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Anno XIV
Dicembre 2014
Spedizione in
A.P.70% - DC /DCI
01/00 -M Bergamo
PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ LOCALI
iLmELogrAno
Periodico Economico e Culturale
delle Comunità Locali
in cOPErtinA: L’ArtE
In copertina:
Luca DallʼOlio,
Nel paese incantato (particolare)
Olio su tela, 35 x 50 cm
Nato a Chiari (BS) il 26 agosto
1958, Luca Dall’Olio frequenta il
Liceo Artistico e si diploma nel
1980 all’Accademia di Belle Arti di
Milano.
Nel 1986 viene pubblicata la prima monografia dedicata al suo lavoro
e intitolata “Luca Dall’Olio un giovane principe nell’impero dei segni”.
Nel 1990, in occasione della mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara,
è pubblicata la monografia “Sedimentazioni Sentimentali”. Luca Dall’Olio
ha realizzato per la stazione della metropolitana Villa Bonelli di Roma un
importante mosaico di 20 mq.
Dal 1996 l’artista è presente su
alcune navi di lusso della Minoan
Lines e della flotta Royal Caribbean
Cruise di Miami con opere di grandi
dimensioni. I frequenti viaggi intorno al mondo rappresentano per Luca
Dall’Olio una continua fonte di ispirazione e osservazione.
Partecipa alla XII Esposizione
Nazionale Quadriennale di Roma.
Espone al Museo Pithecusae di Ischia.
Presenta le sue opere alla mostra “Da
Picasso a Botero” al Museo d’arte
moderna e contemporanea di Arezzo
e al Palazzo Albertini di Forlì.
Nel 2005 Vittorio Sgarbi e Luciano Caprile propongono il libro
“Per fare una poesia”.
Nel 2006 la fondazione del Museo Crocetti dedica all’artista una
mostra retrospettiva nei suoi locali di
Roma e nell’occasione pubblica il
catalogo “Nei desideri del giorno”.
Sempre in quell’anno, a cura di Gabriele Boni, la monografia “A cielo
aperto”.
Nel 2007 in occasione della mostra nella fondazione Cominelli si
pubblica la monografia “Utopia
linfa creativa - Luca Dall’Olio e il
2
moderno sogno”.
Nel 2009, al Reàl Circulo Artistico - Museo Dalì, Barcellona, presenta “Sobra el Papel”.
Nel 2011 in occasione della mostra a Palazzo Oddo (Albenga – Savona) esce il catalogo a cura di Alberto D’Attanasio “Dell’anima il
paesaggio”. Partecipa alla Biennale
di Venezia, 54 Padiglione Italia e all’esposizione “Meridiana Acqua
Meridiano Fuoco” di Venezia (Magazzini del sale & Ca’ Zanardi).
Nel 2012 partecipa alle mostre
“In Chartis Mevaniae” (Perugia Rocca Paolina), “Visioni di paesaggio” (presso la Galleria Denisi, Santa Maria Capua Vetere) e alla “Biennale internazionale del ferro - Bienno 2012 ” (palazzo Simoni Fè - Bienno, Brescia), Fortezza Spagnola Porto Santo Stefano (Monte Argentario, Grosseto) e “Il Disebocchio”
presso il Museo di Santa Giulia a
Brescia.
Nel 2013 espone presso la Galle-
Anno XIV - n. 33
Dicembre 2014
In questo numero:
In Copertina: l'Arte
2 Nella collezione della Banca
Luca Dall’Olio
L'Editoriale
3 Banche e imprese nella crisi
Spazio Soci
ria Civica G.B. Bosio di Desenzano
del Garda, presso i Locali espositivi
ex Monte di Pietà a Spoleto, presso
Just Art a Providence (USA), presso
Garda Kunstaal Spazio Arte a Salò
(BS), presso la “Saletta dell’Arte” a
Taranto, e presso GlobArt Gallery ad
Acquiterme (AL).
Nel 2014 espone presso l’Art
Gallery Zanini Arte a San Benedetto
Po (MN), presso la Galleria d’Arte
Contemporanea di Giuseppe Benvenuto a Foggia, e presso Palazzo degli
Alessandri a Viterbo.
La parola a... VITTORIO SGARBI
Luca Dall'Olio è un pittore che ha saputo conservare intatto l'incantamento
dell'infanzia. Ovviamente maturo, sia dal punto anagrafico che professionale, nella sua interiorità non ha mai respinto il piacere di viaggiare nel paese
delle meraviglie. Questo artista costruisce narrazioni visive che si propongono alla complicità di chi fortunatamente non ha voglia di crescere, dipingendo ad olio, e utilizzando per il decoro pittorico foglie d'oro, d'argento e di
piombo. Già i titoli che egli applica a queste pagine gioiose vengono incontro a chi guarda come sottolineature persino ironiche, e comunque come
proposizioni ambigue rispetto alla domanda che ci si pone sull'effettiva rispondenza di queste immagini con il suo mondo onirico, che sospettiamo
sia ben più profondo e oscuro di quanto l'apparenza non dica.
L'iconografia di Dall'Olio sembra provenire da una cultura orientale, dove il
segno connota fortemente e contiene i tasselli figurali, mentre il colore si distribuisce in toni e controtoni creando forme nette e antinaturalistiche, e componendo personaggi e paesaggi volutamente privi di profondità prospettiche,
quasi a sottolineare la natura squisitamente letteraria. Questa immaginazione poetica molto curiosa crea centri focali dove solitamente campeggia, imprigionato in un costrutto architettonico, un volto maschile o femminile, con
sembianze di maschera, e con uno sguardo azzurro attento e fisso che scruta l'osservatore.
DOVE C'È CULTURA C'È VITA
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Banche e imprese
nella crisi
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Momenti insieme
3 a Edizione Torneo di Tennis BCC
L’ABC del vino
Bergamo, città d’arte
Pensare, agire, sognare cooperativo
La BCE promuove ICCREA
L'Argomento
10 Una finanza per lo sviluppo
Il Territorio
14 # PDF 2014, Palazzolo Digital Festival
18 Sull’arte di vivere
22 Potere alla parola
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La Città di Romano vista da Daverio
La “Brebemi-A35” in primo piano
Oratorio San Tarcisio
L’economia bergamasca in tempo di crisi
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La mia Banca
Crediper, il credito per te
On line il nuovo Relax Banking
CartaBCC TascaConto
Formazione, motore di sviluppo
Progetto “Orienta Job”
Punti di vista
44 Social media e finanza
La Biblioteca
46 I libri del Credito Cooperativo
47 Tesi di laurea in Biblioteca
Dicti Studiosi
Riflessioni sul ruolo e sui limiti dell’attività creditizia
nell’attuale congiuntura
Com’è ampiamente noto, l’economia italiana si basa su un modello “bancocentrico”: le imprese e le
famiglie soddisfano i loro fabbisogni finanziari facendo ricorso essenzialmente al sistema bancario.
In Italia vi è un numero molto elevato di imprese piccole o piccolissime (con non più di 5 addetti). Anche per questo motivo rimane modesto il ruolo del capitale di rischio, elemento che potrebbe favorire la crescita dimensionale, l’apertura degli assetti proprietari e la contendibilità
delle imprese.
All’interno del modello “bancocentrico” italiano, un posto non marginale viene occupato dalle cosiddette banche locali, in particolare dalle BCC. Per queste banche il credito riveste da sempre un’importanza fondamentale, nel bene e nel male: la redditività operativa di queste banche
deriva, in modo significativo, dall’attività creditizia; le insolvenze degli affidati possono condizionarne l’equilibrio reddituale.
In linea generale, il credito è la “sorgente” che dà avvio all’attività d’investimento, è la condizione che promuove il processo di accumulazione. Sia l’imprenditore innovatore che l’imprenditore in condizioni di particolare difficoltà hanno “fame” di credito, ma il credito non può essere concesso a tutti. Al riguardo, vale ancora l’antico precetto della grande scuola aziendalistica italiana: “Chi ha capacità di reddito ha capacità di credito”. Solo le iniziative che prospettano soddisfacenti ritorni reddituali hanno la possibilità di essere sostenute dal capitale di credito. La sana e prudente gestione bancaria mira a salvaguardare i risparmiatori, cioè coloro che,
fiduciariamente, affidano i propri risparmi alle banche. Le ricorrenti polemiche sul ruolo del sistema bancario nel corso dell’attuale crisi economico-finanziaria tralasciano di considerare
l’importanza cruciale delle anzidette riflessioni.
Come già evidenziato in precedenza, l’imprenditore innovatore e l’imprenditore in condizioni
di particolare difficoltà hanno “fame” di credito, ma non bisogna dimenticare che esiste anche
un problema di carente domanda di credito, di situazioni in cui le imprese non presentano richieste di finanziamento alle banche. Ciò si verifica quando le aziende non investono, non alimentano le scorte di materie prime e/o di prodotti finiti, non ampliano il giro d’affari.
È innegabile che viviamo in tempi di grandi difficoltà, di enormi trasformazioni. Tutti i soggetti,
banche e imprese, devono essere in grado di offrire un contributo straordinario. Il credito può davvero concorrere a rilanciare gli investimenti, a risollevare interi settori economici prostrati da questa lunghissima, devastante crisi. I recenti provvedimenti di politica monetaria, non convenzionali,
assunti dalla Banca Centrale Europea vanno in questa direzione. Anche le banche locali, anche la
nostra BCC, possono offrire, come hanno sempre offerto, un valido, significativo sostegno.
Parallelamente, il tessuto produttivo, nazionale e locale, è chiamato a fare uno sforzo senza
precedenti per riattivare il circolo virtuoso della crescita economica.
Perché senza credito e senza investimenti niente ripresa, niente sviluppo.
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Nella collezione
della Banca
Luca Dall’Olio
Il Presidente
BATTISTA DE PAOLI
48 Album di parole
Note a margine
50 Luca Canali
UN PERIODICO PER INFORMARE E COMUNICARE
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Romano di Lombardia, 26 giugno 2014
MOMENTI INSIEME
3a Edizione Torneo di Tennis BCC
Con la BCC a Palazzo Reale per ammirare le opere di due grandi artisti:
Marc Chagall e Giovanni Segantini
Concluso con grande successo anche il secondo evento sportivo organizzato
in collaborazione col Tennis Club di Romano di Lombardia
Cooperazione è anche Partecipazione
Cooperazione è anche Partecipazione
[email protected]
[email protected]
Milano, 31 ottobre 2014
Visita guidata della mostra
“Marc Chagall. Una retrospettiva
1908 -1985”
Un attento gruppo di Soci ha accolto
la proposta della BCC di ammirare le
oltre 220 opere di Marc Chagall esposte a Palazzo Reale, prevalentemente
dipinti, a partire dal 1908, data in cui
l’artista realizzò uno dei suoi primi
quadri, Le petit Salon, fino alle ultime,
monumentali opere degli anni ’80. Le
sale della mostra si sono rivelate agli
occhi dei visitatori colme del mondo
magico del pittore poeta, in cui spiccano animali in volo e innamorati a
passeggio nel cielo di Vitebsk.
La splendida retrospettiva, curata
da Claudia Zevi e Meret Meyer (nipote dell’artista), ripercorre in ordine
cronologico la lunga vita errabonda da
eterno esule di Chagall. Per il maestro
russo, che ha attraversato, e rivoluzionato, il ‘900, la pittura rappresentava
Nel precedente numero de Il Melograno avevamo dato spazio al 6° Torneo Nazionale di Tennis Open organizzato dalla BCC in stretta collaborazione col Tennis Club di Romano di
Lombardia. In questo numero, invece,
evidenziamo che nello scorso mese di
giugno si è conclusa anche la 3a Edizione del Torneo di Tennis “BCC di
Calcio e di Covo”.
I vari incontri, molto avvincenti,
si sono svolti sui campi dell’efficientissimo sodalizio romanese. Al termine di un simpatico momento conviviale, l’amministratore della nostra
“una finestra da cui poter fuggire, evadere in un altro mondo”. E di mondi
Chagall ne visse tanti, con tutti gli orrori del XX secolo.
I Soci della BCC, indirizzati da
una guida di indubbio valore, hanno
potuto entrare in contatto col senso di
meraviglia di Chagall di fronte alla
natura, di stupore di fronte alle creature viventi.
Milano, 7 novembre 2014
Visita guidata della mostra
“Segantini. Il ritorno a Milano”
Un affezionato gruppo di Soci ha voluto cogliere l’opportunità offerta
dalla BCC di visitare una retrospettiva
su Giovanni Segantini che non si vedeva in Italia dalla fine dell’Ottocento.
La contemplazione della natura, l’osservazione della luce, la meraviglia
dei colori, ma anche le pure relazioni
sentimentali tra l’uomo, gli animali, la
terra, il mistero della nascita e della
morte, sono i grandi temi affrontati da
Giovanni Segantini, temi che i Soci
hanno potuto vedere rappresentati
nelle opere esposte a Palazzo Reale.
A cura di Annie-Paule Quisnac e di
Diana Segantini, pronipote dell’artista,
la mostra si articola in otto sezioni.
Dopo le opere degli esordi giovanili,
come Il coro di Sant’Antonio (1879) o
Il Naviglio sotto la neve (1879-1880), i
Soci hanno potuto ammirare i ritratti,
come quello della Signora Torelli
(1885-1886), moglie del fondatore del
Corriere della Sera, Eugenio Torelli
Viollier. La grande arte di Segantini si
esprime però nei quadri dipinti a contatto con la natura e le montagne, come
Ritorno all’ovile (1888), Allo sciogliersi
delle nevi (1891) e nei dipinti simbolisti
come Ave Maria a trasbordo (2a versione, del 1886) e Ritorno dal bosco
(1890). I visitatori hanno completato il
percorso espositivo ammirando Le due
madri (1889), le due versioni de L’Angelo della vita (1894) e L’amore alla
fonte della vita (1896), opere di straordinaria bellezza.
Lʼamministratore della BCC Roberto Ottoboni con i primi due classificati del torneo singolare: Valter Maffi (a destra) e Filadelfo Risuglia.
BCC Roberto Ottoboni ha premiato i
vincitori delle finali del singolare
(Valter Maffi) e del doppio (Valter
Maffi - Cristian Nicoli).
A tutti i partecipanti è stato consegnato un telo-mare col marchio della
doppia C, simbolo della cooperazione
di credito italiana.
L'appuntamento
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Iniziative culturali Consulta dei Soci
L'ABC del vino
Nel periodo gennaio - febbraio del prossimo anno, si svolgerà un corso
di degustazione dedicato agli appassionati consumatori di vino
Simbolo sacro di salvezza o dannazione degli uomini che sia, il vino rappresenta sicuramente un soggetto intramontabile. Perché non dedicare alla
sua conoscenza, teorica e pratica,
un’iniziativa ad hoc? Di qui è nata
l’idea della Consulta dei Soci della
BCC di proporre un corso di degustazione dedicato agli appassionati consumatori di vino. La proposta è stata
prontamente accolta e si è concretizzata in una iniziativa così strutturata:
• Titolo del corso: L’ABC del vino;
• Modalità di svolgimento: incontri
composti da una parte teorico-illustrativa e una seconda di degustazione, in un clima attento alla serietà
dell’informazione ma informale e
CONSULTA DEI SOCI, COOPERAZIONE È ANCHE PARTECIPAZIONE
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piacevole;
• Numero incontri: cinque;
• Sede incontri: Calcio, Sede BCC;
• Date incontri: 21-28 gennaio 2015 /
4 - 11-18 febbraio 2015;
• Orario incontri: dalle 21 alle 23;
• Numero partecipanti: 20;
• Materiale didattico: una copia del
testo “Il vino: manuale del sommelier”; una valigetta contenente 4 bicchieri da degustazione INAO; schede
di valutazione sensoriale dei vini;
• Costo totale a carico singolo partecipante: 50 euro;
• Docente: Andrea Alpi, sommelier
dal 1993.
“Libiamo ne’ lieti calici!”.
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BERGAMO, CITTÀ D’ARTE
Con la BCC alla scoperta di Città Alta, mirabile insieme di capolavori d’arte e d’architettura
Cooperazione è anche Partecipazione
Il Duomo
Recenti scoperte nel sottosuolo della cattedrale hanno rivelato la presenza di due chiese che lʼhanno
preceduta: la cattedrale paleocristiana e quella romanica. Sul finire
del ʻ400 si decise di costruire il Duomo, terminato alla fine del ʻ600 che
venne dedicato a SantʼAlessandro.
Allʼinterno opere di Gian Battista
Tiepolo, Giovan Battista Moroni,
Sebastiano Ricci e Andrea Previtali.
Risale allʼOttocento la realizzazione
della cupola, mentre la facciata risale al 1866.
Il Battistero
Lʼedificio ha origini molto antiche e
fu innalzato nel 1340 allʼinterno della Basilica di Santa Maria Maggiore,
che allora era chiesa battesimale.
Di pregio sono le strette edicole ai
lati dellʼottagono con statue trecentesche raffiguranti le Virtù; allʼinterno oltre il fonte battesimale, finissimi bassorilievi in marmo raffiguranti
episodi della vita di Gesù. Aperto
solo in occasione dei battesimi.
[email protected]
Bergamo romana, Bergamo veneziana, Bergamo barocca e neoclassica,
quanti volti per una città particolare,
schietta e senza fronzoli, come piace
ai suoi abitanti. La Città Bassa è elegantemente adagiata nella pianura. I
Propilei che ci accolgono con la loro
simmetria, sono come quinte, a incorniciare la vista di porta San Giacomo
bianca dei suoi marmi. Tutta Città Alta, racchiusa nelle imponenti Mura venete ancora oggi conservate perfettamente, è illuminata dal sole di questa
bella giornata. Godersi una passeggiata nel borgo medievale di Città Alta è
proprio un piacere, accompagnati da
guide preparate e sollecite verso il
gruppo a loro affidato. Tanta gente
non ci impedisce di apprezzare la bellezza di Piazza Vecchia con la fontana
Contarini. Un tripudio di fiori e piante
ha vestito a festa questo meraviglioso
angolo del borgo medievale su cui si
affaccia il Palazzo della Ragione con il
suo loggiato sorretto da imponenti colonne e dove ha trovato posto l’antica
meridiana progettata dall’abate Giovanni Alberici nel 1798, meridiana
che scandiva il “tempo di Bergamo”.
La Basilica di Santa Maria Maggiore
stupenda nel suo insieme di stili e per
le magnifiche opere lignee che racchiude. Il Duomo di Sant’Alessandro,
patrono della città. Il Battistero e la
Cappella Colleoni che ospita i resti del
grande condottiero Bartolomeo. Il
maestoso Campanone dalla cui altezza
abbiamo ammirato il panorama e in
cui è alloggiata la grande campana che
alle 22 di ogni sera batte ben cento
colpi a ricordo dell’antica chiusura
delle porte della città. Nel Duomo abbiamo avuto il piacere di ascoltare un
breve concerto di sole voci, di un coro
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Gita sociale 2014
Le 4 meraviglie
di Città Alta
La Basilica di
Santa Maria Maggiore
Bergamo, Città Alta: Piazza Vecchia e Torre Civica (Campanone). In primo piano, la fontana Contarini.
che era lì in visita, il momento è stato
molto emozionante. Come emozionante è stata tutta la bellissima giornata coronata dal pranzo in un luogo che
per la bellezza della natura e del panorama non ha rivali: aperitivo in giardino e pranzo con vista, il tutto allietato
da bella musica.
Emanuela Tomasoni
Dipendente BCC - Capocomitiva
Per patrimonio storico e artistico la
basilica è il maggior monumento cittadino. La chiesa, utilizzata per i
battesimi, serviva anche come aula
per le adunanze civiche. Il cantiere
fu avviato nel 1137 e verso la metà
del ʻ300 fu costruito lʼingresso monumentale a nord col protiro sostenuto da leoni di marmo rosso, completato da una loggia tripartita con
la statua di SantʼAlessandro a cavallo e sulla quale venne infine aggiunto, alla fine del secolo, il tabernacolo coperto a cuspide; il protiro
a sud è invece retto da leoni di marmo bianco. Il grandioso interno romanico venne poi trasformato da
una fastosa decorazione barocca.
La basilica è ricca di opere dʼarte: vi
spicca il coro con stupefacenti tarsie eseguite tra il 1522 e il 1555 su
disegni di Lorenzo Lotto, il confessionale barocco di Andrea Fantoni e
la tomba di Gaetano Donizetti.
Piazza Vecchia, il cuore di Città Alta
Al centro della piazza la bella fontana, donata nel 1780 alla città dal Podestà veneziano Alvise Contarini. Sul lato est, il palazzo rivestito di marmo candido ospita
la biblioteca civica Angelo Mai. Sulla facciata del Palazzo della Ragione, il leone di
San Marco spicca sopra il balcone centrale che è stato simbolo, per 350 anni, della dominazione di Venezia. Alle spalle del Palazzo della Ragione, in Piazza Duomo, si affacciano la Cattedrale, la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella
Colleoni, il Battistero e il Vescovado.
La Cappella Colleoni
Per realizzare la propria tomba, il
celebre condottiero Bartolomeo Colleoni non esitò a far demolire unʼabside della basilica, scegliendo uno
dei luoghi di maggior prestigio della città.
CONSULTA DEI SOCI, COOPERAZIONE È ANCHE PARTECIPAZIONE
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La BCE promuove ICCREA
PENSARE, AGIRE, SOGNARE COOPERATIVO
Nello scorso mese di ottobre sono stati diffusi i risultati
delle approfondite valutazioni effettuate dalla BCE e dall’EBA
Il Credito Cooperativo lombardo, tra Unione Bancaria e sfida digitale
Convegno 2014 Federazione Lombarda delle BCC: intervento del presidente Azzi (in alto); tavola rotonda con alcuni presidenti del Credito Cooperativo: Giulio Magagni, Alessandro Azzi, Augusto DellʼErba e Diego Schelfi.
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“Riceviamo con soddisfazione l’esito
delle valutazioni effettuate dalla Banca
Centrale Europea che riflettono, a nostro avviso, la solidità del Gruppo bancario Iccrea e la robustezza dei presidi
organizzativi di assunzione, gestione e
misurazione dei rischi dei quali il
Gruppo stesso si è dotato. Questo risultato è ulteriore stimolo per proseguire nell’impegno del Gruppo nel
mantenere e consolidare questi presidi,
coerentemente con l’evoluzione dell’impianto di Vigilanza Prudenziale in
atto ormai da diversi anni”.
Così ha commentato il presidente
Barchiesi e Federico Rajola; ospiti
particolarmente qualificati che hanno
offerto un’ampia disamina dello scenario socio-politico e multimediale
nel quale anche le BCC si trovano a
operare oggi.
Maggiormente incentrate sui rapporti storico-culturali che legano le
BCC lombarde alle vicende di papa
Paolo VI - canonizzato il 19 ottobre
successivo alla presenza di una folta
delegazione delle Banche di Credito
Cooperativo lombarde - e più in generale a tutto il movimento della
cooperazione italiano e internazionale, invece, le testimonianze dirette di
Bepi Tonello, Luigi Accattoli e Pietro Cafaro.
Nella seconda sessione del convegno, i lavori si sono concentrati
maggiormente sui fattori interni al
Credito Cooperativo nazionale e
lombardo, e sulle strategie attuali per
affrontare con serenità e protagonismo l’arrivo dell’Unione Bancaria,
fatto nuovo e non ancora pienamente
definito.
Dopo l’apertura del direttore,
Pietro Galbiati, la tavola rotonda con
alcuni presidenti del Credito Cooperativo nazionale - oltre ad Azzi, Giulio Magagni, Augusto Dell’Erba e
Diego Schelfi - ha proposto alcune
analisi e indicazioni volte a identificare azioni e ipotesi evolutive per
tutto il movimento.
‘‘
In tempi di crisi, le domande sono più forti, più urgenti, più
incisive. La carovana delle BCC
sta attraversando un deserto.
Straordinariamente vasto. Eccezionalmente lungo e faticoso.
Ma che dovrà necessariamente
avere una fine. Occorre essere
ben equipaggiati. Ci serve: una
rivoluzione, una razionalizzazione, un rafforzamento, un rinnovamento. Una rivoluzione: è
quella legata alle persone. Alla
testa delle persone. Una razionalizzazione: contenimento dei
costi a tutti i livelli. Un rafforzamento: soprattutto in termini organizzativi. Un rinnovamento:
della nostra capacità di servizio.
Cosa non ci serve? Malinteso e
mal interpretato senso dellʼautonomia e della concorrenza.
Alessandro Azzi
Presidente della Federazione
Lombarda delle BCC
‘‘
Cosa sta comportando l’arrivo dell’Unione Bancaria per le BCC? Com’è possibile mantenere la specificità
propria della cooperazione di credito
in un sistema che considera le banche
tutte uguali a prescindere dalle dimensioni e, soprattutto, dalle finalità?
Quali sono gli strumenti della rivoluzione digitale che possono aiutare le
BCC a innovare il proprio modo di relazionarsi con le proprie comunità?
È innanzitutto con queste domande che oltre 600 esponenti del Credito
Cooperativo lombardo e nazionale si
sono ritrovati a Roma gli scorsi 17-18
e 19 ottobre per l’annuale convegno
studi, intitolato per l’occasione “Pen-
sare, sognare, agire cooperativo ai
tempi dell’Unione Bancaria”.
Il convegno di Roma ha messo al
centro del dibattito il confronto sulle
sfide che stanno mettendo alla prova
le BCC in tutto il Paese, soprattutto
quelle di natura regolamentare - legate segnatamente all’Unione Bancaria,
la cui era si è appena aperta - e del
mercato, caratterizzato sempre più
dalle nuove tecnologie e da canali distributivi e di comunicazione social
che comportano un ripensamento culturale delle modalità relazionali e
commerciali del “fare banca”.
Numerose le questioni affrontate: dalle nuove tendenze sociali all’attività di lobbying presso le istituzioni nazionali ed europee, passando
per i progetti della categoria e gli andamenti tecnici e congiunturali. Su
tutti i diversi temi, gli ospiti e i relatori hanno cercato di offrire al folto
pubblico presente molteplici chiavi
di lettura e spunti di riflessione, approfondendo soprattutto gli aspetti
della relazione tra la banca di oggi e
coloro che ne sono al contempo i
clienti e i partner.
La prima giornata è stata presentata da Nicola Porro e introdotta dal
presidente Alessandro Azzi, cui sono
seguiti gli interventi di Massimo
Mucchetti, Andrea Granelli, Andrea
di Iccrea Holding, Giulio Magagni,
nell’apprendere, analogamente agli
altri istituti coinvolti, i risultati dell’AQR (Asset Quality Review) condotto dalla Banca Centrale Europea e
dello Stress Test promosso dall’European Banking Authority in collaborazione con la BCE. Il risultato conseguito testimonia sia l’efficacia con la
quale il Gruppo sta interpretando la
partnership con le BCC - con cui le società del Gruppo stesso lavorano quotidianamente a sostegno del territorio sia il valore del percorso intrapreso di
rafforzamento di questa partnership.
Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea.
Alessandro Azzi, presidente della
Federazione Italiana delle BCC, ha
espresso il proprio compiacimento nei
confronti di Iccrea Holding per i risultati positivi resi noti.
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Francoforte sul Meno, 26 ottobre 2014
Roma, 17 - 19 ottobre 2014
L'ESAME DELLA BCE: Qualità degli attivi - Solidità in situazioni di stress
Febbraio - Luglio 2014
Luglio - Ottobre 2014
26 ottobre - 10 novembre 2014
Asset Quality Review (AQR)
Stress Test
Esiti ed (eventuali) capital plan
Analisi della qualità degli attivi delle banche
coinvolte dall'esercizio, con particolare
riferimento alla verifica delle classificazioni e
dell'adeguatezza del provisioning collettivo
e analitico
Verifica della adeguatezza della
dotazione patrimoniale delle banche,
in termini di capacità di assorbimento
degli shock derivanti da condizioni di stress
26 ottobre
Pubblicazione esiti
"comprehensive assessment"
10 novembre
Presentazione capital plan
in presenza di "carenza di capitale"
I RISULTATI DELL'ESAME DELLA BCE (*)
BANCHE
CAPITALE (**)
Surplus - Carenza (-)
(mln di euro)
CET 1 RATIO
Rapporto tra "Patrimonio di qualità primaria"
e "Attività ponderate per il rischio"
Post AQR
(soglia minima 8%)
Post Stress Test
Scenario di base
(soglia minima 8%)
Post Stress Test
Scenario avverso
(soglia minima 5,5%)
Ubi Banca
1.761
11,82%
10,88%
8,20%
Intesa Sanpaolo
10.897
11,70%
11,23%
8,31%
Credito Emiliano
463
10,86%
10,91%
8,89%
Iccrea Holding
256
10,64%
10,83%
7,36%
Unicredit
8.747
9,58%
9,50%
6,79%
Mediobanca
765
8,40%
9,00%
6,24%
Banca Pop. dell’Emilia Romagna
631
8,37%
8,33%
5,22%
Banco Popolare
1.183
7,94%
6,70%
4,73%
Banca Popolare di Vicenza
30
7,59%
7,46%
3,17%
Credito Valtellinese
50
7,52%
6,95%
3,51%
Banca Popolare di Sondrio
26
7,37%
7,24%
4,20%
Monte dei Paschi di Siena
-2.111
6,99%
6,01%
-0,09%
Banca Popolare di Milano
713
6,89%
6,54%
3,97%
Veneto Banca
24
5,70%
5,78%
2,73%
Banca Carige
-814
3,88%
2,34%
-2,36%
(*) Graduatoria banche: ordine decrescente valori colonna “Post AQR” - (**) Dopo le operazioni del 2014
FILO DIRETTO COL SISTEMA A RETE DEL CREDITO COOPERATIVO
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UNA FINANZA PER LO SVILUPPO
Nello scorso mese di settembre il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, ha tenuto un’interessante
conferenza (*) sul ruolo che la finanza può avere per promuovere lo sviluppo del Sistema Italia
(*)
Conferenza
“Una finanza per lo sviluppo”
Sondrio, 12 settembre 2014
(Diagrammi di flusso di nostra eleborazione)
1. Lo sviluppo
L’Italia ha smarrito la via dello sviluppo economico da molto tempo. Lo dice il senso comune, lo confermano i
dati.
Gli ultimi sei anni, con la crisi,
hanno raddoppiato la disoccupazione
ed eroso il PIL pro capite di 11 punti
percentuali. Ma i nostri problemi sono
di più antica data: nel 2008, alla vigilia della crisi, la quantità di beni e servizi prodotta mediamente da un occupato italiano era sostanzialmente la
stessa del 1995. Altri paesi, sull’onda
del cambio dell’avvento del paradigma
tecnologico delle ICTs, avevano visto
la loro produttività compiere dei veri e
propri balzi. [...]
L’indebolirsi della capacità di creare reddito prefigura un arretramento
delle condizioni di vita, rispetto sia al
nostro stesso passato sia ai principali
attori mondiali. La preoccupazione è
ancor più viva se si tiene conto che fra
quarant’anni il rapporto tra le persone
in età di lavoro (20 - 69) e gli anziani
inattivi si sarà dimezzato, da 4 a 2. Anche solo il mantenimento degli standard di vita pro-capite attuali richiederebbe un aumento della produttività
del lavoro del 25 per cento.
Più posti di lavoro, più produttività. Come ottenerli insieme? Certamente la crisi sta tenendo i consumatori e
CRISI ECONOMICO - FINANZIARIA
Effetti
RADDOPPIO TASSO
DI DISOCCUPAZIONE
EROSIONE PIL
PRO-CAPITE
2013: 12,2%
2007: 6,1%
-11 %
gli investitori italiani in apnea da troppo tempo, per incertezza, per sfiducia,
più ancora che per mancanza di reddito; dunque, una spinta dalle politiche
macroeconomiche è necessaria. La politica monetaria, su scala continentale,
quella spinta la sta già esercitando e
sta intensificando la sua azione. La politica di bilancio, su scala nazionale, è
adoperabile solo cambiando la composizione degli interventi: meno tasse,
meno spesa improduttiva. Il grosso
dell’azione pubblica deve aggredire i
difetti antichi della nostra società.
Quelli che condizionano l’agire imprenditoriale.
Perché i posti di lavoro e la produttività si formano solo nelle imprese,
non li può e non li sa creare direttamente lo Stato. [...]
La buona impresa è quella che ricerca e sviluppa nuovi prodotti e nuovi metodi, che parte alla conquista di
nuovi mercati. Nell’economia globalizzata, con una tecnologia dominante
che fa viaggiare informazioni e cambiare gusti di consumo alla velocità
della luce, la piccola impresa matura
“all’italiana” non ha molto futuro; in
alcuni casi neanche un presente. L’Italia è, tra i principali paesi europei,
quello dove il divario di produttività
tra imprese piccole e medio-grandi è il
più ampio. [...]
Far crescere nuovi imprenditori,
convincere quelli che ci sono a far cre-
IMPRESE
Obiettivi
Politica
Economica
Aumentare
dimensioni
piccole imprese
Promuovere
nascita
nuove imprese
scere le loro imprese, separandole dai
destini della famiglia, premiare il coraggio e l’inventiva, disincentivare le rendite di posizione, questo è l’impegno prioritario della politica economica oggi nel
nostro paese. Sgonfiare l’ipertrofia fiscale e normativa, raddrizzare i labirinti
procedurali di cui è disseminato il cammino di chi intraprende, ci farebbe scalare tante posizioni nelle classifiche internazionali del “fare impresa”; avvierebbe un circuito di attese favorevoli
che poi si autorealizzano; libererebbe le
energie di cui il nostro paese resta ricco.
Premiare
coraggio e
inventiva
degli imprenditori non richiedeva ingente capitale proprio a fronte dei prestiti; entrambe le condizioni sono venute meno con la crisi, quindi la cosa razionale da fare per una banca, nell’interesse soprattutto dei risparmiatori che
le affidano le risorse perché le investa
prudentemente, è rallentare o ridurre il
credito alle imprese percepite più ri-
Salvatore Rossi, direttore generale della Banca dʼItalia. A destra, la sede di Roma dellʼOrgano di Vigilanza.
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Disincentivare
rendite
di posizione
schiose e aumentare altre forme di investimento, come l’acquisto di titoli di
Stato, mediamente meno rischiose e più
redditizie. Il deleveraging delle banche
è stato reso più intenso dalla forte riduzione della domanda di credito da parte delle imprese meno rischiose, molte
delle quali hanno sospeso o ridotto i
piani di investimento. [...]
CONTRAZIONE CREDITO ALLE IMPRESE
Cause
2. La finanza
[...] La situazione, dal punto di vista
delle banche, può essere sintetizzata
così: prima della crisi il credito bancario era molto abbondante perché era facile finanziarlo facendo funding sui
mercati all’ingrosso (prevalentemente
all’estero) e perché la bassa rischiosità
Sgonfiare
ipertrofia
fiscale / normativa
O
1. Lo sviluppo
2. La finanza
3. Volgere la finanza
a vantaggio dello sviluppo
4. Conclusioni
DOMANDA
OFFERTA
Sospensione / Riduzione
piani d’investimento
Riduzione provvista all’ingrosso
OLTRE LA CRISI: VOLGERE LA FINANZA A VANTAGGIO DELLO SVILUPPO
Aumento rischiosità
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In Italia il problema principale di
funzionalità del sistema sta nella fragilità finanziaria delle imprese. Compito primo dell’azione pubblica è
quindi spingere le imprese verso
l’equity piuttosto che verso altro indebitamento, operando con ogni
mezzo possibile, regolamentare e fiscale. Ma anche l’indebitamento bancario può essere reso più razionale,
avviando una riflessione sulle sue
forme tecniche. [...]
SVILUPPO ECONOMICO
Ruolo Sistema Finanziario
MOTORE DI PROSPERITÀ
Presupposti
Quali siano le determinanti dello sviluppo economico nel lungo periodo è
un tema al centro dell’analisi economica da che essa esiste come disciplina autonoma. Oltre mezzo secolo fa si
concentrò l’attenzione sulla produttività e sul progresso tecnico quali fattori
decisivi dello sviluppo, retrocedendo
in secondo piano l’accumulazione di
capitale fisico, prima considerata invece il motore dello sviluppo capitalistico. Oggi si tenta un nuovo salto concettuale, risalendo nella scala delle
cause e degli effetti; andando quindi
alla ricerca di ciò che a sua volta determina la produttività e il progresso
tecnico; trovandolo nella capacità di
un’impresa, di un’economia, di una
società, di “imparare” continuamente,
nel dinamismo, nell’inventiva endogena, nel gusto della sfida intellettuale e
imprenditoriale.
CONOSCENZA DIRETTA
DELLE IMPRESE
Prodotti
Metodi produttivi
Mercati
4. Conclusioni
Una tale capacità si può ritrovare
inscritta nella cultura e nei costumi di
una nazione, per una favorevole congiuntura storica. Oppure può essere
costruita, alimentata, da una ragionata
azione politica, oltre che dall’impulso
creativo degli imprenditori. Un compito complesso, che investe tutti gli
SVILUPPO ECONOMICO NEL LUNGO PERIODO
Evoluzione determinanti
Accumulazione
capitale fisico
Ieri
Produttività
Progresso tecnico
Capacità di
“imparare”
continuamente
Dinamismo
Inventiva endogena
Gusto della sfida
intellettuale e
imprenditoriale
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Oggi
aspetti della vita associata, in primis il
sistema educativo; ma non solo: anche
l’ordinamento giuridico, le condizioni
della concorrenza, l’efficienza della
pubblica amministrazione.
E la finanza? Il sistema finanziario può essere un motore di prosperità oppure una causa di regresso. La
storia delle economie, antiche e moderne, ci ha mostrato esempi dell’uno
e dell’altro caso. Tutto il mondo è ancora sotto l’impressione del potenziale distruttivo che la finanza ha esibito sei anni fa. Essa sceglie come e
dove ripartire le risorse: gli incentivi
che orientano queste scelte influenzano la crescita economica.
Per poter effettuare correttamente
quelle scelte il sistema finanziario deve “conoscere” il sistema delle imprese. Ma che vuol dire sistema finanziario? Per un angloamericano vuol dire
essenzialmente mercati, e tutto il
mondo di analisti, consulenti, investitori speculativi, investitori istituzionali che vi ruota intorno. Per un europeo, e ancor più per un italiano, vuol
dire banche. Mercati e banche hanno
modi diversi di conoscere le imprese
che richiedono finanza. I mercati possono solo raccogliere e processare dati. Le banche, oltre ai dati, possono
attingere a una conoscenza diretta
delle imprese.
Una messe di studi e analisi
nell’ultimo quarto di secolo ha sostenuto come un sistema finanziario am-
pio e sofisticato sia essenziale prerequisito dello sviluppo economico. Si
tratta di una letteratura molto influenzata dal modello angloamericano, che vede nei mercati il cuore del
sistema. Dopo il “grande freddo”
portato dalla crisi globale, l’assunto
di fondo - l’importanza della finanza
per lo sviluppo - non è venuto meno,
ma con crescenti qualificazioni e
qualche ripensamento, ad esempio
proprio nel riconoscimento di un ruolo importante dell’intermediazione,
in particolare nel far giungere credito
alle imprese medio - piccole.
In Italia il peso delle fonti di finanziamento alternative al credito bancario è particolarmente esiguo e va di
certo incentivato a crescere. La nostra
tradizionale intermediazione bancaria
può però trovare nuova linfa in una virtuosa riscoperta della propria missione
di conoscitrice delle imprese, segnatamente di quelle piccole. Vanno potenziati tutti i meccanismi di raccolta ed
elaborazione delle informazioni sulle
imprese, anche aumentandone la pubblicità e la condivisibilità. Deve aumentare nelle banche il tasso di conoscenza tecnica, anche ingegneristica,
sui prodotti, sui metodi produttivi, sui
mercati, delle imprese che chiedono
credito, particolarmente in questa fase
recessiva in cui le richieste di fido sono generiche e meno connesse con piani di investimento, più oggettivamente
valutabili. [...]
[...] Una società prospera sa assicurare
ai propri membri un miglioramento
costante della qualità della vita. Innanzitutto favorendo il lavoro: creando
cioè le condizioni perché chiunque voglia un lavoro, soprattutto chi è all’inizio della propria vita adulta, lo trovi o
se lo crei: non troppo penoso, non
troppo mal remunerato, il più possibile confacente alla propria vocazione.
Lavorare mette in grado di programmare la propria vita, di avere accesso a
una varietà di beni e servizi di qualità,
di coltivare la propria umanità.
Questo dobbiamo intendere per
“sviluppo”: un costante, innovativo,
aumento della varietà di tutto ciò che
rende la vita migliore, a iniziare dalla
sicurezza del territorio e dai beni culturali e paesaggistici. Un sistema statistico ben congegnato sa come conteggiare nel reddito nazionale l’aumento della qualità dei beni e dei servizi, non solo della loro quantità fisica. D’altronde, la visione statica di una società che
possa essere arrestata in un eterno pre-
ADEGUATEZZA PROFILI TECNICI
Governance
Profittabilità
Patrimonializzazione
Trasparenza
sente, conservandone immutate risorse
e capacità produttiva, è ingenua e ripetutamente sconfitta dalla storia. Non
può esserci stasi permanente: o si progredisce o si declina, e solo nel primo
caso si possono attenuare le diseguaglianze sociali.
La politica economica oggi nei paesi avanzati deve sapere innanzitutto distinguere le vicende del ciclo economico dalle tendenze strutturali, e agire su
entrambe con strumenti appropriati. Il
lavoro è la prima sfida.
Nel favorire l’occupazione e la partecipazione al mercato del lavoro, nel ricercare livelli e tendenze delle retribuzioni che contemperino la competitività
con le aspirazioni di chi lavora, sono importanti sia le politiche macroeconomiche, volte a riportare stabilmente la domanda aggregata e il ciclo economico
all’espansione, sia quelle strutturali, volte a riparare i difetti di vecchia data del
mercato del lavoro e più in generale del
sistema economico, preesistenti alla crisi e solo peggiorati dallo “sfregio” che
quest’ultima vi ha causato. Difetti e po-
COMPETENZE
CONSULENZIALI
Finanza integrata d’impresa
litiche strutturali sono particolarmente
rilevanti in alcuni paesi, fra cui il nostro.
Per la nostra economia il ritorno
sulla strada dello sviluppo non è scontato, né è facilmente alla portata. La
storia italiana dal Rinascimento a oggi
ha visto alternarsi fasi di progresso
impetuoso a fasi anche lunghe di ristagno e declino. L’energia, le idee, i progetti, non mancano. Il sistema finanziario è lo snodo centrale di allocazione delle risorse, fra utilizzi alternativi
di cui va valutato il contributo alla
produttività delle imprese e del sistema; anch’esso è un fronte in cui si annunciano mutamenti che vanno compresi e favoriti.
Su tutti i fronti va recuperata la fiducia, rigenerato il tessuto di norme,
prassi, sedimentati principi, che governa l’agire economico. Si è iniziato a farlo. Dobbiamo tutti convincerci che la
difesa dei mille piccoli interessi di parte, anche quando legittimi, va messa in
secondo piano se è in gioco l’abilità di
una comunità nazionale di generare il
suo stesso progresso.
O
la finanza
3. Volgere
a vantaggio dello sviluppo
SOCIETÀ PROSPERA
Caratteristiche
Adeguata disponibilità
di impieghi lavorativi
Costante, innovativo,
aumento della quantità, della varietà
e della qualità dei beni e dei servizi
OLTRE LA CRISI: VOLGERE LA FINANZA A VANTAGGIO DELLO SVILUPPO
Ruolo fondamentale
del fattore fiducia
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Palazzolo sull’Oglio, 26 - 28 settembre 2014
# PDF 2014, Palazzolo Digital Festival
Anche la nostra BCC tra gli sponsor della 3a Edizione del PDF
Tre giornate, quattro sessioni, quindici interventi, alcuni dei quali tenuti
da relatori di rilievo internazionale:
bastano questi pochi numeri per dare
l’idea dell’eccezionale livello della
3a Edizione del “Palazzolo Digital
Festival ”.
La prestigiosa manifestazione è
stata organizzata dalla Fondazione
Galignani di Palazzolo sull’Oglio ed
è stata magistralmente progettata e
coordinata da un vulcanico direttore
organizzativo, il signor Alberto Vezzoli (v. box con intervista), validamente supportato da una delle “colonne” della Fondazione, il signor
Luca Frettoli.
La prima sessione, impostata in
forma di Tavola Rotonda, dal titolo
“Ho finito di studiare, e adesso? Trovare lavoro ai tempi del digitale”, ha
visto la partecipazione degli studenti
delle Scuole Secondarie di 2° grado
di Palazzolo sull’Oglio, dei docenti e
di alcuni imprenditori. Nel corso dell’interessante confronto il moderatore, Stefano Saladino, ha cercato di far
emergere alcune risposte ai seguenti
interrogativi: Che fare dopo la maturità? E finita l’università? Quale preparazione e quali profili professiona-
I promotori e i collaboratori della terza edizione del “Palazzolo Digital Festival” (PDF 2014). In prima fila, Alberto Vezzoli, direttore organizzativo del PDF 2014 (terzo da sinistra);
Fiorangela Marenzi, presidente della Fondazione Galignani (terza da destra); Luca Frettoli, direttore della Fondazione Galignani (primo da sinistra); Giorgia Vezzoli, responsabile
delle relazioni esterne del PDF (quarta da sinistra).
Palazzolo sullʼOglio, 28 settembre 2014: presentazione di “PDH S.r.l. Impresa Sociale”, formula giuridica con la quale è stato costituito il primo HUB Digitale di Palazzolo s/O.
li facilitano oggi l’inserimento nel
mondo del lavoro? Ne è scaturito uno
stimolante faccia a faccia fra ragazzi,
docenti e imprenditori.
Nella giornata di sabato 27 ha
avuto luogo la seconda sessione dedicata al tema “I nuovi artigiani digitali” e al tema “Due passi nel futuro”.
Gli interventi sono stati ben dieci e
hanno spaziato dai makers ai droni,
dalle stampanti 3D ai videogames.
Particolarmente interessanti e suggestivi sono risultati gli interventi di Ettore Bartoccetti, Enrico Dini e Ugo
Avalle. Il primo, proveniente dal “FabLab” di Ivrea, ha proposto alla platea il tema degli inventori digitali:
contro la crisi economica e occupazionale arrivano i “Makers”, i nuovi
artigiani digitali, e i “Tweakers”, gli
aggiustatori digitali dei prodotti reali.
Dopo l’intervento di Bartoccetti, ha
preso la parola l’ingegnere robotico
Enrico Dini, titolare di vari brevetti
d’invenzione fra cui certamente il più
importante è quello su cui si basa DShape, la stampante 3D che stampa
intere case. Dini, nel corso del suo
intervento, ha fatto una rapida carrellata delle varie tappe che lo hanno
portato all’invenzione e alla realizzazione di questo stupefacente prototipo, utilizzabile per la costruzione ra-
pida di rifugi in seguito a disastri naturali, per la realizzazione di strutture
operative da costruire sulla luna con
uso di polvere lunare e per la costruzione di case a basso costo per le persone dei Paesi poveri. Ugo Avalle, dell’Accademia “Adriano Olivetti” di
Ivrea, supportato da Michele Rota,
programmatore Senior Freelance, ha
fatto scoprire ai partecipanti l’affascinante mondo dei droni, velivoli radiocomandati con pilota remoto.
L’ultima sessione del PDF 2014 è
stata interamente dedicata alla presentazione di PDH - Palazzolo Digital
Hub, il progetto di un nuovo job center, un Hub Digitale, nato per creare
opportunità di formazione e lavoro
nell’ambito digitale, in particolare per
i giovani. Nel corso della presentazione, Alberto Vezzoli e Luca Frettoli
hanno messo opportunamente in evidenza che al PDH creatività, innovazione, condivisione e altruismo sono
alla base della diffusione di una cultura digitale “dal basso” e di una nuova
economia improntata alla creazione di
valore sociale. I due relatori, inoltre,
hanno dato la notizia dell’avvenuta costituzione della PDH S.r.l., nuova impresa sociale, dove gli ideali del mondo non profit si sposano con il pragmatismo del mondo profit. L’innovativa realtà imprenditoriale è nata dalla
collaborazione della Fondazione Galignani con alcune importanti imprese
locali. Quattro sono gli ambiti d’intervento della PDH S.r.l.:
• Formazione: nell’ambito dell’Hub,
“Palazzolo Digital Academy” offre
corsi formativi di differenti livelli e
specializzazioni per acquisire gli strumenti e le competenze sempre più richieste dal nuovo mercato digitale;
• Sperimentazione: il laboratorio dei
makers del PDH, “Hub Lab”, offre
ai nuovi “artigiani digitali” e agli innovatori che sperimentano e propongono nuove soluzioni di prodotti e
servizi, una location attrezzata e
connessa;
• Coworking: PDH promuove la condivisione di idee e progetti innovativi mettendo a disposizione i suoi
Palazzolo sullʼOglio, 27 settembre 2014: incontro con Ugo Avalle e Michele Rota, “Anatomia di un drone”: avviciniamoci a un drone per curiosare, familiarizzare e toccare con mano
un modello reale.
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IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
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L’INTERVISTA
Alberto VEZZOLI
Direttore Organizzativo “Palazzolo Digital Festival”
L’Edizione 2014 del PDF è stata dedicata al tema “Lavoro ”, scelta particolarmente appropriata in tempi in cui la disoccupazione è diventata la vera emergenza nazionale. Quali spunti di riflessione, quali proposte concrete sono nate
all’interno delle varie iniziative / attività messe in campo nell’ambito della manifestazione?
L’essenza di PDF 2014 è stata quella di parlare di lavoro senza retorica, cercando di contribuire a suscitare interesse nei confronti delle professioni più moderne e in quelle del futuro. Siamo partiti parlando di lavoro come sinergia tra studenti e specialisti per individuare nuovi percorsi formativi utili sia alla Scuola, sia alle Imprese. Il lavoro sono state anche le proposte dei Makers, capire come costruire case con la stampante 3D, produrre oggetti e controlli di apparecchiature elettroniche in modo innovativo, valorizzare l’e-commerce e fruire delle nostre bellezze territoriali in modo intelligente. Il lavoro è anche l’emblema attuale delle nuove tecnologie, il drone, declinato in tutti gli usi che sorgeranno in futuro.
Tutte le proposte scaturite dal PDF 2014 e dalle precedenti edizioni quest’anno si sono concretizzate con la nascita di un Job
Center, presentato nell’ultimo giorno del Festival. Si tratta di un Hub Digitale, dove si svolgeranno attività prevalentemente dedicate alla formazione, all’innovazione e al coworking. Ambienti dove la voglia di imparare, di fare, di confrontarsi dei giovani talenti sta già cominciando a dare frutti. L’Hub è una sfida e un’opportunità sostenuta dalla Fondazione Galignani e da diverse importanti imprese del territorio.
A Suo parere, qual è il livello di innovazione tecnologica che caratterizza i nostri territori? È soddisfacente, oppure esistono ampi spazi di miglioramento?
La chiusura di tante, troppe, fabbriche e la perdita di tanti posti di lavoro ci fa seriamente riflettere. Quanto la mancata adozione di nuove tecnologie innovative abbia a che fare la crisi di lavoro non lo sappiamo con esattezza. È probabile però che prodotti con basso tasso tecnologico o maturi, non più competitivi sul mercato globale, siano stati la causa principale di diverse dismissioni imprenditoriali. Viceversa, ci sono imprese che hanno introdotto innovazioni di prodotto o di processo che hanno reagito alla crisi economica imponendosi sui mercati internazionali.
È comunque in atto uno sconvolgimento. L’introduzione della robotica e della meccatronica ha diminuito l’occupazione nell’ambito della manodopera ordinaria. Una
chiave importante per generare posti di lavoro proviene però dal digitale, se si sapranno fornire gli strumenti e la formazione utili a un nuovo tipo di specializzazione oggi richiesta dalle imprese. Un’altra possibilità occupazionale risiede nel cosiddetto avvento dei Makers. Sono i nuovi artigiani digitali, talenti in grado di utilizzare l’energia che proviene dal digitale per creare nuovi prodotti e nuove attività, congiungendo l’economia digitale con quella degli atomi, ossia dei beni reali, di cui le aziende
manifatturiere non possono fare a meno. È la nuova cultura del lavoro che avanza, determinando, a quanto pare, una nuova rivoluzione economico - industriale.
Quali impatti può avere il “Digital divide ” - le disuguaglianze nell’accesso e nell’uso delle nuove tecnologie - sul fronte delle pari opportunità e della coesione sociale?
Che lo si voglia o no, il digitale fa parte della nostra quotidianità. Anche chi rifiuta il minimo accostamento al computer deve farci i conti. Bancomat, telefonino, carta
regionale dei servizi ecc. sono i più evidenti e semplici elementi digitali. Ma purtroppo tante, troppo persone sono escluse dalle meraviglie e dai vantaggi culturali e pratici che provengono dalle nuove tecnologie. Il Digital divide è una barriera per troppi insormontabile. Per conto nostro, introdurremo corsi di formazione dedicati, iniziando con un percorso semplice per coloro che vogliono recuperare e sfruttare almeno alcune delle opportunità della rete. Per il PDH ridurre il gap che sempre più
isola gran parte delle persone dai nativi digitali non è un desiderio, è un impegno.
Gli eventi che hanno caratterizzato l’Edizione 2014 del PDF sono risultati perfettamente in linea con quanto
affermato recentemente dal sociologo Aldo Bonomi, attento osservatore delle dinamiche dei territori: “Dobbiamo ricostruire condizioni, infrastrutture sociali e istituzionali di una economia leggera legata al territorio
che ridia fiducia e consenta di emergere a quelli che oggi sono solo frammenti di società futura. Parliamo dei
soggetti della metamorfosi del fare impresa, degli artigiani digitali delle stampanti 3D, dei creativi messi al lavoro nel nuovo ciclo, dei giovani “ritornanti” con imprese innovative che rianimano territori un tempo ai margini dello sviluppo, sino all’emergere di cooperative di comunità e imprese sociali che fanno welfare community”. Qual è stato e quale potrà essere il contributo del PDF per accrescere il livello di consapevolezza dei
nostri territori sulla necessità di procedere a profonde trasformazioni dei modi di produzione?
Il PDF apre una finestra sulle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. A fronte delle notizie che inseguono progetti della rivoluzione digitale, troppo spesso affrontati in chiave puramente mediatica, il PDF finalizza la
sua ragione d’essere alla individuazione dei meccanismi della innovazione digitale e presenta eventi che contribuiscono, speriamo, a orientare attività produttive nuove o storiche, e a decifrare, per quanto possibile, le nuove fonti del
sapere più importanti per la vita delle persone. Le trasformazioni dei modi di produrre sono esercizi troppo importanti per essere liquidati con qualche battuta. La ricchezza di conoscenza e di esperienza delle nostre PMI sono un patrimonio da rispettare ma che, purtroppo, la crisi economica sta erodendo. Credo che il percorso dei Makers possa
rivitalizzare prodotti e processi, alla condizione che ci siano nuove progettazioni condivise tra esperti di prodotti reali
e i nuovi artigiani digitali. È la prospettiva che continuerà con le attività del PDH, una nuova società che si apre soprattutto ai giovani che, in spirito di condivisione, si inserisce nella tradizione dell’Impresa Sociale, rivestita da una moderna concezione dell’impresa dove il non profit incontra il pragmatico mondo del profit.
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O
Nello scorso mese di settembre, si è svolta la 3a Edizione del “Palazzolo Digital Festival ” (PDF). In quale contesto è nata l’intuizione di far diventare la città di Palazzolo uno dei nuovi centri dell’innovazione digitale?
Palazzolo sull’Oglio è da tempo sede di imprese che lavorano nel digitale. Sono piccole società, nate su sollecitazione di alcuni geniali precursori di questo nuovo mondo, che si sono sviluppate e affermate nel mercato dell’ICT. La passione iniziale di alcune persone si è trasformata in talento e ha generato, per tanti, un lavoro in proprio. La Fondazione G.A. Galignani di Palazzolo sull’Oglio ha percepito il valore che il digitale sta portando nel mondo invadendo trasversalmente tutti i settori dell’economia e della cultura e le possibilità di portare beneficio anche ai giovani. È in questo contesto che nasce il PDF.
Inaugurazione dellʼHUB Digitale: visita al laboratorio posto in alcuni locali della Fondazione G.A.Galignani (Palazzolo sullʼOglio, 28 settembre 2014).
spazi per il coworking così da favorire il dialogo tra giovani talenti e
l’incontro con professionisti e imprese;
• Rete di imprese digitali: PDH intende
creare un raggruppamento di imprese
del territorio con competenze digitali
che possano realizzare, insieme, piattaforme digitali complesse e creare
nuove opportunità di business.
Di grande interesse è risultata anche l’ultima parte della terza giornata
del PDF, parte dedicata alla visita
dell’”Hub Lab”. I partecipanti hanno
avuto la possibilità di accedere ai lo-
cali del Laboratorio, locali che si trovano all’interno del complesso della
Fondazione Galignani, in Piazzale
Mazzini, 11. Il nuovo laboratorio dei
makers è dotato di ADSL, WiFi e attrezzato con stampante 3D, fresatrice
CNC, piccoli hardware come Arduino, BeagleBone, Raspberry, tester,
oscilloscopio digitale, generatori di
segnali, due stazioni di saldatura, alimentatori da banco, trapano a colonna, banchi da lavoro, attrezzature
elettroniche e meccaniche di servizio.
L’interessantissima 3a Edizione del
PDF si è conclusa con un simpatico
momento conviviale che si è svolto nel
cortile della Fondazione Galignani, alla presenza del presidente della Fondazione stessa, Fiorangela Marenzi, vera
“anima” dell’importante sodalizio palazzolese.
La nostra BCC è orgogliosa di aver
offerto un contributo alla realizzazione
della splendida manifestazione e augura a tutte le persone coinvolte nei vari
progetti, persone che operano con vero
spirito cooperativistico, di cogliere gli
ambiziosi obiettivi che sono stati illustrati approfonditamente nel corso delle tre giornate del PDF 2014.
CURIOSITÀ
Drone
La parola “drone” non è altro che il nome comune, e forse improprio, per
definire una speciale categoria di oggetti volanti: gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR). Così come suggerisce la definizione, si parla di dispositivi di varie dimensioni capaci di librarsi in cielo senza necessità di un pilota a bordo, che rimane a terra - o su veicolo adiacente - dotato di radiocomando per dirigerne i movimenti. La loro storia ha inizio addirittura nella Prima Guerra Mondiale, quando lʼ”Aerial Target” e la cosiddetta “Bomba Volante” (1916) fecero la loro apparizione - sia teorica che pratica - sui
campi di battaglia per dei test preliminari. Di qui il percorso si è quasi esclusivamente sviluppato in ambito militare, sia a scopi
di spionaggio che di bombardamento, ma quel che interessa in questo frangente è la loro conversione per lʼutilizzo civile. A partire dalla metà degli anni 2000, infatti, sempre più società hanno sviluppato dei prodotti consumer, una sorta di successore degli aeroplani telecomandati usati in infanzia o dal folto nugolo di appassionati di modellismo. Dalle forme e dimensioni mediamente contenute sul mercato si trovano tre grandi famiglie di drone: struttura a eliche, struttura planare, ibridi.
Stampante 3D
La stampa 3D rappresenta la naturale evoluzione della stampa 2D e permette di avere una riproduzione reale di un modello 3D realizzato con un software di modellazione
3D. Inoltre essa è considerata una forma di produzione additiva mediante cui vengono
creati oggetti tridimensionali da strati di materiali successivi. Le stampanti 3D sono generalmente più veloci, più affidabili e più semplici da usare rispetto ad altre tecnologie
per la produzione additiva. Esse offrono la possibilità di stampare e assemblare parti
composte da diversi materiali con diverse proprietà fisiche e meccaniche in un singolo
processo di costruzione. Una stampante tridimensionale lavora prendendo un file 3D
da un computer e utilizzandolo per fare una serie di porzioni in sezione trasversale.
Ciascuna porzione è poi stampata lʼuna in cima allʼaltra per creare lʼoggetto 3D.
IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
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Percorsi antropologici sullʼarte di vivere
LE VIE DELLA SAPIENZA: LE VIRTÙ CARDINALI
Incontri
SULL'ARTE DI VIVERE
Nello scorso autunno i frati Servi di Maria del Convento della SS. Annunciata hanno proposto
una serie di incontri dedicati al tema “Le vie della Sapienza: le Virtù Cardinali”
Percorsi antropologici sull'arte di vivere
Date
Relatori
22 settembre 2014
Carlo Sini
I cardini del viver bene
Ha insegnato per trentʼanni Filosofia teoretica allʼUniversità statale di Milano.
Accademico dei Lincei e membro di altre accademie e istituzioni culturali italiane e straniere,
ha tenuto conferenze e seminari negli Stati Uniti, in Canada e in vari Paesi europei.
29 settembre 2014
Romano Madera
Prudenza: l’intelligenza
Professore di Filosofia Morale e di Pratiche Filosofiche allʼUniversità di Milano-Bicocca. dell’anima
Ha insegnato Filosofia delle Scienze sociali allʼUniversità della Calabria e Antropologia
filosofica allʼUniversità di Venezia.
6 ottobre 2014
Francesco Caggio
Soppesare e decidere:
Pedagogista già dirigente nei servizi educativi del Comune di Milano, collabora con
i dilemmi di giudicare
lʼUniversità di Milano - Bicocca, presso la facoltà di Scienze della Formazione. Opera
nel campo dellʼeducazione, occupandosi di vari temi, questioni e problemi legati ai servizi
educativi, scolastici, sociali e sanitari.
13 ottobre 2014
Salvatore Natoli
Docente di filosofia teoretica presso lʼUniversità degli Studi di Milano-Bicocca.
Si distingue nel panorama filosofico italiano e internazionale per la sua indagine
incessante sullo stare al mondo, in serrato dibattito e confronto col Cristianesimo,
approdando a una nozione di etica del tutto singolare e radicata nellʼontologia,
prima che nella deontologia.
Enkrateia: fortezza e
perseveranza
20 ottobre 2014
Raffaele Mantegazza
Docente di Pedagogia interculturale presso la facoltà di Scienze dellʼeducazione
dellʼUniversità di Milano-Bicocca. Oltre alla militanza politica diretta ha fondato
un gruppo di ricerca attorno alle categorie di una possibile pedagogia della resistenza
nei confronti di ogni tipo di dominio e di arroganza del potere.
Temperanza: nel mondo
con passo leggero
LE VIE DELLA SAPIENZA:
LE VIRTÙ CARDINALI
Temi
O
Rovato, settembre - ottobre 2014
IL CONVENTO DELLʼANNUNCIATA
Un po’ di storia
Conferenza del pedagogista Francesco Caggio sul tema “Soppesare e decidere: i dilemmi di giudicare” (Convento SS. Annunciata - Rovato, 6 ottobre 2014).
I frati Servi di Maria del Convento della SS. Annunciata di Rovato offrono alle comunità circostanti, già da molti
anni, proposte culturali di altissimo livello strutturate in percorsi antropologici comprendenti diversi incontri.
Il ciclo di incontri proposto quest’anno è stato dedicato al tema “Le
vie della Sapienza: le Virtù Cardinali”
ed ha avuto come punto di riferimento
questa mirabile riflessione del cardinale Gianfranco Ravasi: “Prudenza, giustizia, fortezza, temperanza: sono quasi i quattro punti cardinali della mappa dell’esistenza, sono il ritratto essenziale dell’uomo morale e la spia
decisiva della sua salute interiore. Per
secoli queste quattro stelle si sono accese nel cielo della morale e sono stati punti di riferimento spesso violati e
ignorati ma mai oscurati e cancellati
dal fondo della coscienza, come purtroppo sembra accadere ormai da un
po’ di tempo a questa parte”.
Cinque relatori di indubbio valore
(v. box) hanno guidato i numerosissimi partecipanti a esplorare i mille risvolti del tema proposto dagli organiz-
18
zatori del ciclo di conferenze. Uno di
questi relatori, Salvatore Natoli, è riuscito a enucleare, con grande nitidezza, il significato profondo del termine
virtù: “La virtù è l’abilità di massimizzare la nostra potenza. Attraverso
l’esplorazione delle nostre capacità, la
virtù diventa un bene stabile”.
Al professor Natoli è stato affidato
il compito di scandagliare la virtù della
“Fortezza”; al professor Madera quello
di approfondire la virtù della “Prudenza”; al pedagogista Caggio, invece,
quello di sviscerare la virtù della “Giustizia”; al pedagogista Mantegazza, infine, quello di tematizzare la virtù della
“Temperanza”. Al professor Carlo Sini
è stato assegnato, in via preliminare,
l’incarico di inquadrare, dall’alto della
sua immensa erudizione, i cosiddetti
cardini del viver bene.
Un plauso particolare deve essere
rivolto ai frati Servi di Maria del Convento della SS. Annunciata di Rovato
per lo straordinario impegno grazie al
quale diffondono il sapere promuovendo, in tal modo, la crescita culturale
del territorio.
I PERCORSI ANTROPOLOGICI DEI FRATI SERVI DI MARIA
I - Alla ricerca dellʼuomo
Percorsi antropologici sulle energie fondamentali dellʼuomo
Aggressività (1997)
Eros (1998)
Sacro (1999)
Percorsi antropologici sul linguaggio simbolico
Mito (2002)
Simbolo (2003)
Rito (2004)
Figure della modernità (2005)
Percorsi antropologici sulla marginalità
I margini (2006)
Limen. La soglia (2010)
Il viaggio (2011)
II - Lʼarte di vivere
Percorsi antropologici sulla dinamica dei sentimenti
Paure e sicurezze (2002)
Gioia e tristezza (2005)
Amore e odio (2010)
Percorsi antropologici sullʼarte di vivere
I “miti” del nostro tempo (2011)
Le ambiguità del tempo presente (2012)
È ancora possibile essere virtuosi? (2013)
Le vie della Sapienza: le Virtù Cardinali (2014)
Il convento dell'Annunciata sorge a 280 metri sul ciglio del Monte Orfano, al confine dei comuni di Rovato e Coccaglio in provincia e diocesi di Brescia, ed è dimora di una comunità di frati dell'Ordine dei Servi di Maria. La vita sul monte è intessuta di momenti di preghiera, di lavoro, di studio secondo i ritmi delle stagioni.
Il convento è stato costruito negli anni 1449-1452, la chiesa è stata completata
nell'anno 1503 e successivamente consacrata nel 1507. Nel 1772 la Repubblica
di Venezia sopprime la comunità, allontana i frati, mette in vendita chiesa, convento e terreni. Inoltre gli spazi conventuali passano in mano a privati che li utilizzano per abitazione, magazzini, taverna e stie rurali. Nel 1960, tutto il complesso
del convento, chiesa e terreni tornano in proprietà dei frati. Compiuti i restauri della chiesa e del convento, nel 1963 la comunità si ricompone e riprende la vita conventuale.
LʼORDINE DEI FRATI SERVI DI MARIA
Cenni storici
Lʼordine dei frati Servi di Santa Maria è sorto nella Firenze comunale del secolo
XIII, in un anno, il 1233, caratterizzato da movimenti “pace cristiana”, ad opera di
sette laici fiorentini dediti allʼarte della mercanzia, legati, almeno alcuni, da vincoli
matrimoniali. Vivendo ancora con le proprie famiglie iniziano a condurre una vita
povera e austera, improntata sulla preghiera e sulla carità verso i più poveri, distinguendosi, poi, per il servizio a Santa Maria inteso come servizio a Dio e allʼumanità sulla sequela della Vergine Madre. Abbandonate le famiglie e le loro attività i sette si riuniscono, dapprima, in una casupola alle porte di Firenze per
condurre una vita povera, orante, caritatevole. Successivamente, intorno allʼanno 1245, i sette salgono a Monte Senario in ricerca, nella solitudine, di una maggiore comunione con Dio. Adottando la regola di SantʼAgostino il gruppo e i suoi
seguaci si inseriscono nel filone degli ordini mendicanti e, dopo una prima fase
“carismatica” e ricca di promesse - in quanto lʼordine si andava diffondendo in tutPadre David Maria Turoldo (1916 -1992), figura di rifeta la Toscana e nellʼItalia centrale - guidati in sapienza da San Filippo Benizzi en- rimento dellʼordine dei frati Servi di Maria.
trano nella fase più istituzionale che culminerà lʼ11 febbraio 1304, quando papa
Benedetto XI, con la bolla “Dum levamus”, approva definitivamente lʼordine dei Servi di Santa Maria. Lʼordine nasce, dunque,
dalla fraternità: ed, infatti, i sette, unico caso nella storia religiosa, vennero canonizzati come “gruppo” nellʼanno 1888 da papa
Leone XIII.
IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
19
ALESSANDRO AZZI,
UN RIVOLUZIONARIO SILENZIOSO
Come nasce lʼidea dei frati Servi di Maria del Convento SS. Annunciata di Rovato di dare avvio ai percorsi antropologici?
Penso sia importante tener presente la tipologia delle persone che hanno accompagnato fin dallʼinizio il ritorno dei frati sul Monte
Orfano, proprio negli anni dellʼeffervescenza rinnovatrice del post-Concilio. La Comunità è ripartita da zero e le persone che hanL’anno scorso, in occasione del 60° compleanno di Azzi, la BCC del Garda, con la collaborazione della Fedno iniziato a frequentare il Convento erano per lo più dei cattolici che si trovavano a disagio nelle strutture ecclesiastiche, sia a lierazione Lombarda delle BCC
vello liturgico che dottrinale e pastorale, alla ricerca di un modo nuovo di credere, di pregare, di leggere la Bibbia, di ripensare la
e
di
Federcasse,
ha
pubblicato
un
libro
contenente gli editoriali da lui scritti nel periodo 1992-2010 per il
morale e lʼimpegno sociale.
periodico
Cooperativo”
Alla luce del Concilio abbiamo organizzato per alcuni anni“Credito
dei percorsi
di aggiornamento biblico, teologico e morale. Nel frattempo
abbiamo portato avanti il progetto di proporre quanto avevamo maturato negli anni di studio a Parigi, a contatto con illustri docenti
di scienze umane, frequentando la Sorbona e lʼInstitut Catholique. La risposta sorprendentemente positiva agli incontri di carattere
interdisciplinare ci ha portati a privilegiare sistematicamente i Percorsi Antropologici.
allora, per diventare credenti adulti, è necessario uscire dalla dipendenza, attraversando lʼadolescenza coi suoi dubbi, rifiuti e
scontri, e accedere a una sufficiente autonomia di conoscenza e di giudizio, sia a livello biblico, che a livello morale e a livello
politico di impegno sociale: a livello biblico, superando la lettura fondamentalista della Bibbia e accettando le mediazioni storiche e culturali del racconto biblico; a livello morale, impegnandosi nella formazione della coscienza e nella progressiva interiorizzazione personale dei valori insiti nella realtà; infine a livello politico di impegno nel mondo, superando ogni integralismo teologico e morale, nella consapevolezza che non esistono valori specifici del cristiano, mentre è evidente lʼinvito del Vangelo a vivere i valori umani secondo lo stile di Gesù di Nazareth.
O
‘‘,,
La parola a...
PADRE ERMANNO
Priore Convento SS. Annunciata di Rovato
Ci riassume, in forma sintetica, le varie tappe di questi percorsi?
Percorrendo lʼindice dei vari percorsi organizzati a partire dal 1997, possiamo riassumerlo in due tappe.
La prima è stata caratterizzata dai seguenti approfondimenti:
1. riflessione, volutamente a-confessionale e interdisciplinare, sulle energie fondamentali dellʼuomo (violenza, eros, sacro);
2. ricerca sul linguaggio simbolico (mito, simbolo, rito), comune a credenti, non credenti e diversamente credenti;
3. riflessione attorno al tema della marginalità, uno dei settori privilegiati dagli antropologi della scuola di Parigi.
La seconda tappa riguarda, invece, lʼarte di vivere e si ispira alla ricerca etica del prof. Salvatore Natoli (cfr. i suoi scritti, in particolare: “Stare al mondo”, “Del buon uso del
mondo”, “Lʼedificazione di sé”). Essa si propone di riflettere sul ritorno delle virtù come patrimonio comune a livello interreligioso e interculturale.
Comʼè stata la risposta del territorio alle proposte culturali dei Servi di Maria?
La risposta a tutti i vari percorsi è stata sorprendentemente positiva, sia a livello numerico che qualitativo. Abbiamo cercato le ragioni di questo interesse. Eccone alcune:
1. Come frati, siamo vissuti in varie zone dʼItalia e riteniamo che la zona della Franciacorta sia attualmente una delle più vivaci dal punto di vista culturale e tra le più interessate alle problematiche antropologiche della cultura.
2. Anche i relatori che sono saliti sul Monte Orfano sono rimasti colpiti dalla qualità dellʼascolto e hanno convenuto con noi che stiamo assistendo a un significativo decentramento della cultura. Le città sono troppo caotiche e dispersive; e così la ricerca culturale si sviluppa sempre più fuori dai centri urbani. La presa di distanza dai grandi centri di potere diventa condizione necessaria, per poter intravvedere la possibilità di un mondo altro e più umano.
3. Ma forse la motivazione più decisiva è il carattere a-confessionale degli incontri. Non ci interessa lʼappartenenza religiosa dei relatori. E questo favorisce immensamente la disponibilità allʼascolto e al coinvolgimento nellʼanalisi critica della realtà.
Qual è la sfida più impegnativa,
anche dal punto di vista culturale,
che deve essere affrontata dai credenti nella realtà attuale?
Penso che la sfida più importante
per i credenti riguardi il superamento dellʼignoranza dottrinale e di un
certo infantilismo religioso. Rifacendoci allo schema classico dei “Riti di
Passaggio”, proposto da Arnold van
Gennep, il superamento dellʼinfanzia passa attraverso tre fasi, anche
a livello religioso. La prima è la fase
della dipendenza dallʼautorità, legata allʼinfanzia, caratterizzata dalla
idealizzazione e dalla totale dipendenza dagli adulti. La seconda, tipica dellʼadolescenza, è la fase dellʼindipendenza, caratterizzata allʼinizio dal rifiuto sistematico del passato, e poi dal confronto-scontro con
lʼadulto. La terza è la fase della “riconoscenza”, durante la quale il giovane riconosce i condizionamenti
del passato personale e collettivo e
conquista un suo spazio di libertà e
di autonomia, che è poi lo spazio
della sua responsabilità morale. E
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‘‘
Cʼè silenzio e silenzio.
Non tutti i silenzi sono positivi. Cʼè il silenzio dellʼignavo, il silenzio del complice, il silenzio di chi ha smesso di vivere. Cʼè il silenzio del pianto, dellʼabbandono, della disperazione.
Il silenzio del Convento dellʼAnnunciata è simile a quello che forse il pulcino deve provare dentro il guscio
dellʼuovo: un silenzio caldo e accogliente, ovattato ma vigile, ribadito e sottolineato dal silenzio della campagna circostante che si coglie dalla balconata fuori, e che rimanda la bellezza immacolata della neve o i vapori estivi che trasudano dai campi.
Da tanti anni per me salire al monte è uno di quei riti che aprono lʼanno (quasi sempre gli incontri sono in
autunno): il viaggio su una A4 ormai libera dalla frenesia del traffico tardo-pomeridiano, la difficile salita con
quel tornante che un giorno riuscirò a percorrere con una sola manovra, dovessi chiedere lezioni a Schumacher, il parcheggio, e la discesa dallʼauto, quel momento in cui il Convento mi saluta come un vecchio amico: uno di quegli amici che incontri così, senza un motivo, e passi la serata con lunghe pause di silenzio perché è proprio il silenzio quello che vuoi condividere.
Poi lʼamico Ermanno, tutti gli altri amici del Convento, e poi il pubblico, con tante facce note che da anni
mi seguono, e sempre qualche volto nuovo: e il silenzio del pubblico, nei cinque minuti prima che inizi la conferenza, quei cinque minuti che per chi fa il mio mestiere, dopo quasi venti anni, prende alla bocca dello stomaco, fa venire i brividi. E quel silenzio, di quelle persone che stanno per ascoltarti, è un silenzio caldo e buono, il silenzio di chi vuole ascoltare senza preconcetti, senza pregiudizi, senza ombra di malafede.
Finito tutto, un rapido saluto, ancora il tornante da due manovre, e lʼautostrada: a casa, il silenzio di Arianna ed Emanuele che già dormono dopo una giornata passata a gustare a grandi morsi la loro infanzia straordinaria; poi il sonno, il silenzio dei sogni.
Fino allʼanno prossimo, speriamo. Lʼanno prossimo a Rovato, ancora nel silenzio.
Il Convento di Rovato: un buco bianco di silenzio nel fragore di un mondo che forse non capiamo più.
Raffaele Mantegazza
Docente di Pedagogia interculturale presso la facoltà di Scienze dellʼeducazione dellʼUniversità di Milano - Bicocca
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Nel corso delle varie edizioni dei percorsi antropologici ha avuto modo di conoscere pensatori di grandissimo spessore culturale. Qual è la figura che più di
tutte è stata in grado di entrare in profonda sintonia con lʼuditorio?
Premetto che una delle caratteristiche dei nostri percorsi è la fiducia nel gruppo organizzativo, per cui il numero delle presenze (150 - 200 persone) rimane tendenzialmente costante, anche nel caso di relatori poco conosciuti dal pubblico presente in sala. Naturalmente alcuni sono più di casa, come Salvatore Natoli, Raffaele Mantegazza,
Carlo Sini, Lidia Maggi, Vito Mancuso, Roberto Mancini ecc. Per questo abbiamo iniziato a pubblicare la raccolta delle conferenze dei singoli relatori, cominciando da Raffaele Mantegazza che ha accettato di introdurre la raccolta con una simpatica riflessione su “I buchi bianchi del silenzio”.
IL CREDITO COOPERATIVO FILO
È ESPRESSIONE
DIRETTO COL
DELSISTEMA
TERRITORIO
A RETE
E PATRIMONIO
DEL CREDITODELLA
COOPERATIVO
GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
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POTERE ALLA PAROLA
La Città di Romano vista da Daverio
Nello scorso mese di novembre ha preso il via il Ciclo di Conferenze 2014 - 2015 proposto da Noesis,
Libera Associazione per la Diffusione e lo Studio delle Discipline Filosofiche
La BCC ha pubblicato l’intervento fatto a Romano dal celebre critico un anno fa
in occasione del decennale della scomparsa dell’indimenticato sindaco Giuseppe Longhi
mento affascinante: la parola. Al riguardo, rimane inarrivabile la definizione del filosofo Gorgia da Lentini,
contenuta nel libro “Encomio di Elena”: “La parola è un gran dominatore che con piccolissimo corpo divinissime cose sa compiere; riesce infatti a calmar la paura, a eliminare il
dolore, a suscitare la gioia, ad aumentar la pietà”.
Lo psicoanalista Massimo Recalcati, nel suo bel libro “Il complesso di
Telemaco”, fornisce, invece, una chiave di lettura esplicitamente antropologica del tema della parola: “Cosa stabilisce la Legge della parola che è la
Legge delle Leggi? Stabilisce che essendo l’umano un essere di linguaggio, il suo essere non può che manifestarsi attraverso la parola. Stabilisce
che è l’evento della parola a umanizzare la vita e a rendere possibile la
potenza del desiderio. Cosa significa?
Significa che la vita si umanizza e si
differenzia da quella animale attraverso la sua esposizione al linguaggio
e all’atto di parola”.
Anche quest’anno, dunque, il presidente dell’Associazione Noesis,
Giovan Battista Paninforni, è riuscito
a individuare un tema di rilevante interesse, in grado di catturare l’atten-
Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII: incontro col prof. Carlo Sini (11 novembre 2014).
O
Romano di Lombardia, novembre 2014
Il Ciclo di Conferenze 2014 - 2015 di
Noesis? Un programma ricchissimo
e una serie di relatori di alto livello
provenienti da svariate discipline - filosofia, teologia, mondo dell’arte e
della musica, psichiatria, psicoanalisi, pedagogia ecc. -, tutti chiamati a
tematizzare e approfondire un argo-
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Bergamo, novembre 2014 - maggio 2015
CICLO DI CONFERENZE 2014 - 2015, ANNO XXII
Programma incontri
Date
Temi
Relatori
11 novembre 2014
La parola e la vita. Fra tragico e comico
Carlo Sini
18 novembre 2014
Tra il dire e il fare: il linguaggio nella
filosofia contemporanea
Luigi Perissinotto
25 novembre 2014
La parola e il potere
Giacomo Marramao
2 dicembre 2014
Le parole e lʼaria
Claudia Baracchi
9 dicembre 2014
Sartre legge Flaubert: stupore,
stupidità e letteratura
Federico Leoni
16 dicembre 2014
Dal logos al verbum nel
De Trinitate di santʼAgostino
Mons. Angelo Bertuletti
13 gennaio 2015
Parola del corpo e corpo della parola
Cristina Zaltieri
20 gennaio 2015
Dipingere il verbo, leggere lʼannuncio
Giovanni F. C. Villa
27 gennaio 2015
Le parole della filosofia
Pier Aldo Rovatti
3 febbraio 2015
La parola e lʼazione nellʼetica pratica e
nellʼetica clinica
Giovanni Boniolo
10 febbraio 2015
Le parole uccidono le cose? Hegel,
Heidegger, Blanchot
Giovanni Bottirolo
24 febbraio 2015
Conversare con un robot. Un inevitabile
soliloquio?
Lucia Urbani Ulivi
3 marzo 2015
Les jeux sont faits? Contro la
smobilitazione della parola critica
Alessandro Monchietto
10 marzo 2015
Volere e potere dire “sì” oggi
Nicla Vassallo
17 marzo 2015
La parola come apparizione
Rocco Ronchi
24 marzo 2015
La parola fragile
Vittorino Andreoli
31 marzo 2015
Le parole degli altri: forme del dire
nel pensiero cinese
Marcello Ghilardi
14 aprile 2015
Parole che curano, parole che durano
Franco Lolli
17 aprile 2015
La parola, disvelamento della persona
Silvano Petrosino
21 aprile 2015
Parola, ascolto, silenzio: dalla Bibbia a oggi Raffaele Mantegazza
28 aprile 2015
Il silenzio e il tacere, valori ermeneutici e
strategie retoriche del non-detto
Stefania Sini
5 maggio 2015
Parola e musica: la genesi dellʼemozione
M° Pierangelo Pelucchi
zione dell’affezionato pubblico che,
da oltre vent’anni ormai, segue con
grande partecipazione la rassegna culturale bergamasca.
Nell’era del “diluvio informativo”, la parola ha un potere enorme, di
gran lunga superiore rispetto a quello
detenuto nel mondo antico. I mezzi
d’informazione hanno fatto evaporare
il tempo, hanno annullato lo spazio.
Chi gestisce la parola, l’informazione,
è in grado di orientare le masse, di
catturarle, di condizionarle. La cultu-
ra è uno dei pochi mezzi oggi disponibili per contrastare il dominio di coloro che “gestiscono” le parole. La relazione del filosofo della politica Giacomo Marramao, tenutasi lo scorso 25
novembre, ha approfondito questi importanti risvolti.
Altri importanti relatori hanno, o
avranno, il compito di far scoprire il
valore estetico e artistico della parola,
il suo valore terapeutico, l’importanza
dell’argomentazione critica e, perché
no, l’immenso valore del silenzio.
Era il novembre 2013 quando, per la
prima volta, Philippe Daverio varcava i
confini della città di Romano di Lombardia. Molte erano le persone che lo
attendevano al Teatro del Centro Sociale Polivalente per l’evento organizzato dal Comitato Giuseppe Longhi.
In sala l’attesa si fa trepidante e i minuti sembrano ore; un po’ di “accademico” ritardo, ed ecco che si apre il sipario scoprendo finalmente il papillon
più famoso d’Italia: Philippe Daverio.
Un caloroso applauso di benvenuto
precede il silenzio di un uditorio che da
giorni aspettava questo momento. Il
critico si accomoda, prende la parola e
saluta dicendo: “Devo fare una tremenda confessione, è la prima volta che sono qua a Romano. Non pensavo neppure esistesse [...]”.
Il monologo ha inizio e il critico ci
descrive con meticolosa attenzione i
suoi “quarantadue minuti” passati a
Romano. Duemilacinquecentoventi secondi a passeggio per le vie del centro
per setacciare la città e potercela restituire attraverso la sua visione di attento e preparato osservatore.
Quello che successe dopo è integralmente riportato in “Una Tremenda
Confessione, quarantadue minuti a Ro-
mano”, un e-book promosso dal Comitato Giuseppe Longhi e realizzato col
contributo della BCC.
A ricordo dell’intervento sono state
stampate cinque cartoline in edizione
limitata raffiguranti i luoghi romanesi
menzionati da Philippe Daverio e una
piccola raccolta di poesie inedite di
Giuseppe Longhi dal titolo “A quest’uomo dovevo tutto”.
La pubblicazione è stata realizzata
in formato digitale ed è gratuitamente
scaricabile dal sito della BCC
(www.bcccalciocovo.it).
MORONI VISTO DA DAVERIO
[...] Ho fatto un giro, ho visto tre o quattro edifici, sono
entrato a vedere la Chiesa, sono andato a trovare un
dipinto sul quale ho scritto. Non l’avevo mai visto dal
vero, l’avevo visto solo in fotocolor. È il Moroni straordinario che avete in Chiesa. È straordinario perché
quel quadro ha alcune caratteristiche che sono assolutamente fantastiche. L’arte antica diventa molto viva
quando, talvolta e capita molto raramente, contiene
degli elementi che potrebbero sembrare di oggi. [...]
Già quest’opera basterebbe a giustificare un viaggio
fin qua, perché si apre un mondo che per me è fondamentale. Io ho sempre raccomandato di non andare nei musei a guardare tutti i quadri, ma di andare a guardarne uno o due. Si
fa meno fatica, non si gonfiano le caviglie e può anche succedere che si capisca qualcosa d’arte. [...] Nessuno va in una paninoteca e mangia tutti i panini,
nessuno va in una biblioteca a leggere tutti i libri in un pomeriggio. Al contrario
si va nei musei e nelle Pinacoteche immaginando che si possano guardare tutte le opere in un solo giorno. Non ci si capisce niente. È molto più bella l’esperienza di andare a trovare un singolo dipinto e farsi un’idea partendo da quello
piuttosto che fare i bulimici e volerli vedere tutti. [...]
Philippe Daverio - “Una tremenda confessione. Quarantadue minuti a Romano”
IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
23
LA“BREBEMI -A35” IN PRIMO PIANO
Nello scorso mese di luglio è avvenuta l’inaugurazione di una infrastruttura viaria
d’importanza storica anche per il territorio in cui è insediata la nostra BCC
“Collegamento Autostradale di Connessione tra le Città di Brescia e Milano”, questo è il nome ufficiale della
Brebemi-A35, importante infrastruttura viaria inaugurata a Fara Olivana il
23 luglio scorso alla presenza del presidente del Consiglio dei Ministri,
Matteo Renzi.
La funzionalità della nuova arteria
stradale, lunga 62,1 km (v. box per ulteriori dati tecnici), è determinata dall’alto livello di interconnessione del
tracciato con la rete viaria locale attraverso ben 15 svincoli (dei quali 6 presidiati da caselli), oltre a numerosi e
importanti interventi di miglioramento
della viabilità provinciale, in buona
parte destinati a migliorare le condizioni del traffico in entrata e in uscita
da Brescia e da Milano.
L’obiettivo perseguito in sede di
ideazione e progettazione della Brebemi-A35 consisteva nell’attrarre una
parte significativa del traffico di lunga
percorrenza (soprattutto quello pesante) coi seguenti benefici effetti riguardanti gli automobilisti e i centri abitati
Inaugurazione della “Brebemi-A35”: il momento del taglio del nastro da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
della pianura bergamasca, bresciana e
dell’est milanese: riduzione fino al 60
per cento del traffico sulla viabilità locale, 6,8 milioni di ore in meno perse
in coda, importante riduzione delle
emissioni di CO2 nell’aria.
La Brebemi-A35, arteria che unisce le tre province industrialmente più
dinamiche d’Italia: Brescia, Bergamo
e Milano, è il risultato finale di un percorso che ha richiesto 10 anni di studi,
progettazioni e procedure autorizzati-
Il tracciato del “Collegamento Autostradale di Connessione tra le Città di Brescia e Milano” (Brebemi-A35). In evidenza, le barriere autostradali di Chiari Est e di Liscate e i vari caselli.
24
Curiosità
I NUMERI DELLA BREBEMI
La costruzione
Imprese coinvolte: 679
Lavoratori impiegati: 8.466
Ore lavorate: 7.662.008
Mezzi utilizzati: 6.970
Costo complessivo: 1,6 miliardi di euro
Costruttore: Consorzio BBM di Parma (Impresa Pizzarotti & C. SpA - Consorzio Cooperative Costruzioni - CCC Società Cooperativa di Bologna e
Unieco Soc. Coop.)
I dati tecnici
Lunghezza complessiva: 62,1 km
Viabilità di connessione: 17,5 km
Viabilità compensativa: 17,1 km
Province attraversate: 5 (Brescia - Bergamo - Cremona - Lodi - Milano)
Comuni interessati: 43
Barriere di esazione: 2 (Chiari est - BS / Liscate - MI)
Caselli: 6 (Chiari - Calcio - Romano di Lombardia - Bariano - Caravaggio Treviglio)
Centro di manutenzione: 1 (Fara Olivana con Sola - BG)
Viadotti principali: 4 (Viadotto Oglio: 690 m - Viadotto Serio: 930 m - Viadotto Adda: 1.260 m - Viadotto della Muzza: 96 m)
Sottopassi: 70
Cavalcavia: 15
Parchi interessati: 5
Barriere acustiche fonoassorbenti: 64.000 mq
Passaggi faunistici: 4
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‘‘,,
Fara Olivana, 23 luglio 2014
ve. Il CIPE - Comitato Interministeriale
per la Programmazione Economica aveva approvato il progetto definitivo
dell’opera il 26 giugno 2009. Il 22 luglio 2009, alla presenza delle più alte
Autorità statali, regionali e locali, era
stato inaugurato, a Urago d’Oglio, l’avvio dei lavori.
La Brebemi-A35, prima infrastruttura autostradale italiana a essere realizzata in project financing, possiede
una dotazione tecnologica conforme ai
più avanzati standard di sicurezza autostradali europei. Il Centro di Manutenzione e Controllo dell’arteria stradale è
situato nel comune di Fara Olivana. In
tale Centro sono concentrate le funzioni vitali relative alla gestione dell’A35,
funzioni che vengono coordinate da
una apposita Centrale Operativa.
Il significativo impatto ambientale
determinato dalla costruzione dell’opera, impatto che si è concretizzato innanzitutto in una rilevante riduzione delle
aree adibite ad attività agricole, è stato
attutito da alcuni interventi di mitigazione e compensazione.
I lavori per la realizzazione della
nuova autostrada hanno permesso di
scoprire un autentico tesoro archeologico. Complessivamente sono 94 i siti archeologici che sono venuti alla luce durante i lavori. In tali siti sono stati rinvenuti reperti di datazione compresa tra il
periodo preistorico e quello medievale
(v. box).
Come già evidenziato in precedenza, il 23 luglio scorso il presidente del
Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, alla presenza dei ministri Maurizio Lupi e
Maurizio Martina, del presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni e di
altre importanti cariche istituzionali del
Paese, ha inaugurato la nuova autostra-
Inaugurazione della “Brebemi-A35”: lʼintervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi si è svolto a Fara Olivana, presso il Centro di Manutenzione e Controllo della
nuova arteria stradale. In alto, uno dei 15 svincoli autostradali della Brebemi-A35.
IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
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Francesco BETTONI
Presidente Brebemi SpA
Oggi è un giorno che resterà nella nostra storia perché celebriamo finalmente l’apertura di Brebemi. È
un giro di boa che testimonia la fine di una lunga fase caratterizzata da difficoltà e ostacoli. Incombenze
superate proprio grazie all’impegno di tutte le Istituzioni coinvolte e in particolare della Regione Lombardia e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Ricordo come la realizzazione di questa importante
opera avvenga in un momento di crisi economica. I
benefici non li avranno solo gli automobilisti ma l’intera collettività: la stima di incremento del PIL in
Lombardia con l’entrata in funzione di Brebemi è valutabile in 400 milioni di euro all’anno.
LA BREBEMI E LA BCC
Autostrada “Brebemi-A35”: il lungo viadotto sul fiume Oglio (690 mt).
da col tradizionale taglio del nastro.
L’evento si è svolto presso il Centro di
Manutenzione e Controllo a Fara Olivana, in provincia di Bergamo, con la
straordinaria partecipazione di circa
mille intervenuti.
Ad aprire l’inaugurazione, il presidente di Brebemi, Francesco Bettoni,
che ha ricordato l’iter del progetto e
del suo sviluppo anche con l’ausilio di
un video centrato sull’opera. Bettoni
ha ricostruito il cammino percorso dal
giorno dell’ideazione, nel 1996, sino
alla realizzazione completa dell’importante infrastruttura viaria. Nel corso della cerimonia d’inaugurazione,
che ha visto la partecipazione anche
del sindaco di Fara Olivana, Sabrina
Severgnini, hanno preso la parola il
Presidente Renzi e il Presidente Maroni. Entrambi hanno voluto sottolineare
l’importanza strategica per lo sviluppo
del Paese delle grandi opere infrastrutturali.
Curiosità
I TESORI DELLA BREBEMI
La costruzione della BreBeMi ha permesso di scoprire reperti archeologici di grandissimo interesse. Fra i più preziosi ci sono quelli trovati nelle 121 tombe della necropoli longobarda scoperta a Fara Olivana e risalente al VII secolo dopo Cristo
(con anche attestazioni risalenti fino al II e I secolo avanti Cristo).
O
LA PAROLA A...
La Brebemi ha, indubbiamente, mutato il paesaggio della Bassa Pianura Bergamasca. Questo è un dato di fatto indiscutibile: la
costruzione della lunga striscia d’asfalto e delle connesse opere di supporto ha alterato visibilmente la morfologia del territorio
determinando una consistente riduzione delle aree adibite ad attività agricole. Queste sono le ombre disegnate dalla nuova infrastruttura viaria.
Per trovare le luci, bisogna innanzitutto evidenziare che la Brebemi crea collegamenti di grande rilevanza strategica. Innanzitutto, essa porta il territorio della Bassa all’interno del cosiddetto “Corridoio 5”, l’attraversamento continentale da Lisbona a Kiev,
in diretta concorrenza con la A4, ma, soprattutto, la Brebemi mette in strettissimo collegamento la Bassa con la città di Milano:
meno chilometri e, conseguentemente, tempo di percorrenza sicuramente inferiore. Unico neo: il costo di utilizzo della nuova
arteria è decisamente superiore a quello relativo alla “vecchia” A4.
Le luci saranno in grado di controbilanciare le ombre? Gli effetti positivi consentiranno di mitigare gli evidenti impatti negativi
già registrati sul versante ambientale? Questo è il grande dilemma che la Brebemi è chiamata a sciogliere.
Indubbiamente, la realizzazione di grandi infrastrutture può costituire una importante occasione per rilanciare e riqualificare lo
sviluppo di un territorio, per generare, soprattutto, nuove occasioni di lavoro.
Tuttavia, deve essere chiaro che le grandi infrastrutture non sono in grado, da sole, di avviare un nuovo ciclo di sviluppo, soprattutto in contesti nei quali ben altre sono le leve da attivare per centrare l’anzidetto obiettivo. Capacità d’innovazione, adeguatezza del capitale umano, dotazione di infrastrutture immateriali: questi sono, in estrema sintesi, gli elementi portanti che
possono consentire a un territorio di cogliere le mille opportunità e di schivare i mille pericoli inevitabilmente correlati a una realtà sempre più globalizzata e, per questo, sempre più interdipendente.
Il panorama è quello evidenziato: disponibilità di una nuova infrastruttura di indubbia rilevanza strategica; necessità di disporre
di particolari dotazioni immateriali. All’interno di questo panorama, anche la nostra BCC è chiamata a giocare un ruolo non indifferente. Per svolgere questo ruolo deve porsi grandi obiettivi di medio-lungo termine; deve rappresentare un centro di elaborazione e di diffusione di nuove visioni per innalzare il grado di comprensione dei mutamenti epocali che, in pochissimo tempo, stanno avvenendo anche nelle realtà locali; deve far evolvere il suo modello di servizio e, fors’anche, mettere in discussione il proprio modello di sviluppo. In sintesi, deve mutare pelle, cercando in ogni caso di salvaguardare i principi fondanti della
cooperazione di credito.
Sono queste, in definitiva, le vere sfide che la BCC è chiamata a sostenere.
Siti archeologici rinvenuti: 94
Epoche rinvenimenti: DallʼEtà preistorica allʼEpoca Post - Rinascimentale, comprendenti: Età del Bronzo da confermare; Età del Ferro; Epoca Romana (II AC - IV
DC); Epoca Tardo Antica; Età Longobarda; Medievale
Superficie scavi archeologici: 88.600 metri quadrati
Strade rinvenute: 3 strade epoca Romana e 2 strade epoca Medievale
Fornaci rinvenute: 4 fornaci di Epoca Romana e 38 fornaci di epoca post - medievale
Altre tipologie di rinvenimenti: 16 necropoli; 15 pozzi; 5 insediamenti artigianali; vari canali, chiuse e numerose evidenze antropiche
Principali reperti recuperati: numerosi vasi ceramici (brocche, olle), corredi funebri, monete, oggetti in vetro (balsamari), lucerne, oggetti in metallo (spade, punte di lancia, umboni), oggetti dʼornamento (collane, orecchini, armille - bracciali,
pendenti) e alcune migliaia di frammenti ceramici
Tombe rinvenute: 692 tombe di epoca da Pre-Romana, Romana a Post-Romana
Insediamenti rurali: 31 insediamenti rurali di epoca da Pre-Romana, Romana, a
Post-Romana
26
Ritrovamenti archeologici lungo la Brebemi-A35: oggetti dʼornamento rinvenuti nel corso degli
scavi per la costruzione della nuova autostrada (su concessione del Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia. È vietata la riproduzione o la duplicazione con qualsiasi mezzo).
Autostrada “Brebemi-A35”: il casello autostradale di Calcio, comune in cui è situata la sede legale della Banca di Credito Cooperativo di Calcio e di Covo.
IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
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‘‘,,
Covo, 24 agosto 2014
ORATORIO SAN TARCISIO
Dopo quasi quattro anni di lavoro - la
prima pietra fu posata il 13 dicembre
2010 - l'Oratorio della comunità dei
Santi Giacomo e Filippo in Covo è stato finalmente terminato.
Il complesso, progettato dall’architetto Agostino Grattieri (profilo architettonico) e dall’ingegnere Giacomo
Cremaschini (profilo delle opere strutturali), si estende su oltre 5mila mq. I
lavori di costruzione sono stati realizzati dall’impresa edile Frigè.
L'inaugurazione ufficiale della
nuova struttura, dedicata a San Tarcisio, è avvenuta domenica 24 agosto alla presenza del Vescovo della Diocesi
di Cremona, S.E. mons. Dante Lafranconi, che ha celebrato l'Eucaristia nella chiesa parrocchiale e a seguire ha
benedetto il complesso affiancato dal
parroco don Sergio Maffioli, dal vicario don Gabriele Battaini e dal presidente della Federazione Oratori don
Paolo Arienti.
In prima fila il neo-sindaco Andrea
Cappelletti con alcuni componenti della giunta comunale, il maresciallo dei
Carabinieri Stefano Mazzarotto e i tecnici (progettisti e costruttori). Presente
anche il presidente della nostra BCC,
Battista De Paoli.
Nell'omelia mons. Lafranconi, dopo aver riflettuto sulla fede come dono
del Padre che va accolto e coltivato
nella quotidianità, ha incentrato la sua
La cerimonia di inaugurazione del nuovo Oratorio di Covo è stata preceduta dalla Santa Messa celebrata dal vescovo S.E. mons. Dante Lafranconi nella chiesa parrocchiale SS. Giacomo e Filippo Apostoli.
in questi anni per coronare il sogno dei
covesi e ha ricordato il ruolo dell'Oratorio: quello di aiutare i giovani a mirare in alto.
A seguire il presidente De Paoli ha
spiegato che volentieri la BCC ha appoggiato finanziariamente il progetto accarezzato da oltre trent'anni - perché
negli anni Cinquanta del secolo scorso
proprio dall'Oratorio di Covo è nata la
Cassa Rurale: «Nell'Oratorio si sono
formate le classi dirigenti sia in ambito
politico sia in quello economico: sono
stati anni molto fruttuosi per i cattolici».
Il progettista, architetto Grattieri,
IL NUOVO ORATORIO DI COVO
Una struttura all’avanguardia dal punto di vista architettonico e impiantistico
Inaugurazione del nuovo Oratorio di Covo: il momento del taglio del nastro da parte del Vescovo della Diocesi di Cremona, S.E. mons. Dante Lafranconi.
riflessione sul significato dell'oratorio
oggi: «È un'istituzione - ha precisato voluta e promossa dalla comunità cristiana per accompagnare e sostenere i
ragazzi e i giovani nel loro cammino
verso una fede adulta». Il presule ha
spiegato che questo itinerario di sequela del Signore dura tutta la vita, ma che
Curiosità
SAN TARCISIO
Tarsicio (nome derivato dalla città di Tarso, patria dellʼapostolo Paolo) o Tarcisio (Roma, 263 circa - Roma, 275).
Di lui si sa soltanto quel che ne racconta unʼepigrafe fatta apporre
da papa Damaso I sul suo sepolcro. Giovinetto romano, fu aggredito mentre portava lʼeucarestia a cristiani imprigionati durante la persecuzione di Aureliano. Egli strinse al petto lʼeucarestia, per non farla cadere nelle mani degli assalitori; costoro, esasperati, non riuscendo a strappargliela, lo uccisero. Per la Chiesa cattolica il giovinetto è da considerarsi un santo. San Tarcisio è il patrono dei ministranti (chierichetti). La sua memoria liturgica si celebra il 15 agosto.
28
O
Il nuovo Oratorio di Covo, sorto su un’area donata alla Parrocchia dalla nostra BCC,
è stato inaugurato e benedetto dal Vescovo della Diocesi di Cremona, S. E. mons. Dante Lafranconi
certamente nei primi anni ha un'importanza fondamentale perché è in quel
momento che si pongono le basi per
tutta l'esistenza. «A questo obiettivo ha proseguito - devono essere subordinate tutte le proposte e le iniziative che
si dipanano durante l'anno». Guai a
perdere di vista questo orizzonte: «Fa-
reste semplicemente concorrenza ad
altre istituzioni che hanno risorse e capacità più grandi delle nostre e tradireste il grande sforzo che avete compiuto per erigere questa struttura».
Forte l'invito alla collaborazione delle
famiglie con la parrocchia: «Voi genitori in questo tempo di confusione culturale dovete chiedere aiuto all'Oratorio perché, insieme a voi, cresca uomini saggi e cristiani veri. La fede cristiana, infatti, permette la piena realizzazione dell'uomo, per questo l'Oratorio può e deve essere aperto anche a
quanti sono alla ricerca di una dimensione religiosa: essi, infatti, potranno
trovare un sostegno per divenire persone oneste e capaci di ideali grandi».
Dopo il tradizionale taglio del nastro si è svolta la vera e propria cerimonia d’inaugurazione.
Il parroco don Sergio Maffioli ha
ringraziato quanti si sono dati da fare
Il nuovo Oratorio di Covo è una struttura ampia, ariosa e funzionale che ruota attorno a una grande corte di 480 mq che può essere utilizzata dai ragazzi per attività di gruppo quando le condizioni meteorologiche sono particolarmente avverse.
Nel piano terra sono stati ricavati una sala polivante / auditorium, il bar con salone annesso, una cucina con dispensa e locali accessori, i servizi igienici, un locale per la segreteria della Polisportiva «Oratorio Juventina Covo» e il blocco spogliatoi con annessi servizi igienici per i giocatori e l'arbitro.
Al primo piano oltre alla direzione, hanno trovato posto le aule di catechismo con pareti mobili, la cappella, l'appartamento del
vicario e i servizi igienici.
Il secondo piano, invece, è tutto dedicato alle aule di catechismo anche in questo caso con pareti mobili che permettono di allargare o restringere gli ambienti in base alle necessità pastorali.
All'esterno sono stati costruiti un campo di calcetto in erba sintetica (21x 35 m) e uno di basket e volley. Posizionata anche una
gradinata laterale al campetto di calcio con 128 posti a sedere. Sempre all'esterno quasi 2mila mq sono stati adibiti a cortili in
parte pavimentati con autobloccanti in calcestruzzo e in parte con erba.
Sulla copertura della grande corte centrale è stato posizionato un impianto fotovoltaico della potenza di 20 Kw.
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da un lato, si è soffermato sull'iter burocratico che è iniziato nel 1993 con
l'acquisto del terreno e si è concluso il
13 dicembre 2010 con la posa della
prima pietra; dall’altro, ha descritto le
caratteristiche della struttura evidenziando il suo carattere innovativo e
funzionale.
Il sindaco Cappelletti, nella doppia
veste di primo cittadino e di educatore,
ha rimarcato il valore sociale ed educativo dell'Oratorio e la necessità che
sempre più persone si mettano a disposizione per i diversi servizi richiesti.
Infine don Paolo Arienti ha ricordato che l'Oratorio è anche «un laboratorio di talenti» nel quale ricercare
e portare a compimento la propria
vocazione.
Mons. Lafranconi ha poi proceduto alla benedizione della struttura dinanzi a centinaia di persone che riempivano la grande corte.
‘‘
“Lʼoratorio può vantare, come poche altre istituzioni formative, oltre 450 anni di esperienza educativa. Ridestare lo stupore per la sua straordinaria e spesso trascurata memoria educativa può rappresentare il primo passo per la sua reinterpretazione nellʼattuale contesto culturale.
[...] Gli oratori sostengono e favoriscono il pieno sviluppo di tutte le dimensioni della persona, intellettive, affettive, relazionali e spirituali. [...]
Forti di una consolidata tradizione, gli oratori devono oggi affrontare con coraggio, per un verso, il ripensamento della trasmissione della fede
alle nuove generazioni nel contesto di sfida della nuova evangelizzazione e, dallʼaltro, lʼassunzione dei nuovi linguaggi giovanili, così come dei
rapidi cambiamenti dischiusi dallʼavvento delle nuove tecnologie informatiche. Sempre più la riflessione pastorale intercetta la questione antropologica. Così gli oratori sono stati, lo sono ancora e speriamo che lo diventino sempre di più, dei veri e propri “laboratori educativi”.
‘‘
Conferenza Episcopale Italiana
“Il laboratorio dei talenti”
Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori nel contesto dellʼeducazione alla vita buona del Vangelo
L'oratorio è, in senso moderno, un edificio destinato alla pastorale giovanile
della Chiesa cattolica, nella quale gli animatori (generalmente dai 14 ai 22
anni) educano e seguono i bambini (generalmente dai 6 ai 13 anni).
Inizialmente gli oratori erano piccoli luoghi di culto dove i fedeli si riunivano a pregare (il termine deriva appunto dal latino orare, pregare).
Il primo oratorio nel senso moderno fu creato da san Filippo Neri intorno
al 1550, con l'intento di creare una comunità di religiosi e laici unita in un
vincolo di mutua carità sullo stile degli apostoli. Nel 1575 Papa Gregorio
XIII eresse la Congregazione dell'Oratorio e concesse a questa la chiesa
di Santa Maria in Vallicella, che divenne così il luogo del primo oratorio.
Le finalità dell'oratorio di San Filippo Neri erano quelle della preghiera,
coinvolgendo uomini comuni e di cultura nella lettura della Bibbia, e dell'educazione dei ragazzi.
Tra il 1802 e il 1808, santa Maddalena di Canossa, fondò le prime case
(non ancora chiamati oratori) per raccogliere le ragazze di strada di Verona, mettendo a disposizione il suo palazzo e le case prese in affitto e
istruendo loro alla religione e alla professione. Nel 1831 nacque il primo
Oratorio Canossiano a Venezia con la compiacenza di Papa Gregorio
XVI. Di lì inizia la storia dei Figli della Carità - Canossiani.
Sulla scia di Filippo Neri, nacque l'idea di Giovanni Bosco. Nel 1841 incontra dei giovani nella sacrestia della chiesa di San Francesco d'Assisi
a Torino per il primo di una serie di incontri di preghiera. La sua passione
educativa per i giovani lo portò ad avvicinare sempre più ragazzi, tra i
quali Domenico Savio. I primi affollati incontri non avevano un posto fisso. Solo nel giorno di Pasqua del 1846 l'Oratorio si stabilì sotto una tettoia con un pezzo di prato, la tettoia Pinardi a Valdocco.
Dall'esempio di Don Bosco, l'oratorio è diventato sempre più luogo di aggregazione e formazione, sia religiosa che umana. Le strutture si sono attrezzate e ingrandite, oltre a diffondersi per tutta Italia, con maggior diffu- San Filippo Neri, fondatore del primo oratorio in senso moderno.
sione nel Settentrione. In particolare l'arcivescovo di Milano card. Andrea
Carlo Ferrari promosse la creazione di un oratorio maschile e di un oratorio femminile in ogni parrocchia.
Dal 2001 una serie di provvedimenti legislativi nazionali e regionali ha riconosciuto la «funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori parrocchiali», promuovendo quindi la costruzione e la ristrutturazione delle strutture oratoriali.
Nel 2013 la CEI ha pubblicato la nota pastorale sul valore e la missione degli oratori nel contesto dell'educazione alla vita buona del Vangelo dal titolo Il laboratorio dei talenti.
O
NON TUTTI SANNO CHE...
SAN GIOVANNI BOSCO E I GIOVANI
"Nelle cose che tornano a vantaggio della pericolante gioventù, o servono a guadagnare anime a Dio io corro avanti fino alla temerarietà".
"Basta che siate giovani perché io vi ami assai".
"Qui con voi mi trovo bene: è proprio la mia vita stare con voi".
"Voglio regalarti la formula della santità: Primo: Allegria. Secondo: Doveri di studio e di preghiera. Terzo: Far del bene agli altri".
"È cosa sperimentata che i più validi sostegni dei giovani sono il sacramento della confessione e della comunione".
"Confidate ogni cosa su Gesù Eucaristico e Maria Ausiliatrice, e vedrete cosa sono i miracoli".
"Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di
essere amati".
"Chi sa di essere amato e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai
giovani".
"Preoccupati di farti amare, piuttosto che farti temere".
"Miriamo a formare onesti cittadini e buoni cristiani".
"Non vi raccomando penitenze e discipline, ma lavoro, lavoro, lavoro".
"Soltanto il cristiano può con successo applicare il Sistema Preventivo.
Esso si fonda tutto sopra la ragione, la religione e l'amorevolezza".
San Giovanni Bosco (1815 - 1888), fondatore delle congregazioni
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
"Fate conto che quanto io sono, sono tutto per voi. Non ho altra mira
che procurare il vostro vantaggio morale, intellettuale e fisico. Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, e per voi sono
disposto anche a dare la vita".
Inaugurazione del nuovo Oratorio di Covo: il Vescovo S.E. mons. Dante Lafranconi incontra la comunità covese; in alto, gli indirizzi di saluto del Vescovo, del Parroco di Covo, don Sergio Maffioli, del Sindaco di Covo,
Andrea Cappelletti, e del Presidente della BCC, Battista De Paoli.
30
"Dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società".
IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA
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Osservatorio economico
L’ECONOMIA BERGAMASCA
IN TEMPO DI CRISI
Valbondione
Schilpario
Branzi
Cusio
Piazzatorre
Valtorta
Piazza Brembana
Ardesio
Castione
della Presolana
Brem
bo
Taleggio
Provincia di Brescia
Clusone
S.Giovanni
Bianco
Ponte Nossa
Se
rio
zza
rle
Bo
S.Omobono
Terme
S.Pellegrino
Terme
Brembilla
Lovere
Vertova
Gandino
Zogno
na
ag
Im
Leffe
Brembo
Sedrina
Lago di
Endine
Albino
Villa d’Almè
Nembro
rio
Se
bo
Pontida
Brem
Carvico
Lago d’Iseo
Alzano Lombardo
BERGAMO
erio
Seriate
Trescore Balneario
mbo
Orio al Serio
Gorlago
Sarnico
Bre
Suisio
Tavernola
Bergamasca
Ch
Ponte
S. Pietro
Dalmine
Grumello
del Monte
Grassobbio
Serio
Adda
Telgate
Verdello
rada A4
Autost
Cologno
al Serio
Provincia
di Milano
Au
tos
Urgnano
Brembate
tra
da
A4
Martinengo
Pontirolo
Nuovo
Provincia di Brescia
Brignano
Gera d’Adda
Cortenuova
Serio
32
Foppolo
Provincia
di Lecco
a
Treviglio
Aut. Brebemi A35
Romano
di Lombardia
Caravaggio
a
Antegnate
i A 35
bem
Bre
Aut.
Calcio
Add
Giancarlo Beltrame
È dal 1996 docente a contratto
presso lʼUniversità degli Studi di
Bergamo dove ha insegnato Storia Economica, Storia del Pensiero
Economico, Economia Monetaria
ed Economia Politica.
Dal 2012 è, inoltre, dottorando in
Economia della Produzione e dello Sviluppo presso la Facoltà di
Economia dellʼUniversità degli
Studi dellʼInsubria. Ha pubblicato:
Claudio Napoleoni - Il percorso intellettuale e biografico, Università
degli Studi di Bergamo, 2001; Giuseppe Piccinelli, tra imprenditorialità e impegno civico, Fondazione
per la Storia Economica e Sociale
di Bergamo, 2009; Esercizi di economia, Giappichelli Editore, 2011.
Provincia di Sondrio
Add
L’AUTORE
no generati dalla produzione di beni e
servizi attraverso il lavoro. Un modello
che ha coniugato la sovranità del libero
mercato con la “deregolamentazione”
dei mercati finanziari i quali, in tal modo, hanno potuto realizzare uno sviluppo esponenziale in termini sia di volumi sia di prodotti finanziari caratterizzatisi per una complessità e una sofisticazione che è cresciuta di pari passo
con il loro contenuto speculativo.
L’esplosione della bolla speculativa
generata da tale processo di deregolamentazione, avvenuta ormai nel lontano 2007, non ha determinato alcun significativo ripensamento circa il ruolo
che i mercati finanziari sono tenuti a
svolgere per poter garantire o quantomeno sostenere la stabilità e lo sviluppo del sistema economico. Mentre essi
si sono rapidamente ripresi dalla crisi,
sostenuti da massicci interventi pubblici ritenuti necessari in base a una prassi, divenuta “principio” da tutti condiviso, del too big to fail (troppo grande
per fallire), sebbene in evidente contrasto con la proclamata sovranità del libero mercato e delle sue leggi di efficienza che hanno ispirato la loro deregolamentazione, l’economia reale, in
molti Paesi, è tuttora incapace anche
solo di avviare un’inversione del ciclo
economico (non parliamo dei tempi indefinibili necessari per un ritorno ai livelli pre-crisi).
In questo contesto l’Italia si è rivelata tra i Paesi più esposti alle conseguenze della crisi e il perdurare delle
difficoltà ha intaccato, infine, anche
quelle realtà del Paese che, meglio attrezzate dal punto di vista del tessuto
produttivo e sociale, avevano saputo
inizialmente resistere alla crisi. È il caso della Bergamasca, una provincia tra
le più industrializzate del Paese, caratterizzatasi storicamente da uno sviluppo “polivalente” quanto ai settori merceologici e “policentrico” quanto ai
luoghi di produzione, che ha permesso
la formazione di un tessuto produttivo
Adda
La crisi sistemica, conseguente alla finanziarizzazione patologica che ha caratterizzato gli ultimi decenni del (nostro) modello di sviluppo, è all’origine
del presente scritto che affronta alcune
delle ripercussioni, rivelatesi drammatiche, sul tessuto economico e sociale
con specifico riferimento alla provincia
bergamasca. All’origine di quanto oggi
stiamo vivendo è il mutamento della
relazione tra il sistema “finanziario”,
ormai in grado di generare profitti (e
perdite) autonomamente, e il sistema
“reale”, in cui i profitti (e le perdite) so-
O
Da un’interessante relazione del prof. Beltrame presentata al convegno “L’Europa dei territori”, evento
organizzato dal Laboratorio per il Bene Comune (Treviglio - Romano di Lombardia, 16 -17 maggio 2014)
Provincia di Cremona
territorialmente diffuso. Queste caratteristiche, unitamente a una spiccata
apertura ai mercati esteri, hanno assicurato l’affermarsi di una vocazione industriale in grado da subito di confrontarsi sul mercato internazionale.
Un’apertura che oggi segna la differenza tra chi riesce a reagire alla recessione in atto e chi subisce le conseguenze
del crollo della domanda interna. Una
specificità che ripropone a livello locale le difficoltà del nostro Paese.
L’economia bergamasca si caratterizza per una persistente vocazione industriale, sebbene il primato nel concorso al valore aggiunto realizzato nella provincia sia appannaggio del settore dei servizi. Nel 2012 il settore dei
servizi vi contribuisce per il 58% contro il 41% dell’industria e l’1% dell’agricoltura. Tuttavia l’industria si
mantiene a un livello significativamente superiore sia rispetto ai dati regionali (69% servizi, 30% industria, 1%
agricoltura) sia, e ancor più, rispetto ai
dati nazionali (74% servizi, 24% industria, 2% agricoltura).
L’andamento del valore aggiunto
(Grafico n. 1) è sintomatico della risposta alla crisi data dall’economia locale e trova una sostanziale conferma
nell’andamento del tasso di disoccupazione. Con lo scoppio della crisi il PIL
della provincia subisce una brusca caduta che, nel 2009, raggiunge il 10%
(a prezzi costanti 2005) rispetto all’ultimo anno di crescita rappresentato dal
2007. Dopo il biennio di stasi 2010 2011, che illuse i più fiduciosi in una
ripresa, la ricchezza economica prodotta nella provincia subisce un’ulteriore contrazione raggiungendo nel
2013 il suo valore minimo con una contrazione complessiva che supera il 13%,
nonostante la tenuta dell’export. Una recessione equamente ripartita tra il settore primario (agricoltura) e il settore secondario (industria) mentre il settore
terziario (servizi) si dimostra più reattivo e contiene i danni.
L’andamento congiunturale evidenziato dal PIL sembra in contraddizione
con quello relativo al numero complessivo di imprese attive nella provincia. Tuttavia l’analisi più dettagliata proposta
nella Tabella n. 1 (v. pagina successiva)
mette in evidenza significative specificità
che ne danno la spiegazione. L’analisi è
suddivisa nei due periodi individuabili
nell’andamento del Grafico n. 2: quello
della prima fase della crisi, 2007 -2011,
in cui il numero delle imprese attive continua a crescere, e quello della seconda
fase, 2011 - 2013, in cui l’andamento assume un segno negativo ritornando rapidamente verso i valori pre-crisi.
La lettura integrata dei dati permette
Grafico n.1
Valore aggiunto in provincia di Bergamo
(in milioni di euro e prezzi costanti 2005)
29.000
28.470
28.000
27.031
27.000
26.000
25.661
23.000
22.000
2007
2008
2009
innanzitutto di individuare settori che
mantengono un segno costante quanto
simmetrico nel loro andamento per l’intero periodo. Da un lato l’agricoltura, che si
conferma in costante declino in termini di
numero di aziende a fronte di una contribuzione pressoché costante quanto marginale sia al valore aggiunto (0,9% del to-
87.074
87.000
86.547
86.408
85.863
2008
2009
85.930
85.500
85.000
84.500
84.598
84.000
83.500
83.000
2007
Fonte: Istat, Prometeia
2010
2011
2012
2013
Fonte: Istat, Movimprese, Prometeia
87.500
85.869
24.694
24.000
Grafico n. 2
86.000
25.640
25.100
Numero imprese attive in provincia di Bergamo
86.500
25.656
25.000
2010
2011
2012
2013
tale) sia all’occupazione (1,6% del totale)
della provincia. Il dato rimanda, pertanto,
quale causa principale della riduzione, a
una concentrazione dimensionale. Dall’altro lato ci sono settori che, invece,
mantengono un costante andamento positivo ma con alcune differenziazioni: il
commercio registra una crescita complessiva contenuta al 2% e concentrata nel secondo sotto periodo a differenza dei servizi e del turismo, gli altri due settori in
crescita, che, pur caratterizzandosi rispettivamente per un +11,4% e, addirittura, +
37%, rallentano sensibilmente la loro crescita nel secondo sotto periodo. Nonostante i valori a due cifre, la loro contribuzione complessiva al valore aggiunto
provinciale non subisce variazioni significative, segno che, da un lato, il turismo
rimane un settore marginale nell’economia della provincia, dall’altro, quello dei
servizi è dilatato dal fenomeno delle nuove ‘partite IVA’, alimentate dalla crescente precarietà che caratterizza il mercato
OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI
33
Tabella n. 1
Numero imprese attive in provincia di Bergamo distinte per settore
Settore
2007
2011
2013
Variazione
2007/11
Variazione
2011/13
Variazione
totale
Variazione
%
Agricoltura
5.545
5.242
5.082
-303
-160
- 463
8,35%
-15,90%
Manifatturiero
13.418
11.750
11.289
-1.668
-461
- 2.129
Costruzioni
19.527
20.628
19.421
1.101
-1.207
- 106
-0,50%
Servizi
22.089
24.286
24.601
2.197
315
2.512
11,40%
Commercio
19.436
19.562
19.837
126
275
+ 401
2,00%
4.097
5.392
5.614
1.295
222
1.517
37,00%
486
214
86
-272
-128
- 400
---
84.598
87.074
85.930
2.476
- 1.144
1.332
Turismo
Altro
Totale
che cresce passando dai 477mila lavoratori del 2007 ai 500mila del 2013, il
numero dei disoccupati cresce, nello
stesso periodo, da 12.300 a 36.900.
Purtroppo un ulteriore approfondimento sulla composizione anagrafica
della forza lavoro e, soprattutto, della
disoccupazione, denuncia ulteriori
aspetti di drammaticità che dovrebbero
fare riflettere su responsabilità e conseguenti interventi regolamentativi. I dati
riportati negli ultimi due grafici prendono in considerazione le due fasce d’età
che segnano l’ingresso dei giovani nel
mondo del lavoro. Il Grafico n. 4 considera la fascia d’età che coinvolge i giovani neo-diplomati e neo-laureati. I tassi di disoccupazione sono più che raddoppiati ed è di scarsa consolazione la
constatazione che il divario rispetto ai
dati regionali e nazionali cresca.
Se, infine, andiamo ad analizzare
la fascia d’età che comprende tutti i
flussi di ingresso nel mondo del lavoro, come mostra il Grafico n. 5, a fronte di un dato nazionale che ha ormai
raggiunto il 40%, non lasciando più
dubbi circa l’involuzione in atto, l’impennata nel biennio 2012 - 2013 del
dato provinciale, che raddoppia rispetto al 2011, evidenzia un mercato del
lavoro che ormai esclude dall’opportunità di trovare un’occupazione quasi
un giovane su tre.
Fonte:
Atti Convegno “L’Europa dei territori”
Laboratorio per il Bene Comune
Treviglio - Romano di Lombardia,
16 -17 maggio 2014
L’ECONOMIA BERGAMASCA
Fonte: Istat, Prometeia
Un poʼ di storia: alle origini del decollo industriale
che si riflette sulla significativa distanza dai livelli regionali e nazionali
che proprio nel 2010 raggiunge i suoi
massimi valori: il differenziale percentuale è di -1,9% rispetto alla regione e - 4,7% rispetto al dato nazionale.
La dinamica precedentemente descritta in relazione alle imprese attive nella provincia ha la sua immediata lettura nella svolta occupazionale negativa
che si concretizza nel 2011 e prosegue
fino a oggi. Trainata dalla crisi del settore edilizio e manifatturiero, la provincia sembra oggi resistere solo come isola “meno infelice” di altre. In
effetti il tasso di disoccupazione, che
ha subito un drammatico incremento
pari a oltre 2,8 volte il livello del
2007, si mantiene di 4,8 punti percentuali al di sotto del livello nazionale e
resta inferiore anche al livello regionale, tuttavia è in preoccupante avvicinamento a quest’ultimo, segno che
la situazione della provincia sta peggiorando sia in termini assoluti sia in
termini relativi, per lo meno in ambito
regionale. Il passaggio dai dati percentuali ai valori assoluti permette di
avere un’idea più definita della gravità dell’attuale situazione nella nostra
provincia: a fronte di una forza lavoro
Grafico n. 3
Tasso di disoccupazione
14
12,2
12
10,7
10
8
6
4
2
8,4
7,8
8,4
6,7
6,1
5,4
5,6
5,8
3,7
3,7
4,1
2009
2010
2011
3,7
3,4
7,5
8,1
6,8
7,4
2012
2013
3
2,6
0
2007
2008
Bergamo
Lombardia
Italia
Fonte: Istat, Prometeia, CCIAA Bergamo
Grafico n. 4
Tasso di disoccupazione: classe di età 18 - 29 anni
35
30
29,3
25
24,9
20
15
10
5
19,9
17,9
14,1
14,9
11,6
12,7
7,5
6,2
7,9
5,6
7,1
6,5
2007
2008
2009
2010
20,2
12,5
20
16,8
16
15,2
2012
2013
9,7
0
Bergamo
Lombardia
2011
Il decollo industriale della provincia di Bergamo è stato il risultato di un insieme di fattori che reagirono positivamente. L’agricoltura presentava svantaggi naturali che avevano
spinto già molto prima della rivoluzione industriale a una diversificazione manifatturiera e mercantile. Da tali tradizioni
“protoindustriali”, tuttavia, non sarebbe emersa direttamente l’industrializzazione, se non si fossero innestate nell’area capacità imprenditoriali esterne (svizzeri e lombardi
di altre province). Ma tali imprenditori esterni scelsero il
Bergamasco proprio perché presentava le condizioni favorevoli, in relazione alla manodopera e all’energia, e anche
perché aveva una classe dirigente che si adoperava per
rammodernare le istituzioni locali in linea con le esigenze
del sistema economico.
L’avventura industriale bergamasca iniziò col tessile, ma
già da subito rivelò l’esistenza di un nucleo di imprese poco numeroso, ma qualificato, in altri settori; ricevette poi un
impulso notevole dalla prima guerra mondiale, riuscendo a
consolidarsi entro la vigilia della seconda. Alla fine degli
anni Trenta il tasso di industrializzazione relativo alla popolazione classificava Bergamo come quarta provincia della
Lombardia (dopo Varese, Milano e Como, ma prima di Brescia). Negli anni del “miracolo economico” il decollo sbocciò in una piena fioritura industriale, che ha tenuto il passo
con quella delle più importanti aree industriali del paese.
I principali motivi di successo del decollo industriale bergamasco stanno nelle tradizioni culturali che hanno prodotto un’ampia diversificazione delle attività produttive: da
un lato le tradizioni mezzadrili e dall’altro quelle commerciali e cittadine. Le prime abituarono la forza lavoro all’industriosità, alla parsimonia, alla molteplicità delle attività,
O
del lavoro e che rende estremamente
difficoltoso ottenere contratti di lavoro
subordinato. Rilevante, infine, soprattutto in termini di ricadute occupazionali, è
l’andamento dei due settori che più caratterizzano l’economia bergamasca: il
manifatturiero e le costruzioni. Il saldo
finale è per entrambi i settori negativo
anche se con un andamento intermedio
differenziato. Tuttavia entrambi raggiungono oggi valori drammatici che
determinano e spiegano l’impennata del
tasso di disoccupazione, raddoppiato
nel periodo 2010 - 2013. Il settore delle
costruzioni ha continuato a crescere in
numero di imprese, +5,6% nel periodo
2007-2011, ma il dato è influenzato
dalla trasformazione, forzata dalla situazione di crisi, di lavoratori dipendenti in
lavoratori autonomi che operano da terzisti per le stesse imprese edili di provenienza. Tale incremento è azzerato nel
successivo periodo 2011-2013 caratterizzato da un -5,9%. Complessivamente
il settore perde solo 106 imprese ma, nel
solo periodo 2011-2013, il saldo netto è
di - 1.207 imprese. La reale portata della crisi si rivela nel settore manifatturiero i cui dati, non influenzati dal fenomeno della precarizzazione del lavoro, mostrano per l’intero periodo un andamento negativo con una riduzione netta di n.
2.129 imprese pari al 15,9% del totale
del settore.
La conseguenza socialmente, oltre
che economicamente, più rilevante di
quanto sin qui descritto è la deflagrazione della disoccupazione involontaria.
Innanzitutto, ciò che emerge dal
Grafico n. 3 è che la Bergamasca non
è più un’”isola felice” nel panorama
nazionale come poteva apparire fino
al 2010 quando, nel pieno della crisi,
sembrava resistere con una crescita
della disoccupazione complessivamente limitata a un +0,7% contro il
+2,2% regionale e il +2,3% nazionale
rispetto ai valori pre-crisi. Una tenuta
Stabilimento della Dalmine: acciaieria, colata in fossa (1937).
alla cooperazione familiare nel raggiungere i risultati produttivi, alla solidarietà che costruisce una società coesa e
ricca di reti di rapporti di fiducia. Le seconde abituarono fin
da antica data gli operatori economici locali a rapportarsi al
mercato, cercando di “servirlo”, con flessibilità e capacità
di adattamento, in ciò di cui esso faceva domanda, e, nel
medesimo tempo, ad assumere anche responsabilità istituzionali, per adeguare le istituzioni locali ai nuovi bisogni
dell’economia.
Fonte:
“Storia economica e sociale di Bergamo - Fra Ottocento e Novecento. Il decollo industriale”
Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo. Istituto
di studi e ricerche, 1997
Italia
Fonte: CCIAA Bergamo
Grafico n. 5
Tasso di disoccupazione: classe di età 15 - 24 anni
45
40
40
35,3
35
30
25
20
15
10
27,8
25,4
21,3
20,3
12,9
9,1
12,5
18,5
19,8
11,6
11,9
29,1
20,7
26,6
30,8
29,4
24,9
14,7
8,5
5
0
2007
Bergamo
Fonte: CCIAA Bergamo
34
2008
Lombardia
2009
2010
2011
2012
2013
Italia
Marchio Legler: il cotonificio di Ponte San Pietro negli anni Quaranta.
OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI
35
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‘‘,,
Prodotti & Servizi BCC
Prodotti & Servizi BCC
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36
BCC CreditoConsumo
Crediper è il marchio che identifica l’offerta di credito al consumo di BCC
CreditoConsumo.
BCC CreditoConsumo S.p.A. è una società facente parte del Gruppo Bancario Iccrea, soggetta ad attività di direzione e di coordinamento da parte
di Iccrea Holding SpA.
Nata dalla Joint Venture tra Iccrea Holding S.p.A. e Agos Ducato S.p.A., la
compagine societaria di BCC CreditoConsumo risulta essere così composta: Iccrea Holding 56%, Agos Ducato 40%, Cassa Centrale Raiffeisen dell'Alto Adige 4%.
L'obiettivo di BCC CreditoConsumo è quello di contribuire alla diffusione
di un approccio consapevole al credito, improntato a criteri di correttezza
e chiarezza, promuovendo una vera e propria cultura finanziaria che sensibilizzi a una maggiore conoscenza dei prodotti del credito.
On line il nuovo Relax Banking
Dal 1° novembre 2014 è attivo il nuovo servizio di Home Banking:
più intuitivo e immediato, più affidabile e sicuro
Col termine Home Banking si intendono sia i servizi bancari di Internet Banking, che implicano una connessione
con la banca per mezzo di una rete informatica, sia quelli di Mobile Banking, per i quali l'accesso avviene tramite le reti GSM, GPRS e UMTS. In
casa BCC l’insieme di questi servizi si
chiama Relax Banking.
Al fine di mantenere la competitività sul mercato, la BCC ha fortemente investito nel rinnovamento del servizio e del portale www.relaxbanking.it;
quest’ultimo è stato rielaborato e ottimizzato per essere in linea con gli standard grafici delle principali piattaforme esistenti.
L’accesso al nuovo Relax Banking
‘‘
è stato reso ancora più semplice, l’ambiente più intuitivo e immediato; tutto
quello che cerchi è a portata di mano,
tutti gli strumenti che conosci sono alla
portata di un click e le informazioni più
utili sono disponibili a colpo d’occhio.
Oltre che più bello il nostro Relax
Banking è diventato ancora più affidabile e sicuro; il sito è stato, infatti, dotato del protocollo di sicurezza “https”,
il cui certificato di protezione garantisce una crittografia associata ai più ele-
vati standard di autenticazione, il che si
traduce in una notevole diminuzione di
potenziali attacchi di “phishing”.
Queste novità sono state introdotte
on line a partire dal 1° novembre 2014;
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ci penserà la BCC.
Operare on line non è mai stato così Relax!
CartaBCC TascaConto
Nel sistema d’offerta della BCC,
un’innovativa carta di credito prepagata
La gamma prodotti della BCC si è arricchita di un nuovo strumento: la CartaBCC TascaConto, l’innovativa carta
di credito prepagata, nominativa, ricaricabile dotata di codice IBAN e tecnologia contactless che, oltre a offrire tutte le funzioni già presenti sulla CartaBCC Tasca, consente di inviare e ricevere bonifici, domiciliare le bollette
e accreditare lo stipendio o la pensione.
Sono disponibili due versioni: TascaConto Giovani, riservata ai clienti
dai 18 ai 30 anni compiuti, e TascaConto Standard, per i clienti over 30.
La giacenza massima della carta è
di 14 mila euro.
Grazie al Sistema Tascainpiù è
inoltre possibile collegare alla TascaConto “madre” fino a un massimo di 5
Tascainpiù “figlie”; è così possibile
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37
‘‘,,
Obiettivo crescita - Segmento Retail
FORMAZIONE, MOTORE DI SVILUPPO
Giovanna Previtali, responsabile dell’Ufficio Finanza della nostra BCC, ha partecipato alla prima edizione di “RetailLab”,
innovativo percorso formativo del Credito Cooperativo italiano
quindi questo macro-segmento interno
va interpretato con variabili differenti
dal resto del sistema bancario (differenti per forza ... e volontà).
Obiettivo del “laboratorio formativo” è quello di sensibilizzare i partecipanti (e le loro Banche) a riconoscere
le opportunità di crescita derivanti da
un’area di business che presenta ancora interessanti margini di sviluppo.
I referenti retail della Banca sapranno animare la rete di vendita, fornire gli obiettivi e monitorare costantemente i programmi per raggiungerli,
supportare e motivare i colleghi a contatto diretto con la clientela; dovranno
acquisire competenze per la segmentazione dell’offerta e individuare aree
di sviluppo “non tradizionalmente”
collegate al margine di interesse ma
alle fonti di profitto generate dai ricavi da servizi.
La mia esperienza e il mio ruolo
(responsabile dell'Ufficio Finanza) mi
hanno portato a concentrarmi in particolare sul settore del risparmio (gestito e assicurativo). Nel project work di
fine corso ho analizzato la necessità di
segmentazione “globale” in un modello nuovo di fare banca.
Negli ultimi anni, dopo aver sofferto per il deterioramento del credito e
per la contrazione degli utili, le banche
hanno dovuto elaborare un piano
d’azione per rimanere il valido suppor-
to all’economia reale, senza dimenticare gli impegnativi obblighi di ripristino dei parametri patrimoniali.
L’inasprirsi e il prolungarsi del difficile andamento economico hanno dimostrato i punti di debolezza dell’attuale modello di attività.
‘‘
Non è la specie più forte a
sopravvivere, e nemmeno quella
più intelligente, ma la specie che
risponde meglio al cambiamento.
Charles Darwin
‘‘
RetailLab è un percorso formativo progettato da Iccrea Holding insieme alle
Società prodotto di sistema (BCC Risparmio&Previdenza, BCCVita, BccAssicurazioni) e realizzato in collaborazione con la società di formazione
TrainerMKT di Milano col supporto
di Accademia BCC.
La prima edizione di questo percorso formativo ha avuto inizio nel
mese di ottobre 2013 e si è conclusa
un anno dopo con la presentazione di
un project - work che ogni partecipante ha illustrato alla commissione esaminatrice nella settimana dal 20 al 24
ottobre 2014.
Il percorso si è svolto in 45 giornate distribuite durante tutto l’anno e
mi ha visto impegnata in una avventura dinamica, entusiasmante con
molteplici occasioni di confronto professionale e personale.
RetailLab è uno strumento di crescita culturale e di sviluppo commerciale della Banca nel segmento retail,
fornisce metodologie di analisi del
mercato e strategie di pianificazione
degli obiettivi.
Cosa si intende per segmento “retail”? Nel sistema bancario italiano, il
segmento “retail” è formato da famiglie,
micro-imprese, liberi professionisti e lavoratori autonomi/artigiani. In questa tipologia possiamo ricondurre la gran
parte della clientela della nostra BCC,
La nuova realtà nella quale si trova
oggi a lavorare il sistema creditizio ha
sentenziato che il tempo del cambiamento è giunto. Anzi, sta già correndo!
Il contesto di mercato è mutato notevolmente e richiede nuove risposte a
vecchi interrogativi. È cambiata la
modalità di accesso al sistema bancario. La corsa tecnologica ha raggiunto
velocità impressionanti e i fruitori sono sempre più numerosi. Anche il social network Facebook ha già ottenuto nell’aprile scorso l’autorizzazione
a offrire servizi finanziari.
Il cambiamento è necessario. Può
trovare contrarietà e resistenza come
spesso avviene di fronte alle novità,
ma rimane comunque necessario e vitale. Lo richiede anche il cliente, un
cliente che è cambiato a sua volta. È
un cliente che ha ripreso il controllo
del proprio budget con la consapevolezza che per ripartire si devono rivedere le spese, il tenore di vita e le possibilità di consumo. Riappropriarsi
del proprio bilancio ha contribuito a
migliorare la fiducia nell’affrontare
tempi che rimangono comunque ancora difficili. Per questo, è un cliente
molto più attento. È un cliente che ha
bisogno di “consigli”.
Un accurato sviluppo dei servizi di
consulenza incontrerebbe le simpatie
di imprese e famiglie rafforzandone il
grado di fidelizzazione.
Serve quindi costruire un nuovo modello di banca che conosce il proprio
cliente coltivando relazioni di fiducia e
presidiando il contesto ambientale.
Fiducia, relazione, territorio: Banca di Credito Cooperativo (v. box:
principio n. 2 della Carta dei Valori
del Credito Cooperativo - principio n.
3 della Carta della Finanza Libera,
Forte e Democratica).
I partecipanti alla 1a edizione del percorso formativo “RetailLab” col direttore generale di Iccrea Holding, Roberto Mazzotti. In prima fila, terza da destra, la responsabile dellʼUfficio Finanza della nostra BCC, Giovanna Previtali.
38
È importante riconoscere che è in
corso un radicale cambiamento. Un atteggiamento di apertura conduce a considerare nuove visioni, innesca un meccanismo di curiosità, di sfida e di ponderazione di nuovi scenari.
È il momento di combattere le resistenze e di passare all’azione. È il momento della competenza, della determinazione e del coraggio.
Per immaginare e disegnare il futuro non si possono utilizzare gli stessi
occhiali di sempre; non raggiungono
la necessaria profondità di lettura del
cambiamento.
Conosciamo quello che chiede il
nuovo cliente, sappiamo cogliere le esigenze di un risparmio “trasformato”?
L’attenzione del cliente si è spostata
da una logica di “consumo” a una logica di “servizio”. La logica di “consumo”
basa i propri criteri di scelta sul “pricing”; l’interesse del “consumo” è il
prodotto e, in un contesto dove tutte le
banche offrono tutti i prodotti, la determinante della scelta si configura unicamente nel prezzo equiparando in tal modo ogni modalità di offerta degli operatori del mercato.
Se il cliente migra verso una logica
di “servizio”, il pricing perde la sua
“imponenza”, lasciando spazio alla qualità della relazione, alla professionalità
del consulente, alla capacità della Banca di soddisfare i bisogni espressi e anche quelli inespressi.
Non ultimo: il “consumo” ha una durata limitata nel tempo mentre il “servizio” rimane e genera ulteriore sviluppo.
Quale nuovo modello per questo
nuovo cliente? Il nuovo modello di servizio dovrebbe essere in grado di:
• migliorare il presidio dei bisogni della
clientela e approfondirne le relazioni;
•sostituire l’attuale ruolo di “banca delle operazioni” col ruolo di “banca dei
servizi” adottando una nuova politica
Statuto Sociale
Art. 2 - Principi ispiratori
[...] La Società ha lo scopo di
favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle
operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali,
culturali ed economiche degli
stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione,
lʼeducazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del
territorio nel quale opera. [...]
di pricing degli stessi;
• aumentare la qualità dei servizi per
rendere i rapporti più duraturi,
senza dimenticare di:
•mantenere la capacità patrimoniale per
sostenere l’economia reale;
• attuare i principi ispiratori statutari
(v. box: art. 2 dello Statuto);
• ricercare nuovi canali di profittabilità
diversificando le fonti di reddito (ricavi da servizi, commissionali ecc.).
La “Banca Retail” del Credito Cooperativo non può però ridurre la propria attività a una mera generazione di
profitto ma deve puntare a diffondere
cultura, sviluppare benessere e far crescere il territorio.
Nell’immediato futuro si prospettano spazi di crescita notevoli da governare con attenti progetti di pianificazione
commerciale e puntuali sistemi di monitoraggio, senza snaturare il “fare banca”
caratteristico del Credito Cooperativo.
Affinché il potenziale della clientela
si possa esprimere pienamente è opportuno implementare un processo di segmentazione. La segmentazione consiste nel
suddividere il mercato (la clientela) in
sottogruppi che presentano caratteristiche
simili e omogenee sulla base di variabili
prestabilite. Lo scopo della segmentazione è quello di migliorare le strategie di incontro tra domanda e offerta.
Al fine di rendere efficaci i processi
di “combinazione” cliente/offerta è necessaria l’adozione di un metodo di segmentazione che ponga un corretto equilibrio tra risorse impegnate e potenzialità del cliente. Si tratterà quindi di attivare una segmentazione “globale”:
1. segmentazione della clientela: diverse esigenze, diverse masse, diversi livelli di intervento, diverso tempo
“dedicato”;
2. segmentazione del modello di servizio: assistenza e/o consulenza;
3. segmentazione /differenziazione dell’offerta: prodotti semplici, prodotti
complessi, prodotti evoluti;
4. segmentazione dei canali distributivi:
sportelli tradizionali (Hub) e sportelli leggeri (Spoke);
5. segmentazione delle professionalità:
specialistiche e di contatto.
La trasformazione dovrà portare
verso una Banca veloce, efficiente e “no
load” nel ruolo di “Banca delle operazioni” (Banca del quotidiano) e verso
una Banca attenta, competente, reattiva,
che sa ascoltare e sa rispondere prontamente nel ruolo di “Banca dei servizi”
(Banca degli eventi importanti).
Per poter dare qualità alla risposta
erogata, è necessario differenziare le
modalità di servizio, aumentare le competenze e le abilità degli operatori e dif-
FILO DIRETTO COL SISTEMA A RETE DEL CREDITO COOPERATIVO
Principio n. 2 - L’impegno
[...] Lo stile di servizio, la buona conoscenza del territorio,
l'eccellenza nella relazione
con i soci e clienti, l'approccio
solidale, la cura della professionalità costituiscono lo stimolo costante per chi amministra le aziende del Credito
Cooperativo e per chi vi presta la propria attività professionale.
Principio n. 3 - Educante
Lavoriamo per una finanza
che renda capaci di gestire il
denaro con discernimento e
consapevolezza, nelle diverse fasi della vita. Che accompagni con giusti consigli i processi di risparmio, indebitamento, investimento, spesa,
protezione dei rischi, previdenza. Che educhi a guadagnare e a gestire il risparmio
nel rispetto della legalità e del
bene comune.
fondere cultura nel territorio.
È stato scritto che il Credito Cooperativo è seduto su un tesoro di relazioni spesso poco sfruttate e ha davanti un insieme di bisogni della clientela
poco servito.
La “Banca in trasformazione” dovrà
essere capace di mantenersi coerente
coi valori del Credito Cooperativo, sviluppare economicamente e culturalmente la propria clientela e accrescere le
proprie fonti di reddito.
Coerenza nella differenza!
Giovanna Previtali
Responsabile Ufficio Finanza BCC
[email protected]
39
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ORIENTA JOB
Gli attori del progetto
Caldonazzo (TN), 28 ottobre 2014
PROGETTO "ORIENTA JOB"
Scuole
Imprese del territorio
Con la BCC in Trentino per vedere da vicino un innovativo progetto della Cassa Rurale di Caldonazzo
Una composita delegazione di undici
persone, un unico obiettivo: prendere
visione di “Orienta Job”, un innovativo progetto promosso e realizzato dalla Cassa Rurale di Caldonazzo (TN).
Nello scorso mese di ottobre, il vicepresidente della BCC, Dario Consolandi, e il Responsabile dell’Ufficio
Soci, Carlo Aglioni, hanno accompagnato in Trentino una delegazione
comprendente le seguenti persone:
• Alessandro Bellini, coordinatore del
“Tavolo per le Politiche Giovanili
Ambito Territoriale Oglio Ovest”;
• Domenico Codoni, assessore con delega alle Politiche per il lavoro del
Comune di Chiari;
• Ilaria Dolcini, coordinatrice del “Sistema Informagiovani Ambito Territoriale Oglio Ovest”;
• Viviana Aldeghi, responsabile dei
Servizi Sociali del Comune di Rudiano;
• Sara Oliari, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Rudiano;
• Fabrizio Pasolini, consigliere con delega alle Politiche Giovanili del Comune di Rudiano;
• Stefano Previtali, responsabile di zona della CGIL di Treviglio;
• Marco Toscano, responsabile Formazione della CGIL di Bergamo;
• Giuseppe Fortarezza, responsabile di
40
Associazioni di categoria
Istituzioni
CASSA RURALE
DI CALDONAZZO
Agenzia del lavoro
Lʼarea di insediamento della Cassa Rurale di Caldonazzo (TN).
zona della UIL di Treviglio.
Splendida l’accoglienza riservata alla delegazione da parte della Cassa Rurale di Caldonazzo. Per tutta la durata
dell’incontro sono stati presenti il presidente, Severino Marchesoni, il vicepresidente, Patrizia Montermini, il direttore
generale, Renzo Ciola, e la responsabile
dell’Ufficio Soci, Nadia Martinelli.
Nel corso dell’incontro, gli esponenti della Cassa Rurale trentina, validamente supportati dal consulente
Marco Parolini, dal vicesindaco di Vignolo Vattaro, Stefano Forti, e dalla responsabile del Centro per l’impiego di
Pergine, Francesca Carneri, hanno effettuato una approfondita presentazione del progetto “Orienta Job”, progetto nato per fronteggiare quella che è
ormai diventata la vera emergenza nazionale: la disoccupazione giovanile.
Tale fenomeno è preoccupante per i
seguenti motivi:
• mina sul nascere energia, entusiasmo, innovazione e creatività: risorse
per avviare un nuovo ciclo economico e sociale;
• genera la situazione di chi “non cerca più lavoro”.
In Trentino il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) supera il
25 per cento: significa che 1 giovane
su 4 è alla ricerca di lavoro. Nel 2011
il tasso era del 17,8 per cento.
In questo contesto, la Cassa Rurale
di Caldonazzo ha inteso, col progetto
“Orienta Job”, alimentare, all’interno
del proprio territorio, un’iniziativa organica in favore dei giovani e delle imprese basata su progetti di tirocinio, integrata con azioni di orientamento, di
sensibilizzazione e comunicazione.
Per raggiungere tali importanti obiettivi, la Cassa Rurale ha chiesto a una società di consulenza, la “Motylab” di
Marco Parolini, un supporto scientifi-
co, metodologico e operativo.
In particolare, la Cassa Rurale si
propone col progetto “Orienta Job”
come “soggetto ponte” tra i giovani e
le organizzazioni (imprese o enti pubblici) del proprio territorio. Il progetto
si articola su base triennale e, come ha
affermato il direttore generale della
Cassa Rurale, Renzo Ciola, “venti
aziende del territorio hanno già dato la
loro disponibilità”.
Come già evidenziato, i “pilastri”
di “Orienta Job” sono tre:
• i tirocini;
• le azioni di orientamento;
• le azioni di sensibilizzazione e comunicazione.
Il tirocinio è uno strumento che consente al giovane di fare un’esperienza
effettiva presso un’azienda, un ente
pubblico o uno studio professionale,
permettendogli di mettersi alla prova in
un ambiente di lavoro, in modo da
orientare e verificare le sue scelte professionali e di acquisire un’esperienza
pratica e certificata che andrà ad arricchire il suo curriculum. I tirocini sono
riservati a giovani di età compresa tra i
18 e i 36 anni, disoccupati o inoccupati
e studenti, residenti nel territorio di
competenza della Cassa Rurale di Caldonazzo. Le informazioni riguardanti le
modalità di attivazione e la documentazione necessaria sono state messe a disposizione su un apposito sito internet,
www.orientajob.net.
Le azioni di orientamento hanno trovato concreta realizzazione con l’aper-
tura dello “sportello di orientamento”.
Lo sportello rappresenta un servizio di
supporto individualizzato alle scelte del
giovane per:
• focalizzare il proprio progetto professionale;
• preparare il curriculum e la lettera di
motivazione;
• prepararsi al superamento del colloquio;
• la scelta dell’azienda.
Lo sportello è a disposizione di tutti
i giovani, figli di soci o clienti.
Le azioni di sensibilizzazione e comunicazione riguardano, invece, la realizzazione di workshop rivolti alla comunità. Nello scorso mese di novembre,
presso il Teatro Parrocchiale di Caldonazzo, ne è stato proposto uno per dibattere il tema de “I mestieri del futuro”, coi seguenti contenuti:
Giovani del territorio
• le competenze del futuro;
• il concetto di impiegabilità;
• perché il titolo di studio non è più sufficiente;
• dal lavoro dipendente al lavoro intraprendente;
• i fattori chiave e le nuove regole.
Nel corso dell’incontro del 28 ottobre, diversi componenti della delegazione guidata dalla nostra BCC hanno rivolto numerosi quesiti sia agli esponenti della Cassa Rurale di Caldonazzo che
al consulente Marco Parolini. Ne è nato
un interessante dibattito che ha permesso di focalizzare i vari punti di forza e
l’indubbia valenza sociale del progetto
“Orienta Job”.
Al termine dell’incontro, il vicepresidente della nostra BCC, Dario Consolandi, e il coordinatore del “Tavolo per
le Politiche Giovanili Ambito Territo-
ORIENTA JOB
I pilastri del progetto
Tirocini
Azioni di
orientamento
Azioni di
sensibilizzazione
e comunicazione
Lʼincontro della delegazione guidata dalla nostra BCC con gli esponenti della Cassa Rurale di Caldonazzo.
OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI
41
ORIENTA JOB
L'approfondimento
LA CONDIZIONE CRITICA DEI GIOVANI ITALIANI
I punti di forza del progetto
Sviluppo della
comunità
Progetto concreto organico
pluriennale
ORIENTA JOB
Opportunità per le aziende
(no sperimentazione)
Testimoniare impegno su un
tema strategico
riale Oglio Ovest”, Alessandro Bellini,
hanno rivolto un sentito ringraziamento alla Cassa Rurale di Caldonazzo per
la splendida accoglienza e la grande
Opportunità per i giovani
disponibilità dimostrata.
Nei prossimi mesi, la nostra BCC
approfondirà ulteriormente i contenuti
del progetto “Orienta Job”. Il lavoro di
approfondimento si baserà sull’analisi
della documentazione messa gentilmente a disposizione dal consulente Marco
Parolini. L’obiettivo è quello di perveni-
re alla realizzazione di uno studio di fattibilità finalizzato a verificare la replicabilità del progetto “Orienta Job” nel territorio di competenza della nostra BCC.
Gli interventi del presidente della Cassa Rurale di Caldonazzo, Severino Marchesoni, (a sinistra) e del vicepresidente della nostra BCC, Dario Consolandi.
Curiosità
IL FENOMENO DEI NEET
A partire dai primi anni 2000 si è diffusa la definizione di Neet (young people Not in Education, Employment or Training) per classificare i giovani che non lavorano (disoccupati o inattivi) e non partecipano a nessun ciclo di istruzione o formazione. Essere nella condizione di Neet comporta conseguenze negative per il
giovane stesso, in termini di scoraggiamento, perdita di capitale umano e di peggiori prospettive occupazionali, ma anche per lʼeconomia di un paese. Un elevato tasso di Neet implica che una quota elevata di giovani non sta investendo sul proprio capitale umano in termini sia di formazione che di sviluppo di competenze professionali. In questi ultimi anni lʼincremento del numero di Neet è stato un fenomeno diffuso a livello europeo, anche se lʼandamento è stato molto
eterogeneo tra i diversi paesi, con Grecia, Italia, Spagna e Irlanda che si distinguono per la maggiore incidenza percentuale sulla popolazione dei giovani. Lʼevoluzione del fenomeno in Italia ha caratteristiche a sé stanti. Il numero dei Neet è aumentato del 31,4 per cento tra il 2008 e il 2013, comunque meno che nei paesi con un andamento esplosivo. Ma la caratteristica peculiare dellʼItalia è il livello di partenza già molto elevato nel 2008 (quando si registrava il 19,3 per cento
di Neet sulla popolazione tra il 15 e i 29 anni), a segnalare una difficoltà strutturale del Paese ad assorbire forza lavoro giovane. In confronto ad altri paesi la disoccupazione giovanile in Italia è dunque un problema che ha radici profonde nel tempo, che si è solo acutizzato con la crisi.
Dal 2008 i Neet sono aumentati di 587 mila unità, attestandosi a quota 2,4 milioni nel 2013, con unʼincidenza sulla popolazione corrispondente del 26 per cento. Lʼincremento è stato più marcato per gli uomini e nelle regioni centro-settentrionali, con la conseguenza di ridurre i divari di genere e territoriali, che comunque restano ancora molto elevati.
Elemento di interesse è poi la composizione dei Neet. Ricordando che il gruppo si compone sia di disoccupati che di inattivi, bisogna sottolineare che la quota relativa a questi ultimi, ossia a coloro che non cercano lavoro, è diminuita negli anni, mentre è aumentata la quota dei disoccupati e delle forze lavoro potenziali. Questo dato mostra che la crisi ha scoraggiato i giovani meno di quanto si immagini. Ovviamente il numero dei Neet inattivi è aumentato ma meno dei disoccupati. Ciò
significa che vi è una sempre più consistente quota di giovani che è “involontariamente” Neet, che cerca lavoro, sfatando, in parte, lʼidea dei giovani italiani che rimangono in questo limbo di non occupazione e non studio per scelta di vita.
42
La lettura degli andamenti nelle diverse
coorti segnala come la sovrapposizione
degli effetti della recessione alle conseguenze della riforma delle pensioni abbia determinato un mix eccezionalmente sfavorevole per le coorti più giovani.
In Italia la situazione dei giovani continua ad essere drammatica: bassi tassi
di occupazione, alti livelli di precariato,
perdita di fiducia, predisposizione alla
fuga dallʼItalia; i giovani stanno affrontando un periodo davvero delicato. La
presenza dei 15 - 29enni allʼinterno del
mercato del lavoro è sempre meno diffusa, e non solo per effetto del calo demografico; a questo si affiancano, infatti, lʼaumento della scolarizzazione, i percorsi formativi sempre più lunghi e soprattutto una maggiore difficoltà rispetto al passato nellʼingresso e permanenza nel mercato del lavoro. Dal 2007 al 2013 la quota di under-30 sul totale degli occupati è scesa dal 16,6 per cento al 12,3 per cento,
simmetricamente, la quota di over-55 è passata dallʼ11,9 per cento al 16,2 per cento. Le proporzioni di occupati per classe di
età si sono quindi chiaramente invertite nel mercato del lavoro, con una evidente perdita di peso dei giovani. Nelle fasi recessive, dʼaltronde, il calo della domanda di lavoro riduce la possibilità di ingresso nel mercato per i giovani che vi si affacciano per
la prima volta; inoltre, specialmente nei paesi con una più elevata segmentazione delle forme contrattuali di lavoro, i giovani perdono più facilmente la loro occupazione sia per la cessazione degli impieghi a termine, sia per il venir meno delle prospettive di
una loro trasformazione in contratti a tempo indeterminato.
A partire dal 2008 il tasso di occupazione delle persone con meno di 30 anni è calato di quasi 10 punti percentuali (dal 39,9 al
29,4 per cento), mentre è cresciuta lʼincidenza dei disoccupati (dal 7,1 al 12,3 per cento della popolazione corrispondente) e il
tasso di disoccupazione è praticamente raddoppiato. A ciò si aggiunge un ulteriore incremento della quota di disoccupati di lunga durata, ovvero quelli in cerca di lavoro da almeno 12 mesi, che ormai rappresenta il 53,3 per cento dei giovani in cerca di lavoro. Particolarmente critica è la condizione dei 25-29enni, fascia di età che include i giovani coinvolti nella fase di transizione
università-lavoro. In questo gruppo la riduzione del tasso di occupazione rispetto al 2008 è stata di 11,6 punti percentuali, con
unʼincidenza elevata di disoccupati e di forze lavoro potenziali.
Negli ultimi sei anni tra i giovani under-30 si sono persi oltre un milione di posti di lavoro, pari a una variazione cumulata del
27,5 per cento. Le difficoltà dei giovani si sono manifestate in tutte le ripartizioni geografiche, seppure con maggiore intensità
nel Mezzogiorno (-33 per cento rispetto al 2008). Tra i più colpiti anche i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (-28 per
cento), quelli con contratto di apprendistato (-44,2 per cento), e quelli a tempo pieno (-33,3 per cento). I dipendenti part-time
hanno invece registrato una lievissima variazione positiva, secondo una tendenza che ha caratterizzato tutte le classi di età, ma
che in realtà è dovuta alla crescita sostenuta del part-time involontario, ovvero di lavori accettati in mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno.
Il calo occupazionale è poi risultato più contenuto tra i laureati, ed anche guardando i dati sulla disoccupazione si osserva che
le persone maggiormente colpite sono state i giovani meno istruiti. [...]
Al minore svantaggio relativo dei laureati, tuttavia, si associa il fenomeno della sovraistruzione, ovvero la crescente disponibilità ad
accettare lavori meno qualificati e sottopagati. Nel nostro paese si investe poco in istruzione e i rendimenti di tale investimento, sia
in termini occupazionali che retributivi, sono inferiori alle altre economie europee. LʼItalia è tra i paesi dellʼUnione europea quello che
presenta una delle più basse percentuali di laureati (16,3 per cento per la popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni contro il
28,4 della media Ue28); in più siamo tra gli ultimi paesi comunitari per impiego di capitale umano qualificato nel processo produttivo: la quota di laureati sul totale dellʼoccupazione supera di poco il 20 per cento nel 2013, a fronte di un valore superiore al 33 per
cento relativo alla media comunitaria. [...] Il ridotto rendimento dellʼinvestimento in istruzione, oltre a rappresentare un elemento critico per lʼintero sistema economico, tende a scoraggiare i giovani più formati e a spingerli al trasferimento verso sistemi economici
in grado di remunerare in misura più adeguata le competenze acquisite. [...] Nel 2012 (ultimo anno disponibile) hanno lasciato lʼItalia oltre 26 mila giovani italiani tra
i 15 e i 34 anni, 10 mila in più rispetto al 2008; negli ultimi cinque anni si è trattato di 94 mila giovani. Il dato è
di particolare rilevanza anche tenendo conto che non
tutti i giovani che si trasferiscono allʼestero formalizzano
la loro uscita dal Paese. I flussi in uscita dei giovani italiani superano quelli di rientro, con una perdita netta di
residenti che nel 2012 è stata pari a 18 mila unità, di cui
ben 4 mila laureati (Istat, 2013).
Fonte:
CNEL - Consiglio Nazionale Economia e Lavoro
Rapporto sul mercato del lavoro 2013 - 2014
OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI
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SOCIAL MEDIA E FINANZA
Viaggio alla scoperta del variegato mondo dei social media: strumenti, opportunità e nuove frontiere
Si definiscono social media tutti quei
mezzi di comunicazione di massa che
permettono a persone fisiche o giuridiche di interagire, non solo attraverso il
dialogo, ma anche con la condivisione
di contenuti (immagini, audio, video).
Usando una terminologia più tecnica, i media sociali non sono altro che
applicazioni internet basate sulla tecnologia del Web 2.0 (Kaplan - Haenlein). Abbiamo già spiegato in un articolo precedente de Il Melograno che il
2.0 sta ad indicare la biunivocità della
comunicazione, dove l’utente non solo
riceve informazione ma la invia in prima persona.
Dal lato dell’utente, quindi, i social
media non sono altro che siti a cui connettersi per interagire con altri utenti
per intessere relazioni che possono essere di vario genere, dal personale al
lavorativo.
Sempre secondo Kaplan e Haenlein, esistono 6 tipi di social media:
1. Blog e microblog (es: Twitter), in
cui gli utenti esprimono opinioni.
2. Siti di social networking (es: Facebook o LinkedIn): atti a creare interazioni sociali (network infatti significa rete).
3. Mondi virtuali di gioco (es: World
of Warcraft): siti collegandosi ai
quali gli utenti possono giocare online insieme ad altri utenti.
4. Mondi virtuali sociali (es: SecondLife): vere e proprie realtà parallele dove crearsi un alter ego e gestirlo come un individuo vero e proprio.
5. Progetti collaborativi (es: Wikipedia): siti sui quali, collaborando, si
può realizzare un progetto.
6. Content communities (es: Youtube): comunità virtuali che condividono materiale multimediale, come
video o canzoni.
Da queste 6 categorie deriva un
vero proprio mondo di opportunità.
Infatti i social media permettono a
chiunque (sia persone fisiche che giu-
44
ridiche) di inviare e ricevere informazioni a
basso costo. Non solo informazioni, ma anche finanziamenti, come
vedremo spiegato in seguito.
Riflettiamo sulla potenza e le enormi opportunità che questo nuovo mezzo di comunicazione e di relazione offre basandoci su alcuni parametri:
1. Bacino d'utenza: in base al tipo
di utilizzo che se ne vuole fare, il social media può permettere di raggiungere un pubblico limitato e molto preciso, ma anche di avere una visibilità a
livello planetario. In base alla qualità
del contenuto, io privato cittadino posso potenzialmente diventare un fenomeno di massa (è successo e succede).
2. Accessibilità: i social media sono disponibili sia per aziende che per
privati cittadini a costi estremamente
limitati (chiaramente in base al tipo
di utilizzo che se ne vuole fare), di
gran
lunga inferiori a quelli dei
mezzi classici (come
TV o radio).
3. Velocità: il medium sociale
funziona in tempo reale, in maniera
estremamente più veloce dei media industriali. Facciamo un esempio concreto: dovessi trovarmi sul luogo malaugurato di un incidente, sarebbe facile per me scattare una foto col mio telefonino e pubblicarla online. Di quanto tempo avrebbe bisogno un telegiornale per fornire lo stesso servizio?
Esattamente per questo motivo sempre
più spesso vediamo canali tradizionali
avvalersi dei social media (come i talk
show che coinvolgono direttamente i
telespettatori utilizzando Twitter).
Ma pensiamo ad applicazioni pratiche dei social media. Reclami e denunce sono decisamente più visibili e quindi efficaci rispetto a quanto non fossero
qualche anno fa. Far conoscere il pro-
prio profilo professionale alle aziende
che cercano lavoratori qualificati è molto più semplice grazie a soluzioni come
LinkedIn. Facebook permette di ritrovare conoscenze di cui si sono persi i contatti da anni. Veramente tante opportunità disponibili a costo zero.
Addirittura, grazie al crescente fenomeno del crowdfunding (letteralmente: finanziamento dalla folla), che
non è altro che un’applicazione del
concetto di social network alla finanza, è diventato persino più semplice
trovare i fondi necessari per finanziare
un’idea innovativa.
L’idea del crowdfunding, di per sé,
non è nuova e affonda le sue radici
nelle piccole comunità locali di persone e anche nel concetto di mutua assistenza: quando una persona ha bisogno di piccole somme di denaro, la rete di conoscenti, amici o compaesani
si attiva e ciascuno mette quel che può
per aiutare. Soddisfatto il bisogno, la
persona restituisce quanto ricevuto e
la volta successiva contribuirà se qualcun altro si dovesse trovare nella stessa situazione. Il crowdfunding applica
la stessa logica alla rete internet e ai
social network: chi ha bisogno di fondi si presenta alla community online e
spiega il proprio bisogno. La rete di
internauti quindi decide di contribuire
alla realizzazione del progetto in base
alle proprie possibilità, con la promessa di ricevere qualcosa in cambio, sia
del profitto o, più frequentemente, il
prodotto o servizio del progetto finanziato. Tipicamente, è uno strumento
molto utilizzato da piccoli imprenditori, creativi, designer. A ben vedere,
una sorta di “vendita anticipata”. Il fenomeno, seppur nuovo e poco regolamentato nei vari Paesi, ha raggiunto
cifre importanti.
La forza del crowdfunding sta tutta
nella pervasività della rete, e della sua
capacità di arrivare a una platea vastissima e dislocata in ogni angolo del pianeta. Chiunque abbia un’idea interes-
‘‘
Crowdfunding
=
Finanziamento dalla folla.
‘‘
‘‘,,
Punti di Vista
sante, stimolante, capace di emozionare
e coinvolgere altre persone ha la possibilità di veicolare questo messaggio in
modo rapido e veloce. Le barriere d’accesso oggi sono molto basse, non esistono parametri minimi o garanzie da
fornire: se l’idea e la richiesta collegata
sono valide e veicolate adeguatamente,
esse hanno tutte le possibilità di emergere e trovare persone sconosciute disposte a dare fiducia e contribuire al
raggiungimento dell’obiettivo.
Certo, il crowdfunding funziona
molto bene su progetti piccoli, quasi
“artigianali”, che nascono e muoiono
con la produzione di una serie limitata
di oggetti o opere. Tuttavia, la stessa logica si sta iniziando ad applicare anche
in una logica di più ampio respiro, consentendo alla community online di trasformarsi in azionisti di startup e piccoli progetti imprenditoriali. Si chiama
equity crowdfunding, e l’Italia nel 2013
ha varato una legislazione d’avanguardia, regolamentando il settore e creando
un apposito registro in Consob. Ad oggi
esistono 9 piattaforme di questo genere
nel nostro Paese che quest’anno hanno
raccolto oltre 1 milione di euro su diversi progetti imprenditoriali, come ad
esempio Cantieri di Savona, progetto
per la creazione di un’imbarcazione
ibrida a basse emissioni che ha raccolto
circa 380 mila euro da 44 investitori, di
cui 31 con una quota inferiore ai 500
euro. Il settore è chiaramente in fase di
avvio ed è sicuramente necessario un
periodo di rodaggio, ma il meccanismo
di coinvolgere una platea indistinta di
mini-investitori rappresenta una sfida
che l’Italia, una volta tanto, ha saputo
cogliere con rapidità.
Certamente, tale nuovo meccanismo
rappresenta una sfida per gli istituti bancari tradizionali, ma può senza dubbio
trasformarsi in una opportunità per avvicinare i piccoli risparmiatori italiani al
mondo dell’impresa che genera innovazione e produce beni e servizi d’avanguardia.
Per facilitare e consentire tale scambio di denaro, nel tempo sono nate diverse piattaforme che mettono in contatto
chi richiede risorse e chi è disposto a
metterle a disposizione, il tutto tramite la
rete. La più famosa, apripista per gli altri,
è stata www.kickstarter.com, vera mecca
per qualunque creativo/ designer/ inventore che desideri realizzare un proprio
progetto. In questa piattaforma chiunque
può iscriversi, pubblicare un video per
spiegare il proprio obiettivo, le proprie
necessità di finanziamento e l’offerta di
ricompensa. La potenza del crowdfunding sta tutto nella semplicità d’uso, nell’immediatezza dello strumento e nell’assenza di intermediazione.
È facile constatare come la comunità finanziaria italiana, ad oggi, utilizzi
ancora in modo relativamente contenuto
gli strumenti dei social media, dimostrando di non essere in grado (o di non
avere urgenza) di cavalcare il fenomeno
del web 2.0.
Questa potrebbe essere una grande
opportunità per le BCC che, come sappiamo, fanno della fidelizzazione nel
rapporto con il cliente/socio e della
mutualità dei tratti distintivi. Il mondo
delle Banche di Credito Cooperativo è
già strutturalmente definibile come un
network di entità differenti ma fortemente collegate. L’utilizzo dei social
network e delle comunità virtuali andrebbe nella direzione di rafforzare la
comunicazione bilaterale con i clienti,
affiancando e non sostituendo la relazione fisica attraverso le filiali radicate nel territorio. Rappresenterebbe pertanto un’opportunità di business rivolta da un lato a nuove categorie di
clienti (in particolare allargando il bacino di utenza ai più giovani), dall’altro a rafforzare la familiarità col concetto di BCC sul territorio. Non si tratta solo di fare pubblicità a basso costo,
ma anche e soprattutto di comunicare
in tempo reale con clienti e potenziali
tali, raccogliendo oltretutto eventuali
spunti di miglioramento al fine di
creare un legame sempre più forte e
duraturo.
Attualmente, in Italia le banche sono addirittura più all’avanguardia rispetto alle assicurazioni ed al mondo
del risparmio gestito per quanto riguarda il rapporto con il web, in quanto il
presidio dei canali social da parte di
questi due gruppi di attori è ancora piuttosto scarso, al contrario di quanto avviene nei Paesi anglosassoni. La domanda potenziale è senz’altro superiore
all’offerta attuale, se si considera che
due famiglie italiane su tre sono attivamente connesse alla Rete, e che i blog
specializzati costituiscono ormai un canale per acquisire informazioni finanziarie e prendere decisioni di investimento.
Come esempio di ulteriore opportunità per la giovane imprenditoria italiana,
vorrei citare il caso di successo di Zooppa.com, piattaforma di social advertising
che nasce dall’idea di offrire uno spazio
per la pubblicità realizzata attraverso contenuti realizzati dagli utenti. Una realtà
italiana, una storia di successo, un caso di
studio in molte scuole di business. Speriamo ce ne siano tanti altri in futuro.
[email protected]
[email protected]
[email protected]
OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI
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Novità sullo scaffale
I LIBRI DEL
CREDITO COOPERATIVO
TESI DI LAUREA
IN BIBLIOTECA
trattano le più urgenti questioni sociali
(povertà, lavoro, inclusione finanziaria,
distribuzione della ricchezza), dibattono sul rispetto dei valori umani che è
strettamente connesso al rispetto per
l’ambiente e per il Creato.
Ulteriori spunti di riflessione sono offerti dai testi introduttivi, anche
in questo caso scritti seguendo una
doppia visione, quella religiosa di
monsignor Mario Toso (Segretario
del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace) e quella laica di Loretta Napoleoni (giornalista e saggista di livello internazionale).
Startup: accendi l’impresa.
Costruire un business plan
nell’era digitale
Curatore: Pier Luigi Piccari
Editore: Ecra srl - Edizioni del Credito Cooperativo, 2014
‘‘
GLI AUTORI
Un volume “a due voci” che partendo
dal monito di Gesù “Non potete servire
Dio e Mammona” riportato nei Vangeli di Luca e Matteo, affronta il tema dell’uso del denaro per operare il bene.
Importanti passaggi sono dedicati a
quelle visioni economiche, quali la
cooperazione, alternative al consumismo e a quella “cultura dello scarto”
che, ha ammonito Papa Francesco,
hanno portato a non sentire più la vita
umana come un “valore primario da rispettare e tutelare”. Gli autori si soffermano su quello che dovrebbe essere il
ruolo delle banche. In particolare sono
evidenziate le caratteristiche specifiche
delle BCC-CR, il cui lavoro quotidiano
sul territorio è espressione della vocazione per l’economia sociale, vera essenza del Credito Cooperativo.
Becchetti e Florio, inoltre, esaminano l’attuale crisi economica, nata da
uno scollamento tra economia ed etica,
46
Leonardo Becchetti è ordinario di
Economia Politica all’Università di
Roma Tor Vergata e presidente del
Comitato Etico di Banca Etica.
Editorialista e blogger, scrive sul
rapporto tra etica, economia e finanza e sull’economia della felicità. Tra i suoi libri: C’era una volta la
crisi. Un paese in emergenza. Le
ragioni per sperare, Emi, 2013; Il
mercato siamo noi, Bruno Mondadori, 2011; La felicità sostenibile,
Donzelli, 2005; Il denaro fa la felicità?, Laterza, 2007; Il microcredito,
il Mulino, 2008. Per Ecra nel 2013
ha pubblicato, con Luca e Pepi
Merisio, Civiltà dei Parchi. Cooperazione e ambiente.
Giuseppe Florio ha conseguito il
dottorato in Teologia biblica alla
Pontificia Università Gregoriana
di Roma. Da 25 anni ha avviato
Progetto Continenti, una Associazione di solidarietà internazionale che realizza in diverse aree
del mondo progetti a favore delle
popolazioni più povere. La costante frequentazione di altre culture e religioni ha arricchito la sua
visione del cristianesimo e del
dialogo inter-religioso.
quadro di strumenti utili per la redazione del business plan, accompagna il lettore - che può non avere alcuna preordinata preparazione econonico-finanziaria, né una consolidata esperienza
aziendale - illustrandogli passo dopo
passo: la business idea; l’analisi dell’ambiente competitivo; l’analisi del
mercato; il piano di marketing; le scelte del sistema operativo; l’analisi economica del sistema operativo; il piano
economico; il piano finanziario; la
mappa delle fonti di finanziamento.
Con progetti come Buona Impresa! il
Credito Cooperativo ha confermato il
proprio ruolo attivo nell’economia del
nostro Paese, aiutando gli aspiranti imprenditori non solo attraverso plafond
di finanziamenti agevolati, ma anche e
soprattutto con facilitazioni in termini
di servizi di tutoraggio e di consulenza.
Proseguendo su questo percorso
Federcasse e la casa editrice del Credito Cooperativo Ecra, per la collana
“Strumenti”, hanno dato alle stampe il
volume Startup: accendi l’impresa.
Costruire un business plan nell’era digitale. La pubblicazione, a cura di Pier
Luigi Piccari (già docente di Ingegneria
Gestionale all’Università La Sapienza
di Roma), è una guida pratica per la redazione di un business plan, rivolta ai
neoimprenditori che vogliano formalizzare contenuti e prospettive di sviluppo
della propria idea e predisporre un documento di presentazione dell’iniziativa a potenziali finanziatori.
Il volume, dopo aver proposto un
Un prezioso supporto per
chi deciderà di intraprendere
unʼattività imprenditoriale e che,
al tempo stesso, conferma la
speciale attenzione delle Banche di Credito Cooperativo-Casse Rurali verso tutti coloro che
decidono di vivere lʼavventura
della creazione e dello sviluppo
di imprese, motore primario della crescita.
‘‘
Dio e Mammona. Dialogo tra un
economista e un biblista su economia, etica e mercato
Autori: Leonardo Becchetti - Giuseppe Florio
Editore: Ecra srl - Edizioni del Credito Cooperativo, 2014
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Novità sullo scaffale
Alessandro Azzi
Presidente Federazione Italiana delle BCC
Non mancano informazioni pratiche con indicazioni per la nascita di
startup cooperative nell’ambito del
programma di Confcooperative “CoopUp” ed esempi di finanziamenti a
progetti imprenditoriali erogati dalle
Banche di Credito Cooperativo-Casse
Rurali. Un’ampia appendice illustra:
le forme giuridiche dell’impresa; uno
schema per la rilevazione dei costi;
elementi di matematica finanziaria; la
stima del tasso di valutazione per una
startup.
Il volume rappresenta un supporto
prezioso per soci e clienti delle BCCCR, in particolare per coloro che fanno
parte dei circa 70 Gruppi di giovani soci promossi da diverse Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali in tutte le regioni italiane.
Banche di Credito Cooperativo e Basilea 3: è in gioco la sopravvivenza?
Autore: Alessandro Passoni
Relatore: Professor Domenico Piatti
Università degli Studi di Bergamo
Dipartimento di scienze aziendali,
economiche e metodi quantitativi
Corso di Laurea in Economia e
direzione dell’impresa
Anno Accademico 2012/2013
Il 17 luglio dello
scorso anno è entrato in vigore il
sistema di regole
di Basilea 3, un
insieme di provvedimenti approvati dal
Comitato di Basilea per la vigilanza
bancaria in conseguenza della crisi finanziaria del 2007-08 con l’intento di
perfezionare la preesistente regolamentazione prudenziale del settore
bancario (a sua volta denominata Basilea 2), l’efficacia dell’azione di vigilanza e la capacità degli intermediari di
gestire i rischi che assumono.
Questa novità interessa tutto il sistema bancario italiano, e nel lavoro di
Alessandro Passoni viene analizzata la
capacità del sistema del Credito Cooperativo di rispettare i parametri imposti dalla nuova regolamentazione.
La tesi analizza inizialmente i motivi e i vari passaggi che hanno portato il Comitato di Basilea alla decisione di riforma e revisione delle norme
di Basilea 2 (introdotte nel 2008) e il
nascere del nuovo accordo denominato Basilea 3. Successivamente il lavoro prende in considerazione la situazione bancaria italiana, con particolare attenzione agli interventi della Banca d’Italia riguardo alla pesante crisi
iniziata nel 2007 e tuttora in corso. Il
testo illustra le principali novità riguardanti la solidità del capitale, il
rafforzamento dei coefficienti patrimoniali e l’introduzione dell’LCR
(Liquidity Coverage Ratio) e del
NSFR (Net Stable Funding Ratio), a
presidio del rischio di liquidità.
Il secondo capitolo riguarda le
Banche di Credito Cooperativo. Il primo paragrafo presenta un quadro generale del mondo della cooperazione
di credito in Italia, gli interventi più
recenti da parte dell’autorità di vigilanza e alcuni dati economici relativi
all’impatto della crisi sul sistema
cooperativo. I paragrafi successivi si
occupano dell’impatto sulle BCC della nuova regolamentazione prevista
da Basilea 3, prima da un punto di vista teorico, con le novità introdotte
maggiormente significative per il
Credito Cooperativo, e poi pratico,
con la visione di ricerche già svolte
per le BCC italiane.
L’ultimo capitolo presenta infine
un’analisi empirica sulla solvibilità
delle nove Banche di Credito Cooperativo della provincia di Bergamo,
analisi riguardante i principali indici
patrimoniali calcolati secondo le nuove regole sul capitale.
Degne di menzione appaiono le
riflessioni che chiudono la tesi di
Alessandro Passoni: “La domanda
principale della tesi è se il sistema
del Credito Cooperativo sia in grado
di sostenere la nuova sfida dell’introduzione di Basilea 3. Gli interventi
citati nel lavoro e le ricerche svolte
evidenziano una piena capacità delle
BCC di rispettare i nuovi parametri
regolamentari, pur rilevando una serie di dati che evidenziano la vulnerabilità del movimento cooperativo
alla crisi economica. Dal 2007 le
BCC sono state costrette a rivedere
le loro scelte strategiche e rafforzare
la loro governance, dopo la fase positiva degli anni precedenti. Grazie
all’obbligo di destinazione del 70 per
cento dell’utile a riserva legale, a
una raccolta maggiormente incentrata su depositi e obbligazioni piuttosto
che sul mercato all’ingrosso, alla lo-
calizzazione e al mutualismo le BCC
risultano, a oggi, essere dotate di
una buona patrimonializzazione, il
che le ha rese maggiormente solide
di altre banche nell’affrontare la crisi. Le simulazioni effettuate sia a livello nazionale sia a livello locale
mostrano che l’avvento di Basilea 3
non dovrebbe essere traumatico e
non dovrebbe trovare le BCC impreparate e inadeguate, anzi i risultati
delle simulazioni sembrano incoraggianti per la sopravvivenza del Credito Cooperativo negli anni a venire.
Nonostante i risultati positivi, il contesto economico odierno obbliga le
BCC a mantenere e rafforzare
un’adeguata gestione dei rischi e un
presidio organizzativo e una ricerca
di figure professionali costantemente
adeguati all’evoluzione dell’operatività. La crisi che attanaglia l’economia italiana non deve attenuare i valori di solidarietà, attenzione al territorio e ai bisogni delle piccole e
piccolissime imprese e delle famiglie
da sempre fondamenti del Credito
Cooperativo”.
OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI
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‘‘,,
CRISI
ALBUM DI PAROLE
Alla ricerca delle origini delle parole
Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1956, olio e tecnica mista su tela.
NEMESI
“È stata la sua nemesi!”; “Questa si
chiama nemesi!”: quante volte abbiamo sentito dire un frase simile a proposito di personaggi che, magari tardivamente, hanno pagato lo scotto di
certi comportamenti non proprio corretti e cristallini? Ma che cosa è la “nemesi” qui chiamata in causa?
Per iniziare, ascoltiamo Catullo,
che - siamo attorno alla metà del I sec.
a. C. - indirizza all’amico e sodale Licinio Calvo una breve lirica per ricordare una giornata passata componendo
poesia leggera e disimpegnata:
Carme 50
Ieri abbiamo molto giocato, oziando,
Licinio, coi miei quaderni.
L’accordo era di avere buon gusto:
ognuno di noi due scriveva versi
in questo o quell’altro metro, a turno,
tra vino e scherzi.
Poi me ne sono andato acceso, Licinio,
dal tuo fascino e dal tuo spirito, tanto
che il cibo non mi ha dato giovamento,
povero me, ed il sonno non ha chiuso
in pace i miei occhi, ma mi sono rigirato sul letto in preda a una follia ribelle, aspettando l’alba, per parlare,
per stare assieme a te.
Ora che, sfinito dalla fatica,
e mezzo morto giaccio sul letto, per te
ho scritto, amico mio, questi versi, che
ti facessero intendere il mio dolore.
Non essere troppo arrogante, ti prego,
non disprezzare, mio caro, la mia preghiera, che Nemesi non debba fartela
pagare: è una dea violenta: attento ad
offenderla!
La Nemesi evocata da Catullo, di
cui Licinio deve avere riguardo e paura, è la dea della vendetta. Alcuni decenni dopo Catullo, Tibullo, oltre che
a Delia, donna dolce, sensuale, delicata, ma incostante e traditrice, dedicherà le sue elegie a una seconda figura femminile, chiamata Nemesi. Il
nome della donna amata, nei poeti
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elegiaci, ha una valenza simbolica;
con un voluto anacronismo, potremmo dire che esso, utilizzando il termine preso a prestito dalla lirica provenzale, è un senhal, ovvero uno pseudonimo che rivela qualcosa del carattere
del personaggio. La Nemesi di Tibullo, quindi, indica una donna che ispira un amore più sensuale e che, fin dal
nome, è destinata a fare le vendette di
Delia, prima innamorata del poeta.
La dea Nemesi, solitamente, veniva
rappresentata come una fanciulla dall’aspetto virginale, simile, nelle più antiche rappresentazioni, ad Afrodite, e,
più avanti, austeramente vestita, dall’aspetto severo, che teneva la veste col
braccio, simbolo della misura e della
regola costante, piegato sopra il petto,
con gli occhi bassi quasi a fare un esame di coscienza, con in mano freno,
sferza o spada, e solitamente alata.
In Omero, però, questa divinità
non è ancora personificata: la parola
nemesis si incontra per lo più nel nesso ou nemesis, “non c’è rimprovero da
fare, non vi è nulla da biasimare”. In
Esiodo, Nemesi è una dea figlia della
Notte. Nemesi è colei che, conformemente al sentimento morale, vendica e
punisce i prepotenti, abbatte la superbia. La Nemesi ebbe culto in parecchi
luoghi della Grecia, specialmente nel
borgo attico di Ramnunte, da cui l’epiteto di Rhamnusia virgo. Secondo Pausania (ma la notizia è un’immaginosa
invenzione), la statua della Nemesi
Rhamnusia era stata ricavata da Fidia
da un blocco di marmo pario, che, nella loro superbia, i Persiani avevano
portato a Maratona per innalzarvi un
monumento della loro vittoria.
Il nome della divinità deriva dal verbo nemein, dividere, spartire, e significa il dare a ciascuno quanto gli spetta:
Nemesi è dunque la dea che assegna a
ciascun uomo la sua sorte, felicità o
sventure, secondo giustizia, cioè secondo il suo merito o le sue colpe. Essa
quindi ha qualche affinità con la Moira,
Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attese, 1962, idropittura su tela, collezione privata.
ma se questa rappresenta l’entità che
assegna a ciascuno la sua parte prima
della nascita (una sorta di Fato imperscrutabile), e cioè senza alcun riferimento al suo comportamento, la Nemesi assegna premi e punizioni agli uomini in forza e in conseguenza delle loro
azioni. Ma dalla stessa radice, altamente produttiva in greco, viene anche il
termine nomeus, cioè “pastore”: il fatto
non deve creare stupore, perché la prima azione di “distribuzione” e “spartizione”, in una società ancora primitiva,
agricolo - pastoriale, è quella di suddivisione dei pascoli, per cui il verbo nemein ha il senso non solo di “distribuire, dare a ciascuno la sua parte”, ma anche quello di “portare al pascolo, far pascolare”. E così alla diatesi media, nemesthai significa “nutrirsi, mangiare”,
ovvero “pascolare” detto degli animali
che si nutrono al pascolo; ma, per traslato, nemein all’attivo significa anche
“credere, riconoscere come vero”, ossia
riconoscere come conforme alla verità,
riconoscibile da tutti. Dalla stessa radice derivano inoltre il termine nomos,
“legge”, ovvero “ciò che si ritiene co-
munemente e si condivide come giusto” e il verbo nomizein, “ritenere”, ma
ne deriva anche il termine nomisma,
cioè “quel che è comunemente accettato”, quel che, diremmo oggi, ha “corso
legale”, ovvero la “moneta”: in un primo momento, infatti, “moneta” era
qualsiasi elemento che venisse accettato per convenzione come strumento di
scambio da ambo le parti. Notiamo invece che l’italiano “moneta” viene non
dalla radice greca, ma da un epiteto di
Giunone, Moneta e cioè “ammonitrice”, così come era venerata nel tempio
di Roma accanto al quale vi era la zecca. Moneta viene dalla radice del verbo
moneo, “io ammonisco”, da cui anche il
termine monumentum, che, prima di significare “monumento” (bronzeo,
equestre, onorifico etc.), significa “ammonimento” per i posteri, e non necessariamente riguarda i monumenti così
come li intendiamo oggi, in senso ristretto. Non a caso anche Orazio, riflettendo sulla sua opera poetica, può orgogliosamente affermare che, con la sua
poesia, egli aveva “innalzato un monumento più duraturo del bronzo”.
“C’è grossa crisi... c’è molta violenza,
c’è molto egoismo... noi non sappiamo
quando stiamo andando, su questa terra, dove stiamo facendo, sempre su questa terra; ti chiedi: “E come mai? E come dove, nel mondo? Come chi? Perché
chi? Ti chiedi... quasi quasi...e miagoli nel buio... Ma la risposta non la devi
cercare fuori, la risposta è dentro di te...
e però, è sbagliata”.
Così recitava il tormentone del più
celebre dei personaggi, creati da Corrado
Guzzanti qualche anno fa, il sedicente e sgrammaticatissimo - novello Messia
Quèlo, per sdrammatizzare il continuo
parlare di “crisi” dei valori, dell’economia, della famiglia, della religione etc.
Abbiamo voluto iniziare in modo
leggero, perché, inutile negarlo, la parola “crisi” fa paura: evoca immagini di
sfacelo economico, di disoccupazione in
crescita, di aziende che chiudono, di file
di risparmiatori impauriti davanti alle
banche, di grafici borsistici in picchiata... insomma, è una parola inquietante.
Inoltre, ai governi è mancato un supporto teorico adeguato a organizzare la loro
azione contro la crisi, e questa incapacità di progettare un intervento radicale, a
tutto tondo, risolutivo, fa sì che la crisi
faccia ancora più paura.
Ma, se guardiamo all’etimologia della parola, essa viene dal greco krísis; il
verbo corrispondente, kríno, ha uno spettro di significato che va da “separare, selezionare, smistare, fare una cernita” fino
a “scegliere, decidere”, e spesso al passivo veniva usato per un malato che arrivava a una “crisi”, la quale, per l’appunto,
costituisce l’avvenimento che “decide”
della sua sorte. Krísis pertanto ha un senso in sé tutt’altro che negativo: indica
l’essere posti nella situazione di operare
una scelta fra due o più opzioni, per “decidere” di una questione che ci è sottoposta, come l’Eracle al bivio dell’apologo
attribuito a Prodico di Ceo e giuntoci attraverso Memorabili senofontei.
La radice, portatrice in prima battuta del
significato di “separare”, si è prestata a
sensi e impieghi diversi: quello di selezionare passando al setaccio (termine
questo che in latino suona cribrum e che
è rimasto nell’italiano “crivello”) è abbastanza raro in greco. Il senso di “decidere” e quindi di “giudicare” rappresenta un’altra specializzazione semantica
che ha rivestito un ruolo importante. Però in greco krités giudice, ma, in generale, kríno e derivati non presentano
l’accezione precisa e giuridicamente intesa di dikastés, ma piuttosto, quella implicante un giudizio, rimasta nell’italiano “critica” e nei suoi derivati.
L’idea connessa a crisi non è pertanto quella di “sfacelo, impoverimento generale”, ma quella di “possibilità decisionale connessa a una scelta”: esattamente la situazione di Eracle al bivio, il
quale, secondo il racconto, si trova di
fronte a una scelta “critica”, giacché da
una parte lo alletta una donna imbellettata e promotrice di fallaci soddisfazioni, simboleggiante il Piacere e il Vizio,
mentre dall’altra parte c’è una donna severa e composta, simboleggiante la Virtù. La scelta di Eracle è, in un certo senso, persino scontata, ma, come sempre,
il Mito ha una valenza simbolica, e allu-
Lucio Fontana, Concetto spaziale. All’alba Venezia era tutta d’argento, 1961, olio e vetri su tela, collezione privata.
de al fatto che, nei momenti di crisi,
cioè di scelta, spesso, la scelta all’apparenza più dura e dolorosa è quella che,
alla lunga, si dimostrerà vincente.
Aldo Cazzullo, editorialista del
Corriere della Sera, nel suo recente Basta piangere! Storia di un’Italia che
non si lamentava (Mondadori, 2013)
racconta, ai giovani, che lamentano la
crisi, la mancanza di lavoro, o di lavoro
qualificato, ma che poi affollano le
agenzie viaggi per un last minute e ingolfano le code per i saldi, e per l’uscita del nuovo modello di I-Phone, la storia di un Paese diverso, quello in cui lui
stesso è cresciuto e che, a sua volta,
l’autore ha conosciuto dai racconti dei
suoi nonni: un’Italia senza dubbio più
povera, più inquinata, più violenta, più
maschilista di quella di oggi; un’Italia
senza quella ricchezza di strumentazione tecnologica, di comfort, tecnologici
e non, senza cellulari e telefoni diffusi,
senza televisione a colori, senza i vantaggi del pc e del web, senza le comodità della reperibilità in tempo reale di
ogni forma di informazione, senza la
globalizzazione con i suoi pregi e difetti, senza grandi opportunità di viaggi
all’estero e di progetti Erasmus... L’autore ricorda come, dal contatto con le
generazioni che se l’erano passata, oggettivamente, molto peggio, fin da ragazzo ricavava, se non ottimismo, almeno la capacità di ridimensionare i
suoi disagi.
Il volume di Cazzullo vuole, quanto
meno, ispirare un maggiore ottimismo
nei confronti dei tempi di “crisi”. Ma
della crisi si può anche ridere: pensiamo, infatti, che i tempi di crisi economica non sono una novità, anche se raramente una crisi è stata così pertinacemente liquida, ovvero così onnipervasiva e sorda a una lettura univoca e a una
soluzione definita e determinata. Sicuramente anche in altri tempi, intere società e nazioni hanno patito per i danni
causati da una situazione economica
dissennata: pensiamo alle tre bancarotte
consecutive della Corona spagnola, che
fanno da teatro alle avventure dei picari
di De Quevedo, o alle disastrose condizioni della Germania dopo la Guerra dei
Trent’anni, immortalate dal tragico, eppure in qualche sequenza, spassosissimo, Simplicissumus di Hans Jacob von
Grimmelshausen; o, infine, al Candide
di Voltaire.
Come abbiamo visto, “crisi” non significa necessariamente “sfacelo” e
“apocalisse”. Ma questa è la storia di
un’altra parola.
Silvia Stucchi (socia BCC)
Docente di Lingua latina
presso l’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano
DEL CREDITO
OBIETTIVO
COOPERATIVO
DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI
49
‘‘
Dimesso il pensiero
d’un addio alla vita, ho voglia
di giocare anch’io nel bene
e nel male la mia esistenziale
partita, di guardare sereno
da una soglia.
A mio padre
Ci siamo forse sempre
amati
senza incontrarci mai.
L’unico adulto
errore senza indulto
nella tua vita di ragazzo
mai cresciuto
(al pari di me)
è averci generati.
Luca Canali
,,
Scrittore e saggista nato a Roma
nel 1925. Ha insegnato letteratura latina nelle università di Pisa e
di Roma. Oltre che per i suoi studi critici sulla latinità come quelli
su Cesare, Petronio e Lucrezio,
è noto come finissimo traduttore,
tra lʼaltro di Virgilio e di Lucano,
nonché come poeta e narratore.
Come poeta è autore di numerose raccolte: Un'altra stagione
(1959), La deriva (1979), Il naufragio (1983), Toccata e fuga (1984), Giuro di dire (1985), Fasi
(2002), Alla maniera di (2006), Lampi (2011), Su di me fuoco
amico (2012). Più direttamente autobiografica è la produzione
narrativa: La Resistenza impura (1965), La vecchia sinistra
(1970), Il sorriso di Giulia (1979), Autobiografia di un baro
(1983), Spezzare l'assedio (1984), Amate ombre (1987), Diario
segreto di Giulio Cesare (1994), Nei pleniluni sereni (1995), Pietà per le spie (1996), Reds (2003), Cronaca di follie e amori impossibili (2004), Fuori dalla grazia (2008), L'interdetto (2009).
Nel 1993 ha pubblicato lo studio di poetica letteraria La dismisura e, nello stesso anno, ha curato una monumentale Antologia
della poesia latina.
Luca Canali si è spento a Roma lʼ8 giugno di questʼanno.
‘‘
L’efficienza e la vitalità, rispettivamente nella sfera del lavoro e in quella della vita privata e del tempo libero, sono i due ideali etici antropologici della civiltà industriale nella sua fase più avanzata. Ma la cosa strana
da constatare, se si giudica fuori da storicismi e determinismi e con un briciolo di distacco a rischio di essere
tacciati di metastorici, è che efficienza e vitalità sono doti selvagge, cioè, meglio, espressioni ultracivilizzate di
attitudini sostanzialmente ferine. Niente è più efficiente di una formica, di un’ape; e niente più trionfalmente vitale di una belva nella foresta. Mentre nulla è più umano della meditazione, del dubbio, e persino dell’ozio perplesso. Significa dunque ciò che la storia è il fallimento dell’uomo? O meglio della sua illusione e presunzione,
e la vittoria sotto altre forme della sua natura di bruto? [...]
L’indulgenza e il distacco, preziosi doni della maturità (ammesso che io l’abbia raggiunta), possono portare un
lume di ragione anche nella storia più confusa e banale, e svelare in essa qualche frammento di verità. [...]
Il fatto è che il male, a differenza delle evasioni festive che pure comportano anch’esse una sospensione del
lavoro, è un primario stimolo alla meditazione perché costringe l’uomo a volgersi in sé non potendo estraniarsi in null’altro. [...]
Il dramma dell’uomo affrancato dalle preoccupazioni pratiche, dalle ambizioni volgari e dalle banalità del senso comune, cioè dell’uomo cui con maggiore o minore coerenza tendono filosofie e concezioni politiche, è
desiderare di risolvere i problemi centrali, quelli riguardanti il senso stesso della vita e della morte, e nello
stesso tempo sapere con certezza che essi rimarranno per sempre insoluti. [...]
Compito più appropriato all’uomo, e soprattutto all’uomo pensante, è vivere nel presente senza spezzare i legami con il passato e nello stesso tempo guardando al futuro. Ma dei tre termini l’ultimo è l’essenziale, la necessità del progetto, distinto dall’utopia perché le sue premesse sono già nel presente, sia pure in forma embrionale: solo chi guarda a un futuro siffatto può conservare ciò che è davvero valido del passato, cioè vivere
pienamente nel presente. [...]
Da “La Resistenza impura”, 1965
‘‘
Luca Canali visto da Silvia Stucchi, docente di Lingua latina, Socia BCC
“Luca Canali fu un uomo di multiforme ingegno, dai grandi e molteplici talenti, non ultimo una sovrana padronanza
dello stile, un vero Proteo della letteratura latina e italiana, sia in prosa che in poesia; però sapeva anche mitigare la
sua strepitosa cultura e perizia tecnica con la gentilezza di chi non sale mai in cattedra con spocchia, con la curiosità umana, la disponibilità ad ascoltare e consigliare i giovani autori e studiosi, tutti tratti che sono la cifra dellʼautentica humanitas: cʼè da stupirsi se, incontrandolo per la prima volta, mi tremavano le gambe per lʼemozione?”.
iLmELogrAno
Periodico Economico e Culturale
delle Comunità Locali
Anno XIV - n. 33
Dicembre 2014
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n.12 del 12 Febbraio 2000
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