Rassegna Stampa Confindustria - 26/03/2013 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna Stampa Confindustria - 26/03/2013 26/03/2013 Confindustria Toscana Corriere Fiorentino p. 6 «Così non sopravviviamo, ci basterebbero i rimborsi» 1 2 Confindustria territoriali Corriere Fiorentino p. 9 Gli industriali: i vestiti cinesi sono tossici, ecco le prove Corriere Fiorentino p. 1-6 Così paga l'Asl, due anni dopo Corriere Maremma p. 11 L'azienda diserta il vertice e le istituzioni si infuriano: "Irresponsabili, ora basta" 6 Nazione Livorno p. 11 «Aggregazione fra imprese per combattere la crisi» 7 Nazione Prato p. 1-2 Abiti dalla Cina,con veleni Sara Bessi Tirreno p. 11 Sostanze tossiche negli abiti cinesi Maria Lardara Tirreno Cecina Rosignano p. I Nel report di Confindustria i dati sulla crisi delle imprese Tirreno Prato p. V Guerra dichiarata ai tessuti nocivi Maria Lardara 13 Unita` Toscana p. 24 Capi cinesi senza controlli ma non in patria Alessandra Petrelli 14 Qn p. 28 Capitate coraggiosi e grandi firme, i fari per uscire dalla tempesta 15 Nazione Lucca p. 8 Cronisti in classe 16 Nazione Lucca p. 9 Cronisti in classe 17 Nazione Lucca p. 10 Cronisti in classe 18 Tirreno Lucca p. II 100 aree industriali dismesse da recuperare nelle quali si può realizzare di tutto 19 Gaetano Cervone 3 8 11 12 Confindustria nazionale Sole 24 Ore p. 11 Squinzi: le priorità restano crediti e abolizione dell'Irap Marco Morino 20 Secolo Xix p. 3 I conti in banca da 100 mila euro in italia sono più di 4 milioni Giovanni Tarquini 21 Padania p. 3 Rilanciare l'economia? Bersani adotti il modello lombardo Simone Boiocchi 22 Unita` p. 9 Squinzi: impensabile mettere l'Italia e Cipro sullo stesso piano Indice Rassegna Stampa 24 Pagina I < osì non sopra Ponzi (Project sr l)-. «Viviamo un momento di grande difficoltà: se la situazione non cambia la maggioranza delle imprese impiegate nell'ambito della Sanità non sarà in grado di sopportare un 2014 simile agli scorsi due anni». Giuseppe Ponzi ha già fatto una prima ricapitalizzazione nella sua azienda, la Project s.r.l. che dal 1981 a Firenze sviluppa software informatici. E stato costretto a farlo perché aspetta ancora i pagamenti da AsI e ospedali, toscani e non. Attese che in alcuni casi superano i due anni e che stanno mettendo in ginocchio un intero settore produttivo. Ingegnere non resta che aspettare. «Purtroppo non è più possibile: o arrivano i primi pagamenti, oppure il settore sarà costretto a dure e dolorose perdi- • • viamo, abbian-iorinunciato igl` te. Un altro anno così non lo reggiamo». Chi rischia di più? «Rischia o tutti, perché sono soprattutto le piccole e medie imprese che lavorano nella sanità. E per noi l'accesso al credito è sempre più difficile. L'unica speranza di sopravvivenza è che ci sia dato quello che ci spetta». Nel frattempo la spending review ha ridotto del 5 per cento l'importo dei contratti già fumati... «Esattamente la cifra che per alcune forniture è il margine di guadagno per l'impresa. Quindi in alcuni casi sono rimborsi...che arrivano in ritardo». Attese che secondo Assobiomedica arrivano oltre i due anni, anche in Toscana. 1, davvero così? «Purtroppo si e può andare anche peggio, perché il distretto industriale toscano nell'ambito medico si è affermato in tutta la penisola, per cui vantiamo crediti con diverse regioni, comprese il Lazio dove la situazione è drammatica. La situazione è però più complessa, perché è diversificata: l'ospedale Cardarelli di Napoli, ad esempio, paga anche a 9o giorni, abbondantemente prima dell'AsI di Massa, di Siena o di Pisa, e JJ gi anche del Meyer che fa registrare attese anche superiori ad un anno. Tutto questo non sarà più ammissibile...». Pensate a qualche azione clamorosa di protesta? «Alcuni beni e servizi non si possono bloccare ed infatti alcune aziende sono "costrette" ad anticipare alcuni strumenti fondamentali per gli ospedali anche prima degli ordinativi». Chiederete di essere pagati entro 6o giorni? «Certo, c'è una normativa europea che finalmente è diventata legge anche in Italia. Da qualche mese all'interno di Confindustria è stato costituito un gruppo di lavoro che monitorerà lo stato dei pagamenti: è una delle poche speranze che abbiamo per sopravvivere». G.Ce. C RIPRODUZIONE RISERVATA Software Giuseppe Ponzi titolare della Project srl di Firenze Confindustria Toscana Pagina 1 Gli us i ®a `: i vestiti cinesi sono tossici, ecco le prove PRATO - Sostanze tossiche nel «made in China»: Prato ha «le prove» . A fornire la certezza scientifica su uno dei luoghi comuni più diffusi è un'analisi commissionata dall'Unione industriale pratese. Due laboratori industriali accreditati - degli istituti cittadini Buzzi e Brachi hanno passato al vaglio 44 capi d'abbigliamento per adulti e bambini con l'etichetta d'origine «made in China». «Contengono sostanze tossiche 21 campioni sui 23 capi selzionati per un'analisi ancora più approfondita». Il nome tecnico della sostanze riscontrate è «alchilfenoli etossilati», fortemente tossiche. La denuncia prende le mosse dalla constatazione secondo la quale nella valutazione della sicurezza chimica dei prodotti della filiera moda esistono, nei diversi mercati internazionali, parametri differenti . «Particolarmente significative - spiega il presidente dell'Unione industriale pratese Andrea Cavicchi - sono le differenze tra le norme dell'Unione Europea e quelle della Repubblica Popolare Cinese». (Gi.Be.) RIPRODUZIONE RISERVA?A Confindustria territoriali Pagina 2 Anche seicento giorni per saldare le fatture delle imprese Così paga l'AsT, due anni dopo di GAETANO CERVONE Ci sono Asl che pagano le imprese che forniscono servizi e attrezzature anche dopo due anni. La Toscana è sotto la media nazionale, ma Massa, Pisa, Estav di Firenze sono abbondamente sopra. É la fotografia scattata da Assobiomedica di Confindustria. L'assessore Marroni ad aprile annuncerà il rilascio graduale di 250 milioni di arretrati. A PAGINA 6 Cervone Confindustria territoriali Pagina 3 Saniità II dossier dei centro studi di Confindustria: a Massa il record dei ritardi, ma anche Pisa e Firenze saldano i conti dopo un anno L'Asi paga le imprese dopo due a 1 Gli indrrsiriali: «Debito ' un `liardo, cos1" ci giochiamo rflalcio»A MarTolÊ, I .°onii 2,50 1 ` 'orll>> Anche due anni per pagare le imprese che forniscono servizi e attrezzature alle Asl. E la Regione, la sanità toscana che ha un debito di oltre 350 milioni di euro. Una cifra spaventosa, ma ancora più spaventosi sono appunto i tempi di pagamento, con la Toscana che è sotto la media nazionale, ma che in alcune Asl come Massa, Pisa, Estav di Firenze e l'azienda ospedaliero universitaria pisana è abbondamente sopra. E la fotografia di una situazione che sta mettendo in ginocchio soprattutto le piccole e medie imprese. Fotografia scattata da Assobiomedica di Confindustria, l'associazione a cui oggi la Regione cercherà di dare una risposta convincente, una boccata di ossigeno: ad aprile, annuncerà l'assessore Luigi Marroni in Consiglio Regionale, dovrebbe arrivare il rilascio graduale di 250 milioni di euro di arretrati. Un piano straordinario quello regionale anche perché il Centro Studi di Confindustria segnala un peggioramento soprattutto nei tempi di pagamento dove la sanità toscana considerata da sempre virtuosa - prima della scoperta del maxibuco dell'Asl di Massa e le successive inchieste aperte sui conti delle altre Asl - così virtuosa non è più. Perché in Lombardia Asl e ospedali comprano le attrezzature e pagano dopo tre mesi e la situazione va meglio anche in Liguria (178), Trentino (8o), Friuli (88), ma anche in Basilicata, Marche e Umbria, con una media di 144 giorni. Tempi di attesa (ridotti) che appartengono anche alla Toscana, costretta però a scontare le differenze tra le varie aziende. Perché se Empoli e Viareggio pagano anche nel giro di quattro mesi, l'Asl di Massa Carrara può addirittura impiegare due anni (come succede in Campania, Lazio e Calabria), quella di Pisa un anno, così come l'Estav di Firenze: «II problema del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione è grave, e peggiora quando si parla del settore della sanità che in Toscana registra mancati pagamenti per oltre un miliardo e mezzo», avverte Fabrizio Landi, membro del consiglio direttivo di Confindustria Firenze. Questo perché i 350 milioni di giuro stimati da Assobiomedica riguardano i soli dispositivi medici (macchinari e strumenti, per intenderci), ma a questi vanno aggiunti tutte le altre forniture per l'intero sistema sanitario. Dalla biotecnologia al settore chimico farmaceutico, dai software per servizi informatici ai dispositivi medici, sono 317 - secondo l'ultima indagine condotta dall'Università di Siena e dal distretto toscano Scienze della Vita - le aziende coinvolte nell'indotto della sanità, con oltre 20 mila dipendenti e un fatturato annuale di sette miliardi e mezzo. Quasi l'ottanta per cento di queste hanno meno di 50 impiegati e sono raggruppate soprattutto tra Prato, Firenze, Pisa e Siena: «La situazione è preoccupante soprattutto per le piccole e medie imprese, che di certo non hanno facilità di accesso al credito e qui in Toscana sono la stragrande maggioranza: bisogna intervenire subito, ci stiamo giocando il rilancio dell'intera regione - continua Landi Le scienze della salute sono un settore trainante della nostra economia, per cui è fondamentale dare subito fiato alle nostre aziende appena si sbloccano i pagamenti». Il punto è che senza liquidità rischia di fermarsi l'intero settore, già duramente colpito dalla crisi economica: da Confindustria sottolineano che negli ultimi due anni la richiesta di attrezzatura medica si è ridotta del quaranta per cento. Effetti della scure della spending review, che a luglio ha inoltre imposto alle aziende toscane uno «sconto» forzato sui contratti già firmati. In sintesi: saranno pagate - oltre che in ritardo - anche il cinque per cento in meno rispetto a quanto stabilito all'atto della firma dei contratti. E così tra gli imprenditori è suonato un campanello di allarme. Del problema ne sono ben consapevoli a Palazzo Strozzi Sacrati, tant'è che da aprile partirà un piano straordinario che fino a settembre porterà 250 milioni nelle casse delle azien- de che vantano crediti con la Regione: «In un momento così delicato la nostra azione, che privilegerà le situazioni di maggiore criticità, conferma che il nostro non è un sistema malato e che sempre di più vogliamo abbattere i tempi per i pagamenti» spiega l'assessore Luigi Marroni. Tempi per i pagamenti che secondo la Regione - non supererebbero però i 162 giorni di attesa. Quasi il triplo, comunque, rispetto ai 6o giorni previsti dalla nuova normativa che recepisce quanto stabilito dall'Unione Europea: «Non siamo mai stati indifferenti a questa problematica ed infatti dallo scorso luglio le aziende che vantano crediti con le nostre Asl o gli Estav possono chiedere prestiti, di cui noi saremo garanti, alle banche - conclude Marroni - Ma il nostro obiettivo è quello di ridurre i tempi dei pagamenti: il piano straordinario ne è un segnale». Gaetano Cervone 'RI PRODZ ONE RISERVATA L'assessore «Da luglio siamo garanti con le banche per le aziende che vantano crediti e chiedono prestiti» Confindustria territoriali Pagina 4 In r ,¡',,"A%é%4. r s yr i (d, ¿ 3ittif'J, '/.i' Fr r r i:/ - F..,u).,. , E i .:,a l'/„'/4 2!!i7, s //.l2i , i/,'//.' 'i /. Ì°i 4 t ï3%/ A`s 12 'i3í r.:r r Sç) , _.,,./ ----- ----- ----- l, , •,%%G %/,!%„---- A i ir /,¡t„ , l/l,,,rG. Dati Assobiomedica-Confindustria Confindustria territoriali COMPUt1ME Pagina 5 Ex Nabro Altra franata grigia al tavolo convocato a Firenze. Regione e enti locali premono perchè si arrivi ali amministrazione straordinaria L'azienda diserta il vertice e le istituzioni si inf urinano: " irresponsabili, ora basta" GROSSETO I vertici della ex Mabro hanno completamente disertato il tavolo convocato dalla Regione per ieri pomeriggio a Firenze con sindacati, rsu e enti locali e il clima attorno all'azienda manifatturiera si fa sempre più incandescente. A questo punto, infatti, non ci sono solo le vestaglie azzurre e la rsu sul piede di guerra, esasperati da una situazione che fiaccherebbe anche i più speranzosi, ma anche le istituzioni reagiscono duramente. Emanuele Cerciello, assessore comunale alle attività produttive, è netto: "Il comportamento di Barontini e dei vertici di Abbigliamento Grosseto è inaccettabile, irresponsabile e gravemente irrispettoso delle istituzioni, dei sindacati e sopratutto dei lavoratori. Non credo che l'azienda sia fatta da una sola persona, se Barontini aveva impegni poteva e doveva mandare qualcuno in sua vece e comunque farci pervenire i documenti che più volte abbiamo chiesto e che ancora non ci vengono forniti. E' gravissimo". I documenti che tutti attendono di vedere riguardano la situazione economico-finanziaria, lo stato dell'indebitamento e quello patrimo- Confindustria territoriali niale: atti importanti alfine di verifi- economica e contabile, senza ultecare la possibilità o meno che la ex riori rinvii. Invitiamo inoltre i proMabro rientri fra le imprese sotto- prietari a valutare a questo punto ponibili all'amnlinistrazionestraor- se non ricorrono le condizioni per dinaria delle grandi imprese in cri- l'attivazione e messa in campo di si, una procedura concorsuale isti- tutti quegli strumenti utili al mantetuita nel `79 da Prodi e integrata nel nimento dell'attività produttiva `99 dallo stesso Prodi. Già la rsu si dell'azienda e alla salvaguardia dei era espressa in tal senso e ora le isti- livelli occupazionali". Ammortiztuzioni premono: "Chiedo a Ba- zatori sociali dunque, ma anche rontini - dice Cerciello - che alme- procedure concorsuali odi amminino inizi a valutare questa possibili- strazione straordinaria. tà". Non solo, l'assessore chiede a Il tavolo è stato aggiornato al 5 apriBarontini di dare conto del perchè r mentre questa mattina i lavoratoa ieri nè gli stipendi nè un loro ac- ri si riuniranno di nuovo in assemconto erano stati accreditati sui blea. conti dei lavoratori "come invece g.d'o l'azienda si era impegnata a fare al tavolo istituzionale. Ora - fa notare l'assessore - nel debito dell'azienda varino a finire anche gli stipendi di marzo.. .". Cerciello sollecita Barontini "le motivazioni per cui non solo ancora non ha versato gli stipendi, ma non ha neanche avviato gli atti per assumerei 14 dipendenti ancora in Royal Tuscany ". Anche l'assessore regionale Simoncinci non è tenero: "All'azienda chiediamo di spiegarci perché gli impegni sono stati disattesi e i pagamenti non sono stati fatti. Torniamo ancora una volta a chiedere di avere un quadro certo della situazione Pagina 6 I CON FI NDUSTRIA Tante preoccupazioni all'assemblea comprenson'ale - CECINA - ROSIGNANO - FAVORIRE l'aggregazione tra imprese, istituzioni ed enti su progetti comuni, creare «Reti» a livello comprensoriale partendo dalle imprese appartenenti ai settori chiave dell'industria locale (impiantistica e manutenzioni) per facilitare i processi di internazionalizzazione, valorizzare i comparti industriali tradizionali presenti localmente. Queste, in sostanza, le linee guida tracciate per il territorio da Confindustria Livorno, che ha incontrato alla sede di Cecina, all'interno del Polo Magona, le aziende del comprensorio, per discutere circa il «Documento di analisi della condizione economica del territorio» appena finito di redigere da Confindustria Livorno su dati reali forniti dalle imprese. «Lo scenario - spiega Umberto Paoletti, direttore di Confindustria Livorno - evidenzia un quadro macroeconomico di un territorio che subisce pesanti difficoltà, ma che comunque tenta di farvi fronte. Il 2012 si è dimostrato un anno particolarmente pesante, caratterizzato da contrazione del fatturato, difficoltà per le imprese a mantenere i livelli occupazionali raggiunti negli anni precedenti, riduzione in termini di commesse locali/nazionali». Come sottolineato dal presidente di Confindustria Livorno, Alberto Ricci e dal referente comprensoriale Marco Baggiani, diviene a questo punto prioritario individuare progetti di ampio respiro, da condividere con enti locali, parti sociali e imprese su tematiche locali e, allo stesso tempo, favorire l'aggregazione tra imprese, istituzioni ed enti su progetti comuni. Altrettanto fondamentale diventa poi la valorizzazione dei comparti industriali tradizionali presenti sul territorio, favorendo l'«iniezione» di innovazione e il supporto della logistica integrata secondo uno schema riconducibile al concetto di «Smart Specialization», tanto caro alla Comunità Europea. Su queste linee guida saranno avviati contatti con le amministrazioni locali, per individuare iniziative adeguate al consolidamento ed allo sviluppo delle attività produttive. STRATEGIE Il direttore di Confindustria, Umberto Paoletti (a sinistra) e il presidente Alberto Ricci, intervenuti a Cecina Confindustria territoriali Pagina 7 si ' cho c deRa ricerca commissionata daR ' Ur one industriale Confindustria territoriali Alle'pagine 2 e 3 Pagina 8 CAVICCHI: « MAN CA LA CI OCITA' FRA EU ROPA E CI NA. E'U A SITUAZIO NE CHE N O N UO' ESSE E PIU'IG N O RATA» Abb g amento i li , . . ina, sostanze tossiche ed G Ricerca ll'Uriione, del oratorio dei Buzzí e di rcrchi su 44 capi in cor di SARA BESSI LA RECIPROCITA' fra il mercato europeo e quello cinese resta ancora una chimera e anzi genera paradossi a svantaggio del Vecchio Continente. La cartina di tornasole su questa assenza di reciprocità fra le dogane cinesi ed europee è fornita da una ricerca condotta su 44 capi di abbigliamento, 18 per bambini e i restanti per adulti «made in China», commissionata dall'Unione Industriale Pratese e affidata al Laboratorio di analisi prove e ricerche industriali «Buzzi» e al Laboratorio di analisi prove e ricerche tessili «Brache». I dati parlano chiaro. Da quei 44 capi di abbigliamento, acquistati in negozi e nella grande distribuzione della provincia di Prato e Firenze, che vanno a finire nei guardaroba di acquirenti di fascia media e media alta, emergono verità da non sottovalutare nell'ambito della sicurezza chimica e della scarsa veridicità delle etichette di composizione. Per quanto riguarda la sicurezza chimica, un solo capo da bambino ha evidenziato la non conformità relativa alla presenza di livelli di tensioattivi ammessi dalla normativa comunitaria, mentre per 13 campioni (quasi un terzo del totale) è stata evidenziata una non rispondenza alle normative cinesi per la commercializzazione in Cina. Ciò significa che se quegli stessi prodotti dovessero essere esportati verso la Cina verrebbero bloccati alle dogane. Per quanto riguarda riguarda la presenza degli alchilfenoli etossilati l'analisi, particolarmente complessa, è stata condotta su 23 dei ® campioni: la quasi totalità di questi (21) hanno manifestato la presenza di queste sostanze. Infine, l'ultima sorpresa dalle etichette con la composizione fibrosa: dove era dichiarata la presenza di fibre pregiate, come cachemire o angora, non è mai stata riscontrata nessuna percentuale di queste fibre. «I parametri ecotossicologici cinesi sono per quasi tutti gli aspetti più restrittivi di quelli europei. Ma il rigore vale solo per i prodotti commercia izzati nel loro mercato interno, non per l'export. L'Europa invece, con il Reach, impone regole che valgono direttamente sulla produzione, indipendentemente dai percorsi della successiva commercializzazione», spiega Giuseppe Bartolini responsabile tecnico del Laboratorio «Buzzi». Parametri diversi, dunque, fra Cina ed Europa anche per sostanze che dall'Europa sono ormai vietate in alte concentrazioni e che invece nel Paese della Grande Muraglia non trovano alcun limite. Basta pensare ai livelli di Apeos, cioè la categoria dei prodotti chimici classificata come alchifenoli etossilati (agenti tensioattivi). «In Cina si rcio. 'La loro dogana 1í fennerebbe' già portato a conoscenza dei vertici di Confindustria e lo porteremo anche a Bruxelles. L'Unione Europea deve acquisire piena consapevolezza della situazione: siamo di fronte a filosofie diverse che hanno su imprese e consumatori europei effetti distorti che sfiorano il paradosso. L'Europa, nella sua indifferenza rispetto alla reciprocità, è quella che ci rimette di più. Le normative Ue penalizzano i produttori europei attraverso le regole del Reach, ma di fatto non c'è vigilanza sui prodotti che arrivano da paesi terzi. In questa situazione complessiva di assenza di reciprocità i cittadini europei sono penalizzati tre volte: nei condizionamenti allo sviluppo economico determinati di fatto dal Reach, che incide sulla nostra competitività; nelle limitazioni all'export causate dalle regole molto restrittive di mercati di importanti paesi terzi come appunto la Cina; ultimo ma non per importanza, nell'insalubrità di prodotti di importazione, cui si aggiunge la scarsa affidabilità delle informazioni merceologiche riportate sulle etichette». controlla maggiormente il Ph, il controllo del tasso di acidità di un prodotto, o la solidità del colore aggiunge Primo Brachi, titolare del Laboratorio omonimo - I cinesi sono più pragmatici e controllano almeno il 90% dei prodotti che entrano, non si tratta di controlli documentali, ma vengono effettuati con prelievi diretti». «Questo studio costituisce un elemento in più a sostegno delle nostre posizioni - afferma Andrea Cavicchi, presidente dell'Unione Industriale Pratese - lo abbiamo La non conformità al mercato italiano è stata riscontrata in un solo capo da bambino Confindustria territoriali Pagina 9 L ,I N DA G ' Studiata la conformït:i materiali rispetto MAa sicurezza chimica e focus su alchilfenoli etossflati,, tossici per acquatica e danne.,,; 7,1 l'uomo (vietate in Europ ,, senza restrizioni in Crp Estata anatizz-ta conformità o meno delle etichette di composs; %fibrosa all'effettiva dei capi di abbiglian-,,e s's,-in alcuni casi neppure traccia di fibre come chach.:nire UN ANNO 1 STUD IO E'stato necessario ai due Laboratori incaricati per condurre la ricerca approfondita su 44 capi finiti foto Attalmi «Presenteremo questi dati a Bruxelles: non si devono penalizzare i cittadini europei» Confindustria territoriali «In Cina ci sono controlli effettivi sul 90% della merce che entra» «I criteri ecotossicologici cinesi sono restrittivi, ma non valgono per l'export» Pagina 10 Sostanze tossiche negli abiti cinesi E il risultato delle analisi di due laboratori di Prato su 44 indumenti venduti dalle grandi catene zano detergenti a basso costo perché non hanno divieti», osserva il presidente dell'Uip Andrea Cavicchi. di Maria Lardara 1 PRATO Gli indumenti che riponiamo nel nostro guardaroba possono essere nocivi. A questo responso, dopo le denunce fatte da Greenpeace, sono approdati i laboratori "Buzzi" e "Brachi", su commissione dell'Unione industriali: ai raggi X un campione di capi d'abbigliamento, per l'esattezza 44 indumenti (18 per bambino, 26 per adulto) acquistati in punti vendita della grande distribuzione (Prato e zone limitrofe), accomunati dall'etichetta "made in China". Attenti dunque al cartellino "made in China" (ma potrebbe anche essere "made in India" o "made in Bangladesh"): gli indumenti finiti sotto la lente d'ingrandimento di "Brachi" e 'Ruzzi" provengono da scaffali di brand di fascia media o medio-alta, acquistati un anno fa per poterli analizzare. Un primo sos scatta perla presenza di alcuni tensioattivi (nonilfenoli etossilati), il cui utilizzo nella filiera tessile è vietato dal 2002 nel mercato comunitario ma non in Cina: ben 21 capi su 23 passati al microscopio presen- In compenso, hanno altri vincoli sulla merce in ingresso nel loro paese. E questo è il paradosso: il 30% dei capi analizzati (13 articoli su 44) non riuscirebbe a superare la barriera doganale del gigante asiatico perché non conforme sul piano della sicurezza chimica. I parametri che farebbero storcere il naso ai controllori cinesi sarebbero il livello di ph dell'estratto acquoso, ivalori di solidità dell'acqua e del sudore. Tecnici del laboratorio dell'istituto Buzzi di Prato taro residui di questi tensioattiperché il quantitativo di tensiovi (detergenti per filati) altaattivi "vietati", pari a 1.500 mg/ mente inquinanti per le acque kg sfora il limite permesso dalla dei fiumi e dei mari, oltreché legislazione comunitaria (senocivi per l'uomo viste le possicondo il "Reach" è di 1.000 mg/ bili alterazioni del sistema or- kg). «Ben si capisce l'effetto delmonale. la concorrenza sleale: le nostre Addirittura fuori legge si conaziende devono usare detersidera un capo dei 44 esaminati genti più costosi, in Cina utiliz- Etichetta ingannevole anche per quanto riguarda la composizione dei tessuti: sulla carta viene data la presenza di componenti come cachemire e angora di cui però i laboratori pratesi nari hanno riscontrato nessuna percentuale. «In Cina, dove viene controllato il 90% dei tessuti che entrano, le norme sono molto stringenti - fanno notare Primo Brachi e Giuseppe Bartolini, rispettivamente ti tolare del laboratorio "Brachi" e responsabile del laboratorio "Ruzzi" - in Europa le verifiche sono inesistenti». La ricerca verrà portata a Bruxelles. s,isLw- I siche i,KE abili 'i"es Confindustria territoriali Pagina 11 LAVORO Nel report dí Confindustria i dati sulla crisi delle imprese / CECINA Favorire l'aggregazione tra imprese, istituzioni, creare "Reti", puntare sull'internazionalizzazione e valorizzare i comparti industriali tradizionali. Queste le linee guida tracciate per il territorio da Confindustria Livorno, che nei giorni scorsi ha incontrato presso la sede di Cecina, all'interno del Polo Magona, le aziende del comprensorio, per discutere circa il "Documento di analisi della condizione economica del territorio" appena finito di redigere su dati reali forniti dalle imprese. «112012 si è dimostrato un anno particolarmente pesante spiega Umberto Paoletti, direttore di Confindustria Livorno caratterizzato da contrazione del fatturato, difficoltà per le imprese a mantenere i livelli occupazionali, riduzione in termini di commesse locali/nazionali». Anche il referente comprensoriale Marco Baggiani ha sottolineato la necessità di individuare progetti di ampio respiro, favorendo i comparti tradizionali, 1"'iniezione" di innovazione e il supporto della logistica integrata secondo il concetto di "Smart Specialization". li-1i irii:il i '.iuhi i:ildii1 . Confindustria territoriali Pagina 12 Guerra dichiarata tessutì nocivi Uip prepara un dossier coni risultati delle indagini dei laboratori Buzzi e Brachi da portare a Bruxelles di Maria Lardara / PRATO Il dito nella piaga l'aveva messo qualche mese fa anche Greenpeace: Zara, Benetton, H&M fra i marchi d'abbigliamento finiti sotto accusa da parte dell' associazione ambientalista. Stavolta invece non si fanno i nomi ma il verdetto non cambia: gli indumenti che riponiamo nel nostro guardaroba possono essere nocivi. E' lo stesso responso cui sono approdati i laboratori "Buzzi" e'Brachi", su commissione dell'Unione industriali: araggiXun campione di capi d'abbigliamento, per l'esattezza 44 indumenti (18 per bambino, 26 per adulto) acquistati in punti vendita della grande distribuzione (Prato e zone limitrofe), accomunati dall'etichetta "made in China". Le "fashion victim" più incallite stiano attente al cartellino "made in China" (ma potrebbe anche essere "made in India" o "made in Bangladesh"): quelli finiti sotto la lente d'ingrandimento di "Brachi" e "Buzzi" provengono da scaffali di brand di fascia media o medio-alta, acquistati un anno fa per poterli analizzare. Un primo sos scatta per la presenza di alcuni tensioattivi (nonilfenoli etossilati), il cui utilizzo nella filiera tessile è vietato dal 2002 nel mercato comunitari o ma non in Cina: ben 21 capi su 23 passati al microscopio presentano residui di questi tensioattivi (detergenti per filati) altamente inquinanti per le acque dei fiumi e dei mari, oltreché nocivi per l'uomo viste le possibili alterazioni del sistema ormonale. Addirittura fuori legge si considera un capo dei 44 esaminati perché il quantitativo di tensioattivi "vietati", pari a 1.500 mg/ kg sfora il limite permesso dalla legislazione comunitaria (secondo il'Reach" è di 1.000 mg/ kg). «Ben si capisce l'effetto della concorrenza sleale: le nostre aziende devono usare detergenti più costosi, in Cina utilizzano detergenti a basso costo perché non hanno divieti», osserva il presidente dell'Uip Andrea Cavicchi. In compenso, hanno altri vincoli sulla merce in ingresso nel loro paese. E questo è il paradosso, secondo Cavicchi: il 30% dei capi oggetto di analisi da parte di "Buzzi" e "Brachi" (13 articoli su 44) non riuscirebbe a superare la barriera doganale del gigante asiatico perché non conforme sul piano della sicurezza chimica. I parametri che farebbero storcere il naso ai controllori cinesi sarebbero il livello di ph dell'estratto acquoso, i valori di solidità dell'acqua e del sudore. Etichetta ingannevole anche per quanto riguarda la composizione dei tessuti: sulla carta viene data la presenza di componenti come cachemire e angora Confindustria territoriali di cui però i laboratori pratesi non hanno riscontrato nessuna percentuale. «In Cina, dove viene controllato il 90% dei tessuti che entrano, le norme sono molto stringenti - fanno notare Primo Brachi e Giuseppe Bartolini, rispettivamente titolare del laboratorio "Brachi" e responsabile del laboratorio "Buzzi" in Europa le verifiche sono ine- sistenti». L'Uip non è intenzionata a tenere la ricerca in un cassetto. «L'obiettivo è portare questa ricerca a Bruxelles attraverso Confindustria e Acte per chiedere reciprocità di condizioni sui mercati. Il rigore cinese - conclude Cavicchi - non può valere solo sul loro mercato interro». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 13 Capi cinesi senza controlli ma non in patria ALESSANDRA PETRELLI [email protected] Con uno studio approfondito su un campione di 44 capi d'abbigliamento, reperiti sulle grandi distribuzioni di fascia media e non solo, l'Unione Industriale di Prato dimostra che gli articoli con etichetta "made in China" (sempre meno diffusi, per dir la verità) sono distinti da proprietà che permettono di superare le dogane europee ma che non sarebbero "passabili" per quelle cinesi. Come è noto, la valutazione della sicurezza chimica dei prodotti della filiera moda non è universale ed esistono parametri differenti a secondo dei mercati di riferimento. Dall'analisi condotta dal laboratorio di analisi del Buzzi e dal laboratorio Brachi è emerso che i parametri eco-tossicologici cinesi sono più restrittivi di quelli europei per quanto riguarda il mercato interno, ma non per l'export. Per quanto riguarda la sicurezza chimica, 13 capi di quelli analizzati, che attualmente sono permessi dalle normative europee, non lo sarebbero per quelle relative al mercato interno cinese. Non è tutto. L'ambiente, come purtroppo è già noto, non è tra le prima preoccupazioni dei produttori cinesi, dato che in quasi tutti i capi analizzati è stata registrata la presenza di alchifenoli etossilati, sostanze altamente dannose per i pesci e per l'uomo, vietati in Europa e consentiti invece in Cina. Inoltre più della metà dei capi esaminati presentavano etichette false, che certificavano la presenza di materie nobili come ad esempio il cashmere, materie del tutto assenti in alcuni casi. «La conclusione è chiara - ha detto il presidente dell'Uip Andrea Cavicchi - le normative Ue penalizzano i produttori europei, ma di fatto non c'è vigilanza sui prodotti che arrivano da paesi terzi. Sia autonomamente che come Confindustria stiamo lavorando da tempo perché l'Unione europea acquisisca piena consapevolezza degli effetti dell'attuale situazione. Confindustria territoriali Una cinese al lavoro Pagina 14 DOMANI ALL'AUDITORIUM «ATTILIO MONTI» TAVOLA ROTONDA DE LA NAZIONE CON IL GRUPPO BPER Capitani coraggiosi e grandi fame, i fari per uscire dalla tempesta FIRENZE LA SERIE di incontri ha come titolo «L'economia locale: come creare valore per il territorio». Le tappe precedenti hanno toccato Reggio Emilia, Modena, Bologna e Milano. Domani all'Auditorium «Attilio Monti», dalle ore 17.30, andrà in scena il capitolo dedicato alle «eccellenze e tradizione del Made in Italy». E' Ia Toscana la terra scelta dal gruppo Banca Popolare dell'Emilia Romagna per parlare di marchi e settori capaci di competere Confindustria territoriali con il mondo. L'elenco dei relatori, in rigoroso ordine alfabetico, alla tavola rotonda, che sarà aperta dal direttore de La Nazione, Gabriele Canè, basta come prova inequivocabile: Albiera Antinori (vicepresidente di Marchesi Antinori), Simone Bettini (presidente di Confindustria Firenze), Riccardo Braccialini (Ad Braccialini srl), Francesco Carapelli (presidente di Drogheria & Alimentari), Ferruccio Ferragamo (presidente Salvatore Ferragamo spa), Vincenzo Giubba (presidente dell'Accademia italiana Moda e Design), Cristiano Ludovici (presidente del consorzio del prosciutto toscano), Marco Mantovani (presidente e ad di Locman), Valentino Mercati (presidente Aboca), Girolamo Strozzi (presidente Tenute Guicciardini Strozzi) e Fabrizio Togni, direttore generale di Banca Popolare dell'Emilia Romagna. Grandi griffe e imprenditori coraggiosi, esempi che possono fare da bussola per trascinare la nave dell'economia italiana fuori dalla burrasca. Pagina 15 20 1 2-20 13 CRONISTI CLASSE nostro «ì`o» D isegna re, med ita re dan zare secondo 1,7 « Un fiore dai m ille petali: paura e gioia SPAZIO alla psicomotricità e viaggio nelle emozioni nuove con tutto il corpo. In gruppo, seduti per terra, riuniti insieme abbiamo cercato di creare coi nostri corpi forme di mandala. Un fiore di ragazzi e ragazzi, dapprima perplessi, poi uniti, vicini, felici. «All'inizio provavo una sensazione di soffocamento, di imbarazzo, poi un calore si è diffuso dall'interno e la tranquillità e la pace hanno creato la magia ».(Giulia.S.) «Dopo questa avventura, questi movimenti, ho sentito una vibrazione dentro di me, come se il tempo fosse cambiato, come se da freddo diventasse caldo, ed è stata un'emozione magnifica» (Azzurra V.). «All'inizio volevo tirarmi indietro e tornare al posto, poi guardando il mio volto da piccolo, mi sono immaginato lui che ballava a ritmo e io che mi univo a lui per danzare» (Ludovico P.). «Ho provato felicità e tranquillità a danzare, guardavo il mio mandala con il mare, sentivo il rumore dell'acqua, delle piccole onde, danzando, ho sentito il profumo dei fiori disegnati nel mio cerchio» (Ginevra). «La nostra danza sembrava quasi un rituale...ho provato molta gratitudine verso il bambino che è dentro di me (Alessandra G.)». «Mi sentivo una farfalla, girava intorno al mio fiore mi sentivo un po' sacerdote, un'esperienza da non dimenticare» .(Caroljne C.). «Penso sia stata una danza per liberarsi da qualcosa che IL TERMINE «Mandala» significa «cerchio»» o «centro». Simbolicamente rappresenta fin dai primordi la nostra interiorità, la vita, la morte e la rinascita. Abbiamo constatato che nella cultura occidentale il cerchio si trova come inizio di tutte le cose. E' il simbolo del pianeta in cui viviamo e della stella che gli dà la vita, il sole. Nell'universo conosciuto tutto gira intorno al sole, la stessa cosa accade nel nostro micromondo personale, nel nostro cuore e nel nostro cervello. I Mandala mettono in contatto con la saggezza interiore e aiutano ad esprimere ciò che realmente si è. «Ho messo la mia foto centrale perchè non mi sono ancora staccata dalla mia bambina interna, o forse perché ho paura di diventare indipendente... Ho scelto una foto in cui giocavo perchè mi piace divertirmi. La doppia spirale rappresenta la vita che può essere bella o brutta.... Il geco rappresenta una persona che mi aiuti a superare i momenti di crisi, lo sfondo acqua marina significa che le mie idee saranno sempre chiare, limpide e decise.-Io vorrei frequentare il liceo delle scienze applicate perchè c'è la materia astronomia e mi piacerebbe conoscere lo spazio oltre al mio mondo...((iiulia.H.)». IN QUESTA esperienza abbiamo intrapreso un affascinante viaggio all'interno di noi stessi chiedendo aiuto al nostro «bambino interiore». Di che si tratta? Cercando nell'album fotografico di famiglia abbiamo ripescato una nostra foto di quando eravamo piccoli, un'immagine che ci colpiva particolarmente o che ci ricordava un momento significativo della nostra infanzia. Abbiamo collocato la nostra immagine all'interno del magico cerchio, poi abbiamo riempito il Mandala di figure, simboli, disegni, colori, in modo assolutamente libero e spontaneo. Siamo passati a una fase di rilassamento,di respirazione consapevole, ma anche di concentrazione su noi stessi e quin- «HO MESSO la mia toto al centro del mandala perchè ognuno di noi ha una parte buona, bianca, ed una cattiva, nera ed io, appunto, sono in mezzo, Per la stessa ragione ho disegnato il prato verde da una parte e il deserto dall'altra, ma prima di arrivare alla mia interiorità bisogna passare tm muro per trovare dolci fiori, farfalledelicate foglie rosa (amore) o freddi fiori ghiaccio e dure foglie appuntite (odio)...Le frecce e i cuori spezzati indicano che qualcuno tiri colpirà diritta al cuore .._l'occhio significa che ci sarà sempre qualcuno che mi osserverà..Pcr le scuole future vedo ancora incertezza, ma sono certa che nella raia professione andrà tutto bene». (Sabrina F.) Eccoci in «compagnia» dei nostri mandala di di meditazione. Osservando serenamente lo sguardo del nostro bambino, stimolati anche dal l'esplosione dei colori scelti e delle forme disegnate, abbiamo vissuto delle emozioni intense che hanno attivato delle intuizioni. La professoressa ci ha aiutato a capire che ogni simbolo disegnato proveniva dalla sen- sibilità del bambino interiore, per segnalarci attraverso questi disegni aspetti trascurati della nostra personalità, ma anche capacità, predisposizioni, abilità, vocazioni, il bambino è diventato come un nostro «piccolo mentore», Tutte le sensazioni vissute e le percezioni avvertite sono state scritte nei nostri quaderni: I CERCHI MAGICI CI ACCOMPAGNANO NELLA PROFONDITA' DELLE NOSTRE SENSAZIONI u, °î-)piegate al colore e alla sperimentazione ti tiene come prigioniero e con questa danza ce ne siamo liberati» (Giada). 1rt ?,a» del Mandala NEL DISEGNARE i nostri cerchi magici abbiamo imparato che i colori esprimono pensieri, emozioni, intuizioni intime e anche sensazioni fisiche. Attraverso l'esperienza dei Mandala la nostra mente apprende ad uscire dalle regole rigide abituali, colorando c disegnando liberamente, intuitivamente e senza limiti. Abbiamo cercato di analizzare il significato dei colori e, anche con l'aiuto del bambino interiore, siamo riusciti a a cogliere il messaggio di crescita. Per ognuno di noi. E' stata molto interessante la lezione sul significato dei colori, per esempio il giallo, che rappresenta la forza vitale del sole, il più grande cerchio-mandala della vita, è un colore luminoso e vitale che spe o viene associato all'intuizione e all'illuminazio" egno di una personalità equilibrata, aperta al nuovo e alla scelta giusta. Il verde è il colore che indica speranza, gioia e guarigione e ha un notevole effetto calmante ed equilibrante, al verde si associa la crescita, l'evoluzione e la fertilità. Usato nel mandala è segno di una buona autostima, ma anche della capacità di prendersi cura degli altri e di forte attaccamento alla natura. Il rosso e collegato alla fonte della vita e al sangue, quindi l'attività legata a questo colore riscalda il sangue e dona vitalità, è sinonimo di sicurezza di sé e quindi aiuta a combattere le nostre paure, ma può essere anche manifestazione della rabbia. Il blu è il simbolo della profondità del mare, ma anche della profondità dell'uomo. E' il colore che viene associato ai sogni e all'anima. Un viaggio interiore di assoluto fascino per noi. laIl 4"l HANNO CCbt.tlaBQìfiA7r7; (cE.assr. 1 SII 4sahr4efe L..arels, s,;,s a Es afêt;ht'srrs, Rsh%s £rs G3in:ra£t.rhs'sz , Francesco Bracar.ì, [➢ ar.ìe[e Chiocca , Atichete CULL0i4. q.7'., y tia rtí`910e Giada á71nèACC1,Pfidtteo t°lfi5cfllfi, Andrea F rda7cescésiars, Messasss4ae Gs5LL:3adi, China L asì, 9_Çrxrr; r ra B: y,,, faE.. .a„ i 4.F9rs3, z.er.z.E Sa;. hani, Gia.ffia Sf.efiassini, Greta Tarascans, Aaz€sr- Confindustria territoriali ra viiaíi. (i.tasse 2 ni: t.eanardo SansEwra Mar t srs fE.a E -hteE.., F'N s.aC O, E s.ehi, dvs=n^C 8: gostBiari, Cristina Catandro, F,tessio Casaltara, l+.: t.a .? oL„î ézi. $,:X!?.h£1.: }'ys;,t3,a Bs,?3â, 1<3s'.sa Fam6rxns, Lorenzo tifoó'ann2i9, ida0(dl ttrdrPti, é.nreseae E.asasixs.c., Cinta t•1a€Fartsi0ezfi, Cgi.;uaar ppaE*r.-A.., . s, . as„ aart,.3:ni, I_6.a±, , i' Sánf9rsCC Gan•sea, Dassieie F4assei, G6rsete patar.e4ri, Alessia Ftagghianìi , Andrea Raggyhianti, L9haiia G7rs s csrsí:ìr ; -.. L tt`sts . , a+hrsPLC. 1,<.S naan PedersCO Tabaro, Francesca Vannucahs. (3,:Ba sLC F Pi: Ea'a^rc-b ü3's43 a, £ ahflra t*iiche<e Bsanchins /xte.sandra Campanaro, ¢ärr,t ,r, t,ayCS, G.nw IP ä 6k.L _hìasr,ap Aâ .ss.arakdec,s,t,„..ad,,:e , ., Sb.Ysr ;,5 ,a Giasssiecchinl, Chiara Gim ti, Kevin Grandi, Pdica- ta Brá;il, ttintfa 48etnrieh, l isa tlzzarPSChi, tiiazia PCar 5üä, 8dì.cotc Mágt=.z,rs, Á.tmssso Pautsrs+_l:ì, Yenier Papale, ludsavita Pierinl, Mlcsat Blcci, 8sfr,Zas£ r3 t{eC{7yí, 3s<' swr f fr;nt?. Csc.ruSn°airas`e siQt perdcsrso di cducaxìcsne em±srsussate ProP. ,; s, ML Js'savica "„FYFY' .Y t .''f?¡ç;3ai° °r-YFi'sa i<!X4,.r.i, Vsc<-.dirlgr.nte Lacia MathCucci. Pagina 16 20 1 2-20 13 Se t but üs mo thven ta « be r» «colpa» di essere diversi. Il nostro progetto con la polizia postale LE VITTIME del bullismo sono quasi sempre ragazzini come noi. Succede soprattutto nelle scuole: i ragazzi prepotenti si riuniscono in gruppi e prendono di mira altri ragazzi più deboli, spesso perché vengono considerati «diversi». prepotenza di alcune persone ignoranti. 11 nostro istituto da alcuni anni, tramite un progetto sulla legalità-sicurezza, si sta interessando al problema. MA DIVERSI da chi? Semplicemente distanti dall'ideale di adolescente presente in quell'ambiente, per religione, immagine estetica, orientamento sessuale o addiruttura perchè ascoltano musica non comune. I tristi esempi sono quelli di Demi Lovato, Andrea Andrea, Liam Payne, vittime di una «moda» da estirpare. Ultimamente i media si sono occupati anche del crescente fenomeno del cyberbullismo, cioè del bullismo praticato in rete. Un esempio? Amanda Todd, teenager canadese, e arrivata al suicidio perché ne era vittima. Quando aveva 12 anni, Amanda entrò in una videochat dove incontrò un uomo che le chiese di scattarsi una foto a seno nudo. Dopo molte richieste la ragazza cedette e scattò la foto. L'uomo avanzò richieste pornografiche e iniziò a tormentarla. L'arma era quella dei ri atta Infärti ad un certo punto su Facebook l'uomo creò una pagina con la foto di Amanda. A settembre dello scorso anno la ragazza pubblicò un video su YouTube nel quale raccontò la sua triste storia specificando che la sua intenzione era quella di essere d'esempio alle ragazze affinchè non commettessero simili er- rori. Ma i tot enti continuavano, a scuola si sentiva odiata e disprezzata. I1 10 ottobre scorso, Amanda si è tolte la vita impiccandosi. E' SOLO un esempio, in realtà sono tanti i ragazzini vittime di bullismo fisico, psicologico, verbale e via internet. E tutto questo nasce dai giudizi, dalla stupidità e dalla IN PARTICOLARE lo scorso anno scolastico abbiamo partecipato a due incontri, uno sul bullismo e un altro, più specifico e molto interessante, sulla sicurezza nel web. Quest'ultimo, curato dalla Polizia Telematica di Lucca, ha avuto come relatrice l'Ispettore Picchioni. Quest'anno i "lavori" continuano anche per partecipare al concorso interno promosso dal nostro istituto proprio sul tenia della sicurezza in internet e sull'affidabilità dei siti. Riteniamo gli atti di bullismo e cyberbullisnm orribili, poiché le vittime sono tutte ragazzini come noi: piccoli, cori ancora tutta la vita da vivere, tanti sogni nel cassetto, ma con quella che è ritenuta una colpa, essere «diversi». Oppure, come nel caso di Amanda Todd, la colpa di aver commesso uno stupido errore perché non consapevoli delle conseguenze. Cerchiamo quindi, stando attenti, di avere cura di noi stessi ed essere felici: sconfiggiamo il bullismo! DIALOGHIAMO IN RETE PER FINI DIDATTICI, PER GIOCARE E CONFRONTARCI S a r'l i chi ■ r rC4Cll_1..A íSCkPATó4c ■ p rete è uno strumento ' essere molto utile HANNO ■ ECCO come i ragazzi interagiscono con la rete secondo una ricerca finanziata dalla Commissione Europea. Le principali attività dei nostri coetanei in rete sono: socùal computing che include l'utilizzo di siti di social networking, dei blog, dei siti di condivisione di contenuti; creative internet ossia l'uso creativo della rete con produzione di contenuti originali come testi, foto e filmati; circular entertainment ossia l'uso della rete per acquisire contenuti culturali, scaricarli e condividerli. I ragazzi sembrano quindi più impegnati a consumare che a ridistribuire o produrre contenuti nuovi. Utilizzano la rete per fare i compiti e per informarsi, si divertono con il gioco on line, comunicano tra loro. Le ragazze fanno un uso della rete più centrato sulla socialità. E noi come usiamo internet? Tutti (tran- , ç.$a°s'-ç. yrX4 imdf Asia Bratg"azti, Christian Erogiasti, Erica CacU ; , tdzall a 5c2 ra w"n ,- Q s ;,tscr s ti .Co «larina Francesca , Usa 6vbrsí , Anna laacasp"a, Eric.a lnt opa, §"itx nys'A t o el.li, ¢.+? s ri, Edssarsfcs Salvctti, Gabricle Torre, E9at..tnTnrraase„d,3w,.scs,y.azRM XarsinHtctttaan- Confindustria territoriali 5 , F' d3iCv .. ragazz ■ i nq= ne due) abbiamo internet e lo utilizziamo per: usi didattici 66%; giocare 45%; ascoltare musica 24%; vedere film e cartoni animati 16%; guardare e raccogliere immagini 16%; disegnare 3%. I "luoghi" che frequentiamo sono: Youtube 6001,; Facebook 40%; sito della scuola 21%; siti sportivi 18%; Wikipedia 13%; Twitter 5%. Inoltre siti degli idoli, siti di giochi, siti per vedere film e scaricare canzoni. Il 37% di noi ha aperto un profilo su Facebook, il i 6% ha un account Twitter. Dei ragazzi che hanno il profilo su Facebook solo due non hanno inserito una foto che mostra chiaramente il viso. Tutti hanno indicato il cognome, mentre nessuno ha inserito l'età reale. Pochi hanno inserito la scuola frequentata, il numero di telefono e l'indirizzo personale. La maggioranza ha un profilo pubblico. z Ÿ 4Pí3 °s°s,ER, WL'f're L1i3Yÿ.t3nf, Ku chacl Canini, Sara Carsini, Erica E.anozx's, 4adoY r tsi Casnb, ; e„ ri,3t',1xa O;,v ára Gaia Ferretti , Nego Ferri, G iorgio Ferri , ö°S'su,3e.gx, x x^ra æ, rw a v fl ,xtr æ. M. 8tr,8. e 4"` aarsk-di, Gabriete Tortelli. i cizsse terzal Vivida Caianzzi,Miri.>ti,dtbr,prrotgeCcas.ctzasm N , h;.¢1Rç" 0. E r.rsVsi, `rfk'3f0XDP K- chQia SarQp"i, Rita l;aropi, fd'icliolas Nanttìxxî, k llca ü a si, écssic a si. laaseya iarit'ic 9Æa.. rä Ce.s> ,=tti, C.4 ss r ira sct 3, , zr4-? las Ferri , Anna M ar i a Lcsrenæcsni. Ca"srs'gente 5ctzras irn ucztberknL stt,Aettd< Attenti al lupo Mille trappole da evitare CONVINTI che internet non debba essere demonizzato poiché i pericoli ci sono anche nel mondo reale, è tuttavia necessario essere informati. Basta veramente poco per evitare situazioni spiacevoli: Tratta la password come il tuo spazzolino da denti! Non comunicarla mai a nessuno e periodicamente cambiala, usando numeri, lettere e caratteri speciali. Non rispondere alle offese ed agli insulti. Che tu risponda ai loro messaggi è ciò che i bulli vogliono. Conserva le comunicazioni, registra file, video, foto offensivi. Ti potrebbero essere utili per dimostrare quanto ti è accaduto. BLOCCA i Bulli. Molti Blog e siti social network ti permettono di segnalare i cyberbulli. Contribuisci a rendere internet un posto sicuro! Se conosci una persona in internet, evita di fornirle dati personali sensibili. Con questi, infatti, seirintracciabile! Se scambi delle foto, ricorda che non puoi essere certo della vera identità dell'interlocutore e dell'uso che farà di queste foto. Ricordati che tutto ciò che invii su internet diviene pubblico e rimane per SEMPRE. Sei veramente sicuro di volere che i tuoi docenti o futuri datori di lavoro vedano la tua foto o leggano i tuoi commenti? Non aprire file allegati a messaggi di posta elettronica di cui non conosci bene il mittente, perché potrebbero contenere virus in grado di danneggiare il tuo computer e in alcuni casi rubarti informazioni personali. In questo caso e meglio eliminare le e-mail immediatamente. Pagina 17 20 12-2013 CLASSE CRONISTI plu il iri tt con l'i Dall'antica Roma il prodotto re di tutte le tavole FORSE nella forma di una focaccia non lievitata, era già conosciuto dagli Egizi e dai Greci, ma è con i Romani che entra a far parte integrante degli usi alimentari, il pane, prima di farina di farro poi di grano. Ancora oggi presso Porta Maggiore, a Roma, si può vedere un monumento innalzato per celebrare i fornai, segno che si trattava di un mestiere di riconosciuto valore. Al pane sarebbe stata dedicata quella che, ncora oggi porta il nome di «Via Panisperna». Ricordiamo infine la famosa frase che, in età imperiale, circolava fra i politici, i quali si garantivano la tranquillità di governo, concedendo ai sudditi i giochi e il pane: panem et circensem appunto. NEL MEDIOEVO il pane accrebbe il proprio prestigio in virtù della sua funzione nella sacralità della religione cristiana, nacquero le Corporazioni dei panificatori all'interno dei Comuni, la mancanza di pane divenne motivo di rivolte. Dante, attraverso la voce del suo trisavolo Cacciaguida, ci rammenta la qualità del pane toscano, tipicamente sciocco, nel canto XVII del Paradiso: «Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui», e con quella frase sottolinea la centralità del pane nello stile alimentare medioevale. Nel Rinascimento la qualità del pane costituiva elemento di distinzione sociale: i cittadini lo consumavano bianco, ii contadini invece scuro, fatto da farine miste di cereali, In epoche più recenti chi non ricorda l'assalto al forno delle Grucce descritto dal Manzoni che rievoca la rivolta del pane del 1628 a Milano? O nel 1898 la «protesta dello stomaco» repressa nel sangue da Bava Beccaris o la strage del pane di Palermo del 1944? it ril. r pirezios «"— una», quc','-del pan.- e della pasta PONTE A MORIANO e dintorni... non tutti sanno che questo fazzoletto di terra lucchese «sforna», è proprio il caso di dirlo, un ottimo pane e un'eccellente qualità di pasta, niente meno che la base della dieta mediterranea Dagli anni '50 del secolo scorso il forno Paganelli di Sesto di Moriano e dal 1887 la ditta Mennucci operano in questo settore, dando lustro ai loro prodotti, conosciuti non solo in Lucchesia Abbiamo avuto il piacere di ospitare il signor Giovanni Paganelli presso la nostra scuola: con passione esercita il mestiere di fornaio da quand'era ragazzo, conosce la fatica ma anche la gratificazione di una professione che lo vede all'opera dalle 21.30 della sera fino all'indomani mattina, per produrre circa nove quintali di pane al giorno, cotto rigorosamente con forno interno a legna. Nell'attività sono impiegate sei persone, di cui una addetta alle consegne dei prodotti, che vengono distribuiti ai negozi sia della Piana, che del centro storico e della Media Valle. ra Cristina, dipendente dell'Ufficio Estero della ditta Mennucci. sto. Il signor Gi IL PANE più richiesto è quello bianco, salato, con farina di tipo 0, anche se il Paganelli produce pure il pane di patate, tipico della Garfagnana e quello integrale, nonché la focaccia al suolo e in teglia. «Ma come si fa il pane?» - abbiamo chie- che sono necessarie grosso modo due ore, di cui 12 minuti per impastare la farina, il lievito, l'acqua e il sale, un quarto d'ora per fare le forme del pane, rigorosamente a mano; dai 35 ai 40 minuti servono poi per la lievitazione e infine un'ora circa per la cottura di una pagnotta, Una vecchia macchina per fare la pasta nui ci racconta che risulti alta e ben cotta, con bollicine nella morbida mollica. Per le prime due fornate, quando il forno non è ancora ben caldo, servono circa 45 kg di legna, poi per le restanti ne bastano, si fa per dire, circa 25 kg. E che dire della produzione della pasta? Non potevamo non avere la fortuna di avere con noi la signo- DA CINQUE generazioni e più di un secolo l'azienda produce pasta destinata sia al mercato italiano dei negozi di vendita al dettaglio sia ai mercati esteri di Inghilterra, Francia, Sudafrica, Giappone e Australia. Oggi la ditta ha circa 120 dipendenti e produce 23 tonnellate di pasta l'anno. Quello della pasta è un processo produttivo piuttosto lungo che, a seconda del formato, può richiedere un'intera giornata: si parte dalla miscela di acqua e semola di grano duro. Il pastificio Mennucci attinge l'acqua direttamente dalla sorgente «Le vene» nella Brancoleria e acquista la semola dalle zone della bassa Toscana o del sud Italia, L'impasto, elastico e malleabile, viene estruso, passa cioè attraverso le trafile - oggi in teflon, un tempo in bronzo - per ottenere i diversi formati, quindi viene essiccato in modo lento e controllato fino ad un massimo di umidità del 12%. L'azienda si distingue anche per la produzione di alcuni tipi particolari di pasta fra cui la serie delle «Vecchie trafile», trafilata appunto al bronzo, quella con le verdure, per i celiaci, quella aproteica per problemi renali, per gli sportivi, per i diabetici nonchè i «baby-food». speciali per i bambini. DALLE « CRUSCATE », ALL'«INFARINATO » PASSANDO PER IL VOCABOLARIO «VECCHIO » 4 SECOLI ` i l un i ® far na pane pasta i , , LE PROPRIETA nutritive e la bontà del grano e dei prodotti da esso derivati erano note anche nell'antichità e spesso ci si ritrovava , come avviene oggi, intorno ad un piatto di pasta o ad t mezzo di focaccia 0 ed il 1580 un per ridere e scherzare. Già tra il gruppo di dotti fiorentini era solito riunirsi per trattare, in incontri conviviali anche scherzosi, detti cruscate», argomenti di letteratura e di lingua. Con il passare degli anni al gruppo iniziale si aggiunsero altri illustri studiosi e la «brigata dei Crusconi » fu trasformata nell'Accademia della Crusca. La simbologia accademica si basò sull'analogia tra la buona lingua e la buona farina, il fior di farina che viene separato dalla crusca, la parte cattiva ed impura; di qui l'emblema del frullane o buratto, macchina che roca costituiva un'innovazione tecnologica. An- ®®®i tal ano i che il motto assunto, che si riferisce ad un verso di Petrarca, andava in questa direzione: «il più bel fior ne coglie». La metafora si ampliava: le pagine per fare il vocabolario non erano custodite in armadi normali, ma in sacconi simili a quelli dove si conservava il grano. Inoltre ogni associato era rappresentato da una pala, che conteneva il suo nome accademico l'Infarinato nel caso del Salviati, uno dei fondatori dell'Accademia -, ed un'immagine che lo raffigurava - il riccio che grufola nella farina, per cercare il meglio - unitamente ad un verso di Dante o di Petrarca. La Crusca, la più antica accademia linguistica del mondo, si è sempre distinta per l'impegno a mantenere «pura» la lingua originale, pubblicando tra 1612 e 1923, in cinque edizioni, il Vocabolario, fondamentale per la codificazione della lingua italiana. I nostri gìornAsfi A1tSt-8qI úGzrkcprgç r , L .. . , ,.-c bacse3; >., brielaa P3aartatcchi, Giaelaa 6r;rnardini, AlexandrP, s zas ss af-. a .t»;z t°s t etr, e+.a;n .s> k]CC"s, i ,.i, M r,hi e Cupatie k at3úx Fa't,! 5a2nRacte Fru9ntl, t°taIItea Gior9,; Alessia M aerYirz®Ii.i, Fitippá Ÿ:a9195i'tliLura Rierattl, Isahetta 5atsc,a, 1]r<arr1 5 RaStlY62c..r/'<<d, 09. 9 Ra Q_á Reffi Confindustria territoriali iz,'aaäwttu, Fa tppc ,anrasna ,t't5. Ci„,s., tI§ ,-zaxeaa Ca Andrea Baccei, Irene 6at<stri, Irene éSi9on?3 .rs, ai Pr2, rn Irrn Pasrnlt ,MC -A3 /Aiat,9á CCCC ,e -æíi,9i, N .,it zá D 6^2 .:C r,, Cì4rélr [, Robrrtta Fiotino, Tecadar Ftnrea, Sara Kxraj, Gahrictr Larícshiista, Clernrrntins La2xare5chE, 4w,:,aw Lrerstrózi, I'rarnrr9.35za r_5.;bc'$tE, pt;- di, Luca Netti, Alessia Orzati, Benedetta PatPz, C;,,br.c,E-± das.tt, EU-3 FR tapeauTrarrä-ce1 ffi, Ha9cat Var.r. <. 6nsegt a¢ fi respu ssabiti: Roberta Atnari, Ga9srietta A,enadei e ticltiana P9ä r.s. .rf. Pagina 18 100 aree industriali dismesse da recuperare nelle quali si può realizzare di tutto Sono ancora un centinaio le aree industrial i dismesse, veri scheletri fatiscenti adue passi dalla città, in cui il regolamento urbanistico Fazzi-Chiari ha concesso d i realizzare in pratica qualsiasi cosa. Come più volte hanno spiegato i dirigenti dell'Assindustria, quei complessi non hanno futuro per impiantarvi nuove attività, am messo che ce ne fosse l'esigenza- troppo oneroso il recupero a fronte del costo di nuovi capannoni . Per il momento, con qualche eccezione per l'area ex Cantoni, gli unici interventi di recupero hanno visto la nascita di condomini e piccoli centri commerciali (ex Safili, ex Lazzi, ex Centrolatte) di cui però il mercato è saturo, tanto che i 3.500 appartamenti invenduti hanno di fatto paralizzato le trattative e fatto scendere i prezzi . Non più remunerativi per speculazioni che pu ntino su residenza e commercio, ecco che sul mercato quei complessi attirano altri appetiti . L'amministrazione comunale farà bene a non dormire se vuole evitare altri guasti . (m.i.) Spunti nn outlel neIIW. peri7eria.wrd [ ` Confindustria territoriali I i É4 s!*! i,iF , '!_'i_'! i ü Pagina 19 Squinzi: le riorità restano crediti e abolizione dell'Irap Marco Morino MILANO , < GiorgioSquinzi,presidènte dì Confindustria, non arretra di un millimetro: lo ha detto domenica al presidente incaricato, Pierluigi Bersani, lo ha ribadito ieri sera a Milano al circolo della stampa: sbloccare i pagamenti arretrati della Pubblica amministrazione, riconoscendo alle imprese quanto gli spetta (almeno in parte), è indispensabile, urgente e indifferibile. «Uno Stato che non paga i suoi fornitori - dice Squinzi - è uno Stato incivile. Le imprese hanno diritto a ottenere i propri soldi». Squinziparla conpacatezza, male frasi che pronuncia pesano come sassi: «Abbiamo chiesto al Governo - ricorda Squinzi - di sbloccare 48 miliardi di mancatipagamenti sui 71 complessivi stimati dalla Banca d'Italia. Io, però, non credo a questavalutazione, i debiti dellaPa sono molti di più. Almeno ioo miliardi di euro, forse anche i4o includendo ciò che è dovuto dallo Stato come rimborso di imposte. Le imprese sono disperate, i fallimenti si susseguono. Sbloccare gli arretrati della Pa darebbe un'iniezione immediata di liquidità che consentirebbe alle nostre imprese di tornare a respirare». Una battaglia di civiltà, secondo Squinzi, ancor prima che economica. Il secondo fronte è quello dell'Irap (l'imposta regionale sulle attività produttive), da sempre considerata dalle imprese una tassa odiosa e iniqua. Anche l'Irap, secondo il presidente di Confindustria, Confindustria nazionale no è degna di un Paese civile. Se ndoSquinzièurgente mo difi are l'Irap «togliendo il la vor dallabaseimponibile,perch' è un'imposta iniqua che grava su chi ha tanti dipendenti. 'ho chiesto con forza a Bersani. L'Irap è un'imposta che colpisce chi fa ricerca, chi produce, indegna di un Paese che vuole, ritrovare la crescita. Andre be subito abolita». quinzi interviene, assieme al overnatore della Lombardia Roberto Maroni (inpartenza er Roma, dove oggi vedrà Bersani), alla presentazione del libro, edito da Mursia, "La formula del Capitano" di Marco Pasetti. Il volume racconta due secoli di storia e di imprenditoria italiane attraverso la saga di una famigliaazienda: i Ciccarelli (Marco Pasetti è l'attuale amministratore unico della società). Un'opera particolarmente apprezzata da Squinzi, «perché anche la mia, con la Mapei, è la storia di un'impresa-famiglia, che nel tempo si è trasformata in una realtà complessa. Le imprese familiari sono il nerbo dell'economia italiana, il nocciolo duro che saprà tirarsi fuori dalla crisi». Poi torna abattere il tasto della politica economica. «Noi - sottolinea Squinzi- dobbiamo mettere l'economia reale al centro dell'azione di governo. Molta parte della classe politica non si rende conto della situazione in cui versano migliaia di imprese. Gliimprenditori devono tornare ad avere fiducia. Solo tosi potranno ripartire gli investimenti». Il caso Cipro, secondo Squinzi, non è replicabile in Italia: «Sono contrario, e lo è anche l'Abi, a qualsiasi ipotesi di prelievo forzoso sui conti correnti bancari. Ma Cipro si trova in una situazione diversa rispetto all'Italia. Non credo - sostiene Squinzi - che l'Italia sia soggetta a questo rischio. Il nostro problema, come ho detto prima, è un altro: rimettere l'economia reale al centro dell'azione politica e di governo». Solo aiutando la manifattura, ragiona Squinzi, si aiuta il Paese auscire dal tunnel. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 20 IL TOTALE I I CONTI IN BANCA DA 100 MILA EURO IN ITALIA SONO PIÙ DI 4 MILIONI Patuelli, Abi, frena: nel nostro Paese quelle misure sono costituzionalmente precluse .GIOVANNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .TARQUINI ......................................................................................................................... ADESSO anche i correntisti italiani cominciano ad avere dubbi. E timori. Il modello di salvataggio delle banche cipriote, il prelievo forzoso dai propri risparmi in banca, semina la paura tra i possessori italiani di conti correnti. Per quanto la situazione dei due paesi e dei rispettivi istituti di credito sia molto diversa, se mai le misure adottate a Cipro dovessero venire estese a qualche analogo caso in Italia, a rischio prelievo forzoso del 20% potrebbero essere, in Italia, tra i 3 e i 4,5 milioni di correntisti. Secondo varie stime incrociate, si aggirerebbe infatti su queste cifre il numero dei conti correnti con depositi superiori ai 100.000 euro, per un totale di circa 234 miliardi di euro. «In Italia, misure come quelle adottate a Cipro sono costituzionalmente e inequivocabilmente precluse», mette le mani avanti Antoniol Patuelli, presidente dell'Abi (Associazione bancaria italiana). E anche il portavoce del presidente dell'Eurogruppo Djisselbloem innesta una sorta di retromarcia dopo aver sparso dubbi in quantità: «Cipro è un caso specifico», e non può essere considerato un modello fisso, applicabile ovunque. Nel complesso, spiega il presidente di Adusbef (associazione di consumatori) Elio Lannutti, i conti correntibancari in Italia sono circa 30 milioni. E a suo dire, «una stima probabile è che quelli superiori ai 100.000 euro si pos- sano attestare sul 10-15 %, ovvero sarebbero tra i 3 e i 4,5 milioni». Ad essi si aggiungono i conti postali, circa 7-8 milioni, ma di questi solo pochissimi superano i 100.000 euro. Secondo altre stime, a gennaio 2013 il saldo totale dei conti correnti in Italia si attestava a 704 miliardi di euro. Di questi 470 ricadono sotto la garanzia del Fondo Interbancario. Dunque la fetta potenzialmente a rischio prelievo sarebbe unpò superiore ai 230 miliardi di euro. Ma si parla comunque di una cifra vaga poiché relativa a tutte le banche italiane e non solo a quelle potenzialmente a rischio default. Sarebbero infatti i soli "maxi - correntisti" di queste ultime il target dell'eventuale tassazione del 20%, analoga a quella di Cipro. Secondo alcune stime i depositi nell'ultimo periodo sono aumentati del 7%. La gente, viene infatti spiegato, in un contesto finanziario così incerto si tiene liquida. Ma certamente bisogna anche considerare che la maggior parte dei correntisti sta attenta ad evitare di parcheggiare su un singolo conto un saldo superiore ai 100.000 euro. «Non è pensabile mettere l'Italia sullo stesso piano di Cipro » ha commentato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Ma per Lannutti «la gente è molto preoccupata, come testimoniano le chiamate alle associazioni dei consumatori . Il vero nodo è che l'informazione su questi fenomeni è scarsa». RIPRODUZIONE RISERVATA Antonio Patuelli, presidente Abi Confindustria nazionale Pagina 21 Rilanciare l'economia? di Simone Boiocchi stendere il modello Lombardo a tutto il resto dei Paese per renderlo davvero efficiente e azzerare così l'Irap». Lo ha detto Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia intervenendo, insieme al numero uno di Confindustria , Giorgio Squinzi , alla presentazione dei libro La formula del Capitano (Mursia, pagg. 202, euro 19) scritto da Marco Pasetti che ripercorre due secoli di storia attraverso le vicende di una famiglia-azienda: i Ciccarelli . Una storia che inizia nella prima metà dell'Ottocento nelle Marche, a Montolmo e che mette in controluce tutte le contraddizioni dei sistema economico-produttivo italiano incapace di valorizzare e difendere le medie imprese costrette a cavarsela da sole. «Le piccole e medie aziende - ha spiegato Maroni sono la forza trainante della Lombardia. Parliamo di aziende di successo che sono rimaste in un certo senso nell'ambito famigliare; la dimostrazione che si puo essere competitivi senza avere "soci E Confindustria nazionale globali". E questo il modo di fare economia che noi vogliamo». Poi un messaggio chiaro al vecchio modo di fare impresa: « Il modello Fiat è un modello da cancellare. Nel sistema manca un vero sostegno all'internalizzazione delle imprese, un punto che non può più aspettare». Nel mirino del Governatore Lombardo, l'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive che <adeve essere ridotta esportando, ad esempio, il modello lombardo della Sanità. Il modello - ha chiarito Maroni - meno costoso e più efficiente che, se venisse applicato in tutte le regioni porterebbe un risparmio di 28 miliardi di euro per il sistema Paese». Parole che hanno raccolto il plauso di Confindustria che è tornata a premere l'acceleratore chiedendo riforme. «Innanzitutto - ha chiarito Squinzi -, è necessario sbloccare il pagamento della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Dobbiamo rimettere la buona economia al centro degli interventi del Governo. Le imprese - ha aggiunto muoiono e gettano la spugna. Ogni giorno chiudono circa mille imprese, un'emorragia che dobbiamo bloccare al più presto». «Ha ragione Maroni quan- do dice che con una gestione sana si potrebbe eliminare se non totalmente, almeno in grandissima parte, l'Irap. Un'imposta iniqua su chi usa il cervello per fare il proprio lavoro». Poi un attacco duro: «Uno Stato che non paga i propri fornitori è uno Stato incivile e un'imposta che penalizza il lavoro non è un imposta degna di un Paese civile». «L'Italia - ha aggiunto Squinzi - può crescere, l'Italia deve crescere, ma non vediamo con chiarezza come sia possibile realizzare quello che chiediamo». Rispondendo poi a una domanda dei cronisti sul futuro del Governo il numero uno di viale dell'Astronomia ha chiarito che «Non è questione di nomi. L'importante è fare un Governo capace di governare e affrontare i temi dell'economia reale». Quanto allo scenario internazionale Squinzi, invece, ha le idee chiare: «Non è possibile mettere l'Italia sullo stesso piano di Cipro». Tra le priorità da mettere sul tavolo, ha poi chiarito Maroni, c'è quella delle infrastrutture. Infrastrutture che devono essere fatte senza più attendere. Le nostre imprese si impegnano a lavorare e a ottimizzare la produzione, ma quando il prodotto esce dai capannoni per essere trasportato si muove alla velocità media di 30 Km all'ora. La stessa di 30 anni fa». E a chi gli chiedeva se i tagli appena varati in regione Lombardia fossero conseguenza dei riflettori accesi sui costi della politica dai grillini ha risposto chiaro: «L'antipolitca non si combatte urlando di più ma con il buongoverno, quello che io mi propongo di fare». Pagina 22 . \. - A -- -- . ` - .`. ,, • ; .. ; .. • , ' + L . t7 __ __ « ! t pp ato 1 d • '.a. M - y, çw áM .. _ Confindustria nazionale . . • Pagina 23 ILCASO Squinzi: impensabile mettere l'Italia e Cipro sullo stesso piano «Non è pensabile mettere Cipro sullo stesso piano dell'Italia». Il presidente di Confindustria boccia qualsivoglia paragone tra la crisi che ha fatto tremare l'isola di Afrodite (e tutta l'Unione europea) e il nostro Paese. Intervenendo ieri a Milano alla presentazione di un libro, Giorgio Squinzi ha commentato anche l'ipotesi di un declassamento dell'Italia da parte di Moody's. L'agenzia di rating ha lanciato il suo avvertimento e messo in guardia dall'incertezza politica. Un argomento usato il giorno prima da Bankitalia e Fondo monetario internazionale. ieri l'ipotesi di un downgrade dell'Italia da parte di Moodys' ha causato un bel po' di maretta sui mercati e fatto alzare io spread. Interpellato in proposito, Squinzi si è limitato a dire: «Niente, non è il momento». Della serie, meno se ne parla, meglio è Confindustria nazionale Pagina 24