CORSO DI FRUTTICOLTURA
LA POTATURA DEGLI ALBERI DA FRUTTO E LA
DIFESA DALLE PRINCIPALI AVVERSITA’
Lezione 1- L’albero da frutto: elementi di
anatomia e fisiologia vegetale
(dr. Giulio RE)
Le funzioni vitali dell’albero
Fotosintesi e produzione di composti organici
A differenza degli animali le piante riescono a produrre composti organici complessi
indispensabili per la vita (zuccheri, proteine, lipidi, vitamine, polifenoli, …) a partire da
composti essenziali attraverso la fotosintesi.
Con questo processo la pianta produce il glucosio (zucchero) composto organico
basilare per poter produrre tutte le altre sostanze di cui necessità per vivere, crescere,
svilupparsi e produrre.
ANIDRIDE CARBONICA + ACQUA +
energia ------ GLUCOSIO + OSSIGENO
(DALL’ARIA)
(DAL SUOLO) (LUCE SOLARE)
. Questo processo avviene nelle foglie, straordinari laboratori naturali in cui vengono
prodotte tutte le sostanze utili alla pianta e permette la vita degli animali sul nostro pianeta.
L’anidride carbonica entra da aperture presenti sulla superficie delle foglie, chiamate
stomi.
I fattori che possono limitare il processo, riducendo la crescita e produttività della pianta
sono:
- Carenza di luce: ogni porzione della chioma dell’albero deve ricevere adeguate
quantità di luce per massimizzare l’efficienza foto sintetica- evitare ombreggiamenti.
- Scarsa disponibilità di acqua---- determina chiusura degli stomi sulle foglie
- Temperature troppo basse o, più raramente nei nostri climi, troppo elevate.
- Carenza di elementi nutritivi (N)
Respirazione
Parte del glucosio ottenuto con la fotosintesi viene respirato per ottenere energia sotto
forma chimica, necessaria alla pianta per produrre altri composti organici (amminoacidi,
proteine, lipidi, amido, polifenoli, ecc). Il processo è esattamente opposto a quello della
fotosintesi, e richiede quindi la disponibilità di ossigeno. La pianta non dispone di un
efficiente sistema di trasporto dell’ossigeno come il nostro sistema circolatorio, (la linfa
trasporta solo le sostanze nutritive) per cui l’ossigeno deve essere presente in tutte le parti
della pianta, dalla chioma alle radici. L’eccesso di presenza di acqua nel suolo (terreni
argillosi, asfittici, che non sono in grado di drenare l’acqua) limita lo spazio a disposizione
per l’ossigeno e può determinare la morte dell’apparato radicale e quindi della pianta per
asfissia in occasione di ristagni prolungati.
Evapotraspirazione
La pianta assorbe continuamente dal suolo grandi quantità di acqua, e gran parte di
questa, traspira ed evapora attraverso gli stomi delle foglie e si disperde nell’atmosfera.
Questa continua perdita di acqua è considerato un “male necessario” perché questo
processo:
- mantiene gli stomi aperti, condizione fondamentale perché possa avvenire la
fotosintesi
- permette di creare un flusso continuo dalle radici alle foglie, consentendo il trasporto
degli elementi nutritivi presenti nella linfa;
-
permette la regolazione della temperatura delle foglie evitando l’eccessivo
riscaldamento nella stagione estiva (l’evaporazione assorbe calore)
Il processo può essere limitato da scarsa disponibilità di acqua e bassa umidità relativa
dell’aria, che inducono la pianta a chiudere gli stomi per limitare le perdite di acqua, ma in
questo modo anche la fotosintesi si riduce drasticamente.
Assorbimento e trasporto degli elementi nutritivi
Attraverso le radici la pianta assorbe acqua ed elementi nutritivi indispensabili per le
proprie funzioni vitali (azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio, ferro, ecc) che disciolti
nell’acqua vanno a costituire la cosiddetta linfa grezza. Questa, attraverso canali presenti
nel tronco (xilema, ultimo anello di legno prodotto) raggiunge le foglie grazie al flusso
generato dall’evapotraspirazione (flusso ascendente). Qui, grazie alla fotosintesi ed alla
produzione di altri composti organici si origina linfa elaborata che contiene i nutrienti
complessi necessari alla produzione ed allo sviluppo di tutti i tessuti e gli organi della
pianta. Dalle foglie la linfa elaborata raggiunge quindi gli organi che necessitano di questi
composti:
- gemme ed apici vegetativi
- giovani germogli ancora non autosufficienti
- frutti
- radici
Tutti questi organi sono in competizione tra loro per la linfa elaborata e per il buon
funzionamento della pianta è fondamentale l’equilibrio tra i diversi organi della pianta.
Il trasporto della linfa elaborata attraverso il tronco ed i rami avviene attraverso canali
localizzati più esternamente, appena sotto la corteccia dell’albero (floema). Quando viene
asportata la corteccia in realtà si asporta anche il floema interrompendo il flusso
discendente della linfa elaborata verso le radici. Nel caso dell’asportazione di un anello
completo di corteccia (es scortecciature da fauna selvatica, in particolare capriolo) le radici
non possono più ricevere la linfa elaborata e sono destinate a morire determinando la
morte dell’intera pianta.
Sezione
trasversale del
tronco
I cicli delle piante da frutto
Il ciclo vitale
Fase giovanile: la pianta privilegia la crescita delle radici e la formazione dello scheletro;
Rapporto carbonio/azoto basso; limitata fruttificazione ed entrata in produzione più o
meno anticipata a seconda della vigoria della pianta.
Maturità: raggiungimento graduale della piena produzione con differenziazione di fiori e
frutti e rinnovo della vegetazione (Rapporto carbonio/azoto equilibrato =20)
Senescenza: produzione di pochi rami e legno, molti frutti, ma piccoli e di scarsa qualità.
Rapporto carbonio/azoto molto elevato a seguito dell’invecchiamento delle radici.
Il ciclo annuale
Germogliamento: alla ripresa vegetativa dopo l’inverno schiusura delle gemme che
originano nuovi germogli o fiori. E’ determinato soprattutto dall’aumento delle
temperature. In questa fase la pianta utilizza le sostanze di riserva che ha accumulato in
autunno nelle radici che vengono rimesse in circolazione con la linfa. Le piccole foglie che
iniziano a svilupparsi non sono ancora in grado di effettuare la fotosintesi, finché non
raggiungono 1/3 della dimensione finale. La vigoria dei germogli che si sviluppano dipende
dalla quantità di sostanze di riserva che ogni gemma avrà a disposizione. Se la potatura
invernale è stata troppo drastica il limitato numero di gemme rimaste rispetto alla
situazione autunnale avrà a disposizione grandi quantità di sostanze di riserva e si
potranno determinare eccessi di vigoria.
Fioritura- impollinazione-allegagione: per una buona fioritura le gemme devono aver
soddisfatto il fabbisogno in freddo proprio di ogni specie (aver superato un certo numero
di ore con temperature inferiori ai 10°C). Alle nostre latitudini difficilmente questo
costituisce un problema. Molte delle varietà sono autosterili e quindi necessitano del
polline di varietà diverse perché possa avvenire la fecondazione. Successivamente alla
caduta dei petali, nella fase di allegazione, dai fiori regolarmente fecondati inizia la
formazione del seme e del frutto; i fiori che non sono stati fecondati cadono e non
origineranno frutti. Piogge prolungate in questa fase ostacolano l’impollinazione da parte
degli insetti pronubi e riducono la percentuale di frutti che allegherà. Durante questo
periodo la pianta interrompe l’accrescimento dei germogli per concentrare tutti i nutrienti
sulle delicate fasi che si stanno svolgendo. La fioritura ed ancor più la successiva
allegagione sono le fasi più sensibili ai danni da gelate tardive; minime inferiori agli 0° C
possono determinare gravi danni con morte dell’ovario e cascola dei fiori o dei frutticini
appena allegati. Il rischio è legato alla localizzazione (zone di pianura o fondovalle più
esposte rispetto alle aree collinari per il fenomeno dell’inversione termica) ed alla
precocità di fioritura delle diverse specie (albicocco-pesco- susino-ciliegio-pero-melo).
Accrescimento dei frutti e dei germogli: questo periodo è caratterizzato dalla
competizione di diversi organi della pianta per le sostanze nutritive prodotte con al
fotosintesi:
- frutti: dapprima si accrescono per moltiplicazione cellulare, segue una pausa ed un
successivo accrescimento per distensione cellulare (aumento delle dimensioni delle
singole cellule)
- apici dei germogli in accrescimento: la crescita dei germogli riprende dopo la fioritura,
prosegue per tutto il mese di giugno e rallenta per quasi arrestarsi nella seconda metà
di luglio, riprendendo poi dalla metà di agosto. Osservando il ramo di un anno è
possibile distinguere le due fasi dell’accrescimento.
- gemme che si stanno differenziando e che germoglieranno nell’anno successivo, in
particolare quelle a frutto che necessitano di quantità superiori di nutrienti
- radici: soprattutto nel periodo estivo, in corrispondenza di una pausa
nell’accrescimento di germogli e frutti , avviene un sensibile accrescimento delle
radici.
Il ciclo biennale di fruttificazione e l’alternanza di produzione
E’ fondamentale mantenere un equilibrio tra fruttificazione e vegetazione (rapporto
foglie/frutti) per evitare l’avvio di fenomeni negativi come l’alternanza di produzione.
La pianta inizia la differenziazione delle gemme a frutto che determineranno la
produzione dell’anno successivo già all’inizio dell’estate. In pratica “decide” quanto
potrà produrre nel 2013 già nel giugno del 2012. Un eccesso di frutti sottrae nutrienti
alle gemme che si stanno formando determinando una drastica riduzione del numero
di frutti nell’anno seguente, quando si potranno formare tantissime gemme per un
nuovo eccesso di produzione. L’alternanza può scaturire anche da annate con
produzione scarsa o nulla a seguito di gelate tardive o condizioni sfavorevoli.
Particolarmente sensibili al fenomeno sono il melo, il pero (varietà tardive) ed alcune
varietà di albicocco.
In generale l’eccesso di azoto in questa fase favorisce lo sviluppo della vegetazione a
scapito della differenziazione delle gemme a frutto che viene drasticamente ridotta.
Maturazione dei frutti: si verificano trasformazioni a livello di composizione (aumento
zuccheri, riduzione dell’acidità) e della morfologia di frutti fino alla maturazione fisiologica.
Fase successiva alla raccolta: nel periodo autunnale, dopo la raccolta dei frutti, tutte le
sostanze organiche che la pianta produce con la fotosintesi vengono trasportate
attraverso il floema alle radici, dove si accumulano costituendo le riserve che la pianta
rimetterà in circolazione ed utilizzerà per il germogliamento primaverile.
Riposo vegetativo: con la caduta delle foglie la pianta entra in una fase di quiescenza che
durerà per tutto l’inverno. La caduta delle foglie è un fenomeno attivo ed il segnale che la
determina è costituito dalla riduzione del numero di ore di luce nell’arco delle 24 ore
(fotoperiodo), se non si verificano gelate precoci che anticipano il fenomeno. Lo sviluppo
della chioma si arresta completamente, ma le radici, se il suolo non è gelato, manifestano
un minimo di accrescimento (per questo motivo è vantaggiosa la messa a dimora delle
piante a fine autunno (da metà novembre) per una più rapida ripresa vegetativa in
primavera.
Per descrivere ed individuare ogni singola fase dello sviluppo annuale delle piante si
utilizzano specifici termini. Di seguito si riportano le fasi fenologiche delle pomacee.
Lo sviluppo della chioma
La struttura della chioma è formata dalle branche primarie che si dipartono dal tronco
principale, da branche secondarie e terziarie, fino ad arrivare ai rami di un anno. Ogni anno
avviene la formazione di nuovi germogli e dei fiori sempre a partire dalle gemme.
Possiamo individuare diversi tipi di gemme:
- in base agli organi vegetativi e produttivi che origineranno:
gemme a legno: originano solo rami a legno che non fruttificheranno (almeno nell’anno in
cui si sviluppano)
gemme a frutto: daranno origine alla produzione e si distinguono in:
a) gemme a fiore originano solo fiori e sono presenti nelle drupacee albicocco, pesco,
susino, ciliegio)
b) gemme miste: originano sia rami che fiori e rappresentano le gemme a frutto delle
pomacee (melo e pero) e del Kiwi.
In base alla posizione sulla pianta:
- gemme apicali, site all’apice dei rami,
- gemme ascellari, all’ascella delle foglie,
- gemme avventizie, senza una precisa collocazione, in quanto si differenziano ex novo sui
rami, sulle branche e sul tronco.
In base al periodo di schiusura rispetto a quello di formazione:
dormienti o normali o ibernanti: si sviluppano nella primavera successiva all’anno della
loro formazione (caso più frequente) Sono le normali gemme a frutto e a legno.
pronte: si sviluppano nell’anno della loro formazione e originano i rami anticipati (presenti
soprattutto in pesco e albicocco) solo gemme a legno
latenti: piccole e poco visibili, rimangono ferme anche per molti anni, presenti sul legno
vecchio, e si schiudono solo a seguito di particolari situazioni (rottura accidentale di grosse
branche, potature drastiche), producono solo rami a legno.
I diversi tipi di rami delle piante da frutto
Le gemme sono portate su diversi tipi di rami ed occorre saper distinguere rami a frutto e
rami a legno per una razionale potatura.
Rami a legno: portano sul loro asse solamente gemme a legno e sono pertanto
improduttivi, quantomeno nell’anno del loro sviluppo. Nelle piante vigorose raggiungono
lunghezze molto elevate ed assumono un portamento verticale (succhioni), con rapido
sviluppo e notevole sottrazione di linfa alle branche su cui sono inseriti.
Rami a frutto
Pomacee (melo e pero)
Lamburda–ramo di due anni, circa 2 cm di lunghezza. Gemma mista terminale e rosetta di
circa 8-12 foglie. Formazione tipica su cui fruttificano i meli spur. Può formarsi in seguito al
prolungamento del dardo (piccolo ramo di 0,5 1 cm che termina con una gemma a legno
che evolve in gemma mista nel secondo anno) oppure direttamente su un ramo di media
o bassa vigoria dell’anno precedente (lamburda annuale o dardo fiorifero)
Brindillo –ramo sottile, 10-30 cm o più. Termina con una gemma mista all’apice e presenta
gemme a legno lungo l’asse.
Ramo misto–ramo lungo simile al brindillo, da cui si differenzia per la gemma apicale a
legno e gemme lungo l’asse miste e a legno.
Borsa–deriva dall’ingrossamento della lamburda dopo aver fruttificato e contiene sostanze
di riserva.
Zampa di gallo–insieme di nuovi dardi e brindilli formatisi su una borsa, formazione
fruttifera invecchiata che produce frutti di bassa qualità
Drupacee (pesco-albicocco-susino- ciliegio)
Dardo fiorifero–spesso riuniti in formazioni dette mazzetti di maggio (soprattutto ciliegio,
albicocco e susino). Lungo 1-2 cm e spesso, porta all’apice una gemma a legno circondata
da gemme a fiore.
Brindillo–sottile e più lungo di quello delle pomacee. Gemma a legno all’apice, gemme a
fiore in prevalenza lungo l’asse.
Ramo misto–formazione di un anno, più lunga rispetto alle pomacee, (anche 50-60 cm).
Gemma a legno all’apice e lungo l’asse, in corrispondenza di ogni nodo, gruppi di 3 gemme,
quella centrale piccola a legno e quelle laterali a fiore. Tipica formazione fruttifera del
pesco, ma presente anche nelle altre specie.
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