Progetto S.M. Dolmen
Di Elena Iannelli
0.
-
Allora, Selezionatore, cosa ne pensa?-
-
Quoziente intellettivo al di sopra della media standard, spirito di abnegazione, alto livello
etico… Sì, direi che possono risultare dei Soggetti Meritevoli. Chiamate l’Infiltrato –
-
Mi avete convocato?- chiese il nuovo individuo appena arrivato.
-
Sì, abbiamo selezionato un altro Progetto Meritevole, dovrai assisterlo secondo la solita
procedura del F.I.S.M.M. –
-
D’accordo. Ma voglio questa copertura – e porse il suo datapad al Selezionatore, che lo scorse
velocemente.
-
Sei sicuro? Avrai forti problemi di comunicazione -
-
Non importa, stavolta voglio un basso profilo: è più facile da coprire –
-
Sei il migliore in questo campo, faremo come vuoi. Scegliti le attrezzature –
-
Mi serve solo una ticky interfacciabile. Ah, sì, anche uno spry contro la Rhipicephalus
sanguineus, in quella zona sono micidiali -
1.
La riunione dei membri del team durava ormai da tre ore; le facce stanche erano tutte rivolte verso
l’ologramma, proiettato dall’emettitore al centro del tavolo ovale da sedici postazioni.
La doppia elica del DNA, simbolo del progetto S.M. Dolmen e presente automaticamente su tutti i
documenti, files od olofiles ad esso legati, ruotava lentamente su se stessa al di sopra della curva
tridimensionale di Gauss-Sanna.
Evoluzione in coordinate polari della vecchia distribuzione a campana di Gauss, il modello era
stato realizzato solo due anni prima dalla brillante matematica sarda Alessia Sanna ed era
immediatamente entrato nell’uso corrente dei gruppi scientifici che trattavano enormi moli di dati.
In quel momento la distribuzione dello sciame dei dati risultava decisamente casuale, dentro e fuori
dalla curva 3D senza alcuno schema.
-
Com’è possibile! Un’altra volta! Chi ha combinato questo disastro? -
Il Professore scrutò infuriato i membri del team, che abbassarono lo sguardo verso i monitor
inseriti nel tavolo ad ogni postazione.
Era un uomo di media altezza, dal cranio perfettamente rasato e smagliante forma fisica; intorno ai
cinquant’anni, da venticinque era sposato esclusivamente col suo lavoro. Non era bello in senso
classico, ma i suoi penetranti occhi azzurri rivelavano la sua intelligenza al di sopra della media e il
magnetismo che lo accompagnava era innegabile.
Dopo un minuto di insopportabile silenzio rispose la dottoressa Eleonora de Gioannis, addetta al
personale e alle pubbliche relazioni, l’unica in grado di tener testa al Professore in quei momenti:
-
Marina Cocco si è occupata dell’elaborazione di questa tranche di dati -
-
Di nuovo lei! In due mesi ha fatto almeno tre disastri e un numero imprecisato di errori minori!
De Gioannis, ha qualche idea di cosa stia succedendo? -
Una coltre di ghiaccio scese per qualche istante sul gruppo.
-
Marina è molto malata, sembra che possa avere la Sclerosi Multipla. La malattia sta colpendo i
recettori neurali –
-
Maledizione! Anche lei! - urlò il Professore, rovesciando la sedia con uno schianto e spazzando
via i documenti davanti a lui.
Si diresse verso la finestra e per alcuni minuti rimase a guardare la foresta verde cupo che si
estendeva all’esterno, poi tornò a voltarsi verso i convenuti.
-
Signori, siamo in un guaio enorme. Fra due giorni sarò al Convegno Mondiale sulla Sclerosi
Multipla e metà della mia relazione è appena andata in fumo. A questo punto non so se riuscirò
ad ottenere i fondi per il nuovo computer quantico –
-
Ma non possiamo farne a meno! - saltò su Alberto Pisano, esperto in Sequenziamento Genico
– la nuova piattaforma per il sequenziamento sforna milioni di terabyte all’ora! Non potremo
mai analizzare tutti questi dati con un normale calcolatore!-
-
Se per questo, la nuova piattaforma costa anche in proporzione: duecentomila euro al mese solo
di reagenti! – affermò il Professore con una smorfia – Quei soldi ci servono anche per
mantenerla. De Gioannis, abbiamo qualche elemento valido sottomano per sostituire la Cocco?
-
E’ strano, Professore: proprio la settimana scorsa ho ricevuto il curriculum di una ricercatrice
molto qualificata che farebbe perfettamente al caso nostro –
-
La contatti immediatamente e le chieda disponibilità immediata. Dobbiamo mettercela tutta…
per la nostra collega e amica –
2.
Il Parco Tecnologico di Sardegna Ricerche sembrava più una riserva faunistica che il maggior polo
scientifico d’Europa.
Concepito come un progetto-pilota dal grande scienziato Rubbia e finanziato con fondi europei, era
costituito da diversi edifici collegati tra loro da una strada in macadam e inseriti in una stupenda
foresta di conifere e querce da sughero.
Il progetto era il risultato di due anni di duro lavoro da parte di un grande architetto italiano di fama
mondiale.
Gli edifici erano stati realizzati con materiali del posto, rivestiti di un granigliato ricomposto di
granito e schermati da persiane auto-orientate in legno.
I tetti degli edifici, lucidi come lastre di ardesia bagnata, erano costituiti da pannelli fotovoltaici di
ultimissima generazione, spessi solo un centimetro e completamente flessibili, che erano stati
brevettati in uno dei laboratori del Parco.
Tutto il complesso era energeticamente autosufficiente e a bassissimo assorbimento, grazie anche
ai pannelli solari per la produzione di acqua calda, all’utilizzo di materiali coibentanti riciclati e
allo studio particolare dell’esposizione al sole e ai venti locali.
La circolazione interna era consentita soltanto con veicoli a emissioni zero, come biciclette, auto
elettriche, a idrogeno o a celle di energia; una serie di tettoie fotovoltaiche presenti presso i vari
edifici e dotate di grosse prese ad ogni stallo permettevano la ricarica delle batterie delle auto
elettriche in dotazione alle strutture del parco.
L’intera illuminazione stradale era costituita da led a bassissimo consumo, posti a settanta
centimetri da terra e orientati verso il suolo per non disturbare i ritmi circadiani degli animali che
affollavano il Parco.
Cervi, daini, cinghiali, volpi e grifoni, alcuni in via di estinzione nel resto della Sardegna, avevano
trovato qui il loro luogo ideale di riproduzione, grazie alla protezione del Corpo Forestale stanziato
nel Parco e impegnato nella lotta contro gli incendi che dilaniavano la regione durante l’estate.
Gli studi portati avanti nei vari laboratori ospitati vertevano per lo più attorno a tecnologie ecosostenibili, fonti di energia rinnovabili e riciclaggio dei rifiuti.
Il Laboratorio di Immunogenetica era diverso da tutti ed era considerato la punta di diamante del
Parco.
Il progetto Sclerosi Multipla Dolmen, o S.M. Dolmen, era finalizzato alla ricerca nella popolazione
sarda dei fattori genetici predisponenti alle principali malattie autoimmuni, come celiachia, diabete
di tipo 1, tiroidite di Hashimoto ma soprattutto la temibile Sclerosi Multipla, che negli ultimi anni
nell’isola aveva subito un’impennata nel numero di casi tale da renderla il terrore della
popolazione.
3.
Marialuce Pizzi, specialista in Genetica Medica, e la sua collega Franca Massidda, esperta di
Biogenetica Molecolare, si stavano cimentando nel famigerato sentiero Quota 100, un trekking da
tre ore di medio-alta difficoltà che partiva proprio dietro il Laboratorio e si inoltrava tra i boschi.
La lunga serata di giugno, mitigata da un leggero maestrale, si prestava all’impresa; comunque, per
ogni evenienza, si erano dotate di potenti torce elettriche.
-
Cosa ne pensi? – chiese Marialuce alla sua collega di sempre.
-
Non saprei, tutta la situazione è leggermente surreale: Marina Cocco che si ammala proprio di
sclerosi multipla, i finanziatori che cambiano improvvisamente idea e decidono di finanziarci il
progetto, il nuovo computer quantico che sembra animato da vita propria e fa i capricci come
un bambino…- rispose Franca.
Si fermarono su uno sperone di roccia ad ammirare il paesaggio, che si estendeva fino alle rovine
della città sardo-punica di Nora e al mare azzurro intenso del Golfo degli Angeli.
-
Non dimentichi qualcosa? –
Si guardarono negli occhi, comprendendosi al volo dopo anni di collaborazione.
-
Già, la nuova ricercatrice…-
In quella un cagnolino di piccola taglia sbucò da un cespuglio.
-
Ciao, Wolfie! – lo salutarono.
-
“Wolfi, wolfi” ricambiò affettuosamente lui con lo strano verso che gli era valso il nome.
Il bastardino girovagava nel Parco già da qualche giorno e ne era subito diventato la mascotte.
Ripresero la marcia e Wolfie le seguì, scodinzolando felice.
4.
Il curriculum della nuova ricercatrice dichiarava che si chiamava Mària Kowalska, era polacca e
titolata fino all’incredibile: laurea con lode, dottorato, master, specializzazioni multiple, conoscenza
di quattro lingue.
I colleghi avevano accolto con cauta gentilezza quella strana collega, con la sua figura sottile e
diafana, la pelle quasi trasparente e gli occhi come due laghetti di montagna… ghiacciati.
Le sue abitudini solitarie, poi, non avevano contribuito all’integrazione: lavorava in una stanza a
parte, parlava in un italiano poco comprensibile e solo se strettamente necessario, mangiava da sola
strani cibi portati da casa.
Tuttavia la sua competenza era innegabile e solo lei riusciva a spremere risultati dal bizzoso e
potentissimo computer quantico appena arrivato.
Quel giorno, come al solito, era rimasta per ultima al Laboratorio; la serata estiva era stata afosa e
opprimente, dominata da uno scirocco umido che ottenebrava il cervello senza dare sollievo.
“Decisamente questo clima non è per me!”
Le sue dita volavano sul touch-screen interattivo come una virtuosa pianista; in quella il computer si
bloccò, mandando l’ennesimo segnale di errore:
-
Attenzione, loop ricorsivo: ricorrenza quantica n.1000896 –
“ Che seccatura! Meno male che sono pratica di questi giocattoli! Però dovrebbero migliorare la
delocalizzazione dei dati, continuano ad occupare gli stessi spazi di memoria…”
Mandò una procedura creata da lei e con un tintinnio i diagrammi sul monitor 3D ripresero a
scorrere e modificarsi a velocità pazzesca.
La curva di Gauss-Sanna campeggiava al centro dello schermo 32’’, mentre successive sezioni
radiali bidimensionali con range di un radiante le si aprivano attorno come una cornice; in tutte i
valori riscontrati erano disposti sempre casualmente rispetto alla sezione blu della curva a campana.
Sospirando provò con un algoritmo di ricerca casuale.
Improvvisamente il sole del tramonto si oscurò e Mària, girandosi verso la finestra, vide un banco di
nuvoloni neri che si avvicinava rapidamente.
L’atmosfera si caricò di ioni e la sua pelle sensibile percepì il familiare formicolio.
Si alzò per accendere la luce e subito i primi tuoni cominciarono a brontolare, intensificandosi
rapidamente; uno scroscio di pioggia si abbatté sulla finestra, facendola sussultare.
Cercò di concentrarsi ma il suo corpo era pervaso da una tensione ancestrale, un riflesso al pericolo
insito nel suo DNA.
“Prima o poi cercheremo i geni coinvolti anche in questi istinti!” cercò di ironizzare tre se’.
Improvvisamente un vento fortissimo fece sbattere la porta del laboratorio adiacente: il temporale si
era trasformato in una tempesta.
Le luci oscillarono per un momento e subito il PCQ – come avevano soprannominato il computer
quantico – diede un messaggio di errore.
Mentre cercava di superare il problema avvertì una sorta di lamento, coperto dal frastuono generale,
che le fece accapponare la pelle.
Il lamento si ripetè, più forte, più vicino.
Mària rimase in ascolto, tesa, finché il suono riprese e lo distinse chiaramente, riconoscendolo.
Si precipitò all’uscita.
5.
Wolfie scodinzolava speranzoso, inzuppato e tremante.
Mària aprì la porta e lui entrò immediatamente.
-
Wolfie! Hai paura del temporale? Vieni con me, sei tutto bagnato!-
Per tutta risposta lui si scrollò l’acqua di dosso, schizzandola e facendola ridere.
Lo asciugò con cura e gli mise in un piattino dei corn flakes che usava per merenda, lui ringraziò
con un “wolfi, wolfi” e prese a sgranocchiare rumorosamente i cereali sotto la scrivania.
Il temporale proseguiva, la notte calò precocemente; ogni tanto la luce dei lampi illuminava lo
spettacolo dei i pini scossi dal vento con furia spaventosa.
La pioggia schiaffeggiava i vetri a ondate, mettendo a dura prova i suoi nervi.
Wolfie si sdraiò sui suoi piedi e si addormentò, spandendo uno sgradevole odore di pelo bagnato ma
donandole un certo conforto.
“Beato te! Io non so cosa darei per andarmene, ma dovrò aspettare che spiova…-
La luce oscillò nuovamente, poi si spense del tutto.
Wolfie saltò su, agitandosi e grattandosi nervosamente al lato del PCQ.
Un rumore di vetri infranti la fece urlare nel buio, seguito dal fragore del vento e della pioggia.
Dopo lunghi istanti di terrore le lampade di emergenza si accesero e nella spettrale luce verdognola
vide una figura umanoide ricoperta di viscida cartilagine avanzare verso di lei, facendo guizzare un
fascio luminoso in ogni direzione.
6.
-
Ehi, c’è nessuno? Ho visto una luce provenire da questo edificio prima del black out! –
La corrente tornò improvvisamente, illuminando l’uomo della sicurezza che si sfilava una tuta
antipioggia plastificata.
-
Sono qui! - gridò Mària, cercando di calmare il panico.
-
Wolfi, wolfi! – saltò su Wolfie scodinzolando felice.
Il PCQ ripartì, stranamente senza dare nessun messaggio di errore.
-
Un ramo si è spezzato e ha sfondato la vetrata dell’atrio! Ho visto tutto dalle videocamere di
sicurezza e sono venuto a controllare… Lei sta bene? –
Mària non lo ascoltava più, ipnotizzata dalle migliaia di sezioni che scorrevano attorno alla curva
tridimensionale.
Fermò la successione e una singola immagine si arrestò al centro del monitor.
-
Signorina ? Tutto bene? –
Lei alzò lentamente gli occhi verso di l’uomo.
-
Sì, va tutto benissimo -
7.
-
… praticamente quando il file recover è stato aperto, la formattazione era tornata sui parametri
standard, con un range di 0.1 radianti anziché 1 rad, come l’avevamo impostata noi,
supponendo che un range così piccolo non fosse significativo. Tra le migliaia di sezioni una mi
ha colpito in particolare…-
Mària sfiorò il tauch screen e una singola olo-sezione apparve al centro del tavolo, ruotando
lentamente: i punti rossi erano tutti dentro la curva di Gauss-Sanna.
-
Ovviamente i punti sono pochissimi, come avevamo supposto all’inizio; ma ora guardate -
Digitò altri comandi e altre tre sezioni si affiancarono a quella: erano tutte congruenti ma con pochi
punti.
-
E infine…-
Sfiorò un unico tasto: le sezioni si inserirono nella curva 3D blu, che si riempì di puntini rossi in
numero decisamente significativo.
Mària concesse ai presenti un minuto di silenzio per far loro recepire tutte le implicazioni, poi
continuò:
-
Come potete vedere, la distribuzione non riguarda solo la sclerosi Multipla, ma anche tutte le
altre malattie autoimmuni: diabete di tipo 1… - e un gruppo di puntini prese a lampeggiare
-
celiachia – e un altro gruppo di puntini lampeggiò
-
tiroidite di hashimoto e così via. A seconda della presenza di due, tre o tutte e quattro le
varianze geniche si sviluppa una malattia piuttosto che un’altra… –
Il professore guardava abbagliato la nuova ricercatrice: i risultati che stava esponendo davano un
senso a tutti i suoi anni di duro lavoro.
Mària aveva dimostrato una mente brillante, del tutto all’altezza della sua, e guardandola bene non
le sembrò nemmeno così “aliena” come all’inizio: il sole della Sardegna aveva dorato la sua pelle
riempendola di piccole lentiggini sul viso e sulle braccia, il suo italiano era migliorato in maniera
stupefacente e in quel momento l’entusiasmo le illuminava gli occhi color del mare.
Per un attimo perse il filo del discorso, e questo non gli era mai successo durante una riunione…
-
… e la percentuale di corrispondenza sui soggetti malati è del 98%. Sui soggetti sani, invece, è
dell’80% : questo perché stiamo parlando di predisposizione alla malattia, per cui i soggetti
aventi le caratteristiche predisponenti ma non malati potrebbero non sapere di avere la malattia,
oppure svilupparla in seguito oppure ancora non ammalarsi mai: è appurato che la causa
scatenante dell’insorgenza va ricercata tra i fattori ambientali –
Marialuce prese la parola:
-
Io e Franca abbiamo effettuato un controllo incrociato sugli altri studi analoghi condotti su
popolazioni piuttosto chiuse di tutto il mondo: isole minori della Gran Bretagna, Africa subsahariana e Nuova Guinea. Franca ha impiegato tre giorni per riportare i dati in una forma
confrontabile: abbiamo ottenuto una corrispondenza del 90%. Praticamente una conferma. –
8.
Nell’entusiasmo generale la riunione continuò ancora per un’ora finché il Professore non
intervenne:
-
Ora basta, siamo tutti stanchi. Riprenderemo domani. Come sapete, c’è ancora molto lavoro da
fare, ma sembra proprio che abbiamo centrato l’obiettivo! Dottoressa Kovalska, i miei
complimenti: un lavoro meraviglioso –
La vide sorridere per la prima volta da quando l’aveva conosciuta e ne fu rapito.
Mentre lasciavano la sala la sentì chiedere a Franca notizie della dottoressa Cocco.
-
Non hai saputo? Sembra che fosse un falso allarme, non è Sclerosi Multipla! Le hanno trovato
dei micro-trombi nel cervello, dall’origine ancora sconosciuta. La stanno curando, fra due o tre
mesi potrà tornare al lavoro!-
-
Ne sono contenta – rispose calorosamente.
Il Professore sentì un irresistibile desiderio di parlare ancora con lei.
-
Senta, dottoressa Kovalska… - la fermò, mentre tutti gli altri uscivano dalla sala – Sono
davvero affascinato dalle vicende della sua scoperta e vorrei farle ancora mille domande…
Ecco… le andrebbe di venire a cena con me? Se non è troppo stanca…-
Lei gli rivolse il suo nuovo, affascinante sorriso.
-
Ne sarei felice, Professore –
-
Ti prego, Mària, diamoci del tu…-
9.
-
Qui Infiltrato, missione completata. Richiedo trasporto per rientro alla Base –
-
Qui Base Operativa 1, Infiltrato. Negativo: trasporto impossibile, ci sono troppi Soggetti lungo
il percorso -
-
Soggetti! Chi può esserci in giro con 38 gradi Celsius? –
-
Un Runner, due Trekker e una figura non identificata che maneggia contenitori di materiale
infiammabile –
-
Ho capito, provvedo a rientro autonomo. Target previsto: 3 ore e quaranta –
-
Ricevuto, Infiltrato. Ti aspettiamo. E complimenti per l’eccellente risultato. Chiudo -
Lungo il sentiero in macadam un appassionato correva e sudava copiosamente.
-
Ciao, Wolfie! Dove vai con questo caldo?-
-
Wolfi, Wolfi! – rispose il cagnetto scodinzolante superandolo e sparendo tra gli alberi.
Se avesse potuto seguirlo, il corridore si sarebbe stupito di vederlo correre a morsicare e far fuggire
un piromane nascosto tra i boschi, poi arrampicarsi tra le montagne per quasi quattro ore e infine
infilarsi nell’ingresso nascosto di una Tomba dei Giganti sconosciuta.
-
Ben tornato, Infiltrato! Sei in ritardo, eravamo preoccupati-
-
Lungo il percorso ho effettuato una piccola missione…autonoma -
-
La copertura ha funzionato bene?-
-
Perfettamente. Ma non so per quanto tempo riusciremo ancora a nasconderci ai Soggetti -
-
Tranquillo, secondo le previsioni ci impiegheranno almeno altri 150 anni per individuare le
forme di vita a base silicio. D’altronde, noi della Fondazione Intergalattica per lo Sviluppo dei
Mondi Meritevoli siamo qui da 8.000 anni, ne abbiamo fatto di lavoro… Come pensi che sia
nata la Cultura Megalitica in Sardegna? -
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Progetto S. M. Dolmen di Elena Iannelli [file]