Valle Imagna – Villa d’Almè Azienda Territoriale per i Servizi alla Persona Azienda Speciale Consortile PIANO DI ZONA 2012- 2014 INDICE PREMESSA PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE 1. IL SISTEMA DI GOVERNANCE: A. IL PROCESSO DECISIONALE B. IL RUOLO DELL’AMBITO E GLI OBIETTIVI DEL PIANO DI ZONA A cura del Presidente Assemblea Sindaci, Stefano GALLIANI C. L’AZIENDA COME ENTE STRUMENTALE A cura del Presidente Azienda Speciale Consortile, Carlo PLAINO D. SINTESI DEL LAVORO SVOLTO NEL TRIENNIO 2009 - 2012 E. PROSPETTIVE DI LAVORO F. LA COLLABORAZIONE CON IL DISTRETTO A.S.L. A cura del Direttore Distretto A.S.L. Villa d’Almè 2. ELEMENTI DI CONOSCENZA DELL'AMBITO: A. PROFILO SOCIO-DEMOGRAFICO DEL TERRITORIO B. ELEMENTI SOCIO-SANITARI C. RISORSE SOCIALI D. RISORSE ECONOMICHE 3. AZIONI DI SISTEMA, OBIETTIVI PER IL TRIENNIO: A. AREA PROMOZIONE DEL TERRITORIO B. AREA CONOSCENZA, GESTIONE E SVILUPPO C. AREA SOSTEGNO AL PROGETTO DI VITA DELLE PERSONE E DELLE FAMIGLIE 4. DOCUMENTI DEI TAVOLI TEMATICI: A. UN SERVIZIO SOCIALE PER UN WALFARE CHE STA CAMBIANDO B. TAVOLO TEMATICO AREA MINORI E FAMIGLIE C. TAVOLO TEMATICO AREA DISABILI E SALUTE MENTALE D. TAVOLO TEMATICO AREA ANZIANI E. TAVOLO TEMATICO AREA VULNERABILITA’ E FRAGILITA’ SOCIALE F. CHI HA PARTECIPATO ALLA COSTRUZIONE Azienda Speciale Consortile Via Valer 2, 24038 Sant’Omobono Terme (BG) P.Iva-c./f. 035.731.201.63 - Tel 035.85.17.82 - Fax 035.85.27.53 E-mail [email protected] Sito www.ascimagnavilla.bg.it Pagina 1 di 91 PREMESSA Il Piano di Zona 2012-2014 vuole essere un documento leggibile, semplice, dinamico , in grado di indicare: - una visione condivisa delle politiche sociali sull’intero territorio di Ambito, la sua utilità per tutta la cittadinanza e non solo per la parte considerata più fragile, gli obiettivi che garantiscano un reale innalzamento della qualità di vita nelle Comunità locali, i vantaggi e i percorsi per una gestione unitaria delle politiche sociali a livello di Ambito, le azioni che permettano di identificare un percorso partecipativo secondo responsabilità e ruoli diversi tra i soggetti formali e informali dell’Ambito, - le risorse umane e i materiali utili al perseguimento degli obiettivi. Il Piano di Zona deve essere uno strumento utile per gli “addetti ai lavori” ma anche consultabile e di facile accesso per tutti i cittadini di Ambito anche attraverso la distribuzione capillare nel nostro territorio (sito web, CD ROM, copie cartacee presso le biblioteche, ecc.). Il documento è strutturato in quattro parti: - la prima dedicata alla visione che si intende promuovere per quel che riguarda, non solo il “Servizio Sociale”, ma il complessivo benessere della Comunità dell’Ambito Valle Imagna - Villa d’Almè; - la seconda riservata alla condivisione di alcuni elementi di analisi del contesto in cui operiamo, che intendiamo non solo conoscere e approfondire, ma anche comprendere a fondo; - la terza indirizzata all’individuazione dei temi generatori delle proposte e delle progettualità che intendiamo sostenere nel prossimo triennio; - la quarta vede il contributo diretto dei Tavoli Tematici attraverso i documenti da essi elaborati. Pagina 2 di 91 PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE In questi anni si è assistito a una ridefinizione del concetto di welfare nel quadro costituzionale delle competenze: dall’approvazione della Legge 328/2000, che disponeva la programmazione di politiche sociali di Ambito, all’emanazione della Legge regionale 3/2008, che ha portato all’accelerazione del processo di revisione e di riforma dei compiti degli Enti Locali. Il contesto demografico, le fragilità familiari, le condizioni di precarietà occupazionale, l’impatto della condizione migratoria: sono tutte variabili che hanno determinato un quadro generalizzato di vulnerabilità, caratterizzato da una crescita esponenziale della domanda sociale di tutela e da un continuo aumento del divario tra esigenze e possibilità di intervento; tutto ciò amplificato, inoltre, dalla frammentazione delle risorse e degli interventi dei diversi attori che agiscono nel sistema di protezione sociale. In provincia di Bergamo questi processi hanno interessato sia il versante della programmazione delle politiche sociali sia il versante relativo alla loro effettiva realizzazione: a partire già dalla prima triennalità dei Piani di Zona dei 14 Ambiti Territoriali della provincia di Bergamo del 2002, la combinazione tra le indicazioni normative e le specificità locali hanno dato vita ad un sistema di welfare territorialmente diversificato. L’assunzione stessa del principio di sussidiarietà ha portato con sé dilemmi che hanno definito esiti differenziati, derivanti da un mandato normativo non sempre chiaro e dall’adattamento del sistema complessivo a variabilità, esigenze e capacità dei contesti locali. La sovrapposizione di più livelli di competenza in cui responsabilità e compiti si suddividono in uno stesso ambito di intervento, ha ampliato gli spazi della discrezionalità decisionale: il rischio, in questa dimensione, diventa quello di sancire, dal punto di vista istituzionale, la diseguaglianza dei cittadini. La recente crisi economica del Paese, con il conseguente drastico ridimensionamento dei fondi per le politiche sociali e dei trasferimenti agli Enti Locali, incide profondamente sulla programmazione sociale dei Piani di Zona 2012-2014. Il documento “Politiche sociali per lo sviluppo del welfare locale”, approvato dalla Conferenza dei Sindaci il 15 dicembre 2011, indica la prospettiva di un ripensamento dell’intervento pubblico e del ruolo delle Amministrazioni comunali nella funzione di programmazione degli interventi sociali e nel tentativo di organizzare un welfare territoriale tramite una ridistribuzione di funzioni, compiti e spazi di autonomia decisionale tra i vari livelli istituzionali, tecnici ed operativi. Il prologo provinciale ai 14 Piani di Zona traduce, in una dimensione tecnica ed operativa, le indicazioni emerse nel documento dei Sindaci, prevedendo lo sviluppo di un sistema di protezione sociale in una cornice di senso così sintetizzabile: Comune: luogo in cui si riconosce il livello identitario del cittadino, in cui si esercita la prossimità degli interventi, in cui si attiva il capitale sociale e relazionale del territorio garantendo la coesione sociale della comunità locale; Ambito Territoriale: luogo dell’associazione dei Comuni, del raccordo e della cura della rete sociale, dell’individuazione delle priorità di destinazione delle risorse e della programmazione condivisa degli interventi. E’ anche lo spazio dell’investimento sul capitale professionale, sui processi di integrazione e del prendersi cura di situazioni complesse, nonché della capacità di utilizzare economie di scala. Conferenza dei Sindaci: luogo di sintesi e di proposta di una possibile direzione provinciale condivisa in relazione alle politiche sociali, con il fine ultimo di costruzione di un sistema di protezione sociale in grado di garantire uniformità di intenti e prospettive nel territorio. La Conferenza deve garantire la rappresentatività e la capacità di fare sistema dei Comuni nello sviluppo relazionale e negoziale con gli altri attori del sistema sociale. Pagina 3 di 91 Nella consapevolezza di una prospettiva normativa incerta ed in continua evoluzione, emerge la convinzione che la modalità più costruttiva per affrontare questo momento di crisi risieda nella ricerca di soluzioni di sistema che possano garantire ai Comuni l’esercizio della funzione pubblica e pertanto il perseguimento dell’intereresse generale. Nell’area socio-assistenziale questo si esplica attraverso scelte che, al fine di garantire i diritti civili e sociali dei cittadini, dovranno sempre più caratterizzarsi in termini di: Sistema - la costruzione di un welfare plurale necessita del contributo di molti e non potrà essere più prerogativa di un unico Ente o Amministrazione; Organizzazione - le politiche territoriali per essere implementate vanno condivise tramite la valorizzazione dell’associazione tra Comuni e quindi attraverso l’Ambito Territoriale; Risorse - è necessaria un’oculata qualificazione della spesa sociale complessiva dei Comuni non potendo ipotizzare, ad oggi, un suo incremento; si aggiunge l’esigenza di includere la valutazione delle condizioni reddituali e patrimoniali nell’accesso ai servizi. Per trasformare in risorse economiche il capitale sociale e relazionale costruito in questi anni, serve un insieme di processi a sostegno di un sistema che appartiene non solo ai Comuni ma alla società tutta. In questa direzione e come premessa generale, il prologo fotografa l’attuale situazione demografica ed epidemiologica corredata dai dati di conoscenza dell’attuale situazione dei servizi e delle risorse presenti nei 14 Ambiti Territoriali, nell’ottica degli interventi e della gestione associata da questi attuati. Segue una sezione programmatica che definisce tre obiettivi strategici del triennio: 1. incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi nell’area socioassistenziale; 2. ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di welfare locale; 3. reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità sociale degli Ambiti Territoriali. E’ indispensabile, in questa dimensione, imparare a comprendere e gestire nuove criticità e nuovi saperi per trovare un possibile orientamento: coloro che si interfacciano ai servizi sociali sono portatori non solo di diritti, ma anche di risorse, e in questa prospettiva la crescita e la coesione della comunità locale sono l’oggetto centrale di impegno della funzione sociale. IL QUADRO DELLE CONOSCENZE Evoluzione demografica La popolazione presente a gennaio 2011 in provincia di Bergamo è costituita da un totale di 1.098.740 residenti, di cui 544.677 uomini e 554.063 donne (dati ISTAT 1/1/2011). Il saldo naturale positivo (+2.795), congiuntamente ad un saldo migratorio ancor più positivo (+8.741), ha determinato, anche nel corso del 2010, un aumento della popolazione. La struttura demografica presenta un indice di vecchiaia pari a 121,80 con un peggioramento rispetto all’anno precedente (pari a 114,2): tale indice rimane comunque inferiore sia rispetto a quello di Regione Lombardia, sia rispetto a quello nazionale (entrambi pari a 141). Pagina 4 di 91 Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010 La presenza di cittadini di origine straniera appare radicarsi sempre più: i maschi costituiscono il 12% della popolazione maschile provinciale, le femmine il 10%. Il tasso di natalità della popolazione straniera residente nella provincia di Bergamo (24‰ stranieri residenti) è superiore ai corrispettivi indici regionale (20‰) e italiano (17,1‰). I tassi di fecondità delle donne bergamasche rispetto alle donne straniere residenti sono inferiori della metà (34,6 vs 86,5). T a s s o n a t a l i t à Indice di vecchiaia Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010 I dati riportati evidenziano una notevole eterogeneità del territorio provinciale rispetto a gran parte degli indici considerati, al punto che gli Ambiti Territoriali risultano classificabili in tre gruppi omogenei per comportamento degli indicatori demografici. Si veda in proposito il diagramma a dispersione presentato nel grafico precedente, in cui sono riportati i valori degli indici di vecchiaia e dei tassi di natalità per singolo Ambito. Il primo gruppo è composto dagli Ambiti Territoriali di Dalmine, Romano di Lombardia, Valle Cavallina, Basso Sebino, Isola Bergamasca e Valle San Martino, Treviglio, Seriate, Grumello; il secondo gruppo da Alto Sebino, Valle Seriana Superiore, Valle Seriana, Bergamo, Valle Imagna; il terzo gruppo dalla Valle Brembana. Si può individuare un andamento progressivo degli indicatori, dal primo gruppo al terzo gruppo, caratterizzato congiuntamente da una diminuzione della popolazione giovane e di quella in età produttiva nonché da un aumento della popolazione anziana. Nel quadro epidemiologico generale si rileva, anche a seguito dell’innalzamento dell’età, un continuo ampliamento delle persone in condizione di fragilità, con particolare riferimento a soggetti affetti da patologie cronico-invalidanti in forme differenziate in termini di gravità ma caratterizzate per la gran parte da pluripatologie. In questo contesto il concetto di cura si amplia notevolmente e aumentano sempre più le categorie di persone portatrici di bisogni assistenziali e sociali. I servizi e gli interventi Secondo quanto stabilito dalla legge 328/00 e dalla legge regionale 3/2008, i Comuni singoli o associati sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale. Di seguito sono sintetizzate le principali aree di intervento: Pagina 5 di 91 AREA DI INTERVENTO FINALITÀ DI INTERVENTO TIPOLOGIE DI PRESTAZIONE Servizi sociali che si rivolgono a più Pronto intervento sociale. tipologie di utenti: attività generali svolte Segretariato sociale. Cittadinanza dai Comuni e costi sostenuti per esenzioni Servizio sociale professionale, sostegno al reddito, e agevolazioni offerte agli utenti delle contributi per alloggio, mensa e trasporto. diverse aree. Interventi e servizi di supporto alla crescita dei figli e alla tutela dei minori. Famiglia e minori Disabilità Anziani Salute Mentale Sostegno educativo scolastico. Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare, affido. Servizi semiresidenziali: asili nido, ludoteche, centri di aggregazione per bambini e ragazzi, centri diurni estivi. Servizi residenziali: case famiglia, comunità alloggio, appartamento. Contributi scolastici per mensa e trasporto. Interventi e servizi a cui possono accedere Servizio educativo domiciliare. utenti con problemi di disabilità fisica, Sostegno socio-educativo scolastico, psichica o sensoriale accompagnamento e trasporto scolastico, voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto. Servizi semiresidenziali: centri diurni, soggiorni estivi. Laboratori protetti. Inserimento lavorativo. Servizi residenziali: case alloggio,residenze disabili. Interventi e servizi mirati a migliorare la qualità della vita delle persone anziane, nonché a favorirne la mobilità, l’integrazione sociale e lo svolgimento delle funzioni primarie. In quest’area, anche i servizi e gli interventi a favore di anziani affetti dal morbo di Alzheimer e le prestazioni rivolte agli anziani non autosufficienti. Voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto sociale, telesoccorso, teleassistenza, fornitura di pasti e/o lavanderia a domicilio, centri sociali e di aggregazione, soggiorni estivi. Assistenza domiciliare. Assistenza domiciliare integrata. Servizi semiresidenziali: centri diurni. Servizi residenziali: case di riposo. Interventi e servizi per l’integrazione sociale e lavorativa. Inserimento lavorativo. Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio. Residenzialità leggera. Inserimento lavorativo. Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio. Servizi residenziali: case famiglia, appartamento. Inserimento lavorativo. Percorsi formativi. Interventi e servizi rivolti a persone Dipendenze dipendenti da alcool e droghe. Interventi e servizi finalizzati Immigrazione all’integrazione sociale, culturale ed economica degli stranieri. Interventi e servizi per ex detenuti, Povertà e donne maltrattate, persone senza fissa disagio adulti dimora, indigenti e persone in difficoltà non comprese nelle altre aree. Mensa e trasporto sociale. Inserimento lavorativo: borsa lavoro. Servizi residenziali: dormitori,appartamenti protetti. Pagina 6 di 91 Le tipologie di intervento sopra esposte possono essere ricomprese nei cinque Livelli Essenziali di Assistenza Sociale (LIVEAS) indicati nella L.328/00: servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiari; servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari; assistenza domiciliare; strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali; centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario. Il legislatore nazionale non ha ancora dato una definizione circoscritta dei LIVEAS per una complessa serie di motivi, tra cui: la mancanza di indicazione rispetto all’assunzione di oneri economici, la natura stessa delle prestazioni e servizi strettamente legati ai bisogni specifici dei destinatari e alla loro situazione personale, la forte disomogeneità territoriale nella tipologia e nella distribuzione dei servizi esistenti a livello locale, la mancanza di standard minimi comuni ed infine le caratteristiche socio-demografiche della popolazione differenziate a livello nazionale. Le risorse Nell’ultimo decennio, l’incremento dei bisogni della popolazione e il maggior ruolo affidato agli enti locali dalle riforme di decentramento istituzionale hanno fatto sì che la spesa sociale subisse un continuo incremento: per garantire gli interventi descritti nel paragrafo precedente la spesa sociale complessiva dei 244 Comuni è infatti passata dagli 89.942.592,43€ del 2004 ai 130.351.138,53€ del 2010 che, a livello di spesa procapite si traduce in un passaggio dagli 89,60 € del 2004 ai 119,90 € del 2010. Il dato rappresenta una media a livello provinciale che poi si differenzia nei 14 Ambiti Territoriali. Così come rappresentato nel grafico seguente vediamo come si passi dai 2 Ambiti la cui spesa procapite non supera gli 85€ agli ultimi tre ambiti la cui spesa procapite supera i 150€, ben oltre quindi la media provinciale. 3 2 1 0 sino a 85 da 86 a 100 da 100 a 115 da 116 a 130 da 130 a 150 oltre 150 A livello provinciale i servizi per i quali si investe di più sono quelli relativi a famiglia e minori, seguiti dai servizi per disabili e da quelli per gli anziani. Minori-f amiglia 29,75% Disabili 25,52% Immigrazione 1,04% Emarginazione povertà 3,99% Salute mentale 0,65% Dipendenze 0,14% Anziani 15,17% Udp e gestione associata 1,59% Servizi sociosanitari integrati 11,07% Fondo di solidarietà 1,13% Accreditamento 0,03% Servizio sociale e segretariato 9,93% Grafico: le voci di spesa per le principali aree di intervento anno 2010 Pagina 7 di 91 Il grafico che segue ci mostra invece i canali di finanziamento a copertura della spesa. La spesa sociale comunale è finanziata da risorse proprie degli enti locali, da finanziamenti pubblici (fondi nazionali e regionali) e dalla compartecipazione alla spesa da parte degli utenti. Di seguito l’incidenza percentuale dei vari canali di finanziamento percentuale rispetto alla spesa sociale. Altri Fondi Regionali 1% Provincia 0,17% Altre entrate 5,18% Fondo Intesa Nidi 1% Utenza 10,73% FNA 3,47% Fondo Intesa Famiglia 1% FRS 7,00% FNPS 3,18% QUOTA COMUNI 67,92% Naturalmente quello presentato è il quadro a livello provinciale. Nei singoli Ambiti e Comuni la situazione varia sensibilmente. Forme di gestione La gestione del Piano di Zona ha avuto, dal varo della legge 328/00 ad oggi, un’evoluzione notevole: basti pensare che nel nostro territorio si è passati da una situazione, anno 2002, in cui la programmazione zonale era gestita da 9 Comuni capofila e 5 Comunità Montane, alla situazione odierna, in cui i 14 Piani di Zona si sono differenziati in relazione all’eterogeneità dei territori. Nei vari Ambiti diversa è poi la forma di erogazione dei principali servizi. La tabelle seguente ci dà un’idea di come alcuni di questi, pur essendo presenti in tutti i 14 Ambiti abbiano forme di erogazione totalmente diverse. La tendenza in questi anni è stata quella di incrementare la forma associata. Area di Servizio Forma di erogazione N° Ambiti (sui 14 totali) intervento Forma singola 6 Segretariato Forma associata 3 sociale Forma mista 5 Cittadinanza Forma singola 4 Servizio sociale Forma associata 2 professionale Forma mista 8 9 Comuni appartenenti a diversi Ambiti, Forma singola gestiscono il servizio di tutela Tutela minori Forma associata 14 Minori e Forma mista 0 famiglia Forma singola 2 ADM Forma associata 11 Forma mista 1 Forma singola 5 Disabili SADH o ADH Forma associata 5 Forma mista 4 Forma singola 5 Anziani e SAD Forma associata 2 domiciliarità Forma mista 7 Pagina 8 di 91 Le risorse impiegate I grafici seguenti mostrano come il 24% dei 130.000.000€ spesi dai 244 Comuni bergamaschi per le politiche sociali venga programmato e speso in forma associata mentre il restante 76% è gestito, in autonomia, dalle singole amministrazioni comunali. Anche questi dati però si differenziano notevolmente a livello territoriale. Il grafico seguente infatti ci mostra che solo 4 Ambiti hanno una percentuale di compartecipazione dei Comuni alla gestione associata che si allinea alla media provinciale, per i restanti 10 la situazione è ben diversa. Per 3 Ambiti la quota di compartecipazione si attesta tra il 10% e il 20%. 4 3 Media provinciale 44,32% 2 1 0 0% - 10% 10% 20% 20% 30% 30% 40% 40% 50% 50% 60% 60% -70% oltre Grafico: Compartecipazione dei Comuni alle risorse associate del Piano di Zona anno 2010. GLI OBIETTIVI Provinciali dei Piani di zona 2012-2014 Tre sono gli obiettivi strategici, per il triennio, a livello provinciale: 1. Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi nell’area socioassistenziale; 2. Ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di welfare locale; 3. Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità delle progettualità sociale degli Ambiti Territoriali. Pagina 9 di 91 OBIETTIVO STRATEGICO N. 1 Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi nell’area socio-assistenziale L’esperienza del prologo ai Piani di Zona 2009-2011 ha dimostrato che, pur avendo incontrato criticità, la ricomposizione provinciale ha permesso di ottenere risultati su vari fronti soprattutto nel favorire luoghi di sintesi e di ricomposizione del frammentato universo dell’area sociale e nel restituire una maggiore uniformità e una più incisiva valenza operativa al senso di rappresentanza provinciale anche in ottica negoziale. AZIONE RISULTATO ATTESO Costruire condizioni logistiche, motivazionali Produzione di linee guida provinciali e modelli di lavoro ed organizzative atte a sostenere processi uniformi per gli interventi e la lettura del bisogno decisionali condivisi. sociale. AZIONI DI SISTEMA Sviluppo del sistema informativo unico per i servizi sociali nei 14 Ambiti Territoriali e nei 244 Comuni della provincia di Bergamo Dotazione del software gestionale per i Entro il primo anno del Piano servizi sociali ai 14 Uffici di Piano di Zona Accreditamento delle Unità d’offerta sociali Prosecuzione del lavoro di definizione ed Entro la triennalità del Piano di accreditamento delle diverse Unità Zona d’offerta a livello territoriale in una cornice di uniformità provinciale Progetti provinciali nell’area della marginalità sociale Attività promozionali e preventive a favore degli Ambiti Territoriali Dotazione del software gestionale per i Entro la triennalità del Piano di servizi sociali ai 244 Comuni della Zona provincia di Bergamo Definire, in sinergia con i 14 Ambiti Territoriali della provincia di Bergamo, una progettualità complessiva ed istituzionalmente sostenibile a favore degli interventi di contrasto alla povertà e ai fenomeni di grave marginalità sociale, con particolare riguardo alle aree di azione sviluppate dai bandi promossi in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Attivazione di raccordi utili al fine di sviluppare nei diversi Ambiti attività di prevenzione e promozione di iniziative a carattere sociale, anche attraverso bandi regionali o locali (es.: carovana per la famiglia) Pagina 10 di 91 Entro il primo anno del Piano di Zona, ridefinizione dell’accordo con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Entro la triennalità del Piano di Zona, la progettualità complessiva. Durante la triennalità del Piano di Zona, OBIETTIVO STRATEGICO N. 2 Ampliare i settori d’integrazione con i diversi attori del sistema di welfare locale In presenza di problematiche complesse non è pensabile ridurre le soluzioni all’interno di schemi rigidi, lineari o meramente procedurali: integrare significa condividere una rappresentazione comune delle criticità e distinguere sfere di competenza ricomponendo possibilmente il meccanismo decisionale e il sistema dei vincoli in una dimensione di governance condivisa dei problemi e delle possibili soluzioni. Nell’esperienza della triennalità precedente del prologo ai Piani di Zona 2009-2011, la capacità di integrazione e di “fare rete” con i diversi attori sociali ha consentito agli Ambiti Territoriali di divenire gestori, per conto di altri ma su obiettivi comuni, di risorse aggiuntive per il sistema sociale di competenza per circa 2.316.800,00 €. AZIONE RISULTATO ATTESO Implementare i luoghi e le occasioni atte a favorire processi d’integrazione che facilitano funzioni e servizi producendo modalità d’intervento concordate ed economie gestionali. Produrre maggiore integrazione con gli altri attori del sistema. Sostenere la capacità degli Ambiti Territoriali di intercettare e gestire risorse indirizzate al benessere sociale della comunità locale. AZIONI DI SISTEMA Compartecipazione: definizione di linee guida provinciale per la Entro la compartecipazione dell’utenza ai costi delle principali unità triennalità del d’offerta socio assistenziali e socio sanitarie. Piano di Zona Conciliazione Tempi di vita e Lavoro: favorire i processi condivisi Durante la attraverso la rete del Piano di Azione Territoriale per la triennalità dei Conciliazione che coinvolge vari enti appartenenti alla provincia Piani di Zona Bergamasca proponendo gli Ambiti Territoriali quali realizzatori delle azioni rivolte alle comunità locali. Dispersione scolastica: azioni condivise per la gestione del Durante la fenomeno della dispersione scolastica con la regia della Provincia triennalità dei di Bergamo all’interno della rete territoriale con la possibilità per Piani di Zona gli Ambiti Territoriali di attivare progetti individualizzati. Integrazione area interistituzionale Minori stranieri non accompagnati: Protocollo d’intesa per la definizione di buone prassi in merito all’affidamento dei minori stranieri non accompagnati e dei minori in affidamento a stranieri regolarmente soggiornanti con Prefettura, Questura di Bergamo,Tribunale per i Minorenni di Brescia,Giudice Tutelare di Bergamo e sua applicazione a valere per tutti gli Ambiti Territoriali. Entro il primo anno dei Piani di Zona sottoscrizione e attuazione Protocollo Appalti pubblici per i servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi: sottoscrizione e applicazione Protocollo d'intesa per l'utilizzo di "buone prassi" con la possibilità di usufruire di linee guida condivise nonché di una commissione valutativa e di garanzia in merito alle gare d’appalto promosse dagli Enti Locali. Entro il primo anno del Piano di Zona sottoscrizione Protocollo Pagina 11 di 91 Accesso ai servizi: implementazione della rete informativa Durante PUOI; partecipazione ai processi di standardizzazione della triennalità modulistica di accesso alle unità d’offerta socio-sanitarie. Piani di Zona la dei Tutela minori: costruzione di linee guida provinciali con l’ASL Entro il primo per la collaborazione degli Ambiti Territoriali con i Consultori anno dei Piani di familiari e, in particolare, per la definizione del ruolo dello Zona psicologo in merito ai casi di tutela minori. Integrazione area socio-sanitaria (di competenza ASL) Integrazione area sanitaria (di competenza ASL e Aziende Ospedaliere) Domiciliarità e continuità delle cure: implementazione Durante il primo dell’integrazione tra Ambito Territoriale e Distretto socio anno del Piano di sanitario per la gestione della domiciliarità e della continuità Zona delle cure attraverso lo spazio organizzativo del CeAD (Centro per l’Assistenza Domiciliare). Protezione giuridica: collaborazione per la consulenza e la Durante formazione rispetto alle forme di protezione giuridica con triennalità particolare attenzione alla funzione dell’Amministratore di Piani di Zona sostegno con una sua estensione a livello di Ambiti Territoriali. la dei Dipendenze e Prevenzione: partecipazione alla Commissione Durante Prevenzione del Dipartimento Dipendenze ASL e attivazione triennalità degli Ambiti per la promozione sul territorio delle campagne Piani di Zona preventive. la dei Educazione alla salute e piani di prevenzione: sostegno locale Durante e partecipazione alle campagne locali di promozione della triennalità salute e di stili di vita sani. Piani di Zona la dei Dimissioni protette: revisione ed aggiornamento dei protocolli Entro il primo per le dimissioni protette tra ASL, Aziende Ospedaliere, Ambiti anno dei Piani di Territoriali, con valutazione in merito all’efficacia e alle ricadute Zona operative sul territorio. Salute Mentale e Neuropsichiatria infantile: partecipazione Durante agli Organismi di Coordinamento per la Salute Mentale e per la triennalità Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza al fine di Piani di Zona implementare ed organizzare una possibile rete territoriale di sostegno. Pagina 12 di 91 la dei Integrazione area lavorativa (di competenza della Provincia di Bergamo) Piano provinciale disabili: partecipazione degli Ambiti In linea con le Territoriali ai percorsi definiti dal Piano provinciale disabili scadenze del attraverso la presenza ai tavoli territoriali e alla costante Piano stesso collaborazione con la Provincia di Bergamo in merito alle singole azioni intraprese. Famiglia – Lavoro: rinnovo dell’intesa con la Provincia di Bergamo per la gestione da parte degli Ambiti Territoriali di un fondo per le famiglie colpite dalla crisi economica. In attesa decisioni Provincia Terzo Settore: valorizzazione dei diversi settori del terzo settore attraverso forme di coprogettazione con le realtà delle imprese sociali territoriali e delle organizzazioni di volontariato. Durante triennalità Piani di Zona la dei Integrazione area abitativa Housing sociale: prevedere lo sviluppo di azioni condivise per Durante lo sviluppo di una rete di servizi a favore dei sistemi abitativi triennalità destinati a cittadini in difficoltà. Piani di Zona la dei Integrazione area aziendale e Organizzazioni Sindacali Imprese e Organizzazioni Sindacali: monitorare il processo di costruzione di un sistema di welfare integrativo all’interno degli accordi aziendali. la dei Integrazione area Terzo settore Pagina 13 di 91 Durante triennalità Piani di Zona delle della OBIETTIVO STRATEGICO N. 3 Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità sociale degli Ambiti Territoriali Si assiste attualmente ad una continua diminuzione dei fondi nazionali e regionali destinati alle politiche sociali, sommata alla riduzione dei trasferimenti agli Enti locali: la crisi che il Paese sta attraversando non sembra essere congiunturale e nonostante gli sforzi di valorizzazione ed ottimizzazione delle risorse, è evidente la necessità di reperire fondi integrativi per il sostegno di progettualità territoriali già in essere e per la programmazione di nuove azioni. Rispetto all’operatività 2011, al sistema bergamasco vengono a mancare, dei principali trasferimenti nazionali e regionali, circa 10.000.000,00 € per la programmazione sociale del 2012. AZIONE RISULTATO ATTESO Intraprendere operazioni metodiche, condivise anche dalla società civile e dai diversi attori sociali, di Iniziative che riescano a raccogliere almeno fidelizzazione degli investitori sociali e di fundraising 1.000.000,00 € per sostenere la progettualità come strumento di consolidamento della cultura della degli Ambiti Territoriali. partecipazione e della donazione. L’azione trasversale a sostegno dei tre obiettivi qui definiti si sostiene con una costante attività di formazione con le diverse agenzie del territorio ed in particolare con l’Assessorato alle Politiche Sociali e Salute della Provincia di Bergamo. La responsabilità politica istituzionale della realizzazione di tali obiettivi, in un’ottica sovra comunale e provinciale, è affidata al Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e ai Presidenti delle Assemblee Distrettuali dei Sindaci degli Ambiti Territoriali con il supporto della Consulta di Orientamento L.328/00. La traduzione tecnico-operativa e il raggiungimento degli obiettivi sono assegnati all’Ufficio Sindaci e ai Responsabili degli Uffici di Piano, le cui modalità di funzionamento e raccordo sono già state definite nel Regolamento specifico. Il quadro delle azioni previste ha un orizzonte triennale; la sua sostenibilità economico-operativa, ad oggi, è però garantita solamente per l’anno 2012. Pagina 14 di 91 1. IL SISTEMA DI GOVERNANCE 1A. IL PROCESSO DECISIONALE Assemblea Sindaci Organo permanente di indirizzo, di controllo politico-amministrativo, di raccordo con i Comuni, che definisce gli indirizzi strategici; approva gli atti fondamentali; delibera su questioni che riguardano norme e regolamentazioni. La costruzione del Piano di Zona è stata partecipata dalle Amministrazioni Locali (come singole) e all’Assemblea dei Sindaci come luogo di elaborazione, sintesi e approvazione. L’Assemblea nel deliberare il Piano di Zona si definisce come il luogo individuato per colmare lo spazio esistente tra il lavoro di politica sociale svolto a livello sovra comunale e quanto rappresentato e svolto in ogni singolo territorio. Per questo ha inteso utilizzare l’elaborazione del Piano di Zona per individuare le formule organizzative capaci di esprimere, in concreto, l’importanza di una visione e strutturazione collettiva e partecipata, sia nella progettazione sia nella attuazione. Nella definizione di responsabilità e funzioni, sempre più importanti a livello locale, che contrastano con le risorse economiche effettivamente disponibili, l’Assemblea dei Sindaci, attraverso la formulazione del Piano di Zona, ha inteso orientare e sostenere le Amministrazioni Locali nel: - comprendere le differenze tra i diversi livelli di responsabilità, - accompagnare i singoli Comuni verso una visione diversa delle politiche sociali e delle forme organizzative utili, in termini di efficacia ed efficienza, di risorse e risultati. Per questo ha deliberato un Piano di Zona orientato alla gestione associata dei servizi e delle progettualità, attraverso un percorso graduale e, per certi versi, irreversibile. Tavoli di Ambito Organi consultivi di raccordo tecnico con gli Enti Soci e con le realtà del territorio, che contribuiscono all’elaborazione di proposte, progetti, approfondimenti. L’Assemblea Sindaci ha dato mandato di elaborare prospettive di carattere progettuale capaci di: - lavorare su prospettive che aggreghino e aumentino le risorse umane, materiali ed economiche utili, evitando di vincolarsi alle sole risorse esistenti (in particolare di carattere economico), - ipotizzare progettualità che assumano come riferimento lo specifico contesto di Ambito, - avere come obiettivo prioritario lo sviluppo delle Comunità locali definite come luogo di riflessione e proposizione di sostegno e cambiamento rispetto ai bisogni rilevati. Infine ai Tavoli non è stata chiesta una declinazione particolareggiata di azioni e contesti ma piuttosto la capacità di individuare i percorsi che possono portare alla realizzazione di obiettivi ed elementi essenziali, individuati nel corso del triennio. CDA dell’Azienda Speciale Consortile Organo collegiale di Amministrazione, nominato dall’Assemblea Consortile, che predispone gli atti di amministrazione, nomina il direttore, approva gli atti in oggetto all’Assemblea Sindaci. Pagina 15 di 91 Il CDA ha formulato le linee guida essenziali e incaricato il Direttore di predisporre tutta la documentazione preparatoria necessaria, il recupero dei dati fondamentali di conoscenza del territorio, il raccordo con i Tavoli di Ambito, la raccolta dei materiali elaborati, la predisposizione delle bozze del Piano di Zona per i diversi livelli decisionali, la definizione del documento finale da inviare agli organi competenti oltre che ai soggetti formali e informali dell’Ambito. A.S.L.: Distretto e Consultorio Azienda Ospedaliera Treviglio: i Servizi specialistici Il Distretto, il Consultorio ed i Servizi specialistici che fanno riferimento al nostro territorio sono stati interpellati come interlocutori privilegiati nella costruzione del Piano di Zona. Essi hanno partecipato per mezzo di loro referenti competenti ai diversi Tavoli e all’Assemblea dei Sindaci. Il percorso di collaborazione in atto da tempo, si è rafforzato in questo periodo di elaborazione del Piano di Zona ed ha visto un incontro specifico tra l’Assemblea Sindaci, il Direttore Generale A.S.L., la dr.ssa Azzi, e tutti i suoi più stretti collaboratori, per costruire una visione integrata delle difficoltà e delle risorse necessarie a livello comunitario, per mantenere e rafforzare gli elementi di integrazione socio-sanitaria necessari alla costruzione del Piano di Zona. In particolare sono stati condivisi gli elementi utili per uscire da visioni prettamente sanitarie, di problemi e soluzioni, cercando di attivare e richiamare le risorse sanitarie al loro specifico, in integrazione con quanto svolto a livello sociale. Questo percorso, per la sua importanza e complessità, si riflette nel Piano di Zona attraverso: - la definizione dei livelli di attenzione e cura ritenuti indispensabili nel nostro Ambito, Pagina 16 di 91 - la proposta di percorsi e spazi necessari che dovranno essere attivati nel corso del triennio, per l’individuazione degli strumenti di lettura, di elaborazione ed attuazione degli interventi di carattere sanitario e socio-sanitario, a sostegno della salute di tutti i cittadini nell’Ambito. 1B. IL RUOLO DELL’AMBITO E GLI OBIETTIVI DEL PIANO DI ZONA Il lavoro di Ambito si identifica come la capacità di mettere a sistema l’insieme delle parti costituite dalle singole Amministrazioni Comunali, dalle loro Comunità locali, da Servizi, Organizzazioni ed Enti formali e informali, e dagli individui, con la finalità di garantire ed elevare la qualità di vita di tutti i cittadini e delle Comunità locali di riferimento. A partire dalla situazione culturale, sociale ed economica che stiamo vivendo in questo periodo storico, è necessario individuare quegli elementi che permettono di: - garantire i diritti per ogni cittadino, specie in condizione di fragilità sociale, culturale e/o economica; - permettere lo sviluppo delle Comunità locali, per garantire spazi di libertà e cittadinanza attiva per tutti i soggetti, siano essi individui, famiglie, Gruppi o Enti; - ipotizzare strategie ed azioni opportune, valutando le risorse necessarie, prioritariamente di carattere comunitario e non necessariamente economico, che permettano il mantenimento e/o l’incremento degli elementi essenziali e dei diritti per una migliore qualità di vita. Per assicurare l’attuazione delle finalità, l’Ambito utilizza strumenti di carattere partecipativo, a partire dalle Comunità locali e dai propri organi istituzionali, per garantire un processo di responsabilità e reciprocità, il quale permetta una costruzione intenzionale e progettuale che sia capace di generare ed aggregare risorse formali ed informali attorno a delle visioni elaborate sulla base di conoscenze e scelte, condivise e utili per l’intero territorio di Ambito. Pagina 17 di 91 L’azione dell’Ambito si declina nella capacità di promuovere e sostenere per ciascun Soggetto (Ente, Servizio, Cittadino) la possibilità di giocare un ruolo attivo nel proprio contesto di riferimento, perché risorse e bisogni trovino spazio adeguato per esprimersi, interagire e migliorare le possibilità di scelta e di partecipazione dinamica nel proprio contesto. Il Piano di Zona diventa quindi lo strumento di riferimento concettuale e progettuale, per realizzare le finalità perseguite e per garantire una visione e progettualità inclusiva per ogni Soggetto e individuo. Per ulteriori riferimenti indichiamo il documento “Welfare di Comunità: percorsi e risorse per un modello partecipato di prossimità e cura” elaborato dall’Assemblea Sindaci nel giugno 2011. 1C. L’AZIENDA COME ENTE STRUMENTALE L’Azienda, a partire dalla data della sua istituzione, ovvero marzo 2009, si è impegnata nel tentativo di tradurre in servizi e progettualità sociali e territoriali i trasferimenti economici, prevalentemente provenienti dal FNPS (Fondo Nazionale Politiche Sociali), dal FSR (Fondo Sociale Regionale) e dal FNA (Fondo per le Non Autosufficienze). Nell’arco di un triennio si è assistito ad un progressivo ed inesorabile mutamento delle condizioni sia economiche che sociali: da una parte la fragilità, le difficoltà e gli ostacoli per una “buona” vita quotidiana per i cittadini dell’Ambito Territoriale sono aumentate e divenute onnipresenti, dall’altra le possibilità economiche e, di riflesso, i trasferimenti all’Azienda da parte dello Stato centrale, sono drasticamente diminuiti fino a raggiungere il dimezzamento ed oltre delle disponibilità stesse. Pensiamo a quanta fragilità possono provare i cittadini, tutti i cittadini e non solo i “casi sociali”, ad esempio nella gestione di un figlio disabile, nel mantenimento a domicilio di un genitore anziano o nell’affrontare una dimissione dello stesso da strutture ospedaliere, di una neo-mamma che si trova a gestire la maternità in difficoltà alloggiative ed economiche, di un nucleo familiare mono-reddito nel quale viene perso il lavoro. Sono queste le problematicità che incontriamo sempre più spesso e che le Amministrazioni sono di continuo chiamate a contenere, sostenere e supportare con una carenza sistematica e progressiva di risorse, sia umane che economiche. Quindi qual è una prospettiva migliorativa? Quale la possibilità per la creazione di un welfare che produca risposte alle emergenti necessità? Probabilmente è iniziare a non considerare come prioritaria ed unica la risorsa economica, ma a vedere e a trovare quali altre forze possono essere messe in campo dalle Amministrazioni, dall’Azienda e dalla Comunità; poiché sì le fragilità sono ubiquitarie ma, per fortuna, lo sono anche le risorse. Nella nostra visione, assumono enorme importanza tutti quei legami, formali e non, che possono essere costituiti e valorizzati all’interno delle stesse Comunità, rilevando da una parte quali siano i bisogni di ogni cittadino e cercando risposte, prioritariamente all’interno dello stesso tessuto territoriale e sociale. L’aiuto mutuo, il sostegno del vicino, il contatto con il proprio paese e la propria frazione, la conoscenza reciproca diffusa di difficoltà e di potenzialità, sono quindi strumenti funzionali e fondamentali per impostare un lavoro sulla/della Comunità che permetta di valutare come secondarie le risorse economiche e come primarie quelle già esistenti, agite e realizzate direttamente dai cittadini. In questa prospettiva l’Azienda assume sempre più la forma di una cabina di regia, di luogo di progettazione e sperimentazione, di possibilità reali di poter sviluppare le diverse Comunità che le afferiscono, attraverso una legittimazione derivante dalla gestione associata dei servizi, che le Amministrazioni Comunali potrebbero/dovrebbero progressivamente riconoscerle. La legge 328/00 si impernia sulla “gestione associata dei Servizi Sociali” e noi, in prospettiva, per questo triennio vogliamo realizzarla attraverso la sistematica assunzione e presa in carico dei Servizi Sociali dei Comuni che fanno parte dell’Ambito Territoriale ed attraverso l’aumento delle adesioni degli stessi alla gestione associata aziendale. Centrale quindi è la partecipazione, che auspichiamo sempre più massiccia da parte delle singole Amministrazioni, alla vita sociale dell’Azienda attraverso una marcata e maggiore delega e co-progettazione a questo “braccio operativo” del sociale, il quale può permetterci servizi e progetti che possono essere realizzati ed implementati. Rendere l’Azienda un forte interlocutore ed un luogo di consulenza e Pagina 18 di 91 pianificazione, di ciò che sono le volontà del territorio in merito alle politiche sociali, è un obiettivo alto e difficile da raggiungere, ma è ciò che vogliamo realizzare per il prossimo triennio. L’Azienda siamo NOI, tutti gli Amministratori che credono che la “partita” sulle politiche sociali sia fondamentale e significativa nella società moderna, tutti coloro che pensano di poter progettare ed ideare nuovi modi di fare welfare. 1D. SINTESI DEL LAVORO SVOLTO NEL TRIENNIO 2009 - 2012 Le finalità prefissate nel triennio trascorso dall’Assemblea Sindaci di Ambito e dall’Azienda, come suo “braccio operativo”, sono state il tentativo di superare le categorie tradizionali del Servizio Sociale ed assumere come orizzonte di lavoro la “Comunità”. Tutto ciò nel disegno strategico di valorizzare la Comunità territoriale, come luogo di produzione e scambio di idealità, valori, risorse e progettazione dal basso, per aumentare spazi di partecipazione e cittadinanza attiva. Questo approccio è stato alla base anche del lavoro di avvio e stabilizzazione della “neonata” Azienda in quanto ritenuto il più opportuno dai subentranti organi di rappresentanza e decisionali (Presidente Assemblea Sindaci, Presidente Azienda, CDA dell’Azienda). Con questo orientamento sono stati declinati infatti i principi guida fondamentali enunciati nel Piano di Zona 2009 – 2011. Le strategie proposte sono state: a) da un idea di Ambito come erogatore di prestazioni e risorse, ad una concezione di Ambito promotore di responsabilità condivise, progettualità, e accompagnamento al cambiamento, luogo di scambio e contaminazione; b) da interventi a-specifici, ad una lettura della Comunità locale: qualche intervento rischiava di non essere definito da una lettura della realtà territoriale, ma piuttosto dal ripetere modelli e progetti che sono diffusi (le cosiddette “buone pratiche”); ma non per questo hanno dimostrato una chiara efficacia e perciò ci è sembrato opportuno riformulare alcune progettualità, adeguandole al nostro contesto culturale e socio-economico; c) da servizi in risposta a un bisogno a percorsi di attivazione. Questa è stata una delle maggiori sfide: riuscire a privilegiare percorsi di crescita/evoluzione dei soggetti (singoli cittadini, organizzazioni, Istituzioni) non solo attraverso l’erogazione di servizi o benefit, ma attraverso la costruzione di percorsi di accompagnamento che allargassero gli spazi di partecipazione, protagonismo e cittadinanza in funzione di un valore aggiunto per la Comunità. I risultati raggiunti a fronte degli obiettivi definiti come prioritari: Avvio e implementazione delle capacità dell’Azienda: questi anni hanno visto l’avvio e la stabilizzazione dell’Azienda come struttura di riferimento per quanto riguarda l’Ufficio di Piano ed il personale, con particolare riferimento alle Assistenti Sociali dellaTutela Minori ed affidi. L’Azienda ha implementato le proprie attività rivolte ai Comuni soci, assumendosi la gestione delle comunicazioni preventive di esercizio o inizio attività (ex - autorizzazione al funzionamento); inoltre si è avviata per conto dei Comuni la gestione dei servizi di assistenza scolastica per alunni diversamente abili e di SAD. Non secondario è stato l’impegno profuso per gestire direttamente alcuni progetti, quali la promozione dell’inserimento lavorativo, le politiche giovanili, la prevenzione all’abuso di sostanze. Raccordo con le competenze e le possibilità d’intervento e promozione dell’A.S.L. ed in particolare con il Distretto al fine di un lavoro comune: in particolare si è collaborato in merito al tema delle dimissioni protette, dell’informazione e orientamento del cittadino e dei progetti individualizzati di assistenza. Si sono avviati due Punti Unici di Orientamento e Informazione (Puoi) e un Puoi specifico per le demenze. Pagina 19 di 91 Maggior attenzione alle risorse disponibili da parte della famiglia e del contesto del minore: si sono sperimentati con risultati positivi diversi progetti di Tutela Minori ed affido con una modalità che ha visto il coinvolgimento delle risorse della Comunità (patti educativi, famiglie affido diurno); si è dato inoltre avvio ad un progetto di Comunità famigliare presso il Comune di Berbenno. Sviluppo di un livello informativo e di orientamento diffuso rivolto sia alle Amministrazioni e agli Operatori che ai cittadini: attraverso un sito web, il costante contatto tramite una newsletter e incontri di raccordo periodici, si è costituita una rete per lo scambio e la condivisione di informazioni. Utilizzo dei titoli sociali come strumenti per arrivare ad un obiettivo di progettazione integrata degli interventi sulle famiglie: questi anni hanno visto la strutturazione di titoli sociali che permettessero non solo la mera erogazione economica, rivolta al superamento di alcune difficoltà degli utenti, ma anche una vera e propria progettazione di accompagnamento svolta dall’Assistente Sociale, al fine di supportare in maniera più efficace i singoli o le famiglie. L’Azienda ha così potuto sperimentare forme nuove di supporto ai cittadini che prevedessero una più diretta partecipazione in primis dei Comuni, ma anche delle Strutture, dei Servizi e dell’intera Comunità. Inoltre ogni strumento e beneficio economico erogato è stato progressivamente pensato nell’ottica di uno sviluppo della rete di relazioni e di progettualità, in funzione di una ricaduta sul Soggetto e sul suo contesto di vita (Comunità locale, famiglia, gruppo di riferimento). A questo proposito citiamo: - i “buoni famiglia- lavoro” che hanno visto coniugato il tema del sostegno al reddito, al tema dei soggetti fragili, ad esempio, vittime della crisi economica e della scarsità di occupazione. Sono stati erogati i buoni a n. 84 soggetti disoccupati o inoccupati, con diretto beneficio per le Comunità locali oltre che per la dignità delle persone; - il progressivo passaggio dall’erogazione di “buoni” all’erogazione di “voucher”, destinato a generare percorsi di osservazione, orientamento e monitoraggio dei cittadini richiedenti e coinvolti, in raccordo con i Servizi Sociali territoriali. Sensibilizzazione della Comunità ai temi sui Minori: una Comunità che cresce e si sviluppa ha bisogno di conoscere. Grazie alla collaborazione degli Istituti Comprensivi, si è mantenuto l’impegno di promuovere momenti di riflessione sul tema dei diritti dei Minori, sia con i Minori stessi che con le loro famiglie, valorizzando ogni anno la Giornata del 20 novembre; a questo proposito sono stati ideati e realizzati un concorso con le Scuole dell’Ambito e delle serate a tema aperti alla cittadinanza, oltre che diverse iniziative con le famiglie, in collaborazione con gli Spazi gioco e le Scuole. Un forte investimento operato dalla struttura è stato la costruzione di un rapporto continuativo con l’Associazionismo familiare ed il privato sociale in genere, attraverso differenti protocolli di intesa per condividere, progettare e lavorare in rete per diffondere, a livello culturale prima e pratico poi, le tematiche riguardanti l’affido. Promozione di un Gruppo specifico sul tema del lavoro: si è avviata una riflessione ed una corrispondente progettualità per il ripensamento della situazione del lavoro nell’Ambito, individuando in termini analogici, sia le fragilità individuali, sia quelle del contesto territoriale, con particolare riferimento ai Comuni della Valle Imagna. Questo ha portato a costruire un percorso con molti soggetti economici e imprenditoriali, a organizzare specifici eventi con una rilevante partecipazione di Istituzioni pubbliche e aggregazioni economiche, ad individuare strategie, per la promozione di nuove forme di lavoro e per il rilancio di quelle in atto, con la finalità di generare nuova occupazione e occasioni di inclusione lavorativa per soggetti deboli. Costante e continuo raccordo con i Tavoli Tematici, i Servizi Sociali territoriali e con le équipe attivate sul territorio: si è mantenuto un continuo confronto funzionale alla creazione di una rappresentazione quanto più possibile realistica del territorio e delle possibilità/risorse che in esso possono essere valorizzate, sviluppando una rete di segretariato diffuso comprendente la Caritas, le Associazioni sindacali e la Consulta del volontariato. Promozione di momenti formativi e di riflessione: si sono realizzati momenti informativi e percorsi formativi, di riflessione e di costruzione di protocolli, per/con i Comuni, le Scuole, Associazioni e territorio. È Pagina 20 di 91 stato dato particolare rilievo al lavoro svolto dagli Assistenti Sociali dei singoli Comuni quali Operatori fondamentali per la conoscenza dei territori, l’aggancio e la realizzazione di progetti mirati all’evoluzione dei soggetti e del territorio locale. Sostegno a progetti innovativi di prossimità realizzati nei Comuni dell’Alta Valle Imagna (in collaborazione con la Caritas Vicariale) e nel Comune di Paladina (progetto Abitare Paladina), in una logica della sperimentazione e acquisizione di elementi di conoscenza e progettazione, utili per considerare l’allargamento di queste progettualità a tutti i Comuni di Ambito interessati. 1E. PROSPETTIVE DI LAVORO In un quadro di contrazione delle risorse economiche, siamo chiamati a riclassificare le priorità, identificare nuove strategie per rimodulare i bisogni e proporre risposte meno stereotipate. Inoltre, alle tradizionali fragilità quali quelle di Anziani, di famiglie monogenitoriali o con più figli e di Stranieri con problemi di integrazione, si aggiungono sempre più fragilità economiche e sociali di famiglie finora non a rischio di povertà, dovute ad una maggiore precarietà del lavoro, a difficili ricollocazioni nel mercato del lavoro, a problemi abitativi, alla crescita esponenziale dei tassi di indebitamento ed anche alla disgregazione delle relazioni sociali ed alla maggiore vulnerabilità della coppia. Così come abbiamo cominciato ad operare nella precedente triennalità, pare una via indispensabile uscire dalle storiche classificazioni dei Piani di Zona (Anziani, Disabili, Minori, adulti, immigrazione, salute mentale, ecc.) aprendo lo spazio a nuove riflessioni, a nuove aree di indagine del benessere di Comunità, che non necessariamente coincidono con i servizi e le attività attualmente esistenti. Occuparsi del benessere vuol dire agire su tutta la Comunità, non solo sulle fasce più deboli, quindi significa agire in forma preventiva sulle situazioni a rischio, che in questa fase congiunturale di crisi economica sono in aumento. Questa impostazione è l’unica che consenta anche una visione sostenibile del Welfare, perché garantisce la riduzione di costi sociali a lungo periodo. Questo approccio rafforza l’idea di una programmazione integrata tra Enti che si occupano di aree limitrofe, come l’A.S.L., i Comuni, le Province, le Scuole ecc., in prospettiva di un graduale superamento della programmazione settoriale e auto-centrata. Nel quadro generale di ridefinizione del sistema di welfare, le riflessioni ed i progetti, costruiti in questi anni dai Tavoli di Ambito, evidenziano le ragioni sociali che motivano una prospettiva di lavoro centrata sulla dimensione della Comunità locale, su realtà caratterizzate da sistemi di relazione variamente strutturati. Esse infatti, a certe condizioni, sono in grado di produrre un’azione di ricomposizione delle energie positive che, anche nelle criticità, possono operare per la tenuta ed il funzionamento del sistema. Lo sviluppo di Comunità può essere definito come un processo il quale, attraverso la partecipazione attiva di ognuno, mira a creare condizioni di evoluzione sociale ed economica. Ciò rappresenta quindi un modo di realizzare quell’obiettivo di creare una rete sociale, attraverso la partecipazione dei cittadini, permettendo anche di aumentare il senso di Comunità, perché sono gli stessi cittadini ad autodeterminare i processi trasformativi. Lo sviluppo delle Comunità promuove anche un processo di crescita di potere dei cittadini. È importante sottolineare che utilizzare l’espressione “sviluppo di Comunità” include diversi e molteplici tipi di intervento. Lo Psicologo Martini, definisce lo sviluppo di Comunità come un processo di cambiamento che porta ad un miglioramento della qualità della vita grazie alle capacità acquisite dalla Comunità nel risolvere i propri problemi e soddisfare i propri bisogni. Rispetto al nostro Ambito la rete si articola in: _ rete sociale istituzionale: tra i Comuni dell’Ambito; tra i Comuni e la Sanità locale; tra i Comuni e le rappresentanze sociali; con le Scuole e tra le Scuole; con il Privato sociale e tra il Privato sociale; _ rete sociale gestionale: per la gestione associata di funzioni e servizi tra i Comuni, tra i Comuni e la Sanità locale; con soggetti privati e tra soggetti privati; _ rete sociale professionale: tra Operatori del pubblico e del privato, del sociale e della sanità. Tali relazioni sono significative in quanto: _ “aggiungono valore”, significa che si sono realizzati servizi nuovi, integrando risorse e concretizzando risultati; ad esempio il lavoro integrato tra i dipendenti dei Comuni di un Ambito migliora l’efficienza e permette uno scambio di competenze e informazioni che arricchisce le singole professionalità; Pagina 21 di 91 _ “danno una maggiore capacità di mettersi in gioco”, significa progettare confrontandosi tra diverse professionalità e sensibilità, e ciò facilita la valutazione della tradizionale offerta dei servizi territoriali e sviluppa la capacità di ripensare e cambiare; _ “offrono occasioni reali per partecipare”, significa che la nuova organizzazione che progetta e pianifica gli interventi sociali e sanitari permette ai dirigenti del “sociale” di partecipare alle scelte della “sanità” e viceversa, utilizzando gli strumenti dell’Ufficio di Piano e del Comitato di Direzione della Zona sanitaria; inoltre familiari e Associazioni del privato sociale entrano nei meccanismi decisionali della pianificazione di progetti e interventi, partecipando ai Gruppi di lavoro multidisciplinari e integrati. Queste “Relazioni significative” permettono quindi di agire concretamente nei confronti della realtà di tutti i giorni. Con la pianificazione sociale, si conferma e sviluppa l’investimento su quei cittadini che si aggregano, riconoscendosi in ideali o problematiche comuni e che, grazie al confronto e alla rete, sperimentano momenti di crescita, di condivisione e di solidarietà. E’ una delle scommesse più importanti rispetto alla quale si mette in gioco il nuovo modello di welfare locale. Una rete sociale che può contare su nodi capillarmente diffusi e sostenuti dalla responsabilità del cittadino che partecipa alla vita della sua Comunità con la propria responsabilità individuale e la capacità di relazione interpersonale, è una rete vincente. Il campo d’azione è il condominio, il vicino di casa, la gente che si incontra nella contrada. Anche i Gruppi di auto-mutuo-aiuto sono quindi realtà significative, che mettono positivamente in crisi le Istituzioni verso le quali mostrano autonomia, perchè la capacità di promuovere e promuoversi in azioni di cura e accompagnamento è, quasi sempre, del tutto indipendente dai servizi pubblici organizzati. Si sta operando non per istituzionalizzare una divisione (tanto meno delegare), ma per riconoscere, promuovere e sostenere quelle iniziative che intendono lavorare nelle nostre reti sociali, senza confondere ruoli, con pari dignità, integrando progetti e interventi con l’unica finalità della promozione del benessere e il contrasto al disagio. Con la COPROGETTAZIONE l’azione di rete entra finalmente nella fase operativa. Una volta ascoltato il territorio (CONSULTAZIONE), definite e condivise le linee di indirizzo (CONCERTAZIONE), è capitato (sta capitando e capiterà in futuro) che Operatori di una Cooperativa Sociale, insieme a Operatori di un Comune, di un Distretto Sanitario, di una Scuola e di una Associazione, si incontrino periodicamente attorno ad un tavolo per PROGETTARE un intervento o un servizio. Co-progettare tra soggetti pubblici, ad esempio tra diversi Comuni, può significare dover rendere omogeneo ciò che istituzionalmente omogeneo non è, ad esempio i regolamenti sull’assistenza, le procedure di predisposizione dei bilanci finanziari, le modalità di gestione associata di servizi… Così co-progettare tra sociale e sanità locale implica la stessa necessità di superare difficoltà che fanno diretto riferimento alle rispettive diverse organizzazioni. Nel co-progettare, tra soggetti pubblici e Associazioni, Volontariato e Cooperazione, le cose funzionano quando si supera la visione che confonde la co-progettazione con la quota di convenienza che viene al “mio stare con te”. E’ questione di tempo e di crescita della reciproca fiducia. Oggi si progetta insieme consapevoli che lavoriamo per realizzare servizi integrati nei quali ogni partner deve mettere la sua quota di risorsa (professionale, strutturale o finanziaria che sia). Si evidenziano come prioritari 3 ambiti di intervento per il prossimo triennio: 1. L’integrazione: tale obiettivo, da tempo perseguito con i Piani di Zona, si trova oggi a confrontarsi con un’ulteriore sfida, che vede la volontà e lo sforzo per un’integrazione gestionale tra i Comuni e progettuale tra le diverse Agenzie coinvolte nei progetti di vita delle persone; altra sfida è pensare al territorio nella sua articolazione complessa (sanità, economia, urbanistica, ambiente) e attraverso i diversi strumenti di governo (PSS, PGT, PdZ, ecc.), come sfondo e come prospettiva. 2. La promozione: la centralità della funzione di connessione e di ottimizzazione delle risorse disponibili nei territori: superando categorie, settorializzazioni, frammentazioni; prevedendo una maggiore partecipazione del privato, della cooperazione, dell’Associazionismo, del volontariato, e delle famiglie, secondo criteri di sostenibilità, ridistribuzione dei costi, equità e progettazione condivisa, e mantenendo l’importanza del ruolo e del posizionamento del Soggetto pubblico, rispetto a compiti di governance e di tenuta delle reti della Comunità. Pagina 22 di 91 3. La progettualità: ovvero sostenere il valore di sperimentare e promuovere esperienze diversificate, che valorizzino la particolarità dei contesti in cui si mettono in gioco e che sottolineino contemporaneamente la forza miglioratrice dell’agire insieme. Questi cambiamenti non sono né facili né scontati, poiché chiedono, in un momento di grande incertezza e di difficile previsione sul futuro, di scommettere sulla possibilità di lavorare insieme ad altri, di ridistribuire responsabilità e ruoli, di mettere a disposizione competenze ed energie, di saper accogliere e ascoltare i dissensi e i diversi punti di vista. E’ importante considerare che la portata di questi cambiamenti provocano resistenze, le quali difficilmente potranno consolidarsi in maniera autonoma senza un adeguato investimento sul fronte della formazione, del coordinamento, del lavoro di rete, della promozione della Comunità. 1F. LA COLLABORAZIONE CON IL DISTRETTO A.S.L. La costruzione del Piano di Zona è un momento fondamentale della rielaborazione del pensiero e dello sviluppo pratico di politiche attive di collaborazione fra Servizio Sanitario e Servizio Sociale; questo tempo infatti rende sinergiche le scelte di questi due sistemi, declinando in particolare le integrazioni tra Distretto/A.S.L. e Ufficio di Piano/Comuni. In quest’ottica di collaborazione risultano strategiche, al fine di perseguire l’obiettivo della coprogettazione, le seguenti azioni: - unitarietà del processo di programmazione e progettazione delle attività socio-sanitarie, di raccordo tra Distretto e Ambito; - gestione di servizi e di attività distrettuali, finalizzati alla promozione e alla tutela della salute dei cittadini e delle famiglie, mediante strategie operative condivise con l'Assemblea dei Sindaci; - potenziamento dell'offerta A.S.L., garantendo maggiori aperture degli sportelli e presenza degli Operatori, anche nelle sedi secondarie come quella di Sant’Omobono Terme; - mantenimento e potenziamento dell'integrazione operativa, in atto tra Distretto-Consultorio e territorio nell'area Minori e infanzia; - co-partecipazione al rinnovo dei protocolli relativi alle dimissioni-protette dagli Ospedali delle persone fragili; - sperimentazione di nuovi interventi territoriali in materia di integrazione socio-sanitaria; - potenziamento delle collaborazioni operative tra Distretto e Ambito nei processi di incentivazione dei regimi di assistenza domiciliari, in alternativa al ricovero ospedaliero ed alla istituzionalizzazione dei soggetti fragili; - promozione di progetti riguardanti la prevenzione, l’educazione e la tutela della salute, rivolti a varie fasce di popolazione; - partecipazione degli Operatori A.S.L. ai Tavoli Tematici e a progetti significativi e innovativi promossi dall’Ambito; - miglioramento delle modalità di informazione e sensibilizzazione della popolazione rispetto a temi e campagne sanitarie, in intesa con l’Assemblea dei Sindaci; - condivisione di programmi informativi A.S.L. con il territorio, partendo dalla buona esperienza maturata con il Progetto PUOI. Nello specifico il Consultorio familiare di Villa D'Almè vuole porsi, in continuità con il percorso già iniziato negli scorsi anni, come naturale riferimento territoriale per la promozione e la realizzazione di interventi che considerano il benessere della persona e della famiglia, nelle diverse fasi della vita. Particolare attenzione sarà rivolta alle azioni preventive a tutela della salute del bambino e della donna, nell’AREA MINORI E FAMIGLIA, pertanto, saranno prioritari le operazioni per mantenere e consolidare: - tutte le attività sanitarie in corso, incentivando in particolare la visita a domicilio come modalità di intervento a favore della donna (soprattutto nel momento del post parto e dell'allattamento), le attività psico-sociali e educative, il ricorso alle attività di gruppo (preparazione alla nascita, allattamento/svezzamento, infant massage, laboratorio ”Scopro e osservo” e menopausa ecc.); Pagina 23 di 91 - tutte le collaborazioni già in atto tra A.S.L., Ambito, Strutture Socio Sanitarie locali e Terzo Settore, che favoriscono l’utilizzo integrato delle risorse del territorio; - il rapporto di collaborazione con le Assistenti Sociali del ServizioTutela Minori dei Comuni dell'Ambito; - la continuazione dell'attività degli Psicologi all'interno del Servizio Affidi familiari: in particolare verrà sostenuto il nuovo Progetto d'Ambito inerente l'inserimento di Minori presso la Comunità Famigliare di Berbenno; - la partecipazione degli Operatori psico-sociali A.S.L. al Tavolo Minori, così come a tutti i Tavoli Tematici promossi dall'Ambito; - la continuazione della collaborazione del Consultorio con le Agenzie Educative e le Scuole di ogni grado presenti sul territorio; - i momenti di interlocuzione e di monitoraggio dei Progetti relativi al tempo extrascolastico; - la costante collaborazione, il confronto e l’accordo tra Ambito Territoriale, Assemblea dei Sindaci, Ufficio di Piano, Distretto A.S.L. e Consultorio. Nel triennio sarà avviato un nuovo progetto di collaborazione: - con le Scuole Secondarie locali (classi terze medie) per presentare e far conoscere ai ragazzi il Servizio Consultoriale e le attività da esso promosse; - tra A.S.L., Ambito e Neuropsichiatria di Bonate e Zogno per quanto riguarda gli interventi sui Minori con Disabilità. Proseguiranno infine i progetti già avviati tra cui: - “A.S.L. Libera dal Fumo”: al fine di garantire un consolidamento della collaborazione tra l’A.S.L. e l’Ospedale di San Giovanni Bianco; particolare attenzione verrà è posta alle donne gravide; - “sostegno all’allattamento al seno”; - “prevenzione depressione post partum”: questo progetto è stato realizzato dal Centro Bambino Famiglia dell'A.S.L. in partnership con l’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Bergamo e si avvale della collaborazione di una psicologa del Consultorio; - “dote e conciliazione famiglia e lavoro”: progetto che vede una forte interconnessione tra il mondo dei servizi e quello produttivo al fine di garantire più opportunità per le neo mamme; - “progetto nasko” a tutela della maternità; - “progetto baby-pit-stop”: con l'apertura di due spazi dedicati alle donne che allattano al seno il proprio figlio. Nello specifico del servizio Ce.A.D. saranno prioritari gli interventi per mantenere e consolidare: - la collaborazione del Distretto A.S.L. in sinergia con l'Ufficio di Piano per quanto riguarda le Cure domiciliari ai soggetti fragili; - la gestione dei protocolli relativi alle dimissioni protette e all'attivazione di cure ed interventi sanitari e socio assistenziali integrati; - il progetto “Badanti, verso un'assistenza familiare qualificata”; - l'attività di consulenza e di orientamento relative alla pratica di invalidità civile, della L. 68/99 e della L. 104/92; - i progetti per la promozione di stili di vita sana degli Anziani (“Gruppi di cammino”). Pagina 24 di 91 2. ELEMENTI DI CONOSCENZA DELL’AMBITO L’Ambito Valle Imagna- Villa d’Almè è costituito da 21 Comuni, di cui 16 afferenti alla Comunità Montana Valle Imagna, per un totale di 52.723 abitanti. Il territorio è parzialmente montano, ed ha densità abitative molto differenziate tra i singoli Comuni. Quasi il 40% della popolazione è residente in 4 Comuni limitrofi al contesto del capoluogo cittadino. La sfida colta dai Comuni coinvolti è di conciliare la presenza di Comuni montani, collinari e pede-collinari. Da evidenziare anche il dato chedei 21 Comuni: 9 hanno meno di 1.000 abitanti, 8 hanno tra i 1.000 e i 5.000 abitanti e 4 hanno più di 5.000 abitanti. Un’eterogeneità di esperienze, possibilità e appartenenze. In un’epoca in cui si tende a connotare i territori non solo per le loro condizioni geografiche, ma soprattutto per i processi di sviluppo, si struttura una rappresentazione che vede la pianura quale luogo prescelto dalle attività produttive e residenziali, la collina quale spazio paesaggistico a forte componente antropica, la montagna quale spazio della naturalità e di uno stile di vita sostenibile. In ambito politico-amministrativo (sia europeo che nazionale) la montagna è ancora associata alla rappresentazione (ISTAT, 2007) di territorio svantaggiato, verso cui indirizzare misure speciali di intervento. Tra i rischi comunemente associati ai contesti di montagna vi sono: lo spopolamento delle borgate, la marginalizzazione socio-economica, la perdita di biodiversità, l’impoverimento culturale e paesaggistico, gli effetti negativi del cambiamento climatico. Con l’inizio del nuovo millennio acquistano nuovo rilievo, nella riflessione comunitaria intorno alla montagna, la questione ambientale e l’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Si afferma cioè la convinzione che la montagna non sia svantaggiata tout court, ma presenti risorse e specifiche peculiarità, che vanno preservate e valorizzate (Maxwell e Birnie, 2005). Superare l’ottica della marginalità è pertanto importante entro questo nuovo contesto socio-economico. Lo sviluppo delle montagne è messo sempre più in relazione con il loro ruolo di “cisterne” di risorse naturali e energetiche, centri di diversità biologica e culturale, luoghi di destinazione della domanda per il tempo libero e il turismo, nonché “cartine di tornasole”, per capire l’entità degli effetti del cambiamento climatico (Nordregio, 2004). In pratica, si afferma la possibilità di utilizzare i contesti di montagna come “laboratori” in cui sperimentare nuove forme di sviluppo, improntate a modelli “green” e sostenibili. La montagna sembra costituire il luogo di riferimento delle radici culturali e dell’ancoraggio identitario ed emerge come “territorio idealizzato”, matrice storica che richiama la gran parte della “soggettività reticolare”, della popolazione mobile che struttura il pendolarismo giornaliero, per motivi di lavoro e di studio, e il pendolarismo urbano dei ‘city users’, più inerenti la sfera della riproduzione. Con riferimento al contesto europeo, la pianura sembra essere il luogo delle reti più globalizzate, dei nodi della produzione avanzata e dei settori di massa. La collina esprime caratteristiche di radicamento territoriale e paesaggistico, entro tuttavia reti globali consistenti e potenzialmente forti. ALCUNE ELEMENTI SOCIOLOGICI SUL CONTESTO IN CUI SIAMO: Oltre alle considerazioni di carattere geografico, anche il territorio del nostro Ambito si caratterizza per alcuni fenomeni di carattere sociologico che, progressivamente, rischiano di cambiarne il volto e lo portano a somiglianze con i territori cittadini. Ne citiamo sinteticamente alcuni, basati sulle considerazioni riportate dai referenti sul territorio 1 Le relazioni di coppia durano sempre meno: la durata dei rapporti di coppia (matrimoni civili, religiosi e convivenze) si accorcia sempre di più e questo determina mancanza di sicurezza e fragilità, inoltre l’essere coppia riguarda persone sempre più adulte (ci si sposa prevalentemente dopo i 30 anni). Pagina 25 di 91 2. La sfera privata dei cittadini (rapporti e relazioni con familiari, vicini e amici) è sempre più debole e, di conseguenza, meno in grado di dare risposte ai loro bisogni di socialità e quindi di sicurezza. La società diventa sempre più frenetica, le persone sempre più pressate dalle cose da fare e sempre più sole. Le famiglie continuano a connotarsi maggiormente come nucleari e le altre generazioni spesso sono lontane (mobilità lavorativa, Stranieri,ecc), ma anche quando i familiari si trovano nella stessa città è meno scontato avere rapporti quotidiani e costanti. Nondimeno, si sono modificati soprattutto i rapporti tra vicini, tra persone che vivono nella stessa casa o nello stessa via o quartiere: i rapporti di vicinato tante volte si limitano ad un saluto fugace cosa ben diversa da quando con i vicini si era parte di una comunità reale, nella quale, oltre ad esserci effettivi rapporti relazionali, vi erano anche vere e proprie gestioni di mutuo aiuto (i bambini, gli Anziani, o le persone problematiche venivano gestite dalla Comunità, della Via o della Contrada…). 3. La situazione economica dei cittadini è in costante cambiamento: aumentano in modo significativo le persone che non riescono ad essere sufficienti al loro mantenimento e che “non arrivano alla fine del mese” (e non si sta parlando di persone in carico ai Servizi Sociali ma normali cittadini). Questa perdita di potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni sta allargando la forbice tra persone ricche e persone povere. Rileviamo l’aumento di coloro che si rivolgono alla Caritas vicariale, alle Parrocchie ed ai Servizi Sociali comunali per cercare forme di sostegno economico e di beni primari. 4. Mercato del lavoro: in questo momento di forte difficoltà del mondo del lavoro, anche nei nostri territori stiamo assistendo ad un aumento di imprese che chiedono giornate di Cassa integrazione (grosse aziende). La difficoltà, però, è soprattutto per la piccola e media impresa (che caratterizza i nostri territori) la quale non si può avvalere di questi ammortizzatori sociali e rischia la chiusura delle attività. 5. Casa: Nel nostro Ambito gran parte delle famiglie ha la casa di proprietà ma il mercato immobiliare degli acquisti e delle locazioni ha a costi molto alti per cui inaccessibili ad una grande fetta della popolazione. Si denota un aumento di famiglie che perdono la casa perché non riescono a pagare l’affitto a libero mercato o perché non riescono a pagarne il mutuo. 2A. PROFILO SOCIO-DEMOGRAFICO DEL TERRITORIO Il primo dato da rilevare è che la popolazione totale aumenta in modo costante seppur con un trend lento: al 31/12/2011 i residenti erano 52.723, nel 2007 erano a 50.928. I minorenni complessivamente erano 10.326, ovvero il 20% della popolazione, gli Stranieri erano 3.125 persone, ovvero il 6%, e le persone over 65 anni (in aumento) erano 9.259 pari al 18% dei residenti (di cui gli over 75 erano 4.448, pari all’8%). Riportiamo di seguito i principali indicatori demografici del territorio: Mortalità generale: 7,44 (x 1.000) valore moderatamente sotto media provinciale Tasso medio mortalità provincia: 8,18 Indice di vecchiaia: Indice di vecchiaia: 123,1 valore moderatamente sopra media provinciale Indice vecchiaia medio provincia: 121,8 Tasso di natalità: 9,38 (x 1.000) moderatamente sotto media provinciale Tasso natalità medio provincia: 10,3 Presenza Stranieri :5,8% molto inferiore a media provinciale % media provincia: 11,0 L’Osservatorio Provinciale evidenzia che i parametri di struttura demografica sono in media con la Provincia, con l’eccezione di una bassa natalità. Pagina 26 di 91 Trend demografico COMUNE ALME' ALMENNO S.B. ALMENNO S.S. BARZANA BEDULITA BERBENNO BRUMANO CAPIZZONE CORNA IMAGNA COSTA VALLE IMAGNA FUIPIANO IMAGNA LOCATELLO PALADINA PALAZZAGO RONCOLA ROTA IMAGNA S.OMOBONO TERME STROZZA VALBREMBO VALSECCA VILLA D'ALME' TOTALE TOT 07 5.777 5.732 5.838 1.690 723 2.474 99 1.299 984 635 233 800 3.765 3.897 731 883 3.505 1.060 3.564 410 6.829 50928 TOT 08 5731 5841 5831 1715 728 2477 94 1301 974 620 229 827 3919 4034 757 904 3486 1056 3580 418 6858 51380 TOT 09 5729 5976 5841 1726 728 2483 96 1310 966 616 223 836 3955 4097 760 902 3533 1.078 3661 420 6848 51784 TOT 10 5.736 6.018 5.825 1.769 734 2.492 95 1.347 969 616 226 853 4.002 4.215 760 924 3.571 1.075 3.753 425 6.844 52249 TOT 11 5.698 6.081 5.828 1.817 730 2.492 97 1.320 975 625 221 856 4.013 4.355 783 934 3.560 1.098 3.922 432 6.886 52723 Popolazione complessiva 53000 52723 52500 52249 52000 51784 51380 51500 51000 50928 50500 50000 2007 2008 2009 Pagina 27 di 91 2010 2011 Popolazione Anziana 9300 9259 9250 9136 9200 9150 8999 9100 9050 9000 8950 8900 8850 2008 2009 2010 Popolazione straniera 3150 3125 3100 3031 3050 3000 2950 2900 2873 2850 2800 2750 2700 2009 2010 2011 2B. ELEMENTI SOCIO-SANITARI L’unico presidio sanitario nell’Ambito è localizzato a Villa d’Almè, oltre ad un Poliambulatorio in Almenno S.S., considerando la conformazione del territorio, ciò è poco funzionale per le zone più disagiate. I residenti del nostro territorio non hanno presidi ospedalieri nelle immediate vicinanze, devono infatti far riferimento all’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo o al Policlinico di Ponte San Pietro. Evidenziamo inoltre la disarticolazione dei servizi specialistici che aggrava le fatiche dei cittadini del nostro territorio: il Centro Psico-Sociale (C.P.S.) di riferimento per la Valle Imagna è a Bonate Sotto (distante dai Pagina 28 di 91 nostri Comuni 32 km e raggiungibile solo con mezzi propri dato il carente servizio offerto dai mezzi pubblici). Il C.P.S. di riferimento per i Comuni del cosiddetto “oltre Brembo” (Almè, Paladina, Valbrembo e Villa d’Almè) è a Zogno. Il SER.T di attinenza per l’Ambito si trova a Ponte San Pietro; il servizio di neuropsichiatria infantile per Almenno S.B., Almenno S.S., Barzana e Palazzago è situato a Bonate Sotto, mentre per gli altri Comuni il o è a Zogno. Le difficoltà di integrazione e lavoro sinergico con il territorio sono evidenti se ci poniamo nell’ottica di un lavoro sul Soggetto ed il suo contesto di vita, poichè spesso per curare una patologia si fa riferimento a competenze territoriali diverse e non a una continuità di cura, senza considerare poi il disagio degli spostamenti richiesti ai cittadini. Il Consultorio familiare di Villa D'Almè è il riferimento territoriale per la promozione e la realizzazione di interventi che considerano il benessere della persona e della famiglia nelle diverse fasi di vita. Particolare attenzione è rivolta agli interventi preventivi a tutela della salute del bambino e della donna, a sostegno della vita e delle relazioni familiari, fra i quali ricordiamo l’esame dello striscio cervicale (pap-test). Secondo l’Osservatorio Provinciale l’Ambito Valle Imagna e Villa d’Almè è caratterizzato da: Disabilità elevata prevalenza soggetti Collegi accertamento¸ elevato tasso prevalenza GCA emorragiche; elevato tasso invalidità con accompagnamento. Profili BDA e altre evidenze stato di salute per patologie ad alto impatto sociosanitario: elevata prevalenza M.Parkinson; Elevato tasso ricovero per traumatismi; BDA: 11.malattie autoimmuni. INVALIDITA’ INVALIDITA’ 100% INVALIDITA’ AL 100% PIU ACCOMPAGNAMENTO MASCHI 1215 327 345 FEMMINE 1615 341 689 TOTALE 2830 668 1034 La Mappatura Disabili aggiornata a gennaio 2012, rileva la presenza sul territorio di 375 persone con disabilità certificata. Si precisa che il dato rilevato tramite la mappatura Disabili, ha il forte limite di non registrare gli ultra-65enni. N° DISABILI: N° DISABILI FEMMINE: N° DISABILI MASCHI: PERCENTUALI DI INVALIDITA’ 100% DAL 75% AL 99% DAL 46% AL 74% 375 149 226 129 31 16 Dato non rilevato per le restante 199 persone perchè: persone di cui non è registrata la percentuale di invalidità; bambini che non hanno definita l’invalidità e la percentuale, ma nella diagnosi hanno riportato “difficoltà a svolgere i normali compiti tipici della propria età”. Pagina 29 di 91 DISABILI DEL COMUNE DI: ALME’: ALMENNO SAN BARTOLOMEO: ALMENNO SAN SALVATORE: BARZANA BEDULITA BERBENNO BRUMANO CAPIZZONE CORNA IMAGNA COSTA VALLE IMAGNA FUIPIANO VALLE IMAGNA LOCATELLO PALADINA PALAZZAGO ROCOLA ROTA D’IMAGNA SANT’OMOBONO TERME STROZZA VALBREMBO VALSECCA VILLA D’ALME 51 34 (* DA COMPLETARE) 34 8 7 12 0 14 2 3 6 4 41 38 6 5 16 (* DA COMPLETARE) 7 23 5 59 FASCE D’ETA’ DELLE PERSONE CON DISABILITA’: 0-6 ANNI 7-16 ANNI 17-25 ANNI 26-50 ANNI 51-65 ANNI 20 118 59 129 49 Pagina 30 di 91 TIPOLOGIA SERVIZI OGGI FREQUENTATI: SCUOLA : 141 INSEGNANTE DI SOSTEGNO ASSISTENTE EDUCATORE DI CUI INSEGNATE DI SOSTEGNO + ASSISTENTE EDUC. SERVIZIO SFA: 28 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE CDD: 22 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE SADH: 12 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE PROGETTI SOCIO OCCUPAZIONALI: 31 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE ALTRO DIURNO: 10 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE RESIDENZIALE: 21 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE LAVORO: 24 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE INTERVENTI SALTUARI O DI SOLLIEVIO TEMPORANEO: 14 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE ALTRO (PMT): 15 DI CUI MASCHI DI CUI FEMMINE Pagina 31 di 91 95 107 73 14 14 14 8 6 6 18 13 6 4 15 6 18 6 10 4 8 7 I risultati dello studio PASSI 2008-2009, condotto dalla A.S.L. di Bergamo in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità attraverso una indagine di sorveglianza e monitoraggio dei comportamenti dei bergamaschi (di età compresa tra i 18 ed i 69 anni), realizzata con interviste telefoniche, evidenziano i seguenti elementi: - Attività fisica: i sedentari sono il 19% dei residenti (contro il 20% a livello lombardo ed il 30% a livello nazionale), ma il 38% svolge un livello di attività fisica conforme alle raccomandazioni; - Stato nutrizionale e abitudini alimentari: il 34% dei bergamaschi è in eccesso ponderale (contro il 35% a livello regionale ed il 42% a livello nazionale), il 26% per sovrappeso e l’8% per obesità; il consumo di frutta e verdura è abbastanza diffuso anche se solo il 17% degli intervistati aderisce alle raccomandazioni di consumarne cinque porzioni al giorno; - Consumo di alcool: il 62% dei bergamaschi fa abitualmente uso di bevande alcoliche (contro il 69% a livello regionale ed il 57% a livello nazionale), ma nella fascia di età 18-34 anni si sale al 72%; i bevitori a rischio rappresentano il 21%, l’8% sono bevitori “binge” ed il 5% sono forti bevitori; il 13% dei bergamaschi ha guidato sotto l’effetto dell’alcool nel mese precedente l’intervista; Il 10% è stato trasportato da un conducente che aveva bevuto due o più unità di bevande alcoliche nell’ora precedente la guida; - Fumo di tabacco: i fumatori sono il 26% della popolazione (contro il 29% sia a livello lombardo che nazionale), gli ex fumatori sono il 20%; nel corso dell’ultimo anno hanno tentato di smettere il 41% dei fumatori; l’80% dei bergamaschi non permette di fumare nella propria abitazione. La lettura dei dati inerenti l’area dipendenze, evidenzi nell’Ambito Valle Imagna - Villa d’Almè: • approccio precoce al consumo di sostanze stupefacenti anche in considerazione della giovane età che caratterizza gli utenti Ser.T residenti in questo Ambito Territoriale (under 29 anni 13,2 vs 12,3 tasso provinciale per 1000 residenti di pari fascia di età), • progressivo aumento del numero di utenti alcooldipendenti, residenti nell’Ambito, presi in carico al Ser.T (da 24 nel 2006 a 41 nel 2010), dato che può anche essere letto come una buona capacità di captazione del SER.T, • presenza di soggetti in carico ai Ser.T che presentano problemi nell’area lavorativa (potenziali fruitori di un percorso di inserimento lavorativo): n. 2 soggetti residenti nell’Ambito. 2C. RISORSE SOCIALI Nella convinzione che il Piano di Zona debba essere l’occasione per far conoscere le numerose realtà ed opportunità presenti nel nostro Ambito, intendiamo ora dare un quadro delle risorse sociali presenti in termini di servizi, Associazioni e luoghi di riferimento. 5 17 2 2 31 1 1 1 1 3 1 1 RISORSE SOCIALI ASILO NIDO DI CUI 2 COMUNALI* E 3 ALMENNO S.B.* - ALMENNO S.S. – PALADINA* – PRIVATI PALAZZAGO – SANT’OMOBONO TERME DISTRIBUITE BIBLIOTECHE SANT’OMOBONO TERME, VILLA D’ALME’ CENTRI D’ASCOLTO CARITAS ALMENNO S.B. E ALMENNO S.S. CENTRI DIURNI PARROCCHIE E COMUNI CENTRI RICREATIVI DIURNI ESTIVI ALMENNO SAN SALVATORE CENTRO DI AGGREGAZIONE GIOVANILE SANT’OMOBONO TERME CENTRO PER L’IMPIEGO ALMÈ CENTRO SOCIO EDUCATIVO BERBENNO IN FASE DI APERTURA COMUNITÀ FAMIGLIARE COMUNITA' SOCIO SANITARIA DISABILI CSS ALMENNO S.B. VILLA D’ALME’ CONSULTA DEL VOLONTARIATO VILLA D’ALMÈ CONSULTORIO FAMILIARE SANT’OMOBONO T., VILLA D’ALME’ DISTRETTO A.S.L. Pagina 32 di 91 11 8 2 2 3 1 7 1 2 1 RISORSE SOCIALI DISTRIBUITE PARROCCHIE ED ORATORI DISTRIBUITE POLISPORTIVE ALMÈ, ALMENNO SAN BARTOLOMEO, ALMENNO SAN SALVATORE , BERBENNO, CORNA IMAGNA, ROTA PROGETTI DI GRUPPI GIOVANI D’IMAGNA, VILLA D’ALMÈ ALMENNO S.S., BERBENNO, CORNA IMAGNA, LOCATELLO, PALADINA, SANT’OMOBONO T. , SELINO PROGETTI INCONTRO EXTRASCUOLA ALTO, SELINO BASSO, VILLA D’ALME’ SANT’OMOBONO TERME, VILLA D’ALMÈ PUNTI UNICI DI OFFERTA INFORMATIVA ALMENNO S.S., VILLA D’ALMÈ RSA ALMÈ, ALMENNO S.B., VILLA D’ALMÈ SERVIZI DI FORMAZIONE ALL'AUTONOMIA ALMENNO SAN BARTOLOMEO SPAZIO AGGREGATIVO GIOVANI ALME’, ALMENNO SAN BARTOLOMEO, ALMENNO SAN SPAZIO GIOCO PER LA FAMIGLIA E PER LA SALVATORE, BERBENNO, PALADINA, SANT’OMOBONO GENITORIALITA’ TERME, VALBREMBO, VILLA D’ALME’ SPORTELLO DI EQUIPE IN TUTTI GLI ISTITUTI COMPRENSIVI SOCIO-PSCICOPEDAGOGICA VILLA D’ALME’, S. OMOBONO T. SPORTELLO INFOIMMIGRATI ALMENNO SAN SALVATORE ALZHEIMER CAFE’ Sono inoltre presenti 101 Associazioni/Organizzazioni così distribuite, (banca dati fornita dal Centro Servizi Bottega del Volontariato di Bergamo): ALME' ALMENNO SAN BARTOLOMEO ALMENNO SAN SALVATORE BARZANA BEDULITA BERBENNO CAPIZZONE CORNA IMAGNA PALADINA PALAZZAGO RONCOLA SANT'OMOBONO TERME VALBREMBO VALSECCA VILLA D'ALME' 6 12 11 1 2 4 2 3 3 5 2 13 16 1 19 5 ISTITUTI COMPRENSIVI: S. OMOBONO TERME; ALMENNO S.SALVATORE; ALMENNO S.BARTOLOMEO; PALADINA; VILLA D’ALMÈ. Nell’ambito del Distretto Valle Imagna - Villa d’Almè sono state realizzate e sono ancora in corso numerose iniziative di promozione alla salute e di stili di vita sani in collaborazione con il Dipartimento Prevenzione, tra cui: Pagina 33 di 91 1 “ Gruppi di cammino” attivi nei Comuni di Almè, Villa d’Almè, Berbenno, Almeno San Bartolomeo; sono in corso contatti con il Comune di Almenno San Salvatore. 2 “ Progetto Piedibus” attivato nei Comuni di Almè, Almenno San Bartolomeo, Berbenno, Paladina, e Villa d’Almè, 3 Percorsi di educazione alla salute su alimentazione, attività fisica, sicurezza ed igiene orale sono stati presentati a tutti gli Istituti Comprensivi e superiori della Valle, anche attraverso il coinvolgimento dell'Ufficio di Piano. Sono stati raggiunti 1593 alunni. 4 E’ attiva inoltre la collaborazione con i Comuni nella pianificazione urbanistica (piano dei servizi), con particolare riguardo all’arredo urbano per l’implementazione dell’attività fisica. La vigilanza nutrizionale è indirizzata verso le 61 ristorazioni scolastiche presenti sul territorio del Distretto Socio Sanitario, nelle quali vengono serviti 1.275 pasti al giorno. In particolare sono state predisposte diete per 8 bambini con problemi di allergie/intolleranze alimentari o altri disturbi dell'alimentazione. 2D. LE RISORSE ECONOMICHE L’ultimo biennio ha visto crescere discretamente le risorse dedicate ai servizi socio-sanitari. Il 2010 si è chiuso con un +3,8% rispetto all’anno precedente, un aumento proseguito anche per il 2011: stando ai più recenti aggiornamenti delle assegnazioni complessive alle A.S.L. per quest’anno (1.553 milioni, fonte Decr. 10035 del 2/11/2011) l’Assi riceverà circa un +3,5% di fondi rispetto al consuntivo 2010. Una quota importante delle risorse aggiuntive 2011 (40 milioni) è stata riservata all’implementazione dell’assistenza domiciliare. Questo potenziamento è importante perché in precedenza sembrava che gli spazi di espansione lasciati a questo settore rispetto al resto della spesa sanitaria si fossero indeboliti. Gli anni più recenti sono segnati dalla progressiva cancellazione dei principali canali di finanziamento nazionale alle politiche sociali (Fondo non Autosufficienza, Fondo Famiglia) e da una fortissima decurtazione del Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS). Per effetto di queste scelte nazionali (e in parte per le politiche regionali che in alcuni casi hanno scelto di trattenere parte di questi fondi a livello regionale o di farli gestire alle A.S.L.) le risorse trasferite agli Enti locali lombardi per il tramite degli ambiti distrettuali si riducono fortemente (tab. 1). FNPS Per Ambiti Territoriali FNA Per Ambiti Territoriali FSR Per Ambiti Territoriali anno 2008 (operatività 2009) anno 2009 (operatività 2010) anno 2010 (operatività 2011) anno 2011 (operatività 2012) 9.221.809,00 4.285.553,00 4.861.323,00 2.000.000,00 2.247.404,00 anno 2008 4.359.802,00 anno 2009 4.796.730,00 anno 2010 0 anno 2011 9.374.520,31 8.922.552,00 8.944.657,00 7.357.889,00 Ai tagli nazionali si sommano quelli regionali sul Fondo Sociale, che diventano particolarmente pesanti nel 2011. Tornando alla situazione lombarda e volendo fare il quadro complessivo degli effetti delle scelte nazionali e regionali per gli anni più recenti, possiamo dire che dopo il 2008 i budget destinati agli Ambiti (Piano di Zona) si contraggono fortemente e le risorse di competenza 2011 sono meno della metà di quelle 2008. Nell’ultimo biennio la capacità di spesa si è fortemente ridotta, rendendo particolarmente arduo difendere il livello di servizi finora assicurati. Occorre infine segnalare che tra il 2010 e il 2011 alla rete territoriale sono pervenute risorse straordinarie relative alle assegnazioni 2007-2009 del Piano nidi (fondi statali con 30% di cofinanziamento regionale). Si è trattato di un contributo quantitativamente non trascurabile (37 milioni) sul cui utilizzo gli Ambiti hanno avuto tuttavia scarsi margini di discrezionalità (la Regione ha predefinito che dovessero essere destinati esclusivamente all’acquisto di posti negli asili convenzionati). Pagina 34 di 91 Il welfare municipale subisce colpi su due differenti fronti, quello dei finanziamenti specifici per le politiche sociali e quello dell’imposizione di forti risparmi per le finanze complessive municipali. Già oggi la quasi totalità degli oneri per il welfare locale lombardo è a carico dei bilanci comunali. EVOLUZIONE SPESA SOCIALE DEI 244 COMUNI BERGAMASCHI : DA € 89.942.592,43 DEL 2004 A € 130.351.138,53 DEL 2010 (FONTE UFFICIO SINDACI) Pagina 35 di 91 Secondo i dati forniti dall’Ufficio Sindaci, la spesa procapite degli Ambiti Territoriali in tema di politiche sociali ha una media provinciale di €.119,90 mentre l’Ambito Valle Imagna si attesta a €.82,49 con una spesa complessiva di €. 3.484.455,00 (comprensiva delle risorse nazionali e regionali gestite dall’Azienda e dalla Comunità Montana). La spesa sociale esclusivamente dei Comuni si attesta a €.56 procapite. Questa è una prima linea di lavoro da sviluppare nell’attuale programmazione. SPESA COMPLESSIVA PER AREE ANZIANI 1.400.000,00 DISABILI 1.200.000,00 MINORI-FAMIGLIA IMMIGRAZIONE 1.000.000,00 EMARGINAZIONE-POVERTA' 800.000,00 DIPENDENZE 600.000,00 SALUTE MENTALE 400.000,00 COMPARTECIP. SPESA SOCIOSAN. 200.000,00 SVZ SOCIALE E SEGR.ATO SOCIALE Partecipazione ai costi per la gestione del Piano di Zona (UdP) 0,00 1 Considerato che i municipi sono i principali finanziatori del welfare locale, il futuro dei Servizi Sociali lombardi è collegato alla capacità di questi Enti di reperire risorse al sociale nell’ambito delle casse comunali. La manovra estiva 2011 ha richiesto un particolare sforzo finanziario ai comuni, dal momento che ai fini del Patto di Stabilità (Psi) dovranno realizzare risparmi per 1,2 miliardi per il 2012 (2 per il 2013) che si vanno ad aggiungere a quelli imposti dalla precedente manovra 2010, ossia 2,5 miliardi (altrettanti per il 2013). A questi importi vanno sommati i tagli ai trasferimenti degli Enti locali della manovra estiva 2010 (2,5 miliardi per le singole annualità 2012-2013) con un risultato di uno sforzo complessivo richiesto ai Comuni italiani di 5,2 miliardi per il 2012 e di 7 miliardi per il 2013. Solo parzialmente i Comuni potranno recuperare risorse dall’introduzione del’IMU perché questo potrà essere concretizzato con un ulteriore incremento della tassazione sui cittadini, azione da svolgersi con estrema attenzione stante la situazione economica e dei redditi generale. La media provinciale bergamasca vede la compartecipazione dell’utenza alla spesa dei comuni al 12,73% mentre nell’Ambito Valle Imagna si attesta attorno all’8,76%. Questo dunque è sicuramente un argomento di lavoro per il prossimo triennio. LA COMPARTECIPAZIONE DELL’UTENZA ALLA SPESA DEI COMUNI IN PROVINCIA DI BERGAMO 6 5 4 3 2 1 0 0-5% 5% - 10% 10% - 15% 15 -20% 20% -25% 25% - 30% Altro importante elemento da considerare sono le modalità di gestione dei Servizi Sociali utilizzate dai Comuni del nostro Ambito nel 2010: su una spesa complessiva di €.3.776.122 solo il 17.00% (pari a 616.840,00€) è gestito in modo associato e di questo solo il 6.2% (pari a €. 234.176) gestito tramite l’Azienda, Ente strumentale del Piano di Zona. Trasferimenti all'ente Trasferimenti ad altro Altre Diretta Appalto/Concessione capofila del PdZ per le Ente (NO Ente capofila tipologie di TOTALE gestioni associate PdZ o gestioni associate) gestione 1.151.735 1.896.498 234.176 382.664 111.049 3.776.122 Pagina 36 di 91 COSTO PER TIPOLOGIA DI GESTIONE Diretta Appalto/Concessione Trasferimenti all'ente capofila del PdZ per le gestioni associate Trasferimenti ad altro ente (NO ente capofila PdZ o gestioni associate) Altre tipologie di gestione Come sottolineato dalle linee regionali “La programmazione dei Piani di Zona deve assicurare una idonea integrazione gestionale, promossa nel territorio, attraverso azioni mirate a garantire la gestione unitaria delle funzioni sociali almeno a livello distrettuale, mediante il ricorso alle diverse modalità gestionali previste dalla normativa vigente”. La gestione unitaria delle funzioni sociali è ricondotta al ruolo programmatorio e di indirizzo rispetto alla funzione da parte dell’Assemblea dei Sindaci, mentre l’organo strumentale è l’Azienda; attraverso la gestione associata si intende favorire il raggiungimento di questi obiettivi: - superare la frammentazione dei servizi e degli interventi sul territorio; - garantire la copertura su tutto il territorio di riferimento; - razionalizzare l’offerta rispetto alla domanda espressa; - offrire pari opportunità ai cittadini e livelli adeguati di informazione. Da tempo l’Ambito Valle Imagna –Villa d’Almè vede la gestione associata dei servizi Tutela Minori, assistenza domiciliare, inserimento lavorativo per persone svantaggiate e azione informativa per le persone straniere; a questi servizi aderiscono tutti i 21 Comuni. Dal 2010 si è avviato il servizio di assistenza scolastica associato che vede l’adesione ad oggi di n. 6 Comuni e il segretariato sociale professionale per 2 comuni. Inoltre dal 2012, attraverso un sistema di accreditamento si è uniformato e coordinato il sistema delle unità di offerta sociali diurne per disabili (CSE e SFA) con l’avvio della gestione associata in questo settore. Il 2011 ha visto l’avvio della gestione associata in modo più sensibile tanto che dal 6.2% passiamo al 13.81%. l’ipotesi fatta è di un trasferimento progressivo del 10% della spesa gestita autonomamente dai Comuni per i prossimi 3 anni. TRASFERIMENTI ALL'ENTE CAPOFILA DEL PDZ PER LE GESTIONI ASSOCIATE 2010 2011 IPOTESI 2012 IPOTESI 2013 IPOTESI 2014 27.067 208.996 210.644 210.644 210.644 QUOTE CONTRATTI DI SERVIZIO 207.109,00 312.651,51 342.812,96 377.094,26 414.803,68 TOTALE 234.176,00 521.647,51 553.456,96 587.738,26 625.447,68 6.2% 13,81 14,66 15,56 16,56 QUOTE PROCAPITE ANNUALI % SULLA SPESA SOC. * *ipotizzata una spesa sociale stazionaria Il bilancio che si intende sperimentare nei prossimi anni, vede la riorganizzazione delle tradizionali aree Anziani, Disabili, Minori e vulnerabilità, e l’introduzione di nuove categorie: 1. PROMOZIONE DEL TERRITORIO con le seguenti sotto voci: Salute e stili di vita, Informazione ed orientamento: Puoi, Ce.A.D. e segretariato sociale, Solidarietà e coesione: fondo di solidarietà e progetto vicariale con Caritas, Educazione e protagonismo giovanili: 20% adm di ambito, extra-Scuola, équipe socio-psico-pedagogica, politiche giovanili, spazi gioco, 20% nidi, 20% affidi. Pagina 37 di 91 2. GESTIONE E SVILUPPO: Formazione e accompagnamento al lavoro: accreditamento, formazione nidi, formazione assistenti sociali, Progetti innovativi: personale sui progetti e comunità famigliare, Rapporti interistituzionali, Gestione. 3. SOSTEGNO ALLA PROGETTUALITA’ E AUTONOMIA Fragilità e vulnerabilità: buoni lavoro, Minori e famiglie: Adm, fondo collocazione urgente, sostegni famiglie, tutela, nidi e affido, Non autosufficienza Anziani e Disabili: Cdd, Sad e Sadh, Anziani progetto di vita e servizi: progetto Sad e badanti, Disabilità e progetto di vita: scolastica, voucher disabilità e salute mentale. PROMOZIONE DEL TERRITORIO SALUTE E STILI DI VITA INFORMAZIONE E SOLIDARIETA' E ORIENTAMENTO COESIONE 2.614,47 31.968,00 EDUCAZIONE E PROTAGONISMO GIOVANILE TOTALE % SUL TOTALE 88.473,91 204.929,88 16,38 81.873,50 SOSTEGNO AL PROGETTO DI VITA DELLE PERSONE E DELLE FAMIGLIE MINORI FRAGILITA' E LORO VULNERABILITA' FAMIGLIE 20.169,21 E NON AUTOSUFFICIENZA ANZIANI DISABILI 337.112,47 171.175,00 ANZIANI DISABILITA' PROGETTO DI PROGETTO TOTALE VITA E DI VITA E SERVIZI SERVIZI 15.420,00 299.534,64 843.411,32 % sul totale 67,41 CONOSCENZA, GESTIONE E SVILUPPO FORMAZIONE E PROGETTI ACCOMPAGNAMENTO INNOVATIVI AL LAVORO 30.500,00 14.434,50 RAPPORTI GESTIONE INTERISTITUZIONALI TOTALE 26.432,69 202.873,91 Pagina 38 di 91 131.506,72 % sul totale 16,21 3. AZIONI DI SISTEMA, OBIETTIVI PER IL TRIENNIO Il Programma Regionale di Sviluppo richiama la necessità di concepire politiche di welfare che: - realizzino in forma compiuta un sistema di rete territoriale in grado di incontrare la famiglia, coglierne le esigenze e rispondervi in tempi brevi, in modo trasversale ed integrato; - diversifichino e incrementino la gamma dei servizi fornendo ai cittadini risposte sempre più personalizzate e sempre meno indistinte; - razionalizzino e ottimizzino l’impiego delle risorse disponibili, perseguendo modelli di gestione associata dei servizi e l’integrazione degli strumenti tecnici e dei criteri di implementazione delle policy; - superino le logiche organizzative settoriali, la frammentazione e la duplicazione di interventi, favorendo una presa in carico unitaria e semplificando l’informazione e le procedure di accesso ai servizi. In considerazione di ciò, delle linee di lavoro identificate nel primo capitolo e dei dati che connotano il nostro Ambito, proviamo ora a ricomporre le proposte dei Tavoli Tematici, riconducendole a tre Macro Aree di intervento fortemente interconnesse tra di loro: A. AREA PROMOZIONE DEL TERRITORIO B. AREA CONOSCENZA, GESTIONE E SVILUPPO C. AREA SOSTEGNO AL PROGETTO DI VITA DELLE PERSONE E DELLE FAMIGLIE Queste Macro Aree sono in coerenza con il Bilancio deliberato dalla Assemblea Sindaci e rappresentano una elaborazione programmatica delle proposte analitiche formulate dai Tavoli di Ambito. Inoltre, trattandosi di un Piano di Zona che intende promuovere e sviluppare processi e percorsi in forma partecipata a più livelli, la definizione specifica e la declinazione puntuale delle azioni è rinviata alle progettualità dei Tavoli di Ambito e dei coordinamenti tecnici che sono già in essere o verranno di volta in volta attivati su progetti specifici. 3A. AREA PROMOZIONE DEL TERRITORIO Il tema, che interessa in modo trasversale tutti i Tavoli ed i coordinamenti tecnici dell’Ambito territoriale Valle Imagna - Villa D’Almè, ha come obiettivo la promozione e il sostegno alla prossimità, la costruzione di una rete di relazioni che si sviluppi all’interno delle Comunità locali, attraverso processi di costruzione di legami, che portino a interazioni concrete di lavoro condiviso. In questo modo è perseguito l’aumento del “grado di salute” delle Comunità locali, inteso come contesto nel quale sono favoriti e sostenuti percorsi di inclusione e coesione tra i vari soggetti (persone, enti, Istituzioni). Altresì è la forma con cui il lavoro sociale diventa promotore di sviluppo, anche economico, per la movimentazione di risorse e per i risparmi che ne possono conseguire. Per un lavoro di comunità è importante comprendere le rappresentazioni che le persone hanno della propria collettività. Questo è uno dei nodi: definire a quale comunità ci riferiamo, quali sono le culture che la abitano, quali sono le appartenenze. Per questo motivo il coordinamento dell’Ambito ed il sostegno alla progettualità in ogni Comunità locale rappresentano una strategia prioritaria. Desideriamo lavorare affinché cresca il senso di corresponsabilità dei diversi soggetti che compongono le Comunità locali: questo per favorire la consapevolezza che la salute di una comunità è un problema di tutti. Chi abita in un territorio (il cittadino) è portatore di una conoscenza peculiare dei bisogni che i servizi devono acquisire, ricostruire. Il cittadino è una risorsa in quanto porta conoscenze, ma anche possibili iniziative. Per questo intendiamo, sempre più, passare da una sussidiarietà basata sul concetto di dare spazio agli stakeholder (portatori di interesse), al coinvolgere gli shareholder (condivisori di interesse) rispetto ad un’evoluzione condivisa e collettiva dell’abitare il nostro territorio. Pagina 39 di 91 Finalità: sviluppare la salute della Comunità locale promuovendo uno sviluppo sociale ed economico. Obiettivi: costruzione condivisa di strategie ed azioni con i soggetti formali e informali del territorio. Azioni: - sostegno e sviluppo di progetti locali innovativi (prossimità, mutualità, cittadinanza attiva); - strutturazione e gestione di forme di coordinamento tra i soggetti del territorio; - proposta di percorsi formativi e informativi sostenuti anche da Agenzie esterne (CSV). Risultati attesi : - aumento del numero dei soggetti (individui, Gruppi e Associazioni, Enti) coinvolti nella programmazione e gestione degli interventi nella Comunità locale; - aumento delle risorse “informali” a sostegno del benessere nella Comunità locale con particolare riferimento alle fasce di popolazione fragile; - aumento della consapevolezza dei soggetti “formali” del territorio sulla necessità di attivare processi partecipativi e di coordinamento territoriale. Il lavoro dentro le comunità e nell’intero Ambito si declina in numerose e variegate azioni. Illustriamo ora le principali aree di intervento che si intendono promuovere e realizzare. SALUTE E STILI DI VITA: Questo è uno dei principali settori dove lavorare sull’integrazione tra Ambito, Comuni, A.S.L. (Dipartimenti e Distretto) e soggetti del territorio. Non si tratta solo di far nostre le campagne di prevenzione promosse dall’A.S.L., ma anche di incrociare le peculiarità del nostro territorio (descritte dai dati socio-demografici) e lavorare sui bisogni e la consapevolezza dei cittadini. Non è quindi terreno solo per informare sulla dannosità di alcuni comportamenti o consumi, ma piuttosto per definire, nei contesti educativi e in quelli di vita quotidiana, un insieme di priorità e pratiche che mutano l’approccio ai consumi, alle forme di mobilità ed uso del tempo. Con questo non si intende apportare un cambiamento radicale a stili di vita spesso consolidati (non solo nel nostro territorio), ma piuttosto favorire, così some recitano le più recenti teorie sulla prevenzione, lo sviluppo di un senso critico e di alternative possibili che inducano a sperimentare nuove forme di utilizzo del tempo, del territorio, delle relazioni sociali e, in fondo, anche del proprio reddito. Questo è tanto più utile se si osserva anche l’andamento demografico che vede crescere la popolazione anziana: rilevante è favorire l’opportunità di una vita prolungata che sia attiva e sana. Il rinforzo e la maggiore incisività dell’attività di prevenzione appare oggi come l’elemento principale che può interagire con i servizi di carattere sanitario e può determinare anche forti risparmi sui servizi di cura e di ospedalizzazione. È quindi fondamentale la collaborazione con il Dipartimento Prevenzione A.S.L. per lo sviluppo di azioni che rendano le comunità e le diverse fasce di popolazioni consapevoli dei rischi per la salute e delle alternative possibili e praticabili. A questo proposito si intende lavorare sulla creazione di un Codice Etico, con gli Enti Gestori di luoghi di divertimento giovanile, relativo alla salute e alla somministrazione di alcool. L’elaborazione del Codice Etico non sarà solamente un modo per incentivare il rispetto della legge sull’erogazione degli alcolici e sui codici stradali, ma le attenzioni proposte dovrebbero interrogare la comunità sugli stili educativi e sulla gestione dei consumi moderati, quanto di quelli smodati o compulsivi. Tale lavoro dovrebbe coinvolgere anche i numerosi Gruppi di auto-mutuo-aiuto presenti nel territorio. Altrettanto importante è il lavoro coordinato con il Codice Etico A.S.L. per realizzare la prevenzione universale e incrementare gli interventi di prevenzione selettiva nei seguenti contesti: - la Scuola, consolidando gli interventi dedicati agli alunni della Scuola secondaria di primo grado con il coinvolgimento attivo dei docenti nelle attività; - i percorsi con i cosiddetti “moltiplicatori” dell’azione preventiva sul territorio (animatori degli Oratori, baristi, gestori feste estive) valorizzandone la funzione educativa, reale o potenziale e valutando l’attivazione di un’azione di sensibilizzazione e supporto. Ultimo ma non meno importante rapporto con l’A.S.L. sarà il raccordo con il Servizio di Medicina Preventiva per la promozione di attività legate alle diverse fasce di età che promuovano lo sviluppo di Gruppi di cammino, “Piedibus”, prevenzione orale e sostegno ai percorsi di sicurezza stradale. Pagina 40 di 91 Accanto a questo si intendono sviluppare azioni a sostegno del consumo critico e salutare in raccordo con i numerosi Gruppi di Acquisto Solidali del territorio. Finalità: promuovere stili di vita salutari come opportunità di benessere collettivo e libertà individuale. Obiettivi: costruire percorsi di consapevolezza nelle comunità mirati a adeguati alla realtà del nostro ambito individuando i nodi problematici e le risposte adeguate anche attraverso l’utilizzo di competenze professionali di carattere medico e pedagogico. Azioni: - percorsi con i “moltiplicatori”; - coordinamento con gli Istituti Comprensivi; - attivazione nuovi Gruppi di cammino; - sostegno “Piedibus”; - percorsi in-formativi sulla salute alimentare, il consumo critico, l’auto produzione. Risultati attesi: - aumento dei cittadini raggiunti dall’informazione; - maggiore sensibilizzazione delle Comunità locali rispetto all’impatto positivo del cambiamento degli stili di vita; - maggior consapevolezza sulla possibilità di superare comportamenti potenzialmente dannosi sui consumi attraverso un coinvolgimento dei soggetti a rischio (giovani, persone con fragilità sociale e dipendenza); - maggiore integrazione e interazione tra Ambito e A.S.L.; - maggior investimento di risorse economiche e umane dell’A.S.L. Bergamo sul nostro Ambito per le realizzazione delle azioni. INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO: Nella complessità che caratterizza il nostro presente, anche nell’Ambito Valle Imagna - Villa d’Almè uno dei nodi fondamentali è la capacità di dare risposta alle domande di informazione, orientamento e sostegno che a vario titolo possono essere poste dai cittadini. Anzi, potremmo anche affermare, che questo è, non solo un elemento essenziale per garantire diritti ai cittadini, ma diventa nella nostra realtà: il modo con cui creare le condizioni perché cittadini, solitamente poco propensi a rivolgersi ai Servizi Istituzionali, trovino comunque forme di accesso utili e concrete (anche attraverso una rete di risposte informali); il modo con cui sia sviluppato un senso di cittadinanza che vede in primo piano l’accesso ai diritti e contempli, contemporaneamente, la capacità di cogliere gli elementi di dovere per il sostegno al complesso delle azioni possibili (ad es. le forme di compartecipazione economica, l’utilizzo di risposte di prossimità, l’attivazione dei soggetti, superando forme di passività assistenziale, ecc.). Per questo alle azioni intraprese nel recente triennio (v. cap. 1 – risultati raggiunti), devono aggiungersi progetti di prossimità in grado di arrivare in modo sempre più capillare alla cittadinanza, specie alle fasce di popolazione in condizioni di svantaggio (ad es. coloro che vivono in contrade poco servite, o che subiscono il cosiddetto “digital divide”, ecc.). Inoltre ciò presuppone la semplificazione delle procedure di accesso a prestazioni e servizi erogati dall’Ambito, dai singoli Comuni, dal Distretto e, viceversa, l’incremento delle capacità di accompagnamento e valutazione degli interventi nel momento in cui il Soggetto è agganciato al percorso proposto. Altrettanto rilevante è il ruolo dell’Ambito territoriale in termini di informazione e orientamento ai Comuni ed ai referenti del territorio. L’Ambito si impegna, da un lato, nell’inviare la newsletter settimanale, promossa come strumento per far conoscere notizie ed iniziative rilevanti, dall’altro nell’aggiornare costantemente il proprio sito internet, vera piattaforma virtuale per diffondere informazioni, buone pratiche e link necessari ad approfondire i temi delle politiche sociali e sanitarie. Inoltre, attraverso lo sviluppo del Puoi e la connessione da parte di tutti gli attori coinvolti nella rete informativa rivolta ai cittadini (comuni, Associazioni, Sindacati, Caritas), si intende perseguire un’omogeneità delle indicazioni e un aggiornamento tempestivo delle stesse. In ordine alla funzione di orientamento, riteniamo indispensabile evidenziare come obiettivo prioritario del prossimo triennio la promozione di una continuità della presa in carico e della cura: occorre continuare il Pagina 41 di 91 lavoro già intrapreso per realizzare un sistema integrato che vede affacciarsi, sia nella fase della valutazione che nella presa in carico, diversi attori tra loro poco dialoganti. L’Ospedale, il Medico di Medicina Generale, l’Assistente Sociale, i pattanti ADI, devono essere, ciascuno in proprio e nell’insieme, come elementi di un sistema, dei riferimenti di un continuum del sostegno alla persona e alla famiglia. Costruire una rete tra i soggetti significa conoscere le possibilità del territorio, le competenze degli attori istituzionali e non, assumersi le proprie responsabilità e trasmettere alla famiglia un senso d’insieme della presa in carico, evitando così l’effetto “flipper” che spesso le famiglie sperimentano. Questo è possibile andando ad identificare, in modo processuale e articolato, i bisogni di carattere sociale e sanitario dei percorsi di cura, nella dialettica già attiva all’interno del CE.A.D. e nella sua integrazione con le diverse funzioni e professionalità del territorio. L’Ambito intende proseguire nel percorso già avviato di sensibilizzazione alla cittadinanza dell’istituto dell’Amministratore di Sostegno, promuovendo percorsi formativi per persone del territorio disponibili ed interessate come possibili Amministratori di Sostegno A.D.S. per la costituzione di un Albo specifico. I principi ispiratori di questo progetto trovano accordo con la volontà di promuovere azioni di prossimità, creando sinergie tra le persone e valorizzando il territorio, intrecciando bisogni e risorse, mettendo sempre al centro dei vari interventi la persona, in un’ottica di responsabilità condivisa. A tal fine si inviterà ciascuna realtà comunale affinché individui al proprio interno una disponibilità di risorse e ne faciliti la fruizione da parte delle famiglie che ne necessitano, promuovendo altresì forme di mutualità per favorire un confronto e un reciproco supporto sia tra gli A.D.S. che tra le famiglie. Finalità: permettere ad ogni cittadino un accesso semplice alle informazioni necessarie per il sostegno alla salute, trovando una risposta in grado di orientarlo alla soluzione più economica e vantaggiosa. Obiettivi: - semplificare la complessità delle procedure di accesso dei servizi a disposizione per percorsi di accompagnamento e cura; - avere una rete di offerta informativa in grado di accompagnare il cittadino nella capacità di utilizzare le risorse necessarie nella comunità di riferimento; - promuovere una visione complementare ed integrata tra servizi sanitari e sociali che orienti i cittadini ai servizi alla cura. Azioni: - segretariato sociale: sostegno alla funzione di segretariato sociale svolta dalle Assistenti Sociali di territorio; - raccordo tra Assistenti Sociali e realtà del territorio per una continuità informativa (raccordo con Associazioni, Sindacati e Patronato), anche con un coordinamento di Ambito; - costruzione di indicatori che permettono di valutare le risposte integrate tra sanitario e sociale; - percorsi locali per l’A.D.S. e creazione di un Albo di Ambito. Risultati attesi: - semplificazione delle pratiche di accesso alle prestazioni e ai servizi; - aumento dei punti di accesso alle informazioni dentro le Comunità locali; - aumento delle risorse disponibili per l’A.D.S.; - creazione nei cittadini di una cultura dei diritti così come la consapevolezza che non tutto è risolvibile attraverso i servizi “formali”. SOLIDARIETÀ E COESIONE SOCIALE In questa area d’intervento si colloca un insieme di azioni che coinvolgono e intrecciano tutti i livelli di rappresentanza locale, di produzione e attività, di soggettività e progettualità territoriale anche in termini educativi. Il primo contesto di lavoro riguarda le Amministrazioni Comunali che compongono l’Ambito Valle Imagna – Villa d’Almè. Come rilevato nei capitoli precedenti, l’eterogeneità dei Comuni e la loro dislocazione geografica fa intuire differenze anche sostanziali nella radice storica, nello sviluppo socio-economico, nelle prospettive future. L’Ambito si colloca però all’incrocio di alcune fondamentali dinamiche che percorrono il territorio in modo trasversale ed univoco e che sono proprie delle politiche sociali. Tra queste dinamiche ne identifichiamo alcune: Pagina 42 di 91 il costante rischio della perdita di appartenenza e abbassamento della qualità nelle relazioni tra soggetti dentro le Comunità locali; il cambiamento demografico della popolazione; il rapporto tra le generazioni e le dinamiche educative; i processi di conoscenza e contaminazione tra persone di culture e provenienze diverse; la crisi economica che colpisce molte famiglie e le difficoltà del mondo imprenditoriale; il progressivo impoverimento delle fasce più fragili e la perdita di beni essenziali come occupazione, reddito e alloggio. Per questo una forte alleanza progettuale tra i Comuni, indipendentemente dalle dimensioni e collocazioni dentro l’Ambito, è fattore essenziale per affrontare i problemi esistenti, e per promuovere le azioni necessarie al loro superamento. SOLIDARIETA’E COESIONE TRA AMMINISTRAZIONI COMUNALI Finalità: favorire scelte dei Comuni di Ambito orientate ad interventi in forma coordinata e di gestione associata. Obiettivi: - armonizzare strategie e strumenti di politica sociale tra i Comuni nell’Ambito, - promuovere e incrementare le solidarietà tra Comuni. Azioni: - individuazione da parte dell’Assemblea e dei coordinamenti tecnici degli elementi strutturali simili tra le diverse aree geografiche dell’Ambito; - proposte di percorsi formativi/riflessivi in Assemblea Sindaci; - definizione di indicatori di bisogno soggettivo e di risposta sociale omogenei in tutti i Comuni di Ambito. Risultati attesi: - aumento dei Comuni coinvolti nelle gestioni associate dei servizi; - mantenimento e/o incremento del fondo di solidarietà. Se le Amministrazioni Comunali si trovano a dover rispondere, per funzione, ad una serie di bisogni e richieste della popolazione, le Comunità locali sono il luogo in cui affrontare queste dinamiche per costruire in modo allargato e partecipato opportunità di risposta e di sviluppo. Viceversa l’abbandono di alcuni terreni di sfida (ad esempio il tema del lavoro e della casa), lasciando spazio incondizionato ad altri soggetti (dinamiche economiche, provvedimenti nazionali, la proverbiale capacità dei cittadini bergamaschi di risolvere concretamente i problemi, ecc.), rischia di non saper rispondere a pericolosi “corto circuiti” dentro la quotidianità di famiglie e territori. In queste area ci sarà un grosso investimento di energie per la promozioni di percorsi e progetti sperimentali sulla base delle risultanze di due azioni già operative e co-finanziate dall’Ambito: il progetto della Caritas Vicariale “Aiuto Assistenza Anziani” nei Comuni della media ed alta Valle Imagna (giunto alla quarta annualità); il progetto Abitare Paladina nell’omonimo Comune (al primo anno di realizzazione). Entrambi i progetti si caratterizzano per il desiderio di promuovere legami di prossimità tra soggetti che vivono nella stessa comunità territoriale (contrada, paese), indipendentemente dalla loro condizione fisica, psichica, sociale ed economica. Favorendo l’attivazione di risorse informali accanto a quelle di cura e sostegno offerte dai servizi “formali” (ADI, SAD, ecc.); con questi progetti si sostiene una partecipazione attiva di tutti i soggetti alla vita della propria comunità, incrementando il senso di appartenenza e di reciprocità, e valorizzando ciascuno come risorsa per la collettività. Questo processo coinvolge sia il singolo che la famiglia che le forze che compongono la Comunità locale (gruppi, Associazioni, enti, ecc.). La valutazione di questi progetti porterà a definire un modello di intervento offerto a tutti i Comuni di Ambito, che, in forma singola o associata, potranno sviluppate progettualità proprie e adeguate al particolare contesto locale, così come essenziale per ogni progetto partecipato e con finalità evolutive per i soggetti coinvolti. In quest’area si colloca anche l’organizzazione dei servizi per la salute mentale che vede, al momento, interagire i servizi specialistici con alcune realtà del Terzo Settore (Associazioni di familiari, di volontariato e privato non profit). Forte è la richiesta, di tali soggetti impegnati nel territorio, di promuovere una maggior attenzione e sensibilità alle problematiche attinenti la salute mentale. Appare rilevante la creazione di contesti, nella quotidianità della Comunità locale, nei quali poter accogliere e integrare soggetti con disagio psichico, contesti Pagina 43 di 91 valutati come opportunità fruibile soprattutto da coloro per i quali si valuta - al termine di un percorso riabilitativo – il rientro al domicilio, pur nella consapevolezza delle concrete difficoltà dovute ad un territorio che logisticamente fatica a dare risposte concrete. L’Ambito infatti è dislocato in un’area che racchiude realtà molto differenti tra loro, alcune delle quali oggettivamente godono della presenza di limitate opportunità aggregative, ricreative e socializzanti, talvolta difficilmente raggiungibili. Implementazione del “Tavolo Lavoro” nella sua funzione di coordinamento tra attori del territorio e Agenzie Provinciali/Nazionali, oltre che nella funzione di sensibilizzazione al tema del lavoro come elemento di coesione territoriale e come luogo di inclusione per soggetti fragili. L’Assemblea dei Sindaci ha colto la sfida di occuparsi, non solo del sociale o del socio-sanitario in senso stretto, ma anche di affrontare un tema complesso come quello del lavoro, in un momento davvero difficile. Si è ritenuto indispensabile che le Amministrazioni avessero un ruolo di ascolto e stimolo, oltre che di coordinamento e di propulsione verso gli attori che, con maggiore competenza, si occupano del tema del lavoro. Le fatiche del mondo del lavoro odierno necessitano non solo di interventi che gestiscano le emergenze e i problemi diretti dei singoli cittadini, ma anche di processi innovativi che insistano su nuovi approcci imprenditoriali rivolti ai diversi mercati, con azioni specifiche per i datori di lavoro, gli imprenditori, gli artigiani. Il progetto LavorinValle ha visto la realizzazione della settimana dedicata alla sensibilizzazione e all’analisi delle attività imprenditoriali presenti sul territorio della Valle Imagna; successivamente si è entrati in una seconda fase più operativa, che ha avuto come finalità quella di promuovere azioni concrete dirette alle aziende e la sottoscrizione di un accordo di collaborazione per la realizzazione di un piano di lavoro condiviso. Nel prossimo triennio si intende proseguire questa progettualità interdisciplinare che vede intersecarsi i temi della conciliazione famiglia-lavoro e della possibilità di integrazione di persone fragili e svantaggiate nel contesto lavorativo, con l’intento di promuovere un cambiamento nel contesto produttivo e un’ apertura verso una revisione dei settori di attività. L’Ambito è anche impegnato a costruire un sistema, tra i Comuni, per la gestione dell’emergenza abitativa, frutto della crisi economica e degli sfratti presenti in numero sempre maggiore. A partire dal lavoro preparatorio, svolto lo scorso anno con gli Amministratori locali e la Caritas Vicariale, si intende costruire un accordo con i soggetti del territorio che possiedono alloggi sfitti o utilizzabili all’uopo (Comuni, Caritas, Parrocchie, Agenzie sociali per la casa, privati) per la gestione di un sufficiente numero di alloggi, da utilizzarsi per la pronta accoglienza di persone e nuclei familiari sottoposti a sfratto esecutivo. Tutto ciò in un sistema che permetta l’evoluzione della situazione verso nuovi e più stabili sistemazioni, attraverso il lavoro sinergico dei Servizi Sociali territoriali e le risorse delle Comunità locali. Infine continuerà l’attenzione anche ai cittadini immigrati i quali, con la loro presenza stabile, costituiscono una fetta significativa di popolazione (seppure sotto la media provinciale), su cui continuare a investire come risorsa per la comunità. Questi cittadini esprimono spesso esigenze di maggiore integrazione e partecipazione alla vita civile del territorio di residenza e, contemporaneamente, ricercano elementi di riappropriazione e valorizzazione della propria cultura di origine. A tale fine si intendono promuovere forme di Associazionismo e progettualità specifiche sulle seconde generazioni. SOLIDARIETA’ E COESIONE NELLE COMUNITA’ LOCALI Finalità: promuovere e sostenere forme di inclusione e coesione all’interno delle Comunità locali e delle aree geografiche di Ambito. Obiettivi: costruire percorsi di riconoscimento e reciprocità dentro le comunità territoriali. Azioni: - sostegno, anche economico, a progetti innovativi di prossimità già in essere (Caritas, Abitare Paladina); - riproposizione e allargamento su territori limitrofi dei modelli già realizzati in Ambito; - progetti mirati per la conoscenza e il reinserimento di soggetti con problemi di disagio psichico; - formalizzazione del Tavolo Lavoro nella sua funzione di coordinamento tra attori del territorio e Agenzie Provinciali/Nazionali; - sostegno di questo coordinamento nella sua funzione di sensibilizzazione al tema del lavoro come elemento di coesione territoriale e luogo di inclusione per soggetti fragili; Pagina 44 di 91 - definizione e formalizzazione di progetti sperimentali per il sostegno all’alloggio e l’emergenza abitativa; - promozione del ruolo attivo dei cittadini immigrati, anche attraverso il sostegno ad Associazioni e progetti sulle seconde generazioni. Risultati attesi: - aumento della capacità delle Comunità locali di gestire processi e problemi propri; - aumento delle risorse umane messe a disposizione per il sostegno di situazioni di fragilità individuale/familiare; - impulso al sistema socio-economico che garantisca innovazione e sviluppo delle attività produttive; - disponibilità di risposte alloggiative nelle situazioni di emergenza abitativa. Nell’ambito della funzione di promozione, una parte importante è dedicata ALL’EDUCAZIONE E GENITORIALITÀ DIFFUSA In ogni azione di carattere educativo risulta fondamentale orientare l’intervento allo sviluppo delle competenze della comunità e dei soggetti attivi (Scuola, famiglia, Associazioni, gruppi, ecc.). Si intende quindi orientare ogni intervento in campo educativo allo sviluppo di una consapevolezza e di una strumentazione educativa di tutti i soggetti coinvolti, promuovendo e definendo servizi e progetti come occasioni e luoghi di accesso alla cittadinanza attiva. Mettere le famiglie al centro delle politiche del welfare significa scegliere politiche sociali orientate al sostegno della normalità e della quotidianità, della vita dei genitori e delle famiglie, valorizzando i legami e le relazioni tra le persone, promuovendo il sostegno alle capacità personali, al protagonismo familiare, nel tentativo di superare la contrapposizione delle categorie tra “normalità” e “disagio”. La finalità primaria è quella di favorire una rinnovata cultura della genitorialità diffusa, partendo dal presupposto che i processi educativi sono una delle “palestre” su cui si costruisce cittadinanza e solidarietà. Questi processi richiedono una forte azione di coordinamento tra i molti attori che concorrono all’educazione delle giovani generazione ed al sostegno della genitorialità. Attori fondamentali per i quali va fatto un superiore investimento in termini di coordinamento e condivisione di strategie comuni sono le équipe psico-pedagogiche presenti nelle Scuole e sostenute dai Comuni, i Servizi Sociali territoriali, il Servizio Affidi e tutela dell’Ambito ed il Consultorio A.S.L.. Per lo sviluppo di una genitorialità diffusa, riteniamo importante raccordarci con le Cooperative sociali che gestiscono il Servizio di Assistenza Domiciliare ai Minori (ADM) per affinare le competenze professionali degli educatori affinchè siano orientate, oltre che al sostegno del minore, al lavoro con i Servizi Sociali specialistici e territoriali e ai soggetti del territorio (Associazioni sportive, Scuola, altri gruppi), con funzione di attivatori della comunità. Di fondamentale importanza è continuare il lavoro di costruzione di sensibilità e disponibilità concrete all’affido familiare. In questo senso, si sta strutturando un’azione coordinata e continuativa con la Cooperativa “Il Varco” e con l’Associazione di famiglie aperte all’accoglienza “Con il cielo dentro”. Momenti informativi ed esperienze formative a favore delle famiglie, possono permettere di allargare la cerchia di nuclei familiari disponibili al supporto di percorsi di affido, anche se non direttamente svolto, e possono implementare la disponibilità per forme di accoglienza ed accompagnamento “leggeri”, per Minori in situazione di disagio scolastico, o appartenenti a famiglie monogenitoriali, per un sostegno alla conciliazione tra tempi di lavoro e di accudimento. Un ruolo importante, in questo contesto, è quello dei servizi attivi per la prima infanzia (Spazi gioco, Ludoteche e Nidi) e per i contesti extrascolastici (Spazio Compiti, Progetto Insieme, ecc.) avviati da tempo in numerosi Comuni dell’Ambito. Al tradizionale ruolo di sostegno della famiglia e dei Minori, vanno aggiunte, in via promozionale ed evolutiva, azioni per una maggiore partecipazione dei cittadini, finalizzata ad un aumento delle competenze sociali oltre che educative. Intendiamo inoltre costruire con gli spazi extrascuola un progetto di affiancamento educativo di Ambito per un miglioramento della qualità di intervento così come già attivo in alcuni contesti locali. Finalità: lavorare nelle Comunità locali per la promozione di una genitorialità diffusa e coerente tra i diversi attori del sistema. Obiettivi: - costruire una visione condivisa del ruolo genitoriale e delle attenzioni educative da sviluppare nelle Comunità locali; - promuovere progetti integrati tra le diverse Agenzie per il sostegno al ruolo genitoriale e alla coppia; Pagina 45 di 91 - condividere la mission dei servizi educativi formali (infanzia, Scuola, Consultorio) e informali (Parrocchie, Associazioni sportive, ecc.) come luoghi di accesso ed esercizio di cittadinanza attiva, per le famiglie e per i Minori. Azioni: - continuare nel lavoro di coordinamento delle diverse Agenzie educative presenti in Ambito (Scuole, Parrocchie, Associazioni sportive, gruppi, esperienze di extrascuola, ecc.); - attivare e sostenere un coordinamento strutturato e continuativo tra le équipe psico-pedagogiche, i Servizi Sociali territoriali, il servizio tutela e affidi ed il Consultorio; - promuovere sperimentazioni nelle Comunità locali che favoriscano forme di mutualità e Associazionismo tra famiglie; - formalizzare un piano di Ambito per accrescere il numero di famiglie affidatarie; - organizzare almeno un laboratorio annuale come occasione di scambio e aumento delle competenze, tra referenti e Operatori (volontari ecc) dei diversi progetti comunali di Ambito; - individuare un referente educativo di Ambito che accompagni nell’anno i progetti extrascuola. Risultati attesi: - sostegno ai genitori con particolare attenzione alle situazioni di difficoltà; - sviluppo di una mutualità tra pari, nuove forme di servizio con il coinvolgimento diretto delle famiglie e delle Associazioni familiari; - incremento della qualità dei servizi sulla prima infanzia ed extrascuola. Infine le azioni per un PROTAGONISMO GIOVANILE secondo le linee già tracciate nello scorso triennio. L’Ambito Valle Imagna - Villa D’Almè ha promosso un percorso dove la cittadinanza attiva può diventare un modello per la crescita umana dei giovani. L'obiettivo è stato quello di contribuire alla promozione delle politiche per i giovani, insieme ad una cultura e ad una metodologia di intervento fondata sulla cittadinanza attiva, sulla progettazione partecipata e sul lavoro di rete nella Comunità locale. Infatti occuparsi di giovani, significa avviare un processo articolato e impegnativo, intendendo il gruppo dei pari come risorsa capace di stimolare altri coetanei, e quindi capace di favorire modelli di identificazione dal basso e liberare energie innovative. Anche in questo caso il termine promozione è dunque inteso in un’eccezione che si allarga all’intero contesto territoriale perché la responsabilità e l’opportunità dell’educazione non vanno delegati a pochi esperti, ma devono essere condivise dall’intera comunità. Attivare un piano locale per i giovani, con la scelta di affrontare questa tematica in modo associato tra i Comuni è indispensabile perché i giovani si muovono sui territori limitrofi, favorendo in tal modo la contaminazione di idee, e perchè alcuni Comuni faticano a promuovere politiche giovanili in autonomia. Sarà quindi reiterato il bando annuale, per favorire il protagonismo giovanile, e sarà dedicato ampio sostegno al coordinamento esistente tra gli esponenti dei Gruppi coinvolti nel bando e le Amministrazioni Comunali, al fine di sviluppare progettualità in forma partecipata. In tal modo, si rende esplicito e concreto il contributo dei giovani, allo sviluppo di azioni nelle Comunità locali e all’integrazione fra i diversi Comuni d’Ambito. Finalità: investire sui giovani di oggi per una società di adulti responsabili domani. Obiettivi: - promozione all’autonomia nella transizione alla vita adulta (collegata con il Tavolo Lavoro e il tema dell’abitare); - stimoli a responsabilità e alla partecipazione; - sviluppo della creatività e della forza innovativa dei giovani; - acquisizione di competenze di vita attraverso la sperimentazione di forme aggregative. Azioni: - bando a favore di Gruppi Giovanili formali e informali per il sostegno delle loro progettualità; - formalizzazione del coordinamento/consulta tra progetti giovani e Amministrazioni Comunali. Risultati atte: - favorire le esperienze positive tra pari e la crescita di cittadini responsabili, in gradi di confrontarsi con le Istituzioni e contribuire alla loro evoluzione “dal di dentro”. Di seguito il piano economico previsto per l’anno 2012 dell’area in oggetto, che incide quasi per il 16% del bilancio previsto nel 2012. Finalità della programmazione del triennio è aumentare il volume quest’area al 25% del bilancio disponibile. Pagina 46 di 91 PROMOZIONE DEL TERRITORIO EDUCAZIONE E SALUTE E STILI INFORMAZIONE E SOLIDARIETA' E PROTAGONISMO TOTALE DI VITA ORIENTAMENTO COESIONE GIOVANILE 2.614,47 31.968,00 81.873,50 81.886,41 198.342,38 % SUL TOTALE 15,85 3B. AREA CONOSCENZA, GESTIONE E SVILUPPO FORMAZIONE E ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO Finalità: Al fine di operare nelle aree critiche oggetto del nostro impegno e promuovere sinergia tra il sistema del “sociale” e quello della “formazione” e del “lavoro”, si ritiene interessante valutare l’opportunità di accreditare l’Azienda tra gli Enti che erogano i servizi di istruzione e formazione professionale, così da consentirle la possibilità di accedere a finanziamenti, per le attività formative promosse attualmente e per nuove opportunità, ampliando quindi le risorse attivabili. Particolare attenzione si vuole porre al tema della formazione dei giovani: anche nel nostro territorio si rende visibile il fenomeno dei cosiddetti “NEET” ossia giovani privi di lavoro e anche fuori dai percorsi scolastici o formativi. Spesso questi ragazzi e ragazze non sono ancora pronti per entrare nell’adultità e di conseguenza sono privi di quei prerequisiti fondamentali e di quella adeguata preparazione al ruolo per un inserimento lavorativo vero e proprio. Questa situazione ha portato ad un fallimento dei tentativi di inserimento lavorativo definiti “formali” (fabbrica, turni etc…), per cui oltre alla frustrazione del percorso scolastico, il rischio è quello di mettere questi ragazzi di fronte a un’ennesima loro incapacità, o ad un ulteriore inciampo lesivo della loro autostima, il che rinforzerebbe il giudizio negativo che essi hanno verso la società e viceversa. Obiettivi: percorsi di ri-qualificazione delle risorse umane con particolare attenzione alle fasce di fragilità ed agli Operatori dei servizi di Ambito (Assistenti Sociali, nidi, Operatori extra Scuola, Insegnanti ecc). Azioni: - accreditamento, opportunità formative legate alle doti lavoro; - formazione continua; - orientamento e sostegno alla scelta della carriera professionale, in particolar modo per i giovani, le donne e le persone ultra cinquantenni. I percorsi di cittadinanza attiva, che intendiamo realizzare, prevedono l’attuazione di un sistema integrato che consenta a tutti quei ragazzi nella fascia di età 16 (e conseguente assolvimento dell’obbligo scolastico) - 21 anni, i quali, per varie ragioni, hanno abbandonato precocemente il percorso scolastico, o e quali sono stati segnalati per situazioni svantaggiate e non sono supportati da un ambiente sociale favorevole, che possa renderli consoni a un inserimento lavorativo vero e proprio. Risultati attesi: aumento del numero delle persone occupabili, consolidamento e rinnovamento delle competenze professionali dei professionisti che a vario titolo lavorano sul territorio. PROGETTI INNOVATIVI Finalità: l’Assemblea dei Sindaci sottolinea l’importante ruolo di sperimentazione e valorizzazione delle nuove attività dell’Azienda. Obiettivi: mantenere un’area di innovazione su temi ritenuti rilevanti dall’Assemblea. Azioni: Percorsi per aziende della Valle, i cui obiettivi sono: 1. Individuazioni degli ambiti che possono rappresentare un futuro imprenditoriale compatibile con le risorse umane e ambientali del territorio (che sostengono e valorizzano il contesto). Questi ambiti possono essere in continuità con le attività imprenditoriali storiche del territorio o possono rappresentare una novità. Si tratta di definire una strategia imprenditoriale che si pone il problema del futuro medio lungo della Valle e vede coinvolti il piano amministrativo imprenditoriale e formativo. 2. Promozione di un sistema di governo del processo rappresentato, in questa fase, dal gruppo di lavoro coordinato dall’Ufficio di Piano e dalla Comunità Montana Valle Imagna. Si prevede in un futuro l’evoluzione di questo organismo in un Tavolo ufficialmente riconosciuto, con la partecipazione delle diverse rappresentanze Pagina 47 di 91 istituzionali interessate al processo, delle Associazioni di categoria, dei rappresentanti delle imprese locali, del sindacato e degli Enti di formazione. 3. Attivazione di processi di accompagnamento delle imprese (esistenti o di nuova creazione) declinati nei diversi ambiti individuati. Processi che vedono il coinvolgimento e la compartecipazione delle realtà interessate alla costruzione dei processi evolutivi, in modo da costruire proposte che tengano in considerazione le risorse e le opportunità espresse dal territorio. Comunità familiare: E’ un servizio residenziale che accoglie temporaneamente il minore, qualora il nucleo familiare sia impossibilitato o incapace di assolvere al proprio compito. Si caratterizza per la presenza effettiva e permanente di una famiglia che risiede stabilmente nella struttura. Ha finalità socio-educative ed assistenziali volte alla supplenza temporanea del nucleo familiare. La presenza di una Comunità Familiare sul territorio vallare, inserita nell’ampio movimento di formazione a cura di famiglie aperte all’accoglienza, potrebbe diventare il cuore dell’offerta per i Minori e le famiglie in difficoltà, e si caratterizzerebbe quale centro propulsivo di azioni di promozione dell’accoglienza tra le Comunità locali. Nel limite degli interventi possibili, nei singoli tratti temporali, la Comunità Familiare si configurerebbe come il riferimento costante negli interventi residenziali per i Minori del territorio. Gli Attori coinvolti con l’Azienda sono la Cooperativa Il Varco, l’Associazione di famiglie affidatarie “Con il cielo dentro”, i Comuni dell’Ambito, i Servizi Territoriali, il Consultorio familiare di Villa d’Almè. Diversificare la risposta residenziale con l’attivazione di unità operative, quali la residenzialità leggera e i Gruppi appartamento, per le persone fragili bisognose di una minore intensità assistenziale, valutando l’esperienza di Almenno San Bartolomeo (costi/benefici), e definendo progetti con alcuni Comuni. Assistenza scolastica, si intende rileggere la funzione e l’organizzazione dell’assistenza scolastica, promuovendo la sperimentazione di interventi. Sperimentazione con accompagnamento a cura del CSV di progettualità sulla coesione sociale e le dinamiche di buon vicinato. Risultato atteso: maggior benessere a costi inferiori. RAPPORTI INTERISTITUZIONALI Finalità: l’Ambito si muove all’interno di un contesto provinciale e regionale, ogni forma di coordinamento e partecipazione ai Tavoli è rivolta a valorizzare le peculiarità socio-demografiche del nostro territorio e del modello di intervento. Obiettivi: accrescere le competenze e le risorse economiche di carattere provinciale e regionale a disposizione dell’Ambito. Azioni: individuazione dei coordinamenti e dei luoghi decisionali utili a raggiungere l’obiettivo, presentazione delle progettualità innovative e recupero delle necessarie risorse. Risultati attesi: aumento della consapevolezza dei soggetti istituzionali (A.S.L., Ufficio sindaci, Assessorato regionale) del modello di sviluppo in corso e delle opportunità offerte al fine di un suo sostegno anche economico. GESTIONE Il primo passo, coerentemente con le linee regionali è la conoscenza, come “consolidamento e sviluppo delle competenze per la comprensione dello scenario, per lo sviluppo del capitale sociale del territorio, per l’integrazione delle reti locali, e riguarda la definizione di strumenti di supporto informativo per la programmazione e la ricomposizione delle risorse e degli interventi” (linee di indirizzo regionali). L’Ufficio di Piano è identificato dalla Regione come uno strumento che porta valore al welfare a condizione che sia in grado di ricomporre ed integrare conoscenze, risorse finanziarie e decisioni. La conoscenza messa in campo deve essere continua e a ridosso delle trasformazioni che stanno accadendo in modo sensibile e costante. In questo compito, ruolo importantissimo è riconosciuto al Servizio Sociale Professionale che, essendo “in prima linea”, detiene la conoscenza dei fenomeni all’interno della casistica e del contesto territoriale in cui operano. Fondamentale è fornire strumenti e possibilità a questi Operatori, per rielaborare e analizzare i preziosi dati in Pagina 48 di 91 loro possesso, e per consirneo l’elaborazione di progettualità quanto più appropriate e commisurate alle esigenze della comunità. La conoscenza trova nei Tavoli un luogo di elaborazione che supera le categorie classiche del “Servizio Sociale” e dei “servizi formali” in risposta a “bisogni rilevati o espressi”. Obiettivi: armonizzazione dei database comunali, valorizzazione del database provinciale. Azioni : 1. raccolta puntuale e standardizzata dei dati, con la costruzione di un coordinamento annuale dei referenti comunali. 2. Definire indicatori utili ai processi di costo/beneficio: i Tavoli supportano inoltre la gestione di progettualità di Ambito e attraverso letture e visioni condivise e partecipate sono in grado di individuare i percorsi che possono portare alla realizzazione degli obiettivi ed elementi individuati nel corso del triennio. 3. Valutazione del sistema di welfare locale, verificando sia le dimensioni politiche - espresse attraverso gli obiettivi strategici- sia di quelle di sistema - espresse attraverso obiettivi inerenti la costruzione del sistema di interventi e servizi –, in fase ex post e a partire da quanto delineato nel documento programmatorio 20122014. Si intende promuovere un sistema di valutazione sistematico, che metta in luce i punti di forza e di criticità relativi all’andamento degli interventi e del piano nella sua organicità, identificando nel contempo nuove strategie di miglioramento. Protagonisti principali del processo valutativo saranno, accanto alla Direzione dell’Ufficio di Piano, i coordinamenti tecnici e dei Tavoli Tematici e l’Assemblea dei Sindaci. Risultati attesi: messa in rete e a sistema delle conoscenze professionali e non degli attori presenti sul territorio. VOCI DI COSTO: Finalità: garantire la sostenibilità delle azioni di politica sociale in un quadro di risorse scarse e in probabile contrazione. Obiettivi: rendere il bilancio realmente rappresentativo della progettualità dell’ASC. Azioni: scomporre e definire le azioni, svolte dall’Azienda rispetto alle Macro Aree di bilancio, in Assemblea Sindaci e con l’aiuto del collegio revisori, costruire un sistema di rendicontazione che permetta un controllo puntuale delle voci di spesa e delle entrate, movimentare le risorse disponibili tra le diverse sezioni/aree in funzione della progettualità deliberate senza alterare i saldi. Risultato atteso: bilancio più comprensibile e flessibile, aumentare l’efficienza dell’Azienda in rapporto alle risorse disponibili. GESTIONE ASSOCIATA L’Azienda nel ruolo di Ente intermedio di programmazione e coordinamento del territorio sta lavorando al fine di ottimizzare le risorse e rappresentare, per quanto possibile, tutte le attività che costituiscono il patrimonio territoriale di impegno civile e di volontariato. A tal fine è importante mantenere una programmazione unitaria delle politiche sociali integrate nei diversi Comuni, collocarle con ancora più incisività in politiche di Ambito. L’attuale scarsità di risorse esige l’adozione di una logica programmatoria la più ampia ed integrata possibile, è necessario quindi un cambiamento culturale e serve adottare una concezione dinamica dei servizi, rivolta al futuro. La contingenza ci impone di essere attori sociali “in movimento”, preparati a vivere il difficile periodo, al fine di rendere sempre più utilizzabili, da ciascuno di noi, strumenti, metodi e prassi di lavoro all’interno di un sistema di territorio. Serve un governo “unico” delle politiche sociali locali: occorre passare da una concezione settoriale delle politiche ad un’impostazione di tipo trasversale, facendo attenzione al costante cambiamento della domanda sociale e costruendo risposte adeguate all’evoluzione dei problemi e delle opportunità del sistema. L’Ambito Valle Imagna – Villa d’Almè vede la gestione associata del ServizioTutela Minori, dell’Assistenza Domiciliare per Minori, dell’Inserimento lavorativo per persone svantaggiate e del livello informativo per le persone straniere. A questi servizi aderiscono tutti i 21 Comuni appartenenti all’Ambito Territoriale. Inoltre dal 2012, attraverso un sistema di accreditamento si è uniformato e coordinato il sistema delle unità di offerta sociali diurne per disabili (CSE e SFA) con l’avvio della gestione associata in questo settore. Pagina 49 di 91 Finalità: ampliare, coinvolgendo un maggior numero di Comuni, la gestione associata del Servizio di Assistenza Scolastica Alunni Disabili (ad oggi vede l’adesione di n. 6 Comuni), del Servizio di Assistenza e del Segretariato Sociale Professionale (per entrambe i servizi ad oggi ci sono n. 2 Comuni aderenti). Obiettivi: promuovere l’elaborazione e il recepimento di regolamenti omogenei per tutti i Comuni dell’Ambito. Supportare le Amministrazioni nelle riflessioni in merito alla compartecipazione dell’utenza alla spesa sociale. Azioni: analisi delle spese effettuate ad oggi dai Comuni per elaborare dei costi standard dei servizi offerti: predisposizioni di proposte di nuovi servizi in gestione associata; elaborazione di regolamenti e linee giuda per l’omogeneità dei servizi offerti ai cittadini; definizione attraverso voci di bilancio e schemi di spesa secondo il modello costi/benefici delle diverse modalità di intervento. Risultati attesi: aumento della gestione associata. Di seguito il piano economico dell’area in oggetto previsto per l’anno 2012. GESTIONE CONOSCENZA, GESTIONE E SVILUPPO FORMAZIONE E PROGETTI RAPPORTI ACCOMPAGNAMENTO GESTIONE TOTALE INNOVATIVI INTERISTITUZIONALI AL LAVORO 30.500,00 16.822,01 26.432,69 135.706,72 209.461,42 % SUL TOTALE 16,74 3C. AREA SOSTEGNO ALLE PROGETTUALITA’ E AUTONOMIE DELLE FAMIGLIE Costanzo Ranci per leggere meglio la nuova situazione sociale, introduce una nuova categoria che prende il nome di "vulnerabilità sociale" definibile come: "una situazione di vita in cui l’autonomia e la capacità di autodeterminazione dei soggetti è permanentemente minacciata da un inserimento instabile dentro i principali sistemi di integrazione sociale e di distribuzione delle risorse". La vulnerabilità individua, dunque, una situazione fluttuante di inserimento instabile o precario nell’organizzazione del lavoro, nella famiglia e nel sistema di welfare. La vulnerabilità è uno spazio sociale che si colloca fra tre situazioni di rischio. Per indicarle, sinteticamente, può essere utilizzato il seguente prospetto: 1. Rischi derivanti da carenze di risorse di base: • rischi legati alla mancanza totale o parziale di reddito e di patrimonio; • incapacità totale o parziale di fruire di un’abitazione sufficiente. 2. Rischi derivanti da una integrazione sociale debole, quindi, derivanti da una mancanza totale o parziale di "capitale sociale", rappresentato dalle opportunità fornite dal sistema di relazioni in cui una persona è inserita indebolimento dei legami parentali, di vicinato, amicali, etc. 3. Rischi derivanti da una scarsa capacità di fronteggiare situazioni critiche: • situazioni di rischio rappresentata da un livello di acquisizioni - capability - inferiore rispetto al livello di acquisizione che caratterizza la posizione di chi ha le stesse risorse e le stesse opportunità della persona o del gruppo in situazione di vulnerabilità. La vulnerabilità sociale individua una vasta gamma di situazioni in cui possono essere compresenti un mix degli elementi di rischio appena elencati. La presenza simultanea di questi aspetti rende maggiormente necessario l’impiego di interventi e Servizi Sociali efficienti, adeguati e, soprattutto, integrati fra loro. La legge 28 Agosto 1997 n. 285 contenente le "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza" insieme alla legge 8 Novembre 2000 n. 328 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e Servizi Sociali" valorizzano in modo esemplare quello che è il lavoro di rete. Il tentativo delle suddette leggi, soprattutto della legge 328, è quello di creare la mentalità della concertazione e del lavoro di rete. La legge n. 328/2000 è una grande opportunità per il diritto dei soggetti deboli ma porta con sè, anche, molte incognite relative alla sua realizzazione. Basta solo ricordare che l’implementazione dell’universalismo, della solidarietà, dell’eguaglianza e della tutela della diversità - previsto dalla legge - è condizionato dalle sempre più limitate risorse economiche disponibili, per affermare che i diritti delle persone socialmente più svantaggiate vivono un momento molto difficile ed incerto. Pagina 50 di 91 Gli obiettivi per il prossimo triennio sono riconducibili alle seguenti macro-aree: AREA FRAGILITÀ E VULNERABILITÀ Finalità: l’individuazione e il sostegno all’acquisizione, per tutti i cittadini, dei livelli fondamentali di sostenibilità e dignità umana - garantire, tramite azioni mirate e dirette il raggiungimento, da parte di tutti i cittadini, delle condizioni essenziali ed imprescindibili di vita dignitosa. Obiettivi : Sostegno al reddito. Il lavoro è sempre più l’elemento indispensabile per il raggiungimento di obiettivi sociali, economici e relazionali delle persone. Sostenere i singoli cittadini ed i nuclei famigliari in difficoltà, rispetto al mantenimento e alla ricerca del luogo di lavoro, risulta pertanto essere un’azione fondamentale al fine di garantire la sostenibilità di vita dei cittadini stessi. La Casa. Secondo elemento imprescindibile per i cittadini è la possibilità di vivere all’interno di una casa in condizioni dignitose. Sempre più i Servizi Sociali Comunali incontrano famiglie con gravi problematicità rispetto al mantenimento dell’abitazione a causa dell’impossibilità di pagare l’affitto o il mutuo mensile. Azioni: 1. Buoni famiglia lavoro, sperimentazione che nello scorso triennio ha dato modo di mobilitare le persone coinvolte, consentire una maggiore conoscenza delle risorse degli stessi da parte del Servizio Sociale e della comunità. 2. Per far fronte a questa situazione particolarmente grave si vuole promuovere un’azione denominata “Progetto Emergenza Abitativa”, che consiste nel gestire nuove possibilità di alloggio temporaneo per rispondere in maniera tempestiva agli sfratti e fornire supporto concreto ai cittadini, aiutando i singoli Comuni ad attuare politiche efficaci e tempestive. Risultati attesi: Costruzione di percorsi lavorativi individuali con referenti di Ambito e Assistenti Sociali dei Comuni. AREA MINORI E FAMIGLIE Finalità: sostenere le famiglie nel loro ruolo educativo. Obiettivi: Si intende promuovere i progetti personalizzati sulle singole situazioni di fragilità che privilegino percorsi di crescita/evoluzione dei soggetti, costruendo proposte di accompagnamento al fine di rafforzare i seguenti macro-obiettivi: - per il minore, favorire uno sviluppo equilibrato attraverso interventi di sostegno educativo e relazionale atti a facilitare l’apprendimento, l’autonomia, l’organizzazione della quotidianità; - per la famiglia, recupero di competenza genitoriali attraverso interventi che mirano a valorizzare e attivare potenzialità e risorse presenti, al riconoscimento della problematicità e alle dimensioni della responsabilità; - per il contesto sociale, il sostegno e la costituzione di reti relazionali sostenibili per la famiglia e il minore, attraverso interventi ed azioni di sensibilizzazione nel e del territorio di appartenenza. Azioni: 1. Accompagnare le famiglie per la fruizione dei servizi rivolti alla cura, accudimento, socializzazione ed educazione dei figli e agevolare l’accesso ai servizi che si prestano a conciliare i tempi di lavoro con quelli di cura. 2. Offrire riferimenti per aiutare supportare il lavoro educativo delle famiglie. ad esempio servizi flessibili per la prima infanzia, Consultorio, spazi di benessere per la prevenzione del disagio e la promozione della salute nelle diverse fasi della crescita. 3. Si intende promuovere una maggior sinergia tra il servizio Tutela, i Servizi Sociali di base e con il Terzo Settore. Risultati attesi: aumento del grado di autonomia nella risoluzione delle difficoltà nei processi educativi, uso consapevole dei servizi e delle opportunità offerte dal territorio, aumento delle occasioni di confronto e messa in gioco delle proprie competenze tra pari. Pagina 51 di 91 AREA NON-AUTOSUFFICIENZA Finalità: la programmazione è orientata a sostenere la domiciliarietà, aiutando la cura delle persone fragili al proprio domicilio. Obiettivi: 1. Accompagnamento delle famiglie per l’individuazione delle strategie che consentono e rafforzano il benessere degli Anziani a casa, attraverso una rete di vicinato e la valorizzazione delle risorse presenti nel contesto, siano esse sanitarie, socio-sanitarie, sociali, formali ed informali. 2. Aiutare a ridefinire ruoli e funzioni all’interno della famiglia modificati e trovare dei servizi in grado di favorire la conciliazione dei tempi di cura e di lavoro. Ipotizzare l’incremento di forme di assistenza diversificati, con tipologie di prestazioni, progetti e figure professionali diverse. 3. Sostenere la figura dell’Amministratore di Sostegno quale nuova misura di protezione giuridica, pensata con la specifica finalità di rappresentare e sostituire la persona che, a causa di una infermità o di una patologia, si trova nell’impossibilità, a temporanea, di provvedere ai propri interessi. Questo strumento ha come funzione principale quella di mettere al centro dell’azione di protezione giuridica la persona fragile, i suoi bisogni e le sue aspettative, le sue debolezze e le sue fragilità, valorizzando le autonomie e le risorse presenti, così da facilitare la costruzione del proprio progetto di vita. Azioni: 1. Progetto a sostegno alla cura a favore di persone fragili: il progetto ha l’obiettivo di sostenere la cura di persone anziane fragili e adulti non autosufficienti e di promuovere il Servizio di Assistenza Domiciliare. Tale progetto nasce per sostenere interventi a favore di soggetti fragili, per promuovere servizi già in essere e raggiungere soggetti non noti ai Servizi Sociali territoriali. In particolare, il progetto vuole sostenere le dimissioni protette, con il coinvolgimento del CE.A.D. e favorire l’accompagnamento alle persone con una limitata rete familiare. 2. Servizi di sostegno alle famiglie per la cura della persona non autosufficiente: attraverso i Servizi Sociali del Comune, l’Assistente Sociale è a disposizione per: accompagnare le persone nella ricerca al fine di trovare l'assistente familiare che risponde alle sue necessità; sostenere la qualità professionale del lavoro di cura attraverso formazione e addestramento a domicilio; progetto Badanti verso un’assistenza qualificata: offre un servizio gratuito di formazione e addestramento dell’Assistente familiare direttamente al domicilio dell’anziano. 3. Dimissione protette: rafforzare il sistema delle dimissioni protette attraverso un Protocollo d’Intesa tra il Distretto, il Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro e l’Ambito. 4. Amministratore di Sostegno: sensibilizzazione promozione e formazione di figure disponibili al ruolo di amministratore di sostegno, costituzione di un albo degli amministratori di sostegno. Risultati attesi: rafforzare il sistema della continuità della cura, affinchè le famiglie si sentano supportate nel loro ruolo fondamentale di caregiver. AREA ANZIANI, DISABILITÀ E PROGETTO DI VITA Finalità: il focus delle azioni che si intendono mettere in campo è finalizzato ad aumentare l’integrazione tra servizi ed interventi per la realizzazione di un Progetto di Vita Condiviso che si occupa delle famiglie rafforzando i collegamenti tra Scuola, Servizi Sociali e sanitari e territorio, per una migliore presa in carico dei singoli casi; migliora così l’accesso al sistema dei servizi, attraverso il rafforzamento e il coordinamento dei punti e degli strumenti informativi, dei progetti, dei servizi e delle risorse. Obiettivi: favorire quindi una rete di servizi socio educativi, assistenziali e sanitari (Scuola, A.S.L., NEUROPSICHIATRIA INFANTILE, Servizi Sociali comunali, équipe socio-psico-pedagogica, Terzo Settore, vicinato…) che accompagnino in maniera sinergica il singolo e la sua famiglia durante tutto il percorso di vita, garantendo una continuità di cura, di assistenza, di sostegno e di confronto. Azioni: Pagina 52 di 91 1. Rafforzare il ruolo dei Servizi Sociali territoriali, facilitando le opportune collaborazioni con i servizi specialistici, nonché con le altre risorse formali o informali per una maggiore integrazione, per un reciproco benessere e per evitare la frammentazione e la settorialità degli interventi. 2. Promuovere la conoscenza e la fruizione delle varie esperienze attive nell’Ambito a regime diurno e residenziale rivolte all’anziano e al disabile adulto, sia nei termini di valorizzazione delle residue autonomie (CDI, laboratori socio occupazionali progetti mirati di territorio, SFA, CSE, STD), sia di sollievo per la famiglia (accoglienza temporanea o definitiva in contesti comunitari). Promuovere forme di accompagnamento al lavoro, favorendo l’impiego di ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente. 3. Sostenere attraverso l’Operatore di territorio nuove forme di cittadinanza attiva in termini di corresponsabilità rispetto ai problemi o alle esigenze del singolo cittadino. Si sosterranno pertanto azioni di sistema volte a suscitare collaborazioni con aziende locali e con le piccole realtà imprenditoriali per l’assunzione di soggetti appartenenti alle categorie protette, facilitandone l’inserimento lavorativo. Questo lavoro di supporto e facilitazione dovrà essere svolto in sinergia con le Amministrazioni Comunali e con il Servizio Sociale, affinché si lavori realmente in un ottica di comunità in cui il progetto di vita di ogni singolo cittadino è posto al centro., garantendone così i diritti fondamentali. Risultati attesi: - favorire l’accesso ai servizi appropriati alla fragilità individuale, ottimizzare gli interventi attraverso un coordinamento tra Agenzie puntuale e continuativo, promuovere forme di autonomia dentro un quadro di fragilità individuale, offrire spazi di cittadinanza attiva con forme di servizio alla collettività. Di seguito il piano economico previsto per l’anno 2012 dell’area in oggetto. SOSTEGNO ALLE PROGETTUALITA' E AUTONOMIE DELLE FAMIGLIE FRAGILITA' E MINORI VULNERABILIT LORO A' FAMIGLIE 20.169,21 337.112,48 E NON DISABILITA' ANZIANIC AUTOSUFFICIE IVC PROGETTO DI TOTALE NZA ANZIANI PROGETTO DI VITA E SERVIZI DISABILI VITA E SERVIZI % TOTALE 171.175,00 67,41 % 15.420,00 Pagina 53 di 91 299.534,64 843.411,33 SUL 4. DOCUMENTI DEI TAVOLI TEMATICI 4A. UN SERVIZIO SOCIALE PER UN WALFARE CHE STA CAMBIANDO Il SERVIZIO SOCIALE DI BASE Per Servizio Sociale di base si intende l’azione professionale di Servizio Sociale rivolta alla generalità della popolazione di un territorio definito; nel contesto del presente documento si fa riferimento all’azione professionale, di carattere polivalente, rivolta ai cittadini residenti nei Comuni dell’Ambito Territoriale Valle Imagna -Villa D’Almè. Le Amministrazioni Comunali, titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale, in concorso con gli altri soggetti definiti (Ambito, Associazionismo, Terzo Settore), programmano, progettano e realizzano la rete locale delle unità d'offerta sociali; erogano, nei limiti delle risorse disponibili, servizi e prestazioni di natura economica e assumono gli oneri connessi all'eventuale integrazione economica delle rette per i servizi socio-sanitari. Le funzioni del Servizio Sociale professionale di base si articolano in: 1) Lavoro sociale con l’utenza: consulenza socio-assistenziale e presa in carico di persone in situazioni problematiche individuali e familiari, segretariato sociale, interventi di filtro, relazione d’aiuto, segnalazione e lavoro di rete con altri servizi specialistici che seguono le persone per alcuni particolari bisogni, collaborazione con il Servizio Minori e Famiglia. 2) Progettazione, organizzazione e gestione di servizi, prestazioni, strutture e risorse nelle seguenti aree: a. Anziani: assistenza domiciliare, strutture diurne, soggiorni, voucher sollievo, voucher centro diurno integrato, attività psico-motorie, trasporto, telesoccorso, inserimento presso strutture residenziali, dimissioni protette; b. Disabili: sostegno domiciliare, inserimento presso strutture socio-educative, trasporto, contributi economici, formazione all'autonomia, inserimenti lavorativi, soggiorni, integrazione scolastica, inserimento presso strutture residenziali, voucher per la frequenza al C.R.E., voucher prestazioni domiciliari ed extra domiciliari, buono sociale salute mentale, voucher interventi di sollievo, accompagnamento nelle pratiche per l’amministratore di sostegno; c. povertà ed esclusione sociale :contributi economici, pasti e docce, sostegno ad affitti onerosi; d. Minori e famiglia in collaborazione con Servizio Minori e Famiglia Scuola dell’infanzia, riduzione della retta mensile in base all’Isee del nucleo familiare, C.R.E. estivo e baby C.R.E., spazio gioco, asilo nido, spazio compiti, dote Scuola, assegno al nucleo familiare, assegno di maternità, buono ex-spai maternità e infanzia, assistenza educativa domiciliare integrazione scolastica, centri di aggregazione giovanile. 3) Rilevazione e studio dei problemi e delle risorse del territorio ed elaborazione di progetti di azione sociale. 4) “Sostegno economico”: bonus energia-gas ed elettricità; alloggi comunali, buoni lavoro, fondo sostegno affitti, rimborso tassa rifiuti, rimborso ticket, buono svantaggio sociale. Il Servizio Sociale comunale si propone di promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche, psico-fisiche o sociali. È compito del Comune provvedere all’offerta dei servizi, in accordo con gli altri soggetti che costituiscono la rete degli interventi e dei servizi alla persona in Ambito sociale quali per esempio: soggetti di diritto pubblico, Associazioni di volontariato ed Enti di promozione sociale, Cooperative sociali, fondazioni, organismi religiosi, Patronati ed altri soggetti privati. Gli Assistenti Sociali dei Comuni collaborano attivamente con le Assistenti Sociali del ServizioTutela Minori dell’Ambito per quanto riguarda i temi specifici, e le aggiornano sulla presenza nel territorio delle risorse e dei servizi per la fascia d’età 0-18; servizi pubblici, di Associazioni, di privato sociale, delle Parrocchie, ecc. Pagina 54 di 91 Il Servizio Sociale di un Comune di piccole o medie dimensioni è un punto fermo, un faro per i cittadini che trovano informazioni complete, competenza professionale, ascolto; lì si costruiscono legami significativi che aiutano a sentirsi meno soli di fronte ai problemi. Rispetto ai 21 Comuni dell’Ambito solo 5 hanno il Servizio Sociale professionale in modo stabile e continuativo (almeno part-time). In molti Comuni, soprattutto nella parte alta dell’Ambito, il Servizio Sociale è presente in modo molto limitato, da 2 a 7 ore alla settimana. Aperture così limitate non consentono un’adeguata presa in carico, situazione rimasta immutata dallo scorso Piano di Zona 2009-2011. Nel piccolo Comune l’Assistente Sociale è perlopiù da sola, a tal fine si è costituito un gruppo di lavoro professionale in riferimento all’ufficio di piano, denominato “ gruppo di coordinamento”, per affrontare insieme tematiche comuni e costruire spazi per pensare ai problemi emergenti e per trovare modalità condivise nell’agire. Negli ultimi anni i Servizi Sociali hanno subito una significativa trasformazione sia per la crisi economica dovuta alla recessione internazionale, sia per il cambiamento delle politiche del welfare. Criteri e vincoli di spesa sempre più ristretti fronteggiano quantità di domanda sempre più ampia che deriva da situazione di povertà e di esclusione sociale; in questi scenari gli Assistenti Sociali se da un lato aumentano le loro competenze e la loro formazione, dall’altro subiscono una restrizione dell’operatività che loro malgrado li costringe ad azioni sempre più individualizzate e settoriali basate sull’emergenza continua. Pertanto il coordinamento ha deciso di prestare un’attenzione particolare ad alcuni temi quali: il sostegno alle famiglie che vivono situazioni di difficoltà e con figli Minori, le politiche e i progetti di contrasto alla povertà, alla Disabilità, alla non autosufficienza, le politiche di formazione e inserimento al lavoro risultate di fondamentale importanza in questa fase di crisi con pesanti riflessi occupazionali. Si intende approfondire questi temi che attraversano tali aree di bisogno e che richiedono scelte e impegni non facili: la dotazione di livelli minimi di assistenza, l’evoluzione di professioni adeguate all’aiuto di cui c’è bisogno, la crescita di un sistema dei servizi ingessato, incapace di cambiare, innovarsi, l’integrazione degli interventi per la coesione sociale e la riqualificazione. Perché se i bisogni e le domande strutturalmente si modificano, hanno bisogno di risposte che sappiano a loro volta reinventarsi. Questo significa che, come sottolineato nella Dgr. 2505 del 16.11.2011, gli Enti Locali devono ripensare al loro ruolo e alle modalità di intervento. “Il ruolo degli enti, e in particolare quello dei Comuni, non si potrà limitare, per quanto necessario, ad ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili: sarà piuttosto la capacità di promuovere alleanze tra i diversi attori, per attivare in modo imprenditivo tutte le risorse che sono presenti nelle reti locali, a qualificare e fare la differenza tra i sistemi di welfare locali eccellenti e quelli meno in grado di adattarsi al nuovo scenario1”. Operativamente l’Assistente Sociale è il professionista che, agendo secondo i principi, le competenze ed i metodi specifici della professione, svolge la propria attività nell'ambito del sistema organizzato delle risorse sociali. Per raggiungere tale obiettivo è necessario che il professionista abbia a disposizione tempi e strumenti adeguati riconosciuti e condivisi con l’Amministrazione Comunale. In considerazione di ciò gli Assistenti Sociali propongono : Ambienti con una logistica adeguata per garantire l’accesso e la riservatezza che il processo di aiuto richiede; Tempi e strumenti congrui non solo per il front office, ma anche per tutto il lavoro di back office (compilazione cartelle, e relativa documentazione, presa in carico dell’utente, etc..) che si concretizza nella definizione e realizzazione del progetto di aiuto all’utente per cui attivazione delle collaborazioni con i servizi specialistici, il Terzo Settore e tutte le risorse opportune, redazione di documenti e tutto ciò che si rende necessario di volta in volta. Spazi di confronto e di coordinamento tra Assistenti Sociali del territorio per la condivisione di linee comuni e strategie di intervento nell’ottica di un’ottimizzazione delle risorse e di un’uniformità dell’offerta. 1 DGR 2505 del 16.11.2011 “….” Pagina 55 di 91 4B. TAVOLO TEMATICO AREA MINORI E FAMIGLIE Premessa La tutela del minore, dell’adolescente e del giovane non può prescindere dal considerare la famiglia il fulcro degli interventi che ne promuovono la crescita e ne consentono l’evoluzione. In una società complessa non esiste più un unico modello di famiglia, ma tanti modi diversi di essere e fare famiglia. Così come ormai da tempo non si parla più di adolescenza ma di “adolescenze”, lo stesso discorso vale per il concetto di famiglia. Ogni famiglia è “singolare” in quanto unica nella sua specificità, ma nel contempo è anche plurale, formata da più individui e parte di un contesto allargato e poliedrico. La predisposizione di interventi e servizi che favoriscono relazioni positive a sostegno della famiglia e con il contesto sociale è pertanto da ritenersi preziosa funzione generale di tutti i servizi al cittadino in un’azione preventiva e promozionale, ma ancor più là dove il disagio sociale o socio-educativo è ormai evidente e conclamato. Si avverte la necessità di politiche “per” e “con” le famiglie per costruire beni relazionali che diventino capitale sociale, accompagnare i momenti di transizione del ciclo di vita della famiglia, costruire un rapporto collaborativo con i servizi, integrare le risorse del pubblico, del privato sociale e dell’Associazionismo, stimolare le risorse e le competenze delle famiglie, promuovere sollievi anche informali, rafforzare il senso di appartenenza, spezzare l’isolamento. Le priorità individuate dal Tavolo Minori e famiglia per il prossimo triennio sono: La promozione e il sostegno alla genitorialità e alla fragilità; La valorizzazione di politiche di Ambito a favore di adolescenti e giovani. Per quanto riguarda la valorizzazione di queste priorità è importante sottolineare come le famiglie sono giacimenti di saperi, di competenze, di risorse morali ed affettive. Questi giacimenti devono essere esplorati, riconosciuti e valorizzati nella loro capacità di promuovere. Mettere le famiglie al centro delle politiche del welfare significa scegliere politiche sociali orientate al sostegno della normalità e della quotidianità della vita dei genitori e delle famiglie, valorizzando i legami e le relazioni tra le persone, promuovendo il sostegno alle capacità personali, al protagonismo familiare, nel tentativo di superare la contrapposizione delle categorie tra “normalità” e “disagio”. La finalità primaria è quella di favorire una nuova cultura della solidarietà e della tutela sociale, partendo dal presupposto che un sistema di welfare sostenibile non può non coinvolgere la collettività. Dal 2010, si è avviata la collaborazione con il Centro Servizi Volontariato che ha avuto l’obiettivo di costruire percorsi di accompagnamento al volontariato locale, nell’ottica di sostenere il lavoro di comunità svolto fino ad oggi e promuovere nuove aggregazioni. Di importanza strategica la sinergia, iniziata in questi anni e da consolidare nel lavoro costante e quotidiano, con il Consultorio familiare, promuovendo progetti integrati sia per il sostegno al ruolo genitoriale sia nell’Ambito della mediazione familiare. La progettualità Le macro-aree progettuali, individuate a partire dalle priorità evidenziate dal Tavolo, sono le seguenti: 1) MINORI E FAMIGLIE: La promozione e il sostegno alla genitorialità e alla fragilità. Azioni: TITOLI SOCIALI A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE Caratteristiche e finalità: Accompagnare le famiglie per la fruizione dei servizi rivolti alla cura, all’accudimento, alla socializzazione ed all’educazione dei figli e agevolare l’accesso ai servizi che si propongono di conciliare i tempi di lavoro con quelli di cura. I progetti dovranno privilegiare percorsi di crescita/evoluzione dei soggetti, costruendo proposte di accompagnamento che allarghino gli spazi di partecipazione, protagonismo e cittadinanza in funzione di un valore aggiunto per la comunità. In passato venivano erogati due tipologie di buoni (Buoni Sociali Famiglie fragili con Minori e Buoni Sociali assistenza alla maternità e infanzia - ex spai) con l’obiettivo di aiutare le famiglie con Minori in condizioni di fragilità economica e sociale. Pagina 56 di 91 Questi interventi economici tamponano l’emergenza, ma non sono in grado di supportare un’adeguata progettualità, volta al sostegno delle politiche familiari, data anche la carenza di servizi accessibili e diversificati in funzione delle effettive fragilità ed esigenze del nucleo familiare. Dopo un percorso di confronto con i partecipanti del Tavolo si è pensato di modificare la tipologia di interventi a sostegno alle famiglie in difficoltà: non più erogazioni in denaro (attraverso un bando) ma un sostegno alla famiglia attraverso progetti che vedono l’attivazione di prestazioni e supporti. L’obiettivo del triennio è quello di aumentare la conoscenza delle famiglie numerose presenti sul territorio garantendo loro un sostegno attraverso progetti che vedono l’attivazione di prestazioni professionali e supporti economici (retta Scuola materna, retta mensa scolastica, buoni spesa,contributo attività socio-educative). SERVIZIO AFFIDO FAMILIARE Caratteristiche e finalità: Il Servizio Affido Familiare è un aperto alla comunità che attua iniziative di sensibilizzazione e pubblicizzazione volte al reperimento di famiglie sensibili e disponibili all'affido, per costruire una banca di risorse cui attingere a fronte di bisogni in continua crescita. Il Servizio favorisce il ricorso all'affido come intervento privilegiato nelle situazioni in cui è necessario che un bambino sia accolto e curato. Quindi l’équipe degli Operatori dell’affido accoglie, prepara e segue le famiglie affidatarie prima e durante il percorso dell'affido attraverso funzioni di sensibilizzazione, formazione, selezione, sostegno sociale, Psicologico ed educativo. Per quelle situazioni che presentano particolari difficoltà sono previste, a favore del minore, forme di sostegno aggiuntive attraverso interventi educativi e di cura individualizzati. Il vero investimento in questo Ambito di intervento è il rapporto costituitosi con l’Associazionismo e con il privato sociale, in genere attraverso differenti protocolli di intesa, per condividere, progettare e lavorare in rete per la diffusione a livello culturale prima, pratico poi, delle tematiche riguardanti l’affido . Gli obiettivo nel triennio sono: Potenziare attività di promozione dell’affido familiare e di altre forme di accoglienza; Proseguire l’attività di raccordo tra il Servizio Affidi e le Associazioni familiari; Valorizzare la partecipazione al Tavolo provinciale Servizi Affidi e reti familiari attraverso la costituzione di un accordo di collaborazione. Realizzare percorsi formativi per Insegnanti e dirigenti scolastici degli Istituti Comprensivi dell’Ambito. Gli attori coinvolti oltre all’Azienda sono: la Cooperativa Sociale Il Varco, l’Associazione di famiglie affidatarie “Con il cielo dentro”, i Comuni dell’Ambito, i Servizi Territoriali, le Parrocchie, le Scuole. Alcuni dati: ANNO 2009 2010 2011 MINORI 11 13 14 AFFIDI ATTIVATI 5 4 3 RESIDENZA MINORI PAESI ALME’ ALMENNO S.B. ALMENNO S.S. BARZANA BERBENNO STROZZA VALBREMBO VILLA D’ALME’ AFFIDI CONCLUSI 3 2 1 ANNO 2009 2010 2011 4 3 1 1 3 4 1 1 2 1 5 4 1 1 1 1 1 1 1 1 Pagina 57 di 91 L’ Associazione familiare “Con il cielo dentro” è formata da alcune famiglie aperte all’accoglienza; si è costituita nel 2010 per la forte volontà di un gruppo di famiglie che da alcuni anni si incontravano per confrontarsi sul tema dell’accoglienza, dell’affido, dell’essere famiglia aperta ai più piccoli e fragili. L’obiettivo è quello di promuovere nel territorio una rete di famiglie capaci di esprimere la dimensione dell’accoglienza e del sostegno a Minori e famiglie in difficoltà, attraverso percorsi diversificati di affido e di accoglienza (affido a tempo pieno o diurno, accoglienza nel fine settimana o solo in alcuni giorni, progetti autonomia, patti educativi). Ad oggi l’azione dell’Associazione si è articolata nei seguenti interventi: Tipologia Intervento Patti educativi Affidi a tempo pieno Affiancamento e sostegno a nuclei familiari monoparentali (mamme sole) Progetti autonomia per nucleo familiare Affidi diurni Realizzati 8 6 2 Tuttora in corso 2 6 2 1 1 1 - L’Associazione si propone inoltre di collaborare con le Istituzioni e le Associazioni del territorio per favorire e promuovere una attenzione ed una cultura dell’accoglienza e dell’inclusione sociale. Questa presenza è, naturalmente, un valore aggiunto per l’Ambito e pertanto la volontà per il prossimo triennio è quella di continuare a potenziare la collaborazione tra il Servizio Affidi e l’Associazione “Con il cielo dentro” attraverso la stesura di un accordo di collaborazione frutto di una serie di incontri e confronti tra i referenti delle due realtà. Inoltre, sempre in ottica di lavoro di rete, l’idea è quella di coinvolgere l’Associazione per momenti di formazione e informazione sul tema dell’affido e dell’accoglienza che si terranno sul territorio. UNITÀ D’OFFERTA: PROGETTO SPERIMENTALE “COMUNITÀ FAMILIARE” Caratteristiche e finalità: E’ un servizio residenziale che accoglie temporaneamente il minore, qualora il nucleo familiare sia impossibilitato o incapace di assolvere al proprio compito. Si caratterizza per la presenza effettiva e permanente di una famiglia residente stabilmente nella struttura. Ha finalità socio-educative ed assistenziali volte alla supplenza temporanea del nucleo familiare. La presenza di una Comunità Familiare sul territorio vallare, inserita nell’ampio movimento di formazione a cura di famiglie aperte all’accoglienza, potrebbe diventare il cuore dell’offerta per i Minori e le famiglie in difficoltà e si caratterizzerebbe quale centro propulsivo di azioni di promozione dell’accoglienza nelle Comunità locali. Nel limite degli interventi possibili, nei singoli tratti temporali, la Comunità Familiare si configurerebbe come il riferimento costante negli interventi residenziali per i Minori del territorio. Gli Attori coinvolti con l’Azienda sono la Cooperativa Il Varco, l’Associazione di famiglie affidatarie “Con il cielo dentro”, i Comuni dell’Ambito, i Servizi Territoriali, il Consultorio familiare di Villa d’Almè. UNITÀ D’OFFERTA: SERVIZIO MINORI E FAMIGLIA Caratteristiche e finalità: Il Servizio Minori e Famiglia dell'Ambito Territoriale Valle Imagna - Villa D’Almè si è costituito nel maggio 2005 attraverso una convenzione tra i 21 Comuni, allo scopo di realizzare un assetto organizzativo ed operativo adeguato per la gestione della casistica afferente alla tutela dei Minori. I destinatari sono sia i Minori che le loro famiglie residenti nel nostro Ambito Territoriale. Occuparsi di tutela dei Minori significa dunque orientare gli interventi ad una presa in carico ampia e globale della situazione, curando e proteggendo il minore, ma anche la sua famiglia, le relazioni al suo interno e con il contesto sociale. Nella gestione dei casi del Servizio Minori e Famiglie va fatta una analisi della situazione in cui vanno individuati e valutati gli elementi che concorrono a determinare un rischio per il minore, ma anche le risorse interne alla famiglia utili per proteggere il minore e sostenerlo durante il percorso di recupero Pagina 58 di 91 dell'equilibrio familiare. Le attività sono svolte in collaborazione e collegamento con altriEntie servizi: Magistratura Minorile ed ordinaria, amministrazioni e Servizi Sociali dei Comuni, Scuola, volontari ed Associazioni, connotandosi come intervento sociale di rete. Per quanto riguarda i servizi socio-sanitari specialistici, si collabora con: Consultori, Neuropsichiatria infantile, Centro Bambino e Famiglia dell’A.S.L. allo scopo di garantire al minore ed alla sua famiglia, dove necessario, interventi specialistici di valutazione del danno e cura psicoterapeutica, C.P.S., Ser.T. L’équipe per la tutela dei Minori fa pienamente parte del Servizio Sociale di Ambito, all’interno del quale svolge funzioni specifiche nell’area Minori e famiglie e collabora attivamente con le Assistenti Sociali dei singoli Comuni dell’Ambito Territoriale Valle Imagna - Villa D’Almè. La costituzione dell’Azienda ha acconsentito di offrire ai cittadini un Servizio specialistico stabile e professionalmente qualificato con personale assunto a tempo indeterminato, diventato di riferimento per le amministrazioni comunale e per il territorio. Gli Operatori del Servizio Minori e Famiglia svolgono la loro opera professionale in un ottica di multidisciplinarietà in cui le diverse competenze si integrano e collaborano alla costruzione del progetto di intervento. L’équipeTutela Minori , a seguito delle richieste e dei provvedimenti emessi dal Tribunale per i Minorenni o dal Tribunale Ordinario, assicura l’espletamento di alcuni interventi e prestazioni, quali: indagine sociale e/o psico-sociale; elaborazione di un progetto di intervento che vede coinvolto un minore e la sua famiglia, con l’eventuale coinvolgimento degli altri Servizi presenti sul territorio; valutazioni su collocamenti alternativi alla famiglia (affido familiare, comunità o altro); sostegno Psicologico individuale e/o familiare; vigilanza sull’attuazione delle prescrizioni contenute nei decreti del TM o del TO; relazioni periodiche di aggiornamento al TM; monitoraggio. Oltre la gestione dei casi dei Minori il Servizio Minori e Famiglia azioni che hanno permesso la realizzazione di strumenti operativi utili al raccordo tra diversi soggetti del territorio al fine di rendere più veloce ed efficace non solo la gestione della casistica ma anche un lavoro di collaborazione in un ottica preventiva: Realizzazione di un Protocollo d’Intesa tra .l’Azienda e le Amministrazioni Comunali volto a specificare le funzioni, i ruoli di ciascuno. e le prassi operative avvalendosi del supporto tecnico degli Operatori presenti nei servizi gestiti dall’Ambito. Realizzazione di linee guida tra l’Azienda e gli Istituti Comprensivi dell’Ambito frutto di una serie di incontri di formazione e informazione tra gli Istituti Comprensivi dell’Ambito e il ServizioTutela Minori dell’Azienda. Il documento ha lo scopo di focalizzare l’attenzione della Scuola sul tema della segnalazione di situazioni di pregiudizio o di rischio riguardante i Minori rilevate dagli Insegnanti, definendo modalità e procedure rispetto a chi, come e quando segnalare tali situazioni. Pagina 59 di 91 Minori in carico al Servizio Minori e Famiglia aggiornato dal 30.03.2010 al 31.12.2011 ANNO NUCLEI FAMILIARI 2009 40 2010 53 2011 66 Dal 2010 si è avuto un aumento della casistica: da 90 Minori in carico a 112 Minori e da 53 casi a 66 casi. Nello specifico c’è stato un aumento di indagini psico-sociali da parte dal Tribunale Per i Minorenni Di Brescia e da parte dal Tribunale Ordinario per la valutazione della capacità genitoriali e tipologia di affidamento dei Minori correlate ad una separazione conflittuale dei genitori. Inoltre sono aumentate le segnalazioni da parte della Scuola per richiesta di consulenza legate a disagi familiari e alla dispersione scolastica. Principi guida della programmazione: Garantire esigibilità dei diritti sociali e civili dei bambini e degli adolescenti (art.117 della Costituzione): o Il principio di esigibilità dei diritti sociali e civili richiede il permanere della titolarità pubblica, oggi resa debole dal nuovo paradigma di un sistema di welfare di responsabilità contrapposto artificiosamente ad un sistema di welfare dei diritti. o Si tratta invece di due facce della stessa medaglia perché responsabilità e diritti sottendono responsabilità pubblica e corresponsabilità della società civile attraverso forme esplicite e condivise di sussidiarietà verticale ed orizzontale che non presentano derive di delega totalizzante a forme di responsabilità esclusivamente individuali e/o di corpi intermedi della società civile: titolarità pubblica- corresponsabilità tra i diversi soggetti della società civile-sussidiarietà diventano allora garanti del processo di sostegno all’esigibilità dei diritti ed alla costruzione del bene comune. o Il sistema di welfare non può dunque esser pensato esclusivamente come un costo, ma piuttosto come un investimento a sostegno dello sviluppo. o Definire prioritariamente i livelli essenziali per i Minori e successivamente allocare le risorse economiche adeguate per garantire sostenibilità in modo omogeneo-equo su tutto il territorio: i Minori sono titolari di diritti soggettivi, meritevoli di attenzione prioritaria rispetto ai diritti e agli interessi pur legittimi di altri soggetti e/o gruppi, di genitori, familiari, tutori, amministratori, legislatori e di ogni adulto la cui azione abbia effetti diretti e indiretti nei confronti dei Minori. Azioni future: o Organizzare dei momenti di incontro con i Minori dedicati al dialogo e al confronto in merito alla responsabilità legata all’esigibilità dei diritti, al fine di tenere in considerazione il loro parere. Ciò promuove la dimensione educativa di educazione civica e comunitaria che sta alla base del patto costituzionale nazionale. o Promuovere Gruppi di mutuo aiuto a favore dei genitori separati; o Creare una linea telefonica aperta al pubblico per consulenza su situazione complesse riguardanti Minori e famiglie; o Sviluppare un servizio di mediazione familiare per rispondere alle situazioni di conflittualità sempre più emergenti in collaborazione con il Distretto A.S.L.; o Creare uno sportello di Consulenza aperto ai Servizio Sociale di Base e alle Scuole per situazioni familiari complesse che necessitano di essere segnalate alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia; o Consolidare il lavoro svolto con gli Istituti Comprensivi sulle procedure stilate nel protocollo tra ServizioTutela Minori e Scuole; o Potenziare la negoziazione e concertazione delle prassi con tutti i Servizi, socio-sanitari ed educativi, pubblici o privati, specialistici coinvolti nel progetto dei Minori in carico e relative famiglie; o Attivare programmi di integrazione tra i vari ambiti operativi, tra i mondi vitali delle persone e Terzo Settore; o Costruire una rete di servizi per l'infanzia, con particolare attenzione ai Minori a rischio e coordinare le attività; o Programmare e condurre programmi di sensibilizzazione, responsabilizzazione e protezione sociale di Gruppi e Comunità in stretta sinergia con il Servizio Sociale Comunale; o Attivare un osservatorio sugli interventi, servizi e politiche sociali al fine di collaborare alla programmazione delle politiche e dei Servizi Sociali; Pagina 60 di 91 o Gestione del Servizio di ADM (Prevedere una progettualità specifica per la realizzazioni di incontri protetti tra Minori e genitori); o Garantire la formazione professionale alle Assistente Sociali specifico sullaTutela Minori al fine di garantire un servizio efficiente per dare risposte adeguate ai nuovi bisogni e per contribuire alla promozione e alla tutela dei diritti delle persone e della collettività. Gli attori coinvolti sono: l’Ambito, i Comuni dell’Ambito, i Servizi Territoriali, il Consultorio familiare di Villa d’Almè, le Scuole, le Parrocchie, le Associazioni del territorio. SERVIZIO ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI (ADM) Caratteristiche e finalità: L’ADM è un servizio con finalità preventive e riparative che intende favorire una nuova cultura degli interventi di sostegno alle famiglie. Si esplica all'interno di un progetto globale mirato ad offrire un sostegno quando la famiglia si trova in una situazione di temporanea difficoltà e manifesta elementi di possibile rischio o pregiudizio per i Minori. I destinatari del Servizio Sovracomunale di ADM sono Minori da 0 a 18 anni, residenti nei Comuni dell'Ambito Territoriale Valle Imagna-Villa d'Almè. Il Servizio ha come finalità principale la salvaguardia dello sviluppo armonico e completo della personalità del minore, mirando all’evoluzione del nucleo familiare in difficoltà e al raggiungimento di un’adeguata autonomia dei genitori nel compito educativo verso i figli. Con il precedente Piano di Zona si era esteso il Servizio ai nuclei familiari con Minori non sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, al fine di evitare criticità all’interno del contesto familiare, tali da portare a situazioni di allontanamento e di esclusione, agendo nello stesso tempo, per promuovere le risorse relazionali/educative. Nel prossimo triennio si intende migliorare la qualità del Servizio creando con il Terzo Settore e i Servizi Sociali di Base una maggior sinergia al fine di rafforzare i seguenti macro-obiettivi: per il minore, favorire uno sviluppo equilibrato attraverso interventi di sostegno educativo e relazionale atti a facilitare l’apprendimento, l’autonomia, l’organizzazione della quotidianità; per la famiglia, recupero di competenza genitoriale attraverso interventi che mirano a valorizzare e attivare potenzialità e risorse presenti, al riconoscimento della problematicità e alle dimensioni della responsabilità; per il contesto sociale, il sostegno e la costituzione di reti relazionali sostenibili per la famiglia e il minore, attraverso interventi ed azioni di sensibilizzazione nel e del territorio di appartenenza. Riteniamo fondamentale, per garantire la qualità degli interventi, lavorare in rete, ciascuno secondo il proprio ruolo e la propria specificità. Solo questo consente di costruire interventi integrati da diversi ruoli, specificità, punti di vista, in risposta ai diversificati bisogni delle famiglie e del territorio. Infatti, la realizzazione di un progetto complesso, quale l’ADM, articolato in interventi ad alta specificità, ma al contempo connessi in una cornice progettuale coerente e unitaria, comporta necessariamente che si stringano efficaci rapporti di comunicazione e collaborazione tra le varie parti coinvolte. L’intento è quello di agire in un’ottica di concertazione, di collaborazione e di condivisione tra gli attori in gioco in un rapporto di sinergia nel quale l’Azienda, l’Ufficio Tutela, gli Uffici Servizi Sociali e Consorzio si pongono come interlocutori primari. Per la realizzazione di questo rapporto si renderà necessaria l’organizzazione di una comunicazione articolata su più livelli, ipotizzando così dei momenti formativi durante l’anno 2012 e 2013. L’ADM è, per sua natura, caratterizzato da una forte connessione con il territorio, considerato risorsa da attivare o sviluppare laddove già attiva, sia in fase di progettazione, sia in fase di realizzazione dell’intervento. Gli Operatori coinvolti, a vario livello, nel servizio ADM si muovono affinché vi sia un’integrazione del minore e del nucleo familiare nella Comunità di appartenenza, così da estendere e completare l’intervento domiciliare vero e proprio. L’intento è di traghettare le famiglie da uno stato di isolamento sociale e mancanti di punti di Pagina 61 di 91 riferimento adeguati, verso l'esterno, trovando con loro contesti rispondenti al bisogno di integrazione e di vita di gruppo a cui "agganciare" i Minori, e ai quali possano continuare a restare legati anche dopo la conclusione dell'intervento di ADM. Nello specifico intendiamo fondamentale collaborare e rafforzare il rapporto con il territorio in particolare con le Parrocchie, lo sportello di consulenza pedagogica e la neuropsichiatria infantile. Proposte innovative: a) Attivare il Laboratorio sulle emozioni nell’Alta Valle Imagna. Intendiamo progettare e organizzare una proposta rivolta a un piccolo gruppo di Minori. Si pensa di coinvolgere da 3 a 5 bambini o ragazzi in un laboratorio che tratti il tema delle emozioni, con particolare attenzione al tema dell’aggressività. Avrà cadenza settimanale e sarà condotto da almeno due educatori già coinvolti nell’ADM, con la supervisione e l’accompagnamento dello Psicologo, in collaborazione con la coordinatrice del servizio. Sarà strutturato con una parte corporea, con giochi e attività sul tema e da una parte finale di rielaborazione dei contenuti emersi. Il trasporto dei ragazzi sarà a cura degli educatori. I destinatari possono essere Minori coinvolti nel servizio ADM o altri ragazzi individuati dalle Assistenti Sociali comunali o dell’Ufficio Tutela. b) Progetto “Ci sto dentro”. La Cooperativa sociale L.I.N.U.S. gestisce, nel territorio dell’Isola bergamasca, un servizio contro la dispersione scolastica rivolto ai ragazzi e alle ragazze che frequentano la Scuola secondaria di 1° grado e ha come obiettivo generale il raggiungimento di una buona consapevolezza personale, volta a permettere un più adeguato orientamento nelle scelte future (scolastiche e professionali), favorendo anche l’acquisizione di elementi minimi per una lettura critica e consapevole della realtà in cui viviamo. Si valuterà la possibilità di sperimentarlo anche sul nostro territorio. FONDO COLLOCAZIONE URGENTE Il fondo è stato istituito per garantire la copertura economica per i primi 4 mesi del collocamento in struttura di un minore e/o della coppia genitore-figlio e per l’attivazione di affidi familiari. La finalità di tale fondo è quella di rispondere alle situazioni di emergenza quali abbandono di minore sul territorio dell’Ambito e l’allontanamento del nucleo familiare disposto dal TM/TO o dal Sindaco in base all’art. 403 c.c.. Vista l’urgenza e la sollecitudine con la quale si deve procedere in caso di collocazione di Minori in strutture residenziali e nel caso di attivazione di affidi familiari, questo strumento si è rivelato molto utile per permettere ai Comuni il reperimento delle risorse in tempi non immediati e la relativa programmazione finanziaria. FONDO DI SOLIDARIETÀ MINORI E DISABILI Per rispondere alle indicazioni Regionali circa la costituzione di un Fondo di Solidarietà l'Assemblea dei Sindaci nell’anno 2003 ha istituito, mediante il versamento di una quota pro-capite di €. 1,50= il Fondo di Solidarietà Minori e Disabili al fine di sostenere gli impegni economici assunti dai Comuni per l’inserimento in strutture residenziali di Minori e Disabili. Nello specifico il Fondo copre una quota percentuale delle spese sostenute per: - la residenzialità di Minori, a seguito di trasferimento in strutture o comunità residenziali, di Minori allontanati dal nucleo familiare su Decreto del competente Tribunale; - l'inserimento di persone di età inferiore ai 64 anni in strutture residenziali (CRH, CSS, …..) in situazione di handicap. MESSA IN RETE E POTENZIAMENTO DEI SERVIZI DELLA PRIMA INFANZIA Caratteristiche e finalità: I servizi per l’infanzia che comprendono gli asili nidi e gli spazi per la famiglia e la genitorialità sono servizi educativi e sociali finalizzati a: offrire ai bambini un luogo di accoglienza, accudimento, educazione; favorire lo sviluppo delle potenzialità comunicative, relazionali, cognitive e ludiche; offrire risposte e sostegno alle famiglie nella cura e nel processo educativo dei figli, nel rispetto dell’identità individuale, culturale e religiosa. L'asilo nido assicura la coerenza educativa con l'ambiente familiare e svolge, nella Comunità locale, funzioni di formazione permanente sulle problematiche della prima infanzia; offre ai bambini e alle bambine un luogo di formazione, di crescita armonica e serena e di socializzazione nella prospettiva del loro benessere psico-fisico. Premesso ciò il nostro Ambito si pone come finalità principali quelle di : Pagina 62 di 91 garantire alle bambine e ai bambini residenti sul nostro territorio di età compresa fra i tre mesi e i 3 anni, senza discriminazione di sesso, religione, nazionalità, etnia, gruppo sociale, il diritto a fruire dei servizi per l’infanzia; agevolare l’accesso delle donne al lavoro e sostenere la conciliazione delle scelte professionali e familiari di entrambi i genitori, in un quadro di pari opportunità tra i generi; calibrare i costi fra l’offerta pubblica e privata al fine di garantire la parità di accesso alle famiglie. Nello specifico con la sottoscrizione di una convenzione l’Azienda, a nome dei Comuni dell’Ambito territoriale, acquista per i propri cittadini le prestazioni socio educative erogate dalle unità d’offerta private per la prima infanzia identificate dalla Regione con D.G.R. 11 febbraio 2005 n. 20588 vigenti unicamente all’interno dell’Ambito Valle Imagna - Villa D’Almè. Asili nidi presenti nell’Ambito: n° 3 privati, n° 2 pubblici DENOMINAZIONE SEDE ENTE GESTORE NIDO COMUNALE ”IN VOLO” NIDO COMUNALE “NIDO DEI TIGLI” ASILO NIDO PRIVATO “C’ERA UNA VOLTA” ASILO NIDO PRIVATO “DOLCI SOGNI” ASILO NIDO PRIVATO “OIBÒ” VIA MARIE CURIE,1 PALADINA P.ZZA CEPINO, 1/A SANT’OMOBONO T. COMUNE PALADINA COMUNE ALMENNO S.B. PRIVATO VIA VOLTURNO,3 PALAZZAGO PRIVATO 16 VIA REGINA TEODOLINDA, 3 ALMENNO S. S. PRIVATO 29 VIA DON MINZONI,2 ALMENNO S.B. POSTI AUTORIZZATI 50 32 21 Gli spazi per la famiglia e la genitorialità rappresentano una risorsa fondamentale per il nostro territorio che dovrebbe essere maggiormente valorizzato in quanto accoglie in un ambiente sereno e allegro bambini da zero mesi a tre anni ed i loro genitori e accompagnatori . Difatti in un contesto accogliente i bambini aiutati dai genitori e con la guida di personale esperto possono sperimentare materiale e giochi , incontrare coetanei ed adulti nuovi . Gli adulti hanno invece la possibilità di confrontarsi, trovare sostegno rispetto al proprio ruolo genitoriale o semplicemente trascorrere, in modo sereno, del tempo con i loro piccoli. Spazi per la famiglia e la genitorialità presenti nell’Ambito: n. 7 Denominazione Sede Ente Gestore Progetto Spazio Gioco “Cado Giù” Almenno San Salvatore Almenno San Bartolomeo Berbenno Associazione Spazio Famiglia Onlus Cooperativa Città del Sole Cooperativa Sociale il Varco Cooperativa Sociale il Varco Cooperativa Sociale il Pugno Aperto Cooperativa Sociale Il Varco Cooperativa Città del Sole Azione di sostegno alle famiglie “Unduetre.. Mondo avanti a me” Madre Terra Spazio Gioco “Unduetre..Mondo” Spazio Gioco “La coccinella” Spazio Gioco “La stanza dei Giochi” Spazio Gioco “Il Girasole” Sant’Omobono T. Spazio Giochi “Nel paese dei balocchi” Spazio Giochi di Valbrembo Villa d’Almè e Almè Paladina Valbrembo Pagina 63 di 91 Azione di sostegno alle famiglie Azione di sostegno alle famiglie La natura ci aiuta Azione di sostegno alle famiglie Destinatari: Minori da 0-3 anni e loro famiglie Obiettivi nel prossimo triennio: Gli spazi per la famiglia e la genitorialità: Costruire un piano annuale in accordo con i Servizi; mantenere un coordinamento costante che consenta l’identificazione di standard qualitativi condivisi nelle diverse unità d’offerta con l’obiettivo di adottare una carta dei servizi. Per i nidi: Proseguimento della convenzione per la gestione dei posti nidi in rete, potenziamento dell’offerta dei posti, riduzione e contenimento delle rette, lavoro di coordinamento con particolare attenzione ad individuare strumenti per valutare la qualità del servizio. Per entrambi i servizi: facilitare un lavoro di rete tra i vari servizi presenti sul territorio in modo da poter sostenere le famiglie (rapporto con il Consultorio A.S.L.). Attori coinvolti: Cooperative, Azienda, Comuni dell’Ambito, Consultorio A.S.L. Strumenti di monitoraggio e di valutazione utilizzati: relazioni periodiche, reports. PROGETTI EXTRASCOLASTICI Caratteristiche e finalità: I progetti e i servizi dell’extrascuola sono un insieme di iniziative diversamente denominate (spazi compiti, non solo compiti, laboratori…), promosse da vari soggetti (enti locali, Parrocchie, Associazioni, Cooperative, ecc.), rivolte a ragazzi della Scuola primaria e secondaria che propongono, in orario pomeridiano, attività di supporto scolastico spesso associate ad attività di tipo ludico, ricreativo e animativo, espressivo e culturale, con la possibilità di sperimentare relazioni con coetanei e con adulti, valorizzando molte delle risorse educative “naturali” di un territorio: genitori, Insegnanti, volontari, giovani, educatori, ecc. I progetti sono rivolti a Minori della Scuola primaria e secondaria e coinvolgono l’Ambito, Comuni dell’Ambito, Cooperative, volontari, Istituti Comprensivi, Insegnanti, famiglie. Obiettivi per il prossimo triennio: promozione di un luogo di raccordo per i progetti attivi in tutto l’Ambito territoriale fra le iniziative e gli interventi extrascuola per sviluppare attenzioni e investimenti condivisi tra famiglia, Scuola, e Agenzie educative sul territorio. Questo raccordo di Ambito consente la valorizzazione delle diverse risorse impegnate con funzione educativa nei progetti extrascuola (per marzo 2012 è previsto una manifestazione che coinvolge tutti i volontari dei servizi in oggetto) attraverso eventuali occasioni di supporto e formazione. Strumenti di monitoraggio e di valutazione utilizzati:incontri di coordinamento, relazioni periodiche, reports. COMUNE ALMENNO S.S. BERBENNO BERBENNO (PONTE GIURINO) CORNA IMAGNA LOCATELLO PALADINA- VALBREMBO SANT’OMOBONO TERME (SELINO ALTO) SANT’OMOBONO TERME (SELINO BASSO) VILLA D’ALME’ “PROMOTORE” COMITATO GENITORI ISTITUTO COMPRENSIVO DI SANT’OMOBONO ISTITUTO COMPRENSIVO DI SANT’OMOBONO ISTITUTO COMPRENSIVO DI SANT’OMOBONO PARROCCHIA DI LOCATELLO ISTITUTO COMPRENSIVO DI PALADINA ORATORIO – GENITORI SELINO ALTO ISTITUTO COMPRENSIVO DI SANT’OMOBONO ASSOCIAZIONE NOI DI VILLA SPORTELLO CONSULENZA SOCIO PSICO PEDAGOGICA Caratteristiche e finalità: L’équipe socio psicopedagogica si conferma un valido strumento per affrontare il disagio scolastico all’interno della Scuola con le seguenti funzioni: 1. Filtro rispetto alle segnalazioni di disagio con l’obiettivo di indirizzare in modo appropriato la richiesta e di evitare invii in propri ai servizi specialistici; 2. Creazione di una rete con i servizi territoriali, in particolare i Servizi Sociali comunali e i Consultori familiari per l’invio delle situazioni che necessitano di una presa in carico; Pagina 64 di 91 3. Supporto, attraverso specifici strumenti psico pedagogici, alle situazioni di disagio legate al contesto scolastico. Il Servizio di Sportello Psicologico rappresenta un intervento che intende favorire la sinergia/relazione operativa tra i vari servizi presenti sul territorio, Non si propone certo in alternativa / sostituzione dei sevizi sociali e territoriali presenti, ma rappresenta un servizio che si propone di incontrare e individuare il bisogno dell’utente, analizzare le risorse, attivare strategie attraverso un percorso di consultazione Psicologica con gli Insegnanti e la famiglia del minore. Dato il carattere di consultazione Psicologica e la necessità di garantire un intervento il più adeguato possibile, gli Operatori hanno previsto, nel rispetto dei criteri che caratterizzano il processo di consultazione, un massimo di 3 incontri nel corso dell’anno scolastico. Qualora l’Operatore ravvisi la necessità di ulteriori incontri, approfondimenti o psicoterapia si è consigliato alla famiglia di rivolgersi alle strutture specialistiche presenti sul territorio e viene curato l’accompagnamento. Un’ulteriore funzione che qui vale la pena di segnalare, è l’accompagnamento di situazioni che presentano problematiche specifiche all’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile competente per territorio o ad altri servizi individuati. Gli altri servizi contattati sono i Servizi Sociali dei Comuni e dell’Azienda attraverso la rete degli Assistenti Sociali e i servizi Consultoriali A.S.L.. Destinatari: Minori della Scuola primaria e secondaria,famiglie, Insegnanti. Obiettivi per il prossimo triennio: potenziare il servizio creando una continuità attraverso una progettazione triennale e promuovere che lo stesso entri in sinergia con i Servizi Sociali e il Consultorio. GIOVANI E ADOLESCENTI: Politiche di Ambito per la promozione degli adolescenti e dei giovani. LA PROMOZIONE DELLE COMPETENZE E DEI DIRITTI DEGLI ADOLESCENTI E DEI GIOVANI Caratteristiche e finalità: L’Ambito Valle Imagna - Villa D’Almè promuove un percorso dove la cittadinanza attiva può diventare un modello per la crescita umana dei giovani. L'obiettivo è quello di contribuire alla promozione delle politiche per i giovani, insieme ad una cultura e ad una metodologia di intervento fondata sulla cittadinanza attiva, sulla progettazione partecipata e sul lavoro di rete nella Comunità locale. Occuparsi di giovani, significa avviare un processo articolato e impegnativo, intendendo il gruppo dei pari come risorsa capace di stimolare altri coetanei, e quindi capace di favorire modelli di identificazione dal basso e liberare energie innovative. Il termine promozione è dunque inteso in un’eccezione che si allarga all’intero contesto territoriale perché la responsabilità e l’opportunità dell’educazione non vanno delegati a pochi esperti, ma devono essere condivisi dall’intera comunità. Il Tavolo Minori e Famiglie dal 2010 ha promosso una progettualità unica sul tema delle politiche giovanili; il tentativo è stato quello di coinvolgere gli assessori di riferimento per condividere dei percorsi comuni. La proposta progettuale ha visto la promozione di incontri formativi e di confronto con gli Assessori alle Politiche giovanili; istituzione di un tavolo delle Politiche giovanili che ha permesso la conoscenza tra i soggetti partecipanti, lo scambio di informazioni e la promozione di iniziative. Nella progettualità del 2010 è stata data preferenza a sostenere economicamente le azioni promosse da Associazioni Giovanili e Gruppi Giovanili dei 21 Comuni dell’Ambito per l’anno 2011. Il bando 2010 a favore dei soggetti giovani è stato un primo passo per conoscere meglio le nostre realtà giovanili in modo da poter promuovere le azioni rivolte ai giovani che si svolgeranno sul nostro territorio e parallelamente accompagnare i nostri giovani ad esprimere una propria passione per farla diventare patrimonio per la comunità. Pagina 65 di 91 Di conseguenza nel mese di Dicembre 2010 sono stati finanziati le seguenti progettualità: ASSOCIAZIONI E GRUPPI GIOVANILI ASSOCIAZIONE EVENTI D’ARTE DI ROTA D’IMAGNA “ROUND MIDNIGHT” ASSOCIAZIONE “GRUPPO GIOVANI” DI VILLA D’ALMÈ PROGETTO SS-G-M- PRESENTATO DALL’ORATORIO BEATO PAPA GIOVANNI XXIII DI ALMÈ ASSOCIAZIONE JUNIOR BAND DI ALMENNO SAN SALVATORE “CRESCERE CON LA MUSICA” ASSOCIAZIONE BALAFUS FEST DI BERBENNO “BARLAFUS FEST 2011” ASSOCIAZIONE ARENA DI VILLA D’ALMÈ “ENJOY ARENA” ASSOCIAZIONE AJF PER LA PACE DI ALMENNO SAN BARTOLOMEO “WEEK-END SPORT & MUSIC PER I GIOVANI ASSOCIAZIONE GIOVANI DI CORNA DI CORNA IMAGNA “ GIOVANI MA CITTADINI” ASSOCIAZIONE ORIGINALMEN DI ALMENNO SAN SALVATORE ATTIVITA’ SVOLTE ORGANIZZAZIONE DI CONCERTI NEI LOCALI DELLA ZONA CON MOMENTI DI TESTIMONIANZA DI SPORTIVI E MUSICISTI ATTIVITÀ DI CINEFORUM SUI 150 ANNI DELL’UNITÀ DI ITALIA ATTIVITÀ DI SPAZIO GIOCO-ATTIVITÀ LABORATORIALI E DI FORMAZIONE PER IL GRUPPO ADOLESCENTESCUOLA MUSICALE ATTIVITÀ CONCERTISTICHE IN ALCUNI COMUNI DELL’AMBITO ORGANIZZAZIONE DELLA FESTA DELLA PACE ORGANIZZAZIONE DI UNA FESTA IL CUI RICAVATO È STATO DEVOLUTO AD UN PROGETTO IN UGANDA ORGANIZZAZIONE DI UN WEB DI SPORT PER I GIOVANI DEL PAESE E DELL’AMBITO ORGANIZZAZIONE DI QUATTRO EVENTI SUL TERRITORIO DI CORNA IMAGNA: “PECÀ FÒ MARS”, L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE DEL GRUPPO GIOVANI ,LA GIORNATA ECOLOGICA E UNA FESTA SERALE . ORGANIZZAZIONE DI UN TORNEO DI BEACH VOLLEY Obiettivi per il prossimo triennio: Bando Gruppi e Associazioni Giovanili: Il Bando ha lo scopo di continuare a supportare economicamente e con un accompagnamento progettuale i giovani del nostro territorio. In seguito alle esperienze degli anni scorsi si è rafforzata l’idea di proseguire a sostenere i nostri giovani a concretizzare una propria passione creativa e culturale, per farla diventare patrimonio per la comunità . Di conseguenza attraverso il Bando Giovani si ha intenzione di continuare a supportare le Associazioni giovanili e i Gruppi informali giovanili dei 21 Comuni dell’Ambito che collaborano già attivamente nella promozione delle politiche permettendo loro di esprimere le proprie risorse e di accrescere le proprie competenze e autonomie. Coordinamento di un Tavolo delle Politiche Giovanili: Il confronto è punto di partenza per costruire azioni maggiormente condivise ed efficaci. La creazione sul territorio di un Tavolo per le Politiche Giovanili ha avuto l’obiettivo di promuovere un atteggiamento culturale che vede nel giovane un Soggetto inserito in una comunità più ampia, che può essere per lui una risorsa, e per la quale può diventare a sua volta risorsa e non solo destinatario di interventi. L’Ambito Valle Imagna – Villa D’Almè si caratterizza per una presenza di diverse realtà che lavorano con e per i giovani. Esistono Cooperative sociali, Associazioni, Oratori, Gruppi sportivi e servizi territoriali che operano alla concretizzazione del “benessere del giovane”. Alla luce della positiva esperienza degli anni precedenti per il prossimo triennio si ritiene che il Tavolo Politiche Giovanili possa avere come partecipanti alle riunioni,non solo Assessori Alle Politiche Giovani e rappresentati dei Gruppi Giovanili, ma a seconda delle tematiche trattate, anche gli Oratori e Società Sportive e soggetti del Terzo Settore che svolgono attività e/o realizzano progetti con i giovani. PROPOSTE SPERIMENTALI: Costituzione di una Festa di Ambito: Organizzazione di una prima festa “Giovani di Ambito” celebrata in uno dei 21 Comuni del territorio, a coronamento delle attività realizzate dai singoli Gruppi Giovanili. Con un accompagnamento degli Operatori Pagina 66 di 91 sociali i giovani del Tavolo Politiche Giovanili prepareranno una giornata all'insegna dell'allegria e dello stare insieme. Costituzione di Un Codice Etico : L’Obiettivo è di creare un Codice Etico sulla salute e sulla somministrazione di alcool, con gliEntiGestori dei luoghi di divertimento giovanile. L’elaborazione del Codice Etico non sarà solamente un modo per incentivare il rispetto della legge sull’erogazione degli alcolici e sui codici stradali ma le attenzioni proposte potrebbero integrarsi a azioni di prevenzione (formazione del personale sui messaggi da inviare ai giovani) e creare all’interno dei locali anche delle alternative al bere ( momenti di creatività e svago). Si prevede di iniziare con una progettualità sperimentale nel 2012 su due Comuni dell’Ambito. Attori coinvolti: l’Ambito, le Amministrazioni Comunali, il Dipartimento Dipendenza dell’A.S.L. di Bergamo, il Comando di Polizia, i gestori dei luoghi di divertimento giovanile, le Associazioni e Gruppi Giovanili. Prevenzione del disagio socio-culturale e promozione della salute, della sicurezza e del benessere PROGETTO BREAK-POINT Caratteristiche e finalità: Il progetto Break Point Scuola si connota come intervento di sensibilizzazione e formativo finalizzato a prevenire i comportamenti di consumo di sostanze psicoattive legali ed illegali che, come segnalano diversi indicatori e varie ricerche a carattere nazionale e locale, interessano fasce di popolazione sempre più giovani. Sotto il profilo metodologico il progetto si struttura in coerenza con gli orientamenti dei più autorevoli organismi in tema di salute e prevenzione, che invitano in particolare ad intervenire nei momenti delle transizioni evolutive più delicate (come ad es. il passaggio dalla Scuola primaria di 1° e 2° grado), proponendo azioni articolate su più categorie di destinatari diretti e indiretti (studenti, genitori, docenti...) e individuando negli Insegnanti il fulcro della progettazione e della gestione delle azioni da sviluppare nel contesto scolastico. La finalità della proposta è quella di favorire una tematizzazione critica nei diversi destinatari degli interventi sulle problematiche educative e preventive implicate dai comportamenti di consumo di sostanze psicoattive per sensibilizzare all’assunzione di stili di vita sani e alla prevenzione dei rischi correlati all’uso di tali sostanze. Il progetto si rivolge alle classi terze degli Istituti Comprensivi del Distretto Val Imagna Villa D’Almè individuabili nei territori di: Sant’Omobono – Berbenno, Paladina, Almenno San Salvatore, Almenno San Bartolomeo, Paladina. Il progetto individua come destinatari anche i docenti referenti che vengono individuati dalle singole Scuole e i genitori degli alunni coinvolti nei percorsi formativi. Obiettivo per il prossimo triennio: Promuovere la formazione dei docenti e la realizzazione di programmi di life skills. Tali programmi sono istituiti dal Commissione Prevenzione del Dipartimento delle Dipendenza A.S.L. di Bergamo e sono finalizzati a rafforzare i fattori protettivi e a ridurre i fattori di rischio, nelle Scuole primarie e secondarie di primo grado (attualmente hanno aderito 2 istituti scolastici da settembre aderirà un altro). Dare continuità al rapporto di collaborazione tra Ambito Territoriale e Dipartimento Dipendenze dell’A.S.L.,in raccordo con la Commissione Prevenzione, per quando riguarda la programmazione condivisa e la definizione di eventuali nuovi interventi di prevenzione, in collaborazione con la rete dei diversi soggetti attivi sul territorio Destinatari: Minori della Scuola primaria e secondaria, famiglie, Insegnanti. Attori coinvolti: l’Ambito, gli Istituti Comprensivi, gli Insegnanti, le famiglie, Pagina 67 di 91 - - gli Operatori del territorio, la Commissione Prevenzione del Dipartimento delle Dipendenza A.S.L. di Bergamo, il Terzo Settore. 4C. TAVOLO TEMATICO AREA DISABILI E SALUTE MENTALE Premessa Regione Lombardia, ma in generale il sistema socio assistenziale nazionale, tende a promuovere un sistema di welfare di prossimità e di rete all’interno della comunità. Nello specifico della Disabilità si legge già nella D.g.r. VIII/010603 del 25.11.09 che “per affrontare le molteplici problematiche che riguardano la vita della persona disabile, dall’integrazione familiare all’inserimento scolastico, dall’inclusione sociale alla sua sostenibilità economica sono necessari strumenti in grado di accompagnare la persona e la sua famiglia lungo tutto il percorso di vita e che siano in grado di attivare e valorizzare non solo il potenziale umano della persona disabile, ma anche il potenziale sociale della Comunità locale2”. Tale direzione viene sollecitata nelle nuove linee di indirizzo di Regione Lombardia per la programmazione locale 2012-2014, documento nel quale si legge la volontà di “porre le basi per la transizione verso un sistema di welfare in cui gli enti locali assumano una funzione di “imprenditori” di rete. Pertanto, alla luce dei nuovi bisogni emergenti riflesso di una società che sta mutando, anche il sociale assiste all’emergere di nuovi fenomeni fortemente orientati a proporre nuovi assetti organizzativi per un moderno sistema di welfare in grado di offrire risposte adeguate. Si sente così parlare di imprenditoria sociale. “In una fase di ridefinizione del ruolo dell’intervento pubblico, in relazione alle nuove esigenze della società, e a una sempre maggiore evidenza del progressivo ridursi del finanziamento pubblico del welfare, occorre che prima di tutto i Comuni, titolari della programmazione sociale a livello locale, sappiano orientarsi in modo nuovo nel riconoscimento reciproco di competenze, ruoli, risorse, nell’intreccio di relazioni, nella costruzione di interazioni e nella promozione di sinergie nella Comunità locale .Per i Comuni dunque, e per gli attori del territorio, più che mai, diviene necessario operare in modo integrato e condiviso, per non disperdere le risorse in interventi frammentati, e per presidiare tutte le possibilità di generare risorse nelle reti, sia tra attori pubblici, sia con tutti gli altri attori dei territori.3”. In quest’ottica anche il tavolo Disabilità – salute mentale nell’ultimo triennio ha avviato e in prospettiva intende proseguire un percorso condiviso di riflessione, di promozione e valorizzazione di azioni sinergiche fra i vari attori del territorio, locale ma non solo, per il perseguimento di obiettivi congiunti in risposta a bisogni espressi o rilevati. Nell’ultimo anno le principali azioni sono state rivolte in particolare a: 1) Sostenere e promuovere percorsi condivisi per garantire il sostegno scolastico quale azione all’interno di un progetto di vita dell’alunno disabile, in particolare raccordo con il neo nato Gruppo di gestione del CTRH (Centro Territoriale Risorse per l'Handicap) istituito presso l'IC di Suisio con lo scopo di coordinare interventi e risorse per l'integrazione degli alunni disabili nella Scuola; 2) Approfondire e aderire alle azioni promosse a livello provinciale a sostegno dei percorsi rivolti all’inserimento lavorativo promuovendo e sostenendo azioni specifiche nel nostro territorio; 3) Aderire al Progetto Regionale “Liberi Legami” per la promozione nel nostro territorio – in collaborazione con il tavolo Anziani e la Consulta del Volontariato - dell’istituto dell’Amministratore di Sostegno ai sensi della Legge 6/2004. L’A.D.S. ha la funzione di mettere al centro dell’azione di protezione giuridica la persona fragile, i suoi bisogni, le sue aspettative ma al tempo stesso valorizzandone le risorse e le autonomie; 2 Regione Lombardia Deliberazione n. VIII/010603 del 25.11.2009 “Linee di indirizzo a sostegno delle iniziative in favore dell’inserimento socio – lavorativo delle persone disabili”; 3 Regione Lombardia Deliberazione n. IX/2505 del 16.11.2011 “Un Welfare della sostenibilità e della Conoscenza – Linee di Indirizzo per la Programmazione Sociale a livello locale 2012-2014” Pagina 68 di 91 4) Definire criteri condivisi a livello di Ambito per il funzionamento di C.S.E. e S.F.A.; 5) Proseguire la riflessione condivisa sul tema della Salute Mentale per giungere ad una maggior consapevolezza delle risorse presenti nonché delle criticità e proporre delle strategie per una risposta sempre più adeguata e qualificata ai bisogni del territorio; 6) Promuovere la messa in rete delle iniziative delle singole Agenzie territoriali con la creazione di una mailing list accessibile anche alla Newsletter dell’Azienda per una maggior conoscenza, condivisione e diffusione; 7) Verificare periodicamente l’andamento dei Voucher per disabili e promuovere una riflessione per eventuali migliorie o definizione di altri strumenti in risposta a bisogni incontrati sul territorio da sottoporre all’attenzione della direzione e presidenza dell’Azienda. Obiettivi La volontà dei partecipanti al tavolo è quella di proseguire il lavoro svolto sino ad ora favorendo un continuo raccordo e sollecitando un confronto con gli altri Ambiti, affinché l’esperienza di ciascuno possa essere valorizzata e risulti essere da stimolo per gli altri. E’ comunque necessario promuovere una maggiore uniformità nell’offerta partendo da un obiettivo comune che è il raggiungimento del benessere della comunità, nella comunità e con la comunità. Nello specifico per il prossimo triennio, quindi, il tavolo propone alcuni obiettivi che vengono declinati in azioni dedicate alle singole situazioni conosciute dai Servizi Sociali territoriali a fianco di interventi rivolti più all’intera comunità, al fine di promuovere e accrescere una cultura di prossimità, di sussidiarietà e di reciproca mutualità. In concreto quindi ci si propone di: 1. SOSTENERE IL SISTEMA DI VOUCHER già consolidato in questi anni. Il voucher socio - educativo ed assistenziale è un assegno di servizio finalizzato all’acquisto-fruizione di prestazioni necessarie per completare, integrare o potenziare i progetti di assistenza e di sostegno educativo all’integrazione sociale di persone in situazione di disabilità, con la facoltà delle famiglie di individuare un proprio servizio di fiducia tra una serie di gestori accreditati. Attraverso il voucher si intende conferire maggiore flessibilità e appropriatezza agli interventi incrementando anche una rete diversificata di Operatori promuovendo la partecipazione attiva di soggetti gestori di servizi e delle famiglie. Con l’introduzione dei voucher si intende attivare una pluralità di interventi tramite i quali rispondere ad una domanda di servizi eterogenea ed in evoluzione, ampliare quantitativamente e tipologicamente l’offerta dei servizi all’interno di una cornice istituzionale che ne fissa le regole a garanzia della qualità. L’erogazione avviene come sostegno economico ad un progetto pensato, costruito e da realizzare che vede protagonisti il Soggetto, la sua famiglia e i servizi territoriali e specialistici coinvolti nel perseguimento di obiettivi condivisi. Voucher sociali per prestazioni domiciliari ed extra domiciliari; Voucher sociali per interventi di sollievo; Voucher sociali per frequenza CRE; Voucher socio occupazionale; Voucher per frequenza SFA, CSE, STD. Pagina 69 di 91 Comparazione dati DISABILITA’ ANNO 2009 TIPO BUONO VOUCHER N° UTENTI VOUCHER SOCIOLAVORATIVI (SOCIO OCC, PMT) BUONO FAMIGLIA E LAVORO 14 (UTENTI SIL) BUONO SVANTAGGIO SOCIALE BUONO SALUTE MENTALE N° MESI BUDG ET SPESO 25.86 1€ ANNO 2010 N° COMUNI INTERESS ATI 8 N° UTENTI N° MESI BUDGET SPESO 7 42 M 4 24 M N° UTENTI N° MESI BUDGET SPESO 6.568,40 € N° COMUNI INTERESS ATI 5 15 52 M 9.774,96 € N° COMUNI INTERES SATI 8 7.200 € 3 9 67 M 20.100 € 6 1.000 € 4 9 9.000 € 6 10.910 € 8 12 9.847,60 € 6 5 1.750 € 3 10 5 21 4.606 € 4 13 ANNO 2011 148 M 95 M SPAZIO AUTISMO 4 1.095 € 2 6 1.750 € C.R.E. 9 5.618, 30 € 5 11 6.599,40 € 5 9 5.211,78 € 4 SOLLIEVO DISABILI 8 27.93 6,32 € 5 9 20.356,20 € 6 12 28.284 € 9 DOMICILIARI E EXTRA 3 4.356, 24 € 3 11 8.152,72 € 6 13 10.993,62 6 Pagina 70 di 91 2. PROMUOVERE L’ISTITUTO DELL’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO. Nel 2011 l’Ambito ha accolto la proposta di aderire al progetto provinciale “Liberi Legami”, promosso dal CBI (Coordinamento Bergamasco per l’Integrazione Onlus) in collaborazione con Enti ed Associazioni del territorio, con la finalità di promuovere l’istituto dell’Amministratore di Sostegno normato dalla legge n. 6/2004. Obiettivo della normativa è «tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana». Per raggiungere tale obiettivo, la legge istituisce l’Amministratore di Sostegno quale nuova misura di protezione giuridica, pensata con la specifica finalità di rappresentare e sostituire la persona che, a causa di una infermità o di una patologia, si trova nell’impossibilità, a temporanea, di provvedere ai propri interessi. Questo strumento ha come funzione principale quella di mettere al centro dell’azione di protezione giuridica la persona fragile, i suoi bisogni e le sue aspettative, le sue debolezze e le sue fragilità, valorizzando le autonomie e le risorse presenti, così da facilitare la costruzione del proprio progetto di vita. I principi ispiratori di questo progetto trovano accordo con la volontà dell’Ambito di promuovere azioni di prossimità, creando sinergie tra le persone e valorizzando il territorio intrecciando bisogni e risorse, mettendo al centro dei vari interventi sempre la Persona in un’ottica di responsabilità condivisa. L’Ambito intende proseguire nel percorso già avviato di sensibilizzazione di tale istituto. Promuovere un percorso formativo per persone del territorio disponibili ed interessate come possibili Amministratori di Sostegno per favorire la costituzione di un Albo. A tal fine si inviterà ciascuna realtà comunale affinché individui nel proprio territorio la disponibilità di risorse e faciliti la fruizione da parte delle famiglie che ne necessitano. Promuovendo altresì forme di mutualità per favorire un confronto e un reciproco supporto sia tra gli A.D.S. che tra le famiglie. 3. PROMUOVERE LA REALIZZAZIONE DI UN PROGETTO DI VITA CONDIVISO. Favorire quindi una rete di servizi socio educativi, assistenziali e sanitari (Scuola, A.S.L., NEUROPSICHIATRIA INFANTILE, Servizi Sociali comunali, Terzo Settore, vicinato…) che accompagnino in maniera sinergica il singolo e la sua famiglia durante tutto il percorso di vita, garantendo una continuità di cura, di assistenza, di sostegno e di confronto promossa dai Servizi Sociali territoriali con l’impegno di facilitare le opportune collaborazioni con i servizi specialistici, nonché con le altre risorse formali o informali per una maggiore integrazione, per un reciproco benessere e per evitare la frammentazione e la settorialità degli interventi. Promuovere la conoscenza e la fruizione delle varie esperienze attive nell’Ambito a regime diurno e residenziale rivolte al disabile adulto sia nei termini di valorizzazione delle residue autonomie (laboratori socio occupazionali progetti mirati di territorio, SFA, CSE, STD), sia di sollievo per la famiglia (accoglienza temporanea o definitiva in contesti comunitari). Promuovere forme di accompagnamento al lavoro, favorendo l’impiego di ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente. Pertanto in concreto: a) Si darà seguito all’attuazione del Protocollo d’Intesa elaborato durante lo scorso anno. Il Protocollo ha definito la costituzione di un Nucleo multidisciplinare che attraverso l'attivazione di interventi plurispecialistici e l'utilizzo di metodologie di rete, valuta, orienta ed accompagna il cittadino disabile, e la sua famiglia, alla definizione del Progetto di vita, con il coinvolgimento dei soggetti pubblici, del Terzo Settore e dell'Associazionismo presenti sul territorio. Il Nucleo si pone i seguenti obiettivi: stabilire strumenti utili alla definizione del bisogno (procedure, schede di segnalazione, ecc) concordati con i servizi coinvolti; orientare ed accompagnare la persona e la sua famiglia ai servizi del territorio utili all’approfondimento della situazione (servizi specialistici, Consultorio familiare, Scuole, sportello sociosanitario per invalidità, Consultorio Disabili A.S.L., ambulatorio per la disabilità adulta degli Ospedali Riuniti di BG,ecc); definire con il Servizio Sociale di competenza, la persona e la sua famiglia il progetto di vita; orientare ed accompagnare la persona e la sua famiglia alla conoscenza delle “risorse” anche informali presenti sul territorio utili alla definizione del progetto di vita; garantire il monitoraggio e rivalutazione periodica del progetto di vita. Pagina 71 di 91 b) Si sosterrà l’assistenza educativa scolastica quale parte integrante del progetto di vita favorendo il raccordo con il territorio. Il contesto scolastico è uno spazio privilegiato in cui l’alunno può mostrare i primi segni di disagio o di difficoltà di apprendimento. In tal senso una diagnosi precoce e l’attivazione di percorsi mirati può evitare l’acuirsi di una situazione e favorire un accompagnamento della famiglia. La Scuola altresì affianca la persona con disabilità per un periodo relativamente lungo fino a condurlo nel mondo degli adulti. Facilitare una comunicazione e una reciproca conoscenza di ciò che ciascuna agenzia offre sicuramente agevola la realizzazione di un progetto di vita realmente a misura della persona e della sua famiglia. Pagina 72 di 91 c) Si proseguirà nel lavoro avviato lo scorso anno nel sottogruppo “SFA CSE STD” che vede la partecipazione di rappresentanti degli Enti Gestori, dei Servizi Sociali comunali, del CTRH e della NEUROPSICHIATRIA INFANTILE per la condivisione di indirizzi e la costruzione di una risposta educativa ed assistenziale integrata in linea con le esigenze espresse dalle famiglie o rilevate dal sistema. Si promuoverà una maggior conoscenza dei servizi e progetti territoriali diurni e residenziali (SFA, CSE, STD,CDD, CSS) con la realizzazione e diffusione di materiale divulgativo condiviso che possano essere facilmente consultabili dalle famiglie. d) Si sosterranno percorsi e processi legati alla tematica dell’inserimento lavorativo. Il tema dell’inserimento lavorativo per soggetti disabili risulta di particolare rilevanza per il nostro Ambito, soprattutto nell’attuale situazione socio-economica particolarmente complessa, che ha evidenziato forti elementi di debolezza e ha colpito non solo i cittadini disabili, ma in generale un’ampia fascia di popolazione (giovani, donne, adulti in età lavorativa che non riescono più a rientrare nel mondo del lavoro) generando un bisogno sempre più diffuso di supporto e aiuto concreto per il reinserimento nel mondo del lavoro. Pagina 73 di 91 Al fine di comprendere in maniera più organica le sempre maggiori difficoltà di inserimento di soggetti disabili nel mondo del lavoro, è indispensabile partire da un’attenta analisi del fenomeno. Questa ha portato a sottolineare come il territorio dell’Ambito sia, non solo parte di una crisi generalizzata, ma presenti anche caratteristiche di impoverimento dei settori produttivi e delle potenzialità imprenditoriali che in passato erano il fulcro dell’economia vallare (legno, edilizia). E’ necessario pertanto sottolineare come la situazione di crisi lavorativa sta rendendo sempre più complesse le azioni di scouting aziendale (ricerca aziendale e rilevamento mansioni); è inoltre evidente che le prospettive lavorative per i disabili sono sempre più lontane dai luoghi di residenza: la Valle Imagna non possiede quasi più aziende in obbligo di assunzione. E’ necessario pensare che i disabili di tali zone per trovare lavoro si debbano spostare o verso l’interland di Bergamo o verso le zone dell’Isola Bergamasca. Ciò va a selezionare ulteriormente i soggetti realmente inseribili al lavoro (questi devono infatti essere in grado di muoversi in autonomia, meglio se con mezzi propri poiché il mezzo pubblico ha orari poco facilmente conciliabili, soprattutto per le persone che abitano l’Alta Valle). Attualmente sono due le possibilità di ricerca attiva del lavoro che possono essere promosse e sostenute dall’Ambito: 1. Per quanto riguarda le aziende in obbligo di inserimento lavorativo secondo i criteri Lg. 68/99 la ricerca e lo sviluppo di buone prassi per il matching aziendale (incontro domanda e offerta: azienda-lavoratore) è condotto grazie a tavoli istituzionali afferenti al Piano Provinciale Disabili. Gli strumenti e le metodologie fornite dal Servizio di Collocamento Mirato Provinciale, supportate dai diversi Centri per L’impiego e condivise dagli Enti accreditati operanti ed attivi sui tavoli, garantiscono la sinergia fra i diversi attori che operano sul territorio, sostenendo una migliore efficacia, soprattutto nell’incontro con le aziende, che riescono ad essere coinvolte con un discreto successo proprio grazie alla presenza attiva della Provincia. Sicuramente va sottolineato come le possibilità di inserimento si trovano nella parte bassa della Valle e i soggetti inseribili grazie a queste procedure (doti) presentano caratteristiche di una discreta collocabilità. Punto debole risulta pertanto essere la necessità di spostamento in zone più ricche di aziende e la possibilità di inserimento, in prevalenza, per profili lavorativi alti e per persone con disabilità non particolarmente compromettenti. Va inoltre sottolineato che le possibilità di inserimento lavorativo di persone Disabili iscritte alle liste di Collocamento Mirato, tramite il Piano Provinciale, non soddisfano in maniera totale l’esigenza del territorio. Anche senza considerare le liste pregresse di Disabili ogni anno è molto maggiore il numero degli iscritti rispetto ai soggetti effettivamente reinseriti o inseriti in realtà produttive. 2. Proprio per rispondere alle numerose esigenze di inserimento lavorativo di soggetti iscritti alle liste del Collocamento Mirato, ma impossibilitati a muoversi in maniera autonoma in un territorio più vasto o con profili lavorativi non idonei, l’Ambito vuole porsi l’obiettivo per i prossimi anni di lavorare in maniera territoriale e su relazioni di comunità. Nell’area più generale della fragilità e vulnerabilità sociale con l’anno 2011 sono stati promossi percorsi di sostegno alle aziende del territorio, soprattutto quello dell’alta valle al fine di sostenere gli imprenditori in questo difficile periodo di congiuntura economica negativa; l’obiettivo generale più importante risulta essere raggiungere il cittadino, in particolar modo il cittadino fragile e disabile, attraverso azioni di sostegno all’imprenditoria. Piccole azioni concrete possono creare nuove possibilità lavorative sul territorio, donando nuovo benessere all’intera cittadinanza e nuove opportunità di lavoro per tutti, anche per i Disabili. Questo percorso non è di semplice realizzazione, richiede tempo e attenzione costante e soprattutto impegno nel lavorare sia in una prospettiva più generale e di raccordo con gli altri territori, sia in una prospettiva di sviluppo locale e di cittadinanza. Si cercherà comunque attraverso l’Operatore di territorio di promuovere forme di cittadinanza attiva nei termini di responsabilità condivisa rispetto al problema del singolo. In particolare per la soddisfazione di alcuni bisogni si valorizzeranno forme di imprenditoria sociale quali per esempio collaborazioni con aziende locali per l’assunzione di soggetti con Disabilità. A fronte dell’obbligo di legge da parte di alcune realtà produttive del territorio di assunzione di soggetti appartenenti alle categorie protette e considerata la difficoltà riscontrata da alcune di esse a gestire situazioni con particolari disagi dovute ad un inserimento non filtrato, si vuole offrire l’opportunità di avviare collaborazioni con le aziende del territorio per l’inserimento di lavoratori ex lege 68/99 garantendo un’osservazione iniziale e un monitoraggio del Pagina 74 di 91 progetto favorendo con tale modalità un reciproco risultato: per l’azienda l’assolvimento dell’obbligo e il buon rendimento del Soggetto, per i servizi territoriali l’inserimento lavorativo. SALUTE MENTALE L’organizzazione dei servizi per la salute mentale vede, al momento, interagire i servizi specialistici con alcune realtà del Terzo Settore (Associazioni di familiari, di volontariato e privato non profit). Forte è la richiesta di tali soggetti impegnati nel territorio di promuovere una maggior attenzione e sensibilità alle problematiche attinenti la salute mentale. La creazione di contesti nella quotidianità della Comunità locale in cui poter accogliere e integrare soggetti con disagio psichico appare rilevante quale opportunità fruibile soprattutto per coloro ai quali si valuta - al termine di un percorso riabilitativo – il rientro al domicilio nella consapevolezza delle concrete difficoltà dovute ad un territorio che logisticamente fatica a dare risposte concrete. L’Ambito infatti è dislocato in un’area che racchiude realtà molto differenti tra loro alcune delle quali oggettivamente godono della presenza di limitate realtà aggregative, ricreative, socializzanti talvolta difficilmente raggiungibili. La proposta è, quindi, di: valorizzare ed incrementare quanto già esiste, favorendo la conoscenza delle risorse attive nel nostro Ambito e nei territori limitrofi per una maggior fruibilità da parte delle famiglie. Promuovere un maggior confronto tra servizi specialistici, Terzo Settore e Servizi Sociali territoriali per creare una consapevolezza e giungere alla definizione di nuove strategie e in particolare di contesti quotidiani all’interno della comunità in cui realizzare progetti di attività risocializzanti o socio educative. Sostenere l’erogazione di voucher finalizzati alla realizzazione di progetti socio occupazionali. 4D. TAVOLO TEMATICO AREA ANZIANI Il sistema di welfare è attraversato da profondi cambiamenti che impongono un ripensamento dell’intervento pubblico, del ruolo degli Enti e delle Aziende Sanitarie Locali, nonché della funzione della programmazione territoriale. Fonti diverse concordano nel rilevare che il bisogno di welfare nella società lombarda è sempre più presente e più complesso. Nuove fragilità si affacciano in questo scenario e nuove esigenze caratterizzano la popolazione nel suo insieme, in relazione ai cambiamenti nei contesti familiari, professionali e sociali. Si può così rilevare un’evoluzione dei bisogni caratterizzata da: l’invecchiamento della popolazione: è registrato dall’incremento continuo dell’indice di vecchiaia; il numero delle famiglie lombarde con almeno un anziano è superiore a quello delle famiglie con almeno un minore; la presenza di caregiver (chi si prende cura) informali retribuiti: sempre più ampio è il numero di famiglie che organizzano il proprio sistema di cura, ricorrendo a forme di caregiving informale; il numero stimato delle badanti sul territorio regionale era nel 2006 superiore a 125.000; il fenomeno dell’immigrazione: la Lombardia è la regione italiana con il più alto numero di immigrati, prevalentemente concentrati nelle province di Milano, Brescia e Bergamo. Gli Stranieri in Lombardia danno un contributo sempre più rilevante alla crescita della popolazione: se dal 2000 al 2008 i bambini nati da genitori italiani sono in leggero calo, aumentano quelli nati da un genitore italiano e uno straniero e triplicano i bimbi nati da genitori entrambi Stranieri. È altrettanto significativo constatare che la professione prevalente delle donne immigrate è quella di domestica a ore o di badante, quindi professioni che pongono in diretta relazione le donne immigrate con le famiglie lombarde. Nell’ultimo anno le principali azioni promosse dall’Azienda sono state rivolte in particolare a: orientare l’utente e la sua famiglia nella scelta del servizio più appropriato e rispondente al bisogno evidenziato, attraverso l’accompagnamento nei percorsi di accesso alla rete dei servizi; supportare la persona e la sua famiglia e\o il cargiver nella definizione del piano di assistenza; sostenere l’utilizzo di strumenti, come ad esempio il voucher demenze, e i punti di ritrovo e aiuto quali “Alzheimer Cafè”; Pagina 75 di 91 realizzare e monitorare progetti di vita legati all’erogazione di voucher sollievo e/o voucher CDI; aderire al Progetto Regionale “Liberi Legami” per la promozione, nel nostro territorio in collaborazione con il tavolo Anziani e la Consulta del Volontariato, dell’istituto dell’Amministratore di Sostegno ai sensi della Legge 6/2004. L’Amministratore di sostegno (A.D.S.) ha la funzione di mettere al centro dell’azione di protezione giuridica la persona fragile, i suoi bisogni, le sue aspettative, ma al tempo stesso di valorizzarne le risorse e le autonomie; promuovere azioni volte a sostenere la prevenzione dei disagi e delle problematiche degli Anziani in un’ottica di mantenimento del benessere della persona; potenziare il progetto “Aiuto Assistenza Anziani” promosso dalla Caritas Vicariale Valle Imagna; realizzare il progetto Badanti: riconoscere e sostenere prioritariamente l’impegno diretto dei caregiver, familiari o appartenenti alle reti di solidarietà, nell’accudire in maniera continuativa il proprio assistito in condizioni di fragilità. Di seguito vogliamo sottolineare gli interventi previsti per il nuovo Piano di Zona: 1. Sostegno alla domiciliarità: sostenere la cura di persone anziane fragili al proprio domicilio; 2. Sostegno e sviluppo della prossimità: uno degli obiettivi dell’Ambito Territoriale Valle Imagna - Villa D’Almè è di promuovere una rete di prossimità, attraverso forme innovative di domiciliarità e processi di costruzione di legami di vicinato, che portino alla connessione con le comunità sociali di riferimento e alla promozione di processi aggregativi; 3. Promozione della salute: secondo la Carta di Ottawa per la Promozione della Salute, quest’ultima è una risorsa per la vita quotidiana, non l’obiettivo del vivere. La salute infatti è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche. La salute si raggiunge allorché gli individui sviluppano e mobilitano al meglio le proprie risorse, in modo da soddisfare prerogative sia personali (fisiche e mentali), sia esterne (sociali e materiali). Salute e malattia non sono pertanto condizioni che si escludono a vicenda, bensì punti terminali di una comune continuità. 1. SOSTEGNO ALLA DOMICILIARITÀ Obiettivi: sostenere la cura di persone anziane fragili all’interno del proprio domicilio; realizzare un sistema di governo integrato di accesso alle unità di offerta della rete sanitaria, sociosanitaria e sociale per i soggetti fragili; questo sistema, denominato di continuità assistenziale, deve garantire risposte integrate ai bisogni complessi delle persone assistite e curate al proprio domicilio, attraverso una valutazione multidimensionale del bisogno e la realizzazione di programmi assistenziali individualizzati, evitando sovrapposizione di competenze, settorializzazione degli interventi e sprechi di risorse; ottimizzare l’accesso al sistema dei servizi e delle risorse territoriali, migliorandone il coordinamento, sia attraverso l’integrazione sistematica delle diverse entità istituzionali, sia attraverso la definizione dei percorsi e dei profili di cura più appropriati, nonché delle modalità d’intervento e di raccordo tra le stesse; migliorare la qualità della vita della persona fragile, evitando il ricorso improprio a ricoveri Ospedalieri o in strutture residenziali e non, favorendo il recupero delle capacità residue di autonomia e di relazione, prevenendo lo sradicamento dal proprio contesto socio-relazionale ed abitativo, supportando e educando i familiari nell’impegno di cura quotidiano. Si sottolinea che tutti gli interventi a sostegno della domiciliarità sono condivisi con il Distretto A.S.L., l’azione integrata del CE.A.D. e con relativi Protocolli d’Intesa. Le progettualità che si intendono promuovere sono: Progetto a sostegno alla cura a favore di persone fragili : il progetto ha l’obiettivo di sostenere la cura di persone anziane fragili e adulti non autosufficienti e di promuovere il Servizio di Assistenza Domiciliare. Tale progetto nasce per sostenere interventi a favore di soggetti fragili, per promuovere servizi già in essere e raggiungere soggetti non noti ai Servizi Sociali Pagina 76 di 91 territoriali. In particolare, il progetto vuole sostenere le dimissioni protette, con il coinvolgimento del CE.A.D. e favorire l’accompagnamento alle persone con una limitata rete familiare. Servizi di sostegno alle famiglie per la cura dell’anziano a domicilio quali: Voucher sociali per interventi di sollievo residenziale e diurno a favore di Anziani favore di Anziani fragili. Il voucher sociale è un titolo economico, a sostegno della libera scelta del cittadino, per mezzo del quale è possibile acquistare prestazioni sociali erogate da Enti accreditati. Esistono diversi tipi di voucher: - Il voucher per interventi di sollievo residenziale: ha l’obiettivo di sostenere il nucleo familiare dell’anziano sostituendosi ad esso per periodi, definiti e programmati, nei compiti di cura e assistenza (periodi di ferie, stress familiare elevato), al fine di consentire un sollievo per gli stessi in previsione di un successivo rientro dell’anziano al proprio domicilio; - Il voucher per interventi diurni: ha l’obiettivo di sostenere il nucleo familiare e/o la persona, che decide di accedere al C.D.I.; tale servizio accoglie Anziani fragili la cui autosufficienza è compromessa ma che riescono comunque a vivere al proprio domicilio. Servizi di sostegno alle famiglie per la cura dell’anziano. Attraverso i Servizi Sociali del Comune, l’Assistente Sociale è a disposizione per: - accompagnare le persone nella ricerca al fine di trovare l'assistente familiare che risponde alle sue necessità; - sostenere la qualità professionale del lavoro di cura attraverso formazione e addestramento a domicilio. Progetti Badanti verso un’assistenza qualificata. Il Progetto offre un servizio gratuito di formazione e addestramento dell’Assistente familiare direttamente al domicilio dell’anziano. Si rivolge alle persone che si trovano nella necessità di ricorrere ad un aiuto esterno (Assistenti domiciliari/badanti) per assistere i propri familiari non autosufficienti o Anziani che vivono da soli. Équipe coinvolta è formata da Assistente Sociale Comunale o di Ambito, Infermiera Professionale A.S.L., Asa/Oss, Fisioterapista dell’A.S.L.. Corso di formazione per badanti Attivazione di nuovi servizi per la promozione e supervisioni delle badanti, attraverso la promozione di un corso di formazione, per migliorare le competenze delle badanti. Tutte le azioni sono condivise con il Distretto A.S.L. di appartenenza e trova integrazione con il CE.A.D.. 2. SOSTEGNO E SVILUPPO DELLA PROSSIMITÀ Obiettivo di quest’area di progettazione è attivare attorno alla persona fragile una rete informale di buon vicinato e di volontariato, che si attivi autonomamente in caso di necessità nei confronti della persona. Le azioni che si intendono promuovere per la realizzazione di tale obiettivo sono: Progetto Aiuto Assistenza Anziani Il servizio è promosso dalla Caritas Vicariale Valle Imagna, il progetto è ormai giunta alla quarta annualità. Finalità servizio: - compagnia e sorveglianza; - essere da riferimento stabile per le persone sole e con una ridotta autonomia; - monitoraggio situazioni; - valorizzazione della persona anziana fragile come risorsa della comunità. Pagina 77 di 91 Progetto sperimentale “Abitare Paladina. Legami di prossimità”. La finalità e di costruire una rete di prossimità, attraverso forme innovative di domiciliarità e processi di costruzione di legami di prossimità, che portino alla connessione con le comunità sociali di riferimento e alla promozione di processi di: - riabilitazione, - autonomia, - miglioramento della qualità della vita, - cittadinanza, - inclusione sociale. Dimissione protette Rafforzare il sistema delle dimissioni protette attraverso un Protocollo d’Intesa tra il Distretto, il Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro e l’Ambito. L’oggetto del protocollo è la definizione di un percorso strutturato di dimissione dai reparti ospedalieri attraverso modalità e protocolli condivisi dagli Enti che lo sottoscrivono. Continuità Assistenziale Protocollo operativo per la valutazione congiunta degli interventi socio sanitari a favore di cittadini fragili. Ampliare e rendere più efficace il protocollo Modalità di attuazione operativo già esistente tra l’A.S.L. e l’Ambito Territoriale. Informare - Realizzazione di un opuscolo informativo; - utilizzo di spazi sui vari bollettini Parrocchiali; - protocollo con le farmacie e i MAP del territorio per la promozione delle informazioni. Tali strumenti sono utili per orientare ed informare le persone sui diversi servizi ed interventi a favore di persone anziane fragili. Formazione - Amministratore di sostegno In riferimento all’ultimo convegno del 3 dicembre 2011 sull’Amministratore di Sostegno e visto il successo, si proseguirà con altre iniziative, da condividere con il tavolo Disabilità. 1°fase Promozione (incontri sul territorio con Associazioni ed Amministrazioni Comunali); Raccolta adesioni per essere amministratori di sostegno; Realizzazione punti informativi all’interno dei vari sportelli già in essere, Sindacati, Servizi Sociali comunali, A.S.L. presso il CE.A.D.. 2° fase Sostegno e costituzione di Gruppi di mutuo aiuto a favore degli amministratori di sostegno. - Demenze, Alzheimer Di fronte alla malattia di Alzheimer ogni famiglia si sente sola ed impreparata. Dopo l’esperienza del Alzheimer Cafè presso la Fondazione “G.C. Rota”, le famiglie partecipanti al progetto, hanno portato dei bisogni e delle necessità: maggiore confronto e sostegno, più consapevolezza e necessità di sapere. Alla luce di quanto detto, saranno realizzati incontri formativi sulle demenze attraverso il supporto di varie figure: Neurologo, Geriatra, Psicologo, Fisioterapista ed Assistenti Sociali e si costituirà un gruppo di mutuo aiuto per persone che hanno familiari affetti da demenze. L'organizzazione mondiale della Sanità considera i Gruppi di muto aiuto fondamentali per ridare agli stessi cittadini responsabilità e protagonismo, per cercare di migliorare il benessere della comunità. Il gruppo di auto-mutuo-aiuto è formato da un gruppo di persone che vivono la stessa situazione e che si confrontano su di essa. Collaborazione con il Terzo Settore, la Fondazione “G.C. Rota” e l’A.S.L. attraverso il CE.A.D., mediante stipula di Protocolli d’Intesa. Pagina 78 di 91 Educazione all’Associazionismo Coinvolgimento della popolazione anziana attiva, attraverso la promozione dell’Associazionismo per la realizzazione d’interventi sul territorio al fine di promuovere azioni di prossimità. Valorizzazione delle persone over 65 anni, ancore attive, all’interno delle Associazioni presenti sul territorio, con i seguenti obiettivi: - Valorizzazione delle reti di volontariato; - Ottimizzazione risorse. 1° fase 2012 Mappature persone disponibili all’Associazionismo; 2° fase 2012 Incontro con informativi/conoscitivi sul volontariato; 3° fase 2012/2013 Abbinamento nuovi volontari, presso le Associazioni del territorio. Interventi sul territorio, in sinergia con le diverse realtà territoriale di Associazionismo e con le diverse Istituzioni: attraversamento pedonale alunni, aiuto compiti, sostegno alla genitorialità, servizi trasporti sociali, ect. 3. PROMOZIONE DELLA SALUTE Obiettivo di quest’area di progettazione è la sensibilizzazione della cittadinanza e la sua formazione in riferimento al tema della salute, della prevenzione e del sostegno ad una vita salutare. Le azioni che si intendono promuovere per la realizzazione di tale obiettivo sono: Incontri formativi Modalità di Azione Realizzazione incontri formativi con la collaborazione dell’A.S.L. sulla prevenzione della salute dell’anziano. Gruppi di Cammino I Gruppi di cammino sono nati a Bergamo nel 2009 i “Gruppi” fanno parte del progetto “Stili di Vita Sana” il quale coinvolge, a livello nazionale, A.S.L., Amministrazioni Comunali, settori del privato sociale e organizzazioni di volontariato, mirando, all’interno di una comunità specifica, sia alla promozione della cultura della salute sia al raggiungimento di obiettivi di natura socio-sanitaria. In questo ultimi anni anche alcuni Comuni del nostro Ambito hanno partecipato ai Gruppi di Cammino, visto l’esito positivo di questa proposta si pensa di continuare con questa azione coinvolgendo tutti i Comuni dell’Ambito, mediante incontri con le Associazioni del territorio e l’A.S.L.. Il gruppo di cammino, inoltre, ha come peculiarità il favorire attivamente la condivisione sociale fra i suoi protagonisti, accrescendo le conoscenze degli stessi “camminatori” e stimolandoli ad una partecipazione viva ed entusiasta all’interno di un processo che è totalmente condiviso in termini sia tempistici che partecipativi. Pagina 79 di 91 INTERVENTI AREA ANZIANI 2009 BUONI ANZIANI N. BUONI EROGATI 8 5 1 1 3 1 2 1 1 1 4 N. BUONI EROGATI 1 3 1 1 1 1 1 COMUNE ALME' ALMENNO S.B. BERBENNO CAPIZZONE LOCATELLO PALADINA PALAZZAGO RONCOLA SANT'OMOBONO T. STROZZA VILLA D'ALME' TOTALE EROGATO BUONI BADANTI COMUNE ALME' ALMENNO S.B. CAPIZZONE FUIPIANO VALLE IMAGNA LOCATELLO PALADINA VILLA D'ALME' TOTALE EROGATO IMPORTO 6.750 4.500 900 900 2.700 900 1.800 900 900 900 3.600 € 24.750,00 IMPORTO 1.812 7.500 1.814 3.000 1.812 1.812 2.250 € 20.000,00 DISPONIBILITA' POSTI LETTO IN RSA INTERVENTI € 4.000,00 Pagina 80 di 91 2010 BUONI ANZIANI N. BUONI EROGATI 5 3 4 1 5 2 5 3 1 1 3 COMUNE ALME' ALMENNO S.B. BEDULITA CAPIZZONE LOCATELLO PALADINA PALAZZAGO RONCOLA STROZZA VALBREMBO VILLA D'ALME' TOTALE EROGATO IMPORTO 4.355 2.700 3.600 900 4.275 1.570 4.500 2.700 900 900 3.600 € 30.000,00 BUONI BADANTI N. BUONI EROGATI 2 4 1 1 1 1 2 1 1 1 2 COMUNE ALME' ALMENNO S.B. ALMENNO S.S. CAPIZZONE FUIPIANO LOCATELLO PALADINA RONCOLA VALBREMBO VALSECCA PALADINA VILLA D'ALME' TOTALE EROGATO IMPORTO 3.000 5.600 1.500 1.400 1.500 1.500 3.000 1.500 1.500 1.500 6 3.000 € 25.000,00 VOUCHER SOLLIEVO ANZIANI CONTINUITA' ASSISTENZIALE N° PROGR. COMUNE IMPORTO 5 ALMENNO S.B. 1200 3 ALMENNO S.S. 1200 1 BEDULITA 960 6 BERBENNO 1200 2 LOCATELLO 420 4 VILLA D'ALME' 435,81 TOTALE EROGATO € 5.415,81 Pagina 81 di 91 2011 VOUCHER SOLLIEVO ANZIANI CONTINUITA' ASSISTENZIALE N° BUONI EROGATI NOME IMPORTO 1 ALMENNO S.B. 1.200 2 ALMENNO S.S. 364 2 PALADINA 1.142 1 ROTA D'IMAGNA 900 € 3.606,00 TOTALE CDI N° BUONI EROGATI NOME 1 ALME' IMPORTO 608 3 ALMENNO S.B. 1.478 1 ALMENNO S.S. 450 4 PALADINA 1.760 1 PALAZZAGO 108 1 S.OMOBONO 240 1 VALBREMBO 330 2 VILLA D'ALME' 720 TOTALE € 5.694,00 4E. TAVOLO TEMATICO AREA VULNERABILITA’ E FRAGILITA’ SOCIALE L’anno 2010 ha visto ha visto un profondo cambiamento non solo in riferimento ai contenuti del tavolo, ma anche in relazione a pensieri condivisi che ne costituiscono l’essenza e ne determinano scelte e comportamenti. La finalità che ha generato il cambiamento e quella di riuscire a privilegiare percorsi di crescita e di evoluzione dei cittadini non solo attraverso l’erogazione di servizi, ma costruendo percorsi di accompagnamento che vedano attore privilegiato non più l’istituzione pubblica, ma la cittadinanza, la comunità. Tale approccio comporta un cambiamento di paradigma e di punto di osservazione e d’azione: il passaggio dal vivere il territorio come luogo nel quale realizzare una serie di servizi, a luogo di valorizzazione di scambi di comunità. il passaggio dal percepire il territorio e il cittadino come portatore di problemi, ad un approccio di ricerca e sviluppo di risorse e opportunità all’interno della cittadinanza. Tutto ciò presuppone una profonda sfida culturale che negli anni 2010 e 2011 ha provato a radicarsi partendo proprio dal confronto sui diversi tavoli fra le parti attive delle comunità. Il Tavolo in questo tempo ha spostato l’attenzione dalla tematica specifica dell’emarginazione ad una più trasversale relativa alla Fragilità e Vulnerabilità sociale degli adulti, proprio per partire da interventi di accompagnamento e valorizzazione delle risorse presenti. Pagina 82 di 91 In riferimento alle tematiche fondamentali relative a situazioni di vulnerabilità e fragilità sociale è necessario sottolineare una situazione continuamente mutevole che interessa ampie aree di popolazione. Ciò comporta un’evoluzione rapida e complessa dei bisogni e delle risorse: La difficile situazione lavorativa che ha colpito un’ampia fascia di popolazione (giovani, donne, adulti in età lavorativa che non riescono più a rientrare nel mondo del lavoro) in questi anni ha generato un bisogno sempre più diffuso di supporto e aiuto concreto nel ripensarsi soggetti con capacità lavorative e imprenditoriali diversificate che permettano un reinserimento nel mondo del lavoro con cresciute capacità di visione del sé in relazione ad un mercato lavorativo in continua evoluzione. L’analisi del mondo lavorativo ha inoltre evidenziato come il territorio dell’Ambito sia non solo parte di una crisi generalizzata ma presenti caratteristiche di impoverimento dei settori produttivi e delle potenzialità imprenditoriali nei settori che in passato erano il fulcro dell’economia vallare (legno, edilizia). Questa situazione, che vede quindi lo stratificarsi di cause legate al periodo storico, ma anche cause strutturali dell’economia di mercato, ha portato al diffondersi di sempre più frequenti situazioni di fragilità legate alle difficoltà economiche e quindi di gestione delle esigenze primarie dei nuclei familiari: la casa (pagamento affitti e mutui e più in generale il pagamento di tutte quelle spese a cadenza mensile o bimestrale comprese le utenze), il cibo, il mantenimento dei diritti fondamentali dei figli (Scuola, studio, salute). Tali situazioni, già complesse e di non semplice soluzione, si sono innestate su condizioni già caratterizzate da elementi di fragilità (disagio sociale, Disabilità, isolamento). Il fenomeno dell’immigrazione e la creazione di nuovi Gruppi interculturali all’interno della comunità; problematica ma anche risorsa in crescita per l’apprendimento e l’apertura culturale, lo scambio e la creazione di pensiero sociale di essere uomini del mondo. Di contro i vari attori del territorio hanno dimostrato di comprendere la necessità di lavorare in rete su temi comuni da affrontare rispettando i diversi punti di vista e valorizzando nuove tipologie di risorse non solo economiche ma più strutturali e di comunità. Prospettive per il Piano di Zona 2012-2014 Il Tavolo Tematico dell’Area Vulnerabilità e fragilità sociale individua tre diversi livelli sia di analisi e strutturazione di un pensiero condiviso che operativi e che devono essere affrontati in maniera sinergica e complementare: Il primo livello è quello dell’azione a sostegno concreto delle situazioni di fragilità, ovvero il lavoro quotidiano a supporto dei bisogni emergenti al fine di garantire i diritti inalienabili dei cittadini. Qui si sviluppano tutte quelle progettualità che si sviluppano nel supporto concreto al singolo cittadino, o al nucleo familiare. Il secondo livello è quello della promozione e del sostegno ad iniziative, sostenute dal territorio e dagli Enti in esso operanti, che risultano interessanti in riferimento ai temi promossi e sviluppati dall’Area Vulnerabilità e Fragilità Sociale. Il terzo livello è quello della progettazione e della valorizzazione del territorio e delle comunità, partendo dall’analisi della realtà per giungere a progettualità in carico all’Azienda, che propongano e sostengano iniziative tendenti a favorire reti di prossimità e nuove tematiche di sviluppo. (il lavoro con la comunità portatrice di potenzialità). Il Tavolo propone pertanto tre linee operative differenti: 1. AZIONE E SOSTEGNO CONCRETO - INDIVIDUAZIONE E SOSTEGNO ALL’ACQUISIZIONE, PER TUTTI I CITTADINI, DEI LIVELLI FONDAMENTALI DI SOSTENIBILITÀ E DIGNITÀ UMANA. Obiettivo generale: garantire, tramite azioni mirate e dirette il raggiungimento, da parte di tutti i cittadini, delle condizioni essenziali ed imprescindibili di vita dignitosa. Tematiche, azioni e strumenti possibili: Sostegno al reddito Pagina 83 di 91 Il lavoro è sempre più l’elemento indispensabile per il raggiungimento di obiettivi sociali, economici e relazionali delle persone. Sostenere i singoli cittadini ed i nuclei famigliari in difficoltà, rispetto al mantenimento e alla ricerca del luogo di lavoro, risulta pertanto essere un’azione fondamentale al fine di garantire la sostenibilità di vita dei cittadini stessi. L’intervento puntuale e diretto tramite progetti di sostegno al reddito e integrazione socio lavorativa risulta essere stato, già in questi ultimi due anni, elemento di successo. Pertanto risulta fondamentale il sostegno e la promozione di questa tipologia d’azioni anche per il prossimo triennio. Di seguito riportiamo l’analisi dei dati relativi ai dispositivi di sostegno al reddito promossi dall’AZIENDA. Dati Buoni Famiglia e Lavoro (anno 2010): Progetti idonei ammessi e finanziati: 23 Impegno di spesa: 30.300 € Soggetti inseriti in progetti all’interno dei comuni: 17 Soggetti inseriti in progetti all’interno di strutture Parrocchiali: 1 Soggetti inseriti in progetti all’interno di biblioteche: 1 Soggetti inseriti in progetti all’interno di Cooperative sociali (e loro servizi): 2 Soggetti inseriti in progetti all’interno di Associazioni di volontariato: 2 Soggetti in situazione di muti problematicità (escluso Disabili): 10 Soggetti disabili: 4 Soggetti che hanno trovato un posto di lavoro: 2 Dati Buoni Famiglia e Lavoro (anno 2011): Progetti idonei ammessi e finanziati (compresi i rinnovi): 61 Impegno di spesa: 69.584 € Soggetti inseriti in progetti all’interno dei comuni: 31 Soggetti inseriti in progetti all’interno di strutture Parrocchiali: 1 Soggetti inseriti in progetti all’interno di biblioteche: 2 Soggetti inseriti in progetti all’interno di Cooperative sociali ( e loro servizi): 9 Soggetti inseriti in progetti all’interno di Associazioni di volontariato: 2 Soggetti inseriti in progetti all’interno di collaborazioni Comune/privato 1 Soggetti in situazione di muti problematicità (escluso Disabili): 11 Soggetti disabili: 8 Soggetti che hanno trovato un posto di lavoro: 5 Rispetto alle situazioni di maggiore fragilità, si è mantenuto il sostegno economico identificando elementi progettuali più specifici, tramite il buono svantaggio. Dati Buono Svantaggio (anno 2010): N° soggetti beneficiari: 14 di cui 6M 8F Impegno di spesa : 14.000 € Di cui (indicatori di svantaggio) Grave situazione economica: 14 Persona sola: 7 Problemi di Salute: 10 Dipendenza da sostanze: 9 Persona sottoposta a provvedimenti penali: 2 Dati Buono Svantaggio (anno 2011): N° Soggeti beneficiari: 15 di cui 9M 6F Impegno di spesa : 15.000 € Di cui (indicatori di svantaggio) Grave situazione economica: 15 Persona sola: 12 Problemi di Salute: 9 Dipendenza da sostanze: 8 Persona sottoposta a provvedimenti penali: 1 Pagina 84 di 91 Per quanto riguarda l’area del sostegno al reddito è necessario sottolineare che la popolazione afferente ai 21 Comuni dell’Ambito ha beneficiato anche di altri sostegni economici provenienti dalla CARITAS Diocesana Bergamasca e in particolare dal Fondo Solidarietà da essa istituito nell’aprile del 2009. Di seguito riportiamo i dati relativi a questa forma di sostegno al reddito che si riferiscono al periodo compreso fra il 17 aprile 2009 e il 30 novembre 2011. 22.400 euro: sostegno tramite buoni alimentari e pagamento bollette 6.000 euro: prestito da Fondo CEI 4.600 euro: microcredito Famiglie ascoltate: 68 Famiglie aiutate: 57 Persone aiutate: 214 La Casa Secondo elemento imprescindibile per i cittadini è la possibilità di vivere all’interno di una casa in condizioni dignitose. Sempre più i Servizi Sociali Comunali incontrano famiglie con gravi problematicità rispetto al mantenimento dell’abitazione a causa dell’impossibilità di pagare l’affitto o il mutuo mensili. Le cause dell’aumento, in maniera esponenziale, di questa problematicità sono da ricercare prevalentemente nell’insostenibilità economica di tali costi a fronte di stipendi ridotti o inesistenti. In regione Lombardia l’analisi condotta dall’ISTAT nell’anno 2010 sul numero di sfratti per morosità, o comunque legati all’impossibilità di sostenere i costi della casa, denunciano un continuo aumento: Nel 2007 n° sfratti per morosità: 4.169 su 6.142 sfratti complessivi Nel 2008 n° sfratti per morosità: 4.772 su 7.063 sfratti complessivi Nel 2009 n° sfratti per morosità: 6.398 su 9.364 sfratti complessivi Azioni: Per far fronte a questa situazione particolarmente grave si vuole promuovere un’azione denominata “Progetto Emergenza Abitativa”, che consiste nel gestire nuove possibilità di alloggio temporaneo per rispondere in maniera tempestiva agli sfratti e fornire supporto concreto ai cittadini, aiutando i singoli Comuni ad attuare politiche efficaci e tempestive. Affinare la documentazione e le pratiche operative per dare lo strat-up operativo al progetto. Valutare la partecipazione ai progetti sperimentali per eventuali finanziamenti Il sostegno a tematiche di fragilità legate a MATERNITA’ e INFANZIA Il dispositivo ex-spai, in vigore ormai da anni, agisce in supporto prioritario alle gestanti e alle ragazze madri. Tale dispositivo, da sempre riconosciuto come importante dal Servizio Sociale, richiede un ammodernamento e un adattamento ai tempi e alle esigenze delle famiglie monoparentali di oggi. Nel 2011 ha visto l’utilizzo del fondo di 8.000,00€ a favore di 14 madri; nel 2010 dello stesso fondo per 12 madri. Azioni: rivedere il dispositivo migliorando la tipologia di destinatari e inserendo per esempio la situazione delle famiglie mono-parentali; attivare voucher per il sostegno alla Scuola materna e progetti mirati specifici. L’intercultura Per analizzare il fenomeno dell’intercultura partiamo da alcuni dati relativi all’immigrazione secondo il rapporto ISMU 2009 per i quali la Lombardia è la regione italiana con il più alto numero di immigrati: 1 milione e 60 mila tra regolari e non ovvero ¼ degli Stranieri in Italia. Gli immigrati si concentrano principalmente nelle provincie di Milano (448 mila) , Brescia (167 mila) e Bergamo (155 mila). Pagina 85 di 91 In Valle Imagna nell’anno 2011 sono stati svolti alcuni incontri con i diversi interlocutori che direttamente o indirettamente sono coinvolti nel tema dell’Immigrazione in Valle. Il Tavolo ha visto la presenza dei seguenti interlocutori: Istituti Comprensivi di S.Omobono e Paladina I.C. di Villa d'Almè Sportello Stranieri dell'I.C. di Almenno S.S. Centro per l'impiego di Bergamo Caritas Villa d’Almè CGIL Bergamo Dal tavolo sono emersi alcuni elementi di confronto particolarmente interessanti e temi da sviluppare: 1. Rapporto con i genitori degli alunni Stranieri e mediazione culturale 2. Rapporto tra le Istituzioni e gli adulti Stranieri, con particolare attenzione alle donne. 3. Formazione per i docenti 4. Incontro domanda/offerta lavorativa 5. Concetto di straniero non come “emergenza” o “vulnerabilità sociale” ma semplicemente come nodo dell’intreccio sociale: 6. Conoscenza a volte frammentaria della normativa da parte degliEntidel territorio L e azioni specifiche per i cittadini Stranieri che si intendono promuovere sono: supporto informativo burocratico e riferimento orientativo svolto tramite i due sportelli InformaImmigrati presenti sul territorio (Sant’Omobono, Villa d’Almè) sostegno alle seconde generazioni con progettualità specifiche, valutate di concerto con il tavolo Minori e famiglie. 2. PROMOZIONE – SOSTEGNO AD AZIONI DI PROSSIMITÀ E SVILUPPO DI RELAZIONI DI AIUTO COMUNITARIE Obiettivo generale: il tema, che interessa in modo trasversale tutti i tavoli dell’Ambito, ha come obiettivo la promozione e il sostegno alla prossimità, ovvero il supporto per costruire una rete di relazioni che si sviluppi all’interno delle comunità, attraverso processi di costruzione di legami, che portino alla connessione con le comunità sociali di riferimento e alla promozione di processi concreti di lavoro condiviso. Tematiche, azioni e strumenti possibili: Il Lavoro Il tema del lavoro necessita non solo di interventi che gestiscano l’emergenze e i problemi diretti dei singoli cittadini, ma anche su processi innovativi che insistano su nuovi approcci imprenditoriali ai diversi mercati, e con azioni specifiche rivolte ai datori di lavoro, agli imprenditori, agli artigiani. Analisi della situazione - dati marzo 2011: n° Soggetti in cassa integrazione in deroga: circa 450 Mobilità: circa 183 Licenziamenti : circa 267 Azioni: Progetto Lavorinvalle Nel corso dell’anno 2011 il progetto Lavorinvalle ha visto la realizzazione della settimana dedicata alla sensibilizzazione e all’analisi delle attività imprenditoriali presenti sul territorio della Valle Imagna; successivamente si è entrati in una seconda fase più operativa, che ha come finalità quella di promuovere azioni concrete dirette alle aziende. Analizzati gli elementi critici delle attività imprenditoriali e le ripercussioni sui cittadini (cfr. Dati Licenziamenti anno 2011*) si è entrati così in una prospettiva che si pone intenzionalmente nell’ottica di superamento degli elementi di criticità e di individuazione di nuove opportunità per il territorio. Pagina 86 di 91 Si sottolinea come, al fine di sostenere queste azioni, sia stato costituito formalmente, tramite un Accordo di Collaborazione e Adesione, il tavolo Lavorinvalle. Il Tavolo di lavoro così strutturato identifica quali compiti prioritari i seguenti punti: Promozione di strategie per implementare l’imprenditoria locale. Sensibilizzazione delle Istituzioni e coinvolgimento delle diverse realtà competenti rispetto ai progetti proposti. Realizzazione di azioni coordinate in un sistema integrato di interventi al fine di favore il sostegno all’imprenditoria vallare e ai lavoratori in situazioni di difficoltà. Verifica dell’efficacia delle azioni promosse al fine di ridefinire le strategie, orientandole in funzione dell’evoluzione dei processi. Strumenti: PromoValle Imagna Accompagnamento industrie settore legno Formazione e nuove proposte industria gree-economy Parallelamente si vuole lavorare sulla creazione di tavoli di incontro con le aziende territoriali al fine di ipotizzare e realizzare concretamente collaborazioni in risposta al problema del reinserimento lavorativo, soprattutto per quanto riguarda le categorie del disagio e della fragilità che difficilmente in autonomia o in zone diverse da quelle vallari possono permettersi di cercare lavoro. Questo intervento vuole pertanto lavorare sui temi di prossimità e di recupero valoriale di tutto ciò che una comunità può fare al suo interno come coinvolgimento dei cittadini in quanto risorsa reciproca. Pagina 87 di 91 * Dati Licenziamenti anno 2011: ANNO 2010 COMUNE ALME' ALMENNO S.B. ALMENNO S.S. BARZANA BEDULITA BERBENNO BRUMANO CAPIZZONE CORNA IMAGNA COSTA VALLE IMAGNA FUIPIANO IMAGNA LOCATELLO PALADINA PALAZZAGO RONCOLA ROTA IMAGNA S.OMOBONO TERME STROZZA VALBREMBO VALSECCA VILLA D'ALME' TOTALE TOTALE POPOLAZIONE 5.736 6.018 5.825 1.769 734 2.492 95 1.347 969 616 226 853 4.002 4.215 760 924 3.571 1.075 3.753 425 6.844 52249 MINORI 1086 1335 1104 528 75 496 12 277 221 92 35 172 781 828 140 175 859 230 729 85 1427 10687 ULTRA 65 1144 826 1180 231 145 439 18 233 117 175 48 122 705 588 126 244 627 456 610 89 1013 9136 Pagina 88 di 91 ANNO 2011 POPOLAZIONE ATTIVA 3506 3857 3541 1010 514 1557 65 837 631 349 143 559 2516 2799 494 505 2085 389 2414 251 4404 32426 LICENZIATI 28 35 30 6 1 5 1 2 6 4 2 18 28 4 7 20 13 15 42 267 % SULLA POPOLAZIONE ATTIVA 0,80% 0,91% 0,85% 0,59% 0,19% 0,32% 1,54% 0,24% 0,95% 1,15% 0,00% 0,36% 0,72% 1,00% 0,81% 1,39% 0,96% 3,34% 0,62% 0,00% 0,95% 0,82% 3. PROGETTAZIONE TERRITORILE – PROGETTARE INIZIATIVE TENDENTI A FAVORIRE RETI DI PROSSIMITÀ E NUOVE TEMATICHE DI SVILUPPO. Obiettivo generale: il tema ha come obiettivo la progettazione, per il prossimo triennio, di nuovi piani di sviluppo territoriale. Tematiche, azioni e strumenti possibili: La Casa Per quanto riguarda il tema della casa e la necessità di garantire questo diritto fondamentale a tutti i cittadini pensiamo che, oltre al Progetto Emergenza Abitativa che vuole rispondere attivamente e tempestivamente ai bisogni emergenti, sia altrettanto importante e necessario progettare alcuni interventi atti a sostenere Azioni di sistema rivolte al territorio, e in particolar modo alle Pubbliche Amministrazioni, per la condivisione di una visione comune. Particolare rilevanza devono assumere i temi legati all’analisi della situazione di ogni singolo Comune in relazione agli appartamenti sfitti, alla loro manutenzione e valorizzazione; ciò deve essere fatto in un’ottica di sostegno alla creazione di buone prassi nelle quali i cittadini non sono solo portatori di bisogni, ma sono in realtà attori attivi di risorse e potenzialità. Pertanto va posta particolare attenzione all’iniziativa di sensibilizzazione dei cittadini quali membri di una comunità che può e si deve sviluppare . Sperimentazione con accompagnamento a cura del CSV di progettualità sulla coesione sociale e le dinamiche di buon vicinato. Parallelamente all’avvio del progetto per la gestione delle emergenze e degli sfratti risulta necessario sviluppare azioni di sensibilizzazione e coordinamento tra i Gruppi di volontariato che operano nel territorio della Valle Imagna, al fine di sviluppare e supportare, nella formazione e nell’azione quotidiana, Gruppi di buon vicinato e sostegno fra cittadini, senza i quali il Progetto Emergenza Abitativa sarebbe poco sostenibile. Il CSV è un Soggetto qualificato per la promozione del volontariato del territorio; nello specifico in relazione alle azioni di raccordo con il Terzo Settore, ed il volontariato in particolare, si riconosce il ruolo strategico del Centro Servizi Volontariato, quale Soggetto che opera all'interno del territorio esprimendo una funzione di accompagnamento e supporto alle singole organizzazioni e alle reti attorno alla possibilità di promuoverne la crescita in termini di coesione interna, competenze organizzative, capacità di analisi e di risposta ai bisogni locali, e di sostenerne l'attitudine a sviluppare logiche collaborative e Cooperative fra di loro e con gli altri soggetti locali. Azioni: proposta sperimentazioni locali per l’identificazione di buone prassi in diversi contesti e sviluppo di un raccordo tra le Associazioni di volontariato. Pagina 89 di 91 4F. CHI HA PARTECIPATO ALLA COSTRUZIONE Di seguito tutti coloro che hanno contribuito alla costruzione del Piano di Zona: A.S.L. BERGAMO A.S.L. DISTRETTO VILLA D'ALMÈ ASSESSORI ALLE POLITICHE GIOVANILI ASSISTENTI SOCIALI ASSOCIAZIONE AIUTIAMOLI ASSOCIAZIONE ARTIGIANI BG ASSOCIAZIONE CON IL CIELO DENTRO ASSOCIAZIONE DORAINPOI ASSOCIAZIONE IL SAMARITANO ASSOCIAZIONE ISOT ASSOCIAZIONE ITACA ASSOCIAZIONE ITALIANA PERSONE DOWN BG ASSOCIAZIONE SPAZIO FAMIGLIA AZIENDA SPECIALE DELLA CAMERA DI COMMERCIO - BERGAMO SVILUPPO CAMERA DI COMMERCIO CARITAS VICARIALE VALLE IMAGNA VILLA D'ALMÈ CENTRO STUDI VALLE IMAGNA CGIL BERGAMO CGIL LOMBARDIA CISL BERGAMO COMITATO GENITORI ALMÉ COMITATO GENITORI ALMENNO SAN BARTOLOMEO - I.C.L.A. COMITATO GENITORI VILLA D’ALMÉ COMUNITA’ MONTANA VALLE IMAGNA CONFEDERAZIONE NAZIONALE DELL’ARTIGIANATO BERGAMO CONFINDUSTRIA BG CONSORZIO LA CASCINA CONSORZIO SOLCO PRIULA CONSULTA DEL VOLONTARIATO VALLE IMAGNA-VILLA D’ALME CONSULTORIO A.S.L. COOPERATIVA AEPER COOPERATIVA CITTÀ DEL SOLE COOPERATIVA KOINÈ COOPERATIVA LA LUMACA COOPERATIVA LAVORARE INSIEME COOPERATIVA LINUS COOPERATIVA SOCIALE IL VARCO C.P.S. BONATE SOTTO C.P.S. ZOGNO CTRH CURIA BERGAMO DIRIGENTI ED INSEGNANTI DEGLI ISTITUTI COMPRENSIVI DI AMBITO ECOTURISMO VALLE IMAGNA FASE – FABBRICA SERIANE ENERGIA FONDAZIONE "G.C. ROTA" GRUPPI GIOVANILI GRUPPO SORRISO BERGAMO IL BARONE ROSSO – SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE IL FIORE COOPERATIVA SOCIALE ISTITUTO MARIA S.S. CONSOLATRICE Pagina 90 di 91 NEUROPSICHIATRIA INFANTILE ZOGNO PARROCCHIE PROGETTO BERGAMODEIMILLE PROVINCIA BERGAMO SCUOLE MATERNE PARITARIE SPI - CGIL DI ALMENNO SAN SALVATORE UFFICIO PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO DI BERGAMO UNIVERSITA’ BG HANNO CONTRIBUITO ALL’ELABORAZIONE DEL DOCUMENTO: PRESIDENTE ASSEMBLEA DEI SINDACI: STEFANO GALLIANI ASSEMBLEA DEI SINDACI E LORO DELEGATI PRESIDENTE AZIENDA SPECIALE CONSORTILE: CARLO PLAINO DIRETTORE AZIENDA SPECIALE CONSORTILE: CAROLINA ANGELINI PRESIDENTI E COORDINATORI DEI 4 TAVOLI TEMATICI: ANZIANI (OSVALDO PERONI/SUSANNA ANTENORI) DISABILITA’ E SALUTE MENTALE (GIOVANNI FRIGENI/ALICE TERZI) MINORI E FAMIGLIA (TOMMASO RUGGERI/NATALIA PERRONE) VULNERABILITA’ E FRAGILITA’ SOCIALE (GIACOMO INVERNIZZI) ASSISITENTI SOCIALI TERRITORIALI COORDINATORE SOCIALE DEL DISTRETTO A.S.L. OPERATORI DELL’AZIENDA SPECIALE CONSORTILE: CHIARA BIGATTI CLARA GALEOTTI CLAUDIO PASSERA FEDERICA PERSONENI GIOVANNA LOCATELLI MANILA ALMANZA Pagina 91 di 91