24 gennaio 2015 – Corteo a Busto Arsizio
ASSOCIAZIONE ANIMALISTI ONLUS
Un metodo arcaico come la vivisezione può sopravvivere solo nascosto.
INSUBRIA: SPRECO DI SOLDI PUBBLICI PER LA SUPERATA VIVISEZIONE
Soldi degli italiani, soldi nostri, verranno impiegati per la creazione di un nuovo stabulario
all’Università dell’Insubria.
Uno stabulario è un luogo dove gli animali:
- vengono tenuti in gabbie che non rispettano le loro necessità etologiche
- vengono vivisezionati o studiati per esperimenti arcaici e superati
- vengono smaltiti come rifiuti senza aver dato nessun contributo valido alla ricerca di
nuove cure o terapie.
Il 15 aprile 2014, in occasione del dibattito organizzato dalla nostra Associazione
Animalisti, abbiamo pubblicamente chiesto all’Università di fornire i documenti relativi ai
loro esperimenti per suggerire alternative tecnologicamente avanzate più utili per i malati e
per la ricerca.
Non ci hanno fornito i dati.
Abbiamo presentato formale richiesta al Comune di Busto Arsizio in data 19 giugno 2014
ed il Sindaco ha risposto, in data 24 settembre 2014, chiedendoci di modificare la
richiesta rendendola più specifica.
Abbiamo ripresentato una formale richiesta ancora più specifica in data 05 novembre
2014, il Sindaco e le istituzioni sono spariti nonostante la nostra richiesta riguardasse (e
riguarda) atti pubblici per esperimenti pagati con soldi pubblici in strutture finanziate con
soldi pubblici.
Abbiamo di conseguenza svolto una nostra ricerca indipendente e abbiamo scoperto il
perché di tanta segretezza e reticenza.
“Un metodo arcaico come la vivisezione può sopravvivere solo nascosto”.
La dimostrazione di tale affermazione si potrà evincere nelle pagine seguenti, dove
presentiamo un approfondimento sulla Sindrome di Rett e uno sulle sostanze d’abuso.
SINDROME DI RETT – NECESSITA’ DI NUOVI APPROCCI SENZA ANIMALI
1)
2)
3)
4)
5)
6)
Cos’è la Sindrome di Rett
Il modello animale
Causa della malattia
Fallimento dei modelli di rilevanza animale
Modelli di rilevanza umana
Appendice – Abstract di pubblicazioni scientifiche
In data 15 aprile 2014, in occasione del dibattito tenutosi a Busto Arsizio, tra
l’Associazione Animalisti e l’Università Insubria, abbiamo presentato le criticità del
modello animale e le potenzialità che la tecnologia avanzata offre per la ricerca
relativamente alla Sindrome di Rett.
Purtroppo in tale occasione non ci è stato permesso di presentare dati e ricerche se
non in forma di “chiacchierata” e approfittiamo di questo dossier per mostrare come
le informazioni che abbiamo riportato sono scientificamente dimostrabili e come
anche la nostra controparte, l’università dell’Insubria, che le aveva negate … le
ammette invece candidamente in ambito scientifico.
Questo è un ulteriore motivo ad utilizzare i soldi pubblici, previsti per il nuovo
stabulario, per finanziare la ricerca tecnologicamente avanzata e non più l’arretrata
sperimentazione su animali o vivisezione.
Ricordiamo inoltre, che il Sindaco dott. Farioli, ha promesso di donare all’Associazione
Animalisti un luogo idoneo per poter studiare alternative scientifiche per la ricerca senza
l’uso di animali.
Non abbiamo ancora ricevuto informazioni in merito.
1) Cos’è la Sindrome di Rett
“La sindrome di Rett (RTT) è una rara patologia neurologica dello sviluppo, che
colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile. La malattia congenita
interessa il sistema nervoso centrale, ed è una delle cause più diffuse di grave o
gravissimo deficit cognitivo. La patologia si manifesta generalmente dopo i primi 618 mesi di vita con la perdita della motricità, delle capacità manuali, dell’interesse
all’interazione sociale. L’incidenza della malattia tra le ragazze di 12 anni è stimata
di 1 su 9.000; nella popolazione generale la stima si abbassa a 1 soggetto su
30.000 … omissis … La sindrome sembra essere causata dalla mutazione del
gene MECP2 (methyl CpG-binding protein 2), localizzato sul cromosoma X”.
http://www.osservatoriomalattierare.it/sindrome-di-rett-che-cose
2) Il modello animale
“Il più dellle volte il modello usato nei laboratori di ricerca è il topo … omissis
… Per la Sindrome di Rett, ed altre malattie causate dalle mutazioni Mecp2, sono
disponibili vari modelli murini, che rappresentano il meglio che si possa usare nei
laboratori di ricerca, anche se, nonostante la loro alta percentuale di riscontri, essi
non sono in grado di fornire risposte alla totalità delle richieste. Il fatto è che, ad un
certo punto, si rivelano indispensabili gli studi sull’uomo, i cosiddetti “clinical trial”.
http://www.airett.it/iniziative/trattamento-farmacologico-della-sindrome-di-rettmodelli-animali
3) Causa della malattia
Il fatto che vengano usati topi geneticamente manipolati con mutazioni del gene
Mecp2 è dovuto al fatto che un rilevante numero d’individui afflitti da questa
patologia presenta la mutazione di quel gene.
Ma non tutti, esistono infatti persone che presentano la mutazione del gene ma
NON la Sindrome di Rett e persone che NON presentano la mutazione del gene
ma presentano la Sindrome di Rett.
Questo è confermato anche dall’Università dell’Insubria, nelle parole della prof.
Landsberger in un progetto finanziato da Telethon con 205.775 euro (TTNumber:
GGP05119. Ricercatore titolare NICOLETTA LANDSBERGER
http://www.telethon.it/ricerca-progetti/ricercatori-finanziati/nicoletta-landsberger)
“Al momento attuale, circa l’85% di tutti i pazienti a cui è stata diagnosticata la RTT
è risultato positivo anche all’esame sulla mutazione del MECP2. Questo non
significa che il rimanente 15% non abbia la RTT. Anche se risultare positivo ad una
mutazione conferma la diagnosi, l’esame non è un requisito. È possibile che delle
mutazioni si avverino in un’area del gene MECP2 la cui sequenza non è stata
ancora studiata, o forse altri geni contribuiscono alla RTT”.
http://www.airett.it/faq-­‐rett Questo vuol dire che, oltre alle differenze tra specie tra topo e uomo, oltre alle
differenti malattie che colpiscono topo e uomo, in questo caso stanno utilizzando un
numero non quantificato di animali geneticamente manipolati senza avere neanche
la certezza di aver capito la causa.
Anzi, è esattamente il contrario, all’Università dell’Insubria non solo non hanno la
certezza di aver capito la causa ma hanno la certezza di non conoscerla.
“Siamo i ragazzi del laboratorio di epigenetica dell’Università dell’Insubria …
omissis …. Per la sindrome di Rett la sperimentazione animale non serve
nemmeno a testare una cura, ma a cercare di comprendere il perché ci si ammala:
se non si conoscono le cause di questa malattia, è impossibile pensare a una cura”
http://www3.varesenews.it/insubria_uni/sperimentazione-­‐animale-­‐i-­‐ricercatori-­‐dell-­‐
insubria-­‐non-­‐torturiamo-­‐animali-­‐284603.html
Non conoscono la causa della malattia nell’uomo e studiano su specie animali
diverse che si ammalano di diverse malattie innestando geneticamente una
malattia che non è corrispondente a quella umana.
4) Fallimento dei modelli di rilevanza animale
Dato che nei topi la Sindrome di Rett è una malattia indotta e non spontanea … è
stata già curata da 7 anni senza che questo abbia portato ad alcun beneficio per
l’uomo (http://www.sciencemag.org/content/315/5815/1143).
Quindi, dato che hanno sempre studiato sui topi, se sei un topo e hai la Sindrome
di Rett … l’Università dell’Insubria ti sa curare.
Se sei un uomo, no.
(http://www.autismspeaks.org/science/science-news/gene-therapy-reverses-rettsyndrome-animal-model)
Secondo alcuni autori sperimentare sui topi porta a ottenere informazioni che non si
sa se siano giuste o meno nell’uomo [However, it is not clear whether this is also
true for human RTT astrocytes - Mutant astrocytes differentiated from Rett
syndrome patients-specific iPSCs have adverse effects on wild-type neurons.
Williams EC1, Zhong X, Mohamed A, Li R, Liu Y, Dong Q, Ananiev GE, Mok JC,
Lin BR, Lu J, Chiao C, Cherney R, Li H, Zhang SC, Chang Q. Hum Mol Genet.
2014 Jun 1;23(11):2968-80. doi: 10.1093/hmg/ddu008. Epub 2014 Jan 12.]
Anche secondo autori che sono a favore della sperimentazione animale, gli
esperimenti su topi per lo studio della Sindrome di Rett sono ormai da superare a
causa delle differenze biologiche tra topi e uomini [However, because of potential
differences in the underlying biology between humans and common research
animals, there is a need to establish cell culture-based human models for studying
disease mechanisms to validate and expand the knowledge acquired in animal
modelsIsogenic pairs of wild type and mutant induced pluripotent stem cell (iPSC)
lines from Rett syndrome patients as in vitro disease model.Ananiev G1, Williams
EC,
Li
H,
Chang
Q.
PLoS
One.
2011;6(9):e25255.
doi:
10.1371/journal.pone.0025255. Epub 2011 Sep 26].
Nonostante sia stato negato dall’Università dell’Insubria durante il suddetto
dibattito, il modello animale è talmente inutile che sperimentazioni su bambine
affette da Sindrome di Rett vengono effettuate anche in presenza di effetti tossici
nei topi.
(“A second study, also presented Sunday, shows that a different form of the same
drug is harmful to mice at high doses … omissis … Researchers at Children’s
Hospital Boston are conducting a clinical trial of insulin-like growth factor 1 (IGF-1)
for treating Rett syndrome.
http://sfari.org/news-and-opinion/conference-news/2012/society-for-neuroscience2012/mouse-studies-point-out-limits-of-rett-syndrome-treatment)
5) Modelli di rilevanza umana
Durante il dibattito del 15 aprile 2014 il dr. Tettamanti ha più volte spiegato che
esistono alternative al modello murino basate sull’utilizzo di cellule staminali umane
pluripotenti ma la controparte chiamata dall’Università dell’Insubria ha più volte
affermato che non esistano e l’utilizzo di animali sia assolutamente indispensabile.
Eccole nel seguito
“I meccanismi della malattia restano in gran parte sconosciuti. Per stabilire un
modello cellulare umano che ci aiutasse a chiarire i meccanismi molecolari della
Rett abbiamo utilizzato un nuovo procedimento, detto riprogrammazione genetica,
che permette di derivare cellule staminali pluripotenti, le iPSCs (induced Pluripotent
Stem Cells), direttamente da cellule della pelle dei pazienti. Le iPSCs hanno
potenzialità paragonabili alle cellule staminali embrionali e come queste possono
essere cresciute in vitro per lungo tempo e essere indotte a differenziare in diversi
tipi di cellule mature, tra cui i neuroni. Rappresentano quindi il modello ideale per
studiare i meccanismi della malattia direttamente sulle cellule nervose.”
(http://www.airett.it/print/1360).
In appendice riportiamo una serie di abstract di lavori scientifici internazionali che,
anche quando gli autori sono indubbiamente a favore della sperimentazione
animale in generale o nello specifico negli studi sulla Sindrome di Rett, trovano
necessario superarla e avviarsi verso l’utilizzo di cellule staminali pluripotenti.
Ma anche in Italia ci si è ormai avviati verso la sostituzione del modello animale
verso le staminali umane.
In un lavoro di dottorato dell’Università di Siena, favorevole all’uso di animali, si
specifica che, data la complessità del cervello umano, i modelli animali appaiono
limitati e quindi c’è la necessità di modelli di rilevanza umana (considering the high
complexity of the human brain, these models appear limitative so that the need of
an human neural model comes out - Roberta De Filippis - FOXG1 and Rett
Syndrome: functional characterization and set-up of an in vitro human cellular
model- University of Siena. Ph.D in Medical Genetics).
In questo modo non solo sarà possibile passare dalla specie topo alla specie uomo
ma addirittura sarà possibile studiare le problematiche del singolo paziente (This
approach gives the opportunity to obtain in vitro affected neurons from a specific
individual bypassing all legal and ethic limitations. Moreover, this approach open
the way to patient-specific drug screening since obtained cells are genetically
identical to the patient from whom they have been generated. - Roberta De Filippis
- FOXG1 and Rett Syndrome: functional characterization and set-up of an in vitro
human cellular model- University of Siena. Ph.D in Medical Genetics).
Quello che invece a sorpreso tutti è stato scoprire che anche l’Università
dell’Insubria non solo conosce queste tecnologie e, per onestà, avrebbe dovuto
dirlo pubblicamente anche per rispetto dei familiari delle bambine malate di
Sindrome di Rett, ma è intenzionata a considerarle in futuro (in the future it might
be interesting to probe our approach to experimental data obtained from patients’
post-mortem samples and iPS cells - Rett syndrome and the urge of novel
approaches to study MeCP2 functions and mechanisms of action. Francesco
Bedognia, Riccardo L. Rossic, Francesco Gallia, Clementina Cobolli Giglia, Anna
Gandaglia, Charlotte Kilstrup-Nielsenb, Nicoletta Landsberger. Neurosci Biobehav
Rev. 2014 Mar 2. pii: S0149-7634(14)00022-0. doi: 10.1016/j.neubiorev.2014.01.011.
[Epub ahead of print] Review.).
Di conseguenza non capiamo il perché, alla luce di tutti i suddetti dati, l’Università
dell’Insubria voglia utilizzare soldi pubblici per uno stabulario per animali a favore di
una tecnologia superata anche a detta dei suoi stessi sostenitori.
1) Appendice – Abstract di pubblicazioni scientifiche
Hum Mol Genet. 2014 Jun 1;23(11):2968-80. doi: 10.1093/hmg/ddu008. Epub 2014
Jan 12.
Mutant astrocytes differentiated from Rett syndrome patients-specific iPSCs have
adverse effects on wild-type neurons.
Williams EC1, Zhong X, Mohamed A, Li R, Liu Y, Dong Q, Ananiev GE, Mok JC,
Lin BR, Lu J, Chiao C, Cherney R, Li H, Zhang SC, Chang Q.
The disease mechanism of Rett syndrome (RTT) is not well understood. Studies in
RTT mouse models have suggested a non-cell-autonomous role for astrocytes in
RTT pathogenesis. However, it is not clear whether this is also true for human RTT
astrocytes. To establish an in vitro human RTT model, we previously generated
isogenic induced pluripotent stem cell (iPSC) lines from several RTT patients
carrying different disease-causing mutations. Here, we show that these RTT iPSC
lines can be efficiently differentiated into astroglial progenitors and glial fibrillary
acidic protein-expressing (GFAP(+)) astrocytes that maintain isogenic status, that
mutant RTT astrocytes carrying three different RTT mutations and their conditioned
media have adverse effects on the morphology and function of wild-type neurons
and that the glial effect on neuronal morphology is independent of the intrinsic
neuronal deficit in mutant neurons. Moreover, we show that both insulin-like growth
factor 1 (IGF-1) and GPE (a peptide containing the first 3 amino acids of IGF-1) are
able to partially rescue the neuronal deficits caused by mutant RTT astrocytes. Our
findings confirm the critical glial contribution to RTT pathology, reveal potential
cellular targets of IGF-1 therapy and further validate patient-specific iPSCs and
their derivatives as valuable tools to study RTT disease mechanism.
PMID: 24419315 [PubMed - in process] PMCID: PMC4014193 [Available on
2015/6/1]
J Cell Biochem. 2013 Nov;114(11):2446-53. doi: 10.1002/jcb.24597.
Investigation of Rett syndrome using pluripotent stem cells.
Dajani R1, Koo SE, Sullivan GJ, Park IH.
Rett syndrome (RTT) is one of most prevalent female neurodevelopmental
disorders. De novo mutations in X-linked MECP2 are mostly responsible for RTT.
Since the identification of MeCP2 as the underlying cause of RTT, murine models
have contributed to understanding the pathophysiology of RTT and function of
MeCP2. Reprogramming is a procedure to produce induced pluripotent stem cells
(iPSCs) by overexpression of four transcription factors. iPSCs obtain similar
features as embryonic stem cells and are capable of self-renewing and
differentiating into cells of all three layers. iPSCs have been utilized in modeling
human diseases in vitro. Neurons differentiated from RTT-iPSCs showed the
recapitulation of RTT phenotypes. Despite the early success, genetic and
epigenetic instability upon reprogramming and ensuing maintenance of iPSCs raise
concerns in using RTT-iPSCs as an accurate in vitro model. Here, we update the
current iPSC-based RTT modeling, and its concerns and challenges.
Hum Mol Genet. 2014 Feb 15;23(4):1045-55. doi: 10.1093/hmg/ddt500. Epub 2013
Oct 15.
Transcriptional regulation in pluripotent stem cells by methyl CpG-binding protein 2
(MeCP2).
Tanaka Y1, Kim KY, Zhong M, Pan X, Weissman SM, Park IH.
Rett syndrome (RTT) is one of the most prevalent female mental disorders. De
novo mutations in methyl CpG-binding protein 2 (MeCP2) are a major cause of
RTT. MeCP2 regulates gene expression as a transcription regulator as well as
through long-range chromatin interaction. Because MeCP2 is present on the X
chromosome, RTT is manifested in an X-linked dominant manner. Investigation
using murine MeCP2 null models and post-mortem human brain tissues has
contributed to understanding the molecular and physiological function of MeCP2. In
addition, RTT models using human induced pluripotent stem cells derived from RTT
patients (RTT-iPSCs) provide novel resources to elucidate the regulatory
mechanism of MeCP2. Previously, we obtained clones of female RTT-iPSCs that
express either wild-type or mutant MECP2 due to the inactivation of one X
chromosome. Reactivation of the X chromosome also allowed us to have RTTiPSCs that express both wild-type and mutant MECP2. Using these unique
pluripotent stem cells, we investigated the regulation of gene expression by MeCP2
in pluripotent stem cells by transcriptome analysis. We found that MeCP2 regulates
genes encoding mitochondrial membrane proteins. In addition, loss of function in
MeCP2 results in de-repression of genes on the inactive X chromosome.
Furthermore, we showed that each mutation in MECP2 affects a partly different set
of genes. These studies suggest that fundamental cellular physiology is affected by
mutations in MECP2 from early development, and that a therapeutic approach
targeting to unique forms of mutant MeCP2 is needed.
Curr Opin Neurobiol. 2012 Oct;22(5):785-90. doi: 10.1016/j.conb.2012.04.004.
Epub 2012 Jun 19.
Modeling neurodevelopmental disorders using human neurons.
Chailangkarn T1, Acab A, Muotri AR.
The cellular and molecular mechanisms of neurodevelopmental conditions such as
autism spectrum disorders have been studied intensively for decades. The
unavailability of live patient neurons for research, however, has represented a
major obstacle in the elucidation of the disease etiologies. Recently, the
development of induced pluripotent stem cell (iPSC) technology allows for the
generation of human neurons from somatic cells of patients. We review ongoing
studies using iPSCs as an approach to model neurodevelopmental disorders, the
promise and caveats of this technique and its potential for drug screening. The
reproducible findings of relevant phenotypes in Rett syndrome iPSC-derived
neurons suggest that iPSC technology offers a novel and unique opportunity for the
understanding of and the development of therapeutics for other autism spectrum
disorders.
Mol Psychiatry. 2012 Dec;17(12):1261-71. doi: 10.1038/mp.2011.180. Epub 2012
Jan 10.
Rett syndrome induced pluripotent stem cell-derived neurons reveal novel
neurophysiological alterations.
Farra N1, Zhang WB, Pasceri P, Eubanks JH, Salter MW, Ellis J.
Rett syndrome (RTT) is a neurodevelopmental autism spectrum disorder caused by
mutations in the methyl-CpG-binding protein 2 (MECP2) gene. Here, we describe
the first characterization and neuronal differentiation of induced pluripotent stem
(iPS) cells derived from Mecp2-deficient mice. Fully reprogrammed wild-type (WT)
and heterozygous female iPS cells express endogenous pluripotency markers,
reactivate the X-chromosome and differentiate into the three germ layers. We
directed iPS cells to produce glutamatergic neurons, which generated action
potentials and formed functional excitatory synapses. iPS cell-derived neurons from
heterozygous Mecp2(308) mice showed defects in the generation of evoked action
potentials and glutamatergic synaptic transmission, as previously reported in brain
slices. Further, we examined electrophysiology features not yet studied with the
RTT iPS cell system and discovered that MeCP2-deficient neurons fired fewer
action potentials, and displayed decreased action potential amplitude, diminished
peak inward currents and higher input resistance relative to WT iPS-derived
neurons. Deficiencies in action potential firing and inward currents suggest that
disturbed Na(+) channel function may contribute to the dysfunctional RTT neuronal
network. These phenotypes were additionally confirmed in neurons derived from
independent WT and hemizygous mutant iPS cell lines, indicating that these
reproducible deficits are attributable to MeCP2 deficiency. Taken together, these
results demonstrate that neuronally differentiated MeCP2-deficient iPS cells
recapitulate deficits observed previously in primary neurons, and these identified
phenotypes further illustrate the requirement of MeCP2 in neuronal development
and/or in the maintenance of normal function. By validating the use of iPS cells to
delineate mechanisms underlying RTT pathogenesis, we identify deficiencies that
can be targeted for in vitro translational screens.
PLoS One. 2011;6(9):e25255. doi: 10.1371/journal.pone.0025255. Epub 2011 Sep
26.
Isogenic pairs of wild type and mutant induced pluripotent stem cell (iPSC) lines
from Rett syndrome patients as in vitro disease model.
Ananiev G1, Williams EC, Li H, Chang Q.
Rett syndrome (RTT) is an autism spectrum developmental disorder caused by
mutations in the X-linked methyl-CpG binding protein 2 (MECP2) gene. Excellent
RTT mouse models have been created to study the disease mechanisms, leading
to many important findings with potential therapeutic implications. These include the
identification of many MeCP2 target genes, better understanding of the
neurobiological consequences of the loss- or mis-function of MeCP2, and drug
testing in RTT mice and clinical trials in human RTT patients. However, because of
potential differences in the underlying biology between humans and common
research animals, there is a need to establish cell culture-based human models for
studying disease mechanisms to validate and expand the knowledge acquired in
animal models. Taking advantage of the nonrandom pattern of X chromosome
inactivation in female induced pluripotent stem cells (iPSC), we have generated
isogenic pairs of wild type and mutant iPSC lines from several female RTT patients
with common and rare RTT mutations. R294X (arginine 294 to stop codon) is a
common mutation carried by 5-6% of RTT patients. iPSCs carrying the R294X
mutation has not been studied. We differentiated three R294X iPSC lines and their
isogenic wild type control iPSC into neurons with high efficiency and consistency,
and observed characteristic RTT pathology in R294X neurons. These isogenic
iPSC lines provide unique resources to the RTT research community for studying
disease pathology, screening for novel drugs, and testing toxicology.
Stem Cell Res Ther. 2011 Sep 21;2(5):37. doi: 10.1186/scrt78.
Induced pluripotent stem cells in the study of neurological diseases.
Saporta MA1, Grskovic M, Dimos JT.
Five years after their initial derivation from mouse somatic cells, induced pluripotent
stem (iPS) cells are an important tool for the study of neurological diseases. By
offering an unlimited source of patient-specific disease-relevant neuronal and glial
cells, iPS cell-based disease models hold enormous promise for identification of
disease mechanisms, discovery of molecular targets and development of
phenotypic screens for drug discovery. The present review focuses on the recent
advancements in modeling neurological disorders, including the demonstration of
disease-specific phenotypes in iPS cell-derived neurons generated from patients
with spinal muscular atrophy, familial dysautonomia, Rett syndrome, schizophrenia
and Parkinson disease. The ability of this approach to detect treatment effects from
known therapeutic compounds has also been demonstrated, providing proof of
principle for the use of iPS cell-derived cells in drug discovery.
SOSTANZE D’ABUSO
Oltre che per la Sindrome di Rett, l’Università dell’Insubria, ha come campo di ricerca le
sostanze d’abuso.
Nel dibattito tenutosi il giorno 15 aprile 2014, l’Università era infatti rappresentata dalla
prof. Daniela Parolaro, una specialista di sostanze d’abuso.
Per chiarire i motivi che rendono la sperimentazione animale assolutamente da superare
abbiamo preparato il seguente scritto effettuato sotto forma di domande/risposte per
facilitarne la comprensione anche ai non addetti ai lavori.
Domanda: qual è l’organo bersaglio delle sostanze d’abuso?
Risposta; il cervello umano. L’organo che più presenta differenze al variare delle specie
animali.
Domanda: cosa dice la legge che regolamenta la sperimentazione animali a
proposito di queste sostanze?
Risposta: Il DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 26, in attuazione della direttiva
2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. (14G00036)
(GU n.61 del 14-3-2014) Vigente al: 29-3-2014, all’articolo 5, comma 2, punto e, recita:
Art. 5 Finalita' delle procedure
2. Non possono essere autorizzate le procedure:
e) per le ricerche sulle sostanze d'abuso;
Domanda: ma quindi è vietato usare animali per testare sostanze d’abuso?
Risposta: purtroppo no perché la stessa legge, all’articolo 42, comma 1, recita che il
divieto scatterà l’1 gennaio 2017.
Domanda: ma siamo sicuri che questo divieto entrerà in vigore?
Risposta: purtroppo no, anzi, se non interverrà il mondo antivivisezionista sicuramente
sposteranno questa scadenza. In quanto il divieto di usare animali per testare le sostanze
d’abuso scatterà SOLO se il centro di referenza delle alternative, l’Istituto zooprofilattico
sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna … troverà le alternative entro il 30
giugno 2016 (articolo 42, comma 2). Il problema è che gli Istituti zooprofilattici sono nati
per tutt’altro motivo e non hanno l’esperienza e la “storia” per svolgere il ruolo di massimi
esperti nazionali sulle alternative.
Domanda: gli esperimenti su animali permettono di ottenere risultati estrapolabili
all’uomo in questo campo?
Risposta: riportiamo una dichiarazione della prof. Parolaro: “Nonostante l’utilizzo crescente
di cannabis tra gli adolescenti, gli studi sperimentali su roditori che si focalizzano sugli
effetti a lungo termine dell’esposizione adolescenziale ai cannabinoidi relativamente a
comportamenti psicotici sono molto scarsi. I modelli sperimentali al momento disponibili
soffrono di parecchie limitazioni e spesso rappresentano solo certi aspetti della patologia,
rendendo difficile traslare i risultati alla condizione umana. (Despite the increasing use of
cannabis among adolescents, experimental studies focused on long-lasting effects of
adolescent cannabinoid exposure on psychosisrelated behaviours in adult rodents are
very scarce. The experimental models currently available suffer several limitations and
often represent only certain aspects of the pathology, making it difficult to translate the
findings to the human condition - Adolescent cannabis consumption and schizophrenia:
epidemiological and experimental evidences. Adicciones. 2010;22(3):185-9.]
Domanda: che animali si usano per compiere studi a lungo termine.
Risposta: Oltre il 90% sono roditori, animali che vivono solo pochi anni (2-3 anni
mediamente). Altra testimonianza dell’assurdità di usare un modello animale per studiare
l’uomo.
Domanda: esistono altri modi per studiare gli effetti delle sostanze d’abuso sul
cervello umano.
Risposta: si, ecco alcuni esempi.
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Neuropsicologia: Lo studio dei danni manifestatisi in pazienti che avevano subito
gravi lesioni cerebrali ha permesso di individuare aree specializzate in determinate
funzioni e di disegnarne una vera e propria mappa.
Neuroimmagini: comprendono le varie tecniche di visualizzazione cerebrale.
L’elettrofisiologia consente lo studio dell’attività elettrica dei neuroni, ad esempio,
attraverso l’elettroencefalografia (EEG).
L’emodinamica cerebrale indaga il flusso sanguigno e l’attività metabolica delle
varie aree del cervello, ad esempio grazie alla Risonanza Magnetica funzionale
(fMRi) e la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), una metodica che,
basandosi sull’impiego di determinati traccianti radioattivi, consente di ottenere
dettagliate informazioni sui processi metabolico-funzionali dell’organismo. E’ usata
molto nelle ricerche cardiologiche e neurologiche.
E’ ormai noto che la tossicodipendenza è una malattia del cervello che
compromette le sue strutture e le sue funzioni. Questa acquisizione è stata
possibile grazie all’impiego di tecniche di imaging (delle speciali radiografie in grado
di esplorare e fotografare le strutture cerebrali ma anche il loro funzionamento) che
hanno permesso di mettere a confronto il cervello di persone affette da dipendenza
da sostanze stupefacenti con il cervello di persone sane e di comprendere quali
sono i mutamenti che potrebbero determinare comportamenti socio-patologici che
portano al continuo consumo della sostanza, nonostante le conseguenze
catastrofiche che questo comporta.
• Gli studi di neuroimmagine hanno iniziato ad indagare le conseguenze sul cervello
derivanti dall’uso di sostanze, studiando il volume, la forma, l’integrità del cervello
(neuroimaging strutturale) ed il suo funzionamento (neuroimaging funzionale) nei
consumatori di droga. Gli studi funzionali possono indagare gli effetti acuti dopo
l’assunzione delle diverse sostanze e quelli cronici dopo un periodo di astinenza.
Poiché alcune alterazioni possono persistere per parecchio tempo dopo
l’assunzione della sostanza, gli effetti cronici possono diventare anche permanenti
e compromettere definitivamente la corretta funzionalità cerebrale.
[Cervello, mente e droghe - Struttura, funzionamento e alterazioni droga-correlate
Dipartimento politiche antidroga (Presidenza del consiglio dei Ministri)
Ministero dell’istruzione, università e della ricerca]
• Con la tecnica SPECT - Single Photon Emission Computed Tomography - in cui si
utilizzano isotopi ad emissione di raggi gamma, è stato possibile visualizzare la
distribuzione del tracciante radioattivo e studiare così il metabolismo cerebrale di
due soggetti dipendenti da marijuana e di un soggetto sano che non ne fa uso
(ricostruzioni SPECT in sezione assiale). Nei consumatori di cannabis si osserva
una progressiva diminuzione del flusso sanguigno nella corteccia prefrontale e nella
porzione posteriore dei lobi temporali bilateralmente.
[Amen, D. G. & Waugh, M. High resolution brain SPECT imaging of marijuana
smokers with AD/HD. Journal of Psychoactive Drugs;30,1998 209-14].
• Rappresentazione del grado di spessore della corteccia cerebrale dell’emisfero
sinistro in adolescenti che fanno uso di cannabis rispetto a coloro che non la usano.
La scala colorimetrica a destra delle immagini indica, in millimetri, lo spessore nelle
diverse aree. Le zone blu corrispondono alle aree cerebrali con più ridotto spessore
(aree temporo-mesiali e corteccia cingolata anteriore, indicate dalla freccia). La
perdita di tessuto corticale in queste aree è causa di deficit nelle capacità di
attenzione, di memorizzazione e di apprendimento.
[Serpelloni G., Gomma M., Rimondo C. (a cura di) (2011) Diagnosi e intervento
precoce dell’uso di sostanze nei minori mediante counseling motivazionale, drug
test e supporto educativo alla famiglia: metodi e razionale].
Domanda: ma dove si trovano roditori con problemi psicologici in modo da studiare
gli effetti sulla psiche delle droghe?
Risposta: si creano con esperimenti grezzi e grotteschi che pretenderebbero di simulare
un disturbo negli animali paragonabile alla complessità della psiche umana.
Lasciamo la parola sempre alla prof. Parolaro: “The anxiolytic-like effects were tested by
using the elevated plus maze, in rats. The antidepressant-like effect was estimated
through the forced swim (rats) and the tail suspension (mice) test. [British Journal of
Pharmacology (2009), 157, 844–853 Potential anxiolytic- and antidepressant-like effects
of salvinorin A, the main active ingredient of Salvia divinorum, in rodents] e riportiamo le
immagini dei loro esperimenti per i non addetti ai lavori.
Elevated plus maze
Force swimming
Tail suspension
Le immagini sono in bianco e nero in quanto questi esperimenti risalgono a periodi
tecnologicamente antiquati ma, nonostante questo, vengono ancora utilizzati.
Domanda: ma non è che magari si studia su animali per trovare cure alla
tossicodipendenza?
Risposta: La tossicodipendenza è già prevedibile, curabile e guaribile ma non è
esclusivamente un problema ti tipo farmacologico
“Attraverso studi clinici e tecniche di imaging è stato dimostrato che la tossicodipendenza
può essere curata e che può esservi un parziale recupero dei cambiamenti cerebrali
prodotti dal consumo protratto di sostanze. Lo studio sotto riportato mostra il cervello di un
consumatore di metanfetamine dopo un mese di astinenza, quello di un consumatore
dopo 14 mesi di astinenza senza ricadute e quello di un soggetto sano di controllo. Il
recupero è nettamente visibile. Il cervello del soggetto con 14 mesi di astinenza è simile a
quello del soggetto sano di controllo … omissis … Ogni individuo infatti risponde in
maniera differente ai trattamenti ed è importante comprendere quale sia quello più
appropriato per quel soggetto in base alle sue caratteristiche cliniche, socio-ambientali,
neuropsichiche o alle sue decisioni e al grado di controllo comportamentale e
motivazionale”.
[Cervello, mente e droghe - Struttura, funzionamento e alterazioni droga-correlate
Dipartimento politiche antidroga (Presidenza del consiglio dei Ministri)
Ministero dell’istruzione, università e della ricerca].
Domanda: ma non è che magari si studia su animali per vedere effetti terapeutici
della cannabis?
Risposta: E’ quello che sostengono i ricercatori dell’Università dell’Insubria che, tramite le
parole della prof. Parolaro dichiara che i cannabinoidi potrebbero aiutare nel trattamento di
alcune forme di tumore.
[The therapy of gliomas, the most frequent class of malignant primary brain tumors and
one of the most aggressive forms of cancer characterized by high invasiveness, a high
proliferation rate and rich neovascularization, could benefit from the use of cannabinoids,
the active compounds of Cannabis sativa, and their synthetic derivatives … Since
cannabinoids kill tumor cells without toxicity on their non transformed counterparts,
probably modulating the cell survival/cell death pathways differently, they can represent a
class of new potential anticancer drugs. Cancers 2010, 2, 1013-1026;
doi:10.3390/cancers2021013 Molecular Mechanisms Involved in the Antitumor Activity of
Cannabinoids on Gliomas: Role for Oxidative Stress[
Domanda: Ma quindi la cannabis fa bene?
Risposta: Dipende da chi ti finanzia. Trovando le giuste condizioni sperimentali con
l’utilizzo di animali si può sostenere qualsiasi ipotesi.
Ad esempio sempre l’Università dell’Insubria, tramite la prof. Parolaro, quando viene
finanziata dal Dipartimento delle Politiche Antidroga, sostiene invece che la droga fa male.
[This study tested whether long-lasting interference by cannabinoids with the developing
endogenous cannabinoid system during adolescence caused persistent behavioral
alterations in adult rats. Neuropsychopharmacology (2008) 33, 2760–2771;
doi:10.1038/sj.npp.1301664; published online 2 January 2008. This work was supported
by Dipartimento delle Politiche Antidroga 2006]
L’osservazione sull’uomo mette fortemente in dubbio quanto affermano i ricercatori
dell’Insubria.
“Fumare marijuana può favorire anche l’insorgere di un cancro del tratto
respiratorio e dei polmoni. Uno studio comparato su 173 pazienti con cancro e
176 individui sani, ha fortemente evidenziato che fumare marijuana incrementa la
probabilità di sviluppare il cancro; più si fuma marijuana più aumenta questa possibilità.
Un’analisi statistica dei dati ha indicato che fumare marijuana raddoppia o triplica il rischio
della comparsa di queste forme di cancro. La marijuana favorisce potenzialmente lo
sviluppo del cancro ai polmoni e in altre parti del tratto respiratorio perché contiene agenti
irritanti e cancerogeni … omissis … Questi fatti suggeriscono che, a parità di sigarette, il
fumatore di marijuana è più soggetto al rischio di un cancro rispetto al fumatore di solo
tabacco. Ci possono essere effetti avversi per la salute provocati da marijuana dovuti al
fatto che il THC danneggia la capacità del sistema immunitario di combattere le malattie
infettive e il cancro.
Uno studio ha indicato che il rischio che una persona subisca un infarto cardiaco entro la
prima ora dopo aver fumato marijuana è quattro volte più alto del rischio normale per quel
soggetto. I ricercatori hanno ipotizzato che questo può essere in parte dovuto al fatto che
la marijuana alza la pressione sanguigna e il battito cardiaco e riduce la capacità del
sangue di distribuire ossigeno”.
[MARIJUANA National Institute on Drug Abuse – USA - Dipartimento delle Dipendenze
www. dronet.org - 2008]
Domanda: Ma quindi la cannabis fa male?
Risposta: Dipende da chi ti finanzia. Trovando le giuste condizioni sperimentali con
l’utilizzo di animali si può sostenere qualsiasi ipotesi.
Ad esempio sempre l’Università dell’Insubria, tramite la prof. Parolaro, quando viene
finanziata dalla GW Pharmaceuticals [che ha farmaci a base di cannabinoidi] sostiene
invece che la droga fa bene.
[British Journal of Pharmacology (2010), 160, 677–687 The plant cannabinoid D9tetrahydrocannabivarin can decrease signs of inflammation and inflammatory pain in
mice7- Funding from GW Pharmaceuticals].
Domanda: ma è corretto che si usino finanziamenti pubblici e istituti pubblici per
aiutare una società privata che usa farmaci a base di cannabinoidi?
Risposta: A nostro parere NO. Tra l’altro la GW Pharmaceuticals nel 2011 ha fatto una
partnership con la più famosa Bayer che, durante la seconda guerra mondiale, con il
nome di IG Farben, schiavizzava prigionieri dei campi di concentramento di Mauthausen
per produrre il gas utilizzato nelle camere a gas di Auschwitz e altri campi di sterminio.
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