www.ArtigianArteDesign.it
DIREZIONE, Amministrazione e Abbonamenti
Edizioni Imago International S.r.l.
Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano
Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112
e-mail: [email protected]
Segreteria di Redazione
Via Guercino, 7 - 20154 Milano
Tel. 02.33608400 - Fax 02.33608389
Direttore Responsabile
Ugo La Pietra
Direttore Editoriale
Adriano Gatti
Comitato Scientifico
Enzo Biffi Gentili, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone,
Anty Pansera
Hanno collaborato a questo numero
Per i testi: Eduardo Alamaro, Felice Bonalumi,
Simona Cesana, Maria Concetta Cossa,
Cristiana Di Nardo, Claudia Ferrari, Adriano
Gatti, Florinda Gaudio, Maurizio Giannangeli,
Alfredo Gioventù, Ugo La Pietra, Daniele Massa,
Fernando Moro, Aurelio Porro, Alessandra
Possamai, Isabella Taddeo, Alessandro Trabucco,
Osvaldo Valdi, Davide Viganò, Stefania Viti.
Per le foto: I.S.O.L.A., Antonio Masotti,
Barbara Mezzaro, Raffaele Tassinari, Toscana
Arte.
Inserzioni pubblicitarie
Koinè II cop.; I.S.O.L.A. p.1; MIA p.2;
Mediterraneo Mirò p.3; Florence Gift Mart p.4;
Gruppo Vetrario Paci p.5; Salone del Bricolage
p.6; C’è Usato & Usato p.7; Artisanexpo p.8;
NoZone p.75; Architettura Minimalista p.76;
Artigianato Artistico Religioso p.77;
Consorzio Produttori Materassi di Qualità III cop.;
Morelato IV cop.
Traduzione testi in inglese
Spaziolingue s.r.l., Milano
FOTOLITO
Fotoprocess, Milano
stampa E CONFEZIONE
SATE s.r.l., Zingonia - Verdellino (BG)
carta patinata opaca senza legno
PUBBLICITÀ E COMUNICAZIONE
Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano
Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112
FATTI A M A N O
L’IMPORTA N Z A
DEL DORMIRE BENE
VASI COMUNICANTI
TOSCANA ARTE
GLI SCARAMANTICI
PROGETTO MIRÓ
TESSERE D’AUTORE
ATELIER FUORICLASSE
M U S E O C A R L O ZAULI
TRADIZIONE
E INNOVAZIONE
A D ARTE
ARTIGIANAT O S A R D O
Edizioni IMAGO INTERNATIONAL
Con il patrocinio del Ministero
Industria Commercio e Artigianato
A
w w w.ArtigianArteDesign.it
ARTIGIANATO TRA ARTE E DESIGN
Anno XIII, Numero 48
gennaio/marzo 2003
Registrazione al Tribunale di Milano
n. 45 del 30.1.1991
A
R T I G I A N AT O
tra arte e design
48
GEN/MAR 2003
ARTIGIANATO
TRA ARTE E DESIGN
KOINÈ
ABITA R E IL T E M P O
L’ISOLA DI M U R A N O
ARTIGIANAT O
A L A R I O FIERE
U N FUORI SALONE
DI C U LTURA-MIA MONZA
ENGLISH TRANSLATION
A
Gianmaria Colognese,
vasi in marmo e vetro
presenti alla mostra
“Vasicomunicanti”,
Marco Polo Glass
Gallery (VE), curata
da Numerouno
Design Center.
S O M M A R I O
Editoriale
INNOVAZIONE E TRADIZIONE di Ugo La Pietra Design
VASICOMUNICANTI di Cristiana Di Nardo
11
12
Restauro
TESSERE D’AUTORE di Isabella Taddeo 16
Mostre
GLI SCARAMANTICI di Simona Cesana 19
PROGETTO MIRÓ - FANTASIA SENZA LIMITI di Claudia Gatto 22
Musei
IL MUSEO CARLO ZAULI A FAENZA di Maria Concetta Cossa 26
Progetti e Territori
TRADIZIONE E INNOVAZIONE di Davide Viganò 31
TOSCANA ARTE di Stefania Viti 34
AD ARTE - ARTIGIANATO SARDO di Fernando Murilo Moro 38
Laboratori
ATELIER FUORICLASSE di Alessandro Trabucco 42
Aziende
L’Importanza del dormire benE di Davide Viganò 46
Autori
FATTI A MANO di Cristiana Di Nardo Fiere e Saloni
UN FUORI SALONE DI CULTURA di Felice Bonalumi 48 51
KOINÈ di Adriano Gatti 52
L’isola di muranO di Florinda Gaudio 56
Distribuzione Italia - EDICOLA
inter orbis S.p.A.
Via Benedetto croce, 4 - 20094 Corsico (MI)
Tel. 02.48693228 - Fax 02.48693213
ARTIGIANATO A LARIO FIERE di Ugo La Pietra 58
Distribuzione Italia - LIBRERIA
JOO Distribuzione - Via F. Argelati, 35
20143 Milano - Tel. 02.8375671- Fax 02.58112324
Rubriche
ENGLISH TEXT Materiali e tecniche-IL raku DOLCE di Alfredo Gioventù AREE REGIONALI OMOGENEE
SEGNALAZIONI
CALENDARIO DELLE MOSTRE Indirizzi
62
64
68
70
75 80
Distribuzione Estero
A.I.E. - Via Manzoni, 12 - 20089 Rozzano (MI)
Tel. 02.5753911 - Fax 02.57512606
Abbonamenti
Italia: € 22,00 all’anno. Numeri arretrati € 8,00
Estero: € 35,00 all’anno. Numeri arretrati € 11,00
© 2003 Edizioni IMAGO INTERNATIONAL S.r.l.
Tutti i diritti riservati. Riproduzione dei testi e delle foto
solo previo consenso scritto dell’Editore.
9
COMITATO
PROMOTORE
COMITATO TECNICO E CORRISPONDENTI PER LE AREE ARTIGIANE
Luigi Badiali
(Presidente BIC Toscana)
Giacomo Basso
(Segretario Generale C.A.S.A.)
Giorgio Pozzi
(Assessore all’Artigianato Reg. Lombardia)
Bruno Gambone
Francesco Giacomin
(Segretario Generale Confartigianato)
Demetrio Mafrica
Alabastro di Volterra
Sergio Occhipinti
Irene Taddei
Bronzo del veronese
Gian Maria Colognese
Ceramica campana
Eduardo Alamaro
Ceramica di Caltagirone
Francesco Judica
Ceramica di Castelli
Vincenzo Di Giosaffatte
Ceramica di Albisola
Massimo Trogu
Ceramica di Deruta
Nello Zenoni
Nello Teodori
Ceramica di Grottaglie
Ciro Masella
Ceramica di Palermo
Rosario Rotondo
Ceramica Umbra
Nello Teodori
Ceramica di Vietri sul Mare
Massimo Bignardi
Giancarlo Sangalli
(Segretario Generale C.N.A.)
Di Ugo La Pietra,
“Frantumazione di territori”,
opera in lana infeltrita realizzata
da “FuoriClasse” (atelier
milanese di Matilde Trapassi),
presente a Palazzo Bricherasio
per la mostra Internazionale
delle Arti Applicate di Torino.
10
Ceramica faentina
Maria Concetta Cossa
Tiziano Dalpozzo
Ceramica piemontese
Luisa Perlo
Ceramica sestese
Stefano Follesa
Ceramica di Nove
Katia Brugnolo
Ceramica di Laveno
Marcello Morandini
Cotto di Impruneta
Stefano Follesa
Cristallo di Colle Val d’Elsa
Giampiero Brogi
Ferro della Basilicata
Valerio Giambersio
Ferro di Asolo
Stefano Bordignon
Gioiello di Vicenza
Maria Rosaria Palma
Intarsio di Sorrento
Alessandro Fiorentino
Legno di Cantù
Aurelio Porro
Legno di Saluzzo
Elena Arrò Ceriani
Legno della Val d’Aosta
Franco Balan
Marmo di Carrara
Antonello Pelliccia
Marmi e pietre del trapanese
Enzo Fiammetta
Marmo veronese
Vincenzo Pavan
Mosaico di Monreale
Anna Capra
Mosaico di Ravenna
Gianni Morelli
Mosaico di Spilimbergo
PiergiorgioMasotti
Paolo Coretti
Oro di Valenza
Lia Lenti
Peperino Giorgio Blanco
Pietra di Apricena
Domenico Potenza
Pietra di Fontanarosa
Mario Pagliaro
Pietra di Lavagna
Alfredo Gioventù
Marisa Bacigalupo
Pietra lavica
Vincenzo Fiammetta
Pietra leccese
Luigi De Luca
Pietra Serena
Gilberto Corretti
Pizzo di Cantù
Aurelio Porro
Tessuto di Como
Roberto De Paolis
Travertino romano
Claudio Giudici
Vetro di Altare
Mariateresa Chirico
Vetro di Empoli
Stefania Viti
Vetro di Murano
Federica Marangoni
editoriale
Innovazione nella Tradizione
di Ugo La Pietra
Si é da poco conclusa
la Conferenza Lombarda
sull’Artigianato,
l’argomento:
“Valorizzare la tradizione,
incentivare l’innovazione”.
In un momento come
questo in cui si parla di
crisi a tutti i livelli, anche
l’artigianato risente
di questa particolare
congiuntura negativa,
così da più parti si cerca
di trovare i rimedi per
riaccendere entusiasmi
e lanciare nuove iniziative.
Ormai é nota a tutti
l’entità del peso
economico e culturale
rappresentato
dall’artigianato italiano
che, infatti, rispetto a
quello di numerosi Stati
europei, contribuisce in
maniera consistente sia
all’esportazione che al
valore aggiunto nazionale.
Così, dai politici ai
sindacalisti, si alza la voce
che questo importante
settore non può essere
trascurato, ma anzi
vi é necessità, viste
le peculiarità che
lo contraddistinguono,
di appositi strumenti e azioni per il suo sostegno
e sviluppo.
La Conferenza Lombarda
dell’ Artigianato, troppo
lontana dall’ultimo
incontro di questa portata
(sono passati nove anni
dalla precedente),
cerca di rilanciare
il settore con l’invito
all’innovazione!
Ma il settore “particolare”
dell’artigianato artistico,
dove trova strumenti e
energie per svilupparsi
in questa direzione?
Dove sono i nuovi
progetti che potrebbero
far evolvere le stanche
e ripetitive proposte legate alla tradizione?
Dove sono i nuovi sistemi
di aggregazione
(le società di servizio!)
che potrebbero garantire
alla piccola struttura
artigiana nuovi strumenti
per la comunicazione
e commercializzazione?
Dove sono le nuove
strutture di crescita
culturale e promozionale
come: i musei,
le istituzioni, la Biennale
delle Arti Applicate?
Come si stanno
trasformando le scuole
che un tempo
privilegiavano questo
settore? (vedi Istituti
d’arte e Accademie).
Ecco le tante direzioni in
cui potrebbero essere
impegnate tutte le forze
che hanno a cuore questo
settore, anche attraverso
i finanziamenti ormai
annunciati dall’Unione
Europea per sviluppare
e incentivare programmi
di ricerca che dovrebbero
ricadere anche su
l’artigianato proprio nel
momento in cui questo
settore si pone nella direzione d’ innovazione
attraverso la ricerca.
Come si può immaginare,
tante sono le cose da fare
e il percorso é ancora
lungo e soprattutto in
questa prospettiva non
si possono lanciare
programmi di
risanamento solo quando
appaiono all’orizzonte le
nuvole nere della crisi!
Occorre affrontare
i problemi del settore
incominciando col dare
peso e valore
all’artigianato artistico rispetto a tutta la grande
area dell’artigianato
in genere, passando
a scuole e istituzioni,
proponendo nuovi
modelli di professionalità
rivolti soprattutto alle
nuove generazioni.
11
DESIGN
di Cristiana Di Nardo
Organizzata dal Numerouno
Design Center, presso la Marco
Polo Glass Gallery di Venezia, una
stimolante mostra curata da
Roberto Bianconi e Andrea Pagnes,
ha presentato opere di 20 autori
che hanno interpretato il marmo e
il vetro: Richard Meier, Luca
Trazzi, Aldo Cibic, David Palterer,
Riccardo Dalisi, Luca Scacchetti,
Angelo Micheli, Virginio Ferrari,
Giandomenico Sandri, Kazuhiko
Tomita, Henrique Pessoa, Claudia
Hamers, Ugo La Pietra, Andrea
Morucchio, KiKa, Andrea Pagnes,
Augusto Basaglia Ghibelli - Anna
Muskardin, Atodesign - Bl@m e
Gianmaria Colognese.
12
Vasicomunicanti
Una collezione di oggetti in vetro e marmo
progettati da diversi designers che
attraverso possibili corrispondenze e contrasti
cercano di dialogare tra di loro
Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:
grande vaso in vetro e marmo
di Kazuhiko Tomita;
la locandina della mostra;
la sede della mostra, Marco Polo Glass
Gallery e Studio di Murano.
In questa pagina, dall’alto:
vasi di Luca Scacchetti;
doppia opera di Andrea Pagnes.
Marmo e vetro: due materiali
nobili del Veneto, che hanno
visto impegnati per l’occasione
diversi maestri artigiani. Il
soggetto é stato sviluppato dai
vari progettisti attraverso una
13
coppia di vasi con cui si é cercato
di esaltare i due materiali in modo
separato, o integrandoli tra di
loro. I vasi di marmo sono stati
realizzati da Stone Italia, Marmi
Bavaria, Decormarmi,
La Quadrifoglio, Marmi Santa
Caterina, Montalli Marmi,
Laboratorio del Marmo, Marmi
Badia, Marmi Bagnoli, Vaselli
Marmi - Siena, Bottega del
Palladio, mentre i vetri sono stati
eseguiti dalla Marco Polo Glass
Gallery.
È interessante notare il diverso
approccio di vari autori: Aldo
Cibic propone la stessa forma sia
per il marmo che per il vetro,
riuscendo a dimostrare questa
possibilità attraverso due vasi, due
grandi “campane”; anche
Colognese, Dalisi, Pagnes,
14
Ghibelli, propongono la stessa
forma, il primo attraverso
elementi strutturali che portano
due cilindri, il secondo con due
“cavallucci”.
I due vasi che sfruttano la
integrazione marmo / vetro sono
le proposte di Atodesign, Pessoa,
Tomita e Trazzi.
Decisamente alternative per
forma e per definizione
superficiale (decorativa), sono,
invece, i vasi di Ugo La Pietra,
che esalta il vetro nella forma del
vaso, a cui aggiunge piccole
decorazioni (uccellini come
ornamento), mentre il vaso in
marmo viene caratterizzato da tre
tipi di finitura dal basso verso
l’alto: scalpellinatura,
bocciardatura, lisciatura.
Un caso a parte é quello proposto
da Luca Scacchetti, che progetta
un grande vassoio di marmo su cui
colloca una collezione di vasi in
ceramica. Queste e altre proposte
hanno così arricchito una mostra
estremamente stimolante e capace
di rilanciare il rapporto fra cultura
del progetto e cultura del fare.
Un insegnamento sicuramente
utile nei confronti di tutte quelle
strutture artigiane che lavorano
queste antiche e diverse materie,
per guardare con rinnovato
interesse alla collaborazione
con designers e artisti.
La mostra “Vasicomunicanti”
é stata organizzata da Numerouno,
gruppo di comunicazione costituito
da alcune aziende e professionisti
al servizio dei processi
di comunicazione delle imprese.
Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:
vasi di Angelo Micheli;
cavallucci di Riccardo Dalisi;
opere di Giandomenico Sandri;
grandi vasi di Gianmaria Colognese;
vasi di Aldo Cibic;
vasi di Virginio Ferrari.
In questa pagina, dall’alto e da sinistra:
opere di David Palterer;
vasi di Ugo La Pietra;
sculture di Andrea Morucchio;
contenitore di Luca Trazzi;
vasi di Claudia Hames.
15
RESTAURO
di Isabella Taddeo
In questo periodo di transizione,
questo racconto sul restauro di
Villa Rosnati pare d’altri tempi.
Quattro anni di ricerche negli
archivi di stato, catastali e storici
di Como e Milano e ulteriori
ricerche nell’archivio della Curia
Arcivescovile di Milano… per
ricomporre l’evoluzione, la vita e
conoscere il progetto originario
dei proprietari e affittuari che via
via hanno abitato Villa Rosnati e
poter poi, con sicurezza, avviare
un progetto di restauro e
ricostruzione di un complesso che
ha sulle sue spalle più di dieci
secoli di storia. L’Arch. Giorgio
Casati (www.archambiente.it) è
stato il paziente ricompositore
delle tessere storiche che hanno
permesso al Comune di Appiano
Gentile, su iniziativa del Sindaco
Domenico Giusto, il ricupero di
questa villa, già Monastero
degli Umiliati e prima ancora
casa-fortezza in difesa delle
attività agricole. Il restauro è stato
eseguito utilizzando tecniche oggi
quasi dimenticate: uso di calce
naturale, ferro battuto a mano,
serramenti in pino sagomati come
quelli originali, in parte restaurati
e messi in opera e così si è
operato anche per i pavimenti in
mosaico. Accostare con abilità, in
una così illustre magione e con
l’uso sapiente di una tecnologia
così antica quale è il mosaico, ai
reperti originari anche espressioni
di avanguardia contemporanea, è
certamente una sfida.
Le possibilità coloristiche delle
16
Tessere d’autore
Il restauro della storica Villa Rosnati di Appiano Gentile
e l’inserimento di curiosi e preziosi mosaici
realizzati da Alik Cavaliere e Gillo Dorfles
Nella pagina a fronte:
mosaico di Gillo Dorfles.
Sotto:
la Villa Rosnati.
pietruzze, offerte dalla vastissima
gamma naturale dei prodotti
litici, permettono una strabiliante
operazione virtuosistica, non
facilmente raggiungibile anche da
una tavolozza pittorica, sia pure
ricchissima. I pavimenti a mosaico
dell’ampia sala di rappresentanza,
sostanzialmente rifatti nel primo
ottocento con un disegno
geometrico tipicamente
neoclassico, sono stati completati
e continuati con le medesime
graniglie, inserendo disegni di
Alik Cavaliere e di Gillo Dorfles.
L’Arch. Casati aveva chiesto,
appena ottenuto l’incarico, ad
Alik e a Gillo di disegnare alcuni
bozzetti che si sarebbero potuti
trasformare in mosaici.
Sia la grande affinità di Alik con i
temi naturalistici, sia la
figurazione concettuale di Gillo,
si esaltano grazie alla forte e
indelebile colorazione della
pietra. Dopo alcuni sopralluoghi
da parte degli artisti, Alik
Cavaliere, attenendosi ad alcune
decorazioni a fresco, che
rappresentano composizioni di
frutti e ghirlande di fiori, ha
proposto, con la sua ironia, due
mosaici rappresentanti il primo
un cesto di frutta, denominato
“natura morta”, il secondo un
“vaso di fiori”, con quella grande
lucidità, precisione e leggerezza
che sono la sua essenza poetica ed
estetica e che lo comparano, in
quanto a sensibilità, ai grandi del
passato, da Virgilio a Leopardi.
Dorfles, già fondatore nel ’48,
insieme a Soldati, Monnet e
Munari, del Movimento Arte
Concreta (MAC), ha ideato e
seguito l’esecuzione di due
mosaici. La poetica di questi
lavori di Dorfles si alimenta,
come in altri suoi dipinti, di
deformazioni espressive con
accentuazioni fisionomiche, dove
l’ironia sfiora l’umorismo, o
meglio, la satira. Alla fine forse è
l’aspetto caricaturale che prevale,
affiorante da una cultura
espressiva che scava nel profondo,
tanto profondo che non si sa se
sia preistoria o un futurismo che
contiene forme e atteggiamenti
parodistici e di animalizzazione
17
A lato:
mosaico di Alik Cavaliere.
Sotto:
mosaico di Gillo Dorfles
umana o totemica, tutti di una
formidabile vitalità e vivacità
stilistica.
Appiano Gentile vede così
accresciuto, con questi mosaici, il
suo grande patrimonio di opere
d’arte in cui è presente, tra l’altro,
un bellissimo altorilievo dell’XIXII secolo nell’abside dell’antica
chiesetta di Santo Stefano e,
nell’attuale piazza Libertà (già
piazza Mercato), un fantastico
albero con fiammelle dorate
dedicato ai caduti, ed
eseguito da Adolfo Wildt.
18
MOSTRE
di Simona Cesana
L
’Associazione culturale
“Ad Arte, Primo Osservatorio
sull’Artigianato Artistico Italiano”
ha organizzato la mostra
“Gli Scaramantici. Oggetti che
allontanano il malocchio”,
che si è svolta presso la Galleria
Fatto ad Arte di Monza
dal 4 ottobre al 2 novembre 2002.
La mostra ha raccolto i lavori degli
artisti-artigiani associati di “Ad
Arte”. Il tema è stato interpretato
da ciascun artista nel modo più
libero: in mostra, tra gli
scaramantici, sia opere ironiche
che opere frutto di un attento
studio dei simboli legati alla
scaramanzia, oltre a opere che
incarnano le icone della
scaramanzia popolare (ferro di
cavallo, corni rossi, gufi e civette,
galletti, peperoncini).
Con questa mostra “Ad Arte”
promuove, grazie alla suggestione
di un tema, il valore della
molteplicità espressa attraverso la
varietà degli stimoli apportati, dei
materiali utilizzati (ceramica,
legno, tessuto, vetro), delle
tecniche di realizzazione
sperimentate nei linguaggi di
artisti-artigiani provenienti da
tutto il territorio italiano. “Ad
Arte” è un’associazione no profit,
fondata dal Prof. Ugo La Pietra e
da Raffaella e Francesca Fossati,
titolari della Galleria Fatto ad Arte
di Monza. L’Osservatorio è una
struttura che nasce per poter
conoscere, dare senso e significato
all’area disciplinare dell’artigianato
artistico che stenta a darsi una
Gli scaramantici
Oggetti che allontanano il malocchio
nelle opere degli artisti artigiani di “Ad Arte”
definizione e dei confini, sia a
livello culturale che come sistema
capace di trovare un proprio
ambito disciplinare. Nel 2003,
oltre alla mostra annuale dedicata
agli associati, sono previsti
incontri, corsi e seminari di
approfondimento e ricerca.
19
Nella pagina precedente:
allestimento della mostra
“Gli Scaramantici”
nella sede di “Ad Arte”.
In questa pagina, a lato, da sinistra:
“Fischietti scaccia-guai”,
ceramiche, Massimo Voghera;
“Un occhio contro il malocchio”,
assemblaggio con scarti di lavorazioni
industriali, Giorgina Castiglioni.
Sopra, da sinistra, Ia foto: “Ragnatela portafortuna”, Fiorella Collivadino; IIa foto: “Calice”, ceramica, Simona Madonna (primo piano);
“Tié”, piatti del Laboratorio Nibe (al centro); “Vaso-cono”, grès, Keiko Suzuki (in fondo);
IIIa foto: “Senza titolo”, raku, Oronzo Mazzotta (primo piano); “Gufo double-face”, raku, Maria Grazia Stoppa (in fondo).
Sotto, da sinistra, Ia foto: “Area protetta”, sedia, Riccardo Gilardoni; IIa foto: “Scar-amanti-ci”, ceramica, Enrica Campi;
IIIa foto: “Monumento all’oggetto scaramantico”, totem, Andrea Poli (primo piano); “Gioielli senza tempo”, scultura, Simona Bacci ;
“Annodanze”, quadro, Giusi Loisi ; “Scaramantico di mare”, Alessio Brugnoli ; “Umupfumu. Stregone”, terracotta, Carlo Meroni.
20
A lato, da sinistra:
“Porta-fortuna”,
scatole in mosaico, Dula Sironi;
“Il gobbo”, portauovo, Fabio Peloso.
“Ad Arte”
Via Matteo da Campione 8
20052 Monza MI
tel 039.2312002
[email protected]
Sopra, da sinistra, Ia foto: “In-flusso”, specchio, Filippo Franzone (primo piano); “Sale o scende”, gioco in legno, Dusan Durdevic (in fondo); IIa
foto: “Oggetto devozionale: Cenerentola”, pietra dura e cera, Alessio Larocchi;
IIIa foto: “E allora?”, specchio, Eva Philippi.
Sotto, da sinistra, Ia foto: “Scaraman-tin-tin”, collana sonora in ferro e ottone , Antonella Tandi (primo piano); “Civetta”, Raku, Giusi Perelli
Flauto (in fondo);
IIa foto: “Contenitore”, argilla nera, Carmen Boccù; IIIa foto: “Grigri”, candeliere in ceramica, Anna e Paola Marinuzzi.
21
MOSTRE
di Claudia Gatto
Progetto Miró
fantasia senza limiti
I capolavori di Miró presentati alla mostra
organizzata dal Comune di Salerno
hanno stimolato la creatività e la sensibilità
di svariati giovani designer locali
“Mi ha sedotto la bellezza della
ceramica: è come scintille. E poi la
lotta con gli elementi: la terra, il
fuoco […] Io ho una vera natura da
combattente. Quando si lavora con
la ceramica, bisogna saper domare
il fuoco”...
Nelle parole di Joan Miró è la forza
espressiva della ceramica, il fascino
che in lui suscitava l’argilla, il suo
essere solo terra, non appartenere a
nessuna epoca storica particolare,
essere popolare. La ceramica non è
immagine se non è prima forma,
non è colore se non è prima terra,
non è arte se non è prima mano,
22
non è oggetto se non è prima fuoco.
In occasione della grande mostra
“Mediterraneo Miró”, che Salerno ha
dedicato all’artista spagnolo nel
convento di Santa Sofia, alcuni
ceramisti salernitani hanno
reinterpretato liberamente la sua arte,
rileggendone pittura, scultura,
incisioni e la ceramica stessa. Piccoli
pezzi di design artigianale, in
esposizione e in vendita nello shop
della mostra, aprono un dialogo tra
presente e passato, tra la costa
campana e la costa spagnola, tra
impressioni di artisti e, sullo sfondo
di un Mediterraneo popolato dalla
vivacità di archetipi, di segni
luminosi e di “selvatichezza”,
instaurano un rapporto mutevole
con l’arte di Miró. È la sensibilità
individuale di ogni ceramista a
cogliere solo gli aspetti filtrati dalle
proprie suggestioni, a rileggere, tra
mille colori, le innumerevoli forme,
le infinite combinazioni partorite
dalla fantasia di Miró, solo quello
che è già intrinseco nella propria
arte, è coerente con la propria
produzione, è affine ai propri mezzi
espressivi. Allora, nelle opere di
Daniela Cannella, Sofia De Mas,
Laura Laureti, Mariella Siano e
Nella pagina a fronte:
“Omaggio a Miró”
pannello in ceramica di Marco Vecchio.
In questa pagina, dall’alto:
“Tozzetti”, ceramiche di Sofia De Mas;
“Mironiana” (ciotole e piatti),
ceramiche di Marsia (Mariella Siano).
Marco Vecchio, una volta è il colore,
una volta la forma, una volta il segno
a descrivere con ironia il mondo
tragicomico di Miró, a
personalizzare quegli esseri
spaventosi e bizzarri, le tinte
violente, le atmosfere da incubo e da
sogno, il confine tra “gioco” e realtà.
Marco Vecchio, giovanissimo
pittore, da poco avvicinatosi alla
ceramica, rilegge il rapporto tra i
pieni e i vuoti, fondamentale nei
quadri dell’artista, nei quali, ogni
linea, figura e segno, nella loro
apparente casualità, hanno una
specifica ragion d’essere rispetto al
23
In questa pagina, dall’alto:
“Oggetti” realizzati
dall’Associazione Culturale “Humus”
(Laureti, Mautone, Vassallo ed altri);
“La scatola dell’immaginazione”
multiplo di Andrea Caso
riprodotto in venti esemplari;
oggetti in mosaico di vetro
realizzati da Arkidea99 di Paola Miranda.
Nella pagina a fronte:
“Sulla riva del Mediterraneo”
piastra in ceramica di Luciana Spinillo.
tutto, al “vuoto” dello sfondo. Il
segno e la sua distribuzione nello
spazio, la forma inquietante
dell’occhio, l’intreccio delle linee
che dà ritmo all’immagine, sono gli
elementi che lui attinge dalle tele di
Miró. Il colore, invece, nei toni del
nero, del giallo, del terra di Siena, è
quello che vive nei suoi quadri, dove
le figure, cristallizzate per un
istante, emergono definite da linee
dei colori della terra. Nelle
ceramiche, l’occhio, al centro di
tutte le composizioni, è una raccolta
di segni, l’immagine è una selezione
di linee attraverso le quali
il colore emerge e allo stesso tempo
si armonizza con la base “nuda” di
terracotta. Per Mariella Siano è il
valore descrittivo della forma, unito
alla forza del colore puro, privo di
disegno, a sintetizzare l’opera
dell’artista catalano. Centrotavola,
scatoline, ciotole, sono forme
organiche, morbide e fluide, il cui
taglio è un gesto puramente casuale,
senza preintenzioni. Il cromatismo
esasperato dei colori primari degli
smalti, unito al rosso e al blu,
valorizza il materiale della creta,
ruvido e opaco, e spicca dal fondo,
come le figure realizzate da Miró
per le pareti del Sole e della Luna
emergevano, nette, dalle tramature
delle piastrelle in ceramica. Piccoli
soli, stelle, aquiloni, e tutti quei
segni astratti, debitori della natura a
cui si ispirano, che popolano, nella
loro massima essenzialità, le tele di
Miró, rivivono invece nelle
ceramiche di Daniela Cannella.
Sono figure solitarie, che si stagliano
dal fondo colorato alla ricerca di
quel “vuoto” al quale, negli ultimi
24
anni della sua produzione, l’artista
aspirava per raggiungere la massima
intensità narrativa. In altre, invece,
questi disegni diventano “graffiti”
incisi nella superficie, che nascono
dalla dicromia tra lo smalto bianco e
il cotto, volutamente privi di colore,
ma sempre capaci di comunicare il
loro valore ludico. Nelle mattonelle
di Sofia De Mas, la superficie si
ricopre di segni fitti e la grande
varietà di colori perde la tradizionale
tonalità violenta e “irriverente” di
Miró per assumere un tono più
“gentile”. La ceramista salernitana
“gioca” con la firma dell’artista
catalano, la “M” diventa un “W” e
ritorna insistentemente, come un
“nuovo marchio”, nella scansione
geometrica dello spazio,
dove occhi, stelle, linee centripete,
bilanciano la superficie smaltata
o di terracotta. Le figure riprendono
la grafica, i simboli, i segni di Miró,
ma si ripropongono in una veste
originale, molto personale, in una
atmosfera più solare, illuminata dai
colori pastello abitualmente utilizzati
dall’artista. Per Laura Laureti, piatti
e bicchieri smaltati a fondo bianco si
popolano dei personaggi deformati
delle litografie del pittore spagnolo,
nelle quali contorni neri e decisi
racchiudono e delimitano forti
campiture di colori primari. Altre
volte, gradazioni di colori insoliti,
racchiudono quelle sottili linee nere,
che nelle tele di Miró disegnano lo
spazio come “tratti di penna” tra le
pennellate decise, come fili di
burattini che permettono le buffe
torsioni delle figure, delineano stelle
nel cielo,
descrivono voli d’uccelli.
L’iniziativa,
nell’ambito della mostra, offre la
possibilità di aprire un dialogo
creativo con la pittura che rivive
nella ceramica, con l’arte che
reinterpreta arbitrariamente l’arte,
ma si presenta anche come una
vetrina sull’artigianato salernitano,
che vive della sua forte identità, con
l’esposizione di alcuni lavori di
Andrea Caso, Luciana Spinillo e
Paola Miranda, artigiani che
operano con la volontà di superare
la tradizione iconografica sotto la
spinta incalzante della modernità e
dell’innovazione. Andrea Caso
rilegge la ceramica come un
“reperto”, una base irregolare di
pietra nella quale le figure sono
impresse come fossili preistorici che
il tempo ha immortalato per sempre
nella superficie scavata. La natività è
invece protagonista della ceramica
di Luciana Spinillo, espressione di
una “modernità stemperata” dalla
quale nascono forme scultoree
“contorte, eccentriche, naturalizzate
come in uno scavo”, disegnate da
curve sinuose che creano
movimento e acquistano identità
attraverso i tocchi di colore.
Il vetro è infine protagonista dei
lavori di Paola Miranda, nei quali
tessere colorate si alternano per
descrivere immagini, per definire
geometrie, per rivestire le superfici
come in un mosaico.
25
MUSEI
di Maria Concetta Cossa
Nasce a Faenza
il Museo Carlo Zauli
L’intervista al figlio dell’artista
svela interessanti elementi
dell’attività del grande ceramista-scultore
e del museo a lui dedicato
È stato inaugurato a Faenza, a fine
maggio del 2002, il museo dedicato a
Carlo Zauli, protagonista nel
panorama artistico della seconda
metà del ’900. Zauli è colui che ha
reso la ceramica materia fortemente
espressiva: uno tra i pochi ceramisti
italiani compiutamente scultori,
come dichiara Gillo Dorfles. Nel
museo sono raggruppate 120 opere
dell’artista, scelte fra quelle più
rappresentative della sua intensa e
florida carriera quarantennale; molte
di esse furono appositamente raccolte
e ritirate dal mercato dallo stesso
Zauli. Il suo laboratorio “la bottega”
in via della Croce è il luogo a cui
corrispondono gli spazi del museo; il
percorso espositivo si snoda
attraverso una quindicina di ambienti
-il deposito, i locali destinati
all’assemblaggio delle terre, quelli
per la cottura e la realizzazione delle
opere, lo studio personale ed il
giardino- e ripercorre le tappe della
produzione artistica di Zauli, dai vasi
dei primi anni ’50 fino alle ultime
opere scultoree del decennio scorso.
Tutto il percorso è contrassegnato da
apparati didascalici: dai pannelli alle
bellissime immagini in bianco e nero
che illustrano momenti diversi del
suo lavoro, ai video ed alle immagini
delle opere monumentali, presenti in
tutto il mondo, proiettate sui muri
consumati della sala per la foggiatura.
Il viaggio fra le opere di Carlo Zauli
non si esaurisce nell’esposizione
permanente appena inaugurata, ma
prosegue nelle molte opere presenti
in città e, volendo, in diverse parti del
mondo; ciò che va sottolineato è
come il tipo di organizzazione
spaziale adottata ripercorra la
26
sequenza delle varie fasi di lavoro,
rispetti gli ambienti originari e ne
conservi quella certa aria di
“operosità” che è funzionale ai
successivi sviluppi del progetto;
l’apertura del museo è solo quindi
un primo passo. Di come prende
origine il Museo Carlo Zauli
parliamo con Matteo Zauli che,
peraltro, è alla direzione di tale
impresa. Si sa che la nascita di un
museo è sempre il risultato di un
grande lavoro di costruzione storica
di un percorso -in questo caso
Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:
Carlo Zauli mentre sta incidendo un vaso
(foto Antonio Masotti);
Carlo Zauli fra i banchi dell’Istituto
Statale d’Arte per la Ceramica “Gaetano
Ballardini” a Faenza (foto A. Masotti);
vaso in grès, anno 1962.
In questa pagina:
“Premio Faenza” 1958, vaso ovoide di
forma irregolare con una piccola bocca,
decorato a fasce e altri motivi colore
ruggine, grès, h cm 78 (Faenza, M.I.C.),
prima opera in grès vincitrice
del “Premio Faenza”.
“Gaetano Ballardini” a Faenza dove,
peraltro, si è formato); far vivere
l’esperienza del trasformare la
materia, affrontarne percorsi teorici,
ma senza abbandonarne mai le
possibili applicazioni pratiche.
La famiglia non ha fatto altro che
riprendere in mano il progetto e,
con l’apertura del museo, muoversi
in tale direzione.”
Un progetto affascinante,
ma anche, in un certo modo,
ambizioso. Come siete partiti?
“Più di un anno fa fu presentato il
progetto alla Amministrazione
Comunale e ad altri enti -pubblici e
privati- competenti nel nostro
territorio, non ultimo al Museo
Internazionale delle Ceramiche in
Faenza (MIC). Tale lavoro è
scaturito nella mostra antologica al
MIC “Carlo Zauli: l’Alchimia delle
Terre”, ancora in corso, che mette
in evidenza Zauli “scultore”, e
nell’inaugurazione del Museo che
ne illustra l’evoluzione artistica e di
artistico- che si intende conservare,
organizzare e soprattutto rendere
fruibile come patrimonio collettivo.
Si tratta di un evento di profonda
importanza e di una coraggiosa
scelta perchè riguarda l’attivazione
di una struttura permanente, ma
anche l’avvio di forti relazioni e
progetti per rendere dinamica e
significativa quella che, oggi,
definiamo un’impresa culturale.
C’è, però, ancora nella famiglia di
Zauli prima tanto amore e poi tanta
passione, mista a responsabilità per
l’arte contemporanea.
Matteo come nasce il museo?
“L’origine del progetto parte da mio
padre che voleva attivare un centro
culturale improntato sulla propria
lunga ed articolata esperienza. L’idea
del Museo è nata da Carlo Zauli
stesso verso la metà degli anni ’80.
Nel laboratorio di Via della Croce,
egli creò un po’ alla volta -e sempre
continuando a lavorare- una prima
esposizione. Essa fu disposta
nell’ampia sala al primo piano che
ora è dedicata alle opere realizzate
negli anni ’80; per quest’operazione
alcuni pezzi vennero da lui acquistati
dal mercato antiquariale dove già
circolavano, come ad esempio il vaso
del ’53, per ricostruire la serie
appartenente alle tipologie dei
“Premi Faenza”. La sua idea era:
creare una sala rappresentativa del
proprio percorso artistico;
realizzare un centro studi dove poter
svolgere conferenze (Zauli aveva
tenuto lezioni in Giappone, in
Germania, oltre ad aver maturato
una grande esperienza nello
insegnamento presso l’Istituto
Statale d’Arte per la Ceramica
27
progettista, fornendone un ritratto
“a tutto tondo” coerente ed
indispensabile. Potrei affermare che
il termine “condivisione” è quello
più adatto per definire i rapporti,
fin qui maturati, con il mondo
istituzionale ed economico; il
concetto di arte-impresa è il filo
conduttore che ha permesso l’avvio
di questo progetto.”
Nel laboratorio di Carlo Zauli, ora
museo, in realtà si respira ancora
un’aria di lavoro.
“Infatti, sono stati lasciati inalterati
gli ambienti di lavoro a fini didattici,
ma anche perchè in essi si
svolgeranno realmente attività
collegate al museo. Da un punto di
vista espositivo il percorso si snoda
attraverso vari periodi della vita
artistica di mio padre: dall’inizio
degli anni ’50 fino agli anni ’90”.
Le opere di Zauli ed il Museo
costituiscono un patrimonio
destinato ad arricchire
la città di Faenza come centro di
produzione e promozione artistica,
ma sono anche destinati a creare
un luogo d’incontro, d’elaborazione,
di scambio culturale internazionale;
immagino che ciò
rientri nei vostri obiettivi.
“La finalità del museo è duplice:
divulgare e far conoscere nel mondo
il lavoro artistico di Zauli, dagli anni
’50 agli anni ’70; curare la
promozione delle sue opere e della
sua ricca esperienza (degli anni ’60,
’70, anche ’80) ristabilendo contatti
con tutti i centri museali, culturali,
gallerie con le quali Zauli ha avuto
contatti; si pensi che, ad esempio,
suoi pezzi sono in 36 musei di tutto
il mondo (in Giappone, Svizzera,
Belgio, Germania, Inghilterra e in
molti altri paesi oltre che in Italia).
Gli stessi visitatori stranieri, che da
maggio di quest’anno sono venuti
al Museo, dimostrano l’interesse
che questo progetto va stimolando
e sono per noi un modo
per animare nuovi contatti.
Noi intendiamo creare un vivo
centro culturale per incrementare
il valore di Faenza, nella sua identità
ceramica in senso contemporaneo,
nel mondo perchè la città
ha bisogno di recuperare la sua
28
dimensione culturale
a livello internazionale”.
Progetti?
“Come già accennato il percorso
non si esaurisce nell’esposizione
permanente, ma prosegue nelle
diverse iniziative che saranno
promosse dal Museo Carlo Zauli
nell’intento di fornire occasioni di
studio e d’approfondimento
dell’Arte della ceramica, e di
divenire un punto d’incontro per
studenti e giovani ceramisti
all’interno del sistema della ceramica
internazionale contemporanea. In
funzione di questo principale
intento, oltre a sviluppare ulteriori
collaborazioni con il MIC a seguito
della grande mostra antologica, il
Museo ne produrrà un progetto
itinerante lungo le principali tappe
della storia espositiva dell’artista,
dall’Europa settentrionale, al
Giappone, all’America del Nord.
Intendiamo fare una selezione delle
opere e portarla in giro per il
mondo, ad esempio a partire dal
Giappone stesso dove, negli anni
’70, Zauli ebbe quattro personali
importanti concretizzatesi in cicli
espositivi ciascuno dei quali
sviluppati in due o tre mostre presso
città diverse. Per questo stiamo
lavorando su due fronti: progetti
esportabili di piccole e grandi
dimensioni, mostre a tema come
possono essere “il Vaso”, “le Zolle”.
Inoltre stiamo creando un data base
per tracciare una mappatura di tutto
il movimento di giovani artisti. Tale
lavoro riguarda, in particolare, la
costituzione di
un centro di sperimentazione
e indagine rivolto a ceramisti che
vogliano sperimentare il linguaggio
contemporaneo, inoltre dare
supporto ed accoglienza ad artisti,
già affermati in ambito nazionale ed
internazionale, che intendano
affiancarci nella realizzazione di tali
attività”. Mi pare significativo e di
buon auspicio riprendere una frase
recente di Claudio Spadoni, critico
d’arte e consulente scientifico del
Museo: “Zauli è un tramite per
trasmettere dei valori, il sapere delle
mani, il Museo Zauli è il luogo di
trasmissione delle memorie”.
Dall’alto:
Museo Zauli, Sala degli anni ’60,
in primo piano “Sfere”, sullo sfondo
“Ruota Strappata”, (foto R. Tassinari);
“Fremito Naturale” 1977, grès.
Originalità di Carlo Zauli
Un profilo biografico
“... non è la materia a determinare un
fatto creativo di alta qualità, ma è la
fantasia ed il talento dell’uomo a dare
origine ad opere significative e durature”.
(Carlo Zauli, giugno 1966).
Carlo Zauli (Faenza, 1926-2002) si
forma nella Faenza dell’immediato
dopoguerra, sulla scia di grandi
maestri quali Rambelli, Bucci,
Biancini, per approdare a linguaggi
contemporanei internazionali ed
elaborarne poi uno completamente
suo. A ciò si aggiunga l’arrivo al
Museo Internazionale delle
Ceramiche in Faenza di opere
assolutamente dirompenti fra le quali
le cinque donate da Picasso fra il ’49 e
il ’51 e i febbrili scambi prodotti
dall’incrocio di diverse culture. A
Faenza arrivano Guido Gambone,
Tullio Mazzotti, Gio Ponti; poco più
tardi Carlo Zauli farà della propria
bottega, aperta nel ’50, un punto di
incontro per costoro, ai quali si
aggiungono poi il francese Albert
Diato, il marchigiano Nanni Valentini
e il pugliese Pino Spagnulo. Pochi
anni dopo l’apertura dell’atelier, nel
’53, Carlo Zauli vince il Premio
Faenza con uno sconcertante vaso
asimmetrico (allora si diceva
“scentrato”) ornato da un fine rilievo
su fondo turchese. Nel ’58 vince di
nuovo, stavolta con un grande vaso in
grès a bocca strettissima che ricorda
più un pesce-luna o una scultura
arcaica. Nella giuria sono presenti
artisti come Fausto Melotti, assai
sensibile alle nuove istanze della
scultura e all’indagine su materiali
non “aulici” e non convenzionali.
Portando per la prima volta il grès su
un podio d’onore, Zauli smentisce il
primato -che a Faenza pareva
incrollabile- della maiolica. Da lì in
poi proseguirà una ricerca
personalissima, volta a sondare tutti
gli aspetti della scultura in ceramica:
dal geometrismo delle forme
perfettamente tornite (vince nel ’62 il
suo terzo Premio Faenza con una
coppia di vasi di pulitissimo e
solidissimo rigore) fino alle rarefatte
composizioni degli anni ’70 e ’80 dove
Zauli si avvicina alla natura,
lasciandosi suggestionare dalle forme
più primordiali e più libere, in
definitiva quelle della sua terra: le
grandi “arate”, le bizzarre successioni
di creste e solchi che ricordano il
mare dei calanchi, le steli mosse dal
vento, le sfere e i cubi che si liberano
della loro gabbia per sgretolarsi o per
assumere vere e proprie ali. Nella sua
spasmodica ricerca di verità e di
semplicità si inseriscono anche i vasi
sconvolti, i grandi pannelli a onde, le
superfici a zolle, dove l’unico
imperativo sembra quello di tornare
alla bellezza naturale. Non a caso in
Giappone -ove ha avuto un notevole
successo- è maestro indimenticabile,
unico capace di trattare l’argilla come
un grande corpo umano e così di
certificare l’esistenza della materia
simboleggiandone la vita e la morte”.
Dall’alto e da sinistra:
Museo Zauli, Sala degli anni ’50,
vaso asimmetrico con decori a rilievo,
maiolica, 1953 (foto Raffaele Tassinari);
Museo Zauli, Sala degli anni ’80,
“Genesi” 1984, grès, (foto R. Tassinari);
“Premio Faenza” 1953, vaso asimmetrico
con ornati a rilievo su fondo blu,
maiolica, h cm 29 (Faenza, M.I.C.).
29
Dall’alto e da sinistra:
Museo Zauli, progetti per la fabbrica
piastrelle “La Faenza” (foto R. Tassinari);
Carlo Zauli su un campo arato
della campagna faentina
(foto Antonio Masotti);
“Pannello” 1971/72, grès, cm 250x180,
Collezione Regione Emilia Romagna,
(foto Antonio Masotti);
“Cubo Alato” 1978, grès, cm 200x180,
opera installata alla stazione di Faenza.
Carlo Zauli designer
La figura di Carlo Zauli designer non è
stata ancora sufficientemente indagata.
Ricerche preliminari sono state svolte da
Rolando Giovannini, che per la mostra
Disegno&Design (Bologna, Cersaie’ 84)
selezionò diverse tipologie di piastrelle
disegnate per una produzione a scala
in-dustriale fra cui diverse progettate da
Zauli. La prima risale al ’61, contemporaneamente alla nascita dell’azienda “La
Faenza”, di cui Carlo fu tra i fon-datori,
per essere seguita da altre con cui, a
partire dal ’62 (inizio della pro-duzione)
diede avvio ad una stagione sti-listica
tutta faentina di alto pregio nel settore
della ceramica industriale. I primi
modelli realizzati (20x20) erano in grès
bianco smaltato con disegno otte-nuto
tramite l’impiego di mascherine in rame
intagliato (il Museo ne conserva
numerosi esemplari). Lo stile adottato da
Zauli nel settore della progettazione
in-dustriale è già rappresentativo di
quello che sarà -anche in questo difficile
campo- il suo percorso artistico: sobrietà
ed ele-ganza combinate in una sintesi
essen-ziale, senza sbavature e facili
concessio-ni alle mode. Ciò deve -e non
poteva es-sere che così- aver influito
anche sugli allievi; lo vediamo in 4
delicate prove del ’69 realizzate da
studenti di Zauli e Dal Pozzo all'Istituto
“Ballardini” di Faenza: sintesi
geometriche, pulizia, nitore, essenzialità,
ma derivate da una profonda ricerca
grafica. Tutto ciò non si esaurirà,
neppure con l’approdo di Zauli -in
scultura- ad un linguaggio liberissi-mo,
ispirato più ai messaggi della natu-ra che
non alle sintesi formali: serigrafie
pulitissime, ove semplicità e equilibrio si
coniugano con qualità estetica, continueranno a punteggiare la sua opera sempre, anche negli anni ’70 e ’80.
Il Museo è aperto dal martedì alla
domenica con il seguente orario:
- invernale 9.30-13.00; 15.30-18.30
- estivo 10.00-13.00; 16.00-19.30
via della Croce 6 - 48018 Faenza (RA)
tel/fax 0039.0546.22123
[email protected]
30
PROGETTI E TERRITORI
di Isabella Taddeo
Valorizzare la tradizione
Incentivare l’innovazione
A distanza di ben nove anni dalla precedente
dal 14 al 15 novembre a Villa Erba di Cernobbio
si è tenuta la Conferenza Lombarda dell’Artigianato
un’esperienza da ripetere con cadenza biennale
V
entinove imprese artigiane ogni mille abitanti,
contro una media nazionale di venticinque. In altre
parole, 250 mila aziende che danno lavoro a circa 700
mila addetti. E’ il biglietto da visita del sistema
dell’artigianato in Lombardia, un comparto che svolge
un ruolo di primissimo piano e rappresenta una parte
vitale del sistema produttivo della Regione. Con
l’obiettivo di individuare quali siano le strategie che
consentiranno alle imprese lombarde di poter
competere sui mercati internazionali e di raccogliere
indicazioni su come orientare le scelte del governo
regionale -da sempre al fianco del mondo
dell’artigianato- tutti i protagonisti del settore si sono
dati appuntamento a Villa Erba di Cernobbio il 14
e 15 novembre dello scorso anno, per la Conferenza
Lombarda dell’Artigianato “Valorizzare la tradizione.
Incentivare l’innovazione”. Convocata a distanza di
ben nove anni dalla precedente, la Conferenza
è stata promossa dall’Assessore all’Artigianato,
New Economy, Ricerca e Innovazione Tecnologica
della Regione Lombardia, Giorgio Pozzi,
in collaborazione con Unioncamere Lombardia
e le quattro Associazioni Artigiani rappresentative
a livello regionale. “Ho fortemente voluto questa
Conferenza -ha detto l’Assessore Pozzi- perchè mi è
sembrato essenziale fare un punto della situazione e
della difficile congiuntura economica internazionale,
conseguenza diretta dei recenti fatti che hanno
sconvolto il mondo. Mi è sembrato opportuno
riflettere insieme per comprendere il momento
che stiamo vivendo e attrezzarci per valorizzare,
sostenere e promuovere il comparto artigiano”.
Il programma dei lavori
“Valorizzare la tradizione. Incentivare l’innovazione”
sono stati i due temi chiave intorno ai quali si sono
sviluppati i due giorni di lavori, che hanno visto un
programma molto intenso di interventi organizzati
in tre sessioni consecutive. La prima sessione è stata
dedicata all’analisi dello stato attuale del comparto,
anzitutto attraverso la presentazione della “salute”
dell’artigianato lombardo tramite l’indagine svolta
annualmente dall’IreR, l’Istituto di Ricerca della
Regione Lombardia; successivamente cinque
eminenti professori delle maggiori Università italiane
hanno presentato le relazioni portate in discussione
nell’ambito della Conferenza. Tali relazioni si sono
concentrate sui cinque temi chiave individuati per il
comparto artigiano (l’associazionismo economico, la
finanza, le risorse umane, l’innovazione tecnologica
e il nuovo modello di intervento pubblico), temi che
sono poi stati ulteriormente sviluppati nell’ambito di
gruppi ristretti di lavoro nel secondo pomeriggio di
giovedì 14 novembre. Nel corso della prima sessione
dei lavori è intervenuto anche il presidente del
Consiglio Regionale della Lombardia, Attilio
Fontana, che ha sottolineato l'impegno delle
31
commissioni consiliari e del parlamento regionale
per sviluppare leggi e iniziative volte a favorire e
promuovere lo sviluppo del comparto artigiano.
La seconda sessione ha permesso il confronto tra la
Lombardia, il Piemonte, il Rhône Alpes (regione
francese membro dei Quattro Motori d’Europa,
insieme al Baden Wuttemberg, Lombardia e
Catalonia) nell’ambito del contesto Europeo. Infine,
la giornata del 15 novembre è servita a mettere
a frutto tutti i dati e le informazioni presentate,
con l’intervento dei maggiori esponenti istituzionali
e politici legati al mondo dell’artigianato. Tra i
partecipanti alla seconda giornata di lavoro
della Conferenza anche il sottosegretario al Ministero
delle Attività produttive, Mario Valducci,
che ha posto un particolare accento sul tema della
formazione, e il presidente della Commissione Attività
Produttive del Consiglio Regionale
della Lombardia, Enzo Lucchini. L’Assessore Pozzi,
tracciando un bilancio della Conferenza, ha proposto
l’istituzionalizzazione di questo importante
appuntamento, dandogli cadenza biennale, “per poter
cogliere l'opportunità di confrontarsi e discutere
sulle politiche che Regione Lombardia ha attuato
e intende attuare a favore del comparto artigiano”.
intervento di Mons. Maggiolini
Ai lavori della seconda giornata è intervenuto anche il
vescovo di Como, mons. Alessandro Maggiolini, che
ha sottolineato con la sua presenza la grande stima per
la categoria. Maggiolini ha anche evidenziato la
disparità di trattamento che devono subire le piccole
imprese: mentre una grande azienda in difficoltà di
bilancio ottiene l’aiuto e l'intervento del Governo per
tutelare i propri lavoratori, nel caso di una piccola
azienda artigiana ciò non avviene mai. Su questo
aspetto si è soffermato il presidente Formigoni nel
suo intervento conclusivo della Conferenza, ed in
particolare sulle conseguenze che la crisi della Fiat sta
provocando per tutte le aziende artigiane legate
all'indotto dell'Alfa Romeo di Arese. “Stiamo
studiando insieme ad Artigiancassa -ha precisatoun intervento sussidiario e solidale per attivare forme
speciali di credito agevolato che consentano alle
aziende di trovare sbocchi di uscita da questa grave
situazione di difficoltà occupazionale ed economica”.
Artigianato e Internet
Uno dei temi cruciali, affrontato anche dall’Assessore
regionale all’Artigianato, New Economy, Ricerca e
Innovazione Tecnologica, Giorgio Pozzi, è la
connessione tra il mondo dell’artigianato ed Internet.
L’Assessore Pozzi ha evidenziato come l’azione di
sostegno della Regione Lombardia non si limita al
finanziamento delle imprese, ma intende sviluppare
un più ampio utilizzo delle tecnologie informatiche
per poter vincere le sfide competitive della
32
globalizzazione dei mercati. “Fino a qualche decennio
fa -ha detto Pozzi- i competitori delle imprese
artigiane si trovavano a pochi chilometri di distanza,
nella stessa area geografica, al massimo nel territorio
della stessa Regione: oggi con la possibilità di essere
presenti su Internet e di utilizzare il web per mettere
in mostra i propri prodotti, gli artigiani lombardi si
devono misurare con aziende a migliaia di chilometri
di distanza”.
Il credito: raddoppia il plafond di Artigiancassa
Un capitolo a parte è stato dedicato all’annoso
problema del credito alle imprese: da un lato è stata
posta in evidenza la difficoltà da parte delle aziende
artigiane di poter accedere ai finanziamenti delle
banche, dall’altro l’impegno della Regione Lombardia
per sostenere Artigiancassa. Impegno
che si è tradotto nella decisione di integrare i fondi
statali attraverso un cospicuo innalzamento dei
trasferimenti regionali destinati a questo essenziale
strumento, a sostegno del quale saranno messi a
disposizione complessivamente più di 26 milioni di
euro. Tutto ciò permetterà di raddoppiare
l’abbattimento del tasso di interesse sui finanziamenti
per le imprese: tramite Artigiancassa, la Regione
Lombardia ha infatti elevato il plafond a 250 mila
euro rispetto ai precedenti 120 mila euro.
Provvedimento questo già presentato dall’Assessore
Pozzi alla Giunta Regionale.
Cestec e i Centri d’Eccellenza
Per incrementare le potenzialità del comparto
artigiano, favorendone lo sviluppo e un maggiore
ricorso all’innovazione tecnologica, colmando anche
l’esigenza storica di “fare ricerca” e metterne i
risultati a disposizione delle aziende di piccole
dimensioni, l’Assessore ha poi sottolineato non solo la
crescita dei centri di eccellenza, ma anche il rinnovato
ruolo propulsore del Cestec, l’azienda regionale il cui
capitale sociale passerà in misura maggioritaria alla
Regione Lombardia.
Un “Voucher” per le Imprese Artigiane
Tra le novità emerse nella prima parte dei lavori,
l’opportunità di introdurre anche per le imprese
artigiane il “voucher” della Regione Lombardia.
“Per incentivare le imprese indirizzandole verso
l'innovazione tecnologica, la ricerca avanzata e la
finanza innovativa -ha detto Raffaele Cattaneo,
Vice Segretario Generale della Regione Lombardiadobbiamo pensare a strumenti nuovi, lasciando alle
spalle la logica dei finanziamenti alle imprese che ha
caratterizzato l'azione del governo regionale in
passato. Si può ipotizzare allora un bonus che gli
imprenditori possono spendere all’interno di una rete
di servizi accreditati, esperienza che ha già dato ottimi
risultati in altri settori amministrati dalla Regione”.
Formigoni: l’Artigianato motore dell’economia
Nella prima pagina, dall’alto:
panoramica del tavolo dei conferenzieri;
veduta di un settore della platea.
Inquesta pagina, dall’alto:
l’Assessore Giorgio Pozzi
introduce la seconda giornata dei lavori;
intervento del sottosegretario al Ministero
delle Attività Produttive, Mario Valducci;
l’onorevole Roberto Formigoni
conclude le due giornate di lavoro.
A concludere la due giorni di lavoro a Cernobbio è
intervenuto anche il presidente della Regione
Lombardia, Roberto Formigoni, per il quale
“l’artigianato è un motore essenziale dell’economia,
ma anche per la cultura e la società lombarda”.
“Dobbiamo lavorare insieme -ha continuato il
presidente- su quelle eccellenze che ci fanno
conoscere in tutto il mondo, in modo che la
promozione del made in Lombardy porti con sè un
indotto significativo da ogni punto di vista”.
Per promuovere le eccellenze lombarde Formigoni ha
sottolineato l’esigenza di potenziare il sistema
infrastrutturale, semplificare le procedure
amministrative, sostenere la qualificazione delle
risorse umane, promuovere nuovi strumenti di
accesso al credito, aggiornare le politiche di
formazione professionale.
Formigoni ha poi fatto sue le proposte emerse nel
corso della Conferenza riguardo alla istituzione di un
tavolo di confronto permanente tra Associazioni di
categoria, Unioncamere e Regione Lombardia, per
affrontare e risolvere le problematiche del settore
artigiano.
Il presidente si è soffermato anche sulla necessità di
sviluppare l'ICT (Information Communication
Technology) nel sistema artigiano, ad oggi molto
frammentato e limitato, anche a livello internazionale,
dagli alti costi di trasferimento.
I dati congiunturali del III° trimestre: cresce il
numero delle imprese, lieve flessione
dell’occupazione
In occasione della Conferenza sono stati diffusi anche
i dati relativi all’analisi congiunturale sull’artigianato
del terzo trimestre 2002, realizzata da Unioncamere
Lombardia e dalla Regione.
I dati hanno evidenziato un calo su base annua (-3%),
mentre l’occupazione contiene la flessione all’1,1%.
Contemporaneamente cresce il numero delle imprese
artigiane, soprattutto grazie al settore delle
costruzioni (+970 imprese). Positive le prospettive per
il quarto trimestre dell’anno, con particolare
riferimento per gli ordinativi dall’estero.
33
PROGETTI E TERRITORI
di Stefania Viti
Toscana Arte
Le aziende locali insieme a Federimpresa Arezzo
hanno dato vita al nuovo consorzio fortemente voluto
per salvaguardare, sostenere, valorizzare e promuovere
l’artigianato artistico aretino ricco di molteplici espressioni
legate indissolubilmente al territorio e a secoli di storia
L
a tutela e la valorizzazione dell’artigianato artistico
sono obiettivi imprescindibili per la salvaguardia
e la promozione delle attività economiche tradizionali
e delle risorse culturali proprie di un territorio.
Arezzo e la sua Provincia sono oggi, nell’ambito delle
aree italiane a forte valenza artigianale ed artistica, una
realtà originale ricca di molteplici espressioni di un
artigianato di tradizione secolare.
Se in Arezzo l’origine dello sviluppo economico e la
fioritura di certe forme di artigianato si debbono
imputare al processo di civilizzazione dell’area operato
dagli etruschi prima e dai romani poi, nelle valli aretine
-il Casentino, la Valtiberina, la Valdichiana, il Valdarnola lontananza dalla città e la natura stessa dei luoghi
hanno favorito la nascita delle diverse attività artigianali.
E sono per lo più valligiane le aziende che con
Federimpresa Arezzo hanno dato vita al consorzio
34
“Toscana Arte”. Nato nel marzo 2002, il consorzio
riunisce diciassette aziende del settore dell’artigianato
artistico e tradizionale aretino con l’intento di
promuovere la Provincia di Arezzo e le sue produzioni
artigianali attraverso varie iniziative, sia di livello
nazionale che internazionale.
La partecipazione ad “AF-L’artigiano in fiera”, Milano
30/11-8/12/02, ha segnato la prima apparizione ufficiale
del consorzio in una manifestazione espositiva di grande
rilievo, contemporaneamente alla presentazione del
cd-rom “Toscana Arte”, nel quale si documentano le
vocazioni territoriali, le aziende e i prodotti.
Dall’arte del restauro dei legni alla ceramica,
dall’oreficeria alla tessitura, dalla pietra scalpellata al
ferro battuto al vetro: numerose e distinte appaiono le
forme di artigianato artistico praticate dalle aziende di
“Toscana Arte” con produzioni spesso strettamente
Dal CASENTINO, nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:
panno casentino (quadri tessuto verde e arancio), TACS
Tessitura Artigiana Casentibese, Stia;
centrotavola in argento con foglie, Oro e Argento 94
Lavorazione metalli preziosi, Castel S. Niccolò;
orci in terracotta, Giovenali Fabrizio Terracotta e Ceramica, Soci;
ferro battuto (particolare), Luka’s Ferro Battuto, Rassina.
Dalla VALTIBERINA, in questa pagina, dall’alto e da sinistra:
bracciale (particolare), Essenza Gioielli in argento, Sansepolcro;
lavorazione di cesti in vimini, Luzzi Leonardo
Lavori in Vimini e Impagliatura Sedie, Anghiari;
girocollo con placchette, Baragli Preziosi Oreficeria, Sansepolcro;
casale in pietra, Maggini Claudio
Ristrutturazioni - Costruzioni in Pietra, Anghiari;
farfalla, Mearini Oriano Oreficeria Laboratorio Orafo, Sansepolcro.
legate ad un territorio specifico dove, un tempo,
l’ambiente e la popolazione hanno fornito materia
prima, fonti energetiche e manodopera.
In Valtiberina, nei centri di Anghiari e di San Sepolcro
-quest’ultima città natale del pittore Piero Della
Francesca-, l’arte orafa, la lavorazione del “merletto a
fuselli” e l’artigianato del mobile sono protagonisti di
distinte ed importanti manifestazioni quali la “Biennale
d’arte orafa”, la “Biennale del merletto”, la “Mostra
Mercato dell’Artigianato dell’Alta Valle del Tevere”.
Quest’ultima manifestazione, che si tiene ad Anghiari
ogni anno, costituisce l’evento sicuramente più
importante nella provincia poiché in esso sono
rappresentate tutte le diverse tipologie dell’artigianato
artistico dell’Alta Valtiberina.
Di particolare rilievo è l’artigianato del mobile in stile,
che qui ha avuto un forte sviluppo data la grande
disponibilità di legname -la natura dei luoghi è
prevalentemente montana con ampie estensioni
boschive-, cui si aggiunge, inoltre, il contributo
formativo dell’Istituto Statale per l’arte del legno e del
restauro del mobile antico. Sempre in Anghiari si
conserva e si perpetua la lavorazione dei cesti di vimini,
un artigianato ormai in via di estinzione ed attività
artigianale più di altre legata alla tradizionale cultura
contadina toscana. Con il vimini e la stiancia raccolti
lungo le rive del Tevere i contadini, i cestai e i seggiolai,
fin dal Medioevo, hanno intrecciato cesti, panieri e tutti
quegli oggetti che potevano essere utili per i lavori più
diversi e per gli usi domestici. I laboratori artigianali,
che operano in Valtiberina secondo tecniche tradizionali
tramandate di generazione in generazione, costituiscono
oggi una voce importante dell’economia
locale alla cui sopravvivenza e rigenerazione
35
contribuisce anche l’azione educativa dell’Istituto Statale
d’Arte di Borgo Sansepolcro.
Agli artigiani orafi ed agli argentieri si riconduce,
inoltre, in generale e per tutta l’area aretina, un settore
dell’artigianato locale tra i più noti, settore che
primeggia in Italia per l’elevata qualità dei prodotti sia
sotto il profilo esecutivo sia per l’originalità del disegno
creativo. In Casentino, una valle stretta e verdeggiante
attraversata dal primo tratto dell’Arno e punteggiata di
castelli feudali, si sono particolarmente sviluppati l’arte
della pietra scalpellata, l’artigianato del ferro battuto e la
tessitura del panno di lana.
Nate da precise esigenze di vita rurale, dette arti hanno
raggiunto ormai fama nazionale ed internazionale.
Castel San Niccolò, la patria di molti maestri scalpellini
36
che si tramandano di padre in figlio le tecniche di
estrazione e di lavorazione della pietra,
accoglie annualmente la “Mostra della pietra lavorata”,
mentre la lavorazione del ferro battuto ha una
importante vetrina nella “Biennale Europea d’Arte
Fabbrile” a Stia. Già in antico si estraevano in Casentino
i minerali ferrosi con cui nel medioevo e nei secoli a
seguire si sono prodotti gli attrezzi da lavoro e per uso
domestico, le armi e le armature, ricordate queste
ultime con i nomi di valenti fabbri ferrai nei documenti
d’archivio. Anche la pietra scalpellata ha conquistato gli
onori del ricordo storico con manufatti di gran pregio
destinati ad abbellire i palazzi e le dimore aristocratiche
fra cui quelle della potente famiglia fiorentina dei
Medici. Ancora in Casentino nasce il noto “panno
Casentino”, un tessuto tipico per spessore e pesantezza,
dai colori vivaci come l’arancio ed il verde, la rifinitura a
“ricciolo”, con cui si confezionano capi vari
d’abbigliamento a cominciare dai tradizionali cappotti.
Derivata da una ben più antica lavorazione artigianale
dei panni di lana, già in atto in epoca etrusca, la
produzione dei tessuti di lana ebbe un notevole sviluppo
nel corso del medioevo per l’impulso datole dalle
numerose comunità monastiche insediatesi in Casentino
in quel periodo. Tuttavia il “panno Casentino” come lo
conosciamo oggi nasce solo nel XIX secolo e da quel
momento caratterizza la produzione tessile locale che ha
in Stia il suo principale centro manifatturiero e
industriale.
Ancora nell’alta valle dell’Arno troviamo orci, fontane e
tavoli da giardino in terracotta prodotti da una
manifattura artigiana la quale, nel rispetto della
tradizione toscana, ripropone le forme più
caratteristiche e note accanto a modelli dalle linee più
moderne. Oltre all’ampio e pregevole repertorio della
ceramica e della terracotta fiorentina di epoca
rinascimentale, l’attuale lavorazione artigianale della
ceramica aretina trova importanti riferimenti storici e
culturali nelle collezioni di ceramiche antiche del Museo
Archeologico e del Museo d’Arte Medioevale di Arezzo,
del Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona. Inoltre la
raccolta di maioliche e terrecotte medioevali
e moderne del Museo del Cassero di Monte San Savino
testimonia la continuità storica di una produzione
ceramica che manifesta nelle maioliche e nelle terrecotte
savinesi una sua espressione del tutto originale. I
ceramisti aretini ispirandosi ai modelli del passato
producono oggi ceramiche di alta qualità in cui si
ripropongono modelli e decori antichi oppure disegni di
nuova ideazione. Uno spazio importante dell’artigianato
aretino è occupato dalla lavorazione del vetro: vetrate
artistiche, lampade tipo Tiffany, oggetti per
arredamento realizzati in vetrofusione, vetri dipinti a
mano o incisi. Un settore dell’artigianato locale derivato
da un passato recente che ha visto affermarsi in
Valdarno la produzione industriale del vetro -dai fiaschi
alle cristallerie da tavola-, ma anche da una forma d’arte
più antica, quella della vetrata artistica, che si è espressa
dalla Valdarno, nella pagina a fronte, dall’alto:
lavorazione della pietra, Biri Scultura e Scalpellatura, Terranuova
Bracciolini; realizzazione di una vetrata, Arte e Materia Vetrate
Artistiche, Montevarchi; cassettone in legno intarsiato, Monechi
e Bonciani Restauro Mobili, San Giovanni Valdarno.
da Arezzo, in questa pagina (colonna di sinistra), dall’alto:
decorazione pittorica di un soffitto, Studio Consul
Studi di Pittura e Decorazione, Arezzo;
vetrata (particolare), SAAV Lavorazione Vetro, Arezzo.
Dalla VALDICHIANA, in questa pagina (colonna di destra), dall’alto:
bracciale, grani di turchese e granulazione, WF Gioielli Oreficeria,
Cortona; vaso in ceramica, Matteo Capitini Ceramica, Castiglion
Fiorentino; lampada con rose (particolare), Cancarè Andrea
Lavorazione Vetro, Castiglion Fiorentino.
in forme auliche nelle vetrate cinquecentesche della
cattedrale di Arezzo, opera del grande maestro francese
Guglielmo di Marcillat. Infine, non ultimo, il consorzio
“Toscana Arte” accoglie il settore del restauro.
Il restauro dei mobili antichi e degli arredi lignei
in genere, nonché la riproduzione di mobili d’epoca,
traggono strumenti e tecniche di lavorazione
da un’arte mobiliera ormai secolare.
Una vicenda legata all’edificazione e all’arredo di chiese
e conventi, palazzi aristocratici, ville e castelli alla quale
è da ricondurre un interessante sviluppo della
decorazione pittorica su mobili e pareti. Attingendo
all’esperienza dei pittori decoratori, alcuni laboratori di
decorazione sono oggi in grado di riproporre le pitture
decorative di un tempo e di eseguire, all’occorrenza, il
restauro di materiali antichi. Arezzo, città d’arte e punto
di riferimento per antiquari ed appassionati di arti
decorative con la sua Fiera Antiquaria, è la sede
privilegiata per l’ esercizio di forme diverse di arte e di
artigianato, spesso ereditate dagli artigiani stessi da una
lunga tradizione familiare. Tradizioni legate
indissolubilmente al territorio e a secoli di storia di cui il
consorzio “Toscana Arte” vuole farsi portavoce e
promotore in modo fattivo e costruttivo mediante azioni
di tutela e di sostegno della qualità e della originalità
dell’artigianato artistico aretino.
CONSORZIO TOSCANA ARTE SCARL
Piazza E. De Amicis,6 - 52031 Anghiari (AR)
tel. 0575.788193 - internet: www.federestero.it
37
PROGETTI E TERRITORI
di Fernando Murilo Moro
Ad Arte - Storie e percorsi
dell’Artigianato Sardo
una manifestazione organizzata dall’I.S.O.L.A.
in concomitanza del Gran Premio di Formula 3000
per promuovere, valorizzare e fare conoscere
usi, costumi e tradizioni delle quattro province
L’
evento automobilistico del Gran Premio di
Formula 3000, tenutosi per la prima volta a Cagliari
dall’otto al dieci novembre dello scorso anno,
su un circuito naturale accanto allo Stadio S. Elia,
ha presentato al suo interno un appuntamento
di interesse artistico di particolare rilievo.
L’I.S.O.L.A. ha infatti promosso e organizzato
l’esposizione permanente dell’artigianato sardo
“ Ad Arte - Storie e percorsi dell’Artigianato Sardo”,
che si propone di valorizzare l’artigianato artistico,
non solo come patrimonio storico e culturale, ma
anche come elemento economico e produttivo.
“Ad Arte” è una manifestazione che rappresenta una
sintesi completa della politica di promozione
dell’Istituto che, attraverso il coinvolgimento
diretto degli artigiani, ha voluto per la prima volta
sperimentare e offrire al pubblico, in uno scenario
accattivante e dinamico, la conoscenza
dell’artigianato sardo, dei suoi prodotti tipici
e delle forme tradizionali di produzione.
La rivitalizzazione e lo sviluppo dell’artigianato
artistico finalizzato alla tutela e alla conservazione
delle tecniche di produzione dei manufatti,
è indispensabile anche per consentire di avvicinare
i giovani a questo settore che, va ribadito, è in grado
di produrre nuova occupazione e ricchezza.
La molteplicità di idee e di esperienze, proposte
e illustrate in occasione della manifestazione,
ha offerto uno spaccato suggestivo dei segreti
gelosamente custoditi dagli artigiani sardi
e ha consentito di descrivere in modo
approfondito la potenzialità di un mercato
sempre più vasto e concorrenziale.
All’iniziativa hanno aderito ben settanta artigiani
provenienti da tutta la Sardegna: si è trattato di un
numero considerevole che ha offerto una panoramica
completa dei diversi settori di attività.
Lo stesso spazio espositivo allestito per l’occasione
ha offerto in modo adeguato ad artigiani e visitatori
la possibilità di una costante interazione.
Questo evento ha costituito per l’I.S.O.L.A.
38
Nella pagina a fronte, dall’alto:
“Pecora testa mobile”,
ceramica tradizionale sarda
di Angelo Sciannella, Cabras (OR);
copertina del catalogo realizzato
per il Gran Premio di Formula 3000.
In questa pagina, dall’alto:
scultura lignea di Francesco Cau,
scultore, ebanista, intagliatore del legno
di Assemini (CA);
work-shop del tappeto sardo
presente nei giorni della manifestazione.
un’iniziativa di grande interesse che si completerà
successivamente con un seminario durante il
quale verranno trattati i temi principali relativi al
settore dell’Artigianato Artistico della Sardegna che,
sempre più, si sta definendo come strumento di traino
del settore turistico sia in Italia che all’estero.
I segnali in questa direzione sono tanti e anche questa
manifestazione del Gran Premio di formula 3000, e
più precisamente la mostra organizzata dall’I.S.O.L.A.
(Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano),
rappresenta una parte integrante della politica
sinergica portata avanti, da qualche tempo, dai
comparti agro-alimentare, turistico
ed artigianale della Sardegna.
39
Dall’alto:
scorcio di un padiglione della mostra;
work-shop di Francesco Cau;
”Ciotola”, ceramica realizzata
dal laboratorio Terra Pintada
di Robert Carzedda, Bitti (NU).
“Ad Arte”, fortemente voluta e promossa dall’Istituto
Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano, ha voluto
soprattutto promuovere, valorizzare e anche fare
scoprire, ai visitatori sardi e non solo, gli usi,
i costumi e le tradizioni delle quattro province
attraverso l’esposizione e anche la realizzazione
in loco di quei prodotti che hanno reso unico
e variegato l’artigianato sardo.
A questo proposito, nel corso della manifestazione,
sono state organizzate dimostrazioni pratiche
di artigiani al lavoro attraverso svariati work-shop:
lavorazione della ceramica; scalpellini; lavorazione
dell’oro, argento, corallo e rame; strumenti musicali
e accessori; cestineria a intreccio; lavorazione del
legno (pipe); tessitura (telaio verticale e orizzontale);
coltelleria e oggettistica varia; lavorazione del ferro
battuto; ricamo; lavorazione della pelle e del cuoio.
40
Dall’alto:
cestino colorato e paniere grezzo,
due esempi di lavorazione all’intreccio;
immagine di uno dei partecipanti
alla Formula 3000;
spilla in filigrana d’oro
con perle e pietre preziose;
pendente in oro con granati sfaccettati
e scaramazze chiodate;
work-shop della ceramica
presente alla mostra “Ad Arte”.
41
LABORATORI
di Alessandro Trabucco
(Foto Barbara Mezzaro)
Per far conoscere “pezzi
d’eccezione”, frutto di ricerche
sperimentali, il “team” di
“FuoriClasse” presenta, attraverso
periodiche mostre, l’interessante
lavoro artistico che testimonia la
vivace attività di Matilde Trapassi e
di quei giovani artisti che a lei fanno
riferimento. Makio Manzoni ha
esposto “Skinwood” (“Pelle di
legno”) e “All Around” (“Tutto
intorno”); l’esposizione si è svolta
nei giorni 13, 14 e 15 novembre
dello scorso anno. Due opere che si
diversificano molto: legno, acciaio e
specchio per la prima e gomma
siliconica per la seconda. Di estremo
interesse è l’analogia dei significati:
Makio lavora molto sulla confusione
del linguaggio e sul potere illusorio
dei materali utilizzati, provocando
un effetto di “spaesamento
percettivo” nello spettatore. Legno
come pelle, tessuto manipolabile
e flessibile, ma comunque con
l’impronta rigida della fibra del
legno; poi, attraverso il tatto,
l’esperienza sensoriale contraddice,
crea smarrimento, induce a ricercare
la verità. La componente tattile è
molto importante anche nelle
ricerche che conducono gli altri
giovani artisti che Matilde Trapassi
ha presentato in un’altra mostra,
“Lana e terra”, che ha fatto seguito a
quella di Makio Manzoni.
Si tratta di opere in lana (infeltrita) e
terra (cotta), “tutte fatte a mano, qui
nell’Atelier”, tiene a sottolineare
Matilde. L’Atelier è un laboratorio
che ricorda parecchio le esperienze
dei corsi di tessitura svoltisi intorno
alla figura di Gunta Stöldz negli anni
’20 al Bauhaus in Germania e poi
42
Atelier FuoriClasse
Un laboratorio animato da anni da Matilde Trapassi
con la partecipazione di diversi allievi-artisti
del suo corso di decorazione con indirizzo Arti Applicate
dell’Accademia di Belle Arti di Milano “Brera”
ancora penso a quei laboratori
sperimentali di fine anni ’50 e ’60
in Italia, specialmente mi piace
ricordare il laboratorio
sperimentale del cosiddetto
“Bauhaus Immaginista”, fondato ad
Alba da artisti come Asger Jorn,
Piero Simondo e Pinot Gallizio
...1955. Lì si sperimentavano molte
tecniche come la litografia e
materiali come la terracotta e le
tecniche miste con smalti e ossidi
policromi. Si producevano quadri,
sculture e oggetti eccezionali,
frutto di libere sperimentazioni.
In quell’esperienza, come in questa
dell’Atelier di Matilde Trapassi, è
quindi la sperimentazione la chiave
di lettura, la “missione”, la ragion
d’essere. Ogni artista, all’interno
del gruppo, mantiene comunque la
propria personalità e il proprio
percorso artistico. Sono in comune
i materiali e l’attività di laboratorio,
ma ognuno è libero di esprimersi
secondo la propria creatività e
ricerca personale. Qui si adottano
tecniche poco usate o addirittura
dimenticate e procedimenti
manuali che conservano la traccia
di antichi rituali, garantendo
l’unicità dei “pezzi” prodotti dalla
stessa Matilde e poi da Cristiana Di
Nardo, Selene Giorgi, Krista
Karttunen, Samuela Lamperti,
Hwa-Seon Lee, Nadia Odorico e
ancora Makio Manzoni, Camilla,
Esra ecc... Sono di Matilde alcuni
tappeti e arazzi in feltro, di forma
circolare e molto variopinti, insieme a grandi piatti che
vagamente rimandano all’antico
stile ispano-moresco. Cristiana Di
Nardo, sempre con il feltro,
Nella pagina a fronte, dall’alto:
Clara Bertoli e Antonella Hansen
lavorano all’opera “Frantumazione
di territori” di Ugo La Pietra;
l’opera completa, tutta in lana infeltrita,
presentata a Palazzo Bricherasio (Torino)
alla mostra “Masterpieces/Capolavori”;
“Skin-wood”, due impronte in gomma
siliconica, opere di Makio Manzoni.
In questa pagina, dall’alto:
due piatti in ceramica e arazzo in feltro
realizzati da Matilde Trapassi;
vaso-scultura in argilla cotta
e tappeto-arazzo,
opere di Hwa-Seon Lee.
realizza vasi-sculture dai colori
naturali della fibra grezza della
lana. In una nicchia, poi, che
sembra una “camera delle
meraviglie”, al piano inferiore
dell’atelier, i gioielli di Selene
Giorgi, in feltro e in raku,
rivelano il loro pregio affidato tutto
alla virtuosa resa manuale: sono
“sculture da indossare”, questi
oggetti che destano meraviglia!
Vasi rivestiti di lana sono le
originali opere di Krista Karttunen,
che camuffa oggetti di argilla cotta,
apportando cuciture come venature
della pelle o del legno o della terra
arida. Giochi da tavola
coloratissimi in feltro e ceramica, le
opere di Samuela Lamperti: gialla,
nera e bianca la scacchiera di feltro
su cui contrastano i “pezzi” (gli
scacchi) in argilla cotta e smaltata.
Molto diverso, quasi minimalista, è
invece il gusto di Hwa-Seon Lee:
vasi e sculture in argilla bianca
e nera, eseguiti a mano
(naturalmente) con la tecnica
“a colombino”, così ben fatti
da sembrare realizzati al tornio;
i tappeti riportano sulla superficie
soffice del feltro lo stesso motivo
dei vasi. Nadia Odorico
ha realizzato un’opera in argilla
rivestita di feltro dal titolo
“Cambiamento” ed un tappetoscultura di feltro bianco naturale
con sovrapposizioni di tulle. Con lo
stesso impegno con cui realizza
oggetti dal puro messaggio poetico,
ha presentato delle scarpine tutte
cucite a mano, anch’esse in lana
cotta. Se andrete a visitare l’Atelier,
potrete constatare attraverso tanti
altri oggetti come l’aspetto artistico
43
In questa pagina, dall’alto e da sinistra:
vaso in feltro e scarpine realizzate da Krista
Karttunen e Cristiana Di Nardo;
scacchiera in feltro con pezzi in ceramica
realizzati da Samuela Lamperti;
scarpina in lana cotta di Nadia Odorico;
“Cambiamento”, opera in argilla rivestita
di feltro di Nadia Odorico.
Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:
gioielli-scultura in ceramica raku
e in feltro di Selene Giorgi;
vaso di Cristiana Di Nardo;
vasetto in ceramica rivestita di feltro
di Krista Karttunen; contenitori
di Cristiana Di Nardo e Krista Karttunen.
e creativo riesca a coniugarsi
perfettamente con quello
funzionale, dimostrando che
la sperimentazione è frutto
dell’attività manuale poiché i tempi
della elaborazione mentale
corrispondono ai tempi della
pratica manuale. Continua l’attività
dell’Atelier per la realizzazione di
un’opera, tutta in lana infeltrita, a
firma di Ugo La Pietra, che
partecipa alla esposizione di Torino
a Palazzo Bricherasio in occasione
del centenario dell’Esposizione
Internazionale delle Arti Applicate.
Palazzo Bricherasio è la sede di
“Masterpieces /Capolavori”, in cui
sono in mostra le opere di firme
famose dei nostri tempi da Ettore
Sottsass a Pablo Echaurren, da Ugo
La Pietra ad Alet Pilon.
Per celebrare il centenario
dell’Esposizione Internazionale del
1902, la città di Torino offre i suoi
più bei palazzi che diventano, per
l’occasione, sede di sette mostre per
valorizzare il ruolo dell’ “artigiano
metropolitano”: firme storiche ma
anche emergenti di decine
di artisti-artigiani e centinaia di
oggetti e opere da ammirare. Sono
stato a trovare Matilde e il suo team
di giovani che stavano proprio in
quel momento lavorando all’opera
per Ugo La Pietra e ho avuto modo
di parlare con lei. E’ una lunga
storia, quella di Matilde Trapassi,
tutta riferita da tanti anni soltanto e
sempre a quello che più ama:
“Brera”, l’Accademia (per tanti anni
coordinatrice degli scambi
internazionali del “progetto
Erasmus”, più volte coordinatrice
dell’Istituto di Decorazione,
44
fondatrice di un giornale di Brera,
chiamato Brera Informazione),
l’insegnamento, gli studenti del suo
corso di Decorazione, il quartiere
dove è sito l’Atelier che ha creato.
Ed è qui che la si può trovare,
sempre attenta alle necessità dei
suoi studenti: è in Accademia
o in Atelier che li segue
infaticabilmente, occupandosi di
loro senza mai porsi problemi di
“orario d’obbligo istituzionale”,
libera da vincoli o schemi
gerarchici, dedita al lavoro di artista
e di insegnante (è difficile individuare la linea di
demarcazione), appassionata e
coinvolgente. Chi le sta più vicino
nell’attività dell’Atelier è però
Cristiana Di Nardo, che da anni
condivide l’interesse per le “arti
applicate” e con lei ha organizzato
persino dei corsi di lavorazione del
feltro (tecnica in cui è specialista),
che sono in atto da gennaio.
Il risultato è una interessante
e variegata produzione di opere in
feltro o in ceramica o in plastica.
Esperta in attraversamenti epocali,
trasmigrazioni, nomadismo
culturale, Matilde usa materiali
antichissimi come la lana o l’argilla,
o più attuali come la plastica,
convinta della utilità del saper fare
manuale e della indivisibilità del
momento creativo da quello della
realizzazione. Sono infatti artisti,
ma anche sapienti artigiani questi
giovani che producono opere
poetiche dal forte impatto emotivo
o oggetti di pratica utilità
quotidiana, ma sempre e comunque
manufatti… artefatti… o, come
dice Ugo La Pietra, “fatti ad arte”.
45
AZIENDE
di Davide Viganò
L’importanza
del dormire bene
Fondamentale per il dormire bene
è la scelta di un buon materasso
proprio per tutelare i consumatori è nato
il Consorzio Produttori Materassi di Qualità
Dormire è la prima
“medicina” per il benessere di
tutti. Dormire poco o male,
anche solo per brevi periodi,
può essere dannoso per la
salute. Fondamentale per il
dormire bene è la scelta di un
buon materasso che garantisca
il riposo migliore al nostro
corpo.
E proprio per tutelare i
consumatori nella scelta del
materasso migliore è nato il
Consorzio Produttori
Materassi di Qualità. Si tratta
di un’associazione senza fini di
lucro nata all’interno di
Assarredo che riunisce alcune
tra le più significative aziende
del settore: Ataflex Optima,
Di Notte, Lordflex’s,
Maxitalia, Morfeus, Simam e
Somnium. Per garantire i
prodotti il Consorzio ha creato
un apposito marchio di qualità
depositato a livello nazionale
ed internazionale che tutela i
consumatori ed identifica
prodotti impeccabili. Il
marchio di qualità viene
riprodotto su un’etichetta
tessuta, numerata e cucita sul
materasso. Scegliere un
materasso che presenta il
marchio di qualità significa
avere un prodotto progettato
scientificamente sulla base di
approfonditi studi di fisiologia
del sonno, di anatomia umana e
di tecnica dei materiali, avere la
certezza che sia stato
sottoposto a test di resistenza e
46
fatica ed inoltre avere la garanzia
del produttore prima e dopo
l’acquisto. I consumatori sono
sempre più attenti alla propria
salute e al loro benessere
psicofisico. Oggi anche il dormire
bene ed il sonno hanno
un’importanza fondamentale ed il
Consorzio Produttori Materassi di
Qualità risponde alle esigenze di
tutti. Materassi a molle, di lattice,
in poliuretano, diventano
protagonisti di un terzo della vita
di ciascuno per cui è fondamentale
scegliere un ottimo prodotto
certificato. E’ impossibile che un
solo prodotto vada bene per tutti.
Il materasso deve essere provato
come un vestito, deve adattarsi
al corpo sostenendolo
in modo armonioso. Il marchio di
qualità del consorzio permette di
orientarsi tra tutte le proposte del
mercato. Assicurarsi che sia
presente sul materasso è il primo
passo. Poi occorre provarlo una,
due, tre volte... senza problemi fino
a trovare quello giusto per
garantirsi sonni tranquilli ed una
migliore qualità della vita.
A ciascuno il suo materasso...
con il marchio di qualità!
I materassi certificati del
Consorzio Produttori Materassi di
Qualità si trovano nei migliori
negozi di tutta Italia.
Consorzio Produttori Materassi
di Qualità
Foro Buonaparte, 65-20121 Milano
numero verde: 800-373740
[email protected]
www.consorziomaterassi.it
Nella pagina a fronte, da sinistra:
il manifesto della mostra “Tutti a nanna”
in corso a Trento al Museo Tridentino
di Scienze Naturali fino al 23 marzo 2003;
un’immagine della mostra: un viaggio nel
mondo incantato del sonno e dei sogni,
accompagnati dalle fiabe della buona notte,
sponsorizzato dal Consorzio Produttori
Materassi di Qualità.
In questa pagina:
immagine tratta dall’archivio del Consorzio.
Elenco delle Aziende del
Consorzio Produttori
Materassi di Qualità
ATAFLEX OPTIMA
BABOFLEX SRL
via Fratelli Cervi 29
20050 Macherio (Mi)
tel. 039/2013628
fax 039/2753664
email: [email protected]
DI NOTTE CIGNUS SNC
via dell’Artigianato 20
35010 Massanzago (Pd)
tel. 049/5797588
fax 049/5797062
email: [email protected]
sito internet: www.dinotte.com
LORDFLEX’S I.M. SRL
strada statale 360, km 23
60030 Serra de Conti (An)
tel. 0731/879466
fax 0731/878155
email: [email protected]
sito internet: www.lordflex.com
SOMNIUM I.M.A. FLEX SRL
via Straelle 135
35011 Campodarsego (Pd)
tel. 049/5566488
fax 049/5566189
email: [email protected]
sito internet: www.somnium.it
MAXITALIA SRL
strada statale 306, km 7
angolo via Miglioli 2/4
48025 Riolo Terme (Ra)
tel. 0546/71309
fax 0546/74043
email: [email protected]
sito internet: www.maxitalia.com
MORFEUS SPA
via Casinella 26
61020 Tavoleto (Ps)
tel. 0722/629422
fax 0722/629425
email: [email protected]
sito internet: www.morfeus.it
SIMAM SPA
via Circonvallazione 69
20040 Bellusco (Mi)
tel. 039/6020688
fax 039/6022615
email: [email protected]
sito internet: www.simam.it
47
AUTORI
di Cristiana Di Nardo
Fatti a mano
Dalla Sicilia il laboratorio Giudecca
propone un’interessante collezione
di complementi d’arredo contemporanei
realizzati con tecniche artigianali
Sono passati diversi anni da
quando i giovani designers
siciliani, laureati presso la Facoltà
di Architettura di Palermo,
vedevano Milano come la
“Mecca” del design e quindi
l’unica opportunità per muoversi
all’interno di questa disciplina.
Oggi, dopo una sempre più
insistente sensibilizzazione verso
la valorizzazione delle realtà locali
(genius loci), alla riscoperta
di ciò che ancora esiste
nella nostra cultura materiale,
é più facile incontrare iniziative
48
imprenditoriali che partono
proprio dalle risorse
del proprio territorio.
Risorse che spesso si sono
conservate nella produzione
classica o in stile, produzione
che con buona volontà
può essere rinnovata.
È il caso del laboratorio
Giudecca di Palermo,
una piccola struttura che propone
oggetti di “arte / design”,
una definizione che ci fa capire
l’importanza del progetto
abbinato al valore della fattualità.
Nella pagina a fronte, da sinistra:
vaso “The Brush”;
piatto collezione”Campi” 2.
In questa pagina, dall’alto e da sinistra:
Claudio Spataro e Tania Spina;
vasi collezione “Schegge”;
collezione “Scudi”.
Nella pagina successiva, dall’alto:
collezione “Miniature”;
applicazione dell’argento in foglia;
collezione “Dame”.
49
Rielaborando tecniche antiche
e utilizzando l’oro e l’argento,
Giudecca propone nuove e
singolari creazioni,
che riflettono il gusto
contemporaneo, rese uniche
attraverso lo stile dei progettisti
Claudio Spataro e Tania Spina.
I piatti sono realizzati
presso un’antica fornace
di Santo Stefano di Camastra,
uno dei centri di produzione
tra i più importanti della Sicilia.
Così come i piatti,
anche gli oggetti sono realizzati
a mano e al tornio e quindi
possiamo definirli “pezzi unici”.
È da notare la particolare
manipolazione di certi oggetti,
che, dopo essere stati realizzati
al tornio, vengono tagliati,
curvati e schiacciati: cosa che
può essere fatta grazie
ad una profonda conoscenza
del materiale.
La decorazione, interamente fatta
a mano, é spesso esaltata
attraverso la doratura e
argentatura, un’antica tecnica
decorativa risalente addirittura al
periodo egizio.
Oggetti, quindi, di grande valore,
che superano di fatto
la dimensione localistica
ma ne raccolgono tutti i valori
legati ai procedimenti
di lavorazione.
Opere quindi capaci
di proporsi alla pari in valore
e dignità con le più qualificate
produzioni nazionali
e internazionali.
50
FIERE E SALONI
di Felice Bonalumi
Un fuori salone di cultura
Centralità del prodotto artistico artigianale
scambio di esperienze per la collocazione sul mercato
nuova frontiera del prodotto biocompatibile ed ecosostenibile
triplice filo conduttore della Xª edizione di “MIA Primavera”
e della rassegna “eco-arredare tra artigianato e design”
A primavera due appuntamenti
dell’Ente Mostre di Monza
e Brianza, con il contributo della
Regione Lombardia (Assessorato
artigianato, new economy, ricerca
e innovazionetecnologica) e di
Unioncamere Lombardia (Unione
regionale delle camere
di commercio della Lombardia):
- la Xª edizione di MIA Primavera
(dal 15 al 23 aprile 2003 presso
il Polo Fieristico di Monza);
- il Fuori Salone con la rassegna
Italia-Giappone “eco-arredare tra
artigianato e design”
(dal 9 al 14 aprile 2003 presso gli
East End Studios di Milano)
in collaborazione con
gli Studi Berruti e Poletti.
Il filo conduttore che lega le due
manifestazioni è triplice:
- la centralità del prodotto
artigiano, in particolare
dell’artigianato d’arte;
-lo scambio di esperienze come
plus imprescindibile per la
collocazione del prodotto
artigiano sul mercato;
- la nuova frontiera del prodotto
biocompatibile ed ecosostenibile.
L’incontro con le prefetture
giapponesi di Kyoto e Wakayama
nasce dalla centralità della loro
tradizione artigiana nel paese
del Sol Levante. Una tradizione che
si sta rinnovando in termini di
design e che propone prodotti
innovativi. Per questo in un’area del
Fuori Salone i visitatori possono
“confrontare” i prodotti artigianali
di Kyoto con quelli lombardi, cioè
della regione italiana con il più
Sopra: due immagini della mostra dei prodotti artigianali di Kyoto dal 57° MIA.
competitivo artigianato d’arte. In
una seconda area, per la prima volta
in Italia, sono esposti gli oggetti in
legno naturale trattato con lacca
urushi della regione di Wakayama,
una delle prefetture più verdi del
Giappone.
Il terzo settore si apre al futuro
immediato con una rassegna
di arredamento biocompatibile ed
ecosostenibile. Ma, con un vero e
proprio “salto di qualità”,
l’attenzione non è più rivolta alle
parti strutturali ma ai prodotti
“completi” che hanno
definitivamente inglobato come
valore il design ed entrano
nelle nostre case non più solo per
il loro essere ecologici ma anche
per la loro bellezza. E il design
lega il quarto settore con proposte
di ergonomia e funzionalità che
mostrano come manualità e
creatività del mondo artigiano sia
fare cultura nel senso più nobile
del termine. Senza dimenticare
l’Anno Europeo del Disabile con
un esempio di casa domotica che
garantisce standard elevati di
vivibilità ai portatori d’handicap.
51
FIERE E SALONI
di Adriano Gatti
Dal 26 al 29 aprile 2003 si terrà alla Fiera di Vicenza
la decima edizione della più qualificata rassegna europea
di architettura, arredi liturgici e oggettistica religiosa
che si preannuncia ricca di novità e piacevoli conferme
Dai vasi sacri agli arredi liturgici e
ai software gestionali, dagli articoli
devozionali ai restauri: mai come
nella prossima edizione qualunque
necessità legata all’attività di
santuari e luoghi di culto trova
risposta nell’ampia scelta di articoli
di questa importante
manifestazione. In più, a
disposizione dei produttori e dei
visitatori, é stato istituito un
servizio di consulenza gratuita su:
norme liturgiche, tecniche e
utilizzo dei materiali, curato dalla
Diocesi di Vicenza e dall’Istituto di
Liturgia Pastorale Santa Giustina.
Koiné nasce con l’intento di offrire
ai produttori del settore religioso
una concreta interazione con il
mondo ecclesiastico, i grossisti e
quanti operano in questo mercato.
Il fondamentale contributo della
Diocesi si manifesta nella sezione
denominata Koiné Ricerca: fulcro e
fiore all’occhiello dell’evento, la
sezione ha contribuito negli anni
allo sviluppo di nuovi contenuti,
grazie ad incontri scientifici di
spessore e approfondimenti
monografici. Fin dalla prima
edizione, ha offerto al mondo
produttivo del settore uno
straordinario contributo di idee e
proposte innovative, tese alla
ricerca di prodotti più adeguati
all’attuale cultura del design.
Ma ciò che rappresenta forse il più
importante contributo di questa
manifestazione é presentare e dare
rilievo all’artigianato artistico e di
tradizione. Esso si caratterizza e si
differenzia dalla produzione
sempre più standardizzata
dell’impresa manifatturiera per il
52
connubio tra forme di
interpretazione innovative e
rispetto del significato attribuito
all’opera. L’unicità dei prodotti é
frutto della tradizione locale, dai
materiali utilizzati alla storia e
cultura della regione. L’artigianato
sacro di qualità é quindi legato
inequivocabilmente al territorio di
produzione e al territorio si rivolge
per la promozione e la
commercializzare dei manufatti.
Oggi l’artigianato di qualità, per
avere un ruolo sul mercato e
svilupparsi nel rispetto della tradizione, deve poter contare anche
sull’attenzione delle Istituzioni e
sulla possibilità di godere di vetrine
espositive importanti come
l’appuntamento vicentino del prossimo aprile. Per la prossima
edizione vedremo in questo senso
due esempi: l’“Associazione
Nazionale Cerai” e “Unika” Consorzio di Artisti del Legno della
Val Gardena. Fondata nel 1950,
l’“Associazione Cerai d’Italia” é
l’organizzazione che raggruppa le
maggiori aziende italiane produttrici
di candele e lumini. L’Associazione
rappresenta oggi molte delle 100
aziende produttrici di candele in
Italia e rappresenta il Paese in seno
alla “federazione Europea delle
associazioni dei fabbricanti di
candele”, con sede a Parigi. Scopo
dell’Associazione é quello di
sviluppare e coordinare l’azione dei
produttori di candele, per
valorizzarne il ruolo nell’economia
nazionale. La qualità é uno degli
obiettivi primari dell’Associazione:
é per questo che da molti anni le
cererie italiane associate sono
volontariamente impegnate a non
usare stoppini con anima in
piombo, a non usare paraffine con
contenuto di benzene, a non
utilizzare manodopera minorile per
la produzione delle proprie
candele. Obiettivi che le candele
italiane hanno raggiunto!
Nella pagina a fronte:
statua leonina di Achille Grassi
posta all’ingresso della
manifestazione.
In questa pagina, dall’alto:
logo della manifestazione;
logo del Consorzio “Unika”;
piviale ricamato a mano in oro e
seta
sec. XVII (Fondazione Serpone &
Co.).
QUANDO
dal 26 al 29 Aprile 2003
orario di apertura 10.00-18.00
DOVE
Fiera di Vicenza, padiglioni F e B
INGRESSO
gratuito, riservato agli operatori
ESPOSITORI PRESENTI
170 produttori del settore (al 31/12/02)
SUPERFICIE OCCUPATA
9.000 mq.
MOSTRA MONOGRAFICA
“Il Calice tra Liturgia e Design”
AREA LABORATORIO
“L’acustica nei luoghi di culto”
CONVEGNI E SEMINARI
6 rivolti ad architetti, liturgisti e
operatori del settore. 2 organizzati dalla
Diocesi di Vicenza, rivolti al clero.
Comitato KOINÈ RICERCA
Mons. Santi Giancarlo, dir. ufficio naz.
beni cult. eccles. CEI; Mons. Genero
Guido, liturgista; Bonaccorso Giorgio,
preside Istit. Litur. Past. S. Giustina.
Coordinatrice
Architetto Lea Di Muzio
COME ARRIVARE
In auto: Autostrada A4 Milano/Venezia
uscita Vicenza Ovest, direzione “Fiera”.
In treno: Linea Milano-Venezia. Dalla
stazione dei treni di Vicenza
autobus
n. 10 o 15. In aereo: aeroporti più vicini: Verona o
Venezia Marco Polo (www.
veniceairport.it).
PER INFORMAZIONI
Conference Service Srl
via Tagliapietre 18/B,
40123 Bologna
tel. 051.331466 - fax
051.333804 info@koinexpo.
com - www.koinexpo.com
Il Consorzio “Unika”, l’arte
dei laboratori e ateliers della
Val Gardena, raggruppa
60 scultori che annualmente, nel
mese di settembre, presentano
al pubblico le proprie realizzazioni
in occasione della rassegna
“Unika artisti in fiera”. Un solo
filo conduttore lega tutte le opere
di Unika: vengono realizzate interamente a mano e sono tutte opere
uniche ed inimitabili.
Il tema monografico di Koiné 2003
si impernia sul “Calice”,
il vaso sacro che s’impone per la
centralità nell’azione liturgica.
per l’occasione sono stati invitati
i più prestigiosi designers italiani
che hanno contribuito a diffondere
l’“Italian Style” nel mondo.
Verranno infatti presentati,
nell’ambito della mostra
appositamente allestita, progetti
e prototipi di calici la cui forma é
improntata alla sobrietà, al fine di
operare una ricerca formale
autentica, in antitesi alle forme
ridondanti che caratterizzano
l’attuale produzione.
Fin dalla prima edizione, Koiné
si é imposta come punto
di incontro, di collaborazione,
di scambio per quanti operano
nell’ambito del mondo
degli arredi liturgici.
Il successo dei convegni che si
svolgono nei quattro giorni di
apertura della manifestazione ne é
una tangibile testimonianza.
L’obiettivo é quello di coinvolgere
architetti, sovrintendenze,
designers, artisti, per affrontare da
più punti di vista le problematiche
relative agli arredi liturgici.
53
Nella pagina a fronte, dall’alto:
Mons. Ernesto Vecchi
vescovo ausiliare di Bologna
e l’Arch. Lea Di Muzio
in visita alla mostra sulla porta d’ingresso
della chiesa “tra arte e liturgia”;
ditta Arredi Sacri Bertoncello,
artigiani vicentini;
la più antica campana italiana
dal Museo Trebino, Uscio (GE),
posizionata di fronte allo
scenografico colonnato centrale
del padiglione fieristico.
Espongono a Koinè aziende, associazioni,
enti economici, artigiani e artisti
fornitori del mondo ecclesiastico e degli
operatori commerciali del settore.
settori merceologici esposti
Arredi liturgici e componenti
per l’edilizia di culto
Altari, amboni, fonti battesimali, tabernacoli, cattedre episcopali,
confessionali. Sedute, panche, sedie,
54
mobilio da sagrestia. Vetrate, mosaici, portali, tappeti, tendaggi, addobbi floreali. Pavimentazioni, marmi,
rivestimenti in legno.
Illuminazione
Sistemi di illuminazione, corpi
illuminanti, lampade e apparecchi
per valorizzare le opere d’arte.
Oggetti per il culto
Vasi sacri (pissidi, ostensori, calici),
oggetti per uso liturgico (vasi per oli
santi, coppe o conchiglie battesimali,
ampolle per vino e acqua, brocche o
catini, borse per la raccolta delle
offerte, lampade S.S. Sacramento,
aspersori e secchielli, copri-Bibbia),
candelabri, candele, candelieri
elettronici, turiboli e navicelle.
Paramenti liturgici, tessuti, abiti talari
Pianete, casule, camici, stole, mitre,
copricapi. Tovaglie d’altare, ricami,
arazzi. Capi di abbigliamento per
ordini religiosi. Tessuti, ricamati a
mano ed eseguiti a telaio, per
paramenti liturgici. Tessuti stampati.
Immagini per il culto
Icone, riproduzioni di immagini ed
effigi sacre su legno, ceramica, alabastro, marmo, ottone e con
qualsiasi tecnica e materiale.
Oreficeria sacra
Cesellatori, produttori di vasi sacri,
corredi liturgici e devozionali
in metallo prezioso, medaglie.
Restauro
Restauratori di paramenti, dipinti,
opere lignee, vetrate, presepi, ecc.
Scuole di restauro, centri diagnosi e
conservazione di opere d’arte.
Articoli religiosi
Oggettistica per battesimi,
comunioni, cresime, matrimoni.
Oggetti per santuari: santini, medaglie, rosari, corone, oggetti ricordo e
gadgets. Medaglie,
stendardi e bandiere per processioni.
Sculture
presepi, statue in legno e in altri
materiali, creazioni artigiane e non.
Editoria religiosa
Libri liturgici, volumi d’arte sacra,
libri e audiovisivi per catechesi,
giornali e mensili specializzati.
Impiantistica
Campane e incastellature di
sostegno, campane automatizzate,
carillons. Orologi a torre
e programmatori. Impianti di
amplificazione sonora. Impianti
di riscaldamento, condizionamento,
antincendio, antifurto.
Informatica e servizi
Portali Internet di ispirazione
religiosa, software
per gestione procedure.
Consulenze sulle norme liturgiche,
informazioni sulle tecniche e sull’uso
dei materiali, informazioni
su crediti e finanziamenti.
FIERE E SALONI
di Ugo La Pietra
P
roduzioni in legno, coltelli
e forbici di Premana, calzature
lavorate artigianalmente, attrezzi
da lavoro e merletti, oltre a
prodotti tipici di Malegno: questo
ed altro ha arricchito la Mostra
Mercato che ormai accoglie più
di 200 espositori in tre padiglioni
su una superficie complessiva
di 6 mila metri quadrati.
Inoltre un programma di
iniziative collaterali e il Premio
Nazionale del prodotto Artigiano
hanno caratterizzato
e valorizzato questa edizione.
L’organizzazione del premio
é stata realizzata grazie
alla collaborazione della
Confartigianato di Como
Artigianato a LarioFiere
La XXa edizione della Mostra Mercato di LarioFiere
ha presentato il meglio della produzione
artigianale nazionale e internazionale
e Lecco, Confartigianato
Lombardia, Regione Lombardia,
Assessorato all’artigianato,
new economy, ricerca
e innovazione tecnologica
e Unioncamere Lombardia.
Sono state presenti
le più diversificate categorie
merceologiche suddivise
per settori, dall’arredamento
agli articoli da regalo,
dagli alimentari ai prodotti
per la cura del corpo.
Anche quest’anno, a fianco
degli stand tipici, é stata allestita
un’area dedicata ai laboratori dal
vivo: vetro, argilla con gli
artigiani dell’area di BesanaLissone-Valmadrera, legno con i
maestri di Cabiate e Bellagio, cesello da Fino Mornasco, cuoio e
calzature dell’area comasca
e merletto della zona canturina.
Durante la cerimonia
di inaugurazione é stato assegnato
il Premio Nazionale del prodotto
artigiano: il concorso per
il secondo anno consecutivo ha
premiato la “creatività”,
la “manualità” e la capacità
dei maestri artigiani.
Al premio sono state ammesse,
per selezione, tredici opere; la
giuria, composta da: Fulvio Alvisi
(Presidente Comitato Promotore
Mostra), Cornelio Cetti
(Presidente Associazione
Provinciale Artigiani Como),
55
Nella pagina a fronte:
Premio Nazionale del prodotto artigiano,
I° classificato, “5 sensi ... l’udito”,
Grafica Valdarno.
In questa pagina, dall’alto:
area della mostra dedicata all’esposizione
delle opere partecipanti al concorso;
II° classificato, “Gocce di luna”,
Erre Due di Rondi Emilia.
Arnaldo Redaelli (Presidente
Unione Provinciale Artigiani
Lecco), Marco Citterio (Presidente
Camera Commercio
di Como), Arturo Dell’Acqua
(Politecnico di Milano), Maurizio
Farano (Regione Lombardia),
Isidoro Galbusera (Unioncamere
Lombardia), Giampiero Sampietro
(artigiano provincia di como),
Pablo Atchugarry (artigiano provincia di Lecco), Ugo la Pietra
(designer), Silvio Oldani
(segretario), ha assegnato, per la
creatività, il design, il contenuto
tecnologico e per gli elementi
innovativi dei prodotti:
- I° Premio a “5 sensi... l’udito”,
della Grafica Valdarno (Cavaria
VA), per la ricerca che prefigura
nuovi scenari operativi sia nel
settore specifico che per altre
imprese artigiane in termini di
servizio. L’interesse dell’opera é
anche nella formulazione corale di
vari contributi d’artisti/artigiani.
- II° Premio a “Gocce di Luna”,
della Erre Due di Rondi Emilia
(Olgiate Comasco CO), per
l’innovazione relativa
all’abbinamento di una tipologia
di tradizione, la “tenda”, con
tecnologie proprie di altri ambiti,
quali l’illuminotecnica.
- III° Premio a “BARaONDA”,
presentato da Il Mondo di legno
(Cabiate CO), per la capacità di
declinare l’artigianato verso la
produzione nel mondo del design,
prefigurando, con la tecnologia
proposta, diverse soluzioni.
Sono inoltre stati segnalati
56
dalla giuria:
- “Coppa dell’Amore”, di Cranchi
Giacomo Pacio (Bellagio CO);
- “Anta per Mobili”, della
Botta Snc (Lurate Caccivio CO).
Oltre al Premio si sono svolti
alcuni dibattiti tra cui una tavola
rotonda per promuovere le donne
e l’impresa “Uno sviluppo per
l’imprenditoria femminile” e le
opportunità della legge 215/92.
E’ stata quindi la volta della
seconda edizione dell’evento
“Acconciatori ed estetiste in pedana”: una sfilata di moda promossa dal settore Acconciatori ed
Estetiste di Confartigianato
Como e Lecco, con il coinvolgimento delle scuole professionali.
Altri temi sono stati quelli relativi
agli “Anziani e lo sport”
e “Il credito per gli Artigiani”,
questultimo presentato
dall’Assessore Regionale
Giorgio Pozzi.
Per finire, il momento
clou della manifestazione
é avvenuto con la presentazione
della serata dedicata
all’ “artigianato e montagna”.
Durante il dibattito
sull’argomento sono stati
consegnati riconoscimenti
ad Achille Compagnoni
e a Riccardo Cassin, i primi
a raggiungere il K2 nel 1953.
Una manifestazione quindi che
quest’anno ci é apparsa avere tutti
i presupposti per essere ormai
un importante punto di incontro
per la valorizzazione
della produzione artigianale.
Dall’alto e da sinistra:
“La seta... si modella” di Archeo Ceramica;
“Anta per mobili” di Botta s.n.c.
di Alberto Anna e Michele (segnalato);
“Coppa dell’amore”
di Cranchi Giacomo (segnalato);
“L’uomo e la natura” di T.A.N.C.A.F;
III° classificato, “BaraONDA”,
Il Mondo di Legno;
“Bugia”, La Vetreria di P. e A. Rossi;
“I colori della natura”,
New Art di T. e A. Santambrogio;
“Omaggio” , Vetreria Malinverno.
57
FIERE E saloni
di Davide Viganò
L’Isola di Murano
Oggetti in vetro progettati da designer
realizzati da artigiani alla presenza dell’artista
nel corso della XVIIa edizione di Abitare il Tempo
tenutasi a Verona dal 19 al 23 settembre 2002
L
e fornaci di Murano
ancora in piena attività sono note
in tutto il mondo per la qualità
dei manufatti che producono
ormai da più di mille anni.
Ciò che ha mantenuto in vita
l’arte del vetro soffiato per tanti
secoli sono state le continue ricerche nella tecnica e nella evoluzione delle forme. Un’evoluzione
nella tradizione che vede ancora
oggi un continuo apporto della
cultura
del progetto. L’ennesima
dimostrazione di questa
collaborazione tra progettisti
e artigiani é stata presentata
ad “Abitare il Tempo 2002”.
La collezione, sotto il titolo
“L’isola di Murano”,
é stata curata da Cleto Munari
ed Elvilino Zangrandi.
Le opere sono state realizzate in
fiera dai maestri vetrai
di Vincenzo Nason & C.
ed Elite Murano.
Con questa mostra, Abitare il
Tempo ha ribadito l’attenzione
che da sempre rivolge
all’alto artigianato, la cui
“sapienza del fare” é conosciuta
in tutto il mondo, riconfermando
la propria sensibilità nei confronti
del lavoro che le imprese
muranesi svolgono da secoli,
mantenendo salde
le caratteristiche del prodotto
che, unico al mondo,
si può chiamare vetro di Murano.
L’allestimento, curato dallo
Studio Zangrandi Associati
(Alberto De Marzi, Paola Ferron,
58
Enzo Sangiovanni, Elvilino
Zangrandi), pur con
semplicità, ha riproposto l’effetto
magico che si prova sull’isola
della laguna veneta.
I colori, nella tonalità
“acquamare” dai toni chiaroscuri,
rappresentavano l’immagine
dell’acqua che circonda l’isola.
Infatti, la planimetria era
un perfetto semicerchio dal cui
centro divergevano verso
Nella pagina a fronte, dall’alto:
il laboratorio;
la collezione di vetri zoomorfi
disegnati da Luca Scacchetti.
In questa pagina, dall’alto e da sinistra:
vaso a spicchi creato da Elvilino
Zangrandi con Sperimenta Design;
i sei spicchi scomposti;
vaso disegnato da Toshiyuki Kita;
vaso disegnato da Alessandro Mendini.
Le opere create dai maestri vetrai
nei giorni di fiera venivano
esposte in apposite vetrine.
Il programma prevedeva due
momenti di lavoro nei giorni di
fiera, dal 19 al 23 settembre:
- il mattino, ore 10 / 12;
- il pomeriggio, ore 15 / 17.
Ogni progetto doveva essere
realizzato alla presenza
dell’architetto che lo aveva
disegnato, secondo quest’ordine:
- 19 / 9 Alessandro Mendini,
Ettore Sottsass;
- 20 / 9 William Sawaya, Denis
Santachiara;
- 21 / 9 Luca Scacchetti, Cinzia
Anguissola d’Altoe, Fabio
Novembre;
- 22 / 9 Cleto Munari, Elvilino
Zangrandi con Sperimenta
Design;
- 23 / 9 Aldo Cibic, Ely
Rozenberg.
l’esterno, come dei raggi di sole,
le linee matrici del progetto.
Al centro il forno di fusione, dove
in continuazione ardeva il fuoco,
poi lo spazio di lavoro dei maestri
ed aiutanti con il sottofondo dei
canti e rumori della fornace,
davanti la grande platea per il
pubblico spettatore, che veniva
fortemente coinvolto dal
susseguirsi delle fasi di lavoro.
Il perimetro esterno, attraverso
l’incisa prospettiva simmetrica,
simulava l’ingresso attraverso
delle “calli” tipiche, esaltando gli
effetti dello spazio retrostante.
Il pavimento era azzurro-verde
(la laguna) all’ingresso, giallo
(il sole) per la platea del pubblico,
rosso-vermiglione (il fuoco ed
il calore del forno) nello spazio
di lavoro. Alle pareti erano esposti
i disegni realizzati dai designers
invitati per l’occasione.
59
E N G L I S H
INNOVATION IN TRADITION (11)
The “Conferenza Lombarda sull’Artigianato” has just come to a close, where “Valorising tradition, spurring innovation” was one
of the chief topics. At a time such as this in
which there’s talk of crises at all levels, even
the handicraft industry is affected by this
unfavourable economic situation. The economic and cultural importance of Italian
handicrafts is well-known; thus, from politicians to trade-union leaders, everyone “raises their voice” to declare that this important
industry should not be neglected. The Conferenza Lombarda dell’Artigianato attempts
to relaunch the sector by inviting one and
all to innovate! But where can the “special”
sector of art handicrafts find the tools and
energy to develop itself in this direction?
Where are the new projects that could make
the weary and repetitive proposals linked to
tradition evolve? Where are the new structures to promote cultural and promotional
growth such as museums, institutions, the
Biennial Exhibition of Applied Arts? How
are the schools (i.e. Art Insti-tutes and
Academies) that once privileged this sector
transforming themselves? These are the
many directions all the forces committed to
this sector can follow, even through EU
funding allocated for developing and promoting research programs.
Communicating Vases (12)
The stimulating exhibition arranged by
Roberto Bianconi and Andrea Pagnes and
organised by Numerouno Design Centre in
the Marco Polo Glass Gallery in Venice
presented works interpreting marble and
glass by 20 artists: Richard Meier, Luca
Trazzi, Aldo Cibic, David Palterer, Riccardo Dalisi, Luca Scacchetti, Angelo
Mi-cheli, Virginio Ferrari, Giandomenico
Sandri, Kazuhiko Tomita, Henrique Pessoa, Claudia Hamers, Ugo La Pietra,
An-drea Morucchio, KiKa, Andrea Pagnes,
Augusto Ghibelli, Anna Muskardin, Atodesign/Bl@m and Gianmaria Colognese.
Marble and glass: two noble materials from
the Veneto area which have kept several
master craftsmen busy for the occasion. The
subject has been developed by several
designers through a pair of vases with which
they have tried to honour the two materials
in different ways, or integrate one into the
other. It is interesting to note the different
approach of the various artists and we must
note that these proposals enriched an
extremely stimulating exhibition capable of
relaunching the relationship between the
culture of design and the culture of doing.
Designer Tesseras (16)
In this time of transition, this tale of the restoration of Villa Rosnati seems to belong to
another epoch. Four years of research in the
archives to put together again the evolution,
life and the original plans of the owners and
tenants who lived in Villa Ronati over the
years to be confident before starting off the
restoration and rebuilding project of a structure that has more than 10 centuries of history behind it. The restoration was carried
out using techniques that are almost forgotten nowadays: using natural lime, handwrought iron, pinewood locks shaped like
the originals, in part restored and made to
62
work once more, and the same for the mosaic floors. The mosaic floors in the large
reception hall, mostly remade at the beginning of the 1800s with a typical neoclassical
geometric shape, were completed and continued using the same marble, inserting
designs by Alik Cavaliere and Gil-lo Dorfles.
Alik Cavaliere has been inspired by some of
the fresco decorations representing compositions of fruit and wreaths of flowers. With
his typical irony has come up with two
mosaics, the first a basket of fruit called “still
life”, the second a “vase of flowers”, with his
poetic and aesthetic essence, that great clarity, precision and lightness which put him
alongside the great poets of the past from
Virgil to Leopardi in terms of sensitivity.
Dorfles, together with Soldati, Monnet and
Munari, the founder in 1948 of the Concrete
Art Movement (MAC), desi-gned and followed the making of two mosaics. As in his
paintings, the poetry in these works by
Dorfles is increased by the expressive deformations accentuating the physiognomy
where irony touches on humour, or rather,
satire. And so with these mosaics, Appiano
Gentile slowly sees its great wealth of works
of art grow.
Lucky Charms (19)
The cultural association “Ad Arte, Primo
Osservatorio sull’Artigianato Artistico
Italiano” (To Art, the First Observatory on
Italian Artistic Craftwork) organised the
exhibition “Gli Scaramantici. Oggetti che
allontanano il malocchio” (Lucky Charms.
Objects that Ward Off the Evil Eye), which
took place in the Galleria Fatto ad Arte in
Monza from 4/10 to 2/11/2002. The exhibition brought together works by the artists
and craftsmen in the “Ad Arte” association.
The theme was interpreted by each artist in
the freest of ways: on show amongst the lucky
charms were both ironic works fruit of careful
studies into the symbols linked to lucky
charms, as well as works that embody the
icons of popular superstition (horse shoes, red
horns, owls, cockerels, chilli peppers). With
this exhibition “Ad Arte” is promoting the
value of multiplicity expressed through the
variety of stimuli, the materials used (ceramic,
wood, textile, glass) and the working techniques experimented in the languages of artists and craftsmen from all over Italy.
THE MIRO’ PROJECT (22)
During the large exhibition “Mediterraneo
Miró” held in the convent of Santa Sofia,
that Salerno dedicated to the Spanish artist,
some of Salerno’s ceramicists freely reinterpreted his art by reading his painting, sculpture and carvings as well as his ceramic
works. Small pieces of design handicrafts, on
show and on sale in the exhibition store,
opened a dialogue between present and past,
between Campania’s coast and the Spanish
coast, amidst artists’ impressions and, against
the backdrop of a Mediter-ranean populated
by lively archetypes, luminous and “wild”
signs, establish an ever-changing relationship with Miró’s art. It is the individual sensitivity of each ceramicist that captures
aspects filtered by his/her own suggestions,
that rereads, amidst a thousand colours, the
countless forms, the countless combinations
produced by Miró’s imagination, only that
T E X T
which is intrinsic in his/her own art, is
coherent with his/her own production, has
an affinity with his/her own expressive
means. Thus, in the works of Daniela
Cannella, Sofia De Mas, Laura Laureti,
Mariella Siano, Marco Vecchio, once it’s the
turn of colour, once shape, on-ce sign, that
ironically describes Miró’s tra-gic-comical
world, that personalises those monstrous
and bizarre beings, the violent colours, the
nightmarish and dreamlike atmospheres, the
boundary between “fantasy” and reality.
Within the show the initiative offers the
possibility of establishing a creative dialogue
with the painting that relives in ceramics,
with art that arbitrarily reinterprets art, but
also presents itself as a showcase of
Salernitan handicrafts, based on its strong
identity, displaying some of the works of
Andrea Caso, Luciana Spinil-lo and Paola
Miranda, craftsmen that work with the
desire to overcome the iconographic tradition under the pressing drive towards
modernity and innovation.
The Carlo Zauli Museum (26)
The museum dedicated to Carlo Zauli, protagonist on the artistic scene in the second
half of the twentieth century, was inaugurated in Faenza at the end of May. Zauli was
the man who made ceramic an extremely
expressive material: one of the few Italian
ceramicists who really was a sculptor, as
Gillo Dorfles declares. The museum hosts
120 of his works, a selection of the most representative of the artist’s intense and fruitful forty-year career. Many of the works on
display were purposefully collected and
taken off the market by Zauli himself. His
laboratory, “La Bottega”, in Via della Croce, is the place that hosts the museum; the
exhibition unravels through roughly fifteen
different areas and covers the stages in
Zauli’s artistic production, from the vases of
the early 1950s to his final works, the sculptures of the last decade. The whole display
is accompanied by explanations: from tableaux with descriptions to the beautiful black
and white images that illustrate different
moments in his work and to the videos and
images of his monumental works projected
on the walls of the moulding room. The
journey amongst Carlo Zauli’s works does
not finish with the permanent exhibition
that has just been opened, but it continues
into the many works present in the town
and also in different places around the
world; what needs underlining is how the
space is set out to follow the sequence of the
various working stages, how it respects the
original rooms and maintains that certain air
of “workmanship” which is needed for how
the project is to develop. There-fore, the
opening of the museum is merely a first
step. Matteo Zauli, how did this museum
come about? “The project originated with
my father who wanted to start up a cultural
centre based on his lengthy and varied experience. Carlo Zauli himself came up with
the idea for the museum towards the middle
of the 1980s. While he carried on working
in his laboratory, bit by bit he created a first
exhibition. It was set out in the large room
on the first floor which is now dedicated to
the works from the 1980s; for this operation
he bought some pieces from the antiques
E N G L I S H
market where they were already circulating,
for example his vase of 1953, to reconstruct
the “Faenza Awards” series. His idea was to
create a room representing his own route as
an artist; create a study centre where conferences could take place (Zauli had had lessons in Japan and Germany, as well as gaining a great deal of experience at the
“Gaetano Ballardini” State Institute for
Ceramics in Faenza where he also trained);
have people experience transforming material; and deal with theory but never abandon
the possible practical applications. The family has done nothing but take up the project
once again and move in that direction with
the opening of the museum.” A fascinating
project, but in some way also very ambitious.
Tradition/Innovation (31)
Twenty-nine companies of craftsmen per
thousand inhabitants compared a national
average of twenty-five. In other words, two
hundred and fifty thousand companies that
give work to around seven hundred thousand workers. This is the visiting card of
Lombardy’s system of craftsmanship, a section that plays an incredibly important role
in and represents a vital part of the region’s
production system. All the leading players in
the sector met up in Villa Erba in Cernobbio from 14 to 15/11/2002 for the
Lombard Craftsmen’s Conference “Valorizzare la Tradizione. Incentivare l’Innovazione” (Valuing Tradition. Encouraging
In-novation.) with the objective of identifying what strategies would help the Lombard
companies to compete on international markets and to gather suggestions as how to
direct the choices of the regional government -who have always supported the artisan world. The two work days revolved around the two key topics “Valuing Tradition.
Encouraging Innovation” with five eminent
professors from the most important Italian
universities presenting reports which were
then discussed in the conference. These
reports concentrated on the five key topics
identified for the craft sector (economic
trade unions, finance, human resources,
technological innovation and the new type
of public operations), topics which were
then further developed in small workgroups
in the late afternoon on Thursday 14/11.
Finally, the day of 15/11 brought to bear all
the data and information presented, with
speeches from the most important institutional and political representatives connected with the world of craftsmanship.
TOSCANA ARTE (34)
The safeguarding and valorisation of art
handicrafts are crucial aims in protecting
and promoting traditional economic activities as well as activities related with the typical cultural resources of a territory. Within
the context of Italian areas with a strong
handicraft and artistic value, Arezzo and its
province today are an original reality rich in
countless expressions of a centuries-old
handicraft tradition. If the origins of economic development and the flowering of
certain types of handicrafts in Arezzo are to
be ascribed to the process of civilisation carried out the by Etruscans first and later on
by the Romans, in the valleys around Arezzo
- Casentino, Valtiberina, Valdichia-na,
Valdarno - being distant from the city and
due to their nature, was favoured the birth
of various handicraft activities. Indeed, most
of the “Toscana Arte” founding-companies
are based in these valleys. Establi-shed in
March 2002, the consortium gathers together seventeen companies of Arez-zo’s art and
traditional handicraft industry with the aim
of promoting the Arezzo pro-vince and its
handicraft productions with several initiatives, both on a national and international
scale. The territorial vocatio-ns, companies
and products are truly many. From the art of
restoring wood to ceramics, from gold-ware
to weaving, from stone carving to wrought
iron and glass: the forms of art handicrafts
produced by the companies of “Toscana
Arte” are numerous and distinct, with products often closely linked to a specific territory where once the environment and population used to supply the raw material, energy
sources and labour. Traditions indissolubly
linked to Arezzo’s territory and to centuries
of history for which “Toscana Arte” wants
to be the spo-kesman and promoter in a
proactive and constructive way, through
actions aimed at safeguarding and supporting the quality and originality of art handicrafts.
AD ARTE (38)
The Formula 3000 Grand Prix event, held
in Cagliari from 8 to 10/11/2002, presented
within it an art event of special significance.
The I.S.O.L.A. (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano) in fact promoted
and organised a permanent exhibition of
Sardinian Handicrafts called “Ad Arte Storie e percorsi dell’Artigianato Sardo”
[Stories of and Approaches to Sardinian
Handicrafts], aimed at valorising art handicrafts not only as a historical and cultural
heritage, but also as an economic and productive element. “Ad Arte” is an initiative
that represents a complete synthesis of the
Institute’s promotional strategy; for the first
time, by directly involving the craftsmen, it
experiments with and offers to the public,
against an attractive and dynamic backdrop,
all its knowledge of Sardinian handicrafts,
its typical products and the traditional forms
of production.
THE FuoriClasse Atelier (42)
The FuoriClasse team periodically holds
exhibitions to present the interesting work
of Matilde Trapssi and those young artists
who follow in her stead, and raise awareness
of their exceptional works, the fruit of
experimental research. The Atelier is a laboratory very reminiscent of the textiles courses which took place around the figure of
Gunta Stöldz in the 1920s at the Bauhaus in
Germany and then I again think of those
experimental laboratories of the late 1950s
and 60s in Italy. I especially like to remember the so-called “Bauhaus Immaginista”
founded in Alba (1955) by artists such as
Asger Jorn, Piero Simondo and Pinot Gallizio. There they experimented many techniques and materials, such as terracotta,
lithography and mixed techniques with varnishes, oxides and polychrome colours.
They produced exceptional pictures, sculptures and objects, the fruit of free experi-
T E X T mentation. Thus, the key, the mission, the
raison d’être of that experience, just like
Matilde Trapassi’s Atelier, is experimentation. Every artist within the group nevertheless keeps his own personality and keeps to
his own artistic path. The materials and the
laboratory activities are common to them
all, but they are all free to express themselves according to their own creativity and
personal research. Here they adopt littleused or even forgotten techniques and handcrafting that preserves the trace of ancient
rituals, guaranteeing that the “pieces” are
unique. The result is an interesting and varied range of works in felt, ceramic or plastic.
An expert in passages in time, migration and
cultural nomadism, Matil-de uses ancient
materials such as wool or clay or more modern ones such as plastic, convinced of the
usefulness of manual know-how and keeping
the creative moment invisible from the end
product.
Sleeping Well (46)
Sleep is the foremost “medicine” for the
well-being of everyone. And of fundamental
importance for sleeping well is a good mattress that gives the best possible rest to our
body. And the Consorzio Produttori Materassi di Qualità (Consortium of Quality
Mattress Manufacturers) has come into
being to protect consumers when choosing
a mattress. This non-profit organisation is
part of Assarredo, the Furniture Association, which unites some of the most important companies in the sector: Ataflex
Op-tima, Di Notte, Lordflex’s, Maxitalia,
Mor-feus, Simam, Somnium. To guarantee
the products the Consortium has created a
national and international quality mark that
protects customers and identifies impeccable
products. If you choose a mattress with the
quality mark, you can be certain that you are
buying a product that has been scientifically
designed on the basis of indepth studies into
sleep physiology, the human anatomy and
material technology, and that it has undergone tests for quality and resistance and,
moreover, that it has the producer’s guarantee also after purchase.
Hand-made (48)
Several years have passed since young
Sicilian designers who graduated from the
Faculty of Architecture in Palermo saw
Mi-lan as the “Mecca” of design and therefore the only opportunity to make any progress in this discipline. Today, with more
sensitivity towards valuing local areas
(genius loci) to rediscover what still exists in
our material culture, you are more likely to
encounter entrepreneurial initiatives that
arise from the resources of your own territory. This is the case of the Giudecca Laboratory in Palermo, a small structure that
offers “art/design” objects, a definition that
makes us aware of the importance of the
project together with the value of factuality.
With their modified ancient techniques and
use of gold and silver, Giudecca proposes
new and unique creations reflecting contemporary tastes made unique through the
style of the designers Claudio Spataro and
Tania Spina. Objects of great value that go
beyond the local dimension but combine all
the values linked to the working process.
63
MATERIALI
& TECNICHE
Le tecniche dei maestri ceramisti
IL “RAKU DOLCE DI GIOVANNI CIMATTI”
Una rivisitazione contemporanea della terra sigillata
di Alfredo Gioventù
Le tecniche: preparazione dell’ingobbio peptizzato e
tecniche di riduzione a bassa temperatura
“Terra sigillata” è un termine che definisce una tipologia
ceramica d’epoca romana, storico prodotto di larga diffusione decorato con finissimi rilievi a scene figurate, con un
particolare tipo di rivestimento vetrificato, unicamente a
base d’argilla e di colore rosso corallo. Raramente si può
ammirare, come nel caso della terra sigillata, una perfetta
coincidenza tra le esigenze tecniche e quelle culturali che
stanno alla base di una determinata produzione; può essere perciò una vera lezione di “cultura del progetto” arrivare a comprendere appieno come solo un ingobbio che vetrifica in monocottura possa esaltare, con il suo minimo e
uniforme spessore e la sua lucente materia, la perfezione
dei dettagli plastici, risolvendo, contemporaneamente,
l’esigenza di impermeabilizzazione del manufatto e la
rapidità di esecuzione. Come ogni prodotto di design perfettamente riuscito, la “terra sigillata” si diffuse in tutto il
mondo allora conosciuto ed in esso contribuì a veicolare
l’immagine della “romanità”, ma la tecnica di realizzazione del suo rivestimento rimane tutt’oggi un “segreto ceramico”. Se un ceramista contemporaneo, dopo avere attraversato i territori del Sang-gam e quelli dell’alta temperatura, alla ricerca di materie che saldino indissolubilmente
corpo e superficie, e dopo aver respirato i fumi della selvaggia autonomia estetica nel rapporto terra-fuoco-ariaacqua delle performance del rakù americano, decidesse di
ridefinire la sua personalità artistica tentando un'ardita
sintesi tra tradizione classica mediterranea e moderno orientalismo, potrebbe arrivare ad inventare un nuovo prodotto; magari una ben rifinita ciotola rivestita da una superficie calda e corallina ed attraversata da grandi cavilli
neri, perfettamente utilizzabile e perciò riconducibile nel
grande alveo della “vera ceramica”; un prodotto di moderno design a cui non rimarrebbe che dare un nome. E’ così
che Giovanni Cimatti ha deciso di battezzare “Rakù Dolce” la sua colta e raffinata rivisitazione dell’antichissima
tecnica della “Terra Sigillata”, arricchita dall’estetica rakù
del craquellè nero perfettamente disegnato. Ma la vera essenza dell’operazione culturale di Giovanni consiste nello
aver reso visibile in un prodotto la filosofia del “procedere
per sottrazione”; in un anelito quasi spirituale di sintesi,
forte del patrimonio culturale e tecnico del territorio in
cui opera (Faenza), ha restituito all’argilla la capacità di
62
esprimersi in superficie vetrosa, senza artifici e senza stress
termici, eliminando pazientemente tutti gli ostacoli ad un
sereno ed armonico rapporto con la sua più intima natura:
la capacità di restituire amplificate le sensazioni estetiche
del mondo da cui proviene. Il prodotto “Rakù dolce”, secondo la tecnica messa a punto da Giovanni Ci-matti,
richiede l’impiego di argille da grès con contenuto di sabbie e chamotte minimo, di granulometria non superiore a
0,02 mm. La temperatura di cottura andrà tenuta però
sotto ai 1000 °C, in modo che i manufatti rimangano
MATERIALI
Nella pagina a fronte, dall’alto:
preparazione dell’ingobbio vetrificante;
decorazione della ceramica per aspersione
In questa pagina, dall’alto:
Giovanni Cimatti mentre estrae le ceramiche dal forno raku
per sottoporle alla fumigazione;
operazione di fumigazione con segatura.
& TECNICHE
porosi e non perdano l’elasticità strutturale, due caratteristiche indispensabili per la successiva estrazione a caldo
dal forno. L’oggetto, una volta essiccato ed accuratamente
lisciato sulla superficie, sarà decorato per immersione o
aspersione con ingobbi finissimi. Fondamentale diventa la
corretta preparazione dell’ingobbio, che dovrà vetrificare
in cottura senza l’aggiunta di fondenti e ad una temperatura relativamente bassa (950°-1000°C). Per comprendere
a fondo le operazioni da svolgere è importante conoscere
l’intima struttura dell’argilla. Questa è composta chimicamente da: silice, allumina, ossidi alcalini e alcalino-terrosi
che, in rapporto alla temperatura, possono assumere, rispettivamente, la funzione di: parte vetrosa, parte refrattaria,
parte fondente. Inoltre questi ossidi sono strutturalmente
legati tra loro in catene, a loro volta collegate a formare
foglietti, a loro volta sovrapposti a formare pacchetti, legati
tra loro da molecole d’acqua e inframmisti a materiali sabbiosi di derivazione feldspatica (le rocce da cui provengono). Ogni argilla fonde ad una determinata temperatura
trasformandosi in vetro; la temperatura in genere è molto
alta; se vogliamo perciò che la nostra argilla (base per l’ingobbio) fonda ad una temperatura più bassa (es. 1000°C),
dovremo sottrarle quelle componenti che ostacolano la
fusione e che sono (di ordine fisico) le parti strutturali più
grossolane e (di ordine chimico) le sue componenti refrattarie, aumentando perciò in percentuale le sue componenti fondenti. Bisogna quindi creare una miscela di acqua,
argilla e deflocolante che consenta alle particelle nucleiche
o rotondeggianti più pesanti di cadere sul fondo e a quelle
a forma planare, piccolissime, di trattenersi in sospensione
colloidale; è inoltre determinante il fatto che il sodio e il
potassio (ossidi alcalini altamente fondenti), essendo elementi a basso peso specifico, tendano a far restare in sospensione le particelle in cui sono maggiormente presenti.
Come scrive Giovanni Cimatti, per fare un primo test
sull’argilla da utilizzare per l’ingobbio vetrificante si procede nel seguente modo: “Dentro una vaschetta spappolare, in 1 litro di acqua, 200/400 grammi di impasto argilloso plastico o secco e versare poi in una bottiglia di plastica trasparente liscia per osservare le varie fasi della sedimentazione. Aggiungere, mescolando, gocce di deflocolante fino a che, riposando il tutto e dopo circa tre ore,
non si nota alcuna separazione di acqua nella parte alta
della colonna. Dopo alcuni minuti, ore e giorni sarà possibile osservare che sul fondo (f fig.1) continuano a cadere
particelle sempre più fini, ma relativamente più pesanti di
altre, che restano in sospensione (s fig.1). Se nella parte
alta appare acqua trasparente, occorre aggiungere altre
gocce di deflocculante e mescolare con una bacchetta evitando di agitare il deposito già caduto sul fondo. Ad intervalli regolari, con una peretta, si iniziano a fare piccoli
prelievi di sospensione argillosa. Dopo un giorno, anche
se la concentrazione sarà molto debole, può essere sufficiente effettuare una prova di applicazione su una superficie di argilla bianca secca senza chamotte o sabbia, avente
la superficie simile a carta da fotocopie. Quando si ottiene
una applicazione che essiccata appare lucida, signi-fica che
si è raggiunta la finezza ottimale di un probabile ingobbio
per terre sigillate. La sequenza di vari prelievi consente di
controllare lo stato di avanzamento della separazione delle
particelle sempre più fini. Si porta il campio-ne a temperatura di circa 950-1000°C e dopo la cottura si bagna la
superficie dell’ingobbio per verificarne la permeabilità. Se
l’ingobbio ottenuto ha un colore interessante ma è ancora
63
MATERIALI
poroso, è possibile farlo vetrificare aumentando la temperatura di cottura, nel limite della persistenza del colore stesso.
Se la prova ha dato buoni risultati si procede al prelievo di
tutta la sospensione (p fig.1). Per fare questo si appoggia la
bottiglia all’interno di un recipiente e si pratica un foro
facendo attenzione a far uscire so-lo la parte selezionata e
non il deposito sabbioso-limoso presente sul fondo. Nella
bacinella (a fig.2) avremo a questo punto la sospensione di
ingobbio vetrificante e potremo provare a fare delle applicazioni a mezzo di pennello, aspersione (fig.2), immersione,
spugna o spruzzo. Se occorre addensare la sospensione io
aggiungo alcune gocce di acido cloridrico (h fig.1) e dopo
alcune ore di at-tesa, la parte colloidale sarà precipitata sul
fondo (s fig.1) e l’acqua sopra (a fig.1) potrà essere asportata”. Una prima cottura, eventualmente anche in forno
elettrico, servirà a fare vetrificare l’ingobbio; si procede poi
con una ricottura col metodo “Raku Dolce” per la creazione del craquellè e delle parti annerite. Racconta, durante i
suoi corsi, Gio-vanni Cimatti: “Una volta terminata la cottura nel mio forno da Raku Dolce (a fig.3), a circa 9501000°C, apro leggermente la sua porta (b fig.3) e nel giro di
pochi mi-nuti lo faccio scendere attorno a 550-600 °C (area
della trasformazione del quarzo da alfa a beta) e a quella
tempe-ratura lo stabilizzo. Tale temperatura va mantenuta
anche dopo ogni estrazione delle ceramiche (c fig.3) tenendo la fiamma del gas sempre accesa. Con le pinze, o semplicemente con i guanti, inizio ad estrarre un pezzo, richiudendo quindi il forno ogni volta. Si deve fare attenzione a
non graffiare le superfici e per questo ricopro le punte metalli-che delle pinze con tela di cotone; tela che inizierà a
bruciare debolmente ma che difendo introducendola, dopo
o-gni estrazione, nella segatura umida. Per fare la fumigazione uso una vasca bassa aperta (v fig.4) o anche una
grande scatola di cartone e dentro questa inumidisco una
prima quantità di segatura. Mantenere la segatura umida
consente di ridurre il fumo al minimo ed evitare che que-sta
continui a bruciare. Procedo facendo un nido nella se-gatura umida, avente sommariamente la forma del pezzo che
dovrà essere annerito, aggiungo nel nido uno strato di segatura asciutta, vi appoggio la ceramica calda (c fig.4) e vi
spolvero sopra altra segatura asciutta (s fig.4) che farà fumo
e con rapidità ricopro tutto con altra segatura umi-da. Il
tempo necessario per l’annerimento è di pochi se-condi; già
dopo 10 secondi è possibile muovere la segatura cercando
di mescolare quella bagnata con quella asciutta a contatto
del pezzo; azione che abbasserà la temperatura della ceramica.” Si potrà dopo qualche minuto pulire l’o-pera e verificare la qualità del prodotto che, come conclu-de Cimatti,
“Permette di fare forme ben rifinite che vibrano con
suono di campane, dove le argille scoperte dal ve-tro
sono sempre di un bel colore nero etrusco e le “Terre
Sigillate” disegnano, con attica nettezza, grandi
craquellès girovaganti su superfici color arancio solare.”
Giovanni Cimatti
ha in programmazione per il 2003
diversi Work-shop. Per info:
Giovanni Cimatti
tel. 0546.29965
[email protected]
Atelier Cirkel
Braschaat (B)
[email protected]
Angela Lancellotti
Soliera Modena, tel. 347.5385221
[email protected]
66
Arti Lab.
Milano MI, tel/fax 02.583062
[email protected]
Corte della Miniera
Urbino, tel. 0722.345322
[email protected]
C.F.P. Faenza
tel. 0546.26760 [email protected]
Jurg C. Bachtold
Wilihof (CH), tel. 0041…9330645
www.keramikart.ch
& TECNICHE
Nella pagina a fronte dall’alto e da sinistra, opere di Giovanni Cimatti:
“Ciotola”, terracotta, ingobbio e fumo, cm 31x10;
“Ciotolone”, terracotta, ingobbio e fumo, cm 40x12;
“Linee”, terracotta, ingobbio e fumo, cm 64x28x12;
“Foglie”, terracotta, ingobbio,vetro e fumo, cm 52x32x7.
GlOssario
Granulometria: indice della dimensione dei grani. E’ molto
importante quando si acquista una chamotte o una sabbia valutare
attentamente la sua granulometria in funzione delle caratteristiche
tecniche ed estetiche che conferirà all’impasto. In genere si usano
granulometrie miste da 0 a 2 mm. (es 0.5/1.0 mm.)
Porosità: È determinata, dopo la cottura, dalla presenza di microspazi vuoti nel corpo ceramico. La forma e la quantità dei “pori”
varia in funzione della temperatura di cottura e della presenza
nell’argilla, di costituenti suscettibili di decomporsi ed eliminarsi.
Scrive Cimatti: “per ottenere l’annerimento del rakù dolce impiego
ingobbi bianchi microporosi applicati su tutto il pezzo e quindi
anche sotto l’eventuale rivestimento vetroso. La microporosità
dell’ingobbio impiegato, vicina per dimensione delle celle a quella
delle particelle di fumo, consente di ottenere un colore nero forte ed
intenso.”
Ingobbio: Tipologia di rivestimento a base argillosa solitamente
bianca; si applica generalmente allo stato cuoio onde armonizzare i
ritiri del corpo ceramico e dello strato di barbottina su di esso depositato.
Allumina: ossido di alluminio; si trova in natura combinata come
silicato nelle argille e nei feldspati. In condizione di parità di tutti
gli altri fattori che influenzano la fusione, un maggior tenore di
allumina significa un punto di fusione più elevato; è perciò considerata elemento che apporta refrattarietà agli impasti ceramici.
Deflocolante: sostanza che interferisce con la naturale coesione
delle particelle di argilla, consentendo di raggiungere una elevata
fluidità della barbottina riducendo la quantità di acqua altrimenti
necessaria. I deflocolanti di maggior impiego sono il silicato di sodio
e il carbonato di sodio. Le dosi di deflocolanti dipendono dalla natura delle argille da fluidificare e, in particolare, dalla maggiore o
minore presenza in esse di sodio.
Craquellè o Cavillo: difetto di “venatura” del rivestimento
dovuto alla differenza di coefficiente di dilatazione tra il corpo
ceramico e il rivestimento. Avviene durante il raffreddamento,
quando, contraendosi maggiormente il rivestimento, viene ad essere
soggetto ad una tensione che ne fa “frantumare” la superficie. Il
cavillo, anche utilizzato come elemento decorativo, si ottiene estraendo i pezzi ancora caldi dal forno. Avendo il biscotto un vo-lume
molto maggiore del rivestimento, raffredda lentamente, mentre la
superficie vetrosa si contrae rapidamente; si crea perciò, in ogni
caso, quel disaccordo necessario alla creazione del “craquellè”. Tale
“difetto” si verifica nel tempo in qualsiasi tipo di rivestimento vetroso che abbia un coefficiente di dilatazione eccedente a quello del
corpo.
Feldspati: sabbie derivate dalla frantumazione delle stesse rocce
dalle quali hanno origine le argille in seguito alla alterazione
causata dagli elementi atmosferici (acqua piovana e aria). Per la
concentrazione relativamente alta di ossidi di alcalini (potassio,
sodio) sono utilizzati come fondenti.
Daniela Colognori
Cascina (PI), tel. 050.749171
Renare Burgi hildbrant
Zurigo (CH), tel. 0041.1.7374536
[email protected]
La Meridiana
Bagnano 135 - 50052 Certaldo FI
tel. 0571.660084
[email protected]
Paola Baronetto
Porcia PN, tel. 0434.578148
[email protected]
Lab. Punto 3 di Alfeo-BassoOlivieri
Albissola (SV), tel. 019.8387256
[email protected]
Scuola di ceramica di Gordola
Gordola, Ticino (CH)
tel. 091.7453495
[email protected]
Guido Vigna
S.Bernardo di Cervasca CN
tel/fax 0171.611388
[email protected]
MATERIALI
& TECNICHE
67
AREE REGIONALI OMOGENEE LA NUOVA TERRITORIALITÀ “Opus incertum”
L’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale
È sempre più chiara la frantumazione
per ragioni etniche, culturali,
economiche, filosofche...; siamo tanti
e sempre più diversi, e la diversità
non è più privilegio, non è più
emarginazione, ma è diritto.
Diritto a sviluppare ed esaltare le
proprie convinzioni e le proprie
appartenenze senza prevaricazioni.
Ceramica SARDA
Terra Pintada
Il Laboratorio di ceramiche artistiche
Terra Pintada sorge nel centro della
Sardegna, a Bitti, dove più forti e indissolubili sono i legami con una terra veicolo ispiratore di un’arte che
gioca a reinventarsi partendo dalle
proprie origini, rielaborando antichi
segni grafici della cultura sarda e rivisitandoli in chiave contemporanea.
Questi oggetti, realizzati da Simonetta Marongiu, Giulia e Robert
Carzedda, evocano antiche architetture ed oggetti della tradizione, rielaborati in forme essenziali, pure,
sulle quali si innestano interventi
scultorei, colori vetrificati e a volte, le
rappresentazioni primordiali
dell'energia, segni, che riconducono
alla suprema dea femminile, la dea
ma-dre, e al suo sposo, il dio toro.
Terra Pintada ha da poco creato un
proprio sito www.terrapintada.com
che si articola in varie sezioni: si
comicia con un percorso che dal laboratorio si dipana attraverso gli
oggetti, sulle diverse linee di produzione e i processi di lavorazione, non
trascurando di soffermarsi sul territorio di origine di questi manufatti. Il
tutto raccontato con la sobrietà che
contraddi-stingue un lavoro come
Vasi in ceramica, Terra Pintada.
68
La ricerca della differenza ci porta a
leggere un’Italia frantumata in tanti
territori, luoghi omogenei di attività
legate alla cultura materiale. Vengono
qui presentate le aree che, in questi
ultimi anni, hanno dimostrato una
volontà di affermazione della propria
identità e, contemporaneamente,
il bisogno di rinnovamento.
quello di Terra Pintada, in un continuo rimando agli archetipi, a quelle
forme e illusioni che della loro terra,
la Sardegna, costituiscono l’immagine
Isabella Taddeo
più rappresentativa.
LEGNO DI CANTU’
UN CORSO DI DISEGNO
INDUSTRIALE
L’Istituto Statale d’Arte per
l’arredamento di Cantù ha istituito,
da qualche anno, un corso di Disegno
Indu-striale all’interno del progetto
sperimentale “Michelangelo”. Il
corso, che ha concluso il primo ciclo
formativo nel luglio 2002, è stato
attivato sia in rispondenza alle
necessità economiche e produttive
del territorio canturino e brianzolo,
sia come naturale continuità della
tradizione didattica e culturale
dell’Istituto nell’am-bito della
formazione nel settore del mobile e
dell’arredamento, inteso come ambito
privilegiato per la conduzione di
esperienze progettuali. Va comunque
precisato che l’attività didattica nelle
materie di indirizzo, Progettazione
ed Esercitazioni di La-boratorio, non
è esclusivamente orientata alla
realizzazione di lavori progettuali
destinati alla produzione industriale
di tipo seriale, ma anche alla
progettazione di oggetti di de-sign di
alto artigianato, sia innovativi, sia di
recupero della più pregiata tradizione
esecutiva ed estetica propria della
produzione e della cultura materiale
del luogo. La finalità formativa risulta
quindi indirizzata ad acquisizioni
teoriche ed operative, esplicitate
at-traverso momenti conoscitivi,
approcci creativi e verifiche tecniche
di laboratorio attuate attraverso il
disegno esecutivo, modelli e
prototipi, con riferimenti produttivi
all’amb it o d el d es ign e d ella
Martino Zinzone, progetto di tavolo in legno
con riferimenti zoomorfi, Corso di Disegno
Industriale ISA Cantù, anno scolastico 2000/01.
progettazione degli oggetti
globalmente intesi. Le esperienze
didattiche condotte in questi primi
anni hanno offerto la possibilità di
precisare meglio la figura
professionale da formare, orientando
le esercitazioni in modo aperto e
problematico, lontane da schemi e
rigidità precostituite, con operazioni
sollecitanti soprattutto la creatività e
la capacità di approccio metodologico,
sia in termini cognitivi sia operativi,
degli studenti verso un tema di
design. L’attività didattica, seppure
attenta agli esiti ideativi ed operativi
del progetto, non è focalizzata
sull’identificazione di un progettoprodotto, ma soprattutto su processi
formativi attivati negli studenti ai fini
di una preparazione flessibile e ampia
nei contenuti, ma solida nelle
conoscenze e nelle metodologie
Aurelio Porro
operative acquisite.
NORBERTO MARCHI
UN RICORDO E’ recentemente scomparso, all’età di
87 anni, il Prof. Norberto Marchi
(1914-2002). varesino di nascita ma
canturino di adozione, è stato
dapprima studente, poi insegnante, ed
infine dal 1960 al 1975 direttore della
Scuola d’Arte di Cantù. La sua
presidenza, attraverso obiettivi
didattici finalizzati ad una formazione
AREE REGIONALI OMOGENEE
professionale adeguata alle
trasformazioni tecnologiche in atto
nella produzione e attenta
all’evoluzione della cultura progettuale
del mobile, ha indirizzato la scuola
verso una politica formativa e culturale
fondata sul rigore metodologico del
rapporto tra il disegno del mobile e la
sua tecnologia costruttiva, con le
verifiche di laboratorio come
momento centrale di sperimentazione
e conoscenza. Nella scuola, sotto il suo
insegnamento, diretto e indiretto,
nella funzione di direttore didattico, si
sono formati moltissimi artigiani,
operatori e tecnici del settore del
mobile che tutt’oggi operano nel
territorio canturino e della Brianza
mobiliera. Studioso ed esperto
riconosciuto di tecnologia del legno e
del mobile, era una figura di
riferimento all’interno del dibattito
culturale del settore nell’area
brianzola. Ha tenuto corsi a contratto
presso la Facoltà di Architettura del
Politecnico di Milano e gli ISIA di
Venezia e di Firenze; lezioni e
seminari in scuole e corsi specialistici;
relazioni a molti convegni di settore.
Ha scritto sull’argomento alcuni testi
che costituiscono a tutt’oggi un
approfondito punto di riferimento per
l’insegnamento e per ricerche
didattiche. Alla scuola e alla ricerca in
campo formativo ha dedicato le sue
migliori energie e un impegno
costante contraddistinto da profonda
Norberto Marchi, “nastro di Moebius”
realizzato in legno lamellare, 1958/59.
passione. Lo si evince anche dai suoi
incarichi, interessi e discorsi degli anni
successivi all’abbandono dell’attività
presso l’I-stituto d’Arte, sia per gli
studi che conduceva, sia per le
proposte formative indicate e attuate
nel territorio canturino, ma anche per
le animate conversazioni che avevano
la scuola come momento centrale.
Fine conoscitore e interessato alla
storia del-l’arte, dialogare con lui
significava acquisire conoscenze di
dettagli ed e-lementi singolari di
alcune opere e di poetiche artistiche.
Non ha trascurato l’attività progettuale
di designer di mobili dal carattere
essenziale, razionale, dal rigore morale
calvinista, in cui la forma è sottoposta
alla ragione tecnologica del materiale
e della co-struzione, secondo
operazioni di sottrazione materica ed
evidenziazione degli elementi
connettivi tra le parti. Con questo
metodo austero ed in-transigente,
aveva progettato e fatto realizzare, alla
fine degli anni ’50, nei laboratori stessi
della Scuola d’Arte di Cantù, tutti gli
arredi dell’Istituto, dalla Direzione alle
aule attrezzate, dai banchi di disegno
alle cassettiere per i fogli, dalle lavagne
a muro ai ce-stini della carta, dai tavoli
per riunione ai tavolini per i bidelli.
Era permeato da una formazione
fondata sulla razionalità del pensiero e
del ra-gionamento, che esercitava nelle
sue analisi, nelle sue lezioni, nei suoi
scritti, ma anche nei colloqui personali.
Evidenziava sia un’acuta intelligenza
critica nel cogliere il nucleo degli
elementi negativi di una determinata
situazione, sia una dichiarata vivacità
propositiva che esplicitava entrambe
in interventi pubblici e articoli, spesso
polemici, relativi alle problematiche
riferite allo sviluppo urbano, sociale,
economico e civile di Cantù, ma
soprattutto in relazione al contesto e
allo sviluppo produttivo
dell’artigianato mobiliero e della
progettazione del mobile nell’area
canturina.
(A. P.)
Carla Onnis, “Deserto”, paste vitree, cm 32x40.
ricerca musiva appresa e sostenere la
sperimentazione di una tecnica così
antica, da alcuni anni Carla crea figurazioni che, oltre a riscuotere successo e premi, hanno il pregio di diffondere una cultura della materia di tradizione e storia legata al territorio. Il
5/10/02 si è inaugurata presso l’hotel
Giorgione a Venezia, una sua personale presentata dal Professor Renato
Polacco, docente di arte bizantina
all’Università di Venezia, dove la natura vetrosa delle tessere si fonde con
le sperimentazioni della luce che
l’artista riesce a creare, unendo le figurazioni della storia (ciclo musivo di
S. Marco) del mito e della simbologia
(araba fenice, kantharos, gru, colomba) ai giochi astratti della ricerca che
questa giovane artista continua a
proporci per diffondere un’arte applicata difficile e inconsueta alla quale
Carla Onnis si dedica con pazienza
Alessandra Possamai Vita
da “musa”.
Carla Onnis, “La cicogna”, mosaico, cm 40x60.
MOSAICO DI RAVENNA
I mosaici di Carla Onnis
Carla Onnis nasce a Padova e dopo
gli studi artistici si diploma alla
Scuola per il Restauro del Mosaico di
Ravenna. Sono numerose le esperienze professionali nel campo tradizionale, dai restauri dei mosaici di S.
Vitale a quelli del cd. palazzo di
Teodorico. Per mantenere viva la
69
S E G N A L A Z I O N I AUTORI
GIORGIO VIGNA
Opere per Venini
Curata da Attilia Dorigato, al Museo
Correr di Venezia, la mostra “Nature
di vetro” presenta una ricca selezione
di opere recenti in vetro di Giorgio
Vigna alcune create per
quest’occasione integrate in un allestimento dello stesso autore, in cui il
vetro si fa tramite di un immaginario
percorso tra acqua, fuoco e vento. I
50 lavori esposti realizzati tra il 1998
ed il 2002 includono, oltre ai celebri
vasiscultura, un’installazione di sassi
e una serie di gioielli, affiancati dalla
singolare presentazione del progetto
ejewels, ovvero gioielli virtuali da
scaricare dal web e “maneggiare” liberamente, proposta su supporti
Hewlett Packard. La ricerca artistica
di Vigna si snoda intorno a forme e
materiali capaci di mettere in risonanza forza immaginativa ed elementi
della natura nei suoi aspetti primari e
primordiali. Avventure geologiche di
terra e d’acqua, di fuoco e di vento
costituiscono il fulcro della sua ricerca in cui si combinano naturale e artificiale, povero e prezioso, elementi
del senso comune e fantasticherie
ardite. L’autore si muove infatti su un
insolito confine tra il mondo reale e
quello immaginario e le sue creazioni
hanno il fascino degli oggetti che abitano i sogni, familiari e alieni al
tempo stesso. La materia viene lavorata assecondandone la natura ma
anche esplorandone i limiti fino al
70
paradosso e svelandone possibilità
nascoste, fino a diventare altro da sé,
concreta espressione di mondi possibili. Le forme sono anch'esse primarie, elementari. Forti e naturali, universali e senza tempo, sempre ricche
di valenze simboliche. IsabellaTaddeo
mad?’ e, su una parete, un’enorme
tavola di schizzi, appunti, disegni preparatori, maquette…, in un furore
d’invenzione ludicolinguistica che
tiene insieme l’anima e l’animato,
l’animalità e l’umanità dell’uomo.
Maurizio Giannangeli
Roberta Colombo alla
Galleria Magenta 52
ROSA VERGINE CANALELLA
CORNICI D’AUTORE
Complementi d’arredo, oggetti
d’affezione, elementi di una scenografia intima e profonda che trova
la sua massima espressione nella
terra, materia di cui si compongono.
Lo stile raffinato e semplice, il gusto
armonico, la spontaneità e la naturalezza delle composizioni trasmettono una immagine di movimento e
freschezza, delineando una vitalità
non priva di emozioni che nel tempo
si rinnova. L’originalità delle tecniche dettata dalla continua ricerca
del nuovo, fornisce elementi sempre
diversi che prendono forma rivestendosi di luce e colore. Quella stessa
ricerca che trova spazio nel silenzio,
ove si celano interi universi, in cui
l’animo si acquieta, trova la sua gioia,
si manifesta. E’ con questa consapevolezza che l’obiettivo non è mai un
traguardo ma un punto da cui librarsi
di volta in volta, rigenerandosi. Su
queste tracce l’autrice Rosa Vergine
Canalella orienta da alcuni anni il suo
percorso artistico, nel laboratorio alle
porte di Firenze, ma deve tanto alla
formazione milanese e non di meno
alla sua amata terra di Lucania.
Forme d’animali che ritraggono un
bestiario dell’anima. Un riavvicinarsi
all’uomo riconoscendo in lui umanità
e animalità in modo ironico e divertito. Un’umanità, anzi, che
dall’animalità nasce in forma rituale,
come per gioco, ma senza irriverenze.
Così l’animale per eccellenza più vicino all’uomo, il maiale, il nimal (porcello) dei dialetti italiani del Nord,
ritrova la sua ricomposizione simbolica nei quarti e posteriori colorati, nel
grugno brunito, nello scapolare chiazzato, in un puzzle che riunisce quei
pezzi di cui l’uomo, per suo uso, nulla
ha scartato. Ritrasformato così il
nimal diviene ironicamente il pigzzle
linguisticamente ricomposto in una
immagine che ha del sacro, in
un’icona al cui cospetto ci si avvicina
con riguardo, con quel rispetto che si
prova verso qualcosa, o qualcuno, cui
si è serenamente debitori, per la vita.
Dall’acqua nasce l’animale pesce e,
dall’acqua, il pesce fiorisce.
Flowerfish, anemoneanimale che allieta, che si riconosce prossimo e vicino al proprio animo. Una gallina alta
come un uomo, 171 cm. Un meccano
divertito che innesta, su di una debole
ragione, estensioni e protesi robotiche a sostegno di una deambulazione
incerta tra lo stare e la fuga; ‘Speroni
di acciaio’ che ci accarezzano per la
loro umana sensibile incertezza.
Pecore clonate in successione, una
mucca che ci domanda: ‘Are you
Davide Viganò
Cornice “Elegía” (e particolare) di Rosa Vergine Canalella, argilla bianca.
S E G N A L A Z I O N I
Rotoballe
di Paolo Falaschi
La fine d’estate e l’inizio d’autunno
sono stati salutati, nei campi alle
porte di Palmanova, da “sculture di
paglia e colori” cioè dalle “Rotoballe”
esperienza di landart dell’artista
Paolo Falaschi. Dice di lui Paolo
Coretti, che gli è amico da più di 20
anni: “di creatività pirotecnica, solo
apparentemente disorganica e contraddittoria, Falaschi persegue, in maniera
senz’altro tenace, un fine che corrisponde
sempre al progetto e, soprattutto, alla
voglia di far convivere la forza plastica
delle cose con il colore, utilizzando
quest’ultimo nelle sue espressioni più speciali.” Coretti, nel testo critico scritto
in occasione della mostra che ha intitolato “Alcuni pensieri sulla mostra che
Paolo Falaschi ha in corso alle porte di
Palmanova”, in perfetta sintonia con
lo spirito dell’artista, riflette sul termine dato all’operazione artistica,
cioè “Rotoballe”. “Il termine a me
risultava molto suggestivo. Registrava in
un mese le campagne intorno a
Palmanova, sculture vive da toccare,
accarezzare, far dondolare. “Un gesto
d’arte nel paesaggio. Certamente un paesaggio che, così modificato, ci aiuterà a
comprendere il nostro essere viaggiatori
in un mondo che, per noi, è ancora troppo
poco conosciuto”. Simona Cesana
ROBERTO GUIDI
Nato a Meda (CO), dove vive e lavora, Roberto Guidi, dopo avere frequentato corsi di ebanisteria e disegno del mobile presso il Centro
Formazione Professionale di Meda, si
è diplomato alla Scuola d’Arte
Superiore del Castello di Milano in
“Architettura d’Interni ed Incisione”.
Importantissimi per lui sono stati
l’insegnamento e l’esperienza trasmessigli dal padre, già affermato
ebanista. Il risultato delle sue opere,
ottenuto dopo tanti sforzi, è frutto di
continue collaborazioni progettuali
con aziende note nel settore
dell’arredamento. L’originalità delle
sue creazioni è da attribuire a ricerca
di forme particolari ed espressione pittorica sommati al rispetto di una tecnica
di costruzione dell’oggetto rivolta al
passato ed alla combinazione di materiali molto diversi tra loro: legno,
acciaio inox e colori acrilici. Dal suo
lavoro nascono così pezzi unici d’alta
Osvaldo Valdi
fattura.
Roberto Guidi, mobile con cassetti e antine in
legno e acciaio decorato con colori acrilici.
sé la contrazione allusiva del rotore, conteneva in sé la sintesi della rotazione,
dell’elemento rotabile e di quello rotante.
Aveva una sonorità molto moderna.”
L’altro elemento su cui i pensieri di
Coretti si sono concentrati era l’elemento primo delle “Rotoballe” e cioè
la paglia, elemento naturale, arcaico,
legato al lavoro e alle tradizioni della
terra: “le rotoballe erano fatte di paglia.
E per questo motivo non erano altro che
una diversa forma del grano. Mi piaceva
questo modo della materia di cambiare
forma.” La mutevolezza nel tempo è
un altro elemento caratterizzante di
questo lavoro: “Una cosa a termine.
Una cosa degradabile. Trasformabile nel
tempo. Destinata ad essere disfatta. A
cambiare forma. A divenire lettiera per
gli animali oppure ad essere tritata e
smaltita, o, nel caso più nobile, destinata
ad essere bruciata.” La pittura segnica
di Paolo Falaschi, il colore denso
modulato a creare elementi ancestrali
fortemente simbolici, ha investito 24
“rotoballe” che hanno popolato per
Salvatore Cazzato
“Sedia attaccapanni” di Salvatore Cazzato,
legno e acciaio, 1992.
La cultura legata alla tradizione, che
quella materia fantastica che è il
legno porta sempre con sé, attraverso
i luoghi e i tempi, emerge come
punto di forza anche nel lavoro di
Salvatore Cazzato, artigiano di
Gressan (AO). I mobili, i tavoli, le
sedie (che spesso non sono solo sedie
ma hanno una funzione in più), racchiudono il vigore di questo materiale, ne esaltano la tensione strutturale,
ne evidenziano la forza. Le forme,
attentamente pensate e progettate,
spesso sono allungate a rispecchiare
una tensione verso l’alto o verso l’infinito, ma richiamano anche simboli
e raffigurazioni che rappresentano la
cultura della terra che l’artigiano
incarna e interpreta (Val d’Aosta) .
L’accostamento del legno ad altri
materiali (pelle, acciaio, ferro, bronzo, cristallo), sottolinea maggiormente la ricerca nei confronti della natura
e dei suoi elementi, ognuno dei quali
racchiude esperienza nuova di sensi e
71
S E G N A L A Z I O N I significati.
(S.C.)
cio che si incontra con la luna, simbolo
di comunicazione poetica: il gioiello
diventa il tramite per una comunicazione tra uomini e dell’uomo con gli altri
elementi del mondo e del cosmo. “Il
simbolo della Luna attira tutti gli
influssi benefici e protegge da quelli
malefici, il chip esorcizza le influenze
negative della tecnologia e ci predispone alle scoperte più avanzate”.
(S.C.)
CONVEGNI
Luce Delhove
Luce Delhove, artista romana nata in
Belgio, è incisore, pittrice e scultrice.
Traccia, graffia, incide su una lastra di
rame per creare le sue incisioni, texture di segni nei quali si legge la tensione del corpo al lavoro e si immagina
l’azione della mano sulla latra. Nei
suoi gioielliscultura, realizzati in ardesia, materia nera e vellutata, si ritrova
lo stesso processo di addizione e sottrazione, di chiaro e scuro che caratterizza le sue incisioni. Il contrasto luceombra, pienovuoto, diventa, in questi
lavori, volumetrico: sono gioielli che
arricchiscono il corpo ma che hanno
una forte tensione verso lo spazio che
avvolge il corpo; modulando la luce
grazie ai segni, alle asperità della
materia, conquistano lo spazio e s’impongono come presenza forte e significante.(S.C.)
Nicoletta Frigerio
Nicoletta Frigerio, scultrice, inizia il
suo cammino artistico negli anni ’70
con la sperimentazione su impasti di
argille fino alla realizzazione di grandi
masse scultoree cotte al gran fuoco.
Dagli anni ’80 crea gioielli scultura
impiegando, oltre all’argilla, la cera
modellata per la fusione, lastre di
metallo battute e acidate a fiamma, cristallo colpito e molato a pietra. Le sue
ultime ricerche sul gioiello affrontano il
tema legato alla “Luna” e sono realizzate in argento 925 con la tecnica della
fusione a cera persa. La luna, simbolo
di mistero, poesia, sogno, è interpretata
dall’artista con l’attento lavoro della
materia: le porosità, le incisioni, i graffi,
gli avvallamenti, le forme irregolari
ricreano il territorio lunare, condensando in piccoli gioielli la magia e la suggestione del satellite. Nella linea di gioielli
“La Luna e il Chip”, Nicoletta inserisce, nell’argento, un piccolo chip in sili-
72
internazionale
di Ceramica
Il 19 e 20/10/2002 si è tenuto sulla
Fortezza del Priamar di Savona il I°
Convegno Internazionale “La tradizione locale della ceramica e la
globalizzazione dell’arte contemporanea” organizzato dall’Associazione no
profit Attese. Il convegno, concepito
come piattaforma di lancio della IIa
edizione della Biennale di Ceramica
nell’Arte Contemporanea (estate del
2003), ha presentato i “lavori in
corso” attraverso relazioni di curatori
internazionali, storici dell’arte e della
ceramica che hanno cercato di sviluppare un dialogo fra tradizione locale
della ceramica e nuova scena globalizzata dell’arte contemporanea con
l’obiettivo di rielaborare la realtà territoriale come spazio “globale” di
flussi e connessioni di culture. Alle
due giornate, introdotte da Tiziana
Casapietra e Roberto Costantino,
e-rano presenti: Nelson Herrera Ysla
(Biennale Havana), Young Chul Lee
(Biennale Kwanjiu, Corea), Olu
Oguibe, Hans Ulrich Obrist (Museo
Arte Moderna, Parigi), Vasif Kortun
(Museo Arte Contemporanea, Istanbul), Anne Claire Schumaker (Museo
Ceramica Ariana, Ginevra), Gianfranco Maraniello (Macro, Roma). I
curatori, che hanno selezionato con la
direzione della Biennale gli artisti, si
sono alternati sul palco con gli storici
dell’arte incaricati dei progetti speciali. E’ il caso di Linda Kaiser con la
relazione su “arte e ceramica, progetto e materia: una storia del presente
per il museo d’impresa”; Liliana
Ughetto con la presentazione della
ceramica di Arturo Martini; Giorgina
Bertolino e Francesca Comisso con
una ricerca sulla Casa Museo di Asger
Jorn ad Albisola; Cecilia Chiosi che
ha indagato sul rapporto artistaartigiano all’interno delle fabbriche
albisolesi del Novecento.
(I.T.)
LABORATORI
Fausto Salvi
e Silvia Zotta
A Milano in via Venini 83, si è aperto
lo studio-laboratorio di F. Salvi e S.
Zotta dedicato alla ceramica contemporanea, grande spazio di 140 mq.
composto da un ambiente di progettazione/realizzazione delle opere e un
settore espositivo dei lavori dei due
giovani scultori, già noti a livello
internazionale. Il laboratorio è aperto
agli appassionati di ceramica e d’arte
contemporanea e a semplici curiosi
delle tecniche di lavorazione di questo
antico/contemporaneo materiale.
libri
Architettura di Pietra
L’Arch.Giorgio Blanco,
particolarmente presente nel settore
delle pietre e dei marmi a livello di
progettazione architettonica, design e
promozione culturale, è autore d’un
interessante dizionario in grado di
offrire un quadro attendibile ed
aggiornato sulla grande varietà e
quantità di pietre attualmente
prodotte in Italia. Strutturato in
modo da favorire percorsi di ricerca a
carattere di riconnessione
decisamente originali ed inconsueti, si
rivolge ad un pubblico specialistico
ma anche alla più ampia categoria dei
“curiosi delle pietre” e cerca una
relazione tra ambiti solo
apparentemente distanti come quello
creativoartistico e quello
tecnicoscientifico. L’opera in tre
volumi: materialilavorazioni e
prodottiproprietà espressive e
simboliche, é arricchita da splendide
foto, grafici dettagliati e informazioni.
(I.T.)
S E G N A L A Z I O N I
MONUMENTO
ALLA RESISTENZA
Il 6/10/02 è stata inaugurata, a Sestri
Levante, una fontanamonumento alla
Resistenza che coniuga due precise
esigenze dell’arredo urbano: il bisogno di creare perni visivi in spazi che
risulterebbero dispersivi e che comunque hanno bisogno di evidenziare la
propria identità, estetica e architettonica e la necessità della collettività
di ritrovare elementi simbolici che,
riassumendo contenuti culturali condivisi ed in cui riconoscersi, permettano di appropriarsi del luogo in
questione. Gli autori dell’opera:
Roberto Villani per l’impianto
architettonico della fontana e lo scultoreceramista Alfredo Gioventù per
gli elementi plastici, hanno avuto
l’opportunità di sperimentare una
interessante collaborazione su un
tema così delicato come una pubblica
committenza con finalità celebrative,
mantenendo una ferma volontà nel
risolvere con un linguaggio contemporaneo le esigenze di arredo urbano
della piazza interessata. L’impianto
formale trova il suo nucleo ideale
nella forma geometrica della piramide, che contiene già in sé significati retorici e precisi rimandi
architettonici. alta più di 7 metri e di
base quadrata a lato 4 metri, è realizzata in grès porcellanato e raffigurata
nell’atto di sgretolarsi sotto l’impulso
di una forza interna, rappresentata
dal ritratto in bronzo del partigiano
(Eraldo Fico): dal suo crollo nasce
una fonte d’acqua che dà vita ad una
serie di cascate.
Daniele Massa
Alfredo Gioventù, particolari in bronzo e grès
pocellanato del monumento alla Resistenza
dedicato al partigiano E. Fico Virgola.
MOSTRE
ILLUMINARTE
Nell’agosto 2002 a Champoluc (AO)
si è tenuta la mostra “Illuminarte, sculture luminose di Walter Bonanno”. Nel
’94 il designer torinese trapiantato
nel Canadese da 7 anni, lascia il lavoro di educatore di ragazzi disabili
per dedicarsi alla vocazione artistica.
Come egli stesso sostiene, “la tensione creativa nasce dalla materia”:
sono gli oggetti ed i materiali che
guidano la creatività. Componenti
meccaniche, reti, legno antico, materia riciclata: tutto ciò che ha un
sapore non finito prende forma nelle
sue mani, trasformandosi in complementi di arredo. Le creazioni si suddividono in pezzi unici numerati,
prodotti seriali, sculture luminose e
mobili scultura, corredati da certificato di autenticità. Le sue sculture
sono state esposte a Montreux ’95, a
Sion ’96 ed alla Biennale dei giovani
artisti d’Europa ’97. Il grande successo ottenuto ha portato alla nascita
della Walter Bonanno s.a.s. nel ’99,
anno in cui, oltre alle sculture luminose, trovano spazio numerosi esemplari dedicati all’arredamento. Degne
di nota sono la serie “Budina”, in cui
gli stampi per dolci divengono particolari lampade da ufficio, e “Bonsai”,
ove la rete metallica si trasforma in
un’opera d’arte in grado di illuminare
qualsiasi spazio rendendolo speciale.
VITTORIO ZECCHIN TRA
PITTURA E DESIGN 190342
La mostra, aperta fino al 26/1/03 al
Museo Correr, offre un vasto e interessante percorso attraverso l’opera
del poliedrico artista muranese, attivo
a Venezia nella prima metà del XX
secolo, dagli esordi pittorici agli
importanti esiti nel campo dell’arte
applicata. Oltre 200 le opere, selezionate dal comitato scientifico:
Marino Barovier, Attilia Dorigato,
Silvio Fuso, Marco Mondi, Giando
menico Romanelli, Flavia Scotton e
Carla Sonego. Tra esse circa 50 tra
dipinti e bozzetti, 20 tra arazzi, ricami e merletti, oltre a mobili, mosaici
e argenti. Ma il filo conduttore del
percorso è costituito da una notevole
selezione della significativa produzione vetraria, esemplificata da circa
150 opere: dalle murrine, ai vetri a
smalti e oro, dai delicati trasparenti ai
raffinatissimi incisi. La mostra vuole
approfondire la straordinaria espe-
rienza di Zecchin che certo fu una tra
le personalità artistiche più affascinanti e raffinate nella Venezia del
tempo, come progettista e designer.
UTOPIE QUOTIDIANE
Prosegue fino al 19/1/03 la mostra
“Utopie quotidiane. L’uomo e i suoi sogni
nell’arte dal 1960 ad oggi” curata da
Vittorio Fagone e Angela Madesani.
Le opere esposte, circa 100 realizzate
da 52 artisti italiani e stranieri (alcuni:
Brodsky, Carpi, Costa, Fantin, Gilbert
& George, La Pietra, Paradiso,
Patella, Vaccari, Wolf,...), sono testimonianza ed espressione della vita
dell’uomo, della sua storia individuale
e sociale. La mostra si snoda attraverso un percorso che vede accostati
lavori realizzati con le tecniche più
svariate: dalla pittura alla scultura, dal
video al film d’artista, dalla fotografia
all’arazzo. I lavori realizzati dagli anni
’60 ad oggi testimoniano, attraverso
percorsi diversi ma talvolta affini,
l’aspirazione umana al mito e
all’utopia. A partire dalla propria
esperienza quotidiana, dalle contraddizioni e dai problemi del proprio
universo personale, gli artisti elaborano modelli ideali, appunto utopie, che
travalicano la quotidianità della loro
esperienza e si riflettono sul più
ampio mondo esterno. Un’inversione
di tendenza si nota tuttavia, negli anni
’90, particolarmente in Europa: pur
muovendo dalle stesse motivazioni di
riflessione e talvolta disagio, il lavoro
degli artisti ritorna il più delle volte
ad una dimensione più intima. Al centro rimane, comunque, un tema di
grande interesse: l’uomo e i suoi
sogni.
Claudia Ferrari
Opera di Brodsky presente alla mostra.
73
S E G N A L A Z I O N I SPAZI ESPOSITIVI
Cornice di Pippo Basile presentata alla mostra.
Galleria Azzardo
Si è aperto a Milano un nuovo spazio
espositivo: la Galleria Azzardo, nata
da un progetto di Pippo Basile e
Enrica Maestroni con l’obiettivo primario di dare spazio ai giovani artisti
emergenti. L’apertura è stata
l’occasione per la presentazione della
mostra di cornici “Cuiè e picchì” (Chi
è e perché): opere di Pippo Basile,
artista che ama definirsi artigiano.
Proprio recentemente Gillo Dorfles
ha auspicato “la rinascita di un alto
artigianato che si ponga vicino
all’arte, piuttosto che un finto design
che non ha l’aspetto artigianale” e
l’artista siciliano sembra rispondere
perfettamente a ciò. La relazione con
la materia è uno degli aspetti più
interessanti dell’opera di Basile, che
lavora principalmente con il legno, il
multistrato che incolla, incastra, pressa, riuscendo a ottenere spessori davvero notevoli (fino a 15 cm) che poi
inizia a bucare, affettare, tagliare,
bolare. Il risultato sono linee geometriche, tagli sensuali come quelle delle
cornici di terra che si adagiano mollemente sul pavimento ricoperte di
stucco color carne, ed ancora le cornici rifinite a bolo armeno e completate con interventi a foglia oro e
argento o quelle ricoperte da centinaia di sfere. Per Basile tutto diventa
pretesto per la reinvenzione e allora
ecco la serie dei mobili: cassettiere
irreali dai mille cassetti microscopici
che si tirano con un laccetto di caucciù, tavoli, librerie pop: mai più di
nove pezzi uguali. Un lavoro che ci
riporta al bisogno di creare, a un
bisogno più umano, a quel “fatto a
mano” come desiderio di riappropriarsi del proprio corpo attraverso la
materia.
74
Galleria Fatto ad
Arte
La Galleria Fatto ad Arte ha aperto,
dal 26/9/02, uno spazio di vendita
proponendo un nuovo tipo di articolo da regalo: oggetti di artigianato
artistico abbinati a un vino, un olio o
altro prodotto tipico regionale di alta
qualità, con l'idea di promuovere le
culture locali e valorizzarne i prodotti, contro la globalizzazione e l'omologazione dei gusti. La galleria Fatto
ad Arte è nata nel 1997 per la volontà
delle sorelle Raffaella e Francesca
Fossati con il fine di incoraggiare e
promuovere l’Artigianato Artistico di
qualità. Nei suoi 5 anni attività la galleria è divenuto uno spazio incontri
con una particolare vocazione per il
design e l’artigianato di qualità. E’
anche sede del Primo Osservatorio
Nazionale sull’Artigianato Artistico,
spazio di consultazione libri e riviste
tematiche, sede di mostre dedicate
all’artigianato artistico. Lo spazio di
vendita al pubblico inaugurato a settembre è uno show room con l’intento di valorizzare e promuovere la
tipicità della cultura italiana attraverso la ricchezza dell’artigianato artistico e la qualità dei prodotti che esprimono le risorse del nostro territorio.
Oltre ad una sezione dedicata alle
Edizioni Fatto ad Arte: opere e
oggetti che interpretano e rinnovano
attraverso il design la ricca tradizione
artigianale italiana, la galleria propone una selezione dai laboratori italiani: vasi, piatti ciotole, brocche per
vino, contenitori per olio provenienti
da Faenza, Vietri sul Mare, Castelli,
Friuli l’alabastro di Volterra, il vetro
di Murano, il Cristallo di Colle Val
d’Elsa, il Marmo di Carrara selezionati dalla galleria Fatto ad Arte dai
più importanti e prestigiosi laboratori
artigianali italiani. A questi manufatti
saranno affiancati prodotti della cultura gastronomica: vini selezionati,
odori e sapori regionali, a creare un
connubio tra la grande tradizione
artigianale di cui è ricco il nostro territorio e la qualità dei prodotti
gastronomici realizzati e selezionati
da piccoli laboratori che operano
nella difesa e nella promozione della
qualità, della conservazione della
nostra tradizione e cultura. Uno spazio di vendita, una sorta di book-shop
di supporto alle attività culturali della
galleria, dove ritrovare oggetti e prodotti tipici disseminati lungo tutto il
territorio italiano. A questo scopo
verranno organizzate, oltre alla attività corrente di mostre tematiche,
anche incontri, seminari, serate e
corsi di degustazione. Contro la globalizzazione, l’omologazione della
produzione, la galleria Fatto ad Arte
propone quindi la cultura della tipicità, della ricerca e della promozione,
della ricchezza della diversità, e della
unicità della nostra cultura artigianale; una cultura che ci parla di tradizione e di tradizione rinnovata, per
promuoverne le risorse, non disperderle e valorizzarne le peculiarità e le
(I.T.)
caratteristiche.
premi E CONCORSI
Il Comune di Fano, nella seduta del
25/11/02, ha assegnato il premio
“La Fortuna d’Oro” per l’anno 2002
al suo benemerito concittadino,
professor Giancarlo Bojani che, per
anni, è stato direttore del Museo
Internazionale dell Ceramica di
Faenza ed è considerato uno dei
massimi esponenti nel campo della
storia della ceramica. La cerimonia
per la consegna del premio si terrà
l’8/2/03 alle ore 17,00 a fano presso
la Sala Verdi del Teatro della
Fortuna.
CALENDARIO DELLE MOSTRE
CALENDARIO DELLE MOSTRE
Scarica

artigianato48 (10%) - Città dei Mestieri