Programma di Riqualificazione dell’Abitato
Abaco delle relazioni tra le azioni proposte nello Sviluppo Attuativo del Programma Amministrativo
Riepilogo
Avvertenza
Questo elaborato riepiloga le azioni che il S.A.P.A. propone quali contenuti da affrontare nella redazione del P.R.A. Esse sono state riordinate in tre grandi categorie:
Le preliminari e conoscitive sono azioni che, in genere, intendono approfondire una problematica della quale si ritiene utile ampliare la conoscenza. Non necessariamente tutte queste azioni devono essere sviluppate prima della redazione del
P.R.A. in quanto, almeno alcune di esse, interessano l’abitato solo per minima parte o per aspetti non prioritari.
Le azioni di intervento sull’abitato costituiscono il tema centrale del P.R.A. e sono state suddivise in 5 sottocategorie. Ciascuna di esse presuppone, in genere, ricadute dirette sull’assetto territoriale ed edilizio dell’abitato. Su esse il P.R.A.
dovrebbe dare delle indicazioni, pur con gradi differenti di approfondimento, secondo i casi.
Le azioni complementari e conseguenti non presuppongono, in genere, dirette ricadute territoriali da progettare. Costituiscono però un importante complemento con significativi risvolti sociali e culturali. La loro,attuazione dovrebbe costituire un
complemento importante al P.R.A.
Le priorità d’attuazione assunte dall’Amministrazione sono così indicate: 0. in attuazione, 1. breve termine, 2. medio termine, 3. lungo termine.
Preliminari e conoscitive
D’intervento sull’abitato
infrastrutture
nodi
spazi
Complementari e conseguenti
edificato
software
175
177
176
121 - 122
123
130
136
115
73 - 131
132
133
185 - 126
167
171
138 – 137 - 140
13 – 134 – 135 - 143
163
168 - 165
172
169
173 - 174
161
158
160
124 – 89 – 90 - 164
111
159
77 - 125
112
141
153 - 166
144
139
189
149
156 – 142 – 155 - 150
146 - 157
63 – 145 – 147- 148
72
190
128 - 129
187
Preliminari e conoscitive
infrastrutture
175. analisi e definizione di criteri
generali di intervento sulle reti
infrastrutturali: elettriche, d’acquedotto,
fognarie, telefoniche, informatiche, di
riscaldamento
177. produzione di un quadro generale
del sistema di illuminazione pubblica che
esamini a fondo carenze, sprechi e
funzionalità nella prospettiva di
sostenibilità economica (risparmio
energetico) e ambientale (contenimento
176. definizione di criteri
generali di intervento sulle
reti di illuminazione
((ristrutturazione e
ammodernamento
tecnologico, giusti
nodi
D’intervento sull’abitato
spazi
188
Complementari e conseguenti
edificato
software
dell’inquinamento luminoso)
dislocazione e
dimensionamento,
programmazione delle
accensioni, riduzione dei
consumi, zone di silenzio
luminoso...)
121. rilevamenti del traffico per una
valutazione della consistenza dei traffici e
della loro natura e distribuzione
temporalei
122. formazione di un
programma/bilancio degli interventi sulla
viabilità esterna iiiii iv coinvolgente tutti gli
attori competenti (Comune, consorzi,
forestale, Provincia, altri Comuni...) e
discusso con i cittadini che porti a una
classificazione condivisa delle strade
123. traduzione delle scelte sulla
viabilità esterna in strumenti operativi:
normative comunali, pareri presso gli
altri attori, progetti di intervento
pubblico, manutenzioni.
130. formazione di un
Piano generale della
Viabilità interna con
creazione di zone a divieto
di accesso, di parcheggio o
disco orariov e
individuazione dei tratti
stradali di decelerazione
lungo le strade di accesso
all’abitatovi v. tavola RIQ 6
115. revisione di via Val
Noana come accesso
principale al paese
132. monitoraggio “dove succede” dei
luoghi e momenti di aggregazioneix v.
tavola RIQ 2.
133. creazione di una rete
di spazi (piazze e
piazzette) e percorsi
riservati ai pedoni (anche
per fasce orarie o annuali)
v. tavola RIQ 7
136. realizzazione di
parcheggi e garages pubblici
custoditi lungo le direttrici
principali di ingresso
all’abitatovii v. tavola RIQ 6
73. programmazione, nel
contesto dell’approdo alla
Siega Prima di attività di
accoglienza, servizi turistici e
attività commerciali che
dimostrino la vitalità del
paese
131. realizzazione presso il
nuovo approdo al paese
presso la Siega Prima di un
garage interrato di uso
pubblico
185. caratterizzazione di
piazze, sia in centro storico
che nelle zone di nuova
costruzione, con specifiche
tematiche culturali quali
l’architettura, i caratteri
territoriali, ecc.x
126. interventi di
sistemazione delle piazzole di
raccolta RSU anche con
funzione informativaxi
138. revisione e maggior controllo dei
divieti di fermata e parcheggio
137. assegnazione di posti macchina
pubblici custoditi a persone che ora
fanno parcheggio sotto casaviii
140. sostegno alla realizzazione,
laddove compatibile con le scelte
generali sui traffici, di autorimesse
interrate private
13. creazione di spazi pubblici
vivibili e protetti per le
famiglie (giardini, piazze…)
134. definizione delle funzioni
pubbliche e aggregative di
alcuni spazi e progettazione di
relativi sistemazioni e
allestimentixii
135. interventi di revisione
delle pavimentazioni
pubbliche – piazze e strada – e
delle attrezzature lungo l’asse
stradale della ex statalexiii) v.
tavola RIQ 7
143. progetto pontìli per la
conservazione e incremento
degli spazi pavimentati con
sistemi tradizionali e non
impermeabilizzantixiv
167. censimento, studio e salvaguardia
dei capitelli del territorio comunale, con
eventuale sostegno a nuovi interventi
quali supporto a momenti di
aggregazione civilexv
171. studio del sistema dei
segni del sacro attraverso
la ripresa della guida
Pictor Pinxit e sua
integrazione con altri
segni, supportando il
percorso con un sistema
segnaletico non invasivoxvi
163. progetto di messa a
norma del cimitero che tenga
in considerazione il suo
carattere di luogo della
memoria e salvaguardi le
testimonianze storiche
contenute e privilegi le tombe
tradizionali ai loculi,salvo la
realizzazione di piccoli loculi
per cremazioni
168. verifica e
manutenzione ordinaria
dei dipinti restaurati,
restauro del dipinto
presso ex casa Piazza
foto, difesa dei dipinti
sacri dalla
banalizzazione a causa
della commistione con
nuove opere profane di
vario genere xvii
165. programma di
studi, sondaggi e
interventi di restauro
della cappella di Santa
Fosca e delle sue
pertinenze
172. censimento dell’ambiente scritto
storico e tradizionale con definizione di
interventi per la sua salvaguardia, sia
normativi che di incentivoxviii
169. attività di divulgazione della
guida Pictor Pinxit e sensibilizzazione
sugli interventi programmati
173. progetto di
monumentalizzazione
dell’ambiente scritto storico in
connessione con l’azione di
ripresa di Pictor Pinxitxix
174. studio di una linea di
scritture esposte pubbliche,
commerciali e informative
contemporanee a partire
dall’ambiente scritto storico,
definizione di un abaco
esemplificativo e di normative
e incentivi per la sua
applicazionexx foto
161. progetto di
passeggiata “La ròsta
racconta” imperniato sulla
Siega Prima (nuova porta
di accesso al paese) e sugli
altri edifici dislocati lungo
l’antica ròsta xxi
158. progetti di salvaguardia,
restauro, rifunzionalizzazione
delle fontane, dei lavatoi e dei
loro spazi di pertinenza che
ne raccontino la storia e gli
usi, possibilmente facilitino e
incrementino gli usi attuali,
promuovano il risparmio
d’acqua: diretto, con riduttori
di flusso. e indiretto, con
informazioni,
consigli,promozione di azioni
solidali verso i paesi
senz’acquaxxii
160. progetto e
intervento di restauro
della lissièra “dei
Cosneri” e di suo
allestimento xxiii
159. coinvolgimento di gruppi
specifici – giovani, di vicinato, di
solidarietà, storici – nell’adozione e
valorizzazione di specifiche fontane
come luoghi propri di incontro
124. programmazione di
interventi per la
salvaguardia e l’uso
sostenibile, di percorsi
viari pedonali di
connessione con i paesi e i
comuni conterminixxiv v.
tavola VIA 1
89. individuazione di un
percorso tematico sul
paesaggio antropizzatoxxv
xxvi
v. tavola CAR 1
90. realizzazione di un
corridoio antropico nordsud itinerario che funga da
collegamento tra i due
parchi di Paneveggio e
delle Dolomiti bellunesi
proponendo Mezzano
come porta di accesso alle
due realtàxxvii xxviiixxix v.
tavola VIA 1
164. inserimento della
chiesa di San Giovanni e
dei ruderi di Santa Romina
nel sistema dei percorsi
che passi dal paese e
produzione di schede
storiche di guida alla visita
111. proporre un itinerario
geologico dalla Folga allo
Scaorinxxxiixxxiii
141. censimento degli spazi verdi e di
relazione e degli elementi vegetali
77. interventi di
ottimizzazione e
qualificazione delle offerte
esistenti -percorsi,
segnaletiche informative,
guide, servizi e svaghi – nel
contesto delle proposte di
riqualificazione dell’abitatoxxx
125. realizzazione di adeguata
segnaletica e guide sul
patrimonio sentieristico
comunalexxxi
112. realizzare in paese una
piazza, parco o monumento
alla geologia di Primiero, con
funzione anche didattica xxxiv
153. progetto di gestione del
verde pubblico e delle
alberature (impianti,
abbattimenti, potature...) xxxv
foto
166. progettazione della zona
a parco pubblico nelle
adiacenze della cappella
secondo criteri che ne tengano
debito conto in termini di
salvaguardia ma anche di
attrattiva culturalexxxvi
149. definizione di un
decalogo di giardinaggio di
montagnaxxxvii coerente con la
realtà locale, sua promozione e
incentivazione graduata
attraverso sistemi
regolamentari e di sostegno
economicoxxxviii
156. definizione di un programma di
decremento e oculata finalizzazione
degli interventi pubblici di verde
effimero e degli elementi di arredo
urbano ad essi finalizzati.xxxix
142. definizione di normative di
regolamento edilizio di tutela e
conservazione degli spazi verdi
155. promozione di un servizio di
potatura e consulenza per la tenuta
delle alberature sia pubbliche che
privatexl
150. interventi concordati tra Comune
e privati per una cura adeguata e
sostenibilexli dei luoghi, negli sfalci e
nella rimozione di erbacce, della
neve... sulla base del decalogo
144. formazione e tenuta di un bilancio
degli orti che ne salvaguardi la dotazione
complessiva del paese, incentivi la loro
conservazione e disincentivi la
sostituzione con spazi impoveriti o non
verdi (piazzali, parcheggi, ecc.) xlii
189. censimento degli spazi abitativi
legati al carattere rurale di Mezzano e alla
conservazione/affinamento dei prodotti
agroalimentari storici
139. progetti pilota di
riconversione di ex orti legati
all’assegnazione di posti
macchina pubblici
146. formazione di un abaco
sulle recinzioni degli orti e
incentivazione anche
economica della sua
applicazionexliii foto
157. analisi dello stato di fatto,
formulazione di proposte tipo
adeguamento della normativa
urbanistica in materia di
manufatti negli spazi verdi e di
relazione connessi al
mantenimento e decoro degli
spazi stessixliv
72. individuazione e
promozione di un
inserimento
compatibile e
qualificante di attività
di piccole dimensioni
nell’abitato
128. interventi di
adeguamento igienico
sanitario e
ampliamento degli
spazi di autorimessa
del magazzino vigili
del fuoco
eventualmente
spostando altrove il
magazzino comunale
129. interventi di
ristrutturazione della
canonica concertato
con la Parrocchia e
commisurato con le
63. sostegno e promozione delle
colture minori (per esempio: piccoli
frutti, frutteti, floricoltura, ortaggi,
lino, mais) anche fornendo semi e
piante.
145. attivazione e sostegno di una
forma collettiva (associazione,
accordo volontario, servizio
comunale...) di conservazione e
scambio delle sementi, delle varietà
locali e dei saperi per la loro
coltivazione.
147. concorso a premi per l’orto
fiorito come alternativa al dilagare del
dispendioso verde effimero
148. promozione di incontri
informativi, visite e scambi culturali
sulla cultura degli orti e dei giardini
190. eventuale promozione della
salvaguardia e di un uso appropriato
di alcuni spazi di
conservazione/affinamento dei
prodotti agroalimentari storici
possibilità economiche,
eventualmente
frazionandolo nel
tempo
187. realizzazione e diffusione
di un decalogo sull’uso storico e attuale - del colore
nell’edilizia
i
188. incentivi economici per interventi
di applicazione del decalogo sul
colore
I dati sui traffici veicolari sono molto carenti, discontinui e soprattutto difficilmente raggiungibili presso ANAS e Provincia. Il Comune potrà formarsi un’opinione forte e motivata solo se potrà portare dati di prima
mano. Si tratta quindi di mettere in atto delle misurazioni campione e mirate che permettano di costruire un primo quadro dello stato attuale, eventualmente perfettibile per fasi. Trattandosi di una questione che già ha
sollevato grande interesse popolare, potrebbe essere attuata anche attraverso giornate del traffico con coinvolgimento di volontari e gruppi.
ii
La finalità delle operazioni per la conoscenza dell’uso della viabilità e dei traffici sarebbe anche quella di giungere ad una classificazione partecipata della viabilità che raccolga il sentire comune in materia e metta al
riparo da interventi non sostenibili e da pressioni eccessive di interessi privati.
iii
Il differente sviluppo della rete stradale rispecchia non solo le diverse condizioni ambientali ma anche e soprattutto i diversi usi del suolo e frequentazioni dei luoghi. In questo si assommano ragioni storiche e – talora
- spinte di singoli e gruppi non sempre immediatamente riconducibili all’interesse comune e pubblico.
iv
La viabilità che interessa il territorio di Mezzano può essere suddivisa in cinque categorie, secondo la funzione esercitata:
1. interregionale e intercomprensoriale: la strada statale che oggi attraversa l’abitato e che, con la costruzione della circonvallazione, correrà lungo il torrente Cismon. Collega Primiero con il Veneto e il Trentino
(attraverso lo Schener – verso il Feltrino e la Valsugana, il passo Cereda – verso l’Agordino e Bellunese e il Passo Rolle – verso le Valli di Fiemme e Fassa e il Sudtirolo) ma, soprattutto, convoglia verso l’Alto
Primiero e San Martino di Castrozza un pesante traffico in gran parte turistico.
2. intercomunale: disegna una sorta di croce innervata sull’abitato che sarà più equilibrata dopo la realizzazione della circonvallazione e si dirige a nord – verso Molaren e Fiera, a est – sull’attuale statale – verso Fiera,
a sud – lungo le Giare, verso l’area artigianale, l’innesto nella circonvallazione e la Val Noana, ad ovest, lungo la vecchia statale – verso Imer.
3. comunale: di accesso principale a frazioni (Coppera) e gruppi di abitazioni distanti dal centro (Molaren e Fragaldi), ma anche e soprattutto ad aree di masi a nord Molaren e Solivi) e a sud dell’abitato (San
Giovanni, Falasorni, Noana, Agaoni). Del tutto sconnessa dall’abitato è anche da ricordare la strada del Lozen, che, dalla valle del Vanoi, porta al lago di Calaita.
4. di distribuzione, interpoderale e forestale: si tratta di fitte diramazioni innervate sulla viabilità comunale e, in genere, terminanti a cul de sac, che servono aree di masi o comparti boschivi.
5. accessi privati a singoli edifici o poderi, ma talora con sviluppo longitudinale notevole.
v
La sera del 24 novembre 2005 (giorno lavorativo di stagione non turistica e quindi di pressione minima delle presenze di autoveicoli, quasi solo di residenti) si è rilevata la presenza di circa 190 autoveicoli dei quali
circa 60 entro parcheggi pubblici regolarmente delimitati. Si è così potuto constatare che i parcheggi pubblici sono sottoutilizzati per almeno il 50 %. Di converso, circa la metà degli altri 130 autoveicoli erano
parcheggiati, almeno in parte, dentro sede stradale pubblica. La situazione nei periodi non di punta potrebbe quindi essere in buona parte risolta incentivando il parcheggio entro gli spazi pubblici delimitati anziché
sotto casa. lo schema cartografico evidenzia in verde i settori di abitato a buona dotazione di parcheggi pubblici (sottoutilizzati) e – in rosso – i setori dove il fenomeno del parcheggio sotto casa è particolarmente
accentuato.
vi
Dovrebbero riguadare soprattutto il nuovo approdo da sud – tra la rotatoria della circonvallazione e la Siega Prima, e la vecchia statale – a ovest, tra il confine con Imer e la vecchia caserma dei carabinieri, a est, tra
la rotatoria e il semaforo. Potrebbero prevedere specifici trattamenti della pavimentazione.
vii
La localizzazione presso l’area sportiva, che però è penalizzata dalla mancanza di uscita dalla circonvallazione al ponte della Coppera.
viii
Il finanziamento di queste opere potrà avvenire con fondi parte pubblici e parte privati. Qualora la struttura sorgesse su suolo pubblico il privato potrà divenire titolare di concessione gratuita a lungo termine.
ix
Tra queste possiamo citare, ad esempio, la processione dei Carmeni o altre, il Carmenin, il Giro delle bocce, la Gara dei Mussati, la Kalakili.
x
Una simile ipotesi deve essere valutata in rapporto al rischio che, individuando un sito musealizzato specifico, il resto del paese venga sottovalutato. L’operazione dovrà eventualmente proporre i debiti accorgimenti,
quali, erp esempio, non sovraccaricare l’abitato antico (già significativo di per sè) e invece arricchire l’abitato di recente formazione (in genere meno denso di significati e simboli comunitari).
xi
Come centri di servizio frequentati da tutti i cittadini, le piazzole di raccolta rifiuti devono essere considerate nella tavola su dove succede? In particolare, possono svolgere un positivo ruolo informativo sia sul tema
specifico riuso, risparmio, rifiuti, riciclaggio, sia come luoghi di iserimento di bacheche informative, particolarmente carenti in tutto l’abitato, tranne la zona di piazza Fontana – Via 4 Novembre.
xii
A partire dall’esempio dell’uso del centro storico in occasione del Carmenin, ripensare l’uso di alcune piazze e slarghi (ad es. la zona dell’arco dei Miceli) in funzione di occasioni ed eventi di aggregazione, sia
culturali che di svago, rivolti sia ai cittadini residenti che agli ospiti turisti. Ripensare anche la presenza e l’uso della baracca in legno del CIT sul Brolo.
xiii
A partire da un attento esame delle funzioni aggregative e degli elementi di interesse presenti (es. Capitello della peste, affresco ex casa Piazza...) e definiendone delle aree di rispetto. Vedi certi aspetti della
pavimentazione di Feltre. Tra i vari obiettivi di questo progetto si possono porre: rivelare l’origine dello spazio e restituire il senso di “percorso” a tutti i tracciati intersecanti la ex statale e il senso di “sosta” agli
slarghi, rivalutando così luoghi resi minori dall’uso automobilistico; chiarire le preesistenze senza negare la presenza del nuovo ma smorzandone i caratteri più dirompenti assumendo linguaggi e forme dimensionati
sulla temporalità del centro antico; cogliere gli apsetti formali del luogo che possono contribuire a formulare un suo specifico linguaggio; non omogeneizzare attraverso un banale arredo uniformatore le eterogeneità e i
conflitti presenti nella costituzione stratificata dei luoghi ma farli emergere e ricucirli attraverso pavimentazioni e nuovi oggetti;
xiv
I pontìli potrebbero essere solo un elemento simbolico di partenza per lo studio e la salvaguardia degli spazi pavimentati tradizionali. essi avrebbero il vantaggio di una presenza diffusa in paese. La redazione di un
censimento di questi spazi e delle soluzioni costruttive potrebbe essere seguita sia dalla produzione di un abaco descrittivo degli interventi corretti, sia da interventi campione (vedi esempi a Tonadico). Un punto di
forza di questo progetto – rispetto alle esperienze sin qui attuate - dovrebbe essere il suo collocamento nella prospettiva di tutela del territorio e della risorsa acqua e di contributo alla sicurezza idrogeologica. Altro
punto di forza sarebbe – come già dimostrato da alcuni utilizzi fatti dallo Studio Schweizer – l’incremento della qualità e della varietà degli spazi pavimentati non nel senso di un eclettismo sfrenato ma in quello di una
meditata continuità col passato. Un esempio di realizzazione negativa perché cementificata e stucchevolmente decorativa è costituito dalla recente sistemazione degli spazi presso la fontana dei Cosneri.
xv
La realizzazione - non promossa o pilotata, ma facilitata qualora vi sia un’iniziativa spontanea – di nuovi capitelli può essere, specie nelle parti nuove di paese, occasione per la crezione di nodi e spazi di
aggregazione con funzione anche significante e qualificante parti dell’organismo urbano altrimenti anonime. Si veda anche la proposta fatta per i dipinti sacri e profani alla nota seguente.
xvi
Il sistema dei segni del sacro è molto ricco e costituisce una rete invisibile che tende ad addensarsi in centro storico, trovando il suo baricentro nella chiesa parrocchiale. Lo scopo di questa azione è quello di
documentare e rendere visibile questa rete con l’opportuna discrezione e rispetto verso le pratiche di fede e chi le attua. Si tratta perciò di: costruire un quadro documentario completo (censimento e schedatura) dei
segni del sacro, valutare lo stato e la vivacità delle pratiche devote ad essi legate, mettere in atto opere di salvaguardia dei segni in pericolo, proporne una valorizzazione discreta e non invasiva della privacy dei
credenti. Un’ipotesi potrebbe essere quella di creare un discreto sistema di illuminazione serale ad hoc (meglio se limitato a determinati periodi dell’anno: ad esempio estate o periodi natalizio – magari come alternativa
alle onerose, inflazionate e pertanto ormai invisibili ai più luminarie oggi in uso - e pasquale e meglio se alimentato con piccoli sistemi di fotovoltaico) dei segni: dipinti, capitelli, nicchie, iscrizioni... (vedi anche la
nota seguente sull’ambiente scritto).
xvii
Per la questione dell’inquinamento da dipinti profani, è urgente bloccare e governare l’effetto Sarmede: l’esempio del paesello del Trevigiano che ha fatto della gara di pittura una propria caratteristica sta invadendo
e banalizzando anche i nostri paesi (vedi Tonadico, Transacqua e Siror). Proponiamo una cosa molto semplice: una netta divisione tra centro storico – riservato ai dipinti sacri – e nuove porzioni di abitato, povere di
segni e elementi di caratterizzazione qualitativa. Ad esempio, per Mezzano, la zona a est di via IV Novembre.
xviii
Come ha dimostrato Quinto Antonelli, questo ambiente scritto esiste e costituisce un importante patrimonio storico della comunità locale formato soprattutto, ma non esclusivamente, da iscrizioni incise sulle travi
di colmo delle coperture.. Si tratta di promuovere un censimento che documenti – per tutto il territorio comunale – la consistenza del patrimonio di scritture esposte, per studiarne il significato e valutarne lo stato di
conservazione. Successivamente, si tratta di definire e applicare alcuni criteri per la salvaguardia con strumenti sia normativi e autorizzatori (in sede di regolamento edilizio e commissione edilizia), sia di incentivo. Per
questi ultimi, si tratta di prendere atto che la conservazione delle testimonianze può essere graduata: dalla conservazione in situ delle iscrizione (attraverso sistemi di restauro spesso costosi e da sostenere (ad esempio la
conservazione di travi con resine e barre), passando per la rimozione e conservazione dell’originale e sostituzione con una copia, fino alla semplice documentazione visiva prima della distruzione. Non mancano alcuni
episodi significativi e interessanti di insegne commerciali da restaurare: Restaurant al Pavione, Simone Bettega, Falegnameria... La graduazione di questi interventi va di pari passo con gli intenti di valorizzazione di
cui all’azione seguente.
xix
La fruizione diurna delle iscrizioni dell’ambiente scritto è resa particolarmente difficoltosa dalla collocazione della maggioranza di esse sulle travi di colmo delle case: quindi ad altezze notevoli rispetto
all’osservatore e in situazioni di controluce. Questo suggerisce un progetto di valorizzazione serale – come descritto per Pictor Pinxit – con adeguata illuminazione da sotto delle travi interessate. La predisposizione di
tale sistema avrebbe anche l’effetto di sensibilizzare il proprietari circa il valore dell’iscrizione e quindi prevenire la sua distruzione.
xx
Vi sono positive esperienze di segnaletica pubblica, sia commerciale che di informazione, che prendono spunto dallo studio della scrittura e della calligrafia storica e tradizionale (vedi Egna/Neumarkt). Anche a
Mezzano si potrebbe ipotizzare una gestione delle segnaletiche commerciali in questo senso, supportata da uno strumento esemplificativo che orienti chi deve realizzarle, da una ocultata gestione delle autorizzazioni e
delle imposte sulle insegne e sulle affissioni e da incentivi per la riconversione delle situazioni esistenti.
xxi
Si valuteranno: una passeggiata lungo il tracciato della vecchia rosta (eventualmente con il rispristino di un filo d’acqua), uno specifico progetto colore per gli edifici rimasti (potrebbero essere anche celestini: il
Mulino Lusenta, il Mulino dei Bianchi, la Siega Prima, la Siega nuova e la casa di fronte e, se possibile un richiamo sulla Falegnameria Boninsegna di Imer...), un’apposita attrezzatura per le passeggiate (questa
potrebbe essere una semplice passeggiata offerta a complemento della Siega Prima fin dall’arrivo dei turisti, dovrebbe anche essere una sorta di limite sud del paese: perciò dovrebbe essere sottolineata da un filare
alberato che la rafforzi visivamente e la renda gradevole), una segnaletica illustrativa dei resti e della storia (lungo questo tracciato, epr esempio, la storia della Società Molini e del Corpo Vigili del Fuoco volontari).
xxii
Innanzitutto, le fontane e lavatoi sono spazi e fuochi urbani di genere femminile. Eventualmente contrapposte alle osterie o alla piazza, di genere maschile. Può essere molto utile condurre sull’abitato una lettura di
“genere”, da affiancare a quella degli spazi privati, di relazione e pubblici. Sugli usi tradizionali, qualche fontana potrebbe portare una breve documentazione/descrizione. Per il risparmio diretto: si potrebbero studiare
riduttori di flusso specifici che non inficino l’uso della fontana e il suo effetto sonoro; per la promozione del risparmio, alcune fontane potrebbero esporre, ad esempio, il decalogo di Agenda 21; per le attività di
solidarietà, si potrebbero pensare delle cassette delle offerte simili a quelle dei capitelli, ma anche informazioni su progetti in atto da parte di associazioni locali. Per la sistemazione degli spazi di pertinenza va osservata
rigorosamente la regola di usare – spiegandone il motivo – le pavimentazioni drenanti tradizionali come acciottolato o selciato, anche attraverso riletture creative (vedi l’esperienza in Liguria e Francia di Geletti e
Viarengo http://www.slowfood.it/img_sito/riviste/slow/IT/23/ciotoli.html). Si potrebbero anche prevedere specifiche manifestazioni per sottolineare la funzione aggregativa delle fontane, magari a partire dal gruppo di
abitazioni che fanno riferimento a ciascuna.
xxiii
La lisciaia “dei Cosneri” è in totale abbandono è, fatto gravissimo e al tempo stesso miracoloso, è stata ignorata dai recenti interventi sulla fontana e gli spazi sottostanti. L’intervento qui effettuato è infatti
deprecabile per le finalità (di enfatizzazione folklorico/turistica del sito) e per le modalità (sostitutive e di distorsione delle tecniche tradizionali, cementificatorie). Quindi, per fortuna la lisciaia è stata risparmiata. Essa
però necessita di un intervento urgente di salvaguardia sia del fabbricato che dei fusinài interni e del lavatoio esterno. Si tratta di elementi molto interessanti dal punto di vista tipologico-costruttivo e dell’uso cui erano
destinati. Un vero e proprio brano di storia del paese. Potrebbero essere rimessi in funzione – magari riproponendone usi specifici e/o con un allestimento che racconti (attraverso immagini proiettate e voci narranti di
anziane/i) gli usi tradizionali: lissia, far su el porzèl, far nèt fil... Importanti anche gli spazi esterni, da recuperare con tecniche coerenti (e valutazione dei come recuperare i danni perpetrati dal recente intervento) e la
salvaguardia del fico a nei pressi come rara testimonianza di biodiversità coltivata. Tra questi, sembra il caso di valorizzare la presenza dello stól sotterraneo di alimentazione della fontana, anche in relazione alle
testimonianze catastali storiche sul sistema di alimentazione delle fontane del paese.
xxiv
Tra i vari potenziali percorsi da valutare: passeggiata lungo la strada panoramica di Molaren dall’incrocio con Via Santa Fosca fino al confine con Transacqua (anche con eventuali scostamenti dei tracciati e in
collegamento – lungo l’argine sinistro del Canalone - con il parco pubblico previsto presso il capitello di Santa Fosca), sistemazione e il potenziamento della strada delle Gune , Strada del Carbon (verso Transacqua),
la Tonadiga (verso Caltena e Tonadico), la Via Nova (da Transacqua e Fiera alla Gobbera), i Salesàdi e/o santa Fosca – Le Gune (verso Molaren e Fiera), l’itinerario di Cesare Battisti (tra Imer, Mezzano e
Transacqua) Significativamente, le croci segnalate ai Serrai da Cesare Battisti erano 29 e furono rimosse negli anni 20/30 perché spaventavano i turisti. Vedere anche la nuova guida di Samuele Scalet Camminando che
individua ben 118 percorsi a Primiero.
xxv
Lo sviluppo geografico dei confini comunali appare del tutto indifferente agli aspetti morfologici e idrografici delle valli e delle catene montuose interessate (Val Sorda, Bedolé, Val Cismon, Piné, Val Noana, Vette
Feltrine). Ciò mette in evidenza il prevalere delle ragioni storiche dell’assetto territoriale (peraltro non ancora debitamente indagate) rispetto a quelle geografiche (come accade, invece, per esempio, per il Vanoi).
Questo carattere fa anche sì che il territorio di mezzano ricomprenda tutti i tipi di assetti territoriali storici, dal fondovalle fino alle cime rocciose, ordinati secondo sezioni territoriali caratteristiche. La sezione tipo
storicamente determinatasi, in relazione soprattutto allo sfruttamento agropastorale del territorio, contempla una sequenza di ambienti tuttoggi valida e ben presente alla memoria storica locale, benché in via di
progressiva evoluzione. Essa contempla, a partire dal basso: il torrente (il Ghebo), le Giare (prati alluvionali da sfalcio), i campi a valle del paese (coltivati a cappucci e canapa), il paese (con orti e bróli), i campi a
monte del paese (coltivati a granoturco, patate, lino, cappucci, anticamente con vigne e poi con prevalenza di castagni e noci), i prati de Molaréni (da sfalcio ma intercalati da colture di patate), i prati dei masi (ai Solivi,
ma anche ai pusterni, da sfalcio ma intercalati da colture di biave: orzo, frumento, segale), i boschi di produzione (usati anche per la legna da ardere), le malghe, le part da fieno di alta montagna e, infine le rocce.
Questa sezione trova il suo massimo sviluppo nella valle del Cismon, ma ri replica – con le variati del caso dovute alla differente altitudine dei torrenti di fondovalle – anche in Noana, Lozen e Valsorda.
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L’assetto territoriale che abbiamo descritto come sezione tipo è un prodotto storico dell’interazione umana con l’ambiente naturale. In quanto tale, esso si è evoluto e sempre si evolverà nel tempo. Sarebbe pertanto
illusorio porsi – come spesso si fa - il problema di conservarlo immutato secondo una visione più o meno statica o idealizzata. Si tratta invece di individuare dei modi realistici di governarne gli inevitabili mutamenti
perseguendo altrettanto realistici obiettivi di utilizzo sostenibile delle risorse da esso fornite: acque, energia, legno, erba, valori paesaggistici e naturalistici, ecc. In questa prospettiva, Mezzano potrebbe porsi anche
come laboratorio dove testare modi di governo territoriale validi per settori più ampi non solo di Primiero, ma anche delle Alpi. Di converso, in questo possibile laboratorio, sarà utile far tesoro delle esperienze
positive e delle buone pratiche già consolidate in territori consimili.
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Pur derivando da constatazioni eminentemente geografiche e territoriali, queste funzioni proposte potrebbero assumere un respiro più ampio, utilizzando la metafora territoriale e toponomastica per promuovere una
funzione sociale e culturale più generale di Mezzano. Questo anche in riferimento agli obiettivi espressi per lo scenario Compensorio e Comunità di Valle.
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Allungato in direzione nord-sud, il territorio comunale di Mezzano ricomprende a settentrione una quota del Parco di Paneveggio Pale di San Martino (Campigol del Rosso, Grugola, Folga, Valsorda alta) e si
spinge fino a ridosso di uno degli elementi simbolo del medesimo: il Lago di Calaita. All’estremo meridionale, comprende invece una buona parte delle Vette Feltrine e si apre, attraverso il Passo Finestra, sulla Val di
Canzói, uno tra gli ambienti più significativi del Paco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Il tratto della catena delle Vette è anche interessato dall’Alta Via e da altri sentieri che conducono ad un altro elemento
altamente simbolico di quel Parco: il Pavione.
Rispetto agli altri comuni di Primiero, sembra quasi che il territorio dell’antica regola di Mezzano funga da separatore tra quello di altre due: quella di Imer-Canal San Bovo a ovest e quella di Transacqua e Siror (da
cui potrebbe essersi staccato Tonadico) a est. Benché non avvallato da etimologie attestate e comprovate, il toponimo Mezzano esprime quindi molto bene la valenza geografica non tanto del centro abitato quanto del
territorio di riferimento della comunità che lo abita. Si tratta in effetti di un territorio in mezzo - di divisione o mediazione secondo i casi – tra due porzioni territoriali più consistenti che possiamo definire Alto Primiero
(attuali comuni di Siror, Tonadico, Transacqua, Sagron e Fiera) e Basso Primiero (comune di Imer da cui, solo nel Settecento, si è staccato quello di Canal San Bovo). Pur ricomprendibile in quest’ultima sotto-unità, il
comune di Mezzano porta quindi con sè anche un retaggio storico di confine intermedio.
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È preferibile parlare di corridoio antropico (entità areale) piuttosto che di percorso (entità lineare) anche se, all’atto pratico si tratterà di individuare dei percorsi che connettano i due Parchi. Le soluzioni possibili
sono infatti più d’una (ad esempio, la Val Noana oppure la cosiddetta strada di Coldaprade: Doltra – Iner – Val Noana), specie si si potesse raggiungere un – auspicabile – coinvolgimento di comuni limitrofi.
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Si vedano, ad esempio, le esperienze delle città slow promosse dal movimento Slow Food in Italia, all’indirizzo: http://www.cittaslow.net/ .
xxxi
Si tratta di una rete molto fitta, per gran parte ignorata o scomparsa dalle cartografie ma, in altri casi, testimoniata solo da queste (è il caso di molte barche comunali). Si sviluppa capillarmente soprattutto nei
dintorni dell’abitato e nelle aree prative dei masi, ma raggiunge anche – pur diradandosi – le zone boschive e quelle dei pascoli e di alta montagna. La sua decadenza generale è connessa al mutato uso e progressivo
abbandono delle attività legate al territorio (agricoltura, allevamento e boschivo). Quasi sempre la viabilità veicolare si è sovrapposta a questa rete più antica senza porsi il problema della sua conservazione:
riutilizzandone dei tratti, ignorandone altri e soprattutto, nelle intersezioni, compromettendone la percorribilità.
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La sequenza Cima Folga, Valle del Lozen, Monte Bedolé, Monte Pinédi, Val de Castèl, Prati di San Giovanni, Torrente Noana, Val Nagaoni, Val Fonda, Montagna del Scaorin costituisce una sezione geologica
rappresentativa di tutta la storia del territorio di Primiero. (G. Cosner, Dopo fato vicinato... p. 26)
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Questo itinerario potrebbe, almeno in parte, coincidere con il corridoio antropico tra i due Parchi, proposto altrove. Nello stesso tempo, si tratterebbe anche di una delle proposte di funzioni di mediazione culturale
a scala comprensoriale.
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Vedi, per esempio, il Mosaico geologico presso i Giardini di Castel Trauttmansdorff presso Merano.
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Si tratta di un vero e proprio progetto, con precisi elaborati e priorità d’intervento. La situazione è tale da richiedere qualcosa di più di semplici programmi annuali d’intervento, come uno strumento che formalizzi e
renda evidenti le intenzioni comunali, anche come esemplificazione verso i cittadini e gli operatori chiamati ad intervenire.
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Ad esempio, sviluppando nei dintorni della cappella una narrazione- con linguaggio fiabesco e strumenti visivi accessibili anche ai piccoli – dell’agiografia dei santi in essa raffigurati.
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Per un approfondimento delle questioni più ampiamente culturali che una operazione simile potrebbe affrontare, vedi i lavori di Gilles Clément (paesaggista e architetto francese) è il progetto del giardino in
movimento in corso presso il Parco di Paneveggio.
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Un simile decalogo, pur mirato alla realtà locale di Mezzano, potrebbe costituirsi come buona pratica più generale per la gestione del verde in piccoli centri rurali e di montagna e, soprattutto, come alternativa
all’importazione di modelli di ispirazione urbana e cittadina, quasi sempre inadeguati alle nostre piccole realtà di origine rurale. potrebbe costituire un modesto ma efficace modello di indipendenza dagli stereotipi
dominanti di arredo urbano contrabbandati, al livello più basso, da rotocalchi e riviste di giardinaggio e da ditte specializzate in prodotti prefabbricati ma anche, a un livello più elevato, da riviste e pubblicazioni
d’architettura di ispirazione invariabilmente urbana.
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Questo programma di decremento dovrebbe dare un segno preciso su un differente orientamento dell’Amministrazione rispetto al malcostume imperante di delegare questo comparto agli operatori privati del
settore (spesso senza un effettivo controllo del rapporto tra finalità ed efficacia degli interventi.
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L’operazione dovrebbe prendere avvio dagli operai comunali addetti, attraverso una loro qualificazione che potrebbe essere messa a frutto anche in consulenze a privati.
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Tra questi accordi, l’accurato controllo che non si usino diserbanti o altre sostanze e sistemi altamente inquinanti, anche dal punto di vista dei fumi (bruciatura di resti da giardinaggio, scarichi di macchine e attrezzi
agricoli) e acustico (uso eccessivo o inutile di strumentazioni rumorose come decespugliatori e soffiatori).
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Il sistema del verde – produttivo, di svago, decorativo – è l’elemento di connessione dell’abitato con l’intorno degli spazi coltivati. Il rapporto tra storicità dell’insediamento e presenza di verde è, in generale,
inversamente proporzionale, nel senso che più dall’intorno inedificato, ci si addentra nell’abitato, minori sono gli spazi verdi residui. Si tratta di un fenomeno generale dell’urbanizzazione che a Mezzano appare con
grande evidenza. La zona centrale che ha il suo asse nell’attuale strada statale, denota una quantità di verde sensibilmente inferiore rispetto alle porzioni più periferiche dell’abitato.
Schematizzando alquanto, si possono rintracciare in paese i seguenti tipi di spazi verdi:
a. orti, di impianto spesso molto antico e con funzione prevalentemente produttiva, ma anche decorativa, che tendono ad essere via via abbandonati;
b. giardini, di impianto generalmente recente, spesso ridotti a semplici praticelli o ricavati riconvertendo orti abbandonati; non di rado ripropongono modelli urbani stridenti con il contesto (tappeto verde, barbecue,
statue varie...).
c. spazi verdi, sterrati o selciati di relazione e passaggio, di estensione in genere modesta ma numericamente consistenti; essi raggiungono talora – grazie alla pavimentazione in ciottoli drenante e spontaneamente
rinverdita – degli esiti qualitativamente notevoli; rilevanti tra essi i vecchi pontili, caratteristici accessi ai fienili.
d. spazi a piazzale o parcheggio evidentemente sottratti ad antichi orti; in genere di pesante impatto ambientale sia per la perdita di spazio verde e drenato, sia per la presenza invasiva di veicoli in sosta.
Altrettanto schematicamente, si possono rintracciare differenti tipi di alberature e di piante:
a. alberi da frutta (meli e peri, ma anche un importante fico presso le case dei Micéli)
b. viti e altre piante rampicanti addossate agli edifici;
c. singoli alberi decorativi che fungono da fulcro visivo (primo tra tutti il maestoso tiglio presso il Municipio);
d. allineamenti di alberature decorative lungo le strade o i bordi dei giardini che fungono da quinte visive lungo i percorsi.
e. uno scomposto e disorganico sistema del verde effimero (aiuole pubbliche, fioriere di varie fogge e materiali, balconi fioriti, ecc.) che cerca di risarcire la perdita del verde tradizionale (orti e alberi da frutta) con
soluzioni posticce e temporanee, soprattutto nella zona centrale, con caratteri maggiormente urbani.
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Si tratta di partire dalla documentazione delle vecchie recinzioni in legno, ricavarne alcune soluzioni adatte alle esigenze contemporanee e proporre un abaco che differenzi le proposte tra centro storico e aree
abitative più recenti.
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Gli strumenti possono essere sia di vincolo, sia di accordo volontario tra Comune e privati, così da graduare la cogenza delle indicazioni.
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Schema Abaco delle relazioni tra le azioni proposte nel SAPA