Postcolonial studies • I postcolonial studies intendono il passato coloniale come un’eredità che contribuisce in modo sostanziale a dar forma al presente. • Nascono in ambito letterario come «Commonwealth studies» negli anni ottanta. • I postcolonial studies sono una galassia di studi o una prospettiva, che ha diverse origini concomitanti. Riferimenti teorici salienti: • Edward Said e il suo Orientalismo (1978) • Michel Foucault • Antonio Gramsci «La modernità ha sempre litigato con se stessa, e la sua superficiale affermazione del ‘progresso’ è sempre stata accompagnata da una serie di eventi che parlano d’altro e hanno altra origine […]. C’è sempre qualcosa in più, che sfugge alla cornice che vorremmo imporre» (Iain Chambers, Sulla soglia del mondo, 2001) • Scriveva Aimée Césaire in Discorso sul colonialismo (1950): «la colonizzazione è la testa di ponte della barbarie nella civiltà». • Scrive Achille Mbembe: «nelle condizioni coloniali, un abisso separa il pensiero etico europeo dalle decisioni pratiche, politiche e simboliche prese in suo nome». • Gli studi postcoloniali sono marcamente differenti in diverse aree del mondo. In Africa e nell’’area caraibica fra i pionieri di questa prospettiva si possono annoverare Aimé Césaire e Frantz Fanon. Oggi sono particolarmente noti fra gli altri Kwame Appiah e Achille Mbembe. In America latina si preferisce parlare di «decolonization studies». Nel continente asiatico è particolarmente rilevante la corrente dei cosiddetti «subaltern studies», nata a Delhi alla fine degli anni settanta intorno alla figura dello storico Ranajit Guha(e ai quali come si ricorda appartiene Chakrabarty). La presenza coloniale italiana in Africa • 1882: l’Italia occupa la baia di Assab e la Somalia è dichiarata colonia italiana • 1885: l’Italia occupa Massaua (Eritrea) • 1895/6: primi tentativi di occupare l’Etiopia e sconfitta di Adua • 1911/12: guerra italo-turca e conquista italiana della Libia • 1931: cattura e impiccagione del leader della resistenza libica Omar al Muktar • 1935/36: aggressione italiana all’Etiopia; proclamazione dell’Impero • 1941/43: l’Italia perde le sue colonie africane • 1949: la Somalia è affidata dalle Nazioni Unite all’Italia in «amministrazione fiduciaria» • 1960: termina l’amministrazione fiduciaria della Somalia. • Il colonialismo in Italia può essere considerato un «trauma culturale» mancato. Un “trauma culturale” non è costituito tanto da eventi determinati, quanto dal processo collettivo che porta a identificare certi eventi come, per l’appunto, traumatici. Un trauma culturale è un’immagine del passato, pubblicamente sostenuta da qualche gruppo sociale rilevante, riferita a eventi o situazioni intesi come “una minaccia per l’esistenza stessa della società o una violazione dei suoi presupposti culturali fondamentali” (Alexander, 2004). Un trauma culturale si verifica quando i membri di una collettività sentono di essere stati implicati in “qualcosa di orrendo, che lascia un marchio indelebile sulla coscienza del gruppo, che segna le loro memorie». Ma ciò non si dà naturalmente; se il trauma culturale è ciò che queste frasi descrivono, si tratta di qualcosa che è costruito come tale dalla società: “perché un evento traumatico assuma lo status di un trauma bisogna che sia interpretato come tale […]: è una questione di rappresentazione”. La costruzione di questa rappresentazione ha luogo nella sfera pubblica. La sfera pubblica è l’ambito della vita delle moderne società democratiche al cui interno i convincimenti dei cittadini a proposito di questioni di rilevanza collettiva si confrontano e si influenzano reciprocamente, modificandosi man mano e contribuendo al formarsi dell’opinione pubblica . La costruzione di un «trauma culturale» nella sfera pubblica implica l’esistenza di gruppi sociali che abbiano il potere e la volontà di farsi carico della memoria degli eventi in questione, promuoverne la rilevanza, definire i danni che gli eventi hanno provocato, identificare le vittime, attribuire le responsabilità. La memoria dell’Olocausto - rispetto a cui la nozione di trauma culturale è stata elaborata non si sviluppò facilmente: la sua emersione nella sfera pubblica è stata dovuta alla pressione di varie minoranze attive. A farla emergere sono state anche le vittime: i sopravvissuti non hanno taciuto e la loro voce col tempo si è fatta forte e riconosciuta abbastanza da incontrare ascolto. Ma le vittime del colonialismo sono per lo più “di colore”. In generale è stato loro difficile costituirsi in Europa come “imprenditori della memoria”. Al contrario, almeno nel caso italiano, hanno agito con successo diversi imprenditori dell’oblio: gli studiosi che se ne sono occupati hanno sottolineato quanto a lungo gli uffici civili e militari che gestivano gli archivi coloniali si siano opposti alla loro consultazione. Come non sono emersi gruppi capaci di farsi carico della memoria in questione, è stata lacunosa la definizione dei danni, delle vittime e delle responsabilità del colonialismo. Il mancato perseguimento giuridico degli autori dei crimini coloniali più eclatanti è solo un aspetto di un processo generale di riconoscimento mancato. «… la stolta leggerezza con cui i leghisti chiamano i neri Bingo Bongo […] è figlia della pressoché assoluta ignoranza di cosa fu il nostro colonialismo. E dell’assenza di ogni senso di colpa per il razzismo italiano fascista […]. E sempre lì si torna: ai conti che non abbiamo fatto con il nostro passato» (Stella 2009). La memoria non elaborata si esprime anche in comportamenti, atteggiamenti, pratiche, immagini e nozioni diffuse e date per scontate, che dal passato provengono e si prolungano nel corso del tempo. La memoria del colonialismo sopravvive nella riproposizione di forme grossolane di svalutazione degli africani, in stereotipi negativi, in tic della lingua, nell’ignoranza legittimata dall’idea della propria superiorità. In fin dei conti, la forma in cui questa memoria è sopravvissuta è il razzismo stesso. Questo prolunga i presupposti ideologici che legittimarono il colonialismo. A questo tipo di ragionamenti addestra la prospettiva dei postcolonial studies. Si tratta dello sviluppo di forme di memoria critiche nei confronti di aspetti della modernità e dei processi di modernizzazione che sono stati fin qui tacitati.