• • • • sia spontanee che non, sono pressoché sempre transitorie, anche se la guarigione può richiedere un certo periodo (2 settimane/ 3 mesi). Paraplegia - ossia paralisi degli arti inferiori associata o meno a disturbi di sensibilità e disfunzioni rettali o vescicali per compressione midollare dovuta a ematoma: in assenza di turbe della coagulazione (spontanee e non riconosciute o provocate da somministrazione di farmaci), questa è un’evenienza molto rara anche nella popolazione generale (1:200.000 peridurali) ma, in ostetricia, addirittura ancora meno frequente (1:506.000). Diagnosticabile tramite risonanza magnetica, è trattabile con decompressione chirurgica e, in ostetricia, ha prognosi migliore che nella popolazione generale. Va ricordato comunque che in ostetricia esiste anche l’ematoma spinale spontaneo, legato allo sforzo del parto da parte della donna. Manifestazioni simili possono essere dovute a disturbi di perfusione del midollo (sindrome dell’arteria spinale anteriore) rarissimi (frequenza 1:506.000 anestesie peridurali in ostetricia) e che comunque possono comparire anche in partorienti che non hanno effettuato la peridurale. Inoltre, anche in assenza di analgesia, in caso di parto complicato e prolungato, il 15% delle gravide è predisposto (per caratteristiche anatomiche, non riconoscibili in anticipo) a lesioni ischemiche della parte terminale del midollo spinale (per compressione dei vasi pelvici da parte della testa fetale nel canale del parto). Ematoma subdurale endocranico, in caso di cefalea da deliquorazione non trattata adeguatamente (ossia, nei casi che non rispondano alla terapia medica tradizionale, tramite iniezione nello spazio peridurale - in VII giornata - di una piccola quantità di sangue del paziente, per formare una ‘toppa peridurale’); tale complicanza, rarissima (1:506.000 punture lombari), può risolversi completamente con decompressione chirurgica. In caso di cefalea da deliquorazione, il patch peridurale aiuta anche a prevenire la possibile cronicizzazione di eventuali paralisi a carico dei nervi cranici (più rare in ostetricia; frequenza: 1:100.000 peridurali, che nella popolazione generale: 1:27.000 peridurali). Ascesso peridurale (frequenza: 1:506.000) o infezioni delle meningi (frequenza: 1:15.000 subaracnoidee e 1:100.000-681.000 peridurali). L’ascesso peridurale può essere prevenuto con appositi filtri antibatterici ed evitando di realizzare la peridurale a partorienti con infezioni in atto e il trattamento può richiedere un intervento chirurgico (laminectomia), con buona ripresa. In ostetricia esiste anche l’ascesso peridurale spontaneo, per diminuzione delle difese immunitarie della donna. La meningite risponde bene alla terapia antibiotica. Reazione infiammatoria delle meningi (aracnoidite adesiva), oggi rarissima (in ostetricia, nessun caso in 1:506.000 peridurali), in genere evitabile scegliendo con il massimo scrupolo le sostanze da somministrare per via spinale. Controindicazioni all’analgesia peridurale e subaracnoidea L’analgesia peridurale o subaracnoidea durante il travaglio è controindicata nei seguenti casi: • • • • infezione della pelle nel punto in cui andrebbe praticata la puntura peridurale o subaracnoidea; terapie anticoagulanti o malattie della coagulazione del sangue che facciano sanguinare facilmente la donna (in tal caso la formazione di una raccolta di sangue potrebbe comprimere il midollo spinale); gravi alterazioni del sistema cardiocircolatorio; problemi ostetrici nella conduzione del travaglio. Analgesia per via subaracnoidea Se una partoriente arriva in ospedale a travaglio avanzato, (dilatazione della cervice uterina superiore a 6-7 cm), l’analgesia peridurale potrebbe non essere sufficientemente rapida per coprire il dolore del parto. In questo caso, per alleviare il dolore nella restante parte del travaglio e del parto, se la donna lo richiede, è possibile ugualmente realizzare l’analgesia ricorrendo a una tecnica diversa, l’analgesia subaracnoidea: questa si realizza tramite una puntura, praticata sempre nella parte bassa della schiena (tra il secondo e il quarto spazio intervertebrale lombare) con un ago molto sottile e la cui punta è stata studiata appositamente per non provocare traumi. Il sollievo del dolore è immediato e completo e dura circa 2-3 ore, più che sufficienti per l’espletamento del parto. S.C. Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica S.C. Ostetricia e Ginecologia S.C. Pediatria e Neonatologia Controllo del dolore e parto per via vaginale: informazioni per le gestanti In caso di parto cesareo Può succedere che la donna, che ha iniziato il travaglio con l’analgesia peridurale, per vari motivi non riesca a partorire per via vaginale e necessiti di un parto cesareo. È possibile in questo caso utilizzare il catetere peridurale e trasformare l’analgesia in anestesia peridurale, semplicemente somministrando un volume e una concentrazione più alta di anestetico locale, ottenendo così un livello di anestesia sufficiente all’intervento chirurgico; ciò consente alla donna di realizzare il cosiddetto ‘cesareo dolce’, cioè di rimanere cosciente e vivere fino in fondo, insieme al futuro papà, l’emozione del primo istante di vita del bambino, come durante un parto vaginale. Rispetto al cesareo in anestesia generale (oltretutto più rischioso per la mamma e il bambino), questo tipo di cesareo ha effetti positivi sull’allattamento al seno. Inoltre attraverso il catetere peridurale nelle prime 24 ore dopo l’intervento è possibile somministrare farmaci che tolgono il dolore. Solo in casi particolari (urgenze materne o fetali), per realizzare il parto cesareo è necessario ricorrere all’anestesia subaracnoidea (che consente anch’essa alla donna di rimanere cosciente durante la nascita del bambino) o, addirittura, in casi rarissimi, all’anestesia generale Per saperne di più … La gestante può partecipare, insieme al futuro papà, alla Conferenza mensile Per tutte le donne che pensano di partorire nella nostra azienda, in particolare per quelle che pensano di usufruire dell’analgesia o per cui è programmato un parto cesareo, è prevista anche una visita anestesiologica preparto, da effettuarsi attorno alla 36a settimana di gestazione. La futura mamma deve portare tutta la documentazione clinica sul suo stato di salute (esami fatti prima e durante la gravidanza), nonché i risultati di alcuni esami appositamente fatti fare per l’occasione su prescrizione del suo ginecologo. ANESTESIA IN OSTETRICIA Tel 019.8404350 ore 8.00-13.00 Il dolore del travaglio, legato alla dilatazione dell’utero e alla discesa del bambino nel canale del parto, può impedire ad alcune donne di vivere con serenità l’esperienza, lungamente attesa, della nascita del proprio bambino. In alcuni rari casi, inoltre, il dolore del parto può accompagnarsi anche a effetti collaterali dannosi per la madre e per il feto, quali alterazioni cardiache, respiratorie e ormonali. Il dolore del travaglio non viene percepito in maniera uguale da tutte le donne: alcune donne, con un travaglio totalmente fisiologico, riescono a controllare l’ansia e la paura legate al parto con il sostegno emozionale da parte dell’ostetrica; per altre donne, il dolore può essere controllato efficacemente tramite tecniche di “dolci” (massaggio rilassamento idroterapia, musicoterapia,); per altre ancora, l’unico modo di alleviare il dolore del parto per via vaginale è il ricorso alle tecniche farmacologiche di analgesia (analgesia peridurale). Con qualsiasi mezzo venga ottenuto, il controllo del dolore nel travaglio e nel parto per via vaginale si propone di far vivere alla mamma, nella massima sicurezza, un’esperienza positiva durante la nascita del proprio bambino. L’intenzione è di garantire alle gravide che partoriscono presso il nostro ospedale, la massima sicurezza e disponibilità di tutte le metodiche di controllo del dolore oggi esistenti. Caratteristiche del dolore da parto Il travaglio può essere diviso in tre fasi: periodo dilatativo, periodo espulsivo e periodo del secondamento. Il periodo dilatante è caratterizzato da un dolore intermittente, che aumenta in coincidenza con le contrazioni uterine e la progressiva distensione della cervice uterina. È un dolore simile a quello mestruale, che la donna avverte soprattutto attorno all’ombelico e alla schiena, in corrispondenza della parte lombare della colonna vertebrale. PRIMO STADIO Con la progressione del travaglio e l’approssimarsi del periodo espulsivo, il dolore diventa più intenso e localizzato: in questo stadio la donna lo avverte a livello del bacino, della vagina e dell’ano. L’intensità è ancora elevata ma la percezione soggettiva è inferiore rispetto ai periodi precedenti: in questo momento l’attenzione della donna è completamente concentrata sulle spinte. SECONDO STADIO Una volta espletato il parto, nel periodo del secondamento, ossia dell’espulsione della placenta, il dolore si riduce e scompare. NASCITA Quando eseguire l’analgesia peridurale? Con un’adeguata preparazione, l’analgesia peridurale può essere eseguita in qualsiasi donna che lo richieda in cui non vi siano controindicazioni di tipo medico od ostetrico e che abbia contrazioni uterine valide (2-3 contrazioni ogni 10 minuti, di durata maggiore di 50 secondi) e dilatazione della cervice uterina di almeno 2-3 cm. Per l’avvio dell’analgesia durante il travaglio un ruolo fondamentale è quello svolto dall’ostetrica e dal ginecologo: sono infatti loro che devono garantire l’espletamento del parto per via vaginale nelle condizioni particolari create dall’analgesia peridurale. Solo dopo che essi hanno visitato la partoriente e posto l’indicazione all’analgesia per il travaglio, l’anestesista posizionerà rapidamente il catetere peridurale e inizierà la somministrazione dei farmaci analgesici. L’effetto dei farmaci inizia dopo pochi minuti con una sensazione di formicolio e di calore agli arti inferiori. Quindi le contrazioni cominciano ad apparire meno dolorose e, dopo 15-20 minuti, vengono percepite solo come una sensazione di pressione. Dove viene fatta la puntura peridurale? In genere, la puntura peridurale viene eseguita nella parte bassa delle schiena (tra il secondo e il quarto spazio intervertebrale), al di sotto dell’ultima parte del midollo spinale (che termina a livello della prima vertebra lombare), in modo da non rischiare di danneggiarlo. La puntura nella schiena non è dolorosa, in quanto preceduta da un’anestesia locale che abolisce completamente la sensibilità nel punto di introduzione dell’ago. L’ago serve per inserire un sottile catetere di plastica che viene lasciato nello spazio peridurale per la somministrazione dei farmaci, che verranno iniettati dall’anestesista in base alla percezione del dolore da parte della partoriente, alle sue condizioni generali e a quelle del bambino e all’evoluzione del travaglio. La presenza continua dell’anestesista a fianco della partoriente garantisce la massima precisione di risultati con effetti collaterali minimi e la minima interferenza possibile con la fisiologia del travaglio e del parto. Come esprimere il dolore percepito Scopo dell’analgesia peridurale L’analgesia peridurale durante il travaglio non ha tanto lo scopo di abolire la sensazione dolorosa, quanto di controllarla, lasciando il più possibile inalterate le altre sensazioni: quella tattile e quella di spinta (premito), che sono invece necessarie per il normale espletamento del parto. In pratica con l’analgesia peridurale la donna avverte, nel primo stadio del travaglio (dilatazione), una sensazione (non dolorosa) di contrazione addominale e, nel secondo stadio (espulsione), una sensazione (non dolorosa) di pressione sul retto. Ciò è reso possibile dall’impiego di farmaci particolari (ma di uso comune in anestesia) che impediscono alle fibre nervose del dolore, e solo a quelle, di trasmettere gli impulsi dolorosi. La partoriente descrive all’anestesista il grado di dolore che prova attraverso uno analogo strumento chiamato visivo del dolore (in inglese, Visual Analog Score, VAS). Si tratta di un normale regolo: la donna posiziona il cursore in corrispondenza del valore che esprime, a suo parere, l’intensità del dolore percepito. L’anestesista esprime il valore indicato dalla donna in una scala da 1 a 100: il dolore è considerato sotto controllo quando il cursore viene posizionato su valori inferiori al 20% mentre l’anestesista interviene con farmaci appropriati quando il dolore supera il 30%. Cosa aspettarsi dall’analgesia peridurale Circa il 90% delle partorienti sottoposte all’analgesia peridurale presenta netta riduzione del dolore, che da insopportabile (VAS ≥60) passa a un livello lieve (VAS<30). La riduzione avviene rapidamente dopo la somministrazione di farmaci. Nel resto delle donne, la riduzione del dolore può essere minore, anche se ugualmente significativa. La percezione di un dolore residuo sopportabile (VAS= 30-60) può consentire alla donna di percepire meglio l’evoluzione del proprio travaglio. Cause di successo incompleto dell’analgesia peridurale In alcuni casi, nonostante la corretta esecuzione tecnica, si ottiene un’analgesia insufficiente. Le cause possono essere diverse: 1. 2. 3. travaglio di parto di durata superiore a sei ore; posizione occipitoposteriore della testa del bambino (ossia rotazione sacrale della parte presentata); localizzazione non perfettamente centrale della punta del catetere peridurale: pur essendo stato inserito correttamene, questo ha assunto nello spazio peridurale una posizione non favorevole alla corretta diffusione dei farmaci iniettati. Cosa può fare la donna durante il travaglio in analgesia peridurale? La donna sottoposta all’analgesia peridurale non è obbligata a restare immobile a letto in attesa della nascita del bambino: infatti il catetere peridurale non limita la mobilità, perché viene fissato alla schiena con un lungo cerotto e i farmaci usati per controllare il dolore non tolgono alla donna la forza muscolare. Se la donna, durante il travaglio, sente che un atteggiamento attivo la aiuta ad accelerare la dilatazione del collo uterino, può perciò liberamente farlo, anche se sotto analgesia peridurale. In pratica, dopo ogni iniezione, la donna viene controllata attraverso strumenti che valutano la pressione arteriosa e la frequenza del battito cardiaco, nonché la progressione del travaglio e il benessere del feto: tali controlli durano 30 minuti. In seguito, se la donna lo desidera, l’ostetrica, il ginecologo e l’anestesista la incoraggiano ad alzarsi da letto e a camminare liberamente in sala parto, accompagnata dal marito. In fase espulsiva l’analgesia peridurale consente alla donna di assumere liberamente qualsiasi posizione sia ritenuta opportuna per l’espletamento del parto nelle migliori condizioni possibili (supina, accovacciata o altre posizioni). Analgesia nel travaglio di parto: conseguenze sulla mamma e sul bambino Oltre a ridurre il dolore della mamma, e quindi evitare lo stress, l’analgesia garantisce il benessere e l’ossigenazione del bambino. I farmaci utilizzati, sia per le loro caratteristiche che per i bassi dosaggi a cui vengono somministrati oggi, non producono alcun effetto negativo sul bambino. In genere, l’esecuzione dell’analgesia peridurale durante il travaglio non ha conseguenze per la mamma. In una piccola percentuale di donne manifestazioni possono tuttavia comparire collaterali spiacevoli e, soprattutto se la puntura lombare è stata difficoltosa o l’anestesista ha incontrato problemi tecnici, possono insorgere, nei giorni successivi al parto, alcuni disturbi, che possono essere adeguatamente trattati, o vere e proprie complicanze, in genere rarissime. Nonostante queste rare complicanze aggiuntive, la donna preparata e trattata con l’analgesia nel parto è in condizioni di maggiore sicurezza in caso di emergenze ostetriche. Effetti collaterali delle tecniche locoregionali centrali di analgesia in ostetricia • • • • • • • Nausea e/o prurito (25% delle partorienti, non legato a manifestazioni allergiche). Difficoltà di urinare spontaneamente, che può richiedere l’uso di un catetere vescicale; va ricordato che disturbi analoghi possono comparire, anche nel parto vaginale senza analgesia. Possibile transitoria riduzione dell’attività contrattile uterina, con aumento del ricorso all’ossitocina (x2). Possibile rallentamento del travaglio (soprattutto in stadio espulsivo), spesso controbilanciato da fasi di possibile accelerazione (stadio dilatante e in caso di distocia cervicale). Possibile aumento dell’incidenza di parto strumentale (= ventosa), che sembra dipendere dalla tecnica di analgesia e dai dosaggi dei farmaci usati: è stato confermato che tali eventi sono assai rari con la metodica da noi impiegata, che ricorre a bassissime concentrazioni di anestetici locali. E’ stato Invece escluso che l’analgesia nel parto aumenti il rischio di parto cesareo imprevisto. Saltuario e transitorio rialzo della temperatura oltre 38°C (non dovuto a infezione). Dolore alla schiena, che, nel postpartum, può comparire nella sede della puntura lombare (1%) e va differenziato dalla frequente lombalgia aspecifica che colpisce il 49% delle donne dopo un parto. E’ stato invece escluso che la peridurale sia associata a comparsa di lombalgia cronica. Complicanze delle tecniche locoregionali centrali di analgesia - rare, ma talvolta verificatesi anche nell’équipe anestesiologica del nostro ospedale • • • • Puntura accidentale della dura madre (0,2-1%), con possibile comparsa di cefalea per fuoriuscita di liquor dal foro praticato, che va differenziata dalla cefalea aspecifica postpartum che riguarda il 12-39% delle gravide. La cefalea da deliquorazione compare nel 50-86% dei casi di puntura della dura madre (meno, se la tecnica non viene sospesa). Iniezione dell’anestetico locale in sedi improprie: (intravascolare, 1:5.000 peridurali; subaracnoidea, 1:2.900 peridurali; subdurale, 1:4.200 peridurali), ovvero “spinale alta” (risalita eccessiva dell’anestetico locale, 1:16.200 peridurali): in genere compare formicolio agli arti superiori e, talora, difficoltà del respiro e del circolo, che possono, a volte, richiedere sostegno alle funzioni vitali e che sono rapidamente e completamente reversibili. Fastidiosa dolenzia ai polpacci e ai glutei (irritazione radicolare transitoria), benigna e completamente reversibile in 48-72 ore, senza terapia. Possibile reazione allergica ai farmaci usati (molto rara con gli attuali anestetici locali amidici). Complicanze possibili, ma così rare da rendere difficile la stima della reale incidenza • 1 Lesioni nervose periferiche, per contatto dell’ago, in genere, con singole radici nervose: apparentemente più frequenti in ostetrica (frequenza: 1:1852 subaracnoidee e 1:2.857 peridurali), che nella popolazione chirurgica generale (frequenza 1:2.127 subaracnoidee e 1 1:6.250 peridurali ), ove non si tenga conto delle lesioni neurologiche aspecifiche legate al passaggio del feto nel canale del parto: frequenza 1:2.100-6.400 parti. Le lesioni nervose periferiche, Loo CC, Dahlgreen G, Irestedt L. Neurological complications in obstetric regional anaesthesia. Intern J Obstet Anesth 2000; 9:99-124.