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Lettera... dal Presidente
della C.N.D.A.
Giovanni Gentile
Cari amici,
Dopo le elezioni del 17 marzo scorso e
l'insediamento del nuovo Consiglio Direttivo, è
iniziato ufficialmente il nuovo quadriennio 20132017 per la C.N.D.A.
Se mi concedete una personale considerazione sull'election-day, quel giorno per me è
stato un giorno di grande amarezza.
Frequentando da Consigliere prima e da
Presidente poi la C.N.D.A. posso solo dire di aver
vissuto una pessima giornata all’insegna di
cattiverie e maldicenze che non hanno fatto altro
che rendere poco piacevole una giornata che
avrebbe dovuto essere di piacevole aggregazione,
in quello spirito che è la tradizione C.N.D.A.
Essere Consigliere o Presidente della
Consociazione non è altro che un modo di
mettersi al servizio di essa senza che nessuno te
ne dia merito.
Credo invece che tutti pensino che chissà
quali entrate e privileggi si abbiano ad essere
impegnati quasi tutti i fine settimana, cercare di
organizzare gare, trasferte, stilare classifiche nel
minor tempo possibile e tutto nei ritagli di lavoro
e del proprio tempo libero.
Di contro, quando si chiede un aiuto per
una giornata all'anno per esempio per l’attività di
revisore dei conti od per altra mansione, una
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delle risposta è: “non ho tempo anche se sono in
pensione”.
Posso asserire, in questo periodo durato
ben 10 anni, di aver conosciuto 2 C.N.D.A.
Una composta da tiratori con il piacere di
partecipare ad vari incontri: di Coppa Italia, di
Campionato italiano di precisione, di Campionato
italiano Tiro a Volo e Middle Range.
Questi per fortuna sono la maggioranza,
con la voglia di passare una giornata praticando
l’attività che più gli aggrada.
Di contro esiste un'altra piccola frangia
dedita alle maldicenze ed al pettegolezzo, che ha
come unico e solo scopo quello di mettere
scompiglio ed insinuare dubbi di cattiva gestione
della dirigenza tra tutti quei tiratori che il fine
settimana cercano un momento di svago.
Queste persone sono il male dell'avancarica e quindi come tali devono essere individuate
ed emarginate.
Questo Consiglio Direttivo come i precedenti, da me presieduti, hanno sempre cavalcato
l’onda della trasparenza.
In conseguenza a questo principio vi
dico: CONTATTATE ME OPPURE UNO DEI MIEI
CONSIGLIERI i quali hanno l'obbligo di illustrare
a voi la verità dei fatti.
Ve n d i ... c e r c h i ...
scambi?
pagina 3
Quindi, se vi arriva:
- una notizia che vi lascia perplessi,
- se vi danno informazioni che vi fanno sorgere
dubbi di qualsiasi genere.
- se leggete notizie sui social network date da fonti
non ufficiali
non abbiate timore, il mio telefono è sempre a
vostra disposizione così come quello dei miei
consiglieri.
Scusate queste fondamentali ma doverose
premesse, ed adesso torniamo alla sana C.N.D.A.
Il prossimo non sarà un quadriennio facile,
in quanto le ombre della crisi economica lambiscono
tutto ciò che si definisce “superfluo” per definizione
e lo sport in generale è considerato tale.
Le aziende sono in crisi, le famiglie sono in
crisi, l'Europa è in crisi, ma essendo la C.N.D.A.
abituata alla crisi non risentirà più di tanto di essa.
I dati lo dimostrano.
Tra pochi mesi la rappresentativa italiana
approderà ad Eisenstat/Tattendorf per la disputa
del Campionato Europeo ed il mio augurio va a tutti
coloro che ne prenderanno parte, con la speranza
di ascoltare l'inno italiano in terra straniera.
Un arrivederci in Austria ed un in bocca al
lupo a tutti.
Il Presidente
Giovanni Gentile
Per chi volesse inviare
materiale da pubblicare
(articoli, foto, disegni, ecc...)
inviare un fax oppure una
e-mail alla redazione:
Sul prossimo numero
del mese
di Settembre,
tutte le classfiche
del 15° Campionato
Europeo
di Eisenstadt
ed i risultati
dell’inchiesta
C.N.D.A.
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pagina 4
15° CAMPIONATO EUROPEO 2013
18-25 agosto - Eisenstadt AUSTRIA
Vienna
T.a.v.
Eisenstadt
pagina 5
G.P. AUSTRIA EISENSTADT 2013
prove generali per il
15° Campionato Europeo
di Giovanni Gentile
ed Alberto Beria
Dal 10 al 12 maggio si è disputato il 7° G.P. d’Austria ad Eisenstadt,
patria di Haydn, piccola e bella cittadina
capitale del Burgenland situata a pochi
chilometri da Vienna.
Un ristretto numero di tiratori
nostrani sia di palla che di Tiro a volo,
ha affrontato la traferta nonostante le
previsioni di brutto tempo, purtroppo
avveratesi, ed ha così potuto testare il
poligono cittadino.
(segue nelle pagine successive)
pagina 6
(segue dalla pagina precedente)
In effetti il primo giorno di gara il sole
tiepido ha riscaldato gli animi e le canne, tanto
è vero che Stefano Caruso ha subito preso
l’argento in Kuchen O con un ottimo 95/100,
sorpassato da Herr Wagner (il mattatore dello
squadrone austriaco) con 96/100.
La nostra squadra, peraltro inserita
all’ultimo minuto, ha vinto la medaglia d’oro
grazie a Teresio Biagini, un ottimo 92/100 il
suo ed a Pierangelo Ferrari che con un 88/100
ha garantito il successo.
I due giorni successivi, entrambi
piovosi e freddi hanno visto lo strapotere dei tiratori
austriaci e tedeschi in tutte le specialità, con risultati
commisurati all’evento.
Tre 97/100 risultati a pari merito in Whitworth,
un 99/100 in Tanegashima e Hizadai, ed ancora un
99/100 in Vetterli e così via.
Unico neo, la classe unica nelle specialità,
salvo pochissime eccezioni.
Sul versante tiro a volo, giunti a
destinazione e dopo i rituali convenevoli, i
piattellisti, presenti numerosi, hanno cominciato
a testare il campo di tiro a volo di Tattendorf
(nelle vicinanze di Eisenstadt.
Campo che, sin dal primo impatto, si
è manifestato in tutta la sua difficoltà dovuta
al vento persistente.
I due giorni di gara hanno riservato
alla nostra rappresentativa tempo piovoso e
salti di luce che certo non ha reso facile la
competizione, ma il verdetto del campo ha
dato lustro al team italiano.
La squadra di Hawker composta da
Gentile, Moro e Ciuffi si è qualificata al terzo
posto con 76/150, mentre quella di Batesville
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pagina 7
composta da Gentile, Mariotti e Moro al
primo posto con 119/150 battendo
quella tedesca per un solo piattello.
E’ da segnalare la prestazione
ottima di Mariotti in Lorenzoni con
43/50 che gli ha permesso di disputare
gli shoot-off per il terzo e quarto posto
con una vecchia conoscenza quale
Hintermayer.
Però causa un “calo di piombo”
(virus tipico che colpisce solo i tiratori
C.N.D.A. alla ricerca sposmodica di
grandi prestazionI) il terzo posto è
stato aggiudicato all’austriaco.
Il piacere della vittoria e lo
sconforto della sconfitta sono stati annegati dai
tiratori presenti in abbondante ed ottima birra.
Ma per chiudere non poteva mancare Biagini
che in Mariette ha fatto un ottimo risultato, 94/100 e
fino all’ultimo si prevedeva una sicura medaglia ma
purtroppo, ben tre 95/100 a pari merito gli hanno
tolto la soddisfazione.
Quindi la spedizione in Austria si è conclusa
positivamente ed abbiamo salutato i successi con
birra e wurstel.
Ovviamente direte voi!
Un grazie particolare ad Herbert
Wagner, deus ex machina della organizzazione, ottimo tiratore ed organizzatore,
sempre disponibile ed efficiente.
Siamo sicuri che i tiratori italiani
che andranno all’Europeo, troveranno un
ambiente accogliente ed una organizzazione adeguate all’evento.
Si prevedono infatti più di 1.500
prestazioni.
Un grazie sincero e tanti auguri
per l’Europeo.
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pagina 8
CATTANEO!
RECORD 98/100 in Miniè Originale
pagina 9
TORINO
13A di campionato
di P.G. Sifletto
Nel primo week-end di giugno, durante 2 splendide giornate dal sapore estivo,
a
presso il TSN Torino si è disputata l’ultima gara del Campionato Italiano Avancaric
CNDA-UITS.
Buona la partecipazione dei tiratori, anche se i giochi ormai in parte fatti, il periodo
di crisi e non ultimo l’ubicazione all’estremo ovest del paese ha causato la defezione
di alcuni agonisti.
Nei 2 giorni di gara, dove sono state effettuate circa 270 prestazioni, ed alcuni
tiratori, come sempre i migliori, hanno ottenuto risultati di tutto riguardo, come
96
Pierangelo Ferrari con 92 punti in Cominazzo Replica, Alessandro Molino con
punti in Lamarmora Replica, Fernanda Crippa con 95 punti in Vetterli Replica,
Graziano Cattaneo con 95 punti in Miniè Originale e 97 in Withworth Replica.
Punteggio eccezionale è stato poi realizzato nella categoria Kuchenreuter Originale
da Antonio Orso che ha realizzato ben 98 punti.
Linee 100 m.
La gara è stata anche l’occasione per provare in anteprima le nuove linee
si
a 100 metri, le quali saranno totalmente agibili per i World Master Game che
svolgeranno a Torino nel mese di agosto. Linee
nelle quali, ciliegina sulla torta, è stato realizzato il
Record Italiano da parte di Graziano Cattaneo che
nella categoria Carcano, cartuccia metallica a 100
metri, ha realizzato ben 139 punti, inaugurando in
modo degno le nuove linee.
Un ringraziamento particolare va al TSN Torino,
nella persona del Presidente Masino, al Consiglio
Direttivo, alla Direzione di Tiro ed all’Ufficio Sportivo,
per aver messo a disposizione degli Archibugieri le
strutture dell’impianto e per l’ospitalità.
Altro ringraziamento va alla Compagnia Archibusiè
‘d Piemont che ha risposto in modo compatto
all’evento, sia nella partecipazione agonistica che per l’impegno
lavorativo, dove buona parte dei Soci ha dedicato il proprio tempo
ed opera per ricoprire i ruoli indispensabili alla buona riuscita
dell’evento, in qualità di contacolpi, di addetti alla sostituzione
bersagli, di componenti dell’ufficio classifiche e controllo bersagli.
Un grosso plauso infine anche alle “Segretarie” Mariella Crosazzo
e Isabella Caviasso come sempre indispensabili per il corretto
funzionamento dell’ufficio Iscrizioni.
(prosegue nella pagina successiva)
Cambio bersagli
Gettysburg
pagina 10
TANTZUTSU O/R
1° GRAZIOLI PIETRO GTA 84
2° PORTESANI FRANCO AP
84
3° FERRERIO ANTONIO 3L
83
COMINAZZO O
1° MORO GIANCARLO
2° VEDANI ALFREDO
3° VECCHI ROBERTO
AB
84
3L
83
SPTA 77
COMINAZZO R
1° FERRARI P.ANGELO GTA 92
2° PORTESANI FRANCO AP
86
3° ORSO ANTONIO
AB
84
KUCHENREUTER O
1° ORSO ANTONIO
AB
98
2° GHIRINGHELLI M. GTA 93
3° MARIANI GIULIANO SPTA 93
KUCHENREUTER R
1° ORSO ANTONIO
2° SIMONE ANGELO
3° BIAGINI TERESIO
AB
94
AP
93
GTA 93
COLT
1° VECCHI ROBERTO SPTA 90
2° FERRERIO ANTONIO 3L
89
3° ORSO ANTONIO
AB
88
MARIETTE
1° ORSO ANTONIO
2° CARUSO STEFANO
3° GIANDINOTO P.
AB
94
GTA 94
AP
92
S&W
1° SIFLETTO P.G.
AP
128
2° BRUSA PASQUE' A. 3L
126
3° ZANONI DARIO
GTA 122
DONALD MALSON O
1° VEDANI ALFREDO
2° RUSSO IVAN
3° MORO GIANCARLO
3L
AV
AB
76
63
58
DONALD MALSON R
1° CARUSO STEFANO GTA 81
2° DISCONZI OLIMPIO 3L
74
3° VESCOVI GIUSEPPE AB
70
REMINGTON R
1° CARUSO STEFANO GTA 175
2° DISCONZI OLIMPIO 3L
164
3° VESCOVI GIUSEPPE AB
157
CL AS SIF ICH E GA RA TO RI NO
TANEGASHIMA O&R
1° NAVA GUALTIERO
2° PORTESANI F.
3° BERIA ALBERTO
AV
85
AP
73
GTA 50
MIQUELET O
1° PORTESANI F.
2° ALLEGRI BRUNO
3° LO TAURO S.
AP
AP
AP
90
90
83
MIQUELET R
1° ALLEGRI BRUNO
2° MOLINO A.
3° BORLA RAIMONDO
AP
AP
AP
87
86
85
PENNSYLVANIA O/R
1° VACCHERI MARCO APN
2° RIZZARDI IVO
X
3° LAURELLA VALTER AP
93
80
75
GUARDIA NAZIONALE
1° LO TAURO S.
AP
86
2° GALLI SERGIO
STAP 79
3° BRUN SERGIO
3L
57
LAMARMORA O
1° FANTOLINO A.
2° ALETTI ANGELO
3° BERIA ALBERTO
AP
86
3L
80
GTA 77
LAMARMORA R
1° MOLINO A.
AP
2° ARRIGONI CARLO LDV
3° GROSSI EMANUELE SVL
96
91
89
VETTERLI O
1° CRIPPA FERNANDA X
2° LUCHINI ANDREA
X
3° FANTOLINO A.
AP
92
91
91
VETTERLI R
1° CRIPPA FERNANDA X
2° NAVA GUALTIERO AV
3° VACCHERI MARCO APN
95
94
93
MAXIMILIAM O
1° GUENZI GIANCARLO 3L
85
2° SAMMARCO C.
STAP 73
3° CATTANEO G.
SLV 71
GETTYSBURG O
1° DASSETTO MAURO AP
2° TAVERNARI CARLO 3L
3° BRUN SERGIO
3L
73
63
44
GETTYSBURG R
1° FABBRI FRANCESCO LARC 73
2° FUSERIO GIOVANNI 3L
69
3° CEFALI RENZO
LARC 68
GETTYSBURG O x 2
1° BRUN SERGIO
3L
117
GETTYSBURG R x2
1° CEFALI RENZO
LARC 147
2° FABBRI FRANCESCO LARC 145
3° PORINI ROBERTO
GTA 97
MINIE' O
1° CATTANEO G.
2° ARRIGONI CARLO
3° OLANTE WALTER
SLV
LDV
LDV
95
91
87
MINIE' R
1° SAMMARCO C.
STAP 87
2° ARRIGONI CARLO LDV 84
3° CASUCCI GIULIANA LDV 81
WHITWORTH O
1° OLANTE WALTER
LDV 93
2° SAMMARCO C.
STAP 85
3° FERRERIO ALBERTO 3L
80
WHITWORTH R
1° CATTANEO G.
SLV
2° GUENZI GIANCARLO 3L
3° OLANTE WALTER
LDV
97
95
95
WALKIRIE O/R
1° SIMONE ANGELICA APN
89
SHARPSHOOTER
1° FABBRI GUALTIERO LARC 118
2° ROSATI FABRIZIO SPTA 108
CARCANO
1° CATTANEO G.
SLV
2° FUSERIO GIOVANNI 3L
139
110
pagina 11
MANASSAS
...la
prima battaglia di
Bull Run
di Vincenzo Labellarte
L’autore, al centro, alla fine... dello scontro
Vi è capitato mai di coronare un sogno cullato sin modo della battaglia sul Volturno che può essere considerata
da bambino? Mi auguro di si. A me questo è successo e la Gettysburgh del nostro Risorgimento.
precisamente nel luglio 2006. Ora vi racconto tutto.
Dall’amore per la loro storia, soprattutto quella
Naturalmente sono, come voi, un tiratore d’avan- militare, sono nate ormai le Associazioni di “Reenactors”.
carica, grande appassionato e lettore di storia americana, Queste danno vita a rievocazioni delle più importanti
soprattutto quella riguardante la loro guerra di secessione battaglie della Guerra Civile. In occasione di quelli che
e che gli americani stessi, con rigido rigore storico, nonchè furono gli scontri più epici e determinanti per le sorti della
onestà intellettuale, chiamano guerra civile.
guerra, si schierano gli stessi reggimenti e solo quelli che
all’epoca vi parteciparono, così come gli squadroni di cavalEvento grandioso e tragico al contempo che causò leria ed i reparti d’artiglieria, dando all’evento la massima
oltre 750.000 morti, oltre 1 milione di feriti ed un numero fedeltà storica.
imprecisato di vittime civili. Ciò significa che gli Stati Uniti
d’America in questa guerra tra Nord e Sud, tra morti e feriti
Anche la cinematografia moderna ha prodotto bei
ha patito un numero superiore a quello registrato in tutte film sulla guerra civile come: Gods and Generals, The Blue
le successive guerre combattute sui vari fronti mondiali. and the Gray, Gettysburgh, Glory, ricorrendo ad associaQuesto perchè dal 1861 al 1865 furono adottate armi già zioni di reenactors. Quello che inoltre colpisce in questi è il
moderne (fucili e cannoni a canna rigata), ma negli scontri trasporto emotivo. Il senso di appartenenza al loro reparto
tattiche e schieramenti risentivano ancora del retaggio delle durante la battaglia, il retaggio derivante dall’aver avuto
guerre europee e napoleoniche.
antenati che a quella guerra e magari a quello scontro parteciparono. Assiepato intorno al campo di battaglia c’è il
L’apice di questo tremendo mix si ebbe nel mas- pubblico arrivato da ogni parte degli USA e che vive questo
sacro di Gettysburgh che in 3 giorni costò alle 2 parti oltre non come semplice spettacolo ma come un’emozionante
40.000 morti, segnando la fine del conflitto le cui sorti ormai avventura a spasso nel tempo.
da tempo erano compromesse per il Sud. Dalle ceneri e
(prosegue nelle pagine successive)
dalle macerie lasciate da questa guerra, gli americani datano la nascita della nuova nazione, dove
comunque il Sud rimane ancora oggi il Sud, con i
suoi edifici pubblici sui quali accanto a quella a
stelle e strisce garrisce la bandiera confederata.
Questa guerra inoltre, insieme a quella
combattuta per l’indipendenza dagli Inglesi, è
considerata dagli Americani il proprio vero patrimonio storico-culturale. Dal punto di vista narrativo viene trattata con grande rigore. Non sono i
vincitori a scrivere la storia, ma solo gli storici. Per
citare un esempio a Gettysburgh raccontano con
la stessa precisione ed obiettività sia l’eroica sfortunata carica dei reggimenti di Pickett a Cemetery
Hill, che la strenua difesa del Little Round Top da
parte del Colonnello Chamberlaine e del 1° Maine.
Quanto mi sarebbe piaciuto leggere allo stesso
Fanteria nordista si avvicina alla linea di fuoco.
pagina 12
La schiere della fanteria sudista avanzano.
(prosegue dalla pagina precedente)
Ebbene il mio sogno è sempre stato
quello di poter assistere ad un simile evento. Il
22 luglio del 2006 sono riuscito a coronarlo in
una maniera fantastica, non da semplice spettatore, ma addirittura come “reenactor”. Ho
infatti partecipato in Virginia tra le file confederate, per cui ho sempre nutrito grande simpatia, alla rievocazione del 145° anniversario
della prima battaglia di Manassas. Questo è
appunto il nome che gli danno i sudisti, dalla
cittadina nella cui stazione ferroviaria il Gen.le
“Stonewall” Jackson fece arrivare truppe che
colsero di sorpresa i nordisti del Gen.le
McLellan accampati presso la Piantagione di
Belle Grove, fattoria perfettamente conservata,
oggi interessantissimo museo.
I nordisti la chiamano invece la prima
battaglia di Bull Run dal fiumiciattolo che vi
scorreva nei pressi ed oggi quasi totalmente
prosciugato. Dopo il bombardamento di Fort
Sumter, questa viene considerata come la
prima vera battaglia della guerra civile. Una
grande vittoria confederata. I 600 morti inflitti
al nemico furono un duro colpo alle certezze di
vittoria dei nordisti e alla loro convinzione che
la guerra potesse durare pochi mesi.
Artiglieria del nord cambia posizione ad un cannone.
La celebre cavalleria del sud si raduna per la carica.
Pensando che lo scontro si risolvesse in
una scampagnata addirittura l’aristocrazia e
l’alta borghesia di Washington, distante poche
miglia, erano al seguito dell’esercito. Arrivati a
bordo delle loro eleganti carrozze per fare un
pic-nic ed assistere alla battaglia. Ma quando le
truppe nordiste, battute ed in fuga, si ritirarono
precipitosamente, lo fecero anche gli atterriti
gitanti, abbandonando sui verdi prati finissime
argenterie, porcellane e cristalli. Voci popolari
raccontano che da allora in poi nelle tende da
campo di numerosi ufficiali sudisti, il lusso e lo
sfarzo delle suppellettili aumentasse di molto.
Vi chiederete come mi è stato possibile
partecipare ad un evento del genere? Molto
meno complicato di quanto immaginiate. Gli
ingredienti sono stati la grande passione, un
minimo di spirito d’avventura, capacità organizzativa e tanta navigazione su internet. La
conoscenza dell’inglese è invece importante in
quanto tutte le informazioni necessarie raccolte
sui siti americani sono naturalmente in inglese
di conseguenza le e-mail da inviare dovevano
essere scritte in questa lingua.
In ciò sono stato supportato da mia
moglie e mio figlio che hanno fatto il viaggio
con me e sono stati tra il pubblico il giorno della
battaglia. Vi posso assicurare che assistere o
addirittura partecipare ad un “reenactment”
costituisce una esperienza unica ed indimenticabile. Le rievocazioni cui noi siamo abituati in
Italia sono solo una lontanissima parvenza a
confronto di ciò che si celebra in America. A
Manassas, tra sudisti e nordisti c’erano 9.000
soldati, 300 cavalleggeri, 100 cannoni ed in più
carriaggi, salmerie, cucine ed ospedali da
campo esattamente tutto come all’epoca.
I reparti confederati, seppur decimati, resistono.
Ora voglio raccontarvi in breve la mia
esperienza diretta di reenactor. Dopo varie
ricerche avevo appreso che un certo Bob Tolar,
52 anni di Kinston - North Carolina, interpretava
il ruolo di comandante in capo dell’Armata della
pagina 13
La cavalleria confederata si appresta a caricare.
Virginia del Nord. Subito gli scrissi una e-mail. In questa mi
presentavo come tiratore d’avancarica e grande appassionato della Guerra Civile Americana e delle gesta del Sud.
Esternai il mio grandissimo desiderio di poter partecipare
alla battaglia di Manassas inquadrato in qualche reparto e
gli dissi anche che avevo l’uniforme fattami fare su misura
da una sartoria militare in Italia (Sartoria Equipe di Ferrara).
Non ci crederete ma ero già famoso. La notizia
che un italiano avesse varcato l’oceano per partecipare ad
un evento che, storicamente e culturalmente lo riguardava,
aveva fatto presto a diffondersi. Appena varcata la soglia di
quella casetta di legno ebbi puntati addosso, tra l’incredulo
e l’ammirato, gli occhi di tutti i presenti. Ritirata la lettera,
un formale benvenuto da parte di Bob Tolar, salutai mia
moglie, mio figlio ed i miei amici che se ne ritornarono a
Ci avevo provato. La sua immediata risposta fu un Manassas. L’indomani sarebbero stati tra il pubblico a
misto tra stupore e ammirazione. Bob si disse entusiasta di godersi lo spettacolo.
avermi come ospite straniero ed italiano tra le sue fila. Mi
pregò di rivolgermi al suo aiutante da campo Jake Jennette
Attraversai la strada. Oltrepassai una staccionata
per il mio inquadramento e l’organizzazione in genere. e mi ritrovai in quello che era diventato l’accampamento
Anche Jake si dimostrò entusiasta di questa partecipazione dell’armata confederata. Restai esterefatto davanti alle
e mi avvertì che in battaglia avrei incontrato come nemici i migliaia di tende bianche già tirate su, alle compagnie dei
volontari intaliani del 39° New York City con i loro cappelli vari reparti che si esercitavano, a bande dei reggimenti che
piumati e il tricolore con la scritta Dio e Popolo.
suonavano marce tra cui Dixie e Bonnie Blue Flag.
La cosa si faceva interessante e già cominciavo a
calarmi nel ruolo. Per l’uniforme invece, saputo che la mia
era di lana, mi sconsigliò vivamente di portarla, in quanto
in quella zona a luglio la temperatura sforava i 40° con un
tasso di umidità nell’aria dell’80% e quindi avrei rischiato
una sincope. Informatosi delle mie misure, disse che lui
avrebbe provveduto a farmene trovare una leggera.
In ultimo si informò, con molto tatto, del livello del
mio inglese parlato ma soprattutto della mia capacità di
comprenderlo. Compreso che questa era di scarso livello,
mi consigliò di rimanere, durante l’attacco al suo fianco, per
evitare che nel frastuono non capissi gli ordini impartiti
o meglio gridati dai sergenti. Mi precisò inoltre dove e
quando dovevo presentarmi (avrei trovato una sua lettera)
per l’iscrizione. La fase organizzativa era così terminata.
La battaglia si sarebbe svolta il giorno
22 luglio con replica l’indomani 23. Io, mia
moglie, mio figlio e una coppia di amici arrivammo tardissimo la notte tra il 20 e il 21 all’aeroporto di Washington. Ritirata l’auto prenotata,
partimmo alla volta di Manassas. Alle tre della
mattina eravamo a letto in un tipico motel americano che più tipico... non poteva essere. La
mattina successiva, lauta colazione e via alla
volta di un paesino a 15 miglia, Middletown,
dove avrebbe avuto luogo la rievocazione. Come
da istruzione mi presentai presso un qualcosa
che sembrava a metà tra un ufficio e un centro
d’accoglienza per lasciare il mio nome.
Un’ospedale da campo era già pronto. Ed i cavalli
venivano foraggiati e strigliati. Le cucine preparavano il
rancio per la truppa. L’aria che si respirava era di una suggestione che faveva venire la pelle d’oca. Mi sentivo a bordo
della macchina del tempo. Era il pomeriggio del 21 luglio
1861, il giorno prima della battaglia. Seguendo le istruzioni
ricevute raggiunsi un gruppo di tende più grandi che ospitava il quartier generale.
Lì, notandomi in borghese e con l’aria smarrita, mi
venne incontro Jeke Jennette che mi abbracciò e mi parlò
in uno slang di cui capii solo “Vincenzo”, ossia il mio nome.
Mi portò subito da Bob che con enfasi a sua volta mi presentò agli altri. Tutti mi davano grandi pacche sulle spalle e
mi facevano domande alle quali rispondevo come potevo.
(prosegue nelle pagine successive)
La fanteria nordista risponde al fuoco.
pagina 14
(prosegue dalla pagina precedente)
Ad un certo punto da una tenda uscì il mio salvatore, un americano di origini italiane che parlava l’italiano
più o meno come io parlavo l’inglese e che assunse ufficialmente il ruolo di interprete. Dopo di che fui accompagnato
alla mia tenda per cambiarmi. Sulla brandina da campo trovai la mia uniforme. La indossai subito ... incredibile, era da
ufficiale! Ero stato assegnato nientemeno che allo staff del
Comandante in Capo. Mi sentivo sempre più un ospite di
riguardo. La cena, tipicamente del sud fu a base di tacchino,
fagioli e pannocchie arrostite.
“tigri” dai caratteristici pantaloni alla zuava a righe bianche,
rosse e blu e il cappello di paglia a larghe falde. Quando il
nostro schieramento ebbe a tiro la prima linea nordista
iniziarono le scariche di fucileria da entrambi le parti.
I nostri cannoni cominciarono a sparare a copertura
dell’avanzata. Dai boschi esce la cavalleria aumentando
poderosamente la nostra spinta offensiva nel momento
cruciale che diventò critico per i nordisti.
Vedevamo cadere molti soldati tra le file nemiche
e tra questi riconobbi la bandiera e i cappelli piumati del
39° New York, formato da Italiani emigrati al nord e qui
forzatamente arruolati, di cui mi aveva parlato Jake.
Comunque, aprendo un inciso, anche tra i sudisti combatterono, anche se non a Manassas, molti italiani emigrati dal
nostro sud, quasi tutti ex combattenti del disciolto esercito
borbonico.
L’unica nota stonata fu un bottiglione di vino,
Montepulciano d’Abruzzo, tirato fuori dall’interprete e che
grazie al quale riuscii a mandar giù l’enorme quantità di
tacchino servito. Tutti eravamo stanchissimi e così andammo
a dormire. La luna era alta, le sentinelle montavano la
guardia con la baionetta innestata. In lontananza udii il
fischio del treno proveniente dalla lontana stazioncina di
Dopo alcuni tentativi di contrattacco falliti, le file
Manassas. Supino sulla branda pensai. Forse è quello che unioniste cominciarono a sbandarsi, fino a ritirarsi in
porta le truppe di “Stonewall” Jackson. Probabilmente disordine, incalzati dai nostri reparti. Salve di fucileria ed
stavo già sognando.
hurrà accompagnarono questa vittoria, mentre noi con in
testa le bande che intonavano Dixie, rientrammo al campo.
Ma d’improvviso fui svegliato da Jake che mi fece Prima di arrivarci, passammo attraverso 2 ali di donne
segno di vestirmi e seguirlo. Così feci ed insieme entrammo festanti in costume che offrivano ai vincitori le dolci e
in una tenda di fronte alla quale 2 sentinelle montavano la succose mele della Virginia. Così anch’io ebbi da una
guardia. Era circa l’una di notte e su un tavolo illuminato da rubiconda ragazzotta la mia mela.
2 eleganti candelabri c’era una grande mappa.
Posso terminare qui la mia narrazione, sperando
Assistevo al breefing che precede la battaglia tra di non aver annoiato il lettore. A chi ha trovato interesse nel
il Comandante in Capo ed i Generali “Stonewall” Jackson e mio racconto posso dire che quello della battaglia è stato il
James Longstreet. L’atmosfera era inimmaginabile e quelle pezzo forte del viaggio ma ho avuto modo anche di scoprifigure al lume di candela conferivano al tutto un realismo re un’America diversa, più autentica e popolare, fuori dai
incredibile. Al termine ritornammo in tenda per sfruttare le circuiti turistici tradizionali. Ho visitato la Virginia con
ultime ore di sonno in attesa del fatidico giorno.
Richmond, antica capitale della confederazione ed i suoi
monumenti con lo splendido museo della guerra.
6 del mattino! Un grande trambusto interruppe
il mio dormiveglia. Campo in fermento, reggimenti che si
Ci sono i panorami mozzafiato delle Blue Ridges,
formano. Le rispettive bande che suonano, cannoni portati catena montuosa che, a chi la guarda da lontano, sembra
in postazione ed i cavalli che vengono sellati. Il sud stava veramente blu. C’è la valle di Shenandoah profonda e
andando a combattere la sua prima battaglia ed a coprirsi sconfinata e comunque, per chi vuole rituffarsi nell’America
di gloria.
moderna e tecnologica, c’è la capitale federale Washington
a poche miglia.
Così anch’io, vestita l’uniforme e confesso con un
pò di tremarella nelle gambe, mi avviai con Jake verso il
A tutti quelli interessati ad un viaggio di questo
luogo dove si stavano convogliando le
tipo, ricordo che naturalmente non c’è solo
truppe e dove finalmente avremmo
la rievocazione di Manassas, ma ogni
visto in faccia gli odiati yankees.
battaglia della guerra civile viene celebrata
annualmente con un “reenactment”. Il più
Marciavamo appena qualche
spettacolare rimane quello di Gettysburgh
metro dietro al 1°Luisiana, le famose
con una presenza di oltre 40.000 reenactors.
Su internet potrete avere tutte le
informazioni necessarie.
Tra i siti vi consiglio
www.cwreenactors.com/index.php.
Per chi è interessato proprio alla battaglia
di Manassas può rivolgersi a
The Cedar Creek Battlefield Foundation
P.O. Box 229 Middletown, Virginia 22645
www.cedarcreekbattlefield.org
e-mail:[email protected]
Cavalleria del sud,
determinante
a Manassas.
pagina 15
“21 aprile 2013, la Bourse aux
armes di Paris à Rungis”
di Paola Andrean Serafini
Da diversi anni visito la Bourse aux Armes di Parigi che si tiene due volte l’anno a Rungis, in
aprile e in ottobre. Conosco alcuni venditori e so che hanno pezzi importanti o rari ma in questa
edizione del 21 aprile 2013 ho avuto
modo di conoscerne altri, che
provengono da vari Paesi, come il
greco Nicolaos Zepis, che ha voluto
farsi fotografare con una coppia di
pistole albanesi, che a suo dire aveva
comprato l’anno scorso per 5.000
euro proprio a Rungis, e quest’anno
non riusciva a venderle nemmeno
per la metà! Mi disse che era a causa
della crisi generale, e credo che in
effetti le vendite siano diminuite non
solo in Grecia! (fig. n. 1)
Cose belle ed interessanti ne ho
viste diverse: mi ha colpito subito
uno stupendo morione, tutto lavorato
a sbalzo sul banco di Vladislav
Zinchenko. (fig. n. 2)
Sul tavolo vicino c’era un revolver
con decori di fiori e foglie ad altorilievo
completamente dorato e con impugnatura in avorio (fig. n. 3)
Una serie di pistole che il
Fig. 1
proprietario mi ha diligentemente
presentato, e che dall’alto in basso
della (fig. 4) sono: 1° Prussia mod. 1813/ UM; 2° Bayern 1812 mod.38; 3° Austria 1818; 4° Bad
Wuttemberg 1753; 5° Saxon 1813-43; 6° Austria 1798.
Una piccola pistola di Ripoll con canna a due ordini
tutta decorata con fiori intarsiati in oro e il punzone di
BURSTINDUI, e con il gancio da cintura. (fig. 5)
Molto belli anche due Tüfenk ben decorati ma il
prezzo era decisamente alto 7.800 euro e 4.850 per quello
meno decorato. (fig. 6)
Una pistola della Gendarmérie An IX costava solo,
si fa per dire, 1850 euro, mentre un fondi palle multiplo,
per 26 palle, era venduto per 250. (fig. 7)
Mr. Gabrielli, una vecchia conoscenza di origine
italiana, mi ha mostrato una Simplex tedesca (fig. 8) e
una ZIG-ZAG (fig. 9) e una pistola molto rara, di Marius
Berger (fig. 10)
Un bellissimo fucile a pietra focaia per il
Fig. 2
Fig. 3
Governatore di Malta ne porta lo stemma
sul dorso dell’impugnatura ed è firmato
sull’acciarino, Nicola a Malta. Molto decorato
ha un cane inusuale: (fig. 11 e 12)
Fra le cose particolari o strane ho visto
un “prova polvere” a percussione (fig. 13) e
uno a miccia forse olandese, firmato “Burel”!
(fig. 14 e 15)
Una “Liliput” germanica cal. 4.25 del
1927 (fig. 16) ed altre che potevano stare
nel palmo della mia mano (fig. 17 e 18)
Un revolver con allungamento del calcio
in acciaio, ripiegabile fatto da “Galand à Paris”
(fig. 19 e 20)
(prosegue nelle pagine successive)
pagina 16
Un fucile a vento austriaco col calcio-serbatoio
ricoperto da pelle di serpente, (fig. 21).
Una pistola “Système Cessié”, inventato a St.
Etienne, a percussione, col cane sotto la canna. (fig. 22 e 23).
Una carabina Luger del 1902 cal. 30, col calcio
aggiunto per un uso da spalla (fig. 24) ed una “Mauser” (fig. 25).
Ed ancora un Pauly de Paris …(fig. 26) e fucili
per tutti (fig. 27). Moltissimi altri pezzi che lo spazio a
disposizione mi impedisce di descrivervi, molti dei quali ho
già visto in edizioni precedenti, il che mi fa pensare che i
proprietari non desiderino disfarsene…ma siano motivo di
attrazione!
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 16
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 10
Fig. 9
pagina 17
Fig. 11
Fig. 13
Fig. 12
Fig. 14
Fig. 20
Fig. 15
Fig. 19
Fig. 17
Fig. 21
Fig. 18
(prosegue nella pagina successiva)
pagina 18
Fig. 26
Fig. 24
Fig. 22
Fig. 27
Fig. 23
Fig. 25
pagina 19
IL MAZZAGATTO (THE MUFF PISTOL)
di Gualtiero Fabbri, C.G.
(prima parte)
In apertura citiamo un paio di definizioni “ufficiali”:
Enzio Malatesta nel suo testo “Armi ed Armaioli d’Italia” (E.B.B.I. Istituto Editoriale Italiano
Bernardo Carlo Tosi S.A. Milano):
“Mazzacani o mazzagatti. Nomi dati in alcune province d’Italia a una piccola arma da fuoco manesca, sul
tipo delle pistole. Venuta in uso nel secolo XVI e proibita dovunque come arma insidiosa.“
Letterio Musciarelli nel suo “Dizionario delle armi”:
“Mazzacani o mazzagatti, furono così chiamate, in alcune
province italiane, le pistole con canne lunghe meno di 15 cm.
Usate sin dall’inizio del Seicento, il loro impiego fu spesso
proibito, essendo giudicate armi insidiose; infatti, date le loro
piccole dimensioni, si potevano facilmente occultare.”
Interpolando le due descrizioni possiamo avere una
sufficiente definizione del tipo di arma che noi, nel proseguimento,
per comodità chiameremo mazzagatto, termine maggiormente
usato nella zona che comprende la Toscana e l’Emilia.
Generalmente i “mazzagatti” non avevano la canna rigata
ed erano sprovvisti di organi di mira. Erano armi destinate a
colpire sulle brevissime distanze, quindi la precisione era inutile.
il loro caricamento si poteva normalmente eseguire dalla
“bocca” dell’arma, ma praticamente tutte avevano la canna
agevolmente svitabile, e ciò consentiva di poterle caricare dalla
parte posteriore, un sistema detto a “semiretrocarica”, infatti in
quasi tutti gli esemplari sono presenti “tacche” al vivo di volata
o alla base della canna che consentono di utilizzare appositi
attrezzi per svitare con facilità la medesima.
Va aggiunto, a conforto di quanto già detto a proposito
della dimensione della canna, che il Codice del Regno di Sardegna
proibiva le pistole con canne di misura inferiore ai 16 cm.
Il successivo codice del Regno d’Italia, al Capo IV N°455
recita: “Fra le armi proprie hannovi le insidiose. Sono reputate
tali gli stiletti, i pugnali, gli stocchi, le spade o sciabole in bastone,
i coltelli fustellati, le pistole corte, la cui canna non oltrepassi i
cento settantuno millimetri in lunghezza misurata internamente, i
tromboni, le pistole
fatte a trombone,
gli schioppi o pistole a vento, i pistoni, schioppi o carabine
snodati o divisi in più pezzi, e gli schioppi a foggia di canna
o bastone”.
Ancor prima, al loro apparire nel XVI secolo, fu riconosciuta la pericolosità e l’insidiosità di tali armi che potevano
essere portate già cariche in modo occulto, tanto che Alfonso
I d’Este, nel 1522, emanò un’ordinanza a loro riguardo: “…
e siccome si sta diffondendo un nuovo tipo di armi da fuoco
particolarmente pericolose, comunemente chiamate armi
a pietra (a pirite) e con le quali possono essere commessi
più facilmente omicidi: Dato tutto ciò il Serenissimo,
conoscendole per armi diaboliche proibisce a chiunque di
armarsene, salva esplicita autorizzazione, e sotto la pena di
avere una mano mozzata pubblicamente …”
Va comunque rifiutata la convinzione che i mazzagatti
servissero solo per uso criminale.
Ed è con questi criteri dimensionali che abbiamo scelto alcune
armi illustrate di seguito, nelle quali si può riscontrare come i
mazzagatti rispondessero tutti, ad uno o più requisiti proibiti
dalla legge allora vigente.
Com’è noto, nel periodo intercorso tra il XVI e il XIX secolo,
diversi sistemi di accensione sono stati usati per innescare la
carica esplosiva, a questi dedichiamo un breve accenno.
Escludiamo senz’altro il più antico, il sistema a “ignizione”
che abbisognava dell’intervento di due operatori, come anche
è escluso il successivo sistema a “miccia”, perché rendeva
impossibile uno dei requisiti primari del mazzagatto: l’occultabilità!
Avendo bisogno di una miccia già accesa per approntare
l’arma all’uso, era certamente inattuabile riporla in tasca o
(prosegue nella pagina successiva)
pagina 20
anche sotto il mantello. Oltretutto, per il fumo e l’odore della combustione, sarebbe stata individuabile già
a distanza.
I sistemi successivi, creando l’accensione al momento dello sparo, soddisfacevano pienamente il
requisito e, viste le ridotte dimensioni, l’arma poteva essere tenuta facilmente nascosta fino all’istante dell’uso.
Particolarmente in Gran Bretagna, Francia, Belgio, raramente in Germania e quasi mai in Italia, i
mazzagatti erano forniti a coppie in apposita custodia, che conteneva anche una serie di accessori
necessari per il caricamento e la pulizia.
In questi Paesi di maggior diffusione erano portati, se di dimensione adatta, a coppia nei taschini del
panciotto, più per ornamento che per difesa.
Infatti, erano definiti da panciotto, da
taschino o da viaggio.
Gli Inglesi chiamano i mazzagatti “muff
pistol”, cioè pistole da manicotto, accessorio
prevalentemente indossato dalle Signore.
Quando il mazzagatto era in grado di
sparare più di un colpo senza ricaricare, poteva
non essere parte di una coppia.
Tornando ai sistemi di accensione, e ci
scusino gli esperti “archibugieri”, diremo, a favore
degli inesperti, che nei primi “mazzagatti” fu usato anticamente il sistema a ruota, un complicato e bel
meccanismo che fa frizionare una ruota di acciaio temprato su un pezzo di pirite, le scintille che si generano,
sullo stesso principio dei moderni accendini, innescano la carica propulsiva.
Nel sistema a pietra è invece una pietra focaia dura, che opportunamente abbattuta su una lastra
di acciaio temprato genera da questo le scintille.
All’inizio del XIX secolo, con l’invenzione del fulminato,
il sistema si riduce a una capsula contenente la carica
d’innesco che, dopo essere stata inserita in un apposito
luminello, viene percossa dal cane. Ovviamente per ogni sistema
esistono diverse varianti, la cui approfondita descrizione ci
allontanerebbe troppo dal tema fissato.
Pertanto nell’esposizione degli esemplari, definiremo
genericamente i tre sistemi rispettivamente: a ruota, a pietra
focaia, a percussione, magari semplicemente indicando il
tipo di variante.
Un riferimento storico tra i tanti: secondo fonti avvalorate anche da rappresentazioni grafiche dell’epoca, fu con un
mazzagatto a pietra focaia che Massimiliano Robespierre
tentò il suicidio nella sala del Palazzo di Città la notte del 9
Termidoro (28 luglio1794). Il capo dei gendarmi (dal nome impronunciabile), accorso per arrestalo,
intervenne facendogli deviare il colpo, che tuttavia lo ferì alla mascella. Due giorni dopo, Robespierre, salì i
gradini della ghigliottina.
Anche le “pocket pistols” americane, tra le quali primeggiavano le “deringer”, per le loro dimensioni
potevano essere assimilate ai “mazzagatti”. Differivano
per il calibro, solitamente molto più robusto. Tra
queste pistole da tasca, la più famosa in assoluto è
diventata quella utilizzata il 14 aprile 1865 da John
Wilkers Booth per sparare al Presidente Abraham
Lincoln, era una Philadelphia Deringer, a percussione di
capsula con una canna lunga 2 pollici (5,8 cm), era in
calibro 44, se pure il proiettile usato per l’attentato,
pare fosse in calibro 41.
La nostra descrizione si ferma a metà del XIX
secolo, quando con i progressi della tecnica e l’incalzare
delle necessità belliche, la cartuccia metallica introduce
l’arma moderna.
Verso la fine del XIX e agli inizi del XX secolo i
paesi occidentali furono invasi da piccoli revolver a
cartuccia metallica di piccolo calibro (solitamente 5,75
oppure 6,35mm), quasi tutti di fabbricazione belga, la
loro destinazione primaria era nelle tasche dei ciclisti
dell’epoca che utilizzavano l’arma per dissuadere i cani
dal tentativo di azzannare loro i polpacci al passaggio
davanti alle aie contadine, per questo motivo furono
denominate “velo-dog”, la combinazione delle parole
velocipede e il termine inglese dog (cane) le prime furono
fabbricate da Galand, poi copiate da tutti.
Armi di dimensione ridotte se ne fabbricano tuttora,
ma non sono più denominate mazzagatti, o mazzacani,
non fosse altro per il “politically correct” di non irritare gli
animalisti.
pagina 21
LE CARTUCCE PER ARMI
AD AVANCARICA MILITARI
(con particolare riguardo al contenuto in polvere delle cartucce originali)
di Massimo Capone
Questo non è un argomento ricorrente nell’uso attuale di armi militari ad avancarica, a pietra o
luminello, originali o repliche, ma sempre di particolare interesse sia storico sia riferito all’affascinante e
suggestiva specialità agonistica del TIRO STORICO.
Cominciamo con una breve descrizione della tipica cartuccia militare per armi ad avancarica.
Era un semplice involucro di carta (carta piuttosto spessa e robusta, ma attualmente potremmo
usare anche carta più sottile qualora la palla fosse di diametro …abbondante.), contenente il proiettile e
la carica di polvere. Per le armi rigate a percussione, dietro il proiettile (generalmente cilindro ogivale) la
polvere era spesso contenuta in un involucro doppio, più robusto, ottenuto creando un cilindro di carta, o
cartoncino, interno a quello principale, e contenente direttamente la suddetta carica.
Attenzione, generalmente non c’era borraggio tra palla e polvere, e la carta, per le cartucce di fucile,
di norma non era “combustibile”. Per armi ad avancarica la carta combustibile era usata per le cartucce dei
revolver (comprese le famose carabine COLT a tamburo).
Le armi a tamburo potevano essere caricate con cartucce, oppure inserendo separatamente polvere
e proiettile, come fanno i tiratori moderni.
La carta avvolgente il proiettile, generalmente, era ingrassata nelle cartucce per armi rigate: mentre,
di norma, non era ingrassata in quelle per armi lisce (palla tonda).
Il soldato, dopo aver estratto dalla giberna (o dal tascapane, o da qualche tasca della sua divisa,
in situazioni d’emergenza…logistica) la
cartuccia, ne lacerava con i denti un’estremità (quella vicina alla parte contenente la polvere), versava la polvere
dentro la canna (dopo averne messa un
pò nello scodellino, se l’arma era a pietra
focaia), e poi vi spingeva con la bacchetta
la palla ancora avvolta nella carta. Tale
procedimento, semplice ed essenziale,
era quello più spesso utilizzato per le
armi a canna liscia e palla tonda: per le
armi rigate, il proiettile cilindro ogivale
veniva inserito con qualche manovra in
più (ad esempio capovolgendo la cartuccia
svuotata, oppure, come generalmente
nella Guerra Civile americana, liberando
il proiettile dall’involucro, ed inserendolo
direttamente in volata).
A proposito della lacerazione con
Pacchetto di cartucce originali per fucile
i denti dell’estremità della cartuccia, è
militare a luminello canna liscia metà 800
abbastanza noto che un espediente per
sfuggire alla leva militare era quello di
farsi saltare parte dei denti (non era più possibile caricare correttamente il fucile!).
Spesso, dopo una battaglia, sembrava che fosse nevicato per la grandissima quantità dei pezzi di
carta delle cartucce sparsi sul terreno dello scontro.
Per il nostro “TIRO STORICO” possiamo utilizzare della comune carta extra strong, o carta da stampa per
computer o fotocopie, controllando però attentamente che, una volta confezionata, la nostra cartuccia entri agevolmente in canna, e possa essere spinta giù utilizzando la bacchetta stessa, d’ordinanza, del fucile. Se entrasse con difficoltà, potremmo utilizzare una palla di diametro lievemente minore, o carta più sottile (velina, ecc.).
Ricordate che, per regolamento, è vietato utilizzare bacchette più rigide o pesanti, o munite di impugnatura.
Il problema del diametro della palla non è da poco (parliamo per ora solo della palla tonda): all’epoca,
per agevolare il caricamento, si usavano palle …scandalosamente…sottocalibrate! (anche di 1,5 o 2 millimetri
inferiori al calibro della canna!!): in una scarica a 50 o 70 metri, la precisione era …secondaria!. Per le
nostre attuali gare di tiro storico, invece, senza l’assillo di un reggimento nemico che ci stia sparando contro,
possiamo permetterci la raffinatezza di una palla di diametro più giusto, che scenda agevolmente ma ben
aderente in canna, senz’altro meno storica ma più competitiva! Consiglio di utilizzare palle di almeno 0,5
mm di diametro inferiore al calibro.
Naturalmente, poiché la tenuta del “vento” (spazio tra palla e parete interna della canna) resta
affidata ad un piccolo spessore di carta, che in parte brucia prima che il proiettile esca, la precisione sarà
sempre molto relativa!. Ma di meglio non si può fare!.
Nel periodo d’uso della “cartuccia” si è assistito ad un progressivo miglioramento della qualità della
polvere nera, ed a tale miglioramento si è accompagnata, conseguentemente, la riduzione del suo
quantitativo nella cartuccia.
Nel ‘700 una cartuccia per fucile d’ordinanza ne poteva contenere anche più di 12 grammi (12,20
grammi per il fucile francese Mod.1777, anno IX ed anno XIII), ma arriviamo poi a circa 4 grammi nelle
(prosegue nelle pagine successive)
pagina 22
cartucce con proiettile miniè della guerra civile americana.
Attenzione però: la carica delle cartucce per armi a pietra focaia era comprensiva della quantità
utilizzata per innescare il bacinetto, calcolata in 1,2 grammi circa (faceva eccezione un esercito dell’Europa
centrale che non prevedeva l’innesco a parte del bacinetto, in quanto parte della polvere introdotta in
canna, all’atto del caricamento, fuoriusciva dal focone, auto innescando il bacinetto).
Passiamo ora ad esaminare più in dettaglio tali quantitativi di carica (le cifre sono tratte da manuali
d’epoca o da pubblicazioni specifiche, o dallo studio di cartucce originali giunte fino a noi), limitandoci alle
cartucce per le armi più diffuse nel periodo, o più interessanti storicamente per noi. Non troverete alcune
armi rigate, abbastanza famose, che venivano caricate con palla e polvere separatamente (es. carabina
LaMarmora, carabina Baker, ecc.).
I dosaggi di polvere che riporto non sono da considerare assolutamente fissi e costanti: c’era, all’epoca,
una variabilità dei dosaggi di carica per una stessa arma a seconda dell’esercito o nazione che l’aveva in
dotazione, ma spesso anche tra le varie fabbriche. Durante la Guerra Civile americana ci furono a volte
lamentele da parte dei militari o degli ispettori dei due eserciti per l’incostanza delle cariche nelle cartucce
fabbricate dai vari stabilimenti ( e sovente nelle cartucce prodotte da una medesima fabbrica)!
Esercito americano 1812 - 1822
fucile liscio, pietra focaia, cal. ’69, palla tonda
10,4 grammi
Guerra Civile americana (armi a percussione)
Esercito dell’Unione (nordista):
fucile rigato, cal. ’69, palla miniè
fucile rigato, cal. ’58, palla miniè
fucile liscio, cal. ’69, palla tonda
revolver, cal. ’44,
revolver, cal. ’36
fucile rigato Colt a tamburo, cal. ’56
Esercito della Confederazione (sudista):
fucile rigato Mississipi, cal. ’54
fucile rigato Enfield, cal. ‘577, palla miniè
fucile rigato, cal. ’58, palla miniè
fucile rigato, cal. ’69, palla miniè
fucile liscio, cal. ’69, palla tonda
fucile iscio, cal. ’69, “buck and ball” *
(* palla tonda e tre palle cal. ’31, sovrapposte)
revolver
–
pistola da cavalleria, cal. ’54
70 grani
60
“
110 “
30 grani
17
“
45 – 55 grani
70 grani
70
“
75
“
80
“
100 “
110 “
come per i nordisti
30 grani
Gran Bretagna:
fucile liscio, pietra focaia, India Pattern (Brown Bess), cal.’75, palla tonda
fucile liscio, percussione, mod. 1842, cal. ’75, palla tonda
fucile rigato, percussione, Brunswick, cal. 18 mm, palla cinturata
fucile rigato, percussione, Enfield pattern 1851 (1853), cal.’577, palla miniè
10,6 grammi
8
“
5
“
4 – 4.4 “
Svizzera:
Carab. Federale 1851, rigata, percussione, cal.10,4 mm, proiett.cilindro-ogivale
Fucile rigato, percussione, mod. 1859, cal. 18 mm, proiett. cilindro-ogivale
4 grammi
4,5
“
Francia:
fucile 1777 e derivati, liscio, pietra focaia, cal. 17,5 mm, palla tonda
fucile 1822, liscio, pietra focaia, cal. 17,5 mm, palla tonda
fucile mod. 1822 T bis, rigato, percussione, cal. 18 mm, palla miniè
carabina “a camera”, rigata, percussione, 1842, cal. 17,5 mm, palla tonda
carabina “a stelo”, rigata, percussione,1846, cal. 17,8 mm, pr. cil. ogivale
carabina “da ramparo”, rigata, percussione, 1842, cal. 20,5 mm, palla tonda
Regno di Sardegna:
fucile liscio, percussione, cal. 17,5 mm, palla tonda
fucile liscio, percussione, cal. 17,5 mm, proiettile cilindro-sferico Nessler
Austria:
Prussia:
12,20 grammi
10,5
“
4,5 - 5
“
6,25
“
4,50
“
6,25
“
8 grammi
5,3 - 6
“
fucile liscio, pietra focaia, cal. 18,3 mm, palla tonda (ca 1770)
carabina rigata, percussione, cal. 18 mm, proiett. cilindro-ogivale
fucile rigato, percussione, sistema Lorenz, cal.13,9 mm, proiet. cil. ogivale
12 o 13 grammi
4
“
4
“
fucile liscio, percussione, mod. 1839 (conversione), cal 18 mm, palla tonda
6,6 grammi
Per ora mi fermo qui: l’elenco anche se parziale dovrebbe avervi dato un’idea generale e sufficiente
delle quantità di polvere contenuta nelle cartucce originali.
pagina 23
Cartuccia, svuotata della polvere, e proiettile per fucile ad avancarica rigato francese
Vi riporto la forma e le
misure del foglietto di carta utilizzabile per fabbricare cartucce per
fucili militari lisci a pietra od a percussione (come i 1777 od i
Guardia Nazionale).
Questo foglietto va arrotolato, lungo il lato di 145 mm, su un
mandrino di legno (avente lo stesso
diametro della palla) e poi incollato
lungo il lato obliquo. Si colloca la
palla tonda nell’estremità corrispondente al lato di 115 mm,
incollando o legando il breve tratto
di carta libera sopra la palla: dietro
la palla si versa, infine, la polvere
nera, schiacciando e ripiegando
poi la coda del cartoccio. Le cartucce francesi tipicamente non
avevano legature, mentre le inglesi
avevano una legatura a laccio alla
base della palla (parliamo sempre
di palle tonde!), e le americane
due legature, sopra e sotto la
palla. E’ possibile naturalmente
trovare esemplari difformi da queste
caratteristiche di base.
ATTENZIONE: usando oggi
la nostra polvere nera, di attuale
fabbricazione, le dosi debbono
essere ragionevolmente e “giudiziosamente” ridotte: di norma è
bene non superino i 4,5 o 5 grammi
o poco più, considerando, peraltro,
che è vietato innescare il bacinetto
utilizzando parte della carica, nelle
armi a pietra!
Per concludere, una raccomandazione: le cartucce “originali”
sono molto rare. Negli arsenali, e
(prosegue nella pagina successiva)
pagina 24
dai privati, venivano disfatte per
recuperare polvere e piombo. In
epoche successive, purtroppo, i rari
esemplari sopravvissuti sono stati
ulteriormente falcidiati dalla fragilità
dell’involucro e, soprattutto, dalla
scriteriata curiosità di coloro che le
hanno aperte e distrutte per vedere
come erano fatte dentro!
Per carità, se doveste
trovarne una intera, non apritela,
ma semmai sottoponetela ad una
radiografia eseguita, per esempio
da un dentista (compiacente e
paziente!) per poter rilevare il loro
contenuto, come ho fatto io con
alcune cartucce conservate nel
Museo Garibaldino di Mentana.
Una cartuccia è risultata smontata
Altre cartucce contenute
nel pacchetto
Cartuccia Eley per revolver ad avancarica cal.36
Per chi volesse approfondire l’argomento, riporto alcune pubblicazioni del massimo interesse.
CARTUCCE PER ARMI D’ORDINANZA AD AVANCARICA di Dario L. Toso a cura della SLVTA
CENNI SUI CORPI DI FANTERIA LEGGIERA E SULLE CARABINE IN USO PRESSO LE PRINCIPALI ARMATE
EUROPEE - (ristampa anastatica) - Armi Antiche 1993 - Accademia di S. Marciano, Torino
READY..AIM..FIRE - Small Arms Ammunition in the Battle of Gettysburg di D. S. Thomas - Thomas
Publications, 1993
THE HISTORY AND DEVELOPMENT OF SMALL ARMS AMMUNITION di G. A. Hoyem - Armory
Publications: Tacoma, 1981
ROUND BALL TO RIMFIRE – A HISTORY OF CIVIL WAR SMALL ARMS AMMUNITION di D. S. Thomas Thomas Publications, 1997
pagina 26
Il fucile
Zouave US
Model 1863
di Pedersoli
Zouave, il nome di uno dei primi fucili, se non addirittura il primo, a fare la sua comparsa
nel mondo delle repliche di armi ad avancarica e conservare la propria notorietà per
circa quarant’anni. Oggi quel nome è ancora attuale, e quell’arma viene proposta dalla
Davide Pedersoli con particolare cura dell’aspetto storico e delle doti balistiche.
(a cura dell’ufficio stampa Davide Pedersoli)
Nella “Silver Line Guns” presentata nel catalogo della Davide Pedersoli non poteva mancare una
fra le armi più importanti: il fucile US1863, meglio noto come “Zouave”. Importante non perché esso
fosse stato impiegato durante quei terribili cinque anni del conflitto fra gli Stati Americani, ma
perché, pur se accompagnato da una storia emblematica, acquisì all’inizio del XX secolo la fama del
migliore fucile da fanteria che fosse stato fabbricato a quel tempo.
Il fucile Zouave
Le prime ordinazioni da parte del Dipartimento d’Artiglieria di Washington furono inoltrate alla
famosa Remington di Ilion, New York, sin dalla fine di luglio 1861. Ulteriori contratti sono datati 11
agosto 1862 e 13 dicembre 1863. Pare che l’esigenza non fosse prettamente bellica ma puramente
commerciale e mirata a un rapporto con l’azienda di Ilion che potesse consentire l’applicazione, anche
negli anni a seguire, di prezzi molto favorevoli per il Governo, considerando, specialmente, le numerose
offerte provenienti da altre aziende concorrenti piuttosto rinomate.
Vennero prodotti 12501 esemplari di US1863 dal 1862 al 1865 ma ne vennero forniti al
Governo 10001 pezzi tra il 18 aprile 1863 e l’8 gennaio 1864, ben in ritardo rispetto alle aspettative
del Dipartimento d’Artiglieria. È certo, comunque, che essi non vennero mai distribuiti alle truppe
combattenti nonostante mancassero ancora parecchi mesi alla fine della guerra.
Il nomignolo “Zouave” nasce sin dall’inizio, pensando forse che l’arma dovesse o potesse essere
assegnata ai numerosi corpi di fanteria chiamati Zouavi per indicare un reparto estremamente mobile,
come quelli già distintisi in altri contesti bellici oltreoceano. O forse gli attribuirono quel nome per via
della baionetta, somigliante allo jatagan, la sciabola dei
zouavi algerini alleati con i francesi nel 1830, durante la
campagna d’Algeria.
La vita nascosta dello “Zouave” cessa di essere
tale quando, nei primi anni del XX secolo, alcuni rivenditori
di surplus militare, acquistando diversi stock alle aste
bandite dal Governo, lo presentarono nei loro cataloghi e
cominciarono a farlo conoscere al grande pubblico. Un
pubblico formato da cacciatori, collezionisti e tiratori.
Vennero immediatamente alla luce le grandi
qualità dell’arma: canna robusta ottenuta da fusione di
ottimo acciaio, minori dimensioni rispetto al classico fucile
da fanteria, lavorazione meccanica eccellente e finiture,
quali incassature e bruniture, molto accurate.
La riproduzione offerta dalla Davide Pedersoli
Particolare dell’acciarino.
evidenzia tutte le superbe caratterisctiche del suo
progenitore. L’arma presenta una canna lunga 838 mm (33”), in calibro .58 e solcata da tre righe
che sviluppano un passo di 1524 mm (1:60). La lunghezza totale è 1250 mm (49-1/4”).
pagina 27
L’US Model 1863 è caratterizzato dal patch-box,
dalle fascette di tenuta canna e dal calciolo realizzati in
ottone, così come le rondelle delle viti di tenuta della
cartella; la bacchetta di caricamento in acciaio termina
con un calcatoio a tulipano per meglio adattarsi al profilo
del proiettile Minié; la tacca di mira è del tipo con alzo
a fogliette. Due magliette portacinghia in acciaio
completano i fornimenti, una fissata sotto la fascetta
anteriore e l’altra nella porzione anteriore dell’arco del
paragrilletto.
La cartella dell’acciarino evidenzia il punzone
dell’aquila con le lettere US posizionate appena sotto.
Dietro al cane, invece, è punzonato l’anno 1863.
La data è impressa anche sulla canna, nella zona di
Il vivo di volata.
culatta e sulla codetta. Sulla canna, sul fianco sinistro,
compaiono
anche la scritta STEEL, con accanto le iniziali BH di uno
degli ispettori, mentre sulla parte superiore sono
presenti le lettere VP e la testa d’aquila. Sul calcio invece,
nell’area della contro cartella, sono punzonati i cartigli
con le iniziali degli ispettori di controllo racchiuse in una
cornice: AB (presumibilmente, A. Buckminster) e ancora
BH (Benjamin Hannis).
Questa serie di dettagli storici contribuisce
indubbiamente a rendere l’US Model 1863 un’arma
estremamente gradita a tutti coloro che cercano sempre
con più attenzione una riproduzione fedele di arma antica.
Ma il fucile Zouave di Pedersoli, oltre che per l’aspetto
estetico, sarà anche apprezzato per la sua qualità balistica,
una imperante prerogativa della Casa Gardonese.
Rosata di dieci colpi a 50 metri.
Per testarne la precisione è stata effettuata una
rosata di dieci colpi alla distanza di 50 metri con
arma in appoggio. L’arma è stata caricata con
45 grani di polvere svizzera n.2 e proiettile Minié
calibro .577 ingrassato con Lubriblack. A parte il
colpo di aggiustamento, piazzato in alto nella zona
Particolare dell’area della controcartella con i
dell’8, il risultato è di tutto rispetto.
punzoni sul calcio.
Scheda Tecnica
Fabbrica
Modello
Tipo
Calibro
Canna
Congegni di mira
Lunghezza totale
Materiali
Davide Pedersoli & C., via Artigiani 57, 25063 Gardone Val Trompia
Zouave US Model 1863
fucile ad avancarica con sistema di accensione a percussione
.58
lunga 838 mm (33”), solcata da tre principi con passo di 1524 mm (60”)
mirino fisso saldato sulla canna e alzo con fogliette ribaltabili
1250 mm (49-1/4”)
canna, acciarino, bacchetta di caricamento e porta cinghia in acciaio;
calciolo, patch box, guardamano, fascette di tenuta canna, puntale calcio e
rosette viti cartella in ottone; calcio in legno di noce
Finitura canna brunita colore nero; acciarino colore tartaruga; calcio lucidato a olio;
bacchetta di caricamento lucidata
Prezzo € 926,00
Note proiettile consigliato (Minié): USA 523-577; pallottiere: USA 309-577
pagina 28
COMPRO...
VENDO...
FUCILI
e CARABINE
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anno 1910 SHT IV cal. 22 lr mono
matricola Nuova Zelanda) rigatura
canna in buone condizioni, tiro a 50
mt. preciso. € 450.
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gare CNDA (acciarino, impugnatura)
preciso e molto bilanciato. Possibilità
di prova presso poligono di Milano.
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127 cm. circa, cal. .45Si. € 850
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“TURNER’ S PATENT” e “W. SCOTT&
SONS“ Birmingham, finemente inciso a motivi floreali, in condizioni
eccezionali di ferri e legni, canna a
specchio cal. 45, stecher regolabile
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leggenda americana” e “Colt, una
leggenda americana”, ed. Gremese.
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stracci, è di cm 95. € 100
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lunga cm 102,5. € 80
Massimo Capone 338.8510997
AVVISO AGLI INSERZIONISTI
LA REDAZIONE PER CERCARE DI
RIORDINARE QUESTE PAGINE, DAL
PROSSIMO NUMERO CANCELLA TUTTE LE
INSERZIONI
PREGANDO I LETTORI DI INVIARLE
AGGIORNATE ENTRO IL MESE DI
MAGGIO 2013, IN TEMPO
PER LA PROSSIMA EDIZIONE
DI AVANCARICA MAGAZINE.
“VECCHIE”
pagina 30
Mfour standard
Continuiamo ad addentrarci nel mondo delle competizioni in 22Lr preparandoci per il
National LSSA che si svolgerà al Poligono Orobico.
L’ultima volta abbiamo preparato un Gsg5 per partecipare ad una Caccia allo Zombie
organizzata dalla BAZH. Il risultato sia estetico che funzionale è stato ottimo, quindi per
continuare con la saga del 22lr cerchiamo una nuova cavia da martorizzare. Rianalizziamo il
mercato e scegliamo nella fascia degli Ar15 in 22lr.
Metto a confronto i vari modelli analizzando le possibilità di installare accessori after
market scegliendo, tra i vari candidati, l’M-For prodotto da Chiappa. La mia scelta cade su
questo modello per un semplice motivo: è l’unico tra tutti (a detta del costruttore) ad essere
completamente mil-spec, quindi in
grado di ospitare tutti gli accessori nati
per gli Ar15 in 223r.
Analizziamo quindi per prima cosa
l’arma.
Il fusto, anche se in polimero, è
ben realizzato ed ha una buona consistenza. Il calcio sembra telescopico ma
in realtà si tratta di uno stampato monolitico non regolabile di lunghezza medio
lungo adatto alla maggioranza dei tiratori.
Lo spegni fiamma è estetico ed è bloccato
da un grano.
Tenendo presente che è anche il
prodotto più economico sul mercato le
plastiche ed i materiali, nel complesso,
sono buoni; a questo punto iniziamo a
smontarlo.
Separiamo l’upper dal lower. Estraiamo l’otturatore e rimuoviamo le plastiche copricanna.
Ora smontiamo il finto spegnifiamma allentando il grano ma, con sorpresa, scopro che la canna
non è filettata; questo sarà un problema
per la customizzazzione ma, per adesso,
passiamo oltre. Il delta del mirino anteriore, a differenza del “vero” cha ha due
spine, è bloccato sempre da un grano
posizionato nella parte inferiore, lo
allentiamo e lo sfiliamo dalla canna.
Ora rimuoviamo lo scudo anteriore che va
a trattenere le plastiche del copricanna;
anche qui troviamo una soluzione alternativa: lo scudo, in mancanda del tubetto
del presa gas, viene trattenuto da un
o-ring bloccato a sua volta in una scanalatura della canna. Per ultima cosa svitiamo la boccola della canna liberandola
dall’upper. Ecco la nostra canna e l’upper
“nudi”. Per testare l’effettiva compatibilità del Chiappa con i componenti Ar15
proviamo ad installare un kit per IPSC
open composto da un copricanna
flottante con boccola maggiorata, un calcio regolabile, un bipiede, una leva d’armamento con
orecchia maggiorata, un compensatore, sgancio caricatore maggiorato e un ottica variabile.
La boccola della canna è perfettamente compatibile e si monta senza alcuna modifica,
idem per il resto dell’astina, agevolati dal fatto che sui 22lr non è presente il gruppo presa gas
perché utilizzano il sistema di chiusura a massa battente. Anche la leva d’armamento è perfettamente compatibile mentre per il compensatore è un’altra storia. Non essendo presente la filettatura dobbiamo fresare l’attacco fino a portarlo al diametro della canna, inserendo poi un grano
come nell’originale per fissare il tutto. Non è un lavoro impeccabile ma fa la sua sporca figura.
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Installiamo l’ottica direttamente
sulla rail superiore che si dimostra perfettamente compatibile con attacchi di
tipo weawer.
Terminato
lower.
l’upper
passiamo
al
Rimuoviamo il calcio e l’impugnatura,
stando attenti, “come nel vero”, a non
perdere le mollettine di bloccaggio del
perno e della sicura. Rimuoviamo anche
quest’ultima assieme al pacchetto di
scatto. Una cosa interessante si trova
proprio nei perni dello scatto: questi
hanno due syger (come in quelli da
IPSC) che bloccano non facendoli uscire
nelle cadenze di fuoco veloci. Il cane ed
il grilletto sono realizzati in acciaio con una buona superfice di contatto. Rimuovendo la sicura e
lo sgancio caricatore notiamo che questi ultimi sono realizzati in polimero.
Andiamo ora a sostituire le componenti del lower.
Rimontiamo i componenti di
scatto originale sostituendo le molle con
quelle della JP andando a sostituire anche
la sicura con una ambidestra della DPMS.
Il tutto si monta perfettamente. Per lo
sgancio caricatore montiamo sempre un
prodotto in acciaio della DPMS installando
un pulsante JP maggiorato. Lo scatto e i
leveraggi effettivamente sono intercambiabili con i “veri”. Montiamo l’impugnatura,
ma nella parte posteriore non si accoppia
perfettamente con il profilo del lower
lasciando una lieve fessura, comunque
l’inclinazione e la posizione di tiro non
vengono modificate. Passiamo all’ultimo
componente, il calcio. Monto questo calcio
completo di tubo regolabile che si
dimostra anch’esso compatibile al 100%.
Ora l’arma è completa. Abbiamo sostituito
praticamente tutto e, compensatore a
parte, tutta la componentistica “vera” si è installata senza problemi. Ottimo lavoro dai tecnici di
Chiappa che hanno realizzato un vero AR15 in 22lr. Bello è bello ma come funzionerà il giochino?
Come anticipato nella parte iniziale dell’articolo vado al Poligono Orobico per partecipare
alla gara organizzata dalla LSSA. La gara si sviluppa in 5 stage da circa 200 colpi. Arrivato al
poligono però mi accorgo che la scarsità di luce non mi permette una buona visibilità con
l’ottica, monto allora al volo un Dot della
Truglo tarandolo in fretta e furia prima
dell’inizio della gara. Inizio la gara e
sagoma dopo sagoma la carabina si
comporta in modo impeccabile; non
avendo mai inceppamenti o mancate
percussioni riesce a dare una sensazione
di velocità pura al tiratore, facendo
cercare la sagoma successiva ancora
prima di aver doppiato il colpo sulla
prima. L’impressione è davvero ottima e
il divertimento è incredibile. Non pensavo
nemmeno io di trovarmi così bene con
questi giocattoli in 22lr. Da parte mia
promuovo a pieno questa carabinetta e
attendo con ansia il prossimo evento per
poter scambiare con altri tiratori in 22lr
impressioni e trucchetti.
Mirko Mazza
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N°2 - 2013