luoghi
L
Terni: la storia passa da qui
Nel moderno skyline di Terni sono poche le testimonianze architettoniche,
pochi gli appigli che si offrono all’occhio dell’osservatore, laddove voglia
intraprendere un viaggio nel tempo. Pochi i resti che solitamente illuminano
gli scorci del passato, così generosi in altre città dell’Umbria. Eppure,
il secondo capoluogo della Regione affonda le sue radici in un’origine
preistorica. Un passato remoto: importante, glorioso, antichissimo.
Terni: history
comes this way
For an observer wishing to go on a journey through time,
Terni’s modern skyline offers very little architectural
evidence and not many other hints of the past. There are
very few ruins in Terni, through which you might get a
glimpse of the past, yet they are abundant in other Umbrian
cities, even though Terni is the second capital city of the
region. In fact, its roots go back to prehistoric times and it
has an important, glorious and ancient historical past.
Testo: Noemi Bellochi
Foto: Giovanni Galardini
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Dal groviglio di strade che abbracciano Terni, ancor prima di entrare nella sua
periferia, si percepisce una dimensione inedita, per l’Umbria. La presenza di un
luogo di grandi contrasti. Ad iniziare dal paesaggio, aspro e verdissimo, dove gli
scampoli dell’Appennino più alto e innevato, le montagne della Valnerina, severa
all’orizzonte, fanno da cornice all’imponente centro industriale. Qui, le ciminiere
delle acciaierie dialogano con una natura rigogliosa, la loro modernità si oppone
con violenza alla storia che trasuda da ogni dove, dai monti puntellati di torri di
avvistamento, dalla rocca di Narni, vicina da poterla quasi toccare, da Orte e la sua
rupe, pronta ad apparire dietro l’angolo. E soprattutto, dalla cascata delle Marmore, archetipo della Natura magnifica e terribile. George Byron la definiva “un’orrida
bellezza”. Salvator Rosa, come “cosa da far spiritare ogni incontentabile cervello”.
Forse è questa scossa d’industrializzazione e densa urbanizzazione, di modernismo futurista, in intima connessione con una natura di enorme forza, che regala
a Terni il suo abito di straniante vivacità. Una volta addentratisi nel centro urbano,
la sensazione di movimento, di vitalità, fibrillazione, non cambia. Quel che resta
del centro storico, dilaniato da un feroce bombardamento del secondo conflitto
mondiale, è piacevole, animato, arricchito di vetrine accattivanti, bar, locali notturni, luoghi del buon mangiare e del buon bere. Terni, in ogni momento dell’anno,
accoglie di buon grado quanti vogliono scoprire le sue doti nascoste. Attende paziente che ci si immerga nelle vie, nelle piazze del centro, per gustare la gentilezza,
la disponibilità dei suoi abitanti. Del resto, la vivacità non poteva mancare, alimentata dalle innumerevoli dicotomie che la dividono. Continuamente attratti da poli
contrapposti, i ternani hanno creato un unicuum dove convivono le mille anime
del luogo. è al tempo stesso città dell’acciaio e degli innamorati. Centro di meraviglie naturali e di servizi. Ambiente dove le sirene delle acciaierie Thyssen Krupp
si intrecciano con gli echi delle cascate delle Marmore, sotto gli occhi vigili del
santo patrono più romantico d’Italia, San Valentino. è piacevole scoprire i volti di
una identità così complessa, di una città che gode di un’anima orgogliosa, vivace,
culturalmente attiva. Moderna come appare, si faticano ad immaginarne le origini
nobili e antichissime, che al contrario può vantare e che esplodono letteralmente,
nella meraviglia dei suoi dintorni.
From the winding roads that surround
Terni, even before you reach the outskirts
of the town, you begin to notice an unusual
dimension that is very uncommon in Umbria. It
is the presence of great contrasts. This becomes
evident in the rugged but very green landscape
and the industrial town centre, framed by the
snowy Apennines and the ominous mountains
of the Valnerina valley on the horizon. The
chimneys of the steelworks are mixed with the
lush greenery and their modern appearance
clashes violently with the history oozing out
from everywhere. The mountains are dotted
with watchtowers, the fortress of Narni is so
close, you can almost touch it and the cliff of
Orte is just around the corner. The Cascata
delle Marmore (Marmore’s waterfalls) is
the epitome of such magnificent and also
formidable nature. George Byron defined it
“a horrid beauty”. Salvator Rosa described it
as “something that haunts every insatiable
mind”. It may be this shock of industrialization,
dense urbanization and futuristic modernism
intimately linked to such powerful nature
that gives Terni its disconnected, vivacious
appearance. Once inside the town, the feeling
of movement, vitality and fibrillation doesn’t
change. The town centre was devastated by
bombings during the Second World War, but
what remains is pleasant, lively and full of
captivating shop windows, bars, nightclubs,
good restaurants and wine bars. Throughout
the year, Terni welcomes anyone wishing to
discover its hidden qualities. It’s kind, helpful
inhabitants patiently welcome visitors who
wander the streets and squares of the town
centre, full of life and fed by the numerous
dichotomies that divide it. In fact, the people
of Terni are attracted by opposite poles and
have created a uniqueness in which the city’s
thousand souls all live together. This is a
centre of natural marvels and of services. It
is also a city of steel and of lovers, where the
sirens of the Thyssen Krupp steelworks mix
with the echoes of the Cascate delle Marmore
(Marmore’s waterfalls), under the watchful eye
of the most romantic patron saint of all, Saint
Valentine. It is nice to uncover the complex
identity of this proud, lively, culturally active
city. The town’s modern appearance makes
it hard to imagine its ancient, noble origins
that literally explode within their wonderful
surroundings.
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La città che risorge dalle sue ceneri
Terni, dopo essere stata segnata da una delle pagine più aspre del secondo conflitto
mondiale, rinasce oggi all’insegna della passione più viva e spontanea: quell’amore
romantico di cui Valentino, suo patrono, è simbolo. La città dove acciaio e amore
viaggiano di pari passo, ospita infatti le spoglie del santo martirizzato nel 273, alla
veneranda età di 97 anni…. E ancora oggi, il 14 febbraio, insieme ad innamorati
vecchi e giovani che puntualmente giungono da ogni regione d’Italia, si stringe
intorno al suo patrono, in giornate di festa che mischiano sacro e profano con
insolita coerenza.
Perché tanto entusiasmo? Il motivo della ferma volontà di Terni di difendere valori reali e cristiani della famiglia, dell’armonia, della pace interiore ed esteriore
va cercata nella sua storia. Una storia difficile, aspra, che ha ferito nel profondo
la sua gente, e che ancora oggi costituisce una delle pagine più dure dell’Umbria
contemporanea.
Antefatto
11 agosto 1943, 10.29 di mattina. La città di Terni, dal 1927 secondo capoluogo
di regione, si sveglia con indosso i suoi soliti abiti , ricchi di fascino e storia, per
trovarsi, dopo una manciata di ore, vestita di sole macerie. Centro industriale di
primo piano, la città vive quel giorno la prima di 108 incursioni aeree. Un bombardamento crudele ne trasforma l’aspetto e ne distrugge lo spirito, lasciandole
centinaia di vittime sul terreno, ed una Croce di Guerra al Valor Militare sul petto.
Alla fine del secondo conflitto mondiale, Terni avrà perso circa il 70% dei suoi
edifici, della sua storia, delle sue origini: la Prefettura, il palazzo Municipale, l’ospedale civile, il teatro Verdi, gran parte delle chiese, i palazzi d’interesse storico.
E ancora, i ponti sul Nera, la stazione ferroviaria, le scuole. La città abitata sin
dalla preistoria, terra passata dai romani, ai longobardi, prima federiciana, poi
pontificia, non esiste più.
Ne sorgerà un’altra, insolitamente moderna per la quieta e arcaica regione che la
ospita, al cui interno tuttavia sono gelosamente custodite le tracce d’un passato
glorioso.
The city arose from its ashes
After being devastated by one of the most bitter moments of the Second World War,
Terni is today reborn with life and spontaneity and by romantic love symbolized by
Saint Valentine, its patron saint. The city where love and steel exist together also hosts
the remains of the saint who was martyred in the year 273, at the ripe old age of 97.
Still today, every year, on 14th February, the people of the city join the flocks of young
and old lovers from every region of Italy and gather together, around their patron
saint, to enjoy days of celebrations, mixing the sacred with the profane with unusual
coherence.
Why all this enthusiasm? The reason for Terni’s determination to defend the true
Christian values of family, harmony and inner and outer peace can be found in its
history. Terni’s story is a bitter and difficult one that saw its people deeply wounded
and is still considered one of the most difficult chapters of our contemporary history.
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Olla con presa zoomorfa, corredo funebre VII - VI sec. a.C
Background
11th August 1943, 10:29 in the morning. The citizens of Terni, the second capital city of
the region, awoke as usual, to find themselves, just a few hours later, in a mound of
rubble. This was a leading industrial centre and this day saw the first of 108 air raids.
The cruel bombing transformed the city’s appearance and destroyed its spirit, leaving
hundreds of victims and a Military Cross for Valour on its chest. At the end of the
Second World War, Terni had lost 75% of its buildings, its history and its beginnings.
The Prefecture, the Town Hall, the civil hospital, the Teatro Verdi theatre, most of the
churches and historic buildings, the bridges over the river Nera, the railway station and
the schools were all destroyed. The same city that had been inhabited since prehistoric
times, that had seen Romans and Longobards passing through it and had been ruled
by Emperor Frederick II and the Papal state, was suddenly gone. Another city emerged
from all this, unusually modern for this quiet and archaic region, but one that jealously
guarded the few remaining traces of its glorious past.
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A ritroso…
La storia importante, quella con la S maiuscola, si è soffermata spesso da queste
parti. Del resto, ad attirarla era la città stessa, posta presso un’importante confluenza della Flaminia, arteria principe tra le consolari che conducevano a Roma,
e quindi sbocco naturale di eserciti, imperatori, personaggi, invasori, pontefici. La
storia moderna ricorda addirittura uno scontro, tra napoletani e francesi, nel 1798.
E se guardiamo ai secoli precedenti, più e più volte la città venne punita, centro
di non facile dominio. Terni veniva da un turbolento trascorso medioevale. Entro
le sue mura si alternarono Federico Barbarossa, dapprima accolto con gioia, poi
sconfessato, insieme al feudatario da lui designato, Ottaviano Monticelli, il futuro
antipapa Vittore IV. La città fu duramente punita dall’arcivescovo Cristiano di Magonza, per questa ribellione, e distrutta interamente nel 1174. Del resto lo stesso
trattamento, la totale distruzione della città, Terni l’aveva già subita nel 755 ad opera
dei Longobardi, nel 554 ad opera di Narsete, e nel 564: anno in cui era caduta
nelle mani delle leggendarie orde di Totila. Le fasi che coincidono con la caduta
dell’impero e le invasioni barbariche sono forse le più travagliate. Un periodo denso di rovesci della sorte, specie se paragonato alla ricchezza ed all’influenza del
municipio romano, che aveva sede qui. Poco o nulla rimane del glorioso periodo
romano della città, che per il suo essere collocata a cavallo tra due fiumi, il Nera ed
il Serra, era chiamata Interamna. Dal nome del Nera, Nahar, mutua anche quello
della popolazione di stanza nell’area: i Nahartes
La necropoli
Alle origini la conca naturale dove sorgeva era abitata sin dall’età del bronzo. Alla
fine del XIX secolo, nella zona poi deputata alla costruzione delle Acciaierie, venne
rinvenuta una imponente necropoli. Le tumulazioni risalivano al X secolo a.C. Che
la città fosse antichissima, era cosa nota anche ai Romani. Un’iscrizione tiberiana
pone la sua fondazione nel 672 a.C. Anche per questo motivo, l‘importanza del
museo Archeologico di Terni è strategica. Ed un passaggio, indispensabile. Non
solo per gli umbri, ma per tutti i viaggiatori che si affacciano sulla Flaminia.
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Going backwards…
Important events in history, with a
capital H, often took place in this
area. It was the city itself that attracted
these events, due to its position on an
important junction of the Via Flaminia
road, one of the main thoroughfares that
led to Rome and, therefore, a natural
outlet for armies, emperors, important
figures, invaders and popes. Modern
history even recalls a clash between the
Neapolitans and the French in 1798 and
if we look at the centuries before that,
the city was repeatedly punished and
was difficult to rule. Apart from being
briefly occupied by the Sforza family,
Terni remained under the dominion
of the Papal Empire for a long time,
following a turbulent period during the
Middle Ages. The Emperor, Frederick
I Barbarossa (Redbeard) was initially
received with joy in the city but was later
disavowed, along with the feudal lord
he had appointed, Ottaviano Monticelli,
the future Antipope Victor IV. As a result
of this rebellion, the city was severely
punished by Archbishop Cristiano di
Magonza and was completely destroyed
in 1174. Terni had already been
destroyed by the Longobards in 755, by
Narses in 554 and in 564, when it fell
to the legendary Ostrogoth hordes of
Totila. The moments corresponding to
the fall of the Roman Empire and the
barbaric invasions were, perhaps, the
most troubled of all. This period was full
of reverses of fortune, especially when
compared to the wealth and influence
of the Roman municipality that was
based here. Little or nothing remains of
the city’s glorious Roman period. At that
time it was called Interamna (meaning
“between rivers”), due to its position
between the Nera and the Serra. The
name of the people living in the area at
that time, the Nahartes, also originates
from the name of the river Nera.
The necropolis
The natural valley where the river flowed
had been inhabited since the Bronze
Age. At the end of the 19th century, a
magnificent necropolis was found in
the area that was later delegated to the
construction of the Steelworks. The burial
places dated back to the 10 th century
BC. The Romans knew that the city was
very old and, in fact, an inscription made
during the period of Emperor Tiberius
indicates that it was founded in 672 BC.
The Archaeological Museum of Terni is
important for this reason, not only for
the inhabitants of Umbria but also for all
those travellers who happen to stop off
along the Via Flaminia.
The archaeological museum
The Museum is found inside the Centro
Arti Opificio Siri (C.A.O.S.) - the Siri
Factory Centre of Arts. This facility also
the houses the “Aurelio de Felice”
Museum of Modern and Contemporary
Art and an experimental theatre, a
cafeteria, a bookshop and teaching
laboratories. The museum is set-up on
the ground floor of the former Siri facility,
where a disused industrial area was
successfully recovered. The exhibits tell
the story of the evolution of Interamna –
Terni, and of the Nahartes.
The museum was inaugurated in 2004
and consists of seventeen rooms,
organized into two sections – one
devoted to pre-Roman history and the
other to Roman history. The pre-Roman
section is organized in chronological
order and its first few rooms contain
Ansa di bronzo con terminazioni a testa di grifo,
VII – V sec. a.C.
the protohistoric findings (10 th century BC) from the caves of the Marmore
area and from the great necropolis in the area of the Steelworks. These are
grave objects that bear witness to the progressive monumentalizaton of burial
rituals and the social organization of the Nahartes people. The central rooms
exhibit the orientalizing tombs (7 th century BC), recreated in their original
sizes and are part of the necropolis discovered inside the town. At the end
of this section, the eighth room is dedicated to the Mount Torre Maggiore
excavation, a place of worship frequented from the 6th century BC to the late
imperial era.
The Roman section includes exhibits from the transfer of the Sconocchia
collection that was transferred, at the end of the 19 th century, to the large
rooms on the ground floor of the Palazzo Comunale building (now a
Library). It was later transferred to the cloister of the convent of St. Francis,
where it remained until the Second World War, when the entire collection
was moved to the Palazzo dei Carrara. The material exhibited in the
remaining nine rooms is grouped according to theme, based on individual
aspects of daily life and social organization of the Interamna Nahars, from the
Roman conquest of the 3 th century BC until late antiquity, as evidenced by
the epigraphs, by the sculptures and the by the burial monuments.
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Corredo tomba 98/1, necropoli di San Pietro in Campo, VII – VI sec. a.C.
Il Museo Archeologico
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Il museo si trova all’interno del Centro Arti Opificio Siri
(C.A.O.S.), sede tra l’altro anche del museo d’arte moderna
e contemporanea “Aurelio de Felice”, di un teatro sperimentale, una caffetteria, un bookshop e laboratori didattici.
è allestito negli spazi al piano terra dell’ex stabilimento Siri:
fortunato recupero di una area industriale dismessa. I reperti esposti raccontano l’evoluzione di Interamna – Terni,
e dei Nahartes.
Inaugurato nel 2004, si snoda attraverso diciassette sale organizzate in due sezioni, una dedicata alla storia preromana, l’altra a quella romana.
La sezione preromana, ordinata
in sequenza cronologica, ospita nelle prime sale i reperti
protostorici (X secolo a.C.) provenienti dalle grotte nella
zona delle Marmore e dalla grande necropoli delle Acciaierie. Oggetti di corredo che testimoniano la progressiva monumentalizzazione dei rituali di sepoltura e l’organizzazione sociale dei Nahartes. Le sale centrali espongono tombe
orientalizzanti (VII secolo a.C.) ricostruite nelle dimensioni
originarie, facenti parte delle necropoli rinvenute in città.
Al termine della sezione, l’ottava sala è interamente dedicata allo scavo di monte Torre Maggiore, un luogo di culto
frequentato dal VI secolo a.C. fino alla tarda età imperiale.
Il nucleo costitutivo della sezione romana deriva dal trasferimento, alla fine del XIX secolo, della collezione Sconocchia
nei grandi ambienti al pianterreno del palazzo Comunale
(oggi Biblioteca), poi trasferita nel chiostro del convento
di San Francesco dove rimasero fino al secondo dopoguerra, quando l’intera collezione fu ospitata nel palazzo dei
Carrara. Esposti nelle restanti nove sale, i materiali sono
raggruppati secondo un criterio tematico basato su singoli
aspetti della vita quotidiana e dell’organizzazione sociale di
Interamna Nahars, dalla conquista romana del III secolo
a.C fino all’epoca tardo antica, testimoniata dalle epigrafi,
dalla scultura rappresentativa e dai monumenti funerari.
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Torso marmoreo, Carsulae, I sec. d.C.
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Terni: hisTory comes This way Terni: la sToria passa da qui