Avevo sempre sentito parlare bene di Animal Crossing, ma non ho mai avuto un Gamecube. Quando venne rilasciato per DS ricevette recensioni così positive che decisi di provarlo, nonostante sembrasse fatto per bambini con la sindrome di Down o con deficit d’attenzione. Non ero preparato alla roba che si trova nei giochi per bambini. Questo è il risultato. Ho documentato il viaggio di Billy, un giovane e felice ragazzino che crede che vivrà favolose avventure al campo estivo. Le seguenti immagini non sono state alterate in nessun modo (eccetto che per ridimensionarle o per specificare quale opzione di dialogo era stata scelta.) Questo è un resoconto letterale e contestuale di ciò che accadde ai poveri cristi inviati ad Animal Crossing. Questa è la vera storia di Billy. Parte 1: Benvenuto al campo estivo. Non ho mai sentito parlare di questo particolare campo estivo, ma era economico e non avevamo molti soldi. Il campo ci aveva mandato il suo taxi personale. Tiro la mia valigia nel bagagliaio e partiamo prima ancora che mia madre possa salutarmi. Come all’inizio delle storie dell’orrore, fuori piove. C’è qualcosa di strano nel tassista, qualche tipo di problema ghiandolare. Parla in modo incomprensibile, e non mi piace la maniera in cui ha detto “campo”, come se fosse sarcastico. Nonostante il lungo tragitto, non sono mai riuscito a vedere il suo viso per intero, solo occhiate di traverso. Sembra di guidare da sempre. Alla fine perdo il senso del tempo e inizio ad assopirmi al suono ipnotizzante della pioggia che batte contro il finestrino. Mi sveglio con uno scossone quando cerca di fare conversazione. Arriviamo alla fermata e io praticamente inciampo fuori dalla porta mentre lui continua ancora a gridarmi dietro con quella sua voce sarcastica prima di partire con ancora la mia valigia nel bagagliaio. Figlio di puttana. Tutto ciò che ho con me sono i vestiti che indosso e un orribile taglio di capelli. La mia sola opzione è fare il check-in. La ragazza dietro il bancone è un dannato pellicano che si fa chiamare Pelly. E’ una specie di campo a tema dove gli adulti si travestono da animali?! Lei mi dice che il direttore, Tom Nook, aveva un particolare interesse nel creare la mia sistemazione. Non lo sapevo, allora, ma quel nome sarebbe rimasto fisso nella mia memoria per sempre. C’è un pizzico di… recita, nella sua voce, come se avesse già fatto lo stesso discorso. Che CAZZO sta succedendo?! Non c’è il water, non c’è il lavandino, neanche una dannata sedia. Quello che ho ottenuto è una scatola di cartone, una candela senza fiammiferi e una radio che suona un’unica canzone. Che peraltro salta. Decido di andare all’ufficio amministrazione. Ma appena metto piede fuori dalla porta, davanti a me si para Tom Nook, che sembra un incrocio tra un venditore di auto usate, un avvocato e un pastore tedesco, nonostante sia vestito da procione con un cazzo di grembiule da cameriera. Prima che possa avere una singola parola nella conversazione, mi dice che ho comprato questo schifo di capannone, che gli devo un sacco di soldi e che è meglio che glieli restituisca, e poiché non ho soldi sarà felice di farmi lavorare nel suo piccolo paese delle meraviglie che sfrutta la manodopera e che si aspetta di vedermi a breve. Poi se n’è andato. Vago in giro per un po’ in uno stato di torpore, cercando di orientarmi. Il campo non è grande, ma non ci sono sentieri o percorsi, è solo un mucchio informe di terra e qualche albero. Vago oltre u fatiscente negozio di sartoria e abbigliamento prima di notare un rifiuto di baraccopoli con un cartello scritto a mano che recita: “Nook’s Cranny”. Devo essere onesto con Nook; Io non ho comprato un abitacolo, sono solo un ragazzino di otto anni in vacanza. Grandissimo sbaglio. Quel figlio di puttana fa sul serio e in pochi secondi mi ritrovo a mettermi addosso una divisa da lavoro e a trascinare fuori dalla porta enormi sacchi di fertilizzante. E’ dopo aver piantato il terzo alberello che comincia il panico. C’è qualcosa di veramente sbagliato qui. Perché non ci sono altri campeggiatori? Perché Nook ha detto “Chiunque lavori da me deve indossare la divisa” anche era ovvio che non c’erano altri impiegati? Parlava al passato? Se adesso lavoro per Tom, perché non ho firmato alcun contratto? E perché c’è una sola ed usata baracca in tutto questo campeggio murato che non è la casa di un consulente vestito come una sorta di fottuto animale?! Ho un nodo allo stomaco quando passo attraverso il lotto vuoto dove incombe il grande e fortificato corpo di guardia, scolpito in una parte di solida roccia. Due cani a misura d’uomo vestiti da soldati mi fissano e impreco sottovoce per non essere riuscito a trovare una singola persona normale, ma a questo punto sto già diventando isterico. Prego uno di loro perché mi apra il cancello, ma mi fissa apaticamente e la sua risposta mi provoca un brivido lungo la schiena, dato che è terminata con mio nome. Come diavolo possa questo coglione conoscere il mio nome, a meno che… CAZZO. La consapevolezza penetra nel mio cervello come un mattone nella vetrata di un negozio. Sono tutti coinvolti. Il tassista misterioso che si è fregato la mia roba, l’essere obbligato a indossare vestiti da lavoro, l’improvviso e impossibile debito, le guardie al cancello… è tutta una grande cospirazione. Sono intrappolato qui. E sono solo.