2 | The idea of beauty in Italian language and literature PROGRAMMA | 9 settembre 2015 9:15-9:30 | OPENING 9:30-10:15 | «Amor non è altro che un certo desiderio di fruir la bellezza»: Castiglione e Raffaello | Pasquale Sabbatino, Università Federico II di Napoli 10:15-10:45 | «La profonda bellezza è grandezza»: itinerario nell’estetica di Giovanni Boine | Enrico Riccardo Orlando, Università Ca’ Foscari di Venezia – Université Paris Sorbonne 10:45- 11:15 | COFFEE BREAK 11:15-11:45 | MasterLanguage Program 2016 11:45-12:15 | Da Lorenzo il Magnifico a Federico d’Aragona: la scelta della più bella poesia italiana nel testo della Raccolta Aragonese | Gabriella Macciocca, Università di Cagliari 12:15-12:45 | La «forma vera» della bellezza | Veronica Pesce, Università di Genova 12:45-13.15 | La bellezza virile di Clarice de’ Medici nelle Storie fiorentine di Bernardo Segni e Benedetto Varchi | Gelsomina Massaro, Università Federico II di Napoli 13:15- 14:30 | LUNCH BREAK 14:30-15:15 | «Ricerca la bellezza». La trattatistica del Cinquecento | Vincenzo Caputo, Università Federico II di Napoli 15:15-15:45 | The Origin of Beauty in Leopardi’s Zibaldone | Stefano Bragato, University of Reading 15:45-16:15 | «Bellezze ed adornezze e piacimento». Il motivo della bellezza nei Poeti della Scuola siciliana | Francesca De Blasi, Università del Salento (Lecce) – Université de Lorraine (Nancy) 16:15-16:45 | COFFEE BREAK 16:45-17:15 | Eugenio Montale. Mottetti per il «volto incredibile, meraviglioso» di Clizia, tra fotografie, lettere e versi | Epifanio Ajello, Università di Salerno 17:15-17:45 | I nostalgici Cannibali nella ricerca della bellezza smarrita | Agata Pryciak, Uniwersytet Warszawski 17:45 – 18:15 | Parole per la Bellezza. Giuseppe Parini fra città ideali e decadenza del mondo | Marcello Ciccuto, Università di Pisa The idea of beauty in Italian language and literature | 3 PROGRAMMA | 10 settembre 2015 9:30 – 10:15 | Fede e bellezza : il « corpo » barocco tra santità e sensualità. Qualche esempio testuale (intorno a Maria Maddalena) | Silvia Fabrizio Costa, Université de Caen – Basse Normandie 10:15- 10:45 | Storia di una modesta bellezza. Note sull’estetica femminile dal Fermo e Lucia a I promessi sposi | Gavino Piga, Università di Cagliari 10:45-11:15 | COFFEE BREAK 11:15-11:45 | The “second beauty”: ideas of courtesy and beauty in etiquette manuals | Giovanna Alfonzetti, Università di Catania 11:45- 12:15 | Dalla Venere terrestre alla Venere celeste: sull’evoluzione della concezione della bellezza in Girolamo Benivieni | Sergio Di Benedetto, Università della Svizzera Italiana 12:15- 12:45 | L’idea di bellezza in De re uxoria di Francesco Barbaro, I libri della famiglia di Leon Battista Alberti e in Il libro dell’arte di mercatura di Benedetto Cotrugli | Paulina Piotrowicz, Uniwersytet Jagielloński w Krakowie 12:45 – 14:00 | LUNCH BREAK 14:00-14:30 | «Amorose e di galanteria»: considerazioni sul linguaggio d’amore, di bellezza e desio di alcuni inediti bajamontiani | Monica De Rosa, Università di Chieti-Pescara 14:30- 15:00 | Fosca and her sisters. Origins and hypostases of the Medusean beauty in the narrative of the Scapigliatura | Francesco Bonelli, Università Cattolica di Milano - Université Grenoble Alpes 15:00-15:30 | Reconsidering fin de siècle aestheticism: D’Annunzio “moyenâgeux”? | Filippo Fonio, Université Grenoble Alpes 15:30-16:00 | The paradise saved and lost of fin de siècle Art: Matelda and Mariana in the works of Giovanni Pascoli | Francesca Irene Sensini, Université de Nice Sophia Antipolis 16:00-16:30 | COFFEE BREAK 16:30-17:00 | Beauty and grace equally infinite in Michelangelo’s poetry | Ambra Moroncini, University of Sussex 17:00-17:30 | Francesco d’Assisi: la bellezza come Forma Mentis | Brigitte Poitrenaud-Lamesi, Université de Caen – Basse Normandie 17:30-18:15 | Forme e variazioni dei derivati di bellus (e famiglia lessicale) nell’italiano letterario e nella lingua comune | Rosario Coluccia, Università del Salento (Lecce) 18:15-18:30 | Ending discussion and closure 4 | The idea of beauty in Italian language and literature «Amor non è altro che un certo desiderio di fruir la bellezza»: Castiglione e Raffaello Pasquale Sabbatino, Università Federico II di Napoli Nel ritratto di pittura della corte di Urbino il Castiglione espone la sua concezione estetica e, intrecciando un fine dialogo intertestuale con una missiva sull’affresco del Trionfo della Galatea e sul tema dell’imitazione che Raffaello gli aveva inviato nel 1514, coglie l’occasione per replicare e per misurare la distanza che li separa. Può essere utile, nel tentativo di ricostruire l’intera vicenda, partire dalla lettera di Raffaello, il quale sostiene che l’arte è imitazione dell’idea della bellezza, e ritornare al Cortigiano di Castiglione, il quale afferma che l’arte è imitazione della natura. Nel l. IV del Cortigiano si registra il passaggio cruciale, che il personaggio Pietro Bembo racconta, dalla conoscenza della bellezza alla fruizione della bellezza. In his portrait of the court of Urbino, Castiglione illustrates his aesthetic conception. Moreover, by intertwining an intertextual dialogue with a missive on the fresco Trionfo della Galatea (The Triumph of Galatea) and on the topic of imitation, which he received from Raffaello in 1514, Castiglione takes the occasion to reply to the letter and to underline the distance between them. In an attempt to rebuild the whole situation, it may be useful to start from Raffaello’s missive, who asserts that art means imitation of the idea of beauty, and then to come back to the Cortigiano written by Castiglione, who claims that art is imitation of the nature. In the 1.IV from the Cortigiano, the character Pietro Bembo records the crucial passage from the knowledge and awareness of beauty to the enjoyment of it. The idea of beauty in Italian language and literature | 5 «La profonda bellezza è grandezza»: itinerario nell’estetica di Giovanni Boine «The profound beauty is greatness»: itinerary in Giovanni Boine’s aesthetics Enrico Riccardo Orlando, Università Ca’ Foscari di Venezia-Université Paris Sorbonne Giovanni Boine (1887-1917) è uno dei collaboratori più originali della rivista «La Voce»: qui pubblica alcuni contributi fondamentali nella definizione del proprio innovativo concetto di bellezza. In Un Ignoto dichiara di non comprendere chi giudica un’opera «che non s’è profondamente sentita», che non si è potuta «leggere e vigorosamente intendere» e scrive come sia fondamentale che l’anima del lettore aderisca al testo «senza pensare di più, senza desiderare di più». Il semplice criterio estetico non basta più: la bellezza, in sintesi, diventa grandezza. Poche settimane dopo pubblica L’estetica dell’Ignoto: l’obiettivo polemico è la teoria estetica di Benedetto Croce, il massimo filosofo italiano del tempo, che ribatte violentemente alle accuse. Grazie alla propria originale idea di bellezza, Boine sarà tra i più autorevoli sostenitori di un’estetica del frammento, del parziale, del provvisorio che gli consentirà di cogliere il talento di autori quali Rebora, Sbarbaro e Campana. Il mio intervento delinea i caratteri di un concetto di bellezza che assume una centralità fondamentale per un’intera generazione: in un periodo storico di forti tensioni, di innovazioni rapide, di avanguardie artistiche e di precarietà, tale concetto assume sfaccettature nuove attraverso la riflessione di un giovane intellettuale che non rinunciò a porsi con autorevolezza e con piglio polemico tra le grandi voci del tempo. Giovanni Boine (1887-1917) is one of the most original contributor of «La Voce»: in this review he publishes some articles that are fundamental to understand his innovative concept of beauty. In An Unknown he asserts not to understand who judges a literary work «that he has not deeply felt», that can not be «vigorously read and understood» and he writes that it is essential that the reader’s soul adheres to the text «without thinking more, without wanting more». The simply aesthetic criterion is no longer enough: the beauty becomes greatness. A few weeks later, he publishes The Unknown’s aesthetics: his polemical target is the aesthetic theory of Benedetto Croce, the greatest Italian philosopher of the time, who replies violently to allegations. Thanks to his original concept of beauty, Boine is one of the most influential supporters of an aesthetics of the fragment, of the partial, of the provisional that allows him to discover the talent of authors like Rebora, Sbarbaro and Campana. My paper wants to outline the characteristics of a new concept of beauty that has a great centrality for a whole generation: in a period of great tension, of rapid innovations, of avant-garde art, of precariousness, this concept changes through the reflections of a young intellectual who puts himself with authority among the great voices of the time. AA. VV., Giovanni Boine. Atti del convegno nazionale di studi (Imperia 25-27 novembre 1977), a cura di F. Contorbia, Genova, Il Melangolo, 1978. Boine, G., Carteggio, I. Giovanni Boine - Giuseppe Prezzolini (1908-1915); II. Giovanni Boine - Emilio Cecchi (19111917); III. Giovanni Boine - Amici del “Rinnovamento” (1905-1917); Giovanni Boine - Amici della “Voce” - Vari (1904-1917), a cura di M. Marchione e S. E. Scalia, Edizioni di Storia e Letteratura, 1971-1979. Boine, G., Frantumi, a cura di V. Pesce, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2007. Boine, G, Il Peccato. Plausi e botte. Frantumi. Altri scritti, a cura di D. Puccini, Milano, Garzanti, 1983. Boine, G, Scritti inediti, a cura di G. Bertone, Genova, Il Melangolo, 1977. Valli, D., Vita e morte del frammento in Italia, Lecce, Milella, 1980. 6 | The idea of beauty in Italian language and literature onne Da Lorenzo il Magnifico a Federico d’Aragona: la scelta della più bella poesia italiana nel testo della Raccolta Aragonese Gabriella Macciocca, Università di Cagliari Il codice Laurenziano Gaddiano plut. 90 inf. 37 è una delle grandi copie della Raccolta Aragonese: non presenta la completezza del Palatino 204, ma riproduce per intero la sezione delle canzoni dantesche. La tavola del Gaddiano fu pubblicata nel ’700 dal Bandini, con rinvii ad altre tavole, ed una sequenza di difficile lettura, non essendo impostata come nelle tavole moderne; successivamente, fu pubblicata in forma parziale dal Panvini. Nello studio in preparazione, insieme alle note linguistiche e filologiche, è rivista per intero la tavola del codice, con tutte le rubriche, le aggiunte e le glosse interlineari. Insieme alla tavola del Palatino 204 (G. Macciocca, Il Palatino 204 e le concordanze di un incipit nella tradizione della Raccolta Aragonese, “Linguistica e Letteratura”, XXVI (2001), pp. 75-97), e alla tavola del Parigino 554 (G. Macciocca, Lingua della religione e Raccolta Aragonese: due passaggi nell’Umanesimo volgare. La tavola del Parigino Italiano 554 della Bibliothèque Nationale de France, in Mélanges en l’honneur de Franco Giacone, par François Roudaut, Paris, Garnier 2012, pp. 41-72), la tavola del Gaddiano costituisce un termine di raffronto e di completamento non solo per la Raccolta Aragonese, ma per gli studi critici e filologici sulla lirica italiana dalle origini al Rinascimento. The manuscript Laur. Plut. 90 inf. 37 (olim Gaddianus) of the Biblioteca Laurenziana of Florence is one of the major copies of the Raccolta Aragonese, an anthology of Italian poetry from the XIII to the XV century, which Lorenzo il Magnifico wanted to give as a present to Federico d’Aragona of Naples. The copy hasn’t the fullness of the manuscript Palatino 204 of the Bitlioteca Nazionale of Florence (another copy of the Raccolta Aragonese), but shows entirely the section of Dante’s canzoni. The table of the Laur. Plut. 90 inf. 37 was at first reproduced in 1700 by Antonio M. Bandini (A. M. Bandini, Catalogus codicum manoscriptorum Bibliothecae Medicae Laurentianae, t. V, Firenze 1778, pp. 435-448), with cross-references to other tables of the catalogue; then, it was only in part reproduced by Bruno Panvini (B. Panvini, Studio sui manoscritti dell’antica lirica italiana, “Studi di filologia italiana”, XI (1953), pp. 55-56). For the communication in the Congress, it will be showed entirely the table of the code, with all the rubrics, to reason of the number of presences and of the notable absences: in order, canzoni and sonnets of Dante, Guinizzelli, the tensos (between Guinizzelli and Bonagiunta da Lucca, between Cavalcanti and Guido Orlandi, between Guido Cavalcanti e Dante, and so on), Guittone d’Arezzo, Cavalcante e Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, Onesto da Bologna, Dino Frescobaldi; then, with the passage to the XIV century, the most production of Franco Sacchetti, and a number of poets, such as Niccolò Cieco, Mariotto Davanzati, Francesco d’Altobianco degli Alberti, Antonio degli Agli, near Cino Rinuccini, Bonaccorso da Montemagno, Fazio degli Uberti, Antonio da Ferrara, Sennuccio Benucci, Simone Serdini, Franceschino degli Albizi, and a little more of others; to close, some big poet of the XIII cent., such as Piero delle Vigne, Giacomo da Lentini (between them: Lapo Saltarello, Lapo Gianni, Bonagiunta Orbicciani da Lucca). Why is Petrarca absent in the Raccolta Aragonese? because his works are absent in Florence of XV cent., or because they are well known all over? In Laur. Plut. 90 inf. 37 the conclusion of the collection is separated: the Descriptio Hyemis of Lorenzo has been added in the white sheets of the manuscript. Barbi, Michele, La Raccolta Aragonese, in Studi sul canzoniere di Dante, con nuove indagini sulle raccolte manoscritte e a stampa di antiche rime italiane, Firenze, Sansoni 1915, pp. 215-338 De Robertis, Domenico, La Raccolta Aragonese primogenita, “Studi Danteschi”, XLVII (1970), pp. 239-258, poi in Editi e rari. Studi sulla tradizione letteraria tra Tre e Cinquecento, Milano, Feltrinelli 1978, pp. 50-65 The idea of beauty in Italian language and literature | 7 La «forma vera» della bellezza The «Forma Vera» of Beauty Veronica Pesce, Università di Genova Con Francesco Petrarca, in particolare con Rvf 16 (da leggersi in relazione ai coevi Rvf 77-78) si gettano le basi per rinnovare un concetto fondativo della lirica (l’immagine della donna dipinta nel cuore del poeta o realmente ritratta su tela) che godrà di particolare fortuna nel petrarchismo del Cinquecento, reinterpretato in chiave neoplatonica. Nel celebre sonetto 16 il poeta come il vecchio romeo, che alla fine della sua vita va pellegrino a Roma per venerare nella Veronica l’icona di Cristo, cerca «in altrui / la disïata vostra forma vera», ossia l’«immagine ideale» o direttamente l’«idea», «l’essenza platonica» di Laura. La «forma vera» – di fatto calco del nome Veronica rietimologizzato da vera icon – che il poeta ricerca nel volto di altre donne, rimanda immediatamente all’ideale di bellezza e di perfezione. In ambito petrarchista perdura l’influsso del modello, pur fra molteplici e variegate declinazioni. L’immagine ideale e perfetta dell’amata resta il fine a cui tendere sia per il pittore la cui opera è cantata in poesia, sia per il poeta che vuole averla nel proprio cuore. Ecco che la «forma vera» (con tutte le sue varianti: «imagine vera», «imagine viva» etc.) diviene una tessera testuale che ricorre con frequenza sorprendente in tutta la lirica del Cinquecento, laddove si loda l’opera di un artista o si chiama in causa l’immagine, il simulacro (reale o mentale) della donna. Da Pietro Bembo a Giovanni Della Casa, da Vittoria Colonna a Gaspara Stampa, quest’ideale di perfezione legato all’immagine, alla rappresentazione della donna amata, continua a portare con sé il profondo discorso teorico iniziato da Petrarca che attraversa il neoplatonismo arricchendosi di significati ulteriori, fino a trovare l’esito più alto nella poesia di Michelangelo. Francesco Petrarca, in particular with Rvf 16 (to be read in relation to Rvf 77-78), laid the basis for a renewed fundamental concept of poetry (namely the woman’s image painted in the poet’s heart or actually portrayed on a canvas) that was going to be particularly successful in the Petrarchism of Sixteenth-century, when it was reinterpreted by the Neo-Platonic philosophy. In the well-known sonnet 16, the poet as the old pilgrim, who at the end of his life goes to Rome to venerate the “Veronica” (the icon of Christ), searches «in altrui / la disïata vostra forma vera», the ‘ideal image’ or directly the ‘idea’, ‘the Platonic essence’ of Laura. The «forma vera» - specifically the name “Veronica” itself, etymologized as vera icon -, whom the poet looks for in the visage of other women, leads immediately to the ideal of beauty and perfection. During the Petrarchism the influence of this model is remarkable, despite the various variations. The ideal and perfect image of the beloved remains the aim for both the painter whose work is celebrated in poetry and the poet who wishes to have it in his own heart. It’s in this context that the «forma vera» (with all its variations: «imagine vera», «imagine viva» etc.) becomes a successful verb phrase used with surprising frequency in the whole poetry of Sixteenth-century, where the poet celebrates an artist or refers to the issue of woman’s image (either real or mental). Petrarch’s deep theoretical discourse continues over time, from Pietro Bembo to Giovanni Della Casa, from Vittoria Colonna to Gaspara Stampa, progressively enriched with new meanings, according to Neo-Platonism and Michelangelo’s poetry. Bertolani, M.C., Petrarca e la visione dell’eterno, il Mulino, Bologna 2005. Bertone, G., Il volto di Dio, il volto di Laura. La questione del ritratto. Petrarca: Rvf XVI, LXXVII, LXXVIII, il melangolo, Genova 2008. Bolzoni, L., Poesia e ritratto nel Rinascimento, testi a cura di Federica Pich, Laterza, Bari 2008. Bolzoni, L., Il cuore di cristallo. Ragionamenti d’amore, poesia e ritratto nel Rinascimento, Einaudi, Torino 2011. M. Ciccuto, Figure di Petrarca. Giotto, Simone Martini, Franco Bolognese, Federico & Ardia, Napoli 1991. Fedi, R., «L’imagine vera»: Vittoria Colonna, Michelangelo, e un’idea di canzoniere, «Modern Language Notes», vol. 107, n. 1, gennaio 1992, pp. 46-73. Fenzi, E., Saggi petrarcheschi, Cadmo, Firenze 2003. Guglieminetti, M., Beatrice acheropita, in Dante poète et narrateur, a cura di M. Marietti & C. Perrus, «Arzanà. Cahiers de littérature médiévale italienne», n. 7, settembre 2001, pp. 131-145. V. Moleta, «Voi le vedete amor pinto nel viso» (V.N., XIX, 12): prehistory of a metaphor, in La gloriosa donna de la mente. A commentary on the Vita Nuova, a cura di V. Moleta, Firenze, Olschki, 1994, pp. 77-95. Pich, F., I poeti davanti al ritratto. Da Petrarca a Marino, maria pacini fazzi editore, Lucca 2005. Pommier, É, L’invenzione dell’arte nell’Italia del Rinascimento, Einaudi, Torino 2007. 8 | The idea of beauty in Italian language and literature La bellezza virile di Clarice de’ Medici nelle Storie fiorentine di Bernardo Segni e Benedetto Varchi Masculine beauty of Clarice de’ Medici in the Storie fiorentine of Bernardo Segni and Benedetto Varchi Gelsomina Massaro, Università Federico II di Napoli Clarice de’ Medici compare in diverse opere storiografiche del Cinquecento: I commentari di F. de’ Nerli; le Storie fiorentine di F. Guicciardini; le Storie della città di Firenze di J. Nardi; le Storie fiorentine di B. Segni e le Storie fiorentine di B. Varchi. Tuttavia, solo questi ultimi due autori ne isolano il ruolo, adibendo la storia a sfondo interpretativo per le peculiarità del personaggio femminile. Entrambi trasfigurano Clarice de’ Medici in un tipo ideale di donna romana attraverso una serie di immagini classiche. Queste non vanno intese come imitazioni retoriche, ma indicano quel processo di riavvicinamento che le città del Medioevo avevano fatto con l’antichità latina. La complessità psicologica e politica dell’episodio preso in esame diventa emblema di una sorta di femminismo ante litteram: la donna dai «sembianti virili» decide di sacrificare l’affetto materno nei confronti dei giovani parenti Ippolito e Alessandro de’ Medici, in nome di un’avveduta ragion di stato. L’intervento intende tracciare le coordinate di un’evoluzione estetica femminile che gravita intorno al topos della bellezza perfetta di Elena e si protrae fino ad includere rappresentazioni diversamente concepite, afferenti a donne investite da incarichi politici rilevanti. La bellezza di Clarice de’ Medici sottende figuranti etici alquanto isolati rispetto alla tradizione, ma significativi per la storiografia fiorentina di ispirazione repubblicana: la personalità della donna, «animosa» di fronte alle maggiori istituzioni, assume connotati che trascendono i limiti gerarchici dell’epoca. La relazione si propone di esaminare la logica interna che anima il tema del sembiante virile, distinguendo gli esiti differenti che caratterizzano la narrazione dei due autori. Un riferimento particolare riguarda la semantica del lessico politico di ascendenza guicciardiniana, dato che il ritratto si declina anche nell’orazione da lei pronunciata; i canoni contemplati da Cicerone nel De Officiis e da Aristotele nella Retorica; i temi, topoi e stereotipi presenti nella letteratura del Rinascimento. D’altra parte, l’eroismo maschile di Clarice trova un precedente illustre nella Gerusalemme liberata, dove la guerriera Clorinda incute timore e dimostra una baldanza senza pari, sul modello di Camilla, eroina dell’Eneide. L’intervento prevede di estendere il campo d’analisi all’effetto trasfigurante, il valore relazionale e non solo referenziale che deriva da questa implicita tipologia di bellezza, considerando non tanto le categorie quanto le forze che guidano il rientro nella norma di un topos letterario, desunto dall’archetipo latino e poi infranto: basti pensare che il «volto pieno di sdegno» e «le parole dette da quella donna con molta collera sbigottirono l’animo» di un cardinale e di due regnanti. In definitiva, nella presentazione del personaggio, il focolare domestico resta in ombra rispetto alla funzione pubblica assolta. Clarice de ‘Medici appears in several historical works of the sixteenth century: The Commentari by F. de’ Nerli; the Storie fiorentine by F. Guicciardini; the Storie della città di Firenze by J. Nardi; the Storie fiorentine by B. Segni and the Storie fiorentine by B. Varchi. However, only the latter two authors isolate the role, assigning history interpretive background to the peculiarities of the female character. Both transfigure Clarice de’ Medici in an ideal type of Roman woman through a series of classic images. These should not be seen as imitations of speech, but indicate the process of rapprochement that cities of the Middle Ages had made with the ancient Latin. The psychological and political complexity of the episode considered becomes a symbol of a kind of ante litteram feminism: the woman by «sembianti virili» decides to sacrifice the motherly affection towards young relatives Ippolito and Alessandro de ‘ Medici, in the name of a shrewd reason of state. The idea of beauty in Italian language and literature | 9 The project aims to trace the coordinates of an evolution feminine aesthetic that revolves around the topos of the perfect beauty of Elena and goes on to include representations conceived otherwise, relating to women assigned with significant political office. The beauty of Clarice de ‘Medici underlies ethical connotation rather isolated from the tradition, but significant for the history of the Florentine republican inspiration. This is a woman who stands «animosa» in front of major institutions, assuming characteristics that transcend hierarchical boundaries. This report aims to examine the internal logic that drives the theme of mainly semblant, distinguishing the different outcomes that characterize the narrative of the two authors. A special reference concerns the lexical semantics of political Guicciardini ancestry, since the picture is also in the prayer uttered by her; the fees covered by Cicerone in De Officiis and Aristotele in the Retorica; themes, topoi and stereotypes in literature of the Renaissance. On the other hand, the heroism of men Clarice is an illustrious precedent in the Gerusalemme liberata, where the warrior Clorinda scary and shows a boldness without equal, on the model of Virgilio’s Camilla. The intervention expects to extend the transfiguring effect analysis, the relational value and not just that referential derives from this type of beauty, Whereas it is not so much the categories as the forces that drive the return in a standard literary topos derived from the latin archetype and then broken: in fact, the face full of anger and the words spoken to the woman with a lot of anger amazed the mood of a cardinal and two rulers. Ultimately, in the presentation of the character, the family home remains absolved in the shadow of the public sector. De’ Nerli, F., Commentari dei fatti civili occorsi dentro la città di Firenze dall’anno 1215 al 1537, Trieste, Coen, 1859; Guicciardini, F., Storie fiorentine, a cura di A. Montevecchi, Milano, Bur, 2006; Nardi, I., Istorie della città di Firenze, a cura di L. Arbib, I-II, Firenze, società editrice delle storie del Nardi e del Varchi, 1838; Segni, B., Istorie fiorentine dall’anno 1527 all’anno 1555, a cura di G. Gargani, Firenze, Barbera, 1857; Varchi, B. Storia fiorentina, a cura di G. Milanesi, Firenze, Le Monnier, 1857. Albertini, R. V., Firenze dalla repubblica al principato. Storia e coscienza politica, Torino, Einaudi, 1970; Gentile, M.L, Studi sulla storiografia fiorentina alla corte di Cosimo I de’ Medici, in «Annali della Regia scuola Normale Superiore di Pisa», sezione di Filosofia e Filologia, XIX (1906); Palumbo, M., Storici, memorialisti, trattatisti, in Storia generale della letteratura italiana, diretta da n. borsellino e w. pedullà, Milano, Motta, 2004; Pozzi, G., Temi, topoi, stereotipi in Letteratura italiana, diretta da A. A. Rosa , Torino, Einaudi, 1984; r. ridolfi, Novità sulle «Istorie» del Segni, in «Belfagor», XV (1960); rossi, E., La pubblicazione delle storie del Varchi e del Segni, in GSLI, CXVII (1941), pp. 43-54; p. sabbatino, La bellezza di Elena. L’imitazione nella letteratura e nelle arti figurative del Rinascimento, Firenze, Olschki, 1997; Storiografia repubblicana fiorentina (1492-1570), a cura di j.-j. marchand e j.-c. zancarini, Firenze, Cesati, 2003. 10 | The idea of beauty in Italian language and literature «Ricerca la bellezza». La trattatistica del Cinquecento «Ricercar la bellezza». Sixteenth century treatises on beauty. Vincenzo Caputo, Università Federico II di Napoli È denso il dibattito che, nel corso del Cinquecento, si accende attorno al tema della bellezza. In tal senso il Minturno overo de la Bellezza di Torquato Tasso (1592-93) rappresenta soltanto un tassello, sicuramente fondamentale, dell’ampio mosaico teorico dedicato a tale tema. Si va, per citare soltanto alcuni autori, da Agostino Nifo (De pulchro liber, Roma, Blado, 1530) a Giuseppe Betussi (La Leonora. Ragionamento sopra la vera bellezza, Lucca, appresso Vincenzo Busdrago, 1557), da Niccolò Vito di Gozze (Dialogo della bellezza detto Antos, secondo la mente di Platone, Venetia, appresso Francesco Ziletti, 1581) a Giacomo Gaeta (Ragionamento chiamato l’Academico, overo della bellezza, Napoli, appresso Gioseppe Cacchi, 1591), da Alessandro Sardi (Discorsi della bellezza, Venetia, appresso i Gioliti, 1586) fino ad arrivare a Michele Monaldi (Irene, overo Della bellezza, Venetia, presso Altobello Salicato, 1599). Al di là della divisione tra opere di impronta neo-platonica e opere di impronta aristotelica, sulla quale ha molto insistito la bibliografia critica, la presente relazione intende esaminare tali trattati secondo un doppio percorso. Da un lato si punterà l’attenzione su debiti e crediti, che intercorrono tra i diversi scritti teorici presi in considerazione; dall’altro si punterà l’attenzione sull’idea di bellezza che gli autori di tali opere costruiscono nel corso del loro ragionare. It is dense the debate during the Sixteenth century that comes on the theme of beauty. In this sense, the Minturno overo de la Bellezza by Torquato Tasso (1592-93) is only a piece, certainly important, of the large theoretical mosaic devoted to that theme. It is, to quote only a few authors, from Nifo Augustine (De pulchro liber, Rome, Blado, 1530) to Giuseppe Betussi (La Leonora. Ragionamento sopra la vera bellezza, Lucca, appresso Vincenzo Busdrago, 1557), from Niccolò Vito di Gozze (Dialogo della bellezza detto Antos, secondo la mente di Platone, Venetia, appresso Francesco Ziletti, 1581) to Giacomo Gaeta (Ragionamento chiamato l’Academico, overo della bellezza, Napoli, appresso Gioseppe Cacchi, 1591), from Alessandro Sardi (Discorsi della bellezza, Venetia, appresso i Gioliti, 1586) until to Michael Monaldi Michele Monaldi (Irene, overo Della bellezza, Venetia, presso Altobello Salicato, 1599). Beyond the division between works of neo-Platonic and Aristotelian inspiration, on which has insisted the critical bibliography, our research will examine those treatises following a dual path. On the one hand we will focus on debt and credit between the various theoretical writings we take into account; on the other we will focus on the idea of beauty that the authors of such works builded in their reasoning. Sardo, A. Discorsi, in Venetia, appresso i Gioliti, 1586. di Gaeta, I., Ragionamento chiamato l’Academico, overo della Bellezza, in Napoli, appresso Gioseppe Cacchi, 1591 [cfr. ed. a cura di A. Cerbo, Napoli, ESI, 1996 con intr. alle pp. 7-39]. Tasso, T., Dialoghi, a cura di G. Baffetti, intr. di E. Raimondi, Milano, Rizzoli, 1998, 2 voll. Ardissino, E. Tasso, Plotino, Ficino, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2003. Blunt, A., Le teorie artistiche in Italia dal Rinascimento al Manierismo, Torino, Einaudi, 1996. Croce, B., Le idee estetiche nel Medioevo e nel Rinascimento, in Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale, Bari, Laterza, 1928, pp. 191-205. Giannini, A. Il Minturno di T. Tasso, Ariano, Apulo-Irpino, 1899. Gigante, C. Tasso, Roma, Salerno, 2007. Lorenzetti, P., La bellezza e l’amore nei trattati del Cinquecento, Pisa, Fratelli Nistri, 1917. Raimondi, E., Cronologia degli ‘ultimi’ Dialoghi tassiani, «Lettere italiane», VI, 1954, pp. 336-348. Residori, M., Tasso, Bologna, il Mulino, 2009. Russo, E., L’ordine, la fantasia e l’arte. Ricerche per un quinquennio tassiano, Roma, Bulzoni, 2002. Sabbatino, P., La bellezza di Elena, Firenze, Olschki, 1997. Tateo, F., Forme della dialettica in dialoghi del Tasso, «La parola del testo», V, 2001, pp. 137-149. Vasoli, C., Estetica e letteratura fra Quattrocento e Cinquecento, in Trattato di estetica, a cura di M. Dufrenne e D. Formaggio, Milano, Mondatori, 1981, pp. 111-164. The idea of beauty in Italian language and literature | 11 The Origin of Beauty in Leopardi’s Zibaldone Stefano Bragato, University of Reading L’origine delle teorie di Leopardi sul tema della bellezza è rintracciabile già nelle prime pagine del suo Zibaldone. Il mio intervento osserva l’evoluzione di tali idee all’interno di questo testo, di cui è presa in esame la recente edizione inglese, e ne analizza l’influenza su alcune opere del poeta. La bellezza, sostiene Leopardi in diverse pagine del suo libro, non discende da modelli assoluti ma consiste in un ideale sistema di proporzioni che ciascuno ricrea dentro di sé, attraverso l’esperienza, l’abitudine, la costante osservazione della realtà circostante. Oltre ad analizzare le argomentazioni portate da Leopardi a supporto di questa teoria, il mio intervento ne esplora le conseguenze in opere incentrate sul tema della bellezza come Ultimo canto di Saffo e Alla sua donna. Sono poi analizzate diverse forme di esperienza che Leopardi associa alla bellezza, tra cui grazia, eleganza e indefinito. Il mio contributo mostra quindi la centralità di questo testo nella formazione del pensiero estetico di Leopardi, specialmente nei mesi coincidenti con la stesura della prima lirica sull’argomento, Ultimo canto di Saffo (1821-1822), allargandosi poi anche a periodi successivi. Leopardi’s ideas on beauty can be traced from the very first pages of his Zibaldone. Moving from the recently published English edition of the text, in my contribution I analyse selected notes that show the evolution of this concept, and explore how it influenced a number of his main poetic works. Beauty, argues Leopardi, does not hinge on absolute models, but is a pattern of proportions that everyone creates within himself or herself through ‘experience’ and ‘habituation’ in observing reality. My contribution analyses Leopardi’s arguments in supporting this thesis, together with its consequences on key texts on the topic such as Ultimo canto di Saffo and Alla sua donna. Other forms of experience that Leopardi associates with beauty in the Zibaldone are then explored, including ‘grace’, ‘elegance’ and ‘indefinite’. By addressing the origin and the development of the concept of beauty in the Zibaldone, I highlight the centrality of this text in the formation of Leopardi’s aesthetic thought, especially in those very months in which he finalised his first poem on the topic, Ultimo canto di Saffo (1821-1822). Leopardi, Giacomo, Zibaldone: The Notebooks of Leopardi, a cura di Michael Caesar e Franco D’Intino, Londra, Penguin Books, 2013. Trzeciak Małgorzata, Ewa, L’esperienza estetica nello Zibaldone di Giacomo Leopardi, Roma, Aracne, 2013. Ead., Oltre il sistema di Belle Arti. Leopardi e l’esperienza estetica, in «La rassegna della letteratura italiana», a. 117, n. 2, 2013, pp. 443-69. Camiciottoli, Alessandro, L’antico romantico: Leopardi e il sistema del bello, 1816-1832, Firenze, Società editrice fiorentina, 2010. Cacciapuoti, Fabiana e Giacomo Leopardi, Della natura degli uomini e delle cose: edizione tematica dello Zibaldone di pensieri stabilita sugli Indici leopardiani, Roma, Donzelli, 1999. Ficara, Sistemi leopardiani: bellezza e felicità, in Giacomo Leopardi: poeta e filosofo: atti del convegno dell’Istituto italiano di cultura, New York, 31 marzo-1 aprile 1998, a cura di Alessandro Carrera, Fiesole (Firenze), Cadmo, 1999, pp. 25-32. 12 | The idea of beauty in Italian language and literature «Bellezze ed adornezze e piacimento»Il motivo della bellezza nei Poeti della Scuola siciliana. The concept of beauty in the Sicilian School Francesca De Blasi, Università del Salento - Université de Lorraine L’intervento si propone di offrire alcune riflessioni teoriche sul motivo e sul ruolo della bellezza nella produzione poetica dei rimatori siciliani e siculo-toscani. Le considerazioni sono collegate alla redazione del Lessico dei Poeti della Scuola siciliana, un glossario integrale e commentato, attualmente compilato da chi scrive, a partire dalla più recente edizione (Antonelli – Coluccia – Di Girolamo 2008). Se il tema centrale della lirica siciliana, fatte le dovute eccezioni, è la fin’amor d’ispirazione trobadorica, forse si può asserire che la funzione più importante nella composizione lirica pertiene alla bellezza, in quanto principale motore dell’azione di Amore. Partendo dunque da un’indagine di tipo lessicologico, l’analisi proposta prevede non solo la disamina della famiglia lessicale cui appartiene il termine bellezza, ma anche dei sinonimi, delle sue metafore e personificazioni, senza tralasciare i diversi motivi a cui il tema si accompagna nei testi della tradizione; fino a riconoscere un vero e proprio vocabolario della bellezza, con l’obiettivo ultimo di confermare e descrivere il ruolo rilevante che questa svolge nel sentimento amoroso e quindi nell’invenzione poetica. The present paper aims to investigate the crucial role played by beauty in the poetic production of the Sicilian School. This study has arisen from the editing of the Lessico dei Poeti della Scuola Siciliana, i.e. a complete annotated glossary, started to be compiled with reference to the latest edition (Antonelli – Coluccia – Di Girolamo 2008). The so-called fin’amor – inspired by the trobadoric lyrics – has generally been acknowledged as the major theme of the earliest Sicilian poetry. However, considering that beauty is the driving force of Love, we may state that it is precisely the concept of beauty that stands out in the Sicilian poems. This paper proposes exactly a lexicological analysis of all the occurrences of the term bellezza – including all the different graphic or grapho-phonetic forms – as well as of the word family to which this term belongs, its synonyms, metaphors, personifications and idiomatic expressions. Special attention will be also paid to some concepts that appear to be strongly connected to beauty. The purpose is to illustrate the importance of beauty in the Sicilian poetic production and, more specifically, in the Sicilian poets’ representation of love relationships. As a result, it will be also highlighted the significance of beauty in the act of poetic creation itself. Antonelli – Coluccia – Di Girolamo 2008 Roberto A. – Rosario C. – Costanzo D. G. (a cura di), I Poeti della Scuola siciliana, 3 voll., Milano, Mondadori. Pagani 1968 Walter, P., Repertorio tematico della Scuola poetica siciliana, Bari, Adriatica. Spampinato Beretta 1991 Margherita, S. B., “Il percorso occhi-cuore” nei trovatori provenzali e nei rimatori siciliani, «Messana», VIII, pp. 187-221. The idea of beauty in Italian language and literature | 13 Eugenio Montale. Mottetti per il «volto incredibile, meraviglioso» di Clizia, tra fotografie, lettere e versi. Epifanio Ajello, Università di Salerno La comunicazione intende indagare il “discorso amoroso” deposto tra le immagini fotografiche e i testi poetici di Eugenio Montale, raccolti soprattutto nella sezione Mottetti delle Occasioni, e dedicati a Irma Brandeis, in arte «Clizia», con cui il poeta ha avuto una lunga, amara e dolce storia d’amore. L’intento non è certo di costruire equivalenze tra opera e biografia lungo il crinale fotografico, ma di tentare di esaminare quanto fuoriesce in scritture e opere del possibile rapporto tra immagine fotografica e testo poetico, collocando, appunto, il «volto severo nella tua dolcezza» di Irma Brandeis in questa zona di relazioni. L’immagine fotografica diviene così soltanto un utile utensile (od occasione) per annodare una storia in versi, e ricostruirvi d’intorno una – come dire? – “nuova” memoria. La scrittura ritorna nel tempo dell’immagine, ne saccheggia i dati e li riordina in un percorso percettivo non ripetitivo; diventa, come ogni memoria che si rispetti, continuazione di un evento, effondersi di una ulteriore storia; insomma, altro senso. The Communication aims to investigate the “Lover’s Discourse” placed between the photographs and poems by Eugenio Montale, collected mainly in the Mottetti delle Occasioni, and dedicated to Irma Brandeis or “Clizia”, with which the poet has had a long, bitter and sweet love story. The intent is not to build equivalence between work and biography along the photo, but groped to examine what comes out in the writings and works of the possible relationship between the photographic image and poetic text, by placing, in fact, the “ volto severo nella tua dolcezza “ Irma Brandeis in this area of relationships. The photographic image becomes only a useful tool (or opportunity) to tie a story in verse, and rebuild of around one - how to say? - “new” memory. Writing back in the time of the image, it loots the data and arranges them in a path of perception not repetitive; It becomes, like every memory that respects, a continuation of an event, a further outpouring of history. In short, there is not other way. Montale, Eugenio, Le Occasioni, 1928-1939. Montale, Eugenio, Lettere a Clizia, a cura di R. Bettarini, Milano, Mondadori, 2006. Montale, Eugenio, Immagini di una vita, a cura di F. Contorbia, Milano, Mondadori, 1996. 14 | The idea of beauty in Italian language and literature I nostalgici Cannibali nella ricerca della bellezza smarrita. The generation of nostalgic Cannibali in the constant search of the broken beauty. Agata Pryciak, Uniwersytet Warszawski La mancanza di un paradigma confermato nell’epoca di postmoderno, la predilezione per la parzialità e l’individualismo scatenato, paradossalmente, invece di contribuire al quadro diversificato dell’estetiche, alla moltitudine delle scelte stilistiche, alla disinvoltura degli approcci, fece nascere una corrente letteraria sorprendentemente coerente, schieratasi sotto l’etichetta generazionale: I Cannibali italiani, giovani scrittori degli anni 80 e 90 che avendo “divorato” l’eredità letteraria dei loro antenati, dopo un doloroso processo della digestione emergono con una scrittura brutale ritrovabile, fin’ora solo nelle opere di Marchese de Sade. Apparentemente tra i tossicodipendenti di Posto Ristoro a Reggio Emilia e nelle balere spettrose sperdute in Pianura Padana di Tondelli, nei quartieri a luci rosse di Milano di Aldo Nove, nei cupi palazzoni nei dintorni di Roma di Ammaniti c’è molto spazio solo per la violenza (sia linguistica che fisica), carnalità talvolta volgare, deviazioni, droga, assordante realtà mediale. Tuttavia, dietro il quadro fluorescente, che salta agli occhi prima di ogni altra cosa, nel sottofondo si infiltra una voce silenziosa ma udibile, un pianto della solitudine, della nostalgia di una bellezza smarrita, la malinconica bellezza individuale, la quale si sovrappone al concetto aggressivo di “bello” imposto dal mondo circostante. Paradoxally, the lack of widely established paradigm in the epoque of the postmodernity, a tendency towards partiality and ferocious individualism, did not contribute to a diversified framework of aesthetics, neither to multitude of stilistic choices or nonchalance of attitudes, but resulted in the emerging of surprisingly coherent literature trend, labelled with a generetional tag: the italian Cannibali, young writers of the 80’s and 90’s, having “devoured” literary legacy of their predecessors, after a painful process of digestion come forth with a brutal writing, to be found, so far, only in Marquis De Sade works. Apparently, among the drug addicts of Posto Ristoro in Reggio Emilia and ghostly discos lost in the middle of Padan Plain of Tondelli, in the red light districts of Milan of Aldo Nove, in the gloomy appartment blocks in Roman suburbs of Ammaniti, there is a lot of space for violence (both linguistic and physical), obscene carnality, deviances, drugs, roaring media reality. Nevertheless, behind the fluorescent picture, which catches the reader’s eye in the first place, a silent but audible voice penetrates the background – a cry of loneliness, of yearning for the broken beauty, melancholic and individual, presented in oppostion to the agressive concept of “beauty” imposed by the surrounding world. The idea of beauty in Italian language and literature | 15 Parole per la Bellezza. Giuseppe Parini fra città ideali e decadenza del mondo. Words for Beauty. Giuseppe Parini between ideal towns and decadence of being. Marcello Ciccuto, Università di Pisa Lo stretto vincolo oramai da tempo accertato fra la poetica pariniana in ogni sua articolazione e l’arte figurativa del tempo ouò dirsi aver svolto un ruolo anche nella prospettiva di quel rinnovamento architettonico e urbanistico della città di Milano che nei decenni conclusivi del ‘700 Giuseppe Piermarini realizzò ispirandosi a un concetto di Bellezza quale esempio di “esattezza, semplicità e purità dell’Arte”. Appunto attorno a tale ideale lavorò, con analoghe intenzioni di recupero classicizzante, Giuseppe Parini, che di Piermarini fu amico e al quale ebbe a dedicare vari scritti oltre a scriverne nei Soggetti per pitture decorative, dove è traccia dell’impegno del poeta stesso in veste di ‘consulente’ per gli artisti che lavorarono per costruire – ad esempio coi palazzi alla Scala, degli Arciduchi, Belgiojoso o Greppi – il volto nuovo della Bellezza urbana del secolo. Le stesse competenze artistiche (e in questo caso più specificamente pittoriche) furono però impiegate da Parini per dipingere verbalmente ben altro aspetto della Bellezza contemporanea, quello cioè del giovin signore e della sua vie quotidienne, che il poeta trattò con espliciti accenti di satira al fine di rilevarne ogni possibile effetto grottesco. A dire che la Bellezza in auge al suo tempo si considerava realizzata più attraverso valori di decorazione e di apparenza e di ritualità piuttosto che all’interno di un ‘vissuto sociale’, avendo i contemporanei delegato a queste sole e deteriori esteriorità ogni possibile valore di rappresentanza. The strong ties we now know active between indented Parini’s poetics and the arts of his time played a role in the perspective too of that architectural and urbanistic renewal of Milan which Piermarini carried out during the final decades of the XVIIIth century, by suggesting in particular a concept of Beauty as an example of “exactness, simplicity and purity of Art”. Just around this ideal project Parini worked with similar intentions of classicizing retrieval: the poet was a close friend of Piermarini, whom he consecrated to several writings beyond the Soggetti per pitture decorative where we can find tracks of the poet’s engagement in the guise of an adviser for artists who indertook the building of the new aspect of urban Beauty of that era. The same artistic experiences and skills – together with some specific pictorial ones – Parini employed to paint in words a very different face of contemporary beauty, i.e. the countenance of giovin signore and his vie quotidienne that the poet developed by stressing expressly various types of satirical and grotesque outcomes. So the concept of Beauty which was then leading we would say worked out more through values of appearances and decoration and rituality than into a social lived experience, as contemporary people committed every possible representative value to these unique and second-rate outwardness. Parini e le Arti nella Milano neoclassica, a cura di Bucellati, G. e Marchi, A., Milano 2000; L’amabil rito. Società e cultura nella Milano del Parini, a cura di varii, Milano 2000, 2voll. 16 | The idea of beauty in Italian language and literature Fede e bellezza : il « corpo » barocco tra santità e sensualità. Qualche esempio testuale (intorno a Maria Maddalena) Silvia Fabrizio Costa, Université de Caen – Basse Normandie Tutta la cultura del Barocco è caratterizzata dall’emergere decisivo della sfera dell’esperienza dei sensi : con un nuovo concetto di bellezza del tutto particolare. Questa esperienza è diretta verso l’esterno e contemporaneamente verso l’interiorità e ha come centro, limite e discrimine di questo duplice versante, il corpo : si fa strada una percezione del bello che precede quella del corpo fisico, fondata su una percezione immaginaria della realtà, in cui tutte le sensazioni - vista, udito, tatto, odorato - vanno a confluire e sovrapporsi e investono la dimensione espositiva. Dire la bellezza significa mettere in contatto i vari sensi tra loro, cercando di evocare e comunicare ciò che dovrebbe fondare ogni immagine, suono, contatto tattile come del resto ogni sensazione ma la cui sostanza resta irrapresentabile e soggetta ad una metamorfosi continua. Al di là di fornire modi per strutturare il testo sulla pagina, o per renderlo più efficace, la metafora e le altre figure del discorso superano la dimensione retorica : il poeta erotico (basti pensare a GBMarino) come l’oratore sacro (un sole nome fra tanti, innumerevoli : Giacomo Lubrano) le usano come un mezzo per percepire il mondo, e farne esperienza.E rendere conto della sua bellezza e « meraviglia » : la percezione sensibile, attraverso l’elaborazione ingegnosa e retorica, si confonde con l’esperienza immaginaria e la vita dello spirito come quella della carne prende senso attraverso temi o motivi come la bellezza del corpo di una santa peccatrice come Maria Maddalena, una delle « icone » del Barocco europero. The whole Baroque culture is characterized by the decisive emergence of the sphere of sense experience, with a new concept of beauty of its own. Such experience is directed outward and inward at the same time and as a center, limit and distinction of this twofold aspect the body: makes its way a perception of beauty which precedes that of the physical body, based on an imaginary perception of reality, where all sensations - sight, hearing, touch, smell - are to merge and overlap and invest the expositive dimension. Telling beauty means to connect senses with each other, trying to evoke and communicate what should underlie any image, sound, tactile contact as after all every sensation, but whose substance remains unrepresentable and subject to a continuous metamorphosis. Beyond providing ways to structure the text on the page, or to make it more effective, metaphor and other figures of speech outweigh the rhetorical dimension: the erotic poet (think of Gian Battista Marino) as the sacred orator (a name only among many, innumerable: Giacomo Lubrano) use them as a means of perceiving the world, and make experience of it. And for giving an account of its beauty and «magnificence»: sensible perception, by the means of ingenious and rhetoric elaboration, confuses itself with the imaginary experience and the life of the spirit as that of the flesh takes way through themes or subjects as the beauty of the flesh of a sinner saint as Mary Magdalene, one of the “icons” of the European Baroque. Avendo scritto a più riprese una dozzina di studi su Maria Maddalena nel Seicento, mi si permetta come bibliografia di rinviare ad uno degli ultimi Fabrizio-Costa, S. Una Maddalena di Lubrano. Qualche considerazione dans « ..che solo amore e luce ha per confine » Per Claudio Sensi (1951-2011), Silvia Fabrizio-Costa, Laura Sannia Nowé et Paolo Grossi (éd.), Collection Liminaires, vol. n° 27, Peter Lang, Bern, 2012, p. 119-138. The idea of beauty in Italian language and literature | 17 Storia di una modesta bellezza. Note sull’estetica femminile dal Fermo e Lucia a I promessi sposi Gavino Piga, Università di Cagliari Nel romanzo manzoniano, la «modesta bellezza» di Lucia e la «bellezza sfiorita» di Gertrude sono il frutto di una lunga e articolata elaborazione. Tradizionalmente letti in parallelo per l’omogeneità del materiale linguistico di base, i due ritratti rispondono però da principio a logiche descrittive strutturalmente diverse. L’uno stilizza in breve l’immagine della contadina, armonizzata a una precisa topica estetica e sociale in cui il dato fisico si trasvaluta in valore morale. L’altro richiama la più classica codificazione della descriptio, ma proprio quell’impianto retorico accentua la discrepanza fra la naturale vocazione del personaggio ad essere immagine della dama aristocratica e il suo innaturale destino di icona religiosa. Del resto, la storia testuale mostra un continuo lavoro rielaborativo che di fatto incrementa progressivamente lo iato fra le due strategie descrittive. Nel passaggio dal Fermo e Lucia a I promessi sposi, infatti, la tensione estetica di Gertrude diventa definitivamente una maschera farsesca, mentre la complessa dualità fra «donnicciuola» e «dama» si chiude tutta nel personaggio di Lucia. La sua immagine si soggettivizza nel fluire della chiacchiera popolare, e si moltiplica: a fronte del vero personaggio, emerge un suo doppio immaginario che è favola, leggenda, saga cavalleresca, e che crea una complessa interdipendenza fra l’idealtipo letterario della dama e il modello della modesta mulier cristiana. Significativamente, quando ormai il ritratto della monaca ha perso l’originaria aura classicheggiante, l’ombra della descriptio puellae riemerge per Lucia, nell’ultima versione del finale, ma come caricatura di stilemi petrarcheschi o tasseschi, e a contenerla è proprio quella «babele di discorsi» che, a sua volta, nell’essere funzione narrativa e contronarrativa, moltiplica le suggestioni ermeneutiche. In Manzoni’s novel, the «modest beauty» of Lucia and the «faded beauty» of Gertrude (the aesthetic of the poor female and the lady) constitute a very complex subject of research. Usually, these two portraits are read in parallel, because of the affinity of the basic linguistic materials, but they are built, from the outset, according to structurally different descriptive models. The first is a brief peasant’s stylisation with a socio-aesthetic topical context, where the physical fact is revaluated as moral value. The second is a descriptio much more codified from a rhetorical viewpoint, but the aesthetic details define precisely the discrepancy between the character’s natural inclination as a princess icon, and her unnatural destiny as a religious icon. Also, the novel’s textual history reveals the continuous work of the author that increases the hiatus between these two descriptive strategies. From Fermo e Lucia to I promessi sposi, in fact, the aesthetic tension of Gertrude becomes like a grotesque mask, and the complex duality between paesant and lady (with their topical imageries ironically restructured) is totally enclosed within Lucia’s character. Her image, from objective fact, becomes a subjective idea in people’s conversations, and so she is duplicated: opposite to the real Lucia emerges, as her double, a fantasy Lucia, who is a legend, like a chivalrous poem, and this creates a complex interdependency between the aesthetic idealtipo of a lady and the model of a modest Christian mulier. Thus, while the nun’s portrait loses its classical form, the descriptio’s coding becomes, by the end of the last version, a caricature of styles from Petrarch or Tasso, anf the confusion of conversations increases the interpretative opportunities. Nigro, S. (ed.), Alessandro Manzoni. I romanzi, 3 voll., Milano, 2002; Badini Confalonieri, L. (ed.), I promessi sposi. Storia della colonna infame, Roma, 2006; B. Colli, P. Italia, G. Raboni (eds.), Fermo e Lucia: prima minuta (1821-1823), Milano, 2006; Colli, B. e G. Raboni (eds.), Gli sposi promessi: seconda minuta (1823-1827), Milano, 2012; De Angelis, E. Qualcosa su Manzoni, Torino, 1975; Salsano, R. Ritrattistica e mimica nei Promessi Sposi, Roma, 1979; Sala Di Felice, E. Figure femminili fra Scott e Manzoni, in Manzoni/Grossi, Atti del XIV Congresso Nazionale di Studi Manzoniani, Lecco, 1990, t. I, pp. 247-69; Palen Pierce, G. Manzoni and the Aesthetics of the Lombard Seicento: Art Assimilated into the Narrative of I Promessi Sposi, Lewisburg, 1998; Bardazzi, G. Da Geltrude a Gertrude, da Lucie a Lucia. Note sull’episodio della monaca di Monza, in Manzoni, Atti del Convegno, Albenga, 22-23 novembre 2013, Torino, 2014, pp. 41-79. 18 | The idea of beauty in Italian language and literature La “seconda bellezza”: idee di cortesia e bellezza nei galatei. Giovanna Alfonzetti, Università di Catania Si intende mostrare il ruolo che il concetto di bellezza riveste nei galatei, analizzando le diverse idee e i diversi modelli che i galatei propongono esplicitamente o implicitamente. Il corpus è costituito dall’architesto, cioè il Galateo di Della Casa (1558), e da una ampio numero di testi a partire dal Nuovo galateo di Melchiorre Gioia (1802) sino ai dizionari di buone maniere dei giorni nostri (cfr. Botteri 1999, Tasca 2004, Turnaturi 2011). I galatei sono documenti preziosi per far luce sul sistema di valori, idee, costumi di una certa epoca storica e, anche, a maggior ragione, sui suoi ideali di bellezza. Essendo i galatei testi regolativi aventi come oggetto la cortesia, l’analisi sarà condotta dal punto di vista del rapporto tra bellezza e cortesia e affronterà la variabilità diacronica della concezione della bellezza, in stretta relazione con le trasformazioni del concetto stesso di cortesia; differenze legate al genere dei lettori cui i galatei sono rivolti; la perdita di rilevanza del tema della bellezza lungo l’arco cronologico considerato, forse riconducibile «all’assoluto e inarrestabile politeismo della bellezza», contraddizione tipica del XX secolo (Eco 2004: 426-8). My aim is to show the role of the concept of beauty in Italian books of manners (galatei), through the analysis of the notions and ideals that they propose explicitily or implicitly. The corpus inlcudes the prototype, i.e. Galateo by Della Casa (1558) and many texts from Melchiorre Gioia’ s Nuovo Galateo (1802) to today’s dictionaries of manners (cfr. Botteri 1999, Tasca 2004, Turnaturi 2011). Galatei are valuable documents in casting light on the system of values, ideas and customs of a given historical time; and therefore even more so on its ideals of beauty. As galatei are prescriptive texts about politeness, my analysis will be carried out from the perspective of the relationship between beauty and politeness and will deal with the historical variability of the notion of beauty in relation with the deep transformations that the notion of politeness has also undergone; the differences related to the genre of readers to whom galatei are addressed; the loss of importance of the theme of beauty during the stretch of time under consideration, which might be explained by drawning upon “the absolute and unstoppable politeism of beauty”, a contradiction typical of the twentieth century (Eco 2004: 426-8). Botteri, I., 1999, Galateo e galatei, Roma, Bulzoni. Eco, U., 2004, Storia della Bellezza, Milano, Bompiani. Tasca L., 2004, Galatei. Buone maniere e cultura borghese nell’Italia dell’Ottocento, Le Lettere. Turnaturi G., 2011, Signore e signori d’Italia. Una storia delle buone maniere, Milano, Feltrinelli. The idea of beauty in Italian language and literature | 19 Dalla Venere terrestre alla Venere celeste: sull’evoluzione della concezione della bellezza in Girolamo Benivieni. From terrestrial Venus to celestial Venus: about evolution of beauty’s concept in Girolamo Benivieni Sergio Di Benedetto, Università della Svizzera Italiana La relazione avrà come oggetto l’evoluzione della concezione della bellezza e dell’amore nei testi del poeta fiorentino Girolamo Benivieni (1453-1542). Egli inizialmente riprende la visione filosofica di Giovanni Pico della Mirandola (Commento sopra una canzone d’amore, 1486) con profondi elementi neoplatonici, in una dialettica che parte dalla “Venere terrestre” per giungere alla “Venere celeste”. In seguito, dopo l’adesione del poeta alla Weltanschauung savonaroliana, la poetica di Benivieni matura un distacco totale dalla bellezza terrena, in quanto il desiderio dell’uomo deve essere rivolto esclusivamente a Dio e alla sua forma incarnata, Cristo (Commento, 1500; Opere, 1519). Tuttavia, cogliendo il substrato filosofico che soggiace a tale percorso, è possibile rintracciare nell’iter beniveniano, oltre a elementi di rottura, anche elementi di continuità, evidenziando come i caratteri maturi della poesia dell’autore siano già presenti, in nuce, nelle opere giovanili e come sia pertanto possibile riconoscere linee di continuità tra la Firenze laurenziana e la Firenze savonaroliana. The report talks about the evolution of beauty and love’s concept in the poetry of florentine poet Girolamo Benivieni (1453-1542). He initially takes the philosophical vision of Giovanni Pico della Mirandola (Commento sopra una canzone d’amore, 1486) with intense neoplatonic elements, in a dialectical process that comes from terrestrial Venus to arrive to celestial Venus. Then, after the poet’s accession at Savonarolian Weltanschauung, he entirely distances himself from terrestrial beauty, since man’s desire must be directed to God only and his incarnate form, Christ (Commento, 1500; Opere, 1519). However, examinig the philosophical background which is subject to this evolution, it is possible to recognize elements of ropture and elements of continuity, showing how adult elements are present in young benivenian poetry: therefore it is possible to get lines of continuity between Laurenzian Florence and Savonarolian Florence. Aranci, G., De Marco, P., Verdon, T. (a cura di), Teologie a Firenze dell’età di Giovanni Pico della Mirandola, «Vivens homo. Rivista teologica fiorentina», 5, II, 1994. Benivieni, G., Commento a più sue canzoni e sonetti, Firenze, Tubini, 1500. Benivieni, G., Opere, Firenze, Giunta, 1519 Benivieni, G., Canzone e sonetti di Girolamo Benivieni fiorentino, edizione critica a cura di R. Leporatti, «Interpres», 27 (2008), pp. 144-299. Fellina, S., Modelli di episteme neoplatonica nella Firenze del ’400: le gnoseologie di Giovanni Pico della Mirandola e di Marsilio Ficino, Firenze, Olschki, 2014 Garin, E., La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Milano, Bompiani, 1994 Martelli, M. La politica culturale dell’ultimo Lorenzo, «Il Ponte», XXXVI, 9-10, 1980. Nagel, A., C. S. Wood, Anachronic Renaissance, New York, Zone books, 2010 Savonarola, G., Apologetico. Indole e natura dell’arte poetica, Roma, Armando editore, 1998 Scalini, M. (a cura di): Pulchritudo, Amor, Voluptas. Pico della Mirandola alla corte del Magnifico, Firenze, Pogliai Polistampa, 2001 Vasoli, C., Filosofia e religione nella cultura del Rinascimento, Guida, Napoli, 1988. Vasoli, C. Ficino, Savonarola, Macchiavelli. Studi di storia della cultura, Torino, Aragno, 2006 Viti, P. (a cura di), Pico, Poliziano e l’Umanesimo di fine Quattrocento, Firenze, Olschki, 1994. 20 | The idea of beauty in Italian language and literature L’idea di bellezza in De re uxoria di Francesco Barbaro, I libri della famiglia di Leon Battista Alberti e in Il libro dell’arte di mercatura di Benedetto Cotrugli Paulina Piotrowicz, Uniwersytet Jagielloński w Krakowie Nel contesto della letteratura italiana del Quattrocento investigare l’idea di bellezza nei trattati che per tematica rientrano nella categoria del governo della famiglia, significa non limitarsi solo al valore della bellezza femminile in sé e per sé. L’osservazione dei modi in cui il concetto si è sviluppato sulle pagine di tali opere porta a verificare che la nozione di bellezza non si esaurisce nella tradizionale visione di ascendenza aristotelica o platonico bensì implica la correlazione con la virtù e con quei valori umani che sono sulla base della società. Nella mia analisi procederò paragonando la visione di tre autori apparentemente provenienti da ambienti diversi, che hanno comuni radici culturali. Nella mia ricerca sull’idea della bellezza presentata nei tre trattati De re uxoria di Francesco Barbaro, I libri della famiglia di Leon Battista Alberti e Il libro dell’arte di mercatura di Benedetto Cotrugli traccerò la definizione della bellezza che, come vedremo, è lungi da una mera grazia fisica bensì si basa sul sistema aristotelico delle virtù. In tale ottica essa svolge un ruolo rilevante nella formazione del cittadino perfetto e nella costruzione della visione utopistica dello stato. In the context of italian literature of 15th century investigate the conception of beauty present in treatises considering the concept of family means not limited value of women’s beauty. Examination of the course of the development of this idea leads to the conclusion that the conception of beauty doesn’t exhaust itself in the traditional Aristotelian or Platonic vision but implies a connection with virtu and with human values on which is based the society. In my analysis I will proceed comparing the visions of three authors which apparently belong to different environments but have the same cultural roots. In my investigation of the concept of beauty present in Francesco Barbaro’s De re uxoria, Leon Battista Alberti’s I libri della famiglia and Benedetto Cotrugli’s Il libro dell’arte di mercatura I will trace the definition of beauty which is far from simple physical gracefulness but is based on Aristotelian system of virtues. In that light it plays a major role in the formation of perfect citizen and in the utopian vision of the state. The idea of beauty in Italian language and literature | 21 “Amorose e di galanteria”: considerazioni sul linguaggio d’amore, di bellezza e desio di alcuni inediti bajamontiani “Amorose e di galanteria”: some consideration about love, beauty and desire language in some unpublished poems by Giulio Bajamonti Monica De Rosa, Università di Chieti-Pescara Il contributo analizza, dal punto di vista linguistico e stilistico, alcune poesie inedite di tema galante e amoroso dello spalatino Giulio Bajamonti. Le linee d’analisi principiano dall’evidenza, nei testi bajamontiani, di un’ idea di bellezza strettamente connessa con il sensibile, dimensione che attiene alla percezione dei nostri sensi e a cui si lega anche il sentimento del piacere. Con l’estetica settecentesca, infatti, la riflessione sulle belle arti si sviluppa all’interno di un campo teorico in cui confluiscono i temi della bellezza e del piacere, della sensibilità e dell’immaginazione, del genio e del gusto: le “arti belle” nascono in seno alla gioia e ai sentimenti di godimento; il legame tra bellezza e arte va connesso alla forza emozionale ed espressiva del soggetto e, nello specifico, si individua nella raffigurazione del femminile incentrato sul concetto di bellezza come armonia, dalla cui visione trarre anche salute e vita. Giulio Bajamonti, fu poeta, musicista, medico e studioso; un’eclettica figura di intellettuale che gli studi più recenti vanno rivalutando. La sua produzione poetica dimostra la misura della padronanza della tradizione versificatoria italiana e quanto fosse scaltro e sapiente l’uso della lingua italiana nelle esperienze poetiche della costa levantina. Tra le produzioni bajamontiane si annoverano sonetti, canzoni, ballate, canzonette, egloghe pastorali che, tra eco petrarchesche e allusioni a quel Pietro Bembo che “padre della lingua oggi s’appella”, giungono sin dove esperienza personale, mito e natura si uniscono in un’unica voce e in un unico canto. Le poesie su cui si concentra l’analisi evidenziano la loro perfetta aderenza ai dettami dell’epoca, rispecchiandosi nei principi estetici del secondo ‘700. Le liriche galanti di Bajamonti esprimono il permanere dell’intelletto nel piacere che si ricava dalla contemplazione della bellezza. Un piacere volto al bene e al vero, che abbraccia anche la sfera del corporeo e avvicina l’intelletto ai sensi attraverso l’uso sapiente degli strumenti dell’arte poetica e della ragione. Il raggiungimento del fine desiderato, ossia ritrovare nella bellezza della donna il proprio bene – ovvero la felicità –, definisce le coordinate di quell’ideale estetico che individua nell’uomo l’attitudine a compiacersi di una bellezza che è armonia e proporzione, immagine del vero e del bello, specificità esperienziale di un sentimento legato alla dimensione dell’amorevole piacere della bellezza. During the XVIII in Italy the debate about the “fine arts” developed within a teorethical field in which themes of beauty and pleasure, sensibility and imagination, genius and taste were strictly connected. In the XVIII century aesthetic, the link between beauty and art is heavily related to the emotional force of the poetical subject and its expressive strenght: the women portrayal focused on the concept of beauty as harmony whose vision also conveys health and life. The “fine arts” rise within the pleasure and the sensuous delight. The paper analyses, from a language and style point of view, some unpublished love poems by Giulio Bajamonti. The analisys starts from the evidence, in Bajamonti’s poems, of that idea of beauty closely relied on the sensistive dimension of our senses perception. Giulio Bajamonti was a Dalmatian poet, musician, doctor and scholar; an eclectic intellectual recently reconsidered in several branch of Humanities research. He wrtoe in Italian language, as it was especially usual for literary works in Venetian dominions until the early XIX century and he is one of the most important example of the wise use of Italian language in the poetic experience of the Levantine coast. He wrote sonnets, ballads, songs, pastoral eclogues; in his poetry, from Petrarch echoes to Pietro Bembo allusions, the whole italian poetical tradition is revealed and the language comes right where personal experience, myth 22 | The idea of beauty in Italian language and literature and nature join in one voice. The poems which the analysis is particularly focused on reflect the aestethic principles of the time. Bajamonti lyrics concern the intellect lingering on enjoyment derived from the contemplation of the beauty, a sort of pleasure that also face the good and the truth trough the skillfull tool of reason and poetry. To find in woman beauty one’s own good – that is happiness – is the desired aim and, at the same time, it defines the aestethic coordinates of the ideal of harmony which leads man to experience that loving pleasure of beauty. Bajamonti, Giulio, Poesie, ms. inedito s. a., Arhiv HAZU- Zagreb, sign. IV a 63 (copia fotostatica) Bajamonti, Giulio, “Il Morlacchismo di Omero”, in Nuovo Giornale Enciclopedico, Venezia 1797, pp. 77-98. Bellina, Anna Laura – Caruso, Carlo, “Oltre il Barocco: la fondazione dell’Arcadia. Zeno e Metastasio: la riforma del melodramma”, in Storia della letteratura italiana, vol. VI (Il Settecento), diretta da Enrico Malato, Roma, Salerno Editrice, 2005, pp. 239- 312. Crescimbeni, Giovanni Mario, La bellezza della volgar poesia, Roma 1712. Franzini Elio, Mazzocut-Mis Maddalena, Storie dell’estetica e dei suoi nomi, Milano, Bruno Mondadori, 2003. Giammarco, Marilena, Il «verbo del mare». L’adriatico nella letteratura II. Scrittori e viaggiatori, Bari, Palomar, 2009. Scianatico, Giovanna, “Per una letteratura adriatica. Problemi e prospettive”, in Frontiere. La cultura letteraria, teatrale, musicale e artistica del métissage, Bari, B. A. Graphis, 2011, pp. 286-293. Simunković, Ljerka, Teatro d’occasione a Spalato verso la fine del Settecento, Società Dante Alighieri, Split 2012. The idea of beauty in Italian language and literature | 23 Fosca e le sue sorelle. Origini e figure della bellezza medusea nella narrativa della Scapigliatura Fosca and her sisters. Origins and hypostases of the Medusean beauty in the narrative of the Scapigliatura Francesco Bonelli, Università Cattolica di Milano - Université Grenoble Alpes Il ruolo anticipatorio della Scapigliatura quale laboratorio del decadentismo italiano fu messo in luce per la prima volta dalla Poetica del decadentismo di Walter Binni. Gli studi condotti in questa direzione, nell’ottica di una Scapigliatura non più vista soltanto come “momento” della letteratura italiana, ma come vero e proprio “movimento” (Farinelli) capace di aggiornare il dibattito letterario italiano sulla scorta dei più significativi modelli stranieri (Hoffmann, Baudelaire, Poe), hanno incoraggiato negli ultimi decenni ulteriori indagini nell’ambito di una possibile Scapigliatura proto-decadente. Il contributo si propone innanzitutto di fornire una descrizione delle forme della bellezza femminile all’interno della narrativa scapigliata che parta dalla nozione di “bellezza medusea” indicata da Praz. La figura emblematica di Fosca del romanzo di Tarchetti, “personaggio tra il liberty e il dannunziano saltato fuori con un anticipo di almeno vent’anni in un mondo che non è (ancora) il suo” (Calvino) costituisce in questo senso l’esempio più compiuto di una sensibilità proto-decadente che trova rappresentazione in una serie di figure femminili, perturbanti e corrotte nella loro malattia fisica o morale, presenti nella narrativa postunitaria, sia in ambiente “scapigliato” (si pensi alle figure femminili delle Storielle vane di Camillo Boito o a quella della contessa Livia in Senso), sia in zone collaterali della Scapigliatura milanese (come il Verga della Narcisa di Una peccatrice o della Nata di Tigre reale). Il contributo passerà quindi a sottolineare come queste figure anticipatrici della bellezza decadente, frutto di un fenomeno di “goticizzazione” dei personaggi e delle atmosfere, divengano spesso funzionali a un discorso generale sull’Arte e l’Assoluto, di cui la Bellezza femminile diventa la rappresentazione simbolica privilegiata. The anticipatory role of the Scapigliatura as a laboratory for Italian Decadence was underlined for the first time in Walter Binni’s Poetica del decadentismo. Further analyses which were lead in the same direction insisted on the Scapigliatura being not only a “moment” in Italian literature, but rather a “movement” (Farinelli), capable in particular to introduce in the Italian literary debate some of the foremost foreign writers of the time (Hoffmann, Baudelaire, Poe). Critics of the last decades insisted on the Scapigliatura as a proto-Decadent movement. The first part of my talk aims at describing the forms of feminine beauty in the narrative of the Scapigliatura, starting from the concept of “Medusean beauty” introduced by Praz. The emblematic character of Fosca in Tarchetti’s novel, who is “a figure between liberty and D’Annunzio’s, born at least twenty years too early and in a world which is not yet hers” (Calvino), is the most accomplished example of the Scapigliatura’s proto-Decadent aesthetics. Fosca is the first one in a gallery of post-Unitarian feminine characters who are deranging and corrupted because of their physical or moral disease. Such women were frequent both in the Scapigliato milieu (i.e. the feminine characters in Camillo Boito’s Storielle vane, or the countess Livia in Senso) and in its peripheries (i.e. Verga’s Narcisa from Una peccatrice or Nata from Tigre reale). The second part of my talk will insist on how these characters, which are the forerunners of the Decadent beauty, are born from a process of “gothicisation”, and at the same time often become the means for a meditation on Art and the Absolute, whose feminine beauty is the privileged symbolical representation. 24 | The idea of beauty in Italian language and literature Per una rilettura dell’estetismo fine secolo: D’Annunzio “moyenâgeux”? Reconsidering fin de siècle aestheticism: D’Annunzio “moyenâgeux”? Filippo Fonio, Université Grenoble Alpes Il presente contributo si propone di studiare il ricorso o l’evoluzione di determinate istanze poetiche e figure femminili nell’opera di Gabriele D’Annunzio. Costantemente in bilico fra echi simbolisti e decadenti, l’opera critica e creativa di D’Annunzio amplia, rispetto ai predecessori, il catalogo dei modelli e influssi francesi e anglosassoni. In una prima parte dell’intervento sarà presentata la genesi critica di uno studio estetico dei paradigmi femminili dannunziani, da Arturo Graf alla “donna fatale sintetica” evocata da Mario Praz, insieme belle dame sans merci, Cleopatra, Regina di Saba ed Elena di Troia. Lo studio delle fonti dannunziane sarà essenziale per situare l’opera dello scrittore in un ambito estetico anglo-francese. Nella seconda parte saranno illustrati alcuni casi di figure femminili, desumibili in particolare dai romanzi, mettendo in luce il carattere ipostatico e iniziatico di tali figure: fra gli altri il fatalismo dell’“invincibile” Ippolita Sanzio, “la Nemica” nella propria inaccessibilità e impossibilità di penetrazione simbiotica; quello della “donna solitaria e nomade” capace di far scaturire l’Arte da un grido di passione, “donna sapiente e disperata” (Stelio Effrena sulla Foscarina nel Fuoco); il sadismo fonte di conoscenza della fille malade des fièvres nel Martyre de saint Sébastien e di Isabella Inghirami nel Forse che sì forse che no. Infine, nella terza parte e prima delle conclusioni sarà oggetto di analisi il medievalismo simbolista-decadente dannunziano, all’origine delle varie tipologie femminili studiate. Le conclusioni dell’intervento verteranno sulla natura “sinottica” di questo aspetto particolare della poetica dannunziana e della sua figuralità di ascendenza medievale. My presentation aims at reconsidering the recurrence and the evolution of certain elements of poetics as seen through feminine figures in Gabriele D’Annunzio’s works. His creative and fictional writings, which inherit of Symbolist and Decadent models, clearly broaden the catalogue of French and Anglo-Saxon authors if his writings are compared to those of his Italian predecessors. In the first part of my speech, I will present the critical genesis of the aesthetics of dannuntian feminine paradigms, grounding my analysis in particular on Arturo Graf and on Mario Praz, whose concept of a “synthetic femme fatale” refers to a blending of elements taken mostly from the traditional Cleopatra, Queen of Sabah and Helen of Troy. The study of dannuntian sources will be essential in order to contextualise his works in an Anglo-French aesthetical milieu. In the second part of the talk I will illustrate same cases of dannuntian feminine figures, taken in particular from the writer’s novels. I will delve peculiarly on the hypostatic and initiatic nature of such figures. Amongst others, the fatalism of the “Invincibile” Ippolita Sanzio, “the Enemy”, as D’Annunzio refers to her relating to her inaccessibility and impossible symbiotic; those of the “solitary nomadic woman”, who is able to generate Art from a cry of passion, and who is at the same time a “wise and desperate” woman; those of sadism as a source of knowledge, which is present in the characters of the fille malade des fièvres from the Martyre de saint Sébastien and of Isabella Inghirami in the Forse che sì forse che no. Finally, in the third part of my talk and before the conclusion, the Symbolist and Decandent components of dannuntian medievalism will be considered in their relation to the feminine characters created by the writer, insisting on D’Annunzio’s synoptic poetics and its Medieval figurality. The idea of beauty in Italian language and literature | 25 Il paradiso ritrovato e perduto dell’Arte di fine secolo: le figure di Matelda e Mariana nell’opera di Giovanni Pascoli The paradise saved and lost of fin de siècle Art: Matelda and Mariana in the works of Giovanni Pascoli Francesca Irene Sensini, Université de Nice Sophia Antipolis Con il nostro contributo ci proponiamo di indagare il tema dell’ipostatizzazione della Bellezza e dell’Arte incarnata da personaggi femminili nell’opera di Giovanni Pascoli (18551912), dantista e poeta. A partire dal trattato di estetica Il Fanciullino (1907), dai progetti di altri scritti destinati a sviluppare e completare la riflessione in esso contenuta – in particolare gli appunti noti sotto il titolo di Elementi di letteratura – e dalle considerazioni teoriche disseminate negli scritti del Pascoli filologo classico e romanzo, cercheremo di delineare i tratti specifici di un fanciullino al femminile, presente e operante come personaggio centrale dei mythoi metaletterari pascoliani. L’interesse di queste figure femminili risiede nella loro capacità di significare – secondo modalità precluse al loro corrispettivo maschile – l’essenziale ambivalenza post-romantica della Bellezza-Assoluto, corrispondente per il nostro autore alla sfera del “pre-razionale”, propria del fanciullo e del primitivo. Incarnate da Elena di Troia, da Circe e dalle Sirene nei Poemi conviviali (1904), le fanciulline pascoliane ci riconducono all’essenza della “pargoletta” dantesca (Dante, Purg. XXXI 58), falsa immagine di bene che distoglie dal perseguimento del vero Bene – coincidente, nella visione immanente dell’autore, con la Poesia. Tra le varie identità mitico-letterarie della fanciullina pascoliana, abbiamo scelto di concentrare la nostra analisi su Matelda, personaggio di invenzione dantesca, oggetto di studio del Pascoli dantista, e Mariana, protagonista dell’omonimo poema narrativo di Alfred Tennyson del 1830, tradotto dal Pascoli e preso a modello per la redazione della Servetta di monte dei Canti di Castelvecchio (1903). I due personaggi hanno infatti il pregio di illustrare non solo l’intreccio di paradigmi, antichi e moderni, proprio alla creazione del codice figurale pascoliano ma veramente tutti i volti della fanciullina, “pargoletta”, figura della bellezza e del desiderio umani, figura dell’Arte e insieme del poeta originario, “Adamo nomenclatore”, fino a comprendere, in filigrana, il fanciullino autobiografico. My talk aims at inquiring into the theme of hypostasis of Beauty and Art as these embody the feminine figures present in the works of Giovanni Pascoli (1855-1912), both as Dante’s scholar and as poet. Starting from the essay Il Fanciullino (1907) and from the drafts of other aesthetical works particularly the notes known as Elementi di letteratura - and from the theoretical elements contained in Pascoli’s classical and romance philological writings, I will try to trace the specific features of a female « fanciullino », active as a prominent character in the metaliterary Pascolian myths. The interest of these feminine characters lies in their power of pointing out - in a way hardly possible to their masculine counterparts - the essential post-Romantic ambivalence of Beauty-Absolute, corresponding, for Pascoli, to the « pre-rational » sphere specific to the child and the savage. Pascoli’s « fanciulline », who are embodied in Helen of Troy, Circe and the Sirens of the Poemi conviviali (1904), refer to Dante’s « pargoletta » (Dante, Purg. XXXI 58), false image of good impeding the quest for true Good - which, from the immanent point of view of the author, is to be identified with Poetry itself. Amongst the different mythical-literary identities of the Pascolian « fanciullina », I have chosen to inquire into Matelda, a character invented by Dante at the core of Pascoli’s reading of Dante, and into Mariana, the protagonist of the eponymous poem by Alfred Tennyson (1830), which Pascoli translated and took as a model for his Servetta di monte (Canti di Castelvecchio, 1903). Both these characters have in fact the advantage of showing not only the intertwining of ancient and modern paradigms, which is a salient aspect in Pascoli’s figurative code, but also all the faces of the female-child, the « pargoletta », representation of human beauty and desire, figure of Art and of the primal poet, the « Adamo nomenclatore », up to the inclusion, in silhouette, of the autobiographical « fanciullino ». 26 | The idea of beauty in Italian language and literature Bellezza e grazia equalmente infinita nella poesia di Michelangelo Buonarroti Beauty and grace equally infinite in Michelangelo’s poetry Ambra Moroncini, University of Sussex È riconosciuto che se Michelangelo Buonarroti (1475-1564) non fosse stato il ‘divino’ artista universalmente celebrato, molto probabilmente la sua poesia sarebbe oggi poco studiata. Esiste infatti una ‘sfasatura tra la grandezza dell’artista e le dimensioni molto più limitate che hanno la lettura e la fama del poeta’. Approfondendo però questo aspetto meno noto della sua espressione artistica, non è difficile riconoscere che il Buonarroti non si improvvisò poeta per assecondare il petrarchismo, la moda letteraria del tempo. Al codice lirico egli affidò res, più che verba, o meglio ‘quel sovrappiù di cose che non poté esprimere né con la scultura, né con le altre arti della pittura e dell’architettura ch’egli pure professava’. Ma ‘cosa’ Michelangelo espresse in versi? E, soprattutto, può la sua poesia essere d’ausilio ad una più fedele comprensione della sua opera sculturea e pittorica? Bellezza, splendore della bontà divina, grazia e mercé divina saranno le res poetiche e religiose michelangiolesche che questo intervento intenderà esaminare per mettere in luce il progressivo superamento della sensibilità neoplatonica dell’artista a favore di una più profonda spiritualità cristiana, maturata anche grazie alla frequentazione dell’artista con Vittoria Colonna (1490-1547), l’ancilla Christi del Rinascimento italiano che aveva elevato il petrarchismo a mezzo privilegiato per diffondere la rinnovata spiritualità evangelica. It is acknowledged that if Michelangelo Buonarroti (1475-1564) had not been the universally celebrated ‘divine’ artist, his poetry today would most probably be scarcely studied. There is in fact a ‘discrepancy between the artist’s greatness and his much more limited readership and fame’. Michelangelo, however, did not write poetry simply in order to endorse ‘Petrarchism’, the literary fashion of the time. Besides, his rerum vulgarium fragmenta were not written for publication, although traces of a project for a ‘canzoniere’ collection of poems remain. He endowed his poetic expression with ‘things’ more than with ‘words,’ or better still, ‘with that surplus of things that he could not express either through sculpture or through painting and architecture, which he nonetheless practised’. But which ‘things’ did Michelangelo express in verse? And, most important, can his poetry help to better understand his sculptural work and his much celebrated frescoes? Beauty, splendour of celestial majesty, grace and divine mercy will be Michelangelo’s poetic and religious ‘things’ discussed in this paper, which will aim to highlight his spiritual journey from Neo-Platonism to the doctrine of sola fide, achieved not least because of the artist’s association with Vittoria Colonna, the poet who had fashioned Petrarchan verse into the privileged means for diffusing the renewed evangelical spirituality. Michelangelo, Rime, a cura di Matteo Residori (Milano: Oscar Mondadori, 1998) Michelangelo. The Poems, a cura di Christopher Ryan (London: Dent, 1996) Colonna, V.. Sonnets for Michelangelo, a cura di Abigail Brundin (Chicago: The University of Chicago Press, 2005) Ficino, M., Sopra lo Amore, ovvero Convito di Platone, a cura di Giuseppe Rensi (Milano: SE, 2002) Da Mantova, B. – Marcantonio Flaminio, Il Beneficio di Cristo, a cura di Salvatore Caponetto (Torino: Claudiana, 1991) Corsaro, A., “Intorno alle rime di Michelangelo Buonarroti. La silloge del 1546”, Giornale Storico della letteratura italiana, 1855:612 (2008), 536-69. Moroncini, A., “Michelangelo’s Last Judgment: a Lutheran Belief?”, in Beyond Catholicism: Religion, Heresy and Mysticism in Italian Culture, a cura di Fabrizio De Donno and Simon Gilson, (New York: Palgrave Macmillan, 2014) pp. 55-76 Moroncini, A., “Le rime spirituali di Michelangelo e gli affreschi della Cappella Paolina: cangiar sorte per sol poter divino”, Chroniques italiennes, 22 (2012), 1-17 Moroncini, A., “La poesia di Michelangelo: un cammino spirituale tra Neoplatonismo e Riforma”, The Italianist, 30: 3 (2010), 352-73 Moroncini, A., “I disegni di Michelangelo per Vittoria Colonna e la poesia del Beneficio di Cristo”, Italian Studies, 64: 1 (2009), 38-55 Ossola, C. “Michel-Ange: L’idée et la grace’”, in Michelangelo poeta e artista, a cura di Paolo Grossi e Matteo Residori (Parigi: Quaderni dell’Hotel de Galliffet, 2005), pp. 125-54. Ryan, C. The Poetry of Michelangelo. An Introduction (London: The Athlone Press, 1998) Scarpati, C. “Michelangelo poeta. Dal ‘canzoniere’ alle rime spirituali”, in Invenzione e scrittura. Saggi di letteratura italiana (Milano: Vita e Pensiero, 2005), pp.101-128. The idea of beauty in Italian language and literature | 27 Francesco d’Assisi: la bellezza come Forma Mentis Brigitte Poitrenaud-Lamesi, Université de Caen – Basse Normandie Nel suo libro San Francesco d’Assisi, lo storico del Medioevo Jacques Le Goff dedica un capitolo, intitolato“Francescanesimo e modelli culturali”, ai modelli di comportamento e di sensibilità vigenti all’epoca di San Francesco. Si sofferma, tra l’altro, sul concetto di bellezza e su quello di gioia per mostrare quanto l’idea di bellezza sia particolarmente cara a Francesco, insistendo sulla complessità della sua visione del bello. Luigi Salvatorelli nel suo volume Movimento francescano e gioachimismo sottolinea il carattere radicalmente nuovo della “sensibilità estetica di San Francesco”. Da una parte la bellezza è ovviamente considerata da Francesco come la forma d’espressione più elevata della divinità, d’altra parte Francesco, in particolare nel Cantico delle Creature (ma non soltanto), può essere considerato come l’inventore di un nuovo tipo di sentimento del bello, legato ad un atteggiamento fortemente empatico verso tutte le creature del mondo, senza distinzione gerarchica. Per questo, il pensiero francescano viene spesso inteso come movimento precursore di un “senso del bello” che anticipa il Rinascimento. Infatti la parola, le gesta e le opere di Francesco d’Assisi segnano una rivoluzione spirituale – com’è stato dimostrato da André Vauchez nel suo volume La spiritualità del Medioevo occidentale – che sconvolge il modo di pensare e di comportarsi di tutte le categorie sociali, imponendo nuovi approcci etici e nuove categorie estetiche. Inoltre, tale sensibilità alla bellezza terrestre si manifesta attraverso una forma mentis essenzialmente legata alla nozione di gioia, d’umore buono, di franca allegria e dunque non esclusivamente alla questione, già molto discussa, della “perfetta letizia” intesa come “virtù e salvezza dell’anima”. Ci proponiamo di rendere palese questa singolare sinergia tra gioia e bellezza che sembra caratterizzare il pensiero francescano, almeno quello delle origini. Tale ricerca si svolgerà attraverso lo studio attento del lessico francescano e l’analisi della poetica francescana quando viene nutrita dalla letteratura cortese francese. Organizzeremo il nostro discorso intorno a tre assi principali: il sentimento d’amore e lo sguardo empatico verso il Creato; il senso della meraviglia e la spiccata propensione all’inventività che favorisce l’emergere di un vero e proprio gusto artistico; la facoltà di esprimersi per immagini suggestive per rivelare la bellezza del mondo prosaico (il Bello si contrappone al Sublime). Numerosi sono gli aspetti che confortano la tesi di un santo “gioioso, che raccomanda la gioia ai compagni”(Le Goff), di un santo sensibile al canto, alla musica e alla poesia (Francesco avrebbe composto una musica d’accompagnamento al Cantico), di un uomo commosso di fronte alla bellezza del cosmo fino ad apparire come “l’ inventore di un sentimento medievale della natura” (Le Goff). Tali disposizioni alla felicità, tale disponibilità ad accogliere il senso del bello rendono la sua personalità affascinante e le sue gesta decisive per la storia della sensibilità umana. Per concludere, ricordiamo come Francesco raccomandava al frate ortolano di “Non riempire tutto lo spazio di verdure commestibili” [ma di lasciare] “libera una parte di terra perché crescano le erbe spontanee […] di riservare un bell’orticello dove piantare tutte le erbe profumate e tutte le piante che producono fiori belli”. (Tommaso da Celano, Vita prima). Oltre all’attenzione riservata da Francesco all’aspetto strettamente estetico e non solamente utilitaristico del giardinaggio, noteremo la nascita di una nuova estetica, un’estetica della povertà e della semplicità. In his book, Saint Francis of Assisi, the historian of the Middle Ages Jacques Le Goff devotes a chapter, entitled “Franciscanism and cultural models”, to the models of behavior and sensitivity in force at the time of St. Francis. He focuses on the concept of beauty and joy to show how the idea of beauty is particularly dear to Francis, insisting on the complexity of his vision of beautiful. Luigi Salvatorelli in his work Joachimism and Franciscan Movement emphasizes the character radically new of the “aesthetic sensitivity of St. Francis”. On the one hand the beauty is obviously considered by Francis as 28 | The idea of beauty in Italian language and literature the highest form of expression of divinity, on the other hand Francis, in particular in the Canticle of the Creatures (but not only), can be regarded as the inventor of a new kind o sense of beauty, connected to a strongly empathic attitude toward all creatures in the world, without any hierarchical distinction. For this, the Franciscan thought is often understood as a precursor movement of “sense of beauty” that anticipates the Renaissance. In fact, the word, the deeds and works of Francis of Assisi mark a spiritual revolution - as demonstrated by André Vauchez in his book The spirituality of the Western Middle Ages - that disrupts the way of thinking and behavior of all social classes, imposing new ethical approaches and new aesthetic categories. In addition, such sensitivity to the earth’s beauty is manifested through a mindset fundamentally linked to the notion of happiness, good mood, frank gaiety and therefore not limited to the question, already much discussed, of “perfect joy” understood as “virtue and salvation soul”. We aim to make clear this unique synergy between joy and beauty that seems to characterize the Franciscan thought, at least one of the origins. This research will take place through the careful study of the Franciscan vocabulary and analysis of Franciscan poetic when nourished by the French courtly literature. We will organize our discussion around three main axes: the feeling of love and empathic look for Creation; the sense of wonder and the strong propensity to inventiveness that favors the emergence of a real artistic taste; the faculty to express himself through suggestive images to reveal the beauty of prosaic world; in that case, Beautiful is opposed to Sublime. San Francesco e spiritualità francescana: DALARUN Jacques, La Malaventura di Francesco d’Assisi. Per un uso storico delle leggende francescane, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 1996. FRUGONI Chiara, Francesco. Un’ altra storia storia, Marietti, Milano 1988. LE GOFF Jacques, Saint François d’Assise, Paris, Gallimard, coll. « NRF », 1999. MANSELLI Raoul, François d’Assise, Paris, Cerf / Éditions franciscaines, 2004 MICCOLI Giovanni, Francesco d’Assisi. Memoria, storia e storiografia, Edizioni Biblioteca Francescana Milano 2010. PETROCCHI Giorgio, San Francesco scrittore, Pàtron editore, Bologna 1991. SALVATORELLI Luigi, Movimento francescano e gioachimismo, Firenze, Sansoni 1955. VAUCHEZ André, François d’Assise entre histoire et mémoire, Paris, Fayard, 2009 Il Cantico delle Creature BRANCA Vittore, Il cantico di frate Sole. Studio delle fonti e testo critico , Firenze, Olschki, 1994 [1950]. FORTINI Arnaldo, “Di alcune questioni riguardanti la composizione del Cantico del Sole”, in Santa Chiara, Studi e Cronaca del VII centenario, Assisi, 1954, pp. 275-298. The idea of beauty in Italian language and literature | 29 Forme e variazioni dei derivati di bellus (e famiglia lessicale) nell’italiano letterario e nella lingua comune. Forms and variations of derivatives of bellus (and lexical family) in literary Italian and in common language. Rosario Coluccia, Università del Salento (Lecce) Al confronto con altre grandi lingue europee con cui intrattiene rapporti di contiguità storica e geografica e, in molti casi, di comune genealogia, l’italiano esibisce una caratteristica assai particolare, forse unica: in esso il marchio della letterarietà appare cospicuo, spesso predominante. Il fenomeno ha una conseguenza fondamentale: la lingua italiana si caratterizza per una evidente riconoscibilità in diacronia e una (relativa) stabilità nel tempo che conferiscono un aspetto in qualche modo familiare anche a opere remote della letteratura. L’analisi del campo semantico dei derivati di bellus (con i correlati *bellitate, *bellitudo) consente di verificare nel concreto le realizzazioni, gli usi, le variazioni e gli sviluppi assunti nella storia della lingua italiana da questa famiglia lessicale intrinsecamente dotata di un alto coefficiente di letterarietà. Considerata l’impossibilità di contenere in una relazione forzatamente limitata la ricostruzione integrale di percorsi culturali oggettivamente complessi, andrà operata una selezione personale, e quindi del tutto arbitraria, dei materiali; si cercherà inoltre, per quanto possibile, di non intersecare i temi prescelti con quelli presentati in altre relazioni di questo stesso congresso e di collegare il dato lessicografico ai più generali assetti della lingua. In comparison with other major European languages with which it maintains relations to historical and geographical proximity and, in many cases, common genealogy, Italian exhibits a distinct feature, perhaps unique: in it the mark of literariness appears substantial, often predominant. The phenomenon has a fundamental consequence: the Italian language is characterized by a clear diachronic recognition and a (relative) stability over time that make feel somehow familiar some remote works of literature. The analysis of the semantic field of derivatives bellus (with related *bellitate, *bellitudo) tests in concrete achievements, customs, changes and developments undertaken in the history of the Italian language from this family lexicon inherently has a high coefficient of literariness. Given the impossibility to contain in a talk forcibly limited the full reconstruction of cultural paths objectively complex, it will made a personal selection, and then completely arbitrary, of the materials; it will also seek, as far as possible, to not intersect the chosen themes with those presented in other reports of this same conference and to connect the lexicographical themes to the more general structure of the language Bruni, Francesco (2007): L’italiano letterario nella storia, Bologna, Il Mulino. Coletti, Vittorio (1993): Storia dell’italiano letterario, Torino, Einaudi. LEI = Lessico Etimologico Italiano. Edito per incarico della Commissione per la Filologia Romanza da Max Pfister e Wolfgang Schweickard, Reichert, Wiesbaden, vol. I 1979-1984 –. LIZ = Letteratura Italiana Zanichelli. CD-ROM dei testi della lettertura italiana. A cura di Pasquale Stoppelli ed Euìgenio Picchi, Zanichelli, Bologna, 2001. PSs = Antonelli, Roberto (cur.) - Di Girolamo, Costanzo (dir.) - Coluccia, Rosario (dir.): Poeti della Scuola siciliana, 3 voll. Mondadori, Milano, 2008. Serianni, Luca (2014): Lirica, in Storia dell’italiano scritto. I. Poesia, a cura di Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese, Lorenzo Tomasin, Roma, Carocci, pp. 27-83. TLIO = Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (www.ovi.cnr.it) The idea of beauty in Italian language and literature | 31