È il nonno del regista Abel Ferrara
l’omonimo sarnese emigrato in America
agli inizi del ’900?
Le lettere ritrovate nell’A.S.C.S.
avvalorano questa ipotesi.
Gaetana Mazza
G. DF. - S. A. per www.vesuvioweb.com
Il caso, a volte, ha una sua razionalità. Nello stesso giorno in cui iniziai a
ordinare le lettere degli emigranti, lessi un’intervista rilasciata al Mattino dal
regista Abel Ferrara, nella quale l’artista tratteggiava con orgoglio la figura del
nonno paterno, un colono di origine sarnese emigrato in America all’inizio del
secolo scorso.
Il giorno dopo, riprendendo il lavoro di archivio, mi capitò fra le mani un
pezzetto di foglio di computisteria, che non sapevo a chi attribuire. Mentre,
scoraggiata, stavo per accantonarlo, mi cadde lo sguardo sulla firma del mittente
ed ebbi un sobbalzo: Abele Ferrara. Non so come, ma dal particolare tipo di
scrittura, dall’uso di alcuni termini e grazie alla ostinazione che mi
contraddistingue, risalii al resto della missiva, individuando anche le lettere dei
fratelli Giulia e Gennaro Ferrara, residenti a New York, e i nomi dei destinatari
sarnesi, e cioè la madre Alfonsa Baselice e il padre Alfonso.
Seguiamo ora da vicino le vicende dei fratelli Ferrara e, in particolare,
quella di Abele.
Da indagini fatte all’anagrafe del Comune di Sarno1 risulta che Alfonso
Ferrara (colono) e Alfonsa Baselice (filatrice) si sposano il 5 aprile del 1877 e
hanno 9 figli: Abele (che sposa a Sarno Emilia Catalano il 24 febbraio 1906),
Domenico, Giulia, Maria Concetta, Concetta, Raffaella, Filomena (che sposa a
Sarno il 30 gennaio 1909 Luigi Montuori), Gennaro e Leonardo. Nei primi due
decenni del ‘900, dei 9 figli 4 emigrano negli USA: Abele, Gennaro, Giulia e
Concetta, ai quali si uniranno nel tempo altri familiari.
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Le ricerche all’anagrafe di Sarno sono del dott. Alfredo Franco, un giovane studioso sarnese
di belle speranze, che per qualche tempo è stato volontario presso l’Archivio Storico
del Comune di Sarno. Le ricerche su Internet sono della mia versatile figliola, la
dott.ssa Elena Amendola.
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I registri di leva dell’Archivio Storico del Comune di Sarno attestano che
Abele Ferrara, di professione colono, ritenuto inabile, per debole costituzione,
alla leva 1880, fu reclutato in quella del 1881, inserito nella terza categoria,
avendo il fratello Domenico di prima cat. ascritto all’esercito permanente.
Dai registri on line di Ellis Island risulta che Abele Ferrara, celibe, il 18
febbraio 1902, all’età di 22 anni, si imbarca da Napoli sulla nave Kaiserin
M.Theresa (si ignora se sia la prima volta), destinazione New York, ospite di
Aniello Ingenito. Compagni di viaggio sono Aniello Ingenito, Luigi Cirillo,
Natale Correale.
Compie un secondo viaggio nel maggio del 1906, partendo da Napoli con
la nave Madonna e diretto a New York, ospite di Luciano Parziale. Questa volta
è accompagnato dalla moglie Emilia Catalano, di anni 25 anni, che non è mai
stata in America e non sa né leggere, né scrivere. Il biglietto è pagato dal marito.
Hanno in tutto 160 dollari.
Nel censimento del 1930, Abele Ferrara (che si era naturalizzato nel 1920)
è proprietario dell’appartamento in cui abita (735 Noble Ave. Bronx New York)
e ha otto figli. In casa lui e la moglie parlano l’italiano, anche se, come gli altri
membri della famiglia, sanno parlare l’inglese. Abele lavora in proprio ed è
“junk dealer” e cioè un distributore di materiale di scarto, vecchi cordami,
vecchio metallo, carta, ecc.
Il fratello Gennaro, di anni 17, parte da Napoli l’1 agosto 1907 con la
nave Koenig Albert2, diretto a New York, ospite di Abele. Nel censimento del
1930 Gennaro risulta sposato con Nunziata, ma i due non sono ancora
naturalizzati. Gennaro parla l’inglese, Nunziata no.
Giulia Ferrara arriva in America nel 1920, ospite della sorella Concetta. Si
sposa con Luigi Facchiano, immigrato negli USA nel 1915. Nel 1930 i due
coniugi non sono ancora naturalizzati, risultano infatti “alien”, cioè stranieri.
Luigi sa parlare l’inglese, Giulia no. Giulia abita nello stesso appartamento del
fratello Gennaro (East 152nd, 313 Bronx N.Y.). Luigi Facchiano e Gennaro
lavorano per conto proprio, sono “peddler” (probabilmente “venditori che si
spostano a piedi” che portano i loro prodotti a piedi o con l’ausilio di un
animale).
2 Nave a vapore, costruita nei cantieri A/G Vulcan Shipyard di Stettino, Germania, nel 1899 e
battezzata Koenig Albert, stazza 10.484 tonn., piedi 521 x 60, nodi 15.5, passeggeri
2175. Acquistata dal governo italiano nel 1915 e battezzata Ferdinando Palasciano.
Nel 1923 ribattezzata Italia. Disarmata nel 1926.
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Di Concetta Ferrara conosciamo solo l’anno di immigrazione (1910).
Il problema che ora si pone è questo: l’emigrante sarnese di nome Abele
Ferrara è il nonno del regista?
Da una serie di riscontri sembrerebbe di sì. Partiamo da alcuni dati riferiti
a noi dal regista Abel Ferrara. Contattato da mia figlia, ci ha fatto sapere,
attraverso un suo collaboratore, che la nonna si chiamava Emilia e il padre
Alfred; che un fratello del padre di nome Domenico morì di appendicite a 18
anni e che i nomi degli zii, di cui ricorda il nome, sono Enrico, Alberto, Alfonso,
Gianni, Abele, Pietro, Concetta.
Ora noi sappiamo dai censimenti di New York del 1920 e del 1930 che i
figli del nostro Abele Ferrara avevano gli stessi nomi. Infatti nel censimento del
1920, Abele ha 7 figli che si chiamano Alfonso (a.13); Domenico (a.9); John
(a.8); Sylvia (a.7); Concetta (a.6), Harry (a.4); Alfred (a.1).
Nel censimento del 1930 i figli di Abele sono 8: John (a.19); Sylvia
(a.16); Concetta (a.18., ma il dato è errato, perché, in base al censimento
precedente, Concetta doveva avere 15 o 16 anni); Harry (a.15); Alfred (a.12);
Alfonse (sic) (a.8); Albert (a.10); Petrio (sic) (a.5). Come si vede, i nomi
elencati dal regista (ad eccezione del nome di Sylvia) coincidono con quelli dei
censimenti.
Un’altra prova dell’attendibilità dell’attribuzione del regista alla famiglia
Ferrara di Sarno è data dal confronto fra quanto lui riferisce sullo zio Domenico
con i dati dei due censimenti e con le lettere di archivio. Domenico (figlio di
Abele) nel 1920 ha 9 anni (nel 1924 è ancora in vita perché viene citato in una
lettera di Abele), nel censimento del 1930 non compare. Possiamo dunque
ipotizzare che tra i figli del nostro Abele c’è stato un Domenico, morto in
giovane età tra il 1924 e il 1930.
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Anche la circostanza riportata dal Mattino, secondo la quale il nonno di
Abel Ferrara, pur conoscendo l’inglese, in casa si ostinava a parlare l’italiano,
collima con quanto è scritto nel censimento del 1930.
In conclusione, considerando le coincidenze molto significative
riscontrate, si può affermare con buona attendibilità che il nostro emigrante è il
nonno del grande regista. Il condizionale per me, però, è d’obbligo, poiché
personalmente sono riuscita a ricostruire con rigore scientifico la genealogia
della famiglia Ferrara dagli inizi dell’Ottocento fino al 1930. Mi manca solo
l’anello di congiunzione fra Alfred Ferrara (il padre?), che nel 1930 vive nel
Bronx e ha 12 anni, e il regista Abel Ferrara, che nasce nel Bronx nel 1952.
Ma ritorniamo alle lettere scritte da Abele, Giulia e Gennaro Ferrara, i cui
destinatari sono la madre Alfonsa Baselice e il padre Alfonso, che abitano a
Sarno in Piazza Croce nel Pennino Muonzo.
Nelle carte dell’ECA non vi sono lettere di Concetta Ferrara, immigrata
negli USA nel 1910.
L’indirizzo di Abele Ferrara nel 1923 è: 225 E 148 St. Bronx New York;
nel 1937 è 343 E 154 St. New York.
Le lettere, scritte nel tipico italiano degli italo-americani, attestano il
legame profondo che univa i componenti di questa numerosa famiglia. Abele,
Giulia e Gennaro con il frutto del loro lavoro per anni sostengono
economicamente i genitori e i fratelli residenti a Sarno. Il vincolo familiare che
lega i Ferrara è cementato da un profondo senso religioso che li porta ad
accettare con rassegnazione anche le prove più dure della vita, come la perdita
di un figlio. Abele perde il figlio Alfonso, ma ne genera un altro dallo stesso
nome e lo accoglie come un dono mandato dalla provvidenza divina per lenire il
suo immenso dolore e “dare pace alla famiglia”.
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Un amore filiale d’altri tempi si legge nelle parole di Abele, quando
esorta il padre a godersi la vecchiaia e a non lavorare più, perché a lui possono
pensare i figli o quando gli raccomanda di stare in casa nelle fredde giornate
invernali e di uscire solamente col bel tempo per mettersi a fumare al sole in
piazza Croce. Per invogliarlo ad emigrare, Abele gli scrive che la gente che
arriva in America ringiovanisce (proprio come era successo al suocero Enrico
Catalano immigrato negli USA nel 1919) e che gli avrebbe fatto fare una vita da
signore: No vi credete che venite qui e pagate il pigione di casa, no pagate
niente, fate i signori più meglio che no fate i signori loco, se voi venite qui io ve
ne fagio vedé bene, ogni domenica vi porterò a spaso con l’audomobile vi porto
caminanno per tutta l’aria, si ca fosse il cielo, dicissivo di sì, subito vi mandasse
un procuro generale, ma lo spero di una buona risposta.
La lettera del 1941, firmata da tutti e tre i fratelli, è una straziante e
tenerissima confessione d’amore per l’anziana mamma. La sensazione di
privazione legata alla lontananza ha reso amare anche le gioie e le piccole
conquiste della vita: Dopo tanto tempo abbiamo ricevuto una vostra lettera a
noi tanto desiterata no potete cretere mamma nostra che conzolazione abbiamo
ricevuto al sentire che stati bene, no potete immagginare come stiamo contente
quanto noi diciamo che abbiamo una madra con una bella età come noi la
pronunziamo bella la parola mamma di 83 anni, ma la nostra bella felicità
avesse stata se avevemo stato vicino a voi, allora chi era il più felice del
mondo?... e chi era il più fortunato!...ma ora siamo i più infelici che ne meno le
notizie potaiamo avere spesso. Questo è un granto dispiacere per noi, ma che
dobbiamo fare, il destino così vuole e così sia, speriamo il signore che le cose si
agiustassero e stiamo in pace tutto il mondo.
Gaetana Mazza
Gaetana Mazza. Abel Ferrara
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