Federigo Tozzi • Nasce a Siena nel 1883, conflitto col padre, uomo autoritario e violento. • Compie studi irregolari. Nel 1900 si iscrive al PSI. Successiva conversione religiosa. • Nel 1914 svolta: sceglie di dedicarsi alla narrativa, lascia il podere di Castagneto e va a vivere a Roma, dove muore nel 1920. • Opere – pubblicate tardi – a volte postume: Bestie, Con gli occhi chiusi, Tre Croci, Gli egoisti (1923), Ricordi di un impiegato (1927) • Il percorso di Tozzi va da un frammentismo enigmatico (Bestie) alla riscoperta del romanzo. In esso si sperimenta una scrittura deformante ed espressionista che, a partire da spunti autobiografici, mette in luce i temi dell’inettitudine, dell’inconscio con le sue forze oscure, della frantumazione dell’esperienza. Con gli occhi chiusi • La vicenda: Pietro Rosi è figlio unico di un uomo, Domenico, esuberante e aggressivo, proprietario di una trattoria a Siena e di un podere fuori città. Sin dall’infanzia, egli prova un sentimento di odio/amore per Ghisola, figlia di contadini che lavorano al podere; ma per la sua insicurezza, non arriva a instaurare una relazione con la ragazza. Del resto anche Domenico contribuisce a sminuirlo davanti a lei. Pietro, infatti non risponde minimamente ai suoi progetti, preferisce studiare, sia pure con risultati disastrosi. Anna, la madre, cerca debolmente di difenderlo. • Dopo la morte di lei, Pietro (ha 16 anni) si sforza di affermare la propria identità: proprio per questo si iscrive al PSI. Il suo amore per Ghisola resta astratto e idealizzato, non si rende nemmeno conto che la ragazza ha degli amanti. Dopo aver scoperto di essere incinta, Ghisola ottiene da Pietro la promessa di matrimonio. Cerca di indurlo a un rapporto sessuale, per potergli attribuire la paternità del bambino, ma Pietro rifiuta, in nome della castità, prima delle nozze. Egli capirà la realtà quando rivedrà Ghisola in un bordello, dover per la miseria è finita, ormai prossima al parto. E qui con due righe il romanzo si chiude «Quando si riebbe dalla vertigine violenta che l’aveva abbattuto ai piedi di Ghisola, egli non l’amava più.» Con gli occhi chiusi • Stesura 1913 – pubblicazione 1919 • Influenza di Kafka e Pirandello. • Il cattolicesimo di Tozzi non ha niente di confessionale, il Dio di Tozzi è un Padre terribile ( figura del padre biografico). Come il padre Incombe minaccioso. • La vita resta un «mistero», è incomprensibile. • Anche se la materia narrativa è la stessa dei romanzi veristi (il mondo contadino, il podere) siamo agli antipodi del Naturalismo. • La visione di Tozzi è soggettiva, deformante, onirica.. Tozzi resta lontano dall’analisi freudiana ( di Svevo) che tende a interpretare i fatti psichici. Egli li accosta in modo paratattico alla narrazione principale, semplicemente registrando gli stati d’animo dei personaggi. Lascia al lettore l’interpretazione. Sibilla Aleramo • Rina Faccio nasce ad Alessandria nel 1876. Nel 1902 andò a vivere a Roma e cominciò a scrivere il suo primo romanzo, Una donna, pubblicato nel 1906. Immediata fortuna e traduzione in dodici lingue. • Altre opere: Il passaggio, Amo, dunque sono. Raccolte di poesie. Un viaggio chiamato amore (carteggio con Dino Campana). • Il romanzo autobiografico, Una donna, segna una svolta nel dibattito italiano sulla questione femminile, ampliando l’orizzonte oltre i limiti dell’emancipazione giuridica, coinvolgendo molti letterati. • La scrittura della Aleramo nasce da un nucleo tematico autobiografico, ma utilizza la tecnica del frammento, unendo una sintassi moderna e un lessico aulico (echi dannunziani). Una donna • La vicenda: il romanzo è ambientato nella società di fine Ottocento. Protagonista è Lina, proveniente da famiglia borghese imprenditoriale. Quando l’azienda di famiglia si trasferisce al Sud, Lina è adolescente e vive sulla sua pelle lo scontro di valori fra nord e sud, la chiusura soffocante esercitata sulla donna. Si innamora di un ragazzo del posto, il suo futuro marito; l’amore la riduce ad adattarsi a uno stile di vita sempre più inaccettabile, che comporta la reclusione in casa e l’obbedienza cieca al marito e alla suocera. Solo la maternità allevia queste sofferenze. • La tragedia scoppia quando Lina riceve delle lettere da un innamorato, cui risponde per scoraggiarlo, ma commette l’errore imperdonabile di non parlarne al marito. E’ ritenuta colpevole di aver macchiato l’onore del suo uomo: le viene tolta la possibilità di educare suo figlio. Tentativo di suicidio di Lina. Poi comincia a studiare e a scrivere, aderisce al movimento di emancipazione delle donne. Si trasferisce a Roma per lavorare in una rivista. La lotta di Lina per la propria liberazione si conclude con lo spostamento definitivo a Milano, dopo essere tornata al paese per dare l’addio al figlio e spiegargli la sua decisione di combattere da sola per diventare, oltre che madre, persona. Una donna • Al contrario di Svevo, la Aleramo ottenne subito un successo notevole che l’accompagnò come intellettuale nel suo successivo percorso artistico. • Un classico? 53 edizioni di questo romanzo. • Scandalo all’epoca: la protagonista, una donna abbandonava il figlio piccolissimo, che la legge affidava al padre. • Nonostante uno stile ancora «diseguale» c’è la sincerità di una donna che cerca una maturazione personale, legge e si forma (è autodidatta, non ha studiato oltre le elementari), ampliando il proprio orizzonte, cercando un RISCATTO umano, di donna e di letterata.