Filippo Corridoni una vita da combattente Filippo Corridoni nacque il 19 Agosto 1887 a Pausula, città marchigiana poi ribattezzata Corridonia in suo onore. Nel corso della sua vita sarà giornalista, sindacalista e soldato. Anche se spinto fin dalla tenera età a proseguire la professione di operaio del padre, venne convinto dallo zio a proseguire gli studi, per questo si iscrisse al Regio Istituto Tecnico Industriale di Fermo. Qui conseguì il diploma in Meccanica. Guglielmo Murani racconta, in un piccolo libro pubblicato nel 1938, diversi episodi della vita di Corridoni nel nostro Istituto. Il libro è evidentemente impregnato di retorica fascista che esalta le virtù del giovane. Dopo la scuola, Corridoni si trasferì a Milano, dove trovò lavoro come disegnatore presso l'industria metallurgica Miani e Silvestri. Qui cominciarono a formarsi le sue idee rivoluzionarie, tanto che nel 1907 divenne segretario dell'ala giovanile del Partito Socialista Italiano. Nello stesso anno, insieme all'anarchica Maria Rygier, Corridoni fondò la rivista antimilitarista Rompete le righe a causa della quale venne arrestato. A seguito di un'amnistia uscì di prigione e si ritirò in esilio a Nizza, per fuggire all'oppressione politica e al controllo della polizia. Nel periodo dell‘ esilio a Nizza, Corridoni continuò la sua attività politica; gli articoli da lui scritti venivano spediti in Italia e pubblicati sul giornale L'Internazionale. In un suo articolo del 1908 sollecita la sinistra ad organizzare uno sciopero per abrogare alcune leggi che limitavano la libera espressione di pensiero e di dissenso contro il sistema politico vigente. Gli scioperi di Parma Nel 1908 scoppiò nella Pianura Padana una serie di scioperi degli agricoltori, a capo dei quali vi era Alceste De Ambris, sindacalista rivoluzionario. Corridoni tornò clandestinamente in Italia, sotto il falso nome di Leo Celvisio. Gli scioperi durarono circa tre mesi, durante i quali Corridoni tenne comizi, combatté attivamente il crumiraggio e strinse amicizia con Giuseppe Di Vittorio, allora giovane sindacalista. Nei primi giorni di Agosto, un intervento dell'esercito per fermare gli scioperi fa fuggire Alceste De Ambris. Corridoni rimane, invece, fino alla fine degli scioperi, dopo i quali, riconosciuto dalla polizia fu costretto a fuggire a Zurigo. Alceste De Ambris A seguito di una seconda amnistia andò a Modena, dove scrisse per le riviste socialiste Bandiera Proletaria e Bandiera del Popolo, di Edmondo Rossoni. Nel 1912 contribuì alla fondazione dell'Unione Sindacale Italiana e divenne responsabile della sezione milanese. L‘ ultimo grande sciopero di Corridoni: la Settimana Rossa Durante la Settimana Rossa (7-14 Giugno 1914) Corridoni, segretario dell’ USM, proclamò lo sciopero generale a oltranza. Due giorni dopo l'inizio delle insurrezioni la polizia intervenne durante un comizio all'Arena di Milano, Corridoni venne pestato e successivamente arrestato. Al termine dei disordini, molte riviste ed organizzazioni sindacali minacciarono altri scioperi se Corridoni fosse stato condannato. A causa di ciò, il giovane venne incarcerato soltanto per tre mesi, durante i quali scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Durante la sua permanenza in carcere, Corridoni maturò riflessioni sulla guerra e divenne un interventista. Per questo venne allontanato da alcuni dei suoi precedenti compagni di lotta, i quali non approvavano i suoi ideali. Dopo essere uscito dal carcere, Corridoni comincia a tenere comizi assieme ad altri interventisti, tra i quali D’ Annunzio e Mussolini. Insieme a quest’ ultimo e Alceste De Ambris, Corridoni fondò il Fascio d’Azione Rivoluzionaria interventista nel Dicembre 1914. Deciso a dare il proprio contributo nella guerra, Corridoni partì per il fronte, dove trovò la morte il 23 Ottobre 1915, durante l'assalto alla Trincea delle Frasche. “Io rimarrò sempre il Don Chisciotte del sovversivismo; ma un Hidalgo senza ingegno, pieno soltanto di fede. Morirò in una buca, contro una roccia o nella corsa di un assalto, ma se potrò cadrò con la fronte verso il nemico, come per andare più avanti ancora” Pochi giorni dopo la morte di Filippo, il 2 Novembre morì il fratello Ubaldo, anch'egli soldato al fronte. Per onorare il suo sacrificio, a Corridoni fu assegnata la Medaglia d'argento al Valore Militare. Ad un sommergibile della Marina Militare Italiana venne dato il suo nome. Dal 1935 al 1946 l'Istituto Tecnico Industriale di Fermo è stato intitolato a Filippo Corridoni, suo ex allievo. A cura di Sassetti Gianluca Corsetti Jaime Brinchi Giusti Michele Cruciani Sebastiano Studenti del 3°B, specializzazione Informatica a.s. 2014/2015 Grazie per l’attenzione