Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Paolucci, Signorini
La storia in tasca
Dall’inizio del Novecento a oggi
Volume 5
7. Dalla catastrofe all’età dell’oro
8. Il nord e il sud del mondo
9. Nuove potenze e antiche civiltà: l’India e la Cina
10. Il Medio oriente islamico e le guerre di Israele
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Capitolo 7
Dalla catastrofe
all’età dell’oro
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Il bilancio della seconda guerra mondiale
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USA e URSS: le due superpotenze
Gli USA, paese liberal-democratico a
economia capitalista, erano usciti rafforzati
dal conflitto. Possedevano i due terzi delle
riserve mondiali d’oro e la loro moneta, il
dollaro, era fortissima.
Anche l’URSS, Stato totalitario fondato su
di un’economia comunista, era una grande
potenza e il suo prestigio era cresciuto
dopo la vittoria sul nazismo, ottenuta col
contributo decisivo dell’Armata Rossa.
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Il piano Marshall
Sulla base di un grandioso piano di aiuti
economici per la ricostruzione dell’Europa,
detto Piano Marshall dal nome del generale
che lo ideò nel 1947, vennero prestati ai
paesi dell’occidente europeo milioni di
dollari e furono distribuite
gratuitamente grandi quantità di beni di
consumo. In particolare ne trassero
vantaggio la Germania e l’Italia, il cui livello
di vita crebbe con rapidità.
Naturalmente gli aiuti economici
rafforzarono l’influenza politica degli Stati
Uniti sull’Europa occidentale.
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I due blocchi contrapposti
Gli USA costituirono, nel 1949,
un’alleanza militare di difesa, la NATO,
cui aderirono – oltre agli Stati Uniti – il
Canada e quasi tutti i paesi dell’Europa
occidentale. In contrapposizione alla
NATO, l’URSS diede vita al Patto di
Varsavia (1955), un’alleanza militare
con i paesi dell’Europa orientale.
Si formarono così due blocchi opposti
di paesi alleati con patti militari, il
blocco occidentale e il blocco
comunista, controllati rispettivamente
dagli USA e dall’URSS.
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La guerra fredda
La guerra fredda fu uno stato di continua tensione fra Stati Uniti e Unione
Sovietica che non giunse mai ad un vero scontro armato fra le due
superpotenze, ma si manifestò sotto forma di minacce, insulti, accuse,
provocazioni reciproche. Iniziata nel 1945, essa si protrasse per anni – più di
quaranta – alternando fasi di tensione a periodi in cui l’aggressività fra le
superpotenze si attenuava (distensione), e si concluse definitivamente solo
all’inizio degli anni Novanta, quando l’URSS si dissolse. Nel corso della guerra
fredda esplosero in molte regioni conflitti locali cui USA e URSS parteciparono
più o meno direttamente, schierate su fronti opposti.
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La società del benessere
L’economia è in forte
espansione (1945-1973) e
questo periodo è detto
anche del «boom
economico».
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I conflitti sociali negli USA: la questione nera
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I conflitti sociali negli USA: le proteste contro
la guerra in Viet Nam (1964-1975)
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Il Sessantotto e il femminismo
Negli Stati Uniti, e poi in Europa (tra cui Francia, Inghilterra, Italia, Germania,
Cecoslovacchia) studenti e intellettuali misero in discussione i modelli di vita tradizionali, il
potere autoritario esercitato sui giovani dalle famiglie, l’ossessione del guadagno, il
dilagante consumismo. Si schierarono contro la discriminazione razziale, il colonialismo
ancora vigente in gran parte del globo e contro la guerra, in particolare contro la lunga
guerra del Viet Nam.
In tutto l’occidente, nel frattempo, nascevano i movimenti femministi, nuovi ma al contempo
con origini molto lontane, i quali rivendicavano per le donne il diritto di ricoprire nella società
altri ruoli oltre a quello di mogli e di madri, e indicavano nel lavoro una possibilità di
affermazione personale ma anche di emancipazione economica dalla dipendenza maschile.
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Il mondo sovietico tra speranze e oppressioni
Verso la metà degli anni
Cinquanta l’URSS era
una grande potenza
industriale, possedeva
missili intercontinentali,
lanciava satelliti nello spazio
e la sua economia era in
rapido sviluppo. Ma per
la maggior parte dei cittadini
sovietici le condizioni di vita
erano ancora difficili, per
nulla paragonabili a quelle
dei paesi occidentali. Il
malcontento esplose sotto
forma di rivolte e di richieste
di una maggiore autonomia.
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Capitolo 8
Il nord e il sud del
mondo
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La decolonizzazione
Gli anni del dopoguerra, fino alla
fine degli anni Cinquanta, sono
caratterizzati dalle grandi rivolte
anticoloniali: le popolazioni
sottoposte a giogo coloniale si
organizzano militarmente,
operano attraverso la guerriglia
e scacciano le grandi potenze,
istituendo nuovi Stati e nuovi
governi autonomi. Questo
processo prende vita in Asia per
poi espandersi in Africa.
Il processo di decolonizzazione
avrà corso ancora negli anni
Settanta (in questo periodo si
liberarono Angola e
Mozambico).
La Conferenza di Bandung del
1955
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«Terzo» e «Quarto mondo»: paesi poveri e
paesi in rapido sviluppo
L’espressione «Terzo mondo» nasce negli anni
Cinquanta del Novecento per indicare quei paesi
dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina che,
non intendendo schierarsi né col Primo mondo
(cioè con il blocco capitalista) né col Secondo
mondo (cioè con il blocco comunista).
Costituiscono un gruppo a sé, un Terzo mondo
appunto, fra i due blocchi che si contendono il
dominio del pianeta.
Oggi questi paesi sono indicati di preferenza con
l’espressione Sud del mondo, sia perché essi si
concentrano nell’emisfero meridionale o sulla
fascia equatoriale del pianeta, sia perché ormai
la divisione del mondo in blocchi contrapposti
non esiste più. Per contrasto i paesi ricchi e
industrializzati (USA, Canada, Stati europei,
Giappone, Australia, Nuova Zelanda) formano il
cosiddetto Nord del mondo.
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La difficile indipendenza dell’Africa
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L’America Latina tra dittature e democrazia
Gli USA danno appoggio
segreto - politico, economico
e militare - alle dittature
impopolari e corrotte del
Latino-America in funzione
anti-comunista.
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Capitolo 9
Nuove potenze e
antiche civiltà: l’India
e la Cina
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Il Congresso, Gandhi e l’indipendenza
dell’India
Le tappe fondamentali dell’indipendenza
indiana:
a condurre, tra le altre formazioni, la marcia
verso l’indipendenza è il Congresso nazionale
indiano, partito formatosi nel 1885.
La guida spirituale dei movimenti contro il
dominio britannico è il Mahatma Gandhi: egli
diffuse i metodi di lotta «non-violenta» (la
«disobbedienza civile»), rivolgendosi a tutti,
compresi gli «intoccabili».
Ma non tutti seguono Gandhi: né i
fondamentalisti indù, né i musulmani della Lega
musulmana.
È nel 1947 che il Congresso ottiene
l’indipendenza: primo presidente è Jawaharlal
Nehru.
Due sono gli Stati che vengono creati: l’India, a
maggioranza induista, e il Pakistan, a
maggioranza musulmana.
Gandhi viene ucciso nel 1948 per mano di un
giovane bramino.
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I primi decenni difficili della repubblica indiana
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Gli ultimi decenni: un’India a due velocità
Gli ultimi anni del Novecento e i primi anni del Duemila sono stati per l’India anni
di rapida crescita economica e di progresso sociale. Nel 1992 il Partito del
Congresso ha dato inizio a riforme
che hanno reso le attività economiche molto più libere.
Il vastissimo mercato indiano fu aperto al commercio internazionale: grandi
imprese straniere (soprattutto americane, europee e giapponesi) poterono, da
allora, non soltanto vendere liberamente in India i loro prodotti,
ma anche impiantare delle filiali e dare così lavoro a tecnici e a operai indiani,
nonché investire capitali nelle imprese indiane
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La Rivoluzione cinese
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Le Riforme di Mao
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La «rivoluzione culturale»
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Le modernizzazioni
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Capitolo 10
Il Medio Oriente
islamico e le guerre
d’Israele
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I nuovi Stati arabi: nazionalismo e islamismo
L’Islam è la religione dominante di
una gran parte del mondo.
È la religione principale delle nuove
nazioni del Medio Oriente uscite dalla
decolonizzazione: Egitto, Arabia
Saudita, Iraq, Siria, Libano e
Giordania.
In queste nazioni, vi è una tensione
tra le idee di «nazione» e di «Stato
laico» e i movimenti fondamentalisti
religiosi che si sviluppano dagli anni
Sessanta e invocano il ritorno al
Corano come principale fonte
giuridica, politica, sociale e culturale.
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Israele e Palestina: 1946-1987
Nella Palestina, posta sotto mandato inglese, a metà degli anni Trenta,
abitava circa un milione e mezzo di arabi. Gli ebrei erano poco più di quattrocentomila e
continuavano a sbarcare in sempre nuove ondate, convinti dalla propaganda sionista o
perseguitati e cacciati dall’Europa dal risorgente antisemitismo di quegli anni. Gli Arabi
palestinesi si sentirono minacciati dalla crescente presenza ebraica nel paese protetta dalla
potenza coloniale inglese. Il nazionalismo dei sionisti si scontrò cosi con il nascente
nazionalismo palestinese. Prima non-violenta, la resistenza di palestinesi, siriani, iracheni,
giordani ed arabi dell’Arabia Saudita divenne armata. La ribellione durò tre anni e alla fine fu
sconfitta, ma vide la partecipazione di tutte le classi sociali e costituì per gli Arabi un momento
di forte solidarietà internazionale. Col nome di «grande rivolta Araba» essa rimane nella
memoria storica della nazione palestinese.
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Lo Stato di Israele
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Il conflitto arabo-israeliano: dal 1993 a oggi
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La Rivoluzione iraniana
Dopo la seconda guerra mondiale nell’Iran, lo
sciah (imperatore) Reza Pahlavi cercò di
modernizzare il paese, introducendo nuove
tecniche di coltivazione, promuovendo lo
sviluppo industriale e imponendo con la forza
idee, regole di comportamento, abitudini sul
modello americano in contrasto con le
consuetudini religiose e i modi di vita islamici
sciiti. I motivi di scontro tra la popolazione e lo
sciah furono resi più acuti dai brutali metodi di
governo. A migliaia si contarono i prigionieri
politici, molte furono le condanne a morte, la
tortura diventò una normale pratica poliziesca.
La Rivoluzione islamica ebbe inizio nel 1979 e
sua guida spirituale fu l’ayatollah Khomeini.
Venne proclamata una Repubblica islamica che
mise a morte o in fuga molte persone di
tendenze liberali, comuniste, democratiche e
laiche.
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1979-1990
Nel 1979 inizia la guerra URSS-USA
sul fronte afgano. L’URSS invade
l’Afganistan e gli Stati Uniti finanziano i
ribelli (o mujiahiddin). L’URSS è
costretta a ritirarsi nel 1988. Tra le
etnie dell’Afganistan prevale quella
talebana, che prenderà definitivamente
il potere nel 1996. Tra i sostenitori
della guerriglia anti-russa vi fu anche il
miliardario saudita Osama Bin Laden.
Nel 1990 Saddam Hussein, che era
stato sostenuto dall’occidente contro
l’Iran nella guerra iracheno-iraniana,
invade il Kuwait per impossessarsi dei
pozzi petroliferi. Contro l’Iraq
intervengono allora gli Stati Uniti e gli
alleati della NATO, tra cui anche
l’Italia.
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Il terrorismo islamico
- Novità delle guerre del fondamentalismo islamico è
la tecnica dell’attentato suicida.
- Questa tecnica viene utilizzata anche nell’attacco
alle Torri Gemelle di New York (11 settembre 2001).
- In conseguenza dell’attacco il presidente americano
George W. Bush dà inizio alla «Guerra al terrore»
contro quelli che erano stati i suoi alleati: prima
Osama Bin Laden e poi Saddam Hussein. Il primo
obiettivo è l’Afganistan, il secondo sarà l’Iraq. In
entrambe i casi vengono bombardati guerriglieri e
popolazione civile, con perdite enormi tra le
popolazioni afgane e irachene ed esigue da parte
delle truppe americane. Vengono poi destituiti i
governi esistenti, dando luogo a «libere elezioni» in
paesi ridotti in macerie. Nel 2007 Saddam Hussein
viene scovato e giustiziato. Nel 2011 Bin Laden verrà
scovato in Pakistan e ucciso.
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Obama, la primavera araba, la guerra civile in
Libia
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