiano, in
ogni circoscrizione consolare, l’approvazione congiunta delle Autorità consolari, dei
rappresentanti dei Comites e dei Consiglieri del CGIE locali. In tal modo si potranno
approvare convenzioni sanitarie rispondenti ai bisogni.
Maria Rosa ARONA (Argentina) ritiene che la Relazione dell’Esperto Murro abbia
fornito l’ambito contestuale nel quale inserire la politica per le comunità italiane.
Circa l’assegno sociale, che non dovrà certo essere sostitutivo dell’assistenza diretta e
indiretta, si sperava che restringendo la platea degli aventi diritto si potesse giungere
rapidamente a un risultato positivo. La stessa INPS a Montevideo si era espressa
favorevolmente, ma è al Ministero del Lavoro che spetta la decisione politica.
Ha apprezzato l’intervento del Segretario Generale, che ha esposto con chiarezza la
realtà delle cose: a distanza di tre anni i 2,5 miliardi destinati agli indigenti italiani non
sono arrivati e le spiegazioni fornite dal dott. Ciofi non soddisfano. Inoltre, esiste un
ambito istituzionale da cui ricevere le informazioni, appunto il CGIE; si tratta dunque di
rispettare i canali istituzionali esistenti in modo che chi deve dare risposte alle comunità
parli con una sola voce. Fa rilevare che funzionari di diverse Regioni venuti in loco
hanno ventilato la possibilità di ritirare il fondo per l’assistenza destinato all’Argentina
per via della mancata risposta da parte del Governo.
Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) segnala i gravissimi problemi
della Circoscrizione consolare di Moròn, una delle più povere dell’Argentina, dove è
preoccupante l’aumento del numero di indigenti e la sanità pubblica ha subito un vero e
proprio crollo. Considerato che l’assistenza diretta e indiretta non potrà mai
corrispondere ai bisogni, non ritiene accettabile promettere assistenza sanitaria per un
11
anno e dopo pochi mesi dichiarare che i fondi sono esauriti. Da parte sua, il Consolato
non è in grado di prestare assistenza a 3,5 milioni di persone con gli 11 impiegati che
saranno in forza il 1° gennaio.
In numerose riunioni è stato affrontato il tema dell’assegno sociale, anche con la
presenza del Console, ed è auspicabile che nell’ambito della Commissione non sorgano
contrasti. Occorre lottare affinché ne possano godere almeno i connazionali nati in
Italia, e soltanto in un momento successivo si potrà tentare di allargare la platea.
Conclude informando che consegnerà un documento predisposto dal Comites in vista
della riunione della Commissione Continentale. (All. 4)
Premettendo che la sua critica non è rivolta al dott. Ciofi, Adriano TONIUT (Argentina)
si rammarica per quella che considera una presa in giro nei confronti del lavoro
dell’Unità tecnica presieduta dall’Ambasciatore, che in sei mesi ha individuato circa 11
mila indigenti. Poiché si è avuta la disponibilità di soli 200 mila euro, sono stati
individuati 900 indigenti in stato di particolare bisogno, a ciascuno dei quali sono stati
corrisposti nemmeno 300 euro. Oggi non si è in grado di dare risposte positive a chi
tuttora attende, e tornando nella sua circoscrizione egli certo esprimerà un giudizio
molto duro. Non ritiene accettabile tale situazione ed auspica in proposito una presa di
posizione della Commissione.
Filomena NARDUCCI (Uruguay) non ritiene si possa parlare di assegno sociale se non
si conosce il complessivo contesto della sicurezza sociale. Per questo la Relazione
dell’Esperto Murro, che non è professore universitario ma un semplice lavoratore, è
stata illuminante.
L’assegno sociale dovrebbe essere corrisposto a tutti coloro che in America Latina
possiedono la cittadinanza italiana e versano in condizioni di indigenza, ma per una
questione di risorse è necessario privilegiare la prima emigrazione. Non è però
d’accordo che si parli esclusivamente di italiani nati in Italia.
I lavori, sospesi alle ore 13.20, riprendono alle ore 14.40
Il PRESIDENTE pone in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: “Pari
opportunità”.
Maria Rosa ARONA (Argentina) intende svolgere una riflessione sul tema delle pari
opportunità e presentare una proposta elaborata dalla Commissione Pari Opportunità
del Comites di Buenos Aires.
Negli ultimi anni si è assistito ad un’accresciuta sensibilità e ad una più ampia
partecipazione delle donne negli ambiti sociale e politico: Coordinamento donne italoargentine, Lega delle donne a carattere regionale, Commissioni pari opportunità nei
Comites. È però diminuita la presenza di donne nelle istanze rappresentative della
comunità organizzata e sono stati ridotti gli interventi di carattere formativo e culturale
rivolti alle donne.
Quando a Roma si è costituito il nuovo CGIE, le sole 8 donne su 94 Consiglieri si sono
costituite in gruppo di lavoro nella convinzione che l’impegno nel privato e nel sociale
non sia disgiunto dalle problematiche della comunità. Intento delle Consigliere del
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CGIE è valorizzare la differenza di genere, richiamandosi alla Dichiarazione e al
Programma di azione di Pechino e promovendo la presenza femminile nelle sedi
decisionali.
Le donne italiane all’estero rappresentano una risorsa culturale, economica, sociale e
politica per i Paesi di residenza come per quello di origine, che va salvaguardata e
proiettata nel futuro. A tal fine l’Italia deve investire nella promozione della lingua,
della cultura, della formazione professionale, nell’informazione, nella creazione di
nuove modalità di interscambio.
Rappresenta la grave situazione delle donne in particolare anziane e sole, specialmente
quando non autosufficienti. Quanto al mondo del lavoro, forme sempre più flessibili,
precarie e discontinue riguardano in genere i giovani, ma in modo più accentuato le
giovani donne.
Indica quindi le proposte della Commissione Pari Opportunità del Comites di Buenos
Aires: dare seguito a quanto stabilito nella Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo,
con la costituzione dell’Osservatorio delle donne italiane all’estero; riconoscere alle
donne uguali diritti rispetto alla trasmissione della cittadinanza ai propri discendenti;
far sì che negli statuti delle associazioni e in genere delle organizzazioni italiane sia
prevista una quota di rappresentatività e siano promosse le pari opportunità; destinare
alle donne una percentuale di almeno il 40% delle risorse e della partecipazione a
progetti formativi e a iniziative di impresa; inserire in tutte le aree tematiche la
questione delle pari opportunità. (All. 5)
Paolo CASTELLANI (Cile) fa presente che in Cile, come in tutti i Paesi dell’America
Latina, il tasso di disoccupazione femminile è più alto rispetto a quello maschile e anche
la retribuzione è discriminante per la donna. Non vi sono invece discriminazioni, a suo
avviso, nell’ingresso alle università e nella partecipazione politica. La possibilità di
accesso alla formazione professionale risale al 1877; tra il 1920 e il 1960 si sono laureate
8.000 donne e nello stesso periodo 3.200 si sono diplomate maestre di scuola. Solo nel
1949 è stato sancito il diritto di voto per le donne e con il Governo Rivela (1946-1952)
per la prima volta una donna è entrata nella squadra di governo. È probabile che il
prossimo presidente del Cile sia una donna. Il Comites vede una maggiore presenza
femminile (7 su 12) e la Presidenza è di una donna.
Ritiene ci si debba impegnare affinché le discriminazioni non avvengano proprio nella
normativa italiana, e cita in proposito quella che non consente ai figli di madre italiana e
padre straniero nati prima del 1948, di acquisire la cittadinanza italiana della madre. Per
porre termine a tale disparità di trattamento tra figli degli stessi genitori occorre un
provvedimento legislativo, e in Parlamento giacciono più proposte, finora non discusse.
Facendo riferimento alla disposizione di cui all’art. 71 della Costituzione, egli propone
che si proceda alla raccolta di 50 mila firme per poi presentare un disegno di legge di
proposta popolare. Qualora la Commissione non ritenga di accogliere tale proposta, è
comunque doveroso che faccia proprio il principio di uguaglianza uomo-donna e
quindi solleciti la discussione e sostenga le proposte di legge all’esame del Parlamento.
Walter Antonio PATRUZZIELLO (Brasile) esprime scetticismo in merito all’idea delle
quote, che considera di per sé discriminante. Si deve lottare affinché vi sia una presenza
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femminile perché le donne hanno grandi capacità, e non perché sono riservati loro spazi
da colmare obbligatoriamente. Cita l’esperienza delle università brasiliane, che hanno
riservato ai neri una quota dei posti a concorso, con la conseguenza che persone meno
capaci di altre entrano di diritto perché ricomprese nella quota prefissata.
Ritiene opportuno fare chiarezza a proposito della legge n. 91 del ’92, che ha modificato
e sostituito la 555 del 1912. L’art. 1 non discrimina tra padre e madre e la data indicata,
del 1° gennaio 1948, corrisponde all’entrata in vigore della Costituzione italiana. La
legge 555 era sicuramente discriminatoria ma non incostituzionale, non esistendo
ancora la Costituzione, e la sentenza della Corte Costituzionale non poteva riguardare il
periodo precedente l’entrata in vigore della Costituzione. Pertanto il CGIE deve
impegnarsi perché il Parlamento emani una legge ad hoc, che regoli la materia,
analogamente a quanto è stato fatto per i trentini.
Francesco MATOZZA (Uditore) fa presente che, in occasione di una sua visita, al
Ministro Tremaglia è stata presentata una proposta di disegno di legge per consentire
l’acquisto della cittadinanza italiana ai figli di madre italiana minorenni il 1° gennaio
1948, ossia ai nati fino al 1927.
Egli ha pubblicato un libro sulla cittadinanza iure sanguinis ed ha collaborato alla
stesura di un libro ora in fase di stampa, che tratta della materia.
Laude CANALI (Uditore) conviene sulla necessità di lottare affinché una madre possa
trasmettere la propria cittadinanza ai figli, indipendentemente dall’anno di nascita.
Invita quindi a organizzare convegni, seminari, corsi particolarmente rivolti alle donne,
che in genere operano nel sociale, al fine di stimolarle a impegnarsi in campo politico.
Non si tratta di avere percentuali garantite, ma di suscitare interesse e lasciare spazio
alle donne – e sono tante - che hanno voglia di lavorare e battersi.
Carlo CIOFI comunica che, dopo una dura battaglia e il determinante impegno del
Ministro Tremaglia, è stato finalmente approvato l’articolo della nuova costituzione che
porta a 18 i deputati della circoscrizione estero della Camera.
Antonio BRUZZESE (Italia) si riferisce all’intervento del Consigliere Petruzziello
(Brasile) per sostenere che la teoria si rivela in genere diversa dalla pratica. Egli è un
sostenitore della presenza delle donne in tutte le istanze e ritiene che senza quote
riservate il loro numero sarà sempre più esiguo, come peraltro si è dimostrato in
occasione delle elezioni dei Comites e del CGIE.
Passando al terzo punto dell’ordine del giorno: “Anagrafe elettorale”, il PRESIDENTE
dà la parola al Consigliere Marcelli.
Fabrizio MARCELLI (Consigliere Sociale dell’Ambasciata a Buenos Aires) sottolinea come,
nonostante il massimo impegno dei Consolati, le due consultazioni elettorali effettuate
dopo l’approvazione della legge sul voto all’estero hanno evidenziato in tutta la sua
gravità il problema delle anagrafi. La legge elettorale 459/2001 prevede l’identificazione
del corpo elettorale attraverso l’unificazione dei dati AIRE e delle anagrafi consolari e il
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confronto informatico delle due basi dati. Il Ministero dell’Interno dà prevalenza alle
registrazioni comunali rispetto a quelle consolari, e fra i due registri anagrafici, del
MAE e del Ministero dell’Interno, esiste un divario di circa un milione di nominativi
solo MAE, mentre per un ulteriore milione di nominativi non vi è completa
coincidenza.
Nonostante le operazioni di recupero svolte dai Consolati attraverso una sistematica
consultazione dei Comuni di riferimento (sono stati inviati 250 mila fax) per i
nominativi risultanti all’anagrafe consolare e non nelle liste del Ministero dell’Interno,
si è ancora ben lontani da un livello accettabile. I riscontri pervenuti hanno consentito di
recuperare all’incirca solo il 10% dei nominativi mancanti e, rispetto ai potenziali
elettori, la percentuale di coloro che hanno effettivamente votato è stata in Argentina
del 57,4%, in Brasile del 54,9%, in Cile del 65% e in Uruguay del 65,8%.
L’allineamento totale tra anagrafi consolari e AIRE è un obiettivo da perseguire e tutte
le istanze coinvolte sono alla ricerca di una soluzione. A tal fine è stato costituito un
Comitato Permanente Anagrafico Elettorale, nel quale sono rappresentati MAE, MIM,
Ministero dell’Interno, Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, Associazione
Nazionale dei Comuni italiani, Associazione degli Ufficiali di Stato civile e Comune di
Roma, con il compito di coordinare gli interventi delle Amministrazioni coinvolte
nell’aggiornamento dell’elenco degli elettori italiani all’estero. Il 23 settembre detto
Comitato ha tenuto la prima riunione, presieduta dal Ministro Tremaglia, nel corso
della quale sono stati costituiti tre tavoli tecnici incaricati di esaminare le problematiche
relative al dialogo informatico. Tra l’altro, i software di gestione delle basi dati utilizzati
dal Ministero dell’Interno e dal MAE non sono totalmente in grado di dialogare tra loro.
Le soluzioni alla mancata coincidenza delle anagrafi potrebbero essere di tre tipi: la
prima, proposta dal Ministro Tremaglia, prevede la prevalenza delle registrazioni
consolari, che hanno un maggiore grado di attendibilità; la seconda prevede il
collegamento informatico di tutti gli Uffici pubblici, per registrazioni simultanee in
tempo reale; la terza prevede che le AIRE comunali siano concentrate in un unico centro
di riferimento, nel quale far confluire i dati di tutti gli italiani residenti all’estero, sulla
falsariga di ciò che avviene in Francia e Spagna. In ogni caso, indipendentemente dalla
soluzione prescelta, è necessario che nei 20 mesi che intercorrono con le consultazioni
politiche del 2006 si rimedi all’incompletezza delle liste elettorali per non rischiare che
risultino falsati i risultati delle votazioni nella circoscrizione estero. (All. 6)
Mario ARALDI (Brasile) sottolinea l’importanza che si giunga tempestivamente a un
accordo tra il MAE e il Ministero dell’Interno, che ai fini elettorali preveda l’adozione
dell’anagrafe consolare. Considera però che neppure le anagrafi consolari sono
aggiornate, anche perché vi sono connazionali – peraltro non numerosi - che richiedono
il riconoscimento della cittadinanza in Italia, dove sembrerebbe possibile ottenerla nel
giro di 3-4 mesi, e non provvedono poi alla registrazione al Consolato.
Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) ringrazia il Consigliere Marcelli per la
chiara esposizione, che ha focalizzato il problema, al quale vanno trovate tempestive
soluzioni in vista del voto del 2006. Sottolinea quindi l’importanza dell’anagrafe,
fortemente voluta dagli organismi di rappresentanza dell’emigrazione, strumento
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conoscitivo e anche di programmazione degli interventi e di scelta di priorità. Per il suo
aggiornamento la Rete consolare ha investito energie notevoli, purtroppo con risultati
deludenti rispetto all’impegno, e c’è ancora molto da lavorare perché essa sia
effettivamente specchio della realtà.
Egli ritiene fondamentale che il Comitato Permanente Anagrafico Elettorale, costituito
circa un anno fa, si sia finalmente riunito, ed è auspicabile che effettui finalmente delle
scelte, sulla cui base potranno stabilirsi le priorità e il modo di procedere per risolvere
una serie di problemi, a iniziare dalla questione dei contrattisti. Si dovrà anche trovare
soluzione al mancato dialogo tra i sistemi informatici, problema già proposto
all’attenzione un anno fa. La situazione richiede maggiori risorse e più determinata
volontà, poiché andare alle elezioni del 2006 nelle attuali condizioni sarebbe addirittura
catastrofico.
Nello scorso luglio il CdP è stato chiamato a un’audizione dalla Commissione Affari
Costituzionali del Senato, che sta conducendo un’indagine conoscitiva sul voto
all’estero. In quell’occasione è stato dato qualche suggerimento per velocizzare lo
spoglio delle schede e in ordine a meccanismi che responsabilizzino gli elettori.
Conclude affermando la necessità della più ampia collaborazione affinché il sistema sia
reso più performante.
Ugo DI MARTINO (Venezuela) fa presente che in Venezuela, Paese che non è stato
citato nella Relazione del Consigliere Marcelli, sono regolarmente registrati all’anagrafe
consolare più di 120 mila connazionali.
Per quanto riguarda la questione della cittadinanza, gli appuntamenti al Consolato di
Caracas sono fissati fino al 2007 e le liste di attesa riguardano quasi 2.500 persone.
L’aggiornamento dell’anagrafe richiede che i Consolati dispongano di personale
numericamente adeguato, anche perché tale compito non può essere espletato dai Vice
Consolati e dai Consolati di seconda categoria. In considerazione dell’estensione del
territorio, è auspicabile che ai Consolati di Caracas e Maracaibo se ne aggiunga un
terzo, ora che si è costituito il terzo Comites.
Sottolinea conclusivamente la necessità di un rafforzamento del dialogo tra Consolati,
componenti locali del CGIE e Comites.
Per Michele COLETTA (Venezuela) il problema dell’anagrafe è strettamente legato alla
situazione della Rete consolare ed è un fatto positivo che si sia trovata soluzione alla
questione dei contrattisti.
Riferisce di essere giunto ad un accordo con il Consolato di Maracaibo, autorizzato
dall’Ambasciata di Caracas, per aprire un ufficio nella sede del Comites, nel quale
svolgere un lavoro di supporto a quello consolare, così limitando i tempi di attesa dei
connazionali e consentendo agli impiegati del Consolato di dedicarsi ad altri lavori.
Nella prossima riunione darà conto dell’esito di tale esperienza.
Paolo CASTELLANI (Cile) considera che il Consigliere Marcelli ha evidenziato un
problema che si è presentato con maggiore incisività, ma che non è il solo. Infatti, se una
buona parte di cittadini aventi diritto non ha potuto votare, si sono anche dati casi di
ricezione di più plichi elettorali, e lui personalmente ne ha ricevuti due con indicazioni
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diverse. Ciò gli fa supporre una sua doppia iscrizione, oppure che esistano due registri.
Spera che negli aggiornamenti si tenga conto di tutti gli aspetti, affinché non si verifichi
la possibilità, per alcuni, di votare due volte.
Si sofferma poi sul concetto di “irreperibilità presunta”, introdotto con la legge n. 470,
che egli ritiene estremamente pericoloso in quanto prevede la discrezionalità
amministrativa in una questione elettorale e consente ai Comuni, qualora per due volte
consecutive sia resa al mittente la cartolina elettorale, la cancellazione dalle liste degli
elettori. Occorre, a suo avviso, una tempestiva modifica di tale normativa.
Egli è convinto che i Consolati nel mondo adempiano ad obblighi in Italia assolti dai
Comuni, e si domanda perché i Consolati non debbano essere considerati veri e propri
comuni anche sotto il profilo elettorale, così evitando adempimenti farraginosi, che
danno luogo ai problemi denunciati.
Giacomo CANEPA (Perù) fa presente di avere anch’egli tentato una soluzione del tipo
indicato dal Consigliere Coletta (Venezuela), ma glie ne è stata negata la possibilità con
la motivazione che non si può pubblicamente ammettere di essere in difetto verso la
collettività. Nel corso di vent’anni non ha mai visto compiere passi avanti nel
Consolato; per l’aggiornamento dell’anagrafe consolare sono stati assunti contrattisti,
che in realtà sono poi stati utilizzati nei vari settori dove maggiori erano le necessità.
Egli ha più volte presentato la richiesta di un Consolato Generale a Lima, dove le
domande di cittadinanza sono 65 mila e vi è soltanto un rappresentante del Console, ma
nella riunione di Caracas il Ministro Siggia (Vice Direttore Generale della DGIEPM) ha
posto l’accento sull’esiguità del bilancio del Ministero degli Esteri, circa la metà rispetto
agli altri Paesi d’Europa, ed egli ravvisa la necessità di sensibilizzare il Governo ai
problemi degli italiani all’estero, che non possono essere risolti senza interventi decisi.
Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) pone il problema delle lunghe
attese in fila davanti al Consolato per presentare denunce anagrafiche e fa rilevare che
al Consolato di Moròn non è stato assegnato alcun contrattista per l’aggiornamento
dell’anagrafe, mentre in altre realtà ve n’è anche più d’uno. Occorre che le condizioni
siano uguali ovunque.
Per quanto riguarda i plichi elettorali, si sono verificati gli stessi inconvenienti già
denunciati; inoltre, le operazioni di spoglio delle schede sono state caotiche e il
personale che ha prestato la propria opera alle urne non è tuttora stato pagato. Prima di
emanare una legge occorre avere individuato gli strumenti idonei e fissate le regole.
Claudio PIERONI (Brasile) ricorda di avere suggerito l’utilizzo di personale delle
associazioni all’interno del Consolato per far fronte alla gran mole di lavoro, ma di
averne avuto diniego per motivi burocratici. È di pochi giorni addietro un accordo con
il Consolato di San Paolo, al quale i Patronati si affiancheranno per effettuare una preanalisi dei documenti che per i più disparati motivi devono essere presentati.
Ferdinando PEZZOLI (Esperto del Cile) riferisce con piacere che nel Consolato del Cile
non si pongono problemi: nel giro di sei mesi le pratiche di cittadinanza sono evase,
ovviamente se la documentazione è in regola.
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Quanto ai plichi elettorali, egli stesso ne ha ricevuti cinque, e anche due del padre
deceduto anni addietro e cancellato dalle liste del Comune di residenza. A seguito di
tali fatti il Consolato ha individuato un sistema per eliminare il rischio di possibili
doppie votazioni ed ha effettuato una sostanziale ripulitura delle liste.
Quando esiste collaborazione tra Consolato, Comites e associazioni regionali, e le
decisioni vengono assunte a seguito di ampie consultazioni, tutto procede nel migliore
dei modi.
Il PRESIDENTE pone l’accento sull’importanza di rappresentare nelle sedi opportune i
problemi dell’anagrafe, ma anche di fare una sorta di mea culpa e ricorda che prima
della legge sul voto all’estero quasi non ci si poneva il problema di denunciare al
Consolato le variazioni anagrafiche. A livello locale occorre a suo avviso sensibilizzare
con ogni mezzo possibile i connazionali affinché si presentino ai Consolati per i
necessari aggiornamenti.
Si sofferma poi sull’equivoco ingenerato dalla richiesta di esercitare l’opzione, da molti
interpretata come possibilità di votare in Italia avendo il rimborso delle spese di
viaggio, per cui sono stati iscritti nell’anagrafe locale e non in quella degli italiani
all’estero. Quando si tratterà di votare per le elezioni politiche, si dovrà fare in modo
che esse abbiano un alto grado di credibilità.
Mario BOERI (Esperto della Repubblica Dominicana) ha lavorato per moltissimi anni in
una Compagnia di telecomunicazioni e, facendo riferimento ai fax inviati dai Consolati,
si sofferma sull’uso di una tecnologia inappropriata. Infatti, mentre la rete telematica ha
un costo considerevole, quella telefonica pubblica è gratuita: le operazioni “www” non
costano nulla. La tecnologia ha uno sviluppo rapidissimo, l’informatica ha raggiunto un
alto grado di maturità, mentre la Pubblica Amministrazione si muove lentamente; ma
se questo in passato era accettabile, oggi non lo è più.
Occorre attualizzare al più presto la tecnologia e, quanto all’anagrafe, tutti i cittadini
che hanno accesso a Internet potrebbero aggiornare costantemente i propri dati.
Per Francesco MATOZZA (Uditore) occorre anzitutto migliorare il Servizio clienti dei
Consolati, e già tre anni fa egli aveva proposto la creazione in Argentina di un call-center
che fornisse informazioni. Inoltre, se vi fosse una casella di posta elettronica ciascuno
potrebbe aggiornare on line i propri dati anagrafici; la stessa cosa sarebbe possibile
tramite SMS. Sarebbe anche opportuno il collegamento Intranet dei Consolati con i
Comuni, così come esiste tra Comuni e Ministero dell’Interno.
Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) conviene che i problemi denunciati si
possono risolvere solo con l’impiego della tecnologia, e già ora in molti Consolati è
possibile, ad esempio, rinnovare il passaporto via Internet. I 250 mila fax sono stati
inviati perché i Consolati non dispongono degli indirizzi elettronici di tutti i Comuni
italiani; inoltre, mentre una e-mail non è detto che sia letta, ad un fax almeno
teoricamente si dovrebbe dare risposta.
Poiché dal 1° gennaio molti dipendenti dei Consolati non saranno rimpiazzati, e
dunque non si pone soltanto il problema dei contrattisti, il suggerimento è che si
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costituiscano punti Internet nei territori per offrire servizi ai cittadini. Dal punto di vista
informatico la Rete consolare è abbastanza avanzata e i problemi dell’anagrafe
potrebbero essere risolti con l’utilizzo della tecnologia, ma va anzitutto superata la
questione del dialogo tra differenti tecnologie.
RAPISARDA (Uditore) chiede quali provvedimenti il Ministero dell’Interno adotti nei
confronti dei Comuni che non rispondono ai fax, considerato che per legge vi è obbligo
di risposta entro le 48 ore. Del resto, sono ben noti i motivi per cui i Comuni fanno
orecchie da mercante: la riduzione del numero di cittadini ha come conseguenza la
riduzione dei finanziamenti.
Non ritiene che in soli venti mesi e con il personale disponibile si possano colmare i
ritardi organizzativi e ottimizzare il sistema; occorrerebbe avvalersi delle associazioni e
dei Patronati, che costituiscono una risorsa e potrebbero affiancare i Consolati nel loro
lavoro. A suo parere, si rende poi necessaria una modifica strutturale del sistema di
voto.
I lavori terminano alle ore 16,25
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MARTEDÌ, 5 OTTOBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 9.30
Presidenza del Vice Segretario Generale Luigi PALLARO
Aprendo i lavori con il terzo punto all’ordine del giorno: “Rete consolare”, il
PRESIDENTE dà la parola all’Esperto Boeri.
Mario BOERI (Esperto della Repubblica Dominicana) illustra una proposta per il
miglioramento dei servizi offerti dai Consolati italiani in America Latina, che segue il
modello attuato dal Consolato degli Stati Uniti nella Repubblica Dominicana.
Percorre brevemente l’iter dell’evoluzione economica mondiale, che si è realizzata
attraverso tre tappe: della società pre-industriale, della società industriale e della società
post-industriale. Da una società in cui prevaleva l’attività agricola, seguita da quella
della pesca ed estrattiva, si è passati ad una società basata sull’automazione, che offre
servizi in una maniera sempre più raffinata e tecnologicamente avanzata.
In tale contesto non sono accettabili i servizi offerti dai Consolati italiani che sono
generalmente di livello scadente e ascrivibili alla preistoria dell’economia dei servizi, a
causa dell’inefficienza dei processi, della scarsa applicazione della tecnologia e della
particolare interpretazione, in alcuni casi, del concetto di servizio.
La sua proposta è volta a migliorare il grado di soddisfazione degli utenti dei servizi
consolari, che vanno omogeneizzati, a ridurre i costi ed eliminare accumuli di lavoro.
Tutto questo è realizzabile attraverso un progressivo processo di automazione,
demandando a un call-center operante attraverso una linea a pagamento, e dunque a
costo zero per il Consolato, il compito di fornire informazioni su documenti e pratiche e
consentendo al personale di offrire servizi di più elevata qualità. Parallelamente, può
essere creato un sito Internet dove reperire informazioni e formulari, e una casella di
posta elettronica alla quale indirizzare richieste di appuntamenti o di chiarimento.
Ciò che conta, a suo avviso, è l’effettiva volontà del MAE di migliorare il servizio offerto
nel mondo. Affinché vi sia omogeneità, i criteri e la struttura della base dati dovrebbero
essere definiti a livello centrale, mentre in sede locale andrebbero inseriti i dati relativi
ai cittadini registrati e a tutto quanto attualmente compone gli archivi.
Non si può definire in termini assoluti il costo del progetto, variabile da Paese a Paese.
In ogni caso, egli è convinto che i connazionali sarebbero ben lieti di affrontare una
spesa, comunque modesta, per ottenere un servizio soddisfacente. Aggiunge poi che
l’Italia, uno dei Paesi più industrializzati, deve essere esportatrice di innovazione
tecnologica e non invece appiattirsi sui livelli da terzo mondo di alcune zone nelle quali
è presente. (All. 7)
Il PRESIDENTE porge il benvenuto al Ministro Siggia (Vice Direttore Generale della
DGIEPM), giunto ora dall’Italia.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA (Vice Direttore Generale della DGIEPM) reca il saluto
del Ministro Benedetti (Direttore Generale della DGIEPM), attualmente impegnato in una
riunione con il Ministro degli Esteri. È a disposizione della Commissione per fornire
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chiarimenti e risposte alle domande che potranno essergli rivolte.
Il PRESIDENTE apre il dibattito sulla rete consolare.
Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) chiede notizie circa uno studio su un’ipotesi di
call-center, condotto un anno fa dall’Ambasciata italiana a Buenos Aires.
È stata valutata la possibilità di adottare call-center per i Consolati italiani in Argentina,
afferma il Consigliere Fabrizio MARCELLI, ma per il momento è stato deciso di
soprassedere.
Claudio PIERONI (Brasile) fa presente che, suddivisi nelle sei circoscrizioni consolari, i
connazionali iscritti all’anagrafe sono 525 mila, 276 mila dei quali nella sola San Paolo.
Sono in attesa di cittadinanza più di 200 mila italiani e, con 14 addetti all’espletamento
delle pratiche, il tempo medio per ottenerla è di circa dieci anni. Quanto al passaporto
lo si ottiene nel giro di 15 giorni. Sottolinea l’esiguità del numero di Consolati in
relazione all’estensione del territorio e, dal momento che vi sono Vice Consolati e
Agenti consolari, ritiene che si offrirebbe un servizio migliore alla collettività se ad essi
fosse concesso di rendere alcuni servizi.
La presenza di contrattisti è fondamentale, ma non risolutiva. In tema di cittadinanza,
egli ritiene necessario impegnarsi perché sia accelerato l’iter della normativa che
prevede una semplificazione burocratica. Si dovrebbe poi consentire maggiore
operatività ai Patronati, secondo quanto prevede la legge di riforma, e permettere ai
Comites di essere di supporto ai Consolati nello smaltimento delle pratiche, al fine di
recuperare gli enormi ritardi accumulati.
Considerato che dal 1° gennaio 2005 non sarà più obbligatorio assolvere il servizio
militare, chiede che sia autorizzata l’emissione dei passaporti per i giovani in attesa di
nullaosta da parte dei Distretti militari italiani.
In termini di tempo di attesa si pongono problemi anche per quanto riguarda la
legalizzazione, che è legata alla questione della cittadinanza, in relazione alla quale
devono essere diramate ai Comuni chiare indicazioni da parte del Ministero
dell’Interno.
La situazione si va man mano aggravando nel suo paese, afferma Filomena
NARDUCCI (Uruguay). L’unico Consolato, sito a Montevideo, dispone di 14 impiegati
e 8 contrattisti, con un bacino di utenza di 75 mila iscritti all’anagrafe e circa 35 mila
nuovi cittadini le cui pratiche giacciono nel Consolato, in attesa di essere evase. Da oltre
18 mesi l’Ufficio cittadinanze è chiuso al pubblico; più di due mesi occorrono per il
rilascio o il rinnovo del passaporto e, in caso di urgenza, vanno documentati i motivi.
Dimostrando altra produttività, nel 2003 il Consolato ha rinnovato 8.000 passaporti. La
situazione è drammatica anche per quanto concerne gli aggiornamenti dello stato civile,
ed attualmente ci si limita a quelli relativi ai figli minorenni, con appuntamenti fino
all’aprile 2005.
Considera che in situazioni di emergenza le risposte debbono essere adeguate, e nel
momento attuale 8 contrattisti sono del tutto insufficienti. Chiede pertanto che sia
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tempestivamente aumentata la forza lavoro; in alternativa, che si trovi il modo affinché
le pratiche relative alla cittadinanza siano espletate direttamente dai Comuni.
Chiede sia fatta chiarezza in ordine ai contrattisti, se gli 8 attualmente in forza saranno
mantenuti, e per quanto tempo; inoltre, che sia indetto un concorso per l’assunzione di
8 unità.
Concorda con il Consigliere Pieroni (Brasile) sull’opportunità di attribuire maggiori
responsabilità e dotare dei necessari strumenti i Vice Consoli onorari.
Gian Luigi FERRETTI (Italia) considera che, ai fini dell’aggiornamento dell’anagrafe,
l’utilizzo di un call-center rappresenterebbe una soluzione economica ed efficace.
Fa presente di aver seguito via Internet il dibattito sull’art. 2 della legge di riforma, che
prevede l’innalzamento da 12 a 18 del numero di deputati della circoscrizione estero e,
premettendo di non avere alcuna volontà di speculazione politica, pone l’accento non
tanto sul voto contrario del centro-sinistra, quanto sulle motivazioni addotte nei diversi
interventi, da quello dell’on. Castagnetti a quello dell’on. Calzolaio, che non possono
che definirsi vergognose. Addirittura vi sono stati deputati che, ancora una volta, hanno
parlato degli italiani all’estero come di coloro che non pagano le tasse.
Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) propone una mozione d’ordine. Ritiene non
si possa affrontare la questione della rete consolare prescindendo da quella della
cittadinanza. Propone pertanto che si interrompa il dibattito e si anticipi, rispetto al
punto all’ordine del giorno riguardante le nuove generazioni, l’intervento dell’Esperto
Pezzoli, per poi riprendere la discussione su cittadinanza e rete consolare insieme.
Paolo CASTELLANI (Cile) fa rilevare che gli argomenti all’ordine del giorno, peraltro
tutti legati tra loro, sono stati approvati nell’attuale consequenzialità. Si potrebbe
comunque anticipare la trattazione del punto relativo alla cittadinanza, senza però
interrompere il dibattito sulla rete consolare.
Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) si dice d’accordo e il Presidente concorda.
Marina PIAZZI (Messico) considera che il problema sollevato dalla massiccia richiesta
di riconoscimento della cittadinanza italiana si è innestato su una situazione di scarsa
funzionalità dei Consolati. In Messico due soli impiegati hanno contatto con gli utenti e
vi sono state talvolta lamentele che con il call-center non avrebbero più ragion d’essere.
Tra l’altro, se quegli stessi impiegati potessero dedicarsi esclusivamente allo
svolgimento delle pratiche, i disservizi risulterebbero contenuti. In ogni caso, il callcenter dovrebbe essere considerato un valido supporto, ma non alternativo ad altre
soluzioni, e a suo avviso occorre che il MAE solleciti una maggiore produttività degli
impiegati.
Segnala la mancanza in Messico di un cancelliere sociale e problemi nell’espletamento
delle pratiche nei Consolati della Repubblica Dominicana, di Costa Rica e di Guatemala.
Occorre percorrere tutte le vie possibili al fine di risolverli.
Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) chiede che la Commissione solleciti le Autorità
italiane a concedere una delega più ampia ai Vice Consoli onorari e ai Patronati.
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Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) tiene a sottolineare che i
connazionali non possono essere definiti clienti, come invece in taluni casi ha sentito
dire, e meritano attenzione.
Pone l’accento sul problema dell’organico, che in Argentina sarà complessivamente
ridotto del 35%, sicché in taluni casi sarà difficile fornire risposte anche minime alle
legittime richieste. Tra le domande di servizi consolari vi è quella del riconoscimento
della cittadinanza, per la quale i tempi di attesa sono biblici.
Nonostante l’impegno del Consolato, al quale dà merito, per evadere tutte le pratiche
relative alla cittadinanza ora giacenti si arriverà all’anno 2010.
Considerato che nella Circoscrizione consolare di Moròn gli oriundi sono 3,5 milioni,
avanza la richiesta di 3 Consolati onorari e che l’attuale Agenzia consolare sia
trasformata in Consolato. Chiede altresì che si introduca una modifica legislativa che
consenta l’assunzione di personale in loco, retribuito secondo i contratti locali cosa che
consentirebbe di realizzare un notevole risparmio. In alternativa, ci si potrebbe avvalere
della collaborazione di universitari che desiderino effettuare stage. Chiede infine che sia
ripristinata l’attività dei quattro Corrispondenti consolari, interrotta con l’elezione dei
Comites.
Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) comunica di aver ricevuto dal
Consigliere Pinna (Sud Africa) la triste notizia della morte, in un tragico incidente negli
Stati Uniti, di Daniele, figlio del Consigliere Nanna (Sud Africa).
A nome di tutti i Consiglieri e della Commissione Continentale sarà inviato alla
famiglia un messaggio di cordoglio. Invita quindi a un minuto di raccoglimento, da
dedicare alla memoria di Daniele.
I presenti osservano un minuto di silenzio
Per Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) occorre considerare la realtà e i
problemi nella loro dimensione attuale, ed è opportuno rifarsi alle indicazioni emerse e
alla Relazione dell’Esperto Boeri, sulla quale non vi sono state particolari riflessioni.
E’ auspicabile che i tagli ai Ministeri per 8 miliardi di euro, previsti dalla Finanziaria, è
auspicabile non penalizzino il MAE. Tali tagli non toccheranno gli aspetti funzionali;
comunque, per il mancato turnover dal 1° gennaio 2005 si assisterà a una riduzione
generalizzata di organico, a fronte di un aumento della domanda di servizi da parte
della comunità. La risposta dell’esperto Boeri a tale situazione è stata di tipo
tecnologico; essa va approfonditamente valutata da chi, nel MAE, ha una conoscenza
completa delle cose, ma comunque non è sufficiente. Si è parlato di aumentare il
numero dei Consoli onorari e dei Corrispondenti consolari, nonché di creare degli
internet point da collegare con la rete; è stata posta la questione dei Patronati e della
relativa legge di riforma. Nella convinzione che la tecnologia non possa comunque
sostituire le persone nell’offerta di servizi adeguati ai tempi, ci si deve porre il problema
di come procedere dal prossimo anno. In tal senso egli ritiene che una riflessione
all’interno del MAE sia stata fatta.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA (Vice Direttore Generale della DGIEPM) considera che
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la rete consolare dovrebbe sempre più accrescere i servizi da offrire, mentre la
Direzione Generale in questo momento si confronta con un inaspettato problema
dell’aumento delle richieste di visti, che possono anche tradursi in vantaggi per il Paese,
e con i flussi migratori, che rappresentano una novità, così come è nuova la materia
elettorale, che ha richiesto per un certo periodo un impegno quasi totale. È di ieri la
notizia che il Partito radicale avrebbe raggiunto il numero di firme sufficienti per il
referendum; se venisse confermata, a giugno 2005 vi sarebbe un’altra votazione. Vi è
dunque stata una macro espansione di competenze che moltiplicano i servizi,
purtroppo in un momento di “vacche magre”, di riduzione di bilanci. Sembrerebbe che
la DGIEPM meno di altre debba risentire dei tagli previsti nella Finanziaria; per
l’assistenza diretta non vi sono stati tagli, mentre un modesto taglio vi è stato per
l’assistenza indiretta.
Si dice stupito che si parli con facilità di assunzione di personale, con una Finanziaria
che nella maniera più assoluta impedisce qualsiasi aumento di organico. A questo si
potrebbe rimediare con impiegati a contratto poiché, grazie all’intervento del Ministro
Tremaglia, sembrerebbe possibile triplicare i fondi del capitolo per i digitatori, che
comunque non potranno sostituire appieno i contrattisti precedentemente impiegati, i
quali avevano maturato un’esperienza e avevano in molti casi dato buona prova di sé.
Vi è però una possibilità: chiedere alle ditte alle quali Ambasciate e Consolati si
rivolgeranno per ottenere i digitatori, di avvalersi di quel personale. Ricorda poi la
posizione negativa assunta dai sindacati del Ministero degli Esteri quando, lo scorso
anno, si trattava di trasformare in contratti a tempo indeterminato quelli a tempo
determinato dei 300 contrattisti.
La Relazione dell’Esperto Boeri è interessante ed a suo avviso vanno percorse,
nell’attuale contingenza, tutte le strade che possono determinare qualche
miglioramento. Egli è favorevole ai call-center, di cui si è già avuta esperienza in
Consolati e Ambasciate, ma soltanto per i visti. Considerato che il servizio ha un costo,
qualora tutti gli italiani di una circoscrizione dovessero decidere che è preferibile
pagare qualcosa per ottenere un servizio migliore, se vi fosse una raccolta di firme e
l’accordo dei Consiglieri del CGIE, dei Presidenti dei Comites e delle principali
associazioni, e se ne venisse fatta espressa richiesta, la questione potrebbe essere
sottoposta al Servizio legislativo per verificarne la fattibilità.
Quanto all’informatizzazione in genere, cita il caso del sito internet del Consolato di
Francoforte, nel quale è reperibile qualsiasi tipo di modulistica, sicché le procedure sono
enormemente snellite. L’archivio informatizzato è di grande utilità; alcuni Consolati in
Svizzera già ne dispongono, Buenos Aires ne ha fatto richiesta e se ne sta discutendo.
Con l’abolizione del servizio di leva si potranno recuperare per altre mansioni alcune
unità di personale finora utilizzate negli Uffici leva dei Consolati.
Degli Uffici consolari è stato recentemente chiesto un aumento in America Latina, per
via del gran numero di connazionali, e in Asia, per le enormi possibilità economiche che
vi si aprono.
Le necessità esposte sono note e la Direzione Generale, assieme al Ministro Tremaglia,
sta facendo il possibile per far fronte alle crescenti esigenze in un momento in cui i
bilanci diminuiscono, cercando di trovare vie alternative per dare risposte sempre più
adeguate alle collettività italiane fortemente in crescita.
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Il PRESIDENTE ritiene illuminante l’intervento del Ministro Siggia. Considera che
comunque, anche nell’attuale situazione di crisi, vi sono servizi assolutamente
irrinunciabili; si tratta di vedere come sensibilizzare chi ha potere decisionale.
Giacomo CANEPA (Perù) trova quanto meno imbarazzante che puntualmente ci si
trovi a ripetere le stesse cose. Giornalmente egli riceve telefonate di lamentela per il
discutibile funzionamento del Consolato; vi sono, ad esempio, imprenditori che non
riescono ad ottenere il visto per recarsi in Italia ad acquistare macchinari e si stupiscono
che in questi casi non vi sia un canale preferenziale. Alla sua richiesta di un Consolato
Generale per il Perù, la risposta del MAE è stata che vi si provvederà non appena sarà
consentito dal bilancio.
Egli, che non è competente in telematica, ha trovato interessante la Relazione
dell’Esperto Boeri, e ritiene che potrebbe essere utilmente valutata dai tecnici del
Ministero degli Esteri.
Richiamando la possibilità di affiancare il lavoro del Consolato, di cui ieri ha parlato il
Consigliere Coletta (Venezuela), afferma che ripeterà il tentativo già fatto, che in passato
non ha incontrato favore.
Ugo DI MARTINO (Venezuela) sottolinea la necessità che siano tempestivamente
sostituiti i tre contrattisti che hanno cessato l’attività. Rappresenta quindi la situazione a
Caracas: 45 giorni perché un cittadino italiano ottenga il passaporto, e 6-7 mesi per chi
ha la doppia cittadinanza. Il personale del Ministero degli Esteri è sicuramente
specializzato e dimostra spirito di servizio; la Rete consolare, ormai obsoleta, va
rafforzata e ai Vice Consolati potrebbero essere attribuite deleghe, ad esempio
relativamente all’anagrafe o allo stato civile.
A proposito dei contrattisti, a lui risulta che i sindacati abbiano chiesto che si procedesse
ad assunzioni per concorso. È a suo parere valida l’idea che il personale ora a contratto
sia assunto a tempo determinato tramite appalto esterno. Tutte le vie per migliorare la
risposta dei Consolati ai connazionali vanno seguite, ed a suo avviso quella del callcenter non è da sottovalutare.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA (Vice Direttore Generale della DGIEPM) tiene a
precisare, con riguardo ai contrattisti, che il MAE non pensava certo a un passaggio
automatico di quelli già impiegati, ma intendeva indire, per lo stesso numero di
persone, un nuovo concorso al quale avrebbero potuto partecipare anche coloro che
avevano maturato un’esperienza, che li avrebbe sicuramente avvantaggiati.
Per Francisco F. NARDELLI (Argentina) non si può ignorare che, ad esempio al
Consolato di Buenos Aires, vi è un impiegato ogni 5.200 connazionali; ciò equivale a
gestire con una sola persona un piccolo municipio. Visto che gli organici non saranno
aumentati, occorre individuare le possibili alternative, che possono anche consistere
nella revisione delle procedure da seguire e nello sviluppo delle applicazioni
tecnologiche.
Fa poi presente che nella circoscrizione consolare alla quale appartiene, che comprende
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5 province, per recarsi al Consolato vi è chi è costretto a percorrere oltre 2.000 chilometri
e, per via delle attuali procedure, in taluni casi è l’intera famiglia a doversi spostare, con
un impegno economico notevole. Di fronte a una situazione di emergenza occorre
valutare la possibilità di utilizzare nel modo migliore i Patronati, senza dimenticare la
risorsa associativa.
I lavori, sospesi alle ore 11.10, riprendono alle ore 11.40
Il PRESIDENTE avverte che i lavori proseguiranno seguendo il previsto ordine del
giorno.
Paolo CASTELLANI (Cile) svolge una riflessione sull’efficienza della Rete consolare in
rapporto alle risorse umane e finanziarie, deficitarie oggi e, secondo le previsioni, ancor
più in futuro. La tecnologia può costituire un modo per confrontarsi con il problema; i
Patronati e l’associazionismo possono essere di supporto, ma non si può dimenticare il
valore notarile che hanno gli atti dei Consolati.
In Cile solo fino al 1975 si è avuto un Consolato Generale a Valparaiso. Da quella data in
poi, a seguito del ripristino dei rapporti diplomatici, è stata istituita una Cancelleria
Consolare presso l’Ambasciata, che opera con insufficienza di mezzi e in un locale
indecoroso (la ex rimessa dell’Ambasciata) e si trova ad affrontare, seppure in misura
ridotta, tutti i problemi che sono stati evidenziati.
Da anni in Cile ci si batte perché sia ripristinato il Consolato Generale ed egli non è
convinto che l’Italia non disponga dei mezzi a questo necessari. Considera che gli Uffici
consolari sono portatori di ingenti risorse allo Stato italiano, tanto è vero che una
pubblicazione del MAE indica che nell’anno 2000 sono stati incassati 91 miliardi,
equivalenti al 45% della spesa complessiva del Ministero (?). Sempre nell’anno 2000, in
termini di produttività e di cassa per i servizi offerti l’Ufficio consolare di Santiago non
presentava un saldo passivo.
Sotto il profilo economico i Consolati non sono una spesa, bensì un investimento. La
mancanza di un Consolato in Cile lede non soltanto l’interesse della comunità, ma reca
un danno irreparabile all’Italia. Infatti il Cile è aperto al commercio estero, ha concluso
importanti accordi commerciali con le principali economie del mondo: Nord America,
Canada, Messico, Corea, Unione Europea, ecc. La bilancia commerciale dell’Italia con il
Cile è di 1.300 milioni di dollari, al primo o al secondo posto tra i Paesi dell’Unione
Europea, e il Cile, che compra dall’Italia il doppio di quanto vende, dispone di due
Consolati, a Milano e a Roma presso l’Ambasciata. I Paesi dell’Unione Europea
dispongono a Santiago di efficienti servizi consolari, e dunque si pone anche una
questione di prestigio nei confronti dell’Unione.
Antonio BRUZZESE (Italia) in merito alla rete consolare e ai contrattisti ricorda che il
Ministro Frattini ha inviato a suo tempo una lettera al Segretario Generale, indicando
che non vi erano le condizioni giuridiche per l’assunzione. La legge obbliga infatti a
indire concorsi, ai quali possono partecipare i lavoratori del MAE ed altri lavoratori,
oltre ai contrattisti. Se poi il Governo volesse effettivamente confermare i contrattisti,
con l’attuale maggioranza potrebbe senz’altro farlo.
Ritiene sbagliata la sorta di demonizzazione che si va facendo della rappresentanza
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sindacale e dei diritti dei lavoratori del Ministero degli Esteri, poiché si rischia di
mettere i lavoratori in contrapposizione tra loro. Si cerchi invece una soluzione
ragionevole, si indica un concorso in tempi brevissimi, si trovino formule che assicurino
una continuità, evitando il ricorso a scuse fuori luogo.
Marina SALVAREZZA (Ecuador) ringrazia il Ministro Siggia, che ha richiamato il
problema dell’immigrazione. 400 mila ecuadoriani sono emigrati in Italia, e vi godono
di quasi tutti i diritti degli italiani. Queste persone hanno notevolmente impegnato
l’Ambasciata di Quito. A Guayaquil, la città economicamente più importante
dell’Ecuador, c’è soltanto un Consolato onorario, e per ottenere un visto o il passaporto
è necessario recarsi a Quito, affrontando disagi e spese considerevoli, sicché la comunità
italiana è decisamente scontenta.
Segnala poi che operatori turistici e economici ecuadoriani che vorrebbero recarsi in
Italia, spesso non riescono ad ottenere il visto necessario, con la conseguenza che il
Paese perde occasioni che potrebbero essere favorevoli. Considerato l’interesse
dell’Ecuador per l’Italia, sarebbe opportuno promuovere anche l’interscambio culturale.
Il problema dell’anagrafe è emerso in occasione delle elezioni dei Comites, quando
soltanto il 30% degli aventi diritto ha potuto votare.
Sottolinea l’importanza di avere un interlocutore in Ambasciata e chiede che a
Guayaquil sia istituito un Consolato Generale. Si augura che in un futuro prossimo i
problemi siano risolti.
Maria Rosa ARONA (Argentina) non intende ripetere cose dette dai colleghi e si limita
a segnalare l’inaccettabile arretrato esistente nel Consolato di Buenos Aires, che pure dà
il massimo impegno, e l’impossibilità di ottenere risposte in tempi ragionevoli.
Avanza alcune proposte, concordate con i colleghi dell’Argentina: utilizzare i 4
Patronati presenti; aumentare le competenze dei Delegati consolari, fornendoli dei
necessari strumenti; organizzare una sorta di task force che sia di aiuto per risolvere i
problemi più urgenti.
Adriano TONIUT (Argentina) osserva che sono anni che si parla della rete consolare
pressoché negli stessi termini. La situazione è leggermente migliorata quando sono stati
assunti i contrattisti, e l’esserne privati creerà indubbi problemi.
In tema di cittadinanza, e in genere per tutti i servizi consolari, suggerisce che la priorità
sia data ai connazionali iscritti all’anagrafe consolare e che tutto avvenga con grande
trasparenza e senza favoritismi. Nei casi di particolare urgenza, che seguiranno una via
breve, questa dovrà essere documentata.
Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) concorda con il Consigliere Toniut
(Argentina) che da anni si chiedono vanamente le stesse cose, e il termine “drammatico”
è ricorrente. Se anziché avanzare richieste particolaristiche, si facesse un fronte unico,
forse qualcosa si otterrebbe.
Dal confronto con la situazione in Europa si rileva un enorme divario di strutture
penalizzante per l’America latina: le grandi Nazioni, come la Germania, la Svizzera, la
Gran Bretagna, il Belgio hanno circa 60 Consolati, mentre in tutta l’America Latina ce ne
sono appena 22. Sarebbe sufficiente, senza alcun aggravio per lo Stato, trasferire in
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America Latina un dipendente da ogni Consolato dell’Unione, per incrementare la forza
di 60 unità, che certamente darebbero un buon impulso alla soluzione dei problemi.
Ritiene che una risposta di questo tipo il Ministero dovrebbe darla all’America Latina.
Il PRESIDENTE introduce il secondo punto all’ordine del giorno: “Nuove generazioni”
e dà la parola all’Esperto Fernando Devoto.
Fernando DEVOTO (Esperto dell’Argentina) si presenta come storico argentino per metà
di origine italiana.
Il problema genitori-figli-nipoti è legato a quello dell’identità, che può essere definita in
molti modi: in base alla cittadinanza; alla dimensione culturale, che implica la
padronanza della lingua italiana; all’idea di appartenenza. Le prime comunità insediate
in America Latina erano per lo più composte da genovesi, che si sentivano liguri e non
italiani.
Cita l’espressione di D’Azeglio: “L’Italia è fatta, ora dobbiamo fare gli italiani” per
indicare che l’identità si costruisce attraverso tre vie: la scuola; il servizio militare; la
guerra. Ma gli italiani emigrati, soltanto all’estero si sono scoperti italiani perché, partiti
in genere analfabeti, il loro senso di identità era il paese, il campanile, che li distingueva
dagli altri. Di qui, la spinta alla creazione di associazioni nelle quali sentirsi in un certo
senso a casa. Sentimento comune era la nostalgia e il desiderio di tornare; ma qui hanno
avuto i figli, per i quali vale un discorso diverso rispetto ai genitori. Infatti, mentre per
questi ultimi il rapporto con l’Italia si basava su un’esperienza vissuta, per i figli è
mediato attraverso la memoria dei genitori, e per essi si può parlare di una memoria
privata e di una memoria pubblica, nel senso che dalla famiglia hanno assimilato
principi, abitudini, modi di essere, ma quasi mai la lingua (anche perché molto spesso i
genitori non parlavano italiano, bensì un dialetto), e nel contempo hanno ricevuto un
forte influsso dal Paese di accoglienza attraverso la scuola, i miti e gli usi nazionali. Si
può affermare che erano in bilico tra eredità italiana e contesto locale, e dunque con una
duplice identità. In tali condizioni, era naturale scegliere l’identità di maggiore
prestigio, quella che consentiva un migliore inserimento nel contesto locale, e si è
dunque verificato che in genere i più accaniti avversari dell’italianità siano stati i figli
degli emigrati italiani. Tale seconda generazione ha in molti casi raggiunto posizioni di
prestigio.
La terza generazione, quella dei nipoti, ha avuto un rapporto meno conflittuale con le
proprie origini ormai lontane, ed era anzi portata a ricordare ciò che i genitori volevano
dimenticare. Comunque, non si è avvicinata alle grandi associazioni italiane, per le
quali il declino era iniziato alla fine degli anni ’20, e anche le grandi testate
giornalistiche italiane, che avevano avuto una tiratura pari a quella delle più importanti
testate locali, hanno visto rapidamente ridursi il numero di lettori figli di italiani.
Neppure la generazione di emigrati giunta nel secondo dopoguerra ha fatto riferimento
alle associazioni italiane esistenti, ma ha creato nuove strutture.
Se la seconda generazione non ha conservato molti tratti della memoria pubblica
italiana è stato anche perché, a seguito dell’ascesa sociale, talvolta si vergognava delle
proprie origini, che però i nipoti sono andati man mano recuperando, perché negli
ultimi 25 anni l’Italia, e in genere l’Europa ha acquistato prestigio in particolare in
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rapporto ai Paesi sudamericani, dove si è avviato un processo di regressione economica
e di imbarbarimento a seguito delle dittature militari. L’Europa e l’Italia divengono
immagine del progresso economico e della democrazia, c’è un recupero dell’identità
italiana come cultura, e l’Italia diventa un mito. Oggi si assiste a quella che, a suo avviso
erroneamente, viene definita “emigrazione di ritorno”, che in realtà è emigrazione di
sudamericani con origini italiane, che a volte tentano di recuperare i legami culturali,
ma quasi mai la lingua, e a volte chiedono il passaporto soltanto per poter lavorare
nell’Unione Europea.
Ritiene si debba distinguere tra italiani all’estero nati in Italia, che mantengono forte
l’identità di origine, e discendenti, per i quali più forte è l’identità locale e per molti è
addirittura l’unica, anche per responsabilità dei massimi esponenti delle comunità
all’estero e delle Autorità diplomatiche italiane, che poco si sono adoperati per
sviluppare l’orgoglio di appartenenza.
Quando si parla di milioni di italiani nel mondo, si deve essere consapevoli che in realtà
buona parte di essi di italiano ha soltanto le origini; forse in futuro scoprirà le proprie
radici, poiché il rapporto dell’Italia con i discendenti degli italiani all’estero è ancora da
costruire.
Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) ringrazia per la brillante esposizione,
che ha messo in luce molti aspetti dell’italianità. Il Consiglio Generale degli Italiani
all’Estero ha sempre puntato sull’appartenenza culturale, che presuppone il recupero
della lingua italiana, un fatto della cui importanza negli ultimi 30-40 anni lo Stato
italiano sembra aver acquisito consapevolezza. Peraltro, grazie anche al successo
dell’Italia in molti settori, dal design alla moda, l’Italia è diventato un punto di
riferimento.
Il CGIE ha promosso un’indagine qualitativa sui giovani italiani all’estero, che ha
interessato 15 Paesi, e dalle testimonianze è appunto emerso un po’ ovunque che ciò che
le seconde generazioni volevano dimenticare, le terze generazioni per una curiosità
culturale tendono a riscoprire. Forte è l’attenzione verso l’Italia, la sua cultura e la sua
storia, ma anche verso simboli come la Ferrari o il calcio.
Il prof. Devoto ha parlato di responsabilità dei rappresentanti delle comunità italiane
all’estero; è un segnale che va recepito e su cui il CGIE dovrà riflettere. Nella società
aperta di oggi, caratterizzata da mobilità culturale, turistica, professionale, l’Italia ha
interesse a valorizzare la propria rete di presenze nel mondo e deve farlo guardando
alle giovani generazioni.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA si complimenta per la lucidità dell’analisi. Mentre la
prima generazione di emigrati resta italiana a tutti gli effetti, i figli acquisiscono la
cultura locale. Quanto alla terza generazione, il ritorno in Italia è da straniero; si tratta
quindi della prima generazione di stranieri con antenati italiani. Il fenomeno non è solo
italiano, ma riguarda anche comunità più numerose, come l’inglese, la spagnola,
l’irlandese.
Non concorda sul fatto che lo Stato italiano non abbia fatto abbastanza e invita a
considerare che, se un tempo le strutture dello Stato entro i confini non sono state in
grado di sostenere una grande collettività costretta a emigrare per cercare migliori
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fortune, neppure quelle all’estero potevano essere in grado di farlo.
L’Italia è cambiata, fa parte del G7, è uno dei Paesi più industrializzati, non esporta solo
moda, ma tecnologia e macchine utensili, delle quali è il primo produttore al mondo, è
cresciuta nell’immaginario, e si assiste ora a un ravvicinamento da parte dei giovani
all’estero.
Lo Stato italiano sta promovendo azioni su vari fronti: la lingua, la cui conoscenza è
fondamentale; la partecipazione politica, con il voto; un associazionismo diverso da
quello della prima generazione, fatto di imprenditori, commercianti, artisti, di categorie
che, ritrovandosi insieme, hanno la possibilità di crescere.
Francesco DEVOTO (Esperto dell’Argentina) sottolinea che il suo intervento non ha
riguardato il presente, di cui non ha conoscenza, bensì il passato. È senz’altro vero che
uno Stato che non può evitare che suoi cittadini siano costretti a emigrare non è in
grado di sostenerli all’estero; non si può però ignorare – sempre riguardo al passato –
che i gruppi dirigenti italiani all’estero sono stati conflittuali, e questo ha molto
indebolito le associazioni italiane. Inoltre, in passato le strutture dello Stato non hanno
avuto un ruolo particolarmente attivo soprattutto nel settore dell’alta cultura.
Si compiace che sia stata promossa una ricerca, che sicuramente aiuterà la
comprensione e consentirà di agire di conseguenza.
Facendo riferimento all’intervento del Consigliere Petruzziello (Brasile), a proposito
della distribuzione degli Uffici consolari nel mondo il Ministro Torquato CARDILLI
(Segretario del CGIE) invita ad una maggiore cautela quando vengono citate delle cifre e
si formulano giudizi. Precisa quindi che in Europa vi sono 61 Uffici consolari, 33 nelle
Americhe, 11 in Asia, 8 in Africa e 5 in Oceania. In Europa i cittadini con passaporto
italiano sono 2.249.000, nelle Americhe 1.555.000 e il rapporto tra cittadini e Consolato
per l’Europa è di 36.900 per ogni Ufficio consolare, mentre nelle Americhe è di 47.000.
Considerando però la sola America Latina, con i suoi 22 Uffici consolari, il rapporto è
del tutto identico a quello europeo: 36.900.
I lavori, sospesi alle ore 13, riprendono alle ore 14.55
Il PRESIDENTE apre il dibattito sul tema delle nuove generazioni.
Giacomo CANEPA (Perù) esprime una protesta per non aver potuto far intervenire alla
riunione un Esperto dal Perù, che proprio sui giovani aveva preparato una relazione di
grande interesse, che desidera sia messa agli atti della Commissione. (All. 8)
Michele COLETTA (Venezuela) deve anche alla sua personale esperienza la
convinzione che nei Paesi di accoglienza gli italiani siano riusciti a farsi apprezzare per
certe doti e per un patrimonio anche culturale, che si deve essere capaci di trasferire a
figli e nipoti, perché ne divengano titolari. Lo sforzo deve essere orientato a far sì che i
giovani facciano parte delle associazioni non in condizione subalterna, ma a pieno titolo
e consapevoli non solo dei propri diritti, ma anche di avere dei doveri verso la
collettività.
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Mariano GAZZOLA (Argentina) osserva che l’intervento dell’Esperto Devoto, di
carattere storico, ha illustrato la realtà di persone che hanno fatto l’Italia nel mondo e
che hanno vinto battaglie, come quella per il voto all’estero. Ora la battaglia è per
l’integrazione delle nuove generazioni nella comunità.
Nell’indagine citata dal Segretario Generale più del 40% dei giovani in Brasile e
Argentina si è definito italo-argentino, o italo-brasiliano; un’analoga indagine condotta
via Internet ha dato un risultato del 50%. Il senso di appartenenza è dunque chiaro. La
domanda che ci si deve porre è: cosa pensa l’Italia che siano le nuove generazioni e
quale sarà la sua politica. Finora, lo sforzo per l’integrazione dei giovani si deve
soltanto alle associazioni, in particolare quelle regionali, che hanno compreso la nuova
realtà e vanno sostenute dallo Stato italiano. L’offerta dell’associazionismo è
sicuramente diversa rispetto al passato, ora si parla di corsi di formazione, di soggiorni
culturali, di iniziative che interessano le nuove generazioni e sono realizzate in
prevalenza con fondi regionali.
L’identità si costruisce soprattutto attraverso la lingua e in questo campo c’è molto da
fare, a iniziare dal sostegno alle scuole italiane e ai corsi di lingua e cultura. Una identità
non è data dalla legge, sta nel cuore di ciascuno, e anche se la legge italiana non
riconoscesse loro la cittadinanza, i giovani si sentono e sono italiani.
Per Claudio PIERONI (Brasile) ora importa studiare come avvicinare i giovani. A San
Paolo ogni associazione italiana ha un gruppo giovani, che si cerca di stimolare
lasciando loro spazi e sostenendone le iniziative. Essi sono in particolare interessati dai
corsi di formazione e di lingua e cultura italiana. Le associazioni regionali sono
particolarmente orientate verso i giovani, ed egli cita il caso della Regione toscana, che
ne promuove il coinvolgimento in numerosi settori.
Francisco F. NARDELLI (Argentina) ritiene che uno dei problemi con cui il CGIE dovrà
confrontarsi è il coinvolgimento dei giovani nelle associazioni italiane, non soltanto in
quelle regionali. Le Autorità italiane dovrebbero a suo avviso indagare sul motivo per
cui si è sviluppata nelle nuove generazioni più l’identità regionale che quella italiana,
per poi impostare la giusta politica.
Renato PALERMO (Uruguay) sottolinea che il coinvolgimento dei giovani nelle
associazioni regionali li ha portati ad operare all’interno delle collettività, ma non sono
ancora stati creati i canali necessari a capitalizzare il potenziale che essi rappresentano.
Occorre in questo senso l’impegno dello Stato italiano, del Consiglio Generale e delle
stesse comunità.
Paolo CASTELLANI (Cile) non riscontra contrasto tra identità dell’italiano all’estero e
identità del cittadino locale, anche perché l’America Latina, in particolare nel versante
atlantico, è stata fatta in grande misura dagli italiani, e la locale cultura è
complementare a quella di origine. Gli italiani in questo Continente non sono e mai si
sono sentiti stranieri. Grave, invece, è il fenomeno dell’assimilazione, che va forse
nascondendo i valori essenziali dell’italianità. In questo campo è necessario intervenire
con decisione.
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Ricardo MERLO (Presidente del Comites di Buenos Aires) ha ascoltato con grande
interesse la brillante esposizione del prof. Devoto, che ha offerto numerosi spunti di
riflessione. Le nuove generazioni in America Latina guardano verso il futuro con una
visione politica strategica, ed egli sottolinea che la legge sulla cittadinanza, assieme a
quella sul voto all’estero, hanno dato all’Italia un’opportunità storica per assicurare nel
mondo la propria presenza morale, culturale, istituzionale, che la renderà una Nazione
più grande.
Si compiace che il CGIE abbia ritenuto di creare un’apposita Commissione Tematica per
le nuove generazioni, nella quale dibattere le specifiche problematiche, che certo
avranno ampio spazio nell’agenda della Commissione Continentale. Ritiene che il CGIE
debba impegnarsi al massimo affinché si realizzi finalmente la Conferenza dei giovani e
che sarebbe utile cominciare a discutere la validità o meno di alcune politiche regionali
di rientro, che nell’attuale congiuntura altro non è che un’ulteriore emigrazione forzata,
la reiterazione di un processo di separazione dalla famiglia, dagli amici, dalla terra
natale.
Per promuovere le nuove generazioni occorre dare impulso alle associazioni nate anni
addietro, che hanno trasmesso i valori della solidarietà, della democrazia, della pace,
della giustizia sociale. Nell’attuale mondo globalizzato, puntare sui giovani è garanzia
di una politica intelligente ed efficace.
Nello COLLEVECCHIO (Venezuela), a testimonianza del fatto che quando si dà spazio
ai giovani, essi danno valide risposte, riferisce che agli inizi degli anni ’60 in Venezuela
sono sorti 36 centri ricreativo-culturali italo-venezuelani, oggi diretti da giovani di
seconda e terza generazione, del cui lavoro c’è da essere orgogliosi.
Il locale CGIE ha organizzato tre congressi della gioventù italo-venezuelana e
recentemente, in accordo che associazioni e istituzioni italo-venezuelane, si sono gettate
le basi per il quarto congresso, da realizzare possibilmente nel 2005 e al quale saranno
invitati i giovani degli altri Paesi latino-americani, al fine di un interscambio
auspicabilmente proficuo. Sarebbe forse opportuno pensare ad un convegno dei giovani
di tutta l’area, le cui problematiche sono sicuramente diverse rispetto al resto del
mondo. Con l’Argentina è stato assunto l’impegno a che giovani venezuelani siano
presenti ai prossimi Giochi della gioventù a Buenos Aires.
Il PRESIDENTE ricorda i Giochi della gioventù svoltisi lo scorso sabato a Buenos Aires,
che hanno coinvolto 4.500 bambini di varie età, tra i quali saranno selezionati i 30 che si
recheranno in Italia. Le nuove generazioni saranno al centro dell’attenzione della
Commissione.
Michele COLETTA (Venezuela) osserva che, qualora il CGIE disponesse di un budget
per realizzare delle attività, magari anche in campo assistenziale, tutto risulterebbe più
facile e si potrebbe concretizzare qualcosa di interessante e utile. Nelle attuali
condizioni, invece, non ci si può che limitare a parlare, non si sa fino a quando. Egli
ritiene che il Consiglio Generale, per essere all’altezza dei progetti che si intende
sviluppare, dovrebbe in termini pratici interessarsi non solo di diarie o di biglietti aerei.
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Ugo DI MARTINO (Venezuela) fa presente che in Venezuela dal 1940 esistono scuole
italiane: elementare, media e liceo, che hanno formato su programmi italiani migliaia di
figli di italiani, i quali hanno comunque un bagaglio culturale diverso rispetto agli
omologhi in Patria e rappresentano un patrimonio da non trascurare.
Si è detto che l’Italia è il principale venditore di macchine utensili, ma essa vende anche
cultura e impresa, e forse maggiore attenzione andrebbe rivolta alle piccole imprese
all’estero, per lo più create da giovani italiani. Questi vanno ricercati ovunque si
trovino, anche al di fuori dei centri sociali, per suscitare il loro interesse e cercare di
coinvolgerli.
Antonio LASPRO (Brasile) chiede anzitutto che sia definita la fascia di età giovanile. In
qualità di consultore della Regione Basilicata ha più volte cercato di avvicinare i
giovani, constatando che ciò è possibile solo quando si tratta di consentire loro di
partecipare a corsi in Italia; al ritorno, però, viene meno qualsiasi interesse. Il Circolo
italiano di San Paolo, del quale è Consigliere, negli ultimi 15 anni non è riuscito ad
attrarre neppure un giovane, e vorrebbe conoscere in che modo i colleghi ottengono
invece risultati positivi, per poter ritornare con una parola di speranza.
Filomena NARDUCCI (Uruguay) ha avuto scambi di idee con giovani veneti, che in
Uruguay assumono iniziative, decidono, insieme si rendono protagonisti e di questo si
dicono lieti. A suo avviso il problema è dato dal fatto che nelle associazioni, quando si
tratta di decidere i giovani sono esclusi. Ad essi, invece, vanno dati i necessari strumenti
perché vivano la propria italianità nei Paesi dove sono nati.
Facendo riferimento all’emigrazione di ritorno, e al fatto che dei giovani che chiedono il
passaporto italiano si dice che si ricordano delle origini soltanto in questa circostanza,
invita a riflettere sul fatto che moltissimi di loro conoscono bene la storia e la cultura
della terra di origine, hanno uno spiccato senso di appartenenza e sono cresciuti con
abitudini italiane. Se non conoscono la lingua, è perché in molti casi dovrebbero
sostenere un costo che non possono permettersi. Occorre poi tenere conto che recarsi in
Europa con un passaporto italiano consente di evitare difficoltà che sarebbero invece
poste dalle Autorità di frontiera in caso di passaporto di un Paese latino-americano.
Occorre svolgere opera di promozione nei Paesi di residenza, riconoscendo ai giovani il
diritto di cittadinanza e fornendoli di strumenti di sviluppo di politiche che a livello
locale li riguardino. Fa infine rilevare che spesso vengono prese iniziative che non
rispondono alle attese; ad esempio, i giovani non vogliono certi corsi che non danno
prospettive di lavoro o, in genere, di inserimento, per i quali gli investimenti sono
cospicui.
Claudio PIERONI (Brasile) ritiene che tutte le Regioni dovrebbero realizzare
programmi con i propri giovani. La Regione Toscana ogni anno invita dall’America
Latina 50-60 giovani a seguire un corso di aggiornamento linguistico-culturale della
durata di un mese. Al loro ritorno fanno vita associativa e divengono veri e propri
ambasciatori dell’Italia.
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Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) considera che l’intervento del prof.
Devoto ha posto interrogativi profondi, ma questa discussione si svolge in assenza di
giovani. Chi intende occuparsi di tale tematica – egli suggerisce – potrebbe farsi inviare
dalle Regioni che negli ultimi dieci anni hanno avviato iniziative per i giovani, gli atti
delle conferenze con le testimonianze, poiché occorre porsi in un atteggiamento di
ascolto e non immaginare di essere in possesso della verità. Non vorrebbe che ad
animare il dibattito sui giovani fosse l’aver ottenuto l’esercizio del voto all’estero e
considera che chi ha dimostrato di saper parlare con i giovani è stato il Ministro
Tremaglia, che in Canada ha avuto un’accoglienza calorosissima e ha trattato temi quali
la cultura e i valori italiani, non certo il voto.
Promovendo l’indagine sui giovani ci si è voluti dotare di uno strumento conoscitivo,
ed è necessario leggere ciò che è stato detto per acquisire la conoscenza della varietà di
situazioni esistenti nel mondo. L’obiettivo è mantenere il legame tra l’Italia e i sui
cittadini all’estero in una prospettiva moderna, mettendo anche a confronto le nuove
esperienze di mobilità dall’Italia, di persone che vanno nel mondo con titoli accademici
e contratti di lavoro.
Il progetto della Prima conferenza dei giovani italiani all’estero prevede pre-conferenze
a carattere continentale per delineare il quadro locale e definire gli obiettivi, da
presentare nel momento unificante della Conferenza, che si dovrebbe tenere in Italia.
I giovani non possono essere protagonisti di un’emigrazione di ritorno, che si
tradurrebbe, tra l’altro, in un depauperamento di questi Paesi dei quadri medi di cui
hanno bisogno. È invece necessario promuovere un sistema di interscambio di
esperienze professionali e culturali, con l’obiettivo di aiutare sia i giovani che le
economie dei Paesi dove i connazionali risiedono.
Quanto all’osservazione che è stata fatta sull’assenza di un budget da dedicare a
progetti assistenziali, va detto che il CGIE è nato come rivendicazione di
rappresentanza politica e per dare cittadinanza ai diritti e alle rivendicazioni dei
connazionali all’estero; deve avere capacità di maggiore riflessione e di proposta
politica più forte e tempestiva anche per quanto riguarda le nuove generazioni, affinché
sia assicurata continuità alla storia degli italiani all’estero.
Il PRESIDENTE ricorda di aver fatto parte, anni addietro, del Comitato consultivo, al
quale si devono numerose riforme, finché, per dotare gli italiani nel mondo di uno
strumento più efficace, è stato istituito il CGIE.
Si è sempre considerato che la politica per gli italiani d’oltremare dovesse avere
caratteristiche diverse rispetto a quella riguardante l’emigrazione europea, per via della
differenza delle problematiche. In America Latina gli italiani sono giunti soltanto con
l’illusione di tornare in Patria ma, in fondo, con la consapevolezza che vi si sarebbero
stabiliti e vi avrebbero costruito la famiglia. Il grande flusso migratorio del 1850-1880
non ha avuto il sostegno del Paese di origine e neppure di quello di accoglienza, e sono
nate allora le prime associazioni mutualistiche in località dove altro non v’era che la
piazza, il municipio e il campanile. Gli italiani sono diventati parte di questi Paesi, nel
tempo sono cresciuti anche culturalmente e hanno dato vita a un patrimonio che deve
essere conosciuto.
Quando egli ha organizzato la prima riunione per i giovani, l’ha pubblicizzata in tutti i
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modi possibili, ma si è trovato dinanzi un gran numero di persone anziane. Ha scelto
allora un’altra via: congressi dei giovani di origine italiana, ogni anno in una città del
Paese; l’affluenza di giovani è andata crescendo nel tempo ed ora è massiccia.
In Argentina vi sono sette ospedali che si devono agli italiani emigrati, e quello di
Buenos Aires è tra i più importanti del mondo. Strade, piazze e monumenti hanno nomi
italiani.
Prima fra tutte, la Regione Veneto ha creato la Consulta e, a dieci anni di distanza ha
stanziato 3 miliardi per una politica nei confronti dei veneti nel mondo; più di 8.000
giovani hanno seguito corsi nel Veneto. Se ogni Regione sviluppasse una politica per i
propri cittadini nel mondo, molti problemi sarebbero risolti.
Il dramma degli emigrati con la valigia di cartone si esaurirà con la scomparsa degli
ultimi appartenenti alla prima generazione, non sarà più dibattuto il problema delle
pensioni ma resteranno i giovani, teste di ponte dell’Italia nei Paesi di accoglienza, un
patrimonio che il CGIE deve saper valorizzare. Se i giovani saranno coinvolti, con il
voto all’estero il rapporto tra l’Italia e le sue comunità nel mondo certo non si
estinguerà.
Antonio LASPRO (Brasile) fa rilevare che anche la sua, come altre Regioni, ha assunto
iniziative a livello locale. La sua domanda, che ripropone, è come far sì che il rapporto
con i giovani non sia episodico.
A parere del PRESIDENTE il segreto sta nel dare continuità alle iniziative.
Propone quindi la costituzione di un Comitato per la redazione di un documento che
sintetizzi le proposte della Commissione.
Marina PIAZZI (Messico) fa rilevare che finora non è stata avanzata alcuna proposta
concreta. Si dovrebbe probabilmente fare un richiamo perché siano sbloccati i fondi per
la Conferenza dei giovani.
Il PRESIDENTE ritiene che nel documento si dovrebbe chiedere l’impegno delle
Regioni, se non anche dei Comuni, a una partecipazione diretta, visto che il dialogo con
lo Stato risulta sempre difficile.
Marina PIAZZI (Messico) osserva che le Regioni sono già impegnate, tanto è vero che
avevano dato la loro disponibilità ad ospitare le pre-conferenze. Invita a tenere presente
quanto è stato finora fatto con notevole dispiego di energie.
Il PRESIDENTE puntualizza che soltanto qualche Regione è coinvolta. La riunione
riguarda l’area latino-americana, dove sono state realizzate alcune esperienze che
possono avere valore in tutto il mondo.
Dichiara quindi concluso il dibattito e dà la parola all’Esperto Pezzoli, che tratterà il
tema della cittadinanza.
Ferdinando PEZZOLI (Esperto del Cile) premette che affronterà il tema non da un punto
di vista giuridico-normativo, ma sociologico e dei diritti. La sua sarà l’esposizione di
un’opinione critica, volta ad evidenziare le conseguenze dell’applicazione della legge
sulla cittadinanza e preceduta da una riflessione sul futuro dell’italianità all’estero e
sull’esercizio del voto, che prende le mosse dalla composizione della collettività, da ciò
che può fare e in che modo.
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Con maggiore o minore intensità, dal 1850 al 1960 i flussi migratori italiani si sono
orientati prevalentemente verso l’Europa e i Paesi anglofoni, e verso l’America Latina.
Salvo casi sporadici, in America Latina gli italiani sono stati ben accolti, si sono
facilmente integrati nei Paesi ospiti e oggi si assiste a una forte assimilazione delle
nuove generazioni.
La collettività si compone di 1.182.000 persone con passaporto italiano, di cui 80.000
nate in Italia e 200.000 appartenenti alla prima generazione; vi sono poi
presumibilmente 3 milioni di persone senza passaporto. Chi viene detto italiano per il
fatto di possedere il passaporto, per lo più dell’Italia non conosce usi, cultura, lingua, e
in un prossimo futuro non vi saranno che discendenti, i quali forse neppure sapranno a
quale italiano devono il nome e il diritto di essere cittadini italiani.
Quanto all’esercizio del voto all’estero, egli ritiene di non averne diritto poiché vive,
lavora, ha creato una famiglia, paga le tasse e gode dei diritti del Paese che l’ha accolto;
ciò non vuol dire che non si senta profondamente italiano e non si prodighi per
diffondere la lingua e la cultura e nel promuovere scambi commerciali. Considera che i
18 parlamentari della circoscrizione estero saranno chiamati ad esprimersi anche su
questioni che riguardano gli italiani in Italia, di cui non hanno sufficiente conoscenza. Si
può ritenere che seguiranno le direttive di partito, con la conseguenza di poter anche
spostare gli equilibri. Egli si domanda con quale diritto essi possano decidere in ordine
alla vita degli italiani in Patria ed esprime l’avviso che la legge dovrebbe essere riveduta
prima di giungere alle elezioni affinché, per la prima tornata, sia consentito candidarsi
soltanto a emigrati all’estero nati in Italia.
A proposito della cittadinanza, che tanto impegna i Consolati, osserva che soltanto
adesso in tanti hanno ricordato di avere un antenato italiano. Insieme con il passaporto,
essi diventano titolari di tutti i diritti politici e civili; è giusto che abbiano diritto al voto,
all’assistenza, alla previdenza di cui già godono nel luogo dove sono nati e vivono? E
fino a quale generazione potranno trasmetterli? Certo non all’infinito. Ciò che ogni
discendente italiano dovrebbe avere di diritto è l’insegnamento della lingua e cultura
italiana e la formazione professionale, perché si creino condizioni di sviluppo del Paese
in cui vive.
Conclude affermando che per ottenere la cittadinanza dovrebbe essere obbligatoria la
conoscenza della lingua italiana. (All. 9)
Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) valuta estremamente coraggiosa la Relazione
dell’Esperto Pezzoli.
In tema di cittadinanza intende presentare alcune proposte concrete, che non richiedono
impegno di capitali, ma solo buona volontà.
Riferisce di una raccolta di 1.700 firme di richiesta della cittadinanza, di discendenti di
trentini riuniti nel Palasport di una città dell’interno dello Stato di Santa Catarina,
avvenuta in occasione di una sua visita, assieme al Console Generale, al Presidente del
Comites e altre Autorità. Tale sottoscrizione, organizzata dal Circolo dei trentini di
Curitiba, è stata portata a termine nel giro di poco più di due ore, avendo allestito tre
tavoli che impegnavano ciascuno due persone. Qualora 1.700 persone si fossero dovute
recare al Consolato a presentare la domanda, non sarebbero trascorsi meno di due anni.
Poiché la legge sul diritto di cittadinanza ai trentini scade nel dicembre 2005, e nella sola
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circoscrizione consolare di Curitiba risiede una comunità di circa 300 mila persone che
hanno diritto alla cittadinanza, chiede che il CGIE e la Direzione Generale si attivino
affinché la validità della legge sia prorogata.
Rivolto in particolare al Ministro Siggia, ricorda che due anni fa la competente
Commissione Tematica ha approvato una sua proposta di semplificazione delle
modalità per l’acquisto della cittadinanza iure sanguinis. Attualmente, un cittadino deve
presentare 22 documenti che devono seguire un lungo iter burocratico. Egli ritiene
logico che si debba inviare in Italia, per la convalida da parte del Comune di origine,
l’atto di matrimonio e di morte dell’antenato che è nato in Italia, ma non altrettanto che
si debbano inviare anche i documenti di nascita, matrimonio e morte dei successivi
discendenti. Sulla base di un telespresso del quale ha preso visione, sembrerebbe che
tale procedura possa essere semplificata: fermo restando che ai Consoli spetta
l’accertamento della discendenza, si dovrebbero poter inviare in Italia solo gli atti
relativi alle persone vive; contestualmente il Console rilascerebbe un certificato
attestante il diritto alla cittadinanza iure sanguinis. Alla Direzione Generale chiede che si
attivi presso il Ministero dell’Interno, affinché non accada che, di fronte alla nuova
modalità, i Comuni respingano la documentazione. Fa poi notare che questo tipo di
semplificazione si tradurrebbe in una riduzione del 50% del lavoro del Consolato.
Solleva quindi la questione dei casi urgenti, per i quali sarebbe necessaria una corsia
preferenziale, che certo il Console non può seguire. L’escamotage del Ministero
dell’Interno (Circolare 28/2002) consiste nella legalizzazione a pagamento dei
documenti, da consegnare direttamente al Comune in Italia. Il fatto è che, in
conseguenza della gran mole di lavoro, i Consolati non stanno evadendo le richieste di
legalizzazione. Propone che anche in questo caso si ricorra alla semplificazione, che
potrebbe essere costituita da una sorta di etichetta autoadesiva stampata al computer e
chiede che il MAE fornisca un’indicazione in tal senso ai Consolati.
Ritiene che con la buona volontà si possa rendere più agile il lavoro dei Consolati e
rendere un servizio alla collettività.
Francisco F. NARDELLI (Argentina) richiama l’attenzione del Ministro Siggia su un
problema di fondamentale importanza per tantissimi connazionali emigrati dall’ex
Impero Austro-ungarico, che hanno atteso quasi 40 anni perché fosse loro riconosciuto
il diritto al riacquisto della cittadinanza e che per legge devono manifestare la propria
volontà entro dicembre 2005. Per interrompere i termini di scadenza del diritto
l’interessato deve sottoscrivere un documento presso la Sede consolare, dovendo a volte
affrontare con tutta la famiglia viaggi di migliaia di chilometri, di costo notevole e
talvolta insostenibile.
Si è poi verificato che ad alcuni connazionali sia stata erroneamente riconosciuta la
cittadinanza iure sanguinis, ed a questi, che dovranno ora avviare la pratica sulla base
della nuova legge, è stata chiesta la restituzione del passaporto. In taluni casi, la notifica
di non essere più cittadini italiani è giunta a persone che si trovavano in Italia per
motivi di lavoro ed egli richiama l’attenzione sul fatto, che potrebbe verificarsi, che vi
sia chi riceve la notifica dopo la scadenza della legge. In quel caso sarebbe perduto ogni
diritto al riacquisto della cittadinanza.
Per i motivi esposti, chiede che la Commissione Continentale approvi un ordine del
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giorno da presentare alla prossima Assemblea Plenaria, che rechi le seguenti richieste:
la proroga della scadenza della legge; la possibilità di sottoscrivere la dichiarazione di
volontà di acquisto della cittadinanza italiana davanti a un Agente consolare; che sia
chiarita la posizione dei connazionali ai quali era stata erroneamente attribuita la
cittadinanza iure sanguinis e che in questi particolari casi si proceda all’attribuzione
d’ufficio.
Chiede infine ai colleghi di pubblicizzare ampiamente la legge in questione, affinché
tutti i connazionali interessati siano informati e possano esercitare il proprio diritto.
Marina PIAZZI (Messico) chiede se per leggi di particolare importanza, come quella in
questione e in genere quella sulla cittadinanza potrebbe non essere prevista la
limitazione del tempo, poiché certo lo Stato italiano non correrebbe grossi rischi.
Dal momento che è il Parlamento che legifera, il Ministro Sandro Maria SIGGIA non
può che far rilevare che molte leggi hanno una scadenza temporale.
I lavori, sospesi alle ore 17, riprendono alle ore 17,20
Michele COLETTA (Venezuela) esprime stupore e incredulità. Per anni il CGIE ha
lottato per il riconoscimento della cittadinanza, e prima ancora altri organismi hanno
portato avanti questa battaglia; appare ora incredibile che dopo l’intervento
dell’Esperto Pezzoli si siano susseguiti interventi che non hanno fatto alcun riferimento
al contenuto della Relazione. Questo non è, a suo avviso, un modo corretto di
procedere, poiché è doveroso un commento. Il suo è diretto ai colleghi del Cile. Quando
si propone l’intervento di un Esperto, si deve avere letto il documento che sarà
illustrato, poiché vi sono delle responsabilità e in sostanza se ne sostiene la posizione,
una posizione che egli non può accettare perché contraria a tutti i principi e alle lotte
condotte dal mondo dell’emigrazione, negativa e in prospettiva forse anche dannosa.
Chiede, se possibile, che il documento non sia citato né riportato negli atti, e che il dott.
Ciofi, il Ministro Siggia e il Ministro Cardilli dimentichino quanto è stato detto in tema
di voto.
Conclusivamente, chiede che la Commissione si esprima nel senso che siano riaperti i
termini per tutte le richieste di cittadinanza.
Filomena NARDUCCI (Uruguay) ricorda l’importante risultato ottenuto con la
diramazione della Circolare 28, relativa alle condizioni che consentono che la
documentazione relativa alla richiesta di cittadinanza sia presentata direttamente in
Italia.
Al fine di individuare soluzioni che alleggerissero il lavoro del Consolato, è stato posto
il quesito circa la possibilità di tradurre e trascrivere soltanto i documenti relativi alle
persone vive, e in questo senso si sta ora regolando il Consolato di Montevideo, che
vedrà alleggerirsi il lavoro del 50%.
Nell’attuale situazione di emergenza, poiché i Comuni di origine sono gli ultimi ad
effettuare la registrazione della documentazione, domanda se sia possibile che gli stessi
provvedano alle necessarie verifiche dei documenti loro inviati dai Consolati,
debitamente controllati e corredati del certificato attestante il diritto alla cittadinanza, e
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quindi procedano alla trascrizione. Si eviterebbe così un doppio lavoro.
Concorda con il Consigliere Coletta (Venezuela) sulla proposta che la Commissione
Continentale approvi un nuovo ordine del giorno di richiesta di riapertura dei termini
per il riacquisto della cittadinanza italiana in loco per coloro che, avendola perduta, per
un difetto di informazione non hanno potuto avvalersi della sanatoria.
Paolo CASTELLANI (Cile) è d’accordo sulla semplificazione delle procedure che i
Consolati debbono seguire, ma invita a tenere presente che, data la diversità della
casistica, questa non è sempre possibile.
A proposito della Relazione dell’Esperto Pezzoli, distinguerebbe le due posizioni, sulla
cittadinanza e sul diritto di voto, che non condivide. A proposito della cittadinanza, si
sofferma sulla possibilità della sua trasmissione all’infinito, che ritiene possa essere
oggetto di contestazione da parte dell’Unione Europea, dove già è stata richiamata
l’attenzione sulla particolare situazione di cittadini, per la maggior parte italiani di
origine provenienti dall’Argentina, che risiedono in Spagna e, quali cittadini europei,
sono titolari di tutti i diritti. È dell’avviso che l’intero istituto della cittadinanza
dovrebbe essere rivisto alla luce della realtà odierna e delle normative vigenti. Nel
diritto romano, egli ricorda, il concetto di civitas era molto restrittivo: era civis romanus il
figlio di madre romana nato entro le mura; solo con l’Impero si è affermato, come
strumento di strategia politica, la ius sanguinis. Infine, non ritiene che la questione della
cittadinanza debba essere correlata al voto, che è un diritto acquisito seppure con tanti
anni di ritardo, non per responsabilità dell’emigrazione.
Ugo DI MARTINO (Venezuela) non ritiene si possa non tenere conto della Relazione
dell’Esperto Pezzoli, dalla quale però la Commissione dovrebbe prendere le distanze
esprimendo la propria disapprovazione.
In tema di cittadinanza, pone in particolare la questione dei matrimoni e dei
naturalizzati ed osserva che per il riconoscimento di un diritto non si dovrebbero
attendere anni. Pertanto, il suo appello è che l’organico delle Sedi estere del MAE sia
rafforzato, perché nelle condizioni attuali i soldi dello Stato sono vanamente spesi,
senza risolvere i problemi degli italiani all’estero, che vanno affrontati con serietà e
determinazione, per la parte che gli compete, anche dal CGIE.
Ha rilevato, e non lo ritiene accettabile, che nell’interpretazione e applicazione della
legge ogni Consolato si regola a modo proprio, mentre dovrebbe essere seguita una
linea univoca. Richiama poi l’attenzione sul riconoscimento della cittadinanza al
coniuge, che tramite il Consolato richiede due anni di tempo, mentre sono sufficienti sei
mesi se ci si rivolge al Comune italiano di origine. Si tratta in questo caso di recarsi in
Italia, e ciò comporta notevoli spese e il mancato aggiornamento dell’anagrafe
consolare. Premettendo apprezzamento per la professionalità dei funzionari che dal
Ministero sono inviati al Consolato, sottolinea la necessità di ottimizzarne il lavoro
individuando le cause che determinano rallentamenti e ritardi.
Pone quindi il problema dei naturalizzati, per i quali dovrebbero essere riaperti i
termini per il riacquisto della cittadinanza e quello dei figli di madre italiana,
maggiorenni il 1° gennaio 1948, per chiedere che il Ministero degli Esteri promuova le
opportune iniziative perché vi sia una revisione della legge.
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A proposito della Relazione dell’Esperto Pezzoli, Juan Antonio GARBARINO (Cile) fa
presente di essere stato informato sul testo soltanto in linea di massima e pochi giorni
prima della riunione, e di avere in due circostanze tentato di convincere il signor
Pezzoli, che conosce da anni e nel quale ha sempre riposto fiducia, ad attenuarne i toni.
Non pensava che il documento fosse nei termini in cui è stato presentato e concorda con
il Consigliere Coletta (Venezuela) che ne sia evitata la divulgazione.
Paolo CASTELLANI (Cile) non era in sala quando il collega del Venezuela ha chiesto
che il documento non apparisse agli atti. Ritiene doveroso il rispetto di tutte le opinioni,
anche di quelle che non si condividono, come peraltro egli stesso ha fatto quando sono
state espresse critiche in ordine all’intervento dell’Esperto sulla previdenza sociale, per
lui di grande interesse e invece giudicato da un Consigliere poco attinente ai problemi
dell’area, dei quali in sostanza avrebbe fatto ritardare la discussione. L’Esperto Pezzoli,
che è cittadino italiano, può legittimamente esprimere il proprio personale parere.
Qualora la Commissione stabilisse di non verbalizzarne la Relazione, per una questione
di rispetto egli accetterebbe tale decisione, sottolineando che in ogni caso recherebbe
un’offesa che egli non condivide.
Per Maria Rosa ARONA (Argentina) ciascuno può legittimamente esprimere le proprie
opinioni, che vanno rispettate anche se personalmente ritiene certe posizioni piuttosto
anacronistiche, poiché si tratta di questioni che fanno ormai parte della storia. Non
ritiene si possa evitare la verbalizzazione dell’intervento dell’Esperto Pezzoli, ma la
Commissione ha il diritto di prenderne le distanze.
Marina PIAZZI (Messico) conviene che si può non concordare con le affermazioni
contro l’esercizio del voto dell’Esperto Pezzoli, il cui pensiero va comunque rispettato.
Il Ministro Torquato CARDILLI precisa che la posizione dell’Esperto Pezzoli contraria
all’esercizio del diritto di voto, è del tutto ininfluente contro di esso perché il diritto di
voto, connaturato con la democrazia, era già esistente ed acquisito prima della riforma
della Costituzione (qualunque cittadino residente all’estero poteva tornare in Italia per
votare): la novità attuale è che si vota rimanendo all’estero. L’Esperto Pezzoli si è detto
contrario all’ipotesi di riforma che assegna 18 deputati alla circoscrizione estero e questa
è cosa contraria agli interessi degli italiani all’estero e ben diversa dalla critica al diritto
di voto.
Marina PIAZZI (Messico) considera che dal diritto di voto all’estero deriva una serie di
altri diritti, a iniziare da quello all’informazione, affinché ci si possa esprimere con
consapevolezza e senso di responsabilità anche nei confronti degli italiani in Italia.
Quanto al voto passivo, si augura che chi si candiderà abbia ben presenti le richieste e le
proposte degli italiani all’estero e acquisisca piena conoscenza della realtà italiana nella
quale andrà ad inserirsi.
Franco NARDUCCI (Segretario Generale) ritiene assurdo prolungare questo dibattito. La
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legge che ha istituito le Commissioni Continentali ha anche definito il ruolo
dell’esperto, che è stato ampiamente discusso nel Comitato di Presidenza, e nulla
giustifica il signor Pezzoli che, invitato dal CGIE a parlare di cittadinanza, ha utilizzato
questa ribalta per parlare del voto, una materia su cui il Parlamento ha discusso per
anni e che è stata oggetto di una riforma costituzionale. È impensabile che il CGIE, che
per quella riforma costituzionale si è battuto, possa ufficializzare in un documento una
posizione del genere. A titolo personale il signor Pezzoli può fare qualsiasi
affermazione, ma ha presentato in forma ufficiale un documento anacronistico e al di
fuori del ruolo per il quale era stato invitato dal Cile come esperto.
Vi sono obblighi che vanno rispettati ed era stato deliberato che a questa riunione della
Commissione Continentale intervenissero a spese dell’Erario cinque esperti per trattare
specifici temi; egli ritiene che da parte di una persona chiamata come esperto debba
esservi il buonsenso e la razionalità di portare una testimonianza da esperto sul tema
per il quale è invitato.
Non vorrebbe si prolungasse una discussione irriguardosa verso il Parlamento e le
riforme costituzionali e invita la Commissione Continentale dell’America Latina a
prendere posizione nettamente contraria all’intervento del signor Pezzoli.
Il Ministro Torquato CARDILLI puntualizza che, essendo stato invitato come esperto
di cittadinanza, il signor Pezzoli non poteva dedicare metà del suo intervento al
problema del voto e della ampiezza della rappresentanza della circoscrizione “estero”.
A una richiesta dell’Aula Franco NARDUCCI (Segretario Generale) risponde che
l’intervento non sarà eliminato. La Commissione non è stata convocata per discutere se
siano o meno sbagliate le riforme costituzionali che il CGIE ha voluto, ma ha il dovere
di dichiarare il proprio totale disaccordo con le idee espresse da un libero cittadino.
D’ora in avanti si dovrà essere estremamente accorti riguardo agli esperti, il cui ruolo
deve essere di stimolo alla riflessione e di contributo alla crescita collettiva. È questo il
senso delle decisioni assunte dal CdP, di cui fa parte anche il Vice Segretario Generale
Pallaro.
Michele COLETTA (Venezuela) condivide la proposta del Segretario Generale e ritira la
richiesta di non trascrizione del documento.
Maria Cosentina CERRUTI (Uditore) è dipendente dell’ANSA. Informa che da un anno
è mezzo è in funzione, e il prossimo dicembre sarà presentato a Porto Alegre, il portale
www.italianos.it, dedicato alla comunità italiana in America Latina, che riporta notizie
quotidiane anche dall’Italia.
Emilio CONDO’ (Uditore) ha vissuto la situazione dell’emigrante italiano nelle distinte
tappe della vita: giovane, studente, professionista, e in favore delle nuove generazioni si
sta battendo nella sua qualità di Presidente della Federazione delle Associazioni
cattoliche italiane in Argentina. Ricorda le difficoltà incontrate nel periodo giovanile, in
cui si doveva conciliare il tempo dello studio con quello del lavoro, necessario per
contribuire con i genitori al sostentamento della famiglia, senza trascurare l’impegno
41
nel volontariato.
Oggi l’Argentina vive una situazione di crisi, e i giovani sono in condizioni ancora
peggiori di quelle della sua gioventù. La famiglia media italiana versa in condizioni
drammatiche per responsabilità che vanno attribuite anche a figli di italiani che hanno
occupato importanti cariche nel Governo argentino.
Per i giovani e per le donne egli chiede pari opportunità, possibilità per tutti di accesso
allo studio (le famiglie non dispongono dei mezzi necessari per far frequentare
l’università ai propri figli) e alla progressione delle carriere.
Ha partecipato alla Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo nella Commissione
diritti politici e in quell’occasione ha avanzato la proposta di un riconoscimento morale
agli italiani emigrati prima del 1960, che hanno lavorato in silenzio facendo grande il
Paese. In questo senso sarà consegnata una nota all’Ambasciata, sottoscritta dalla
Federazione che rappresenta e da altre associazioni.
Antonio MORELLO (Uditore) è Consigliere del Comites di Buenos Aires e Presidente
della Commissione di Scienza e Tecnologia. Per la prima volta ha partecipato a una
riunione della Commissione Continentale ed ha potuto constatare quanto importante
sia il lavoro che svolge. Ritiene importante quanto è stato detto a proposito del callcenter e parlerà dell’iniziativa ai Consiglieri del Comites di Buenos Aires.
A proposito della cittadinanza suggerisce che, quando possibile, per i propri
accertamenti il Consolato si avvalga dell’autocertificazione; al fine di alleggerire il
lavoro propone l’inversione dell’attuale iter della documentazione (Consolato-MAEMinistero dell’Interno-Comune di riferimento), in modo che sia il Comune a farsi carico
delle decisioni da assumere.
Richiama poi la necessità di trovare una soluzione al problema del riacquisto della
cittadinanza per chi l’ha perduta per motivi di lavoro.
I lavori terminano alle ore 18.20
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MERCOLEDÌ, 6 OTTOBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 9.40
Presidenza del Vice Segretario Generale Luigi PALLARO
Sul tema della Formazione il PRESIDENTE dà la parola all’Esperto del Brasile, Fabio
Porta.
Prima di entrare nel merito della sua Relazione, al fine di evitare possibili futuri
equivoci e anche per utilizzare nel migliore dei modi le risorse umane e finanziarie,
Fabio PORTA (Esperto del Brasile) si sofferma sul ruolo degli esperti, figure previste
dalla legge istitutiva del CGIE, per suggerire che sia dettagliatamente specificato il tema
loro assegnato, non appena il Comitato di Presidenza abbia approvato l’ordine del
giorno. Ciò consentirebbe una preparazione più approfondita e la possibilità di far
avere al CdP una sintesi delle relazioni, alle quali si potrebbero apportare eventuali
integrazioni o aggiustamenti ritenuti opportuni. Egli ha dovuto limitarsi a trattare,
all’interno della vasta tematica della formazione, la questione specifica della formazione
professionale per gli italiani residenti all’estero.
Passando alla Relazione, sottolinea l’efficacia della formazione quale strumento di
integrazione tra italiani in Italia e all’estero. Gli interventi formativi realizzati in
collaborazione con il MAE sono volti a favorire l’occupabilità degli italiani all’estero e a
migliorare la presenza delle collettività italiane all’estero e la loro relazione con i sistemi
produttivi locali. Con l’ultimo bando, a tali interventi sono stati complessivamente
destinati 26 milioni di euro, ripartiti tra la misura A e misura B.
Nel preventivo parere espresso dal CGIE in ordine all’Avviso 1/2004 e trasmesso al
Sottosegretario al Lavoro on. Viespoli, sono state delineate alcune linee guida operative
e forniti dei suggerimenti. In particolare – egli ricorda - è stata evidenziata la necessità
di costruire forti reti relazionali con i sistemi produttivi locali; l’opportunità di limitarsi
al requisito della cittadinanza o, ancora meglio, alla dichiarazione sostitutiva di atto
notorio per i connazionali che hanno presentato domanda di cittadinanza e la cui
pratica non è stata ancora definita; la possibilità, per le associazioni operanti in
emigrazione e in possesso dei requisiti richiesti, di partecipare al bando; l’ineludibilità
di un’attenta valutazione dei progetti in itinere ed ex post, che potrebbe essere affidata
all’ISFOL, a Italia Lavoro o comunque a una qualificata agenzia esterna.
Svolge poi alcune considerazioni conseguenti all’analisi delle attività realizzate in anni
recenti in Brasile e in Argentina. A suo avviso occorre prestare maggiore attenzione alla
scelta degli enti proponenti e ai partner operativi locali, privilegiando organizzazioni
radicate sul territorio, che offrano le necessarie garanzie; accertare che vi sia un forte
legame tra temi e settori di intervento e comunità locale, promovendo incontri prima
della presentazione dei progetti al Ministero del Lavoro, ai quali partecipino insieme
alle imprese e ai rappresentanti delle associazioni le entità che si propongono di
realizzare attività formative. In tali incontri dovrebbero essere definiti i temi oggetto
delle attività formative. È inoltre necessario coinvolgere gli enti locali italiani, in
particolare le Regioni e coordinare gli interventi con le politiche italiane per
l’immigrazione, estendendo l’applicazione della legge Bossi-Fini ai discendenti di
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italiani residenti in America Latina, considerato pure che in Italia alcune professionalità
sono carenti.
Si è potuto constatare che i giovani sono motivati dai progetti di formazione e che poi
spesso prendono parte attiva alla vita delle associazioni, sicché non pochi sono stati
direttamente coinvolti nelle recenti elezioni dei Comites.
Al CGIE e al Segretario Generale chiede che sia avviata una seria ed esaustiva ricerca
sui percorsi lavorativi successivi alla realizzazione dei corsi, che ritiene sarebbe una
conferma del fatto che l’attività formativa, se giustamente utilizzata, è una grande
risorsa per l’Italia sia in patria che nel mondo. (All. 10)
Sul tema dei “Rapporti economici” il PRESIDENTE dà la parola all’Esperto del
Venezuela, Filippo Sindoni.
Filippo SINDONI (Esperto del Venezuela) ha fatto parte del Consiglio Generale nella
prima legislatura. Nella sua Relazione farà riferimento al Venezuela, Paese emblematico
di tutti gli altri dell’America Latina, ricco di opportunità che non possono essere
espresse a causa della crisi politica.
La nazionalizzazione del petrolio avvenuta negli anni ’70 ha determinato una
prosperità economica, grazie alla quale si è andata affermando l’industria di base e il
livello di vita è cresciuto rapidamente. La classe politica, però, non è stata capace di
promuovere lo sviluppo dei settori più poveri della popolazione, sicché si è
approfondito il divario fra le diverse classi sociali, che ha portato all’attuale crisi
economico-sociale.
Attualmente la riserva del Paese è di due volte superiore alla necessità annuale di
importazioni; la svalutazione del bolivar permette investimenti vantaggiosi e favorisce
le esportazioni. Il clima temperato facilita le attività agricole e la promozione del
turismo. I figli degli emigrati europei occupano posti di prestigio in tutti i settori. La
classe imprenditoriale ha interessanti prospettive di investimenti a lungo raggio. La
presenza italiana nel tessuto produttivo locale è un motore fondamentale per
l’economia, in particolare nei settori delle costruzioni, dell’agricoltura, del turismo, del
commercio.
I giovani con meno di trent’anni sono il 60% della popolazione nazionale, e questo
presuppone una riserva di talenti e risorse umane di grande valore.
La crisi politica limita però lo sviluppo e fa risentire i propri effetti anche sulla
collettività italiana, che ha dovuto in genere ridimensionare il proprio tenore di vita.
Molti imprenditori sono stati indotti a chiudere a o riqualificare le proprie imprese e il
ridotto potere di acquisto del bolivar ha costretto i meno abbienti a ricorrere alla
sicurezza sociale italiana. Per questo rivolge un appello all’Italia affinché non
dimentichi i propri figli nel mondo, che con le rimesse e la diffusione del made in Italy
hanno contributo al risollevarsi dell’economia italiana e ora vivono un momento di
particolare sofferenza.
È auspicabile che i connazionali indigenti non si vedano costretti al dramma di una
nuova emigrazione in Patria, per poter usufruire di una pensione minima, ed è
altrettanto auspicabile che la sicurezza sociale sia garantita anche ai giovani. È urgente
che siano emanate nuove leggi che tengano equamente conto di tutti gli italiani, che in
Italia siano riconosciuti i frutti del lavoro all’estero e che si dia maggiore diffusione ai
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mezzi di comunicazione, ivi compresa RAI International.
Occorre promuovere scambi interculturali nella considerazione che, per un Paese dove
la crescita demografica è zero, i figli degli italiani all’estero possono diventare, grazie a
una politica adeguata, linfa vitale per l’Italia, non meno che gli extra-comunitari in
regola con la legge Bossi-Fini, accolti con entusiasmo perché sopperiscano alle carenze
lamentate in alcuni settori.
Dà atto che sono stati compiuti grandi passi avanti, ma c’è ancora molta strada da
percorrere. (All. 11)
Il PRESIDENTE apre il dibattito sulle due Relazioni presentate.
Gian Luigi FERRETTI (Italia) fa parte della V Commissione Tematica del CGIE, che fra
l’altro si occupa di formazione professionale. Per gli italiani residenti nei Paesi extraeuropei quello della formazione è un validissimo strumento, che però ha avuto
un’esistenza travagliata. Nel ’98 il CGIE si è trovato dinanzi a una situazione di diffusa
illegalità, pari a quella che ancora oggi riguarda i corsi di lingua e cultura italiana, e si è
stati addirittura costretti a denunciare alla Procura della Repubblica un alto funzionario
del Ministero del Lavoro, che è stato allontanato. Il CGIE ha portato un minimo di
ordine nel settore, seppure nel tempo non sono mancati problemi e ben motivate
polemiche.
Quest’anno il MLPS aveva pensato a corsi di alta formazione, e questo significava che i
fondi per i corsi da destinare ai figli degli emigrati sarebbero stati invece impegnati per
corsi universitari o di alta formazione tecnico-scientifica per le aziende. È stato
necessario intervenire riuscendo a riportare nella giusta direzione buona parte delle
attività formative.
Nel campo della formazione il ruolo decisionale del MAE è limitato, ma si vorrebbe che
esercitasse la funzione di controllo attraverso i Consolati, dei quali sono state
ampiamente discusse le difficoltà. Lancia pertanto un appello affinché siano i
componenti del CGIE presenti in tutti i Paesi a incaricarsi di effettuare controlli e a
denunciare, ad esempio alla V Commissione, le cose che non vanno.
Di formazione all’estero ben poche Regioni si occupano, impegnate come sono a gestire
i soldi del FSE per la formazione a livello locale.
Ha apprezzato quanto è stato detto a proposito degli extra-comunitari in regola con la
legge Bossi-Fini, venuti in Italia per svolgere lavori di bassa manovalanza. Sarebbe
auspicabile, ma probabilmente è un’utopia, far andare in Patria un consistente numero
di figli di italiani residenti, ad esempio, nei Paesi dell’America Latina, che certo hanno
aspettative di lavoro diverse rispetto agli extra-comunitari del Maghreb. Peraltro, in
questo senso ci sono richieste da parte di aziende venete, ma chi vi aderisce in genere
poi ne rimane deluso.
Per Antonio BRUZZESE (Italia) le riflessioni dell’Esperto Porta corrispondono alla
realtà, ed egli concorda con il Consigliere Ferretti (Italia) per quanto attiene all’impegno
e ai risultati ottenuti dal CGIE. Ciò premesso, considerata la vera e propria esplosione
di domande da parte dei più diversi soggetti, è importante comprendere che cosa a
monte muove l’investimento sulla formazione professionale, se il ritorno dei giovani in
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Italia, o l’integrazione e lo sviluppo dei Paesi in cui si trovano, oppure se vi sono altre
motivazioni poiché, dal momento che sembrerebbe che il 70% dell’investimento in
genere rimane in Italia per far fronte alle spese di coordinamento, progettazione e
amministrazione, qualcosa evidentemente non funziona.
Osserva poi che non sempre c’è corrispondenza tra domanda e offerta, e richiama
l’attenzione sulla necessità di creare le condizioni per un rapporto con le istituzioni
locali, come le università e gli Istituti di cultura, per comprendere cosa vuole il mercato
e di conseguenza intervenire.
È a suo avviso opportuno che il CGIE effettui una verifica dei risultati della formazione
rispetto al mercato del lavoro per valutare l’efficacia dell’investimento. A proposito
delle Regioni, infine, considera un assurdo, sul quale purtroppo non si può intervenire,
che si facciano 20 diverse politiche dell’emigrazione.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA, che condivide pienamente la Relazione sulla
formazione, fa rilevare che la legge Bossi-Fini contiene norme riguardanti i figli degli
emigrati italiani. Che l’Italia accolga ogni anno 79 mila stranieri dipende dal fatto che
essi effettuano lavori che gli italiani disdegnano. Si tratta di vedere come usare la
risorsa rappresentata dai figli degli emigrati, che in genere sono altamente secolarizzati,
in un Paese dove c’è bisogno di persone che svolgano lavori di bassa manovalanza.
Sono stati fatti esperimenti con figli di connazionali in Argentina, che però non sono
andati nel senso che le Autorità italiane e argentine auspicavano.
Quanto al controllo dei corsi, i Consolati non possono che effettuarli a campione. Non ci
si potrà che rallegrare se i Comites e il CGIE saranno disposti a essere di supporto.
Dall’Esperto Sindoni Antonio LASPRO (Brasile) si sarebbe aspettato una panoramica
della situazione economica in tutta l’America Latina, non soltanto nel Venezuela, per
poterla poi proporre a Roma, all’attenzione della II Commissione Tematica del CGIE,
della quale fa parte.
Marina SALVAREZZA (Ecuador) considera la necessità che sugli esperti sia fatta
chiarezza e giustamente il dott. Porta ha rappresentato l’opportunità che sia
tempestivamente e dettagliatamente comunicato il tema sul quale intervenire.
Il fatto che alcuni interventi riguardino problematiche nazionali dà modo di conoscere
meglio certe realtà. Aggiunge di concordare sul fatto che se l’America Latina deve
tantissimo all’Italia e all’Europa, anche l’Europa deve tantissimo all’America Latina.
Fa rilevare che l’Ecuador, che ella rappresenta insieme alla Colombia, per la prima volta
è presente nel CGIE e, sempre per la prima volta, dallo scorso marzo ha un Comites.
Ciò dipende dal fatto che le Autorità diplomatiche alle quali negli anni si è
ripetutamente rivolta, fatto estremamente grave non hanno dato informazioni su questa
possibilità.
A seguito della circolare con cui si chiedeva di nominare un esperto che intervenisse
alla riunione continentale, aveva segnalato il nome del signor Zito, che in passato ha
preso parte ai lavori del CGIE, ritenendo che la Colombia potesse essere da lui
rappresentata, anche se non come esperto, come osservatore. Si è verificato un
equivoco, per cui il signor Zito è presente ai lavori senza esserne stato autorizzato, ed
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ella chiede che si trovi una soluzione alla situazione che si è determinata.
Si domanda infine se anche la Bolivia, che non è rappresentata, non sia a conoscenza
delle possibilità che la legge offre, come era accaduto all’Ecuador.
Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) richiama l’attenzione sulle responsabilità dei
Comites e dei Consolati per quanto riguarda i corsi, in quanto spetta ad essi formulare il
preventivo parere obbligatorio. È poi una realtà che la maggior parte dei fondi rimane
in Italia, agli enti proponenti.
A proposito dei corsi di lingua e cultura, è giunto il momento di pensare a una seria
riforma della legge 153. Sarebbe più produttivo che i giovani seguissero per alcuni mesi
un corso di lingua in Italia, grazie a una borsa di studio, piuttosto che per tre anni in
America Latina, con grande dispendio di denaro pubblico ed esiti incerti.
Non si può fare del qualunquismo, afferma Franco NARDUCCI (Segretario Generale del
CGIE). Il modello di formazione seguito in Europa è stato allargato ai Paesi al di fuori
dell’Unione Europea e non sono accettabili posizioni contrarie a quelle che lo stesso
CGIE ha assunto in altra sede. Ci si è battuti per questo, che sarà l’ultimo bando, e ora si
deve avere la capacità di sviluppare ciò che si è ottenuto.
Per Renato PALERMO (Uruguay) i corsi di formazione sono uno strumento importante
per legare all’Italia le nuove generazioni, contribuiscono allo sviluppo locale e vanno
valorizzati. Occorre però che siano le associazioni o le istituzioni locali, che conoscono
le realtà dei Paesi, a valutare i progetti avendo a disposizione il tempo necessario. Fa
presente che in Uruguay sono stati presentati 24 progetti e il Comites ha dovuto
esprimere il proprio parere nel giro di una settimana.
Marina PIAZZI (Messico) riferisce che anche in Messico si è avuta una settimana di
tempo per la valutazione dei progetti e aggiunge che il modulo sul quale il Comites
deve esprimere il parere non prevede uno spazio nel quale inserire un giudizio di
merito, che in un caso specifico sarebbe stato assolutamente necessario, ma soltanto che
si risponda a domande già poste. Anche se il parere del Comites non è vincolante, si
deve avere la possibilità di esprimerlo, altrimenti non ha senso attribuire delle
responsabilità.
Adriano TONIUT (Argentina) informa che nella sua circoscrizione consolare da enti per
lo più sconosciuti sono stati presentati 26 progetti, impossibili da valutare in una
settimana, per i quali è stata anzitutto rilevata mancanza di immaginazione; inoltre, il
rapporto costo/beneficio era assolutamente sbilanciato. Concorda con il Consigliere
Marina Piazzi (Messico) che il modulo per l’espressione del parere debba essere
modificato.
Gian
Luigi
FERRETTI
(Italia)
interviene
per
richiamare
l’attenzione
sull’importantissima notizia che il Segretario Generale ha dato e che è passata sotto
silenzio: non ci saranno altri corsi.
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I lavori, sospesi alle ore 11, riprendono alle ore 11.20
Michele COLETTA (Venezuela) esprime delusione poiché, in considerazione del fatto
che si vanno perdendo molte professionalità nel settore dell’artigianato praticate dai
primi connazionali emigrati, aveva fatto affidamento sulla possibilità che nel suo Paese
si potessero tenere corsi di arti e mestieri, a suo tempo aboliti dal Presidente Caldera.
Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) domanda se sia ipotizzabile che
il CGIE o i Comites esprimano il proprio parere in ordine ai crediti dell’Italia per lo
sviluppo delle piccole e medie imprese, anche al fine di garantire una maggiore
trasparenza.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA fa rilevare che si tratta di una materia della
Direzione Generale della Cooperazione e che potrà solo fornire qualche indicazione di
carattere generale. I crediti dell’Italia all’Argentina in questa fase particolarmente
negativa dell’economia vengono assegnati al Governo argentino, il quale seleziona le
piccole e medie imprese che ne godranno. Non ci si potrebbe che rallegrare se i
Consiglieri argentini del CGIE riuscissero a farsi immettere nel gruppo che seleziona le
imprese, ma non può essere il Governo italiano a fare questa richiesta, che
rappresenterebbe una violazione di sovranità.
Dopo che il PRESIDENTE ha richiamato la necessità che un Comitato di redazione
provveda alla stesura del documento finale della Commissione Continentale, esso viene
costituito con la seguente composizione: Mario Araldi (Brasile), Maria Rosa Arona
(Argentina), Filomena Narducci (Uruguay) e Marina Piazzi (Messico).
Per Riccardo MERLO (Presidente del Comites di Buenos Aires), se la decisione in ordine
all’abolizione dei corsi di formazione professionale fosse definitiva, si tratterebbe di un
fatto gravissimo, poiché senza corsi non si può parlare di politica per le nuove
generazioni. Il CGIE dovrebbe far sentire forte e chiara la propria voce e pertanto egli
chiede che la Commissione approvi un ordine del giorno da presentare alla prossima
Assemblea.
Giacomo CANEPA (Perù) non è pessimista e ritiene che un’azione determinata del
CGIE possa far recedere dalla decisione di abolire i corsi di formazione, con riguardo ai
quali fa presente che in Perù si è verificato un episodio increscioso: un corso previsto
della durata di tre anni è stato abolito alla fine del secondo anno, lasciando incompiuta
la formazione e, in pratica, sperperando denaro pubblico.
Non ritiene, come il Consigliere Laspro (Brasile), che per il tema che loro compete gli
Esperti debbano trattare la problematica di tutta l’America Latina, anche perché in
fondo le situazioni sono ovunque molto simili.
Facendo riferimento alla conversione del debito del Perù con l’Italia in progetti di
cooperazione di tipo sociale, chiede se sia possibile conoscere la destinazione dei fondi
anche per mettere a disposizione dei Consoli, certamente meno informati, la conoscenza
che la locale emigrazione ha del Paese.
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Ricardo E. BUTTAZZI (Argentina) si associa alla richiesta del signor Merlo (Presidente
del Comites di Buenos Aires), di un ordine del giorno di richiesta di ripristino dei corsi di
formazione professionale.
Anche Paolo CASTELLANI (Cile) ritiene che la Commissione debba approvare un
ordine del giorno relativo ai corsi di formazione.
Facendo riferimento alla Relazione dell’Esperto Sindoni, considera che nei rapporti
commerciali ed economici si deve distinguere tra bilanci commerciali con i Paesi
dell’America Latina e partecipazione degli italiani nelle locali economie. Occorre
rettificare il concetto assai diffuso che gli italiani sono stati attratti in America Latina
dagli anni d’oro della sua economia, in quanto gli anni d’oro li hanno fatti proprio gli
italiani e gli europei qui giunti. Per l’80% l’industrializzazione di questi Paesi è stata in
mano agli italiani, ma l’economia italiana non è stata in grado, nel bilancio commerciale,
di avvalersi di questo grande potenziale.
In particolare rivolto al Consigliere Petruzziello (Brasile), Juan Antonio GARBARINO
(Cile) fa notare che la riforma della legge 153 è allo studio.
A proposito della formazione professionale, sottolinea come alla mancata presenza
italiana nel campo della formazione scientifica di professionisti di alto livello
corrisponda una fortissima presenza di altri Paesi dell’Unione Europea, quali Francia,
Germania e Spagna. In occasione della seconda riunione degli scienziati italiani nel
mondo, organizzata lo scorso aprile dal Ministro Tremaglia, egli ha presentato un
documento riguardante la collaborazione tra Italia e America Latina, che è stato
discusso e approvato.
Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) ritiene si debba verificare quali errori sono stati
commessi riguardo ai corsi di formazione, affinché non siano ripetuti in futuro.
Riferisce che il Comites di Mendoza ha avviato ieri un corso di lingua italiana per 23
giovani ciechi discendenti di italiani.
Mariano GAZZOLA (Argentina) non comprende come si possa, dopo la notizia che è
stata data, continuare a parlare ignorandola. Si domanda che senso abbia essere in
questa sede se non ci si rende conto che la formazione professionale è l’aspetto più
importante di una politica per i giovani italiani nel mondo; se non si comprende che i
giovani in America Latina hanno bisogno di formazione e che, a differenza di 150 anni
fa, oggi l’Italia è in grado di aiutarli; se si continua a tacere, facendo conto di nulla e
parlando di altre cose. Né si può pensare di andare avanti con la formazione regionale,
perché come si può spiegare ai giovani che alcuni possono seguire un corso di
formazione per il fatto di provenire da una Regione che li organizza, e altri no? Se non
si sarà capaci di dare risposta a questa domanda, ancora una volta ci si deve domandare
che senso abbia stare qui.
Riccardo Merlo (Presidente del Comites di Buenos Aires) ha presentato una mozione per un
ordine del giorno su questo tema, e si è continuato a parlare di non si sa cosa; si torni al
tema della formazione e si decida di fare un ordine del giorno. Lui stesso può
provvedervi.
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Francisco F. NARDELLI (Argentina) ritiene i due argomenti oggi in discussione siano
da collegare, e sottolinea che l’interscambio commerciale tra le due Italie trova nei corsi
di formazione uno strumento utile, che il CGIE deve riuscire a potenziare. Con i corsi,
oltre a stabilire un legame con l’Italia si gettano le basi per eventuali joint-venture con
imprese italiane e per ogni possibile partecipazione. Se lo stanziamento statale verrà
meno, si dovranno sensibilizzare le Regioni perché non si rinunci alla formazione.
Rispondendo al Consigliere Laspro (Brasile), Filippo SINDONI (Esperto del Venezuela)
fa rilevare che se fosse stato richiesto di parlare dell’economia di tutta l’America Latina,
avrebbe declinato l’invito, poiché non la conosce. Sottolinea di avere fatto però presente,
parlando del Venezuela, che i problemi sono gli stessi dell’intera America Latina.
A proposito degli interventi degli Esperti, nota che a tutti sono state mosse critiche.
Sarebbe forse il caso che fossero i Consiglieri a scrivere i discorsi da far leggere agli
esperti! Egli è un emigrante e con gli emigranti vive; è anche un imprenditore con 1.500
dipendenti; è cavaliere del lavoro; in questo consesso siede in seconda fila, privo anche
di un bicchiere d’acqua; ha pagato di tasca propria il biglietto di prima classe, perché
questa non è riconosciuta di diritto agli esperti; continua a presenziare ai lavori perché è
e si sente un emigrante. Prima di prendere la parola ha fatto leggere il testo del suo
intervento al Consigliere Coletta (Venezuela) per il timore di poter essere sottoposto a
una “fucilazione morale”. Si sente tradito.
Si trovava in Italia quando il Consigliere Collevecchio (Venezuela) gli ha comunicato di
averlo designato come esperto sull’economia. Ebbene, questa è una materia importante
e lui, che non è il Governatore Fazio ma semplicemente conosce l’economia del suo
Paese, dove vive da 56 anni, non ha certo parlato per mettersi in evidenza.
Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) prende la parola non a seguito
dell’intervento dell’Esperto Sindoni, ma perché aveva già previsto di farlo per
ringraziare, appunto, Filippo Sindoni e l’Esperto del Brasile, Fabio Porta per le loro
Relazioni. È stato forse un errore discuterle insieme, poiché la questione della
formazione è particolarmente sentita dai Consiglieri del CGIE e si è finito col trascurare
gli spunti interessanti offerti dalla Relazione dell’Esperto Sindoni.
Presenta le proprie scuse, assieme al Presidente, per la collocazione poco felice, dovuta
a problemi di spazio e anche al fatto che per la prima volta questa Commissione
Continentale si riunisce e dunque manca l’esperienza nella gestione dei processi.
Assicura che la Commissione è grata agli Esperti invitati, i cui interventi sono stati di
grande interesse.
In Svizzera, dove vive da oltre trent’anni, la formazione professionale accompagna
costantemente qualsiasi processo di lavoro e di crescita economica, ed è attuata a tutti i
livelli, istituzionale e delle imprese, che vi investono moltissimo direttamente o
attraverso agenzie formative. Per i Paesi fuori dell’Unione Europea non si può pensare
che la formazione professionale sia intesa come uno strumento di politica assistenziale,
e in questo senso ha sempre preso posizione il CGIE, a partire dalla denuncia a carico di
un alto dirigente del Ministero del Lavoro.
Ricorda che il parere del CGIE sul bando di concorso è stato espresso a seguito del
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lavoro svolto dalla V Commissione Tematica e ratificato dall’Assemblea Plenaria, volto
a che si prestasse maggiore attenzione agli attori prescelti e ai loro partner all’estero.
Proprio il CGIE ha voluto che le agenzie formative che presentavano un progetto si
raccordassero con un partner locale, e addirittura che si stabilisse un collegamento tra il
Ministero del Lavoro, che in Italia è la sede istituzionale della formazione professionale,
con le omologhe istituzioni dei Paesi dell’America Latina, affinché gli interventi fossero
rispondenti alle necessità espresse dal mercato del lavoro. Non è facile creare una simile
rete; comunque i partner debbono essere affidabili, i progetti non debbono avere
carattere esotico e i Comites sono chiamati ad esprimere un parere. Tutto questo è stato
recepito nel bando, e non è assolutamente vero che il 70% dei fondi rimane in Italia. I
costi indiretti corrisposti alle agenzie formative in Italia sono molto più bassi e
rispondono a parametri fissati dal Ministero del Lavoro. Da parte loro, i Consiglieri del
CGIE debbono vigilare a che tali parametri siano rispettati e i progetti siano rispondenti
alle esigenze, eventualmente anche denunciando alla magistratura le irregolarità che
dovessero presentarsi. Si era anche immaginato che l’ISFOL fungesse da osservatorio
sugli interventi e nella sua relazione al MLPS indicasse se i corsi svolti erano
rispondenti agli indici qualitativi e ai bisogni del territorio.
Sempre il CGIE si è battuto affinché non vi fossero soltanto corsi post-laurea, poiché
numerosi connazionali ancora necessitano di formazione, e che dal progetto si passasse
al programma, perché vi fosse una continuità. Alla data dell’ultima riunione del CdP
ancora non si conosceva quali fossero i progetti approvati dal Comitato di valutazione;
è comunque da ritenere che si terrà conto delle raccomandazioni del Consiglio Generale
e dei Comites.
L’attuale bando ha avuto una cospicua dotazione di fondi per via del cumulo con quelli
dell’anno in cui non c’è stato il bando di concorso. Le risorse provengono dal Fondo di
rotazione e mobilità alimentato con lo 0,3% dei salari dei lavoratori italiani in Italia, una
parte del quale storicamente è stata utilizzata per la formazione dei lavoratori italiani
all’estero. Poiché tale fondo non esisterà più, non vi saranno più risorse cui accedere. Si
tratta ora di ragionare con il Ministero del Lavoro per individuare un altro canale di
finanziamento.
Il coordinamento delle politiche è stato uno degli obiettivi perseguiti dal CGIE
attraverso la V Commissione Tematica, come pure della Conferenza Stato-RegioniProvince Autonome-CGIE, che aveva previsto un tavolo per il coordinamento tra
Regioni e Stato delle politiche nel campo della cooperazione, dell’assistenza alle
imprese e della formazione. La risposta c’è stata da parte dello Stato ma non delle
Regioni. Se i Consiglieri del CGIE si riuniscono e discutono, lo fanno per cercare di
offrire soluzioni e tenere alta l’attenzione sui problemi. Il CGIE non ha capacità
legislative, i suoi pareri sono obbligatori ma non vincolanti e tanti ne ha espressi di cui a
Buenos Aires non si ha conoscenza, perché non sono diffusi dai media; è importante che
si continui a lottare per cercare di risolvere i problemi.
Ricorda che la Borsa progetti, che doveva essere alimentata con i fondi del MAE, del
Ministero del Lavoro e delle Regioni, è rimasta sulla carta perché non è stato costituito il
Segretariato della Conferenza, per vie di certe prese di posizione delle autonomie locali.
Ora il CGIE si ripropone di sollecitare la nuova convocazione della Conferenza StatoRegioni-Province Autonome-CGIE.
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A proposito degli esperti, d’ora in poi il CdP dovrà essere particolarmente attento ai
temi sui quali farli intervenire e sulla loro capacità di parlare anche in termini
complessivi. Sono scelte che deve fare il CGIE, e ognuno dei Consiglieri deve assumersi
delle responsabilità, partendo dal principio di investire perché si abbiamo riflessioni,
analisi e valutazioni che aiutino nell’indirizzare il lavoro del Consiglio Generale.
Il PRESIDENTE fa rilevare che il Comites di Buenos Aires ha analizzato più di 50
progetti, presentandoli al Console corredati del parere. Invita a riconoscere che non
tutto va male ed a fare fronte comune, indipendentemente dalle convinzioni politiche di
ciascuno, per sostenere il Ministro per gli Italiani nel Mondo nelle sue battaglie in
favore dell’emigrazione.
Questa prima riunione della Commissione Continentale per l’America Latina del
rinnovato CGIE è stata organizzata in brevissimo tempo e si sono evidenziate alcune
carenze; vi sono cinque anni per fare esperienza, divenire più efficienti e recare
proposte concrete a chi si impegna per risolvere i problemi. Ringrazia gli Esperti per i
contributi recati e tutti i presenti per l’attiva partecipazione.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA sottolinea l’utilità di queste riunioni, che
contribuiscono a chiarire la situazione delle collettività. Molto però ci si sofferma sullo
stato delle cose, sicuramente importante ma noto, mentre sarebbe bene essere più volti
alla proposta. I problemi ci sono, l’Amministrazione li conosce, si tratta di vedere come
risolverli. Il Consigliere Petruzziello (Brasile), ad esempio, che ha parlato della riunione
in cui in poche ore sono state rilevate 1.700 firme, ha fornito un suggerimento
interessante. Le Amministrazioni viaggiano su binari prestabiliti ma le idee nuove, che
possono contribuire a semplificare le procedure, sono senz’altro prese in attenta
considerazione. Egli invita a presentarle al Console competente, che le riporterà alla
Direzione Generale, la quale verificherà la possibilità di accettarle.
Rappresenta il proprio disagio per la sensazione che il MAE e il MIM siano considerati
una controparte, mentre l’impegno di tutti è finalizzato al bene della collettività. Si può
– egli domanda - considerare controparte il Ministro Tremaglia, che ha dedicato tutta la
vita, l’attività, le energie alle comunità italiane e al CGIE? E lo stesso può dirsi del
Ministero degli Esteri.
Assicura di avere preso attenta nota di quanto è stato detto e in particolare delle
proposte innovative avanzate. Poiché si deve procedere con i mezzi di bordo, occorre
imboccare la strada dell’innovazione; quando si riaprirà la possibilità di bilanci e di
personale più consistenti, si vedrà come lavorare per l’ottimizzazione delle nuove
risorse.
Carlo CIOFI ringrazia la Commissione Continentale, che ha svolto un buon lavoro
sviluppando un dibattito vivace e costruttivo, del quale farà tesoro e di cui informerà il
Ministro Tremaglia.
In quest’area, dove l’emigrazione italiana è massiccia, il MIM è impegnato su vari
fronti, molte iniziative sono state avviate e molte altre ve ne saranno. Al Segretario
Generale, che tanto tempo e passione dedica al mondo dell’emigrazione, ricorda
l’impegno comune e le gioie e i dolori condivisi.
52
La sua presenza in questa sede si deve al fatto che il Ministro Frattini ha chiesto al
Ministro Tremaglia di nominare un suo esperto nell’ambito del CGIE. Rivolge
conclusivamente un invito a lavorare tutti insieme, avendo presente quanto il Ministro
Tremaglia non si stanca di affermare: che è il Ministro per tutti gli italiani nel mondo.
Mariano GAZZOLA (Argentina) presenta la proposta di ordine del giorno sulla
formazione, che il PRESIDENTE pone in votazione.
L’OdG n. 1: “Formazione” è approvato all’unanimità (All. 12)
Alle ore 12,30 interviene S.E. l’Ambasciatore d’Italia Roberto Nigido
Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) avanza la proposta che la prossima riunione
della Commissione Continentale si tenga a Lima, in Perù e Antonio CANEPA (Perù)
chiede che sia orientativamente indicata la data che, egli suggerisce, dovrebbe essere
ricompresa nel periodo marzo-aprile.
All’unanimità la Commissione accoglie la proposta che la prossima riunione
continentale si tenga a Lima, in una data da definire tra marzo e aprile prossimi
Claudio PIERONI (Brasile) chiede che all’ordine del giorno della riunione a Lima sia
posto il tema scuola e cultura.
S.E. l’Ambasciatore Roberto NIGIDO è spiacente di non aver potuto seguire i lavori
della Commissione, che ha trattato le tematiche più importanti che riguardano la
collettività.
Il problema di fondo è dare ai connazionali all’estero il supporto e l’assistenza di cui
hanno bisogno, soprattutto nei Paesi dell’America Latina, dove le condizioni
economiche generali non sono favorevoli. In ogni caso, ovunque vi è l’esigenza di
sostenere la cultura italiana e l’insegnamento della lingua non soltanto fra gli italiani di
origine, perché resti saldo quel rapporto che gli italiani all’estero vogliono mantenere
con l’Italia.
Sottolinea l’importanza del ruolo del CGIE, che trasmette in Italia, al Parlamento, al
Governo, all’opinione pubblica, ai partiti la coscienza, che in Italia si deve rafforzare,
della ricchezza che gli italiani all’estero costituiscono per il Paese.
Il problema delle risorse finanziarie è serio. Sono necessarie economie perché il Paese
continui a crescere in modo sostenibile e duraturo, ma i tagli alla spesa non possono
essere indiscriminati e occorre valutare voce per voce.
Ringrazia tutti i presenti, e in particolare il Segretario Generale Narducci, il Vice
Segretario Generale Pallaro, l’Ambasciatore Cardilli, il dott. Ciofi in rappresentanza del
Ministro Tremaglia, cui indirizza un messaggio di ringraziamento per quanto ha fatto e
continua a fare per i connazionali all’estero, il Ministro Siggia, che prega di recare il
saluto suo e dell’intera Rete consolare in Argentina al Direttore Generale Benedetti,
verso il quale i sentimenti sono di grandissima stima e rispetto e i suoi personali anche
di profonda amicizia.
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Michele COLETTA (Venezuela) chiede se sia possibile utilizzare in modo discrezionale
l’equivalente del costo del biglietto in business class.
Il Ministro Torquato CARDILLI afferma che ciò è impossibile in quanto, egli chiarisce,
la legge stabilisce in modo puntuale le modalità di rimborso delle spese di viaggio ai
Consiglieri del CGIE, che sono quelle stabilite per i funzionari dello Stato di ottava
qualifica funzionale.
I lavori, sospesi alle ore 12.45, riprendono alle ore 13.40
Gerardo PINTO (Argentina) richiama la questione del finanziamento ai Comites.
Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) ricorda l’impegno a che i fondi 2004 siano
ripristinati e che i 37 Comites in attesa del saldo lo ricevano entro breve tempo.
Carlo CIOFI conferma che il Consiglio dei Ministri ha approvato due nuove norme
riguardanti i Comites e i digitatori. Per il 2004 i saldi per i Comites saranno ricompresi
nell’assestamento di bilancio e per il 2005 è confermato lo stesso stanziamento del 2004.
Quanto ai digitatori, lo stanziamento è stato triplicato.
Claudio PIERONI (Brasile) chiede se sia stata trovata una soluzione affinché siano
retribuiti coloro che hanno prestato la propria opera ai seggi elettorali. Egli aveva
proposto che fosse corrisposto un anticipo dell’80%, ma glie ne è stata rappresentata
l’impossibilità.
Il Ministro Sandro Maria SIGGIA informa che si è in attesa che il MEF indichi quali
tasse gravano su detti compensi.
A proposito delle riunioni Intercomites, che non si riesce ad effettuare per mancanza di
fondi, Claudio PIERONI (Brasile) suggerisce che si facciano coincidere con le riunioni
dei Presidenti dei Comites indette nelle Ambasciate.
Francisco F. NARDELLI (Argentina) dà lettura della proposta di ordine del giorno
relativa alle problematiche poste dalla prossima scadenza della legge 379/2000, che il
PRESIDENTE pone in votazione.
L’OdG n. 2: “Legge 379/2000” è approvato all’unanimità (All. 13)
Juan Antonio GARBARINO (Cile) propone che la Commissione approvi un ordine del
giorno di ringraziamento al Ministro Tremaglia per quanto sta facendo in favore degli
italiani all’estero.
Maria Rosa ARONA (Argentina) fa presente che il Ministro Tremaglia fa parte di quello
stesso Governo che ha tagliato i fondi del CGIE ed esprime perplessità per il fatto che
ora lo si voglia ringraziare perché sono stati ripristinati.
A tale posizione si associa Renato PALERMO (Uruguay)
Il PRESIDENTE fa notare che il ringraziamento è rivolto a chi ha lavorato perché fosse
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possibile riavere i fondi. Pone quindi in votazione la proposta.
L’OdG n. 3: “Ringraziamento al Ministro per gli Italiani nel Mondo” è approvato
all’unanimità (All. 14)
Marina PIAZZI (Messico) esprime il proprio disappunto perché in assenza degli
estensori del Documento finale della Commissione è stato votato un ordine del giorno.
Vorrebbe che ciò non si ripetesse e che in futuro si verificasse, prima del voto, la
presenza di tutti i Consiglieri.
Dà poi lettura della bozza di Documento finale della Commissione Continentale, che il
PRESIDENTE pone in votazione.
Il Documento finale della Commissione Continentale è unanimemente approvato per
acclamazione (All. 15)
Il PRESIDENTE ringrazia i presenti e dichiara chiusi i lavori della Commissione
Continentale America Latina.
I lavori terminano alle ore 14
Il Vice Segretario Generale per l’America Latina
Luigi Pallaro
55
Il Segretario del CGIE
Min. Plen. Torquato Cardilli
Allegato 1
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Indirizzo di saluto del Segretario Generale Franco NARDUCCI
Devo dire che sono prima di tutto onorato di essere qui a Buenos Aires con la
Commissione Continentale dell’America Latina. Desidero portare i saluti alle numerose
personalità presenti, a S.E. l'Ambasciatore Roberto Nigido, al Ministro Vincenzo
Palladino, al Consigliere per l’Emigrazione e gli Affari Sociali Fabrizio Marcelli, al
Console Generale Placido Vigo. Saluto con vivo piacere il Dottor Carlo Ciofi che qui
rappresenta il Ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia.
Porgo naturalmente un caloroso saluto al Vice Segretario Generale Luigi Pallaro, che
oggi debutta sul campo in veste di rappresentante di un’area geografica di
fondamentale importanza per l’Italia. A Luigi desidero formulare i miei e i vostri più
fervidi auspici di successo nell’affrontare i problemi delle nostre comunità in questi
paesi e in una fase di difficile transizione.
Ringrazio tutti i presidenti dei COMITES che assistono ai nostri lavori e ribadisco
anche qui l'importanza dei nostri organismi i base, che ovunque rappresentano
l'avamposto delle comunità italiane nel mondo.
Esattamente due anni fa la Commissione continentale per l’America Latina si riuniva a
Buenos Aires in concomitanza con la prematura scomparsa di un degno rappresentante
degli italiani in Argentina, Antonio Macrì, del cui impegno restano copiose e importanti
tracce negli archivi del CGIE e del MAE. Alla memoria di Antonio dedichiamo spesso e
con riconoscimento i nostri pensieri.
In questo lasso di tempo l’Argentina ha vissuto una delle crisi più difficili della sua
storia: difficile per le conseguenze drammatiche che ha avuto sul tessuto produttivo del
paese e sul risparmio di milioni di cittadini; difficile per la transizione politica che ha
richiesto, nel rispetto dei principi democratici universalmente riconosciuti. I sacrifici
non sono certamente terminati e per chi vive a migliaia di chilometri non è facile la
lettura del vissuto quotidiano, dei problemi del lavoro e dell’occupazione, della tutela e
dell’assistenza, di uno stato sociale che, pur nelle dinamiche di uno sviluppo economico
governato dalla globalizzazione e dai rapidi cambiamenti che ci coinvolgono,
costituisce uno dei punti cardini delle moderne società.
1
Allegato 1
In questo quadro, la comunità italiana ha potuto contare su un punto di riferimento
estremamente importante e attivo come la nostra rete diplomatica in Argentina.
Desidero in questa occasione porgere un doveroso e caloroso ringraziamento ai nostri
dirigenti e funzionari, per il lavoro svolto sia nel frangente più duro della crisi, sia per la
tutela dei diritti della nostra comunità verso il Governo argentino e italiano di cui si
sono fatti carico. I problemi che i rappresentanti dell’Argentina denunciavano nelle
riunioni del CGIE a Roma sono stati in buona parte superati, tanto che Buenos Aires
viene spesso citata come esempio da esportare, sia per lo smaltimento delle pratiche
giacenti sia per la efficacia delle risposte date; risultati ottenuti con un razionale ricorso
alle tecnologie dell’informazione, che hanno consentito di abbattere l’immagine
negativa delle lunghissime file davanti ai consolati.
Ruolo del CGIE
I grandi problemi vissuti dall'America del Sud in questi ultimi anni hanno messo in
rilievo la forte identificazione dei connazionali con il paese in cui vivono e l'attenzione
ai processi che li attraversano, che purtroppo hanno mietuto vittime anche nella nostre
comunità. Proprio partendo da queste valutazioni emerge l'importanza del CGIE e
dell'accresciuto ruolo delle rappresentanze che gli italiani hanno rivendicato per anni e
infine ottenuto . Al riguardo, mi pare indicativo l'impegno profuso dal CGIE per
contrastare il disagio sociale che colpisce migliaia di connazionali, soprattutto anziani,
che versano in condizioni di povertà o di indigenza e meritano di essere aiutati.
Il CGIE non ha rivendicato unicamente gli aiuti dello Stato italiano, che in ogni caso
sono fondamentali, ma ha chiesto anche che le risorse fossero utilizzate nel migliore
modo possibile, sollecitando - per esempio - l'ospedale italiano di Buenos Aires a nuovi
modelli di convenzione per l'assistenza ospedaliera. E ciò con l'intento di allargare al
massimo la fascia dei connazionali assistiti.
Sicuramente il CGIE ha contribuito a sensibilizzare i nostri connazionali emigrati, che
oggi hanno una chiara visione dei loro diritti e delle loro potenzialità. Ma il CGIE deve
produrre uno sforzo maggiore per diventare un centro propulsore di idee e soluzioni,
per dialogare con il sistema politico, economico e sociale delle nazioni che hanno
accolto le nostre collettività e per rappresentarsi come interlocutore credibile verso le
nuove generazioni. Ritengo che questa sia la sfida principale da affrontare sul piano
delle Commissioni continentali, che non possono proporsi come copione delle
discussioni assembleari sviluppate a Roma.
Finanziaria 2005
Non è facile, in questi giorni in cui la Finanziaria impegna tutte le strutture ministeriali,
comprimendone i costi, alzare la voce e difender i diritti degli italiani residenti
all'estero, ma dobbiamo farlo perché come noto i problemi in gioco sono grandi e
riguardano da vicino anche noi. Il CGIE difenderà i fondi destinati all'emigrazione, in
2
Allegato 1
particolare quelli destinati all'assistenza diretta, agli interventi scolastici e alle iniziative
per la formazione professionale, nonostante il fondo di rotazione e mobilità a cui si
attingeva per finanziare gli interventi formativi non sarà più accessibile. La Legge
finanziaria non deve dimenticare i nostri connazionali nell'America Latina.
Patronati
Nella recente riunione del Comitato di Presidenza abbiamo sottoposto animatamente al
rappresentante del Governo le nostre preoccupazioni per il ventilato taglio al fondo
patronati, un atto che riteniamo estremamente pericoloso. Pericoloso perché al
ridimensionamento dei patronati non corrisponderebbe un calo della domanda di tutela
e assistenza in campo previdenziale, espressa dai nostri concittadini all'estero. Essa
convergerebbe soprattutto sulle strutture consolari, già messe a dura provo dalla
continua riduzione degli organici e dalla quasi certa riduzione del numero dei
contrattisti che negli ultimi due anni hanno contribuito ad un sensibile miglioramento
dei servizi erogati dai Consolati. Sono queste alcune delle ragioni principali che ci
devono far difendere con forza il lavoro e i servizi offerti dai patronati, perché sguarnire
questo settore provocherebbe danni gravissimi.
Voto e Federalismo
Sussidiarietà, regionalizzazione e diversità costituiscono gli elementi di forza
dell’Europa dei 25 Stati, e infatti la nuova Costituzione dell’Unione Europea indica
all’art. 1 autorità e funzioni delle Regioni, essendo il monitoraggio degli Enti locali di
vitale importanza per la crescita economica e la stabilità democratica dell’UE. Regioni,
province e comuni, sono idealmente più vicini ai bisogni delle comunità, dei cittadini, e
ben lo sanno i nostri connazionali emigrati che soprattutto nell'ultimo decennio hanno
trovato nella loro Regione di origine un punto di riferimento costante, non solo per il
recupero di valori e della memoria storica, bensì per costruire un ponte per il futuro.
Nel momento in cui si ridisegna l'ordinamento dello stato in senso federalista e
s'introduce il Senato delle Regioni, pare quindi incomprensibile la decisione di
eliminare i 6 senatori della circoscrizione estero. In ogni caso occorre difendere il
numero della rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero: è un discorso
vecchio e le cronache parlamentari risalenti all'epoca in cui furono modificati gli art. 57
e 58 della Costituzione documentano ampiamente come si giunse a determinare i 18
parlamentari della circoscrizione estero.
Consolati e contrattisti
Le proteste contro i tempi di attesa per il riconoscimento della cittadinanza hanno
assunto toni gravi: vorrei citare la protesta inscenata a Belluno dai giovani del Sud
America in attesa di avere la cittadinanza italiana. Ne discuteremo a lungo in questi
giorni e dunque non insisto. Alle lungaggini, ad ogni modo, contribuisce
indubbiamente la insufficienza degli organici consolari, progressivamente ridotti in
3
Allegato 1
questi ultimi anni e destinati ad ulteriori sacrifici se non interverranno misure di
cambiamento.
Sul quadro negativo per i diritti delle nostre collettività pesa anche il mancato
riconoscimento di alcune normative fondamentali; basti pensare al caso, per esempio,
del cittadino iscritto all’AIRE che non può usufruire delle agevolazioni derivanti dal
riconoscimento “prima casa” per l’abitazione in Italia. Oppure del giovane che se
decide di costituire un’impresa all’estero, non può agevolarsi della legge per lo
sviluppo dell’imprenditoria giovanile.
In riferimento alla dura polemica sul mancato rinnovo del rapporti di lavoro dei
contrattisti assunti ai sensi della Legge 104/2002, devo ribadire che l’Aire è uno
strumento di fondamentale importanza non solo per le garanzie dell’esercizio dei diritti
politici che lo Stato italiano deve a tutti i cittadini emigrati che ne hanno diritto, ma
anche per la razionale programmazione degli interventi diretti alle nostre comunità
residenti nel mondo.
Giovani
Concludendo il mio intervento che ha toccato vari punti dell'ordine del giorno, desidero
richiamare la vostra attenzione sull'impegno che come CGIE ci siamo dati: sviluppare la
rete di collegamento dei giovani italiani nel mondo, con politiche efficaci per le nuove
generazioni. Una rete che sicuramente è anche opportunità di scambio economico e
culturale, di cui sono portatori i giovani corregionali che vivono all’estero.
In questi ultimi anni l'Italia, le Regioni e i Comuni hanno dedicato grandissima
attenzione a quel poderoso fenomeno che è stata la secolare emigrazione degli italiani in
ogni parte del mondo, attenzione manifestatasi spesso come recupero della memoria
storica e dei valori culturali, sociali, solidali, nati e sviluppatisi con la diaspora italiana
nel mondo. Il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero guarda avanti, alle nuove
generazioni, ai giovani che rappresentano il futuro, perché ora la nostra ansia è il
prolungamento della vita di quella che noi chiamiamo la nazione italiana allargata, i 60
milioni fuori più i 60 milioni dentro i confini nazionali: è una nazione unica, globale, ed
è per questo che dobbiamo recuperare il dialogo con i giovani, non in senso
tradizionale, ma in senso costruttivo.
Ecco, io auguro che anche da questa Commissione emergano contributi importanti per
realizzare i nostri obiettivi; intanto abbiamo un primo fondamentale risultato: la
conclusione dell'indagine sulle giovani generazioni all'estero, realizzata in quindici
paesi che accolgono le nostre collettività, ed è un risultato che dobbiamo valorizzare al
massimo.
4
Allegato 3
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Intervento del Consigliere Paolo CASTELLANI - Cile
SICUREZZA SOCIALE: ne fa parte l´assegno sociale, o simile forma di assistenza,
per un dato periodo, mentre sussisterà l´emergenza delle persone.¨
1.- ANTECEDENTI:
La previdenza sociale italiana, che per i cittadini residenti in Patria prevede l´assegno
sociale come un strumento di politica assistenziale, non lo prevede per i cittadini
residenti all´estero.
Per anni ci stiamo battendo contro questa discriminazione tra lavoratori residenti nel
territorio nazionale e quelli all´estero.
In questa materia, come in altre, fino ad oggi non siamo stati capaci di eliminare questa
forma di disuguaglianza che lede gravemente la democrazia.
La mia opinione è che si non cambierà la strategía politica, difficilmente faremo qualche
progresso; la risposta sempre negativa é fortemente influenzata dal deficitario bilancio
dell´INPS.
Dobbiamo separare la questione previdenziale, che é propria del campo della sicurezza
sociale, dalla politica assistenziale, impegnando principalmente il Governo e le Regioni
italiane, nonché le comunità italiane residenti all´estero.
La cassa dell´INPS é deficitaria al punto che le riforme, attuate in modo graduale e
constante, comportano una riduzione dei diritti dei lavoratori, modificando il sistema
italiano dello Stato sociale e indirizzandolo a un sistema neoliberale che non lascia
spazio alla sentita aspirazione dell´emigrazione: l´assegno sociale e il trattamento
integrato minimo.
La precarietà dei bilanci dell´INPS non è da attribuire alla responsabilità degli emigrati.
Basti ricordare che le pensioni in pagamento in Italia e all´estero complessivamente
sono 15.917.000 (dato al 31.12.2002). Quelle pagate all´estero alla stessa data sono
397.045.
L´incapacità di risolvere il problema dell´economía del Mezzogiorno portó a concedere
pensioni di invaliditá a persone con piena capacitá lavorativa, trasformando l´incapacitá
fisica al lavoro in una incapacitá di guadagno. Nell´anno 1980, il 45% delle pensioni
italiane era di invaliditá; nel 2000 è solo il 27 %, comunque equivalente a 3,7 milioni di
persone.
1
Allegato 3
A mio avviso, non è oggi possibile ai cittadini italiani residenti all´estero ottenere
l’assegno sociale o qualsiasi altro contributo pagato dall´INPS.
Sono ottimista, invece, se mutiamo la richiesta dall´ambito della sicurezza sociale o
previdenziale a quello della collaborazione e della solidarietá tra gli Stati, coinvolgendo
le Regioni d´Italia.
Di questo si é giá parlato nel passato, e va ricordato che la Conferenza Stato-RegioniProvince Autonome-CGIE del 2002 aveva previsto la creazione di un fondo per assistere
gli italiani emigrati iscritti all´AIRE, indigenti e con gravi problemi di salute, finanziato
dallo Stato e dalle Regioni, con una percentuale di prelievo del capitolo dell´assistenza
pubblica, amministrato da un Comitato o da una cabina di regia composta da
rappresentanti dello Stato, delle Regioni e del CGIE, e che in ogni singolo Stato vi fosse
un Comitato Nazionale. Tale proposta dovrá trovare urgente implementazione.
Propongo alla Commissione di porre all´OdG della prossima Assemblea le verifiche
necessarie sullo stato attuale del programma stabilito dalla Conferenza StatoRegioni-Province Autonome-CGIE convocando, tramite l’apposita Commissione del
Consiglio Generale, tutte le Regioni per fare un bilancio della situazione attuale dei
lavori.
2.- IL CILE E LA PREVIDENZA SOCIALE
1.- In Cile le pensioni sono 1057 ( 2000). In America Latina il numero delle pensioni è
77.915, cioé appena l’1,35% del totale del continente. L’Argentina é il Paese dove si
concentra il maggior numero di pensioni: 56.028 (le restanti sono 21.887)
2.- Per l’82% le pensioni pagate in Cile sono integrate al minimo.
3.- In Cile non esiste una convenzione internazionale in materia di previdenza sociale.
Da anni esiste un Protocollo, che mai é stato trasformato in trattato con forza di legge.
La trasformazione del sistema italiano da retributivo a contributivo, con l´aggiunta
della deroga dell’integrazione al minimo, ha fatto perdere ogni interesse agli aventi
diritto.
4.- I pensionati con pensioni minime non hanno assistenza sanitaria e, dato che
percepiscono la pensione minima, non sono ritenuti indigenti. In tal caso il sistema
sanitario pubblico cileno non li assiste, ma neppure l´Ufficio consolare italiano, cosicché
solo in via eccezionale ricevono sussidi e contributi concessi dalle poche associazioni
private italiane. Si tratta di aiuti insufficenti, occasionali e per un periodo limitato di
tempo (legati alle disponibilitá).
In genere si tratta di persone al di fuori del mondo produttivo, pensionati o soggetti che
un tempo erano autosufficienti, grazie ai risparmi realizzati durante la vita di lavoro,
ma che con la vecchiaia, la crisi dell´economia locale, le malattie, ormai anziani si
2
Allegato 3
ritrovano in una situazione di precarietá economica, esclusi dal sistema sanitario locale
e dall’assistenza sanitaria italiana.
5. L´America Latina non puó continuare a lamentarsi del tragico destino e della
permanente crisi dell´economía dei Paesi dell´area. La metá della popolazione é sotto la
soglia della povertá ed è dovere del Governo e delle Regioni italiane avviare, a tutela
degli italiani poveri, politiche mirate alla ripresa economica delle piccole e medie
imprese, settore nel quale è maggiore la presenza italiana e impostare una politica
innovativa anche per quanto concerne i rapporti bilaterali tra gli Stati dell’area e l´Italia.
3.- LA COMUNITÁ E LA POVERTÁ IN CILE
É in atto una indagine del Servizio Civile Volontario delle ACLI in tutto il territorio
nazionale. Crediamo che il risultato non altererá molto la percezione statistica che
abbiamo della povertá tra gli italiani che risiedono nel Paese.
In Santiago, Valparaiso e Viña del Mar, il settore urbano di maggiore concentrazione
degli italiani (oltre al 60%), esistono associazioni che assistono le persone piú bisognose.
Il Comitato Italiano di Assistenza (COIA), con sede presso la Parrocchia italiana di
Santiago, aiuta a 160 persone, tutti cittadini italiani con un introito non superiore a 100
dollari al mese; eccezionalmente aiuta pensionati italiani colpiti da malattie gravi e
incurabili. Il COIA concede gratuitamente medicine, esami di laboratorio e radiografici,
occhiali, ed eroga sussidi in denaro per pagare servizi come l´elettricitá, l’acqua o il
telefono.
L´ambulatorio é gestito da un gruppo di volontari, ivi compreso il medico generico e lo
specialista geriatrico. Il patronato Acli é responsabile della gestione e
dell’amministrazione. L´immobile dove l’attvità si svolge é del Patronato Acli.
L’assistenza indiretta del MAE giunge sempre con ritardo. Il contributi è all’incirca pari
al 50% della spesa annua; il rimanente viene dalla comunitá, in particolare dalle
associazioni regionali e dal Comitato delle Associazioni Regionali Italiane, nonché da
privati cittadini italiani benestanti.
La Casa di Riposo Italia accoglie gli anziani in una moderna struttura propria, ma non
dispone di un finanziamento sufficente a coprire le spese di ordinaria amministrazione.
La sua sopravvivenza è legata ad progetto portato a termine da pochi giorni: é stata
edificata una sezione a pagamento, con stanze singole. Si spera che con gli introiti delle
rette di importo pieno dei pensionati si possa continuare a sostenere la spesa per gli
anziani che poco o nulla pagano. I residenti non superano le 70 persone (la capacitá é
superiore). Il contributo del capitolo dell’assistenza indiretta del MAE é simbolico e del
tutto insufficente.
InValparaiso esiste la Beneficenza Italiana, gestita dalla colettivitá locale, che presta
assistenza a 80 persone nei limiti dei contributi del MAE e grazie alla generositá degli
italiani piú benestanti.
3
Allegato 3
L´erogazione totale del capitolo dell’assistenza indiretta per l’anno 2004 é di 56.000
euro.
L´Uffico consolare ha assistito 100 persone nell’anno in corso. In definitiva, sono
circa 400 le persone residenti in Santiago e Valparaiso che hanno usufruito
dell’assistenza per gravi carenze economiche o per vera e propria indigenza.
Non vi é dubbio che la povertá in Cile non è limitata alle sole persone assistite dalle
citate istituzioni; si può affermare che quelli sono i casi piú clamorosi o maggiormente
conoscuiti. Sono esclusi gli italiani residenti nelle altre Regioni del Paese e coloro che
non sono assistiti per mancanza di risorse.
PROPONIAMO:
1.- Mantenere e potenziare il lavoro del COIA in Santiago e, mediante appositi
provvedimenti, allargare i servizi anche a Valparaiso e Viña del Mar, in stretta
collaborazione e cooperazione con la Beneficenza italiana esistente sul posto e l’attiva
partecipazione sia della comunità che della Console onoraria di Valparaiso, persona di
grande sensibilitá sociale e capacitá di lavoro. I contributi del MAE per l’assistenza
indiretta e quelli dell’assistenza diretta devono essere destinati, indistintamente, ai
cittadini italiani in stato di povertá, in un quadro di azioni complementari programmate
tra l’Autorità diplomatico-consolare, il Comites e il CGIE.
2.- Aumentare il contributo a tutte le associazioni dedite agli anziani e alla tutela della
salute, mediante l´offerta di servizi sanitari, ospedalieri e farmacologici, con fondi
dell´assistenza diretta dell´Ufficio consolare. Questo si sta facendo, ma deve esservi un
incremento della copertura e delle somme erogate, disponendo controlli da effettuare
tramite il Comites e i Consiglieri del CGIE.
3.- Assicurare ai cittadini italiani che non dispongono dell´assicurazione sanitaria
un’assistenza medico-sanitaria presso ospedali pubblici cileni previamente
convenzionati, nei casi di comprovata necessitá e di impossibilitá di affrontare il costo
del trattamento di cura (anche nei casi di pensione minima).
4.- Sensibilizzare le Regioni ad assumere a proprio carico i costi relativi ai loro
concittadini indigenti o poveri, che sono assititi dalle associazioni di beneficenza
italiana o non profit. Le Regioni, per le quali una norma non consente di contribuire al
sostegno di un italiano non corregionale, rifuggono anche dalle responsabilitá nei
confronti dei loro cittadini. Alcune Regioni assumono iniziative autonome, ma in modo
non sempre adeguato.
Si è consapevoli che il numero dei poveri e degli indigenti italiani in Cile é minore che
in altre realtá del continente sud-americano, ma non è detto che perché sono pochi
debbano essere lasciati al loro destino; al contrario, propro perché sono pochi,
basterebbe poco per concedere loro una vita decorosa prima di morire.
4
Allegato 4
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Intervento del Presidente del Comites di Moròn Francesco ROTUNDO – Argentina
Il Presidente ed i membri del COMITES della Circoscrizione Consolare di Morón, nel
porgere un caloroso saluto alle Autorità presenti: l’Ambasciatore d’Italia in Argentina
Roberto Nigido, il Console Generale a Buenos Aires Placido Vigo, il Capo della
Segreteria del Ministro per Italiani nel Mondo, la delegazione di funzionari del
Ministero degli Affari Esteri, i Presidenti dei Comites e i Consiglieri del CGIE
dell’America Latina, augurano che i lavori e dibattiti sulle problematiche specifiche
dell’Area latino-americana presentate in questa riunione esauriscano i temi riguardanti i
connazionali residenti nella colpita Area latino-americana e si trovino le alternative e/o
soluzioni, tenendo conto di quanto riveste carattere di estrema urgenza. Per tale motivo
il COMITES di Moròn intende rappresentare a questa riunione continentale del CGIE
per l’America Latina i problemi che colpiscono la nostra collettività e che richiedono
un’urgente definizione.
Riteniamo opportuno segnalare che questo COMITES ha iniziato la sua attività con le
elezioni dell’anno 1997 (come risultato del cambio di categoria dell’Agenzia Consolare
di Moròn, che è diventata di Prima categoria). Dal 1997 ha cominciato a lavorare
direttamente con la collettività, ricevendo tre volte alla settimana nella propria sede i
connazionali in difficoltà. Il rapporto diretto e continuo e la conoscenza dei loro
problemi ci ha consentito di arricchire e approfondire notevolmente la conoscenza delle
diverse problematiche, aggravate dall’ultima crisi socio-economica di questo Paese. Per
tale motivo crediamo opportuno segnalare in questo ambito i problemi analizzati ed
elaborati a tale fine nelle ultime sedute di Consiglio di questo COMITES.
La Nostra Circoscrizione Consolare, con i quattro Comuni che la compongono:
HURLINGHAM–ITUZAINGÒ–LA MATANZA–MORÒN, ha una popolazione di oltre
3.500.000 persone. Sappiamo che il 60% della popolazione Argentina è di origine
italiana. Questo vuol dire che in questa Circoscrizione siamo (tra italiani e potenziali
italiani ), oltre 2.000.000 milioni di connazionali.
Come è noto, nei prossimi mesi del corrente anno scade il termine dei contratti rilasciati
ai nove contrattisti dell’Agenzia di Moròn, che da due anni svolgono il lavoro
accumulato nel tempo e hanno costituito un sollievo (specialmente per le pratiche
dell’anagrafe e cittadinanza). Come risultato, l’organico, ora di 20 impiegati, si ridurrà
di quasi il 50% (umilmente ci chiediamo come si fa a ricevere oltre due milioni di
connazionali con un organico di undici persone).
In considerazione di quanto su riportato, CHIEDIAMO CON CARATTERE DI
URGENZA quanto segue :
1) l’indispensabile potenziamento della Rete Consolare.
Stabilire per decreto Ministeriale tre Vice Consolati Onorati, valutando l’ordine di
priorità in relazione alla densità di connazionali residenti in ogni Comune locale,
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Allegato 4
direttamente subordinati all’autorità del Consolato di Moròn, del quale chiediamo
nuovamente che sia modificata l’attuale categoria da Agenzia Consolare a Consolato;
2) cambio o modifica dell’attuale legge per poter assumere personale presso i Consolati.
Detta modifica consentirebbe di assumere personale in loco con stipendi locali. Il
rapporto costo/beneficio sarebbe notevolmente a favore del Governo Italiano e
migliorerebbe la qualità del servizio offerto ai nostri connazionali .
Momentaneamente proponiamo, come alternativa, di assumere personale dalle quattro
Università che si trovano nella nostra circoscrizione: UTN – Haedo / Università – della
Matanza / Università - di Moròn / Università – di Castelar. Questo personale non
determinerebbe problemi dal punto di vista legale o economico, in quanto svolgerebbe
il lavoro nella forma dello “ STAGE”.
3) In attesa che la ristrutturazione e l’istituzione di nuovi Vice Consolati venga portata a
termine, si chiede il ripristino dell’attività coadiuvante dei Corrispondenti consolari,
momentaneamente interrotta per il periodo delle elezioni dei Comites. Detto ripristino
consentirebbe l’effettivo smaltimento delle pratiche necessarie per l’evasione delle
richieste e/o recupero della cittadinanza italiana nei tempi previsti dalla legge (240
giorni). Attualmente sono in lista d’attesa oltre 12.000 appuntamenti, per i quali
prevedibilmente si arriva all’anno 2010. Quanto alla richiesta di cittadinanza di figli di
madre italiana, si chiede uguale riconoscimento per i figli nati prima e dopo il 1°
gennaio 1948 (entrata in vigore della Costituzione italiana).
4) Come è noto, il sistema sanitario e pensionistico argentino è crollato già da tempo e
va di male in peggio. In particolare, la nostra Circoscrizione, il cui tessuto sociale si
compone di artigiani e piccole e medie imprese, si è deteriorato profondamente
nell’ultimo decennio; è una delle zone più colpite dell’Argentina. Per tale motivo si
chiede che:
a) i fondi inviati dal Governo italiano per l’Assistenza diretta e indiretta ai nostri
connazionali, siano distribuiti più equamente ad ogni Consolato
b) il Comites, quale rappresentate della collettività, possa chiedere e ottenere dal
Consolato informazioni riguardanti ogni connazionale assistito, ogni qualvolta sia
necessario richiederle. E che i Consoli non diano la risposta “NON È CONSENTITO
PER LA PRIVACY”.
Il nostro COMITES è sempre disposto a collaborare in primo luogo con i connazionali e
anche con l’Agenzia consolare ed il Governo; a partire dall’anno 1998 ha sottoscritto con
l’ospedale italiano una convenzione per l’assistenza sanitaria primaria ($ 4,25 per visita,
pari a euro 1,20). Attualmente i termini di questa convenzione sono stati ampliati e i
nostri connazionali godono anche di uno sconto del 50% sulle medicine e gli occhiali.
Sono state inoltre sottoscritto convenzioni con laboratori e farmacie. Le relative spese
sono pagate con il contributo diretto rilasciato dal Consolato al connazionale.
1) Priorità assoluta deve essere data all’allineamento e aggiornamento dell’Anagrafe
dei cittadini italiani residenti all’estero, attraverso il coordinamento del Ministero
dell’Interno con il Ministero degli Affari Esteri, il Ministro per gli Italiani nel Mondo
e le Sedi consolari, al fine di consentire a tutti i connazionali aventi diritto di
esercitare il voto politico all’estero e affinché non si trovino nelle condizioni di
“esclusione”, come è capitato a tantissimi connazionali in occasione delle
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Allegato 4
consultazioni elettorali per il rinnovo dei Comites.
2) Una preziosa collaborazione di supporto a questo fine possono offrirla le
Associazioni e le Federazioni operanti nella circoscrizione consolare dei rispettivi
territori, assieme ai COMITES.
3) Revisione del regolamento relativo alla legge sull’esercizio del voto all’estero per
corrispondenza, in modo che venga compiuta totalmente la tutela e la garanzia
giuridica, evitando episodi di illegalità e possibili brogli elettorali.
4) Il rinnovo della convenzione per l’assistenza ospedaliera 2004 (con l’ospedale
italiano o altri) deve essere effettuato all’inizio dell’anno solare ed i contributi per
l’assistenza diretta devono ugualmente essere disponibili all’inizio dell’anno, in
modo da evitare periodi di mancata copertura assistenziale adeguata e disagi ai
connazionali.
5) Garantire la disponibilità al Comites del finanziamento, previsto dalla legge entro il
primo trimestre dell’anno, affinché sia consentito mantenere l’efficienza e la
tempestività degli interventi previsti e di espletare attività da svolgere.
6) Potenziare gli interventi culturali per la diffusione della lingua e cultura italiana e
provvedere a garantire il diritto all’informazione attraverso l’adeguamento dei
mezzi per la comunicazione consolare di carattere istituzionale destinati a
raggiungere i cittadini residenti nelle diverse circoscrizione all’estero.
7) Adeguarsi alle necessità della collettività residente all’estero diffondendo
l’informazione attraverso la RAI e facilitando, attraverso tutti i possibili canali,
l’accesso a una capillare informazione di andata e ritorno.
Per concludere, desideriamo segnalarVi sinteticamente che le attività di questo
Comites convergono verso un servizio permanente nel settore sociale, giuridico e
assistenziale ai connazionali, collaborando con il Consolato e promovendo azioni
sinergiche, che nello scorso esercizio sono state di tutela verso più di undicimila
famiglie Consolato. Dal 1998, in occasione della commemorazione della Repubblica
sono stati consegnati 1.436 Diplomi d’onore e distintivi ai Connazionali che hanno
superato il cinquantesimo anno di residenza in Argentina.
Nel rinnovarVi i nostri ringraziamenti, Vi auguriamo un proficuo lavoro per il bene
della nostra collettività.
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Allegato 5
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Relazione del Consigliere Maria Rosa ARONA – Argentina
PROPOSTA DELLA COMMISSIONE PER LE PARI OPPORTUNITÁ DEL COMITES DI BUENOS
AIRES
Negli ultimi dieci anni é cresciuta nella nostra comunitá la partecipazione delle donne
italiane e discendenti; nel contempo in ambito politico é aumentata la sensibilitá verso
forme di organizzazione e partecipazione delle donne italiane. Ne sono state prova la
Prima Conferenza della donna in emigrazione, svoltasi nel 1997, e la Prima Conferenza
delle donne italiane nel mondo, svoltasi a Lecce nel 2000, nell’ambito della Prima
Conferenza degli Italiani nel Mondo, che si svolgeva a Roma.
In quelle occasioni si è valutata la presenza della donna italiana all’estero come la
rappresentazione di uno “spaccato” di memoria storica raccontato quasi esclusivamente
tramite la tradizione orale, e solo grazie ad essa ci é consentito comprendere in tutte le
sfaccettature il ruolo svolto dalle connazionali di diverse generazioni nella realtá di
questo Paese.
Nella ricerca di strumenti che potessero dare uno spazio alle donne negli ambiti
decisionali, sono sorte esperienze di donne italiane organizzate: in ambito globale, come
il Coordinamento donne italo-argentine, o a livello regionale, come la Lega delle donne
calabresi, o piemontesi, ecc., oppure in ambiti istituzionali, come nei COMITES con le
Commissioni per le Pari Opportunitá, in risposta al fatto che in questi ultimi anni
dobbiamo costatare che questi spazi sono diminuiti, che é diminuita la presenza delle
donne nelle istanze rappresentative della nostra comunitá organizzata, e che sono
diminuiti gli interventi di tipo formativo, culturale indirizzato alle donne.
Dei luoghi comuni ancora resistono presso la cosiddetta “classe dirigente” delle nostre
comunità, che considera questo spazio come “... inutile, superficiale, roba del primo
mondo...” La realtà è invece che molti di coloro che criticano il dedicarsi delle donne a
cose futili, non menzionano con altrettanta “attenzione” l’impegno quotidiano di molte
di noi nei temi cruciali e nei settori nevralgici delle nostre comunità.
Per questo a Roma, al momento della costituzione del nuovo CGIE, quando, 8 donne su
94 membri, decidemmo costituirci in gruppo di lavoro - istanza che l’Assemblea ci ha
riconosciuto - lo abbiamo fatto proprio pensando che il nostro agire nel privato e nel
sociale non è separato dalle problematiche di tutta la comunità, anzi, proprio il
contrario. Questa “dualità” ci permette di essere consapevoli e dare, se ne abbiamo
coscienza, una segnale visibile della nostra presenza; e chi onestamente vuole pensare a
contribuire alla soluzione dei problemi non può non vedere che più dell’80 per cento
delle persone che partecipano nel sociale nelle nostre comunità sono donne... .
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Allegato 5
In questo senso la nostra partecipazione nell’Assemblea Continentale del CGIE ha il
proposito di “rispolverare” la Dichiarazione ed il Programma di azione di Pechino, che
rappresentano ancor oggi una innovazione di grande rilevanza nelle politiche delle
donne, con ripercussioni anche sul piano istituzionale. Dalle politiche di paritá si passa,
infatti, a riconoscere e valorizzare la differenza di genere, che viene considerata come
una risorsa per lo sviluppo sociale, economico e civile, sintetizzandolo nella formula:
mainstreaming piú empowerment.
Consideriamo oggi piú che mai necessario partire dalla differenza di genere per
progettare e realizzare politiche di pari opportunitá e per assicurare qualitá sociale alla
vita di donne e uomini, assumendo il punto di vista delle donne in ogni scelta e
programma di ogni ambito organizzativo (mainstreaming), attribuendo potere e
responsabilitá alle donne (il cosiddetto empowerment), promuovendo la loro presenza
nelle sedi in cui si prendono decisioni rilevanti per la collettivitá, e nel contempo
sollecitando la loro autonomia e libertá.
Considerando che le donne italiane all’estero costituiscono una risorsa culturale,
economica, sociale e politica di enorme valore sia per i Paesi di residenza che per
l’Italia, il loro contributo alla storia ed al presente della vita delle collettivitá non é
tutt’ora riconosciuto, né adeguatamente sostenuto a tutti i livelli, soprattutto in vista
delle sfide poste dal crescente processo di globalizzazione.
Per salvaguardare ed estendere nel futuro questa ricchezza, l’Italia deve investire
concretamente nella promozione della lingua, della cultura, della formazione
professionale, nell’informazione, nei contatti e nella creazione di nuove modalitá di
interscambio.
Nella prospettiva sociale, nel nostro continente si aggrava la situazione delle donne,
soprattutto se anziane e sole, in quanto esiste una connessione profonda con la
disuguaglianza che nasce nella societá, nel mercato del lavoro, e quindi le donne che
non hanno un “marito” non possono sperare di avere un minimo di tutela, specie se
non autosufficienti. E questa disuguaglianza viene confermata ed accentuata in forma
preoccupante dalle forme sempre piú flessibili, precarie e discontinue di lavoro delle
generazioni giovani e dalle donne giovani.
Vorrei trasmettere, per la riflessione ed il dibattito di questa Assemblea, le proposte
elaborate dalla Commissione Pari Opportunità del Comites di Buenos Aires, in
considerazione anche della costituzione del “Gruppo di lavoro delle donne Consigliere
del CGIE”:
dare continuitá ai programmi e progetti iniziati, come quello dell’”Osservatorio
delle donne italiane all’Estero”, riaffermati nel Documento finale della Prima
Conferenza degli Italiani nel Mondo, del 2000, auspicando e raccomandando che si
arrivi ad una sintesi legislativa delle diverse proposte di legge in merito, e alla
relativa approvazione.
riconoscere alle donne gli stessi diritti rispetto alla trasmissione della cittadinanza
italiana ai propri discendenti, un vuoto legislativo, questo, che il Parlamento
dovrebbe colmare. ( Infatii, la legge n. 91 del 1992 non ha modificato la norma nella
parte in cui limita la trasmissione della cittadinanza per via materna solo ai figli
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Allegato 5
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nati dopo il 1° gennaio 1948, non considerando le ragioni storiche, gli elementi
etnici, culturali e delle radici famigliari che legano i discendenti di donna italiana
all’Italia).
creare le condizioni affinché le Associazioni ed organizzazioni italiane modifichino
i loro statuti includendo la paritá di opportunitá tra uomo e donna e stabilendo
una quota del 40% di rappresentativitá di uno dei due sessi (le associazioni
dovrebbero aggiornare i loro statuti e le Autoritá diplomático-consolari
raccomandare detta modifica per una più aggiornata e democratica
rappresentatività);
destinare alle donne, sia per quel che riguarda i progetti formativi che per le
iniziative d’impresa un minimo del 40% di risorse e partecipazione;
inserire in tutte le aree tematiche motivo di dibattito la questione delle pari
opportunitá come un elemento di democratizzazione che migliora per tutti la
qualitá della vita.
Le donne sono consapevoli che la nuova frontiera dei diritti di cittadinanza degli
italiani all’estero deve innanzitutto aprirsi ad una piú profonda conoscenza della
legislazione italiana e delle opportunitá e prospettive connesse alla cittadinanza
comunitaria, ma deve nutrirsi di piú costanti relazioni culturali, sociali ed economiche,
dove non puó essere assente il contributo delle donne.
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Allegato 7
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Relazione dell’Esperto della Repubblica Dominicana Mario BOERI
BOZZA DI PROPOSTA PER IL MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI OFFERTI DAI CONSOLATI
ITALIANI IN AMERICA LATINA
INTRODUZIONE
E’ noto a tutti che l’evoluzione economica mondiale e’ passata attraverso tre grandi tappe:
la prima e’ quella della societa’ pre-industriale, caratterizzata dall’attivita’ agricola, dalla
pesca e dall’attivita’ estrattiva; la seconda e’ quella della societa’ industriale, caratterizzata
dall’industria manifatturiera e dai processi di lavorazione delle materie prime; e la terza,
quella della societa’ post-industriale, caratterizzata dai servizi.
E’ importante notare che nell’anno 1850 circa, negli Stati Uniti i lavoratori delle distinte
attivita’ erano cosi’ distribuiti: agricoltura 64%, manifattura e servizi 18% ciascuna.
Se analizziamo gli stessi dati per l’anno 2000, possiamo osservare dei cambiamenti
drammatici rispetto alle attività lavorative nei distinti settori: agricoltura ridotta solamente
al 2%; manifattura 15%, con un picco del 35% nell’ultimo periodo post-bellico, pero’
ultimamente in rapida discesa, in conseguenza dell’automazione; ed i servizi raggiungono
la cifra impressionante dell’83%, con un tasso di crescita esponenziale nell’ultimo
decennio.
E’ pure importante notare che la tappa dei servizi si suole suddividere in tre stadi
differenti: dei cosiddetti servizi domestici (hotels, ristoranti, lavanderie, saloni,
manutenzioni e riparazioni); dei servizi destinati a favorire il commercio e gli scambi
(trasporti, comunicazioni, assicurazioni, finanziari, immobiliari, governo); infine il piu’
sofisticato perché esige un raffinamento ed una estensione delle capacita’ umane, è quello
dell’ educazione, della medicina, della ricerca, dell’arte e della ricreazione.
Negli ultimi decenni in tutte le categorie di servizi c’e’ stata un’esplosione di teorie prima,
e di progetti pratici poi, per migliorare la qualita’ dei servizi offerti ai clienti.
E’ anche importante tenere presente che con l’inizio del nuovo millennio e’ stata
identificata una nuova tappa economica, che gia’ stiamo vivendo, nella quale il concetto di
servizio si trasforma ed evolve in quello di ”esperienza”.
L’esperienza crea un valore aggiunto per mezzo di una connessione ed interazione con il
cliente in una forma personalizzata che il cliente non solo apprezza, ma ricorda
piacevolmente, per cui e’ disposto a pagare per usufruire di questa “esperienza”.
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Allegato 7
Con questa premessa, che pone in evidenza il fatto che gli esseri umani stanno
pretendendo ogni volta di piu’ dei servizi eccellenti, e di fronte al fatto indiscutibile che la
tecnologia per offrire detti servizi e’ disponibile ed economica, non e’ assolutamente
concepibile che i Consolati italiani offrano servizi che possono, con riconosciute eccezioni,
essere considerati come minimo scadenti e ubicabili nella preistoria dell’”economia dei
servizi”.
Le lunghe ed umilianti file, che i cittadini italiani (e non) devono affrontare davanti alla
maggior parte dei Consolati italiani per risolvere qualsiasi pratica, sono frutto
dell’inefficienza dei processi, della scarsa applicazione della tecnologia disponibile e
dell’ignoranza di certi funzionari di turno del concetto elementare di “servizio”.
Con gli enormi progressi ottenuti nel campo delle telecomunicazioni e dell’informatica, e
con la riduzione dei costi in questi settori, e’ inconcepibile che i Consolati italiani non si
mettano al passo con i tempi, impiegando le tecnologie e avvalendosi di quei processi che
potrebbero incrementare enormemente la qualita’ dei servizi offerti e migliorare
notevolmente l’immagine del nostro bel Paese presso tutte le comunita’ nelle quali siamo
presenti.
SCOPO DELLA PROPOSTA
i)-Migliorare il grado di soddisfazione che i clienti hanno dei servizi consolari.
ii)-Ridurre i costi operativi di attenzione al pubblico e, addirittura, generare un utile.
iii)-Ridurre al massimo la partecipazione dei funzionari nei vari processi, con il gran
vantaggio di omogeneizzare il servizio evitando trattamenti preferenziali e discrezionali.
iv)-Eliminare l’accumulo, peraltro fittizio, del lavoro dei funzionari, grazie all’applicazione
del concetto che ogni pratica e problema vanno risolti la prima volta e non riciclati.
ASPETTI DEL PROGETTO
Il progetto si puo’ dividere in varie tappe ed ogni tappa sarebbe implementata in relazione
al livello di automazione del singolo Consolato. Pero’ si suggerisce caldamente una
standardizzazione, in modo da facilitare l’intercambio di informazioni tra tutti i Consolati
del mondo.
L’aspetto piu’ semplice, pero’ critico ed importante, e’ quello che prevede di sollevare i
funzionari della responsabilita’ di fornire informazioni sui documenti necessari per
espletare qualsiasi pratica; essi dovrebbero dedicarsi solamente a risolvere i problemi dei
clienti e ad offrire il servizio richiesto.
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Allegato 7
Il compito di fornire le informazioni sui documenti necessari per le diverse pratiche puo’
essere svolto molto efficientemente da una compagnia specializzata esterna al Consolato
(un centro di chiamate o “call center”, che operi con parametri di qualita’ internazionale
(tipo copc), nel quale tutti gli operatori avrebbero accesso col loro computer a tutte le
informazioni necessarie, e le stesse sarebbero pertanto fornite al cliente in forma corretta ed
efficiente.
Il gran vantaggio di questo centro e’ che non avrebbe nessun costo per il Consolato, poiche’
opererebbe attraverso una linea a pagamento (tipo 900) che potrebbe avere una tariffa, ad
esempio, di 1 euro per chiamata, permettendo di coprire i costi ed anche di ricavare un
utile.
Detto centro si incaricherebbe anche di fissare ai clienti gli appuntamenti con i vari
funzionari addetti ai servizi, il tutto registrato nella base di dati localizzata nei vari
Consolati e con accesso protetto contro i pirati informatici.
Ogni fase di qualunque processo sarebbe costantemente documentata.
Ad esempio: se un cliente chiama per un semplice cambio di indirizzo o se il Consolato
vuole avvisare il cliente che e’ necessario un documento addizionale, tali richieste
sarebbero immediatamente digitate nella base di dati del Consolato dall’operatore che
riceve la chiamata.
È da notare che, per maggiore sicurezza, si consiglia di non lavorare ‘on-line’ ma di
aggiornare i dati solamente ogni sera con l’intercambio delle informazioni tra il servitore
del call center e quello del consolato, con un accettabile errore di 8 ore di ritardo
sull’aggiornamento delle informazioni.
Un passo ulteriore molto positivo sarebbe quello di incaricare il call center di coordinare
eventuali pagamenti per i servizi espletati dal Consolato, come il rilascio di un visto o di
un passaporto.
In questo caso, quando il cliente e’ gia’ in possesso di tutti i documenti necessari, con una
semplice chiamata al centro otterrebbe l’informazione di quanto deve pagare ed un
numero segreto (chiave) con il quale recarsi presso la banca con la quale il Consolato ha
realizzato un accordo previo, ad effettuare il pagamento; e durante la stessa chiamata
otterrebbe anche l’appuntamento per recarsi successivamente al Consolato.
A questo punto il richiedente, dopo aver fatto due, forse tre chiamate telefoniche al centro,
andrebbe al Consolato per la prima volta e ne uscirebbe con il problema risolto e, percio’,
felicissimo.
Il cambiamento in positivo dell’ immagine dei Consolati sarebbe incalcolabile.
Naturalmente tutto questo puo’ essere preceduto o completato da tappe piu’ semplici,
come utilizzare un sito (www) con la pubblicazione di tutti i documenti necessari per una
determinata pratica, al quale i clienti abbiano accesso e che consenta loro anche di
stampare i formulari necessari per espletare le pratiche.
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Allegato 7
Anche gli appuntamenti via e-mail possono aiutare a ridurre il carico di lavoro telefonico
dei Consolati, pero’ si deve tenere presente che non tutti i clienti hanno accesso ad un
computer, quindi il centro di chiamate sarebbe a beneficio di tutti, perche’ puo’ essere
raggiunto anche da un telefono pubblico.
Questo canale (e-mail) e’ peraltro utilissimo se utilizzato efficientemente per rispondere alle
domande dei clienti per tutte le situazioni particolari (e sappiamo che sono molte).
CONSIDERAZIONI TECNICHE
Considerando la gran diversita’ del numero di clienti nei vari Paese, e’ ovvio che le
dimensioni del” centro di chiamate” possono variare notevolmente da un Paese all’altro,
pero’ e’ anche vero che il costo delle telecomunicazioni si sta’ riducendo progressivamente,
quindi i Paesi grandi potrebbero avere il loro centro specifico per servire tutti i Consolati
presenti sul territorio da un solo punto, mentre che per i Paesi piu’ piccoli si potrebbe
anche considerare una loro aggregazione ed il “call center” potrebbe essere ubicato nel
Paese con il costo più basso della mano d’opera.
(ad esempio, con 40 operatori si potrebbero rispondere a 4.000 chiamate al giorno).
La stessa considerazione vale per la centrale telefonica, che potrebbe essere di dimensioni
ridotte nel caso dei Paesi piccoli o, al contrario, essere una centrale di gran capacita’ con
connessioni via circuiti dedicati “tipo t1” con il fornitore del servizio telefonico.
Il bello di questa proposta e’ che non ci si deve preoccupare della parte telefonica, che è
nella responsabilita’ di chi offre il servizio di operatori telefonici, mentre nello stesso tempo
la centrale del Consolato ricevera’ un decisamente minor numero di chiamate e potrà
migliorare le sue prestazioni.
La parte piu’ critica di questo progetto e’ la volonta’, che mi sembra esista, da parte del
Ministero degli Esteri di migliorare il servizio fornito ai cittadini italiani nel mondo ed ai
cittadini dei vari Paesi in cui è presente.
Immaginiamo il sito Internet del Ministero degli Esteri, che sotto la voce “ambasciate”, e
specificamente nel sottogruppo “servizi consolari” fornisca tutti i requisiti per poter
iniziare una qualsiasi pratica, accessibile da ogni parte del mondo.
Lo stesso sito incorporerebbe connessioni dirette con tutti i siti consolari del mondo,
fornendo a ciascuno i formulari e le indicazioni, anche tradotti nelle specifiche lingue di
ogni Paese che, nel caso delle richieste di visti, costituisce uno dei maggiori volumi di
lavoro in alcuni Paesi dell’America latina.
A questo punto entra in azione il centro di chiamate innanzi proposto, ed ecco che quasi
per magia il numero di visite ai Consolati si ridurrebbe alla meta’, od anche meno,
rendendo immediatamente disponibili funzionari che ora mancano.
Una parte molto importante del progetto consiste nel definire esattamente i criteri e la
struttura della base di dati: se questa attivita’ fosse centralizzata da Roma, darebbe
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Allegato 7
garanzia di omogeneita’ a livello mondiale, anche se poi ogni Paese la implementasse in
tempi differenti.
Naturalmente, a livello locale sarebbe opportuno popolare la base di dati di tutti i cittadini
registrati, eliminando le famose montagne di archivi che attualmente contribuiscono alla
perdita di documenti, peggiorando i tempi di risposta con grande insoddisfazione dei
clienti (e questo si collega alla presentazione di ieri relativa all’anagrafe ed a tutto il
progetto telematico fortunatamente gia’ in corso, pero’ secondo me un poco lento).
Quest’ultima fase, anche se molto desiderabile perche’ permetterebbe di scambiare
informazioni tra i vari Consolati nel mondo e con tutti i Comuni con accesso ad Internet, e’
completamente indipendente dalla creazione del centro di chiamate, perche’ quest’ultimo
puo’ essere creato anche come iniziativa locale.
Naturalmete i tempi di qualche singolo Consolato sarebbero molto brevi, mentre per altri
Consolati si correrebbe il rischio che questa implementazione non veda mai la luce o che,
per lo scarso numero di clienti, non si ritenga conveniente.
COSTO DEL PROGETTO
Il costo del progetto del “centro di chiamate” e’ molto variabile da Paese a Paese.
Se, come detto sopra, la parte della definizione della base di dati e dei vari procedimenti
fosse centralizzata almeno regionalmente, vi sarebbe un costo unico e l’informazione
servirebbe a tutta la Regione.
Il costo che spetterebbe ai vari Paesi riguarderebbe soltanto la parte informatica
(computers e servitori), il costo di insegnare agli impiegati come accedere alla base di dati e
fornire l’informazione oltre, naturalmente, al costo per elaborare il progetto.
Lo stesso potrebbe essere recuperato molto rapidamente, in relazione a quanto si vuole far
pagare per ogni chiamata telefonica.
Con tutti i sacrifici che fanno oggigiorno i clienti per risolvere una pratica, posso assicurare
che sarebbero disposti a pagare molto di piu’ di 1 euro – è l’esempio fatto in precedenza alla sola condizione di ottenere un buon servizio.
RISULTATI PREVISTI
(concreti ed immediati)
-Notevole riduzione del traffico telefonico nei vari Consolati.
-Notevole riduzione delle file davanti ai consolati.
-Sparizione di varie forme di intermediazione.
-Riduzione costi e generazione di un utile.
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Allegato 7
-Funzionari piu’ produttivi ( con meno stress) e disponibili.
-Gran soddisfazione dei cittadini italiani all’estero e dei
cittadini dei Paesi ospitanti.
CONCLUSIONE
Con l’implementazione di questa proposta certamente non saremmo ancora entrati nello
stadio economico dell’“esperienza” della quale parlammo all’inizio, pero’ perlomeno
potremmo considerarci ben posizionati nell’area dei servizi tradizionali.
Sono profondamente convinto che noi italiani, facendo parte della zona del mondo tra le
piu’ sviluppate, dobbiamo essere gli esportatori dell’innovazione e dell’applicazione della
tecnologia (come gia’ lo fummo per la mano d’opera) e non, al contrario, assorbire le
condizioni terzomondiste dei Paesi che ci ospitano e che, proprio per queste ragioni, hanno
molte difficolta’ a progredire.
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Allegato 8
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Relazione del Direttore del Comites del Perù Andres A. CHIARELLA
INDAGINE SUI GIOVANI ITALIANI ALL’ ESTERO
I GIOVANI ITALIANI NELLE ELITE ECONOMICHE, POLITICHE E CULTURALI, NELLA CLASSE MEDIA
E IN QUELLA POVERA DEI PAESI ESTERI
CASO PERU
1. INTRODUZIONE :
Questo documento rappresenta un primo approccio alla situazione della comunità italoperuviana, come prodotto della immigrazione negli ultimi 150 anni.
L’osservazione storica del movimento migratorio di massa costituisce una parte
importante dell’evoluzione e della proiezione futura dei rapporti tra l’Italia e la comunità
italiana in Perú.
Con una visione retrospettiva, possiamo dire che le principali ondate di immigrazione
sono avvenute principalmente nelle seguenti circostanze storiche:
a) Nell’epoca del consolidamento del Regno d’Italia si produce un’emigrazione contadina
e delle classi piú povere verso l’America, a causa di una grave crisi dell’agricoltura.
b) Negli anni successivi alla prima guerra mondiale si produce una nuova emigrazione, a
causa della profonda crisi politica ed economica.
c) Dopo la seconda guerra mondiale, durante il periodo della ricostruzione e dello
sviluppo economico iniziato nel 1948, ci troviamo di fronte ad un’altra importante
ondata.
d) Durante la crisi energetica nel 1973 inizia, anche se con volumi inferiori ai precedenti,
un movimento di migranti con un certo livello professionale, che accompagnano
l’esportazione della tecnologia italiana. A questo si aggiungono gli effetti migratori
prodotti dalla cooperazione italiana e dal volontariato (solidarietá)
e) A partire dal 1993, a seguito dei cambiamenti derivanti dalla caduta del blocco sovietico
e dei processi di privatizzazione delle strutture statali in America Latina, si osserva un
movimento migratorio di minore consistenza, essenzialmente dovuto all‘arrivo delle
ditte italiane transnazionali.
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Allegato 8
2. SITUAZIONE :
Se osserviamo la dinamica demografica della comunità italo-peruviana corrispondente a
ciascuna delle cinque ondate migratorie citate, otteniamo cinque gruppi:
a) Un primo gruppo di quinta generazione: il trisnonno nato in Italia
b) Un secondo gruppo in quarta generazione: il bisnonno nato in Italia
c) Un terzo gruppo in terza generazione: il nonno nato in Italia
d) Un quarto gruppo in seconda generazione: il padre nato in Italia
e) Un quinto gruppo in prima generazione: nato in Italia
Se stabilissimo a “vent’anni” l’età media del capofamiglia del gruppo familiare giunto
dall’Italia, potremmo affermare che gli emigranti del primo e secondo gruppo sono giá
deceduti, e i loro discendenti potrebbero forse aver avuto accesso alla cittadinanza italiana
e potrebbero forse parlare la lingua italiana.
Gli emigranti del terzo gruppo sarebbero oggi persone della terza etá, e quelli del quarto
gruppo, della fascia superiore della seconda etá. Allo stesso modo, i loro discendenti
potrebbero forse aver avuto accesso alla cittadinanza italiana e potrebbero forse parlare la
lingua italiana.
Il quinto gruppo, costituito dai nati in Italia, si troverebbe nella parte inferiore della
seconda etá.
Oggi il numero di nuovi immigranti italiani (quinto gruppo) va diminuendo, gli
immigrati precedenti invecchiano e, pertanto, si vengono formando due livelli, che sono
destinati a sostituire l’attuale classe dirigente della comunità ítalo-peruviana :
a) I discendenti di italiani immigrati corrispondenti ai quattro primi gruppi
b) I nuovi immigrati del quinto gruppo e la loro discendenza.
Questi due gruppi di giovani adulti sono oggetto della nostra attenzione in questa breve
analisi, poiché avranno nelle loro mani, nel prossimo breve periodo, il futuro della
comunità italo peruviana.
Ció detto, non tralasciamo quel gruppo di giovani in etá scolare e universitaria (06 – 30
anni), che pure deve essere oggetto della nostra attenzione, in quanto sará il successivo
gruppo che svolgerà un ruolo attivo nella comunitá italo-peruviana.
3. ANALISI :
Passiamo ad alcune considerazione sulla collettivitá italo peruviana.
a) Opere realizzate a beneficio della collettivitá italo-peruviana, con indicazione della data,
2
Allegato 8
durante le successive ondate migratorie:
.
1) Societá Italiana di Beneficenza e Assistenza
1862
2) Compagnia Italiana di Pompieri Roma
1866
3) Compagnia di Pompieri Italia del Callao
1868
4) Diario Corriere del Pacifico
1870
5) Collegio Regina Margherita (poi S. Margherita)
1872
6) Compagnia Pompieri Garibaldi di Chorrillos
1872
7) Compagnia Pompieri Garibaldi nel Callao
1873
8) Diario La Patria
1873
9) Scuola Italiana di Música
1876
10) Diario La Voce d’Italia
1886
11) Diario L’Italiano
1887
12) Banco Italiano
1888
13) Associazione Mutua fra i Commercianti Italiani
1892
14) Ospedale italiano
1893
15) Compagnía di Seguros Italia
1896
16) Societa Canottieri Italia
1904
17) Circolo Sportivo Italiano
1917
18) Museo di Arte Italiano
1921
19) Collegio Umberto Primo (poi Antonio Raimondi) Sede Lima
1930
20) Instituto Cultural Italo Peruano
1930
21) Italica Gens
1930
22) Casa di Riposo Gio Batta Isola
1948
23) Istituto Italiano di Cultura
1950
24) Clínica Italiana
1958
25) Associazione di Italiani del Perú AIP
1968
26) COMITES
1985
27) CGIE
1997
28) Collegio Antonio Raimondi Sede La Molina
1997
29) Collegio Dante Alligheri di Lima
2003
30) Asociaciones Italianas
(1862 –2004)
si può affermare che le infrastrutture di base della collettivitá italo-peruviana sono state
opera degli emigranti italiani del primo e secondo gruppo, ed hanno riguardato i settori
dell’economia, finanza, educazione, salute, benessere sociale, sport, arte, cultura, sicurezza
e informazione.
Questi due gruppi di immigranti si distinsero per la presenza di persone con grande spirito
imprenditoriale e senso di dedizione, che riuscirono ad organizzare la collettivitá italiana.
Si puó affermare che si trattó di una specie di “etá dell’oro”, dei cui benefici ancora oggi
usufruisce l’ intera comunitá italo-peruviana.
3
Allegato 8
Successivamente, a partire del terzo gruppo di immigranti, venne proseguita l’opera dei
predecessori, e si è evidenziato un fenomeno assai positivo: l’integrazione degli italiani con
i livelli superiori della societá peruviana, in base al livello di preparazione culturale.
Nello stesso tempo, peró, ha inizio una progressiva perdita dell’identitá italiana, che ha
come conseguenza che le istituzioni italo-peruviane citate siano sempre meno frequentate
dai discendenti italiani. A conferma di ció si può citare la recente esperienza delle elezioni
del COMITES, che ha visto una scarsa partecipazione, avendo votato solo 6.212 persone,
nonostante l’adeguata pubblicizzazione dell’evento. Questo è segno di mancanza di
motivazione della collettivitá italo-peruviana rispetto al proprio futuro ed ai rapporti con
la Madrepatria.
Attualmente, la collettivitá di origine italiana iscritta all’anagrafe é costituita da un totale di
44.341 persone, cosí distribuite:
1) Con cittadinanza italiana vigente
28,948
2) Con cittadinanza italiana non vigente
15,393
Contemporaneamente, all’Ambasciata sono state presentate circa 60.000 pratiche di
cittadinanza, divise in due gruppi di attesa:
1. Con pratiche inoltrate, ma senza data fissata di avviamento delle stesse: 12.000
2. Con appuntamento fissato per inoltrare le pratiche negli anni a venire, ma senza
garanzia di conferma: 48.000
E’ necessario ricordare che il processo di acquisizione della cittadinanza italiana sta
soffrendo un grave rallentamento per mancanza di una struttura consolare minima che
attenda alle pratiche e assolva in modo continuo a tutte le competenze proprie di un
Consolato, specialmente al fine di aggiornare l’anagrafe consolare, con particolare
riferimento ai connazionali irreperibili, cancellati dalle liste elettorali o che presentino
indirizzi errati o dati mancanti. Questo specifico compito consolare é di grandissima
importanza per la collettivitá di origine italiana, specialmente in occasione delle
consultazioni elettorali.
b) Le organizzazioni legate alla diffusione della cultura e della lingua italiana, che
dovrebbero rappresentare i principali strumenti di collegamento con la collettivitá.
Ci stiamo riferendo in modo specifico a RAI International, all’Istituto Italiano di Cultura ed
ai Centri educativi locali.
1) Rispetto a RAI International, come elemento di possibile integrazione della
comunitá italo-peruviana con la Madrepatria, crediamo che dovrebbe essere un
mezzo per arrivare ai nuclei famigliari in modo costante, peró attualmente
4
Allegato 8
presenta i seguenti limiti :
a) Giunge alla comunitá in forma discriminante, in quanto viene trasmessa solo ad un
settore della popolazione.
b) Non distribuisce la sua programmazione giornaliera o mensile al pubblico.
c) Non offre programmi che includano l’insegnamento della lingua italiana,
considerato che la grande maggioranza dei membri della collettivitá conosce solo
parzialmente la lingua italiana.
d) Non offre una programmazione di buona qualitá, con films italiani, a differenza di
altri canali di provenienza europea, che trasmettono fims doppiati in spagnolo o
sottotitolati.
3) L’Istituto Italiano di Cultura non dispone di un’infrastruttura né dei mezzi necessari
per offrire alla collettivitá italo-peruviana, in forma consistente, le espressioni piú
significative della cultura e della lingua italiana.
4) Per ció che riguarda i Centri di studio italo-peruviani di educazione elementare e
media, è in atto un processo di miglioramento della qualitá dei servizi a beneficio della
collettivitá italo-peruviana.
4. CONCLUSIONI:
a) La maggior parte della collettivitá italo-peruviana appartiene al terzo livello superiore
della societá peruviana, per quanto riguarda educazione e cultura.
b) Esiste una parte significativa della collettivitá di ascendenza italiana che non frequenta
le istituzioni italo-peruviane, essendosi integrata in
altre istituzioni nazionali
peruviane.
c) Le istituzioni italo-peruviane non dispongono delle risorse necessarie per raggiungere
un adeguato livello di integrazione dei membri della collettivitá di ascendenza italiana.
d) La gioventú di ascendenza italiana non é motivata, né aspira ad integrarsi nelle
istituzioni italo-peruviane.
e) La gioventú di ascendenza italiana non conta su un facile accesso alla lingua ed alla
cultura italiana.
f) Non si ha a disposizione un Consolato italiano che offra servizi con un minimo di
soddisfazione per la collettivitá.
g) RAI international non contribuisce a diffondere l’italianitá nella collettivitá italoperuviana,
h) L’Istituto Italiano di Cultura non dispone dei mezzi necessari per promuovere
l’integrazione della collettivitá italiana attraverso una serie di attivitá culturali e con
programmi ben definiti.
i) I Centri educativi italo-peruviani devono essere oggetto di maggiore attenzione da
5
Allegato 8
parte delle Autoritá italiane
5. RACCOMANDIAMO :
a) Che il Governo italiano, attraverso i canali istituzionali, metta a disposizione le risorse
umane e materiali per insediare un Consolato in Perú, come da anni richiede la
popolazione italo-peruviana.
b) Che il Governo italiano, attraverso i canali istituzionali, metta a disposizione di RAI
International e dell’Istituto Italiano di Cultura le risorse umane e materiali, affinché
possano migliorare il loro servizio in funzione di tre principali obiettivi:
- Diffondere la Cultura italiana nella popolazione tanto peruviana che italo-peruviana.
- Promuovere le espressioni artistiche e culturali nella collettivitá italo-peruviana.
- Diffondere la conoscenza della lingua italiana tra i membri della collettivitá italoperuviana
c) Che si identifichino i migliori canali al fine di motivare la collettivitá italo-peruviana a
riscoprire la propria italianitá e raggiungere, cosí, una maggior integrazione.
d) Che attraverso le nostre associazioni, evidenziando i vincoli che ci uniscono, si
promuova l’integrazione della collettività italo-peruviana.
e) Che si proceda a garantire il massimo sforzo, attraverso i Centri Educativi italoperuviani, affinché si trasformino in organi di diffusione della cultura italiana e
consentano la partecipazione degli studenti come protagonisti nel processo di
integrazione della collettivitá italo-peruviana con la Madrepatria.
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Allegato 9
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Relazione dell’Esperto del Cile Ferdinando PEZZOLI
INTRODUZIONE
Vorrei preliminarmente chiarire che la mia non sarà un’analisi di tipo normativo o la
giusta protesta per le carenze strutturali dei Consolati, per cui si accumulano ritardi per
il riconoscimento della doppia cittadinanza.
Tratterò questo tema da un punto di vista sociologico, riferendomi alla nostra Comunità
residente all’estero, sia in America Latina che nei Paesi europei e anglosassoni, e poi
dal punto di vista dei diritti che scaturiscono dall’ottenere la cittadinanza.
Sarà l’esposizione di un’opinione critica, tendente a mettere in evidenza le conseguenze
dell’applicazione della vigente legge italiana sulla cittadinanza. Una discussione di
questo tipo penso sia utile per un approfondito dibattito democratico.
CITTADINANZA
Credo anzitutto necessario prendere in considerazione alcuni aspetti essenziali: chi
siamo e come è composta la nostra collettività oggi; cosa possiamo fare nelle condizioni
attuali e in quale modo.
Per poter spiegare la nostra realtà attuale è necessario ripercorrere la storia
dell’emigrazione italiana, che si è sviluppata a partire dal 1850 per arrivare, con
differente intensità nei diversi periodi, all’incirca fino al 1960.
Allora l’Italia era povera - e chi è povero di solito è poco rispettato – ma è sempre stata
ricca di un capitale enorme, il suo popolo.
Con le nostre emigrazioni, dilagando in tutto il mondo, noi italiani abbiamo dato in un
certo senso inizio alla nostra “globalizzazione”. Siamo sempre stati grandi viaggiatori,
però mai in misura massiccia come in quell’arco di tempo. Si pensi che il 12 aprile 1903
sbarcarono a Nuova York, nell’Ellis Island, 12.668 emigranti, 7.803 dei quali erano
italiani, mentre gli altri provenivano da Liverpool, Copenaghen, Rotterdam e Amburgo.
Queste migrazioni si diressero prevalentemente verso due zone: l’europea e
anglosassone (USA, Canada, Australia, Sud Africa) e latino-americana, ed ebbero una
motivazione iniziale e uno sviluppo differenti.
Nell’area europea e anglosassone la nostra emigrazione ha risposto all’imperante
necessità di sviluppo di quei Paesi, ma ad essa è stato opposto un rifiuto dalla maggior
parte delle popolazioni locali. Ciò ha determinato un forte raggruppamento delle nostre
collettività, a difesa dei propri usi e costumi ma anche contro i molti soprusi alle quali
erano esposte.
1
Allegato 9
Quella situazione negativa ha prodotto un effetto positivo: è stato possibile tramandare
ai discendenti, fino a non molto tempo fa’ considerati cittadini di seconda o terza classe,
un forte senso di italianità, che fa sì che si ritrovino uniti intorno alle loro istituzioni,
integrati nei Paesi in cui vivono ma scarsamente assimilati. Pochi sono i matrimoni
misti, e alle riunioni la partecipazione è sempre massiccia e sentita.
In America Latina la situazione si è evoluta in modo totalmente diverso. Salvo rare
eccezioni, la nostra emigrazione è stata bene accolta e rispettata e, nonostante siano stati
creati centri di incontro dove comunicare e divertirsi insieme, questi non hanno
determinato l’isolamento dai cittadini dei Paesi ospitanti, con i quali le relazioni sono
sempre state di ottimo livello, come dimostrano i numerosi casi di matrimoni misti.
Come conseguenza, si è realizzata una forte assimilazione dei nostri discendenti.
Quanti siamo. Situazione attuale.
La nostra collettività in America Latina è composta da 1.182.371 persone con
passaporto italiano, delle quali solo circa 80.000 nate in Italia e 200.000 appartenenti alla
prima generazione; circa 3.000.000 sono senza passaporto e forse nemmeno sanno che
potrebbero ottenerlo.
Quasi tutti gli 80.000 italiani sono solo integrati. Gli appartenenti alle prime generazioni
hanno uno spiccato sentimento di italianità e in molti casi tra loro si esprimono ancora
in italiano. Tutti gli altri sono completamente assimilati.
Questo significa che nelle proiezioni sul futuro della nostra comunità si deve tenere
conto di persone latino-americane, con proprie culture in cui si ritrova, in vari casi,
anche quella italiana. Pensare a noi emigrati e a i nostri discendenti, e non a chi
abbiamo intorno, è come guardare solo nel giardino di casa ignorando che esistono città
e nazioni.
Si deve volgere lo sguardo a quel 1.182.371 di persone, moltissime delle quali non
conosciamo, ed anche a coloro che in futuro avranno il passaporto e la titolarità dei
diritti italiani, senza conoscere i doveri.
Uso sempre dire ai miei figli: i vostri diritti cominciano dove finiscono i vostri doveri.
Non si è italiani per il solo fatto di avere un passaporto in tasca, ed è necessario che si
sviluppi senso di responsabilità, conoscenza di usi, costumi, principi, cultura e lingua
italiana perché ci si possa sentire, come me, orgogliosi di essere italiani. Ma tutto questo
deve essere a complemento della loro cultura, da arricchire con la nostra.
Mantenere e promuovere l’italianità sarà un lavoro duro e difficile per tutti noi e per le
Autorità italiane, e se in questo momento si commettono errori e non ci si indirizza
correttamente si corre il rischio di una perdita irreparabile: la scomparsa della presenza
italiana.
È necessario tenere presente che in un prossimo futuro ci saranno solo discendenti,
alcuni dei quali nemmeno sapranno chi fu l’italiano che ha dato loro il cognome e ha
consentito di accedere al diritto di essere cittadino italiano.
Cittadinanza e diritti
I Consolati sono impegnati nel fabbricare italiani, e si assiste ad un aumento
esponenziale di nuovi italiani, discendenti di cittadini magari morti da oltre cent’anni
che non avrebbero mai osato sognare tanta italianità quando poneva problemi dire di
2
Allegato 9
essere italiano. A tanta distanza di tempo, adesso tutti vogliono essere italiani, tutti si
sono ricordati dell’Italia. Ma questa non è italianità.
In Messico si dice che “Al tunal lo van a ver, solo cuando tiene tunas”.
Con il passaporto, questi discendenti acquisiscono tutti i diritti politici e civili, e di
fronte a questo processo esplosivo mi domando: fino a che generazione questi diritti
sono ereditabili? Per gli spagnoli fino alla terza. Il voto, l’assistenza, la previdenza sono
diritti di cui i nostri discendenti già godono nel luogo dove sono nati e vivono; e allora
di nuovo mi domando : è giusto che ricevano per eredità anche quelli italiani?
Credo che questi diritti non possano essere tramandati all’infinito.
Quello che invece credo sia doveroso tramandare per sempre, e che ogni discendente di
italiano dovrebbe avere di diritto oltre al passaporto e all’insegnamento della lingua e
della cultura, è la formazione professionale, grazie alla quale potrebbero contribuire a
sollevare il proprio Paese di nascita, quel Paese che ci ha accolti e dove loro e la loro
discendenza vivranno, senza essere costretti a cercare altrove un avvenire migliore.
Per concludere, ritengo che per ottenere la cittadinanza dovrebbe essere obbligatoria la
conoscenza della lingua italiana.
Esercizio di voto all’estero. No Grazie.
Vedete sinceramente, io non ho mai creduto nell’esercizio del voto Politico all’estero,
così come è concepito, parlo principalmente per noi oltre oceano, mentre è tutta altra
cosa per gli Italiani che vivono all’interno della Comunità Europea di 25 nazioni. Altri
doveri ed altri diritti.
Io non credo di averne il Diritto.
Vivo, lavoro, contribuisco e mi preoccupo per lo sviluppo del mio Paese di residenza, il
Cile, dove tutta la mia discendenza attuale è nata e la futura sicuramente vivrà, dove
pago le mie tasse ed usufruisco di tutti i servizi e diritti che mi spettano, dove adempio
anche tutti i miei doveri.
Questo non significa che io non mi senta Italiano, anzi lo sono.
Tutti noi all’estero lo siamo sicuramente molto e a volte molto di più di molti italiani
che vivono in Italia.
Inoltre mi prodigo nel diffondere la cultura, la lingua e gli scambi commerciali, con il
solo fine di apportare un mio contributo alla diffusione dell’Italianità in Cile, e non
vorrei che tutti i miei sacrifici ed il mio passo per questo Paese fossero stati inutili.
Ripeto non credo che noi si debba esercitare il diritto di voto all’estero, parlando dei 18
Parlamentari.
Questi signori, una volta eletti, insediati nel Parlamento Italiano non voteranno
solamente per leggi e provvedimenti inerenti a noi emigrati e a tutti coloro in possesso
di un Passaporto Italiano, lo faranno anche per leggi e provvedimenti degli Italiani in
Italia.
Mi domando: questi signori eletti che vivono all’estero, dove votano, fanno
normalmente uso di tutti i diritti e doveri del luogo di residenza e sicuramente di
nascita, (ormai il 95% degli Italiani residenti all’estero sono discendenti) con che criterio
voteranno nei casi che riguardano l’Italia?
3
Allegato 9
Pensate poi nei Governi Italiani dove l’equilibrio fra maggioranza e minoranza è
sempre minimo, con un si o un no potrebbero decidere su cose che non sono di loro
competenza.
Sicuramente dovranno farlo in base alle direttive del partito.
Mi pongo una semplice domanda.
Fra non molto, nel futuro, Italiani nati in Italia non ce ne saranno più, gli unici a votare
saranno discendenti di origine italiana di 2^/3^/4^ generazione, persone con
passaporto Italiano con tutti i diritti e senza nessun dovere ed eleggeranno questi 18
signori (loro connazionali) e come vi ripeto interverranno nel parlamento.
Con quali diritti e criteri potranno votare, decidendo sulla vita degli Italiani che vivono
in Patria? Mi sembra una pazzia, una pazzia collettiva.
Si dice che è un diritto sacrosanto di tutti gli italiani, d’accordo.
Però questo diritto è superiore ai nostri diritti, si accavalla a quello degli Italiani in
Italia. Ci troveremo spesso nelle condizioni di decidere sul loro futuro. Non mi sembra
giusto.
Pensate per un momento, se già oggi ci fossero questi 18 signori in Parlamento, e che si
stesse discutendo se mandare o no truppe in Iraq o un in un’altra nazione a combattere,
staremmo parlando di giovani Italiani, non certo dei loro figli.
Loro voteranno, stiamo parlando del futuro di questi ragazzi di una nazione che non è
quella in cui vivono e questo è una intromissione gravissima.
Vado oltre. Immaginate che una Nazione o varie Nazioni abbiano interessi nella politica
italiana, per loro basterebbe “intervenire” sui membri della nostra collettività, e fare
eleggere alcuni di questi parlamentari a loro fedeli, che una volta inseriti potrebbero
appoggiare interessi estranei.
Credetemi questo diritto di esercizio di voto dovrebbe essere riveduto e corretto prima
ancora di esercitarlo.
Credo che per la prima elezione i candidati per i 18 seggi parlamentari dovrebbero
essere, per diritto e rispetto, solo Emigranti nati in Italia e residenti all’estero.
Di nuovo mi domando: è giusto che i nostri discendenti che hanno già per diritto
proprio nel luogo dove sono nati e vivono, il voto, l’assistenza, la previdenza ricevano
per eredità anche quelli italiani? Credo che questi non possano essere tramandati
all’infinito.
Credo invece che sia doveroso tramandare per sempre a ogni discendente di italiano
oltre al passaporto, l’insegnamento della lingua, la cultura e la formazione professionale
con la quale potrebbe aiutare a sollevare il Paese di residenza e che lo ha accolto e dove
vivrà al sua discendenza senza che sia costretta ad un’altra emigrazione in cerca di un
avvenire migliore.
Per finire considero che dovrebbe essere obbligatorio, per ottenere la Cittadinanza,
dimostrare la conoscenza della lingua italiana.-
Ferdinando Pezzoli (Cile)
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Allegato 10
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Relazione dell’Esperto Fabio PORTA – Brasile
FORMAZIONE
Chi da anni lavora con impegno e professionalità sul versante di una maggiore
integrazione tra gli italiani che vivono in Italia e i loro milioni di connazionali e
discendenti residenti all’estero sa bene come non esista uno strumento più forte ed
efficace per rafforzare tale legame che la formazione, intesa adesso nel senso più ampio
del termine, tanto con riferimento a precise attività di tipo didattico o di tirocinio
quanto ad esperienze di approccio integrato alla cultura ed all’interscambio tra
generazioni e tra continenti.
Ci occuperemo brevemente, nel corso di questa esposizione, degli interventi formativi
destinati agli italiani residenti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea, con il
modesto intento di dare un contributo ad una migliore definizione di tali politiche, e
questo alla luce dell’esperienza del recente passato, ma anche grazie ad un’attenta
lettura dell’ultimo Avviso Pubblico pubblicato dal Ministero del lavoro (Avviso n.
1/2004 – Decreto Legislativo n. 112 del 31-03.1998).
L'AVVISO PUBBLICO n, 1/2004 (Decreto Legislativo n.112 del 31.03.1998)
Tali interventi sono realizzati in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, che –
recita l’avviso “contribuisce a fornire le informazioni sul mercato del lavoro dei territori
interessati” oltre a “svolgere attività di vigilanza e verifica” tramite gli uffici consolari e
le Ambasciate.
Finalità generale di tali interventi è quella di “favorire l’occupabilità degli italiani
all’estero e migliorare la presenza delle collettività italiane all’estero e la loro relazione
con i sistemi produttivi locali”.
L’ultimo bando, al quale l’avviso 1/2004 fa riferimento, destinava a tali interventi la
somma totale di Euro 26 milioni, ripartiti in MISURA A (“promozione dello sviluppo
1
Allegato 10
locale e rafforzamento delle collettività italiane all’estero”) e MISURA B (“formazione
individuale”).
IL PARERE DEL CGIE
Con un parere trasmesso in data 17 dicembre 2003 dal Segretario Generale del CGIE
Franco Narducci al Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro On.le Pasquale
Viespoli, il Consiglio Generale si compiaceva per la imminente pubblicazione di tale
avviso, evidenziando come nei Paesi destinatari di tali interventi “scarseggiano gli
interventi pubblici qualificati per sostenere l’innalzamento dei livelli di formazione e
delle competenze professionali richiesti per lo sviluppo del mercato del lavoro” e come
quindi tali politiche siano fondamentali per “ridare spinta all’occupazione e alla ripresa
economica, due aspetti che per evidenti ragioni interessano e coinvolgono le comunità
italiane residenti”.
Tale parere delineava già alcune linee guida operative e dava alcuni suggerimenti
concreti; permettetemi evidenziarne quattro, che ritengo di primaria importanza:
1 – La necessità, per tali progetti, di costruire forti reti relazionali con i sistemi
produttivi locali, spesso resa difficile dal marcato individualismo degli stessi
imprenditori.
E questo collegando strategicamente la formazione alle imprese,
possibilmente coinvolgendo le istituzioni locali a partecipare.
2 – L’opportunità di limitarsi al requisito della cittadinanza (e non a quello, superfluo,
del possesso del passaporto); meglio ancora alla “dichiarazione sostitutiva di atto
notorio” per tutte quelle centinaia di migliaia di connazionali (e il riferimento
all’America Latina è esplicito) che – pur avendo presentato domanda di cittadinanza
italiana – devono purtroppo sottostare alle lungaggini per l’espletamento della pratica.
3 – La possibilità di inserire le “associazioni operanti in emigrazione” tra gli enti
ammessi a partecipare a tale bando, purché ovviamente rispondano ai requisiti richiesti
dalla legge.
4 – L’ineludibilità, infine, di una seria valutazione non solo in itinere ma anche ex post.
E questa, in considerazione dell’insufficienza della rete diplomatico-consolare,
andrebbe effettuata anche incaricando un istituto o agenzia competente.
ALCUNE CONSIDERAZIONI GENERALI
Integrerei questi quattro importantissimi punti con altrettante osservazioni, derivate da
un’attenta analisi ed osservazione delle attività realizzate in questi ultimi anni in Brasile
(e non difformi, a quanto mi risulta, dagli altri Paesi di questo continente):
a) Maggiore attenzione alla scelta degli enti proponenti ma anche dei loro partner
2
Allegato 10
operativi, privilegiando in questo ultimo caso le organizzazioni già radicate e
conosciute sul territorio tanto dai COMITES quanto dalle nostre rappresentanze
consolari;
b) Un più forte legame tra la scelta dei “temi” e dei “settori” oggetto degli
intereventi e la comunità locale, magari promovendo dei Forum propedeutici
alla presentazione dei programmi con la presenza dei vari soggetti coinvolti;
c) Possibile coinvolgimento degli enti locali italiani, in particolare delle Regioni, che
storicamente esercitano in Italia un importante ruolo proprio nel campo della
formazione professionale;
d) Coordinamento di tali interventi con le politiche per l’immigrazione italiane;
estendere l’applicazione della legge Bossi-Fini ai discendenti di italiani residenti
in America latina (anche in considerazione dell’estrema carenza in Italia di
alcune professionalità).
CONCLUSIONI
Gli interventi formativi a favore degli italiani residenti all’estero rappresentano, e
possono continuare a rappresentare, uno strumento formidabile per l’integrazione delle
giovani generazioni in una seria politica di cooperazione sociale ed economica, oltre che
linguistica e culturale, con il nostro Paese.
L’esperienza ci dice che, con limitate eccezioni che l’osservazione dei suggerimenti
appena citati possono contribuire ad eliminare del tutto, questi progetti sono in grado
di catalizzare e motivare centinaia di giovani che a sua volta diverranno attori diretti di
solidarietà intergenerazionale e transnazionale; questi giovani sono già parte attiva
delle nostre associazioni e in alcuni casi si sono coinvolti direttamente nelle ultime
elezioni dei COMITES.
Una seria e completa ricerca sui percorsi lavorativi ex post e sul cammino
dell’integrazione con la comunità italiana successivo a tali corsi dimostrerebbe meglio
di tante parole l’effettività e la sorprendente realtà di una tale affermazione.
3
Allegato 11
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
Relazione dell’Esperto del Venezuela Filippo SINDONI
IL VENEZUELA E' UN PAESE DALLE INFINITE OPPORTUNITA' PURTROPPO SOFFOCATE DA UNA
DOLOROSA CRISI POLITICA
Per capire il momento economico, sociale e politico che vive actualmente il Venezuela,
bisogna risalire al processo storico degli ultimi 40 anni.
Con la nazionalizzazione del petrolio durante il primo Governo di Carlos Andrés Perez,
negli anni Settanta, l'economia e la societá venezuelana presentarono un cambio radicale
sotto ogni punto di vista.
Una prosperitá economica vincolata agli alti prezzi del petrolio ha stimolato, in
quell'epoca, la formazione di una emergente industria di base.
Per questo il livello di vita venezuelano crebbe vertiginosamente, grazie aIle immense
risorse del sottosuolo patrio e a una vigorosa piccola e media industria in pieno sviluppo.
Ma il tallone di Achille di questa crescita e stata l'incapacitá della classe politica di spingere
allo sviluppo i settori piu poveri della popolazione, i quali ancora oggi premono per
partecpare da protagonisti al benessere della classe media e alta. II piú grave errore dei
nostri govenanti è stato quello di aver contribuito ad incrementare la disuguaglianza fra Ie
classi sociali, cosa che ci ha portati, purtroppo, all'attuale crisi politica e sociale.
Nonostante ció continuiamo a pensare - e gli indici economici avvallano la nostra
percezione - che il Venezuela è un Paese con infinite potenzialitá economiche e sociali.
In questo momento gli alti prezzi del petrolio assicurano al Venezuela una delle piu alte
riserve di tutta la sua storia: "22 mila milioni di dollari", che rappresentano 2 volte la sua
necessitá annuale di importazioni.
La svalutazione del bolivar permette di acquistare beni investendo nei settori immobiliare,
industriale e d’impresa, al disotto del loro valere reale, e tutto questo favorisce
I'esportazione.
Inoltre, per la sua posizione geografica il Venezuela rappresenta la porta d'entrata del
Sudamerica. Il suo clima temperato e primaverile durante tutto l´anno facilita lo sviluppo
di tutte le attivitá produttive, agricole, commerciali e turistiche.
Una perfetta integrazione di razze e culture ha permesso il mantenimento dei valori etici,
familiari e morali delIa societá venezuelana, per cui i figli degli emigranti europei,
preparati e formati nelle migliori universitá nazionali e internazionali, occupano
attualmente posti di alto prestigio in tutti gli ambiti nazionali.
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Allegato 11
Riassumendo, possiamo dire che in Venezuela impera una economia di posizione, per
imprenditori con coraggio e visione del futuro, che proiettano i loro investimenti a medio e
lungo raggio con prospettive di alto rendimento in un mercato e con una popolazione in
espansione, con domanda crescente e consumo sostenuto.
In quest’ambito la comunitá italiana radicata in Venezuela, e la sua rappresentanza
industriale avrá certamente un ruolo preponderante ed essenziale, poiché si è sempre
caraterizzata per il suo amore e il senso di appartenenza alla terra di accoglienza.
Lo spirito di lotta, la voglia di integrazione, la capacitá di adattamento, la creativitá Ie
hanno permesso di trasformare i momenti di crisi in opportunitá di successo, e sono il
migliore biglietto da visita.
La presenza italiana nel tessuto produttivo venezuelano è pertanto uno dei motori
fondamentali deIl'economia, principalmente nei settori delle costruzioni, dell'agricultura,
del turismo, del commercio, ossia in tutte quelle attivitá nelle quali l'ingegno e il talento
italiano fanno onore aIle origini.
Ci sono molte ragioni per essere ottimisti. Abbiamo avuto una delle democrazie piu solide
del continente per quarant'anni di seguito, che ha formato una generazione di giovani con
meno di 30 anni, che attualmente rappresenta il 60% delIa popolazione nazionale.
Questo vuol dire che il Venezuela è un Paese energico, con una importante riserva di
talenti e risorse umane di altissimo valore, che vibra simultaneamente con le nostre
ricchezze naturali che vanno più in là del petrolio, del gas, del ferro, dell'alluminio e dell'
oro.
Ma parallelamente a queste realtà positive, convive purtroppo una congiuntura politica
che impedisce il pieno sviluppo del potenziale del Paese.
Tutti i settori della popolazione stanno soffrendo per lo squilibrio economico che limita lo
sviluppo desiderato. E a questa crisi, che si verifica in quasi tutti i Paesi latino-americani,
non sfuggono gli emigrati italiani, i quali tanto nell'ambito imprenditoriale come nei settori
meno favoriti hanno dovuto ridimensionare la loro vita, nell' eterna ricerca di una
maggiore stabilitá.
Da una parte, molti imprenditori italiani si sono visti obbligati a chiudere Ie loro imprese o
hanno dovuto inventarsi nuove fonti di guadagno; e per un altro verso il calo del potere
d’acquisto ha obbligato i piú deboli a ricorrere alla sicurezza sociale italiana per poter
continuare a vivere con dignitá.
Difronte a questa realtà, che speriamo transitoria, facciamo un appello con il cuore in mano
alla Madrepatria, la nostra amata Italia, affinche non abbandoni i suoi figli che tempo
addietro si sono imbarcati verso un futuro incerto, per contribuire con i propri sacrifici alla
ricostruzione di un Paese che nel periodo post-bellico soffriva Ie conseguenze della guerra.
Poiché è proprio grazie al coraggioso sacrificio di migliaia di concittadini attuaImente
sparsi in ogni angolo del mondo è stato possibile il risorgere della societá e dell'economia
italiana.
Oltre a ricordare le molte rimesse che durante decenni arrivavano daIl´estero come una
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Allegato 11
delle principali fonti di introito per lo Stato italiano, vale la pena far notare che siamo stati
proprio noi emigranti che abbiamo fatto conoscere il "made in Italy" in tutto il mondo. E
questo ha suscitato ammirazione e la predilezione e il consumo dei nostri prodotti tanto
nell'ambito culturale che economico.
Per quanto sopra esposto, vogliamo che sia chiaro che non stiamo chiedendo un'elemosina;
stiamo semplicemente lottando per un diritto, che per giustizia divina ci appartiene.
L'Italia attualmente è uno dei sette Paesi piú importanti e forti del mondo, e tutti
plaudiamo a questo fatto, perche tutti i "cittadini italiani" hanno messo il loro granello di
sabbia per far grande la nostra Madrepatria. Perció, ora non si puó pretendere che soltanto
coloro che vivono nel territorio italiano abbiano diritto di godere questa gloria e di
beneficiarsi di essa sia dal punto di vista economico che morale.
Non si puó pretendere che gli emigranti rivivano il terribile dramma di doversi allontanare
nuovamente dalle loro case, dalla loro nuova vita, per godere di una pensione minima di
vecchiaia. Non possiamo permettere che lo Stato italiano imbocchi nuove strade per
escludere gli emigranti dal sistema sociale.
La nostra lotta va diretta proprio a guadagnare nuovi spazi, che includano anche la
sicurezza sociale per i nostri figli, che con la loro esistenza contribuiscono alla grandezza
dell'ltalia.
Vogliamo insistere che urge creare nuove leggi che garantiscano I'equilibrio e
l'uguaglianza dei diritti fra tutti quelli che si chiamano "italiani"
Non siamo cittadini di seconda categoria, al contrario, siamo degni eroi della nostra Patria
e lavoriamo e Iottiamo per ricostruire il nostro amato Paese. Dobbiamo creare una vera
integrazione fra l´Italia in Patria e l'Italia sparsa neI mondo e abbiamo bisogno che dentro il
territorio nazionale si riconoscano i nostri successi e il nostro lavoro.
E' necessario che lo Stato italiano allarghi il raggio di ascolto dei mezzi di comunicazione
come la RAI International, perché il suo messaggio sia divulgato anche attraverso la rete
nazionale.
Si devono ampliare Ie oportunitá affinche si fortifichi lo scambio culturale e scientifico fra
Ie nuove generazioni. Davanti al problema di una crescita demografica zero e di una
incontrollata ma necessaria immigrazione di extracomunitari in Italia, i figli degli
emigranti, mediante programmi per promuovere posti di lavoro, possono diventare linfa
vitale per la nostra vecchia Italia.
Chiediamo soltanto che la Costituzione e Ie leggi ci diano il giusto posto. Abbiamo
sicuramente fatto passi da gigante con il diritto di voto all'estero e la doppia nazionalitá,
ma resta ancora molta strada da percorrere.
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Allegato 12
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
O.d.G. n. 1
FORMAZIONE
La Commissione Continentale America Latina riunita a Buenos Aires dal 4 al 6 ottobre
2004
preso atto
che c’è il rischio che venga ad esaurirsi il fondo che finanzia I corsi di formazione
professionale per gli italiani residenti nei Paesi extraeuropei,
dichiara
la propria profonda preoccupazione e
CHIEDE
al Governo di intervenire tempestivamente affinché vengano trovate risorse alternative
per far sì che possano continuare gli interventi formativi di capitale importanza per le
comunità italiane all’estero.
A firma: Gazzola
APPROVATO ALL’UNANIMITÀ
Allegato 13
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
O.d.G. n. 2
LEGGE 379/2000
La Commissione Continentale America Latina riunita a Buenos Aires dal 4 al 6 ottobre
2004
Considerata
La scadenza prossima dei termini di legge per la presentazione della domanda di
riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti dei cittadini italiani originari
dei territori dell’ex Impero austro-ungarico
Riscontrata
La carenza dell’organico degli Uffici consolari per lo smaltimento delle richieste di
cittadinanza
CHIEDE
−
−
−
Al Parlamento italiano, la proroga della scadenza della legge 379/2000
Al Ministero degli Affari esteri, un decreto ministeriale che chiarisca la situazione
dei connazionali ai quali erroneamente è stata attribuita la cittadinanza iure
sanguinis e determini che per essi il requisito di manifestazione della volontà di
acquisto della cittadinanza italiana si consideri compiuto
Al Ministero degli Affari Esteri, che per questi casi particolari si preveda un
provvedimento in termini abbreviati.
A firma: Nardelli
APPROVATO ALL’UNANIMITA’
Allegato 14
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
O.d.G. n. 3
RINGRAZIAMENTO AL MINISTRO TREMAGLIA
La Commissione Continentale America Latina riunita a Buenos Aires dal 4 al 6 ottobre
2004
ESPRIME
Il suo riconoscente ringraziamento al Ministro per gli Italiani nel Mondo on. Mirko
Tremaglia per tutto quanto sta facendo per gli italiani all’estero, in particolare per i suoi
ultimi interventi sulla Legge Finanziaria, e gli augura buon lavoro.
A firma: Garbarino
APPROVATO ALL’UNANIMITA’
Allegato 15
COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA
(Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004)
DOCUMENTO FINALE
La Commissione Continentale dell’America Latina nella riunione del 4, 5 e 6 ottobre,
con l’apporto degli Esperti invitati, le cui Relazioni sono allegate agli atti, ha dibattuto i
seguenti temi:
-
Sicurezza Sociale: “Tendenze mondiali di riforma”;
Pari Opportunita’ : “Contributo e riflessioni del Comites di Buenos Aires”
Anagrafe Elettorale: “Problemi alla luce delle prime due esperienze elettorali per gli
italiani residenti all’estero”;
Rete Consolare: “Proposta miglioramento servizi dei Consolati in America Latina”;
Nuove generazioni: “Identita’ e nuove generazioni”;
Cittadinanza: “Diritti e doveri” “Legge 379/2000 (Ex austro-ungarici);
Formazione Professionale: “Riflessioni e suggerimenti sull’attualita’ della
Formazione”;
Rapporti economici: ”Situazione degli italiani nell’attuale contesto economico
venezuelano”.
Il dibattito ha evidenziato che i tagli previsti nella prossima Legge Finanziaria potranno
avere degli effetti drammaticamente negativi sui capitoli di spesa destinati alle
comunita’ all’estero, con particolare rilevanza nell’aspetto sociale e dei servizi.
In questo contesto la Commissione ha ribadito l’improrogabilita’ dell’istituzione
dell’assegno di solidarieta’ per gli anziani italiani all’estero che versano in situazione di
indigenza.
E’ emerso inoltre il persistere della necessita’ di potenziare e razionalizzare la rete
consolare in America Latina. A questo proposito sono stati suggeriti strumenti
semplificativi per lo snellimento delle procedure, in particolare delle richieste di
riconoscimento della cittadinanza, avvalendosi anche della collaborazione di Patronati e
Comites.
Sul tema della cittadinanza si è riaffermata la necessità della riapertura dei termini per il
riacquisto senza vincoli temporali e di residenza.
La Commissione ha manifestato preoccupazione per la futura sospensione dei Bandi di
concorso per la Formazione professionale diretta agli italiani nei Paesi extracomunitari,
che coinvolge direttamente le politiche rivolte alle nuove generazioni e che avviene in
contraddizione con gli orientamenti espressi nei diversi ambiti istituzionali delle
Comunita’ italiane all’estero.
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Allegato 15
L’Assemblea ha inoltre dibattuto sulla necessita’ di porre la questione delle Pari
Opportunita’ nell’ambito del contenuto e del metodo delle tematiche affrontate.
L’Assemblea ha infine approvato di tenere la prossima riunione della Commissione
Continentale America Latina a Lima (Perù) nel marzo o aprile 2005.
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