TRA CIELO e MARE
Classe III A
Scuola Secondaria di I grado “V. Santini”
I.C. Pietrasanta II –
Prof.ssa I. Corazza e Prof.ssa S. Ceragioli
Giovanni Pascoli e Carducci
Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro,
in provincia di Forlì.
A soli dodici anni rimane sconvolto
dall'uccisione del padre, e, dopo la morte della
madre, è costretto ad abbandonare gli studi. In
seguito riesce ad iscriversi alla facoltà di
lettere dell'Università di Bologna.
Nel 1906 viene chiamato a sostituire Carducci,
che già era stato suo professore alla cattedra di
letteratura italiana. Delle sue raccolte di poesie,
la prima e anche la più famosa, uscita per la
prima volta nel 1891, con successive ristampe
e correzioni, è Myricae.
Myricae
Mirycae (1891-1903): il titolo della raccolta è una citazione dell’inizio della
IV ecloga delle Bucoliche di Virgilio:
“Arbusta iuvant humilesque myricae”
Il poeta latino vi affermava l’intenzione di innalzare il tono poetico perché
“non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”.
Pascoli, invece, sceglie questo titolo proprio come simbolo delle piccole
cose che sono al centro della sua poesia.
Sono componimenti molto brevi; ogni particolare ha un senso misterioso e
suggestivo.
Sono frequenti l’uso simbolico dei suoni e un linguaggio analogico.
In "Myricae" emergono i temi principali della natura, della morte, del poeta,
dell'orfano , e in ogni poesia ricorre almeno uno di essi.
.
Il testo che ci accingiamo ad analizzare è tratto
appunto dalla sezione “Ricordi”
La natura è il tema dominante delle sezioni "Ricordi" e "In campagna"
Ecco le tamerici…
Le tamerici crescono numerose nella nostra zona ma pochi
di noi ne conoscevano il nome e l’aspetto a riprova della
loro scarsa considerazione…Comunque a noi piacciono.
I puffini dell’Adriatico
• Ipotesi assurde ma con qualcosa in comune…
… un senso di leggerezza e sofficità
• Poi, ma solo dopo aver letto tutta la poesia,
abbiamo scoperto che i puffini sono uccelli
marini
Alba sul mare
• In noi che viviamo il mare dalla sponda
tirrenica l’incipit della poesia ha evocato
inizialmente il momento del tramonto
• Forse per la prima volta ci siamo accorti che
potere vedere il sole tramontare in mare è una
fortuna che non capita a tutti.
• Sull’Adriatico infatti il sole e il mare si
incontrano all’alba.
• Anche il garbino, vento citato nel testo, è il
corrispondente adriatico del nostro libeccio
Giovanni Pascoli
I puffini dell’Adriatico
Myricae
Ricordi
VIII
Tra cielo e mare
(un rigo di carmino
recide intorno l’acque marezzate )
parlano.
E’ un’alba cerula d’estate:
non una randa in tutto quel turchino
Pur voci reca il soffio del garbino
con ozïose e tremule risate.
Sono i puffini: su le mute ondate pende
quel chiacchiericcio mattutino.
Sembra un vociare, per la calma, fioco,
di marinai, ch’ad ora ad ora giunga
tra ‘l fievole sciacquio della risacca;
quando, stagliate dentro l’oro e il fuoco,
le paranzelle in una riga lunga
dondolano sul mar liscio di lacca.
Si sente parlare… mentre la linea rossa del sole
nascente sembra tagliare i due azzurri del cielo e
del mare. È un’azzurra alba d’estate.
In tutto quel turchino non c’è una vela.
Eppure…il vento porta voci mescolate a lievi e
tremanti risate…
Sono i puffini! Sul mare silenzioso il loro
chiacchiericcio sembra il mescolio di voci dei
marinai portato dal vento, mescolato al ripetitivo
rumore dell’acqua che si infrange sulla riva,
quando il sole è d’oro e il cielo si tinge di rosso e
le barche da pesca dondolano sul mare liscio e
trasparente come lacca.
Il sonetto
• Il sonetto è un breve componimento poetico il
cui nome testimonia la stretta connessione tra
poesia e musicalità: deriva infatti dal provenzale
sonet (suono , melodia) e si riferiva in genere ad
una canzone accompagnata dalla musica.
• Nella sua forma tipica è composto da quattordici
versi endecasillabi, raggruppati in due quartine
(fronte) e due terzine (sirma)
con /o/zï/o/se e /tre/mu/le /ri/sa/te.
dieresi sinalefe
Per far tornare i conti (delle sillabe)
• DIERESI
• SINALEFE
(dal greco diáiresis, separazione")
(dal greco syn aleipho = fondo
insieme) è quella figura
metrica in cui nel computo
delle sillabe di un verso sono
unificate in una sola posizione
la vocale finale d’una parola e
quella iniziale della parola
successiva.
è un artificio della lingua poetica
che consente di dividere in due
sillabe un nesso vocalico che
normalmente ne costituisce una
sola, cioè due vocali che
normalmente costituiscono
dittongo formano invece uno
iato, in genere indicato
graficamente ponendo il segno
diacritico (due puntini posti
sopra la prima delle due vocali).
Schema della rime
Tra cielo e mare (un rigo di carmino
recide intorno l’acque marezzate )
parlano. E’ un’alba cerula d’estate:
non una randa in tutto quel turchino
A
B
B
A
Pur voci reca il soffio del garbino
con oziose e tremule risate.
Sono i puffini: sulle mute ondate
pende quel chiacchiericcio mattutino.
A
B
B
A
Sembra un vociare, per la calma, fioco,
di marinai, ch’ad ora ad ora giunga
tra ‘l fievole sciacquio della risacca;
C
D
E
quando, stagliate dentro l’oro e il fuoco,
le paranzelle in una riga lunga
dondolano sul mar liscio di lacca.
C
D
E
Figure retoriche
• Di posizione: iperbato, inversione del normale
ordine delle parole nella frase (vv.1-3)
• Di suono: allitterazioni (v. slide n°38)
• Di significato:
Sineddoche in cui si indica una parte per il tutto)
v.4: non una randa = non una barca
Metafora
v. 14: sul mar liscio di lacca = liscio come la lacca
Antropomorfizzazione di elementi della natura:
il rigo recide; i puffini parlano, ridono,
chiacchierano; le ondate sono mute
L’effetto suspence
• La poesia inizia con un dato di collocazione spaziale
(Tra cielo e mare) e poco dopo vengono chiariti anche il
momento del giorno (alba) e la stagione (estate).
• Tutto appare “detto”, ma di chi è la voce che si sente?
• Il soggetto del verbo PARLANO (v.3) rimane
sconosciuto fino alla rivelazione del v.7 che pare proprio
rendere la gioia della scoperta fatta da un bambino che
guarda il cielo sopra di sé e scopre gli uccelli marini
• Il fatto che il titolo anticipi l’identità dei protagonisti del
testo non impedisce un effetto di sospensione perché non
è scontato che la voce sia la loro (e poi, come abbiamo
visto, non è poi così noto che i puffini siano uccelli di
mare)
Notazioni foniche e cromatiche presenti nel testo
Tra cielo e mare (un rigo di carmino
recide intorno l’acque marezzate )
parlano. E’ un’alba cerula d’estate:
non una randa in tutto quel turchino
COLORI
Pur voci reca il soffio del garbino
con oziose e tremule risate.
Sono i puffini: sulle mute ondate
pende quel chiacchiericcio mattutino.
Suoni
Sembra un vociare, per la calma, fioco,
di marinai, ch’ad ora ad ora giunga
tra ‘l fievole sciacquio della risacca;
Suoni
quando, stagliate dentro l’oro e il fuoco,
le paranzelle in una riga lunga
dondolano sul mar liscio di lacca.
COLORI
• Il testo è ricco di elementi che creano un clima
suggestivo, incantato, che suggerisce la presenza
di qualcosa di più profondo rispetto a quanto
viene detto esplicitamente.
• Alcuni di noi hanno cercato di esprimere in brevi
formule questa sensazione
L’illusorietà delle apparenze e ambigua rappresentazione della natura
• Colori e suoni sono dati percepibili tramite i
nostri sensi
• Tuttavia l’impressione che la poesia lascia
non è di realismo
• Si tratta appunto di qualcosa di indefinito ma
presente, un’impressione
• A tale proposito i critici hanno parlato di
IMPRESSIONISMO PASCOLIANO
• C’è qualche dipinto impressionista che
possiamo considerare il corrispettivo visivo
di questo testo poetico?
“Impression, soleil levant”, Claude Monet
“Impression, soleil levant”, Claude Monet
1872, olio su tela, 48x63 cm
Parigi, musée Marmottan
• Il quadro fu esposto alla prima mostra, tenutasi nel
1874, della Società Anonima dei Pittori, Scultori,
Incisori, ecc. fondata da Monet.
• E’ l’opera da cui trae il proprio nome il movimento
artistico dell’Impressionismo, in seguito ad un articolo
irrisorio del critico Leroy.
• Da notare l’annullarsi dell’orizzonte nella fusione tra
cielo e mare e l’effetto suggestivo della luce rossastra
del sole nascente.
• Effettivamente le immagini sembrano
delinearsi pian piano: in tal modo Pascoli
rende sia il progressivo rischiararsi della
realtà grazie alla luce dell’alba, sia il
nascere di un quadro che da un vago sfondo
fatto di grandi pennellate di colore (due
azzurri iniziali e poi il rosso e l’oro) passa
poi ad arricchirsi di particolari.
• Anche in un quadro infatti le ultime cose da
dipingere immaginiamo sarebbero state le
paranzelle.
Ricordate un altro testo che inizia
con due grandi pennellate?
• Lavandare
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese
Tutti i colori del bianco
• E’ interessante notare quanti colori il poeta utilizzi
per rappresentare un’alba, il cui nome deriva dal
latino albus = bianco (da cui le parole italiane:
album, albino, albo, albume)
• In effetti è scientificamente provato che il bianco
non è un colore ma la somma di tutti i colori!
• Anche i pittori impressionisti si erano accorti di
questo e se vi avvicinate ai loro dipinti vedrete che
le zone “bianche” sono in realtà punteggiate di
tantissimi colori.
• L’espressione “alba cerula” è quasi un ossimoro
etimologico che ci ricorda il celebre “tenebra
azzurra” de La mia sera
• Pascoli sembra dipingere la sua alba con la
stessa tecnica.
• Colori simili in Carducci (ma attribuiti alla sera)
Naviga in un tepor di sole occiduo
ridente a le cerulee solitudini:…
(G. Carducci, Fantasia, 5-6)
Or ch'a i silenzi di cerulea sera
tra fresco mormorio d'alberi e fiori
ella siede,...
(G. Carducci, Visione, 1-3)
Storia di una parola e di un colore
Carminio deriva dal lat. medievale carminius, incrocia fra
l’arabo qermiz ( = cocciniglia, insetto da cui si estrae una sostanza
colorante rossa) e il lat. minium
cocciniglia
Alchermes
(al qermiz)
minio
miniatura
In arabo “rosso” si scrive così
I suoni
• Nella prima strofa è frequente la vocale "a"
spesso messa in evidenza
• "pArlano", "AlbA cerulA
d'estAte","mAre","rAndA","Acque mArezzAte".
• Perché? Quest'allitterazione serve a rendere
il senso dell’ampiezza del paesaggio che si
allarga davanti agli occhi di chi legge la
poesia
• Nella
seconda
strofa
vi
è
invece
l'allitterazione
della
vocale
"i"
:
"chIaccherIccIo mattutIno" che suggerisce
suoni acuti come i versi che fanno gli uccelli
di mattina.
Due usi dei suoni in Pascoli
• Onomatopea
Consiste nella creazione di parole basandosi
sulla suggestione sonora ad esse legate
tic tac, fru fru, din don
• Fonosimbolismo
Consiste nel valorizzare l’aspetto fonico delle
parole per determinati scopi espressivi.
Altro uccellino ricco di “i”
• Viene il freddo. Giri per dirlo
tu, sgricciolo, intorno le siepi;
e sentire fai nel tuo zirlo
lo strido di gelo che crepi.
(G. Pascoli, L’uccellino del freddo, vv 1-4)
Altri volatili pascoliani
L’assiolo
• L'assiuolo è un piccolo uccello rapace notturno, simile al gufo.
Emette un verso monotono e malinconico, che sembra un
lamento e che Pascoli rende con l'onomatopeico chiù
• Poesia anch’essa ricca di elementi cromatici e fonici (alba di
perla, nebbia di latte, soffi di lampi, nero di nubi, cullare del
mare, sospiro di vento, finissimi sistri d'argento, pianto di morte,
fru fru, chiù )
• Inizia con una domanda relativa al luogo
Dov’era la luna
mentre i puffini inizia con un preciso dato di collocazione:
Tra cielo e mare
(il mistero qui non è DOVE ma CHI)
X Agosto
• La rondine-padre
• compare uno dei miti centrali della poesia
pascoliana, quello del "nido".
• il "nido" rende perfettamente l'idea
pascoliana della famiglia, dei suoi legami
oscuri e viscerali, che inglobano l'individuo
Gli stormi carducciani
• S. Martino
• Nevicata
In Carducci la presenza di stormi ha una
simbologia scoperta:
Nel primo caso il poeta la svela tramite un
paragone (= esuli pensieri), mentre nel secondo
caso è lui ad ipotizzare l’identità degli uccelli (= i
compagni morti)
S. Martino
La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Nevicata
• Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinereo: gridi,
suoni di vita più non salgono da la città,
non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d’amor la canzon ilare e di gioventù.
Da la torre di piazza roche per l’aere le ore
gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.
Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici
spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.
In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –
giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.
Anche il mare in Carducci ha
significato simbolico ma scoperto
• In riva al mare
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo,
e di tempeste, o grande, a te non cede:
l'anima mia rugge ne’ flutti, e a tondo
suoi brevi lidi e il picciol cielo fiede.
[…]
• Juvenilia XXXVI
Passa la nave mia, sola, tra il pianto
de gli alcion, per l'acqua procellosa;
e la involge e la batte, e mai non posa.
de l'onde il tuon, de i folgori lo schianto. […]
Ma dritto su la poppa il genio mio
guarda il cielo ed il mare, e canta forte
Il registro specialistico:
•
•
•
•
•
garbino
puffini
randa
paranzelle
Anche il ricorso a termini specifici per le diverse
sfumature di colore può rientrare in questa cura per la
precisione del linguaggio, quasi che la lingua non
dovesse farsi sfuggire niente, rinunciando
all’approssimazione ma…ecco di nuovo il dualismo,
l’ambiguità: nonostante questa ricerca di adesione al
reale il risultato non è affatto realistico!
• La randa è una vela armata sull'albero principale (o
sull'unico albero) di un'imbarcazione a vela.
• Nei vascelli a vele quadre la randa è la vela inferiore
dell'albero di maestra, la vela quadrata più grande di
tutto il vascello.
• Nelle imbarcazioni a vele auriche, la randa è di
forma trapezoidale e mantenuta tesa dal boma alla
base e alla sommità da un'asta issata sull'albero
chiamata picco. Nell'armatura velica contemporanea
(bermudiana), la randa è di forma triangolare,
posizionata a poppavia dell'albero di maestra e
sostenuta ad esso mediante inferitura o canestrelli
inferiti nell'apposita canaletta dell'albero. La base
della randa è mantenuta tesa dal boma.
(da Wikipedia)
PARANZA
RANDA
Curiosità
• La lentezza dell’ultimo verso, in una
precedente stesura della poesia, era
sottolineata da due virgole poste prima e
dopo la parola liscio
Proviamo a leggere e confrontare
dondolano sul mar, liscio, di lacca.
dondolano sul mar liscio di lacca.
Suoni vs segni
• Le virgole rallentano la lettura, la voce sembra
rallentare progressivamente sulle parole
már, líscio, di lácca
• ma le virgole spezzano il verso: sembra un po’ meno
LISCIO
• Il poeta forse ha preferito rendere la sensazione della
piatta e immensa distesa marina affidandosi
esclusivamente ai suoni invece che alla punteggiatura
• Il suono evoca, la virgola impone artificiosamente di
fermarsi
• La cancellazione dei passaggi logicodiscorsivi accresce la sua forza suggestiva,
che sembra alludere a segreti legami tra le
cose, inattingibili ad una visione puramente
razionale.
• All'effetto suggestivo del linguaggio
analogico si associa ancora il simbolismo
fonico, così caro a Pascoli
A proposito di suoni
• Protagonista della poesia è la berta
minore, per la quale Pascoli, sempre
molto attento alle identificazioni
zoologiche e botaniche, preferì attenersi
al nome della specie, coincidente con
quello del genere (Puffinus puffinus
subsp. yelkouan Acerbi).
• Quindi dal punto di vista zoologico e
della sostanza del significato BERTA e
PUFFINO sono del tutto equivalenti.
• E dal punto di vista poetico?
Proviamo a sostituire il termine nel titolo
I puffini dell’Adriatico
diventa
Le berte dell’Adriatico
Il nuovo titolo ci ha fatto ridere.
Perché? Che cosa abbiamo scoperto?
Le parole hanno un loro significato ma sono capaci di
evocare qualcosa di più tramite il loro suono
CONNOTATIVO e
DENOTATIVO
• La denotazione è il semplice significato
letterale di un termine.
• La connotazione è, invece, il contenuto
emotivo, l’alone di suggestioni che
caratterizza un termine. In poesia l’aspetto
connotativo è spesso più importante di
quello denotativo e poiché il carattere
connotativo di un termine è un fenomeno in
gran parte soggettivo, può suscitare ricordi
ed emozioni personali.
Il Puffino divenne una rivista!
•
•
•
Il sonetto di Pascoli non sfuggì a Giovanni Pansini, un giovane di belle
speranze, fresco di liceo, che progettava la fondazione di un periodico
culturale a Molfetta, città adriatica allora rinomata per le sue
numerose paranze dalla svettante vela latina. Il titolo della lirica ispirò
il nome della rivista. Occorreva solo il permesso dell’autore. Pascoli
generosamente acconsentì alla pubblicazione della poesia e
all’intitolazione della testata e ne divenne il collaboratore più
prestigioso col sonetto graficamente contornato al centro della prima
pagina del numero d’esordio. Prima dell’uscita, comunque, sul finire
del 1896, Pascoli aveva espresso per lettera qualche riserva in merito
alla propria collaborazione al periodico:
“Egregio Signore, stampi pure quello che crede. Io non avrò certo
tempo e agio di collaborare al suo giornale, ma non dispero di
mandarle un poemetto, o quel che sarà, sui Compagni di Diomede. E
augurii (ce n’è bisogno, credo) di prosperità al Puffino.”
«Il Puffino dell’Adriatico» uscì a Molfetta con cadenza quindicinale dal
3 gennaio 1897 al 31 dicembre dello stesso anno. Si occupava di
letteratura, arte e scienza
Confronti
• La poesia di Pascoli appare ancora legata alla tradizione
e contemporaneamente aperta alle novità del ‘900
• Tradizione:
forme metriche chiuse
poesia come mezzo di conoscenza
funzione sociale del poeta
• Sperimentalismo:
tensione tra metrica e stile
apertura ad un lessico nuovo in poesia
collegamenti col Simbolismo europeo
Confronti col simbolismo europeo
Corrispondenze
di Baudelaire
E' un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.
Esistono profumi freschi come
carni di bimbo, dolci come gli òboi,
e verdi come praterie; e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l'espansione propria alle infinite
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell'anima i lunghi rapimenti.
•
Correspondences
La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiars.
Comme de long échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les pafums, les couleurs et les sons se répondent.
Il est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
Doux comme del hautbois, verts comme les prairies,
- Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,
Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.
Da I fiori del male, Les Fleurs Du Mal, 1857
Corrispondenze Pascoli - Baudelaire
• creare dei collegamenti tra sensazioni che
si riferiscono a sensi diversi. (SINESTESIA)
• guardare alla Natura come una "foresta
di simboli“
• stimolare il campo uditivo (con suoni
perpetrati anche a grandi distanze) e
quello visivo (con paesaggi dominati dalla
natura incontrastata, dove "i profumi, i
colori e i suoni si rispondono").
Arte Poetica
• di Verlaine
La musica, prima di ogni altra cosa:
e per questo preferisci l’impari,
più vago e solubile nell’aria,
senza nulla in sé che pesi e posi.
E’ necessario poi che tu non scelga
le tue parole senza qualche errore:
nulla è più caro della canzone grigia
in cui l’incerto si unisca al preciso.
Sono occhi deliziosi dietro veli,
è la grande luce tremula del mezzogiorno,
è - in un cielo tiepido d’autunno l’azzurro brulichio di chiare stelle!
Perché vogliamo ancor la sfumatura,
non colore, ma solo sfumatura!
Oh, solo essa accoppia il sogno
al sogno e il flauto al corno!
Va più lontano possibile dall’assassina arguzia,
dal crudele spirito e dall’impuro riso,
che fanno piangere gli occhi dell’azzurro
e tutto quell’aglio di bassa cucina!
Prendi l’eloquenza e torcile il collo!
E farai bene, in vena d’energia,
a moderare un poco anche la rima.
Fin dove andrà, se non la tieni d’occhio?
Oh, chi dirà i torti della rima?
Quale bambino sordo o negro pazzo
ci ha plasmato questo gioiello da un soldo,
che sotto la lima suona vuoto e falso?
La musica, ancora e sempre!
Il tuo verso sia la cosa che va via,
che si sente fuggire da un’anima in cammino
verso altri cieli ed altri amori.
Il tuo verso sia l’avventura buona
sparsa al vento increspato del mattino
che va sfiorando la menta e il timo…
E tutto il resto è letteratura.
Corrispondenze Pascoli - Verlaine
• L’importanza del suono
• L’incerto che si unisce alla precisione dei
linguaggi specialistici
• L’importanza della luce, dei grandi paesaggi
• Il rifuggire dagli strumenti retorici fine a se
stessi. Non occorre eliminarli del tutto (sia
Verlaine che Pascoli mantengono la rima) ma
sono da tenere a bada affinché non diventino
vuoti virtuosismi che sviliscono la poesia
• Come mantenere questa purezza lontana
dalla “letteratura”?
• Cercare il fanciullino che è in noi potrebbe
essere una soluzione…
E per finire…musica!
• Il brano per pianoforte che abbiamo
scelto per accompagnare il testo della
poesia è del compositore francese
C. Debussy (1862-1918)
Egli,rientrato a Parigi dopo un
soggiorno a Roma tra il 1885 e il 1887,
frequentò gli ambienti artistici legati al
simbolismo e all’impressionismo.
La fusione dei linguaggi espressivi
Il brano si intitola
“La cattedrale sommersa”
Attraverso i suoni si immagina e si cerca di rendere
l’impressione di un paese sommerso dalle acque che si
intravede solo quando è colpito, all’alba, dai raggi del sole
nascente…
Rileggiamo la poesia col brano di sottofondo:
la fusione della poesia con immagini e musica suggerisce
nuove emozioni e suggestioni.
Lasciamoci cullare tra cielo e mare…
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PASCOLANDO TRA CIELO e MARE