Consiglio Generale degli Italiani all’Estero Ministero degli Affari Esteri COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Resoconto sommario LUNEDÌ, 4 OTTOBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 10.00 Presenti Mario Araldi, Maria Rosa Arona, Ricardo E. Buttazzi, Giacomo Canepa, Paolo Castellani, Michele Coletta, Nello Collevecchio, Ugo Di Martino, Juan Antonio Garbarino, Mariano Gazzola, Antonio Laspro, Francisco Nardelli, Filomena Narducci, Renato Palermo, Luigi Pallaro, Walter A. Petruzziello, Marina Piazzi, Claudio Pieroni, Gerardo Pinto, Marcelo H. Romanello, Marina A. Salvarezza, Adriano Toniut Franco Narducci, Segretario Generale del CGIE Antonio Bruzzese, Gian Luigi Ferretti e Mario Frizzera (Consiglieri di nomina governativa, intervenuti a titolo personale) Ambasciatore Roberto Nigido, Ambasciatore d’Italia a Buenos Aires; Min. Plen. Vincenzo Palladino, Ministro Consigliere dell’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires; Consigliere Placido Vigo, Console Generale d’Italia a Buenos Aires; Consigliere Fabrizio Marcelli, Consigliere sociale dell’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires; Min. Plen. Sandro Maria Siggia, Vice Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie; Dott. Carlo Ciofi, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro per gli Italiani nel Mondo Min. Plen. Torquato Cardilli, Segretario del CGIE 1 Presidenza del Vice Segretario Generale Luigi PALLARO L’Inno nazionale, che i presenti ascoltano in piedi, segna l’apertura dei lavori della Commissione. Il PRESIDENTE rivolge all’Assemblea parole di saluto e invita quindi a osservare un minuto di raccoglimento in ricordo del compianto Vice Segretario Generale Antonio Macrì, che con passione e generosità ha profuso il proprio impegno in favore dei connazionali in America Latina, e di Di Benedetto, la cui scomparsa è avvenuta tre anni or sono. In piedi, viene osservato un minuto di silenzio S.E. Roberto NIGIDO (Ambasciatore d’Italia a Buenos Aires) porge il benvenuto e augura buon lavoro alla Commissione Continentale, che nella sua nuova composizione per la prima volta si riunisce a Buenos Aires. Il collegamento con gli italiani all’estero, ricchezza umana e culturale della Nazione, rappresenta una scelta di civiltà dell’Italia, ed è un dovere, tante volte richiamato dal Ministro Tremaglia, considerarli titolari degli stessi diritti di cui godono gli italiani in Patria. Occorre pertanto che il Paese sappia porre in essere le misure necessarie perché l’apparato dell’Italia all’estero sia in condizione di offrire ad essi servizi adeguati. Pone quindi l’accento sulla necessità, per l’Italia e l’Argentina, di conservare equilibri democratici e rispettosi dei diritti di tutti e ricorda il previsto incontro della Commissione con il Ministro degli Esteri argentino. Rivolge quindi al Segretario Generale un sentito augurio di successo nell’attuale particolare momento di preparazione delle elezioni politiche dei connazionali all’estero, e un ringraziamento al Ministro Cardilli e al dott. Ciofi per il lavoro che svolgono. Conclude affermando che il Paese, che in politica estera intende svolgere un ruolo attivo, deve fornire gli strumenti che consentano di essere all’altezza delle ambizioni. Per il Console Placido VIGO (Console Generale d’Italia a Buenos Aires) è un privilegio prendere parte alla prima riunione di area di questo rinnovato organismo. Ringrazia per l’impegno il Vice Segretario Generale, al quale conferma la sua personale sollecitudine affinché l’Ufficio che egli dirige rappresenti per lui un sicuro riferimento. Con soddisfazione considera che il nuovo CGIE si è aperto alle giovani generazioni ed ha istituito una Commissione ad hoc. Oggi la maggior parte dei Presidenti delle Associazioni ha meno di trent’anni, ed egli esprime l’auspicio che sappiano avvalersi dell’esperienza degli italiani che, nel mondo, hanno saputo affermare i valori della Madrepatria. Il PRESIDENTE rivolge parole di ringraziamento ai presenti e ricorda il compito della Commissione, di essere portatrice di conoscenza delle problematiche locali verso chi è chiamato a fare la politica per le comunità italiane all’estero. Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) è onorato di presenziare ai lavori della Commissione; saluta le personalità, gli esperti, i Presidenti di Comites e tutti i presenti; rivolge al Vice Segretario Generale Pallaro un augurio di successo 2 nell’affrontare i problemi delle comunità italiane nell’attuale fase di difficile transizione e ringrazia il Ministro Cardilli (Segretario del CGIE) e la sua Segreteria per l’assiduo lavoro organizzativo che consente di procedere con efficacia. Ricorda che due anni fa la Commissione Continentale per l’America Latina si è riunita a Buenos Aires, in concomitanza con la prematura scomparsa dell’allora Vice Segretario Generale Antonio Macrì, del cui impegno rimangono importanti tracce. In questo lasso di tempo l’Argentina ha vissuto uno dei periodi più difficili della sua storia, con conseguenze drammatiche anche per i connazionali ivi presenti, i quali hanno comunque potuto contare sul sostegno della rete diplomatico-consolare. Le problematiche denunciate nelle riunioni del CGIE a Roma sono state largamente superate, e la sede di Buenos Aires viene spesso citata come esempio da esportare quanto a efficienza nello svolgimento delle pratiche giacenti ed efficacia delle risposte fornite, grazie anche al razionale ricorso alla tecnologia. In questi giorni di dibattito sulla legge finanziaria 2005 non è facile prevedere quali risorse finanziarie saranno riservate alle comunità italiane all’estero. Il CGIE ha difeso con forza alcuni aspetti cardine dell’intervento del Governo italiano, affinché non siano misconosciuti i diritti dei connazionali nel mondo. C’è un problema diffuso di impoverimento, di espulsione dal mercato del lavoro cui deve dare risposte lo stato sociale; per questo è fondamentale la difesa, nella Finanziaria, del ruolo dei Patronati. Nel campo dell’assistenza si è impegnati a che siano quanto meno mantenute le risorse destinate agli italiani all’estero. In Italia si sta sviluppando un’animata discussione sul voto e sul federalismo e vi è stato un acceso dibattito su come considerare la rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero. Il CGIE ha sempre sostenuto la parità di diritti e doveri dei connazionali nel mondo con quelli in Patria e su tali basi è stata impostata la battaglia per le riforme costituzionali e per il riconoscimento del diritto all’esercizio del voto all’estero. Si pone ora l’interrogativo circa la composizione della rappresentanza italiana nel Senato federale e nella Camera dei Deputati, e certamente vanno evitate soluzioni di compromesso. Ci si deve fare forti dell’impegno del Ministro per gli Italiani nel Mondo e delle forze politiche sensibili ai problemi della comunità italiana all’estero. In tema di voto all’estero sottolinea la fondamentale importanza che sia risolto il problema delle anagrafi. Soffermandosi sulla questione dei giovani, evidenzia il dovere di proiettare verso il futuro il patrimonio storico dell’emigrazione italiana. Nello scorso settembre, in occasione della riunione del Comitato di Presidenza è stata illustrata l’indagine sui giovani italiani nel mondo, che sarà ufficialmente presentata a Roma, nell’Assemblea Plenaria di dicembre. Il mondo giovanile ha una propria dinamica, che non è quella dell’associazionismo tradizionale, e su tale dato di fatto va sviluppato il lavoro di collegamento con il mondo giovanile, che sarà uno dei cardini dell’impegno del CGIE nei prossimi anni. (All. 1) Il PRESIDENTE rivolge un pensiero grato al Ministro Tremaglia, per l’assiduo lavoro in favore degli italiani nel mondo e dà la parola al dott. Ciofi (Capo della Segreteria tecnica del Ministro per gli Italiani nel Mondo), che lo rappresenta, perché fornisca indicazioni sulle future aspettative. 3 Carlo CIOFI (Capo della Segreteria tecnica del Ministro per gli Italiani nel Mondo) informa che in questo momento alla Camera dei Deputati, dove è in votazione l’art. 2 della legge sul federalismo, il Ministro Tremaglia sta battagliando perché siano 18 i rappresentanti degli italiani all’estero. Egli reca il saluto del Ministro, idealmente presente in questa riunione, la cui azione è sempre orientata verso i connazionali fuori d’Italia. Di recente, in occasione dell’incontro con il Vice Ministro Baldassarri gli ha rappresentato l’esigenza che il decreto taglia-spese non intaccasse le risorse del mondo dell’emigrazione. Ha ottenuto la risposta positiva del Vice Ministro e un impegno preciso del Ministro Siniscalco per quanto riguarda sia il 2004 che il 2005. Quanto ai contrattisti, in queste ore si sta studiando la forma più opportuna affinché sia assicurata la continuità dell’aggiornamento dell’anagrafe; si tratta comunque di materia nella competenza del MAE. La scorsa settimana è stato insediato il Comitato elettorale, strumento chiamato a vigilare sulle due anagrafi (AIRE e consolare), convenendo che il MAE metterà a disposizione del Ministero dell’Interno 600 mila nominativi sui quali vi è discordanza anche con i Comuni. Entrando nel merito dei lavori, il PRESIDENTE dà la parola all’Esperto dell’Uruguay, Ernesto Murro, il cui intervento verterà sulla sicurezza sociale. Ernesto MURRO (Esperto dell’Uruguay che interviene in lingua spagnola) intende presentare un ampio panorama in tema di sicurezza sociale, al fine di offrire spunti di riflessione su quanto si sta verificando in particolar modo in America Latina. La sicurezza sociale, che in Europa è parte del sistema pubblico di protezione sociale, sicuramente uno dei migliori al mondo, è uno dei diritti fondamentali contemplati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e successivamente ratificato dall’OIL nel 1952 e nel 2001. Accedere a tale diritto risulta però sempre più difficile e gli stessi Governi incontrano notevoli difficoltà a garantirlo. Si sofferma quindi sulle tendenze che nel mondo si vanno delineando, di riforma dei sistemi previdenziali e sanitari, che seguono due indirizzi: strutturale o paradigmatico e parametrico o non strutturale. Nel primo caso è prevista la privatizzazione totale o parziale dei regimi pubblici, mentre nel secondo caso, fatti salvi i principi base del sistema di sicurezza sociale, vengono apportate modifiche ai parametri. In questo senso è orientata la riforma in Italia. L’idea della riforma strutturale si deve alla Banca Mondiale, che nel 1994 ha pubblicato il libro: “Invecchiamento senza crisi”. Essa si basa su un sistema multipilastro nel quale il primo, obbligatorio, è amministrato dal settore pubblico; il secondo, pure obbligatorio e fra i tre considerato quello fondamentale, è amministrato dal settore privato; il terzo è volontario. Sempre secondo la Banca Mondiale, l’adozione di tale sistema produrrebbe una serie di effetti positivi: diminuzione del peso della sicurezza sociale per le finanze dello Stato; riduzione dell’evasione fiscale; possibilità di scelte alternative per il lavoratore; rafforzamento della solidarietà e miglioramento delle prestazioni; creazione di risparmio nazionale; creazione o maggiore impulso al mercato di capitali; migliori aspettative per le giovani generazioni; incremento dei posti di lavoro, della competitività e della produttività. 4 Con la riforma di tipo parametrico i cambiamenti riguardano alcuni parametri, quali le formule di calcolo delle prestazioni, l’età del pensionamento, il sistema di indicizzazione, le percentuali di contribuzione, l’introduzione di regimi complementari nei sistemi di sicurezza sociale. L’orientamento è verso la parità di trattamento tra uomini e donne. Tra i Paesi dell’America Latina, il Brasile e il Venezuela hanno seguito questo secondo tipo di riforma, mentre in tutti gli altri è stata attuata una riforma strutturale, introducendo la partecipazione del settore privato e per lo più dando vita a un regime totalmente sostitutivo di quello pubblico. In Colombia e Perù è stato adottato il modello parallelo pubblico-privato, mentre in Argentina, Costa Rica e Uruguay il regime è misto. Quanto all’Argentina, nel 2002 ha avviato un processo di revisione dell’attuale regime. Nel suo documento del 2004 la Banca Mondiale afferma che è stato ignorato il ruolo del primo pilastro, per cui la lotta contro la povertà si è risolta in una sconfitta ed è fallito il tentativo di ampliare le tutele sociali. In America Latina mediamente solo un ultrasessantenne su tre gode di una pensione, e in alcuni Paesi la percentuale è addirittura del 10 o dell’8%. Basare le prestazioni sul contributo dei lavoratori non ha prodotto effetti positivi, mentre si riscontra un miglioramento nel caso di un regime di sicurezza sociale che ridistribuisca le risorse. In Argentina e Cile sono garantite prestazioni minime a chi non raggiunga il necessario numero di anni di contribuzione. Conclude affermando la necessità che per ogni singolo Paese si tenga conto di tutti gli aspetti quando si discutono le convenzioni bilaterali. (All. 2) I lavori, sospesi alle ore 11.20, riprendono alle ore 11.50 Il PRESIDENTE apre il dibattito sulla Relazione dell’Esperto Murro. Antonio BRUZZESE (Italia) fa anzitutto riferimento alla qualità dei servizi bancari, con particolare riguardo alla BNL argentina. I pagamenti delle prestazioni avvengono mediamente entro 15-20 giorni, contro i quattro previsti negli Accordi con l’INPS; inoltre, in molti casi vengono indebitamente addebitate le commissioni nella misura del 2-3-5%. Nella sua veste di Presidente della II Commissione Tematica del CGIE ha affrontato lo scorso mese la questione con i vertici dell’INPS; poiché la BNL progetta di lasciare il Paese (egli ha chiesto la ricollocazione del personale dipendente), sono in corso trattative con vari istituti di credito per garantire un’adeguata qualità del servizio. Sul piano operativo, dalla seconda metà del 2005 il servizio dovrebbe essere reso da un nuovo istituto di credito; per la sola Argentina si tratta di oltre 60 mila prestazioni. A proposito della campagna RED, ora conclusa, ricorda che per legge spetta al Patronato accertare i redditi e una serie di altre condizioni, qualora debba essere erogata una prestazione assistenziale. A seguito di tale campagna l’INPS ha realizzato un risparmio di 139 milioni di euro, mentre l’azione volta a garantire a ciascun pensionato 516 euro, del valore di 60 milioni di euro, è risultata a costo zero. Ritiene maturo il tempo per dare un deciso impulso all’assegno di solidarietà e rivolge un appello affinché si avvii rapidamente in America Latina la raccolta di 100 mila firme a sostegno, appunto, dell’assegno di solidarietà agli italiani nati in Italia, che versano in condizioni 5 di disagio. Una proposta di legge in tal senso, che aveva trovato l’ampia disponibilità di alcune forze politiche, dal Ministro Tremaglia a esponenti del centro-sinistra, non ha avuto il consenso dell’Aula parlamentare. Egli osserva che per l’America Latina, dove maggiormente si risentirebbero gli effetti di tale provvedimento legislativo, non si supererebbero i 60 milioni di euro. È iniziata la campagna elettorale ed a suo avviso occorre rivolgersi a tutte le forze politiche per verificare quale posizione intendano assumere rispetto a ogni problema. Quanto ai rapporti con il MAE, si tratta di vedere in che modo la rete dei Patronati può concorrere a integrare il lavoro dei Consolati. Si potrebbero ipotizzare accordi sperimentali a livello locale, ad esempio a Buenos Aires, San Paolo e Caracas, nell’ambito dell’attuale finanziamento dei Patronati. Quando a dicembre di riunirà l’Assemblea Plenaria, sarà presentato un vero e proprio pacchetto di questioni riguardanti previdenza e assistenza per gli italiani all’estero. Va infatti rivisto il calcolo relativo al pro rata italiano, poiché il riferimento è ai salari di trent’anni fa; occorre chiedere l’estensione della totalizzazione e prevederla, nelle convenzioni bilaterali, anche per il pubblico impiego; rivedere la normativa dei riscatti che, ad esempio in Venezuela, impedisce a migliaia di connazionali di avere l’integrazione di 123 euro. Per quanto riguarda le convenzioni internazionali, l’INPS ha indicato dei poli specializzati per regolare la materia. Si sono avuti incontri con le sedi del Veneto per l’Argentina, e di Forlì per il Brasile, per valutare il rischio che i tempi per la liquidazione delle prestazioni tornino ad essere addirittura biblici. Michele COLETTA (Venezuela) si compiace per l’appello a che si proceda a una raccolta di firme a sostegno della richiesta di assegno sociale. Premesso che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, egli osserva che nessuno ha lavorato più degli italiani all’estero, ma che in contropartita hanno avuto meno di tutti. Per questi italiani, che oggi in America Latina versano in condizioni disastrose, lo Stato italiano dovrebbe avere riguardo e mostrare maggiore sensibilità, senza attendere che di anno in anno si riduca il numero delle persone da assistere che fra 10-15 anni saranno scomparse. Ritiene che sarebbe sufficiente una modesta integrazione alle somme complessivamente amministrate dai diversi organismi e in questo senso chiede che sia realizzato uno studio. Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) ha particolarmente apprezzato la Relazione dell’Esperto dell’Uruguay. I problemi del Venezuela, che attengono alla sfera socioeconomica e politica, hanno avuto per effetto anche l’impoverimento della collettività italiana. Chi negli anni ’50-‘60 era titolare di un’azienda e oggi non ha più nulla, oppure chi aveva un lavoro e l’ha perduto, vive in miseria e non può contare sull’assistenza sociale. Auspica che il CGIE sappia individuare le vie opportune per recare sollievo a tali situazioni. Antonio LASPRO (Brasile) sottolinea anzitutto che sarebbe stato doveroso ricordare anche i Consiglieri Zoratto e De Matteo, della cui significativa presenza nel Consiglio Generale vi sono ampie testimonianze. 6 Non può esprimersi sull’intervento dell’Esperto in sicurezza sociale, poiché non comprende lo spagnolo. Personalmente ritiene che, intervenendo presso un organismo del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, gli Esperti dovrebbero esprimersi in italiano, anche per una forma di rispetto per l’impegno all’estero dello Stato italiano in tema di lingua e cultura italiana. Concorda con il Presidente della II Commissione Tematica sull’opportunità di sostenere i Patronati, che con la loro opera nei confronti dei connazionali indigenti costituiscono un punto di riferimento. Sottolinea la necessità che finalmente sia costituito quel Fondo di solidarietà deciso nella Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, nel quale far confluire i fondi assistenziali stanziati dalle varie Regioni e dallo Stato italiano, includendo il Brasile nel “Piano emergenza”, accanto all’Argentina, all’Uruguay e al Venezuela. Occorre poi una modifica legislativa che consenta più incisive forme di assistenza e l’eliminazione delle disparità di trattamenti INPS tra italiani residenti in Italia e all’estero, per quanto riguarda la legge 448/2001. Segnala infine la non corretta misura dei tassi di conversione e la necessità di aumentare il limite della doppia imposizione fiscale, portandolo a 7.500 dollari. Filomena NARDUCCI (Uruguay) assicura che sarà fornita una traduzione della Relazione dell’Esperto Murro, che offre elementi che risulteranno utili in futuro. Sono state infatti considerate le carenze di tipo assistenziale delle varie legislazioni in America Latina, ma anche forniti spunti prospettici in materia di sicurezza sociale; poiché diverse Convenzioni bilaterali in scadenza dovranno essere rinnovate e ai tavoli di discussione è stato chiesto che sia presente un rappresentante del CGIE, è importante avere una conoscenza vasta della materia. In Uruguay la situazione socio-economica è in progressivo peggioramento, con conseguenze anche sulla comunità italiana; nuovi poveri, per lo più imprenditori che hanno perduto le proprie imprese, non possono che rivolgersi a enti o al Consolato per ricevere assistenza. Ma le risorse sono del tutto insufficienti e, nonostante il Consolato abbia stipulato con istituti privati una convenzione per l’assistenza sanitaria, non si è in grado di far fronte alle richieste. Convinta che non si possa mai offrire un’assistenza adeguata a chi ne ha bisogno, sottolinea come l’assegno sociale sarebbe più rispettoso della dignità della persona. Concorda con il Consigliere Bruzzese (Italia) sulla proposta di assegno di solidarietà, un’idea sempre sostenuta dall’America Latina, ma contesta il fatto che si parli di italiani nati in Italia, anziché di italiani emigrati. La posizione è a suo avviso discriminante, se non addirittura anticostituzionale. Non le è chiaro, poi, chi debba farsi promotore della raccolta di 100 mila firme; se ne dovrà forse discutere in Assemblea e in quella sede assumere eventualmente una decisione. Pone l’accento sui previsti tagli di contributi ai Patronati, iniziativa estremamente grave, che penalizza chi negli anni si è posto al servizio dei lavoratori più deboli svolgendo, in particolare in America Latina, un lavoro che altrimenti non avrebbe potuto sostenere la rete diplomatico-consolare, la quale lamenta perenni carenze di organico. Chiede pertanto che la Commissione si esprima con un ordine del giorno a sostegno dell’attività che i Patronati svolgono in Italia e all’estero. 7 Si vorrebbe certo dar tutto a tutti ma, osserva Gian Luigi FERRETTI (Italia), qualora si formulasse una richiesta secondo l’indicazione del Consigliere Filomena Narducci (Uruguay), molto probabilmente nessuno otterrebbe qualcosa. Si può semmai pensare a due momenti successivi, che riguardino il primo gli italiani nati in Italia, ed eventualmente il secondo in via più generale gli italiani emigrati. L’Esperto Murro, al quale sicuramente non intende mancare di rispetto, ha svolto una splendida lezione universitaria in una sede che, dal suo punto di vista, probabilmente non è quella opportuna, sicché dei gravi problemi dell’area, sui quali va presa posizione, si è iniziato a discutere soltanto con l’intervento del Consigliere Bruzzese (Italia). Rivolge pertanto un appello, che può riguardare il futuro, a che gli esperti si calino di più nella quotidianità dei problemi, poiché questo potrebbe giovare al buon andamento dei lavori. È convinzione di Paolo CASTELLANI (Cile) che, se non si modificherà la strategia politica, qualsiasi risposta sarà influenzata dal deficit di bilancio dell’INPS, che a suo avviso rappresenta il maggiore scoglio per l’ottenimento dell’assegno sociale. La tendenza è di passaggio da uno stato sociale ad uno neo-liberale e l’INPS da anni sta sviluppando una politica per cui la tutela della salute non dovrebbe essere a carico del lavoro; pertanto, la richiesta all’Istituto del pagamento di assegni assistenziali non potrà che ottenere una risposta negativa. In ogni caso, la responsabilità dell’attuale situazione economica dell’INPS non è imputabile al mondo dell’emigrazione, che non deve dunque sopportarne il peso. All’estero non si è confusa l’incapacità di lavoro con l’incapacità di guadagno, contrariamente a quanto è avvenuto nel Mezzogiorno d’Italia, dove nel 1980 il 45% delle pensioni erogate era di invalidità; anche se attualmente la percentuale si è ridotta al 27%, l’onere non è comunque sostenibile. Nella Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, al fine di risolvere la questione dell’assegno sociale il Consiglio Generale ha suggerito il ricorso a forme miste pubblico-privato, ed egli propone che nella prossima Assemblea sia richiesta una verifica sullo stato di realizzazione degli obiettivi posti nella suddetta Conferenza, da realizzarsi incaricando la II Commissione Tematica di convocare tutte le Regioni, che all’estero continuano a sostenere esclusivamente i corregionali. In Cile l’82% dei pensionati italiani riceve l’integrazione al minimo ed essi sono considerati “ricchi” ai fini dell’assistenza sia sanitaria pubblica che del Consolato. Non hanno pertanto altra possibilità che rivolgersi a istituzioni come il Comitato Italiano di Assistenza (COIA), che con un piccolo ambulatorio, medicine e sussidi assiste 160 persone, la Casa di riposo Italia, e la Beneficenza italiana di Valparaiso. Per l’assistenza indiretta in Cile vengono distribuiti all’incirca 56 mila euro, del tutto insufficienti per dare risposta alle reali necessità. Occorre pertanto che le Regioni assumano precise responsabilità e che vengano stipulate convenzioni con gli ospedali affinché non siano abbandonati a se stessi quei connazionali che non usufruiscono delle prestazioni del sistema sanitario pubblico nazionale. L’esperienza del COIA potrebbe essere esportata per lo meno a Valparaiso e Vigna del Mar, dove pure è insediata una consistente comunità italiana. (All. 3) Adriano TONIUT (Argentina) ricorda che in passato l’assistenza e la sicurezza sociale 8 sono state oggetto di ampi approfondimenti; sulla questione dell’assegno sociale sono stati prodotti ordini del giorno nelle riunioni di Montevideo e di Caracas, che però non hanno avuto alcun tipo di risposta. Quanto ai fondi regionali stanziati per l’emergenza in Argentina, richiama il documento presentato all’Assemblea Plenaria nello scorso luglio, di richiesta all’Unità di coordinamento delle Regioni di modificare i criteri di ripartizione del fondo di 2,5 milioni di euro. Nei primi mesi dell’anno sono stati distribuiti in Argentina circa 200 mila euro, ed egli chiede che questa Commissione investa del problema il Comitato di Presidenza, affinché appuri le intenzioni della citata Unità di coordinamento. Per Mario FRIZZERA (Argentina) la brillante relazione tecnica dell’Esperto Murro non ha affrontato in modo specifico le questioni relative ai connazionali in America Latina e non ha dunque pienamente corrisposto alle aspettative della Commissione. Solleva il grave problema dell’assistenza sanitaria. In Argentina l’ente mutualistico statale non eroga che prestazioni minime, sicché interviene con l’assistenza diretta il Consolato, che ha visto progressivamente aumentare le richieste, per cui i fondi risultano attualmente esauriti ed è concreto il rischio che malati in cura siano costretti ad interrompere le terapie. A fronte di una domanda crescente non è pensabile ipotizzare una contrazione della somma a disposizione del Consolato per questo tipo di spesa. Quanto all’assistenza indiretta, gli enti assistenziali compiono veri e propri salti mortali per offrire aiuto a chi ne necessita. Alcune Regioni stanno stipulando convenzioni con ospedali, ed egli pone la questione del fondo di solidarietà regionale, destinato a far fronte alle esigenze dei connazionali indipendentemente dalla Regione di origine, che non è stato ancora interamente finanziato. Evidenzia quindi l’importanza non soltanto che vi sia una continuità nell’erogazione, ma che il fondo di solidarietà regionale divenga un’istituzione permanente. L’assegno sociale, da tempo atteso, non deve essere sostitutivo degli interventi di assistenza diretta e indiretta e di quelli delle Regioni. Concordando con il Consigliere Ferretti (Italia), egli è convinto che si debba realisticamente pensare di limitarlo ai soli connazionali nati in Italia. Per Carlo CIOFI la questione del fondo regionale di solidarietà è stata affrontata con estrema attenzione dal Ministro Tremaglia, al quale varie Regioni hanno chiesto di presiedere a tale iniziativa. Poiché ogni Regione ha propri tempi tecnici, ed i sussidi dovevano essere elargiti nel giro di sei mesi, è stata modificata la destinazione di parte della somma. Nel frattempo, le Consulte regionali hanno svolto un lavoro ammirevole con l’individuazione di numerosi indigenti non compresi negli elenchi di cui si disponeva. A fine marzo è stata accreditata all’Ambasciata a Buenos Aires una parte della cifra, sollecitamente distribuita ai Consolati di Cordoba, Moròn, Rosario, La Plata, Lamos de Zamora, Mendoza. I criteri sono stati dettati dalle associazioni, in accordo con i Consoli. La parte restante dei sussidi, che le Regioni avevano depositato presso l’Osservatorio interregionale per la cooperazione allo sviluppo, è stata spedita il 5 settembre; pertanto il capitolo è attualmente chiuso. Quanto alle tessere sanitarie, la decisione non può essere assunta dal Ministro 9 Tremaglia. Poiché le Regioni hanno ricevuto soltanto da due ospedali italiani la disponibilità a stipulare una convenzione, è stato deciso di fornire tessere di assicurazione sanitaria della durata di un anno a una vasta platea, ma tale decisione deve essere sottoposta all’approvazione delle Regioni, che egli ha convocato per il prossimo 15 ottobre. I contributi alla micro e piccola impresa italo-argentina saranno disponibili dal 1° gennaio. Il ritardo è dovuto esclusivamente alle Regioni, ma occorre tenere conto che nella Regione Sardegna, capofila per l’emigrazione nell’ambito del Cinsedo, le elezioni hanno portato alla sostituzione dell’Assessore competente, che si è insediato dopo un mese e mezzo. Per quanto riguarda l’assegno sociale, l’INPS è stata richiesta di quantificare la somma necessaria, perché ne possa essere portato a conoscenza il Consiglio dei Ministri. Il Ministro Tremaglia da tempo sta portando avanti questa battaglia, che con il sostegno di tutte le forze politiche ritiene possa essere vinta quanto prima. Rivolto al dott. Ciofi, che ringrazia per la partecipazione ai lavori della Commissione, Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) si vede ancora una volta costretto a rilevare un problema di mancata informazione, poiché di quanto è stato riferito il Consiglio Generale è del tutto all’oscuro. La sua non vuole essere una polemica, né una critica, ma soltanto la constatazione di qualcosa che non funziona a dovere. Ricorda che l’idea di un fondo unico delle Regioni che consentisse di ragionare non in termini particolaristici, ma di impostare una politica di programmazione generale, è stata approfonditamente affrontata nel 1999 a Rio de Janeiro dalla Commissione Continentale, e successivamente nella Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo e nella Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE. Il Consiglio Generale, che ha una Commissione Tematica che tratta le questioni di sicurezza sociale, si compone di persone che vivono all’estero e conoscono i problemi delle comunità, e dunque non si deve chiudere il canale di comunicazione perché non venga meno quella spinta propulsiva che dal 1991 è stata alla base di quanto oggi si sta portando avanti. Occorre una concertazione larga e che dagli Uffici del Ministro Tremaglia le informazioni arrivino al CGIE, che è indispensabile sia consultato nelle sue varie espressioni. Renato PALERMO (Uruguay) fa rilevare l’esiguità della somma necessaria per erogare l’assegno sociale. In Uruguay il numero di connazionali ultrasessantacinquenni indigenti nati in Italia non supera le 700 unità, e in tutta l’America Latina il loro numero è sicuramente contenuto. Vi è dunque l’opportunità, per l’Italia, di compiere una bella azione a basso costo. Fa poi rilevare che si sta assistendo all’emigrazione di ritorno di connazionali che, giunti all’età della pensione, non vedono garantita la propria sopravvivenza; qualora il fenomeno assumesse proporzioni notevoli, si tradurrebbe in un aggravio considerevole per la spesa pubblica italiana. Ugo DI MARTINO (Venezuela) conferma che anche in Venezuela gli aventi diritto all’assegno sociale sono un modesto numero. A proposito di assistenza sanitaria, il modello spagnolo adottato in Venezuela potrebbe essere preso ad esempio. Quanto ai giovani, che costituiscono una ricchezza, non si 10 deve offrire assistenza ma posti di lavoro. Va poi difesa la posizione dei Patronati, che svolgono compiti a supporto dei Consolati e rappresentano un punto di riferimento per i connazionali. L’assegno sociale dovrebbe essere legato al reddito minimo del Paese e la questione della previdenza andrebbe considerata nel suo complesso, per potervi apportare miglioramenti. Marina PIAZZI (Messico) considera che il tema dell’assegno sociale è stato ampiamente dibattuto e in modo definitivo per quanto riguarda i parametri indicati nel documento espresso dalla Commissione Continentale in Uruguay, poi ripresi dalla Commissione Tematica e dall’Assemblea. Con l’indicazione di “italiani emigrati”, anziché “connazionali nati in Italia” si intende restringere ulteriormente il numero di aventi diritto a persone che abbiano avuto contatti con l’Italia. Occorre conservare la memoria dei documenti prodotti per non rischiare perdite di tempo e di non offrire il necessario supporto a chi deve dare concretezza alle proposte. Ricorda che proprio l’INPS ha dato via libera alla creazione di un tavolo di lavoro interministeriale, asserendo che i fondi erano reperibili per un’utenza che già allora si prospettava nei termini di poche migliaia di persone. Potrebbe forse essere compito del CGIE insistere perché quel tavolo di lavoro, chiamato a dare risposte in base a elementi che devono essere resi disponibili, si riunisca e sia operativo. Gerardo PINTO (Argentina) propone che le convenzioni sanitarie annuali abbiano, in ogni circoscrizione consolare, l’approvazione congiunta delle Autorità consolari, dei rappresentanti dei Comites e dei Consiglieri del CGIE locali. In tal modo si potranno approvare convenzioni sanitarie rispondenti ai bisogni. Maria Rosa ARONA (Argentina) ritiene che la Relazione dell’Esperto Murro abbia fornito l’ambito contestuale nel quale inserire la politica per le comunità italiane. Circa l’assegno sociale, che non dovrà certo essere sostitutivo dell’assistenza diretta e indiretta, si sperava che restringendo la platea degli aventi diritto si potesse giungere rapidamente a un risultato positivo. La stessa INPS a Montevideo si era espressa favorevolmente, ma è al Ministero del Lavoro che spetta la decisione politica. Ha apprezzato l’intervento del Segretario Generale, che ha esposto con chiarezza la realtà delle cose: a distanza di tre anni i 2,5 miliardi destinati agli indigenti italiani non sono arrivati e le spiegazioni fornite dal dott. Ciofi non soddisfano. Inoltre, esiste un ambito istituzionale da cui ricevere le informazioni, appunto il CGIE; si tratta dunque di rispettare i canali istituzionali esistenti in modo che chi deve dare risposte alle comunità parli con una sola voce. Fa rilevare che funzionari di diverse Regioni venuti in loco hanno ventilato la possibilità di ritirare il fondo per l’assistenza destinato all’Argentina per via della mancata risposta da parte del Governo. Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) segnala i gravissimi problemi della Circoscrizione consolare di Moròn, una delle più povere dell’Argentina, dove è preoccupante l’aumento del numero di indigenti e la sanità pubblica ha subito un vero e proprio crollo. Considerato che l’assistenza diretta e indiretta non potrà mai corrispondere ai bisogni, non ritiene accettabile promettere assistenza sanitaria per un 11 anno e dopo pochi mesi dichiarare che i fondi sono esauriti. Da parte sua, il Consolato non è in grado di prestare assistenza a 3,5 milioni di persone con gli 11 impiegati che saranno in forza il 1° gennaio. In numerose riunioni è stato affrontato il tema dell’assegno sociale, anche con la presenza del Console, ed è auspicabile che nell’ambito della Commissione non sorgano contrasti. Occorre lottare affinché ne possano godere almeno i connazionali nati in Italia, e soltanto in un momento successivo si potrà tentare di allargare la platea. Conclude informando che consegnerà un documento predisposto dal Comites in vista della riunione della Commissione Continentale. (All. 4) Premettendo che la sua critica non è rivolta al dott. Ciofi, Adriano TONIUT (Argentina) si rammarica per quella che considera una presa in giro nei confronti del lavoro dell’Unità tecnica presieduta dall’Ambasciatore, che in sei mesi ha individuato circa 11 mila indigenti. Poiché si è avuta la disponibilità di soli 200 mila euro, sono stati individuati 900 indigenti in stato di particolare bisogno, a ciascuno dei quali sono stati corrisposti nemmeno 300 euro. Oggi non si è in grado di dare risposte positive a chi tuttora attende, e tornando nella sua circoscrizione egli certo esprimerà un giudizio molto duro. Non ritiene accettabile tale situazione ed auspica in proposito una presa di posizione della Commissione. Filomena NARDUCCI (Uruguay) non ritiene si possa parlare di assegno sociale se non si conosce il complessivo contesto della sicurezza sociale. Per questo la Relazione dell’Esperto Murro, che non è professore universitario ma un semplice lavoratore, è stata illuminante. L’assegno sociale dovrebbe essere corrisposto a tutti coloro che in America Latina possiedono la cittadinanza italiana e versano in condizioni di indigenza, ma per una questione di risorse è necessario privilegiare la prima emigrazione. Non è però d’accordo che si parli esclusivamente di italiani nati in Italia. I lavori, sospesi alle ore 13.20, riprendono alle ore 14.40 Il PRESIDENTE pone in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: “Pari opportunità”. Maria Rosa ARONA (Argentina) intende svolgere una riflessione sul tema delle pari opportunità e presentare una proposta elaborata dalla Commissione Pari Opportunità del Comites di Buenos Aires. Negli ultimi anni si è assistito ad un’accresciuta sensibilità e ad una più ampia partecipazione delle donne negli ambiti sociale e politico: Coordinamento donne italoargentine, Lega delle donne a carattere regionale, Commissioni pari opportunità nei Comites. È però diminuita la presenza di donne nelle istanze rappresentative della comunità organizzata e sono stati ridotti gli interventi di carattere formativo e culturale rivolti alle donne. Quando a Roma si è costituito il nuovo CGIE, le sole 8 donne su 94 Consiglieri si sono costituite in gruppo di lavoro nella convinzione che l’impegno nel privato e nel sociale non sia disgiunto dalle problematiche della comunità. Intento delle Consigliere del 12 CGIE è valorizzare la differenza di genere, richiamandosi alla Dichiarazione e al Programma di azione di Pechino e promovendo la presenza femminile nelle sedi decisionali. Le donne italiane all’estero rappresentano una risorsa culturale, economica, sociale e politica per i Paesi di residenza come per quello di origine, che va salvaguardata e proiettata nel futuro. A tal fine l’Italia deve investire nella promozione della lingua, della cultura, della formazione professionale, nell’informazione, nella creazione di nuove modalità di interscambio. Rappresenta la grave situazione delle donne in particolare anziane e sole, specialmente quando non autosufficienti. Quanto al mondo del lavoro, forme sempre più flessibili, precarie e discontinue riguardano in genere i giovani, ma in modo più accentuato le giovani donne. Indica quindi le proposte della Commissione Pari Opportunità del Comites di Buenos Aires: dare seguito a quanto stabilito nella Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, con la costituzione dell’Osservatorio delle donne italiane all’estero; riconoscere alle donne uguali diritti rispetto alla trasmissione della cittadinanza ai propri discendenti; far sì che negli statuti delle associazioni e in genere delle organizzazioni italiane sia prevista una quota di rappresentatività e siano promosse le pari opportunità; destinare alle donne una percentuale di almeno il 40% delle risorse e della partecipazione a progetti formativi e a iniziative di impresa; inserire in tutte le aree tematiche la questione delle pari opportunità. (All. 5) Paolo CASTELLANI (Cile) fa presente che in Cile, come in tutti i Paesi dell’America Latina, il tasso di disoccupazione femminile è più alto rispetto a quello maschile e anche la retribuzione è discriminante per la donna. Non vi sono invece discriminazioni, a suo avviso, nell’ingresso alle università e nella partecipazione politica. La possibilità di accesso alla formazione professionale risale al 1877; tra il 1920 e il 1960 si sono laureate 8.000 donne e nello stesso periodo 3.200 si sono diplomate maestre di scuola. Solo nel 1949 è stato sancito il diritto di voto per le donne e con il Governo Rivela (1946-1952) per la prima volta una donna è entrata nella squadra di governo. È probabile che il prossimo presidente del Cile sia una donna. Il Comites vede una maggiore presenza femminile (7 su 12) e la Presidenza è di una donna. Ritiene ci si debba impegnare affinché le discriminazioni non avvengano proprio nella normativa italiana, e cita in proposito quella che non consente ai figli di madre italiana e padre straniero nati prima del 1948, di acquisire la cittadinanza italiana della madre. Per porre termine a tale disparità di trattamento tra figli degli stessi genitori occorre un provvedimento legislativo, e in Parlamento giacciono più proposte, finora non discusse. Facendo riferimento alla disposizione di cui all’art. 71 della Costituzione, egli propone che si proceda alla raccolta di 50 mila firme per poi presentare un disegno di legge di proposta popolare. Qualora la Commissione non ritenga di accogliere tale proposta, è comunque doveroso che faccia proprio il principio di uguaglianza uomo-donna e quindi solleciti la discussione e sostenga le proposte di legge all’esame del Parlamento. Walter Antonio PATRUZZIELLO (Brasile) esprime scetticismo in merito all’idea delle quote, che considera di per sé discriminante. Si deve lottare affinché vi sia una presenza 13 femminile perché le donne hanno grandi capacità, e non perché sono riservati loro spazi da colmare obbligatoriamente. Cita l’esperienza delle università brasiliane, che hanno riservato ai neri una quota dei posti a concorso, con la conseguenza che persone meno capaci di altre entrano di diritto perché ricomprese nella quota prefissata. Ritiene opportuno fare chiarezza a proposito della legge n. 91 del ’92, che ha modificato e sostituito la 555 del 1912. L’art. 1 non discrimina tra padre e madre e la data indicata, del 1° gennaio 1948, corrisponde all’entrata in vigore della Costituzione italiana. La legge 555 era sicuramente discriminatoria ma non incostituzionale, non esistendo ancora la Costituzione, e la sentenza della Corte Costituzionale non poteva riguardare il periodo precedente l’entrata in vigore della Costituzione. Pertanto il CGIE deve impegnarsi perché il Parlamento emani una legge ad hoc, che regoli la materia, analogamente a quanto è stato fatto per i trentini. Francesco MATOZZA (Uditore) fa presente che, in occasione di una sua visita, al Ministro Tremaglia è stata presentata una proposta di disegno di legge per consentire l’acquisto della cittadinanza italiana ai figli di madre italiana minorenni il 1° gennaio 1948, ossia ai nati fino al 1927. Egli ha pubblicato un libro sulla cittadinanza iure sanguinis ed ha collaborato alla stesura di un libro ora in fase di stampa, che tratta della materia. Laude CANALI (Uditore) conviene sulla necessità di lottare affinché una madre possa trasmettere la propria cittadinanza ai figli, indipendentemente dall’anno di nascita. Invita quindi a organizzare convegni, seminari, corsi particolarmente rivolti alle donne, che in genere operano nel sociale, al fine di stimolarle a impegnarsi in campo politico. Non si tratta di avere percentuali garantite, ma di suscitare interesse e lasciare spazio alle donne – e sono tante - che hanno voglia di lavorare e battersi. Carlo CIOFI comunica che, dopo una dura battaglia e il determinante impegno del Ministro Tremaglia, è stato finalmente approvato l’articolo della nuova costituzione che porta a 18 i deputati della circoscrizione estero della Camera. Antonio BRUZZESE (Italia) si riferisce all’intervento del Consigliere Petruzziello (Brasile) per sostenere che la teoria si rivela in genere diversa dalla pratica. Egli è un sostenitore della presenza delle donne in tutte le istanze e ritiene che senza quote riservate il loro numero sarà sempre più esiguo, come peraltro si è dimostrato in occasione delle elezioni dei Comites e del CGIE. Passando al terzo punto dell’ordine del giorno: “Anagrafe elettorale”, il PRESIDENTE dà la parola al Consigliere Marcelli. Fabrizio MARCELLI (Consigliere Sociale dell’Ambasciata a Buenos Aires) sottolinea come, nonostante il massimo impegno dei Consolati, le due consultazioni elettorali effettuate dopo l’approvazione della legge sul voto all’estero hanno evidenziato in tutta la sua gravità il problema delle anagrafi. La legge elettorale 459/2001 prevede l’identificazione del corpo elettorale attraverso l’unificazione dei dati AIRE e delle anagrafi consolari e il 14 confronto informatico delle due basi dati. Il Ministero dell’Interno dà prevalenza alle registrazioni comunali rispetto a quelle consolari, e fra i due registri anagrafici, del MAE e del Ministero dell’Interno, esiste un divario di circa un milione di nominativi solo MAE, mentre per un ulteriore milione di nominativi non vi è completa coincidenza. Nonostante le operazioni di recupero svolte dai Consolati attraverso una sistematica consultazione dei Comuni di riferimento (sono stati inviati 250 mila fax) per i nominativi risultanti all’anagrafe consolare e non nelle liste del Ministero dell’Interno, si è ancora ben lontani da un livello accettabile. I riscontri pervenuti hanno consentito di recuperare all’incirca solo il 10% dei nominativi mancanti e, rispetto ai potenziali elettori, la percentuale di coloro che hanno effettivamente votato è stata in Argentina del 57,4%, in Brasile del 54,9%, in Cile del 65% e in Uruguay del 65,8%. L’allineamento totale tra anagrafi consolari e AIRE è un obiettivo da perseguire e tutte le istanze coinvolte sono alla ricerca di una soluzione. A tal fine è stato costituito un Comitato Permanente Anagrafico Elettorale, nel quale sono rappresentati MAE, MIM, Ministero dell’Interno, Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, Associazione Nazionale dei Comuni italiani, Associazione degli Ufficiali di Stato civile e Comune di Roma, con il compito di coordinare gli interventi delle Amministrazioni coinvolte nell’aggiornamento dell’elenco degli elettori italiani all’estero. Il 23 settembre detto Comitato ha tenuto la prima riunione, presieduta dal Ministro Tremaglia, nel corso della quale sono stati costituiti tre tavoli tecnici incaricati di esaminare le problematiche relative al dialogo informatico. Tra l’altro, i software di gestione delle basi dati utilizzati dal Ministero dell’Interno e dal MAE non sono totalmente in grado di dialogare tra loro. Le soluzioni alla mancata coincidenza delle anagrafi potrebbero essere di tre tipi: la prima, proposta dal Ministro Tremaglia, prevede la prevalenza delle registrazioni consolari, che hanno un maggiore grado di attendibilità; la seconda prevede il collegamento informatico di tutti gli Uffici pubblici, per registrazioni simultanee in tempo reale; la terza prevede che le AIRE comunali siano concentrate in un unico centro di riferimento, nel quale far confluire i dati di tutti gli italiani residenti all’estero, sulla falsariga di ciò che avviene in Francia e Spagna. In ogni caso, indipendentemente dalla soluzione prescelta, è necessario che nei 20 mesi che intercorrono con le consultazioni politiche del 2006 si rimedi all’incompletezza delle liste elettorali per non rischiare che risultino falsati i risultati delle votazioni nella circoscrizione estero. (All. 6) Mario ARALDI (Brasile) sottolinea l’importanza che si giunga tempestivamente a un accordo tra il MAE e il Ministero dell’Interno, che ai fini elettorali preveda l’adozione dell’anagrafe consolare. Considera però che neppure le anagrafi consolari sono aggiornate, anche perché vi sono connazionali – peraltro non numerosi - che richiedono il riconoscimento della cittadinanza in Italia, dove sembrerebbe possibile ottenerla nel giro di 3-4 mesi, e non provvedono poi alla registrazione al Consolato. Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) ringrazia il Consigliere Marcelli per la chiara esposizione, che ha focalizzato il problema, al quale vanno trovate tempestive soluzioni in vista del voto del 2006. Sottolinea quindi l’importanza dell’anagrafe, fortemente voluta dagli organismi di rappresentanza dell’emigrazione, strumento 15 conoscitivo e anche di programmazione degli interventi e di scelta di priorità. Per il suo aggiornamento la Rete consolare ha investito energie notevoli, purtroppo con risultati deludenti rispetto all’impegno, e c’è ancora molto da lavorare perché essa sia effettivamente specchio della realtà. Egli ritiene fondamentale che il Comitato Permanente Anagrafico Elettorale, costituito circa un anno fa, si sia finalmente riunito, ed è auspicabile che effettui finalmente delle scelte, sulla cui base potranno stabilirsi le priorità e il modo di procedere per risolvere una serie di problemi, a iniziare dalla questione dei contrattisti. Si dovrà anche trovare soluzione al mancato dialogo tra i sistemi informatici, problema già proposto all’attenzione un anno fa. La situazione richiede maggiori risorse e più determinata volontà, poiché andare alle elezioni del 2006 nelle attuali condizioni sarebbe addirittura catastrofico. Nello scorso luglio il CdP è stato chiamato a un’audizione dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, che sta conducendo un’indagine conoscitiva sul voto all’estero. In quell’occasione è stato dato qualche suggerimento per velocizzare lo spoglio delle schede e in ordine a meccanismi che responsabilizzino gli elettori. Conclude affermando la necessità della più ampia collaborazione affinché il sistema sia reso più performante. Ugo DI MARTINO (Venezuela) fa presente che in Venezuela, Paese che non è stato citato nella Relazione del Consigliere Marcelli, sono regolarmente registrati all’anagrafe consolare più di 120 mila connazionali. Per quanto riguarda la questione della cittadinanza, gli appuntamenti al Consolato di Caracas sono fissati fino al 2007 e le liste di attesa riguardano quasi 2.500 persone. L’aggiornamento dell’anagrafe richiede che i Consolati dispongano di personale numericamente adeguato, anche perché tale compito non può essere espletato dai Vice Consolati e dai Consolati di seconda categoria. In considerazione dell’estensione del territorio, è auspicabile che ai Consolati di Caracas e Maracaibo se ne aggiunga un terzo, ora che si è costituito il terzo Comites. Sottolinea conclusivamente la necessità di un rafforzamento del dialogo tra Consolati, componenti locali del CGIE e Comites. Per Michele COLETTA (Venezuela) il problema dell’anagrafe è strettamente legato alla situazione della Rete consolare ed è un fatto positivo che si sia trovata soluzione alla questione dei contrattisti. Riferisce di essere giunto ad un accordo con il Consolato di Maracaibo, autorizzato dall’Ambasciata di Caracas, per aprire un ufficio nella sede del Comites, nel quale svolgere un lavoro di supporto a quello consolare, così limitando i tempi di attesa dei connazionali e consentendo agli impiegati del Consolato di dedicarsi ad altri lavori. Nella prossima riunione darà conto dell’esito di tale esperienza. Paolo CASTELLANI (Cile) considera che il Consigliere Marcelli ha evidenziato un problema che si è presentato con maggiore incisività, ma che non è il solo. Infatti, se una buona parte di cittadini aventi diritto non ha potuto votare, si sono anche dati casi di ricezione di più plichi elettorali, e lui personalmente ne ha ricevuti due con indicazioni 16 diverse. Ciò gli fa supporre una sua doppia iscrizione, oppure che esistano due registri. Spera che negli aggiornamenti si tenga conto di tutti gli aspetti, affinché non si verifichi la possibilità, per alcuni, di votare due volte. Si sofferma poi sul concetto di “irreperibilità presunta”, introdotto con la legge n. 470, che egli ritiene estremamente pericoloso in quanto prevede la discrezionalità amministrativa in una questione elettorale e consente ai Comuni, qualora per due volte consecutive sia resa al mittente la cartolina elettorale, la cancellazione dalle liste degli elettori. Occorre, a suo avviso, una tempestiva modifica di tale normativa. Egli è convinto che i Consolati nel mondo adempiano ad obblighi in Italia assolti dai Comuni, e si domanda perché i Consolati non debbano essere considerati veri e propri comuni anche sotto il profilo elettorale, così evitando adempimenti farraginosi, che danno luogo ai problemi denunciati. Giacomo CANEPA (Perù) fa presente di avere anch’egli tentato una soluzione del tipo indicato dal Consigliere Coletta (Venezuela), ma glie ne è stata negata la possibilità con la motivazione che non si può pubblicamente ammettere di essere in difetto verso la collettività. Nel corso di vent’anni non ha mai visto compiere passi avanti nel Consolato; per l’aggiornamento dell’anagrafe consolare sono stati assunti contrattisti, che in realtà sono poi stati utilizzati nei vari settori dove maggiori erano le necessità. Egli ha più volte presentato la richiesta di un Consolato Generale a Lima, dove le domande di cittadinanza sono 65 mila e vi è soltanto un rappresentante del Console, ma nella riunione di Caracas il Ministro Siggia (Vice Direttore Generale della DGIEPM) ha posto l’accento sull’esiguità del bilancio del Ministero degli Esteri, circa la metà rispetto agli altri Paesi d’Europa, ed egli ravvisa la necessità di sensibilizzare il Governo ai problemi degli italiani all’estero, che non possono essere risolti senza interventi decisi. Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) pone il problema delle lunghe attese in fila davanti al Consolato per presentare denunce anagrafiche e fa rilevare che al Consolato di Moròn non è stato assegnato alcun contrattista per l’aggiornamento dell’anagrafe, mentre in altre realtà ve n’è anche più d’uno. Occorre che le condizioni siano uguali ovunque. Per quanto riguarda i plichi elettorali, si sono verificati gli stessi inconvenienti già denunciati; inoltre, le operazioni di spoglio delle schede sono state caotiche e il personale che ha prestato la propria opera alle urne non è tuttora stato pagato. Prima di emanare una legge occorre avere individuato gli strumenti idonei e fissate le regole. Claudio PIERONI (Brasile) ricorda di avere suggerito l’utilizzo di personale delle associazioni all’interno del Consolato per far fronte alla gran mole di lavoro, ma di averne avuto diniego per motivi burocratici. È di pochi giorni addietro un accordo con il Consolato di San Paolo, al quale i Patronati si affiancheranno per effettuare una preanalisi dei documenti che per i più disparati motivi devono essere presentati. Ferdinando PEZZOLI (Esperto del Cile) riferisce con piacere che nel Consolato del Cile non si pongono problemi: nel giro di sei mesi le pratiche di cittadinanza sono evase, ovviamente se la documentazione è in regola. 17 Quanto ai plichi elettorali, egli stesso ne ha ricevuti cinque, e anche due del padre deceduto anni addietro e cancellato dalle liste del Comune di residenza. A seguito di tali fatti il Consolato ha individuato un sistema per eliminare il rischio di possibili doppie votazioni ed ha effettuato una sostanziale ripulitura delle liste. Quando esiste collaborazione tra Consolato, Comites e associazioni regionali, e le decisioni vengono assunte a seguito di ampie consultazioni, tutto procede nel migliore dei modi. Il PRESIDENTE pone l’accento sull’importanza di rappresentare nelle sedi opportune i problemi dell’anagrafe, ma anche di fare una sorta di mea culpa e ricorda che prima della legge sul voto all’estero quasi non ci si poneva il problema di denunciare al Consolato le variazioni anagrafiche. A livello locale occorre a suo avviso sensibilizzare con ogni mezzo possibile i connazionali affinché si presentino ai Consolati per i necessari aggiornamenti. Si sofferma poi sull’equivoco ingenerato dalla richiesta di esercitare l’opzione, da molti interpretata come possibilità di votare in Italia avendo il rimborso delle spese di viaggio, per cui sono stati iscritti nell’anagrafe locale e non in quella degli italiani all’estero. Quando si tratterà di votare per le elezioni politiche, si dovrà fare in modo che esse abbiano un alto grado di credibilità. Mario BOERI (Esperto della Repubblica Dominicana) ha lavorato per moltissimi anni in una Compagnia di telecomunicazioni e, facendo riferimento ai fax inviati dai Consolati, si sofferma sull’uso di una tecnologia inappropriata. Infatti, mentre la rete telematica ha un costo considerevole, quella telefonica pubblica è gratuita: le operazioni “www” non costano nulla. La tecnologia ha uno sviluppo rapidissimo, l’informatica ha raggiunto un alto grado di maturità, mentre la Pubblica Amministrazione si muove lentamente; ma se questo in passato era accettabile, oggi non lo è più. Occorre attualizzare al più presto la tecnologia e, quanto all’anagrafe, tutti i cittadini che hanno accesso a Internet potrebbero aggiornare costantemente i propri dati. Per Francesco MATOZZA (Uditore) occorre anzitutto migliorare il Servizio clienti dei Consolati, e già tre anni fa egli aveva proposto la creazione in Argentina di un call-center che fornisse informazioni. Inoltre, se vi fosse una casella di posta elettronica ciascuno potrebbe aggiornare on line i propri dati anagrafici; la stessa cosa sarebbe possibile tramite SMS. Sarebbe anche opportuno il collegamento Intranet dei Consolati con i Comuni, così come esiste tra Comuni e Ministero dell’Interno. Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) conviene che i problemi denunciati si possono risolvere solo con l’impiego della tecnologia, e già ora in molti Consolati è possibile, ad esempio, rinnovare il passaporto via Internet. I 250 mila fax sono stati inviati perché i Consolati non dispongono degli indirizzi elettronici di tutti i Comuni italiani; inoltre, mentre una e-mail non è detto che sia letta, ad un fax almeno teoricamente si dovrebbe dare risposta. Poiché dal 1° gennaio molti dipendenti dei Consolati non saranno rimpiazzati, e dunque non si pone soltanto il problema dei contrattisti, il suggerimento è che si 18 costituiscano punti Internet nei territori per offrire servizi ai cittadini. Dal punto di vista informatico la Rete consolare è abbastanza avanzata e i problemi dell’anagrafe potrebbero essere risolti con l’utilizzo della tecnologia, ma va anzitutto superata la questione del dialogo tra differenti tecnologie. RAPISARDA (Uditore) chiede quali provvedimenti il Ministero dell’Interno adotti nei confronti dei Comuni che non rispondono ai fax, considerato che per legge vi è obbligo di risposta entro le 48 ore. Del resto, sono ben noti i motivi per cui i Comuni fanno orecchie da mercante: la riduzione del numero di cittadini ha come conseguenza la riduzione dei finanziamenti. Non ritiene che in soli venti mesi e con il personale disponibile si possano colmare i ritardi organizzativi e ottimizzare il sistema; occorrerebbe avvalersi delle associazioni e dei Patronati, che costituiscono una risorsa e potrebbero affiancare i Consolati nel loro lavoro. A suo parere, si rende poi necessaria una modifica strutturale del sistema di voto. I lavori terminano alle ore 16,25 19 MARTEDÌ, 5 OTTOBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 9.30 Presidenza del Vice Segretario Generale Luigi PALLARO Aprendo i lavori con il terzo punto all’ordine del giorno: “Rete consolare”, il PRESIDENTE dà la parola all’Esperto Boeri. Mario BOERI (Esperto della Repubblica Dominicana) illustra una proposta per il miglioramento dei servizi offerti dai Consolati italiani in America Latina, che segue il modello attuato dal Consolato degli Stati Uniti nella Repubblica Dominicana. Percorre brevemente l’iter dell’evoluzione economica mondiale, che si è realizzata attraverso tre tappe: della società pre-industriale, della società industriale e della società post-industriale. Da una società in cui prevaleva l’attività agricola, seguita da quella della pesca ed estrattiva, si è passati ad una società basata sull’automazione, che offre servizi in una maniera sempre più raffinata e tecnologicamente avanzata. In tale contesto non sono accettabili i servizi offerti dai Consolati italiani che sono generalmente di livello scadente e ascrivibili alla preistoria dell’economia dei servizi, a causa dell’inefficienza dei processi, della scarsa applicazione della tecnologia e della particolare interpretazione, in alcuni casi, del concetto di servizio. La sua proposta è volta a migliorare il grado di soddisfazione degli utenti dei servizi consolari, che vanno omogeneizzati, a ridurre i costi ed eliminare accumuli di lavoro. Tutto questo è realizzabile attraverso un progressivo processo di automazione, demandando a un call-center operante attraverso una linea a pagamento, e dunque a costo zero per il Consolato, il compito di fornire informazioni su documenti e pratiche e consentendo al personale di offrire servizi di più elevata qualità. Parallelamente, può essere creato un sito Internet dove reperire informazioni e formulari, e una casella di posta elettronica alla quale indirizzare richieste di appuntamenti o di chiarimento. Ciò che conta, a suo avviso, è l’effettiva volontà del MAE di migliorare il servizio offerto nel mondo. Affinché vi sia omogeneità, i criteri e la struttura della base dati dovrebbero essere definiti a livello centrale, mentre in sede locale andrebbero inseriti i dati relativi ai cittadini registrati e a tutto quanto attualmente compone gli archivi. Non si può definire in termini assoluti il costo del progetto, variabile da Paese a Paese. In ogni caso, egli è convinto che i connazionali sarebbero ben lieti di affrontare una spesa, comunque modesta, per ottenere un servizio soddisfacente. Aggiunge poi che l’Italia, uno dei Paesi più industrializzati, deve essere esportatrice di innovazione tecnologica e non invece appiattirsi sui livelli da terzo mondo di alcune zone nelle quali è presente. (All. 7) Il PRESIDENTE porge il benvenuto al Ministro Siggia (Vice Direttore Generale della DGIEPM), giunto ora dall’Italia. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA (Vice Direttore Generale della DGIEPM) reca il saluto del Ministro Benedetti (Direttore Generale della DGIEPM), attualmente impegnato in una riunione con il Ministro degli Esteri. È a disposizione della Commissione per fornire 20 chiarimenti e risposte alle domande che potranno essergli rivolte. Il PRESIDENTE apre il dibattito sulla rete consolare. Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) chiede notizie circa uno studio su un’ipotesi di call-center, condotto un anno fa dall’Ambasciata italiana a Buenos Aires. È stata valutata la possibilità di adottare call-center per i Consolati italiani in Argentina, afferma il Consigliere Fabrizio MARCELLI, ma per il momento è stato deciso di soprassedere. Claudio PIERONI (Brasile) fa presente che, suddivisi nelle sei circoscrizioni consolari, i connazionali iscritti all’anagrafe sono 525 mila, 276 mila dei quali nella sola San Paolo. Sono in attesa di cittadinanza più di 200 mila italiani e, con 14 addetti all’espletamento delle pratiche, il tempo medio per ottenerla è di circa dieci anni. Quanto al passaporto lo si ottiene nel giro di 15 giorni. Sottolinea l’esiguità del numero di Consolati in relazione all’estensione del territorio e, dal momento che vi sono Vice Consolati e Agenti consolari, ritiene che si offrirebbe un servizio migliore alla collettività se ad essi fosse concesso di rendere alcuni servizi. La presenza di contrattisti è fondamentale, ma non risolutiva. In tema di cittadinanza, egli ritiene necessario impegnarsi perché sia accelerato l’iter della normativa che prevede una semplificazione burocratica. Si dovrebbe poi consentire maggiore operatività ai Patronati, secondo quanto prevede la legge di riforma, e permettere ai Comites di essere di supporto ai Consolati nello smaltimento delle pratiche, al fine di recuperare gli enormi ritardi accumulati. Considerato che dal 1° gennaio 2005 non sarà più obbligatorio assolvere il servizio militare, chiede che sia autorizzata l’emissione dei passaporti per i giovani in attesa di nullaosta da parte dei Distretti militari italiani. In termini di tempo di attesa si pongono problemi anche per quanto riguarda la legalizzazione, che è legata alla questione della cittadinanza, in relazione alla quale devono essere diramate ai Comuni chiare indicazioni da parte del Ministero dell’Interno. La situazione si va man mano aggravando nel suo paese, afferma Filomena NARDUCCI (Uruguay). L’unico Consolato, sito a Montevideo, dispone di 14 impiegati e 8 contrattisti, con un bacino di utenza di 75 mila iscritti all’anagrafe e circa 35 mila nuovi cittadini le cui pratiche giacciono nel Consolato, in attesa di essere evase. Da oltre 18 mesi l’Ufficio cittadinanze è chiuso al pubblico; più di due mesi occorrono per il rilascio o il rinnovo del passaporto e, in caso di urgenza, vanno documentati i motivi. Dimostrando altra produttività, nel 2003 il Consolato ha rinnovato 8.000 passaporti. La situazione è drammatica anche per quanto concerne gli aggiornamenti dello stato civile, ed attualmente ci si limita a quelli relativi ai figli minorenni, con appuntamenti fino all’aprile 2005. Considera che in situazioni di emergenza le risposte debbono essere adeguate, e nel momento attuale 8 contrattisti sono del tutto insufficienti. Chiede pertanto che sia 21 tempestivamente aumentata la forza lavoro; in alternativa, che si trovi il modo affinché le pratiche relative alla cittadinanza siano espletate direttamente dai Comuni. Chiede sia fatta chiarezza in ordine ai contrattisti, se gli 8 attualmente in forza saranno mantenuti, e per quanto tempo; inoltre, che sia indetto un concorso per l’assunzione di 8 unità. Concorda con il Consigliere Pieroni (Brasile) sull’opportunità di attribuire maggiori responsabilità e dotare dei necessari strumenti i Vice Consoli onorari. Gian Luigi FERRETTI (Italia) considera che, ai fini dell’aggiornamento dell’anagrafe, l’utilizzo di un call-center rappresenterebbe una soluzione economica ed efficace. Fa presente di aver seguito via Internet il dibattito sull’art. 2 della legge di riforma, che prevede l’innalzamento da 12 a 18 del numero di deputati della circoscrizione estero e, premettendo di non avere alcuna volontà di speculazione politica, pone l’accento non tanto sul voto contrario del centro-sinistra, quanto sulle motivazioni addotte nei diversi interventi, da quello dell’on. Castagnetti a quello dell’on. Calzolaio, che non possono che definirsi vergognose. Addirittura vi sono stati deputati che, ancora una volta, hanno parlato degli italiani all’estero come di coloro che non pagano le tasse. Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) propone una mozione d’ordine. Ritiene non si possa affrontare la questione della rete consolare prescindendo da quella della cittadinanza. Propone pertanto che si interrompa il dibattito e si anticipi, rispetto al punto all’ordine del giorno riguardante le nuove generazioni, l’intervento dell’Esperto Pezzoli, per poi riprendere la discussione su cittadinanza e rete consolare insieme. Paolo CASTELLANI (Cile) fa rilevare che gli argomenti all’ordine del giorno, peraltro tutti legati tra loro, sono stati approvati nell’attuale consequenzialità. Si potrebbe comunque anticipare la trattazione del punto relativo alla cittadinanza, senza però interrompere il dibattito sulla rete consolare. Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) si dice d’accordo e il Presidente concorda. Marina PIAZZI (Messico) considera che il problema sollevato dalla massiccia richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana si è innestato su una situazione di scarsa funzionalità dei Consolati. In Messico due soli impiegati hanno contatto con gli utenti e vi sono state talvolta lamentele che con il call-center non avrebbero più ragion d’essere. Tra l’altro, se quegli stessi impiegati potessero dedicarsi esclusivamente allo svolgimento delle pratiche, i disservizi risulterebbero contenuti. In ogni caso, il callcenter dovrebbe essere considerato un valido supporto, ma non alternativo ad altre soluzioni, e a suo avviso occorre che il MAE solleciti una maggiore produttività degli impiegati. Segnala la mancanza in Messico di un cancelliere sociale e problemi nell’espletamento delle pratiche nei Consolati della Repubblica Dominicana, di Costa Rica e di Guatemala. Occorre percorrere tutte le vie possibili al fine di risolverli. Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) chiede che la Commissione solleciti le Autorità italiane a concedere una delega più ampia ai Vice Consoli onorari e ai Patronati. 22 Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) tiene a sottolineare che i connazionali non possono essere definiti clienti, come invece in taluni casi ha sentito dire, e meritano attenzione. Pone l’accento sul problema dell’organico, che in Argentina sarà complessivamente ridotto del 35%, sicché in taluni casi sarà difficile fornire risposte anche minime alle legittime richieste. Tra le domande di servizi consolari vi è quella del riconoscimento della cittadinanza, per la quale i tempi di attesa sono biblici. Nonostante l’impegno del Consolato, al quale dà merito, per evadere tutte le pratiche relative alla cittadinanza ora giacenti si arriverà all’anno 2010. Considerato che nella Circoscrizione consolare di Moròn gli oriundi sono 3,5 milioni, avanza la richiesta di 3 Consolati onorari e che l’attuale Agenzia consolare sia trasformata in Consolato. Chiede altresì che si introduca una modifica legislativa che consenta l’assunzione di personale in loco, retribuito secondo i contratti locali cosa che consentirebbe di realizzare un notevole risparmio. In alternativa, ci si potrebbe avvalere della collaborazione di universitari che desiderino effettuare stage. Chiede infine che sia ripristinata l’attività dei quattro Corrispondenti consolari, interrotta con l’elezione dei Comites. Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) comunica di aver ricevuto dal Consigliere Pinna (Sud Africa) la triste notizia della morte, in un tragico incidente negli Stati Uniti, di Daniele, figlio del Consigliere Nanna (Sud Africa). A nome di tutti i Consiglieri e della Commissione Continentale sarà inviato alla famiglia un messaggio di cordoglio. Invita quindi a un minuto di raccoglimento, da dedicare alla memoria di Daniele. I presenti osservano un minuto di silenzio Per Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) occorre considerare la realtà e i problemi nella loro dimensione attuale, ed è opportuno rifarsi alle indicazioni emerse e alla Relazione dell’Esperto Boeri, sulla quale non vi sono state particolari riflessioni. E’ auspicabile che i tagli ai Ministeri per 8 miliardi di euro, previsti dalla Finanziaria, è auspicabile non penalizzino il MAE. Tali tagli non toccheranno gli aspetti funzionali; comunque, per il mancato turnover dal 1° gennaio 2005 si assisterà a una riduzione generalizzata di organico, a fronte di un aumento della domanda di servizi da parte della comunità. La risposta dell’esperto Boeri a tale situazione è stata di tipo tecnologico; essa va approfonditamente valutata da chi, nel MAE, ha una conoscenza completa delle cose, ma comunque non è sufficiente. Si è parlato di aumentare il numero dei Consoli onorari e dei Corrispondenti consolari, nonché di creare degli internet point da collegare con la rete; è stata posta la questione dei Patronati e della relativa legge di riforma. Nella convinzione che la tecnologia non possa comunque sostituire le persone nell’offerta di servizi adeguati ai tempi, ci si deve porre il problema di come procedere dal prossimo anno. In tal senso egli ritiene che una riflessione all’interno del MAE sia stata fatta. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA (Vice Direttore Generale della DGIEPM) considera che 23 la rete consolare dovrebbe sempre più accrescere i servizi da offrire, mentre la Direzione Generale in questo momento si confronta con un inaspettato problema dell’aumento delle richieste di visti, che possono anche tradursi in vantaggi per il Paese, e con i flussi migratori, che rappresentano una novità, così come è nuova la materia elettorale, che ha richiesto per un certo periodo un impegno quasi totale. È di ieri la notizia che il Partito radicale avrebbe raggiunto il numero di firme sufficienti per il referendum; se venisse confermata, a giugno 2005 vi sarebbe un’altra votazione. Vi è dunque stata una macro espansione di competenze che moltiplicano i servizi, purtroppo in un momento di “vacche magre”, di riduzione di bilanci. Sembrerebbe che la DGIEPM meno di altre debba risentire dei tagli previsti nella Finanziaria; per l’assistenza diretta non vi sono stati tagli, mentre un modesto taglio vi è stato per l’assistenza indiretta. Si dice stupito che si parli con facilità di assunzione di personale, con una Finanziaria che nella maniera più assoluta impedisce qualsiasi aumento di organico. A questo si potrebbe rimediare con impiegati a contratto poiché, grazie all’intervento del Ministro Tremaglia, sembrerebbe possibile triplicare i fondi del capitolo per i digitatori, che comunque non potranno sostituire appieno i contrattisti precedentemente impiegati, i quali avevano maturato un’esperienza e avevano in molti casi dato buona prova di sé. Vi è però una possibilità: chiedere alle ditte alle quali Ambasciate e Consolati si rivolgeranno per ottenere i digitatori, di avvalersi di quel personale. Ricorda poi la posizione negativa assunta dai sindacati del Ministero degli Esteri quando, lo scorso anno, si trattava di trasformare in contratti a tempo indeterminato quelli a tempo determinato dei 300 contrattisti. La Relazione dell’Esperto Boeri è interessante ed a suo avviso vanno percorse, nell’attuale contingenza, tutte le strade che possono determinare qualche miglioramento. Egli è favorevole ai call-center, di cui si è già avuta esperienza in Consolati e Ambasciate, ma soltanto per i visti. Considerato che il servizio ha un costo, qualora tutti gli italiani di una circoscrizione dovessero decidere che è preferibile pagare qualcosa per ottenere un servizio migliore, se vi fosse una raccolta di firme e l’accordo dei Consiglieri del CGIE, dei Presidenti dei Comites e delle principali associazioni, e se ne venisse fatta espressa richiesta, la questione potrebbe essere sottoposta al Servizio legislativo per verificarne la fattibilità. Quanto all’informatizzazione in genere, cita il caso del sito internet del Consolato di Francoforte, nel quale è reperibile qualsiasi tipo di modulistica, sicché le procedure sono enormemente snellite. L’archivio informatizzato è di grande utilità; alcuni Consolati in Svizzera già ne dispongono, Buenos Aires ne ha fatto richiesta e se ne sta discutendo. Con l’abolizione del servizio di leva si potranno recuperare per altre mansioni alcune unità di personale finora utilizzate negli Uffici leva dei Consolati. Degli Uffici consolari è stato recentemente chiesto un aumento in America Latina, per via del gran numero di connazionali, e in Asia, per le enormi possibilità economiche che vi si aprono. Le necessità esposte sono note e la Direzione Generale, assieme al Ministro Tremaglia, sta facendo il possibile per far fronte alle crescenti esigenze in un momento in cui i bilanci diminuiscono, cercando di trovare vie alternative per dare risposte sempre più adeguate alle collettività italiane fortemente in crescita. 24 Il PRESIDENTE ritiene illuminante l’intervento del Ministro Siggia. Considera che comunque, anche nell’attuale situazione di crisi, vi sono servizi assolutamente irrinunciabili; si tratta di vedere come sensibilizzare chi ha potere decisionale. Giacomo CANEPA (Perù) trova quanto meno imbarazzante che puntualmente ci si trovi a ripetere le stesse cose. Giornalmente egli riceve telefonate di lamentela per il discutibile funzionamento del Consolato; vi sono, ad esempio, imprenditori che non riescono ad ottenere il visto per recarsi in Italia ad acquistare macchinari e si stupiscono che in questi casi non vi sia un canale preferenziale. Alla sua richiesta di un Consolato Generale per il Perù, la risposta del MAE è stata che vi si provvederà non appena sarà consentito dal bilancio. Egli, che non è competente in telematica, ha trovato interessante la Relazione dell’Esperto Boeri, e ritiene che potrebbe essere utilmente valutata dai tecnici del Ministero degli Esteri. Richiamando la possibilità di affiancare il lavoro del Consolato, di cui ieri ha parlato il Consigliere Coletta (Venezuela), afferma che ripeterà il tentativo già fatto, che in passato non ha incontrato favore. Ugo DI MARTINO (Venezuela) sottolinea la necessità che siano tempestivamente sostituiti i tre contrattisti che hanno cessato l’attività. Rappresenta quindi la situazione a Caracas: 45 giorni perché un cittadino italiano ottenga il passaporto, e 6-7 mesi per chi ha la doppia cittadinanza. Il personale del Ministero degli Esteri è sicuramente specializzato e dimostra spirito di servizio; la Rete consolare, ormai obsoleta, va rafforzata e ai Vice Consolati potrebbero essere attribuite deleghe, ad esempio relativamente all’anagrafe o allo stato civile. A proposito dei contrattisti, a lui risulta che i sindacati abbiano chiesto che si procedesse ad assunzioni per concorso. È a suo parere valida l’idea che il personale ora a contratto sia assunto a tempo determinato tramite appalto esterno. Tutte le vie per migliorare la risposta dei Consolati ai connazionali vanno seguite, ed a suo avviso quella del callcenter non è da sottovalutare. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA (Vice Direttore Generale della DGIEPM) tiene a precisare, con riguardo ai contrattisti, che il MAE non pensava certo a un passaggio automatico di quelli già impiegati, ma intendeva indire, per lo stesso numero di persone, un nuovo concorso al quale avrebbero potuto partecipare anche coloro che avevano maturato un’esperienza, che li avrebbe sicuramente avvantaggiati. Per Francisco F. NARDELLI (Argentina) non si può ignorare che, ad esempio al Consolato di Buenos Aires, vi è un impiegato ogni 5.200 connazionali; ciò equivale a gestire con una sola persona un piccolo municipio. Visto che gli organici non saranno aumentati, occorre individuare le possibili alternative, che possono anche consistere nella revisione delle procedure da seguire e nello sviluppo delle applicazioni tecnologiche. Fa poi presente che nella circoscrizione consolare alla quale appartiene, che comprende 25 5 province, per recarsi al Consolato vi è chi è costretto a percorrere oltre 2.000 chilometri e, per via delle attuali procedure, in taluni casi è l’intera famiglia a doversi spostare, con un impegno economico notevole. Di fronte a una situazione di emergenza occorre valutare la possibilità di utilizzare nel modo migliore i Patronati, senza dimenticare la risorsa associativa. I lavori, sospesi alle ore 11.10, riprendono alle ore 11.40 Il PRESIDENTE avverte che i lavori proseguiranno seguendo il previsto ordine del giorno. Paolo CASTELLANI (Cile) svolge una riflessione sull’efficienza della Rete consolare in rapporto alle risorse umane e finanziarie, deficitarie oggi e, secondo le previsioni, ancor più in futuro. La tecnologia può costituire un modo per confrontarsi con il problema; i Patronati e l’associazionismo possono essere di supporto, ma non si può dimenticare il valore notarile che hanno gli atti dei Consolati. In Cile solo fino al 1975 si è avuto un Consolato Generale a Valparaiso. Da quella data in poi, a seguito del ripristino dei rapporti diplomatici, è stata istituita una Cancelleria Consolare presso l’Ambasciata, che opera con insufficienza di mezzi e in un locale indecoroso (la ex rimessa dell’Ambasciata) e si trova ad affrontare, seppure in misura ridotta, tutti i problemi che sono stati evidenziati. Da anni in Cile ci si batte perché sia ripristinato il Consolato Generale ed egli non è convinto che l’Italia non disponga dei mezzi a questo necessari. Considera che gli Uffici consolari sono portatori di ingenti risorse allo Stato italiano, tanto è vero che una pubblicazione del MAE indica che nell’anno 2000 sono stati incassati 91 miliardi, equivalenti al 45% della spesa complessiva del Ministero (?). Sempre nell’anno 2000, in termini di produttività e di cassa per i servizi offerti l’Ufficio consolare di Santiago non presentava un saldo passivo. Sotto il profilo economico i Consolati non sono una spesa, bensì un investimento. La mancanza di un Consolato in Cile lede non soltanto l’interesse della comunità, ma reca un danno irreparabile all’Italia. Infatti il Cile è aperto al commercio estero, ha concluso importanti accordi commerciali con le principali economie del mondo: Nord America, Canada, Messico, Corea, Unione Europea, ecc. La bilancia commerciale dell’Italia con il Cile è di 1.300 milioni di dollari, al primo o al secondo posto tra i Paesi dell’Unione Europea, e il Cile, che compra dall’Italia il doppio di quanto vende, dispone di due Consolati, a Milano e a Roma presso l’Ambasciata. I Paesi dell’Unione Europea dispongono a Santiago di efficienti servizi consolari, e dunque si pone anche una questione di prestigio nei confronti dell’Unione. Antonio BRUZZESE (Italia) in merito alla rete consolare e ai contrattisti ricorda che il Ministro Frattini ha inviato a suo tempo una lettera al Segretario Generale, indicando che non vi erano le condizioni giuridiche per l’assunzione. La legge obbliga infatti a indire concorsi, ai quali possono partecipare i lavoratori del MAE ed altri lavoratori, oltre ai contrattisti. Se poi il Governo volesse effettivamente confermare i contrattisti, con l’attuale maggioranza potrebbe senz’altro farlo. Ritiene sbagliata la sorta di demonizzazione che si va facendo della rappresentanza 26 sindacale e dei diritti dei lavoratori del Ministero degli Esteri, poiché si rischia di mettere i lavoratori in contrapposizione tra loro. Si cerchi invece una soluzione ragionevole, si indica un concorso in tempi brevissimi, si trovino formule che assicurino una continuità, evitando il ricorso a scuse fuori luogo. Marina SALVAREZZA (Ecuador) ringrazia il Ministro Siggia, che ha richiamato il problema dell’immigrazione. 400 mila ecuadoriani sono emigrati in Italia, e vi godono di quasi tutti i diritti degli italiani. Queste persone hanno notevolmente impegnato l’Ambasciata di Quito. A Guayaquil, la città economicamente più importante dell’Ecuador, c’è soltanto un Consolato onorario, e per ottenere un visto o il passaporto è necessario recarsi a Quito, affrontando disagi e spese considerevoli, sicché la comunità italiana è decisamente scontenta. Segnala poi che operatori turistici e economici ecuadoriani che vorrebbero recarsi in Italia, spesso non riescono ad ottenere il visto necessario, con la conseguenza che il Paese perde occasioni che potrebbero essere favorevoli. Considerato l’interesse dell’Ecuador per l’Italia, sarebbe opportuno promuovere anche l’interscambio culturale. Il problema dell’anagrafe è emerso in occasione delle elezioni dei Comites, quando soltanto il 30% degli aventi diritto ha potuto votare. Sottolinea l’importanza di avere un interlocutore in Ambasciata e chiede che a Guayaquil sia istituito un Consolato Generale. Si augura che in un futuro prossimo i problemi siano risolti. Maria Rosa ARONA (Argentina) non intende ripetere cose dette dai colleghi e si limita a segnalare l’inaccettabile arretrato esistente nel Consolato di Buenos Aires, che pure dà il massimo impegno, e l’impossibilità di ottenere risposte in tempi ragionevoli. Avanza alcune proposte, concordate con i colleghi dell’Argentina: utilizzare i 4 Patronati presenti; aumentare le competenze dei Delegati consolari, fornendoli dei necessari strumenti; organizzare una sorta di task force che sia di aiuto per risolvere i problemi più urgenti. Adriano TONIUT (Argentina) osserva che sono anni che si parla della rete consolare pressoché negli stessi termini. La situazione è leggermente migliorata quando sono stati assunti i contrattisti, e l’esserne privati creerà indubbi problemi. In tema di cittadinanza, e in genere per tutti i servizi consolari, suggerisce che la priorità sia data ai connazionali iscritti all’anagrafe consolare e che tutto avvenga con grande trasparenza e senza favoritismi. Nei casi di particolare urgenza, che seguiranno una via breve, questa dovrà essere documentata. Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) concorda con il Consigliere Toniut (Argentina) che da anni si chiedono vanamente le stesse cose, e il termine “drammatico” è ricorrente. Se anziché avanzare richieste particolaristiche, si facesse un fronte unico, forse qualcosa si otterrebbe. Dal confronto con la situazione in Europa si rileva un enorme divario di strutture penalizzante per l’America latina: le grandi Nazioni, come la Germania, la Svizzera, la Gran Bretagna, il Belgio hanno circa 60 Consolati, mentre in tutta l’America Latina ce ne sono appena 22. Sarebbe sufficiente, senza alcun aggravio per lo Stato, trasferire in 27 America Latina un dipendente da ogni Consolato dell’Unione, per incrementare la forza di 60 unità, che certamente darebbero un buon impulso alla soluzione dei problemi. Ritiene che una risposta di questo tipo il Ministero dovrebbe darla all’America Latina. Il PRESIDENTE introduce il secondo punto all’ordine del giorno: “Nuove generazioni” e dà la parola all’Esperto Fernando Devoto. Fernando DEVOTO (Esperto dell’Argentina) si presenta come storico argentino per metà di origine italiana. Il problema genitori-figli-nipoti è legato a quello dell’identità, che può essere definita in molti modi: in base alla cittadinanza; alla dimensione culturale, che implica la padronanza della lingua italiana; all’idea di appartenenza. Le prime comunità insediate in America Latina erano per lo più composte da genovesi, che si sentivano liguri e non italiani. Cita l’espressione di D’Azeglio: “L’Italia è fatta, ora dobbiamo fare gli italiani” per indicare che l’identità si costruisce attraverso tre vie: la scuola; il servizio militare; la guerra. Ma gli italiani emigrati, soltanto all’estero si sono scoperti italiani perché, partiti in genere analfabeti, il loro senso di identità era il paese, il campanile, che li distingueva dagli altri. Di qui, la spinta alla creazione di associazioni nelle quali sentirsi in un certo senso a casa. Sentimento comune era la nostalgia e il desiderio di tornare; ma qui hanno avuto i figli, per i quali vale un discorso diverso rispetto ai genitori. Infatti, mentre per questi ultimi il rapporto con l’Italia si basava su un’esperienza vissuta, per i figli è mediato attraverso la memoria dei genitori, e per essi si può parlare di una memoria privata e di una memoria pubblica, nel senso che dalla famiglia hanno assimilato principi, abitudini, modi di essere, ma quasi mai la lingua (anche perché molto spesso i genitori non parlavano italiano, bensì un dialetto), e nel contempo hanno ricevuto un forte influsso dal Paese di accoglienza attraverso la scuola, i miti e gli usi nazionali. Si può affermare che erano in bilico tra eredità italiana e contesto locale, e dunque con una duplice identità. In tali condizioni, era naturale scegliere l’identità di maggiore prestigio, quella che consentiva un migliore inserimento nel contesto locale, e si è dunque verificato che in genere i più accaniti avversari dell’italianità siano stati i figli degli emigrati italiani. Tale seconda generazione ha in molti casi raggiunto posizioni di prestigio. La terza generazione, quella dei nipoti, ha avuto un rapporto meno conflittuale con le proprie origini ormai lontane, ed era anzi portata a ricordare ciò che i genitori volevano dimenticare. Comunque, non si è avvicinata alle grandi associazioni italiane, per le quali il declino era iniziato alla fine degli anni ’20, e anche le grandi testate giornalistiche italiane, che avevano avuto una tiratura pari a quella delle più importanti testate locali, hanno visto rapidamente ridursi il numero di lettori figli di italiani. Neppure la generazione di emigrati giunta nel secondo dopoguerra ha fatto riferimento alle associazioni italiane esistenti, ma ha creato nuove strutture. Se la seconda generazione non ha conservato molti tratti della memoria pubblica italiana è stato anche perché, a seguito dell’ascesa sociale, talvolta si vergognava delle proprie origini, che però i nipoti sono andati man mano recuperando, perché negli ultimi 25 anni l’Italia, e in genere l’Europa ha acquistato prestigio in particolare in 28 rapporto ai Paesi sudamericani, dove si è avviato un processo di regressione economica e di imbarbarimento a seguito delle dittature militari. L’Europa e l’Italia divengono immagine del progresso economico e della democrazia, c’è un recupero dell’identità italiana come cultura, e l’Italia diventa un mito. Oggi si assiste a quella che, a suo avviso erroneamente, viene definita “emigrazione di ritorno”, che in realtà è emigrazione di sudamericani con origini italiane, che a volte tentano di recuperare i legami culturali, ma quasi mai la lingua, e a volte chiedono il passaporto soltanto per poter lavorare nell’Unione Europea. Ritiene si debba distinguere tra italiani all’estero nati in Italia, che mantengono forte l’identità di origine, e discendenti, per i quali più forte è l’identità locale e per molti è addirittura l’unica, anche per responsabilità dei massimi esponenti delle comunità all’estero e delle Autorità diplomatiche italiane, che poco si sono adoperati per sviluppare l’orgoglio di appartenenza. Quando si parla di milioni di italiani nel mondo, si deve essere consapevoli che in realtà buona parte di essi di italiano ha soltanto le origini; forse in futuro scoprirà le proprie radici, poiché il rapporto dell’Italia con i discendenti degli italiani all’estero è ancora da costruire. Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) ringrazia per la brillante esposizione, che ha messo in luce molti aspetti dell’italianità. Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha sempre puntato sull’appartenenza culturale, che presuppone il recupero della lingua italiana, un fatto della cui importanza negli ultimi 30-40 anni lo Stato italiano sembra aver acquisito consapevolezza. Peraltro, grazie anche al successo dell’Italia in molti settori, dal design alla moda, l’Italia è diventato un punto di riferimento. Il CGIE ha promosso un’indagine qualitativa sui giovani italiani all’estero, che ha interessato 15 Paesi, e dalle testimonianze è appunto emerso un po’ ovunque che ciò che le seconde generazioni volevano dimenticare, le terze generazioni per una curiosità culturale tendono a riscoprire. Forte è l’attenzione verso l’Italia, la sua cultura e la sua storia, ma anche verso simboli come la Ferrari o il calcio. Il prof. Devoto ha parlato di responsabilità dei rappresentanti delle comunità italiane all’estero; è un segnale che va recepito e su cui il CGIE dovrà riflettere. Nella società aperta di oggi, caratterizzata da mobilità culturale, turistica, professionale, l’Italia ha interesse a valorizzare la propria rete di presenze nel mondo e deve farlo guardando alle giovani generazioni. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA si complimenta per la lucidità dell’analisi. Mentre la prima generazione di emigrati resta italiana a tutti gli effetti, i figli acquisiscono la cultura locale. Quanto alla terza generazione, il ritorno in Italia è da straniero; si tratta quindi della prima generazione di stranieri con antenati italiani. Il fenomeno non è solo italiano, ma riguarda anche comunità più numerose, come l’inglese, la spagnola, l’irlandese. Non concorda sul fatto che lo Stato italiano non abbia fatto abbastanza e invita a considerare che, se un tempo le strutture dello Stato entro i confini non sono state in grado di sostenere una grande collettività costretta a emigrare per cercare migliori 29 fortune, neppure quelle all’estero potevano essere in grado di farlo. L’Italia è cambiata, fa parte del G7, è uno dei Paesi più industrializzati, non esporta solo moda, ma tecnologia e macchine utensili, delle quali è il primo produttore al mondo, è cresciuta nell’immaginario, e si assiste ora a un ravvicinamento da parte dei giovani all’estero. Lo Stato italiano sta promovendo azioni su vari fronti: la lingua, la cui conoscenza è fondamentale; la partecipazione politica, con il voto; un associazionismo diverso da quello della prima generazione, fatto di imprenditori, commercianti, artisti, di categorie che, ritrovandosi insieme, hanno la possibilità di crescere. Francesco DEVOTO (Esperto dell’Argentina) sottolinea che il suo intervento non ha riguardato il presente, di cui non ha conoscenza, bensì il passato. È senz’altro vero che uno Stato che non può evitare che suoi cittadini siano costretti a emigrare non è in grado di sostenerli all’estero; non si può però ignorare – sempre riguardo al passato – che i gruppi dirigenti italiani all’estero sono stati conflittuali, e questo ha molto indebolito le associazioni italiane. Inoltre, in passato le strutture dello Stato non hanno avuto un ruolo particolarmente attivo soprattutto nel settore dell’alta cultura. Si compiace che sia stata promossa una ricerca, che sicuramente aiuterà la comprensione e consentirà di agire di conseguenza. Facendo riferimento all’intervento del Consigliere Petruzziello (Brasile), a proposito della distribuzione degli Uffici consolari nel mondo il Ministro Torquato CARDILLI (Segretario del CGIE) invita ad una maggiore cautela quando vengono citate delle cifre e si formulano giudizi. Precisa quindi che in Europa vi sono 61 Uffici consolari, 33 nelle Americhe, 11 in Asia, 8 in Africa e 5 in Oceania. In Europa i cittadini con passaporto italiano sono 2.249.000, nelle Americhe 1.555.000 e il rapporto tra cittadini e Consolato per l’Europa è di 36.900 per ogni Ufficio consolare, mentre nelle Americhe è di 47.000. Considerando però la sola America Latina, con i suoi 22 Uffici consolari, il rapporto è del tutto identico a quello europeo: 36.900. I lavori, sospesi alle ore 13, riprendono alle ore 14.55 Il PRESIDENTE apre il dibattito sul tema delle nuove generazioni. Giacomo CANEPA (Perù) esprime una protesta per non aver potuto far intervenire alla riunione un Esperto dal Perù, che proprio sui giovani aveva preparato una relazione di grande interesse, che desidera sia messa agli atti della Commissione. (All. 8) Michele COLETTA (Venezuela) deve anche alla sua personale esperienza la convinzione che nei Paesi di accoglienza gli italiani siano riusciti a farsi apprezzare per certe doti e per un patrimonio anche culturale, che si deve essere capaci di trasferire a figli e nipoti, perché ne divengano titolari. Lo sforzo deve essere orientato a far sì che i giovani facciano parte delle associazioni non in condizione subalterna, ma a pieno titolo e consapevoli non solo dei propri diritti, ma anche di avere dei doveri verso la collettività. 30 Mariano GAZZOLA (Argentina) osserva che l’intervento dell’Esperto Devoto, di carattere storico, ha illustrato la realtà di persone che hanno fatto l’Italia nel mondo e che hanno vinto battaglie, come quella per il voto all’estero. Ora la battaglia è per l’integrazione delle nuove generazioni nella comunità. Nell’indagine citata dal Segretario Generale più del 40% dei giovani in Brasile e Argentina si è definito italo-argentino, o italo-brasiliano; un’analoga indagine condotta via Internet ha dato un risultato del 50%. Il senso di appartenenza è dunque chiaro. La domanda che ci si deve porre è: cosa pensa l’Italia che siano le nuove generazioni e quale sarà la sua politica. Finora, lo sforzo per l’integrazione dei giovani si deve soltanto alle associazioni, in particolare quelle regionali, che hanno compreso la nuova realtà e vanno sostenute dallo Stato italiano. L’offerta dell’associazionismo è sicuramente diversa rispetto al passato, ora si parla di corsi di formazione, di soggiorni culturali, di iniziative che interessano le nuove generazioni e sono realizzate in prevalenza con fondi regionali. L’identità si costruisce soprattutto attraverso la lingua e in questo campo c’è molto da fare, a iniziare dal sostegno alle scuole italiane e ai corsi di lingua e cultura. Una identità non è data dalla legge, sta nel cuore di ciascuno, e anche se la legge italiana non riconoscesse loro la cittadinanza, i giovani si sentono e sono italiani. Per Claudio PIERONI (Brasile) ora importa studiare come avvicinare i giovani. A San Paolo ogni associazione italiana ha un gruppo giovani, che si cerca di stimolare lasciando loro spazi e sostenendone le iniziative. Essi sono in particolare interessati dai corsi di formazione e di lingua e cultura italiana. Le associazioni regionali sono particolarmente orientate verso i giovani, ed egli cita il caso della Regione toscana, che ne promuove il coinvolgimento in numerosi settori. Francisco F. NARDELLI (Argentina) ritiene che uno dei problemi con cui il CGIE dovrà confrontarsi è il coinvolgimento dei giovani nelle associazioni italiane, non soltanto in quelle regionali. Le Autorità italiane dovrebbero a suo avviso indagare sul motivo per cui si è sviluppata nelle nuove generazioni più l’identità regionale che quella italiana, per poi impostare la giusta politica. Renato PALERMO (Uruguay) sottolinea che il coinvolgimento dei giovani nelle associazioni regionali li ha portati ad operare all’interno delle collettività, ma non sono ancora stati creati i canali necessari a capitalizzare il potenziale che essi rappresentano. Occorre in questo senso l’impegno dello Stato italiano, del Consiglio Generale e delle stesse comunità. Paolo CASTELLANI (Cile) non riscontra contrasto tra identità dell’italiano all’estero e identità del cittadino locale, anche perché l’America Latina, in particolare nel versante atlantico, è stata fatta in grande misura dagli italiani, e la locale cultura è complementare a quella di origine. Gli italiani in questo Continente non sono e mai si sono sentiti stranieri. Grave, invece, è il fenomeno dell’assimilazione, che va forse nascondendo i valori essenziali dell’italianità. In questo campo è necessario intervenire con decisione. 31 Ricardo MERLO (Presidente del Comites di Buenos Aires) ha ascoltato con grande interesse la brillante esposizione del prof. Devoto, che ha offerto numerosi spunti di riflessione. Le nuove generazioni in America Latina guardano verso il futuro con una visione politica strategica, ed egli sottolinea che la legge sulla cittadinanza, assieme a quella sul voto all’estero, hanno dato all’Italia un’opportunità storica per assicurare nel mondo la propria presenza morale, culturale, istituzionale, che la renderà una Nazione più grande. Si compiace che il CGIE abbia ritenuto di creare un’apposita Commissione Tematica per le nuove generazioni, nella quale dibattere le specifiche problematiche, che certo avranno ampio spazio nell’agenda della Commissione Continentale. Ritiene che il CGIE debba impegnarsi al massimo affinché si realizzi finalmente la Conferenza dei giovani e che sarebbe utile cominciare a discutere la validità o meno di alcune politiche regionali di rientro, che nell’attuale congiuntura altro non è che un’ulteriore emigrazione forzata, la reiterazione di un processo di separazione dalla famiglia, dagli amici, dalla terra natale. Per promuovere le nuove generazioni occorre dare impulso alle associazioni nate anni addietro, che hanno trasmesso i valori della solidarietà, della democrazia, della pace, della giustizia sociale. Nell’attuale mondo globalizzato, puntare sui giovani è garanzia di una politica intelligente ed efficace. Nello COLLEVECCHIO (Venezuela), a testimonianza del fatto che quando si dà spazio ai giovani, essi danno valide risposte, riferisce che agli inizi degli anni ’60 in Venezuela sono sorti 36 centri ricreativo-culturali italo-venezuelani, oggi diretti da giovani di seconda e terza generazione, del cui lavoro c’è da essere orgogliosi. Il locale CGIE ha organizzato tre congressi della gioventù italo-venezuelana e recentemente, in accordo che associazioni e istituzioni italo-venezuelane, si sono gettate le basi per il quarto congresso, da realizzare possibilmente nel 2005 e al quale saranno invitati i giovani degli altri Paesi latino-americani, al fine di un interscambio auspicabilmente proficuo. Sarebbe forse opportuno pensare ad un convegno dei giovani di tutta l’area, le cui problematiche sono sicuramente diverse rispetto al resto del mondo. Con l’Argentina è stato assunto l’impegno a che giovani venezuelani siano presenti ai prossimi Giochi della gioventù a Buenos Aires. Il PRESIDENTE ricorda i Giochi della gioventù svoltisi lo scorso sabato a Buenos Aires, che hanno coinvolto 4.500 bambini di varie età, tra i quali saranno selezionati i 30 che si recheranno in Italia. Le nuove generazioni saranno al centro dell’attenzione della Commissione. Michele COLETTA (Venezuela) osserva che, qualora il CGIE disponesse di un budget per realizzare delle attività, magari anche in campo assistenziale, tutto risulterebbe più facile e si potrebbe concretizzare qualcosa di interessante e utile. Nelle attuali condizioni, invece, non ci si può che limitare a parlare, non si sa fino a quando. Egli ritiene che il Consiglio Generale, per essere all’altezza dei progetti che si intende sviluppare, dovrebbe in termini pratici interessarsi non solo di diarie o di biglietti aerei. 32 Ugo DI MARTINO (Venezuela) fa presente che in Venezuela dal 1940 esistono scuole italiane: elementare, media e liceo, che hanno formato su programmi italiani migliaia di figli di italiani, i quali hanno comunque un bagaglio culturale diverso rispetto agli omologhi in Patria e rappresentano un patrimonio da non trascurare. Si è detto che l’Italia è il principale venditore di macchine utensili, ma essa vende anche cultura e impresa, e forse maggiore attenzione andrebbe rivolta alle piccole imprese all’estero, per lo più create da giovani italiani. Questi vanno ricercati ovunque si trovino, anche al di fuori dei centri sociali, per suscitare il loro interesse e cercare di coinvolgerli. Antonio LASPRO (Brasile) chiede anzitutto che sia definita la fascia di età giovanile. In qualità di consultore della Regione Basilicata ha più volte cercato di avvicinare i giovani, constatando che ciò è possibile solo quando si tratta di consentire loro di partecipare a corsi in Italia; al ritorno, però, viene meno qualsiasi interesse. Il Circolo italiano di San Paolo, del quale è Consigliere, negli ultimi 15 anni non è riuscito ad attrarre neppure un giovane, e vorrebbe conoscere in che modo i colleghi ottengono invece risultati positivi, per poter ritornare con una parola di speranza. Filomena NARDUCCI (Uruguay) ha avuto scambi di idee con giovani veneti, che in Uruguay assumono iniziative, decidono, insieme si rendono protagonisti e di questo si dicono lieti. A suo avviso il problema è dato dal fatto che nelle associazioni, quando si tratta di decidere i giovani sono esclusi. Ad essi, invece, vanno dati i necessari strumenti perché vivano la propria italianità nei Paesi dove sono nati. Facendo riferimento all’emigrazione di ritorno, e al fatto che dei giovani che chiedono il passaporto italiano si dice che si ricordano delle origini soltanto in questa circostanza, invita a riflettere sul fatto che moltissimi di loro conoscono bene la storia e la cultura della terra di origine, hanno uno spiccato senso di appartenenza e sono cresciuti con abitudini italiane. Se non conoscono la lingua, è perché in molti casi dovrebbero sostenere un costo che non possono permettersi. Occorre poi tenere conto che recarsi in Europa con un passaporto italiano consente di evitare difficoltà che sarebbero invece poste dalle Autorità di frontiera in caso di passaporto di un Paese latino-americano. Occorre svolgere opera di promozione nei Paesi di residenza, riconoscendo ai giovani il diritto di cittadinanza e fornendoli di strumenti di sviluppo di politiche che a livello locale li riguardino. Fa infine rilevare che spesso vengono prese iniziative che non rispondono alle attese; ad esempio, i giovani non vogliono certi corsi che non danno prospettive di lavoro o, in genere, di inserimento, per i quali gli investimenti sono cospicui. Claudio PIERONI (Brasile) ritiene che tutte le Regioni dovrebbero realizzare programmi con i propri giovani. La Regione Toscana ogni anno invita dall’America Latina 50-60 giovani a seguire un corso di aggiornamento linguistico-culturale della durata di un mese. Al loro ritorno fanno vita associativa e divengono veri e propri ambasciatori dell’Italia. 33 Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) considera che l’intervento del prof. Devoto ha posto interrogativi profondi, ma questa discussione si svolge in assenza di giovani. Chi intende occuparsi di tale tematica – egli suggerisce – potrebbe farsi inviare dalle Regioni che negli ultimi dieci anni hanno avviato iniziative per i giovani, gli atti delle conferenze con le testimonianze, poiché occorre porsi in un atteggiamento di ascolto e non immaginare di essere in possesso della verità. Non vorrebbe che ad animare il dibattito sui giovani fosse l’aver ottenuto l’esercizio del voto all’estero e considera che chi ha dimostrato di saper parlare con i giovani è stato il Ministro Tremaglia, che in Canada ha avuto un’accoglienza calorosissima e ha trattato temi quali la cultura e i valori italiani, non certo il voto. Promovendo l’indagine sui giovani ci si è voluti dotare di uno strumento conoscitivo, ed è necessario leggere ciò che è stato detto per acquisire la conoscenza della varietà di situazioni esistenti nel mondo. L’obiettivo è mantenere il legame tra l’Italia e i sui cittadini all’estero in una prospettiva moderna, mettendo anche a confronto le nuove esperienze di mobilità dall’Italia, di persone che vanno nel mondo con titoli accademici e contratti di lavoro. Il progetto della Prima conferenza dei giovani italiani all’estero prevede pre-conferenze a carattere continentale per delineare il quadro locale e definire gli obiettivi, da presentare nel momento unificante della Conferenza, che si dovrebbe tenere in Italia. I giovani non possono essere protagonisti di un’emigrazione di ritorno, che si tradurrebbe, tra l’altro, in un depauperamento di questi Paesi dei quadri medi di cui hanno bisogno. È invece necessario promuovere un sistema di interscambio di esperienze professionali e culturali, con l’obiettivo di aiutare sia i giovani che le economie dei Paesi dove i connazionali risiedono. Quanto all’osservazione che è stata fatta sull’assenza di un budget da dedicare a progetti assistenziali, va detto che il CGIE è nato come rivendicazione di rappresentanza politica e per dare cittadinanza ai diritti e alle rivendicazioni dei connazionali all’estero; deve avere capacità di maggiore riflessione e di proposta politica più forte e tempestiva anche per quanto riguarda le nuove generazioni, affinché sia assicurata continuità alla storia degli italiani all’estero. Il PRESIDENTE ricorda di aver fatto parte, anni addietro, del Comitato consultivo, al quale si devono numerose riforme, finché, per dotare gli italiani nel mondo di uno strumento più efficace, è stato istituito il CGIE. Si è sempre considerato che la politica per gli italiani d’oltremare dovesse avere caratteristiche diverse rispetto a quella riguardante l’emigrazione europea, per via della differenza delle problematiche. In America Latina gli italiani sono giunti soltanto con l’illusione di tornare in Patria ma, in fondo, con la consapevolezza che vi si sarebbero stabiliti e vi avrebbero costruito la famiglia. Il grande flusso migratorio del 1850-1880 non ha avuto il sostegno del Paese di origine e neppure di quello di accoglienza, e sono nate allora le prime associazioni mutualistiche in località dove altro non v’era che la piazza, il municipio e il campanile. Gli italiani sono diventati parte di questi Paesi, nel tempo sono cresciuti anche culturalmente e hanno dato vita a un patrimonio che deve essere conosciuto. Quando egli ha organizzato la prima riunione per i giovani, l’ha pubblicizzata in tutti i 34 modi possibili, ma si è trovato dinanzi un gran numero di persone anziane. Ha scelto allora un’altra via: congressi dei giovani di origine italiana, ogni anno in una città del Paese; l’affluenza di giovani è andata crescendo nel tempo ed ora è massiccia. In Argentina vi sono sette ospedali che si devono agli italiani emigrati, e quello di Buenos Aires è tra i più importanti del mondo. Strade, piazze e monumenti hanno nomi italiani. Prima fra tutte, la Regione Veneto ha creato la Consulta e, a dieci anni di distanza ha stanziato 3 miliardi per una politica nei confronti dei veneti nel mondo; più di 8.000 giovani hanno seguito corsi nel Veneto. Se ogni Regione sviluppasse una politica per i propri cittadini nel mondo, molti problemi sarebbero risolti. Il dramma degli emigrati con la valigia di cartone si esaurirà con la scomparsa degli ultimi appartenenti alla prima generazione, non sarà più dibattuto il problema delle pensioni ma resteranno i giovani, teste di ponte dell’Italia nei Paesi di accoglienza, un patrimonio che il CGIE deve saper valorizzare. Se i giovani saranno coinvolti, con il voto all’estero il rapporto tra l’Italia e le sue comunità nel mondo certo non si estinguerà. Antonio LASPRO (Brasile) fa rilevare che anche la sua, come altre Regioni, ha assunto iniziative a livello locale. La sua domanda, che ripropone, è come far sì che il rapporto con i giovani non sia episodico. A parere del PRESIDENTE il segreto sta nel dare continuità alle iniziative. Propone quindi la costituzione di un Comitato per la redazione di un documento che sintetizzi le proposte della Commissione. Marina PIAZZI (Messico) fa rilevare che finora non è stata avanzata alcuna proposta concreta. Si dovrebbe probabilmente fare un richiamo perché siano sbloccati i fondi per la Conferenza dei giovani. Il PRESIDENTE ritiene che nel documento si dovrebbe chiedere l’impegno delle Regioni, se non anche dei Comuni, a una partecipazione diretta, visto che il dialogo con lo Stato risulta sempre difficile. Marina PIAZZI (Messico) osserva che le Regioni sono già impegnate, tanto è vero che avevano dato la loro disponibilità ad ospitare le pre-conferenze. Invita a tenere presente quanto è stato finora fatto con notevole dispiego di energie. Il PRESIDENTE puntualizza che soltanto qualche Regione è coinvolta. La riunione riguarda l’area latino-americana, dove sono state realizzate alcune esperienze che possono avere valore in tutto il mondo. Dichiara quindi concluso il dibattito e dà la parola all’Esperto Pezzoli, che tratterà il tema della cittadinanza. Ferdinando PEZZOLI (Esperto del Cile) premette che affronterà il tema non da un punto di vista giuridico-normativo, ma sociologico e dei diritti. La sua sarà l’esposizione di un’opinione critica, volta ad evidenziare le conseguenze dell’applicazione della legge sulla cittadinanza e preceduta da una riflessione sul futuro dell’italianità all’estero e sull’esercizio del voto, che prende le mosse dalla composizione della collettività, da ciò che può fare e in che modo. 35 Con maggiore o minore intensità, dal 1850 al 1960 i flussi migratori italiani si sono orientati prevalentemente verso l’Europa e i Paesi anglofoni, e verso l’America Latina. Salvo casi sporadici, in America Latina gli italiani sono stati ben accolti, si sono facilmente integrati nei Paesi ospiti e oggi si assiste a una forte assimilazione delle nuove generazioni. La collettività si compone di 1.182.000 persone con passaporto italiano, di cui 80.000 nate in Italia e 200.000 appartenenti alla prima generazione; vi sono poi presumibilmente 3 milioni di persone senza passaporto. Chi viene detto italiano per il fatto di possedere il passaporto, per lo più dell’Italia non conosce usi, cultura, lingua, e in un prossimo futuro non vi saranno che discendenti, i quali forse neppure sapranno a quale italiano devono il nome e il diritto di essere cittadini italiani. Quanto all’esercizio del voto all’estero, egli ritiene di non averne diritto poiché vive, lavora, ha creato una famiglia, paga le tasse e gode dei diritti del Paese che l’ha accolto; ciò non vuol dire che non si senta profondamente italiano e non si prodighi per diffondere la lingua e la cultura e nel promuovere scambi commerciali. Considera che i 18 parlamentari della circoscrizione estero saranno chiamati ad esprimersi anche su questioni che riguardano gli italiani in Italia, di cui non hanno sufficiente conoscenza. Si può ritenere che seguiranno le direttive di partito, con la conseguenza di poter anche spostare gli equilibri. Egli si domanda con quale diritto essi possano decidere in ordine alla vita degli italiani in Patria ed esprime l’avviso che la legge dovrebbe essere riveduta prima di giungere alle elezioni affinché, per la prima tornata, sia consentito candidarsi soltanto a emigrati all’estero nati in Italia. A proposito della cittadinanza, che tanto impegna i Consolati, osserva che soltanto adesso in tanti hanno ricordato di avere un antenato italiano. Insieme con il passaporto, essi diventano titolari di tutti i diritti politici e civili; è giusto che abbiano diritto al voto, all’assistenza, alla previdenza di cui già godono nel luogo dove sono nati e vivono? E fino a quale generazione potranno trasmetterli? Certo non all’infinito. Ciò che ogni discendente italiano dovrebbe avere di diritto è l’insegnamento della lingua e cultura italiana e la formazione professionale, perché si creino condizioni di sviluppo del Paese in cui vive. Conclude affermando che per ottenere la cittadinanza dovrebbe essere obbligatoria la conoscenza della lingua italiana. (All. 9) Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) valuta estremamente coraggiosa la Relazione dell’Esperto Pezzoli. In tema di cittadinanza intende presentare alcune proposte concrete, che non richiedono impegno di capitali, ma solo buona volontà. Riferisce di una raccolta di 1.700 firme di richiesta della cittadinanza, di discendenti di trentini riuniti nel Palasport di una città dell’interno dello Stato di Santa Catarina, avvenuta in occasione di una sua visita, assieme al Console Generale, al Presidente del Comites e altre Autorità. Tale sottoscrizione, organizzata dal Circolo dei trentini di Curitiba, è stata portata a termine nel giro di poco più di due ore, avendo allestito tre tavoli che impegnavano ciascuno due persone. Qualora 1.700 persone si fossero dovute recare al Consolato a presentare la domanda, non sarebbero trascorsi meno di due anni. Poiché la legge sul diritto di cittadinanza ai trentini scade nel dicembre 2005, e nella sola 36 circoscrizione consolare di Curitiba risiede una comunità di circa 300 mila persone che hanno diritto alla cittadinanza, chiede che il CGIE e la Direzione Generale si attivino affinché la validità della legge sia prorogata. Rivolto in particolare al Ministro Siggia, ricorda che due anni fa la competente Commissione Tematica ha approvato una sua proposta di semplificazione delle modalità per l’acquisto della cittadinanza iure sanguinis. Attualmente, un cittadino deve presentare 22 documenti che devono seguire un lungo iter burocratico. Egli ritiene logico che si debba inviare in Italia, per la convalida da parte del Comune di origine, l’atto di matrimonio e di morte dell’antenato che è nato in Italia, ma non altrettanto che si debbano inviare anche i documenti di nascita, matrimonio e morte dei successivi discendenti. Sulla base di un telespresso del quale ha preso visione, sembrerebbe che tale procedura possa essere semplificata: fermo restando che ai Consoli spetta l’accertamento della discendenza, si dovrebbero poter inviare in Italia solo gli atti relativi alle persone vive; contestualmente il Console rilascerebbe un certificato attestante il diritto alla cittadinanza iure sanguinis. Alla Direzione Generale chiede che si attivi presso il Ministero dell’Interno, affinché non accada che, di fronte alla nuova modalità, i Comuni respingano la documentazione. Fa poi notare che questo tipo di semplificazione si tradurrebbe in una riduzione del 50% del lavoro del Consolato. Solleva quindi la questione dei casi urgenti, per i quali sarebbe necessaria una corsia preferenziale, che certo il Console non può seguire. L’escamotage del Ministero dell’Interno (Circolare 28/2002) consiste nella legalizzazione a pagamento dei documenti, da consegnare direttamente al Comune in Italia. Il fatto è che, in conseguenza della gran mole di lavoro, i Consolati non stanno evadendo le richieste di legalizzazione. Propone che anche in questo caso si ricorra alla semplificazione, che potrebbe essere costituita da una sorta di etichetta autoadesiva stampata al computer e chiede che il MAE fornisca un’indicazione in tal senso ai Consolati. Ritiene che con la buona volontà si possa rendere più agile il lavoro dei Consolati e rendere un servizio alla collettività. Francisco F. NARDELLI (Argentina) richiama l’attenzione del Ministro Siggia su un problema di fondamentale importanza per tantissimi connazionali emigrati dall’ex Impero Austro-ungarico, che hanno atteso quasi 40 anni perché fosse loro riconosciuto il diritto al riacquisto della cittadinanza e che per legge devono manifestare la propria volontà entro dicembre 2005. Per interrompere i termini di scadenza del diritto l’interessato deve sottoscrivere un documento presso la Sede consolare, dovendo a volte affrontare con tutta la famiglia viaggi di migliaia di chilometri, di costo notevole e talvolta insostenibile. Si è poi verificato che ad alcuni connazionali sia stata erroneamente riconosciuta la cittadinanza iure sanguinis, ed a questi, che dovranno ora avviare la pratica sulla base della nuova legge, è stata chiesta la restituzione del passaporto. In taluni casi, la notifica di non essere più cittadini italiani è giunta a persone che si trovavano in Italia per motivi di lavoro ed egli richiama l’attenzione sul fatto, che potrebbe verificarsi, che vi sia chi riceve la notifica dopo la scadenza della legge. In quel caso sarebbe perduto ogni diritto al riacquisto della cittadinanza. Per i motivi esposti, chiede che la Commissione Continentale approvi un ordine del 37 giorno da presentare alla prossima Assemblea Plenaria, che rechi le seguenti richieste: la proroga della scadenza della legge; la possibilità di sottoscrivere la dichiarazione di volontà di acquisto della cittadinanza italiana davanti a un Agente consolare; che sia chiarita la posizione dei connazionali ai quali era stata erroneamente attribuita la cittadinanza iure sanguinis e che in questi particolari casi si proceda all’attribuzione d’ufficio. Chiede infine ai colleghi di pubblicizzare ampiamente la legge in questione, affinché tutti i connazionali interessati siano informati e possano esercitare il proprio diritto. Marina PIAZZI (Messico) chiede se per leggi di particolare importanza, come quella in questione e in genere quella sulla cittadinanza potrebbe non essere prevista la limitazione del tempo, poiché certo lo Stato italiano non correrebbe grossi rischi. Dal momento che è il Parlamento che legifera, il Ministro Sandro Maria SIGGIA non può che far rilevare che molte leggi hanno una scadenza temporale. I lavori, sospesi alle ore 17, riprendono alle ore 17,20 Michele COLETTA (Venezuela) esprime stupore e incredulità. Per anni il CGIE ha lottato per il riconoscimento della cittadinanza, e prima ancora altri organismi hanno portato avanti questa battaglia; appare ora incredibile che dopo l’intervento dell’Esperto Pezzoli si siano susseguiti interventi che non hanno fatto alcun riferimento al contenuto della Relazione. Questo non è, a suo avviso, un modo corretto di procedere, poiché è doveroso un commento. Il suo è diretto ai colleghi del Cile. Quando si propone l’intervento di un Esperto, si deve avere letto il documento che sarà illustrato, poiché vi sono delle responsabilità e in sostanza se ne sostiene la posizione, una posizione che egli non può accettare perché contraria a tutti i principi e alle lotte condotte dal mondo dell’emigrazione, negativa e in prospettiva forse anche dannosa. Chiede, se possibile, che il documento non sia citato né riportato negli atti, e che il dott. Ciofi, il Ministro Siggia e il Ministro Cardilli dimentichino quanto è stato detto in tema di voto. Conclusivamente, chiede che la Commissione si esprima nel senso che siano riaperti i termini per tutte le richieste di cittadinanza. Filomena NARDUCCI (Uruguay) ricorda l’importante risultato ottenuto con la diramazione della Circolare 28, relativa alle condizioni che consentono che la documentazione relativa alla richiesta di cittadinanza sia presentata direttamente in Italia. Al fine di individuare soluzioni che alleggerissero il lavoro del Consolato, è stato posto il quesito circa la possibilità di tradurre e trascrivere soltanto i documenti relativi alle persone vive, e in questo senso si sta ora regolando il Consolato di Montevideo, che vedrà alleggerirsi il lavoro del 50%. Nell’attuale situazione di emergenza, poiché i Comuni di origine sono gli ultimi ad effettuare la registrazione della documentazione, domanda se sia possibile che gli stessi provvedano alle necessarie verifiche dei documenti loro inviati dai Consolati, debitamente controllati e corredati del certificato attestante il diritto alla cittadinanza, e 38 quindi procedano alla trascrizione. Si eviterebbe così un doppio lavoro. Concorda con il Consigliere Coletta (Venezuela) sulla proposta che la Commissione Continentale approvi un nuovo ordine del giorno di richiesta di riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana in loco per coloro che, avendola perduta, per un difetto di informazione non hanno potuto avvalersi della sanatoria. Paolo CASTELLANI (Cile) è d’accordo sulla semplificazione delle procedure che i Consolati debbono seguire, ma invita a tenere presente che, data la diversità della casistica, questa non è sempre possibile. A proposito della Relazione dell’Esperto Pezzoli, distinguerebbe le due posizioni, sulla cittadinanza e sul diritto di voto, che non condivide. A proposito della cittadinanza, si sofferma sulla possibilità della sua trasmissione all’infinito, che ritiene possa essere oggetto di contestazione da parte dell’Unione Europea, dove già è stata richiamata l’attenzione sulla particolare situazione di cittadini, per la maggior parte italiani di origine provenienti dall’Argentina, che risiedono in Spagna e, quali cittadini europei, sono titolari di tutti i diritti. È dell’avviso che l’intero istituto della cittadinanza dovrebbe essere rivisto alla luce della realtà odierna e delle normative vigenti. Nel diritto romano, egli ricorda, il concetto di civitas era molto restrittivo: era civis romanus il figlio di madre romana nato entro le mura; solo con l’Impero si è affermato, come strumento di strategia politica, la ius sanguinis. Infine, non ritiene che la questione della cittadinanza debba essere correlata al voto, che è un diritto acquisito seppure con tanti anni di ritardo, non per responsabilità dell’emigrazione. Ugo DI MARTINO (Venezuela) non ritiene si possa non tenere conto della Relazione dell’Esperto Pezzoli, dalla quale però la Commissione dovrebbe prendere le distanze esprimendo la propria disapprovazione. In tema di cittadinanza, pone in particolare la questione dei matrimoni e dei naturalizzati ed osserva che per il riconoscimento di un diritto non si dovrebbero attendere anni. Pertanto, il suo appello è che l’organico delle Sedi estere del MAE sia rafforzato, perché nelle condizioni attuali i soldi dello Stato sono vanamente spesi, senza risolvere i problemi degli italiani all’estero, che vanno affrontati con serietà e determinazione, per la parte che gli compete, anche dal CGIE. Ha rilevato, e non lo ritiene accettabile, che nell’interpretazione e applicazione della legge ogni Consolato si regola a modo proprio, mentre dovrebbe essere seguita una linea univoca. Richiama poi l’attenzione sul riconoscimento della cittadinanza al coniuge, che tramite il Consolato richiede due anni di tempo, mentre sono sufficienti sei mesi se ci si rivolge al Comune italiano di origine. Si tratta in questo caso di recarsi in Italia, e ciò comporta notevoli spese e il mancato aggiornamento dell’anagrafe consolare. Premettendo apprezzamento per la professionalità dei funzionari che dal Ministero sono inviati al Consolato, sottolinea la necessità di ottimizzarne il lavoro individuando le cause che determinano rallentamenti e ritardi. Pone quindi il problema dei naturalizzati, per i quali dovrebbero essere riaperti i termini per il riacquisto della cittadinanza e quello dei figli di madre italiana, maggiorenni il 1° gennaio 1948, per chiedere che il Ministero degli Esteri promuova le opportune iniziative perché vi sia una revisione della legge. 39 A proposito della Relazione dell’Esperto Pezzoli, Juan Antonio GARBARINO (Cile) fa presente di essere stato informato sul testo soltanto in linea di massima e pochi giorni prima della riunione, e di avere in due circostanze tentato di convincere il signor Pezzoli, che conosce da anni e nel quale ha sempre riposto fiducia, ad attenuarne i toni. Non pensava che il documento fosse nei termini in cui è stato presentato e concorda con il Consigliere Coletta (Venezuela) che ne sia evitata la divulgazione. Paolo CASTELLANI (Cile) non era in sala quando il collega del Venezuela ha chiesto che il documento non apparisse agli atti. Ritiene doveroso il rispetto di tutte le opinioni, anche di quelle che non si condividono, come peraltro egli stesso ha fatto quando sono state espresse critiche in ordine all’intervento dell’Esperto sulla previdenza sociale, per lui di grande interesse e invece giudicato da un Consigliere poco attinente ai problemi dell’area, dei quali in sostanza avrebbe fatto ritardare la discussione. L’Esperto Pezzoli, che è cittadino italiano, può legittimamente esprimere il proprio personale parere. Qualora la Commissione stabilisse di non verbalizzarne la Relazione, per una questione di rispetto egli accetterebbe tale decisione, sottolineando che in ogni caso recherebbe un’offesa che egli non condivide. Per Maria Rosa ARONA (Argentina) ciascuno può legittimamente esprimere le proprie opinioni, che vanno rispettate anche se personalmente ritiene certe posizioni piuttosto anacronistiche, poiché si tratta di questioni che fanno ormai parte della storia. Non ritiene si possa evitare la verbalizzazione dell’intervento dell’Esperto Pezzoli, ma la Commissione ha il diritto di prenderne le distanze. Marina PIAZZI (Messico) conviene che si può non concordare con le affermazioni contro l’esercizio del voto dell’Esperto Pezzoli, il cui pensiero va comunque rispettato. Il Ministro Torquato CARDILLI precisa che la posizione dell’Esperto Pezzoli contraria all’esercizio del diritto di voto, è del tutto ininfluente contro di esso perché il diritto di voto, connaturato con la democrazia, era già esistente ed acquisito prima della riforma della Costituzione (qualunque cittadino residente all’estero poteva tornare in Italia per votare): la novità attuale è che si vota rimanendo all’estero. L’Esperto Pezzoli si è detto contrario all’ipotesi di riforma che assegna 18 deputati alla circoscrizione estero e questa è cosa contraria agli interessi degli italiani all’estero e ben diversa dalla critica al diritto di voto. Marina PIAZZI (Messico) considera che dal diritto di voto all’estero deriva una serie di altri diritti, a iniziare da quello all’informazione, affinché ci si possa esprimere con consapevolezza e senso di responsabilità anche nei confronti degli italiani in Italia. Quanto al voto passivo, si augura che chi si candiderà abbia ben presenti le richieste e le proposte degli italiani all’estero e acquisisca piena conoscenza della realtà italiana nella quale andrà ad inserirsi. Franco NARDUCCI (Segretario Generale) ritiene assurdo prolungare questo dibattito. La 40 legge che ha istituito le Commissioni Continentali ha anche definito il ruolo dell’esperto, che è stato ampiamente discusso nel Comitato di Presidenza, e nulla giustifica il signor Pezzoli che, invitato dal CGIE a parlare di cittadinanza, ha utilizzato questa ribalta per parlare del voto, una materia su cui il Parlamento ha discusso per anni e che è stata oggetto di una riforma costituzionale. È impensabile che il CGIE, che per quella riforma costituzionale si è battuto, possa ufficializzare in un documento una posizione del genere. A titolo personale il signor Pezzoli può fare qualsiasi affermazione, ma ha presentato in forma ufficiale un documento anacronistico e al di fuori del ruolo per il quale era stato invitato dal Cile come esperto. Vi sono obblighi che vanno rispettati ed era stato deliberato che a questa riunione della Commissione Continentale intervenissero a spese dell’Erario cinque esperti per trattare specifici temi; egli ritiene che da parte di una persona chiamata come esperto debba esservi il buonsenso e la razionalità di portare una testimonianza da esperto sul tema per il quale è invitato. Non vorrebbe si prolungasse una discussione irriguardosa verso il Parlamento e le riforme costituzionali e invita la Commissione Continentale dell’America Latina a prendere posizione nettamente contraria all’intervento del signor Pezzoli. Il Ministro Torquato CARDILLI puntualizza che, essendo stato invitato come esperto di cittadinanza, il signor Pezzoli non poteva dedicare metà del suo intervento al problema del voto e della ampiezza della rappresentanza della circoscrizione “estero”. A una richiesta dell’Aula Franco NARDUCCI (Segretario Generale) risponde che l’intervento non sarà eliminato. La Commissione non è stata convocata per discutere se siano o meno sbagliate le riforme costituzionali che il CGIE ha voluto, ma ha il dovere di dichiarare il proprio totale disaccordo con le idee espresse da un libero cittadino. D’ora in avanti si dovrà essere estremamente accorti riguardo agli esperti, il cui ruolo deve essere di stimolo alla riflessione e di contributo alla crescita collettiva. È questo il senso delle decisioni assunte dal CdP, di cui fa parte anche il Vice Segretario Generale Pallaro. Michele COLETTA (Venezuela) condivide la proposta del Segretario Generale e ritira la richiesta di non trascrizione del documento. Maria Cosentina CERRUTI (Uditore) è dipendente dell’ANSA. Informa che da un anno è mezzo è in funzione, e il prossimo dicembre sarà presentato a Porto Alegre, il portale www.italianos.it, dedicato alla comunità italiana in America Latina, che riporta notizie quotidiane anche dall’Italia. Emilio CONDO’ (Uditore) ha vissuto la situazione dell’emigrante italiano nelle distinte tappe della vita: giovane, studente, professionista, e in favore delle nuove generazioni si sta battendo nella sua qualità di Presidente della Federazione delle Associazioni cattoliche italiane in Argentina. Ricorda le difficoltà incontrate nel periodo giovanile, in cui si doveva conciliare il tempo dello studio con quello del lavoro, necessario per contribuire con i genitori al sostentamento della famiglia, senza trascurare l’impegno 41 nel volontariato. Oggi l’Argentina vive una situazione di crisi, e i giovani sono in condizioni ancora peggiori di quelle della sua gioventù. La famiglia media italiana versa in condizioni drammatiche per responsabilità che vanno attribuite anche a figli di italiani che hanno occupato importanti cariche nel Governo argentino. Per i giovani e per le donne egli chiede pari opportunità, possibilità per tutti di accesso allo studio (le famiglie non dispongono dei mezzi necessari per far frequentare l’università ai propri figli) e alla progressione delle carriere. Ha partecipato alla Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo nella Commissione diritti politici e in quell’occasione ha avanzato la proposta di un riconoscimento morale agli italiani emigrati prima del 1960, che hanno lavorato in silenzio facendo grande il Paese. In questo senso sarà consegnata una nota all’Ambasciata, sottoscritta dalla Federazione che rappresenta e da altre associazioni. Antonio MORELLO (Uditore) è Consigliere del Comites di Buenos Aires e Presidente della Commissione di Scienza e Tecnologia. Per la prima volta ha partecipato a una riunione della Commissione Continentale ed ha potuto constatare quanto importante sia il lavoro che svolge. Ritiene importante quanto è stato detto a proposito del callcenter e parlerà dell’iniziativa ai Consiglieri del Comites di Buenos Aires. A proposito della cittadinanza suggerisce che, quando possibile, per i propri accertamenti il Consolato si avvalga dell’autocertificazione; al fine di alleggerire il lavoro propone l’inversione dell’attuale iter della documentazione (Consolato-MAEMinistero dell’Interno-Comune di riferimento), in modo che sia il Comune a farsi carico delle decisioni da assumere. Richiama poi la necessità di trovare una soluzione al problema del riacquisto della cittadinanza per chi l’ha perduta per motivi di lavoro. I lavori terminano alle ore 18.20 42 MERCOLEDÌ, 6 OTTOBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 9.40 Presidenza del Vice Segretario Generale Luigi PALLARO Sul tema della Formazione il PRESIDENTE dà la parola all’Esperto del Brasile, Fabio Porta. Prima di entrare nel merito della sua Relazione, al fine di evitare possibili futuri equivoci e anche per utilizzare nel migliore dei modi le risorse umane e finanziarie, Fabio PORTA (Esperto del Brasile) si sofferma sul ruolo degli esperti, figure previste dalla legge istitutiva del CGIE, per suggerire che sia dettagliatamente specificato il tema loro assegnato, non appena il Comitato di Presidenza abbia approvato l’ordine del giorno. Ciò consentirebbe una preparazione più approfondita e la possibilità di far avere al CdP una sintesi delle relazioni, alle quali si potrebbero apportare eventuali integrazioni o aggiustamenti ritenuti opportuni. Egli ha dovuto limitarsi a trattare, all’interno della vasta tematica della formazione, la questione specifica della formazione professionale per gli italiani residenti all’estero. Passando alla Relazione, sottolinea l’efficacia della formazione quale strumento di integrazione tra italiani in Italia e all’estero. Gli interventi formativi realizzati in collaborazione con il MAE sono volti a favorire l’occupabilità degli italiani all’estero e a migliorare la presenza delle collettività italiane all’estero e la loro relazione con i sistemi produttivi locali. Con l’ultimo bando, a tali interventi sono stati complessivamente destinati 26 milioni di euro, ripartiti tra la misura A e misura B. Nel preventivo parere espresso dal CGIE in ordine all’Avviso 1/2004 e trasmesso al Sottosegretario al Lavoro on. Viespoli, sono state delineate alcune linee guida operative e forniti dei suggerimenti. In particolare – egli ricorda - è stata evidenziata la necessità di costruire forti reti relazionali con i sistemi produttivi locali; l’opportunità di limitarsi al requisito della cittadinanza o, ancora meglio, alla dichiarazione sostitutiva di atto notorio per i connazionali che hanno presentato domanda di cittadinanza e la cui pratica non è stata ancora definita; la possibilità, per le associazioni operanti in emigrazione e in possesso dei requisiti richiesti, di partecipare al bando; l’ineludibilità di un’attenta valutazione dei progetti in itinere ed ex post, che potrebbe essere affidata all’ISFOL, a Italia Lavoro o comunque a una qualificata agenzia esterna. Svolge poi alcune considerazioni conseguenti all’analisi delle attività realizzate in anni recenti in Brasile e in Argentina. A suo avviso occorre prestare maggiore attenzione alla scelta degli enti proponenti e ai partner operativi locali, privilegiando organizzazioni radicate sul territorio, che offrano le necessarie garanzie; accertare che vi sia un forte legame tra temi e settori di intervento e comunità locale, promovendo incontri prima della presentazione dei progetti al Ministero del Lavoro, ai quali partecipino insieme alle imprese e ai rappresentanti delle associazioni le entità che si propongono di realizzare attività formative. In tali incontri dovrebbero essere definiti i temi oggetto delle attività formative. È inoltre necessario coinvolgere gli enti locali italiani, in particolare le Regioni e coordinare gli interventi con le politiche italiane per l’immigrazione, estendendo l’applicazione della legge Bossi-Fini ai discendenti di 43 italiani residenti in America Latina, considerato pure che in Italia alcune professionalità sono carenti. Si è potuto constatare che i giovani sono motivati dai progetti di formazione e che poi spesso prendono parte attiva alla vita delle associazioni, sicché non pochi sono stati direttamente coinvolti nelle recenti elezioni dei Comites. Al CGIE e al Segretario Generale chiede che sia avviata una seria ed esaustiva ricerca sui percorsi lavorativi successivi alla realizzazione dei corsi, che ritiene sarebbe una conferma del fatto che l’attività formativa, se giustamente utilizzata, è una grande risorsa per l’Italia sia in patria che nel mondo. (All. 10) Sul tema dei “Rapporti economici” il PRESIDENTE dà la parola all’Esperto del Venezuela, Filippo Sindoni. Filippo SINDONI (Esperto del Venezuela) ha fatto parte del Consiglio Generale nella prima legislatura. Nella sua Relazione farà riferimento al Venezuela, Paese emblematico di tutti gli altri dell’America Latina, ricco di opportunità che non possono essere espresse a causa della crisi politica. La nazionalizzazione del petrolio avvenuta negli anni ’70 ha determinato una prosperità economica, grazie alla quale si è andata affermando l’industria di base e il livello di vita è cresciuto rapidamente. La classe politica, però, non è stata capace di promuovere lo sviluppo dei settori più poveri della popolazione, sicché si è approfondito il divario fra le diverse classi sociali, che ha portato all’attuale crisi economico-sociale. Attualmente la riserva del Paese è di due volte superiore alla necessità annuale di importazioni; la svalutazione del bolivar permette investimenti vantaggiosi e favorisce le esportazioni. Il clima temperato facilita le attività agricole e la promozione del turismo. I figli degli emigrati europei occupano posti di prestigio in tutti i settori. La classe imprenditoriale ha interessanti prospettive di investimenti a lungo raggio. La presenza italiana nel tessuto produttivo locale è un motore fondamentale per l’economia, in particolare nei settori delle costruzioni, dell’agricoltura, del turismo, del commercio. I giovani con meno di trent’anni sono il 60% della popolazione nazionale, e questo presuppone una riserva di talenti e risorse umane di grande valore. La crisi politica limita però lo sviluppo e fa risentire i propri effetti anche sulla collettività italiana, che ha dovuto in genere ridimensionare il proprio tenore di vita. Molti imprenditori sono stati indotti a chiudere a o riqualificare le proprie imprese e il ridotto potere di acquisto del bolivar ha costretto i meno abbienti a ricorrere alla sicurezza sociale italiana. Per questo rivolge un appello all’Italia affinché non dimentichi i propri figli nel mondo, che con le rimesse e la diffusione del made in Italy hanno contributo al risollevarsi dell’economia italiana e ora vivono un momento di particolare sofferenza. È auspicabile che i connazionali indigenti non si vedano costretti al dramma di una nuova emigrazione in Patria, per poter usufruire di una pensione minima, ed è altrettanto auspicabile che la sicurezza sociale sia garantita anche ai giovani. È urgente che siano emanate nuove leggi che tengano equamente conto di tutti gli italiani, che in Italia siano riconosciuti i frutti del lavoro all’estero e che si dia maggiore diffusione ai 44 mezzi di comunicazione, ivi compresa RAI International. Occorre promuovere scambi interculturali nella considerazione che, per un Paese dove la crescita demografica è zero, i figli degli italiani all’estero possono diventare, grazie a una politica adeguata, linfa vitale per l’Italia, non meno che gli extra-comunitari in regola con la legge Bossi-Fini, accolti con entusiasmo perché sopperiscano alle carenze lamentate in alcuni settori. Dà atto che sono stati compiuti grandi passi avanti, ma c’è ancora molta strada da percorrere. (All. 11) Il PRESIDENTE apre il dibattito sulle due Relazioni presentate. Gian Luigi FERRETTI (Italia) fa parte della V Commissione Tematica del CGIE, che fra l’altro si occupa di formazione professionale. Per gli italiani residenti nei Paesi extraeuropei quello della formazione è un validissimo strumento, che però ha avuto un’esistenza travagliata. Nel ’98 il CGIE si è trovato dinanzi a una situazione di diffusa illegalità, pari a quella che ancora oggi riguarda i corsi di lingua e cultura italiana, e si è stati addirittura costretti a denunciare alla Procura della Repubblica un alto funzionario del Ministero del Lavoro, che è stato allontanato. Il CGIE ha portato un minimo di ordine nel settore, seppure nel tempo non sono mancati problemi e ben motivate polemiche. Quest’anno il MLPS aveva pensato a corsi di alta formazione, e questo significava che i fondi per i corsi da destinare ai figli degli emigrati sarebbero stati invece impegnati per corsi universitari o di alta formazione tecnico-scientifica per le aziende. È stato necessario intervenire riuscendo a riportare nella giusta direzione buona parte delle attività formative. Nel campo della formazione il ruolo decisionale del MAE è limitato, ma si vorrebbe che esercitasse la funzione di controllo attraverso i Consolati, dei quali sono state ampiamente discusse le difficoltà. Lancia pertanto un appello affinché siano i componenti del CGIE presenti in tutti i Paesi a incaricarsi di effettuare controlli e a denunciare, ad esempio alla V Commissione, le cose che non vanno. Di formazione all’estero ben poche Regioni si occupano, impegnate come sono a gestire i soldi del FSE per la formazione a livello locale. Ha apprezzato quanto è stato detto a proposito degli extra-comunitari in regola con la legge Bossi-Fini, venuti in Italia per svolgere lavori di bassa manovalanza. Sarebbe auspicabile, ma probabilmente è un’utopia, far andare in Patria un consistente numero di figli di italiani residenti, ad esempio, nei Paesi dell’America Latina, che certo hanno aspettative di lavoro diverse rispetto agli extra-comunitari del Maghreb. Peraltro, in questo senso ci sono richieste da parte di aziende venete, ma chi vi aderisce in genere poi ne rimane deluso. Per Antonio BRUZZESE (Italia) le riflessioni dell’Esperto Porta corrispondono alla realtà, ed egli concorda con il Consigliere Ferretti (Italia) per quanto attiene all’impegno e ai risultati ottenuti dal CGIE. Ciò premesso, considerata la vera e propria esplosione di domande da parte dei più diversi soggetti, è importante comprendere che cosa a monte muove l’investimento sulla formazione professionale, se il ritorno dei giovani in 45 Italia, o l’integrazione e lo sviluppo dei Paesi in cui si trovano, oppure se vi sono altre motivazioni poiché, dal momento che sembrerebbe che il 70% dell’investimento in genere rimane in Italia per far fronte alle spese di coordinamento, progettazione e amministrazione, qualcosa evidentemente non funziona. Osserva poi che non sempre c’è corrispondenza tra domanda e offerta, e richiama l’attenzione sulla necessità di creare le condizioni per un rapporto con le istituzioni locali, come le università e gli Istituti di cultura, per comprendere cosa vuole il mercato e di conseguenza intervenire. È a suo avviso opportuno che il CGIE effettui una verifica dei risultati della formazione rispetto al mercato del lavoro per valutare l’efficacia dell’investimento. A proposito delle Regioni, infine, considera un assurdo, sul quale purtroppo non si può intervenire, che si facciano 20 diverse politiche dell’emigrazione. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA, che condivide pienamente la Relazione sulla formazione, fa rilevare che la legge Bossi-Fini contiene norme riguardanti i figli degli emigrati italiani. Che l’Italia accolga ogni anno 79 mila stranieri dipende dal fatto che essi effettuano lavori che gli italiani disdegnano. Si tratta di vedere come usare la risorsa rappresentata dai figli degli emigrati, che in genere sono altamente secolarizzati, in un Paese dove c’è bisogno di persone che svolgano lavori di bassa manovalanza. Sono stati fatti esperimenti con figli di connazionali in Argentina, che però non sono andati nel senso che le Autorità italiane e argentine auspicavano. Quanto al controllo dei corsi, i Consolati non possono che effettuarli a campione. Non ci si potrà che rallegrare se i Comites e il CGIE saranno disposti a essere di supporto. Dall’Esperto Sindoni Antonio LASPRO (Brasile) si sarebbe aspettato una panoramica della situazione economica in tutta l’America Latina, non soltanto nel Venezuela, per poterla poi proporre a Roma, all’attenzione della II Commissione Tematica del CGIE, della quale fa parte. Marina SALVAREZZA (Ecuador) considera la necessità che sugli esperti sia fatta chiarezza e giustamente il dott. Porta ha rappresentato l’opportunità che sia tempestivamente e dettagliatamente comunicato il tema sul quale intervenire. Il fatto che alcuni interventi riguardino problematiche nazionali dà modo di conoscere meglio certe realtà. Aggiunge di concordare sul fatto che se l’America Latina deve tantissimo all’Italia e all’Europa, anche l’Europa deve tantissimo all’America Latina. Fa rilevare che l’Ecuador, che ella rappresenta insieme alla Colombia, per la prima volta è presente nel CGIE e, sempre per la prima volta, dallo scorso marzo ha un Comites. Ciò dipende dal fatto che le Autorità diplomatiche alle quali negli anni si è ripetutamente rivolta, fatto estremamente grave non hanno dato informazioni su questa possibilità. A seguito della circolare con cui si chiedeva di nominare un esperto che intervenisse alla riunione continentale, aveva segnalato il nome del signor Zito, che in passato ha preso parte ai lavori del CGIE, ritenendo che la Colombia potesse essere da lui rappresentata, anche se non come esperto, come osservatore. Si è verificato un equivoco, per cui il signor Zito è presente ai lavori senza esserne stato autorizzato, ed 46 ella chiede che si trovi una soluzione alla situazione che si è determinata. Si domanda infine se anche la Bolivia, che non è rappresentata, non sia a conoscenza delle possibilità che la legge offre, come era accaduto all’Ecuador. Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) richiama l’attenzione sulle responsabilità dei Comites e dei Consolati per quanto riguarda i corsi, in quanto spetta ad essi formulare il preventivo parere obbligatorio. È poi una realtà che la maggior parte dei fondi rimane in Italia, agli enti proponenti. A proposito dei corsi di lingua e cultura, è giunto il momento di pensare a una seria riforma della legge 153. Sarebbe più produttivo che i giovani seguissero per alcuni mesi un corso di lingua in Italia, grazie a una borsa di studio, piuttosto che per tre anni in America Latina, con grande dispendio di denaro pubblico ed esiti incerti. Non si può fare del qualunquismo, afferma Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE). Il modello di formazione seguito in Europa è stato allargato ai Paesi al di fuori dell’Unione Europea e non sono accettabili posizioni contrarie a quelle che lo stesso CGIE ha assunto in altra sede. Ci si è battuti per questo, che sarà l’ultimo bando, e ora si deve avere la capacità di sviluppare ciò che si è ottenuto. Per Renato PALERMO (Uruguay) i corsi di formazione sono uno strumento importante per legare all’Italia le nuove generazioni, contribuiscono allo sviluppo locale e vanno valorizzati. Occorre però che siano le associazioni o le istituzioni locali, che conoscono le realtà dei Paesi, a valutare i progetti avendo a disposizione il tempo necessario. Fa presente che in Uruguay sono stati presentati 24 progetti e il Comites ha dovuto esprimere il proprio parere nel giro di una settimana. Marina PIAZZI (Messico) riferisce che anche in Messico si è avuta una settimana di tempo per la valutazione dei progetti e aggiunge che il modulo sul quale il Comites deve esprimere il parere non prevede uno spazio nel quale inserire un giudizio di merito, che in un caso specifico sarebbe stato assolutamente necessario, ma soltanto che si risponda a domande già poste. Anche se il parere del Comites non è vincolante, si deve avere la possibilità di esprimerlo, altrimenti non ha senso attribuire delle responsabilità. Adriano TONIUT (Argentina) informa che nella sua circoscrizione consolare da enti per lo più sconosciuti sono stati presentati 26 progetti, impossibili da valutare in una settimana, per i quali è stata anzitutto rilevata mancanza di immaginazione; inoltre, il rapporto costo/beneficio era assolutamente sbilanciato. Concorda con il Consigliere Marina Piazzi (Messico) che il modulo per l’espressione del parere debba essere modificato. Gian Luigi FERRETTI (Italia) interviene per richiamare l’attenzione sull’importantissima notizia che il Segretario Generale ha dato e che è passata sotto silenzio: non ci saranno altri corsi. 47 I lavori, sospesi alle ore 11, riprendono alle ore 11.20 Michele COLETTA (Venezuela) esprime delusione poiché, in considerazione del fatto che si vanno perdendo molte professionalità nel settore dell’artigianato praticate dai primi connazionali emigrati, aveva fatto affidamento sulla possibilità che nel suo Paese si potessero tenere corsi di arti e mestieri, a suo tempo aboliti dal Presidente Caldera. Francesco ROTUNDO (Presidente del Comites di Moròn) domanda se sia ipotizzabile che il CGIE o i Comites esprimano il proprio parere in ordine ai crediti dell’Italia per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, anche al fine di garantire una maggiore trasparenza. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA fa rilevare che si tratta di una materia della Direzione Generale della Cooperazione e che potrà solo fornire qualche indicazione di carattere generale. I crediti dell’Italia all’Argentina in questa fase particolarmente negativa dell’economia vengono assegnati al Governo argentino, il quale seleziona le piccole e medie imprese che ne godranno. Non ci si potrebbe che rallegrare se i Consiglieri argentini del CGIE riuscissero a farsi immettere nel gruppo che seleziona le imprese, ma non può essere il Governo italiano a fare questa richiesta, che rappresenterebbe una violazione di sovranità. Dopo che il PRESIDENTE ha richiamato la necessità che un Comitato di redazione provveda alla stesura del documento finale della Commissione Continentale, esso viene costituito con la seguente composizione: Mario Araldi (Brasile), Maria Rosa Arona (Argentina), Filomena Narducci (Uruguay) e Marina Piazzi (Messico). Per Riccardo MERLO (Presidente del Comites di Buenos Aires), se la decisione in ordine all’abolizione dei corsi di formazione professionale fosse definitiva, si tratterebbe di un fatto gravissimo, poiché senza corsi non si può parlare di politica per le nuove generazioni. Il CGIE dovrebbe far sentire forte e chiara la propria voce e pertanto egli chiede che la Commissione approvi un ordine del giorno da presentare alla prossima Assemblea. Giacomo CANEPA (Perù) non è pessimista e ritiene che un’azione determinata del CGIE possa far recedere dalla decisione di abolire i corsi di formazione, con riguardo ai quali fa presente che in Perù si è verificato un episodio increscioso: un corso previsto della durata di tre anni è stato abolito alla fine del secondo anno, lasciando incompiuta la formazione e, in pratica, sperperando denaro pubblico. Non ritiene, come il Consigliere Laspro (Brasile), che per il tema che loro compete gli Esperti debbano trattare la problematica di tutta l’America Latina, anche perché in fondo le situazioni sono ovunque molto simili. Facendo riferimento alla conversione del debito del Perù con l’Italia in progetti di cooperazione di tipo sociale, chiede se sia possibile conoscere la destinazione dei fondi anche per mettere a disposizione dei Consoli, certamente meno informati, la conoscenza che la locale emigrazione ha del Paese. 48 Ricardo E. BUTTAZZI (Argentina) si associa alla richiesta del signor Merlo (Presidente del Comites di Buenos Aires), di un ordine del giorno di richiesta di ripristino dei corsi di formazione professionale. Anche Paolo CASTELLANI (Cile) ritiene che la Commissione debba approvare un ordine del giorno relativo ai corsi di formazione. Facendo riferimento alla Relazione dell’Esperto Sindoni, considera che nei rapporti commerciali ed economici si deve distinguere tra bilanci commerciali con i Paesi dell’America Latina e partecipazione degli italiani nelle locali economie. Occorre rettificare il concetto assai diffuso che gli italiani sono stati attratti in America Latina dagli anni d’oro della sua economia, in quanto gli anni d’oro li hanno fatti proprio gli italiani e gli europei qui giunti. Per l’80% l’industrializzazione di questi Paesi è stata in mano agli italiani, ma l’economia italiana non è stata in grado, nel bilancio commerciale, di avvalersi di questo grande potenziale. In particolare rivolto al Consigliere Petruzziello (Brasile), Juan Antonio GARBARINO (Cile) fa notare che la riforma della legge 153 è allo studio. A proposito della formazione professionale, sottolinea come alla mancata presenza italiana nel campo della formazione scientifica di professionisti di alto livello corrisponda una fortissima presenza di altri Paesi dell’Unione Europea, quali Francia, Germania e Spagna. In occasione della seconda riunione degli scienziati italiani nel mondo, organizzata lo scorso aprile dal Ministro Tremaglia, egli ha presentato un documento riguardante la collaborazione tra Italia e America Latina, che è stato discusso e approvato. Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) ritiene si debba verificare quali errori sono stati commessi riguardo ai corsi di formazione, affinché non siano ripetuti in futuro. Riferisce che il Comites di Mendoza ha avviato ieri un corso di lingua italiana per 23 giovani ciechi discendenti di italiani. Mariano GAZZOLA (Argentina) non comprende come si possa, dopo la notizia che è stata data, continuare a parlare ignorandola. Si domanda che senso abbia essere in questa sede se non ci si rende conto che la formazione professionale è l’aspetto più importante di una politica per i giovani italiani nel mondo; se non si comprende che i giovani in America Latina hanno bisogno di formazione e che, a differenza di 150 anni fa, oggi l’Italia è in grado di aiutarli; se si continua a tacere, facendo conto di nulla e parlando di altre cose. Né si può pensare di andare avanti con la formazione regionale, perché come si può spiegare ai giovani che alcuni possono seguire un corso di formazione per il fatto di provenire da una Regione che li organizza, e altri no? Se non si sarà capaci di dare risposta a questa domanda, ancora una volta ci si deve domandare che senso abbia stare qui. Riccardo Merlo (Presidente del Comites di Buenos Aires) ha presentato una mozione per un ordine del giorno su questo tema, e si è continuato a parlare di non si sa cosa; si torni al tema della formazione e si decida di fare un ordine del giorno. Lui stesso può provvedervi. 49 Francisco F. NARDELLI (Argentina) ritiene i due argomenti oggi in discussione siano da collegare, e sottolinea che l’interscambio commerciale tra le due Italie trova nei corsi di formazione uno strumento utile, che il CGIE deve riuscire a potenziare. Con i corsi, oltre a stabilire un legame con l’Italia si gettano le basi per eventuali joint-venture con imprese italiane e per ogni possibile partecipazione. Se lo stanziamento statale verrà meno, si dovranno sensibilizzare le Regioni perché non si rinunci alla formazione. Rispondendo al Consigliere Laspro (Brasile), Filippo SINDONI (Esperto del Venezuela) fa rilevare che se fosse stato richiesto di parlare dell’economia di tutta l’America Latina, avrebbe declinato l’invito, poiché non la conosce. Sottolinea di avere fatto però presente, parlando del Venezuela, che i problemi sono gli stessi dell’intera America Latina. A proposito degli interventi degli Esperti, nota che a tutti sono state mosse critiche. Sarebbe forse il caso che fossero i Consiglieri a scrivere i discorsi da far leggere agli esperti! Egli è un emigrante e con gli emigranti vive; è anche un imprenditore con 1.500 dipendenti; è cavaliere del lavoro; in questo consesso siede in seconda fila, privo anche di un bicchiere d’acqua; ha pagato di tasca propria il biglietto di prima classe, perché questa non è riconosciuta di diritto agli esperti; continua a presenziare ai lavori perché è e si sente un emigrante. Prima di prendere la parola ha fatto leggere il testo del suo intervento al Consigliere Coletta (Venezuela) per il timore di poter essere sottoposto a una “fucilazione morale”. Si sente tradito. Si trovava in Italia quando il Consigliere Collevecchio (Venezuela) gli ha comunicato di averlo designato come esperto sull’economia. Ebbene, questa è una materia importante e lui, che non è il Governatore Fazio ma semplicemente conosce l’economia del suo Paese, dove vive da 56 anni, non ha certo parlato per mettersi in evidenza. Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) prende la parola non a seguito dell’intervento dell’Esperto Sindoni, ma perché aveva già previsto di farlo per ringraziare, appunto, Filippo Sindoni e l’Esperto del Brasile, Fabio Porta per le loro Relazioni. È stato forse un errore discuterle insieme, poiché la questione della formazione è particolarmente sentita dai Consiglieri del CGIE e si è finito col trascurare gli spunti interessanti offerti dalla Relazione dell’Esperto Sindoni. Presenta le proprie scuse, assieme al Presidente, per la collocazione poco felice, dovuta a problemi di spazio e anche al fatto che per la prima volta questa Commissione Continentale si riunisce e dunque manca l’esperienza nella gestione dei processi. Assicura che la Commissione è grata agli Esperti invitati, i cui interventi sono stati di grande interesse. In Svizzera, dove vive da oltre trent’anni, la formazione professionale accompagna costantemente qualsiasi processo di lavoro e di crescita economica, ed è attuata a tutti i livelli, istituzionale e delle imprese, che vi investono moltissimo direttamente o attraverso agenzie formative. Per i Paesi fuori dell’Unione Europea non si può pensare che la formazione professionale sia intesa come uno strumento di politica assistenziale, e in questo senso ha sempre preso posizione il CGIE, a partire dalla denuncia a carico di un alto dirigente del Ministero del Lavoro. Ricorda che il parere del CGIE sul bando di concorso è stato espresso a seguito del 50 lavoro svolto dalla V Commissione Tematica e ratificato dall’Assemblea Plenaria, volto a che si prestasse maggiore attenzione agli attori prescelti e ai loro partner all’estero. Proprio il CGIE ha voluto che le agenzie formative che presentavano un progetto si raccordassero con un partner locale, e addirittura che si stabilisse un collegamento tra il Ministero del Lavoro, che in Italia è la sede istituzionale della formazione professionale, con le omologhe istituzioni dei Paesi dell’America Latina, affinché gli interventi fossero rispondenti alle necessità espresse dal mercato del lavoro. Non è facile creare una simile rete; comunque i partner debbono essere affidabili, i progetti non debbono avere carattere esotico e i Comites sono chiamati ad esprimere un parere. Tutto questo è stato recepito nel bando, e non è assolutamente vero che il 70% dei fondi rimane in Italia. I costi indiretti corrisposti alle agenzie formative in Italia sono molto più bassi e rispondono a parametri fissati dal Ministero del Lavoro. Da parte loro, i Consiglieri del CGIE debbono vigilare a che tali parametri siano rispettati e i progetti siano rispondenti alle esigenze, eventualmente anche denunciando alla magistratura le irregolarità che dovessero presentarsi. Si era anche immaginato che l’ISFOL fungesse da osservatorio sugli interventi e nella sua relazione al MLPS indicasse se i corsi svolti erano rispondenti agli indici qualitativi e ai bisogni del territorio. Sempre il CGIE si è battuto affinché non vi fossero soltanto corsi post-laurea, poiché numerosi connazionali ancora necessitano di formazione, e che dal progetto si passasse al programma, perché vi fosse una continuità. Alla data dell’ultima riunione del CdP ancora non si conosceva quali fossero i progetti approvati dal Comitato di valutazione; è comunque da ritenere che si terrà conto delle raccomandazioni del Consiglio Generale e dei Comites. L’attuale bando ha avuto una cospicua dotazione di fondi per via del cumulo con quelli dell’anno in cui non c’è stato il bando di concorso. Le risorse provengono dal Fondo di rotazione e mobilità alimentato con lo 0,3% dei salari dei lavoratori italiani in Italia, una parte del quale storicamente è stata utilizzata per la formazione dei lavoratori italiani all’estero. Poiché tale fondo non esisterà più, non vi saranno più risorse cui accedere. Si tratta ora di ragionare con il Ministero del Lavoro per individuare un altro canale di finanziamento. Il coordinamento delle politiche è stato uno degli obiettivi perseguiti dal CGIE attraverso la V Commissione Tematica, come pure della Conferenza Stato-RegioniProvince Autonome-CGIE, che aveva previsto un tavolo per il coordinamento tra Regioni e Stato delle politiche nel campo della cooperazione, dell’assistenza alle imprese e della formazione. La risposta c’è stata da parte dello Stato ma non delle Regioni. Se i Consiglieri del CGIE si riuniscono e discutono, lo fanno per cercare di offrire soluzioni e tenere alta l’attenzione sui problemi. Il CGIE non ha capacità legislative, i suoi pareri sono obbligatori ma non vincolanti e tanti ne ha espressi di cui a Buenos Aires non si ha conoscenza, perché non sono diffusi dai media; è importante che si continui a lottare per cercare di risolvere i problemi. Ricorda che la Borsa progetti, che doveva essere alimentata con i fondi del MAE, del Ministero del Lavoro e delle Regioni, è rimasta sulla carta perché non è stato costituito il Segretariato della Conferenza, per vie di certe prese di posizione delle autonomie locali. Ora il CGIE si ripropone di sollecitare la nuova convocazione della Conferenza StatoRegioni-Province Autonome-CGIE. 51 A proposito degli esperti, d’ora in poi il CdP dovrà essere particolarmente attento ai temi sui quali farli intervenire e sulla loro capacità di parlare anche in termini complessivi. Sono scelte che deve fare il CGIE, e ognuno dei Consiglieri deve assumersi delle responsabilità, partendo dal principio di investire perché si abbiamo riflessioni, analisi e valutazioni che aiutino nell’indirizzare il lavoro del Consiglio Generale. Il PRESIDENTE fa rilevare che il Comites di Buenos Aires ha analizzato più di 50 progetti, presentandoli al Console corredati del parere. Invita a riconoscere che non tutto va male ed a fare fronte comune, indipendentemente dalle convinzioni politiche di ciascuno, per sostenere il Ministro per gli Italiani nel Mondo nelle sue battaglie in favore dell’emigrazione. Questa prima riunione della Commissione Continentale per l’America Latina del rinnovato CGIE è stata organizzata in brevissimo tempo e si sono evidenziate alcune carenze; vi sono cinque anni per fare esperienza, divenire più efficienti e recare proposte concrete a chi si impegna per risolvere i problemi. Ringrazia gli Esperti per i contributi recati e tutti i presenti per l’attiva partecipazione. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA sottolinea l’utilità di queste riunioni, che contribuiscono a chiarire la situazione delle collettività. Molto però ci si sofferma sullo stato delle cose, sicuramente importante ma noto, mentre sarebbe bene essere più volti alla proposta. I problemi ci sono, l’Amministrazione li conosce, si tratta di vedere come risolverli. Il Consigliere Petruzziello (Brasile), ad esempio, che ha parlato della riunione in cui in poche ore sono state rilevate 1.700 firme, ha fornito un suggerimento interessante. Le Amministrazioni viaggiano su binari prestabiliti ma le idee nuove, che possono contribuire a semplificare le procedure, sono senz’altro prese in attenta considerazione. Egli invita a presentarle al Console competente, che le riporterà alla Direzione Generale, la quale verificherà la possibilità di accettarle. Rappresenta il proprio disagio per la sensazione che il MAE e il MIM siano considerati una controparte, mentre l’impegno di tutti è finalizzato al bene della collettività. Si può – egli domanda - considerare controparte il Ministro Tremaglia, che ha dedicato tutta la vita, l’attività, le energie alle comunità italiane e al CGIE? E lo stesso può dirsi del Ministero degli Esteri. Assicura di avere preso attenta nota di quanto è stato detto e in particolare delle proposte innovative avanzate. Poiché si deve procedere con i mezzi di bordo, occorre imboccare la strada dell’innovazione; quando si riaprirà la possibilità di bilanci e di personale più consistenti, si vedrà come lavorare per l’ottimizzazione delle nuove risorse. Carlo CIOFI ringrazia la Commissione Continentale, che ha svolto un buon lavoro sviluppando un dibattito vivace e costruttivo, del quale farà tesoro e di cui informerà il Ministro Tremaglia. In quest’area, dove l’emigrazione italiana è massiccia, il MIM è impegnato su vari fronti, molte iniziative sono state avviate e molte altre ve ne saranno. Al Segretario Generale, che tanto tempo e passione dedica al mondo dell’emigrazione, ricorda l’impegno comune e le gioie e i dolori condivisi. 52 La sua presenza in questa sede si deve al fatto che il Ministro Frattini ha chiesto al Ministro Tremaglia di nominare un suo esperto nell’ambito del CGIE. Rivolge conclusivamente un invito a lavorare tutti insieme, avendo presente quanto il Ministro Tremaglia non si stanca di affermare: che è il Ministro per tutti gli italiani nel mondo. Mariano GAZZOLA (Argentina) presenta la proposta di ordine del giorno sulla formazione, che il PRESIDENTE pone in votazione. L’OdG n. 1: “Formazione” è approvato all’unanimità (All. 12) Alle ore 12,30 interviene S.E. l’Ambasciatore d’Italia Roberto Nigido Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) avanza la proposta che la prossima riunione della Commissione Continentale si tenga a Lima, in Perù e Antonio CANEPA (Perù) chiede che sia orientativamente indicata la data che, egli suggerisce, dovrebbe essere ricompresa nel periodo marzo-aprile. All’unanimità la Commissione accoglie la proposta che la prossima riunione continentale si tenga a Lima, in una data da definire tra marzo e aprile prossimi Claudio PIERONI (Brasile) chiede che all’ordine del giorno della riunione a Lima sia posto il tema scuola e cultura. S.E. l’Ambasciatore Roberto NIGIDO è spiacente di non aver potuto seguire i lavori della Commissione, che ha trattato le tematiche più importanti che riguardano la collettività. Il problema di fondo è dare ai connazionali all’estero il supporto e l’assistenza di cui hanno bisogno, soprattutto nei Paesi dell’America Latina, dove le condizioni economiche generali non sono favorevoli. In ogni caso, ovunque vi è l’esigenza di sostenere la cultura italiana e l’insegnamento della lingua non soltanto fra gli italiani di origine, perché resti saldo quel rapporto che gli italiani all’estero vogliono mantenere con l’Italia. Sottolinea l’importanza del ruolo del CGIE, che trasmette in Italia, al Parlamento, al Governo, all’opinione pubblica, ai partiti la coscienza, che in Italia si deve rafforzare, della ricchezza che gli italiani all’estero costituiscono per il Paese. Il problema delle risorse finanziarie è serio. Sono necessarie economie perché il Paese continui a crescere in modo sostenibile e duraturo, ma i tagli alla spesa non possono essere indiscriminati e occorre valutare voce per voce. Ringrazia tutti i presenti, e in particolare il Segretario Generale Narducci, il Vice Segretario Generale Pallaro, l’Ambasciatore Cardilli, il dott. Ciofi in rappresentanza del Ministro Tremaglia, cui indirizza un messaggio di ringraziamento per quanto ha fatto e continua a fare per i connazionali all’estero, il Ministro Siggia, che prega di recare il saluto suo e dell’intera Rete consolare in Argentina al Direttore Generale Benedetti, verso il quale i sentimenti sono di grandissima stima e rispetto e i suoi personali anche di profonda amicizia. 53 Michele COLETTA (Venezuela) chiede se sia possibile utilizzare in modo discrezionale l’equivalente del costo del biglietto in business class. Il Ministro Torquato CARDILLI afferma che ciò è impossibile in quanto, egli chiarisce, la legge stabilisce in modo puntuale le modalità di rimborso delle spese di viaggio ai Consiglieri del CGIE, che sono quelle stabilite per i funzionari dello Stato di ottava qualifica funzionale. I lavori, sospesi alle ore 12.45, riprendono alle ore 13.40 Gerardo PINTO (Argentina) richiama la questione del finanziamento ai Comites. Walter Antonio PETRUZZIELLO (Brasile) ricorda l’impegno a che i fondi 2004 siano ripristinati e che i 37 Comites in attesa del saldo lo ricevano entro breve tempo. Carlo CIOFI conferma che il Consiglio dei Ministri ha approvato due nuove norme riguardanti i Comites e i digitatori. Per il 2004 i saldi per i Comites saranno ricompresi nell’assestamento di bilancio e per il 2005 è confermato lo stesso stanziamento del 2004. Quanto ai digitatori, lo stanziamento è stato triplicato. Claudio PIERONI (Brasile) chiede se sia stata trovata una soluzione affinché siano retribuiti coloro che hanno prestato la propria opera ai seggi elettorali. Egli aveva proposto che fosse corrisposto un anticipo dell’80%, ma glie ne è stata rappresentata l’impossibilità. Il Ministro Sandro Maria SIGGIA informa che si è in attesa che il MEF indichi quali tasse gravano su detti compensi. A proposito delle riunioni Intercomites, che non si riesce ad effettuare per mancanza di fondi, Claudio PIERONI (Brasile) suggerisce che si facciano coincidere con le riunioni dei Presidenti dei Comites indette nelle Ambasciate. Francisco F. NARDELLI (Argentina) dà lettura della proposta di ordine del giorno relativa alle problematiche poste dalla prossima scadenza della legge 379/2000, che il PRESIDENTE pone in votazione. L’OdG n. 2: “Legge 379/2000” è approvato all’unanimità (All. 13) Juan Antonio GARBARINO (Cile) propone che la Commissione approvi un ordine del giorno di ringraziamento al Ministro Tremaglia per quanto sta facendo in favore degli italiani all’estero. Maria Rosa ARONA (Argentina) fa presente che il Ministro Tremaglia fa parte di quello stesso Governo che ha tagliato i fondi del CGIE ed esprime perplessità per il fatto che ora lo si voglia ringraziare perché sono stati ripristinati. A tale posizione si associa Renato PALERMO (Uruguay) Il PRESIDENTE fa notare che il ringraziamento è rivolto a chi ha lavorato perché fosse 54 possibile riavere i fondi. Pone quindi in votazione la proposta. L’OdG n. 3: “Ringraziamento al Ministro per gli Italiani nel Mondo” è approvato all’unanimità (All. 14) Marina PIAZZI (Messico) esprime il proprio disappunto perché in assenza degli estensori del Documento finale della Commissione è stato votato un ordine del giorno. Vorrebbe che ciò non si ripetesse e che in futuro si verificasse, prima del voto, la presenza di tutti i Consiglieri. Dà poi lettura della bozza di Documento finale della Commissione Continentale, che il PRESIDENTE pone in votazione. Il Documento finale della Commissione Continentale è unanimemente approvato per acclamazione (All. 15) Il PRESIDENTE ringrazia i presenti e dichiara chiusi i lavori della Commissione Continentale America Latina. I lavori terminano alle ore 14 Il Vice Segretario Generale per l’America Latina Luigi Pallaro 55 Il Segretario del CGIE Min. Plen. Torquato Cardilli Allegato 1 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Indirizzo di saluto del Segretario Generale Franco NARDUCCI Devo dire che sono prima di tutto onorato di essere qui a Buenos Aires con la Commissione Continentale dell’America Latina. Desidero portare i saluti alle numerose personalità presenti, a S.E. l'Ambasciatore Roberto Nigido, al Ministro Vincenzo Palladino, al Consigliere per l’Emigrazione e gli Affari Sociali Fabrizio Marcelli, al Console Generale Placido Vigo. Saluto con vivo piacere il Dottor Carlo Ciofi che qui rappresenta il Ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia. Porgo naturalmente un caloroso saluto al Vice Segretario Generale Luigi Pallaro, che oggi debutta sul campo in veste di rappresentante di un’area geografica di fondamentale importanza per l’Italia. A Luigi desidero formulare i miei e i vostri più fervidi auspici di successo nell’affrontare i problemi delle nostre comunità in questi paesi e in una fase di difficile transizione. Ringrazio tutti i presidenti dei COMITES che assistono ai nostri lavori e ribadisco anche qui l'importanza dei nostri organismi i base, che ovunque rappresentano l'avamposto delle comunità italiane nel mondo. Esattamente due anni fa la Commissione continentale per l’America Latina si riuniva a Buenos Aires in concomitanza con la prematura scomparsa di un degno rappresentante degli italiani in Argentina, Antonio Macrì, del cui impegno restano copiose e importanti tracce negli archivi del CGIE e del MAE. Alla memoria di Antonio dedichiamo spesso e con riconoscimento i nostri pensieri. In questo lasso di tempo l’Argentina ha vissuto una delle crisi più difficili della sua storia: difficile per le conseguenze drammatiche che ha avuto sul tessuto produttivo del paese e sul risparmio di milioni di cittadini; difficile per la transizione politica che ha richiesto, nel rispetto dei principi democratici universalmente riconosciuti. I sacrifici non sono certamente terminati e per chi vive a migliaia di chilometri non è facile la lettura del vissuto quotidiano, dei problemi del lavoro e dell’occupazione, della tutela e dell’assistenza, di uno stato sociale che, pur nelle dinamiche di uno sviluppo economico governato dalla globalizzazione e dai rapidi cambiamenti che ci coinvolgono, costituisce uno dei punti cardini delle moderne società. 1 Allegato 1 In questo quadro, la comunità italiana ha potuto contare su un punto di riferimento estremamente importante e attivo come la nostra rete diplomatica in Argentina. Desidero in questa occasione porgere un doveroso e caloroso ringraziamento ai nostri dirigenti e funzionari, per il lavoro svolto sia nel frangente più duro della crisi, sia per la tutela dei diritti della nostra comunità verso il Governo argentino e italiano di cui si sono fatti carico. I problemi che i rappresentanti dell’Argentina denunciavano nelle riunioni del CGIE a Roma sono stati in buona parte superati, tanto che Buenos Aires viene spesso citata come esempio da esportare, sia per lo smaltimento delle pratiche giacenti sia per la efficacia delle risposte date; risultati ottenuti con un razionale ricorso alle tecnologie dell’informazione, che hanno consentito di abbattere l’immagine negativa delle lunghissime file davanti ai consolati. Ruolo del CGIE I grandi problemi vissuti dall'America del Sud in questi ultimi anni hanno messo in rilievo la forte identificazione dei connazionali con il paese in cui vivono e l'attenzione ai processi che li attraversano, che purtroppo hanno mietuto vittime anche nella nostre comunità. Proprio partendo da queste valutazioni emerge l'importanza del CGIE e dell'accresciuto ruolo delle rappresentanze che gli italiani hanno rivendicato per anni e infine ottenuto . Al riguardo, mi pare indicativo l'impegno profuso dal CGIE per contrastare il disagio sociale che colpisce migliaia di connazionali, soprattutto anziani, che versano in condizioni di povertà o di indigenza e meritano di essere aiutati. Il CGIE non ha rivendicato unicamente gli aiuti dello Stato italiano, che in ogni caso sono fondamentali, ma ha chiesto anche che le risorse fossero utilizzate nel migliore modo possibile, sollecitando - per esempio - l'ospedale italiano di Buenos Aires a nuovi modelli di convenzione per l'assistenza ospedaliera. E ciò con l'intento di allargare al massimo la fascia dei connazionali assistiti. Sicuramente il CGIE ha contribuito a sensibilizzare i nostri connazionali emigrati, che oggi hanno una chiara visione dei loro diritti e delle loro potenzialità. Ma il CGIE deve produrre uno sforzo maggiore per diventare un centro propulsore di idee e soluzioni, per dialogare con il sistema politico, economico e sociale delle nazioni che hanno accolto le nostre collettività e per rappresentarsi come interlocutore credibile verso le nuove generazioni. Ritengo che questa sia la sfida principale da affrontare sul piano delle Commissioni continentali, che non possono proporsi come copione delle discussioni assembleari sviluppate a Roma. Finanziaria 2005 Non è facile, in questi giorni in cui la Finanziaria impegna tutte le strutture ministeriali, comprimendone i costi, alzare la voce e difender i diritti degli italiani residenti all'estero, ma dobbiamo farlo perché come noto i problemi in gioco sono grandi e riguardano da vicino anche noi. Il CGIE difenderà i fondi destinati all'emigrazione, in 2 Allegato 1 particolare quelli destinati all'assistenza diretta, agli interventi scolastici e alle iniziative per la formazione professionale, nonostante il fondo di rotazione e mobilità a cui si attingeva per finanziare gli interventi formativi non sarà più accessibile. La Legge finanziaria non deve dimenticare i nostri connazionali nell'America Latina. Patronati Nella recente riunione del Comitato di Presidenza abbiamo sottoposto animatamente al rappresentante del Governo le nostre preoccupazioni per il ventilato taglio al fondo patronati, un atto che riteniamo estremamente pericoloso. Pericoloso perché al ridimensionamento dei patronati non corrisponderebbe un calo della domanda di tutela e assistenza in campo previdenziale, espressa dai nostri concittadini all'estero. Essa convergerebbe soprattutto sulle strutture consolari, già messe a dura provo dalla continua riduzione degli organici e dalla quasi certa riduzione del numero dei contrattisti che negli ultimi due anni hanno contribuito ad un sensibile miglioramento dei servizi erogati dai Consolati. Sono queste alcune delle ragioni principali che ci devono far difendere con forza il lavoro e i servizi offerti dai patronati, perché sguarnire questo settore provocherebbe danni gravissimi. Voto e Federalismo Sussidiarietà, regionalizzazione e diversità costituiscono gli elementi di forza dell’Europa dei 25 Stati, e infatti la nuova Costituzione dell’Unione Europea indica all’art. 1 autorità e funzioni delle Regioni, essendo il monitoraggio degli Enti locali di vitale importanza per la crescita economica e la stabilità democratica dell’UE. Regioni, province e comuni, sono idealmente più vicini ai bisogni delle comunità, dei cittadini, e ben lo sanno i nostri connazionali emigrati che soprattutto nell'ultimo decennio hanno trovato nella loro Regione di origine un punto di riferimento costante, non solo per il recupero di valori e della memoria storica, bensì per costruire un ponte per il futuro. Nel momento in cui si ridisegna l'ordinamento dello stato in senso federalista e s'introduce il Senato delle Regioni, pare quindi incomprensibile la decisione di eliminare i 6 senatori della circoscrizione estero. In ogni caso occorre difendere il numero della rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero: è un discorso vecchio e le cronache parlamentari risalenti all'epoca in cui furono modificati gli art. 57 e 58 della Costituzione documentano ampiamente come si giunse a determinare i 18 parlamentari della circoscrizione estero. Consolati e contrattisti Le proteste contro i tempi di attesa per il riconoscimento della cittadinanza hanno assunto toni gravi: vorrei citare la protesta inscenata a Belluno dai giovani del Sud America in attesa di avere la cittadinanza italiana. Ne discuteremo a lungo in questi giorni e dunque non insisto. Alle lungaggini, ad ogni modo, contribuisce indubbiamente la insufficienza degli organici consolari, progressivamente ridotti in 3 Allegato 1 questi ultimi anni e destinati ad ulteriori sacrifici se non interverranno misure di cambiamento. Sul quadro negativo per i diritti delle nostre collettività pesa anche il mancato riconoscimento di alcune normative fondamentali; basti pensare al caso, per esempio, del cittadino iscritto all’AIRE che non può usufruire delle agevolazioni derivanti dal riconoscimento “prima casa” per l’abitazione in Italia. Oppure del giovane che se decide di costituire un’impresa all’estero, non può agevolarsi della legge per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile. In riferimento alla dura polemica sul mancato rinnovo del rapporti di lavoro dei contrattisti assunti ai sensi della Legge 104/2002, devo ribadire che l’Aire è uno strumento di fondamentale importanza non solo per le garanzie dell’esercizio dei diritti politici che lo Stato italiano deve a tutti i cittadini emigrati che ne hanno diritto, ma anche per la razionale programmazione degli interventi diretti alle nostre comunità residenti nel mondo. Giovani Concludendo il mio intervento che ha toccato vari punti dell'ordine del giorno, desidero richiamare la vostra attenzione sull'impegno che come CGIE ci siamo dati: sviluppare la rete di collegamento dei giovani italiani nel mondo, con politiche efficaci per le nuove generazioni. Una rete che sicuramente è anche opportunità di scambio economico e culturale, di cui sono portatori i giovani corregionali che vivono all’estero. In questi ultimi anni l'Italia, le Regioni e i Comuni hanno dedicato grandissima attenzione a quel poderoso fenomeno che è stata la secolare emigrazione degli italiani in ogni parte del mondo, attenzione manifestatasi spesso come recupero della memoria storica e dei valori culturali, sociali, solidali, nati e sviluppatisi con la diaspora italiana nel mondo. Il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero guarda avanti, alle nuove generazioni, ai giovani che rappresentano il futuro, perché ora la nostra ansia è il prolungamento della vita di quella che noi chiamiamo la nazione italiana allargata, i 60 milioni fuori più i 60 milioni dentro i confini nazionali: è una nazione unica, globale, ed è per questo che dobbiamo recuperare il dialogo con i giovani, non in senso tradizionale, ma in senso costruttivo. Ecco, io auguro che anche da questa Commissione emergano contributi importanti per realizzare i nostri obiettivi; intanto abbiamo un primo fondamentale risultato: la conclusione dell'indagine sulle giovani generazioni all'estero, realizzata in quindici paesi che accolgono le nostre collettività, ed è un risultato che dobbiamo valorizzare al massimo. 4 Allegato 3 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Intervento del Consigliere Paolo CASTELLANI - Cile SICUREZZA SOCIALE: ne fa parte l´assegno sociale, o simile forma di assistenza, per un dato periodo, mentre sussisterà l´emergenza delle persone.¨ 1.- ANTECEDENTI: La previdenza sociale italiana, che per i cittadini residenti in Patria prevede l´assegno sociale come un strumento di politica assistenziale, non lo prevede per i cittadini residenti all´estero. Per anni ci stiamo battendo contro questa discriminazione tra lavoratori residenti nel territorio nazionale e quelli all´estero. In questa materia, come in altre, fino ad oggi non siamo stati capaci di eliminare questa forma di disuguaglianza che lede gravemente la democrazia. La mia opinione è che si non cambierà la strategía politica, difficilmente faremo qualche progresso; la risposta sempre negativa é fortemente influenzata dal deficitario bilancio dell´INPS. Dobbiamo separare la questione previdenziale, che é propria del campo della sicurezza sociale, dalla politica assistenziale, impegnando principalmente il Governo e le Regioni italiane, nonché le comunità italiane residenti all´estero. La cassa dell´INPS é deficitaria al punto che le riforme, attuate in modo graduale e constante, comportano una riduzione dei diritti dei lavoratori, modificando il sistema italiano dello Stato sociale e indirizzandolo a un sistema neoliberale che non lascia spazio alla sentita aspirazione dell´emigrazione: l´assegno sociale e il trattamento integrato minimo. La precarietà dei bilanci dell´INPS non è da attribuire alla responsabilità degli emigrati. Basti ricordare che le pensioni in pagamento in Italia e all´estero complessivamente sono 15.917.000 (dato al 31.12.2002). Quelle pagate all´estero alla stessa data sono 397.045. L´incapacità di risolvere il problema dell´economía del Mezzogiorno portó a concedere pensioni di invaliditá a persone con piena capacitá lavorativa, trasformando l´incapacitá fisica al lavoro in una incapacitá di guadagno. Nell´anno 1980, il 45% delle pensioni italiane era di invaliditá; nel 2000 è solo il 27 %, comunque equivalente a 3,7 milioni di persone. 1 Allegato 3 A mio avviso, non è oggi possibile ai cittadini italiani residenti all´estero ottenere l’assegno sociale o qualsiasi altro contributo pagato dall´INPS. Sono ottimista, invece, se mutiamo la richiesta dall´ambito della sicurezza sociale o previdenziale a quello della collaborazione e della solidarietá tra gli Stati, coinvolgendo le Regioni d´Italia. Di questo si é giá parlato nel passato, e va ricordato che la Conferenza Stato-RegioniProvince Autonome-CGIE del 2002 aveva previsto la creazione di un fondo per assistere gli italiani emigrati iscritti all´AIRE, indigenti e con gravi problemi di salute, finanziato dallo Stato e dalle Regioni, con una percentuale di prelievo del capitolo dell´assistenza pubblica, amministrato da un Comitato o da una cabina di regia composta da rappresentanti dello Stato, delle Regioni e del CGIE, e che in ogni singolo Stato vi fosse un Comitato Nazionale. Tale proposta dovrá trovare urgente implementazione. Propongo alla Commissione di porre all´OdG della prossima Assemblea le verifiche necessarie sullo stato attuale del programma stabilito dalla Conferenza StatoRegioni-Province Autonome-CGIE convocando, tramite l’apposita Commissione del Consiglio Generale, tutte le Regioni per fare un bilancio della situazione attuale dei lavori. 2.- IL CILE E LA PREVIDENZA SOCIALE 1.- In Cile le pensioni sono 1057 ( 2000). In America Latina il numero delle pensioni è 77.915, cioé appena l’1,35% del totale del continente. L’Argentina é il Paese dove si concentra il maggior numero di pensioni: 56.028 (le restanti sono 21.887) 2.- Per l’82% le pensioni pagate in Cile sono integrate al minimo. 3.- In Cile non esiste una convenzione internazionale in materia di previdenza sociale. Da anni esiste un Protocollo, che mai é stato trasformato in trattato con forza di legge. La trasformazione del sistema italiano da retributivo a contributivo, con l´aggiunta della deroga dell’integrazione al minimo, ha fatto perdere ogni interesse agli aventi diritto. 4.- I pensionati con pensioni minime non hanno assistenza sanitaria e, dato che percepiscono la pensione minima, non sono ritenuti indigenti. In tal caso il sistema sanitario pubblico cileno non li assiste, ma neppure l´Ufficio consolare italiano, cosicché solo in via eccezionale ricevono sussidi e contributi concessi dalle poche associazioni private italiane. Si tratta di aiuti insufficenti, occasionali e per un periodo limitato di tempo (legati alle disponibilitá). In genere si tratta di persone al di fuori del mondo produttivo, pensionati o soggetti che un tempo erano autosufficienti, grazie ai risparmi realizzati durante la vita di lavoro, ma che con la vecchiaia, la crisi dell´economia locale, le malattie, ormai anziani si 2 Allegato 3 ritrovano in una situazione di precarietá economica, esclusi dal sistema sanitario locale e dall’assistenza sanitaria italiana. 5. L´America Latina non puó continuare a lamentarsi del tragico destino e della permanente crisi dell´economía dei Paesi dell´area. La metá della popolazione é sotto la soglia della povertá ed è dovere del Governo e delle Regioni italiane avviare, a tutela degli italiani poveri, politiche mirate alla ripresa economica delle piccole e medie imprese, settore nel quale è maggiore la presenza italiana e impostare una politica innovativa anche per quanto concerne i rapporti bilaterali tra gli Stati dell’area e l´Italia. 3.- LA COMUNITÁ E LA POVERTÁ IN CILE É in atto una indagine del Servizio Civile Volontario delle ACLI in tutto il territorio nazionale. Crediamo che il risultato non altererá molto la percezione statistica che abbiamo della povertá tra gli italiani che risiedono nel Paese. In Santiago, Valparaiso e Viña del Mar, il settore urbano di maggiore concentrazione degli italiani (oltre al 60%), esistono associazioni che assistono le persone piú bisognose. Il Comitato Italiano di Assistenza (COIA), con sede presso la Parrocchia italiana di Santiago, aiuta a 160 persone, tutti cittadini italiani con un introito non superiore a 100 dollari al mese; eccezionalmente aiuta pensionati italiani colpiti da malattie gravi e incurabili. Il COIA concede gratuitamente medicine, esami di laboratorio e radiografici, occhiali, ed eroga sussidi in denaro per pagare servizi come l´elettricitá, l’acqua o il telefono. L´ambulatorio é gestito da un gruppo di volontari, ivi compreso il medico generico e lo specialista geriatrico. Il patronato Acli é responsabile della gestione e dell’amministrazione. L´immobile dove l’attvità si svolge é del Patronato Acli. L’assistenza indiretta del MAE giunge sempre con ritardo. Il contributi è all’incirca pari al 50% della spesa annua; il rimanente viene dalla comunitá, in particolare dalle associazioni regionali e dal Comitato delle Associazioni Regionali Italiane, nonché da privati cittadini italiani benestanti. La Casa di Riposo Italia accoglie gli anziani in una moderna struttura propria, ma non dispone di un finanziamento sufficente a coprire le spese di ordinaria amministrazione. La sua sopravvivenza è legata ad progetto portato a termine da pochi giorni: é stata edificata una sezione a pagamento, con stanze singole. Si spera che con gli introiti delle rette di importo pieno dei pensionati si possa continuare a sostenere la spesa per gli anziani che poco o nulla pagano. I residenti non superano le 70 persone (la capacitá é superiore). Il contributo del capitolo dell’assistenza indiretta del MAE é simbolico e del tutto insufficente. InValparaiso esiste la Beneficenza Italiana, gestita dalla colettivitá locale, che presta assistenza a 80 persone nei limiti dei contributi del MAE e grazie alla generositá degli italiani piú benestanti. 3 Allegato 3 L´erogazione totale del capitolo dell’assistenza indiretta per l’anno 2004 é di 56.000 euro. L´Uffico consolare ha assistito 100 persone nell’anno in corso. In definitiva, sono circa 400 le persone residenti in Santiago e Valparaiso che hanno usufruito dell’assistenza per gravi carenze economiche o per vera e propria indigenza. Non vi é dubbio che la povertá in Cile non è limitata alle sole persone assistite dalle citate istituzioni; si può affermare che quelli sono i casi piú clamorosi o maggiormente conoscuiti. Sono esclusi gli italiani residenti nelle altre Regioni del Paese e coloro che non sono assistiti per mancanza di risorse. PROPONIAMO: 1.- Mantenere e potenziare il lavoro del COIA in Santiago e, mediante appositi provvedimenti, allargare i servizi anche a Valparaiso e Viña del Mar, in stretta collaborazione e cooperazione con la Beneficenza italiana esistente sul posto e l’attiva partecipazione sia della comunità che della Console onoraria di Valparaiso, persona di grande sensibilitá sociale e capacitá di lavoro. I contributi del MAE per l’assistenza indiretta e quelli dell’assistenza diretta devono essere destinati, indistintamente, ai cittadini italiani in stato di povertá, in un quadro di azioni complementari programmate tra l’Autorità diplomatico-consolare, il Comites e il CGIE. 2.- Aumentare il contributo a tutte le associazioni dedite agli anziani e alla tutela della salute, mediante l´offerta di servizi sanitari, ospedalieri e farmacologici, con fondi dell´assistenza diretta dell´Ufficio consolare. Questo si sta facendo, ma deve esservi un incremento della copertura e delle somme erogate, disponendo controlli da effettuare tramite il Comites e i Consiglieri del CGIE. 3.- Assicurare ai cittadini italiani che non dispongono dell´assicurazione sanitaria un’assistenza medico-sanitaria presso ospedali pubblici cileni previamente convenzionati, nei casi di comprovata necessitá e di impossibilitá di affrontare il costo del trattamento di cura (anche nei casi di pensione minima). 4.- Sensibilizzare le Regioni ad assumere a proprio carico i costi relativi ai loro concittadini indigenti o poveri, che sono assititi dalle associazioni di beneficenza italiana o non profit. Le Regioni, per le quali una norma non consente di contribuire al sostegno di un italiano non corregionale, rifuggono anche dalle responsabilitá nei confronti dei loro cittadini. Alcune Regioni assumono iniziative autonome, ma in modo non sempre adeguato. Si è consapevoli che il numero dei poveri e degli indigenti italiani in Cile é minore che in altre realtá del continente sud-americano, ma non è detto che perché sono pochi debbano essere lasciati al loro destino; al contrario, propro perché sono pochi, basterebbe poco per concedere loro una vita decorosa prima di morire. 4 Allegato 4 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Intervento del Presidente del Comites di Moròn Francesco ROTUNDO – Argentina Il Presidente ed i membri del COMITES della Circoscrizione Consolare di Morón, nel porgere un caloroso saluto alle Autorità presenti: l’Ambasciatore d’Italia in Argentina Roberto Nigido, il Console Generale a Buenos Aires Placido Vigo, il Capo della Segreteria del Ministro per Italiani nel Mondo, la delegazione di funzionari del Ministero degli Affari Esteri, i Presidenti dei Comites e i Consiglieri del CGIE dell’America Latina, augurano che i lavori e dibattiti sulle problematiche specifiche dell’Area latino-americana presentate in questa riunione esauriscano i temi riguardanti i connazionali residenti nella colpita Area latino-americana e si trovino le alternative e/o soluzioni, tenendo conto di quanto riveste carattere di estrema urgenza. Per tale motivo il COMITES di Moròn intende rappresentare a questa riunione continentale del CGIE per l’America Latina i problemi che colpiscono la nostra collettività e che richiedono un’urgente definizione. Riteniamo opportuno segnalare che questo COMITES ha iniziato la sua attività con le elezioni dell’anno 1997 (come risultato del cambio di categoria dell’Agenzia Consolare di Moròn, che è diventata di Prima categoria). Dal 1997 ha cominciato a lavorare direttamente con la collettività, ricevendo tre volte alla settimana nella propria sede i connazionali in difficoltà. Il rapporto diretto e continuo e la conoscenza dei loro problemi ci ha consentito di arricchire e approfondire notevolmente la conoscenza delle diverse problematiche, aggravate dall’ultima crisi socio-economica di questo Paese. Per tale motivo crediamo opportuno segnalare in questo ambito i problemi analizzati ed elaborati a tale fine nelle ultime sedute di Consiglio di questo COMITES. La Nostra Circoscrizione Consolare, con i quattro Comuni che la compongono: HURLINGHAM–ITUZAINGÒ–LA MATANZA–MORÒN, ha una popolazione di oltre 3.500.000 persone. Sappiamo che il 60% della popolazione Argentina è di origine italiana. Questo vuol dire che in questa Circoscrizione siamo (tra italiani e potenziali italiani ), oltre 2.000.000 milioni di connazionali. Come è noto, nei prossimi mesi del corrente anno scade il termine dei contratti rilasciati ai nove contrattisti dell’Agenzia di Moròn, che da due anni svolgono il lavoro accumulato nel tempo e hanno costituito un sollievo (specialmente per le pratiche dell’anagrafe e cittadinanza). Come risultato, l’organico, ora di 20 impiegati, si ridurrà di quasi il 50% (umilmente ci chiediamo come si fa a ricevere oltre due milioni di connazionali con un organico di undici persone). In considerazione di quanto su riportato, CHIEDIAMO CON CARATTERE DI URGENZA quanto segue : 1) l’indispensabile potenziamento della Rete Consolare. Stabilire per decreto Ministeriale tre Vice Consolati Onorati, valutando l’ordine di priorità in relazione alla densità di connazionali residenti in ogni Comune locale, 1 Allegato 4 direttamente subordinati all’autorità del Consolato di Moròn, del quale chiediamo nuovamente che sia modificata l’attuale categoria da Agenzia Consolare a Consolato; 2) cambio o modifica dell’attuale legge per poter assumere personale presso i Consolati. Detta modifica consentirebbe di assumere personale in loco con stipendi locali. Il rapporto costo/beneficio sarebbe notevolmente a favore del Governo Italiano e migliorerebbe la qualità del servizio offerto ai nostri connazionali . Momentaneamente proponiamo, come alternativa, di assumere personale dalle quattro Università che si trovano nella nostra circoscrizione: UTN – Haedo / Università – della Matanza / Università - di Moròn / Università – di Castelar. Questo personale non determinerebbe problemi dal punto di vista legale o economico, in quanto svolgerebbe il lavoro nella forma dello “ STAGE”. 3) In attesa che la ristrutturazione e l’istituzione di nuovi Vice Consolati venga portata a termine, si chiede il ripristino dell’attività coadiuvante dei Corrispondenti consolari, momentaneamente interrotta per il periodo delle elezioni dei Comites. Detto ripristino consentirebbe l’effettivo smaltimento delle pratiche necessarie per l’evasione delle richieste e/o recupero della cittadinanza italiana nei tempi previsti dalla legge (240 giorni). Attualmente sono in lista d’attesa oltre 12.000 appuntamenti, per i quali prevedibilmente si arriva all’anno 2010. Quanto alla richiesta di cittadinanza di figli di madre italiana, si chiede uguale riconoscimento per i figli nati prima e dopo il 1° gennaio 1948 (entrata in vigore della Costituzione italiana). 4) Come è noto, il sistema sanitario e pensionistico argentino è crollato già da tempo e va di male in peggio. In particolare, la nostra Circoscrizione, il cui tessuto sociale si compone di artigiani e piccole e medie imprese, si è deteriorato profondamente nell’ultimo decennio; è una delle zone più colpite dell’Argentina. Per tale motivo si chiede che: a) i fondi inviati dal Governo italiano per l’Assistenza diretta e indiretta ai nostri connazionali, siano distribuiti più equamente ad ogni Consolato b) il Comites, quale rappresentate della collettività, possa chiedere e ottenere dal Consolato informazioni riguardanti ogni connazionale assistito, ogni qualvolta sia necessario richiederle. E che i Consoli non diano la risposta “NON È CONSENTITO PER LA PRIVACY”. Il nostro COMITES è sempre disposto a collaborare in primo luogo con i connazionali e anche con l’Agenzia consolare ed il Governo; a partire dall’anno 1998 ha sottoscritto con l’ospedale italiano una convenzione per l’assistenza sanitaria primaria ($ 4,25 per visita, pari a euro 1,20). Attualmente i termini di questa convenzione sono stati ampliati e i nostri connazionali godono anche di uno sconto del 50% sulle medicine e gli occhiali. Sono state inoltre sottoscritto convenzioni con laboratori e farmacie. Le relative spese sono pagate con il contributo diretto rilasciato dal Consolato al connazionale. 1) Priorità assoluta deve essere data all’allineamento e aggiornamento dell’Anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero, attraverso il coordinamento del Ministero dell’Interno con il Ministero degli Affari Esteri, il Ministro per gli Italiani nel Mondo e le Sedi consolari, al fine di consentire a tutti i connazionali aventi diritto di esercitare il voto politico all’estero e affinché non si trovino nelle condizioni di “esclusione”, come è capitato a tantissimi connazionali in occasione delle 2 Allegato 4 consultazioni elettorali per il rinnovo dei Comites. 2) Una preziosa collaborazione di supporto a questo fine possono offrirla le Associazioni e le Federazioni operanti nella circoscrizione consolare dei rispettivi territori, assieme ai COMITES. 3) Revisione del regolamento relativo alla legge sull’esercizio del voto all’estero per corrispondenza, in modo che venga compiuta totalmente la tutela e la garanzia giuridica, evitando episodi di illegalità e possibili brogli elettorali. 4) Il rinnovo della convenzione per l’assistenza ospedaliera 2004 (con l’ospedale italiano o altri) deve essere effettuato all’inizio dell’anno solare ed i contributi per l’assistenza diretta devono ugualmente essere disponibili all’inizio dell’anno, in modo da evitare periodi di mancata copertura assistenziale adeguata e disagi ai connazionali. 5) Garantire la disponibilità al Comites del finanziamento, previsto dalla legge entro il primo trimestre dell’anno, affinché sia consentito mantenere l’efficienza e la tempestività degli interventi previsti e di espletare attività da svolgere. 6) Potenziare gli interventi culturali per la diffusione della lingua e cultura italiana e provvedere a garantire il diritto all’informazione attraverso l’adeguamento dei mezzi per la comunicazione consolare di carattere istituzionale destinati a raggiungere i cittadini residenti nelle diverse circoscrizione all’estero. 7) Adeguarsi alle necessità della collettività residente all’estero diffondendo l’informazione attraverso la RAI e facilitando, attraverso tutti i possibili canali, l’accesso a una capillare informazione di andata e ritorno. Per concludere, desideriamo segnalarVi sinteticamente che le attività di questo Comites convergono verso un servizio permanente nel settore sociale, giuridico e assistenziale ai connazionali, collaborando con il Consolato e promovendo azioni sinergiche, che nello scorso esercizio sono state di tutela verso più di undicimila famiglie Consolato. Dal 1998, in occasione della commemorazione della Repubblica sono stati consegnati 1.436 Diplomi d’onore e distintivi ai Connazionali che hanno superato il cinquantesimo anno di residenza in Argentina. Nel rinnovarVi i nostri ringraziamenti, Vi auguriamo un proficuo lavoro per il bene della nostra collettività. 3 Allegato 5 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Relazione del Consigliere Maria Rosa ARONA – Argentina PROPOSTA DELLA COMMISSIONE PER LE PARI OPPORTUNITÁ DEL COMITES DI BUENOS AIRES Negli ultimi dieci anni é cresciuta nella nostra comunitá la partecipazione delle donne italiane e discendenti; nel contempo in ambito politico é aumentata la sensibilitá verso forme di organizzazione e partecipazione delle donne italiane. Ne sono state prova la Prima Conferenza della donna in emigrazione, svoltasi nel 1997, e la Prima Conferenza delle donne italiane nel mondo, svoltasi a Lecce nel 2000, nell’ambito della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, che si svolgeva a Roma. In quelle occasioni si è valutata la presenza della donna italiana all’estero come la rappresentazione di uno “spaccato” di memoria storica raccontato quasi esclusivamente tramite la tradizione orale, e solo grazie ad essa ci é consentito comprendere in tutte le sfaccettature il ruolo svolto dalle connazionali di diverse generazioni nella realtá di questo Paese. Nella ricerca di strumenti che potessero dare uno spazio alle donne negli ambiti decisionali, sono sorte esperienze di donne italiane organizzate: in ambito globale, come il Coordinamento donne italo-argentine, o a livello regionale, come la Lega delle donne calabresi, o piemontesi, ecc., oppure in ambiti istituzionali, come nei COMITES con le Commissioni per le Pari Opportunitá, in risposta al fatto che in questi ultimi anni dobbiamo costatare che questi spazi sono diminuiti, che é diminuita la presenza delle donne nelle istanze rappresentative della nostra comunitá organizzata, e che sono diminuiti gli interventi di tipo formativo, culturale indirizzato alle donne. Dei luoghi comuni ancora resistono presso la cosiddetta “classe dirigente” delle nostre comunità, che considera questo spazio come “... inutile, superficiale, roba del primo mondo...” La realtà è invece che molti di coloro che criticano il dedicarsi delle donne a cose futili, non menzionano con altrettanta “attenzione” l’impegno quotidiano di molte di noi nei temi cruciali e nei settori nevralgici delle nostre comunità. Per questo a Roma, al momento della costituzione del nuovo CGIE, quando, 8 donne su 94 membri, decidemmo costituirci in gruppo di lavoro - istanza che l’Assemblea ci ha riconosciuto - lo abbiamo fatto proprio pensando che il nostro agire nel privato e nel sociale non è separato dalle problematiche di tutta la comunità, anzi, proprio il contrario. Questa “dualità” ci permette di essere consapevoli e dare, se ne abbiamo coscienza, una segnale visibile della nostra presenza; e chi onestamente vuole pensare a contribuire alla soluzione dei problemi non può non vedere che più dell’80 per cento delle persone che partecipano nel sociale nelle nostre comunità sono donne... . 1 Allegato 5 In questo senso la nostra partecipazione nell’Assemblea Continentale del CGIE ha il proposito di “rispolverare” la Dichiarazione ed il Programma di azione di Pechino, che rappresentano ancor oggi una innovazione di grande rilevanza nelle politiche delle donne, con ripercussioni anche sul piano istituzionale. Dalle politiche di paritá si passa, infatti, a riconoscere e valorizzare la differenza di genere, che viene considerata come una risorsa per lo sviluppo sociale, economico e civile, sintetizzandolo nella formula: mainstreaming piú empowerment. Consideriamo oggi piú che mai necessario partire dalla differenza di genere per progettare e realizzare politiche di pari opportunitá e per assicurare qualitá sociale alla vita di donne e uomini, assumendo il punto di vista delle donne in ogni scelta e programma di ogni ambito organizzativo (mainstreaming), attribuendo potere e responsabilitá alle donne (il cosiddetto empowerment), promuovendo la loro presenza nelle sedi in cui si prendono decisioni rilevanti per la collettivitá, e nel contempo sollecitando la loro autonomia e libertá. Considerando che le donne italiane all’estero costituiscono una risorsa culturale, economica, sociale e politica di enorme valore sia per i Paesi di residenza che per l’Italia, il loro contributo alla storia ed al presente della vita delle collettivitá non é tutt’ora riconosciuto, né adeguatamente sostenuto a tutti i livelli, soprattutto in vista delle sfide poste dal crescente processo di globalizzazione. Per salvaguardare ed estendere nel futuro questa ricchezza, l’Italia deve investire concretamente nella promozione della lingua, della cultura, della formazione professionale, nell’informazione, nei contatti e nella creazione di nuove modalitá di interscambio. Nella prospettiva sociale, nel nostro continente si aggrava la situazione delle donne, soprattutto se anziane e sole, in quanto esiste una connessione profonda con la disuguaglianza che nasce nella societá, nel mercato del lavoro, e quindi le donne che non hanno un “marito” non possono sperare di avere un minimo di tutela, specie se non autosufficienti. E questa disuguaglianza viene confermata ed accentuata in forma preoccupante dalle forme sempre piú flessibili, precarie e discontinue di lavoro delle generazioni giovani e dalle donne giovani. Vorrei trasmettere, per la riflessione ed il dibattito di questa Assemblea, le proposte elaborate dalla Commissione Pari Opportunità del Comites di Buenos Aires, in considerazione anche della costituzione del “Gruppo di lavoro delle donne Consigliere del CGIE”: dare continuitá ai programmi e progetti iniziati, come quello dell’”Osservatorio delle donne italiane all’Estero”, riaffermati nel Documento finale della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, del 2000, auspicando e raccomandando che si arrivi ad una sintesi legislativa delle diverse proposte di legge in merito, e alla relativa approvazione. riconoscere alle donne gli stessi diritti rispetto alla trasmissione della cittadinanza italiana ai propri discendenti, un vuoto legislativo, questo, che il Parlamento dovrebbe colmare. ( Infatii, la legge n. 91 del 1992 non ha modificato la norma nella parte in cui limita la trasmissione della cittadinanza per via materna solo ai figli 2 Allegato 5 - - nati dopo il 1° gennaio 1948, non considerando le ragioni storiche, gli elementi etnici, culturali e delle radici famigliari che legano i discendenti di donna italiana all’Italia). creare le condizioni affinché le Associazioni ed organizzazioni italiane modifichino i loro statuti includendo la paritá di opportunitá tra uomo e donna e stabilendo una quota del 40% di rappresentativitá di uno dei due sessi (le associazioni dovrebbero aggiornare i loro statuti e le Autoritá diplomático-consolari raccomandare detta modifica per una più aggiornata e democratica rappresentatività); destinare alle donne, sia per quel che riguarda i progetti formativi che per le iniziative d’impresa un minimo del 40% di risorse e partecipazione; inserire in tutte le aree tematiche motivo di dibattito la questione delle pari opportunitá come un elemento di democratizzazione che migliora per tutti la qualitá della vita. Le donne sono consapevoli che la nuova frontiera dei diritti di cittadinanza degli italiani all’estero deve innanzitutto aprirsi ad una piú profonda conoscenza della legislazione italiana e delle opportunitá e prospettive connesse alla cittadinanza comunitaria, ma deve nutrirsi di piú costanti relazioni culturali, sociali ed economiche, dove non puó essere assente il contributo delle donne. 3 Allegato 7 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Relazione dell’Esperto della Repubblica Dominicana Mario BOERI BOZZA DI PROPOSTA PER IL MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI OFFERTI DAI CONSOLATI ITALIANI IN AMERICA LATINA INTRODUZIONE E’ noto a tutti che l’evoluzione economica mondiale e’ passata attraverso tre grandi tappe: la prima e’ quella della societa’ pre-industriale, caratterizzata dall’attivita’ agricola, dalla pesca e dall’attivita’ estrattiva; la seconda e’ quella della societa’ industriale, caratterizzata dall’industria manifatturiera e dai processi di lavorazione delle materie prime; e la terza, quella della societa’ post-industriale, caratterizzata dai servizi. E’ importante notare che nell’anno 1850 circa, negli Stati Uniti i lavoratori delle distinte attivita’ erano cosi’ distribuiti: agricoltura 64%, manifattura e servizi 18% ciascuna. Se analizziamo gli stessi dati per l’anno 2000, possiamo osservare dei cambiamenti drammatici rispetto alle attività lavorative nei distinti settori: agricoltura ridotta solamente al 2%; manifattura 15%, con un picco del 35% nell’ultimo periodo post-bellico, pero’ ultimamente in rapida discesa, in conseguenza dell’automazione; ed i servizi raggiungono la cifra impressionante dell’83%, con un tasso di crescita esponenziale nell’ultimo decennio. E’ pure importante notare che la tappa dei servizi si suole suddividere in tre stadi differenti: dei cosiddetti servizi domestici (hotels, ristoranti, lavanderie, saloni, manutenzioni e riparazioni); dei servizi destinati a favorire il commercio e gli scambi (trasporti, comunicazioni, assicurazioni, finanziari, immobiliari, governo); infine il piu’ sofisticato perché esige un raffinamento ed una estensione delle capacita’ umane, è quello dell’ educazione, della medicina, della ricerca, dell’arte e della ricreazione. Negli ultimi decenni in tutte le categorie di servizi c’e’ stata un’esplosione di teorie prima, e di progetti pratici poi, per migliorare la qualita’ dei servizi offerti ai clienti. E’ anche importante tenere presente che con l’inizio del nuovo millennio e’ stata identificata una nuova tappa economica, che gia’ stiamo vivendo, nella quale il concetto di servizio si trasforma ed evolve in quello di ”esperienza”. L’esperienza crea un valore aggiunto per mezzo di una connessione ed interazione con il cliente in una forma personalizzata che il cliente non solo apprezza, ma ricorda piacevolmente, per cui e’ disposto a pagare per usufruire di questa “esperienza”. 1 Allegato 7 Con questa premessa, che pone in evidenza il fatto che gli esseri umani stanno pretendendo ogni volta di piu’ dei servizi eccellenti, e di fronte al fatto indiscutibile che la tecnologia per offrire detti servizi e’ disponibile ed economica, non e’ assolutamente concepibile che i Consolati italiani offrano servizi che possono, con riconosciute eccezioni, essere considerati come minimo scadenti e ubicabili nella preistoria dell’”economia dei servizi”. Le lunghe ed umilianti file, che i cittadini italiani (e non) devono affrontare davanti alla maggior parte dei Consolati italiani per risolvere qualsiasi pratica, sono frutto dell’inefficienza dei processi, della scarsa applicazione della tecnologia disponibile e dell’ignoranza di certi funzionari di turno del concetto elementare di “servizio”. Con gli enormi progressi ottenuti nel campo delle telecomunicazioni e dell’informatica, e con la riduzione dei costi in questi settori, e’ inconcepibile che i Consolati italiani non si mettano al passo con i tempi, impiegando le tecnologie e avvalendosi di quei processi che potrebbero incrementare enormemente la qualita’ dei servizi offerti e migliorare notevolmente l’immagine del nostro bel Paese presso tutte le comunita’ nelle quali siamo presenti. SCOPO DELLA PROPOSTA i)-Migliorare il grado di soddisfazione che i clienti hanno dei servizi consolari. ii)-Ridurre i costi operativi di attenzione al pubblico e, addirittura, generare un utile. iii)-Ridurre al massimo la partecipazione dei funzionari nei vari processi, con il gran vantaggio di omogeneizzare il servizio evitando trattamenti preferenziali e discrezionali. iv)-Eliminare l’accumulo, peraltro fittizio, del lavoro dei funzionari, grazie all’applicazione del concetto che ogni pratica e problema vanno risolti la prima volta e non riciclati. ASPETTI DEL PROGETTO Il progetto si puo’ dividere in varie tappe ed ogni tappa sarebbe implementata in relazione al livello di automazione del singolo Consolato. Pero’ si suggerisce caldamente una standardizzazione, in modo da facilitare l’intercambio di informazioni tra tutti i Consolati del mondo. L’aspetto piu’ semplice, pero’ critico ed importante, e’ quello che prevede di sollevare i funzionari della responsabilita’ di fornire informazioni sui documenti necessari per espletare qualsiasi pratica; essi dovrebbero dedicarsi solamente a risolvere i problemi dei clienti e ad offrire il servizio richiesto. 2 Allegato 7 Il compito di fornire le informazioni sui documenti necessari per le diverse pratiche puo’ essere svolto molto efficientemente da una compagnia specializzata esterna al Consolato (un centro di chiamate o “call center”, che operi con parametri di qualita’ internazionale (tipo copc), nel quale tutti gli operatori avrebbero accesso col loro computer a tutte le informazioni necessarie, e le stesse sarebbero pertanto fornite al cliente in forma corretta ed efficiente. Il gran vantaggio di questo centro e’ che non avrebbe nessun costo per il Consolato, poiche’ opererebbe attraverso una linea a pagamento (tipo 900) che potrebbe avere una tariffa, ad esempio, di 1 euro per chiamata, permettendo di coprire i costi ed anche di ricavare un utile. Detto centro si incaricherebbe anche di fissare ai clienti gli appuntamenti con i vari funzionari addetti ai servizi, il tutto registrato nella base di dati localizzata nei vari Consolati e con accesso protetto contro i pirati informatici. Ogni fase di qualunque processo sarebbe costantemente documentata. Ad esempio: se un cliente chiama per un semplice cambio di indirizzo o se il Consolato vuole avvisare il cliente che e’ necessario un documento addizionale, tali richieste sarebbero immediatamente digitate nella base di dati del Consolato dall’operatore che riceve la chiamata. È da notare che, per maggiore sicurezza, si consiglia di non lavorare ‘on-line’ ma di aggiornare i dati solamente ogni sera con l’intercambio delle informazioni tra il servitore del call center e quello del consolato, con un accettabile errore di 8 ore di ritardo sull’aggiornamento delle informazioni. Un passo ulteriore molto positivo sarebbe quello di incaricare il call center di coordinare eventuali pagamenti per i servizi espletati dal Consolato, come il rilascio di un visto o di un passaporto. In questo caso, quando il cliente e’ gia’ in possesso di tutti i documenti necessari, con una semplice chiamata al centro otterrebbe l’informazione di quanto deve pagare ed un numero segreto (chiave) con il quale recarsi presso la banca con la quale il Consolato ha realizzato un accordo previo, ad effettuare il pagamento; e durante la stessa chiamata otterrebbe anche l’appuntamento per recarsi successivamente al Consolato. A questo punto il richiedente, dopo aver fatto due, forse tre chiamate telefoniche al centro, andrebbe al Consolato per la prima volta e ne uscirebbe con il problema risolto e, percio’, felicissimo. Il cambiamento in positivo dell’ immagine dei Consolati sarebbe incalcolabile. Naturalmente tutto questo puo’ essere preceduto o completato da tappe piu’ semplici, come utilizzare un sito (www) con la pubblicazione di tutti i documenti necessari per una determinata pratica, al quale i clienti abbiano accesso e che consenta loro anche di stampare i formulari necessari per espletare le pratiche. 3 Allegato 7 Anche gli appuntamenti via e-mail possono aiutare a ridurre il carico di lavoro telefonico dei Consolati, pero’ si deve tenere presente che non tutti i clienti hanno accesso ad un computer, quindi il centro di chiamate sarebbe a beneficio di tutti, perche’ puo’ essere raggiunto anche da un telefono pubblico. Questo canale (e-mail) e’ peraltro utilissimo se utilizzato efficientemente per rispondere alle domande dei clienti per tutte le situazioni particolari (e sappiamo che sono molte). CONSIDERAZIONI TECNICHE Considerando la gran diversita’ del numero di clienti nei vari Paese, e’ ovvio che le dimensioni del” centro di chiamate” possono variare notevolmente da un Paese all’altro, pero’ e’ anche vero che il costo delle telecomunicazioni si sta’ riducendo progressivamente, quindi i Paesi grandi potrebbero avere il loro centro specifico per servire tutti i Consolati presenti sul territorio da un solo punto, mentre che per i Paesi piu’ piccoli si potrebbe anche considerare una loro aggregazione ed il “call center” potrebbe essere ubicato nel Paese con il costo più basso della mano d’opera. (ad esempio, con 40 operatori si potrebbero rispondere a 4.000 chiamate al giorno). La stessa considerazione vale per la centrale telefonica, che potrebbe essere di dimensioni ridotte nel caso dei Paesi piccoli o, al contrario, essere una centrale di gran capacita’ con connessioni via circuiti dedicati “tipo t1” con il fornitore del servizio telefonico. Il bello di questa proposta e’ che non ci si deve preoccupare della parte telefonica, che è nella responsabilita’ di chi offre il servizio di operatori telefonici, mentre nello stesso tempo la centrale del Consolato ricevera’ un decisamente minor numero di chiamate e potrà migliorare le sue prestazioni. La parte piu’ critica di questo progetto e’ la volonta’, che mi sembra esista, da parte del Ministero degli Esteri di migliorare il servizio fornito ai cittadini italiani nel mondo ed ai cittadini dei vari Paesi in cui è presente. Immaginiamo il sito Internet del Ministero degli Esteri, che sotto la voce “ambasciate”, e specificamente nel sottogruppo “servizi consolari” fornisca tutti i requisiti per poter iniziare una qualsiasi pratica, accessibile da ogni parte del mondo. Lo stesso sito incorporerebbe connessioni dirette con tutti i siti consolari del mondo, fornendo a ciascuno i formulari e le indicazioni, anche tradotti nelle specifiche lingue di ogni Paese che, nel caso delle richieste di visti, costituisce uno dei maggiori volumi di lavoro in alcuni Paesi dell’America latina. A questo punto entra in azione il centro di chiamate innanzi proposto, ed ecco che quasi per magia il numero di visite ai Consolati si ridurrebbe alla meta’, od anche meno, rendendo immediatamente disponibili funzionari che ora mancano. Una parte molto importante del progetto consiste nel definire esattamente i criteri e la struttura della base di dati: se questa attivita’ fosse centralizzata da Roma, darebbe 4 Allegato 7 garanzia di omogeneita’ a livello mondiale, anche se poi ogni Paese la implementasse in tempi differenti. Naturalmente, a livello locale sarebbe opportuno popolare la base di dati di tutti i cittadini registrati, eliminando le famose montagne di archivi che attualmente contribuiscono alla perdita di documenti, peggiorando i tempi di risposta con grande insoddisfazione dei clienti (e questo si collega alla presentazione di ieri relativa all’anagrafe ed a tutto il progetto telematico fortunatamente gia’ in corso, pero’ secondo me un poco lento). Quest’ultima fase, anche se molto desiderabile perche’ permetterebbe di scambiare informazioni tra i vari Consolati nel mondo e con tutti i Comuni con accesso ad Internet, e’ completamente indipendente dalla creazione del centro di chiamate, perche’ quest’ultimo puo’ essere creato anche come iniziativa locale. Naturalmete i tempi di qualche singolo Consolato sarebbero molto brevi, mentre per altri Consolati si correrebbe il rischio che questa implementazione non veda mai la luce o che, per lo scarso numero di clienti, non si ritenga conveniente. COSTO DEL PROGETTO Il costo del progetto del “centro di chiamate” e’ molto variabile da Paese a Paese. Se, come detto sopra, la parte della definizione della base di dati e dei vari procedimenti fosse centralizzata almeno regionalmente, vi sarebbe un costo unico e l’informazione servirebbe a tutta la Regione. Il costo che spetterebbe ai vari Paesi riguarderebbe soltanto la parte informatica (computers e servitori), il costo di insegnare agli impiegati come accedere alla base di dati e fornire l’informazione oltre, naturalmente, al costo per elaborare il progetto. Lo stesso potrebbe essere recuperato molto rapidamente, in relazione a quanto si vuole far pagare per ogni chiamata telefonica. Con tutti i sacrifici che fanno oggigiorno i clienti per risolvere una pratica, posso assicurare che sarebbero disposti a pagare molto di piu’ di 1 euro – è l’esempio fatto in precedenza alla sola condizione di ottenere un buon servizio. RISULTATI PREVISTI (concreti ed immediati) -Notevole riduzione del traffico telefonico nei vari Consolati. -Notevole riduzione delle file davanti ai consolati. -Sparizione di varie forme di intermediazione. -Riduzione costi e generazione di un utile. 5 Allegato 7 -Funzionari piu’ produttivi ( con meno stress) e disponibili. -Gran soddisfazione dei cittadini italiani all’estero e dei cittadini dei Paesi ospitanti. CONCLUSIONE Con l’implementazione di questa proposta certamente non saremmo ancora entrati nello stadio economico dell’“esperienza” della quale parlammo all’inizio, pero’ perlomeno potremmo considerarci ben posizionati nell’area dei servizi tradizionali. Sono profondamente convinto che noi italiani, facendo parte della zona del mondo tra le piu’ sviluppate, dobbiamo essere gli esportatori dell’innovazione e dell’applicazione della tecnologia (come gia’ lo fummo per la mano d’opera) e non, al contrario, assorbire le condizioni terzomondiste dei Paesi che ci ospitano e che, proprio per queste ragioni, hanno molte difficolta’ a progredire. 6 Allegato 8 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Relazione del Direttore del Comites del Perù Andres A. CHIARELLA INDAGINE SUI GIOVANI ITALIANI ALL’ ESTERO I GIOVANI ITALIANI NELLE ELITE ECONOMICHE, POLITICHE E CULTURALI, NELLA CLASSE MEDIA E IN QUELLA POVERA DEI PAESI ESTERI CASO PERU 1. INTRODUZIONE : Questo documento rappresenta un primo approccio alla situazione della comunità italoperuviana, come prodotto della immigrazione negli ultimi 150 anni. L’osservazione storica del movimento migratorio di massa costituisce una parte importante dell’evoluzione e della proiezione futura dei rapporti tra l’Italia e la comunità italiana in Perú. Con una visione retrospettiva, possiamo dire che le principali ondate di immigrazione sono avvenute principalmente nelle seguenti circostanze storiche: a) Nell’epoca del consolidamento del Regno d’Italia si produce un’emigrazione contadina e delle classi piú povere verso l’America, a causa di una grave crisi dell’agricoltura. b) Negli anni successivi alla prima guerra mondiale si produce una nuova emigrazione, a causa della profonda crisi politica ed economica. c) Dopo la seconda guerra mondiale, durante il periodo della ricostruzione e dello sviluppo economico iniziato nel 1948, ci troviamo di fronte ad un’altra importante ondata. d) Durante la crisi energetica nel 1973 inizia, anche se con volumi inferiori ai precedenti, un movimento di migranti con un certo livello professionale, che accompagnano l’esportazione della tecnologia italiana. A questo si aggiungono gli effetti migratori prodotti dalla cooperazione italiana e dal volontariato (solidarietá) e) A partire dal 1993, a seguito dei cambiamenti derivanti dalla caduta del blocco sovietico e dei processi di privatizzazione delle strutture statali in America Latina, si osserva un movimento migratorio di minore consistenza, essenzialmente dovuto all‘arrivo delle ditte italiane transnazionali. 1 Allegato 8 2. SITUAZIONE : Se osserviamo la dinamica demografica della comunità italo-peruviana corrispondente a ciascuna delle cinque ondate migratorie citate, otteniamo cinque gruppi: a) Un primo gruppo di quinta generazione: il trisnonno nato in Italia b) Un secondo gruppo in quarta generazione: il bisnonno nato in Italia c) Un terzo gruppo in terza generazione: il nonno nato in Italia d) Un quarto gruppo in seconda generazione: il padre nato in Italia e) Un quinto gruppo in prima generazione: nato in Italia Se stabilissimo a “vent’anni” l’età media del capofamiglia del gruppo familiare giunto dall’Italia, potremmo affermare che gli emigranti del primo e secondo gruppo sono giá deceduti, e i loro discendenti potrebbero forse aver avuto accesso alla cittadinanza italiana e potrebbero forse parlare la lingua italiana. Gli emigranti del terzo gruppo sarebbero oggi persone della terza etá, e quelli del quarto gruppo, della fascia superiore della seconda etá. Allo stesso modo, i loro discendenti potrebbero forse aver avuto accesso alla cittadinanza italiana e potrebbero forse parlare la lingua italiana. Il quinto gruppo, costituito dai nati in Italia, si troverebbe nella parte inferiore della seconda etá. Oggi il numero di nuovi immigranti italiani (quinto gruppo) va diminuendo, gli immigrati precedenti invecchiano e, pertanto, si vengono formando due livelli, che sono destinati a sostituire l’attuale classe dirigente della comunità ítalo-peruviana : a) I discendenti di italiani immigrati corrispondenti ai quattro primi gruppi b) I nuovi immigrati del quinto gruppo e la loro discendenza. Questi due gruppi di giovani adulti sono oggetto della nostra attenzione in questa breve analisi, poiché avranno nelle loro mani, nel prossimo breve periodo, il futuro della comunità italo peruviana. Ció detto, non tralasciamo quel gruppo di giovani in etá scolare e universitaria (06 – 30 anni), che pure deve essere oggetto della nostra attenzione, in quanto sará il successivo gruppo che svolgerà un ruolo attivo nella comunitá italo-peruviana. 3. ANALISI : Passiamo ad alcune considerazione sulla collettivitá italo peruviana. a) Opere realizzate a beneficio della collettivitá italo-peruviana, con indicazione della data, 2 Allegato 8 durante le successive ondate migratorie: . 1) Societá Italiana di Beneficenza e Assistenza 1862 2) Compagnia Italiana di Pompieri Roma 1866 3) Compagnia di Pompieri Italia del Callao 1868 4) Diario Corriere del Pacifico 1870 5) Collegio Regina Margherita (poi S. Margherita) 1872 6) Compagnia Pompieri Garibaldi di Chorrillos 1872 7) Compagnia Pompieri Garibaldi nel Callao 1873 8) Diario La Patria 1873 9) Scuola Italiana di Música 1876 10) Diario La Voce d’Italia 1886 11) Diario L’Italiano 1887 12) Banco Italiano 1888 13) Associazione Mutua fra i Commercianti Italiani 1892 14) Ospedale italiano 1893 15) Compagnía di Seguros Italia 1896 16) Societa Canottieri Italia 1904 17) Circolo Sportivo Italiano 1917 18) Museo di Arte Italiano 1921 19) Collegio Umberto Primo (poi Antonio Raimondi) Sede Lima 1930 20) Instituto Cultural Italo Peruano 1930 21) Italica Gens 1930 22) Casa di Riposo Gio Batta Isola 1948 23) Istituto Italiano di Cultura 1950 24) Clínica Italiana 1958 25) Associazione di Italiani del Perú AIP 1968 26) COMITES 1985 27) CGIE 1997 28) Collegio Antonio Raimondi Sede La Molina 1997 29) Collegio Dante Alligheri di Lima 2003 30) Asociaciones Italianas (1862 –2004) si può affermare che le infrastrutture di base della collettivitá italo-peruviana sono state opera degli emigranti italiani del primo e secondo gruppo, ed hanno riguardato i settori dell’economia, finanza, educazione, salute, benessere sociale, sport, arte, cultura, sicurezza e informazione. Questi due gruppi di immigranti si distinsero per la presenza di persone con grande spirito imprenditoriale e senso di dedizione, che riuscirono ad organizzare la collettivitá italiana. Si puó affermare che si trattó di una specie di “etá dell’oro”, dei cui benefici ancora oggi usufruisce l’ intera comunitá italo-peruviana. 3 Allegato 8 Successivamente, a partire del terzo gruppo di immigranti, venne proseguita l’opera dei predecessori, e si è evidenziato un fenomeno assai positivo: l’integrazione degli italiani con i livelli superiori della societá peruviana, in base al livello di preparazione culturale. Nello stesso tempo, peró, ha inizio una progressiva perdita dell’identitá italiana, che ha come conseguenza che le istituzioni italo-peruviane citate siano sempre meno frequentate dai discendenti italiani. A conferma di ció si può citare la recente esperienza delle elezioni del COMITES, che ha visto una scarsa partecipazione, avendo votato solo 6.212 persone, nonostante l’adeguata pubblicizzazione dell’evento. Questo è segno di mancanza di motivazione della collettivitá italo-peruviana rispetto al proprio futuro ed ai rapporti con la Madrepatria. Attualmente, la collettivitá di origine italiana iscritta all’anagrafe é costituita da un totale di 44.341 persone, cosí distribuite: 1) Con cittadinanza italiana vigente 28,948 2) Con cittadinanza italiana non vigente 15,393 Contemporaneamente, all’Ambasciata sono state presentate circa 60.000 pratiche di cittadinanza, divise in due gruppi di attesa: 1. Con pratiche inoltrate, ma senza data fissata di avviamento delle stesse: 12.000 2. Con appuntamento fissato per inoltrare le pratiche negli anni a venire, ma senza garanzia di conferma: 48.000 E’ necessario ricordare che il processo di acquisizione della cittadinanza italiana sta soffrendo un grave rallentamento per mancanza di una struttura consolare minima che attenda alle pratiche e assolva in modo continuo a tutte le competenze proprie di un Consolato, specialmente al fine di aggiornare l’anagrafe consolare, con particolare riferimento ai connazionali irreperibili, cancellati dalle liste elettorali o che presentino indirizzi errati o dati mancanti. Questo specifico compito consolare é di grandissima importanza per la collettivitá di origine italiana, specialmente in occasione delle consultazioni elettorali. b) Le organizzazioni legate alla diffusione della cultura e della lingua italiana, che dovrebbero rappresentare i principali strumenti di collegamento con la collettivitá. Ci stiamo riferendo in modo specifico a RAI International, all’Istituto Italiano di Cultura ed ai Centri educativi locali. 1) Rispetto a RAI International, come elemento di possibile integrazione della comunitá italo-peruviana con la Madrepatria, crediamo che dovrebbe essere un mezzo per arrivare ai nuclei famigliari in modo costante, peró attualmente 4 Allegato 8 presenta i seguenti limiti : a) Giunge alla comunitá in forma discriminante, in quanto viene trasmessa solo ad un settore della popolazione. b) Non distribuisce la sua programmazione giornaliera o mensile al pubblico. c) Non offre programmi che includano l’insegnamento della lingua italiana, considerato che la grande maggioranza dei membri della collettivitá conosce solo parzialmente la lingua italiana. d) Non offre una programmazione di buona qualitá, con films italiani, a differenza di altri canali di provenienza europea, che trasmettono fims doppiati in spagnolo o sottotitolati. 3) L’Istituto Italiano di Cultura non dispone di un’infrastruttura né dei mezzi necessari per offrire alla collettivitá italo-peruviana, in forma consistente, le espressioni piú significative della cultura e della lingua italiana. 4) Per ció che riguarda i Centri di studio italo-peruviani di educazione elementare e media, è in atto un processo di miglioramento della qualitá dei servizi a beneficio della collettivitá italo-peruviana. 4. CONCLUSIONI: a) La maggior parte della collettivitá italo-peruviana appartiene al terzo livello superiore della societá peruviana, per quanto riguarda educazione e cultura. b) Esiste una parte significativa della collettivitá di ascendenza italiana che non frequenta le istituzioni italo-peruviane, essendosi integrata in altre istituzioni nazionali peruviane. c) Le istituzioni italo-peruviane non dispongono delle risorse necessarie per raggiungere un adeguato livello di integrazione dei membri della collettivitá di ascendenza italiana. d) La gioventú di ascendenza italiana non é motivata, né aspira ad integrarsi nelle istituzioni italo-peruviane. e) La gioventú di ascendenza italiana non conta su un facile accesso alla lingua ed alla cultura italiana. f) Non si ha a disposizione un Consolato italiano che offra servizi con un minimo di soddisfazione per la collettivitá. g) RAI international non contribuisce a diffondere l’italianitá nella collettivitá italoperuviana, h) L’Istituto Italiano di Cultura non dispone dei mezzi necessari per promuovere l’integrazione della collettivitá italiana attraverso una serie di attivitá culturali e con programmi ben definiti. i) I Centri educativi italo-peruviani devono essere oggetto di maggiore attenzione da 5 Allegato 8 parte delle Autoritá italiane 5. RACCOMANDIAMO : a) Che il Governo italiano, attraverso i canali istituzionali, metta a disposizione le risorse umane e materiali per insediare un Consolato in Perú, come da anni richiede la popolazione italo-peruviana. b) Che il Governo italiano, attraverso i canali istituzionali, metta a disposizione di RAI International e dell’Istituto Italiano di Cultura le risorse umane e materiali, affinché possano migliorare il loro servizio in funzione di tre principali obiettivi: - Diffondere la Cultura italiana nella popolazione tanto peruviana che italo-peruviana. - Promuovere le espressioni artistiche e culturali nella collettivitá italo-peruviana. - Diffondere la conoscenza della lingua italiana tra i membri della collettivitá italoperuviana c) Che si identifichino i migliori canali al fine di motivare la collettivitá italo-peruviana a riscoprire la propria italianitá e raggiungere, cosí, una maggior integrazione. d) Che attraverso le nostre associazioni, evidenziando i vincoli che ci uniscono, si promuova l’integrazione della collettività italo-peruviana. e) Che si proceda a garantire il massimo sforzo, attraverso i Centri Educativi italoperuviani, affinché si trasformino in organi di diffusione della cultura italiana e consentano la partecipazione degli studenti come protagonisti nel processo di integrazione della collettivitá italo-peruviana con la Madrepatria. 6 Allegato 9 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Relazione dell’Esperto del Cile Ferdinando PEZZOLI INTRODUZIONE Vorrei preliminarmente chiarire che la mia non sarà un’analisi di tipo normativo o la giusta protesta per le carenze strutturali dei Consolati, per cui si accumulano ritardi per il riconoscimento della doppia cittadinanza. Tratterò questo tema da un punto di vista sociologico, riferendomi alla nostra Comunità residente all’estero, sia in America Latina che nei Paesi europei e anglosassoni, e poi dal punto di vista dei diritti che scaturiscono dall’ottenere la cittadinanza. Sarà l’esposizione di un’opinione critica, tendente a mettere in evidenza le conseguenze dell’applicazione della vigente legge italiana sulla cittadinanza. Una discussione di questo tipo penso sia utile per un approfondito dibattito democratico. CITTADINANZA Credo anzitutto necessario prendere in considerazione alcuni aspetti essenziali: chi siamo e come è composta la nostra collettività oggi; cosa possiamo fare nelle condizioni attuali e in quale modo. Per poter spiegare la nostra realtà attuale è necessario ripercorrere la storia dell’emigrazione italiana, che si è sviluppata a partire dal 1850 per arrivare, con differente intensità nei diversi periodi, all’incirca fino al 1960. Allora l’Italia era povera - e chi è povero di solito è poco rispettato – ma è sempre stata ricca di un capitale enorme, il suo popolo. Con le nostre emigrazioni, dilagando in tutto il mondo, noi italiani abbiamo dato in un certo senso inizio alla nostra “globalizzazione”. Siamo sempre stati grandi viaggiatori, però mai in misura massiccia come in quell’arco di tempo. Si pensi che il 12 aprile 1903 sbarcarono a Nuova York, nell’Ellis Island, 12.668 emigranti, 7.803 dei quali erano italiani, mentre gli altri provenivano da Liverpool, Copenaghen, Rotterdam e Amburgo. Queste migrazioni si diressero prevalentemente verso due zone: l’europea e anglosassone (USA, Canada, Australia, Sud Africa) e latino-americana, ed ebbero una motivazione iniziale e uno sviluppo differenti. Nell’area europea e anglosassone la nostra emigrazione ha risposto all’imperante necessità di sviluppo di quei Paesi, ma ad essa è stato opposto un rifiuto dalla maggior parte delle popolazioni locali. Ciò ha determinato un forte raggruppamento delle nostre collettività, a difesa dei propri usi e costumi ma anche contro i molti soprusi alle quali erano esposte. 1 Allegato 9 Quella situazione negativa ha prodotto un effetto positivo: è stato possibile tramandare ai discendenti, fino a non molto tempo fa’ considerati cittadini di seconda o terza classe, un forte senso di italianità, che fa sì che si ritrovino uniti intorno alle loro istituzioni, integrati nei Paesi in cui vivono ma scarsamente assimilati. Pochi sono i matrimoni misti, e alle riunioni la partecipazione è sempre massiccia e sentita. In America Latina la situazione si è evoluta in modo totalmente diverso. Salvo rare eccezioni, la nostra emigrazione è stata bene accolta e rispettata e, nonostante siano stati creati centri di incontro dove comunicare e divertirsi insieme, questi non hanno determinato l’isolamento dai cittadini dei Paesi ospitanti, con i quali le relazioni sono sempre state di ottimo livello, come dimostrano i numerosi casi di matrimoni misti. Come conseguenza, si è realizzata una forte assimilazione dei nostri discendenti. Quanti siamo. Situazione attuale. La nostra collettività in America Latina è composta da 1.182.371 persone con passaporto italiano, delle quali solo circa 80.000 nate in Italia e 200.000 appartenenti alla prima generazione; circa 3.000.000 sono senza passaporto e forse nemmeno sanno che potrebbero ottenerlo. Quasi tutti gli 80.000 italiani sono solo integrati. Gli appartenenti alle prime generazioni hanno uno spiccato sentimento di italianità e in molti casi tra loro si esprimono ancora in italiano. Tutti gli altri sono completamente assimilati. Questo significa che nelle proiezioni sul futuro della nostra comunità si deve tenere conto di persone latino-americane, con proprie culture in cui si ritrova, in vari casi, anche quella italiana. Pensare a noi emigrati e a i nostri discendenti, e non a chi abbiamo intorno, è come guardare solo nel giardino di casa ignorando che esistono città e nazioni. Si deve volgere lo sguardo a quel 1.182.371 di persone, moltissime delle quali non conosciamo, ed anche a coloro che in futuro avranno il passaporto e la titolarità dei diritti italiani, senza conoscere i doveri. Uso sempre dire ai miei figli: i vostri diritti cominciano dove finiscono i vostri doveri. Non si è italiani per il solo fatto di avere un passaporto in tasca, ed è necessario che si sviluppi senso di responsabilità, conoscenza di usi, costumi, principi, cultura e lingua italiana perché ci si possa sentire, come me, orgogliosi di essere italiani. Ma tutto questo deve essere a complemento della loro cultura, da arricchire con la nostra. Mantenere e promuovere l’italianità sarà un lavoro duro e difficile per tutti noi e per le Autorità italiane, e se in questo momento si commettono errori e non ci si indirizza correttamente si corre il rischio di una perdita irreparabile: la scomparsa della presenza italiana. È necessario tenere presente che in un prossimo futuro ci saranno solo discendenti, alcuni dei quali nemmeno sapranno chi fu l’italiano che ha dato loro il cognome e ha consentito di accedere al diritto di essere cittadino italiano. Cittadinanza e diritti I Consolati sono impegnati nel fabbricare italiani, e si assiste ad un aumento esponenziale di nuovi italiani, discendenti di cittadini magari morti da oltre cent’anni che non avrebbero mai osato sognare tanta italianità quando poneva problemi dire di 2 Allegato 9 essere italiano. A tanta distanza di tempo, adesso tutti vogliono essere italiani, tutti si sono ricordati dell’Italia. Ma questa non è italianità. In Messico si dice che “Al tunal lo van a ver, solo cuando tiene tunas”. Con il passaporto, questi discendenti acquisiscono tutti i diritti politici e civili, e di fronte a questo processo esplosivo mi domando: fino a che generazione questi diritti sono ereditabili? Per gli spagnoli fino alla terza. Il voto, l’assistenza, la previdenza sono diritti di cui i nostri discendenti già godono nel luogo dove sono nati e vivono; e allora di nuovo mi domando : è giusto che ricevano per eredità anche quelli italiani? Credo che questi diritti non possano essere tramandati all’infinito. Quello che invece credo sia doveroso tramandare per sempre, e che ogni discendente di italiano dovrebbe avere di diritto oltre al passaporto e all’insegnamento della lingua e della cultura, è la formazione professionale, grazie alla quale potrebbero contribuire a sollevare il proprio Paese di nascita, quel Paese che ci ha accolti e dove loro e la loro discendenza vivranno, senza essere costretti a cercare altrove un avvenire migliore. Per concludere, ritengo che per ottenere la cittadinanza dovrebbe essere obbligatoria la conoscenza della lingua italiana. Esercizio di voto all’estero. No Grazie. Vedete sinceramente, io non ho mai creduto nell’esercizio del voto Politico all’estero, così come è concepito, parlo principalmente per noi oltre oceano, mentre è tutta altra cosa per gli Italiani che vivono all’interno della Comunità Europea di 25 nazioni. Altri doveri ed altri diritti. Io non credo di averne il Diritto. Vivo, lavoro, contribuisco e mi preoccupo per lo sviluppo del mio Paese di residenza, il Cile, dove tutta la mia discendenza attuale è nata e la futura sicuramente vivrà, dove pago le mie tasse ed usufruisco di tutti i servizi e diritti che mi spettano, dove adempio anche tutti i miei doveri. Questo non significa che io non mi senta Italiano, anzi lo sono. Tutti noi all’estero lo siamo sicuramente molto e a volte molto di più di molti italiani che vivono in Italia. Inoltre mi prodigo nel diffondere la cultura, la lingua e gli scambi commerciali, con il solo fine di apportare un mio contributo alla diffusione dell’Italianità in Cile, e non vorrei che tutti i miei sacrifici ed il mio passo per questo Paese fossero stati inutili. Ripeto non credo che noi si debba esercitare il diritto di voto all’estero, parlando dei 18 Parlamentari. Questi signori, una volta eletti, insediati nel Parlamento Italiano non voteranno solamente per leggi e provvedimenti inerenti a noi emigrati e a tutti coloro in possesso di un Passaporto Italiano, lo faranno anche per leggi e provvedimenti degli Italiani in Italia. Mi domando: questi signori eletti che vivono all’estero, dove votano, fanno normalmente uso di tutti i diritti e doveri del luogo di residenza e sicuramente di nascita, (ormai il 95% degli Italiani residenti all’estero sono discendenti) con che criterio voteranno nei casi che riguardano l’Italia? 3 Allegato 9 Pensate poi nei Governi Italiani dove l’equilibrio fra maggioranza e minoranza è sempre minimo, con un si o un no potrebbero decidere su cose che non sono di loro competenza. Sicuramente dovranno farlo in base alle direttive del partito. Mi pongo una semplice domanda. Fra non molto, nel futuro, Italiani nati in Italia non ce ne saranno più, gli unici a votare saranno discendenti di origine italiana di 2^/3^/4^ generazione, persone con passaporto Italiano con tutti i diritti e senza nessun dovere ed eleggeranno questi 18 signori (loro connazionali) e come vi ripeto interverranno nel parlamento. Con quali diritti e criteri potranno votare, decidendo sulla vita degli Italiani che vivono in Patria? Mi sembra una pazzia, una pazzia collettiva. Si dice che è un diritto sacrosanto di tutti gli italiani, d’accordo. Però questo diritto è superiore ai nostri diritti, si accavalla a quello degli Italiani in Italia. Ci troveremo spesso nelle condizioni di decidere sul loro futuro. Non mi sembra giusto. Pensate per un momento, se già oggi ci fossero questi 18 signori in Parlamento, e che si stesse discutendo se mandare o no truppe in Iraq o un in un’altra nazione a combattere, staremmo parlando di giovani Italiani, non certo dei loro figli. Loro voteranno, stiamo parlando del futuro di questi ragazzi di una nazione che non è quella in cui vivono e questo è una intromissione gravissima. Vado oltre. Immaginate che una Nazione o varie Nazioni abbiano interessi nella politica italiana, per loro basterebbe “intervenire” sui membri della nostra collettività, e fare eleggere alcuni di questi parlamentari a loro fedeli, che una volta inseriti potrebbero appoggiare interessi estranei. Credetemi questo diritto di esercizio di voto dovrebbe essere riveduto e corretto prima ancora di esercitarlo. Credo che per la prima elezione i candidati per i 18 seggi parlamentari dovrebbero essere, per diritto e rispetto, solo Emigranti nati in Italia e residenti all’estero. Di nuovo mi domando: è giusto che i nostri discendenti che hanno già per diritto proprio nel luogo dove sono nati e vivono, il voto, l’assistenza, la previdenza ricevano per eredità anche quelli italiani? Credo che questi non possano essere tramandati all’infinito. Credo invece che sia doveroso tramandare per sempre a ogni discendente di italiano oltre al passaporto, l’insegnamento della lingua, la cultura e la formazione professionale con la quale potrebbe aiutare a sollevare il Paese di residenza e che lo ha accolto e dove vivrà al sua discendenza senza che sia costretta ad un’altra emigrazione in cerca di un avvenire migliore. Per finire considero che dovrebbe essere obbligatorio, per ottenere la Cittadinanza, dimostrare la conoscenza della lingua italiana.- Ferdinando Pezzoli (Cile) 4 Allegato 10 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Relazione dell’Esperto Fabio PORTA – Brasile FORMAZIONE Chi da anni lavora con impegno e professionalità sul versante di una maggiore integrazione tra gli italiani che vivono in Italia e i loro milioni di connazionali e discendenti residenti all’estero sa bene come non esista uno strumento più forte ed efficace per rafforzare tale legame che la formazione, intesa adesso nel senso più ampio del termine, tanto con riferimento a precise attività di tipo didattico o di tirocinio quanto ad esperienze di approccio integrato alla cultura ed all’interscambio tra generazioni e tra continenti. Ci occuperemo brevemente, nel corso di questa esposizione, degli interventi formativi destinati agli italiani residenti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea, con il modesto intento di dare un contributo ad una migliore definizione di tali politiche, e questo alla luce dell’esperienza del recente passato, ma anche grazie ad un’attenta lettura dell’ultimo Avviso Pubblico pubblicato dal Ministero del lavoro (Avviso n. 1/2004 – Decreto Legislativo n. 112 del 31-03.1998). L'AVVISO PUBBLICO n, 1/2004 (Decreto Legislativo n.112 del 31.03.1998) Tali interventi sono realizzati in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, che – recita l’avviso “contribuisce a fornire le informazioni sul mercato del lavoro dei territori interessati” oltre a “svolgere attività di vigilanza e verifica” tramite gli uffici consolari e le Ambasciate. Finalità generale di tali interventi è quella di “favorire l’occupabilità degli italiani all’estero e migliorare la presenza delle collettività italiane all’estero e la loro relazione con i sistemi produttivi locali”. L’ultimo bando, al quale l’avviso 1/2004 fa riferimento, destinava a tali interventi la somma totale di Euro 26 milioni, ripartiti in MISURA A (“promozione dello sviluppo 1 Allegato 10 locale e rafforzamento delle collettività italiane all’estero”) e MISURA B (“formazione individuale”). IL PARERE DEL CGIE Con un parere trasmesso in data 17 dicembre 2003 dal Segretario Generale del CGIE Franco Narducci al Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro On.le Pasquale Viespoli, il Consiglio Generale si compiaceva per la imminente pubblicazione di tale avviso, evidenziando come nei Paesi destinatari di tali interventi “scarseggiano gli interventi pubblici qualificati per sostenere l’innalzamento dei livelli di formazione e delle competenze professionali richiesti per lo sviluppo del mercato del lavoro” e come quindi tali politiche siano fondamentali per “ridare spinta all’occupazione e alla ripresa economica, due aspetti che per evidenti ragioni interessano e coinvolgono le comunità italiane residenti”. Tale parere delineava già alcune linee guida operative e dava alcuni suggerimenti concreti; permettetemi evidenziarne quattro, che ritengo di primaria importanza: 1 – La necessità, per tali progetti, di costruire forti reti relazionali con i sistemi produttivi locali, spesso resa difficile dal marcato individualismo degli stessi imprenditori. E questo collegando strategicamente la formazione alle imprese, possibilmente coinvolgendo le istituzioni locali a partecipare. 2 – L’opportunità di limitarsi al requisito della cittadinanza (e non a quello, superfluo, del possesso del passaporto); meglio ancora alla “dichiarazione sostitutiva di atto notorio” per tutte quelle centinaia di migliaia di connazionali (e il riferimento all’America Latina è esplicito) che – pur avendo presentato domanda di cittadinanza italiana – devono purtroppo sottostare alle lungaggini per l’espletamento della pratica. 3 – La possibilità di inserire le “associazioni operanti in emigrazione” tra gli enti ammessi a partecipare a tale bando, purché ovviamente rispondano ai requisiti richiesti dalla legge. 4 – L’ineludibilità, infine, di una seria valutazione non solo in itinere ma anche ex post. E questa, in considerazione dell’insufficienza della rete diplomatico-consolare, andrebbe effettuata anche incaricando un istituto o agenzia competente. ALCUNE CONSIDERAZIONI GENERALI Integrerei questi quattro importantissimi punti con altrettante osservazioni, derivate da un’attenta analisi ed osservazione delle attività realizzate in questi ultimi anni in Brasile (e non difformi, a quanto mi risulta, dagli altri Paesi di questo continente): a) Maggiore attenzione alla scelta degli enti proponenti ma anche dei loro partner 2 Allegato 10 operativi, privilegiando in questo ultimo caso le organizzazioni già radicate e conosciute sul territorio tanto dai COMITES quanto dalle nostre rappresentanze consolari; b) Un più forte legame tra la scelta dei “temi” e dei “settori” oggetto degli intereventi e la comunità locale, magari promovendo dei Forum propedeutici alla presentazione dei programmi con la presenza dei vari soggetti coinvolti; c) Possibile coinvolgimento degli enti locali italiani, in particolare delle Regioni, che storicamente esercitano in Italia un importante ruolo proprio nel campo della formazione professionale; d) Coordinamento di tali interventi con le politiche per l’immigrazione italiane; estendere l’applicazione della legge Bossi-Fini ai discendenti di italiani residenti in America latina (anche in considerazione dell’estrema carenza in Italia di alcune professionalità). CONCLUSIONI Gli interventi formativi a favore degli italiani residenti all’estero rappresentano, e possono continuare a rappresentare, uno strumento formidabile per l’integrazione delle giovani generazioni in una seria politica di cooperazione sociale ed economica, oltre che linguistica e culturale, con il nostro Paese. L’esperienza ci dice che, con limitate eccezioni che l’osservazione dei suggerimenti appena citati possono contribuire ad eliminare del tutto, questi progetti sono in grado di catalizzare e motivare centinaia di giovani che a sua volta diverranno attori diretti di solidarietà intergenerazionale e transnazionale; questi giovani sono già parte attiva delle nostre associazioni e in alcuni casi si sono coinvolti direttamente nelle ultime elezioni dei COMITES. Una seria e completa ricerca sui percorsi lavorativi ex post e sul cammino dell’integrazione con la comunità italiana successivo a tali corsi dimostrerebbe meglio di tante parole l’effettività e la sorprendente realtà di una tale affermazione. 3 Allegato 11 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) Relazione dell’Esperto del Venezuela Filippo SINDONI IL VENEZUELA E' UN PAESE DALLE INFINITE OPPORTUNITA' PURTROPPO SOFFOCATE DA UNA DOLOROSA CRISI POLITICA Per capire il momento economico, sociale e politico che vive actualmente il Venezuela, bisogna risalire al processo storico degli ultimi 40 anni. Con la nazionalizzazione del petrolio durante il primo Governo di Carlos Andrés Perez, negli anni Settanta, l'economia e la societá venezuelana presentarono un cambio radicale sotto ogni punto di vista. Una prosperitá economica vincolata agli alti prezzi del petrolio ha stimolato, in quell'epoca, la formazione di una emergente industria di base. Per questo il livello di vita venezuelano crebbe vertiginosamente, grazie aIle immense risorse del sottosuolo patrio e a una vigorosa piccola e media industria in pieno sviluppo. Ma il tallone di Achille di questa crescita e stata l'incapacitá della classe politica di spingere allo sviluppo i settori piu poveri della popolazione, i quali ancora oggi premono per partecpare da protagonisti al benessere della classe media e alta. II piú grave errore dei nostri govenanti è stato quello di aver contribuito ad incrementare la disuguaglianza fra Ie classi sociali, cosa che ci ha portati, purtroppo, all'attuale crisi politica e sociale. Nonostante ció continuiamo a pensare - e gli indici economici avvallano la nostra percezione - che il Venezuela è un Paese con infinite potenzialitá economiche e sociali. In questo momento gli alti prezzi del petrolio assicurano al Venezuela una delle piu alte riserve di tutta la sua storia: "22 mila milioni di dollari", che rappresentano 2 volte la sua necessitá annuale di importazioni. La svalutazione del bolivar permette di acquistare beni investendo nei settori immobiliare, industriale e d’impresa, al disotto del loro valere reale, e tutto questo favorisce I'esportazione. Inoltre, per la sua posizione geografica il Venezuela rappresenta la porta d'entrata del Sudamerica. Il suo clima temperato e primaverile durante tutto l´anno facilita lo sviluppo di tutte le attivitá produttive, agricole, commerciali e turistiche. Una perfetta integrazione di razze e culture ha permesso il mantenimento dei valori etici, familiari e morali delIa societá venezuelana, per cui i figli degli emigranti europei, preparati e formati nelle migliori universitá nazionali e internazionali, occupano attualmente posti di alto prestigio in tutti gli ambiti nazionali. 1 Allegato 11 Riassumendo, possiamo dire che in Venezuela impera una economia di posizione, per imprenditori con coraggio e visione del futuro, che proiettano i loro investimenti a medio e lungo raggio con prospettive di alto rendimento in un mercato e con una popolazione in espansione, con domanda crescente e consumo sostenuto. In quest’ambito la comunitá italiana radicata in Venezuela, e la sua rappresentanza industriale avrá certamente un ruolo preponderante ed essenziale, poiché si è sempre caraterizzata per il suo amore e il senso di appartenenza alla terra di accoglienza. Lo spirito di lotta, la voglia di integrazione, la capacitá di adattamento, la creativitá Ie hanno permesso di trasformare i momenti di crisi in opportunitá di successo, e sono il migliore biglietto da visita. La presenza italiana nel tessuto produttivo venezuelano è pertanto uno dei motori fondamentali deIl'economia, principalmente nei settori delle costruzioni, dell'agricultura, del turismo, del commercio, ossia in tutte quelle attivitá nelle quali l'ingegno e il talento italiano fanno onore aIle origini. Ci sono molte ragioni per essere ottimisti. Abbiamo avuto una delle democrazie piu solide del continente per quarant'anni di seguito, che ha formato una generazione di giovani con meno di 30 anni, che attualmente rappresenta il 60% delIa popolazione nazionale. Questo vuol dire che il Venezuela è un Paese energico, con una importante riserva di talenti e risorse umane di altissimo valore, che vibra simultaneamente con le nostre ricchezze naturali che vanno più in là del petrolio, del gas, del ferro, dell'alluminio e dell' oro. Ma parallelamente a queste realtà positive, convive purtroppo una congiuntura politica che impedisce il pieno sviluppo del potenziale del Paese. Tutti i settori della popolazione stanno soffrendo per lo squilibrio economico che limita lo sviluppo desiderato. E a questa crisi, che si verifica in quasi tutti i Paesi latino-americani, non sfuggono gli emigrati italiani, i quali tanto nell'ambito imprenditoriale come nei settori meno favoriti hanno dovuto ridimensionare la loro vita, nell' eterna ricerca di una maggiore stabilitá. Da una parte, molti imprenditori italiani si sono visti obbligati a chiudere Ie loro imprese o hanno dovuto inventarsi nuove fonti di guadagno; e per un altro verso il calo del potere d’acquisto ha obbligato i piú deboli a ricorrere alla sicurezza sociale italiana per poter continuare a vivere con dignitá. Difronte a questa realtà, che speriamo transitoria, facciamo un appello con il cuore in mano alla Madrepatria, la nostra amata Italia, affinche non abbandoni i suoi figli che tempo addietro si sono imbarcati verso un futuro incerto, per contribuire con i propri sacrifici alla ricostruzione di un Paese che nel periodo post-bellico soffriva Ie conseguenze della guerra. Poiché è proprio grazie al coraggioso sacrificio di migliaia di concittadini attuaImente sparsi in ogni angolo del mondo è stato possibile il risorgere della societá e dell'economia italiana. Oltre a ricordare le molte rimesse che durante decenni arrivavano daIl´estero come una 2 Allegato 11 delle principali fonti di introito per lo Stato italiano, vale la pena far notare che siamo stati proprio noi emigranti che abbiamo fatto conoscere il "made in Italy" in tutto il mondo. E questo ha suscitato ammirazione e la predilezione e il consumo dei nostri prodotti tanto nell'ambito culturale che economico. Per quanto sopra esposto, vogliamo che sia chiaro che non stiamo chiedendo un'elemosina; stiamo semplicemente lottando per un diritto, che per giustizia divina ci appartiene. L'Italia attualmente è uno dei sette Paesi piú importanti e forti del mondo, e tutti plaudiamo a questo fatto, perche tutti i "cittadini italiani" hanno messo il loro granello di sabbia per far grande la nostra Madrepatria. Perció, ora non si puó pretendere che soltanto coloro che vivono nel territorio italiano abbiano diritto di godere questa gloria e di beneficiarsi di essa sia dal punto di vista economico che morale. Non si puó pretendere che gli emigranti rivivano il terribile dramma di doversi allontanare nuovamente dalle loro case, dalla loro nuova vita, per godere di una pensione minima di vecchiaia. Non possiamo permettere che lo Stato italiano imbocchi nuove strade per escludere gli emigranti dal sistema sociale. La nostra lotta va diretta proprio a guadagnare nuovi spazi, che includano anche la sicurezza sociale per i nostri figli, che con la loro esistenza contribuiscono alla grandezza dell'ltalia. Vogliamo insistere che urge creare nuove leggi che garantiscano I'equilibrio e l'uguaglianza dei diritti fra tutti quelli che si chiamano "italiani" Non siamo cittadini di seconda categoria, al contrario, siamo degni eroi della nostra Patria e lavoriamo e Iottiamo per ricostruire il nostro amato Paese. Dobbiamo creare una vera integrazione fra l´Italia in Patria e l'Italia sparsa neI mondo e abbiamo bisogno che dentro il territorio nazionale si riconoscano i nostri successi e il nostro lavoro. E' necessario che lo Stato italiano allarghi il raggio di ascolto dei mezzi di comunicazione come la RAI International, perché il suo messaggio sia divulgato anche attraverso la rete nazionale. Si devono ampliare Ie oportunitá affinche si fortifichi lo scambio culturale e scientifico fra Ie nuove generazioni. Davanti al problema di una crescita demografica zero e di una incontrollata ma necessaria immigrazione di extracomunitari in Italia, i figli degli emigranti, mediante programmi per promuovere posti di lavoro, possono diventare linfa vitale per la nostra vecchia Italia. Chiediamo soltanto che la Costituzione e Ie leggi ci diano il giusto posto. Abbiamo sicuramente fatto passi da gigante con il diritto di voto all'estero e la doppia nazionalitá, ma resta ancora molta strada da percorrere. 3 Allegato 12 Consiglio Generale degli Italiani all’Estero Ministero degli Affari Esteri COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) O.d.G. n. 1 FORMAZIONE La Commissione Continentale America Latina riunita a Buenos Aires dal 4 al 6 ottobre 2004 preso atto che c’è il rischio che venga ad esaurirsi il fondo che finanzia I corsi di formazione professionale per gli italiani residenti nei Paesi extraeuropei, dichiara la propria profonda preoccupazione e CHIEDE al Governo di intervenire tempestivamente affinché vengano trovate risorse alternative per far sì che possano continuare gli interventi formativi di capitale importanza per le comunità italiane all’estero. A firma: Gazzola APPROVATO ALL’UNANIMITÀ Allegato 13 Consiglio Generale degli Italiani all’Estero Ministero degli Affari Esteri COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) O.d.G. n. 2 LEGGE 379/2000 La Commissione Continentale America Latina riunita a Buenos Aires dal 4 al 6 ottobre 2004 Considerata La scadenza prossima dei termini di legge per la presentazione della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti dei cittadini italiani originari dei territori dell’ex Impero austro-ungarico Riscontrata La carenza dell’organico degli Uffici consolari per lo smaltimento delle richieste di cittadinanza CHIEDE − − − Al Parlamento italiano, la proroga della scadenza della legge 379/2000 Al Ministero degli Affari esteri, un decreto ministeriale che chiarisca la situazione dei connazionali ai quali erroneamente è stata attribuita la cittadinanza iure sanguinis e determini che per essi il requisito di manifestazione della volontà di acquisto della cittadinanza italiana si consideri compiuto Al Ministero degli Affari Esteri, che per questi casi particolari si preveda un provvedimento in termini abbreviati. A firma: Nardelli APPROVATO ALL’UNANIMITA’ Allegato 14 Consiglio Generale degli Italiani all’Estero Ministero degli Affari Esteri COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) O.d.G. n. 3 RINGRAZIAMENTO AL MINISTRO TREMAGLIA La Commissione Continentale America Latina riunita a Buenos Aires dal 4 al 6 ottobre 2004 ESPRIME Il suo riconoscente ringraziamento al Ministro per gli Italiani nel Mondo on. Mirko Tremaglia per tutto quanto sta facendo per gli italiani all’estero, in particolare per i suoi ultimi interventi sulla Legge Finanziaria, e gli augura buon lavoro. A firma: Garbarino APPROVATO ALL’UNANIMITA’ Allegato 15 COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA (Buenos Aires, 4-6 ottobre 2004) DOCUMENTO FINALE La Commissione Continentale dell’America Latina nella riunione del 4, 5 e 6 ottobre, con l’apporto degli Esperti invitati, le cui Relazioni sono allegate agli atti, ha dibattuto i seguenti temi: - Sicurezza Sociale: “Tendenze mondiali di riforma”; Pari Opportunita’ : “Contributo e riflessioni del Comites di Buenos Aires” Anagrafe Elettorale: “Problemi alla luce delle prime due esperienze elettorali per gli italiani residenti all’estero”; Rete Consolare: “Proposta miglioramento servizi dei Consolati in America Latina”; Nuove generazioni: “Identita’ e nuove generazioni”; Cittadinanza: “Diritti e doveri” “Legge 379/2000 (Ex austro-ungarici); Formazione Professionale: “Riflessioni e suggerimenti sull’attualita’ della Formazione”; Rapporti economici: ”Situazione degli italiani nell’attuale contesto economico venezuelano”. Il dibattito ha evidenziato che i tagli previsti nella prossima Legge Finanziaria potranno avere degli effetti drammaticamente negativi sui capitoli di spesa destinati alle comunita’ all’estero, con particolare rilevanza nell’aspetto sociale e dei servizi. In questo contesto la Commissione ha ribadito l’improrogabilita’ dell’istituzione dell’assegno di solidarieta’ per gli anziani italiani all’estero che versano in situazione di indigenza. E’ emerso inoltre il persistere della necessita’ di potenziare e razionalizzare la rete consolare in America Latina. A questo proposito sono stati suggeriti strumenti semplificativi per lo snellimento delle procedure, in particolare delle richieste di riconoscimento della cittadinanza, avvalendosi anche della collaborazione di Patronati e Comites. Sul tema della cittadinanza si è riaffermata la necessità della riapertura dei termini per il riacquisto senza vincoli temporali e di residenza. La Commissione ha manifestato preoccupazione per la futura sospensione dei Bandi di concorso per la Formazione professionale diretta agli italiani nei Paesi extracomunitari, che coinvolge direttamente le politiche rivolte alle nuove generazioni e che avviene in contraddizione con gli orientamenti espressi nei diversi ambiti istituzionali delle Comunita’ italiane all’estero. 1 Allegato 15 L’Assemblea ha inoltre dibattuto sulla necessita’ di porre la questione delle Pari Opportunita’ nell’ambito del contenuto e del metodo delle tematiche affrontate. L’Assemblea ha infine approvato di tenere la prossima riunione della Commissione Continentale America Latina a Lima (Perù) nel marzo o aprile 2005. 2