ANTICHE VIE DI COLLEGAMENTO
(Vie del sale?)
Tutto il materiale qui riprodotto, è ad uso esclusivamente interno.
La viabilità storica
•
La curiosità dell’uomo lo ha sempre portato a muoversi per esplorare e conoscere
l’ambiente che lo circonda.
•
Potersi spostare attraverso un territorio ha permesso ai nostri antenati di scoprire nuovi
territori in cui hanno interagito con la natura, cacciando, raccogliendo, cercando anche di
trasformarla.
•
Queste trasformazioni, in alcuni casi evidenti ancora oggi, definiscono una serie di
immagini che caratterizzano ed identificano il territorio.
•
I primi percorsi utilizzati dall’uomo per spostarsi fin dalla Preistoria, sono state le vie
naturali, che l’uomo ha osservato e ha imparato a utilizzare seguendo la morfologia del
territorio in base a esperienze che si sono ripetute nel corso del tempo.
•
In Liguria l’archeologia delle strade si è occupata principalmente della ricostruzione della
rete di collegamento tra Genova e la Pianura Padana con particolari approfondimenti mirati
alla conoscenza delle viabilità romana, degli hospitalia medievali e delle “volte” stradali,
ossia dei magazzini commerciali disposti lungo le principali direttrici viarie di
comunicazione.
•
Lo studio della viabilità e dei servizi di strada può contribuire ad una ricostruzione storica
globale delle strade percorse dall’uomo: dal cacciatore raccoglitore, dal pastore, dal
guerriero, dal mercante, dal cavaliere e dal pellegrino medievale.
La viabilità ligure in Epoca Romana - 1
•
I Romani, come accadde spesso nel mondo antico, preferivano le vie d’acqua a
quelle di terra …
•
La nave restava il mezzo più comodo e veloce anche quando si trattava di
attraversare da Est a Ovest l’intero arco ligure, caratterizzato dall’asperità della
costa e dalla presenza di pochi centri urbani …
•
Proprio a causa della conformazione montuosa del territorio, la via parallela
alla costa doveva essere mulattiera e probabilmente non faceva parte della rete
delle strade romane …
•
La prima via romana di importanza strategica in Liguria è stata la via Postumia,
fatta costruire nel 148 a.C. dal console romano Spurio Postumio Albino … Fu
realizzata soprattutto per scopi militari …
•
A causa della conformazione montuosa del territorio, nel tratto ligure la
Postumia non aveva il carattere monumentale delle strade consolari di pianura,
ma era semplicemente una mulattiera.
La viabilità ligure in Epoca Romana - 2
•
L’unica via che i romani riuscirono a rendere interamente carreggiabile in
Liguria doveva essere la Iulia Augusta, costruita per collegare la Pianura
Padana con la Gallia meridionale attraverso la Liguria occidentale … fu
realizzata con la tecnica costruttiva glareata. (strada extraurbana costruita con
ghiaia e ciottoli di piccole e medie dimensioni, pressati nel terreno senza alcun
tipo di legante, in modo da formare uno strato compatto e omogeneo sul quale
camminare o passare con carri e animali ).
•
Proprio per la conformazione del territorio ligure, le strade romane nei tratti
extraurbani non avevano le caratteristiche delle ampie strade carrabili
consolari, ma dovevano essere costituite, nei tratti di maggior pendenza, da
percorsi di crinale o da semplici mulattiere.
•
Ciò ha reso occasionale e precaria la conservazione dei loro resti archeologici,
soprattutto nella Liguria Orientale, nel tratto tra Genova e Luni.
•
Tuttavia, proprio in questa zona, si conoscono insediamenti romani che sono
nati e si sono sviluppati conseguentemente alla viabilità diretta verso i crinali e
verso i passi appenninici.
•
È il caso, ad esempio del sito di Porciletto di Mezzanego e di Cà Tunea di
Statale (Ne), che si trovano a poca distanza dai percorsi dell’Alta Via.
La logistica stradale medievale
•
Con il passare del tempo con le prime attestazioni della peregrinatio religiosa
verso i “luoghi santi”, ma anche di viaggi compiuti con intenti non
specificatamente devozionali, i santuari costituiscono le tappe del viaggio del
pellegrino.
•
I santuari che costituiscono le tappe del viaggio del pellegrino, sono spesso
localizzati in punti nodali della viabilità e appaiono organizzati per
l’accoglienza, tramite apposite strutture di servizio.
•
A partire dall’XI-XII secolo, la progressiva comparsa sul territorio degli
hospitalia contribuisce a costituire lo scheletro dell’organizzazione viaria
medievale, inquadrandosi nel più complesso contesto dei “servizi di strada”,
insieme ad una varia tipologia di strutture “laiche” (caravanserragli, fondaci,
stazioni di posta, osterie, taverne, locande, ecc.); queste ultime proprie
dell’ospitalità professionale e a pagamento.
•
La presenza di strutture ricettive (xenodochia, hospitia) e, successivamente, la
fondazione degli hospitalia, con le loro dedicazioni santoriali, avevano lo scopo
di orientare e supportare spiritualmente il cammino del pellegrino nel quadro
della “protezione” offerta dal Santo, costituendo tappe intercalari verso una
meta spesso lontana.
Gli Hospitalia o xenodochium - 1
•
Sia il termine latino che quello greco, fondamentalmente indicano la stessa
cosa: una struttura in cui, tra l’XI ed il XII secolo, i pellegrini che
intraprendevano lunghi viaggi verso i luoghi di culto o durante i loro
spostamenti, potevano riposarsi e ristorarsi gratuitamente.
•
Si svilupparono particolarmente dall’ XI secolo come conseguenza della
diffusione della pratica del pellegrinaggio, anche se dal VI sec., i monaci di san
Colombano nei loro insediamenti prevedevano edifici adibiti ad opere di carità
in cui tutti i tipi di bisognosi ricevevano cure ed accoglienza.
•
Solo lungo le direttrici di una certa importanza, queste strutture oltre agli ordini
monastici, furono ricostruite e gestite da ordini cavallereschi (Templari,
Cavalieri del Santo Sepolcro..).
Questi edifici si trovavano in prossimità delle vie di transito ed erano costituiti
da ampie volte aperte su tre lati, dove erano sistemate panche o sedili in pietra.
All’interno il corpo centrale era di forma allungata e normalmente ospitava per
non più di 3 giorni i pellegrini.
•
•
Solitamente era costituito da 12 letti, o se l’hospitale era più grande, un suo
multiplo (ricordo simbolico del numero degli Apostoli).
•
La parte destinata al culto, una vera e propria chiesa o una semplice cappella,
completava il piano.
Gli Hospitalia o xenodochium - 2
•
L’edificio normalmente essendo costituito da due piani, al piano superiore
ospitava l’alloggio del rettore, la mensa e quindi lo spazio per gli ammalati
diviso tra maschi e femmine.
•
Completava il tutto una torre campanaria, normalmente a vela, su cui trovava
posto una o più campane che venivano fatte suonare soprattutto
nell’approssimarsi dell’oscurità per orientare pellegrini e viandanti.
•
Vicino all’hospitale potevano trovare posto anche altri edifici, quali magazzini,
alloggi del personale, stalle …
•
L’esempio più significativo degli ospedali costituiti
come descritti, in Valle Sturla si trova nella frazione
di Levaggi (Borzonasca) ed è dedicato a Santa Maria.
Verso la Val d’Aveto, l’Emilia e la Lombardia: il camino de Val de Sturla
•
Dai centri di Chiavari e Lavagna partivano diverse mulattiere che collegavano
la costa alle valli dell’entroterra, proseguendo poi per l’Emilia e la Lombardia.
Tra queste, è possibile ricostruire quasi completamente la mulattiera medievale
che dalla foce dell’Entella si dirigeva in Valle Sturla, per poi proseguire verso la
Val d’Aveto: quello che nelle fonti era chiamato ‘Il camino de Val de Sturla”.
•
Il tracciato in parte era parallelo a quello della carrozzabile attuale dalla costa
fino a Borzonasca, che era il centro più importante della valle e sede della
dogana, da cui si staccava una diramazione per l’abbazia di Borzone e il passo
del Bocco. Da Borzonasca la via si dirigeva in località Malanotte, dove si
trovano ancora un ponte, un mulino e la locanda del XV secolo; poi,
contrariamente alla carrozzabile che ora sale a tornanti al passo della Forcella,
la mulattiera saliva praticamente in linea retta al passo del Bozale, a Est della
Forcella. Si entrava così in Val d’Aveto, presso l’abitato di Cabanne, sede di
mercato e dogana e importante crocevia.
•
Dalla Val d’Aveto era possibile proseguire per la Val Trebbia (e da lì per
Piacenza e Pavia), e per le valli del Taro e del Ceno in direzione dell’Emilia.
Secondo la tradizione locale, è possibile che in origine dalla Valle Sturla si
entrasse in Val d’Aveto attraverso il passo delle Rocche, in direzione di Villa
Cella; solo dopo il prosciugamento della palude della piana di Cabanne
effettuato secondo la tradizione dai monaci di Villa Cella, sarebbe stata aperta
la nuova via per il passo del Bozale.
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO
Partendo da Carasco:
A grandi linee la strada che collega
Carasco con Borzonasca ricalca l’
antica arteria che collegava i due
borghi, passando attraverso
Mezzanego e Borgonovo, nodi viari da
cui dipartivano altri percorsi importanti.
A Borzonasca, in prossimità
dell’Oratorio dei Santi Giacomo e
Filippo, il percorso si divide ancora. Un
ramo va verso Borzone mentre l’altro,
superato il ponte, attraversa il centro
storico del borgo.
In Borzonasca il percorso prende
nuovamente due diverse direzioni: uno
sale verso Caregli dirigendosi al passo
delle Rocche e poi a Villa Cella, l’altro
prosegue costeggiando lo Sturla verso
Brizzolara, Tiglieto …
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO - 1
Percorso:
Borzonasca - Brizzolara - Tigliolo - Belpiano m. Cucco e/o Acero - passo della Forcella Cabanne - Rezzoaglio …
L’antica mulattiera verso Belpiano parte
da Tigliolo in prossimità di un ponte su
cui si trova un’edicola mariana e lì
vicino l’Oratorio della Santissima Trinità.
Superato l’antico ponticello in pietra, il
percorso si snoda inizialmente fra
castagni e sbuca successivamente fra
uliveti e coltivi.
Entrando nel bosco il tracciato per i
mezzi agricoli lascia intravedere, in una
curva sulla sinistra, dove inizia il
percorso, ma dopo soli 20-30 metri il
tracciato ormai senza più cure da parte
dell’uomo, ha ceduto in più punti.
Arrivati a Belpiano il percorso si snoda
verso il m. Cucco congiungendosi con le
direttrici che arrivavano dalla
Fontanbuona, ma prima del valico il
percorso si dirigeva anche verso Acero
e da lì alla Forcella.
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO - 2
Percorso:
Borzonasca - Brizzolara - Tigliolo - Acero Passo della Forcella - Cabanne - Rezzoaglio …
Il percorso, che ritengo tra i più ben
conservati e bello a livello naturalistico,
superato un ponte in pietra si snoda
inizialmente tra noccioleti e poi via via
nei castagneti .
Una serie di tornanti ben studiati e
adeguatamente costruiti con materiale
lapideo, portano in breve tempo in quota,
poi la mulattiera sale con gradualità sin
sotto Acero.
Lungo il percorso troviamo 3 ponti in
pietra… l’ultimo ha ceduto di fronte a
qualche evento più forte di lui, ma non
impedisce l’arrivo a destinazione.
Sotto Acero, castagneti che hanno dato
da vivere a diverse generazioni,
attendono pazientemente le cure di
quell’uomo che ha perso memoria del
suo tempo …
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO - 3
Percorso:
Borzonasca - Brizzolara - Tigliolo - Malanotte Case Le Ghiare - Casali - Bozale - Cabanne Rezzoaglio …
Il percorso da Tigliolo dovrà essere
recuperato, perché solo in brevi tratti si
riesce a trovarlo, quindi è opportuno
partire da Case Le Ghiare, vicino al Lago
di Malanotte .
Di fronte ad un edifico molto
interessante, sia sotto il profilo
architettonico che storico, parte il
tracciato che lentamente sale fra coltivi e
zone incolte.
Il tracciato, purtroppo, a tratti ancora in
buone condizioni alterna tratti in cui
diventa davvero difficile passare. Si nota
comunque il caratteristico selciato di
pietre, tipico di queste antiche strade .
Si sale sino ai Casali dove troviamo
l’antico nucleo abitativo ormai
abbandonato. Da li il percorso sale sino
alla Squazza inerpicandosi poi, sino alla
cappella del Bozale…
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO - 4
Percorso :
Borzonasca - Caregli - Temossi - Passo delle Rocche Villa Cella - Costa Figara - Rezzoaglio …
• Dalla sede dell’Ente Parco, il sentiero sale
ripidamente verso Caregli (280 m. slm).
• Da lì si snoda verso Bocca Moa, Cà di
Barca e La Cà per poi ridiscendere, per
un centinaio di metri, verso la località Il
Poggio presso Temossi.
• Proseguendo si arriva a Montemoso e,
prima di guadare il torrente Sturla, si
giunge ai nuclei di Case Prorè e Prè
Fogaia.
• Il percorso sale ancora raggiungendo i 1125
m. slm, siamo al passo delle Rocche, sull’Alta
Via dei Monti Liguri.
• Siamo ora sul versante padano, su un’antica
mulattiera verso Villa Cella, antico cenobio
benedettino. Superata Villa Cella, dopo una
quindicina di minuti incontriamo la Cappelletta
dell’Alpe.
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO
Percorso:
• Da lì il percorso scende e va verso Costa
Figara (m 840 s.l.m.), prosegue per le località
Fornelli e Fontanelle sino a giungere a
Rezzoaglio in un punto dove sorgeva la
cappelletta, da tempo scomparsa, di San
Terenziano dove si congiunge con l’antico
percorso medievale che arriva da Ventarola.
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO - 5
Percorso :
Borzonasca - Borzone - Araxi - Passo del Ghiffi Passo dell’Incisa - Passo del Chiodo - Tomarlo - S.
Stefano d’Aveto …
• Arrivati a Borzonasca, dall’Oratorio di San
Giacomo e Filippo la strada devia verso
destra, verso Borzone. Una sosta la merita la
bella abbazia. Mentre si osserva il contesto
tutto attorno, non possiamo non notare poco
più in alto verso NE, il piccolo nucleo di Araxi.
• Araxi da troppo tempo è sottoposto ad un
forte degrado.. Quest’area meriterebbe
maggior rispetto solamente per la sua storia.
La strada prosegue verso sx tra terreni
coltivati arrivando a Case Bancòra, Case
Gaggi.
• Più avanti si può arrivare al Volto megalitico
di Borzone oppure, non facendo la
deviazione, si prosegue verso Bric Zolezzi e
da lì giungere al Passo del Ghiffi
raggiungendo l’Alta Via dei Moti Liguri.
ANTICHE VIE: Itinerario storico del VI secolo d.C.
•
Sulla destra orografica del torrente Sturla,
un’altra via collegava la zona costiera con
l’entroterra: quella che passava da Tigliolo o
“Tiglioli”, antichissimo crocevia di
comunicazione tra i paesi della Fontanabuona,
della Valle Sturla e della Val d’Aveto.
•
Terre di notevoli sacrifici, ma anche di uomini
capaci di muoversi sul territorio per vivere e
sopravvivere commerciando con paesi, spesso
molto lontani, in uno scambio di merci necessari
per vivere e guadagnare su tre percorsi di somma
importanza: la via del sale, la via del pane e quella
degli oglini.
•
La via del sale si snodava tra la località Costa del
Canale e Cichero, rasentando il castello di
Vignolo per giungere fin sotto la vetta del m.
Cucco e riallacciarsi alla strada-sentiero
proveniente dalla Val Fontanabuona. Lungo la via
del sale si trasportavano anche spezie e legname.
•
La via del pane o strada panettiera, in uso fino a
tutto il 1600, attraversava Cicagna - capoluogo
della Fontanabuona - e valicando i monti, si
inoltrava spesso verso le zone della pianura
piacentina per importare grano e altri cereali.
•
Attraverso le terre di Rezzoaglio transitavano gli
oglini (portatori di olio) per ottenere lo scambio
con il grano.
ANTICHE VIE di COLLEGAMENTO tra la VALLE STURLA e la VAL d’AVETO - 1 bis
Le Ghiare presso Malanotte (Borzonasca):
prospettiva analitica dell’insediamento altomedievale, adibito probabilmente,
all’immagazzinamento, la lavorazione e lo scambio delle derrate alimentari della curtis
pubblica pertinente alla plebs di Borzone. La sala in primo piano - oggi ancora ben
conservata - era in origine un edificio lavorativo con impianti di molinatura a ruote
orizzontali. (pag. 180 de i “Monaci, milites e coloni” di Osvaldo Garbarino - 2000).
ANTICHE VIE
•
La rete stradale romana era stata concepita per collegare Roma con tutto l’Impero,
consentendo il trasporto su ruota e solo nei tratti di forte pendenza esse erano più strette,
molto inclinate e percorribili solo da equini bardati (passi appenninici e alpini).
•
Con il crollo dell’Impero, queste strade finirono per essere poco praticabili e quindi le
società medievali che le ereditarono, estesero il trasporto delle merci a dorso di mulo,
ritenendolo molto più conveniente che in altri modi.
•
Anche in questo caso, però, era necessario ripristinare i tracciati esistenti e ricavarne di
nuovi per ampliare la rete commerciale. Ecco allora l’uso intenso dei materiali litici per
preparare il fondo su cui successivamente sistemare gli elementi di rifinitura: in pianura
ciò era necessario per evitare la formazione di fango, mentre sui rilievi per impedire
l’erosione del fondo a causa del ruscellamento delle piogge.
•
Ove possibile la strada era lastricata per consentire un migliore passaggio dei carri, ma
come per tutte le cose, necessitavano di manutenzione. Questo è il motivo del perché ai
giorni nostri sono ben poche quelle che si riescono a trovare sul nostro territorio.
•
Purtroppo anche gli edifici che erano al servizio delle vie stesse si sono “persi” durante il
corso della storia. I ponti dove le piene non sono riuscite a distruggerli, in parte si
distendono stanchi del tempo tra una riva e l’altra su torrenti a volte calmi, a volte
tumultuosi.
Cfr. Tiziano Mannoni. Gli aspetti archeologici della ricerca sulle strade medievali, in “Un’area di strada:
l’Emilia occidentale nel Medioevo. Ricerche storiche e riflessioni metodologiche”, a cura di Roberto
Greci, Bologna 2000, pp. 13-18 © dell’Autore.
ANTICHE VIE - documenti (richiesta manutenzione Strada del Bozale)
ANTICHE VIE - documenti (richiesta manutenzione Strada del Bozale)
ANTICHE VIE - documenti (contratto di vendita di sale)
ANTICHE VIE - muli
•
•
•
•
Dall’età romana fino al XIX secolo la
strada mulattiera è una strada rurale
simile al sentiero, ma adatta anche alla
circolazione di animali da soma.
Le caratteristiche del territorio ligure,
pressoché privo di pianure a parte
piccole zone pianeggianti di natura
alluvionale, con montagne che, pur non
raggiungendo altezze considerevoli,
sono per lo più ripide e scoscese, con
corsi d’acqua in genere a carattere
torrentizio e a rischio di esondazioni,
condizionarono infatti le modalità e le
dimensioni delle strade, oltre alle forme
di popolamento e di sfruttamento delle
risorse.
Il mulo era quindi il mezzo di trasporto
migliore per molti motivi: caricato con
soma centrale o con due sacche laterali
porta un carico fino a centocinquanta
chilogrammi, al passo di circa 4 Km
all’ora, per un massimo di 6 o 8 ore.
E' un animale resistente, che riesce a
mantenere velocità costante con ogni
pendenza e a percorrere strade molto
inclinate e con tratti a gradini, cosa
impossibile, per esempio, ai carri.
ANTICHE VIE - muli
•
Ciò permetteva di attraversare le
montagne percorrendo i crinali più
diretti, evitando sia i numerosi tornanti
necessari alle carreggiabili per
raggiungere i valichi, sia le tortuosità dei
fondovalle, dove sono indispensabili
costose opere stradali.
•
Sui muli venivano caricate le merci
sbarcate dalle navi, che giungevano da
tutto il Mediterraneo nei porti e approdi
della costa ligure, per essere trasportate
nei maggiori mercati europei e viceversa.
•
Per poter trasportare via terra l’intero
carico di una normale nave mercantile
medievale erano necessari, di norma,
circa mille muli.
•
Lungo le mulattiere appenniniche e
alpine era, quindi, piuttosto facile
incontrare, carovane di muli con i loro
conduttori, oltre a viaggiatori e pellegrini
che si spostavano a piedi o a cavallo.
Foto: G. Marchesi, “Il Monte Penna”, Associazione
Ricerche Valtaresi “Antonio Emmanueli” - maggio
2007 - Tipografia La Grafica, Piacenza.
ANTICHE VIE - muli
•
Questa pratica perdurò per molti secoli, e
ne abbiamo testimonianza in un
documento del 1627 che attesta il
passaggio di 152 muli lungo la Val
Fontanabuona per il trasporto di 368
barili di olio dal Ponente Ligure verso
Rapallo, dove venivano smistati per
Parma, Piacenza e altre località della
valle del Po.
•
Allo stesso modo, era frequente tra
Cinquecento e Seicento avere notizia di
gruppi composti anche soltanto da una
decina di muli scortati però da squadre di
giovani armati di archibugi, per difendere
le merci dagli attacchi dei banditi,
soprattutto sui valichi.
Da: GLI STATUTI MALASPINIANI di SANTO STEFANO d’AVETO
“L’entrata e l’uscita dal borgo e dalla giurisdizione”
•
Nel capitolo relativo ai vari pedaggi (LXXXIV) si afferma chiaramente che le strade, per le
quali dovevano transitare coloro che conducevano bestiame o mercanzie varie in Val
d’Aveto, erano le seguenti:
•
- chi proveniva da Piacenza era obbligato a passare per la Crosigia (Crociglia) e da lì a
Santo Stefano d’Aveto e proseguire per Rezzoaglio e Villa Cella;
•
- i provenienti da Compiano e Varese Ligure dovevano passare per la via del Tomarlo;
•
- i provenienti da Chiavari e dalla Valle Sturla per Villa Cella, Rezzoaglio e Santo Stefano
d’Aveto;
•
- i provenienti dalla Val Trebbia dovevano transitare per la via di Alpepiana.
•
Le altre vie della Val d’Aveto erano diffidate e bandite; pena la perdita di tutte le mercanzie
o bestie con la terza parte incamerata dal Signore, l’altra terza parte sequestrata dal
pedagero; e infine l’ultima parte sarebbe toccata a coloro che avevano denunciato il
contrabbando.
Da: GLI STATUTI MALASPINIANI di SANTO STEFANO d’AVETO
“I pedaggi”
•
Dall’esazione dei pedaggi il feudatario traeva buona parte delle sue risorse economiche. Si
capisce, quindi, perché gli Statuti di S. Stefano dedichino un ampio spazio proprio a questa
materia, tanto più che i centocinquanta chilometri quadrati della giurisdizione dei
Malaspina in Val d’Aveto costituivano un territorio totalmente montano e, quindi,
scarsamente redditizio dal punto di vista agricolo.
•
La valle, tuttavia, proprio per la sua estensione, diventava un incrocio obbligato per chi
dalla Riviera di Levante voleva recarsi nel Piacentino o viceversa, ma anche per collegare il
Tortonese con la Lunigiana.
•
Al signore spettavano le due terze parti di tutto il pedaggio, mentre l’altro terzo dovrà
spettare a li gentilhomini feudatari de quello Signore, seguendo la forma de lo privilegio di
quelli gentilhomini.
•
La stracta magistra, la più importante della valle, era quella che da Rezzoaglio, passando
per Caselle e costeggiando Allegrezze, conduceva al borgo di Santo Stefano.
•
Il termine pedagio negli Statuti è molto generico e indica un’imposta sui beni in transito, in
entrata o in uscita dal distretto marchionale e, più in generale, ogni operazione di
compravendita con i forestieri soggetta a gabelle e dazi.
La Riviera di Levante, Stato di Genova ed altri confinanti. Dedicata all’impareggiabile merito
di S. Eccellenza il signor Luiggi Armando Duplessis, duca di Richelieu, pari di francia,
cavaliere dell?Ordine del re, primo generale […] (1748)
Da:http://www.topographia.beniculturali.it/AWasge/index.htm
La Riviera di Levante, Stato di Genova ed altri confinanti. Dedicata all’impareggiabile merito
di S. Eccellenza il signor Luiggi Armando Duplessis, duca di Richelieu, pari di francia,
cavaliere dell?Ordine del re, primo generale […] (1748)
Da:http://www.topographia.beniculturali.it/AWasge/index.htm
La Riviera di Levante, Stato di Genova ed altri confinanti. Dedicata all’impareggiabile merito
di S. Eccellenza il signor Luiggi Armando Duplessis, duca di Richelieu, pari di francia,
cavaliere dell?Ordine del re, primo generale […] (1748)
Da:http://www.topographia.beniculturali.it/AWasge/index.htm
Viabilità storica nel 1861 - Fonte: IGM 1861
Da: Comunità Montane, Proposte per un recupero socioeconomico dei centri storici “Valli Aveto
Graveglia e Sturla, Ingauna, Valle Arroscia.
Centro Studi Unione Camere di Commercio Liguri - UNICEM DELEGAZIONE LIGURE 1975.
Viabilità storica nel 1861 Fonte: IGM 1861
Da: Comunità Montane,
Proposte per un recupero
socioeconomico dei centri storici
“Valli Aveto Graveglia e Sturla,
Ingauna, Valle Arroscia.
Centro Studi Unione Camere di
Commercio Liguri - UNICEM
DELEGAZIONE LIGURE 1975.
ANTICHE VIE
ANTICHE VIE
ANTICHE VIE
ANTICHE VIE
Le tavole 1,2,3,5 sono ricavate da:
GRUPPO RICERCHE CIVILTÁ LIGURE - I QUADERNI DI
IVO Anno secondo - numero 3
Massimo Brizzolara, “La Val D’Aveto - Frammenti di storia
dal Medioevo al XVIII secolo”, pagg. 160-169
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