24 gennaio 2015 – Corteo a Busto Arsizio ASSOCIAZIONE ANIMALISTI ONLUS Un metodo arcaico come la vivisezione può sopravvivere solo nascosto. INSUBRIA: SPRECO DI SOLDI PUBBLICI PER LA SUPERATA VIVISEZIONE Soldi degli italiani, soldi nostri, verranno impiegati per la creazione di un nuovo stabulario all’Università dell’Insubria. Uno stabulario è un luogo dove gli animali: - vengono tenuti in gabbie che non rispettano le loro necessità etologiche - vengono vivisezionati o studiati per esperimenti arcaici e superati - vengono smaltiti come rifiuti senza aver dato nessun contributo valido alla ricerca di nuove cure o terapie. Il 15 aprile 2014, in occasione del dibattito organizzato dalla nostra Associazione Animalisti, abbiamo pubblicamente chiesto all’Università di fornire i documenti relativi ai loro esperimenti per suggerire alternative tecnologicamente avanzate più utili per i malati e per la ricerca. Non ci hanno fornito i dati. Abbiamo presentato formale richiesta al Comune di Busto Arsizio in data 19 giugno 2014 ed il Sindaco ha risposto, in data 24 settembre 2014, chiedendoci di modificare la richiesta rendendola più specifica. Abbiamo ripresentato una formale richiesta ancora più specifica in data 05 novembre 2014, il Sindaco e le istituzioni sono spariti nonostante la nostra richiesta riguardasse (e riguarda) atti pubblici per esperimenti pagati con soldi pubblici in strutture finanziate con soldi pubblici. Abbiamo di conseguenza svolto una nostra ricerca indipendente e abbiamo scoperto il perché di tanta segretezza e reticenza. “Un metodo arcaico come la vivisezione può sopravvivere solo nascosto”. La dimostrazione di tale affermazione si potrà evincere nelle pagine seguenti, dove presentiamo un approfondimento sulla Sindrome di Rett e uno sulle sostanze d’abuso. SINDROME DI RETT – NECESSITA’ DI NUOVI APPROCCI SENZA ANIMALI 1) 2) 3) 4) 5) 6) Cos’è la Sindrome di Rett Il modello animale Causa della malattia Fallimento dei modelli di rilevanza animale Modelli di rilevanza umana Appendice – Abstract di pubblicazioni scientifiche In data 15 aprile 2014, in occasione del dibattito tenutosi a Busto Arsizio, tra l’Associazione Animalisti e l’Università Insubria, abbiamo presentato le criticità del modello animale e le potenzialità che la tecnologia avanzata offre per la ricerca relativamente alla Sindrome di Rett. Purtroppo in tale occasione non ci è stato permesso di presentare dati e ricerche se non in forma di “chiacchierata” e approfittiamo di questo dossier per mostrare come le informazioni che abbiamo riportato sono scientificamente dimostrabili e come anche la nostra controparte, l’università dell’Insubria, che le aveva negate … le ammette invece candidamente in ambito scientifico. Questo è un ulteriore motivo ad utilizzare i soldi pubblici, previsti per il nuovo stabulario, per finanziare la ricerca tecnologicamente avanzata e non più l’arretrata sperimentazione su animali o vivisezione. Ricordiamo inoltre, che il Sindaco dott. Farioli, ha promesso di donare all’Associazione Animalisti un luogo idoneo per poter studiare alternative scientifiche per la ricerca senza l’uso di animali. Non abbiamo ancora ricevuto informazioni in merito. 1) Cos’è la Sindrome di Rett “La sindrome di Rett (RTT) è una rara patologia neurologica dello sviluppo, che colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile. La malattia congenita interessa il sistema nervoso centrale, ed è una delle cause più diffuse di grave o gravissimo deficit cognitivo. La patologia si manifesta generalmente dopo i primi 618 mesi di vita con la perdita della motricità, delle capacità manuali, dell’interesse all’interazione sociale. L’incidenza della malattia tra le ragazze di 12 anni è stimata di 1 su 9.000; nella popolazione generale la stima si abbassa a 1 soggetto su 30.000 … omissis … La sindrome sembra essere causata dalla mutazione del gene MECP2 (methyl CpG-binding protein 2), localizzato sul cromosoma X”. http://www.osservatoriomalattierare.it/sindrome-di-rett-che-cose 2) Il modello animale “Il più dellle volte il modello usato nei laboratori di ricerca è il topo … omissis … Per la Sindrome di Rett, ed altre malattie causate dalle mutazioni Mecp2, sono disponibili vari modelli murini, che rappresentano il meglio che si possa usare nei laboratori di ricerca, anche se, nonostante la loro alta percentuale di riscontri, essi non sono in grado di fornire risposte alla totalità delle richieste. Il fatto è che, ad un certo punto, si rivelano indispensabili gli studi sull’uomo, i cosiddetti “clinical trial”. http://www.airett.it/iniziative/trattamento-farmacologico-della-sindrome-di-rettmodelli-animali 3) Causa della malattia Il fatto che vengano usati topi geneticamente manipolati con mutazioni del gene Mecp2 è dovuto al fatto che un rilevante numero d’individui afflitti da questa patologia presenta la mutazione di quel gene. Ma non tutti, esistono infatti persone che presentano la mutazione del gene ma NON la Sindrome di Rett e persone che NON presentano la mutazione del gene ma presentano la Sindrome di Rett. Questo è confermato anche dall’Università dell’Insubria, nelle parole della prof. Landsberger in un progetto finanziato da Telethon con 205.775 euro (TTNumber: GGP05119. Ricercatore titolare NICOLETTA LANDSBERGER http://www.telethon.it/ricerca-progetti/ricercatori-finanziati/nicoletta-landsberger) “Al momento attuale, circa l’85% di tutti i pazienti a cui è stata diagnosticata la RTT è risultato positivo anche all’esame sulla mutazione del MECP2. Questo non significa che il rimanente 15% non abbia la RTT. Anche se risultare positivo ad una mutazione conferma la diagnosi, l’esame non è un requisito. È possibile che delle mutazioni si avverino in un’area del gene MECP2 la cui sequenza non è stata ancora studiata, o forse altri geni contribuiscono alla RTT”. http://www.airett.it/faq-‐rett Questo vuol dire che, oltre alle differenze tra specie tra topo e uomo, oltre alle differenti malattie che colpiscono topo e uomo, in questo caso stanno utilizzando un numero non quantificato di animali geneticamente manipolati senza avere neanche la certezza di aver capito la causa. Anzi, è esattamente il contrario, all’Università dell’Insubria non solo non hanno la certezza di aver capito la causa ma hanno la certezza di non conoscerla. “Siamo i ragazzi del laboratorio di epigenetica dell’Università dell’Insubria … omissis …. Per la sindrome di Rett la sperimentazione animale non serve nemmeno a testare una cura, ma a cercare di comprendere il perché ci si ammala: se non si conoscono le cause di questa malattia, è impossibile pensare a una cura” http://www3.varesenews.it/insubria_uni/sperimentazione-‐animale-‐i-‐ricercatori-‐dell-‐ insubria-‐non-‐torturiamo-‐animali-‐284603.html Non conoscono la causa della malattia nell’uomo e studiano su specie animali diverse che si ammalano di diverse malattie innestando geneticamente una malattia che non è corrispondente a quella umana. 4) Fallimento dei modelli di rilevanza animale Dato che nei topi la Sindrome di Rett è una malattia indotta e non spontanea … è stata già curata da 7 anni senza che questo abbia portato ad alcun beneficio per l’uomo (http://www.sciencemag.org/content/315/5815/1143). Quindi, dato che hanno sempre studiato sui topi, se sei un topo e hai la Sindrome di Rett … l’Università dell’Insubria ti sa curare. Se sei un uomo, no. (http://www.autismspeaks.org/science/science-news/gene-therapy-reverses-rettsyndrome-animal-model) Secondo alcuni autori sperimentare sui topi porta a ottenere informazioni che non si sa se siano giuste o meno nell’uomo [However, it is not clear whether this is also true for human RTT astrocytes - Mutant astrocytes differentiated from Rett syndrome patients-specific iPSCs have adverse effects on wild-type neurons. Williams EC1, Zhong X, Mohamed A, Li R, Liu Y, Dong Q, Ananiev GE, Mok JC, Lin BR, Lu J, Chiao C, Cherney R, Li H, Zhang SC, Chang Q. Hum Mol Genet. 2014 Jun 1;23(11):2968-80. doi: 10.1093/hmg/ddu008. Epub 2014 Jan 12.] Anche secondo autori che sono a favore della sperimentazione animale, gli esperimenti su topi per lo studio della Sindrome di Rett sono ormai da superare a causa delle differenze biologiche tra topi e uomini [However, because of potential differences in the underlying biology between humans and common research animals, there is a need to establish cell culture-based human models for studying disease mechanisms to validate and expand the knowledge acquired in animal modelsIsogenic pairs of wild type and mutant induced pluripotent stem cell (iPSC) lines from Rett syndrome patients as in vitro disease model.Ananiev G1, Williams EC, Li H, Chang Q. PLoS One. 2011;6(9):e25255. doi: 10.1371/journal.pone.0025255. Epub 2011 Sep 26]. Nonostante sia stato negato dall’Università dell’Insubria durante il suddetto dibattito, il modello animale è talmente inutile che sperimentazioni su bambine affette da Sindrome di Rett vengono effettuate anche in presenza di effetti tossici nei topi. (“A second study, also presented Sunday, shows that a different form of the same drug is harmful to mice at high doses … omissis … Researchers at Children’s Hospital Boston are conducting a clinical trial of insulin-like growth factor 1 (IGF-1) for treating Rett syndrome. http://sfari.org/news-and-opinion/conference-news/2012/society-for-neuroscience2012/mouse-studies-point-out-limits-of-rett-syndrome-treatment) 5) Modelli di rilevanza umana Durante il dibattito del 15 aprile 2014 il dr. Tettamanti ha più volte spiegato che esistono alternative al modello murino basate sull’utilizzo di cellule staminali umane pluripotenti ma la controparte chiamata dall’Università dell’Insubria ha più volte affermato che non esistano e l’utilizzo di animali sia assolutamente indispensabile. Eccole nel seguito “I meccanismi della malattia restano in gran parte sconosciuti. Per stabilire un modello cellulare umano che ci aiutasse a chiarire i meccanismi molecolari della Rett abbiamo utilizzato un nuovo procedimento, detto riprogrammazione genetica, che permette di derivare cellule staminali pluripotenti, le iPSCs (induced Pluripotent Stem Cells), direttamente da cellule della pelle dei pazienti. Le iPSCs hanno potenzialità paragonabili alle cellule staminali embrionali e come queste possono essere cresciute in vitro per lungo tempo e essere indotte a differenziare in diversi tipi di cellule mature, tra cui i neuroni. Rappresentano quindi il modello ideale per studiare i meccanismi della malattia direttamente sulle cellule nervose.” (http://www.airett.it/print/1360). In appendice riportiamo una serie di abstract di lavori scientifici internazionali che, anche quando gli autori sono indubbiamente a favore della sperimentazione animale in generale o nello specifico negli studi sulla Sindrome di Rett, trovano necessario superarla e avviarsi verso l’utilizzo di cellule staminali pluripotenti. Ma anche in Italia ci si è ormai avviati verso la sostituzione del modello animale verso le staminali umane. In un lavoro di dottorato dell’Università di Siena, favorevole all’uso di animali, si specifica che, data la complessità del cervello umano, i modelli animali appaiono limitati e quindi c’è la necessità di modelli di rilevanza umana (considering the high complexity of the human brain, these models appear limitative so that the need of an human neural model comes out - Roberta De Filippis - FOXG1 and Rett Syndrome: functional characterization and set-up of an in vitro human cellular model- University of Siena. Ph.D in Medical Genetics). In questo modo non solo sarà possibile passare dalla specie topo alla specie uomo ma addirittura sarà possibile studiare le problematiche del singolo paziente (This approach gives the opportunity to obtain in vitro affected neurons from a specific individual bypassing all legal and ethic limitations. Moreover, this approach open the way to patient-specific drug screening since obtained cells are genetically identical to the patient from whom they have been generated. - Roberta De Filippis - FOXG1 and Rett Syndrome: functional characterization and set-up of an in vitro human cellular model- University of Siena. Ph.D in Medical Genetics). Quello che invece a sorpreso tutti è stato scoprire che anche l’Università dell’Insubria non solo conosce queste tecnologie e, per onestà, avrebbe dovuto dirlo pubblicamente anche per rispetto dei familiari delle bambine malate di Sindrome di Rett, ma è intenzionata a considerarle in futuro (in the future it might be interesting to probe our approach to experimental data obtained from patients’ post-mortem samples and iPS cells - Rett syndrome and the urge of novel approaches to study MeCP2 functions and mechanisms of action. Francesco Bedognia, Riccardo L. Rossic, Francesco Gallia, Clementina Cobolli Giglia, Anna Gandaglia, Charlotte Kilstrup-Nielsenb, Nicoletta Landsberger. Neurosci Biobehav Rev. 2014 Mar 2. pii: S0149-7634(14)00022-0. doi: 10.1016/j.neubiorev.2014.01.011. [Epub ahead of print] Review.). Di conseguenza non capiamo il perché, alla luce di tutti i suddetti dati, l’Università dell’Insubria voglia utilizzare soldi pubblici per uno stabulario per animali a favore di una tecnologia superata anche a detta dei suoi stessi sostenitori. 1) Appendice – Abstract di pubblicazioni scientifiche Hum Mol Genet. 2014 Jun 1;23(11):2968-80. doi: 10.1093/hmg/ddu008. Epub 2014 Jan 12. Mutant astrocytes differentiated from Rett syndrome patients-specific iPSCs have adverse effects on wild-type neurons. Williams EC1, Zhong X, Mohamed A, Li R, Liu Y, Dong Q, Ananiev GE, Mok JC, Lin BR, Lu J, Chiao C, Cherney R, Li H, Zhang SC, Chang Q. The disease mechanism of Rett syndrome (RTT) is not well understood. Studies in RTT mouse models have suggested a non-cell-autonomous role for astrocytes in RTT pathogenesis. However, it is not clear whether this is also true for human RTT astrocytes. To establish an in vitro human RTT model, we previously generated isogenic induced pluripotent stem cell (iPSC) lines from several RTT patients carrying different disease-causing mutations. Here, we show that these RTT iPSC lines can be efficiently differentiated into astroglial progenitors and glial fibrillary acidic protein-expressing (GFAP(+)) astrocytes that maintain isogenic status, that mutant RTT astrocytes carrying three different RTT mutations and their conditioned media have adverse effects on the morphology and function of wild-type neurons and that the glial effect on neuronal morphology is independent of the intrinsic neuronal deficit in mutant neurons. Moreover, we show that both insulin-like growth factor 1 (IGF-1) and GPE (a peptide containing the first 3 amino acids of IGF-1) are able to partially rescue the neuronal deficits caused by mutant RTT astrocytes. Our findings confirm the critical glial contribution to RTT pathology, reveal potential cellular targets of IGF-1 therapy and further validate patient-specific iPSCs and their derivatives as valuable tools to study RTT disease mechanism. PMID: 24419315 [PubMed - in process] PMCID: PMC4014193 [Available on 2015/6/1] J Cell Biochem. 2013 Nov;114(11):2446-53. doi: 10.1002/jcb.24597. Investigation of Rett syndrome using pluripotent stem cells. Dajani R1, Koo SE, Sullivan GJ, Park IH. Rett syndrome (RTT) is one of most prevalent female neurodevelopmental disorders. De novo mutations in X-linked MECP2 are mostly responsible for RTT. Since the identification of MeCP2 as the underlying cause of RTT, murine models have contributed to understanding the pathophysiology of RTT and function of MeCP2. Reprogramming is a procedure to produce induced pluripotent stem cells (iPSCs) by overexpression of four transcription factors. iPSCs obtain similar features as embryonic stem cells and are capable of self-renewing and differentiating into cells of all three layers. iPSCs have been utilized in modeling human diseases in vitro. Neurons differentiated from RTT-iPSCs showed the recapitulation of RTT phenotypes. Despite the early success, genetic and epigenetic instability upon reprogramming and ensuing maintenance of iPSCs raise concerns in using RTT-iPSCs as an accurate in vitro model. Here, we update the current iPSC-based RTT modeling, and its concerns and challenges. Hum Mol Genet. 2014 Feb 15;23(4):1045-55. doi: 10.1093/hmg/ddt500. Epub 2013 Oct 15. Transcriptional regulation in pluripotent stem cells by methyl CpG-binding protein 2 (MeCP2). Tanaka Y1, Kim KY, Zhong M, Pan X, Weissman SM, Park IH. Rett syndrome (RTT) is one of the most prevalent female mental disorders. De novo mutations in methyl CpG-binding protein 2 (MeCP2) are a major cause of RTT. MeCP2 regulates gene expression as a transcription regulator as well as through long-range chromatin interaction. Because MeCP2 is present on the X chromosome, RTT is manifested in an X-linked dominant manner. Investigation using murine MeCP2 null models and post-mortem human brain tissues has contributed to understanding the molecular and physiological function of MeCP2. In addition, RTT models using human induced pluripotent stem cells derived from RTT patients (RTT-iPSCs) provide novel resources to elucidate the regulatory mechanism of MeCP2. Previously, we obtained clones of female RTT-iPSCs that express either wild-type or mutant MECP2 due to the inactivation of one X chromosome. Reactivation of the X chromosome also allowed us to have RTTiPSCs that express both wild-type and mutant MECP2. Using these unique pluripotent stem cells, we investigated the regulation of gene expression by MeCP2 in pluripotent stem cells by transcriptome analysis. We found that MeCP2 regulates genes encoding mitochondrial membrane proteins. In addition, loss of function in MeCP2 results in de-repression of genes on the inactive X chromosome. Furthermore, we showed that each mutation in MECP2 affects a partly different set of genes. These studies suggest that fundamental cellular physiology is affected by mutations in MECP2 from early development, and that a therapeutic approach targeting to unique forms of mutant MeCP2 is needed. Curr Opin Neurobiol. 2012 Oct;22(5):785-90. doi: 10.1016/j.conb.2012.04.004. Epub 2012 Jun 19. Modeling neurodevelopmental disorders using human neurons. Chailangkarn T1, Acab A, Muotri AR. The cellular and molecular mechanisms of neurodevelopmental conditions such as autism spectrum disorders have been studied intensively for decades. The unavailability of live patient neurons for research, however, has represented a major obstacle in the elucidation of the disease etiologies. Recently, the development of induced pluripotent stem cell (iPSC) technology allows for the generation of human neurons from somatic cells of patients. We review ongoing studies using iPSCs as an approach to model neurodevelopmental disorders, the promise and caveats of this technique and its potential for drug screening. The reproducible findings of relevant phenotypes in Rett syndrome iPSC-derived neurons suggest that iPSC technology offers a novel and unique opportunity for the understanding of and the development of therapeutics for other autism spectrum disorders. Mol Psychiatry. 2012 Dec;17(12):1261-71. doi: 10.1038/mp.2011.180. Epub 2012 Jan 10. Rett syndrome induced pluripotent stem cell-derived neurons reveal novel neurophysiological alterations. Farra N1, Zhang WB, Pasceri P, Eubanks JH, Salter MW, Ellis J. Rett syndrome (RTT) is a neurodevelopmental autism spectrum disorder caused by mutations in the methyl-CpG-binding protein 2 (MECP2) gene. Here, we describe the first characterization and neuronal differentiation of induced pluripotent stem (iPS) cells derived from Mecp2-deficient mice. Fully reprogrammed wild-type (WT) and heterozygous female iPS cells express endogenous pluripotency markers, reactivate the X-chromosome and differentiate into the three germ layers. We directed iPS cells to produce glutamatergic neurons, which generated action potentials and formed functional excitatory synapses. iPS cell-derived neurons from heterozygous Mecp2(308) mice showed defects in the generation of evoked action potentials and glutamatergic synaptic transmission, as previously reported in brain slices. Further, we examined electrophysiology features not yet studied with the RTT iPS cell system and discovered that MeCP2-deficient neurons fired fewer action potentials, and displayed decreased action potential amplitude, diminished peak inward currents and higher input resistance relative to WT iPS-derived neurons. Deficiencies in action potential firing and inward currents suggest that disturbed Na(+) channel function may contribute to the dysfunctional RTT neuronal network. These phenotypes were additionally confirmed in neurons derived from independent WT and hemizygous mutant iPS cell lines, indicating that these reproducible deficits are attributable to MeCP2 deficiency. Taken together, these results demonstrate that neuronally differentiated MeCP2-deficient iPS cells recapitulate deficits observed previously in primary neurons, and these identified phenotypes further illustrate the requirement of MeCP2 in neuronal development and/or in the maintenance of normal function. By validating the use of iPS cells to delineate mechanisms underlying RTT pathogenesis, we identify deficiencies that can be targeted for in vitro translational screens. PLoS One. 2011;6(9):e25255. doi: 10.1371/journal.pone.0025255. Epub 2011 Sep 26. Isogenic pairs of wild type and mutant induced pluripotent stem cell (iPSC) lines from Rett syndrome patients as in vitro disease model. Ananiev G1, Williams EC, Li H, Chang Q. Rett syndrome (RTT) is an autism spectrum developmental disorder caused by mutations in the X-linked methyl-CpG binding protein 2 (MECP2) gene. Excellent RTT mouse models have been created to study the disease mechanisms, leading to many important findings with potential therapeutic implications. These include the identification of many MeCP2 target genes, better understanding of the neurobiological consequences of the loss- or mis-function of MeCP2, and drug testing in RTT mice and clinical trials in human RTT patients. However, because of potential differences in the underlying biology between humans and common research animals, there is a need to establish cell culture-based human models for studying disease mechanisms to validate and expand the knowledge acquired in animal models. Taking advantage of the nonrandom pattern of X chromosome inactivation in female induced pluripotent stem cells (iPSC), we have generated isogenic pairs of wild type and mutant iPSC lines from several female RTT patients with common and rare RTT mutations. R294X (arginine 294 to stop codon) is a common mutation carried by 5-6% of RTT patients. iPSCs carrying the R294X mutation has not been studied. We differentiated three R294X iPSC lines and their isogenic wild type control iPSC into neurons with high efficiency and consistency, and observed characteristic RTT pathology in R294X neurons. These isogenic iPSC lines provide unique resources to the RTT research community for studying disease pathology, screening for novel drugs, and testing toxicology. Stem Cell Res Ther. 2011 Sep 21;2(5):37. doi: 10.1186/scrt78. Induced pluripotent stem cells in the study of neurological diseases. Saporta MA1, Grskovic M, Dimos JT. Five years after their initial derivation from mouse somatic cells, induced pluripotent stem (iPS) cells are an important tool for the study of neurological diseases. By offering an unlimited source of patient-specific disease-relevant neuronal and glial cells, iPS cell-based disease models hold enormous promise for identification of disease mechanisms, discovery of molecular targets and development of phenotypic screens for drug discovery. The present review focuses on the recent advancements in modeling neurological disorders, including the demonstration of disease-specific phenotypes in iPS cell-derived neurons generated from patients with spinal muscular atrophy, familial dysautonomia, Rett syndrome, schizophrenia and Parkinson disease. The ability of this approach to detect treatment effects from known therapeutic compounds has also been demonstrated, providing proof of principle for the use of iPS cell-derived cells in drug discovery. SOSTANZE D’ABUSO Oltre che per la Sindrome di Rett, l’Università dell’Insubria, ha come campo di ricerca le sostanze d’abuso. Nel dibattito tenutosi il giorno 15 aprile 2014, l’Università era infatti rappresentata dalla prof. Daniela Parolaro, una specialista di sostanze d’abuso. Per chiarire i motivi che rendono la sperimentazione animale assolutamente da superare abbiamo preparato il seguente scritto effettuato sotto forma di domande/risposte per facilitarne la comprensione anche ai non addetti ai lavori. Domanda: qual è l’organo bersaglio delle sostanze d’abuso? Risposta; il cervello umano. L’organo che più presenta differenze al variare delle specie animali. Domanda: cosa dice la legge che regolamenta la sperimentazione animali a proposito di queste sostanze? Risposta: Il DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 26, in attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. (14G00036) (GU n.61 del 14-3-2014) Vigente al: 29-3-2014, all’articolo 5, comma 2, punto e, recita: Art. 5 Finalita' delle procedure 2. Non possono essere autorizzate le procedure: e) per le ricerche sulle sostanze d'abuso; Domanda: ma quindi è vietato usare animali per testare sostanze d’abuso? Risposta: purtroppo no perché la stessa legge, all’articolo 42, comma 1, recita che il divieto scatterà l’1 gennaio 2017. Domanda: ma siamo sicuri che questo divieto entrerà in vigore? Risposta: purtroppo no, anzi, se non interverrà il mondo antivivisezionista sicuramente sposteranno questa scadenza. In quanto il divieto di usare animali per testare le sostanze d’abuso scatterà SOLO se il centro di referenza delle alternative, l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna … troverà le alternative entro il 30 giugno 2016 (articolo 42, comma 2). Il problema è che gli Istituti zooprofilattici sono nati per tutt’altro motivo e non hanno l’esperienza e la “storia” per svolgere il ruolo di massimi esperti nazionali sulle alternative. Domanda: gli esperimenti su animali permettono di ottenere risultati estrapolabili all’uomo in questo campo? Risposta: riportiamo una dichiarazione della prof. Parolaro: “Nonostante l’utilizzo crescente di cannabis tra gli adolescenti, gli studi sperimentali su roditori che si focalizzano sugli effetti a lungo termine dell’esposizione adolescenziale ai cannabinoidi relativamente a comportamenti psicotici sono molto scarsi. I modelli sperimentali al momento disponibili soffrono di parecchie limitazioni e spesso rappresentano solo certi aspetti della patologia, rendendo difficile traslare i risultati alla condizione umana. (Despite the increasing use of cannabis among adolescents, experimental studies focused on long-lasting effects of adolescent cannabinoid exposure on psychosisrelated behaviours in adult rodents are very scarce. The experimental models currently available suffer several limitations and often represent only certain aspects of the pathology, making it difficult to translate the findings to the human condition - Adolescent cannabis consumption and schizophrenia: epidemiological and experimental evidences. Adicciones. 2010;22(3):185-9.] Domanda: che animali si usano per compiere studi a lungo termine. Risposta: Oltre il 90% sono roditori, animali che vivono solo pochi anni (2-3 anni mediamente). Altra testimonianza dell’assurdità di usare un modello animale per studiare l’uomo. Domanda: esistono altri modi per studiare gli effetti delle sostanze d’abuso sul cervello umano. Risposta: si, ecco alcuni esempi. • • • • • Neuropsicologia: Lo studio dei danni manifestatisi in pazienti che avevano subito gravi lesioni cerebrali ha permesso di individuare aree specializzate in determinate funzioni e di disegnarne una vera e propria mappa. Neuroimmagini: comprendono le varie tecniche di visualizzazione cerebrale. L’elettrofisiologia consente lo studio dell’attività elettrica dei neuroni, ad esempio, attraverso l’elettroencefalografia (EEG). L’emodinamica cerebrale indaga il flusso sanguigno e l’attività metabolica delle varie aree del cervello, ad esempio grazie alla Risonanza Magnetica funzionale (fMRi) e la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), una metodica che, basandosi sull’impiego di determinati traccianti radioattivi, consente di ottenere dettagliate informazioni sui processi metabolico-funzionali dell’organismo. E’ usata molto nelle ricerche cardiologiche e neurologiche. E’ ormai noto che la tossicodipendenza è una malattia del cervello che compromette le sue strutture e le sue funzioni. Questa acquisizione è stata possibile grazie all’impiego di tecniche di imaging (delle speciali radiografie in grado di esplorare e fotografare le strutture cerebrali ma anche il loro funzionamento) che hanno permesso di mettere a confronto il cervello di persone affette da dipendenza da sostanze stupefacenti con il cervello di persone sane e di comprendere quali sono i mutamenti che potrebbero determinare comportamenti socio-patologici che portano al continuo consumo della sostanza, nonostante le conseguenze catastrofiche che questo comporta. • Gli studi di neuroimmagine hanno iniziato ad indagare le conseguenze sul cervello derivanti dall’uso di sostanze, studiando il volume, la forma, l’integrità del cervello (neuroimaging strutturale) ed il suo funzionamento (neuroimaging funzionale) nei consumatori di droga. Gli studi funzionali possono indagare gli effetti acuti dopo l’assunzione delle diverse sostanze e quelli cronici dopo un periodo di astinenza. Poiché alcune alterazioni possono persistere per parecchio tempo dopo l’assunzione della sostanza, gli effetti cronici possono diventare anche permanenti e compromettere definitivamente la corretta funzionalità cerebrale. [Cervello, mente e droghe - Struttura, funzionamento e alterazioni droga-correlate Dipartimento politiche antidroga (Presidenza del consiglio dei Ministri) Ministero dell’istruzione, università e della ricerca] • Con la tecnica SPECT - Single Photon Emission Computed Tomography - in cui si utilizzano isotopi ad emissione di raggi gamma, è stato possibile visualizzare la distribuzione del tracciante radioattivo e studiare così il metabolismo cerebrale di due soggetti dipendenti da marijuana e di un soggetto sano che non ne fa uso (ricostruzioni SPECT in sezione assiale). Nei consumatori di cannabis si osserva una progressiva diminuzione del flusso sanguigno nella corteccia prefrontale e nella porzione posteriore dei lobi temporali bilateralmente. [Amen, D. G. & Waugh, M. High resolution brain SPECT imaging of marijuana smokers with AD/HD. Journal of Psychoactive Drugs;30,1998 209-14]. • Rappresentazione del grado di spessore della corteccia cerebrale dell’emisfero sinistro in adolescenti che fanno uso di cannabis rispetto a coloro che non la usano. La scala colorimetrica a destra delle immagini indica, in millimetri, lo spessore nelle diverse aree. Le zone blu corrispondono alle aree cerebrali con più ridotto spessore (aree temporo-mesiali e corteccia cingolata anteriore, indicate dalla freccia). La perdita di tessuto corticale in queste aree è causa di deficit nelle capacità di attenzione, di memorizzazione e di apprendimento. [Serpelloni G., Gomma M., Rimondo C. (a cura di) (2011) Diagnosi e intervento precoce dell’uso di sostanze nei minori mediante counseling motivazionale, drug test e supporto educativo alla famiglia: metodi e razionale]. Domanda: ma dove si trovano roditori con problemi psicologici in modo da studiare gli effetti sulla psiche delle droghe? Risposta: si creano con esperimenti grezzi e grotteschi che pretenderebbero di simulare un disturbo negli animali paragonabile alla complessità della psiche umana. Lasciamo la parola sempre alla prof. Parolaro: “The anxiolytic-like effects were tested by using the elevated plus maze, in rats. The antidepressant-like effect was estimated through the forced swim (rats) and the tail suspension (mice) test. [British Journal of Pharmacology (2009), 157, 844–853 Potential anxiolytic- and antidepressant-like effects of salvinorin A, the main active ingredient of Salvia divinorum, in rodents] e riportiamo le immagini dei loro esperimenti per i non addetti ai lavori. Elevated plus maze Force swimming Tail suspension Le immagini sono in bianco e nero in quanto questi esperimenti risalgono a periodi tecnologicamente antiquati ma, nonostante questo, vengono ancora utilizzati. Domanda: ma non è che magari si studia su animali per trovare cure alla tossicodipendenza? Risposta: La tossicodipendenza è già prevedibile, curabile e guaribile ma non è esclusivamente un problema ti tipo farmacologico “Attraverso studi clinici e tecniche di imaging è stato dimostrato che la tossicodipendenza può essere curata e che può esservi un parziale recupero dei cambiamenti cerebrali prodotti dal consumo protratto di sostanze. Lo studio sotto riportato mostra il cervello di un consumatore di metanfetamine dopo un mese di astinenza, quello di un consumatore dopo 14 mesi di astinenza senza ricadute e quello di un soggetto sano di controllo. Il recupero è nettamente visibile. Il cervello del soggetto con 14 mesi di astinenza è simile a quello del soggetto sano di controllo … omissis … Ogni individuo infatti risponde in maniera differente ai trattamenti ed è importante comprendere quale sia quello più appropriato per quel soggetto in base alle sue caratteristiche cliniche, socio-ambientali, neuropsichiche o alle sue decisioni e al grado di controllo comportamentale e motivazionale”. [Cervello, mente e droghe - Struttura, funzionamento e alterazioni droga-correlate Dipartimento politiche antidroga (Presidenza del consiglio dei Ministri) Ministero dell’istruzione, università e della ricerca]. Domanda: ma non è che magari si studia su animali per vedere effetti terapeutici della cannabis? Risposta: E’ quello che sostengono i ricercatori dell’Università dell’Insubria che, tramite le parole della prof. Parolaro dichiara che i cannabinoidi potrebbero aiutare nel trattamento di alcune forme di tumore. [The therapy of gliomas, the most frequent class of malignant primary brain tumors and one of the most aggressive forms of cancer characterized by high invasiveness, a high proliferation rate and rich neovascularization, could benefit from the use of cannabinoids, the active compounds of Cannabis sativa, and their synthetic derivatives … Since cannabinoids kill tumor cells without toxicity on their non transformed counterparts, probably modulating the cell survival/cell death pathways differently, they can represent a class of new potential anticancer drugs. Cancers 2010, 2, 1013-1026; doi:10.3390/cancers2021013 Molecular Mechanisms Involved in the Antitumor Activity of Cannabinoids on Gliomas: Role for Oxidative Stress[ Domanda: Ma quindi la cannabis fa bene? Risposta: Dipende da chi ti finanzia. Trovando le giuste condizioni sperimentali con l’utilizzo di animali si può sostenere qualsiasi ipotesi. Ad esempio sempre l’Università dell’Insubria, tramite la prof. Parolaro, quando viene finanziata dal Dipartimento delle Politiche Antidroga, sostiene invece che la droga fa male. [This study tested whether long-lasting interference by cannabinoids with the developing endogenous cannabinoid system during adolescence caused persistent behavioral alterations in adult rats. Neuropsychopharmacology (2008) 33, 2760–2771; doi:10.1038/sj.npp.1301664; published online 2 January 2008. This work was supported by Dipartimento delle Politiche Antidroga 2006] L’osservazione sull’uomo mette fortemente in dubbio quanto affermano i ricercatori dell’Insubria. “Fumare marijuana può favorire anche l’insorgere di un cancro del tratto respiratorio e dei polmoni. Uno studio comparato su 173 pazienti con cancro e 176 individui sani, ha fortemente evidenziato che fumare marijuana incrementa la probabilità di sviluppare il cancro; più si fuma marijuana più aumenta questa possibilità. Un’analisi statistica dei dati ha indicato che fumare marijuana raddoppia o triplica il rischio della comparsa di queste forme di cancro. La marijuana favorisce potenzialmente lo sviluppo del cancro ai polmoni e in altre parti del tratto respiratorio perché contiene agenti irritanti e cancerogeni … omissis … Questi fatti suggeriscono che, a parità di sigarette, il fumatore di marijuana è più soggetto al rischio di un cancro rispetto al fumatore di solo tabacco. Ci possono essere effetti avversi per la salute provocati da marijuana dovuti al fatto che il THC danneggia la capacità del sistema immunitario di combattere le malattie infettive e il cancro. Uno studio ha indicato che il rischio che una persona subisca un infarto cardiaco entro la prima ora dopo aver fumato marijuana è quattro volte più alto del rischio normale per quel soggetto. I ricercatori hanno ipotizzato che questo può essere in parte dovuto al fatto che la marijuana alza la pressione sanguigna e il battito cardiaco e riduce la capacità del sangue di distribuire ossigeno”. [MARIJUANA National Institute on Drug Abuse – USA - Dipartimento delle Dipendenze www. dronet.org - 2008] Domanda: Ma quindi la cannabis fa male? Risposta: Dipende da chi ti finanzia. Trovando le giuste condizioni sperimentali con l’utilizzo di animali si può sostenere qualsiasi ipotesi. Ad esempio sempre l’Università dell’Insubria, tramite la prof. Parolaro, quando viene finanziata dalla GW Pharmaceuticals [che ha farmaci a base di cannabinoidi] sostiene invece che la droga fa bene. [British Journal of Pharmacology (2010), 160, 677–687 The plant cannabinoid D9tetrahydrocannabivarin can decrease signs of inflammation and inflammatory pain in mice7- Funding from GW Pharmaceuticals]. Domanda: ma è corretto che si usino finanziamenti pubblici e istituti pubblici per aiutare una società privata che usa farmaci a base di cannabinoidi? Risposta: A nostro parere NO. Tra l’altro la GW Pharmaceuticals nel 2011 ha fatto una partnership con la più famosa Bayer che, durante la seconda guerra mondiale, con il nome di IG Farben, schiavizzava prigionieri dei campi di concentramento di Mauthausen per produrre il gas utilizzato nelle camere a gas di Auschwitz e altri campi di sterminio.