18 maggio 2011
Alcie Rohrwacher, regista di Corpo celeste
Stefano Masi intervista Alice Roharwacher, regista di Corpo celeste, unico film italiano in corsa per
il premio Caméra d’or a Cannes riservato alle opere-prime e sorella minore dell’attrice Alba
Rohawacher.
http://www.rainews24.rai.it/it/video-gallery.php?newsid=152712&videoid=23212
file audio in Docs Lycée/Latina/Cinelangues/201213/CorpoCeleste
INTERVISTE
INTERVISTA AD ALICE ROHRWACHER, REGISTA DI CORPO
CELESTE, PRESENTATO ALLA QUINZAINE DES
RÉALISATEURS DEL FESTIVAL DI CANNES
CORPO CELESTE: CONVERSAZIONE CON ALICE ROHRWACHER
L'opera prima della regista presentata alla Quinzaine
des Réalisateurs al Festival di Cannes. L'abbiamo
incontrata
17/05/2011 - Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes
Ventinove anni, un background nel mondo del documentario e adesso eccola
aCannes alla regia del suo primo lungometraggio. Alice Rohrwacher arriva sulla Croisette
per presentare alla Quinzaine “Corpo Celeste” e rivela: “Si tratta della prima volta che
partecipo a un Festival, in genere sono solo una spettatrice che vede il primo film la
mattina e non lascia la sala prima della proiezione serale. Oggi non sono riuscita
nemmeno a vedere un film!”.
Co-prodotto da Rai Cinema, "Corpo celeste" è un'incantevole pellicola che
racconta la storia di Marta, una bambina appena trasferitasi dalla Svizzera a Reggio
Calabria, dove inizia a frequentare il corso di preparazione alla cresima, entrando nella
comunità di Don Mario: "Questo non è un film sulla religione o sulla Chiesa – afferma
la regista – Non è un film che deve dare risposte, semmai porre domande".
La Rohrwacher (sorella dell'attrice Alba) ci racconta come è nata l’idea di fare
questo film: “Non avevo intenzione di partire dalla trama, non abbiamo pensato subito alla
bambina, ma abbiamo agito per cerchi concentrici verso la storia. Abbiamo cercato di
capire di cosa si doveva parlare: era importantissimo trovare un argomento che potesse
aprire uno sguardo dentro un’epoca. Non ci interessava la problematica della Chiesa,
bensì cosa succede nel vivere in una comunità religiosa. A quel punto ho avuto la
necessità di trovare uno sguardo che un po’ mi assomigliasse, dal momento che non c’era
niente di autobiografico e mi sarei sentita a disagio nel far finta di conoscere a fondo
l’argomento. Dovevo trovare un tramite, per questo ho pensato alla bambina che arriva in
un mondo che non conosce e che ci accompagna passo passo”.
In una sequenza del film, la parrocchia si ritrova senza un crocifisso, proprio
durante una celebrazione: “In quell’immagine c’è una tenerezza che vorrei regalare alla
Chiesa – continua la Rohrwacher - tutto è disperato, il crocifisso è giù, però c’è una
comunità".
La regista, attualmente al lavoro sulla stesura di una nuova storia, ci parla anche
del rapporto con la sorella Alba, commentando: "Seguiamo a vicenda le cose che
facciamo. Abbiamo avuto due percorsi artistici diversi, ma ci siamo ritrovate: io, però, non
farei mai l'attrice, trovo che sia il lavoro più difficile di tutti!".
"Corpo celeste" sarà distribuito nei cinema italiani a partire dal 27 maggio da
Cinecittà Luce
http://www.film.it/film/interviste/corpo-celeste-intervista-ad-alice-rohrwacher/
Intervista con Alice Rohrwacher
21 Maggio 2011 - Al festival del cinema di Cannes incontriamo la regista Alice Rohrwacher che presenta la sua opera prima
"corpo celeste" . L'intervista di G.Barreca è stata trasmessa nel "day by day" , una produzione Radioesse , Sulmona (AQ)
http://www.youtube.com/watch?v=b20kXDhEKAM
Festival Arte e Fede 2011: intervista ad Alice Rohrwacher
Ajoutée par Orvieto Tv le 18 juin 2011
Laura Ricci, direttora di Orvietonews.it intervista Alice Rohrwacher regista del film "Corpo Celeste". Per la Rohrwacher questo
suo film è importante perchè apre un dibattito proprio all'interno della chiesa"
http://www.youtube.com/watch?v=Cffwd4pYxuU
ALICE ROHRWACHER: LA RELIGIONE VISTA DAL BASSO
"Corpo celeste", uno sguardo tenero sulla "realtà straziante di certe parrocchie". Alla
Quinzaine il 17 maggio e dal 27 nelle sale con Cinecittà Luce
[di Michela Greco]
Se ne è giustamente parlato in abbondanza: Nanni Moretti è a Cannes, in
concorso, con il suo Papa in crisi, i suoi vescovi "giocherelloni" e un Vaticano
mostrato come universo chiuso e impermeabile all'esterno. Insomma un'ampia
riflessione sul nostro tempo e la nostra umanità che attinge dai luoghi e dai riti
dei vertici di Santa Romana Chiesa.
E sulla Croisette ci sarà un altro film italiano che affonda il suo sguardo
sulla religione, stavolta osservata "dal basso". Dalle parrocchie, dalle strade e
dai ragazzini in cammino verso la Cresima. E' Corpo Celeste, sorprendente
opera prima della 29enne Alice Rohrwacher(sorella della più nota Alba) che
segue gli incerti passi di una tredicenne. Dopo dieci anni in Svizzera, la
ragazzina torna nella natìa Reggio Calabria e si ritrova a seguire un corso di
catechismo fondato su testi come "Chi vuol esser cresimato" o "L'isola dei
cattolici". Una ragazzina che cala come un'aliena in un pianeta dove il parroco
Don Mario maneggia più la politica che la fede, con l'aiuto della catechista
Santa e di fedeli acritici e accondiscendenti.
Prodotto dalla Tempesta di Carlo Cresto Dina e Rai Cinema con un budget
inferiore al milione di euro e co-produttori svizzeri e francesi, Corpo
Celeste passa oggi, 17 maggio alla Quinzaine des Réalisateurs - sezione su
cui CinecittàNews realizzerà uno speciale quotidiano - e sarà nelle sale dal 27
maggio con Cinecittà Luce. La regista, felicissima di partecipare al festival
francese, dove non è mai stata prima, ci ha raccontato i retroscena del film,
interpretato da Anita Caprioli, Renato Carpentieri, Salvatore Cantalupo,
dalla piccola esordiente Yile Vianello e da attori non professionisti.
Dove nasce lo spunto del film?
Avevo fatto solo qualche documentario quando ho incontrato il
produttore Carlo Cresto Dina che mi ha chiesto di scrivere qualcosa per la
sua neonata società Tempesta. Abbiamo ragionato su due o tre mondi da
raccontare, poi abbiamo scelto quello della Chiesa e ho iniziato a
documentarmi con una profonda attenzione. Avevo un "occhio pulito", libero da
pregiudizi, ma naturalmente dopo la ricerca e l'immersione in questo mondo ho
preso una posizione, anche se ho cercato di giudicare il meno possibile.
Lei ha una formazione religiosa, cattolica? C'è qualcosa di
autobiografico in questa storia?
No, affatto. Non ho avuto un'educazione religiosa e non ho ricordi, né positivi,
né negativi rispetto a questo. Avevo però grande curiosità e interesse nello
scoprire come funzionava il mondo delle parrocchie e trovavo importante
scegliere per il mio primo film un argomento nuovo rispetto alla mia vita. Per
documentarmi ho frequentato parrocchie, catechisti, riunioni, la giornata della
gioventù e... la mia immaginazione non sarebbe mai arrivata a tanto. Ho
trovato un totale vuoto di spirito, una realtà molto dura, straziante, che ho
cercato di guardare con tenerezza.
La catechista Santa è un personaggio impressionante. Si è ispirata a
qualcuno che ha incontrato?
Piuttosto a una summa dei catechisti che ho conosciuto. Persone
sostanzialmente abbandonate a se stesse, inadeguate ma totalmente in buona
fede, che seguono pedissequamente dei testi come "Saranno testimoni" senza
alcuna riflessione. Anche quella di Don Mario è una figura tragica, vittima dello
stesso abbandono di Santa; per questo si appoggia alla gerarchia e cerca di
sostenere la sua posizione "vendendo" i voti dei suoi parrocchiani. Anche in
questo ho fatto riferimento a persone reali.
Quindi anche le scene dei "registri elettorali" sono frutto di
documentazione?
Sì, ho assistito a scene simili e so per certo che alcuni parroci si comportano da
"primi elettori". Raccolgono firme di persone che promettono un voto senza
nemmeno sapere a che partito si riferisce, ma conoscendo solo il nome del
politico. Tanto Roma è lontana, e in un paese che spesso amministra le cose
pubbliche come fossero private questo funziona.
Corpo celeste non è solo un film sulla Chiesa, ma anche sul nostro
paese e un suo particolare territorio.
Assolutamente sì. L'intenzione mia e del produttore era proprio quella di
fotografare un presente, una realtà della nostra epoca nel Sud, in particolare
Reggio Calabria, la grande periferia d'Italia.
Come ha scelto gli attori? La maggior parte sono non professionisti.
Volevo coinvolgere il più possibile la città, pur mantenendo una sicurezza con
alcuni professionisti come la Caprioli, Cantalupo e Carpentieri. Quindi ho scelto
degli attori non professionisti del luogo, come Santa/Pasqualina Scuncia, una
signora di Cataforio. Il suo ruolo era delicatissimo, perché rischiava di essere
una macchietta, ridicola e cattiva, ma Pasqualina - che non è Santa, ma è
cresciuta con tante Santa intorno - aveva l'immaginario che le serviva,
mentre Yile Vianello, la ragazzina, l'ho trovata in una comunità agricola
autosufficiente dell'Appennino. L'avevo cercata a Reggio, ma non avevo
trovato nessuna ragazzina con lo sguardo libero, solo tante piccole veline che
passano direttamente dall'infanzia all'aggressività dei modelli televisivi.
http://news.cinecitta.com/people/intervista.asp?id=5806
Alice Rohrwacher e il suo Corpo celeste
di Vito De Biasi
Un'altra, al suo posto, si sarebbe già montata la testa. Alice Rohrwacher continua invece a
muoversi con timidi passi silenziosi, nonostante gli applausi e i riconoscimenti. La giovane regista,
sorella dell'attrice Alba, ha il cinema nel sangue e, dopo alcune esperienze nell'ambito del
documentario, ha esordito con il suo primo lungometraggioCorpo Celeste.
Il film racconta la storia di una tredicenne di nome Marta che si trasferisce dalla Svizzera a Reggio
Calabria, dove trova un ambiente completamente diverso, diviso tra tradizione e ansia di
consumismo. Presentato all'ultimoFestival di Cannes, all'interno della Quinzaine des realisateurs,
ha catturato l'attenzione di tutti. Abbiamo voluto incontrare Alice e chiederle come ha fatto a
conquistare tutti subito.
Per prima cosa, raccontaci com'è stato andare a Cannes con la tua opera prima
Inutile dire che è stata un'emozione grandissima, anche perché è andata bene: il film ha avuto
un'accoglienza che non mi aspettavo, è stata davvero una bella sorpresa. Ho notato che lì in Francia,
a differenza di quanto si pensa, si ha voglia di scoprire il cinema italiano e le sue nuove voci.
La tua voce è piaciuta così tanto anche in Italia, tanto da vederti tra le vincitrici del Premio
Afrodite, dedicato alle donne dello spettacolo
Altra grande soddisfazione. Sono veramente felice di aver ricevuto il premio come miglior film,
soprattutto considerando che a scegliermi è stata una giuria di donne.
Hai mai avuto delle difficoltà per il fatto di essere una regista donna?
Non ho alle spalle abbastanza esperienze lavorative per poterlo dire, però quando ho finito di girare
Corpo Celeste gli uomini della mia troupe mi hanno confessato di essere rimasti disorientati
all'inizio, quando hanno visto arrivare me, la direttrice della fotografia, e l'operatrice. Avevano
dubbi su di noi, poi si sono dovuti ricredere. Comunque devo dire che non ho mai usato il mio
essere donna come rifugio.
Come e quando è partito il progetto Corpo celeste?
Circa tre anni e mezzo fa, con delle ricerche nelle parrocchie. L'argomento mi ha preso sempre di
più, finché è arrivato il momento giusto per iniziare le riprese. Abbiamo girato per sette settimane a
Reggio Calabria, che conoscevo già bene per motivi personali ma mi ha dato ulteriori sensazioni,
finite inevitabilmente nel film.
Dove hai trovato Yle Vianello, che interpreta la piccola Marta?
Avevo bisogno di una ragazzina che, per natura, fosse portata a guardare il mondo con stupore e
intelligenza, qualcuno che camminasse sul filo. Quindi l'ho cercata in una comunità autarchica
dell'Appennino Tosco-Emiliano, il posto ideale dove trovare l'alterità. Yle, per esempio, non ha mai
frequentato una vera scuola e aveva quello smarrimento di cui avevo bisogno per raccontare la mia
storia.
Si è discusso molto sulle tematiche affrontate nel film, che alcuni hanno additato come
anticlericali. Cosa ci dici a tal proposito?
Abbiamo lavorato in libertà, senza pensarci troppo. Corpo celeste non è un film che predica o
prende posizioni, semplicemente assorbe lo sguardo della piccola protagonista, che guarda il mondo
come una sorta di alieno. Certo, vediamo anche una Chiesa disarmata, ma all'interno di un generale
smarrimento della società. A me interessava indagare su cosa è rimasto oggi della comunità, e spero
di esserci riuscita.
http://www.alfemminile.com/interviste-star/alice-rohrwacher-intervista-d20605.html
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corpo celeste: conversazione con alice rohrwacher