PROGETTO “POLICORO” FORMAZIONE TUTOR “La relazione d’aiuto” Amantea 30 novembre - 3 dicembre 2005 1 CONCETTO DI “TUTORING” 2 TUTORING APPROCCIO ATTIVO E POSITIVO VOLTO AD AIUTARE LE PERSONE INSERITE IN UN CONTESTO LAVORATIVO A SVILUPPARE STRATEGIE PER REALIZZARE CAMBIAMENTI PROFESSIONALI E PERSONALI DI SUCCESSO E AD AIUTARE LE ORGANIZZAZIONI A BENEFICIARE DELLA LORO RIUSCITA 3 TUTORING COME PROCESSO RELAZIONALE 4 5 QUALI I MIEI MODELLI ??? Teorici / cognitivi Esperienziali Culturali Altro ?? 6 Prima icona di riferimento: il giovane ricco. Il dialogo che si svolge tra Gesù Cristo e il giovane ricco può essere assunto come forma esemplare di un colloquio di orientamento e aiuto. Si parte da una domanda del giovane, che Gesù prende molto sul serio. Dapprima lo corregge nella sua presunzione (“solo Dio è buono”), poi lo mette alla prova per capire fino a dove si spinge il suo desiderio di bene (“tu conosci i comandamenti..”), infine, di fronte alla sua insistenza, come dice il Vangelo di Marco, “fissatolo, lo amò” e gli fa la proposta più radicale, quella chiamata personale che aveva rivolto solo ai suoi discepoli (“vieni e seguimi”). La risposta negativa del giovane non contraddice la bontà dell’approccio. Evidentemente Gesù, entrando in empatia con quel giovane, sapeva di potergli fare quella proposta. Ed infatti il giovane “se ne andò afflitto”, con la percezione di aver tradito il suo stesso desiderio. 7 Seconda icona di riferimento: la Samaritana. In questo caso è Gesù a porre la prima domanda, una richiesta concreta (“dammi da bere”), a cui la donna risponde difendendosi dietro a un interrogativo sprezzante (“come mai tu che sei giudeo…”). Questo è sufficiente a Gesù per lanciare una prima provocazione: “Se tu conoscessi il dono di Dio…” , che suscita la curiosità e l’interesse della donna, adesso è lei a chiedere: “dammi di quest’acqua”. Gesù a questo punto, come aveva fatto con il giovane ricco, le dà la prova di conoscerla bene, personalmente: “va’ a chiamare tuo marito… quello che hai ora non è tuo marito..”. La donna non si spaventa, non scappa via, riconosce di avere di fronte un profeta, e infine gli domanda del Messia, e Gesù allora le può svelare la Sua identità. L’aspetto più interessante di questo dialogo – per noi – sta nella capacità di Gesù di suscitare una domanda che non c’era, o di cui la donna non era consapevole. Anche in questo caso il punto di passaggio cruciale sta nel contatto che il Signore riesce a creare con il mondo interno del suo interlocutore. 8 RELAZIONE Tra tutor e AdC si sviluppa un’interazione, uno scambio, un confronto, un legame, una “transazione” una comunicazione… 9 AIUTO L’AdC nella relazione con il tutor che sostiene,orienta, sintetizza, allarga l’orizzonte, facilita l’esplorazione in modo ordinato, riesce a superare gli ostacoli che gli impediscono la realizzazione del progetto 10 MODELLO DELL’ESPERTO (modello della “ricetta”) “IO SO …” “TU FAI QUELLO CHE TI DICO IO” 11 MODELLO DELLA RELAZIONE GENERATIVA “IO TI ASCOLTO…” “COSA PUOI FARE RISPETTO AL PROBLEMA ?” 12 Il modello della consulenza di processo La premessa centrale del modello della consulenza di processo è che il cliente “possiede” il problema all’inizio e per tutta la durata del processo di consulenza. Il consulente può aiutare il cliente a trattare il problema ma senza mai “appropriarsene”- 13 La consulenza di processo è costituita da un insieme di attività, fornite dal consulente (tutor), che hanno lo scopo di aiutare il cliente (animatore) a percepire, capire e agire sugli eventi che si verificano nel suo ambiente. 14 Approccio centrato sulla persona (Rogers) L’essere umano ha in sé stesso la potenzialità di comprendersi e di modificare i propri atteggiamenti e comportamenti fondamentali e questo è reso possibile da un clima psicologico facilitante 15 Componenti essenziali per il clima “facilitante” Autenticità, genuinità e trasparenza Accettazione positiva incondizionata dell’altro Comprensione empatica 16 COMPRENSIONE EMPATICA L’empatia è la capacità di immergersi nel mondo soggettivo altrui e di partecipare alla sua esperienza in tutta la misura in cui la comunicazione verbale e non-verbale lo permette 17 Il coinvolgimento dell’AdC da parte del tutor 1. Costruire un rapporto di fiducia 2. Motivare 3. Suscitare domande e chiarire gli obiettivi 4. Sviluppare competenze 5. Fornire feedback 18 LA MOTIVAZIONE Per motivare bisogna essere motivati Ogni motivazione richiede un obiettivo Ogni motivazione necessita di un risultato La partecipazione è motivante I progressi servono a motivare L’appartenenza a un gruppo serve a motivare 19 PROBLEM SOLVING 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Definizione del problema Organizzazione delle informazioni Ipotesi delle cause possibili Identificazione delle cause probabili Individuazione delle alternative d’azione Elaborazione decisione Azione Monitoraggio dei risultati 20 COME SVILUPPARE LE ABILITA’ COMUNICATIVE • IMPARANDO AD ASCOLTARE • MIGLIORANDO LA COMUNICAZIONE NON VERBALE • SVILUPPANDO LA CREDIBILITÀ QUANDO SI COMUNICA • COMUNICANDO CON UN APPROCCIO POSITIVO • INVIANDO MESSAGGI AD ELEVATO CONTENUTO INFORMATIVO • COMUNICANDO CON COERENZA • FORNENDO CHIARE ISTRUZIONI E DIMOSTRAZIONI • UTILIZZANDO RINFORZI 21 PER MIGLIORARE L’ASCOLTO • GUARDARE L’INTERLOCUTORE • UTILIZZARE IL COMPORTAMENTO NON VERBALE • CONCENTRARSI • ELIMINARE LE OCCASIONI DI DISTRAZIONE • DIMOSTRARE ATTENZIONE E INTERESSE • NON FERMARSI ALLE PAROLE • COGLIERE GLI ELEMENTI ESSENZIALI • CHIEDERE CHIARIMENTI SE NECESSARIO • TRATTENERSI DALLE REAZIONI EMOTIVE • GESTIRE IL SILENZIO • FORNIRE FEEDBACK • ESERCITARSI PER MIGLIORARE 22 LA COMUNICAZIONE DI RICHIAMO INTERVENTO CORRETTIVO DI CRITICA COSTRUTTIVA MOMENTO FISIOLOGICO E NON PATOLOGICO Il richiamo va espresso: • Il più possibile vicino al comportamento negativo • A distanza sufficiente tuttavia da impedire che il tono emotivo prenda il sopravvento 23 LA COMUNICAZIONE DI RICHIAMO Consigli pratici: • • • • • Precisare i fatti Non utilizzare mai informazioni indirette Fare insieme una diagnosi Precisare le responsabilità, non le colpe Confermare la fiducia e la credenza sul possibile miglioramento • Riprecisare gli obiettivi • Concordare eventuali azioni correttive 24 LA COMUNICAZIONE MOTIVANTE FAVORIRE NEL COLLABORATORE LA CAPACITA’ DI MANTENERE, RINFORZARE E, SE POSSIBILE, SVILUPPARE ULTERIORMENTE IL PROPRIO COMPORTAMENTO POSITIVO RISPETTO AGLI OBIETTIVI PREFISSATI 25 LA COMUNICAZIONE E’ MOTIVANTE QUANDO: • L’ALTRO VIENE VALORIZZATO, AIUTATO, CAPITO • SI E’ CHIARI E SINTETICI E DIRETTI • VI E’ COLLABORAZIONE E CONDIVISIONE • SI RISPETTANO I BISOGNI E I DIRITTI DELL’ALTRO • CONSENTE LA COMPLETA MANIFESTAZIONE DI SE STESSI 26 SVILUPPO DEL POTENZIALE Tratta un uomo per quello che è ed egli rimarrà quello che è. Tratta un uomo per come potrebbe e dovrebbe essere ed egli diventerà come può e deve essere Goethe 27 Appunti bibliografici Cian L. “La relazione d’aiuto” Elle Di Ci 1992 Carkhuff R. “L’arte di aiutare” Erickson 1989 Mucchielli R. “Apprendere il counseling” Erickson 1987 Schein E. “Lezioni di consulenza” Cortina 1992 28