luoghi L Terni: la storia passa da qui Nel moderno skyline di Terni sono poche le testimonianze architettoniche, pochi gli appigli che si offrono all’occhio dell’osservatore, laddove voglia intraprendere un viaggio nel tempo. Pochi i resti che solitamente illuminano gli scorci del passato, così generosi in altre città dell’Umbria. Eppure, il secondo capoluogo della Regione affonda le sue radici in un’origine preistorica. Un passato remoto: importante, glorioso, antichissimo. Terni: history comes this way For an observer wishing to go on a journey through time, Terni’s modern skyline offers very little architectural evidence and not many other hints of the past. There are very few ruins in Terni, through which you might get a glimpse of the past, yet they are abundant in other Umbrian cities, even though Terni is the second capital city of the region. In fact, its roots go back to prehistoric times and it has an important, glorious and ancient historical past. Testo: Noemi Bellochi Foto: Giovanni Galardini 98 Dal groviglio di strade che abbracciano Terni, ancor prima di entrare nella sua periferia, si percepisce una dimensione inedita, per l’Umbria. La presenza di un luogo di grandi contrasti. Ad iniziare dal paesaggio, aspro e verdissimo, dove gli scampoli dell’Appennino più alto e innevato, le montagne della Valnerina, severa all’orizzonte, fanno da cornice all’imponente centro industriale. Qui, le ciminiere delle acciaierie dialogano con una natura rigogliosa, la loro modernità si oppone con violenza alla storia che trasuda da ogni dove, dai monti puntellati di torri di avvistamento, dalla rocca di Narni, vicina da poterla quasi toccare, da Orte e la sua rupe, pronta ad apparire dietro l’angolo. E soprattutto, dalla cascata delle Marmore, archetipo della Natura magnifica e terribile. George Byron la definiva “un’orrida bellezza”. Salvator Rosa, come “cosa da far spiritare ogni incontentabile cervello”. Forse è questa scossa d’industrializzazione e densa urbanizzazione, di modernismo futurista, in intima connessione con una natura di enorme forza, che regala a Terni il suo abito di straniante vivacità. Una volta addentratisi nel centro urbano, la sensazione di movimento, di vitalità, fibrillazione, non cambia. Quel che resta del centro storico, dilaniato da un feroce bombardamento del secondo conflitto mondiale, è piacevole, animato, arricchito di vetrine accattivanti, bar, locali notturni, luoghi del buon mangiare e del buon bere. Terni, in ogni momento dell’anno, accoglie di buon grado quanti vogliono scoprire le sue doti nascoste. Attende paziente che ci si immerga nelle vie, nelle piazze del centro, per gustare la gentilezza, la disponibilità dei suoi abitanti. Del resto, la vivacità non poteva mancare, alimentata dalle innumerevoli dicotomie che la dividono. Continuamente attratti da poli contrapposti, i ternani hanno creato un unicuum dove convivono le mille anime del luogo. è al tempo stesso città dell’acciaio e degli innamorati. Centro di meraviglie naturali e di servizi. Ambiente dove le sirene delle acciaierie Thyssen Krupp si intrecciano con gli echi delle cascate delle Marmore, sotto gli occhi vigili del santo patrono più romantico d’Italia, San Valentino. è piacevole scoprire i volti di una identità così complessa, di una città che gode di un’anima orgogliosa, vivace, culturalmente attiva. Moderna come appare, si faticano ad immaginarne le origini nobili e antichissime, che al contrario può vantare e che esplodono letteralmente, nella meraviglia dei suoi dintorni. From the winding roads that surround Terni, even before you reach the outskirts of the town, you begin to notice an unusual dimension that is very uncommon in Umbria. It is the presence of great contrasts. This becomes evident in the rugged but very green landscape and the industrial town centre, framed by the snowy Apennines and the ominous mountains of the Valnerina valley on the horizon. The chimneys of the steelworks are mixed with the lush greenery and their modern appearance clashes violently with the history oozing out from everywhere. The mountains are dotted with watchtowers, the fortress of Narni is so close, you can almost touch it and the cliff of Orte is just around the corner. The Cascata delle Marmore (Marmore’s waterfalls) is the epitome of such magnificent and also formidable nature. George Byron defined it “a horrid beauty”. Salvator Rosa described it as “something that haunts every insatiable mind”. It may be this shock of industrialization, dense urbanization and futuristic modernism intimately linked to such powerful nature that gives Terni its disconnected, vivacious appearance. Once inside the town, the feeling of movement, vitality and fibrillation doesn’t change. The town centre was devastated by bombings during the Second World War, but what remains is pleasant, lively and full of captivating shop windows, bars, nightclubs, good restaurants and wine bars. Throughout the year, Terni welcomes anyone wishing to discover its hidden qualities. It’s kind, helpful inhabitants patiently welcome visitors who wander the streets and squares of the town centre, full of life and fed by the numerous dichotomies that divide it. In fact, the people of Terni are attracted by opposite poles and have created a uniqueness in which the city’s thousand souls all live together. This is a centre of natural marvels and of services. It is also a city of steel and of lovers, where the sirens of the Thyssen Krupp steelworks mix with the echoes of the Cascate delle Marmore (Marmore’s waterfalls), under the watchful eye of the most romantic patron saint of all, Saint Valentine. It is nice to uncover the complex identity of this proud, lively, culturally active city. The town’s modern appearance makes it hard to imagine its ancient, noble origins that literally explode within their wonderful surroundings. 99 La città che risorge dalle sue ceneri Terni, dopo essere stata segnata da una delle pagine più aspre del secondo conflitto mondiale, rinasce oggi all’insegna della passione più viva e spontanea: quell’amore romantico di cui Valentino, suo patrono, è simbolo. La città dove acciaio e amore viaggiano di pari passo, ospita infatti le spoglie del santo martirizzato nel 273, alla veneranda età di 97 anni . E ancora oggi, il 14 febbraio, insieme ad innamorati vecchi e giovani che puntualmente giungono da ogni regione d’Italia, si stringe intorno al suo patrono, in giornate di festa che mischiano sacro e profano con insolita coerenza. Perché tanto entusiasmo? Il motivo della ferma volontà di Terni di difendere valori reali e cristiani della famiglia, dell’armonia, della pace interiore ed esteriore va cercata nella sua storia. Una storia difficile, aspra, che ha ferito nel profondo la sua gente, e che ancora oggi costituisce una delle pagine più dure dell’Umbria contemporanea. Antefatto 11 agosto 1943, 10.29 di mattina. La città di Terni, dal 1927 secondo capoluogo di regione, si sveglia con indosso i suoi soliti abiti , ricchi di fascino e storia, per trovarsi, dopo una manciata di ore, vestita di sole macerie. Centro industriale di primo piano, la città vive quel giorno la prima di 108 incursioni aeree. Un bombardamento crudele ne trasforma l’aspetto e ne distrugge lo spirito, lasciandole centinaia di vittime sul terreno, ed una Croce di Guerra al Valor Militare sul petto. Alla fine del secondo conflitto mondiale, Terni avrà perso circa il 70% dei suoi edifici, della sua storia, delle sue origini: la Prefettura, il palazzo Municipale, l’ospedale civile, il teatro Verdi, gran parte delle chiese, i palazzi d’interesse storico. E ancora, i ponti sul Nera, la stazione ferroviaria, le scuole. La città abitata sin dalla preistoria, terra passata dai romani, ai longobardi, prima federiciana, poi pontificia, non esiste più. Ne sorgerà un’altra, insolitamente moderna per la quieta e arcaica regione che la ospita, al cui interno tuttavia sono gelosamente custodite le tracce d’un passato glorioso. The city arose from its ashes After being devastated by one of the most bitter moments of the Second World War, Terni is today reborn with life and spontaneity and by romantic love symbolized by Saint Valentine, its patron saint. The city where love and steel exist together also hosts the remains of the saint who was martyred in the year 273, at the ripe old age of 97. Still today, every year, on 14th February, the people of the city join the flocks of young and old lovers from every region of Italy and gather together, around their patron saint, to enjoy days of celebrations, mixing the sacred with the profane with unusual coherence. Why all this enthusiasm? The reason for Terni’s determination to defend the true Christian values of family, harmony and inner and outer peace can be found in its history. Terni’s story is a bitter and difficult one that saw its people deeply wounded and is still considered one of the most difficult chapters of our contemporary history. 100 Olla con presa zoomorfa, corredo funebre VII - VI sec. a.C Background 11th August 1943, 10:29 in the morning. The citizens of Terni, the second capital city of the region, awoke as usual, to find themselves, just a few hours later, in a mound of rubble. This was a leading industrial centre and this day saw the first of 108 air raids. The cruel bombing transformed the city’s appearance and destroyed its spirit, leaving hundreds of victims and a Military Cross for Valour on its chest. At the end of the Second World War, Terni had lost 75% of its buildings, its history and its beginnings. The Prefecture, the Town Hall, the civil hospital, the Teatro Verdi theatre, most of the churches and historic buildings, the bridges over the river Nera, the railway station and the schools were all destroyed. The same city that had been inhabited since prehistoric times, that had seen Romans and Longobards passing through it and had been ruled by Emperor Frederick II and the Papal state, was suddenly gone. Another city emerged from all this, unusually modern for this quiet and archaic region, but one that jealously guarded the few remaining traces of its glorious past. 101 A ritroso… La storia importante, quella con la S maiuscola, si è soffermata spesso da queste parti. Del resto, ad attirarla era la città stessa, posta presso un’importante confluenza della Flaminia, arteria principe tra le consolari che conducevano a Roma, e quindi sbocco naturale di eserciti, imperatori, personaggi, invasori, pontefici. La storia moderna ricorda addirittura uno scontro, tra napoletani e francesi, nel 1798. E se guardiamo ai secoli precedenti, più e più volte la città venne punita, centro di non facile dominio. Terni veniva da un turbolento trascorso medioevale. Entro le sue mura si alternarono Federico Barbarossa, dapprima accolto con gioia, poi sconfessato, insieme al feudatario da lui designato, Ottaviano Monticelli, il futuro antipapa Vittore IV. La città fu duramente punita dall’arcivescovo Cristiano di Magonza, per questa ribellione, e distrutta interamente nel 1174. Del resto lo stesso trattamento, la totale distruzione della città, Terni l’aveva già subita nel 755 ad opera dei Longobardi, nel 554 ad opera di Narsete, e nel 564: anno in cui era caduta nelle mani delle leggendarie orde di Totila. Le fasi che coincidono con la caduta dell’impero e le invasioni barbariche sono forse le più travagliate. Un periodo denso di rovesci della sorte, specie se paragonato alla ricchezza ed all’influenza del municipio romano, che aveva sede qui. Poco o nulla rimane del glorioso periodo romano della città, che per il suo essere collocata a cavallo tra due fiumi, il Nera ed il Serra, era chiamata Interamna. Dal nome del Nera, Nahar, mutua anche quello della popolazione di stanza nell’area: i Nahartes La necropoli Alle origini la conca naturale dove sorgeva era abitata sin dall’età del bronzo. Alla fine del XIX secolo, nella zona poi deputata alla costruzione delle Acciaierie, venne rinvenuta una imponente necropoli. Le tumulazioni risalivano al X secolo a.C. Che la città fosse antichissima, era cosa nota anche ai Romani. Un’iscrizione tiberiana pone la sua fondazione nel 672 a.C. Anche per questo motivo, l‘importanza del museo Archeologico di Terni è strategica. Ed un passaggio, indispensabile. Non solo per gli umbri, ma per tutti i viaggiatori che si affacciano sulla Flaminia. 102 Going backwards… Important events in history, with a capital H, often took place in this area. It was the city itself that attracted these events, due to its position on an important junction of the Via Flaminia road, one of the main thoroughfares that led to Rome and, therefore, a natural outlet for armies, emperors, important figures, invaders and popes. Modern history even recalls a clash between the Neapolitans and the French in 1798 and if we look at the centuries before that, the city was repeatedly punished and was difficult to rule. Apart from being briefly occupied by the Sforza family, Terni remained under the dominion of the Papal Empire for a long time, following a turbulent period during the Middle Ages. The Emperor, Frederick I Barbarossa (Redbeard) was initially received with joy in the city but was later disavowed, along with the feudal lord he had appointed, Ottaviano Monticelli, the future Antipope Victor IV. As a result of this rebellion, the city was severely punished by Archbishop Cristiano di Magonza and was completely destroyed in 1174. Terni had already been destroyed by the Longobards in 755, by Narses in 554 and in 564, when it fell to the legendary Ostrogoth hordes of Totila. The moments corresponding to the fall of the Roman Empire and the barbaric invasions were, perhaps, the most troubled of all. This period was full of reverses of fortune, especially when compared to the wealth and influence of the Roman municipality that was based here. Little or nothing remains of the city’s glorious Roman period. At that time it was called Interamna (meaning “between rivers”), due to its position between the Nera and the Serra. The name of the people living in the area at that time, the Nahartes, also originates from the name of the river Nera. The necropolis The natural valley where the river flowed had been inhabited since the Bronze Age. At the end of the 19th century, a magnificent necropolis was found in the area that was later delegated to the construction of the Steelworks. The burial places dated back to the 10 th century BC. The Romans knew that the city was very old and, in fact, an inscription made during the period of Emperor Tiberius indicates that it was founded in 672 BC. The Archaeological Museum of Terni is important for this reason, not only for the inhabitants of Umbria but also for all those travellers who happen to stop off along the Via Flaminia. The archaeological museum The Museum is found inside the Centro Arti Opificio Siri (C.A.O.S.) - the Siri Factory Centre of Arts. This facility also the houses the “Aurelio de Felice” Museum of Modern and Contemporary Art and an experimental theatre, a cafeteria, a bookshop and teaching laboratories. The museum is set-up on the ground floor of the former Siri facility, where a disused industrial area was successfully recovered. The exhibits tell the story of the evolution of Interamna – Terni, and of the Nahartes. The museum was inaugurated in 2004 and consists of seventeen rooms, organized into two sections – one devoted to pre-Roman history and the other to Roman history. The pre-Roman section is organized in chronological order and its first few rooms contain Ansa di bronzo con terminazioni a testa di grifo, VII – V sec. a.C. the protohistoric findings (10 th century BC) from the caves of the Marmore area and from the great necropolis in the area of the Steelworks. These are grave objects that bear witness to the progressive monumentalizaton of burial rituals and the social organization of the Nahartes people. The central rooms exhibit the orientalizing tombs (7 th century BC), recreated in their original sizes and are part of the necropolis discovered inside the town. At the end of this section, the eighth room is dedicated to the Mount Torre Maggiore excavation, a place of worship frequented from the 6th century BC to the late imperial era. The Roman section includes exhibits from the transfer of the Sconocchia collection that was transferred, at the end of the 19 th century, to the large rooms on the ground floor of the Palazzo Comunale building (now a Library). It was later transferred to the cloister of the convent of St. Francis, where it remained until the Second World War, when the entire collection was moved to the Palazzo dei Carrara. The material exhibited in the remaining nine rooms is grouped according to theme, based on individual aspects of daily life and social organization of the Interamna Nahars, from the Roman conquest of the 3 th century BC until late antiquity, as evidenced by the epigraphs, by the sculptures and the by the burial monuments. 103 Corredo tomba 98/1, necropoli di San Pietro in Campo, VII – VI sec. a.C. Il Museo Archeologico 104 Il museo si trova all’interno del Centro Arti Opificio Siri (C.A.O.S.), sede tra l’altro anche del museo d’arte moderna e contemporanea “Aurelio de Felice”, di un teatro sperimentale, una caffetteria, un bookshop e laboratori didattici. è allestito negli spazi al piano terra dell’ex stabilimento Siri: fortunato recupero di una area industriale dismessa. I reperti esposti raccontano l’evoluzione di Interamna – Terni, e dei Nahartes. Inaugurato nel 2004, si snoda attraverso diciassette sale organizzate in due sezioni, una dedicata alla storia preromana, l’altra a quella romana. La sezione preromana, ordinata in sequenza cronologica, ospita nelle prime sale i reperti protostorici (X secolo a.C.) provenienti dalle grotte nella zona delle Marmore e dalla grande necropoli delle Acciaierie. Oggetti di corredo che testimoniano la progressiva monumentalizzazione dei rituali di sepoltura e l’organizzazione sociale dei Nahartes. Le sale centrali espongono tombe orientalizzanti (VII secolo a.C.) ricostruite nelle dimensioni originarie, facenti parte delle necropoli rinvenute in città. Al termine della sezione, l’ottava sala è interamente dedicata allo scavo di monte Torre Maggiore, un luogo di culto frequentato dal VI secolo a.C. fino alla tarda età imperiale. Il nucleo costitutivo della sezione romana deriva dal trasferimento, alla fine del XIX secolo, della collezione Sconocchia nei grandi ambienti al pianterreno del palazzo Comunale (oggi Biblioteca), poi trasferita nel chiostro del convento di San Francesco dove rimasero fino al secondo dopoguerra, quando l’intera collezione fu ospitata nel palazzo dei Carrara. Esposti nelle restanti nove sale, i materiali sono raggruppati secondo un criterio tematico basato su singoli aspetti della vita quotidiana e dell’organizzazione sociale di Interamna Nahars, dalla conquista romana del III secolo a.C fino all’epoca tardo antica, testimoniata dalle epigrafi, dalla scultura rappresentativa e dai monumenti funerari. 105 Torso marmoreo, Carsulae, I sec. d.C.